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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Viaggio sul treno Roma-Torino a parlare di pallone (più o meno)

di Luciano Moggi (Libero) - 11.09-2012

Amici lettori, devo ammettere che adoro viaggiare con il Freccia Rossa delle FFSS: il tempo scorre veloce, puoi lavorare come se fossi in ufficio, leggi giornali sportivi e non con i vari gossip di giornata. Pillole varie descrivono un mondo particolare, spesso poco veritiero, e la fantasia corre sui binari del treno alla ricerca di quel mondo che non potrà mai raggiungere. Leggi ad esempio di Enzo Bucchioni, direttore del QS, firma del libro «Calcio nel Cuore» dove lo scrittore pone al servizio la sua penna per descrivere Calciopoli in un ambiente, quello calcistico, con pochi pregi e tanti difetti. Pensi e rivedi, come in un film, il buon Enzo a girare l’Italia con il sottoscritto per la sua presentazione, lo esalta e a giusta ragione perchè ben scritto e portatore di verità (vendute 60.000 copie). Poi però succedono due cose: il cambio di proprietà del giornale per cui lavora e i tifosi fiorentini che lo insultano per aver scritto un libro in chiave bianconera. Improvvisa inversione di tendenza dello scrivano ed eccolo nella nuova versione sul caso Berbatov. Il giocatore bulgaro stava per essere acquistato dalla Fiorentina quando si è intromessa la Juve e l’affare è sfumato per entrambi. Il nostro non ha trovato di meglio che dire che si era ritornati al tempo di Moggi, delle sue scorrettezze che non sono poi tali perchè nel mondo commerciale pallonaro e non, chi è più furbo arriva prima. Si è anche inventato intercettazioni in proposito che non esistono, per le quali prenderà una querela. Ha detto ad esempio bugie quando vuol far credere di aver speso soldi della benzina per venire a Napoli dal sottoscritto, domandare per credere a Mario D’Ascoli, collega di Bucchioni nella stesura del libro. Il nostro arrivava con la macchina al casello autostradale di Arezzo, dove lasciava la sua e saliva su quella del buon Mario, che regolarmente pagava benzina e pedaggio autostradale, contrariamente a quello che dice ha ricevuto anche un compenso economico dalla casa editrice del libro. Così lo descrive il sig.Gambelli Riccardo, con il modo di fare tipico del toscano: «Ti facessero fogo tutte le ribollite che hai mangiato a casa Moggi». Leggi di Marco Fassone, attuale dg dell’Inter che dice: «Siamo sorpresi della sentenza Vieri. Proporremo ricorso convinti delle nostre ragioni». E ancora: «Inter garanzia al di là del risultato sportivo. La rassicurante certezza di valori come etica, morale, traspartenza». Questo dopo che il tribunale di Milano ha condannato Inter e Telecom a versare 1 milione di euro a Vieri come risarcimento per i dossier illegali. Per chi non lo sapesse nel 2006, l’anno di Calciopoli, il nostro Marco era il secondo e l’ombra di Romi Gai, direttore commerciale della Juve. Nel 2007 ne prese il posto e parlava ben altro linguaggio in difesa della Juve e contro l’Inter. Evidentemente anche il tempo corre veloce come il treno, se l’uomo, questo uomo, cambia parere con la velocità della luce. Soprattutto cambia faccia oltre ai modi di pensare: prima era l’ombra di Cobogli Gigli e Blanc, ora è l’ombra di Moratti, sempre ombra naturalmente perchè per essere sole occorre saper riscaldare. Il treno intanto corre, si mescolano i paesaggi, un pensiero fisso però ti prende, cosa sarà successo mai tra «quella Juve» e l’Inter, dopo Montezemolo e Tronchetti, anche Ibra e Vieira (!) per vincere i campionati, adesso Fassone per la recita delle solite litanie... Mah! Mentre cerco di mettere a posto un po’ di scartoffie, mi imbatto in una pagina del corriere.it, a firma Mario Porqueddu, datato 29/06/12, dal titolo «Arrigo Sacchi, una figlia segreta». Non potevo non leggerlo. Chi conosce Arrigo conosce anche la sua rettitudine: qualsiasi cosa avessi letto mi avrebbe lasciato impassibile. Si legge che il Tribunale dei minori di Bologna ha sentenziato che una bambina di 5 anni, residente in provincia di Brescia, è la figlia segreta di Arrigo Sacchi, che i magistrati sono arrivati alla «dichiarazione giudiziale di paternità» in base alle prove documentali raccolte. Trasecolo. Sapendo che Arrigo è sposato e ha due figlie, non posso credere ai miei occhi, arrivo ad ipotizzare che qualcuno, a cui l’uomo non sta simpatico, gli abbia teso tranello divulgando notizie non vere. Il mio pensiero corre verso il Sacchi opinionista Mediaset, ma soprattutto al Sacchi dirigente federale. Il presidente Abete (chi, se non lui) lo ha infatti incaricato di sovrintedere al Settore Giovanile della Federazione Italiana Gioco Calcio per insegnare ai giovani come diventare prima uomini e poi calciatori. Immaginate cosa potrebbe rispondere Arrigo ad eventuali domande ingenue di bambini quando lui, per primo, è caduto in un simile... infortunio. Io comunque non credo e sto con Sacchi. Al prossimo viaggio...

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MA VIALLI NON E’ DEL PIERO

di Paolo Liguori (dal blog "Fatti e Misfatti") -11-09-2012

Gianluca Vialli dà del “paraculo” a Zeman, per catturare la simpatia del popolo juventino. Ma il suo tono non convince. Rivendica una questione personale, perché Zeman lo chiamò in causa esplicitamente, parlando dell’abuso di farmaci che veniva fatto nelle infermerie delle società di calcio e in particolare della Juventus, che aveva assunto allo scopo un mago olandese della farmacologia. In un solo anno, Gianluca , già campione nella Sampdoria raddoppiò la muscolatura. Ci fu un’inchiesta giudiziaria e Vialli ammise l’assunzione di antidolorifici, come il Voltaren, per motivi psicologici. Anche Del Piero fu chiamato in causa, ma Vialli non è Del Piero.

Alex, con la sua carriera, è diventato una bandiera del calcio. Non soltanto bianconero, ma di tutti gli italiani. E la Juventus lo ha lasciato andare in un modo che ha stupito molti. Del Piero potrebbe replicare a Zeman e non lo ha mai fatto. Vialli dal mondo del calcio ha avuto molto più di Zeman. E’ stato personaggio, allenatore e dirigente del Chelsea, è tornato in Italia ed è il deus ex machina dei servizi sportivi di Sky, almeno per il reclutamento e l’uso degli ex giocatori. Tutto meritato, perché è bravo e intelligente. Però a Londra sostengono che era il più “paraculo” di tutti (in inglese naturalmente) e lo stesso dicono scherzando in italiano a Sky. L’allenatore boemo da quelle prese di posizione ha avuto solo penalizzazioni. E’ stato a lungo un emarginato dal giro che conta, perché molti presidenti prima di chiamarlo pensavano ai fulmini che sarebbero caduti sulle loro squadre. Oggi tutti ne scoprono i meriti, ma in questi anni era un appestato.

E allora, Vialli, chi è più paraculo tra voi? Nella carriera e nella posizione economica sta la risposta.

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Modificato da huskylover

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Codice di Giustizia Sportiva della FIGC : Federsupporter offre il suo contributo di proposte innovat

Martedì 11 Settembre 2012 10:33

Federsupporter che già si era occupata con Note consultabili sul sito ( www.federsupporter.it) di alcune importanti questioni recentemente esaminate e decise dalla Giustizia Sportiva della FIGC, con riferimento a gravi e diffusi fenomeni di illecito sportivo, ha formulato una serie di proposte di modifiche e innovazioni del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC : proposte che in data odierna ha trasmesso, con propria lettera, alla FIGC, alla Lega Calcio di Serie A, alla Lega Calcio di Serie B alla Lega Calcio Pro ed al CONI.

La lettera e le relative proposte sono consultabili sul sito.

Con l’occasione si sottolinea che talune delle proposte formulate avevano, peraltro, già formato oggetto di esame e di illustrazione nel libro “ L’impresa sportiva come impresa di servizi : il supporter consumatore”, edito nel febbraio 2012 da Tempesta Editore, coautori Alfredo Parisi e Massimo Rossetti, nel quale si affrontavano le logiche imprenditoriali alle quali avrebbero dovuto e dovrebbero attenersi le società sportive .

Ufficio Stampa

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Roma 11 settembre 2012

Spett.le F.I.G.C.

Fax 06 84912440

Spett.le Lega Calcio Serie A

Fax 02 69910360

Spett.le Lega Calcio Serie B

Fax 02 69001460

Spett.le Lega Calcio Pro

Fax 055 367477

Spett.le CONI

Fax 06 36857638

Oggetto : Proposta di ipotesi di modifiche e di integrazioni del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC.

La scrivente Associazione, Ente esponenziale dei diritti e degli interessi diffusi e collettivi dei sostenitori sportivi, oltre alla rappresentanza e tutela suddette, ha, tra i propri scopi statutari, quello di contribuire, in maniera propositiva e costruttiva, all’ammodernamento dell’ordinamento sportivo, in generale, nonché, più in particolare, di quello calcistico.

Ciò premesso, prendendo spunto dalla recente giurisprudenza in materia di giustizia sportiva, formatasi con riferimento a, purtroppo, gravi e diffusi fenomeni di illecito sportivo verificatisi nel mondo del calcio, nonché in accoglimento dell’istanza, anche recentemente ribadita dal Presidente di codesta Federazione, Dr. Giancarlo Abete, di formulare proposte innovative nel merito del predetto sistema di giustizia, si sottopone all’attenzione delle Istituzioni in indirizzo l’unito documento che contiene la proposta in oggetto.

Naturalmente tale proposta non ha la pretesa di voler essere esaustiva, ma vuole, come detto, offrire un, si spera, utile contributo alla soluzione di importanti problemi non esclusivamente settoriali, ma che hanno anche una notevole rilevanza di carattere socio-economico, coinvolgendo i diritti e gli interessi di milioni di sostenitori, non soltanto come appassionati, ma anche come utenti e consumatori dello spettacolo sportivo che costituisce uno dei più importanti segmenti dell’economia nazionale.

Nell’esprimere gratitudine per l’attenzione e nel restare in attesa di riscontro circa la proposta di cui trattasi, nonché nel rimanere a disposizione per ogni opportuno contatto,anche per le vie brevi, nel frattempo, si porgono distinti saluti.

Il Presidente

Dr. Alfredo Parisi

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Roma 4 settembre 2012

Proposta di ipotesi di modifiche ed integrazioni del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC.

( Avv. Massimo Rossetti, Responsabile dell’Area Giuridico-Legale)

In occasione dei recenti procedimenti sportivi, da più parti, da ultimo, dallo stesso Presidente della FIGC, Dr. Abete, si è manifestata l’esigenza, ed è stato avanzato l’invito, di formulare proposte di modifiche e integrazioni dell’attuale Codice di Giustizia Sportiva ( CGS).

Ciò premesso, Federsupporter, che, fra i suoi scopi statutari, oltre a quello della rappresentanza e tutela dei diritti e degli interessi collettivi e diffusi dei sostenitori, ha anche quello di contribuire, con proprie proposte, all’ammodernamento ed al miglioramento del vigente ordinamento sportivo, in accoglimento della suddetta esigenza e nel raccogliere volentieri il suddetto invito, con il presente documento, formula le ipotesi di modifiche ed integrazioni che seguono.

1. Maggiori garanzie per la difesa ai fini della formazione della prova nel procedimento sportivo.

Come è noto, attualmente il procedimento sportivo è di tipo prevalentemente inquisitorio, soprattutto per ragioni di contenimento dei tempi di svolgimento e conclusione di tale procedimento.

Ciò comporta che la prova non si forma in sede dibattimentale, scaturendo dal confronto e dal contraddittorio, su di un piede di pressoché sostanziale parità, tra accusa e difesa.

Il procedimento ed il giudizio si svolgono e si concludono, se non esclusivamente, però in larga e prevalente misura, sulla base degli elementi raccolti dall’accusa e che formano l’atto di deferimento.

Tale asimmetria rileva, soprattutto per quanto riguarda il procedimento ed il processo per illecito sportivo e per omessa denuncia di quest’ultimo, che vedono spesso, come elementi principali per l’accusa, le dichiarazioni di accusatori; dichiarazioni la cui veridicità ed attendibilità, onde essere sottoposte ad un rigoroso vaglio, richiederebbero, come avviene nel processo penale, la possibilità per la difesa di controinterrogare i suddetti accusatori ( così detta “cross examination” ).

Tale possibilità, però, mal si concilia con la necessaria brevità dei tempi di svolgimento e di conclusione del processo sportivo che, diversamente, si trasformerebbe in un inutile e, dal punto di vista sportivo, assolutamente inefficace doppione di quello penale.

Peraltro, senza intaccare la suddetta necessità, potrebbero essere mutuati dall’ordinamento penale l’istituto e la disciplina delle “ Investigazioni difensive” che, in quell’ordinamento, perseguono lo scopo di garantire una effettiva parità tra accusa e difesa.

Più precisamente, potrebbe essere consentito alla difesa, anche nel procedimento sportivo, in particolare con riferimento alle fattispecie di illecito e di omessa denuncia dello stesso, di avere colloqui con persone utili all’attività investigativa, onde ricevere dichiarazioni e assumere informazioni.

Quanto sopra anche mediante investigatori privati autorizzati e consulenti tecnici.

Gli atti costituenti la suddetta attività investigativa, che potrebbe essere svolta anche prima del formale deferimento, confluirebbero nel “ Fascicolo del difensore” che verrebbe depositato nel processo insieme con quello della Procura Federale.

Potrebbe, inoltre, essere estesa al nominato Procuratore la disposizione penalistica ( art. 358 C.P.P.) che prevede l’obbligo per il Pubblico Ministero di presentare nel giudizio anche gli elementi a favore dell’imputato.

Potrebbe, altresì, stabilirsi che gli Organi giudicanti sportivi abbiano la possibilità di disporre eccezionalmente, su richiesta della difesa, il controinterrogatorio da parte della stessa di qualcuno degli accusatori, a cura e spese della difesa stessa, magari mediante l’utilizzo di mezzi di comunicazione a distanza come la televisione, senza, però, che ciò possa comportare una significativa dilatazione dei tempi del processo.

2. Giudizio abbreviato al posto del patteggiamento.

Il vigente CGS ( art. 23) prevede l’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti ( così detto “patteggiamento”).

Tale possibilità è esclusa solo se vi è aggravamento delle sanzioni nei casi di recidiva o di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito ( art.7, comma 6, CGS).

Poiché, però, circostanze aggravanti e attenuanti possono essere valutate in concorso tra loro ( art. 16, comma 1, CGS) e poiché, in caso di ammissione di responsabilità e di collaborazione fattiva, le sanzioni, su proposta della Procura federale, possono essere ridotte ( art. 24 CGS) e, ancora, considerato che , in conformità a criteri penalistici, concorrendo più aggravanti e più attenuanti, per ogni aumento o diminuzione di pena, si opera sulla quantità di quest’ultima risultante dall’aumento o diminuzione precedente, si ha che, in pratica, il ricorso al patteggiamento finisce per essere quasi sempre possibile.

Ed è quello che si è verificato negli ultimi processi sportivi per illecito e per omessa denuncia di quest’ultimo che sono sfociati, per lo più, in patteggiamenti con forti sconti di pena che, di certo, non hanno giovato e non giovano alla dissuasività e deterrenza delle sanzioni previste relativamente alle suddette fattispecie.

Si consideri, inoltre, che l’illecito e l’omessa denuncia dello stesso costituiscono le massime e più gravi violazioni dei doveri e degli obblighi previsti dall’ordinamento sportivo.

Esse, cioè, alla luce della diversità dei valori e dei beni tutelati dall’ordinamento penale e da quello sportivo, rivestono in quest’ultimo gravità analoga a quella che, nel primo ordinamento, può rivestire l’omicidio volontario per il quale, così come per altri delitti particolarmente gravi, il patteggiamento è escluso.

Appare, pertanto, non coerente con la gravità rivestita nell’ordinamento sportivo dall’illecito e dall’omessa denuncia di quest’ultimo il fatto che, per dette violazioni, il patteggiamento non sia assolutamente e radicalmente escluso.

Viceversa, potrebbe trovare ingresso nel procedimento sportivo il ricorso al giudizio abbreviato, presupponendosi, come più sopra esposto, l’introduzione in tale ordinamento dell’istituto delle indagini difensive e della possibilità, quindi, di formazione della prova, non solo sulla base delle indagini e del relativo fascicolo dell’accusa, ma anche sulla base delle indagini svolte dalla difesa e del relativo fascicolo.

Poiché nell’ordinamento penale l’unilaterale facoltà riconosciuta all’imputato di richiedere il giudizio abbreviato comporta, da un lato, che il processo si svolga mediante l’utilizzo a fini probatori solamente degli atti contenuti nel fascicolo dell’accusa e, dall’altro, che, per tale scelta, l’imputato, in caso di condanna, benefici di una riduzione secca di pena pari ad 1/3 ( il giudizio abbreviato è, infatti, un rito premiale), la medesima facoltà e la medesima riduzione potrebbero essere riconosciute all’incolpato di illecito sportivo o di omessa denuncia dello stesso che, rinunciando al deposito ed all’utilizzo del fascicolo difensivo, chiedesse l’applicazione di tale giudizio.

E’ evidente che, in base ad una valutazione di convenienza, è molto probabile che l’incolpato possa scegliere il suddetto giudizio, qualora, alla luce dell’atto di deferimento e dei risultati delle indagini difensive svolte, appaia alquanto probabile che il processo possa concludersi con la condanna.

3. Responsabilità oggettiva.

L’ordinamento sportivo, come è noto, prevede che le violazioni commesse dai tesserati ricadano sulle società di appartenenza.

E’, questa, una tipica fattispecie di responsabilità oggettiva, da sempre considerata uno dei caposaldi del suddetto ordinamento.

La responsabilità oggettiva consiste nel fatto che un soggetto risponde dell’operato di un altro soggetto, senza poter fornire alcuna prova liberatoria di tale responsabilità.

Ma, a parte, pur legittimi, dubbi di costituzionalità di questo tipo di responsabilità nell’ambito di un procedimento, quale quello disciplinare sportivo, avente la stessa natura di un procedimento amministrativo per l’accertamento di illeciti di natura, per l’appunto, amministrativa, in quanto entrambi comportanti una sanzione ( le conseguenze dell’illecito amministrativo, sotto il profilo dell’esclusione di responsabilità oggettiva, non divergono da quelle dell’illecito penale), l’obbligo recentemente sancito ( Deliberazione del 27 aprile 2012 del Consiglio Federale) di rendere operativo, dal 1 luglio 2012, per le società di calcio il modello organizzativo di cui al decreto legislativo 231/ 2001, non può non portare ad una logica e ineludibile conclusione.

Si tenga presente che le società e gli enti associativi responsabili amministrativamente ex decr. Lgs n.231/2001 per reati commessi da propri amministratori, dirigenti, dipendenti, collaboratori possono esimersi da tale responsabilità, offrendo la prova liberatoria di aver adottato ed effettivamente ed efficacemente attuato un modello organizzativo volto a prevenire la commissione di tali reati.

Si tenga, altresì, presente che, nell’ordinamento generale, il reato di frode sportiva, evidentemente non ritenuto di particolare gravità dal punto di vista dei valori e dei beni tutelati dal predetto ordinamento, non è , allo stato, compreso tra quelli fonte di responsabilità amministrativa ex decr. Lgs n.231/2001.

Ma, se, come ormai deve darsi per scontato, l’estensione obbligatoria alle società di calcio del predetto modello, validato dalla FIGC, deve riferirsi anche alla prevenzione dell’illecito sportivo e della omessa denuncia di quest’ultimo, che, è bene ribadirlo, costituiscono le massime e più gravi violazioni del suddetto ordinamento, se ne deve conseguenzialmente desumere che tale adozione debba essere configurata nel CGS come esimente, per le stesse società, da responsabilità oggettiva conseguente alle suddette violazioni commesse da propri tesserati.

Ciò, infatti, è espressamente previsto dalla normativa generale richiamata ( decr. Lgs n.231/2001) e, peraltro, già oggi, limitatamente ai comportamenti dei propri sostenitori, il CGS ( art. 13 ) prevede che le società non rispondono di tali comportamenti ove discriminatori ( art. 11) od ove violenti ( art.12), se : esse hanno adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire tali comportamenti ; se hanno cooperato concretamente con le Forze dell’ordine ed altre Autorità competenti; se, al momento dei fatti, hanno immediatamente agito per farli cessare; se non vi è stata omessa o insufficiente prevenzione e vigilanza.

Non si vede, dunque, perché, una volta obbligatoriamente adottato il modello organizzativo di cui al decr. Lgs n. 231/2001, una volta verificato che sull’osservanza e sulla effettiva attuazione di tale modello la società abbia vigilato e, ancora, una volta verificato che colui il quale ha commesso la violazione ha eluso fraudolentemente il modello stesso e non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza dell’organismo di controllo, la società non possa – debba- essere esentata da responsabilità oggettiva .

Avv. Massimo Rossetti

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Notizia del 11 Settembre 2012 - 15:10

Biagio Mazzeo, pm di Genova, ha avanzato la propria proposta di archiviazione per i quattro giocatori indagati per ipotesi di frode sportiva in relazione alla stracittadina Genoa-Sampdoria giocata l'8 marzo 2011.

Domenico Criscito, Omar Milanetto, Dario Dainelli e Rodrigo Palacio vedono dunque la luce della speranza. Il terzino sinistro dello Zenit San Pietroburgo era stato escluso dalla lista dei convocati per Euro 2012 proprio a causa di questa indagine.

L'archiviazione è stata chiesta anche per Massimo Leopizzi, capo ultras del Grifoneaccusato di favoreggiamento in relazione a dichiarazioni sulla combine della gara Genoa-Venezia del 2005, vicenda caduta in prescrizione.

Sull'archiviazione del caso Criscito Abete si è espresso così: "Sono contento per lui, ma come Federazione rifaremmo la stessa scelta di escluderlo dall'Europeo fatta a giugno, perchè era molto scosso e deconcentrato da quanto gli stava accadendo".

Modificato da totojuve

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11/09/2012 - IL CASO

Calcio e diritti tv, arriva la svolta

su Cielo i primi gol in chiaro della A

Il canale Sky visibile sul digitale terrestre vicino all'accordo

con la Lega per le immagini

milano

Arriva l'ennesimo scossone nelle abitudini domenicali del telespettatore affamato di calcio. “Novantesimo minuto” sta per dire addio alle anteprime dei gol ed alle immagini delle azioni salienti delle partite di serie A, nella fascia dalle 18,00 alle 18,15. Dopo oltre quarant'anni la Rai non sarà più la prima a mostrare il meglio del campionato.

La Lega professionistica di serie A ha annunciato di aver ceduto a “Cielo”, canale free di Sky (visibile sul digitale terrestre e sul bouquet satellitare della pay tv), i diritti del pacchetto 6A, che contiene - tra l'altro - i collegamenti in diretta prima e durante le partite e le interviste in diretta nel post-gara. L'accordo tra Lega e Sky riguarda le stagioni sportive dal 2012 al 2015. Si trattava degli ultimi diritti televisivi sul calcio ancora da assegnare. Dopo Formula 1 e Motomondiale, Sky cala un altro asso.

A forte rischio anche “Quelli che il calcio e...”, programma sportivo della domenica condotto su Rai2 da Vittoria Cabello, che perderà molti degli ingredienti con cui era confezionato, reggendosi sui collegamenti dagli stadi a gare in corso, pur senza immagini dai campi, ma con le immagini più divertenti dagli spalti, striscioni, tifoserie. E Simona Ventura, che sulla Rai ha condotto per 10 anni la trasmissione ed è attualmente a Sky (dove è giudice a XFactor), è in pole position per condurre il nuovo programma (ci vorrà qualche settimana per allestirlo).

Dopo i primi due turni del massimo campionato giocati alle 20,45, nel prossimo fine settimana la serie A torna al pomeriggio e ora gli appassionati si chiedono dove andare a cercare l'anteprima dei gol. Fino ad ora, chi non aveva la pay-tv (e sono milioni di famiglie) faceva affidamento soprattutto sulla Rai e sul suo “Novantesimo minuto”, che da decenni trasmette gli highlights delle partite.

«Considerando i tempi di crisi che stiamo attraversando, sono comunque contento che la Rai si sia assicurata il pacchetto 6B, quello che ci consente di partire con Novantesimo minuto alle 18,15. La nostra programmazione, sostanzialmente, resta invariata. Abbiamo salvato le nostre trasmissioni storiche come Novantesimo, appunto, e la Domenica Sportiva». Eugenio De Paoli, direttore di RaiSport, reagisce con fair play alla notizia. «Certo, dispiace un po' che siano altri a mostrare i gol con qualche minuto di anticipo - aggiunge - ma, considerando la coda di “Stadio Sprint”, il nostro ritardo sarà minimo. Ripeto, visto il momento penso che la Rai abbia fatto il suo. Come servizio pubblico, non possiamo sperperare denaro. Credo che i nostri utenti saranno comunque tutelati e soddisfatti del servizio che offriremo».

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Vialli usato come scusa per raccontare ancora balle sul processo per doping.

Io un giornale che dica chiaro che siamo stati assolti dall'accusa di doping e che l'accusa di abuso di farmaci è andata in prescrizione senza essere stata provata non l'ho ancora letto.

E qualcuno quereli cacchio!!!!

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MEMORIE A INTERMITTENZA

CONTE A SUA INSAPUTA

L’allenatore della Juve si accorge dei biscotti

degli altri fin dal 2006. I suoi? Mai visti

I giocatori del Bari si vendevano le partite come noccioline, ma lui, no, non vedeva nulla

di PAOLO ZILIANI (Il Fatto Quotidiano 12-09-2012)

Dunque, è ufficiale: se i giocatori delle squadre che guida (vedi Siena, vedi Bari) taroccano le partite sotto i suoi occhi, vendendo la partite agli avversari e dividendosi i soldi nello spogliatoio – e non una o due volte, ma una dozzina almeno – lui, Antonio Conte, non si accorge di nulla. Se invece ha notizia – come nell’ultima giornata del campionato di Serie B 2006-2007 – che in una partita giocata a 400 km di distanza si è verificato un risultato imprevisto che lo danneggia, allora i suoi radar scattano potenti e lui denuncia: si è trattato di un tarocco fatto apposta per danneggiare lui e la sua squadra. Perché il calcio è marcio. Strano allenatore e strana persona questo Antonio Conte che dopo aver vinto l’ultimo scudetto sulla panchina della Juventus sta scontando dieci mesi di squalifica per un’omessa denuncia ai tempi del Siena che – come hanno spiegato i giudici della Corte Federale – meritava forse di essere punita più duramente come illecito. Giovedì, Conte è stato interrogato per quattro ore nella caserma dei carabinieri di Monopoli dal procuratore Laudati e dal sostituto Angelillis a proposito delle partite Bari-Treviso 0-1 (11 maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (28 maggio 2009).

QUEL BARI, che gli inquirenti hanno definito “una vera squadra di calcioscommesse”, e nella quale spiccava il giocatore esperto Stellini (che poi Conte portò con sé come suo braccio destro e collaboratore fidatissimo prima al Siena, poi alla Juventus: nel processo sportivo ha patteggiato 2 anni e 6 mesi per illecito), vendeva partite come noccioline: le più “importanti”, come quelle di fine stagione sopra menzionate, alla tariffa di 250mila euro che i giocatori si dividevano nello spogliatoio, in quote maggiori per gli “anziani” e minori per i “giovani”, come da confessione di Masiello e Micolucci già confermate da altri giocatori interrogati (in tutto 25, molti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere) come Lanzafame, Kutuzov e – parzialmente – lo stesso Stellini. Lei era al corrente?, hanno chiesto gli inquirenti a Conte. Che per quattro ore ha risposto che no, lui non si è mai accorto di niente: e che colpa ne ha lui se è più ingenuo di Heidi! Pare che Laudati e Angelillis gli abbiano detto di tornare a casa a rinfrescarsi le idee: lo interrogheranno ancora, magari, chissà, con un po’ di sforzo gli torna la memoria.

Detto che Palazzi, fra poco, aprirà un’inchiesta su questo nuovo filone di calcioscommesse, e che Conte nella migliore delle ipotesi rischia un’altra squalifica per omessa denuncia (sic), è istruttivo ricordare quel che successe all’allenatore col parrucchino nella stagione precedente a quelle di Bari oggetto della nuova inchiesta.

NELL’ULTIMA giornata del campionato di B 2006-2007, l’Arezzo allenato da Conte, pur vincendo a Treviso, retrocesse in Serie C perché lo Spezia – avversario diretto – vinse a sorpresa 3-2 (gol nel finale di Padoin) indovinate dove? Tenetevi forte: proprio sul campo della Juventus finita in B dopo lo scandalo di Moggiopoli (e con Corradini in panchina dopo le dimissioni che Deschamps rassegnò a due giornate dalla fine). Ebbene: sapete che cosa disse Conte, che pure si trovava a 400 km di distanza da Torino, per l’esattezza nello spogliatoio di Treviso, a fine partita? “Retrocedere così fa male, però mi fa capire cose che già sapevo. Nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito. C’è profonda delusione e profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi juventini, ma ho poco rispetto per la squadra Juventus”.

Così parlò Antonio Conte. L’uomo che vede solo i biscotti degli altri.

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L’ex capitano dei biancorossi si era fin qui sempre sottratto alle

domande degli investigatori. L’avvocato dice «È molto provato»

La mina vagante

Antonio Bellavista preannuncia un dossier

La Procura di Bari pronta a convocarlo

di DAVIDE LATTANZI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 12-09-2012)

BARI — Un'altra bomba ad orologeria potrebbe esplodere sul calcio italiano e pugliese. Antonio Bellavista annuncia rivelazioni shock sul caso scommesse: materiale che, secondo l'ex centrocampista bitontino «basterebbe a sospendere i campionati di serie A e B». Il 34enne ex capitano del Bari ha annunciato ad un giornalista della Ġazzetta dello Sport di essere pronto a vuotare il sacco; nella telefonata ha raccontato di aver compilato una sorta di dossier da inviare alle Procure della Repubblica di Bari e Cremona, ovvero le principali sedi che hanno approfondito la vicenda del calcioscommesse.

È evidente che da questo dossier all'inchiesta potrebbe giungere una spinta decisiva: da oltre un anno, infatti, i magistrati inseguono le verità di Bellavista, considerato personaggio chiave dello scandalo, poiché in contatto con più reti di scommettitori (i bolognesi, gli "zingari", gruppi locali), nonché con vari calciatori, tra i quali, l'ex biancorosso, Andrea Masiello. Non a caso, Bellavista è stato già condannato dalla giustizia sportiva a cinque anni più preclusione nel primo troncone riguardante gli atti trasmessi alla Procura Federale dalla Procura di Cremona, nonché a quattro anni decretati dalla Corte di Giustizia sul filone riguardante le carte inviate dalla Procura di Bari, in particolare inerenti a Cesena-Bari 1-0 della stagione 2010-11. Gara, peraltro, che secondo l'ex jolly conterrebbe retroscena ben più gravi della semplice manomissione finalizzata alle scommesse. Fu quello, infatti, il match in cui la sua presenza sarebbe accostata al ritiro del Bari. C'è addirittura chi suppone che sia lui il reale custode dei segreti della partita e che ne sappia di più persino rispetto ai magistrati.

Ieri mattina, Bellavista è stato immediatamente contattato dai carabinieri che gli hanno chiesto delucidazioni sulle dichiarazioni rilasciate alla Ġazzetta dello Sport: nelle prossime ore è scontata una sua convocazione presso la Procura di Bari. Sorprende, in particolare, la scelta di parlare adesso, avendo il mediano taciuto in tutti gli interrogatori in cui è stato citato, compresi quelli tentati durante la sua reclusione presso il carcere di Cremona, nel giugno 2011. Ieri sera, peraltro, il bitontino ha avuto un confronto con il suo legale, Massimo Chiusolo. Sembra che il memoriale ancora non abbia concretezza; di certo nulla è stato ancora inviato alle procure. «Il ragazzo è molto provato da questa vicenda» si limita a commentare Chiusolo.

Facile intuire che, in uno scenario del genere, il Bari non dorma sonni tranquilli, proprio per l'approfondita conoscenza che Bellavista aveva dell'ambiente biancorosso, da lui frequentato per oltre 14 anni, tra settore giovanile e militanza in prima squadra. Altre minacce, peraltro, gravano sui galletti. Innanzitutto, la Procura di Bari è vicina alla chiusura del primo stralcio di inchiesta ordinaria già giudicato dalla Giustizia Sportiva: ne fanno parte Udinese-Bari 3-3 del 2009-10, Cesena-Bari 1-0, Bari-Sampdoria 0-1, Palermo-Bari 2-1, Bari-Lecce 0-2 e Bologna-Bari 0-4 del 2010-11. Incontri che hanno causato il -5 incassato dai biancorossi, tramite il patteggiamento con la Procura Federale dello scorso 3 agosto. Gli inquirenti baresi, però, indagano anche su altre gare: su tutte Bari-Treviso 0-1 del 2007-08 e Salernitana-Bari 3-2 del 2008-09. Match sui quali è stato ascoltato per oltre quattro ore anche l'ex tecnico (ora alla Juventus) Antonio Conte che avrebbe negato ogni combine. A far da contraltare, però, ci sarebbero le mezze ammissioni di ex biancorossi come Lanzafame, Stellini e, forse, anche Gillet e Kutuzov. Ecco perché Conte potrebbe essere riconvocato dagli inquirenti. Insomma, possibili nuove conseguenze sul Bari non sono affatto da escludere.

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“Scommesse, presto un altro terremoto”

Bellavista annuncia nuove rivelazioni: “Comincerò da Bari-Cesena

L’ex difensore accusa: “Dietro c’è qualcosa di molto più grosso di quanto già emerso”

di ENZO TAMBORRA (la Repubblica - Bari 12-09-2012)

Se parla, comincia da Cesena-Bari. Antonio Bellavista, nel promettere nuove rivelazioni shock sul calcioscommesse, ha precisato che partirà dall'illecito di quella gara, che gli è costato quattro anni di squalifica. “Palazzi ha ipotizzato una combine per favorire delle scommesse. Ma non è così. Dietro c'è qualcosa di molto, ma molto più grave. E siccome sono stufo di restare in silenzio, adesso parlo io”, lo sfogo dell'ex capitano del Bari che ha preso l'iniziativa di chiamare la Ġazzetta dello Sport. La sua intenzione sarebbe quella di raccontare tutto quello che sa, quasi una liberazione visto che sinora ha fatto scena muta davanti ai magistrati. La promessa di inviare ieri dei fax alla Procura federale della Figc e a quelle di Bari e di Cremona, non è stata però mantenuta. Bellavista, nella serata di ieri, si intrattenuto a lungo con il suo legale, l'avvocato Massimo Chiusolo. «Il ragazzo è stanco e provato», le parole di quest'ultimo. Certo è che se Bellavista dovesse dare seguito a quello che ha detto, si profila un nuovo terremoto per il calcio italiano. Una cosa è scontata: le sue parole non possono essere cadute nel vuoto e le procure sono pronte ad ascoltarlo. A cominciare dalla gara di Cesena, per la quale è stato tirato in ballo da Andrea Masiello. «Durante il match io ero squalificato e mi trovavo a pranzo da un amico a Bari», ha raccontato ai magistrati l'ex difensore del Bari. «Prima dell’inizio della gara venni contattato da Antonio Bellavista su WhatsApp il quale mi chiese se fossi a conoscenza di un’eventuale alterazione dell’incontro e mi invitò a contattare qualche mio compagno per avere qualche informazione in proposito. Io, quindi sempre attraverso la citata chat mi misi in contatto con il mio compagno Nicola Belmonte segnalandomi che Bellavista gli voleva parlare. Belmonte, tuttavia, mi invitò a non discutere via telefono o chat di questo genere di cose», alcuni dei passaggi della confessione di Masiello. Una cosa è certa: il giorno della partita, era il 17 aprile 2011, Bellavista era seduto in tribuna allo stadio di Cesena e al ritorno a casa ricevette Masiello al quale consegnò il “premio” di 20mila euro. Storia nota. Ma cos'altro avrebbe da aggiungere Bellavista? E perchè ha deciso di chiamare un giornale per manifestare l'intenzione di dire cose così gravi da “fare fermare i campionati di serie A e B”? Non sarebbe stato più ovvio chiedere direttamente di essere ascoltato dai magistrati, con i quali sinora si è sempre rifiutato di parlare?

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Calcioscommesse L’ex capitano del Bari «distrutto psicologicamente e in grave stato confusionale»

Bellavista cambia idea: sta

male, non va dai magistrati

Veleno su Facebook «La giustizia non è uguale per tutti» disse commentando le squalifiche di Rossi e Conte

di GIULIO MOLA (Quotidiano Sportivo 12-09-2012)

«IN QUESTO momento Antonio non è nelle condizioni di parlare. Non sta bene, e l’argomento in questione è molto delicato». L’avvocato Massimo Chiusolo a fatica chiude la bocca al suo assistito. Per ora. L’ex capitano del Bari, come confermato da alcuni suoi familiari, pare abbia trascorso le ultime ore in studi medici per accertamenti: dicono che sia «distrutto psicologicamente», in «grave stato confusionale», che abbia «seri problemi psicofisici». Questo certamente condiziona l’esistenza di uno dei personaggi chiave dell’inchiesta sul calcioscommesse (ritenuto assai credibile dalla Procura di Cremona) che di cose da dire ne avrebbe parecchie. Difficile però dire se le esternazioni possano davvero essere così esplosive al punto da «fermare i campionati di calcio». Dopo l’onta del carcere (fu arrestato il 1° giugno del 2011 e rinchiuso in cella a Cremona per due settimane) ed una prima squalifica per cinque anni più preclusione, ora un nuovo incubo avvolge la mente dell’ex mediano: la paura di tornare dietro le sbarre è tanta, e siccome l’inchiesta-bis della Procura di Bari avanza spedita (il riferimento è alla stagione 2007-2008, in cui il centrocampista, per metà anno, indossò la maglia biancorossa) Bellavista avrebbe pensato di raccontare altre verità. Il fatto che in serata il suo legale (dopo aver incontrato il suo assistito) abbia frenato quest’ipotesi, dicendo che «allo stato Antonio non chiederà di essere ascoltato nè dalla magistratura ordinaria né da quella sportiva per fare rivelazioni sul calcioscommesse» non cancella i dubbi. Il fax alle procure di Bari, Cremona e della Figc per ulteriori rivelazioni non è stato ancora inviato, ma Bellavista ha già più volte “postato” le proprie idee in materia “calcioscommesse” sul suo profilo facebook.

BASTA leggere quanto scritto il 1° agosto sulla vicenda Conte: «...sono un estimatore di Antonio Conte, da premettere... ma perché Rossi allenatore ex Ravenna per 1 omessa denuncia 1 anno di squalifica e invece l’allenatore della Juve per 2 omesse denunce 3 mesi di squalifica con l’aggravante del forte dubbio che doveva essere squalificato per illecito, ma sopratutto perché gli hanno dato possibilità di patteggiare? La legge non è uguale per tutti...». Il riferimento a Conte non può passare inosservato. Anche perché i due a Bari si incrociarono solo per pochi giorni (stagione 2007-2008), e si sussurra che fu proprio il tecnico a chiederne la cessione al Verona nel mercato invernale (Conte aveva appena preso in panchina il posto di Materazzi) dopo che la società gli aveva spiegato il motivo per cui lo aveva messo fuori rosa senza neppure assegnargli la maglia. Insomma, il marcio nello spogliatoio a Bari esisteva già cinque anni fa. Resta da capire se nel futuro memoriale di Bellavista ci sarà spazio anche per Conte che nei primi mesi baresi, curiosamente, andò a vivere in un appartamento a Palese di proprietà dello stesso Bellavista.

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Scommesse La Procura archivia. Il difensore ancora indagato a Cremona

Sul derby di Genova non c'è prova di combine

Criscito: «Resta la rabbia per gli Europei persi»

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 12-09-2012)

MILANO — Nessun riscontro oggettivo, né tanto meno ammissioni di alcun genere: così, come già era nell'aria da un mese, il sostituto procuratore di Genova Biagio Mazzeo ha chiesto l'archiviazione per gli ex giocatori rossoblù Massimo Criscito (che saltò gli Europei), Omar Milanetto, Dario Dainelli e Rodrigo Palacio. Erano tutti indagati per la presunta combine del derby Genoa-Sampdoria dell'8 maggio 2011.

Alla base delle accuse una telefonata e una foto. L'indagine — iniziata dalla Procura di Cremona che poi a luglio aveva trasmesso gli atti a quella di Genova, dove si era ricominciato pressoché da zero — era ancorata alle intercettazioni degli ultrà, soprattutto quella di Massimo Leopizzi che aveva confidato a un amico che i giocatori della Sampdoria, alla disperata ricerca di punti salvezza, avevano raccolto 350 mila euro e li avevano offerti a quelli del Genoa per comprarsi il pari. Poi, per i mugugni degli ultrà o per un sussulto d'orgoglio o perché, com'è scritto su un muro di viale Sardegna a Genova «Boselli (l'autore del gol del 2-1 al 96', ndr) non sapeva», gli accordi erano saltati. Queste le ipotesi d'accusa.

A corredo la famosa foto dell'incontro del 12 maggio davanti all'Osteria del Coccio, cui hanno partecipato Milanetto, Criscito, i capi ultrà, Safet Altic (cittadino bosniaco condannato per traffico di stupefacenti) e Beppe Sculli, amico di Altic, ex rossoblù in quel periodo alla Lazio (con cui il Genoa avrebbe giocato l'ultima giornata, e la partita è nel mirino della Procura di Cremona). Ma Leopizzi ha sempre sostenuto di aver riferito al telefono solo voci senza riscontri. E tutti i partecipanti hanno motivato l'incontro con un chiarimento tra tifosi e giocatori. Nessuno degli altri compagni ha ammesso una tentata combine. L'archiviazione quindi per la Procura era inevitabile.

Mimmo Criscito può ora liberare la propria frustrazione per l'Europeo perso (cui invece aveva partecipato Leonardo Bonucci, ancora indagato): «Giustizia è fatta, ma la rabbia di avere saltato l'Europeo resta — le sue parole a Sky —. Ho sempre detto che non ho fatto nulla. È chiaro che non potevo essere sereno, con quello che è successo a Coverciano, ma col passare dei giorni sarebbe cambiato tutto, avrei pensato solo alla partita. Ora voglio tornare in nazionale». Può darsi che succeda. Il presidente federale Giancarlo Abete precisa che «la valutazione data in quel momento non era collegata a una logica di presunzione di colpevolezza, ma era relativa al momento particolare che stava vivendo il giocatore: siamo contenti per lui e vogliamo che torni anche noi».

In realtà Criscito resta indagato a Cremona dove si ipotizza un suo coinvolgimento per Lazio-Genoa. Solo in un secondo tempo è emersa l'imputazione per il derby: quindi l'Europeo l'avrebbe perso comunque. «Spero si concluda presto anche quella inchiesta», dice lui. A Cremona intanto si continua a indagare e le attenzioni del pm di Martino adesso puntano alla Svizzera.

Prosegue anche il lavoro della giustizia sportiva. Davanti alla Disciplinare ieri si è tenuto il processo sugli stralciati: hanno patteggiato gli ex Grosseto Joelson (due anni e sei mesi) e Acerbis (due anni e mezzo). Rinviati al 26 settembre Marco Turati, Cristian Bertani e Alessandro Pellicori.

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Derby dei veleni, chiesta l’archiviazione

Il pm: “Non ci sono prove di combine”. Criscito scagionato: “E io ho perso l’Europeo...”

Verso il proscioglimento anche Milanetto, Palacio e Dainelli. Ultima parola al Gip

di GIUSEPPE FILETTO (la Repubblica - Genova 12-09-2012)

«VEDREMO le carte e poi decideremo». Il procuratore capo di Genova l’aveva detto il 18 luglio scorso, appena ricevuto il fascicolo aperto dai colleghi di Cremona, dal pm Roberto Di Martino, titolare della vasta inchiesta sul calcioscommesse che ha portato in carcere e agli arresti domiciliari diversi giocatori. Deciso: Michele Di Lecce e il pm Biagio Mazzeo ieri hanno chiesto l’archiviazione per quattro ex giocatori del Genoa indagati per frode sportiva. D’altra parte, la Procura aveva preso le distanze dallo stralcio di indagine sulla presunta combine tra Genoa e Sampdoria, l’incontro peraltro finito 2-1 a favore del Grifone con un gol di Boselli, segnato sul filo di lana.

Manca la prova su un accordo illecito. L’inchiesta sul derby dell’8 maggio 2011 ruotava sostanzialmente attorno a una sola telefonata del leader degli ultrà rossoblù Massimo Leopizzi, ed è destinata a chiudersi con un nulla di fatto. A meno che il gip sia di parere contrario e rispedisca tutto alla Procura. Se così non fosse, la richiesta di “assoluzione” è relativa agli ex giocatori genoani Domenico Criscito, Omar Milanetto, Marco Dainelli e Rodrigo Palacio. Ma anche allo stesso tifoso Leopizzi, indagato per favoreggiamento in relazione ad un’altra vicenda, all’indagine sulla partita Genoa-Venezia del 2005, già andata in prescrizione.

Come si ricorderà, Leopizzi al telefono parlava del “biscotto” tra le due squadre genovesi. Una telefonata finita nelle intercettazioni disposte dalla Procura di Cremona su presunte scommesse illecite nel mondo del calcio. Uno stralcio di circa 200 pagine, assegnato al pm Mazzeo, titolare delle altre due inchieste: quella relativa ai disordini durante Genoa-Siena, per la quale sono stati disposti gli arresti (ai domiciliari) e proprio la scorsa settimana la richiesta di giudizio immediato; l’altra riguardante le minacce ai giocatori da parte dei tifosi (quattro indagati) nello spogliatoio di Pegli.

La telefonata di Leopizzi, però, secondo il codice di procedura penale non può essere portata come prova: il reato di frode sportiva non prevede l’utilizzo delle intercettazioni. C’è di più: «Tutto si impernia su frasi — spiega il procuratore capo — parole che non comprovano nulla». Il tifoso avrebbe detto allo stesso pm di Cremona Di Martino di aver riportato voci sentite in giro. Decisive per la richiesta di archiviazione sarebbero state le dichiarazioni del capitano rossoblù Marco Rossi e dell’ex blucerchiato Luciano Zauri. Entrambi hanno negato di essere a conoscenza di qualsiasi combine. Come del resto hanno detto tutti gli altri giocatori, a maggior ragione gli indagati Dainelli, Palacio, Milanetto e Criscito. «Giustizia è fatta, ma la rabbia di avere saltato l’Europeo resta», commenta Criscito (nel frattempo passato allo Zenit) appena appresa la notizia. «La richiesta di archiviazione è motivo di soddisfazione — aggiunge il presidente della Figc, Giancarlo Abete —: Criscito ha sempre manifestato la volontà di tornare in Nazionale e la decisione della Procura è un fatto significativo».

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Intervista

“Trattato come un criminale

ora spero che il ct mi richiami”

Perse gli Europei, chiesta l’archiviazione per Criscito

DERBY DI GENOVA Per il pm fu regolare Sorridono anche Palacio, Milanetto e Dainelli

SENZA MACCHIA «Sono contento per mio figlio. Ha solo otto mesi ma conoscerà la verità»

di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 12-096-2012)

La notifica gli è arrivata via twitter, ieri di primo pomeriggio, mentre Domenico Criscito stava passeggiando per San Pietroburgo insieme alla famiglia: il pm di Genova Biagio Mazzeo ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla presunta combine di Genoa-Sampdoria, maggio 2011. Dunque, secondo la Procura, l’esterno dello Zenit e gli ex compagni in rossoblù, Milanetto, Dainelli e Palacio, non truccarono la sfida. All’epoca, Criscito ci guadagnò l’etichetta «di criminale, sui giornali e in tv»; e perse gli Europei, visto che la Federcalcio e Cesare Prandelli lo esclusero dalla spedizione subito dopo la perquisizione della sua stanza a Coverciano e l’iscrizione sul registro degli indagati.

Domenico Criscito, chi le ha detto che l’incubo era finito?

«L’ho scoperto da quel che dicevano su twitter, un paio d’ore fa: quando sono in giro, ogni tanto dal telefono do un’occhiata a Internet».

La prima cosa che le è venuta in mente?

«Finalmente è finita, perché non avevo fatto nulla, come ho sempre detto. Era solo questione di tempo».

Come è trascorso?

«Non è stato divertente, soprattutto all’inizio: quando è arrivata la polizia a Coverciano non ci credevo. E così è stato per diversi giorni: tipo un film dove incolpano uno che non c’entra niente, solo che ero io. Sembrava fossi un criminale».

Impossibile andare in campo sereni.

«In realtà io ci sono sempre andato, perché sapevo di non c’entrare nulla. Poi, certo, quella mattina non potevo essere tanto sereno, anche se sapevo che con il passare dei giorni tutto sarebbe andato a posto».

Perché le vietarono gli Europei?

«Se la Federazione decise di escludermi perché aveva visto che non ero tranquillo e non perché mi riteneva colpevole ne sono contento».

La condanna fu l’essere indagato: che ne pensa?

«Che essere indagato significa solo essere sotto indagine, e non essere colpevole, come s’è visto nel mio caso».

Fosse per lei, un indagato avrebbe il diritto di poter giocare?

«Sì».

Più felice per la notizia o arrabbiato per aver perso gli Europei?

«La felicità, la felicità, quella è più grande. Poi certo, gli Europei li ho persi. Però sono contento, anche per mio figlio Alfredo, che ha otto mesi, ma che dovrà sapere come sono andate le cose: suo papà non era uno che vendeva le partite».

Si rimprovera qualcosa?

«No».

S’è mai chiesto com’è potuto finire lì dentro?

«Per una foto, in cui si parlava di tutt’altro, un incontro tra giocatori e tifosi. Sono solo stato al posto sbagliato nel momento sbagliato».

Chi l’ha aiutata in questi tre mesi?

«La famiglia, mia moglie, Pamela, gli amici».

Quanti messaggi ha ricevuto alla notizia?

«Tantissimi. Nessuno dal mondo del calcio, per ora».

Conte ha detto che nei guai ci può finire chiunque: che ne pensa?

«Che ha ragione».

Che cosa vorrebbe dire a Prandelli?

«Sono abituato a parlare con il campo. E se lo meriterò, spero mi chiami in Nazionale, non vedo l’ora».

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Il calcioscommesse. L’ex juventino coinvolto nel progetto “Save the Dream” «Lavoreremo per vincere, come al solito»

Applaudito. Cori da stadio anche fuori dalla celebre università parigina: «Questo invito è stato una vera sorpresa»

Del Piero alla Sorbona

lectio sul calcio pulito

“Qualcuno ha tradito”

In attesa dell’Australia, Alex professore per un giorno

Michel profetico Platini aveva individuato come rischio più grande per il calcio la manipolazione dei risultati Purtroppo ha avuto ragione"

Mister fair play Farina ha avuto coraggio Trovare una squadra può richiedere del tempo, spero che alla fine ci riesca

Disincanto Pensare che il mio mondo possa essere associato a fatti di criminalità è per me molto triste. Ma il fenomeno esiste

di PAOLO LEVI (LA STAMPA 12-09-2012)

Una giornata da professore. Alessandro Del Piero - che si appresta a partire per l’Australia dove è stato ingaggiato per due anni nel Sydney Fc ha pronunciato ieri un importante discorso all’università parigina della Sorbona, una delle più antiche e prestigiose d’Europa, tutto consacrato alla necessità di uno sport pulito e senza trucchi, lontano dal calcioscommesse. Un grande riconoscimento per Pinturicchio, la cui pubblicità per i centri studi Cepu rimase celebre in tutta Italia. Ieri è salito in cattedra, davanti ad una folta platea di alti esponenti del mondo sportivo, della cultura e della politica, in occasione del Simposio sull’Integrità nello Sport, organizzato dall’Icss (un’organizzazione indipendente per la sicurezza nello Sport) e dal comitato olimpico del Qatar, in collaborazione con l’Unesco, l’organismo Onu per Educazione, Scienza e Cultura. «Chi bara tradisce lo sport», ha avvertito l’ex fantasista juventino, dicendosi «orgoglioso e onorato» di poter partecipare a una tale iniziativa. «Michel Platini - ha aggiunto - disse che la manipolazione dei risultati sportivi sarebbe stato il rischio più grande. Purtroppo ha avuto ragione». Il “Professor Alex” ha quindi sottolineato che «sporcare lo sport significa compromettere il suo futuro». E si è fatto promotore dell’iniziativa “Save the Dream”, un progetto pensato come programma mondiale di comunicazione per proteggere l’integrità dello sport e sensibilizzare ragazzi e giovani atleti sui rischi della manipolazione dei risultati sportivi. «Un fenomeno diventato molto grave», ha avvertito l’ex azzurro, aggiungendo: «Pensare che il calcio possa essere associato a fatti di criminalità è per me molto triste. Con “Save the Dream” lavoreremo per vincere, giocheremo per vincere, così come ho sempre fatto durante tutto il corso della mia carriera».

A Parigi, il numero 10 si è schierato ovviamente dalla parte di Simone Farina, che denunciò le combine nel calcio italiano. Ai cronisti che a margine della conferenza gli chiedono quale sia la sua opinione rispetto all’ex difensore del Gubbio, che in Italia non ha trovato nessuna squadra disposta ad ingaggiarlo, Alex spiega che si tratta di una «vicenda che non conosco abbastanza bene per poter giudicare, ma sicuramente Farina ha avuto coraggio. Entrare in una squadra può richiedere più o meno tempo. Mi auguro per lui che, se vuole continuare a giocare, possa riuscirci». Alla domanda se non fosse emozionato di essere intervenuto da un pulpito così prestigioso come quello della Sorbona, il “professore” - in completo grigio gessato - ha risposto emozionato: «Effettivamente è stata una sorpresa...». E a sorprendere l’ex bianconero sono stati anche una trentina di fan, tra cui moltissimi italiani e qualche francese, che lo attendevano fuori dall’università. «Un capitano, c’e’ solo un capitano!», hanno intonato i ragazzi, con tanto di maglie e felpe della Juve. Visibilmente contento e sorridente, il fantasista si è prestato ad una lunga sequenza di foto e autografi, prima di infilarsi nella sua berlina. «Ciao Alex. Salutaci i canguri!», ha urlato infine un ragazzo, mentre l’auto portava l’ex stella dei bianconeri verso la nuova vita australiana. A Sydney lo attendono all’inizio della prossima settimana.

Alla conferenza sono anche intervenuti alti esponenti dell’Unesco, della Commissione europea, il vicedirettore Antimafia Pier Luigi Dell’Osso e lo sceicco Saoud Bin Abdulrahman Al-Thani, presidente del comitato olimpico del Qatar. All’iniziativa “Save The Dream”, aderiscono altri undici atleti tra cui l’ex campionessa di tennis Monica Seles.

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OLTRE LE SCOMMESSE L’EX DI NOVARA E PAVIA SI SFOGA

«CAROBBIO MI HA ROVINATO: UNA SUA PAROLA E’ BASTATA PER FARMI FUORI. MA A FEBBRAIO RICOMINCIO»

Gheller: «Mi hanno tolto il pallone

ma deciderò io quando smettere»

Il difensore «Squalificato per omessa denuncia, nessuno mi ha spiegato perché»

di GIULIO MOLA (Quotidiano Sportivo 12-09-2012)

MAVILLO Gheller è un mestierante del pallone. Un giocatore di “categoria“, come si dice in questi casi. «Onesto», tiene a precisare il diretto interessato. Il quale a 37 anni, suo malgrado, dopo una dignitosa carriera trascorsa fra cadetti e Lega Pro è stato costretto ad appendere gli scarpini al chiodo dopo essere finito nel tritacarne dell’inchiesta del calcioscommesse. Solo che di lui, come di tanti altri suoi colleghi, si parla poco. Forse perché, mediaticamente, altri sono i nomi ad effetto. «Purtroppo è così, fa parte del gioco. Mi chiedo perché mi hanno squalificato per sei mesi per omessa denuncia dando peso solo alle parole di Carobbio e senza neppure darmi la possibilità di difendermi...»

PASSO INDIETRO. Per capire come si è arrivati alla condanna che Gheller definisce «ridicola». La partita in questione è Novara-Siena del 3 aprile 2011. E da lì l’inizio dei guai. «Una grande ingiustizia, anche perché Carobbio nei suoi cinque interrogatori in Procura ha fatto il mio nome solo in due circostanze. Il 29 febbraio 2012 disse di aver parlato con me e Bertani prima della partita; il 17 aprile ribadì di aver chiesto una sorta di conferma a me e Bertani di un accordo già concluso. La Procura gli ha creduto e sulla base di una “sorta di conferma” sono stato accusato di illecito sportivo».

Che in realtà è diventata poi “omessa denuncia“: «Per fortuna ero in tribuna, altrimenti quei tre anni e mezzo me li avrebbero dati», sorride amaro Gheller. Ma anche i sei mesi sono stati una mazzata: dal primo settembre non è più un calciatore del Pavia, che prima gli ha sospeso lo stipendo e poi ha rescisso il “biennale”.

«E mi ritrovo in mezzo alla strada. Se anche volessi fare l’allenatore e prendere il patentino federale non potrei, visto che in caso di squalifica superiore ai 120 giorni, per fare il corso da allenatore dovrebbero passare altri 5 anni. Altri vivono di rendita, io sono disperato..».

AL DANNO, POI, si è aggiunta la beffa: «Attendo le motivazioni della sentenza da 20 giorni...Conte, Pepe e pure Bonucci le hanno avute dopo un giorno. E’ la conferma che esiste una giustizia che corre su piani diversi, con indagati di serie A e B. Io mi sento trattato come un indagato di C...Purtroppo Carobbio è attendibile, io no. E questo perché? Perché se collabori dall’associazione a delinquere si passa alla frode sportiva, e tu parli, parli, fino all’infinito. Uno schiaffo serviva per farti aprire bocca, sette per farti smettere. Ma io ho la coscienza a posto, sono andato in tribunale senza avvocati convinto della mia innocenza e quando poi ho chiesto immagini televisive a altre forme di prova mi sono state negate. La Procura mi ha ascoltato 5 minuti d’orologio, l’8 marzo 2012. Vi sembra giusto?». Adesso Gheller farà ricorso al Tnas, poi tornerà ad allenarsi: «Abito nel varesotto, mi aggregherò a qualche squadra. E dal primo febbraio torno a giocare, perché sarò solo io a decidere quando smettere, non altri...».

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IL RICORSO CONTRO I 10 MESI

Conte e lo stop

Il 21 settembre

udienza al Tnas

di MAURIZIO GALDI (GaSport 12-09-2012)

Il Collegio arbitrale del Tnas ha fissato per venerdì 21 alle 12 l'udienza per discutere del ricorso presentato da Antonio Conte contro la squalifica di dieci mesi inflitta dalla Corte di giustizia federale per l'omessa denuncia per AlbinoLeffe-Siena. Ricordiamo che Conte era stato deferito per doppia omessa denuncia, ma la Corte di giustizia federale aveva ritenuto «non provata» quella relativa a Novara-Siena. Il Collegio è costituito dal presidente Massimo Zaccheo, da Guido Calvi (designato da Conte) ed Enrico De Giovanni (indicato dalla Figc).

Come funziona Innanzitutto venerdì si discuterà della richiesta dei legali di Conte della sospensione della squalifica. Il presidente del Tnas (de Roberto) aveva infatti rinviato al Collegio l'esame della richiesta. Terminata questa parte «preliminare», il Collegio è chiamato a chiedere se le parti vogliono arrivare a una conciliazione, se (come prevedibile) fallisce il tentativo ci sono due strade: una prima prevede la rinuncia da parte di Conte e Figc a una nuova udienza e quindi si andrà alla discussione; la seconda potrebbe portare a un aggiornamento dell'udienza con eventuale altro deposito di memorie difensive.

Le memorie Intanto il Collegio ha già preso visione sia dell'appello presentato dai legali di Conte (gli avvocati Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero) che della memoria «resistente» della Figc (degli avvocati Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli). Le parti potrebbero comunque depositare ulteriori memorie. Il lodo arbitrale, cioè la sentenza definitiva, sarà comunque emessa entro il 7 ottobre. È ipotizzabile che dal Tnas possa arrivare uno sconto per la squalifica di Conte.

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Juve, spread record. Valore raddoppiato in due anni.

Camillo Forte - Tuttosport - 12-09-2012

TORINO, 12 settembre 2012 - La Juve vale oro. Ha speso e investito. Ma è tornata a vincere e ad aprire un ciclo di quelli che fanno sballare di adrenalina i tifosi. Da quando Andrea Agnelli, due anni fa, è diventato presidente il club ha svoltato verso traguardi ambiziosi. E adesso, con lo scudetto in bella evidenza sul petto, la squadra è avviata verso altri successi e il suo valore, rispetto a due stagioni fa, è salito in maniera vertiginosa. Più del 100% (102% per l'esattezza) e se non è un record poco ci manca. Inter e Milan, le altre grandi del campionato (come potete vedere dalle tabelle) sono peggiorate sia sotto l'aspetto economico sia sotto quello dei risultati.

INVESTIMENTI Gli investimenti bianconeri, però, sono stati importanti. Perché per costruire grandi squadre bisogna spendere. Ma non sperperare: gli acquisti, infatti, sono sempre stati mirati. Si è puntato, il più delle volte, su giocatori italiani e i pochi stranieri che sono sbarcati non sono costati una folia e hanno fatto la differenza sino a diventare gioielli preziosi corteggiati dai più grandi club europei. Per Vidal , tanto per fare un esempio, il Bayern Monaco è arrivato ad offrire trenta milioni come inizio trattativa. Il che sta a significare che se la Juve non avesse subito detto no la cifra iniziale avrebbe sicuramente subito un'impennata sino a raggiungere una quotazione stratosferica. L'amministratore delegato di corso Galileo Ferraris, però, ha bloccato sul nascere ogni speranza del Bayern Monaco.

LE CIFRE Nelle prime due stagioni di Andrea Agnelli presidente, tra uscite ed entrate, la Juventus ha avuto un passivo di 120,5 milioni. Però sono arrivati tanti giocatori, il movimento si è rivelato continuo e assai produttivo. Non subito, però, considerando che nella prima stagione la Juve ha conquistato un misero settimo posto. Qui ne sono arrivati tanti di giocatori, alcuni non all'altezza della situazione ma bisogna tenere presente che c'era da ricostruire un organico intero dopo il settimo posto di Ferrara-Zaccheroni. Ovvio che sulla quantità qualche intoppo sia stato fisiologico. Ricordiamo Martinez, Motta, Aquilani, Traorè e Krasic . Tanti però i colpi. Il capolavoro di Beppe Marotta è stato portato a termine nella stagione successiva: Caceres , Giaccherini , Lichtsteiner e Marrone . Ma soprattutto Pirlo , Vidal e Vucinic : giocatori, anzi campioni di prima grandezza, che hanno fatto la differenza disintegrando la concorrenza. Vucinic era snobbato a Roma, Pirlo addirittura scaricato dal Milan mentre il cileno piaceva a tutti. Fatto sta che è arrivato subito lo scudetto senza mai perdere una partita, contro tutto e tutti, cancellando in maniera meravigliosa il dopo calciopoli. Di sicuro non va dimenticato il lavoro di Antonio Conte : il grande capolavoro della società è stato quello di richiamare alla guida tecnica l'ex capitano di tante battaglie vinte.

E ADESSO Anche quest'anno, rispetto a Inter e Milan, ci sono stati degli investimenti forti e mirati per mettere a disposizione di Antonio Conte una rosa in grado di di superare con forza l'insidia del doppio impegno campionato-Champions senza perdere di vista la Coppa Italia. Asamoah e Isla sono pezzi da novanta, il ritorno di Giovinco (anche se un po' oneroso) conferma quanto sia forte il settore giovanile della Juventus. L'aspetto più bello è che la Formica Atomica e Marchisio arrivano (addirittura) dalla scuola calcio mentre De Ceglie dal settore giovanile. Campioncini fatti in casa. Nati a pane e Juventus. I tre valgono un tesoro. Il valore dei giocatori bianconeri, in totale, è schizzato verso lalto con una rapidità eccezionale: la rosa attuale dei campioni d'Italia vale 302 milioni.

MILANESI GIU' Le due grandi rivali, Inter e Milan, negli ultimi due anni sono calate molto anche sotto l'aspetto economico della rosa. Hanno venduto tanto, addirittura campioni di prima grandezza per sanare il bilancio. Ed i risultati non sono stati all'altezza. Il Milan è ancora riuscito a vincere uno scudetto mentre l'Inter, dopo il triplete è letteralmente crollata verso la mediocrità. L'attuale rosa rossonera (senza Ibra e Thiago ) raggiunge il valore di 200,5 milioni mentre quella nerazzurra è ferma a a quota 187. Il futuro non promette niente di buono anche se nel calcio può sempre succedere di tutto.

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Il Sole 24ORE 12-09-2012

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Genoa-Siena, stangata della Disciplinare

Deferiti Preziosi, Salucci e 16 giocatori

ROMA - La Procura della Figc ha deferito alla Disciplinare il Genoa, il suo presidente Enrico Preziosi, il dirigente Francesco Salucci e 16 giocatori per quanto avvenuto durante l'incontro di serie A Genoa-Siena del 22 aprile scorso,quando i giocatori rossoblù si erano tolti le maglie e le avevano date a un gruppo di tifosi che avevano interrotto il match contestando la squadra e chiedendo la consegna delle casacche. I tesserati dovranno rispondere alla violazione dell'art. 1 del Codice di Giustizia Sportiva.

La società Genoa dovrà rispondere per responsabilità diretta in relazione alla condotta del proprio presidente e per responsabilità oggettiva in relazione alla condotta del proprio dirigente e dei giocatori. I giocatori deferiti sono Sebastien Frey, Andreas Granqvist, Marco Rossi, Rodrigo Palacio, Giandomenico Mesto, Cesare Bovo, Juraj Kucka, Alberto Gilardino, Davide Biondini, Luis Miguel Pinto Veloso, Jose Eduardo Bischofe, Valter Birsa, Kahka Kaladze, Jorquera Torres Cristobal, Giuseppe Sculli e Luca Antonelli, tutti, all'epoca dei fatti, tesserati per il Genoa. Nel dispositivo si rileva che la Procura guidata da Stefano Palazzi ha avviato l'attività istruttoria dopo aver ricevuto il 13 luglio scorso gli atti di indagine posti in essere dalla Procura della Repubblica di Genova.

Ai giocatori, la Procura contesta di aver «consegnato durante la gara - interrotta a causa di una contestazione, preventivamente organizzata, all'inizio del secondo tempo da un manipolo di sedicenti tifosi - le maglie di giuoco a fronte di una specifica richiesta, cedendo così ad un'illegittima pretesa loro rivolta e di fatto legittimando un comportamento violento, intimidatorio ed aggressivo da parte dei medesimi sedicenti tifosi».

Sculli. In particolare Giuseppe Sculli, secondo la Procura, avrebbe «reso dichiarazioni non veritiere, in quanto a conoscenza dell'organizzazione preventiva della contestazione nonchè della preordinazione dei tumulti per la gara Genoa-Siena, perchè riferitagli direttamente da uno dei capi ultrà della tifoseria del Genoa e per aver poi intrattenuto contatti con alcuni esponenti della tifoseria ultrà locale. Al presidente Preziosi e al dirigente Salucci si contesta il fatto di »aver invitato e, comunque, consentito che i propri calciatori consegnassero le magliette di gioco. Infine, il Genoa deve per rispondere «della violazione dell'art. 4, commi 1 e 2, del Cds, per responsabilità diretta in relazione alla condotta antiregolamentare ascritta al proprio presidente e per responsabilità oggettiva in relazione alla condotta antiregolamentare ascritta al proprio dirigente ed ai propri calciatori».

[ilmessaggero.it]

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la Repubblica SERA 12-09-2012

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Strage di Hillsborough 23 anni dopo:

i 96 morti causati dalle forze dell’ordine

Dopo la tragedia della finale di Fa Cup a Sheffield tra Liverpool e Nottingham Forrest, il governo di Margaret Thatcher cercò di attribuire le responsabilità della carneficina ai tifosi del Liverpool con un'opera di disinformazione e alla complicità del sun. Oggi, però, sono state rese note le carte ufficiali dell'inchiesta. Che raccontano tutta un'altra storia

di LUCA PISAPIA (ilFattoQuotidiano.it 12-09-2012)

La verità sulla strage di Hillsborough arriva dopo 23 anni. Tanto ci ha messo la giustizia inglese – e solo dopo una petizione popolare firmata da oltre 100 mila persone – per rendere pubblici i documenti sulla tragedia del 15 aprile 1989, il giorno in cui 96 tifosi del Liverpool morirono schiacciati contro le transenne o calpestati dalla folla a Hillsborough, lo stadio di Sheffield che ospitava la semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest. Le oltre 400mila pagine – rese note oggi dall’apposito comitato presieduto dal vescovo di Liverpool – assolvono finalmente la tifoseria dei Reds dalla consapevole opera di disinformazione messa in atto dal governo conservatore della Thatcher (che ha operato anche con l’aiuto di quotidiani amici come il Sun) e accertano invece la responsabilità delle forze dell’ordine, sia al momento strage che nel tentativo a posteriori di coprirla falsificando referti e documenti.

Con incredibile e colpevole ritardo, arriva finalmente un riconoscimento anche per i famigliari delle vittime, dopo che per due decenni la verità ufficiale aveva ripetuto loro che la colpa della carneficina era esclusivamente dei loro cari. Tanto che il primo ministro Cameron oggi ha dichiarato: “E’ chiaro che queste famiglie hanno subito una doppia ingiustizia. L’ingiustizia della tremenda tragedia, il fallimento dello stato nel proteggere i loro cari e l’imperdonabile attesa prima di poter scoprire la verità che ha generato l’ingiustizia della denigrazione di chi è morto, di chi sinora è stato ritenuto colpevole della propria morte. Quindi, a nome del governo e del nostro paese, chiedo scusa per quanto è accaduto e non è stato fatto a lungo”.

Quel giorno di aprile, a causa di un’errata gestione del contenimento da parte delle forze dell’ordine che lasciarono entrare nello stadio molte più persone del dovuto, si scatenò un’ondata di panico. Nel fuggi fuggi generale grandi e piccini – il più piccolo aveva 10 anni, il più anziano 67 – rimasero schiacciati contro i muri e le transenne, o morirono calpestati nel tentativo di trovare la salvezza entrando in campo o dirigendosi verso l’uscita. Siccome il putiferio scoppiò in concomitanza con l’inizio della partita (ore 15), la polizia, pensando fosse un’invasione di campo, con una serie di violente cariche compresse ancora di più i tifosi all’interno della Lepping Lane contribuendo a peggiorare la carneficina. Quello che emerge oggi è non solo la mancanza di coordinamento tra le forze dell’ordine, la loro responsabilità nel non aver individuato le cause del problema e nell’aver risposto nel peggior modo possibile. Fino a sottoporre i cadaveri dei bambini al test dell’alcol per dimostrare che fossero ubriachi. Ma anche e soprattutto l’aver falsificato almeno 164 documenti ufficiali che avrebbero provato la loro responsabilità.

Sotto accusa anche i servizi di soccorso, inadeguati e inefficienti. Peggio di tutti fece il medico legale incaricato, che alle 15,15 del pomeriggio – esattamente 9 minuti dopo la sospensione della partita e la contemporanea apertura dei cancelli che consentirono l’inizio del deflusso degli spettatori – decretò la morte per asfissia irreversibile di 94 persone rimaste a terra sugli spalti. Salvo che poi gli esami post-mortem lo smentirono, stabilendo che 28 delle vittime non presentavano alcuna ostruzione cardiovascolare e 31 avevano il cuore e i polmoni in funzione anche dopo l’ondata di panico, ed erano quindi vittima di asfissia reversibile e si sarebbero potuti salvare. Per non parlare di testimoni che dichiararono, inascoltati, di aver visto alcune delle vittime che ancora respiravano dopo le 15,15: l’ora in cui tutti dovevano per forza essere morti. Così quei 94 morirono effettivamente a Sheffield – un ragazzo morì in ospedale 4 giorni dopo e un altro 4 anni dopo in stato vegetativo quando gli staccarono il respiratore artificiale – ma solo per altrui negligenza e approssimazione. Non certo per colpa loro.

Da lì la campagna di disinformazione della polizia, che obbligò giovani reclute a falsificare documenti e testimonianze, e quella governativa, che raggiunse il suo culmine nella pagina pubblicata il 19 aprile dal tabloid conservatore The Sun. Sotto il titolo in prima pagina The Truth (La Verità), il Sun pubblicò un’inchiesta fasulla e passata alla storia su indicazione “di un parlamentare conservatore”, come ammisero poi il direttore e diversi giornalisti. In quelle pagine i tifosi del Liverpool furono dipinti come un manipolo di ubriachi violenti, e finti virgolettati raccontavano che i supporter superstiti avrebbero urinato sui cadaveri o, come sciacalli, si sarebbero avventati sui loro portafogli. Questa è rimasta, fino ad oggi, la verità ufficiale e giudiziaria. Nonostante, fin da subito, un’indagine parlamentare affidata a Lord Taylor – utilizzata poi anche per definire le nuovi leggi in materia di stadi: niente più recinzioni, obbligo dei posti a sedere etc – evidenziò con prove le responsabilità delle forze dell’ordine. Ma nessun processo tra quelli tenuti a vario livello ha mai potuto contare sulle oltre 400mila pagine secretate oggi. Adesso a Liverpool chiedono una sola cosa: che 23 anni dopo una seria indagine e un giusto processo abbiano finalmente luogo.

___

Better Late Than Never

The Hillsborough Independent Panel’s report is authoritative

and devastating. It cannot be the last word on the tragedy

Opinion by THE TIMES 12-09-2012

It took about 45 minutes for a dangerous crush of fans at Sheffield’s Hillsborough stadium to turn into one of the worst peacetime tragedies in British history. It has taken 23 years for the victims’ families to obtain a full and plausible account of why their loved ones died and why so many believed for so long that they somehow brought the calamity on themselves.

No reasonable reader of the Hillsborough Independent Panel’s final report, published yesterday, can believe that any longer. The panel found no evidence of excessive drunkenness or pushing by ticketless fans contributing to the deaths of 96 men, women and children in the central pens of the stadium’s Leppings Lane end on April 15, 1989. It did find compelling evidence of fatal errors and — at best — muddled thinking by emergency services on the day, and of systematic efforts subsequently to scrub the record to limit the damage to the South Yorkshire Police.

This is why the Prime Minister was right to apologise on behalf of the country yesterday for a “double injustice” done to the Hillsborough families; and to call on the Attorney-General, Dominic Grieve, to decide swiftly whether a new inquest should be opened into the disaster. On the devastating evidence now available, it should be.

No one in the police or ambulance crews attending that FA Cup semi-final wished harm on any of the fans. No one deliberately turned a pre-match bottleneck into an appalling scene of mass asphyxiation and improvised triage, in which fans ripped up hoardings to use as stretchers while 42 ambulances were kept outside the stadium. Rather, witnesses spoke of begging police to act, only for them dissolve in tears, paralysed by indecision.

In such circumstances the threshold for reopening a legal process that will be costly and harrowing should be high. But there is too much in the Independent Panel’s report that is both shocking and new, or long-suspected but confirmed for the first time, to let the reckoning end here. It confirmed that an emergency response plan existed for the stadium, but was never executed. It found that paramedics were put to work checking victims’ blood-alcohol levels when they could still have been saving lives. It found that 41 of those who died showed continuing heart and lung function or unobstructed blood flow after 3.15 pm — the point at which the original inquest accepted that all those who perished at the ground were already dead. Most sobering of all, it describes a concerted campaign, in the form of private briefings, redacted statements and stories fed to a Sheffield news agency, to “impugn the reputations of the dead” and save that of the South Yorkshire police. In short, it found a cover-up.

Yesterday the police issued an unreserved apology. So did Kelvin MacKenzie, the Editor of The Sun at the time of its infamous headline and story accusing Liverpool fans of bringing the disaster on themselves. The apologies are much needed. They should strengthen a sense of hard-won vindication among the victims’ families. But they cannot be the last word on the Hillsborough tragedy.

Asked whether the report could lead to criminal prosecutions, the Bishop of Liverpool rightly deferred to the authorities. He also suggested that the panel’s methods had let it work closely with the bereaved in a way that a formal legal process might not allow. This has clearly been valuable for those whom the police failed to protect and then apparently tried to blame, but it is not the same thing as accountability.

The previous Labour Government deserves credit for commissioning this report, as does David Cameron for accepting its findings so swiftly and wholeheartedly. The Attorney-General and the High Court must now follow his lead with similar dispatch. Those wronged by Hillsborough have suffered far too long already.

Modificato da Ghost Dog

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Vittime del Fair play finanziario.

Ora l’Atletico Madrid, ma poi

è il turno delle big europee

Congelamento dei premi per 23 squadre. Ma per Paolo Ciabattini anche le grandi squadre d’Europa rischiano. I casi di Psg, Manchester City, United. Bene Milan e Juve. L’Inter farà fatica

di EMMANUELE MICHELA (TEMPI.it 12-09-2012 )

Dopo un’estate trascorsa a parlare di fair play finanziario, interrogandoci sul suo effettivo valore alla luce delle spese folli di alcuni club milionari, ieri la tanto attesa regola della Uefa ha fatto le sue prime vittime: 23 squadre sono state infatti punite tramite il congelamento dei premi per la partecipazione alle coppe europee. Tra queste spiccano l’Atletico Madrid fresco vincitore della Supercoppa Europea, il Malaga abbandonato dallo sceicco Al Thani, i siberiani del Rubin Kazan, i portoghesi dello Sporting Lisbona e tante squadre dell’est Europa. La loro colpa? Il mancato pagamento di alcuni debiti arretrati. Platini ha fatto capire che non scherza, lanciando un segnale a tutti i club europei. «Ma per le grandi squadre bisognerà attendere un anno e mezzo prima di vedere se verranno colpite». Paolo Ciabattini, ex procuratore di calcio ed autore del libro Vincere col fair play finanziario, legge con tempi.it queste prime misure adottate dalla Uefa.

Ciabattini, il fair play finanziario inizia a fare le sue vittime.

Sì, ma non sono le prime. Ricordiamoci del Besiktas escluso dalle Coppe europee già a maggio (con sentenza confermata dal Tas) e l’Aek a inizio settembre. Queste 23 invece, tra cui ci sono anche pesci medio-grossi come Malaga e Atletico Madrid, una russa o una portoghese, sono quei club che non hanno rispettato la prima regola del fair play finanziario, ovvero quella relativa ai debiti, che prevede non ce ne siano di scaduti. Così, ecco le prime sanzioni: sono stati congelati i premi di partecipazione alle coppe, richiedendo ai club di rientrare entro fine mese. È solo una cosa d’avvertimento, ma fa capire che questi regolamenti vengono applicati eccome dalla Uefa.

Eppure quest’estate c’è stato chi ha fatto spese folli senza alcun ritegno. Come ha visto i trasferimenti d’oro del Psg? Per loro sembra che queste regole non esistano?

È vero, ma noi sappiamo che sono due le grandi regole del fair play finanziario. E il Psg può essere colpito dalla seconda, quella relativa al pareggio di bilancio: questi grandi club che hanno alle spalle un super-mecenate non rischiano di rimanere colpiti dal sistema dei debiti. E così i loro conti verranno controllati solo tra un anno e mezzo, quando terminerà il secondo periodo di controllo stabilito dall’Uefa per il fatidico pareggio di bilancio. Per quanto riguarda il Psg, se si considera il conto economico di un club di calcio, è facile tirare le somme: i costi predominanti, quasi l’80 per cento, sono gli stipendi e gli ammortamenti, che si determinano durante la campagna acquisti. Al termine quindi di questa, si può già fare una stima consistente del bilancio finale. Poi ci sono i ricavi, più difficili da stimare perché dipendono anche dai cammini nelle coppe europee. Ho fatto comunque una stima per Psg e Manchester City: se anche vincessero la Champions le perdite sarebbero clamorosamente ingenti. I prossimi step importanti da guardare saranno a brevissimo l’approvazione dei bilanci del 2012: questi club li approveranno a settembre-ottobre, quindi ci siamo. E sarà importante guardarli anche per capire se saranno stati applicati quegli escamotage di cui qualcuno parla per aggirare il fair play finanziario.

Come le sponsorizzazioni gonfiate…

Sì, ma se i club hanno provato a farlo si vedrà a breve. Ad esempio il City: se, dopo aver chiuso l’ultimo bilancio con 225 milioni di perdita, il prossimo ottobre dovessero arrivare in pari, qualcosa di sospetto c’è, e la Uefa se ne accorgerebbe. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni gonfiate, è il modo più facile cui tanti fanno riferimento per aggirare i controlli, sfruttando società o marchi collegati alla proprietà stessa del club. Però ci sarebbero due controlli: uno è il fair value, cioè il corretto valore di mercato. Cioè nel momento in cui una parte correlata a una data società è protagonista di una transazione verso quest’ultima, deve avvenire ad un valore di mercato. Il Manchester City ha fatto ad esempio un contratto decennale da 400 milioni per la sponsorizzazione di maglie e stadio con la Etihad: sono quindi 40 all’anno. Se 10 sono per il naming dello stadio, i restanti 30 possono risultare troppo gonfiati per la maglia, e quindi la Uefa potrebbe intervenire. E oltre al fair value, c’è il valore globale del marchio: più di un certo tot un club non può valere in termini di sponsorizzazioni.

Rimanendo in Inghilterra, il buco mastodontico su cui vive ormai da 7 anni il Manchester United come riesce a passare i controlli?

Lo United è un caso spinoso: il conto economico relativo all’area sportiva dei Red Devils è perfetto. In realtà ha un debito che era verso le banche, che però ora è stato comprato tramite le obbligazioni vendute a privati con la quotazione in borsa. Questo debito non si è creato con spese sconsiderate, ma perché i Glazer nel 2005 hanno comprato la squadra con un’operazione di leverage buyout, dove il futuro proprietario di una società acquista lo stesso indebitandosi, e dando come garanzia alle banche gli asset stessi del club. Questo debito viene quindi ripagato coi guadagni del club stesso in campo sportivo. Le obbligazioni sono quindi un debito, che alla scadenza va rispettato: quando scadranno lo United dovrà rimborsarle, o rinnovarle.

Tra le prime penalizzate mancano squadre italiane. Ci stiamo comportando bene quindi?

Sì, ma le grandi non hanno problemi di debiti insoluti, quindi bisogna aspettare i termini del regolamento sul pareggio di bilancio. Il Milan ha fatto molto bene, la Juve si giova dei ricavi dello stadio e del ritorno in Champions League. l’Inter ha fatto bene, ma farà comunque fatica: nel 2011 ha fatto 85 milioni di perdita, cifra che potrebbe essere simile anche nei conti dei due anni successivi, seppur quest’anno ci siano delle plusvalenze diverse. Gli scorsi anni se ne sono andati Balotelli ed Eto’o, quest’anno nessuno. Ciò vuol dire che è riuscita a rimanere in questi parametri solamente con la riduzione delle spese. C’è ancora molto da fare: nel 2007 aveva una perdita di 216 milioni, al prossimo anno deve arrivare a 45.

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Petrucci: "Calcio alla svolta"

Lega di A, ipotesi Paolillo

Fulvio Bianchi - Spy Calcio - Repubblica. it -12-09-2012

L'Olimpiade di Londra che ha portato una medaglie in più rispetto a Pechino, il successo strepitoso dei Paralimpici, e il suo basket: Giovanni Petrucci, n.1 dello sport italiano sino al prossimo 19 febbraio, ha passato una buona estate e appena rientrato da Londra si è dedicato al suo Comune, San Felice Circeo. E' sindaco, i problemi sono tanti. Ma non per questo ha trascurato lo sport: a Chianciano e Cernobbio ha avuto importanti incontri politici (non solo col suo amico Casini) perché a fine anno incombe la Finanziaria. E il mondo dello sport non è, non può essere tranquillo. Ci sono le elezioni delle Federazioni (e almeno 5-6 presidenti, se non di più, cambieranno) e c'è il timore di altri tagli al finanziamento del Coni, già sceso a 410 milioni. I segnali però, almeno per ora, sembrano incoraggianti. Forse stavolta il Coni non dovrà fare ulteriori sacrifici. E' presto per dirlo, ma c'è abbastanza ottimismo. E le medaglie aiutano. Mercoledì prossimo tutti al Colle, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il suo secondogenito, il professore universitario Giulio, appena rientrato dalla vacanze, dovrà intanto occuparsi di sport, e non è certo la prima volta. Il Coni l'ha incaricato, come commissario ad acta, di mettere ordine alla Figc. Saltato infatti l'accordo per lo statuto, le quote del consiglio federale dovrà farle Napolitano jr. Ha spiegato Petrucci: "Io non voglio dare lezioni ma devo dire al mondo del calcio che siamo veramente ad una svolta: ci sarà un commissario ad acta. Una Lega (riferimento alla Lega Pro di Macalli, ndr) ha detto che il Coni non può intervenire: io dico che interverrà perché il commissario ha tutti i poteri per decidere. Stia sereno il mondo del calcio che è benissimo rappresentato da Abete, quelli che stanno dietro (sempre Macalli, ndr) tengano conto che le regole le fanno la Federazione e il Coni e gli altri devono rispettarle". Come finirà? Cosa deciderà Napolitano jr? Di sicuro non toglierà l'unico posto in consiglio agli arbitri. Figuriamoci: rischierebbe uno sciopero... E allora? Probabile che dia tre consiglieri alla Lega di A, 1 alla B e due alla Lega Pro. Macalli ora ne ha quattro ed è disposto a scendere al massimo a tre: darà battaglia, di sicuro, anche perché sostiene che il commissario ad acta non può decidere sulla ripartizione. Petrucci, a Sky, ha parlato di tutto: "Complimenti alla scherma, la Federnuoto ha le spalle larghe. Bravo anche il presidente del ciclismo Di Rocco (hanno fatto pace, ndr). I Paralimpici hanno abbattuto le barriere, il sogno adesso è avere Olimpiadi e Paralimpiadi assieme". Petrucci ha elogiato addirittura la Lega di serie A: "La buona volontà sta ritrovando la strada. Il monte ingaggi è ancora alto ma ci sono società che si stanno mettendo a posto: un plauso al Napoli, alla Lazio, all'Udinese, a tutte le società sane". Si sta lavorando, ai vertici dello sport, per riportare serenità nel calcio: per questo Giancarlo Abete aspetta ancora a sciogliere la riserva (ma si candiderà di sicuro il 19 dicembre). Il nodo è la Lega di serie A: attenzione, però ai segnali. Andrea Agnelli è entrato nel board dell'Eca (European Club Association) dove l'Italia è già rappresentata dal primo vicepresidente Umberto Gandini (Milan). A questo punto, il presidente della Lega, al posto di Maurizio Beretta, potrebbe diventare Ernesto Paolillo, ex ad dell'Inter ed ex membro del board dell'Eca (sostituito appunto da Agnelli). E in consiglio federale, con Claudio Lotito (chi lo tocca?), potrebbe trovare posto Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli. I "giochi" sono aperti.

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ilRisvolto

NELLA SPAGNA IN PROFONDA CRISI

IL REAL FA ANCOR PIU' RICCO RONALDO

di FILIPPO MARIA RICCI (GaSport 13-09-2012)

Il Real Madrid ha pagato 40 milioni per strappare Luka Modric al Tottenham, e ora si appresta a far tornare il sorriso sul volto corrucciato della sua prima stella, Cristiano Ronaldo, con un ritocco milionario.

I club spagnoli devono al fisco del Paese 673 milioni di euro, e hanno storto il naso (14 voti contro, 27 a favore dell'accordo) quando il governo ha proposto loro di spalmarli da qui al 2020.

La Spagna è l'unica nazione del G5 calcistico (considerando gli altri membri Italia, Germania, Inghilterra e Francia) ad avere squadre (due, Atletico Madrid e Malaga) nella lista nera divulgata l'altro ieri dalla Uefa, quella dei 23 club (di 13 nazioni, la maggior parte della periferia calcistica) i cui premi guadagnati nelle competizioni continentali resteranno congelati fino alla chiusura delle inchieste relative a debiti accumulati nel recente passato. Un anno fa la stessa Uefa lasciò il Maiorca, qualificatosi sul campo, fuori dalla Europa League per problemi economici.

Diverse facce della stessa medaglia, quella di un Paese in profonda crisi che molto faticosamente sta arrendendosi all'idea che il calcio non solo non è un'isola felice ma soprattutto non può vivere in una bolla dorata ottenendo privilegi che i cittadini non possono nemmeno sognare.

Le banche hanno chiuso i propri rubinetti, sempre generosi, alle nuove richieste di prestiti di Real Madrid e Barcellona. Il mercato calcistico si è chiuso con una spesa complessiva di 132 milioni di euro, poco più di un terzo dei 384 milioni spesi un anno fa. Ecco perché ci permettiamo di dire che il Madrid non sta dando il buon esempio.

Già favorito (come il Barça) da una divisione assurda dei diritti tv, 140 milioni alle due grandi, 12 squadre che prendono tra i 12 e i 14 milioni, il Real con le operazioni Modric e Ronaldo sembra distanziarsi dalla realtà: il portoghese ha un contratto per altri 3 anni da 10 milioni netti a stagione, firmato con piena facoltà di intendere e di volere nel 2009.

Ora sente di meritare di più, chiede un aumento in maniera teatrale e per certi versi oltraggiosa (la tristezza è sentimento serio) e subito alla Casa Blanca si mostrano disposti ad accontentarlo con un aumento che farà quasi raddoppiare il costo lordo dello stipendio di Ronaldo. Un gesto da sceicchi, in un Paese con quasi 6 milioni di disoccupati.

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laRovesciata di ROBERTO BECCANTINI (GaSport 13-09-2012)

Guerre e veleni

in campo e dintorni:

il solito manicomio

Premiazioni saltate, partite sulla sabbia

poltrone, giustizia. C’è di tutto e di più

Se il buon giorno si vede dal mattino, seguitemi: l’11 agosto a Pechino, in occasione della Supercoppa, il Napoli sconfitto disertò la premiazione; il 2 settembre a Ponte a Egola, frazione di San Miniato (provincia di Pisa), in serie D, si presentarono, addirittura, due Riccione. Proprio così: due squadre della stessa società (sic); sempre il 2 settembre, al San Paolo, Napoli-Fiorentina è stata giocata sulla sabbia e a Quartu Sant’Elena, stadio Is Arenas, Cagliari-Atalanta è stata disputata a porte chiuse non già per squalifica del campo, ma per squalifica dello stadio-cantiere. Questo, senza dimenticare gli sviluppi a singhiozzo di Scommessopoli, le tre o quattro velocità che il superprocuratore Stefano Palazzi alterna da un processo all’altro, il caso Conte, il caso Lotito (riammesso in Consiglio federale nonostante una condanna penale di primo grado), il caso Vieri-Telecom-Inter, e l’anomalia congenita della Lega di Serie A, il cui presidente, Maurizio Beretta, ha promesso di dimettersi ma non si dimette mai, anche se continua a prometterlo.

Il solito manicomio. Una volta, ci avrebbe pensato Josè Mourinho a distrarci, sequestrando il palco e sparando a tutto volume i suoi comizi. Siamo nudi e incavolati: la Liga scomparsa dai palinsesti di Sky (por qué?) ci ha tolto l’ultimo tanga. Dobbiamo arrangiarci da soli, in bilico perenne fra etica ed etichetta.

Cambiando argomento: bei tempi, quando il Milan Lab era la terra promessa dei quadricipiti: ti infortunavi, ci andavi, Jean-Pierre Meersseman ti toccava e oplà, ciao ciao male. Improvvisamente, si presentò un certo Pato: e nulla fu come prima.

Guerra Juventus-Inter, guerra Juventus-Abete, guerra Fiorentina-Juventus, guerra Allegri-Galliani, guerra Pagnozzi-Malagò: ho dimenticato qualcuno, qualcosa? Sì: Vialli-Zeman. A proposito delle scaramucce tra Fiorentina e Juventus. La rivalità, che risale all’epoca di Boniperti e Zeffirelli, è stata rilanciata dal pasticcio Berbatov. Se fosse finito da Marotta, avrei capito lo scorno e la collera. Ma il bulgaro ha scelto il Fulham, e così, in un certo senso, è stata proprio la Juve a salvare i Della Valle da una figura non precisamente «glamour». E poi non è che fra guelfi e juventini siano sempre volati stracci: nella bollente estate del «Tar West» 2003, alla proposta politica di riportare la Fiorentina dalla C-1 alla serie B per meriti «commerciali», Antonio Giraudo, amministratore delegato di Madama e consigliere federale, oppose un fiero e sdegnato sì. La curva Fiesole non insorse.

Nel frattempo, Luca Toni è tornato a Firenze e Marco Borriello al Genoa. Lasciata la presidenza del Coni, Petrucci tornerà alla Federbasket, dalla quale era partito per arrivare al Coni. Siamo un Paese strano: ubriachi di futuro, dimentichiamo il presente o lo confondiamo con il passato, rifugiandoci nel limbo delle minestre riscaldate, la ricetta più comoda. In attesa delle elezioni (Leghe, Federazioni, Coni), ribadisco il concetto:meglio il confronto sul campo che un consenso barattato. Ricordo la vittoria di Michel Platini su Lennart Johansson in ambito Uefa. Rammento, alla Fifa, i successi di Joseph Blatter contro nessuno. Non c’è emozione, non c’è paragone.

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la storia

Viaggio nella Siena degli squalificati

La «figu» di Carobbio diventa un teschio

I tifosi contro il «pentito» e in difesa di Terzi e Vitiello che vanno sempre allo stadio

di FRANCESCO VELLUZZI (GaSport 13-09-2012)

Nella sede dei «Fedelissimi» la figurina di Filippo Carobbio è coperta da un post-it giallo in cui è disegnato un teschio e sotto c'è scritto «a morte». Il centrocampista bergamasco è stato uno dei protagonisti della squadra che, con Antonio Conte allenatore, nel giugno 2011 è tornata in Serie A. Ma la tifoseria organizzata, che martedì ha organizzato una cena in onore di Serse Cosmi e del ds Stefano Antonelli, Carobbio non lo vuole più vedere. Dagli all'untore... urla la Siena del calcio. Ma come? Davanti a una sentenza che inguaia società e calciatori? Davanti a penalizzazione e squalifiche? L'omertà resiste. E la gente si schiera coi suoi giocatori senza dubitare neanche un po': «Se scoprissi che Carobbio torna nel calcio andrei a parlargli, lo vorrei guardare in faccia», dice, furibondo, Antonio Degortes, il figlio del mitico Aceto che gestisce un bel locale, ma è un socio dei «Fedelissimi». «In tutta questa storia per noi il colpevole è Carobbio. Crediamo in Vitiello e Terzi e pure in Conte perché conosciamo le persone». «Vitiello era legatissimo a Carobbio, non meritava di essere trattato così. Due famiglie sono state rovinati», aggiunge Lorenzo Mulinacci, il presidente del club. Cala un po' di freddezza quando si chiede ai tifosi cosa pensano del presidente Mezzaroma che sembra sempre pronto a lasciare anche perché il nuovo centro sportivo rimarrà un sogno. «Siamo del Siena». Questa la risposta. Ma gli abbonati non sono calati più di tanto, nonostante le squalifiche, la penalizzazione, l'addio di Sannino, un po' di sfiducia: erano 7623 nello scorso campionato, sono circa 6900 finora. «Noi non molleremo. La salvezza stavolta è un'impresa che rasenta l'impossibile, ma abbiamo fiducia in Cosmi». E nel nuovo ds che si è approcciato bene: «Antonelli ha venduto bene, era l'unica strada. L'unico cruccio? Non aver preso un sostituto di Destro all'altezza». Con Bendtner era fatta: «Poi è arrivata la Juve, non potevamo competere», spiega Antonelli. Che spera in un «regalo» della Juve a gennaio. Bendtner giocherà poco.

Vitiello e Terzi Dalla sede del club al campo di Colle Val D'Elsa c'è mezzora di strada. Nicola Belmonte, Marcelo Larrondo, Claudio Terzi e Roberto Vitiello la percorrono ogni giorno, attraversati da pensieri tremendi. Larrondo tornerà a dicembre: «Ho prolungato le vacanze», sorride. Terzi e Vitiello (squalificati per 3 anni e 6 mesi e 4 anni) vedono il baratro, ma non si arrendono. E quando gli chiedi se hanno pensato alla possibilità di un nuovo lavoro cominciano a parlare, è difficile fermarli, conoscono gli atti a memoria. Hanno reagito urlando dappertutto la propria innocenza: «Speriamo nel Tnas, abbiamo molta fiducia. Per ora ci aiuta Cosmi, una persona incredibile». Serse fa fatica a non commuoversi, sa cos'è il dolore, di storie ne ha viste tante, è padre di un ragazzo della loro età. «Io non li abbandono». Neppure loro mollano. Si allenano più forte degli altri, con quella rabbia che Cosmi chiede a tutti: «A un altro lavoro proprio non pensiamo, sul campo torneremo».

La squadra Da uno psicologo o da uno psichiatra non sono ancora andati: «Col dottore, però, parliamo tanto, con le nostre compagne sempre». «Io ho perso il papà il giorno della sentenza, è stato terribile. Ma mi faccio forza e la domenica vado allo stadio a tifare per i compagni. La gente mi ha capito e mi applaude. Il calcio non è marcio, sono marci Gervasoni e Carobbio. Carobbio vorrei vederlo e guardarlo negli occhi», racconta Terzi. «La domenica è il giorno più brutto. Ma allo stadio ci vado pure io. E guardo il calcio in tv. Per me questo mondo non è brutto. Il pallone è la mia vita. Sono nato umile e modesto, giocando in strada a Torre del Greco. Drascek, mio amico da anni, l'ho incontrato in una hall di un hotel davanti a tanta gente che sentiva. Che potevo organizzare? C'è la fede che mi sostiene. Vado a messa la domenica, come facevo quando giocavo, e prego tanto». I compagni sono con loro: «Carobbio non lo abbiamo più visto e sentito, con i compagni usciamo sempre insieme», dice Del Grosso. Sono tutti attorno a loro. Il momento è difficile, e i rischi, in caso di squalifica confermata, sono enormi. «Ma tutti ci capiscono — dice Vitiello — La cosa più bella sono state le lacrime di D'Agostino. Piangeva come un bambino. Non lo dimenticherò mai».

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Zeman in testacoda

«Abete nemico del calcio»

Poi: «Non ce l'ho con lui»

Il tecnico della Roma: «Il pallone fuori da finanza e politica». Ma in

serata la retromarcia: «Mi riferivo al sistema». Rischia il deferimento

«Ci sono dei progressi, ma più per paura». Il club contatta la Figc per un chiarimento

di MASSIMO CECCHINI (GaSport 13-09-2012)

L'Angelo Vendicatore ha sguainato ancora la sua spada, ma stavolta ha dovuto rinfoderarla in fretta. Un incidenti di percorso, ovvio, che comunque non ha impedito a Zdenek Zeman di rubare la scena ad una Roma impegnata in continui e serrati confronti politico-istituzionali per il miglioramento dell'hospitality dell'Olimpico e per l'individuazione dell'area destinata al nuovo stadio. Ma il danno era fatto, visto che l'allenatore — in una intervista che sarà in edicola domani con «Sette», supplemento del Corriere della Sera — alla domanda se andrebbe a cena col «nemico» Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, risponde sereno: «Perché no? Abete non è nemico mio. È nemico del calcio».

Dirigenza irritata Inutile dire come la bufera sia scoppiata subito. Grande come l'irritazione della dirigenza per una sovraesposizione inutile e lo stupore della Figc per essere stata presa di mira senza alcuna ragione specifica. Non a caso lo stesso Zeman ha chiesto che la Roma si mettesse in contatto con Via Allegri spiegare la sua posizione, cosa che ha portato in serata a un comunicato in retromarcia. «Quanto dichiarato non era riferito alla persona del presidente della Figc, ma al sistema calcio nel suo complesso, che negli ultimi anni ha perso occasioni importanti per riformarsi». Questo, però, potrebbe non stoppare un possibile deferimento dell'allenatore, la cui presa di posizione ieri ha persino diviso la tifoseria giallorossa. I perplessi infatti mugugnavano: non è che poi con tutte queste sparate ce la faranno pagare sul campo?

Le parole di Moratti Nell'estratto dell'intervista, poi, Zeman aggiungeva: «Il calcio dovrebbe puntare su serietà e impegno. C'è qualche miglioramento, ma temo che sia più paura di essere scoperti che per convinzione. Servono più esempi positivi». Insomma, il pallone «dovrebbe essere semplicità. Bisogna vincere dimostrandosi superiori sul campo e non fuori dal campo». E su Massimo Moratti che in passato lo aveva corteggiato dice freddo: «Molte parole, ma poi bisogna vedere se ci sono le condizioni per lavorare bene. E non parlo di giocatori da acquistare».

Via dalla Borsa La Roma, perciò, dovrebbe rappresentare il suo habitat naturale, ma è proprio così? Il dubbio è lecito, visto che il boemo è critico anche sul rapporto tra le società di calcio e la Borsa. «Non dovrebbero essere quotate, e i risultati mi danno ragione. Il calcio deve stare fuori dalla finanza e dalla politica». Affermazione ricca di buon senso, se il suo club non fosse controllato al 40% da un istituto di credito di dimensioni internazionali. Non a caso il commento off records che proviene da ambienti UniCredit è ironico: ma Zeman lo sa che la Roma è quotata in Piazza Affari (ancora per poco, ndr) e che, visto l'assetto proprietario, parte del suo stipendio arriva da quella banca che fornisce anche un proprio uomo anche alla presidenza di Lega? Chissà. Forse non se ne sarà accorto. Oppure pensava di essere rimasto ad arringare dalle nobili e donchisciottesche tribune di Pescara.

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RETROSCENA

La dirigenza gli ha

chiesto basso profilo

di MASSIMO CECCHINI (GaSport 13-09-2012)

Per ora non si sono messi a pregarlo in ginocchio, ma non è da escludere che la prossima mossa sia questa. Stiamo scherzando, ovvio, ma una cosa è certa: alla Roma le polemiche innescate da Zeman non fanno piacere. Anzi. E la cosa gli è stata fatta presente fin dalle prime uscite pubbliche, quando nel mirino era finita soprattutto la Juve. Ma i consigli sono stati tutti rispediti al mittente. «Lui fa come vuole — sussurrano sconsolati a Trigoria — però così si incendia una piazza che non ne ha bisogno». D'altronde l'allenatore sa che la cassa di risonanza offertagli da questi argomenti è superiore a qualsiasi invenzione tattica e così prosegue nel suo stile, mettendo in imbarazzo una società che sta stabilendo rapporti sempre più solidi col mondo politico-finanziario e cercando nel contempo di disinnescare i possibili focolai di violenza. Eppure il messaggio del club è semplice: questa non è Zemanlandia (termine infatti poco gradito), ma la Roma «made in Usa», cioè rinnovata anche nella capacità d'interagire con altri club e istituzioni. Non a caso appena un anno fa la dirigenza aveva persino promesso di non parlare più degli arbitraggi. Ma non aveva fatto i conti con Zeman, naturalmente.

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Il tesoro è in Svizzera

Così riciclavano

i fiumi di denaro

delle combine

Da Berna è stata chiesta una maxi rogatoria

Il conto segreto riconduce a un giocatore

italiano «importante» già indagato a Cremona

Le novità della Procura elvetica confermano la pista «transnazionale»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 13-09-2012)

Il tesoro sarebbe custodito in Svizzera, come da tradizione. Un tesoro alimentato negli anni da un flusso costante di denaro e legato a doppio filo con scommesse e combine. Non solo, la Procura di Berna-Mittelland è convinta che dietro ci sia la criminalità organizzata: le modalità fanno pensare al riciclaggio. Al centro di questa brutta storia ci sarebbe un calciatore italiano che fonti investigative definiscono «importante». Il conto segreto riconduce a lui. E gli indizi non finiscono qui. Ha già avuto problemi con la giustizia per fatti simili: è indagato a Cremona per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Insomma, il cerchio si restringe notevolmente, ma lascia lo stesso aperte molte porte. A breve il nome sarà noto: i magistrati svizzeri hanno chiesto di sentirlo, insieme con altre 5 persone. È probabile che il giocatore sia convocato dagli uomini della squadra mobile di Cremona e dello Sco di Roma per rispondere alle domande del gip Salvini, alla presenza quasi scontata del procuratore capo Di Martino. Le novità svizzere rafforzano la pista italiana legata a un'organizzazione «transnazionale» in grado di spostare capitali importanti da una parte all'altra del mondo, poi utilizzati per le combine.

Punti di contatto Ma Berna non si è limitata a chiedere l'interrogatorio del calciatore. Da fonti attendibili si apprende di una maxi rogatoria per avere quasi tutti gli atti, intercettazioni comprese. Migliaia e migliaia di pagine, da spulciare evidentemente alla ricerca di altri punti di contatto tra le due inchieste. L'ipotesi è la stessa che da tempo sostengono diverse procure italiane: combine e scommesse hanno attirato l'attenzione della criminalità organizzata. Non si tratta solo di lucrare attraverso le partite taroccate, ma soprattutto riciclare fiumi di denaro nel modo più semplice. Ci sarebbero vari strati per rendere difficile l'individuazione dei registi di queste operazioni spericolate.

Il ruolo dei giocatori I primi a essere scoperti, secondo chi indaga, sono proprio i calciatori. Utilizzati per ovvie ragioni, corruttibili in modo semplice e indispensabili per avere certezze sui risultati. Salendo c'è una prima «eminenza grigia» composta dai finanziatori e persone facoltose. Spesso sono loro ad agganciare i giocatori, coinvolgendoli prima nelle scommesse per poi trascinarli al passo successivo (gli illeciti). L'inchiesta di Bari sta proprio portando alla luce questo tipo di sistema. Risalendo ancora si arriva alla criminalità che gestisce direttamente le agenzie di bookmaker e si muove tramite «persone fidate». Che possono essere anche calciatori. Sarebbe il caso in questione.

Altri sospetti e Gegic Il giocatore «importante» avrebbe aperto il conto (forse attraverso un prestanome) dove sono transitate somme elevate e di provenienza sconosciuta. A Berna non hanno dubbi: si tratta di riciclaggio. E dentro ci sono i proventi delle combine. Ecco il perché della rogatoria con richiesta d'interrogatorio. Un passo che potrebbe preludere a qualcosa di più serio. Non solo, visionare quasi tutti gli atti può voler dire una cosa: si stanno cercando nuovi punti di contatto e forse altri giocatori invischiati nello stesso giro. Non resta che attendere gli sviluppi nei prossimi giorni. Quando tra l'altro dovrebbe finalmente costituirsi il latitante Almir Gegic. A Cremona tutto è pronto per accoglierlo.

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Scommesse, caccia al tesoro in Svizzera

Inchiesta a Berna per riciclaggio: i soldi sul conto di un calciatore italiano

Nuovi sviluppi attesi dal ritorno imminente di Gegic in Italia. È gelo tra gli inquirenti e la Figc per la gestione dei processi

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 13-09-2012)

Seguendo i soldi, inevitabilmente si arriva in Svizzera. E anche la storia sempre più ingarbugliata del calcioscommesse italiano non è sfuggita alla regola. Così nessuno si è stupito quando, nei giorni scorsi, al tribunale di Cremona è arrivata una maxi rogatoria internazionale avviata dalla procura di Berna Mittelland. Un po´ più di stupore c´è stato quando gli investigatori, leggendo quel documento, hanno capito su cosa stanno indagando i magistrati elvetici: il tesoro del calcioscommesse. La cui forma giudiziaria è quella di un gigantesco caso di riciclaggio, un fiume di euro in transito per la Svizzera attraverso il conto corrente di un giocatore italiano («un giocatore di un certo prestigio, già coinvolto nelle nostre indagini», riferisce una fonte attendibile).

Principale strumento di questo riciclaggio, secondo l´ipotesi della procura elvetica, le scommesse sulle partite combinate in Europa e, in particolare, in Italia, dove l´organizzazione internazionale individuata nell´inchiesta della procura di Cremona era particolarmente attiva. Dopo aver studiato attentamente le carte delle indagini italiane - stando a quanto è stata possibile ricostruire - gli svizzeri hanno avviato una serie di accertamenti su alcuni "personaggi chiave" e avrebbero osservato un movimento alquanto anomalo su un conto cifrato riconducibile al «giocatore di un certo prestigio». Giocatore che nei prossimi giorni verrà interrogato dagli uomini della squadra mobile di Cremona e dello Sco di Roma, guidati dal giudice per le indagini preliminari Guido Salvini. All´interrogatorio, con ogni probabilità, parteciperà anche il procuratore capo Roberto Di Martino, particolarmente interessato ad una indagine che di fatto conferma l´intera intuizione investigativa iniziale, quella di un´organizzazione "transnazionale" in grado di muovere giganteschi capitali in giro per il mondo per poi investirli (e spesso anche "pulirli") attraverso le partite combinate in Italia.

La rogatoria bernese non sarebbe l´unico nuovo spunto dell´indagine "cremonese". Nei prossimi giorni è infatti atteso il ritorno in Italia di Almir Gegic, il "numero due" degli zingari, il braccio destro di Hristian Ilievsky. Le sue dichiarazioni potrebbero essere assai importanti, secondo i pm, e riaprire molte posizioni - anche di primo piano, con squadre e giocatori di serie A - oggi considerate chiuse. Quasi tutti i "de relato" di cui sono piene le dichiarazioni dei pentiti Filippo Carobbio e Carlo Gervasoni hanno infatti proprio Gegic e gli "zingari" come fonte originaria. A proposito di Gervasoni e Carobbio c´è infine da registrare un certo "fastidio" da parte degli inquirenti «per il modo contraddittorio e parziale» con cui la giustizia sportiva ha trattato le loro dichiarazioni durante i numerosi processi sin qui svolti. Processi dai quali i due pentiti - che continuano ad essere ritenuti attendibili, a livello penale - sono usciti indeboliti.

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Scandalo scommesse

Il capo degli «zingari» pronto a costituirsi a Cremona

di GILBERTO BAZOLI & FRANCESCA MORANDI (Libero 13-09-2012)

Pare che stavolta si sia davvero stancato di essere un fuggiasco: Almir Gegic, il capo degli “zingari”, sarebbe pronto a costituirsi e dire la sua verità sul Calcioscommesse. In questi mesi Gegic, che ha concluso la sua carriera in Svizzera (nel Chiasso) dopo aver giocato anche in Italia, avrebbe vissuto in una località di montagna semisperduta della Serbia, dov’è nato. Un autoesilio per niente dorato. Lo slavo ha un ruolo centrale nelle inchieste della procura di Cremona. Basta leggere quello che di lui scrive il gip Guido Salvini nell’ordinanza: «Gli “zingari” erano capeggiati da Gegic, ed erano caratterizzati da un “modus operandi” costante nel senso che provvedevano ad anticipare le somme per la corruzione dei calciatori che venivano contattati personalmente, a volte con esibizione delle “mazzette” loro destinate, e prediligevano partite di serie A o al più di serie B». Gegic ha disseminato decine di insinuazioni nelle interviste concesse durante quasi un anno e mezzo di latitanza. «Le scommesse sono una malattia - ha detto in un’occasione -. E in Italia il virus è in tutte le squadre, serie A compresa. Anzi, ancora non avete visto nulla». È anche vero che negli ambienti investigativi l’eventuale arrivo di Gegic non sembra suscitare particolari sussulti. Intanto, il ministero pubblico federale svizzero ha chiesto alla procura di Cremona buona parte degli atti dell’inchiesta. La magistratura elvetica, che ipotizza il reato di riciclaggio, indaga su un calciatore italiano tuttora in attività il cui nome era già emerso nelle precedenti indagini.

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Si tolsero tutti le maglie

Preziosi e Genoa deferiti

Il club rischia una piccola penalizzazione o una forte multa,

i giocatori un'ammenda. E' di Sculli la posizione più grave

«Con il Genoa due pesi e due misure. Non ci sto a essere ċornuto e mazziato»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 13-09-2012)

«Si tratta di un caso senza precedenti, che farà sicuramente giurisprudenza, con l'aggiunta del deferimento di massa per quasi tutta la rosa della prima squadra del Genoa», Mattia Grassani, l'avvocato della società ligure e del presidente Enrico Preziosi sintetizza così la decisione della Procura federale, di portare a giudizio sportivo sedici calciatori, la società, il presidente e il team manager. E il presidente Preziosi tuona: «Ora basta perchè con il Genoa vengono sempre usati due pesi e due misure, guardate cosa era accaduto nel derby a Roma perchè si erano inventati un morto e nessuno li ha deferiti. Non accetto di essere mazziato e ċornuto perchè se le forze dell'ordine hanno usato il buon senso anche noi in campo lo abbiamo fatto». Davanti alla Disciplinare e poi alla Corte di giustizia federale sarà un altro maxiprocesso, ma questa volta non c'entra il calcioscommesse, ma il rispetto della «maglia».

I deferimenti I fatti sono noti a tutti: all'8' del secondo tempo della partita Genoa-Siena un gruppo di ultrà entrò nei distinti e chiese ai calciatori di togliersi le maglie. I calciatori cominciarono a farlo e Sculli andò poi a parlare con i capi ultrà e la contestazione non ebbe ulteriori sviluppi. Poi fu il caos. Chi aveva dato l'ordine di togliersi le maglie. Palazzi non ha dubbi c'è comunque la violazione dell'articolo 1 del codice di giustizia sportiva e da questo scatta il deferimento. Grassani spiega: «Non ce lo aspettavamo ma siamo assolutamente convinti di poter dimostrare la totale estraneità del club e dei tesserati da qualsivoglia addebito».

Ruoli diversi In realtà il Procuratore federale Stefano Palazzi ha disposto quattro diversi deferimenti con «motivazioni» diverse che dovrebbero portare anche a richieste diverse di sanzioni. Intanto vediamo cosa può rischiare il club. Il ventaglio di possibilità è enorme, ma non si può escludere che possa arrivare una penalizzazione anche se piccola, o una multa molto pesante. Il presidente Preziosi potrebbe avere una inibizione, così come il team manager Salucci. I calciatori Frey, Granqvist, Rossi, Palacio, Mesto, Bovo, Kucka, Gilardino, Biondini, Veloso, Bischofe, Birsa, Kaladze, Jorquera, Antonelli dovrebbero rischiare un'ammenda anche il capitano Rossi potrebbe anche prendere qualche giornata di squalifica. Chi rischia di più è Giuseppe Sculli. Nei suoi confronti Palazzi è durissima e a inchiodarlo ci sono anche le relazioni della polizia di Genova: ha reso dichiarazioni «non veritiere» alla Procura federale e soprattutto «sapeva» della protesta dei tifosi. Il mentire alla Procura federale viene in genere ritenuto grave dagli organi di giustizia sportiva e i precedenti vedono squalifiche di un anno per chi ha «reso dichiarazioni non veritiere», a questo Sculli potrebbe aggiungere anche l'aggravante di non aver avvertito la società e la Digos delle intenzioni dei tifosi, una sorta di omessa denuncia.

Altre aggravanti Il quadro dell'accusa, comunque, viene reso molto più pesante anche dalla gestione dei fatti soprattutto per quanto riguarda «l'occupazione» da parte degli ultrà del settore distinti attraverso un varco che era stato aperto dall'interno e non sfondato visto che nella relazione si legge che alla Procura «in seguito veniva fornita una versione parzialmente diversa dei fatti accaduti». Inoltre dall'attività della Procura sono emersi anche altri atti di violenza nei confronti dei calciatori e anche che uno di essi era stato anche schiaffeggiato presso il campo di allenamento di Pegli.

___

Il caso

Maglie ai tifosi, cinque mesi

per deferire tutto il Genoa

A giudizio Preziosi e sedici giocatori: "Sculli sapeva dei tumulti". Procura ancora lenta

di GESSI ADAMOLI (la Repubblica 13-09-2012)

GENOVA - Ancora un caso di incredibile lentezza nella giustizia sportiva, occorrono infatti quasi cinque mesi per deferire il Genoa (per responsabilità diretta e oggettiva), il suo presidente Preziosi, il team manager Salucci e 16 giocatori per i fatti relativi alla partita con il Siena. Eppure cos´era successo quel giorno a Marassi era sotto gli occhi di tutti, le immagini del capitano Marco Rossi che, con i capelli arruffati e lo sguardo perso nel vuoto, tiene in mano le maglie da consegnare agli ultrà avevano fatto il giro del mondo. Così come quelle di Sculli che si arrampica sulla griglia e viene a patti con i tifosi.

Nel dispositivo del deferimento si legge che il procuratore federale Palazzi ha avviato l´attività istruttoria solo dopo aver ricevuto, il 13 luglio scorso, gli atti dalla Procura della Repubblica di Genova. Carte dalle quali emerge che "Sculli era a conoscenza dell´organizzazione preventiva della contestazione nonché della preordinazione dei tumulti per la gara Genoa-Siena, perché riferitagli direttamente da uno dei capi ultrà della tifoseria del Genoa e per aver poi intrattenuto contatti con alcuni esponenti della tifoseria ultrà».

La posizione di Sculli, che era stato intercettato mentre parlava al telefonino con un capo ultrà, è certamente la più delicata. Quanto al presidente Preziosi, Palazzi l´accusa non solo di non essersi opposto al fatto che i suoi giocatori si togliessero le maglie, «cedendo così ad un´illegittima pretesa e di fatto legittimando un comportamento violento, intimidatorio ed aggressivo da parte di sedicenti tifosi», ma addirittura di averli invitati a farlo.

Un deferimento di massa che non ha precedenti. L´avvocato Grassani, il legale al quale il club rossoblù si è rivolto, ammette che è impossibile fare previsioni sulle eventuali pene: «Non esistendo una casistica si rischia dall´ammonizione alla radiazione. Viene infatti contestata la violazione dell´articolo 1, quello della lealtà sportiva, che ha un ampio spettro sanzionatorio».

Nessuno al Genoa si aspettava questo deferimento, che arriva proprio il giorno dopo l´archiviazione dell´inchiesta sul derby da parte della Procura della Repubblica di Genova: «Da vittime adesso diventiamo addirittura complici, com´è possibile che giocatori come Granqvist o Jorquera che non parlano una parola d´italiano fossero conniventi con gli ultrà. E Mesto? L´hanno visto tutti che ha avuto una crisi di nervi e che piangeva come un bambino». Preziosi in serata attacca: «Verrebbe voglia di mollare tutto. Nessun rispetto per il Genoa, mentre a Roma gli ultrà e i due capitani sospesero un derby». I 16 giocatori deferiti sono Frey, Granqvist, Rossi, Palacio, Mesto, Bovo, Kucka, Gilardino, Biondini, Veloso, Zè Eduardo, Birsa, Kaladze, Jorquera e Antonelli. Mancano solo Alhassan, sostituito nel primo tempo, e Lupatelli.

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