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CRAZEOLOGY

Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"

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A.A. presidente juve e ferrari.... e il cerchio si chiude definitivamente.

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Primo punto:

ju29roaway.jpg

Hai ragione CRAZE, sarebbe una cannonata difficile da schivare. Ottima idea.

S

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Inviato (modificato)

1.GRANDE STEVENS FRANZO.

Torino, Reale Osteria degli Spalloni. Grande animazione e tasso di Barolo in rialzo tra i veterani dell'antico club sabaudo per effetto della notizia che il Pennellone del Foro avrebbe riportato in Italia dalla Svizzera oltre un miliardo di Euro. Finendo per fare concorrenza a banche del calibro di Ubs e Generali. L'avvocato dell'Avvocato, come Perseo marameo, ha utilizzato lo Scudo fiscale sagomato con Lega cielodurista di stampo tremontiano.

A un certo punto della serata, il vecchio socio Stoppani, soprannominato il Bikila degli spalloni d'alta quota, si è messo a calcolare quanti viaggi sarebbero occorsi per portare nella Lugano bella quella montagna di soldi. Ma prima di finire la conta è caduto tramortito su uno striscione juventino con sopra scritto: "Sarò Franzo, mejo lo Scudo dello Scudetto".

Chissà a chi appartengono tutti 'sti euri??? sefz

E qualcuno qui sefzsefz continua a pensare che alla famigghia interessi l'asset Juventus!!!! sefzsefzsefz

Modificato da martinvai

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FIAT: -27,5% IMMATRICOLAZIONI GRUPPO A GIUGNO...

(ANSA) - Fiat Group Automobiles ha immatricolato a giugno in Italia 51.878 nuove autovetture, in picchiata del 27,48% rispetto alle 71.539 consegnate a giugno di un anno fa. A maggio il gruppo aveva immatricolato 48.849 vetture, per un calo del 25,06% rispetto a maggio 2009.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business...icolo-16945.htm

AGNELLI DIVISI SULLA JUVE ...

Allontanarsi dalla Juventus: questa la parola d'ordine di John Elkann e del suo staff dopo la nomina di Andrea Agnelli a presidente della squadra bianconera.Da un lato, infatti, il presidente della Fiat sarebbe rimasto scottato dal ritorno negativo in termini d'immagine per l'ultima, disastrosa stagione della squadra bianconera. Dall'altro lato John Elkann non avrebbe apprezzato per nulla la decisione di Andrea Agnelli di strappare il precontratto con Rafa Benitez, che l'amministratore delegato Jean-Claude Blanc gli aveva portato in dote. N

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Lapo Elkann vittima di stalking: ammiratore sotto processo

Ha in mente solo lui, ha in mente solo Lapo Elkann. Veste come lui, ha il suo stesso taglio di capelli, imita perfettamente la sua pronuncia. E come lui, ama la stessa squadra di calcio: la Juventus. Ma ama anche Lapo,

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LO SCHIAFFO DI MARPIONNE: COME MAI, NELLA NUOVA VETRINA COMMERCIALE DELLA FIAT, INAUGURATA LA SETTIMANA SCORSA SUI CAMPI ELISI ALLA PRESENZA DI 500 INVITATI E DI YACHT ELKANN, NON C'

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I CUGINI ANDREA AGNELLI E YAKI ELKANN SI SPARTISCONO QUELLO CHE RESTA DELLA DINASTIA - IL FIGLIO DI UMBERTO, OLTRE ALLA JUVE, SI AGGIUDICA LA FERRARI: FUORI MONTEZEMOLO - AL NIPOTE PREDILETTO DELL

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FIAT agro-dolce: IN UTILE, OTTIMI RISULTATI (ECCETTO AUTO), CON LO SCORPORO IL TITOLO VOLA MA MOODY

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Marchionne lancia il piano spin off

La Fiat alza oggi il velo sui conti del secondo trimestre 2010 e sui tempi dello scorporo di Fiat Industrial dal settore auto. Il consiglio d'amministrazione del Lingotto si

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DOPO DECENNI DI FINANZIAMENTE E ROTTAMAZIONI A SPESE DEL CONTRIBUENTE, LA FIAT MOLLÒ L'"INGRATA" ITALIA

Gli ultimi operai di Mirafiori che stamane alle 5 hanno varcato i cancelli per il primo turno alla Fiat, si sono commossi alla lettura dei giornali e hanno incrociato le braccia.

Gli articoli pubblicati su alcuni quotidiani dopo il Consiglio di amministrazione che Sergio Marpionne ha voluto tenere nel quartier generale di Chrysler, hanno creato un'emozione fortissima nelle tute blu dello stabilimento.

I risultati ottenuti dalla Fiat nei primi sei mesi dell'anno sono esaltanti, ma a riempire di lacrime gli occhi degli operai sono i reportage sul "nuovo paradiso" che il manager dal pullover sgualcito è riuscito a creare in quella fetente città americana di Detroit dove nel 1934 il senatore Giovanni Agnelli scoprì i segreti dell'automobile.

E fa davvero impressione leggere i tre articoli di "Repubblica", "Sole 24 Ore" e "MF" sull'entusiasmo con cui gli operai di Chrysler si sentono recuperati a una nuova vita. "Noi che abbiamo visto la morte in faccia sappiamo che cosa vuol dire essere resuscitati e siamo orgogliosi di aver contribuito a questa rinascita della Chrysler grazie alla cura italiana".

Queste dichiarazioni le ha rilasciate ieri Cynthia Holland, un'opulenta e simpatica ragazza di colore, che l'inviato di "Repubblica" Salvatore Tropea (corifeo della Fiat) ha intervistato nel quartier generale di Auburn Hills, "un complesso che per grandezza è secondo solo al Pentagono e forse, dicono, alla ex-residenza di Ceaucescu". E la foto della stessa Cynthia appare anche in una corrispondenza del quotidiano "MF" con le parole "per noi l'arrivo della Fiat è stato una manna dal cielo. Eravamo morti e il Gruppo italiani ci ha riportato alla vita".

Gli ultimi operai di Mirafiori hanno divorato anche gli articoli del "Sole 24 Ore" che esaltano l'impresa di Marpionne e la bellezza dei capannoni "luminosi e puliti" di Chrysler dove si leggono cartelli simili a quelli degli stabilimenti giapponesi.

È evidente che l'ufficio stampa della Fiat e dell'azienda americana, guidato dalla mano di Gualberto Ranieri, ha lavorato bene per dare il giusto risalto ai risultati di bilancio e al nuovo mondo che si è aperto in America. Ma è altrettanto chiaro che con questi articoli "ispirati", il manager italo-canadese alza definitivamente il velo sul suo progetto di portare fuori dall'Italia il cuore dell'automobile.

Nella quiete estiva del quartier generale di Chrysler, Marpionne figlio del carabiniere Concezio, ha dato ulteriori argomenti alla strategia di disimpegno e disincanto dalla miserabile realtà italiana. E tanto per non smentirsi annuncia sempre su "Repubblica" l'intenzione di investire 1 miliardo di euro in Serbia per produrre due versioni della monovolume che attualmente esce da Mirafiori.

Poi con una faccia tosta incredibile nega di avercela con i dipendenti italiani, aggiunge che Pomigliano è un "working progress", e che sul tavolo ha altri dossier sulla Cina che potrebbero andare in porto in autunno.

Il velo è squarciato e ed probabile che dopo la lettura dei giornali di oggi anche i sindacalisti più sonnolenti come Bonanni e Angeletti comincino a capire come andrà a finire il futuro della Fiat. L'ha capito bene anche qualche commentatore e qualche studioso di trasporti. Tra i primi c'è Massimo Mucchetti, l'editorialista principe del "Corriere della Sera" che oggi attribuisce senza mezzi termini a Marpionne la volontà di giocare all'estero contro la madrepatria.

"Oggi Marchionne è forte. Sente di poter dettare le regole del gioco. I sindacati appaiono divisi e impotenti. Il Governo, ancora più debole, lucra consensi sull'estremismo della Fiom, ma intanto Termini Imerese chiude senza colpo ferire e Pomigliano rimane un rebus". Così scrive Mucchetti e aggiunge: "Marchionne gonfia i muscoli...manda il messaggio di un'azienda che non dimentica il pugno di ferro e detta i suoi aut aut a un paese che non esprimendo da troppi anni una politica industriale si balocca con la Fabbrica Italia di Marchionne, senza capirne i conti e senza avere un'idea sull'attrazione transatlantica che la Chrysler eserciterà, presto o tardi, sull'auto".

L'analisi è lucida e spietata, e appare sul giornale milanese di cui anche Fiat è azionista, ma non è l'unica voce in controtendenza. Basta vedere infatti le dichiarazioni degli economisti Giuseppe Berta e Carlo Scarpa, entrambi preoccupati per la rivoluzione sindacale calata dall'alto (Berta) e per il destino di Pomigliano che è diventano un pantano (Scarpa).

Alcuni anni fa chiesero a Gianni Agnelli se riteneva che l'Italia fosse la Repubblica delle banane e lui rispose con la solita ironia che vedeva più fichi secchi che banane. I fichi secchi e le mele marce della politica e del governo assistono distratti alla rivoluzione del manager dal pullover sgualcito che licenzia i sindacalisti con motivazioni pretestuose e butta ogni giorno benzina sul fuoco.

Nel grande edificio di Detroit il Marpionne amerikano ha piazzato la scritta: "Le cose che facciamo dicono quello che siamo". Per lui che vive nell'epoca dopo Cristo, cioè nell'era post-moderna della globalizzazione, non c'è spazio per le banane e i fichi secchi, né per quel pugno di operai che stamane si sono commossi e per i quali l'azienda ha annunciato ieri altre due settimane di cassa integrazione.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business...icolo-17472.htm

Fiat trasferisce parte della produzione in Serbia, caos e proteste

La Fiat ha deciso: una parte consistente della produzione sarà spostata in Serbia. A spiegarlo è stato l'amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne, scatenando subito una serie di reazioni per lo più negative, a cominciare da quella del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino.

Per il primo cittadino, che ha parlato in una intervista rilasciata alla pagina torinese di 'Repubblica', la scelta del gruppo è "paradossale", soprattutto perchè con questa impostazione sarebbero la "città di Torino a pagare le conseguenze della vicenda di Pomigliano".

Anche la Cgil interviene duramente su questa notizia, interpretando questo indirizzo di Marchionne come una sorta di rappresaglia contro i lavoratori. "La scelta di spostare la produzione prevista nello stabilimento di Mirafiori in Serbia - sostiene la segreteria nazionale del sindacato -, e le motivazioni addotte, sembrano confermare una linea basata sulla ritorsione nei confronti del sindacato e dei lavoratori, in continuità con il clima determinato dai recenti licenziamenti individuali".

Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, è più cauta: ""Credo sia importante perseguire l'investimento a Pomigliano - ha spiegato - e raggiunggere i livelli di produttività richiesti. Credo che tutto questo vada fatto cercando di evitare comunque conflitti troppo pesanti, che non fanno bene a nessuno ma, dall'altra parte, senza mollare sugli obiettivi di produttività. Il tema è complesso"

http://www.romagnaoggi.it/economia/2010/7/22/167342/

La repressione targata Fiat

Francesca Pilla

«È successo tutto poche ore fa, sono arrivato in fabbrica per il secondo turno e ho trovato i tornelli bloccati, la sicurezza mi ha ritirato il badge e mi hanno informato verbalmente del mio licenziamento». Giovanni Musacchio ha una voce che tradisce l'emozione: il ben servito la Fiat di Termoli (Power Train che si occupa di meccanica) glielo ha consegnato il giorno dopo il compleanno della figlia. Sanzione emessa perché il 22 giugno era a Pomigliano d'Arco con una delegazione dello Slai Cobas invece di essere al capezzale della bambina, per cui aveva chiesto un permesso per malattia. Otto giorni fa la contestazione scritta e allegata a un plico con le foto, riprese e stampate da un sito web di informazione, che lo ritrarrebbero davanti al Gianbattista Vico insieme ad altri esponenti del sindacato per il referendum sulla nuova Panda. «Oramai siamo allo spionaggio - ci spiega Vittorio Granillo dello Slai - ma la verità è che Marchionne è deragliato dall'immagine di guru dell'imprenditoria che gli hanno dipinto, vuole essere il nuovo Valletta, ma senza forza».

Con Musacchio salgono a 5 gli operai licenziati negli ultimi giorni, dopo il delegato Fiom di Mirafiori che aveva usato la mail aziendale per spedire il volantino con la lettera degli operai polacchi di Thichy, e le tre tute blu di Melfi accusate di aver bloccato un carrello meccanico durante uno sciopero interno. «La contestazione non regge - spiega Musacchio, che è anche membro del coordinamento provinciale Cobas - avevo il turno di mattina dovevo portare mia figlia dal pediatra perché aveva avuto la varicella, poi ho preso la macchina e sono andato a Pomigliano». Il giorno dopo Giovanni era dunque in fabbrica, e si dice pronto a presentare tutti i certificati in tribunale sulla malattia della bambina.

Per i Cobas però non ci sono dubbi: si tratta di un altro caso di repressione e stanno già agendo per vie legali. Musacchio, con un papà ex-Fiat in pensione, e uno zio licenziato e reintegrato due volte sempre a Termoli perché nel 2003 aveva esposto la bandiera della pace da un balcone dello stabilimento, è uno che negli scioperi dei giorni scorsi ha dato fastidio: «Il plico con le foto e la contestazione è arrivato anche a me - racconta Andrea Di Paola, coordinatore provinciale Cobas - Qui siamo al grande fratello, ma non capisco di cosa mi si accusa essendo un Rsu. Mi pare il momento, e lo dico a tutti i lavoratori, di darci una mossa. Per questo stiamo preparando altre iniziative e perfino una manifestazione contro questo comportamento, che oggi è sfociato in un'azione di repressione contro Musacchio».

E ieri il coordinamento nazionale della Fiom, proprio in merito all'ondata di licenziamenti, ha indetto per il 23 luglio, dopodomani, un altro sciopero del comparto, nonché previsto per il 28 un sit in davanti a Montecitorio insieme alle forze politiche. La tensione nel frattempo però sale e le manifestazioni seguono a ruota. Oggi verrà presentato anche il ricorso in tribunale, art. 28 per comportamento antisindacale, contro la Fiat, per i tre operai di Melfi che dopo una protesta shock di tre giorni solo venerdì sono scesi dalla Porta venosina del centro cittadino. «Mentre i nostri avvocati presenteranno il ricorso - ha spiegato Emanuele De Nicola, segretario Fiom Basilicata - terremo un presidio davanti al tribunale». E sempre oggi a Termini Imerese i lavoratori si fermeranno per 8 ore, mentre nella villa comunale si terrà un'assemblea dei delegati siciliani insieme al segretario Maurizio Landini, per discutere del processo di deindustrializzazione nel Mezzogiorno e ribadire il no deciso della Fiom al piano di Torino che intende entro l'anno prossimo chiudere la fabbrica.

Ieri invece allo stabilimento di Pomigliano d'Arco le linee di produzione sono state riattivate per tre giorni, ma davanti ai cancelli un gruppo della Fiom Cgil e dei Cobas ha distribuito al cambio turno alcuni volantini su cui si leggevano nero su bianco gli introiti della Fiat. Utili che non giustificherebbero la revoca del premio di produzione di quest'anno ai dipendenti: «La Fiat ha deciso di distribuire centinaia di milioni agli azionisti e di aumentare del 40% i compensi ai massimi dirigenti, mentre alle lavoratrici e ai lavoratori, con salari già bassi, non vuole dare niente». La Fiom chiede quindi «la corresponsione immediata di una cifra non inferiore a quella dell'anno scorso (600-800 euro) a tutti i dipendenti, anche a quelli in cassa integrazione».

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripag.../articolo/3111/

Fiat: se sceglie il mercato, niente più aiuti di Stato

Umberto Bossi, senza fronzoli, lo aveva detto chiaramente lo scorso febbraio: La Fiat è la tipica fabbrica che ha vissuto con gli aiuti di Stato da tanto tempo. Luscita del Senatùr, cinque mesi fa, era servita soprattutto a difendere Calderoli nel botta e risposta con lallora presidente Fiat Montezemolo, cui è succeduto il ben più timido John Elkann.

La lite, allora, era scoppiata sugli aiuti di Stato ricevuti negli anni dal Lingotto. Era apparsa persino una cifra, scodellata dallufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui la casa torinese aveva ricevuto negli ultimi 3 anni circa 270 milioni di euro di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. Un importo contenuto, ma i vertici Fiat non possono lamentarsi del trattamento ricevuto quando cera la lira, aveva rincarato la dose il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, smentendo di fatto la dichiarazione di Montezemolo, che la Fiat non aveva ricevuto una lira dallo Stato.

Ma oltre agli aiuti, bisogna considerare anche il meccanismo degli incentivi, sovvenzionati - alla fine dei conti - coi soldi di tutti i cittadini e che sul Lingotto hanno effetti come questi: a giugno, quando non cerano più, le vendite delle Fiat in Italia sono andate giù del 25 per cento, facendo scendere la quota sotto il 30 per cento. Nel dicembre 2009, in piena stagione incentivi, la Fiat realizzava un +19,3 per cento nelle vendite, chiudendo lanno con la quota in crescita dal 31,85 al 32,77 per cento.

Un mercato, insomma, drogato quello delle auto in Italia, altro che libero mercato; una situazione sostanzialmente tollerata negli anni, perché il Lingotto garantiva, tra altre cose, posti di lavoro in Italia e lesistenza di interi distretti industriali e artigianali, considerando lindotto. Questa era la contropartita, spesso taciuta, tra Stato e la principale casa automobilistica italiana.

Ma ora Marchionne ha scelto di cambiare le carte in tavola. Lultima clamorosa decisione di spostare la produzione della nuova piccola monovolume che sostiuirà la Lancia Musa e la Fiat Idea da Mirafiori in Serbia, dopo la chiusura di Termini Imerese e il lungo braccio di ferro coi sindacati per il rilancio di Pomigliano, indica una e una sola direzione: quella del libero mercato, dove a decidere è la mano invisibile di Adam Smith (e non lingombrante mano dello Stato).

La Fiat è, infatti, costretta a chiudere gli stabilimenti in Italia, perché produrre qua non conviene più (anche se tre anni fa Marchionne diceva che il costo del lavoro incideva solo sul 7 - 8 per cento del costo complessivo di fabbricazione), perché da noi i sindacati sono rimasti indietro di trentanni, perché negli altri paesi ci sono meno tasse. E siccome bisogna correre per restare in gara con il resto del mondo, certe scelte suonano non solo opportune, ma persino necessarie per unazienda privata.

Tutto vero. Marchionne, inoltre, ha detto che la strategia della Fiat è una e semplice: vendere auto. Ecco, bisognerebbe aggiungere un dettaglio: in futuro il Lingotto dovrà dimostrare di saperlo fare bene in Italia. Senza incentivi, però.

* massimo morici

http://blog.panorama.it/italia/2010/07/23/...aiuti-di-stato/

Fiat 500, la sponsorizzazione sulle carene del Team Yamaha

Potrebbe sembrare unaltra delle stravaganze di Lapo Elkann, ma è lultima scelta di marketing che il Gruppo Fiat ha ideato per divulgare la febbre da 500. Invero, fu proprio il rampollo di casa Agnelli a spingere il Lingotto alla sponsorizzazione del Team Yamaha, quello che accoglie, oggi, due dei piloti di MotoGP più forti al momento: Jorge Lorenzo ed il nostrano Valentino Rossi.

Che dunque? Si svolgerà domenica la gara del motomondiale negli Stati Uniti, a Laguna Seca: proprio su quel suolo doltreoceano laddove Fiat ha intenzione di esportare a breve la propria piccola utilitaria amarcord, 500. Occasione ghiotta, questa, per farsi un poca di pubblicità. Perciò, durante lagone del prossimo fine settimana, Lorenzo e Rossi sfoggeranno una mise rinnovata: carenatura della personale Yamaha agghindata con le foto delle facce degli appassionati della scuderia dei tre Diapason ed il logo della vettura italiana posto ai lati della due ruote: 500 a lettere cubitali, realizzato con uninedita cover a stelle e strisce di Aldo Drudi.

Inoltre, lo stesso stemma di Fiat 500 finirà sulle tute dei due piloti e sullabbigliamento ufficiale del Team Fiat Yamaha: le telecamere non avranno occhi che per i due corridori e per le motociclette loro assegnate, con un Valentino appena tornato dallinfortunio ed un Lorenzo che non vuole stare a guardare.

http://www.ultimogiro.com/categorie/auto/f...ne-team-yamaha/

FIAT: TOMASSO(CGIL), CONTINUA POLITICA DEL CARCIOFO DI MARCHIONNE

(AGI) - Torino, 23 lug - Lannuncio di Marchionne di investire in Serbia e la conferma di una politica del carciofo, iniziata con Pomigliano e proseguita con la decisione di spostare la produzione del nuovo monovolume da Mirafiori a Kraguievac. E quanto afferma Alberto Tomasso, segretario generale della Cgil del Piemonte, secondo cui Marchionne non puo giutsificare questa decisione con il dire che qui i sindacati sono poco seri. Forse la ragione vera e che qui il sindacato esiste e difende i lavoratori, oltre al fatto che alla Fiat arriverebbero aiuti economici sostanziosi, 400 milioni dallEuropa e 250 milioni dal governo serbo.

In questo momento - prosegue Tomasso - occorrerebbero relazioni sindacali basate sul confronto e il rispetto reciproco, mentre, invece, la Fiat sembra aver scelto la strada delle ritorsioni.

Infine, Tomasso sottolinea la mancanza di ruolo del Governo: che a differenza degli altri Stati europei come la Francia, la Germania e lInghilterra non ha messo in campo nessuna strategia di politica industriale per fronteggiare questa gravissima crisi. Non abbiamo - conclude - neanche il ministro dello Sviluppo Economico, dimessosi tre mesi fa.

http://www.industriale-oggi.it/archives/00027986.html

I toni sono durissimi...

Saranno settimane di fuoco mi sa.

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vabb

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una volta facevano i picchettaggi e ora invece fanno cortei interni per non farsi vedere...

poi ogni tanto una testa deve saltare.

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Ci sono risposte che definire superficiali

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Quel gran pezzo del Montezemolo

13 Agosto 2010

Luca Cordero di Montezemolo nasce già con il caratteristico ciuffo da gentiluomo. Da bambino fa il testimonial per lo shampoo "Libera e bella", soprannome che gli rimarrà per tutta la vita. A cinque anni incontra su una spiaggia di Montecarlo Gianni Agnelli che gli regala un modellino di FIAT 500. Non lo dimenticherà mai. Da ragazzo in coppia con l'amico Cristiano Rattazzi, gareggia in tutta Italia a bordo di una Fiat 500 color corallo. Fa il navigatore, ma la sua indecisione di fronte a ogni bivio gli è fatale, accumula sempre giornate di ritardo. Lascia la carriera di pilota per la FIAT dove vede persone, fa cose e soprattutto organizza incontri di gruppo con l'Avvocato. Cesare Romiti ne premia l'intraprendenza mandandolo alla Cinzano.

Luca fa il secondo incontro della sua vita in un cinema di periferia guardando il film: "Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda". Lo spettatore seduto al suo fianco è il famoso attore Alvaro Vitali che si offre di presentargli Edwige Fenech. Nasce un grande amore. Montezemolo non si scorderà di Vitali e gli affiderà la Ferrari sotto lo pseudonimo di Jean Todt. Vitali vincerà tutto grazie all'applicazione del motto che tira più un pelo di f..a che quattro Ferrari, insegnamento in seguito applicato anche da Briatore. I Mondiali di Italia '90 sono per Montezemolo la grande occasione per lanciare un nuovo modello di edilizia, gli stadi e le strutture fatiscenti e i gli appalti a costi crescenti faranno scuola nei decenni successivi. Gianni Agnelli si ricorda ancora di lui e gli affida la Juventus che si classifica settima e viene esclusa da tutte le competizioni internazionali, un fatto che non si verificava dal dopoguerra. La politica lo tenta, ma lui tentenna e si consola fondando "Charme" un fondo finanziario imprenditoriale per l'investitore che non deve chiedere, ma solo dare.

Montezemolo è una risorsa del Paese, quando nessuno sa che pesci pigliare tutti pensano a lui. Lui riflette, si inalbera, dichiara, si indigna, si guarda allo specchio e poi si ispira ai Savoia serviti dalla sua famiglia per generazioni. Da Vittorio Emanuele III, il re sciaboletta fuggito a Pescara, a Carlo Alberto, detto il re Tentenna. "Al Re Travicello/ piovuto ai ranocchi/ mi levo il cappello/ e piego i ginocchi/ Lo predico anch'io/ cascato da Dio:/ oh comodo, oh bello/ un Re Travicello!/ Calò nel suo regno/ con molto fracasso;/ le teste di legno/ fan sempre del chiasso:/ ma subito tacque,/ e al sommo dell'acque/ rimase un corbello/ il Re Travicello." Montezemolo, il Galleggiante della Repubblica.

beppegrillo.it

Ormai lo hanno capito tutti che Luca....

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Rcs/ John Elkann nel patto al posto di Montezemolo

Affaritaliani.it 02.09.2010

Le linee del piano strategico Rcs MediaGroup andranno all'esame dei soci del patto mercoled

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Il Foglio, 3 settembre 2010

IL SIGNORE DEGLI AGNELLI

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Andrea Agnelli e la polvere nera

Crazeology

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Andrea Agnelli e la polvere nera

Crazeology

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