andrea 1526 Joined: 01-Jun-2005 4103 messaggi Inviato April 6 di Francesco Velluzzi · 6 apr 2025 Per tutti è il «Barone Causio», ma a lui piace più «Brazil». Per chi è stato campione negli anni Settanta e Ottanta i soprannomi affibbiati dai grandi giornalisti dell’epoca erano un vezzo. Un modo per rimarcare la definizione di grande giocatore. Franco Causio stella lo è stata davvero. E quel che dà più l'idea di cosa abbia fatto in tanti anni di calcio ad alti livelli è la dimostrazione d’affetto che riceve ogni volta che va in Brasile, il suo secondo paese, visto che da 35 anni convive con Andreja che gli ha regalato il figlio Gianfranco, oggi trentaduenne. «Sono appena tornato da Rio. Ed è proprio così. In spiaggia, quando gioco a foot volley, mi trattano ancora da star. Per i brasiliani aver battuto una delle loro nazionali più forti al Mondiale del 1982 rappresenta un grande onore. Che ci riconoscono». ► E lei quando giocava aveva movenze da brasiliano: corsa, numeri, gol, dribbling,. «L’arte del dribbling la imparai da Helmut Haller alla Juve. Lo ammiravo quando saltava gli avversari come birilli». ► La Juve è stata la sua vita. Ci arrivò da Palermo, ma di gavetta ne ha fatta. A 16 anni era già fuori di casa a San Benedetto del Tronto, dopo aver esordito in serie C a 15 anni col suo Lecce, il club della città natale. «Giocai tre partite con Reggina, Samb e Chieti. La prima squadra protestava perché non prendeva i soldi. Toccò a noi giovani. allenati da Attilio Adamo. L’uomo che mi portò alla Sambenedettese. Che fu la mia fortuna. Papà diede ad Attilio l’autorizzazione. Giocai in C nel girone C: campi in terra battuta in cui mettevano le strisce un’ora prima della partita. Mi sono formato. Alberto Eliani ci faceva allenare in spiaggia. Andai bene. Così cominciai la serie dei provini nelle grandi squadre. Bologna, Fiorentina, Inter e Torino. Qui il vice di Nereo Rocco era Enzo Bearzot, quello che, poi, per me fu quasi un padre. Era quasi fatta col Toro, ma Rocco disse che ero magro. Mi giocai l’ultima carta a Forlì, al provino della Juve. In 20 minuti segnai un paio di gol. Ero a Lecce quando arrivò il telegramma. Preso. Ripartii daccapo: sveglia alle 7, messa, scuola, educazione, regole, comportamento, rispetto verso gli altri e verso i tifosi. Ho imparato tutto. Mi mandarono in prestito alla Reggina e al Palermo, per la prima volta in A. E da lì mi ripresero». ► Piaceva all’avvocato Gianni Agnelli. «Perché ero estroso, fantasioso. La mattina mi chiamava: «Causio, dormiva? L’ho svegliata?». Veniva a pranzo a Villar Perosa. Accanto a lui ho visto persone davvero molto importanti a livello internazionale. Un grande che non ti metteva mai in difficoltà». ► Con una grande guida calcistica, Giampiero Boniperti. «Era lui il vero capitano. Noi eravamo tutti al servizio della squadra e di un solo capo: lui». ► Amici veri: da Dino Zoff all’indimenticato Gaetano Scirea. «Dire amici è poco. Non c’era gelosia, eravamo tutti uniti. E in Nazionale eravamo noi, tanti della Juve. Dopo più di 40 anni abbiamo ancora la chat. Quel mondiale del 1982 ha unito un’Italia che era in crisi di governo con Spadolini. Con il presidente Sandro Pertini collante di tutto». ► E chi la dimentica la partita a scopone, con Zoff, Bearzot e appunto Pertini. Ha fatto il giro del mondo. Non ne potrà più pure lei... «Macché. E’ un ricordo fantastico. Vincemmo pure lì. Io, con Bearzot, contro Zoff e Pertini. Quello resta il Mondiale per eccellenza per tanti italiani. Io, oltre alla partita in aereo, ho il ricordo di quando Bearzot mi mandò in campo a due minuti dalla fine in finale. La cosa più bella. Mi ha fatto tornare in Nazionale. Mi incitò quando scelsi l’Udinese nel 1981». ► Perché alla Juve dopo 11 anni non c’era più posto. E con Giovanni Trapattoni non fu un idillio. «Preferì Fanna e Marocchino. A 30 anni per lui ero anziano. Non sarei mai andato via dalla Juve. Accettai Udine; a Tarvisio in ritiro tiravo io il gruppo. Feci tre anni straordinari, riprendendomi l’azzurro. Giocando con Zico, stupendo». ► Ha duellato con le stelle Platini e Maradona e vissuto Zico e Rummenigge. Chi il più grande? «Diego, scontato, vinceva le partite da solo. Gli altri erano fuoriclasse, ma lui era unico». ► C’è stato pure un anno all’Inter. «Mi vollero e io da bambino amavo Jair, il brasiliano. Mi chiamavano così a Lecce. Ho coronato un sogno. La Juve mi rivoleva, ma c’era ancora quel tecnico che non aveva avuto fiducia in me». ► Le elenco un po’ di definizioni su di lei, oltre a Barone e Brazil: machiavellico, geniale, estroso, ammaliante, elegante, vincente. Quale preferisce? «Vincere è l’unica cosa che conta. Come ho scritto nel mio libro. Barone mi piace, comunque, anche se a Lecce sono un po’ tutti baroni. Amavo vestire bene, elegante, mi è sempre piaciuto». ► Perché si è fermato a Udine? «Dopo il ritorno a Lecce nell’86 pensavo di aver smesso. Un giorno andai a trovare Gianpiero Marchetti ed Enzo Ferrari. Mi convinsero ad accettare la Triestina, giocai lì. Poi ho fatto il dirigente e il commentatore tv. la cosa che più mi piaceva. Un gran rapporto con Massimo Corcione a Sky. Così sono rimasto in Friuli, città che era serena. Ora Andreja ha un po’ di saudade. Vado e vengo dal Brasile che era nel mio destino. Quando conobbi mia moglie a Rio, dove andai 35 anni fa per una partita, rimasi 4 mesi prima di rientrare. A 70 anni ho finito di lavorare. Ma se mi chiamano per parlare alle persone vado ancora con gran piacere». Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Xqaz_Bartaliano 2978 Joined: 26-Apr-2009 5502 messaggi Inviato April 6 (modificato) A volte il forum sà essere impietoso Apro la lista dei Topic e dopo quello dedicato a Causio c'è quello dedicato a Nico Gonzales! Il primo un esempio di Juve che fù, il secondo un esempio di quella cosa, di quel blob creata da Elkann... Modificato April 6 da Xqaz_Bartaliano 1 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8693 Joined: 04-Apr-2006 135369 messaggi Inviato April 6 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti