andrea 1533 Joined: 01-Jun-2005 4120 messaggi Inviato April 3 Di Sebastiano Vernazza · 1 apr 2025 Anno 1991, un calciatore sul palcoscenico del «Maurizio Costanzo Show» di Canale 5. Si chiama Massimo Brambati, è un difensore massiccio, gioca nel Bari in Serie A. Dice verità sgradite ai colleghi: «I calciatori pensano soltanto alle macchine e alle donne». Fa le imitazioni di tanti personaggi del suo mondo. Duetta con la Sora Lella, all’anagrafe Elena Fabrizi, “maschera” della romanità e sorella dell’attore Aldo Fabrizi. Gli ascolti volano. Costanzo è entusiasta delle battute e dei pensieri di Brambati, il calcio un po’ meno. ▶Brambati, nell’estate del 1991 lei stava per passare alla Samp campione d’Italia. Avrebbe giocato in Coppa dei Campioni. «Mi voleva Gianluca Vialli, ci conoscevamo dai tempi della Nazionale Militare. Anni fa, Luca Pellegrini, che della Samp scudetto era il capitano, mi raccontò che Roberto Mancini chiese a Vialli: “Scusa Luca, tu, con Brambati, vuoi prendere un calciatore o un comico?”. L’affare saltò». ▶▶Rimpiange di essere andato al "Maurizio Costanzo Show"? «Assolutamente no. Forse mi pento di non aver seguito un consiglio di Maurizio: mi disse che in tv funzionavo e che avrei dovuto lasciare il calcio per lo schermo, ma avevo 25-26 anni e volevo giocare. A Costanzo sarò grato per sempre, mi ha insegnato a stare in tv, cosa che mi è servita per le varie trasmissioni a cui ho partecipato, tra reti nazionali e private. Quando è morto, ho mandato un messaggio a sua moglie, Maria De Filippi, e la risposta di Maria ancora mi commuove». ▶Brambati, milanese di Affori, nato da ottima famiglia, bambino interista. «E bibitaro a San Siro, da ragazzino. Vendevo bottigliette e lattine alle partite di Milan e Inter. Sul campo mi ispiravo a Claudio Gentile. Che vidi dal vivo nelle ultime quattro partite del Mondiale di Spagna ‘82. Mio padre mi regalò il viaggio e i biglietti nel quadro di un gruppo organizzato». ▶Nel 1984, il 18enne Brambati passa al Torino. «Di recente a Torino sono andato a rivedere il pensionato in cui vivevo. Il debutto in Serie A nel 1986, Torino-Milan 2-0, Gigi Radice che mi fa entrare al posto del grande Junior. Una volta, in allenamento, provavamo i cambi di gioco da una fascia all’altra e venni abbinato a Junior. Lui da 40-50 metri mi serviva la palla sui piedi. Io no, gliela lanciavo sbilenca, a metri di distanza. Così prese un fazzoletto e lo sventolò: “Ehi, Briegel, io sto aqui!”. Radice - di cui facevo l’imitazione in spogliatoio, e lui si divertiva - mi chiamava Briegel perché diceva che gli ricordavo il tedesco del Verona. Il Toro mi è rimasto dentro e ai tifosi dico che il presidente Cairo ha salvato la società e la tiene in Serie A a buoni livelli. Il calcio è complicato e Cairo è un imprenditore di successo. Non so in quale serie giocherebbe il Toro, senza Cairo». ▶Maradona, Platini, Baggio, Rummenigge, Van Basten, Gullit... In quegli anni, tra Toro, Empoli e Bari, lei ha marcato una batteria di fenomeni. «Tutti grandissimi, ma Maradona apparteneva a un’altra galassia. Quanto l’ho menato. Vi racconto questa. Partita d’addio di Ciro Ferrara, a Napoli. Faccio parte dell’organizzazione e sono nel tunnel dello stadio quando arriva Diego, circondato da un gruppo di persone. Mi vede, si fa largo, mi abbraccia e io, senza volerlo, per l’emozione gli pesto un piede. Lui: “C .... , Massimo, mi picchi anche qui?”. Era un calcio più umano. Altro aneddoto. Milan-Bari: sul pullman verso San Siro mi prende una voglia di hot dog con i crauti. Arriviamo, scendo, sgattaiolo verso l’uscita e vado a comprare e a mangiare il panino tra i tifosi, dal primo ambulante che trovo. Impensabile, oggi». ▶ Anno 1996, muore il suo grande amico e compagno Enrico Cucchi e lei racconta che al funerale tanti giocatori parlavano di rigori e di mercato. «Più che altro mi sembrava che fossero lì perché dovevano. Il dramma di Enrico l’ho vissuto da vicino. eravamo stati compagni di camera sia all’Empoli sia al Bari. Aveva un neo su una gamba e un giorno, per un infortunio, lo mandarono a fare degli ultrasuoni proprio su quella parte lì. Il neo crebbe, si trasformò, diventò un tumore terribile. E ricordo la tragedia di Massimiliano Catena (scomparso in un incidente stradale vicino a Cosenza nel 1992, ndr). Eravamo giovani e calciatori, ci sentivamo invincibili, eppure si moriva. Cucchi, un centrocampista forte, mi raccontava che nell’Inter aveva segnato un gol con le scarpe da sformare che gli aveva dato Rummenigge, uno dei miei idoli da interista». ▶ Il caso Cucchi ci rimanda all’abuso di farmaci. «Ci davano le pasticche di Micoren come se fossero state caramelle: per migliorare la respirazione, dicevano. In un club, un’altra pastiglia: per aumentare i riflessi, spiegavano». ▶Parliamo d’altro. Brambati il seduttore. Ha avuto donne bellissime. Per esempio, è stato sposato con la modella e attrice romena Catrinel Menghia. «Fermi. Le donne non sono trofei da esibire, ma compagne di vita. Ora sono fidanzatissimo con Corinna Dentoni, tennista professionista, è stata numero 130 al mondo. Ogni tanto accetta di giocare con me e mi batte quasi sempre 6-0, 6-0. A volte vinco un game, perché anch’io, fino a 16 anni, ho fatto tennis agonistico e qualcosa mi è rimasto». ▶Lei ha avuto una figlia da Paola Cardinale, attuale compagna del cantante Biagio Antonacci. «Sì, però amo Corinna e spero, anzi prego che sia l’ultima donna della mia vita. La amo proprio». ▶Che cosa fa oggi nella vita? «Sono un procuratore e collaboro con Alessandro Moggi, ma la mia vera attività è la gestione del patrimonio che mi ha lasciato mio padre Giancarlo, proprietario di un’azienda che faceva cancelleria per le grandi aziende. In questi giorni sono a Miami, a curare i miei interessi negli Stati Uniti». Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Cene 11580 Joined: 21-Dec-2008 27222 messaggi Inviato April 5 Il 03/04/2025 alle 22:24 , andrea ha scritto: Di Sebastiano Vernazza · 1 apr 2025 Anno 1991, un calciatore sul palcoscenico del «Maurizio Costanzo Show» di Canale 5. Si chiama Massimo Brambati, è un difensore massiccio, gioca nel Bari in Serie A. Dice verità sgradite ai colleghi: «I calciatori pensano soltanto alle macchine e alle donne». Fa le imitazioni di tanti personaggi del suo mondo. Duetta con la Sora Lella, all’anagrafe Elena Fabrizi, “maschera” della romanità e sorella dell’attore Aldo Fabrizi. Gli ascolti volano. Costanzo è entusiasta delle battute e dei pensieri di Brambati, il calcio un po’ meno. ▶Brambati, nell’estate del 1991 lei stava per passare alla Samp campione d’Italia. Avrebbe giocato in Coppa dei Campioni. «Mi voleva Gianluca Vialli, ci conoscevamo dai tempi della Nazionale Militare. Anni fa, Luca Pellegrini, che della Samp scudetto era il capitano, mi raccontò che Roberto Mancini chiese a Vialli: “Scusa Luca, tu, con Brambati, vuoi prendere un calciatore o un comico?”. L’affare saltò». ▶▶Rimpiange di essere andato al "Maurizio Costanzo Show"? «Assolutamente no. Forse mi pento di non aver seguito un consiglio di Maurizio: mi disse che in tv funzionavo e che avrei dovuto lasciare il calcio per lo schermo, ma avevo 25-26 anni e volevo giocare. A Costanzo sarò grato per sempre, mi ha insegnato a stare in tv, cosa che mi è servita per le varie trasmissioni a cui ho partecipato, tra reti nazionali e private. Quando è morto, ho mandato un messaggio a sua moglie, Maria De Filippi, e la risposta di Maria ancora mi commuove». ▶Brambati, milanese di Affori, nato da ottima famiglia, bambino interista. «E bibitaro a San Siro, da ragazzino. Vendevo bottigliette e lattine alle partite di Milan e Inter. Sul campo mi ispiravo a Claudio Gentile. Che vidi dal vivo nelle ultime quattro partite del Mondiale di Spagna ‘82. Mio padre mi regalò il viaggio e i biglietti nel quadro di un gruppo organizzato». ▶Nel 1984, il 18enne Brambati passa al Torino. «Di recente a Torino sono andato a rivedere il pensionato in cui vivevo. Il debutto in Serie A nel 1986, Torino-Milan 2-0, Gigi Radice che mi fa entrare al posto del grande Junior. Una volta, in allenamento, provavamo i cambi di gioco da una fascia all’altra e venni abbinato a Junior. Lui da 40-50 metri mi serviva la palla sui piedi. Io no, gliela lanciavo sbilenca, a metri di distanza. Così prese un fazzoletto e lo sventolò: “Ehi, Briegel, io sto aqui!”. Radice - di cui facevo l’imitazione in spogliatoio, e lui si divertiva - mi chiamava Briegel perché diceva che gli ricordavo il tedesco del Verona. Il Toro mi è rimasto dentro e ai tifosi dico che il presidente Cairo ha salvato la società e la tiene in Serie A a buoni livelli. Il calcio è complicato e Cairo è un imprenditore di successo. Non so in quale serie giocherebbe il Toro, senza Cairo». ▶Maradona, Platini, Baggio, Rummenigge, Van Basten, Gullit... In quegli anni, tra Toro, Empoli e Bari, lei ha marcato una batteria di fenomeni. «Tutti grandissimi, ma Maradona apparteneva a un’altra galassia. Quanto l’ho menato. Vi racconto questa. Partita d’addio di Ciro Ferrara, a Napoli. Faccio parte dell’organizzazione e sono nel tunnel dello stadio quando arriva Diego, circondato da un gruppo di persone. Mi vede, si fa largo, mi abbraccia e io, senza volerlo, per l’emozione gli pesto un piede. Lui: “C .... , Massimo, mi picchi anche qui?”. Era un calcio più umano. Altro aneddoto. Milan-Bari: sul pullman verso San Siro mi prende una voglia di hot dog con i crauti. Arriviamo, scendo, sgattaiolo verso l’uscita e vado a comprare e a mangiare il panino tra i tifosi, dal primo ambulante che trovo. Impensabile, oggi». ▶ Anno 1996, muore il suo grande amico e compagno Enrico Cucchi e lei racconta che al funerale tanti giocatori parlavano di rigori e di mercato. «Più che altro mi sembrava che fossero lì perché dovevano. Il dramma di Enrico l’ho vissuto da vicino. eravamo stati compagni di camera sia all’Empoli sia al Bari. Aveva un neo su una gamba e un giorno, per un infortunio, lo mandarono a fare degli ultrasuoni proprio su quella parte lì. Il neo crebbe, si trasformò, diventò un tumore terribile. E ricordo la tragedia di Massimiliano Catena (scomparso in un incidente stradale vicino a Cosenza nel 1992, ndr). Eravamo giovani e calciatori, ci sentivamo invincibili, eppure si moriva. Cucchi, un centrocampista forte, mi raccontava che nell’Inter aveva segnato un gol con le scarpe da sformare che gli aveva dato Rummenigge, uno dei miei idoli da interista». ▶ Il caso Cucchi ci rimanda all’abuso di farmaci. «Ci davano le pasticche di Micoren come se fossero state caramelle: per migliorare la respirazione, dicevano. In un club, un’altra pastiglia: per aumentare i riflessi, spiegavano». ▶Parliamo d’altro. Brambati il seduttore. Ha avuto donne bellissime. Per esempio, è stato sposato con la modella e attrice romena Catrinel Menghia. «Fermi. Le donne non sono trofei da esibire, ma compagne di vita. Ora sono fidanzatissimo con Corinna Dentoni, tennista professionista, è stata numero 130 al mondo. Ogni tanto accetta di giocare con me e mi batte quasi sempre 6-0, 6-0. A volte vinco un game, perché anch’io, fino a 16 anni, ho fatto tennis agonistico e qualcosa mi è rimasto». ▶Lei ha avuto una figlia da Paola Cardinale, attuale compagna del cantante Biagio Antonacci. «Sì, però amo Corinna e spero, anzi prego che sia l’ultima donna della mia vita. La amo proprio». ▶Che cosa fa oggi nella vita? «Sono un procuratore e collaboro con Alessandro Moggi, ma la mia vera attività è la gestione del patrimonio che mi ha lasciato mio padre Giancarlo, proprietario di un’azienda che faceva cancelleria per le grandi aziende. In questi giorni sono a Miami, a curare i miei interessi negli Stati Uniti». Di questa intervista si salvano solo le parti dove dice che è stato sposato con la menghia e che il suo mestiere è quello di campare coi soldi del padre morto Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti