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andrea

Sergio Brio

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«Il Trap mi diceva che i rigori li sapevo tirare meglio di Platini Quante botte e insulti con Pruzzo, ora siamo diventati buoni amici»
Sergio Brio: io un picchiatore? Fui espulso solo una volta Venni morso in campo da un cane poliziotto romanista


di Luca Bergamin · 20 mar 2025



Sergio Brio, lei è uno dei sei soli giocatori viventi ad avere vinto tutte le massime competizioni per squadre calcistiche di club. E adesso, a 67 anni di età, è tornato sui banchi di scuola. Perché?
«Dopo la carriera di calciatore professionista, quella di allenatore e venti anni da commentatore televisivo, mi sono messo a studiare per diventare mental coach. Mi sono accorto, infatti, di essere portato per coniugare i concetti di leadership, spogliatoio, aiuto reciproco alla vita aziendale. Io non ci penso proprio a fare il pensionato, sono uno che non molla mai. Non mi reggevo più in piedi e ho scelto di farmi mettere due protesi alle cartilagini delle ginocchia contemporaneamente, nel corso di una sola operazione».
Arti usurati? Non era lei quello che nella Juventus, insieme con Claudio Gentile, dava le botte?
«Le botte negli anni Ottanta e Novanta si davano e prendevano, era un calcio più fisico e più tecnico di quello odierno. Potrebbe sembrare un paradosso ma è così».
Brio, quale rapporto avrebbe avuto con la Var, la Video assistant referee?
«Avrei cambiato il metodo di marcare e comunque con il libero dietro lo stopper, non eri mai l’ultimo uomo prima del portiere, mentre adesso si sta tutti in linea. In ogni modo io sono stato espulso una sola volta, contro il Napoli per una presunta gomitata rifilata a Salvatore Bagni. Non lo avevo toccato. Il presidente Boniperti mi disse che ero caduto nel tranello del centrocampista partenopeo».
Ci si reclama sempre innocenti, poi invece se ci fosse stata la Var già allora...
«L’avvocato Chiusano studiò le immagini televisive, come se avesse una sua Var, fece ricorso ed ebbi una giornata di sconto sulle due di squalifica che mi erano state comminate. Comunque dagli spalti, in cui mi ero seduto dopo l’uscita dal campo, assistetti a una magica rete di Maradona all’incrocio dei pali».
A Brio stinco di santo non crede nessuno nemmeno dopo trenta anni.
«Non lo ero, però non ero nemmeno un picchiatore. Anche Franco Baresi che passava per un difensore dallo stile perfetto si aiutava con tutti i mezzi possibili per fermare gli attaccanti. La forza fisica è una cosa, la cattiveria un’altra».
Le piace il calcio di oggi?
«Sinceramente, davanti allo schermo mi addormento, queste partite sono alquanto noiose. Mi viene sempre da ripensare a quando Boniperti sostituì in un colpo solo Capello e Anastasi con Boninsegna e Benetti perché voleva giocatori più coriacei».
Altre differenze che fanno pendere la bilancia dalla parte del suo calcio anni Ottanta?
«Per noi la società di calcio veniva prima di tutto, la maglia era sacra, i calciatori arrivavano dopo. Adesso prevale un individualismo esasperato».
Qual è l’attaccante che a lei invece non perdonava nulla?
«Van Basten per me è stato il più grande di tutti. Era bravo sia di destro che di sinistro, non si faceva mai anticipare. Dopo quindici minuti di partita mi dicevo: “Sergio, questo non lo fermerai mai”. Non ero in grado di capire se convenisse spostarlo da un lato all’altro in base al piede meno talentuoso come si faceva di solito».
Anche «Spillo» Altobelli la fece ammattire parecchio.
«Un’estate ero a Forte dei Marmi con la famiglia. Non esistevano i telefonini, solo un apparecchio fisso nel chiosco dei gelati lontano trecento metri dal mare. Vedo il bagnino venirmi incontro per avvertirmi che Boniperti desiderava parlarmi. In quel tragitto fui attraversato da cattivi pensieri perché il Presidente di solito chiamava solo per comunicarti che ti aveva venduto. Alzai la cornetta e lui mi disse: “Sergio, ho preso Altobelli così non ti segna più davanti agli occhi...”».
Anche lei è stato un bomber, ha segnato 24 reti da professionista.
«Sono di più se aggiungiamo la Coppa Italia e la finale della Coppa Intercontinentale a Tokyo, in quella gara marcai Borghi destinato al Milan. Mi ricordo ancora il percorso di avvicinamento al dischetto, quelli sono momenti in grado di cambiare una carriera, una vita. Sbagli un rigore e lo rivedi nella testa finché campi».
Avere Gaetano Scirea alle spalle voleva dire dormire sonni più tranquilli?
«Un giocatore semplicemente perfetto. Un uomo taciturno, serissimo: quando parlava, però, tutti si zittivano. La sua tecnica era finissima. Non venne mai espulso».
Scirea-Brio sono stati più forti di Baresi-Costacurta?
«Io non posso dirlo. Ho le mie idee in merito...».
Lei aveva più tecnica e forza di Billy, almeno questo si può dire?
«Idem come sopra. Io ho avuto la fortuna di incrociare il mio destino con quello di Giovanni Trapattoni che, tornando ad esempio alla finale della Coppa Intercontinentale, ebbe il coraggio di dirmi che ero il rigorista più bravo, addirittura più di Michel Platini. Il Trap ti trasmetteva una fiducia pazzesca in te stesso, bastava averlo in panchina e tu davi il doppio».
Ci racconti la sua infanzia leccese fiabesca.
«I miei genitori erano entrambi parrucchieri, vivevamo di fronte al Convitto Palmieri, dove adesso c’è il museo dedicato a Carmelo Bene. Trascorrevo tutte le ore della giornata a giocare a pallone tra le colonne di quel porticato in stile neoclassico. Per mia fortuna, sopra la nostra casa, abitava il portiere del Lecce che mi raccomandò ai responsabili del settore giovanile, lo stesso in cui si era formato Franco Causio».
Anche un telegramma di suo padre le ha segnato la carriera.
«A 17 anni mi avevano già ceduto per 400 mila lire al Calimera in Prima Categoria, però papà mandò una lettera per bloccare il trasferimento. Poco dopo mi fecero esordire in serie C, Azeglio Vicini mi convocò nella selezione giovanile, e da lì tutti mi volevano. Soprattutto il Milan era insistente. Ho avuto una botta di fortuna, quell’anno ero ripetente a scuola. Sarei diventato contabile. Invece nell’arco di poche settimane mi ritrovai ad allenarmi con i giocatori che collezionavo nelle figurine».
Racconti la firma dei contratti con Boniperti.
«In un giorno, durante il ritiro di Villar Perosa, faceva firmare praticamente a tutti un contratto in bianco, nel quale la cifra non era indicata. Si entrava a turno in una stanzetta convertita a ufficio, talmente invasa dal fumo che quasi non riconoscevi il viso del Presidente. E poi lui ci consigliava di sposarci presto ma al tempo stesso raccomandava alle nostri mogli di essere sessualmente morigerate nei nostri confronti. Io feci subito un figlio».
Lei è stato l’unico calciatore della storia a venire azzannato da un cane poliziotto a Roma.
«Sotto di un gol, pareggiò Platini e poi segnai io. Mentre stavo guadagnando la via degli spogliatoi, Prandelli mi avvisa che Giampiero Galeazzi voleva intervistarmi. Sotto la curva sud allora c’erano gli spogliatoi, con un tendone sopra per proteggere gli atleti dal lancio di oggetti. Mi si avvicina un poliziotto con un cane che portava al collo un fazzoletto giallorosso. Lo vedevo che tirava verso di me, ma il poliziotto lo teneva per il guinzaglio. A un certo punto, lo lascia andare. Io avevo appena fatto a scarpate in campo con Pruzzo e ho dovuto rifilarne anche a quell’animale che nel frattempo mi aveva morsicato facendomi sanguinare. Poi il medico sociale dovette cercare il militare per verificare se avesse fatto l’antirabbica altrimenti avrei dovuto saltare l’imminente match con l’Aston Villa per l’assunzione del vaccino contenente sostanze vietate dall’antidoping».
Con Pruzzo siete stati protagonisti di duelli rabbiosi. Era proprio odio il vostro?
«Lui era un giocatore che rimproverava anche i suoi compagni se non gli passavano la palla. Prendeva a male parole anche me. Scontri duri, epici. Adesso siamo amici».


 

Modificato da andrea
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StoPPPer

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:sventola::sventola::sventola::sventola:

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Grande Brione nostro...indimenticabile nella finale di supercoppa a torino con la neve...tutti con la doppia maglia , Brio sbracciato tipo Agosto....Rush non toccò palla....

L unico centravanti che lo faceva impazzire ogni volta era Spillo Altobelli , con Van Basten lui era già a fine carriera......

ricordo come fosse ora la mia faccia quando x telefono da Milano , l interlocutore che ci raccontava la finale di coppa intercontinentale , alle 6 di mattina ci disse che Brio era sul dischetto....' ma come Brio....adesso la spara fuori dallo stadio '....x fortuna segnò.....

 

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1 ora fa, PirrO ha scritto:

StoPPPer

ero entrato per scrivere praticamente la stessa cosa ''lo stopper''

 

ah che bello quando si sentiva dire ''brio stopper, scirea libero...''

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Joined: 21-Jul-2006
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a me pare di ricordare un juve-cesena dove fece una doppietta ma poi ce la diedero persa a tavolino per un petardo che ''stordi'' un giocatore del cesena nel tunnel''

 

qualcuno si ricorda?

 

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2 minuti fa, dal1982 ha scritto:

ero entrato per scrivere praticamente la stessa cosa ''lo stopper''

 

ah che bello quando si sentiva dire ''brio stopper, scirea libero...''

 

Adesso invece guardando le partite si scrive: stopper...vomitare 

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9 minuti fa, dal1982 ha scritto:

a me pare di ricordare un juve-cesena dove fece una doppietta ma poi ce la diedero persa a tavolino per un petardo che ''stordi'' un giocatore del cesena nel tunnel''

 

qualcuno si ricorda?

 

i gol più importanti sono il 2/1 a Roma dove poi lo morse il cane e il gol vittoria dell 1/0 a Firenze tutti e due il primo anno che arrivò Platini.....se non ricordo male una volta gli fu annullato un gol clamoroso in coppa contro l anderlecht dove poi perdemmo e al ritorno ci fu l infortunio di bettega con Munaron......Mamma mia che ricordi attaccati alla radiolina...

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1 ora fa, andrea ha scritto:

17424717319652548479580234755155.jpg.0a32ccefa06694f45ca083f0f7dbd49c.jpg

 

«Il Trap mi diceva che i rigori li sapevo tirare meglio di Platini Quante botte e insulti con Pruzzo, ora siamo diventati buoni amici»
Sergio Brio: io un picchiatore? Fui espulso solo una volta Venni morso in campo da un cane poliziotto romanista


di Luca Bergamin · 20 mar 2025



Sergio Brio, lei è uno dei sei soli giocatori viventi ad avere vinto tutte le massime competizioni per squadre calcistiche di club. E adesso, a 67 anni di età, è tornato sui banchi di scuola. Perché?
«Dopo la carriera di calciatore professionista, quella di allenatore e venti anni da commentatore televisivo, mi sono messo a studiare per diventare mental coach. Mi sono accorto, infatti, di essere portato per coniugare i concetti di leadership, spogliatoio, aiuto reciproco alla vita aziendale. Io non ci penso proprio a fare il pensionato, sono uno che non molla mai. Non mi reggevo più in piedi e ho scelto di farmi mettere due protesi alle cartilagini delle ginocchia contemporaneamente, nel corso di una sola operazione».
Arti usurati? Non era lei quello che nella Juventus, insieme con Claudio Gentile, dava le botte?
«Le botte negli anni Ottanta e Novanta si davano e prendevano, era un calcio più fisico e più tecnico di quello odierno. Potrebbe sembrare un paradosso ma è così».
Brio, quale rapporto avrebbe avuto con la Var, la Video assistant referee?
«Avrei cambiato il metodo di marcare e comunque con il libero dietro lo stopper, non eri mai l’ultimo uomo prima del portiere, mentre adesso si sta tutti in linea. In ogni modo io sono stato espulso una sola volta, contro il Napoli per una presunta gomitata rifilata a Salvatore Bagni. Non lo avevo toccato. Il presidente Boniperti mi disse che ero caduto nel tranello del centrocampista partenopeo».
Ci si reclama sempre innocenti, poi invece se ci fosse stata la Var già allora...
«L’avvocato Chiusano studiò le immagini televisive, come se avesse una sua Var, fece ricorso ed ebbi una giornata di sconto sulle due di squalifica che mi erano state comminate. Comunque dagli spalti, in cui mi ero seduto dopo l’uscita dal campo, assistetti a una magica rete di Maradona all’incrocio dei pali».
A Brio stinco di santo non crede nessuno nemmeno dopo trenta anni.
«Non lo ero, però non ero nemmeno un picchiatore. Anche Franco Baresi che passava per un difensore dallo stile perfetto si aiutava con tutti i mezzi possibili per fermare gli attaccanti. La forza fisica è una cosa, la cattiveria un’altra».
Le piace il calcio di oggi?
«Sinceramente, davanti allo schermo mi addormento, queste partite sono alquanto noiose. Mi viene sempre da ripensare a quando Boniperti sostituì in un colpo solo Capello e Anastasi con Boninsegna e Benetti perché voleva giocatori più coriacei».
Altre differenze che fanno pendere la bilancia dalla parte del suo calcio anni Ottanta?
«Per noi la società di calcio veniva prima di tutto, la maglia era sacra, i calciatori arrivavano dopo. Adesso prevale un individualismo esasperato».
Qual è l’attaccante che a lei invece non perdonava nulla?
«Van Basten per me è stato il più grande di tutti. Era bravo sia di destro che di sinistro, non si faceva mai anticipare. Dopo quindici minuti di partita mi dicevo: “Sergio, questo non lo fermerai mai”. Non ero in grado di capire se convenisse spostarlo da un lato all’altro in base al piede meno talentuoso come si faceva di solito».
Anche «Spillo» Altobelli la fece ammattire parecchio.
«Un’estate ero a Forte dei Marmi con la famiglia. Non esistevano i telefonini, solo un apparecchio fisso nel chiosco dei gelati lontano trecento metri dal mare. Vedo il bagnino venirmi incontro per avvertirmi che Boniperti desiderava parlarmi. In quel tragitto fui attraversato da cattivi pensieri perché il Presidente di solito chiamava solo per comunicarti che ti aveva venduto. Alzai la cornetta e lui mi disse: “Sergio, ho preso Altobelli così non ti segna più davanti agli occhi...”».
Anche lei è stato un bomber, ha segnato 24 reti da professionista.
«Sono di più se aggiungiamo la Coppa Italia e la finale della Coppa Intercontinentale a Tokyo, in quella gara marcai Borghi destinato al Milan. Mi ricordo ancora il percorso di avvicinamento al dischetto, quelli sono momenti in grado di cambiare una carriera, una vita. Sbagli un rigore e lo rivedi nella testa finché campi».
Avere Gaetano Scirea alle spalle voleva dire dormire sonni più tranquilli?
«Un giocatore semplicemente perfetto. Un uomo taciturno, serissimo: quando parlava, però, tutti si zittivano. La sua tecnica era finissima. Non venne mai espulso».
Scirea-Brio sono stati più forti di Baresi-Costacurta?
«Io non posso dirlo. Ho le mie idee in merito...».
Lei aveva più tecnica e forza di Billy, almeno questo si può dire?
«Idem come sopra. Io ho avuto la fortuna di incrociare il mio destino con quello di Giovanni Trapattoni che, tornando ad esempio alla finale della Coppa Intercontinentale, ebbe il coraggio di dirmi che ero il rigorista più bravo, addirittura più di Michel Platini. Il Trap ti trasmetteva una fiducia pazzesca in te stesso, bastava averlo in panchina e tu davi il doppio».
Ci racconti la sua infanzia leccese fiabesca.
«I miei genitori erano entrambi parrucchieri, vivevamo di fronte al Convitto Palmieri, dove adesso c’è il museo dedicato a Carmelo Bene. Trascorrevo tutte le ore della giornata a giocare a pallone tra le colonne di quel porticato in stile neoclassico. Per mia fortuna, sopra la nostra casa, abitava il portiere del Lecce che mi raccomandò ai responsabili del settore giovanile, lo stesso in cui si era formato Franco Causio».
Anche un telegramma di suo padre le ha segnato la carriera.
«A 17 anni mi avevano già ceduto per 400 mila lire al Calimera in Prima Categoria, però papà mandò una lettera per bloccare il trasferimento. Poco dopo mi fecero esordire in serie C, Azeglio Vicini mi convocò nella selezione giovanile, e da lì tutti mi volevano. Soprattutto il Milan era insistente. Ho avuto una botta di fortuna, quell’anno ero ripetente a scuola. Sarei diventato contabile. Invece nell’arco di poche settimane mi ritrovai ad allenarmi con i giocatori che collezionavo nelle figurine».
Racconti la firma dei contratti con Boniperti.
«In un giorno, durante il ritiro di Villar Perosa, faceva firmare praticamente a tutti un contratto in bianco, nel quale la cifra non era indicata. Si entrava a turno in una stanzetta convertita a ufficio, talmente invasa dal fumo che quasi non riconoscevi il viso del Presidente. E poi lui ci consigliava di sposarci presto ma al tempo stesso raccomandava alle nostri mogli di essere sessualmente morigerate nei nostri confronti. Io feci subito un figlio».
Lei è stato l’unico calciatore della storia a venire azzannato da un cane poliziotto a Roma.
«Sotto di un gol, pareggiò Platini e poi segnai io. Mentre stavo guadagnando la via degli spogliatoi, Prandelli mi avvisa che Giampiero Galeazzi voleva intervistarmi. Sotto la curva sud allora c’erano gli spogliatoi, con un tendone sopra per proteggere gli atleti dal lancio di oggetti. Mi si avvicina un poliziotto con un cane che portava al collo un fazzoletto giallorosso. Lo vedevo che tirava verso di me, ma il poliziotto lo teneva per il guinzaglio. A un certo punto, lo lascia andare. Io avevo appena fatto a scarpate in campo con Pruzzo e ho dovuto rifilarne anche a quell’animale che nel frattempo mi aveva morsicato facendomi sanguinare. Poi il medico sociale dovette cercare il militare per verificare se avesse fatto l’antirabbica altrimenti avrei dovuto saltare l’imminente match con l’Aston Villa per l’assunzione del vaccino contenente sostanze vietate dall’antidoping».
Con Pruzzo siete stati protagonisti di duelli rabbiosi. Era proprio odio il vostro?
«Lui era un giocatore che rimproverava anche i suoi compagni se non gli passavano la palla. Prendeva a male parole anche me. Scontri duri, epici. Adesso siamo amici».


 

 

uomini veri, prima che calciatori.

calcio moderno, per carità

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1 ora fa, crazy1897 ha scritto:

 

Adesso invece guardando le partite si scrive: stopper...vomitare 

in realta' la parola ''stopper'' non la sento piu' 

si dice i ''centrali ''

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comunque mi fa' un po' sorridere che studia per fare il ''mental coach'' 

 

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6 minuti fa, dal1982 ha scritto:

in realta' la parola ''stopper'' non la sento piu' 

si dice i ''centrali ''

 

lo stopper era un ruolo ben preciso, ci si specializzava nel diventarlo

poi già da un bel po' di tempo ormai gli stopper devono fare di tutto e di più, saper fare anche i numeri da circo se necessario

Modificato da ampeg

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1 hour ago, dal1982 said:

a me pare di ricordare un juve-cesena dove fece una doppietta ma poi ce la diedero persa a tavolino per un petardo che ''stordi'' un giocatore del cesena nel tunnel''

 

qualcuno si ricorda?

 

 

Si sanguin... altra truffa clamorosa anche se all'epoca, è bene dirlo, era consuetudine fare quelle "sceneggiate" ed altrettanto consuetudine regalare punti in quel modo... comunque Tacconi, come sempre, tanto di cappello non le mandò a dire...

 

Il silenzio stampa imposto ai giocatori da Boniperti venne disatteso soltanto da Stefano Tacconi, che si limitò a dire: “Al prossimo petardo ci provo anch'io a buttarmi a terra"... 

 

... da notare anche che  l’arbitro di quel famoso Juventus-Cesena, nonché autore del referto dell’episodio dello scoppio del petardo che – così come redatto – mise in difficoltà la linea difensiva della società torinese, era Romeo Paparesta, padre di Gianluca Paparesta.

 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

Modificato da gianky99

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pure la sigla di daitarn 3 era ispirata a lui: "noi siamo un trio, amici di sergio brio!"

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19 minuti fa, ampeg ha scritto:

 

lo stopper era un ruolo ben preciso, ci si specializzava nel diventarlo

poi già da un bel po' di tempo ormai gli stopper devono fare di tutto e di più, saper fare anche i numeri da circo se necessario

in poche parole era quello che marcava a uomo il 9, e quasi sempre lo stopper aveva il nr 5   :)

 

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17 minuti fa, gianky99 ha scritto:

 

Si sanguin... altra truffa clamorosa anche se all'epoca, è bene dirlo, era consuetudine fare quelle "sceneggiate" ed altrettanto consuetudine regalare punti in quel modo... comunque Tacconi, come sempre, tanto di cappello non le mandò a dire...

 

Il silenzio stampa imposto ai giocatori da Boniperti venne disatteso soltanto da Stefano Tacconi, che si limitò a dire: “Al prossimo petardo ci provo anch'io a buttarmi a terra"... 

 

... da notare anche che  l’arbitro di quel famoso Juventus-Cesena, nonché autore del referto dell’episodio dello scoppio del petardo che – così come redatto – mise in difficoltà la linea difensiva della società torinese, era Romeo Paparesta, padre di Gianluca Paparesta.

 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

era l anno che arrivammo quarti e vincemmo lo spareggio col Toro ai rigori per andare in uefa?

o era l anno prima , sempre con marchesi in cui arrivammo secondi dietro al napoli?

 

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22 minuti fa, gianky99 ha scritto:

 

Si sanguin... altra truffa clamorosa anche se all'epoca, è bene dirlo, era consuetudine fare quelle "sceneggiate" ed altrettanto consuetudine regalare punti in quel modo...

citofonare Alemao :)

 

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6 minuti fa, dal1982 ha scritto:

era l anno che arrivammo quarti e vincemmo lo spareggio col Toro ai rigori per andare in uefa?

o era l anno prima , sempre con marchesi in cui arrivammo secondi dietro al napoli?

 

 

Si quella dello spareggio. 

Ma arrivammo sesti. 

Grazie allo spareggio. 

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16 minuti fa, torino juventina2 ha scritto:

 

Si quella dello spareggio. 

Ma arrivammo sesti. 

Grazie allo spareggio. 

si giusto

la prima in champions, e 4 in uefa, ma quell anno anche la sesta ? si libero' un posto per qualche vittoria delle italiane in europa? 

ho un lapsus e non ricordo 

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29 minuti fa, dal1982 ha scritto:

era l anno che arrivammo quarti e vincemmo lo spareggio col Toro ai rigori per andare in uefa?

o era l anno prima , sempre con marchesi in cui arrivammo secondi dietro al napoli?

 

 

zio lupo che mherdone di partita .asd 

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Mitico Sergione, beccato per le strade di Torino un mesetto fa .oo 

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2 minuti fa, hopper ha scritto:

 

zio lupo che mherdone di partita .asd 

rush che segna il rigore decisivo pero' che gioia 

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6 minuti fa, dal1982 ha scritto:

si giusto

la prima in champions, e 4 in uefa, ma quell anno anche la sesta ? si libero' un posto per qualche vittoria delle italiane in europa? 

ho un lapsus e non ricordo 

 

La Samp vinse la coppa Italia e avrebbe fatto la C.d.C.

 

Screenshot_20250320_154616.thumb.jpg.a58d59bd8fe21c08706ad7bc0c67ba79.jpg

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5 minuti fa, dal1982 ha scritto:

citofonare Alemao :)

 

Restando ai fatti nostri, citofonare Marini ( '82-83) ;)

 

Quelli del Tavolino: un club fin dalle origini avvezzo a chiedere ed ottenere vittorie del genere ed a celebrarle come fossero reali. :piangina:

 

 

Quanto a Sergione Brio, era facile trovarlo al mare d'estate a Porto Cesareo (LE): spesso nello stesso lido si potevano incontrare Causio, fighetto, chioma curata, seduto sotto l'ombrellone o, sempre dandosi un certo tono, a sorseggiare qualcosa al bar, e Sergio, sotto la "rotonda", in canottiera, che smoccolava in dialetto durante accesissime partite a briscola: uno spasso!  Entrambi, comunque, non lesinavano mai un sorriso o un cenno di saluto a noi ragazzi che, educatamente, "restavamo a distanza" evitando di disturbarli o infastidirli. Loro due nel mio avatar e ( Con..un altro) nel nick; qualche anno addietro, incrociando il Barone per le vie del centro, gli ho detto che per "colpa sua" fin dal '70 ero, e sono tuttora, affetto dal "morbo bianconero".... e l'ho ringraziato calorosamente!

 

Infine, devo aggiungere che tutti quelli che hanno avuto modo di conoscere bene Sergione, oppure hanno semplicemente avuto a che fare con lui, me lo hanno descritto come un "pezzo di pane", un uomo generoso quanto mite, insomma una persona con un carattere profondamente diverso rispetto al gladiatore feroce visto in campo con la nostra maglia.

 

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