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Dispetti e sospetti, c'è il Napoli dietro il ritardo di Kolo Muani?

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Joined: 08-Aug-2017
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Sono tre anni che Napoli e Juventus non sgomitano per il medesimo obiettivo, eppure dispetti e sospetti sono sempre in circolo, come se la felicità di uno non possa essere piena senza l’infelicità dell’altra. Il sentimento non sempre è reciproco, specie quando le distanze sono ampie come adesso: è soprattutto il Napoli, unica formazione metropolitana a non avere un rivale cittadino, a vivere questa partita - “la” partita - come un derby. Gli juventini quando stanno troppo sopra o troppo sotto fanno invece finta di niente, benché snobbare sia esso stesso un modo di punzecchiare.

Punzecchiature ce ne sono state anche in questi giorni, ma tenute sotto traccia: non una caciara da social tra tifosi, ma sguardi di sbieco tra due società quasi mai state dalla stessa parte, men che meno da quando Giuntoli, costruito il Napoli dello scudetto, decise di andare alla Juve, la squadra per cui tifa. De Laurentiis ne intralciò l’esodo fin che gli andò, “ma se avessi saputo che era juventino l’avrei mandato via prima”. Però poi s’è preso gli juventinissimi Conte e Manna.

 

A inizio stagione Giuntoli cercò di provocare Conte indicandolo come favorito per il titolo: era un minimo tentativo di destabilizzazione, si è rivelato una profezia. In questi giorni, i sospetti e i dispetti hanno elettrizzato i due club, silenziosamente agitati e preoccupati: alla Juve qualcuno ha avuto il dubbio (a quanto pare, fondato) che dietro i ritardi con cui il Psg ha risolto le questioni burocratiche per il via libera del prestito di Kolo Muani ci fosse una precisa richiesta fatta dal Napoli al ds dei francesi Campos, con i quali i rapporti sono ottimi (la facilità con cui si è chiuso l’affare Kvaratskhelia lo dimostra): dateglielo pure, ma solo dopo che avranno giocato contro di noi.

 

Non è andata così, perché l’ingaggio dell’attaccante, che ha buone chance di giocare titolare già domani, è stato ufficializzato ieri (tra affitto, commissioni e stipendio, un’operazione da dieci milioni), ma anche perché la Juve ha fatto molte pressioni sui parigini, facendo leva sugli ottimi rapporti tra Thiago Motta e Al-Khelaïfi e sull’asse tra il presidente del Psg e la dirigenza bianconera. In avvio di trattativa, Al-Khelaïfi ha chiamato l’ad juventino Scanavino come per sigillare un’amicizia: il manager qatarino è anche il presidente dell’Eca ed è stato ben felice di accogliere il ritorno all’ovile del più importante club italiano dopo lo strappo della Superlega.

 

Da parte sua, il Napoli ha visto con sospetto e dispetto il comportamento della Juve con Danilo, messo fuori rosa fin dai primi di gennaio e in procinto di risolvere il contratto che sarebbe scaduto a giugno. I bianconeri hanno però posto una condizione: avrebbero lasciato libero il capitano a condizione che non diventasse un giocatore di Conte. A Napoli, difatti, la Juve lo avrebbe lasciato andare soltanto con un risarcimento (in denaro o in contropartite tecniche), non vedendo la ragione di fare un regalo, se non a una diretta concorrente, almeno a un rivale storico.

 

[articolo completo su repubblica.it]

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