andrea 1348 Joined: 01-Jun-2005 3699 messaggi Inviato 16 ore fa « Due gol al Liverpool, fu la mia Supercoppa Sì, ero bello di notte ma anche di giorno...» L’ex campione polacco ricorda la finale sotto la neve del 16 gennaio di 40 anni fa: «Grazie a me Platini ha vinto tre volte la classifica cannonieri. L’Heysel tragedia a livello umano e dolore sportivo» di Andrea Di Caro · 16 gen 2025 L’Amburgo ci negò tre Coppe di fila Il mio grande rimpianto non è stato Roma-Lecce, ma Italia-Polonia «Sono passati 40 anni, ma certi momenti rimangono per sempre ed è sempre un’emozione ricordarli». Quel 16 gennaio 1985, “il bello di notte” fu addirittura bellissimo. Zibì Boniek riavvolge il nastro : «Faceva un freddo cane, aveva nevicato tanto, si riuscì a spalare il campo con l’aiuto dei tifosi, ma intorno era tutto bianco. Il Comunale di Torino però era pieno lo stesso. Supercoppa europea Juventus-Liverpool, gara secca. Gli inglesi erano forti, avevano vinto la Coppa dei Campioni contro la Roma l’anno prima, noi la Coppa delle Coppe col Porto. Giocammo con un pallone rosso anche per esigenze televisive: prima erano bianchi con tasselli neri e rischiava di confondersi con il bianco della neve. Vincemmo 2-0 e segnò una doppietta un giocatore polacco che queste partite non le sbagliava quasi mai...». Non a caso l’Avvocato Gianni Agnelli la chiamava il bello di notte... «I grandi giocatori non sono quelli che decidono le partitelle di allenamento il giovedì, ma le gare importanti, come le finali. E quelle quasi sempre si giocavano la sera. In quattro finali europee contro Amburgo, Porto e due volte il Liverpool, la Juve segnò cinque gol, tre furono miei e causai io il rigore all’Heysel, anche se il fallo subito era fuori aerea. Ma lasciatemi dire una cosa...». Prego... «Io ho giocato sei stagioni in Italia, quattro volte sono finito nella top 11 finale della serie A. E si giocava alle 15. Io sono stato bello anche di giorno…». Alla Juve ha vinto un campionato, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa, una Coppa dei Campioni. Soddisfatto o si poteva fare ancora meglio? «Soddisfatto anche se sono certo che se quella Juve avesse giocato dieci volte la finale con l’Amburgo ad Atene nel 1983, sette volte avrebbe vinto, due pareggiato e una perso. Purtroppo uscì proprio quella partita su dieci... Eravamo molto più forti. Se avessimo vinto sono certo che avremmo alzato tre Coppe dei Campioni di fila e qualche Intercontinentale. Non mi so spiegare invece cosa accadde». Anche in A quell’anno la Juve era favorita: c’era il blocco azzurro che vinse i mondiali di Spagna più Boniek e Platini. Ma la spuntò la Roma. «Sulla carta eravamo più forti, tanto è vero che battemmo la Roma sia all’andata sia al ritorno. Ma dall’altra parte c’erano Falcao, Conti, Pruzzo, Di Bartolomei, Vierchowood.... Era una grande squadra anche quella e vinse meritatamente». Dopo la Supercoppa incontraste nuovamente il Liverpool nella finale della Coppa dei Campioni all’Heysel il 29 maggio 1985: una ferita che non si rimarginerà mai. «Una partita che fummo costretti a giocare per permettere di riorganizzare la sicurezza intorno allo stadio. Non volevamo disputarla. In quei casi, se vinci sei stato cinico, se perdi non hai onorato le vittime. L’atmosfera era surreale. Quando la palla andava fuori, c’erano i poliziotti a bordo campo con i cani, una curva era crollata. Ma giocammo tutti e 22 senza fare nessun accordo, ognuno col suo stato d’animo, provando a vincerla». Il fallo da rigore che regalò la vittoria fu commesso su di lei, ma un metro fuori area. «Sì e mi dispiacque molto. Se non fossi stato falciato avrei segnato io, ero solo davanti a Grobbelaar, con la porta spalancata. Andavo a cento all’ora, potevo mettere la palla dove volevo. Quella è una partita di cui nessuno può andare orgoglioso e mi ha lasciato un enorme dolore per la tragica morte di 39 persone, ma anche un grande dispiacere dal punto di vista sportivo perché io volevo vincere, in una gara normale, quella Coppa dei Campioni ed esserne fiero. Sono certo che ci saremmo riusciti perché avevamo calciatori e un modo di giocare ideali per fare male al Liverpool e alla loro statica difesa a quattro». Si discusse sull’opportunità di alzare la Coppa al rientro, scendendo le scalette dell’aereo. «Io già non c’ero più. Dopo la partita, la mia ultima con la Juve, presi un aereo privato per raggiungere a Tirana la Polonia impegnata nelle qualificazioni Mondiali. Non voglio giudicare gli altri, ricordo solo che devolsi tutto il mio sostanzioso premio vittoria alle famiglie delle vittime». Quell’estate passò alla Roma, mantenendo una promessa fatta al presidente Viola, e divenne il secondo polacco più famoso della Capitale dopo Papa Wojtila... «Non scherziamo, lui è stato un gigante della Storia. Furono tre anni bellissimi anche se vinsi solo una Coppa Italia, perdendo lo scudetto del 1986 nella famosa gara col Lecce. Partimmo male, poi rimontammo la Juve grazie a un calcio straordinario, il più bello che abbia mai giocato. In mezzo al campo c’erano Conti, Ancelotti, Cerezo, Boniek, in attacco Graziani e Pruzzo…». A cui lei fece tanti assist. «Si dice spesso che, alla Juve, Platini facesse fare i gol a me. Era vero il contrario. Grazie a me Michel vinse tre volte di fila il titolo di capocannoniere dal 1983 al 1985. Poi sono andato alla Roma e, guarda caso, nel 1986 lo vinse Pruzzo… Io ero più centrocampista che attaccante ed ero altruista, ne ho fatti fare di gol». ► Roma-Lecce è stato il grande rimpianto della sua carriera? «Mi consenta una premessa. Sento sempre parlare del gol annullato a Turone a Torino con la Juve e mai di quello regolarissimo annullato contro il Lecce sull’1-0 per noi. Sul 2-0 il Lecce non avrebbe mai vinto. Detto questo, il grande rimpianto è stato un altro: aver saltato la semifinale del Mondiale ‘82 Italia-Polonia per una ingiusta squalifica». ► L’Italia era intrisa di magia, c’era la favola di Rossi: pensa che con lei sarebbe andata diversamente? «Le giro la domanda, ma immagini il contrario: io in campo e Rossi in tribuna, è sicuro che avrebbe vinto l’Italia?». Lei è rimasto a vivere a Roma e si è spesso dichiarato romanista. Negli anni il suo rapporto con la Juventus si è rovinato, tanto che le è stata tolta la Stella col suo nome allo Stadium. «Per tre anni ho dato tutto alla Juve. Pago qualsiasi cifra se si trova una mia dichiarazione contro la Juventus società, i giocatori, i tifosi. Io ho contestato solo l’operato di chi l’ha gestita in certi anni: Moggi e Giraudo. Della Stella tolta non deve chiedere a me ma ad Andrea Agnelli, decise lui». ► Si consoli così: molti non sanno tutti i nomi dei giocatori a cui è stata assegnata, ma tutti sanno che a Boniek, che la meritava, è stata tolta. «Ha ragione… Ma poi non è così importante. Quel che ho fatto con la Juve resta. Con o senza Stella» Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Spricinho 1441 Joined: 26-Nov-2007 16958 messaggi Inviato 7 ore fa Ancora con 'sta cosa della stella? Dai Zibi, non avevi i requisiti, va a fare il castoro in montagna e smettila di tediarci. OT sulle stelle: sarebbe il caso di inserirne di nuove (criteri: capitano o 150 presenze o 100 gol o pallone d'oro). Giocatori come Chiellini, Marchisio, Lichtsteiner, Barzagli e Pirlo la meriterebbero sicuramente. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti