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andrea

Nicola Caricola

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Joined: 01-Jun-2005
3789 messaggi

«La burrata a Platini, la maledizione negli Usa, adesso sto in Sudafrica e porto l’Italia qui»
«Con un colpo di fortuna sono diventato un difensore di livello. Con la Juve ho vinto tanto, ma il meglio l’ho dato con il Genoa di Bagnoli: una squadra miracolosa»


di Giulio Di Feo · 13 gen 2025

 

Trap mi chiamava il Terruncello, a New York vivevo sulla Fifth Avenue. Il calcio non mi manca, ora mi occupo solo di import-export


Nicola Caricola, una delle più belle storie di import-export targate Italia, risponde dal Sudafrica ma con la mente è ancora dove tutto è cominciato.
► Bari, quartiere Madonnella, i fratelli Caricola.
«Sei, tutti difensori, solo in due facciamo carriera. Ci faccia caso, nelle figurine io sono Caricola II. Mio fratello Carmine era al Taranto, fino in C».
► Lei è quello con i piedi migliori, però.
«Sì, all’inizio facevo la mezzala, poi il terzino, poi il centrale. E ho una gran botta di c...».
► Cioè?
«Cresco al Bari nella Primavera di Catuzzi. Quando esonerano Renna lui prende la squadra, la salva in B, lo confermano e chiama 7-8 di noi. I centrali titolari, Sasso e Canestrari, vogliono più soldi e se non firmano il contratto non possono giocare. Arriva la Coppa Italia, Catuzzi ha soltanto me. Quarantamila allo stadio contro il Napoli. I liberi: da una parte io, dall’altra Krol. Faccio un partitone contro Palanca e non esco più».
► Esce solo per andare a Torino.
«Mi faccio un nome, prendo il posto di Baresi nell’Under 21. Un giorno mi chiama Matarrese e mi dà un biglietto aereo. Io sono convinto di andare all’Inter, invece c’è scritto Torino: mi aveva venduto durante la finale di Coppa dei Campioni Juve-Amburgo. Però non si deve sapere, è periodo di elezioni, la Juve mi aspetta per il Mundialito “ma mi raccomando, dì a tutti che sei in prova”».
► L’ingresso nel mondo Juve.
«La prima persona che vedo è l’Avvocato: “Ho sentito parlare molto bene di lei”. Poi l’ufficio di Boniperti, i campioni in spogliatoio, da Zoff a Paolo Rossi. Sono un ragazzino che viene da Bari, “Sto sognando”, mi dico».
► Si dice che Platini si presentò a lei dicendo: “Tu eri quello che mi marcava in Coppa Italia? Strano, non ricordo…”.
«Questa non ce l’ho presente, so che ogni volta che tornavo a Bari mi chiedeva di portargli le burrate e le mozzarelle. Sia lui che il Trap, che mi chiamava il terruncello ».
► Bilancio in bianconero?
«Quattro stagioni, due scudetti, una Coppa dei Campioni, davanti a me c’erano Gentile, Cabrini, Scirea, Brio eppure ho fatto 70 partite. Lo considero un grande traguardo, anche se il meglio l’ho dato al Genoa. A Torino ero una riserva di lusso, in rossoblù sono stato protagonista. Ma all’inizio è stato difficile: venendo dalla Juve mi aspettavo che gli arbitri mi tutelassero, invece come dicevo mezza cosa partiva il cartellino...».
► Il Genoa di Bagnoli...
«Una squadra miracolosa. Peccato aver visto dalla panchina le partite con il Liverpool, ero infortunato, ma ci siamo arrivati perché io e Skuhravy avevamo fatto un miracolo contro l’Oviedo: 1-0 in Spagna, poi 3-1 in casa con gol nostri nel finale».
► E qui veniamo all’export.
«La mia compagna dell’epoca, madre dei miei figli, è una top model che lavora a New York. Leggo che sta iniziando un nuovo campionato lì e mi propongo a Charlie Stillitano, presidente dei Metrostars: “Vorrei venire negli Usa, ma è una scelta di vita, accetterei solo la Grande Mela”. Mi prende».
► Così diventa uno dei primi calciatori dell’Mls: che calcio è?
«Pare football, tutto fisico, pure in allenamento certe botte...».
► E la sua New York invece?
«Favolosa. Il terruncello vive sulla Fifth Avenue. E poi il Giants Stadium, i pomeriggi con mio figlio appena nato a Central Park o allo zoo, i ristoranti di lusso...».
► Però c’è la maledizione. Se New York nel calcio non vince niente si dice che è colpa di “The curse of Caricola”...
► Una stagione di Mls e smette.
«Un autogol clamoroso. Prima di campionato, diretta tv, 60mila spettatori contro i New England di Galderisi, arriva un cross, invece di rinviare la butto nella nostra porta. Dopo una ventina di anni mi chiama la Cnn e mi chiede se può intervistarmi. Arrivano e scopro che l’intervista è sul curse. Il bello è che manco sapevo cosa volesse dire curse. Poi spiego che può capitare, nel calcio...».
«Ho due anni di contratto, ma intensità e infortuni si sentono, una mattina mi alzo e non ho più voglia. Siamo in ritiro a Coverciano con i Metrostars, lo dico a Donadoni, mio compagno di camera, e poi all’allenatore Parreira. “Ci sono problemi?”, mi fa. E io: “No, mister, da oggi sono la persona più felice del mondo”. Prendo il primo aereo e torno a New York dalla famiglia».
► Da vent’anni vive in Sudafrica, come c’è arrivato?
«La mia compagna sudafricana, vuole tornare e le dico: andiamo. In Italia ero team manager del Genoa, lì cosa faccio? Un giorno ordino un caffè al bar, fa schifo e mi viene l’illuminazione: porto qua il caffè italiano. Quello in cialde in Sudafrica non c’è. Faccio due conti: se una famiglia fa 10 caffè al giorno e io metto la macchinetta in casa di 100 amici, ho fatto il business. E così è. Dieci anni dopo vendo a un’azienda quotata in borsa e resto come manager. Ma da un paio di mesi mi sono messo in proprio. Ho fondato Sapori, importo formaggi, pomodori, pasta, il meglio del Made in Italy».
► Il calcio le manca?
«No. Ho smesso perché ho voluto, non ho avuto la fase discendente che tanti hanno».
► Insomma, se ora Platini vuole la burrata da lei...
«Gliela mando subito. Ma meglio se viene a trovarmi. Ci siamo visti qui nel 2010, per il Mondiale».


 

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Joined: 11-May-2014
11137 messaggi
Inviato (modificato)
41 minuti fa, andrea ha scritto:

«
«Quattro stagioni, due scudetti, una Coppa dei Campioni, davanti a me c’erano Gentile, Cabrini, Scirea, Brio eppure ho fatto 70 partite. Lo considero un grande traguardo, anche se il meglio l’ho dato al Genoa. A Torino ero una riserva di lusso, in rossoblù sono stato protagonista. Ma all’inizio è stato difficile: venendo dalla Juve mi aspettavo che gli arbitri mi tutelassero, invece come dicevo mezza cosa partiva il cartellino...».

 


 

Ah

Modificato da UndiciLeoni

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Joined: 04-Apr-2006
134342 messaggi

 

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Joined: 06-Oct-2021
10643 messaggi
21 ore fa, andrea ha scritto:

«La burrata a Platini, la maledizione negli Usa, adesso sto in Sudafrica e porto l’Italia qui»
«Con un colpo di fortuna sono diventato un difensore di livello. Con la Juve ho vinto tanto, ma il meglio l’ho dato con il Genoa di Bagnoli: una squadra miracolosa»


di Giulio Di Feo · 13 gen 2025

 

Trap mi chiamava il Terruncello, a New York vivevo sulla Fifth Avenue. Il calcio non mi manca, ora mi occupo solo di import-export


Nicola Caricola, una delle più belle storie di import-export targate Italia, risponde dal Sudafrica ma con la mente è ancora dove tutto è cominciato.
► Bari, quartiere Madonnella, i fratelli Caricola.
«Sei, tutti difensori, solo in due facciamo carriera. Ci faccia caso, nelle figurine io sono Caricola II. Mio fratello Carmine era al Taranto, fino in C».
► Lei è quello con i piedi migliori, però.
«Sì, all’inizio facevo la mezzala, poi il terzino, poi il centrale. E ho una gran botta di c...».
► Cioè?
«Cresco al Bari nella Primavera di Catuzzi. Quando esonerano Renna lui prende la squadra, la salva in B, lo confermano e chiama 7-8 di noi. I centrali titolari, Sasso e Canestrari, vogliono più soldi e se non firmano il contratto non possono giocare. Arriva la Coppa Italia, Catuzzi ha soltanto me. Quarantamila allo stadio contro il Napoli. I liberi: da una parte io, dall’altra Krol. Faccio un partitone contro Palanca e non esco più».
► Esce solo per andare a Torino.
«Mi faccio un nome, prendo il posto di Baresi nell’Under 21. Un giorno mi chiama Matarrese e mi dà un biglietto aereo. Io sono convinto di andare all’Inter, invece c’è scritto Torino: mi aveva venduto durante la finale di Coppa dei Campioni Juve-Amburgo. Però non si deve sapere, è periodo di elezioni, la Juve mi aspetta per il Mundialito “ma mi raccomando, dì a tutti che sei in prova”».
► L’ingresso nel mondo Juve.
«La prima persona che vedo è l’Avvocato: “Ho sentito parlare molto bene di lei”. Poi l’ufficio di Boniperti, i campioni in spogliatoio, da Zoff a Paolo Rossi. Sono un ragazzino che viene da Bari, “Sto sognando”, mi dico».
► Si dice che Platini si presentò a lei dicendo: “Tu eri quello che mi marcava in Coppa Italia? Strano, non ricordo…”.
«Questa non ce l’ho presente, so che ogni volta che tornavo a Bari mi chiedeva di portargli le burrate e le mozzarelle. Sia lui che il Trap, che mi chiamava il terruncello ».
► Bilancio in bianconero?
«Quattro stagioni, due scudetti, una Coppa dei Campioni, davanti a me c’erano Gentile, Cabrini, Scirea, Brio eppure ho fatto 70 partite. Lo considero un grande traguardo, anche se il meglio l’ho dato al Genoa. A Torino ero una riserva di lusso, in rossoblù sono stato protagonista. Ma all’inizio è stato difficile: venendo dalla Juve mi aspettavo che gli arbitri mi tutelassero, invece come dicevo mezza cosa partiva il cartellino...».
► Il Genoa di Bagnoli...
«Una squadra miracolosa. Peccato aver visto dalla panchina le partite con il Liverpool, ero infortunato, ma ci siamo arrivati perché io e Skuhravy avevamo fatto un miracolo contro l’Oviedo: 1-0 in Spagna, poi 3-1 in casa con gol nostri nel finale».
► E qui veniamo all’export.
«La mia compagna dell’epoca, madre dei miei figli, è una top model che lavora a New York. Leggo che sta iniziando un nuovo campionato lì e mi propongo a Charlie Stillitano, presidente dei Metrostars: “Vorrei venire negli Usa, ma è una scelta di vita, accetterei solo la Grande Mela”. Mi prende».
► Così diventa uno dei primi calciatori dell’Mls: che calcio è?
«Pare football, tutto fisico, pure in allenamento certe botte...».
► E la sua New York invece?
«Favolosa. Il terruncello vive sulla Fifth Avenue. E poi il Giants Stadium, i pomeriggi con mio figlio appena nato a Central Park o allo zoo, i ristoranti di lusso...».
► Però c’è la maledizione. Se New York nel calcio non vince niente si dice che è colpa di “The curse of Caricola”...
► Una stagione di Mls e smette.
«Un autogol clamoroso. Prima di campionato, diretta tv, 60mila spettatori contro i New England di Galderisi, arriva un cross, invece di rinviare la butto nella nostra porta. Dopo una ventina di anni mi chiama la Cnn e mi chiede se può intervistarmi. Arrivano e scopro che l’intervista è sul curse. Il bello è che manco sapevo cosa volesse dire curse. Poi spiego che può capitare, nel calcio...».
«Ho due anni di contratto, ma intensità e infortuni si sentono, una mattina mi alzo e non ho più voglia. Siamo in ritiro a Coverciano con i Metrostars, lo dico a Donadoni, mio compagno di camera, e poi all’allenatore Parreira. “Ci sono problemi?”, mi fa. E io: “No, mister, da oggi sono la persona più felice del mondo”. Prendo il primo aereo e torno a New York dalla famiglia».
► Da vent’anni vive in Sudafrica, come c’è arrivato?
«La mia compagna sudafricana, vuole tornare e le dico: andiamo. In Italia ero team manager del Genoa, lì cosa faccio? Un giorno ordino un caffè al bar, fa schifo e mi viene l’illuminazione: porto qua il caffè italiano. Quello in cialde in Sudafrica non c’è. Faccio due conti: se una famiglia fa 10 caffè al giorno e io metto la macchinetta in casa di 100 amici, ho fatto il business. E così è. Dieci anni dopo vendo a un’azienda quotata in borsa e resto come manager. Ma da un paio di mesi mi sono messo in proprio. Ho fondato Sapori, importo formaggi, pomodori, pasta, il meglio del Made in Italy».
► Il calcio le manca?
«No. Ho smesso perché ho voluto, non ho avuto la fase discendente che tanti hanno».
► Insomma, se ora Platini vuole la burrata da lei...
«Gliela mando subito. Ma meglio se viene a trovarmi. Ci siamo visti qui nel 2010, per il Mondiale».


 

Questa frase credo verrà condivisa da più di un pennivendolo, sicuro.

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