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Pablo Longoria, presidente del Marsiglia

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«De Zerbi, che colpo Guardo 7 partite al giorno Marsiglia è un laboratorio»
Il presidente 38enne ex Juve sta rivoluzionando l’Om


Di Monica Colombo · 21 nov 2024



” La gavetta in Italia All’Atalanta ho imparato i metodi di scouting Al Sassuolo i rapporti, la Juve è stata l’università Il maxi-schermo De Zerbi ha voluto un maxi-schermo tipo quelli degli stadi per la tattica


«Quando ero ragazzo avevo capito che le mie gambe non mi avrebbero garantito una carriera da calciatore. Mentre il cervello mi avrebbe spalancato le porte per inseguire il sogno». Pablo Longoria, soprannominato «El Chico de la Play» agli albori della carriera per la passione e il consumo di Fifa e Football Manager, ha 38 anni, presidente dell’olympique Marsiglia da quasi quattro, vicepresidente della Lega francese nonché membro dell’eca. «Da quando ho tredici anni guardo partite di calcio, anche sei o sette al giorno. Il mio obiettivo era quello di diventare uno scout. A 16 anni ho mandato il primo curriculum al Psv Eindhoven, ma senza successo». Non ha dovuto però attendere molto prima di entrare nel mondo del calcio dalla porta principale. «A 18 anni avevo compreso che la mia passione poteva trasformarsi in un lavoro. Avevo tanta fiducia nelle mie capacità e sono stato fortunato a incontrare un agente, Eugenio Botas, che mi aiutò a lavorare con il Recreativo Huelva».
L’ascesa del ragazzo di Oviedo che ha trascorso l’adolescenza fra paraboliche e videoregistratori è fulminea. «Prima di diventare guida dell’Om, ho lavorato in Spagna, Inghilterra e Italia.
Ho cercato di assorbire ogni conoscenza per aumentare il mio patrimonio di informazioni». Pablo Longoria è a Roma per partecipare a un convegno sul calcio: parla sei lingue, ha dei baffi sottili decisamente inusuali, una padronanza della materia che stride con la carta di identità, un entusiasmo per il lavoro intatto. In genere ci si immagina la figura di «vecchio saggio» per il ruolo di presidente.
«Il Marsiglia ha una proprietà americana che crede alla leadership. Abbiamo per il club un progetto di rilancio su base triennale: l’obiettivo è diventare l’anti-psg. Intanto siamo l’unica squadra francese ad aver vinto la Coppa dei campioni».
Per consentire all’Om di tornare agli antichi splendori («ma non possiamo paragonarci all’epoca di Tapie: rispetto ad allora è cambiato il mondo») ha fatto tesoro dei percorsi professionali italiani. «All’Atalanta ho imparato una metodologia di scouting. Nel Sassuolo i rapporti umani hanno rappresentato l’aspetto migliore. E la Juventus è stata l’università: quella Juve, intesa come assetto societario, era una macchina da guerra. A Fabio Paratici devo la vita, Andrea Agnelli era il modello da seguire». Magari non per tutto. Per tornare in Champions League ha strappato alla concorrenza di mezza Europa, dal Manchester United al Borussia Dortmund, l’allenatore considerato l’erede di Pep Guardiola. «erano i giorni in cui ero alla ricerca di un tecnico. Un amico mi chiama e mi dà la soffiata: “La prossima settimana De Zerbi si dimette dal Brighton. Non usare l’informazione”. Metto giù e telefono a Edo Crnjar, agente di Roberto, e gli dico: “So che è impossibile ma ci provo”». D’accordo, ma come lo ha convinto? «Con trasparenza, passione e con il progetto. Roberto ha seguito il suo cuore, credo che l’entusiasmo di una città e di una tifoseria come quella del Marsiglia, 49 mila abbonati, abbiano inciso». Come tutti i geni, avrà qualche mania eccentrica.
«Un giorno mi ha chiesto quale fosse il budget per acquistare una lavagna elettronica per spiegare gli schemi. Ho risposto che non c’erano problemi, convinto che avrebbe comprato un ipad. Mi sono ritrovato al campo di allenamento un maxi-schermo, come quelli che vengono adottati negli stadi».
Longoria ha dato anche all’organigramma un’anima italiana, dal consigliere Fabrizio Ravanelli al ds Medhi Benatia fino a Giovanni Rossi, club manager. «E per aumentare l’impronta juventina è arrivato in estate Rabiot. Devo ammettere che il lavoro diplomatico di Benatia con Adrien e sua mamma è stato grandioso». In passato era stato Gattuso a sedersi sulla panchina dell’olympique. «È arrivato in un momento difficile, ha speso tante energie per debellare certi atteggiamenti sbagliati nello spogliatoio. Alla fine era svuotato».
La Superlega è uno spettro da allontanare? «Sono per la meritocrazia. Ritengo che il sistema calcio possa essere migliorato ma con il contributo di tutte le parti in causa, al fine di trovare un punto di equilibrio fra la necessità di generare più introiti e quella di proteggere la qualità dello spettacolo». L’augurio per il calcio francese? «Che possa essere visto anche nel vostro Paese. Tutti gli stranieri che arrivano in Francia dicono che il livello della Ligue 1 è altissimo ma evidentemente siamo un campionato sottovalutato se i diritti tv non sono stati venduti in Italia. Eppure siamo fra i maggiori esportatori di giocatori in Europa».


 

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