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andrea

intervista a Buffon

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Joined: 01-Jun-2005
3422 messaggi

«Guarii dalla depressione anche grazie a Chagall Così legai subito con Totti Dissi a Conte di Ilaria»

 

Di Aldo Cazzullo · 19 nov 2024

 


Gianluigi Buffon, quando ha esordito in Nazionale? «Non avevo ancora compiuto 15 anni. Fui convocato con la Under 16 per giocare a Edimburgo, contro la Scozia. Era la prima volta in uno stadio britannico: gli spalti in legno, tifo indiavolato, un muro di trentamila persone addosso. Nebbia. Ero in panchina. Si mise a nevicare. Prato tutto bianco. Il mister mi chiamò: “Buffon, tocca a te”».
La prima volta.
«Giocai pochi minuti e bloccai un solo pallone, ma me lo portai dietro in un tuffo sulla neve. Alla fine racimolai un po’ di monete per chiamare i miei genitori, a casa, a Carrara. Ma per sbaglio feci il prefisso del Friuli, dove abitava la nonna».
Perché?
«Perché da bambino passavo l’inverno in Friuli dai nonni. I miei avevano già due figlie, lavoravano, non potevano badare a me. I primi ricordi sono i campi innevati. Mi piaceva l’idea di questo velo bianco che ridava purezza a tutto. Così mi ci tuffavo dentro. Non sapevo che a tuffarsi nella neve ci si bagna».
La sua autobiografia che esce oggi, scritta con Mario Desiati e pubblicata da Mondadori, si intitola «Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi».
«C’è qualcosa di masochista, nel portiere. I campi della mia giovinezza erano gli stessi degli anni 70: l’area dura come il cemento. I vecchi portieri li riconosci dalle mani ferite, dai fianchi dolenti, dalle tante volte che sono caduti fino a sanguinare. Ho avuto un solo procuratore nella vita, Silvano Martina. E l’ho scelto perché aveva le mani piene di cicatrici. Mani da portiere».
A leggere il libro, pare che nel portiere ci sia anche una vena di follia. Almeno in lei.
«Sì, una vena di follia ce l’ho. Il portiere parla da solo. Parla con i suoi guantoni. Soprattutto, ho sempre avuto una buona dose di strafottenza. Senza di quella, non sarei sopravvissuto».
Perché?
«Provi lei a esordire in serie A a 17 anni, a San Siro, con il Parma primo in classifica, contro il Milan a pari merito».
Era il 1995.
«Nel sottopassaggio incrociai gli sguardi di Weah, Boban, Costacurta, Baresi. A un certo punto sentii una pacca sulla spalla. Era Paolo Maldini, che mi incoraggiava. Anche lui aveva esordito in A da ragazzino: sapeva cosa voleva dire. Non ho mai dimenticato quel gesto. Paolo Maldini non è stato soltanto un calciatore immenso; ha le due qualità che ammiro di più in un uomo, lealtà e coraggio».
A fine partita lei è sempre andato ad abbracciare gli avversari. Tutti amici?
«No. Ricordo un attaccante del Benfica che mi diede un calcio terribile alla mano, palesemente apposta, mi fece un male tremendo, e mi guardò senza nessuna intenzione di chiedere scusa».
Chi era?
«Giuro: l’ho rimosso. Se lo rivedessi ci farei due parole, è per me un punto d’onore essere educato con tutti. Ma le persone negative le dimentico».
Chi è stato il più forte contro cui ha giocato?
«Ho giocato con tre generazioni, come faccio a dirlo? Zidane, Ronaldo, Messi, CR7, Iniesta...».
Ne scelga uno.
«Neymar. Per il giocatore e il ragazzo che è, avrebbe dovuto vincere cinque Palloni d’oro».
Avete giocato insieme al Psg, dove lei inseguiva il suo sogno: la Champions.
«Avevamo vinto 2-0 a Manchester con lo United. Capivo che non stavamo preparando in modo giusto il ritorno. Ma non lo dissi: in fondo ero l’ultimo arrivato, forse avevo ancora una mentalità provinciale, in fondo quelli erano tutti campioni, Mbappé aveva appena vinto il Mondiale... Prendemmo gol subito per un errore difensivo, il secondo fu anche colpa di una respinta imprecisa, beccammo il terzo e fummo eliminati. Non avevamo preparato in modo giusto il ritorno».
Perché la Juve non vince quasi mai la Champions?
«Parlo delle mie tre finali. Il Barcellona del 2015 e il Real Madrid del 2017 erano le squadre più forti degli ultimi vent’anni. E nel 2003 avevamo comunque di fronte il Milan di Shevchenko».
Perdeste ai rigori. E qualche mese dopo, rivela nel libro, lei cadde in depressione. Come andò?
«Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli. Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio».
Poi accadde anche in campo.
«Un attacco di panico. Sentivo una pressione al petto, non riuscivo a respirare, pensai che non avrei mai voluto essere lì e non avrei mai potuto giocare la partita».
Una partita decisiva?
«No. Juve-reggina, in casa. Andai dall’allenatore dei portieri, che era un grande: Ivano Bordon. Lui mi tranquillizzò: “Gigi, non devi giocare per forza”. Ripresi fiato. Guardai scaldarsi il secondo portiere, Chimenti, che è un mio carissimo amico. E pensai che ero davanti a una sliding door, a un passaggio decisivo della mia carriera, della mia vita».
Perché?
«Mi dissi: Gigi, se tu non entri in campo stavolta, crei un precedente con te stesso. Magari ti succederà una seconda volta, e poi un’altra ancora. E non potrai più giocare. Così entrai in campo. Feci subito una buona parata. Che salvò il risultato, perché poi vincemmo 1-0. Ma il problema rimaneva. Il dottor Agricola fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione».
Come ne è uscito?
«Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio».
Quali altri interessi?
«Fu allora che scoprii la pittura. Andai alla Galleria d’arte moderna di Torino. C’era una mostra di Chagall. Presi l’audioguida. Davanti alla Passeggiata rimasi bloccato per un’ora. È un quadro semplice, raffigura Chagall con la moglie Bella mano nella mano; solo che lei vola. Il giorno dopo, tornai. La cassiera mi disse: guardi Buffon che è la stessa mostra di ieri. Risposi: grazie, lo so, ma voglio rivederla».
Non si guarisce così facilmente da una depressione.
«Certo. Ma la mia vita è stata davvero così: cadere, rialzarsi. Ho fatto errori, come tutti, e non li ho mai nascosti».
Quali altri errori?
«Avevo il complesso di non essermi diplomato. Mi sentivo in colpa verso i miei genitori, volevo iscrivermi all’università. Stavo facendo un massaggio defatigante, e i due massaggiatori, due Lucignolo, mi dicono che ci pensano loro, che tutti i calciatori fanno così... Insomma, mi procurarono un diploma falso. Un’ingenuità incredibile. Che ho pagato».
Dissero che era fascista, per la maglietta con la scritta «boia chi molla» e il numero 88.
«Non avevo la minima idea che per qualcuno evoca Heil Hitler, essendo la H l’ottava lettera dell’alfabeto; per me voleva dire avere quattro palle».
La famosa strafottenza.
«E non avevo la minima idea che “boia chi molla” fosse un motto neofascista. Un giorno l’allenatore del Parma, che era Ulivieri, mi convoca e mi fa trovare un busto di Lenin».
Ulivieri è uomo di sinistra.
«Il Parma si giocava la finale di Coppa Italia, e io avevo insistito perché scendesse in campo il secondo portiere, Guardalben, che aveva disputato tutta la competizione. Ulivieri mi disse: tu Gigi non sei fascista, sei comunista, perché hai fatto un gesto straordinario per un tuo compagno».
Ma lei Buffon come la pensa veramente?
«Di sicuro non sono fascista, tanto meno razzista. Ho chiamato il mio primogenito Louis Thomas, che ora gioca attaccante nelle giovanili del Pisa, in onore dell’eroe della mia infanzia: Thomas N’kono. Sono stato l’unico europeo ad andare in Camerun per il suo addio al calcio: un ricordo stupendo».
Le pagine su N’kono sono tra le più belle del libro. Ma, ripeto: lei come la pensa?
«Sono un anarchico conservatore. Carrara, la mia città, è terra di anarchici. Credo profondamente nella libertà, e ho pagato un prezzo per questo. Abbraccio i giornalisti, ma non ho mai cercato la loro complicità. E i giornali, i social, contano molto nel nostro ambiente».
Mi faccia un esempio.
«Avevo già lasciato la Nazionale, quando Gigi Di Biagio, subentrato a Ventura, mi propone di tornare, per aiutare l’inserimento di Donnarumma. Accetto volentieri. Torno nella stanza 209 di Coverciano. Ma sui giornali e sui social comincia una campagna contro di me: Buffon è vecchio, ma non vuol farsi da parte... Fabbricavano meme in cui io, rugoso, proclamavo: punto ai Mondiali del 2500! Era tutto palesemente orchestrato da qualcuno, forse un procuratore. Così rinunciai».
Dopo 176 presenze nella Nazionale maggiore, più 24 nelle giovanili. Record forse imbattibile.
«Il presidente Gravina gentilmente mi offrì di organizzare una partita di addio. Risposi che non ce ne sarebbero state».
Ma ha continuato a giocare.
«Mi voleva l’atalanta. Gasperini mi scrisse un Whatsapp: “Con te vinciamo la Champions”. Fu Pirlo a convincermi a restare alla Juve».
La carriera la chiuse a Parma.
«Avevo un’offerta dal Barcellona come secondo portiere: l’idea di giocare con Messi, dopo CR7, mi piaceva. Un giorno però stavo guidando, e alla radio danno una canzone di Jovanotti che ho amato molto e non sentivo da dieci anni: “Bella”. Alzo lo sguardo, e vedo il casello di Parma. Un segno. Chiudere dove tutto era cominciato».
Che tipo è Messi?
«Finale di Champions del 2015. Intervallo. Sento una mano sulla schiena: “Gigi, ce la scambiamo adesso la camiseta?”. Era Messi. I veri grandi non se la tirano mai».
E Cristiano Ronaldo?
«Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto: confidenze, giudizi sulle nuove leve. Vedevo in lui una grande forza e anche una fragilimia
tà, legata all’assenza del padre, al percorso duro che ha dovuto affrontare».
Chi è stato il suo vero compagno di strada? «Quel ragazzo anche lui un po’ strafottente, con l’accento romano, due anni più grande di me, che conobbi nella Nazionale under 16: Francesco Totti. Si creò subito una forte empatia. Francesco è un cavallo di razza: va amato e protetto».
Le scommesse.
«Parliamone».
È la sua debolezza.
«Lo è stata, fino a quando non ho trovato il mio centro. Per qualcuno è un vizio. Per me era adrenalina. Di una cosa sono certo: non ho mai fatto nulla di illegale. Infatti non sono mai stato indagato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Perché non ho mai scommesso sulla Juve o sulla Nazionale o sul calcio. Ho sempre e solo scommesso sul basket americano e sul tennis. Ora al massimo vado due o tre volte l’anno al casinò. Ma non ne sento il bisogno».
Ogni tanto però la cosa torna fuori.
«È successo due volte. La prima nel 2006, al tempo di Calciopoli, quando nel mirino c’era la Juve. Ero a Coverciano, solita stanza 209, ritiro premondiale. Venne da me il nostro dirigente accompagnatore, con cui avevo un rapporto speciale, Gigi Riva: “Se hai fatto qualche cazzata, dimmelo”. Risposi, con una punta di sadismo: “Gigi, mi conosci. Quindi conosci già la risposta”. Qualche giorno dopo venne a dirmi: “Ho preso la mie informazioni. Avevi ragione tu”».
La seconda volta?
«Era il 2012, prima dell’europeo. Dormivo beatamente nella stanza 209, quando arrivò la polizia. Nel ritiro della Nazionale, alle 5 del mattino, con le telecamere fuori: i giornalisti erano stati avvertiti. Erano lì per Criscito. Lo trovai ingiusto, e lo dissi. Criscito non ebbe un giorno di squalifica; intanto però perse l’europeo. Io fui convocato in procura. Ero talmente sicuro di non aver fatto nulla che andai da solo, senza l’avvocato. E ci rimasi male nel vedermi torchiato. Sempre con le stesse domande. Alle quali ho sempre dato le stesse risposte. La verità: non ho mai scommesso sul calcio».
In quell’europeo l’italia arrivò in finale. Con Cassano e Balotelli. Di Cassano si raccontava che lei fosse la vittima designata.
«Tutto falso. Siamo sempre andati d’accordo. E in un ritiro che dura un mese, Antonio è un compagno perfetto: tiene su il gruppo, crea energia, riempie i vuoti. L’ho sempre detto anche a lui, però: in una stagione lunga un anno, non so se l’avrei sopportato...». (Buffon ride).
E Balotelli? Si è perso, o non era così forte come credevamo?
«Si è un po’ perso, perché ha smarrito la concentrazione sul vero obiettivo: diventare il campionissimo che in potenza era. Però vederlo a 34 anni al Genoa, a provarci ancora, mi emoziona».
Come avete vinto il Mondiale 2006?
«Si era creata un’atmosfera straordinaria, di fiducia e unità, che era mancata quattro anni prima in Corea, dove pure eravamo fortissimi».
Nel 2006 Francia e Brasile erano più forti di noi.
«Non siamo mai andati ai Mondiali da favoriti. Forse solo nel 1990 e nel 1994 avevamo la squadra migliore. Nel 2006 siamo cresciuti partita dopo partita. Anche per dimostrare, in piena Calciopoli, chi eravamo davvero».
Chi era davvero Luciano Moggi?
«Una persona simpatica e controversa, un dirigente che ha sempre avuto successo, un carismatico che teneva a distanza i calciatori ma li sapeva prendere».
Alla Juve è costato due scudetti. Revocati.
«Chi c’era sa che sul campo li abbiamo vinti noi. In un ambiente dove i puri che potevano scagliare la prima pietra erano pochissimi».
Nella finale con la Francia fu lei a far espellere Zidane per la testata a Materazzi.
«Richiamai l’attenzione dell’arbitro, perché temevo che Marco non si rialzasse. Avevo appena parato un colpo di testa di Zidane che pareva una sassata: per poco non mi piega la mano. Soltanto dopo trenta secondi ho realizzato, non lo nego, che l’espulsione dell’avversario più forte sarebbe stata un vantaggio».
Come ricorda l’avvocato?
«La Juve aveva venduto Zidane al Real e investito duecento miliardi per me, Pavel Nedved e Lilian Thuram. Agnelli ci invitò a Villar Perosa. Ci accolse sorridendo: ecco i nostri miliardi che camminano! Dopo, forse vedendo Lilian, chiese cosa pensassimo del caso Milingo».
L’esorcista che aveva perso la testa per una donna, per poi chiedere perdono al Papa.
«Thuram, che è uomo di mondo, abbozzò una risposta. Nedved lo guardava allibito: palesemente non aveva mai sentito nominare Milingo in vita sua».
Qual è l’allenatore più forte che ha avuto?
«Sono stato fortunato. Ho avuto i sergenti: Scala, Capello, Conte. Quelli che scuotono i calciatori. E ho avuto gli psicologi, quelli che li calmano: Ancelotti, Allegri».
Mi faccia l’esempio di un sergente.
«Avevo fatto una partita strepitosa, una sequela pazzesca di parate, cadere rialzarsi, cadere rialzarsi. Capello mi convoca. Mi fa vedere il filmato della partita. E mi dice: Gigi, proprio non ci siamo. Ci rimasi malissimo».
E un esempio di psicologo?
«Abituati a Conte, che ci faceva cazziatoni terribili, Allegri ci parve un angelo. Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”».
E Lippi che tipo era?
«Una via di mezzo. Dopo il fallimento ai Mondiali in Sudafrica ci disse: “La colpa non è vostra. La colpa è mia, che sono così co*****e da aver portato ai Mondiali proprio voi”».
Ma chi tra loro è l’allenatore più forte?
«Ognuno è l’uomo giusto in un determinato momento. Quando ho saputo che Conte sarebbe andato al Napoli, ho detto: quest’anno il Napoli arriva o primo o secondo».
Cosa rispose Conte, quando lo avvisò che si era innamorato di Ilaria D’amico?
«Un fuoriclasse sta con una fuoriclasse».
Come vi siete conosciuti?
«Dopo la partita con il Milan che decise lo scudetto del 2012, quella del gol non convalidato a Muntari, Ilaria mi fece una domanda capziosa: “Buffon, se si fosse accorto che la palla era entrata, l’avrebbe detto all’arbitro?”».
E lei?
«Non sono mai stato un ipocrita. Risposi che non mi ero accorto che la palla fosse entrata, e se me ne fossi accorto non credo che l’avrei detto. Scoppiò un putiferio».
Insomma, tra voi era iniziata male.
«Tempo dopo ci siamo trovati in un ospedale, a un evento di beneficenza. Abbiamo cominciato a parlare. E ho capito che la donna algida che vedevo in tv era in realtà dolcissima».
Lei stava con Alena Seredova.
«Era una storia ormai alla fine, attraversata da una crisi profonda. Ma mi ha dato un grande dolore farla soffrire, far soffrire i nostri figli, Louis Thomas e David Lee, che chiamo Dado. Oggi sono felice che Alena abbia un’altra famiglia: ha fatto una figlia, ha un uomo al suo fianco».
Alessandro Nasi.
«Credo che Alessandro abbia reso i miei figli persone migliori di come sarebbero stati se fossi rimasto a casa con le nostre infelicità; così come Ilaria ha fatto molto per i miei. Lei aveva già Pietro, insieme abbiamo avuto Leopoldo». Famiglie allargate.
«Un tempo non ci credevo. Ora ho capito che sono un arricchimento. A patto di avere generosità e pazienza».
Ma un allenatore pippa l’ha avuto? Malesani?
«Guardi che con Malesani il Parma vinse Coppa Italia, Supercoppa e Coppa Uefa! Una volta ci raccontò la sua vita, il padre operaio, i sacrifici. Ci commosse. Tutti, anche quel matto di Tino Asprilla».
Com’era Asprilla?
«Uno che sparava in aria per festeggiare i compleanni degli amici; ma resta tra i più forti che abbia mai visto».
Lei crede in Dio?
«Molto, fin da ragazzo. A Parma andavo spesso a pregare nel Battistero, vivevo in collegio, sembravo un monaco. Ancora oggi vado a messa tutte le domeniche. Qui a Milano a San Nazaro».
Come immagina l’aldilà?
«Sarà una magnifica sorpresa».


 

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Due giorni fa Gasperini ha parlato della depressione di Illicic. E che non sapevano come gestirla

 

Nel 2024 stiamo appena iniziando a capire che i calciatori sono esseri umani soggetti a difficoltà psicologiche, che impattano sul loro gioco e sulla loro vita.. 

 

Va bene, siamo in anticipo sui tempi previsti. 

Modificato da Don_Giovanni

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". Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”

 

 

 

homelander-the-boys.gif

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20508 messaggi

Finalmente una posizione decisa su farsopoli. Anche se avrei soggiunto pure " non esistono intercettazioni che dimostrano che Moggi interferisse sulle designazioni arbitrali, al contrario di qualcun altro, che suggeri' a Bergamo di designare Collina e che volle sollecitare Carraro a ricordare a Rodomonti quanto sarebbe stato determinante il giorno successivo".

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Joined: 09-Apr-2008
35624 messaggi
1 hour ago, andrea said:


«Neymar. Per il giocatore e il ragazzo che è, avrebbe dovuto vincere cinque Palloni d’oro».

 

no Gigi, ma cosa vai dicendo. per il forum era un pagliaccio giocoliere

 

1 hour ago, andrea said:

È la sua debolezza.
«Lo è stata, fino a quando non ho trovato il mio centro. Per qualcuno è un vizio. Per me era adrenalina. Di una cosa sono certo: non ho mai fatto nulla di illegale. Infatti non sono mai stato indagato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Perché non ho mai scommesso sulla Juve o sulla Nazionale o sul calcio. Ho sempre e solo scommesso sul basket americano e sul tennis. Ora al massimo vado due o tre volte l’anno al casinò. Ma non ne sento il bisogno».

Cannavo' brucia all'inferno che quando arrivo io te spengo col piscio

 

1 hour ago, andrea said:


Ogni tanto però la cosa torna fuori.
«È successo due volte. La prima nel 2006, al tempo di Calciopoli, quando nel mirino c’era la Juve. Ero a Coverciano, solita stanza 209, ritiro premondiale. Venne da me il nostro dirigente accompagnatore, con cui avevo un rapporto speciale, Gigi Riva: “Se hai fatto qualche cazzata, dimmelo”. Risposi, con una punta di sadismo: “Gigi, mi conosci. Quindi conosci già la risposta”. Qualche giorno dopo venne a dirmi: “Ho preso la mie informazioni. Avevi ragione tu”».
La seconda volta?
«Era il 2012, prima dell’europeo. Dormivo beatamente nella stanza 209, quando arrivò la polizia. Nel ritiro della Nazionale, alle 5 del mattino, con le telecamere fuori: i giornalisti erano stati avvertiti. Erano lì per Criscito. Lo trovai ingiusto, e lo dissi. Criscito non ebbe un giorno di squalifica; intanto però perse l’europeo. Io fui convocato in procura. Ero talmente sicuro di non aver fatto nulla che andai da solo, senza l’avvocato. E ci rimasi male nel vedermi torchiato. Sempre con le stesse domande. Alle quali ho sempre dato le stesse risposte. La verità: non ho mai scommesso sul calcio».

 

che pezzi dem*****ha

 

1 hour ago, andrea said:


Chi era davvero Luciano Moggi?
«Una persona simpatica e controversa, un dirigente che ha sempre avuto successo, un carismatico che teneva a distanza i calciatori ma li sapeva prendere».
Alla Juve è costato due scudetti. Revocati.
«Chi c’era sa che sul campo li abbiamo vinti noi. In un ambiente dove i puri che potevano scagliare la prima pietra erano pochissimi».

eh

 

1 hour ago, andrea said:


E un esempio di psicologo?
«Abituati a Conte, che ci faceva cazziatoni terribili, Allegri ci parve un angelo. Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”».

8 anni abbiamo fatto fare i budelli d'oro a sto parassita per dire ste stronzhate

 

pero' bene che proprio LVI certificasse che il suo apporto fu praticamente nullo perche' avevamo una squadra n volte migliore delle altre

 

1 hour ago, andrea said:


Com’era Asprilla?
«Uno che sparava in aria per festeggiare i compleanni degli amici; ma resta tra i più forti che abbia mai visto».
 

cos

 

:261: 

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Joined: 17-Apr-2007
28499 messaggi
3 ore fa, andrea ha scritto:


Lei crede in Dio?
«Molto, fin da ragazzo. A Parma andavo spesso a pregare nel Battistero, vivevo in collegio, sembravo un monaco. Ancora oggi vado a messa tutte le domeniche. Qui a Milano a San Nazaro».
Come immagina l’aldilà?
«Sarà una magnifica sorpresa».


 

 

.sisi

 

 

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3 ore fa, Gnokko ha scritto:

no Gigi, ma cosa vai dicendo. per il forum era un pagliaccio giocoliere

Onestamente, Buffon parla molto per non dire nulla. Non significa nulla quello che dice su Neymar. 

 

Sì, in termini di talento Neymar avrebbe dovuto vincere uno o più Palloni d'Oro. Un po' come Ben Arfa. Il problema è che non si tratta solo del talento o della qualità del giocatore. Ronaldinho ha vinto solo un Pallone d'Oro e aveva un Neymar in ogni piede. Ronaldo Nazario ha vinto solo un pallone d'oro.. 

 

Neymar avrebbe dovuto. Ma Neymar non l'ha fatto. 

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13 minutes ago, Don_Giovanni said:

Onestamente, Buffon parla molto per non dire nulla. Non significa nulla quello che dice su Neymar. 

 

Sì, in termini di talento Neymar avrebbe dovuto vincere uno o più Palloni d'Oro. Un po' come Ben Arfa. Il problema è che non si tratta solo del talento o della qualità del giocatore. Ronaldinho ha vinto solo un Pallone d'Oro e aveva un Neymar in ogni piede. Ronaldo Nazario ha vinto solo un pallone d'oro.. 

 

Neymar avrebbe dovuto. Ma Neymar non l'ha fatto. 

R9 ne ha vinti 2

 

e secondo me Dinho, il mio giocatore non juventino preferito di sempre, non aveva due Neymar nei piedi. Era straordinario e secondo me pure superiore a Neymar ma non troppo come vuoi far intendere tu

 

Nyemar e' pur sempre un giocatore che nonostante l'altalenanza e gli infortuni (tanti traumatici, lui simulava pure ma gli hanno massacrato le caviglie) e' sempre andato in doppia cifra in termini di gol e quasi sempre pure con gli assist (221 gols e 125 assists in 10 stagioni in Europa - 356 partite - coi minuti diventano un gol o un assist ogni 85 minuti - alla Juve mai abbiamo avuto qualcosa di lontanamente simile in termini realizzativi o di apporto ai gol fatti)

 

e' anche il miglior marcatore della storia del Brasile e lo ha fatto giocando da seconda punta e per lunghi tratti col Brasile meno talentuoso della storia

 

e questo nonostante non fosse stato un professionista esemplare. Altro che Ben Arfa

Modificato da Gnokko

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2 minuti fa, Gnokko ha scritto:

R9 ne ha vinti 2

 

e secondo me Dinho, il mio giocatore non juventino preferito di sempre, non aveva due Neymar nei piedi. Era straordinario e secondo me pure superiore a Neymar ma non troppo come vuoi far intendere tu

 

Nyemar e' pur sempre un giocatore che nonostante l'altalenanza e gli infortuni (tanti traumatici, lui simulava pure ma gli hanno massacrato le caviglie) e' sempre andato in doppia cifra in termini di gol e quasi sempre pure con gli assist (221 gols e 125 assists in 10 stagioni in Europa - 356 partite)

 

e' anche il miglior marcatore della storia del Brasile e lo ha fatto giocando da seconda punta e per lunghi tratti col Brasile meno talentuoso della storia

 

e questo nonostante non fosse stato un professionista esemplare. Altro che Ben Arfa

Avevo dimenticato il Pallone d'Oro del 97 per R9 è vero.. 

 

Per me, Ronaldinho è il miglior giocatore che abbia mai visto. Un vero mago con un pallone, sudava il calcio. Neymar faceva un sacco di dribbling inutili. 

 

L'unica versione di Neymar che era al livello dei suoi predecessori era quella di 2014-2017. Per il resto della partita, ha fatto molte illusioni e gesti che non sono serviti alla sua squadra. È il capocannoniere del Brasile come Giroud è il miglior marcatore della Francia, è davanti a Trezeguet, Henry, Benzema, Griezmann o Mbappé (per il momento). Questo non lo rende un giocatore migliore di loro. 

 

Queste sono statistiche in qualche modo fuorvianti. 

 

È vero che non ha giocato nello stesso Brasile di R9 ed R10, Ma non ha mai aiutato davvero la squadra. Come Vinicius oggi. 

 

Se fosse stato un professionista, avrebbe vinto almeno un Pallone d'Oro. 

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1 minute ago, Don_Giovanni said:

Avevo dimenticato il Pallone d'Oro del 97 per R9 è vero.. 

 

Per me, Ronaldinho è il miglior giocatore che abbia mai visto. Un vero mago con un pallone, sudava il calcio. Neymar faceva un sacco di dribbling inutili. 

 

1 minute ago, Don_Giovanni said:

L'unica versione di Neymar che era al livello dei suoi predecessori era quella di 2014-2017. Per il resto della partita, ha fatto molte illusioni e gesti che non sono serviti alla sua squadra. È il capocannoniere del Brasile come Giroud è il miglior marcatore della Francia, è davanti a Trezeguet, Henry, Benzema, Griezmann o Mbappé (per il momento). Questo non lo rende un giocatore migliore di loro. 

ripeto, i numeri non dicono questo. 1 gol o 1 assist ogni 85 minuti IN CARRIERA in Europa. Se questo non aiuta la squadra cosa lo fa? la scivolata in difesa di un attaccante?

 

Neymar e' una seconda punta, Giroud e' un centravanti che gioca in una delle squadre nazionali con piu' talento di sempre (o meglio, una squadra con tanto talento contro altre nazionali col talento molto basso). Trezeguet con Domenech faceva panchina, Benzema non ha giocato in nazionale per qualche anno e Mbappe, Henry e Griezmann sono tutte seconde punte. La Francia nel 98 giocava con G'ivarsch (o come chazzo se scrive)

 

1 minute ago, Don_Giovanni said:

Queste sono statistiche in qualche modo fuorvianti. 

 

È vero che non ha giocato nello stesso Brasile di R9 ed R10, Ma non ha mai aiutato davvero la squadra. Come Vinicius oggi. 

 

Se fosse stato un professionista, avrebbe vinto almeno un Pallone d'Oro. 

no? ma se il Brasile raggiunse i quarti all'ultimo mondiale solo grazie a lui, vincendo da solo contro la Korea e segnando il gol meraviglioso ai quarti contro la Croazia prima di perdere ai rigori nella peggior Selecao che la storia ricordi, con Alex Sandro e Danilo titolari :261: 

 

o gli altri 6 gol segnati nei mondiali precedenti (gia', O' Ney ha 8 gol segnati al mondiale, contro i 2 di Dinho o di ADP - CR7 che ha avuto una carriera molto piu' longeva ai mondiali ha fatto lo stesso numero di gol, 8)

 

Su Neymar temo tu sia vittima come tantissimi altri di una propaganda denigratoria nei suoi confronti che ha attecchito troppo facilmente. Io che l'ho seguito un po' di piu' perche' l'ho adorato come giocatore ti dico che se guardi i numeri e la carriera sono spaventosi se si considera appunto la scarsa attitudine al lavoro ed al professionismo

 

I dribbling non sono mai inutili quando hai 30-40-50-60-7-80,000 persone a guardarti dal vivo. 

 

ecco 25 minuti di dribbling inutili di Neymar (comincia con uno slalom che lo portain area dove viene atterrato senza che gli venga attribuito il rigore contro il RIver Plate al mondiale per club del 2015 - in quella partita poi fara' un gol ed un assist a Messi)

 

 

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Joined: 15-Mar-2023
6437 messaggi
2 ore fa, Gnokko ha scritto:

Su Neymar temo tu sia vittima come tantissimi altri di una propaganda denigratoria nei suoi confronti che ha attecchito troppo facilmente. Io che l'ho seguito un po' di piu' perche' l'ho adorato come giocatore ti dico che se guardi i numeri e la carriera sono spaventosi se si considera appunto la scarsa attitudine al lavoro ed al professionismo

Ooooh no

 

Seguo la carriera di Neymar da quando era al Santos e ne parlavamo alla Juventus nel 2010.

Ho vissuto in Brasile, con tutta la passione per il calcio e per la Seleção. Quindi ben poco per me l'accusa di propaganda anti-Neymar pf. 

 

Ti posso assicurare che in Brasile rimane uno dei giocatori più criticati. Perché doveva essere il giocatore che avrebbe portato la seleção, e non lo ha fatto come avrebbe dovuto, spesso infortunandosi e facendo sempre dichiarazioni in cui fingeva di essere una vittima. 

 

Ripeto, le sue statistiche come "capocannoniere" non interessano a molte persone in Brasile. Solo la nuova generazione, chi era troppo giovane nel 2002-2006, per glorificare Neymar. 

 

Se capisci un po' di portoghese, c'è un canal chiamato "Donos da bola". Tutti gli emissioni  da cinque o sei anni, hanno distrutto Neymar. 

 

A Parigi era amato per lo spettacolo ma odiato per la sua mancanza di contributo concreto. Mai lì al momento giusto, sempre ferito e con uno stile di vita deplorevole. 

 

E francamente le sue statistiche sono fuorvianti. Sono passati 5 anni da quando non è più un professionista. 

 

Un giocatore che raramente ha superato i 20 gol in club. Attenzione, non sto dicendo che sia cattivo, stiamo parlando della categoria dei geni della palla. In questo elenco è molto lontano dei R9, R10.. Pelé. Anche Romario era un calciatore migliore. (e marcatore) Neymar è solo uno spettacolo. La storia non lo ricorderà. 

 

Anche Rivaldo, centrocampista, ha segnato più di lui in club. Ripeto, la storia non ricorderà Neymar. Mi dispiace ! 

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Joined: 04-Aug-2005
64507 messaggi

Il portiere più forte di ttuti i tempi senza se e senza ma, li ho visti tutti tranne Yashin, ma credo che buffon, visto anche il calcio moderno è stato il più forte.

 

Alcuni punti :

 

Chi era davvero Luciano Moggi?
«Una persona simpatica e controversa, un dirigente che ha sempre avuto successo, un carismatico che teneva a distanza i calciatori ma li sapeva prendere».
Alla Juve è costato due scudetti. Revocati.
«Chi c’era sa che sul campo li abbiamo vinti noi. In un ambiente dove i puri che potevano scagliare la prima pietra erano pochissimi».

 

Qui almeno ha risposto a sto gazzettaro come doveva.



«Abituati a Conte, che ci faceva cazziatoni terribili, Allegri ci parve un angelo. Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”».

 

:haha:che "allenatore" inutile

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Joined: 22-May-2006
17997 messaggi

La domanda posta in quel modo su Malesani può averla fatta solo un mentecatto del corriere

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Joined: 09-Apr-2008
35624 messaggi
16 hours ago, Don_Giovanni said:

Ooooh no

 

Seguo la carriera di Neymar da quando era al Santos e ne parlavamo alla Juventus nel 2010.

Ho vissuto in Brasile, con tutta la passione per il calcio e per la Seleção. Quindi ben poco per me l'accusa di propaganda anti-Neymar pf. 

 

Ti posso assicurare che in Brasile rimane uno dei giocatori più criticati. Perché doveva essere il giocatore che avrebbe portato la seleção, e non lo ha fatto come avrebbe dovuto, spesso infortunandosi e facendo sempre dichiarazioni in cui fingeva di essere una vittima. 

 

Ripeto, le sue statistiche come "capocannoniere" non interessano a molte persone in Brasile. Solo la nuova generazione, chi era troppo giovane nel 2002-2006, per glorificare Neymar. 

 

Se capisci un po' di portoghese, c'è un canal chiamato "Donos da bola". Tutti gli emissioni  da cinque o sei anni, hanno distrutto Neymar. 

 

A Parigi era amato per lo spettacolo ma odiato per la sua mancanza di contributo concreto. Mai lì al momento giusto, sempre ferito e con uno stile di vita deplorevole. 

 

E francamente le sue statistiche sono fuorvianti. Sono passati 5 anni da quando non è più un professionista. 

 

Un giocatore che raramente ha superato i 20 gol in club. Attenzione, non sto dicendo che sia cattivo, stiamo parlando della categoria dei geni della palla. In questo elenco è molto lontano dei R9, R10.. Pelé. Anche Romario era un calciatore migliore. (e marcatore) Neymar è solo uno spettacolo. La storia non lo ricorderà. 

 

Anche Rivaldo, centrocampista, ha segnato più di lui in club. Ripeto, la storia non ricorderà Neymar. Mi dispiace ! 

numeri alla mano no, Rivaldo ha segnato meno. E fatto un terzo degli assist 

 

addossargli la colpa per la Selecao quando di fatto il Brasile e' una nazione con una crisi di talento ancora peggiore che dell'Italia e' da idioti. Solo chi vota Bolsonaro puo' avere una simile forma mentis

Modificato da Gnokko

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Joined: 17-Apr-2007
28499 messaggi
3 ore fa, Ca$a ha scritto:

La domanda posta in quel modo su Malesani può averla fatta solo un mentecatto del corriere

 

a sto disagiato Malesani deve avergli ciulato la donna

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Joined: 15-Mar-2023
6437 messaggi
2 ore fa, Gnokko ha scritto:

numeri alla mano no, Rivaldo ha segnato meno. E fatto un terzo degli assist 

 

addossargli la colpa per la Selecao quando di fatto il Brasile e' una nazione con una crisi di talento ancora peggiore che dell'Italia e' da idioti. Solo chi vota Bolsonaro puo' avere una simile forma mentis

In club Rivaldo ha segnato :

255 gol in 529 partite 

 

Neymar in club ha segnato :

202 in 304 partite 

 

In total Rivaldo ha segnato 390 gol (tutto incluso) / 840 partite 

Neymar : 359 / 590

 

Rivaldo giocava di più perché era molto più professionale. Ma i fatti ci sono, è un centrocampista e ha segnato più di Neymar 

 

Non risponderò sulla parte di Bolsonaro. È un argomento piuttosto complesso e credo che chi non ha mai vissuto in Brasile, o addirittura non ci ha mai messo piede, non debba essere giudicante. Inoltre, non ha nulla a che fare con l'argomento. 

 

Nessuno ha giudicato che Neymar fosse il colpevole delle scarse prestazioni in nazionale. Ma molti dicono che non ha migliorato la squadra come speravamo. 

 

Dopodiché, sono ancora opinioni e rispetto le tue. Sto solo dicendo che Buffon ha spesso discorsi piatti e Liscio. 

 

 

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Joined: 31-Aug-2008
9623 messaggi
Il 19/11/2024 alle 13:48 , zart ha scritto:

". Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”

 

 

 

homelander-the-boys.gif

un genio...incompreso

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