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René Higuita

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Scorpione, coca e carcere Higuita, una vita in bilico
L’ex portiere pagò l’amicizia con il narcotrafficante Escobar. E saltò un Mondiale


di Furio Zara · 21 lug 2024

 

Di statura irrilevante per uno che faceva il suo mestiere, René Higuita teneva riccioli da pappone, l’aria losca del malandrino e la posa del trapper di Quarto Oggiaro. Faceva le acrobazie, come al circo. Ce lo ricordiamo tutti per quel colpo micidiale, il “Colpo dello Scorpione”. Lo inventò un pomeriggio a Wembley, durante un’amichevole che la Colombia giocò a metà Anni 90 contro l’Inghilterra. Ci voleva un bel coraggio, a farlo nel tempio del calcio. Il coraggio non gli mancava. Quando l’inglese Jamie Redknapp calciò verso la porta da ragguardevole distanza, Higuita si lasciò volutamente superare dal pallone, facendo leva sulle mani si inarcò tuffandosi in avanti col corpo e - perfettamente parallelo al terreno - alzò come un capretto le gambe, colpendo il pallone con i tacchi allineati. Un trucco mai visto prima, che lo rese ancora più famoso di quello che già era. Non sfugga ai più attenti che quando Redknapp calciò l’arbitro aveva già fischiato e il gioco era fermo. Quel colpo, in verità, diventa anche il simbolo di tutta una vita vissuta pericolosamente, in quel cornicione dove la legalità e la criminalità si mescolano fino a confondersi.


Relazioni pericolose
René Higuita nasce in Colombia, nel barrio di Castilla, lì dove Medellin non viene assolta dei suoi peccati, anzi. Fin da subito, le chiacchiere sulle sue relazioni pericolose ne accompagnano il percorso. È risaputa la sua amicizia con Pablo Escobar, il re dei Narcos. L’infatuazione per Escobar nasce quando il “Patròn” regala a decine e decine di campi della sua città, Medellin, l’impianto di illuminazione. Quelli trascorsi nell’Atletico Nacional, il narco-club di proprietà di Escobar, sono i suoi anni migliori, Higuita è istrionico, folle, geniale un “loco”, come da tradizione. Ha un piede dolce, quando c’è una punizione a favore va a batterla lui. Ogni tanto fa gol, con tiri a palombella. I tifosi lo idolatrano. Nell’inverno del 1989, difende la porta dell’Atletico Nacional di Medellin nella Coppa Intercontinentale del 1989, giocata a Tokyo contro il Milan di Sacchi. Un anno dopo è ai Mondiali italiani, dove incappa nel peggior pomeriggio della sua carriera al San Paolo di Napoli, nell’ottavo di finale che la Colombia - allenata da Pacho Maturana e forte di fuoriclasse come Valderrama
- gioca contro il Camerun. A fregarlo è la presunzione. Si mette in testa di tentare - a quaranta metri dalla porta - un dribbling, ma quel vecchio leone di Roger Milla gli soffia il pallone e condanna i Cafeteros. Massima beffa: mentre Higuita maledice se stesso, Milla va a ballare la “Makossa”, una danza tribale, accanto alla bandierina.


La partita con i Narcos
Higuita è tra i calciatori - c’è anche Maradona, più gran parte della nazionale colombiana di quegli anni - che vengono arruolati e lautamente pagati dai narcos per partecipare alla famosa amichevole organizzata da Escobar a La Catedral, la prigione di lusso dove il
“Patròn” ha accettato di scontare la sua pena, dopo aver raggiunto un accordo con il governo colombiano. Escobar si è consegnato alle autorità, ma ha ottenuto di non essere estradato negli Stati Uniti. È una prigione-hotel dove ci si sollazza, tra grandi abbuffate, cocaina a uso e consumo degli ospiti e prostitute. All’inizio degli Anni 90 Renè fa il mediatore di un sequestro senza avvisare la polizia. È successo che Escobar ha fatto rapire la figlia di Luis Carlos Molina, ex dirigente del Nacional. Molina, che è a conoscenza dei rapporti di Higuita con il capo del cartello di Medellin, chiede una mano al portiere. Così Higuita intercede con i sequestratori, che si fidano di lui. E, come premio per il suo lavoro, riceve da Molina l’equivalente di circa 80.000 dollari. Sono anni in cui le sue frequentazioni vengono tracciate dalla polizia. La polizia lo inchioda, la nuova legge antisequestro della Colombia prevede pene pesanti per chi si muove in quel territorio di ombre e ambiguità. Poi però il governo apre una trattativa e propone a Higuita di indicare i rifugi dove si nasconde Escobar. Higuita rifiuta. «Sono amico di Pablo, ma non sono un narcos». Finisce nel carcere “La Picota” di Bogotà, condannato a nove mesi e quindi costretto a saltare il Mondiale del 1994, torneo che per la Colombia risulterà drammatico in seguito all’omicidio - a torneo finito - del terzino Andrè Escobar, colpevole di un’autorete nella decisiva partita contro gli Usa. Al processo però la sua posizione risulta ridimensionata e il portiere viene prosciolto. Poco più di dieci anni dopo - nel 2004 - viene squalificato per doping. Gli vengono riscontrate tracce di cocaina nel sangue. Non si prende nemmeno la briga di negare. Quando Pablo Escobar, localizzato dalla DEA in un quartiere borghese di Medellin, viene ucciso il 2 dicembre 1993 dopo uno scontro a fuoco col Bloque de búsqueda, Higuita dice: «Pablo ha fatto tanto per il popolo colombiano».


La condanna nel reality
Il portiere più improbabile del mondo ha giocato fino a 33 anni, l’ultima stagione è datata 2009. Poi ha cominciato un’altra vita, oggi lavora come preparatore di portieri. Nella memoria degli appassionati Higuita è intrappolato nel riquadro di due pali e una traversa, sfoggia una buffa capigliatura - una sorta di mocho vileda in testa - e indossa casacche coloratissime. In Colombia è diventato, e non poteva essere altrimenti, un personaggio da reality show. Per partecipare a “Cambio Extremo” si è sottoposto a cinque interventi di chirurgia estetica. Addome, naso, contorno occhi, mento e bocca: dopo il restauro è convinto di essere più bello, beato lui.


 

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Joined: 22-May-2006
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Leggenda 

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Joined: 24-Oct-2006
11204 messaggi
Inviato (modificato)

Matto da legare. Colorato, colorito, assurdo, e giocherellone. 

Il classico giocatore che faceva avvicinare al calcio qualunque bambino. 

Uno che giocava come se fosse al parco con gli amici. 

Oggi non toccherebbe il campo. 

 

 

 

 

 

 

 

Modificato da CRAZEOLOGY

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Joined: 05-May-2006
7496 messaggi

Per noi che abbiamo superato i 40 da un pezzo è stato un mito assoluto

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Joined: 22-May-2006
17926 messaggi
1 ora fa, Ritchieb ha scritto:

Per noi che abbiamo superato i 40 da un pezzo è stato un mito assoluto


in quegli anni giocavano lui, Chilavert e Campos. 
3 pazzi assoluti

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Joined: 09-Apr-2008
35354 messaggi

tanto leggendario quanto una sega come giocatore
 

portiere assolutamente imbarazzante tra i pali, pero' era simpatico

 

storiche le immagini di Higuita che salta sopra il cassone di un camioncino fuori La Catedral

 

ma quando si parla di cafeteros, interpello il nostro inviato @Chevere

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Joined: 28-Nov-2018
24638 messaggi

Un matto così poteva nascere solo a Medellin.

Leggenda.

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Joined: 21-Feb-2008
4563 messaggi

Era un calcio più simile a quello di Holly e Benji rispetto all'attuale. .asd

Mitico René, mitiche le sue parate scenografiche e mitici i suoi dribbling suicida fuori area.

Segnò anche qualche gol.

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Joined: 03-Jan-2006
34123 messaggi
Inviato (modificato)

Pazzo, iconico, divertente. 

Ma classico personaggio che all'epoca affascinava tutti noi ragazzini per tante cose tranne che come portiere sefz 

Inutile aggiungere che nel calcio di oggi, per quanto i portieri ormai giochino spesso con i piedi, non so che tipo di carriera avrebbe fatto un matto come lui  .asd 

Modificato da Servillo23
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Joined: 03-Jun-2005
51946 messaggi

Da questa parte c'è un documentario su di lui su Netflix

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Joined: 08-Jan-2007
70935 messaggi

Ogni tanto lo si vede fare degli spot in tv, un fenomeno da baraccone insomma.

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