andrea 1323 Joined: 01-Jun-2005 3637 messaggi Inviato July 14, 2024 Altro che America Alcol e solitudine hanno distrutto il genio di Deyna Oro ai Giochi ‘72 e gran Mondiale ‘74: a fine carriera il polacco andò negli Usa ed entrò in crisi. Nel 1989 lo schianto fatale in auto di Furio Zara · 14 lug 2024 L’incidente Il 1° settembre ‘89 a San Diego finì contro un camion Attore con Pelé Recitò in «Fuga per la vittoria» di John Huston Il declino Sperperò tutto, finì nel calcio indoor Era spesso ubriaco La Dodge Colt color sabbia ha il muso accartocciato, il cofano non esiste più, si è sgretolato al momento dell’impatto. Lo scheletro dell’auto, così deformato e incongruo, è lì a dare contezza di una fine. Quando poco prima delle due di notte arrivano i primi soccorsi, l’uomo ha il corpo reclinato in avanti, la testa piegata in maniera innaturale poggia sul volante. Viene immediatamente trasportato all’ospedale di San Diego, ma le ferite alla testa sono gravissime e il respiro della vita si è già allontanato da lui. Gli agenti della polizia locale identificano la vittima dalla patente di guida. È di nazionalità polacca, ha 42 anni, risulta essere nato in una città dal nome impronunciabile, Starogard Gdański. Si chiama Kazimierz Deyna. Un nome come un altro, che non desta alcuna curiosità. Anzi no, qualcosa c’è. Segnalazioni Il nome della vittima è già presente nello schedario della centrale di polizia. A suo carico ci sono quattro segnalazioni, tutte per guida in stato di ubriachezza. È stato anche condannato a sei mesi di prigione. Ha passato un paio di notti in galera, poi ha pagato la cauzione ed è uscito. Gli agenti notano che non c’è alcun segno di frenata sull’asfalto. La Dodge Colt è andata a sbattere sul camion senza provare a evitarlo. Il camion era parcheggiato ai bordi della Interstate 15 Nord, sulla Mira Mesa Boulevard di San Diego. È strano anche solo a immaginarlo, ma si direbbe che l’autista della Dodge abbia volutamente provato a centrare l’automezzo. Il sangue dell’uomo ha un tasso alcolico che è più del doppio del livello consentito. La dinamica dell’incidente prende allora contorni più chiari.i. L’uomoLuomo era ubriacoubri fradicio, forse si era addormentato, ha perso il controllo della Dodge, è andato come un proiettile a infrangersi contro la carrozzeria del camion. È venerdì 1 settembre del 1989 e per qualche ora il nome di Kazimierz Deyna viene scritto in un verbale di polizia, pronunciato da agenti e infermieri, certificato in un certificato dell’ospedale e quindi schedato; senza che nessuno - a quel nome, a quella faccia - riesca a dare una storia. Numero 10 E dire che quella di Kazimierz Deyna è una storia di gloria e di polvere, di trionfi e di solitudine. È la storia del più grande calciatore polacco di tutti i tempi, un centrocampista illuminato, elegante e potente, scaltro e fantasioso. Un numero 10 che ha reso orgoglioso il popolo polacco, guidando la nazionale alla vittoria dell’oro olimpico ai Giochi di Monaco del 1972 e al terzo posto due anni dopo al Mondiale di Germania. Sono anni d’oro per la Polonia di Gadocha e Lato, ma soprattutto di Deyna. La sua stella brilla di una luce speciale, il fuoriclasse polacco è sul terzo gradino del podio del Pallone d’oro del 1974. A precederlo Johan Cruijff e Franz Beckenbauer. Deyna ha giocato dodici anni nel Legia Varsavia, poi ha monetizzato la sua fama nel triennio in Inghilterra, al Manchester City. Ha messo su famiglia, ha avuto figli. Da sempre combatte con il demone dell’alcolismo. Tristezza Nello sguardo acquoso e nelle parole che ogni tanto inciampano e perdono il senso galleggia la tristezza, attecchisce il male di vivere, se ne sta acquattata quell’infelicità che gli altri non vedono, rapiti come sono dai colpi di classe, dai tiri improvvisi ed esplosivi, dalle giocate fuori catalogo. Nel 1981, a trentaquattro anni da compiere, Deyna si trasferisce in America. Naviga in cattive acque, ha dilapidato tutto quello che ha guadagnato con il calcio, in poco più di una settimana si è bevuto l’ingaggio che aveva ottenuto per la sua comparsata al film Fuga per la vittoria, arruolato assieme ad altri colleghi dal regista John Huston. Ha bisogno di soldi. Firma un contratto con il club di San Diego, ma il soccer ha già esaurito l’entusiasmo e la spinta propulsiva di qualche anno prima, quando da Pelé a Chinaglia, da Gerd Müller a Banks, da Beckenbauer a Carlos Alberto i grandi campioni sono partiti alla conquista dell’America, accolti dal frusciar di dollari, majorettes e paillettes. Quando la NASL, con i conti in rosso, fa calare il sipario, Deyna continua a giocare indoor. È un Bufalo Bill in pantaloncini corti che raccatta ancora l’applauso di qualche nostalgico. Ma l’alcol ha devastato il suo fisico. Il campione è appesantito, i lineamenti del viso si sono induriti, ogni movimento, in campo, risulta goffo. Passa le notti nei night di San Diego, spesso lo trovano appisolato al bancone di un bar. Vaga per la città fino all’alba, c’è sempre un ultimo giro di bevute che lo attende. La notte in cui muore, Kazimierz Deyna è stato avvistato in almeno due club di San Diego. Quando ubriaco imbocca l’Interstate 15, la morte si è già seduta al suo fianco. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Arminius 11770 Joined: 24-Jun-2006 21675 messaggi Inviato July 14, 2024 Direttore d'orchests della Polonia firse più forte di sempre. Visione di gioco, piedi educati e gran tiro Ma com'è sto bel ricordo? 1 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Puma83 2330 Joined: 02-Jun-2005 14322 messaggi Inviato July 16, 2024 Il 14/7/2024 alle 17:05 , andrea ha scritto: Altro che America Alcol e solitudine hanno distrutto il genio di Deyna Oro ai Giochi ‘72 e gran Mondiale ‘74: a fine carriera il polacco andò negli Usa ed entrò in crisi. Nel 1989 lo schianto fatale in auto di Furio Zara · 14 lug 2024 L’incidente Il 1° settembre ‘89 a San Diego finì contro un camion Attore con Pelé Recitò in «Fuga per la vittoria» di John Huston Il declino Sperperò tutto, finì nel calcio indoor Era spesso ubriaco La Dodge Colt color sabbia ha il muso accartocciato, il cofano non esiste più, si è sgretolato al momento dell’impatto. Lo scheletro dell’auto, così deformato e incongruo, è lì a dare contezza di una fine. Quando poco prima delle due di notte arrivano i primi soccorsi, l’uomo ha il corpo reclinato in avanti, la testa piegata in maniera innaturale poggia sul volante. Viene immediatamente trasportato all’ospedale di San Diego, ma le ferite alla testa sono gravissime e il respiro della vita si è già allontanato da lui. Gli agenti della polizia locale identificano la vittima dalla patente di guida. È di nazionalità polacca, ha 42 anni, risulta essere nato in una città dal nome impronunciabile, Starogard Gdański. Si chiama Kazimierz Deyna. Un nome come un altro, che non desta alcuna curiosità. Anzi no, qualcosa c’è. Segnalazioni Il nome della vittima è già presente nello schedario della centrale di polizia. A suo carico ci sono quattro segnalazioni, tutte per guida in stato di ubriachezza. È stato anche condannato a sei mesi di prigione. Ha passato un paio di notti in galera, poi ha pagato la cauzione ed è uscito. Gli agenti notano che non c’è alcun segno di frenata sull’asfalto. La Dodge Colt è andata a sbattere sul camion senza provare a evitarlo. Il camion era parcheggiato ai bordi della Interstate 15 Nord, sulla Mira Mesa Boulevard di San Diego. È strano anche solo a immaginarlo, ma si direbbe che l’autista della Dodge abbia volutamente provato a centrare l’automezzo. Il sangue dell’uomo ha un tasso alcolico che è più del doppio del livello consentito. La dinamica dell’incidente prende allora contorni più chiari.i. L’uomoLuomo era ubriacoubri fradicio, forse si era addormentato, ha perso il controllo della Dodge, è andato come un proiettile a infrangersi contro la carrozzeria del camion. È venerdì 1 settembre del 1989 e per qualche ora il nome di Kazimierz Deyna viene scritto in un verbale di polizia, pronunciato da agenti e infermieri, certificato in un certificato dell’ospedale e quindi schedato; senza che nessuno - a quel nome, a quella faccia - riesca a dare una storia. Numero 10 E dire che quella di Kazimierz Deyna è una storia di gloria e di polvere, di trionfi e di solitudine. È la storia del più grande calciatore polacco di tutti i tempi, un centrocampista illuminato, elegante e potente, scaltro e fantasioso. Un numero 10 che ha reso orgoglioso il popolo polacco, guidando la nazionale alla vittoria dell’oro olimpico ai Giochi di Monaco del 1972 e al terzo posto due anni dopo al Mondiale di Germania. Sono anni d’oro per la Polonia di Gadocha e Lato, ma soprattutto di Deyna. La sua stella brilla di una luce speciale, il fuoriclasse polacco è sul terzo gradino del podio del Pallone d’oro del 1974. A precederlo Johan Cruijff e Franz Beckenbauer. Deyna ha giocato dodici anni nel Legia Varsavia, poi ha monetizzato la sua fama nel triennio in Inghilterra, al Manchester City. Ha messo su famiglia, ha avuto figli. Da sempre combatte con il demone dell’alcolismo. Tristezza Nello sguardo acquoso e nelle parole che ogni tanto inciampano e perdono il senso galleggia la tristezza, attecchisce il male di vivere, se ne sta acquattata quell’infelicità che gli altri non vedono, rapiti come sono dai colpi di classe, dai tiri improvvisi ed esplosivi, dalle giocate fuori catalogo. Nel 1981, a trentaquattro anni da compiere, Deyna si trasferisce in America. Naviga in cattive acque, ha dilapidato tutto quello che ha guadagnato con il calcio, in poco più di una settimana si è bevuto l’ingaggio che aveva ottenuto per la sua comparsata al film Fuga per la vittoria, arruolato assieme ad altri colleghi dal regista John Huston. Ha bisogno di soldi. Firma un contratto con il club di San Diego, ma il soccer ha già esaurito l’entusiasmo e la spinta propulsiva di qualche anno prima, quando da Pelé a Chinaglia, da Gerd Müller a Banks, da Beckenbauer a Carlos Alberto i grandi campioni sono partiti alla conquista dell’America, accolti dal frusciar di dollari, majorettes e paillettes. Quando la NASL, con i conti in rosso, fa calare il sipario, Deyna continua a giocare indoor. È un Bufalo Bill in pantaloncini corti che raccatta ancora l’applauso di qualche nostalgico. Ma l’alcol ha devastato il suo fisico. Il campione è appesantito, i lineamenti del viso si sono induriti, ogni movimento, in campo, risulta goffo. Passa le notti nei night di San Diego, spesso lo trovano appisolato al bancone di un bar. Vaga per la città fino all’alba, c’è sempre un ultimo giro di bevute che lo attende. La notte in cui muore, Kazimierz Deyna è stato avvistato in almeno due club di San Diego. Quando ubriaco imbocca l’Interstate 15, la morte si è già seduta al suo fianco. Grazie Andrea per averlo ricordato. Deyna era uno dei calciatori da me più apprezzato. Era un genio del calcio. Semplice, lineare, faceva assist, faceva goal e contrastava come i migliori centrali di oggi. Avrebbe fatto un figurone anche nel 2024. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Puma83 2330 Joined: 02-Jun-2005 14322 messaggi Inviato July 16, 2024 Il 14/7/2024 alle 21:13 , Arminius ha scritto: Direttore d'orchests della Polonia firse più forte di sempre. Visione di gioco, piedi educati e gran tiro Ma com'è sto bel ricordo? Sicuro era Polonia più forte di sempre. Avrebbe probabilmente battuto senza pietà anche la Spagna vincitrice di quest'anno. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
stefan1 6654 Joined: 12-Oct-2008 44278 messaggi Inviato July 17, 2024 Io vidi su Rai Sport Polonia - Italia del '74 e ci fecero un c... così Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti