Socrates 8541 Joined: 04-Apr-2006 134762 messaggi Inviato May 21, 2022 ANDREAS MÖLLER https://it.wikipedia.org/wiki/Andreas_Möller Nazione: Germania (Ovest) Luogo di nascita: Francoforte sul Meno Data di nascita: 02.09.1967 Ruolo: Centrocampista Altezza: 181 cm Peso: 70 kg Nazionale Tedesco Soprannome: Andy Alla Juventus dal 1992 al 1994 Esordio: 27.08.1992 - Coppa Italia - Juventus-Fidelis Andria 4-0 Ultima partita: 01.05.1994 - Serie A - Juventus-Udinese 1-0 78 presenze - 30 reti 1 coppa Uefa Campione del mondo 1990 con la nazionale tedesca Campione d'Europa 1996 con la nazionale tedesca Andreas Möller (Francoforte sul Meno, 2 settembre 1967) è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore tedesco, di ruolo centrocampista, direttore del settore giovanile dell' Eintracht Francoforte. Andreas Möller Möller in azione alla Juventus nei primi anni 1990 Nazionalità Germania Ovest Germania (dal 1990) Altezza 181 cm Peso 70 kg Calcio Ruolo Allenatore (ex centrocampista) Termine carriera 2004 - giocatore Carriera Giovanili 1973-1981 BSC SW 1919 Frankfurt 1981-1985 Eintracht Francoforte Squadre di club 1985-1987 Eintracht Francoforte 35 (5) 1988-1990 Borussia Dortmund 75 (24) 1990-1992 Eintracht Francoforte 69 (28) 1992-1994 Juventus 78 (30) 1994-2000 Borussia Dortmund 153 (47) 2000-2003 Schalke 04 86 (6) 2003-2004 Eintracht Francoforte 11 (0) Nazionale 1987 Germania Ovest U-20 1+ (1) 1988-1990 Germania Ovest U-21 4 (2) 1988-1999 Germania 85 (29) Carriera da allenatore 2007-2008 Vikt. Aschaffenburg 2015-2017 Ungheria Vice Palmarès Mondiali di Calcio Under-20 Argento Cile 1987 Mondiali di calcio Oro Italia 1990 Europei di calcio Argento Svezia 1992 Oro Inghilterra 1996 Caratteristiche tecniche Giocatore Centrocampista offensivo, era utilizzato anche nel ruolo di ala o seconda punta. Carriera Giocatore Möller (a destra) in gol per il Borussia Dortmund contro la sua ex squadra juventina nelle semifinali di Coppa UEFA 1994-1995 Cresciuto calcisticamente nell'Eintracht Francoforte, la squadra della sua città, nel 1988 si trasferisce per due stagioni al Borussia Dortmund conquistando il suo primo trofeo, la Coppa di Germania. Nel 1990 ritorna una prima volta a Francoforte, militando tra le file dell'Eintracht fino al 1992. In Italia veste per due anni la maglia della Juventus che lo acquista per 3,5 miliardi di lire, con cui solleva nella stagione 1992-1993 la Coppa UEFA, segnando anche la terza e ultima rete nella vittoriosa finale di ritorno giocata contro i suoi ex compagni di Dortmund. L'esperienza bianconera termina nel 1994, dopo due stagioni e 30 gol tra campionato e coppe. Tornato in patria, proprio nelle file del Borussia, qui vince per due volte la Bundesliga e, nel 1997, dapprima la UEFA Champions League, battendo nella finale di Monaco di Baviera proprio la sua ex squadra juventina, campione uscente, e poi la Coppa Intercontinentale, venendo eletto in quest'ultima manifestazione miglior giocatore della finale. Tra il 2000 e il 2003 milita poi nello Schalke 04, sollevando due Coppe di Germania e sfiorando il titolo nazionale all'ultimo minuto, causa il pareggio al 94' dei rivali del Bayern Monaco contro l'Amburgo. Chiude la carriera di calciatore nel 2004, con un'ultima stagione ancora a Francoforte sul Meno. In nazionale, dal 1988 al 1999, totalizza 85 presenze e 29 reti, diventando campione del mondo nel 1990 e d'Europa nel 1996. Allenatore e dirigente Dal 1º luglio 2007 è stato allenatore del Vikt. Aschaffenburg, fino al 30 giugno 2008. Dal 1º luglio dello stesso anno è stato poi direttore sportivo del Kickers Offenbach, carica che ha mantenuto fino al 30 aprile 2011. Il 20 ottobre 2015 è entrato a far parte dello staff tecnico della nazionale ungherese, coadiuvando il primo allenatore Bernd Storck, suo compagno di squadra ai tempi del Borussia Dortmund; il 17 ottobre 2017, insieme a tutto lo staff di Storck, viene esonerato dalla federazione magiara. Il 5 ottobre 2019 viene nominato responsabile del settore giovanile del Eintracht Francoforte. Palmarès Giocatore Club Competizioni nazionali Coppa di Germania: 3 - Borussia Dortmund: 1988-1989 - Schalke 04: 2000-2001, 2001-2002 Supercoppa di Germania: 3 - Borussia Dortmund: 1989, 1995, 1996 Campionato tedesco: 2 - Borussia Dortmund: 1994-1995, 1995-1996 Competizioni internazionali Coppa UEFA: 1 - Juventus: 1992-1993 UEFA Champions League: 1 - Borussia Dortmund: 1996-1997 Coppa Intercontinentale: 1 - Borussia Dortmund: 1997 Nazionale Campionato mondiale: 1 - Germania Ovest: Italia 1990 Campionato d'Europa: 1 - Germania: Inghilterra 1996 Individuale Miglior giocatore della Coppa Intercontinentale: 1 - 1997 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8541 Joined: 04-Apr-2006 134762 messaggi Inviato May 21, 2022 ANDREAS MÖLLER Andreas «Andy» Möller – scrive Marco Zunino su “Hurrà Juventus” del luglio/agosto 1992 – il più amato, odiato, dotato calciatore tedesco del momento. Andreas Möller, uno dei nuovi assi nella manica della Vecchia Signora. E nato a Francoforte il 2 settembre 1967 e nella sua città, a maggio, si è spostato con Michaela Winter, la ragazza conosciuta a sedici anni sui banchi di scuola, nel quartiere di Sossenheim. Sono almeno quattro stagioni che in Germania si parla di lui come del più grande talento in circolazione. Un po’ Boniek, un po’ Platini, dieci anni dopo. Muscolatura asciutta (180x73), tocco morbido, movenze eleganti, Andreas Möller è quel che si dice un giocatore atipico: giostra su tutta la trequarti, da destra a sinistra e viceversa, impostando e rifinendo la manovra, non disdegnando la stoccata a rete, anche dalla lunga distanza. Ma non è un regista. Destro naturale, non ha comunque problemi se si trova a calciare con il sinistro. Nell’ultimo campionato ha realizzato 12 reti in 37 partite disputate (delle 38 della Bundesliga tedesca), ha regalato ai propri compagni di squadra dieci assist vincenti e il bisettimanale sportivo tedesco «Kicker» lo ha inserito nell’undici tipo della stagione. Eccellente il suo controllo di palla, ottimo il piede destro con il quale sa rendersi pericolosissimo sui calci piazzati ma anche dalla bandierina del calcio d’angolo, da dove può fare partire insidiosi cross parabolici diretti all’incrocio dei pali della porta avversaria. Può incontrare problemi se impiegato al centro del campo; al contrario, sa diventare irresistibile se trova corridoi esterni dove infilarsi. Predilige la trequarti destra, un po’ a ridosso della fascia, ma non ha eccessivi problemi se schierato a sinistra. Bruciante è lo scatto, di quelli che lasciano sul posto (corre i 30 metri in 3,83 secondi), come notevole è l’arrembante falcata che lo porta a toccare gli 11,2 secondi sui 100 metri. E la velocità non incide sulla tecnica; anzi, è proprio in corsa, palla al piede; che Möller fa vedere le cose migliori. Sotto rete non scherza: negli ultimi quattro campionati non ha mai segnato meno di 10 gol: 11 nell’89, 10 nel ‘90, 16 nel ‘91, 12 quest’anno. Berti Vogts: «Siamo di fronte al più grande talento espresso dal calcio tedesco negli ultimi dieci anni». Franz Beckenbauer: «Ha tutto per diventare un grande del calcio, a 24 anni ha ancora ampi margini di miglioramento». Otto Rehhagel: «Andreas Möller è il Mozart del calcio tedesco». SIMONE POMPILI, RADIOBLACKANDWHITE1897.COM DEL 22 MAGGIO 2020 Il suo arrivo a Torino è datato 1992, un anno che, ricordandolo oggi, farà tremare i polsi di molti tifosi, poiché rappresenterà l’inizio della costruzione di quella Juve che da lì a qualche anno diventerà tra le più forti formazioni bianconere di sempre. In quella stagione veniva riconfermato Giovanni Trapattoni in panchina; a centrocampo rientrava dal prestito all’Inter Dino Baggio (subito rinominato Baggio 2 per non confonderlo con l’allora capitano Roberto); in attacco arrivavano Ravanelli e Vialli, quest’ultimo strappato alla Sampdoria per la cifra di 30 miliardi. In difesa, uno sconosciuto Moreno Torricelli si apprestava a vestire la maglia della Vecchia Signora, dopo che il Trap se ne era innamorato durante un’amichevole primaverile contro i dilettanti della Caratese, dando così vita a una delle più belle favole calcistiche di quegli anni; infine approdavano a Torino i due stranieri David Platt e Andreas Möller, a completamento di un corposo rinnovamento della rosa. Il suo esordio in Italia avviene nella coppa nazionale contro la Fidelis Andria, in cui Andy si toglie lo sfizio di segnare il primo goal italiano. Riesce ad andare in rete anche nel suo prologo in campionato, dove la Juventus travolge l’Atalanta per 4-1 in casa; non sarà però un cammino entusiasmante quello dei bianconeri in Serie A. Le prestazioni sono altalenanti e gli uomini di Trapattoni non si inseriscono mai in maniera decisa nella lotta scudetto con il Milan di Capello, che alla fine si laurea Campione d’Italia – nonostante le importanti performance di Möller e le reti di Baggio che alla fine del torneo saranno 21. «Con la maglia bianconera posso giocare nel campionato più difficile e tecnico del mondo, e anche in una grande vetrina internazionale come la Coppa Uefa. Certo, non è facile giocare in Italia e, confesso, qualche problema ce l’ho; a me piace giocare a briglia sciolta, poter spaziare a destra e a sinistra e, non sempre, me ne rendo conto, questo è possibile. Ma credo di essere pronto a sacrificarmi, di poter ancora maturare tatticamente». Tutt’altra faccenda è invece il cammino in Coppa Uefa che la Juve già aveva vinto per la seconda volta due stagioni prima. La Vecchia Signora infatti anche in quella circostanza si apprestava a fare la storia del calcio europeo andando a conquistare la sua terza vittoria del torneo e a diventare la prima squadra a riuscirci in quella manifestazione. La Juventus, ironia della sorte, si impone in finale battendo nella doppia sfida la squadra che aveva permesso ad Andy di entrare di diritto nel giro degli attaccanti più forti di quegli anni: il Borussia Dortmund. Möller segna il goal del definitivo 3-0 nella gara di ritorno del Delle Alpi (l’andata si era conclusa 3-1 per i bianconeri fuori casa) aiutando così i piemontesi, non solo ad alzare la Coppa Uefa, ma a stabilire pure l’ennesimo record in Europa, e cioè vincere con il maggior scarto in una doppia finale di questa competizione. Già, proprio contro il suo amato Borussia. Chissà cosa avrà pensato Andy quella sera mentre festeggiava con i suoi compagni la vittoria di un così importante trofeo, e all’oscuro di ciò che sarebbe poi accaduto qualche anno dopo… Intanto la Juventus, anch’essa ignara, stava per inanellare negli anni subito immediati a quel trionfo, un filotto di vittorie di trofei che l’avrebbe portata a vincere anche la sua seconda Coppa dei Campioni nella stagione 95/96. Andreas Möller era ormai un ricordo; il tedesco era già stato allontanato da Torino e tra le motivazioni, le più importanti sono riportate in questo stralcio di articolo di Repubblica del 1994, in cui l’allora dirigenza bianconera cercava di spiegare così le proprie scelte. «L’insulto etnico e il luogo comune a sfondo razziale non sono previsti dal tariffario-multe della Juventus, ma si tratta di tabelle destinate a un repentino rinnovamento. Del resto, è l’ora delle grandi e piccole metamorfosi; così Andreas Möller dovrà pagare qualche decina di milioni (dai venti ai trenta) per quel “mafioso” sussurrato all’arbitro Nicchi, e sarà comunque poco. Perché certe parole non hanno prezzo. Per la prima volta in tre settimane, Boniperti e Bettega interpretano un fatto nell’identico modo, senza attenuanti, senza concessioni. Möller si vedrà dunque alleggerire lo stipendio: le tariffe juventine prevedono dieci milioni di multa per ogni giornata di squalifica, ma qui esiste l’aggravante dell’aggettivo e la recidiva del comportamento. Poi dovrà cercarsi una nuova squadra. Il suo contratto non sarà rinnovato per ragioni economiche, disciplinari e tattiche; perché Möller, in crisi da tre mesi, incide sul bilancio, sulla tranquillità dello spogliatoio e sul gioco di Roberto Baggio. Il quale, insieme e d’accordo con Vialli, non ha mai potuto soffrire il tedesco. Il calcio vive una nuova realtà economica e noi ci adegueremo. Non è un problema solo bianconero. I cambiamenti di scenario non devono però essere intesi come rivoluzione tattica: non esiste modernità se per questa si intende il gioco a zona. Ne è una conferma ideologica l’assunzione di Marcello Lippi, ormai sicura». Alda Merini scriveva: «La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice». È quanto accadde ad Andy il 28 maggio del 1997 all’Olympiastadion di Monaco di Baviera, contro la Juventus, in finale di Coppa dei Campioni. Inutile ricordare che la Juve ci arrivava da detentrice del titolo; superfluo menzionare il palo colpito da Zinedine Zidane; pleonastico ripensare al goal annullato a Christian Vieri; malinconico richiamare alla memoria che Del Piero dovette subentrare dalla panchina perché reduce da infortunio e che illuse tutti con quella magia di tacco, che solo una lacrima salata potrebbe davvero descriverne l’essenza più vera. Andreas Möller non segnò in quella partita, ma alzò davanti a tutti la sua Coppa, la sua felicità, quella prima volta della Ruhr, come a volersi mostrare in tutta la sua adorabile insolenza: sì, perché si può perdonare anche questo a un giocatore che, nel bene o nel male, avrà sempre un posto nella stanza dei ricordi di ogni tifoso juventino. http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2012/09/andreas-moller.html#more Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti