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- Domenico -

Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?

Elezioni Politiche 2018  

200 voti

This poll is closed to new votes
  1. 1. Per quale partito voterai alle Elezioni Politiche del 4 marzo?

    • Partito Democratico
      28
    • Movimento 5 Stelle
      56
    • Forza Italia
      8
    • Lega
      23
    • +Europa
      19
    • Liberi e Uguali
      10
    • Fratelli d'Italia
      6
    • Noi con l'Italia - Udc
      2
    • Civica Popolare
      1
    • Insieme
      0
    • Altri partiti/altre liste
      16
    • Scheda bianca (astensione)
      31


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3 minuti fa, zlataniere ha scritto:

L'extrema ratio: un governo di scopo M5S, Lega e Pd

05 MARZO 2018

DI CLAUDIO TITO

 

ROMA. C'è una formula che inizia ad essere sussurrata in tutte le riunioni di partito. Due parole che mettono in allarme molte delle forze politiche in campo e che fanno tirare un sospiro di sollievo alle altre. Si tratta del "governo di scopo".  Ossia di un esecutivo appoggiato da una larghissima maggioranza parlamentare e con un raggio di azione temporale limitato ad uno o ad alcuni specifici obiettivi. A cominciare dalla riforma elettorale.

Tutti ne parlano anche se nessuno lo ammette pubblicamente. È un'ipotesi che spaventa in primo luogo i partiti che si sentono vincitori di questa tornata elettorale: il Movimento 5Stelle e la Lega. Eppure anche all'interno di questi due partiti sta diventando una soluzione presa in considerazione, anche se osteggiata. Tutto nasce da una considerazione: i risultati elettorali non consentono la nascita di una maggioranza politica autonoma. Per dare la fiducia ad un nuovo presidente del consiglio arrivando alla Camera a quota 316 deputati e 161 al Senato, due dei tre principali poli dovrebbero in qualche modo allearsi: centrodestra, M5S e Pd avrebbero insomma l'obbligo di trovare una soluzione comune. Che al momento, però, viene esclusa. Di certo viene scartata dai Democratici e dal centrodestra. Gli unici che non hanno dichiarato delle contrarietà pregiudiziali sono i grillini.

Il partito di Renzi - almeno fino a quando sarà lui il segretario - non ha alcuna intenzione di sostenere un governo insieme ai pentastellati o alla Lega. Il suo obiettivo è mostrare agli italiani l'incapacità degli avversari. Punta a farli scontrare contro il muro dei numeri in Parlamento o contro le difficoltà di governare il Paese. Mettere alla prova la promessa di concedere il reddito di cittadinanza (progetto che ha fatto volare i consenso grillini al Sud) e di introdurre la flat tax al 15% (la proposta che ha spinto la Lega al Nord e al Centro). 

Il capo del Carroccio, Matteo Salvini, invece, ha tutto da perdere da un accordo con il Movimento di Grillo e Di Maio. In questo momento il segretario leghista è di fatto il leader del centrodestra, ossia di una forza di oltre il 35 per cento. Non trarrebbe nessun vantaggio da un intesa con il M5S. Sarebbe costretto a trattare con un partito del 32 per cento portando in dote soltanto il suo 17 per cento. Il Parlamento, dunque, si trova in uno stallo senza precedenti. E per uscirne ci sono solo due strade. La prima è appunto quella del "governo di scopo". Non è un caso che sta diventando l'oggetto principale delle discussioni in tutti i partiti e anche uno spauracchio. 

Si tratterebbe di una extrema ratio. Di un ultimo tentativo dopo che si saranno consumati inutilmente tutti gli altri esperimenti e le "esplorazioni". Solo in quel momento potrebbe allora prendere forma una compagine ministeriale sostenuta da tutti e tre i poli principali - a cominciare dal Movimento 5Stelle - e con un premier che non sia la loro espressione diretta. Con un compito e un tempo limitato: una garanzia fondamentale per chi già pensa di poter tornare rapidamente alle urne per incassare definitivamente il successo conseguito (Di Maio e Salvini) o per reclamare la rivincita (il Pd e Renzi). 

Non è un caso che in questa complicata situazione il capo dello Stato, Sergio Mattarella, stia ribadendo in modo informale a tutti i suoi interlocutori che intende aspettare segnali precisi dal Parlamento prima di affidare l'incarico di formare il nuovo governo. In questo contesto non può che mantenere un profilo di terzietà. La sua bussola sono le decisioni assunte nelle aule di Camera e Senato. Eppure, dinanzi alla paralisi del sistema politico, il capo dello Stato non potrebbe che esaminare in ultima analisi anche la soluzione del "governo di scopo". 

Anche perché esiste una sola altra via d'uscita che può sbloccare l'impasse che rischia di realizzarsi a Montecitorio e a Palazzo Madama: il ritorno immediato alle elezioni.
Ma questa ipotesi non è certo quella preferita dal capo dello Stato. In primo luogo perché l'attuale legge elettorale ha dimostrato di essere totalmente inefficiente in un sistema politico tripolare. E poi perché la reazione dei mercati e dell'Unione europea potrebbe rivelarsi devastante per il nostro Paese se il pericolo della palude e dello stallo parlamentare si dimostrerà permanente anche con la seconda tornata elettorale.

 

rep.it

Esiste una terza soluzione: il movimento inizia a mostrare responsabilità, tratta con la forza politica più affine invece di continuare a prendere decisioni solo per calcolo elettorale, e si allea con la lega (rinunciando a parecchia roba nel processo: il prezzo di salvini sara alto..)

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Il mostro da evitare il 4 marzo

Euro, lavoro, chiusura. Salvini e Di Maio hanno un unico programma di governo. L’Italia può farne a meno. Buon voto a tutti!

3 Marzo 2018 alle 06:00

Il mostro da evitare il 4 marzo
 
 
 
 
 

Luigi Di Maio è Matteo Salvini. Matteo Salvini è Luigi Di Maio. E’ così semplice, no? C’è un mostro politico atroce e pericoloso che da mesi ha cominciato a prendere forma in modo esplicito in questa campagna elettorale e che per molte ragioni sarà il vero protagonista del voto del quattro marzo. Luigi Di Maio e Matteo Salvini si presentano alle elezioni alla guida di due schieramenti diversi, ma la sovrapponibilità plastica dei loro programmi ci dice senza possibilità di smentita che dare un voto al leader della Lega o dare un voto a leader del Movimento 5 stelle è come scommettere su uno stesso cavallo, su una stessa azione, su uno stesso risultato. Non sappiamo se lunedì mattina la somma dei seggi conquistati dalla Lega di Matteo Salvini e dal Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio sarà sufficiente a produrre una maggioranza virtuale di governo. Ma già oggi sappiamo che se c’è un programma di governo ampiamente trasversale e agilmente pronto per l’uso quel programma è composto dalla somma delle idee portate avanti in modo esplicito dal capotribù della Lega e dal capopopolo grillino. Le rassicuranti maschere indossate in questa campagna elettorale da Salvini e Di Maio hanno permesso ai due partiti di mettere alcuni punti del proprio programma in secondo piano, ma in realtà è sufficiente dare un’occhiata alle promesse del partito unico della chiusura e dello sfascio per capire che la sovrapposizione tra i due pensieri è pressoché totale – ed è effettivamente quasi un programma di governo.

 

Primo punto: abolizione della legge Fornero, la cui soppressione come calcolato dalla Ragioneria dello stato comporterebbe una spesa di circa 100 miliardi di euro nella prossima legislatura, più o meno venti miliardi all’anno, praticamente il valore di una legge di Stabilità.

Secondo punto: abolizione del Jobs Act, la cui soppressione come ha ricordato due giorni fa alla Stampa il ministro del Welfare in pectore del Movimento 5 stelle Pasquale Tridico dovrebbe portare anche alla reintroduzione dell’articolo 18.

Terzo punto: superamento dei vincoli europei, con impegno, come hanno scritto nero su bianco M5s e Lega a settembre nella nota di aggiornamento del Def, “a sospendere l’applicazione del raggiungimento del pareggio di Bilancio e quindi il rispetto dell’indebitamento entro il 3 per cento del pil”.

Quarto punto: introduzione di dazi “alla Trump” a protezione del made in Italy, come ripetono da mesi i responsabili esteri ed economia dei due partiti, ignorando ovviamente (oltre alla competenza europea e non nazionale sul tema) il danno che verrebbe prodotto da una politica diffusa di dazi su un export come quello italiano, che registra da anni un surplus tra esportazioni e importazioni pari a 54 miliardi di dollari.

Quinto punto, forse il più importante, forse persino più dell’idea anch’essa condivisa tranne che in alcune sfumature di abolire l’obbligo dei vaccini: il referendum sull’euro. La maschera della finta presentabilità di Di Maio e Salvini ha suggerito a entrambi di lasciare spesso il tema sotto traccia, ma su questo fronte in realtà le idee di Lega e Movimento 5 stelle sono chiare e vale la pena metterle insieme.

La versione di Di Maio (che tre anni fa raccolse con il M5s 200 mila firme per il referendum) è che se l’Europa non ci avrà ascoltato su nulla allora si farà il referendum sull’euro “che per me è l’extrema ratio” anche se “è chiaro che io sarei per l’uscita”. La versione di Salvini è più esplicita ed è scritta nero su bianco sul programma elettorale: “L’euro è la principale causa del nostro declino economico, una moneta disegnata su misura per Germania e multinazionali e contraria alla necessità dell’Italia e della piccola impresa. Abbiamo sempre cercato partner in Europa per avviare un percorso condiviso di uscita concordata. Continueremo a farlo e, nel frattempo, faremo ogni cosa per essere preparati e in sicurezza in modo da gestire da un punto di forza le nostre autonome richieste per un recupero di sovranità”. E se mai ci fossero dubbi, il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, qualche settimana fa a questo giornale ha chiarito il punto: “Per la Lega uscire dall’euro è la soluzione migliore e con Salvini siamo in sintonia”.

 

Il programma simmetrico messo insieme dalla Lega e dal Movimento 5 stelle ci ricorda che la vocazione indipendentista e sovranista dei due partiti nasce non solo per ragioni ideologiche ma anche per ragioni di sopravvivenza economica, perché se vuoi abolire la riforma del lavoro, abolire la riforma delle pensioni, introdurre i dazi, hai bisogno di finanziare le tue proposte con miliardi e miliardi di debito aggiuntivo e per fare molto più debito devi ovviamente scappare dalle regole dell’Europa. Ci ricorda questo ma ci ricorda anche altro. Ci ricorda che in fondo il voto del 4 marzo, se visto con la giusta lente di ingrandimento, sarà un voto tra chi sceglierà di essere pienamente nel partito dell’apertura, dell’Europa, dell’euro, della globalizzazione, del non protezionismo e del non trumpismo, e chi invece sceglierà di essere pienamente nel partito del no Europa, del no euro, del no globalizzazione, del sì protezionismo. Ci ricorda questo ma ci ricorda infine un ultimo problema cruciale. Se è vero che il 4 marzo la scelta elettorale sarà decidere se far proseguire o far frantumare il progetto europeo bisogna ricordare che un voto alla Lega o un voto al 5 stelle, comunque lo si voglia guardare, è destinato a far aumentare in egual misura le probabilità che nel prossimo Parlamento ci sia una coalizione fortemente connotata in senso sovranista e protezionista. Prevedere un risultato oggi è ovviamente impossibile ma prevedere che sarebbe un incubo per l’Italia e per l’Europa e per la nostra economia vedere una coalizione guidata da un Di Maio (gli servirebbe il 40 per cento) o da un Salvini (gli basterebbe un voto in più di Forza Italia) è più facile. Vale la pena ricordarselo domenica quando andremo a mettere la nostra ics sulla scheda elettorale. Buon voto a tutti.

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5 minuti fa, Ilcampodice35 ha scritto:

Avete le stesse idee sull’immigrazione, che é stato il tema centrale. Divertitevi.

 

Quelli che hanno votato contro al reato di immigrazione clandestina e che vogliono il reddito di cittadinanza anche per gli immigrati? Mi sa che ti sei perso un paio di passaggi .asd

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Sgarbi l'ha presa bene 

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1 minuto fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Se non sono già al governo insieme è proprio per questo motivo. Solo tu ci potevi trovare punti in comune su questo.

 

Voi siete quelli di “nel Lazio più turisti danarosi e meno immigrati”. Siete la stessa roba (direi stessa merda ma oggi sono un signore)

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Adesso, Ilcampodice35 ha scritto:

Esiste una terza soluzione: il movimento inizia a mostrare responsabilità, tratta con la forza politica più affine

 

 

Lo sta facendo, per questo parla al PD..

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2 minuti fa, hopper ha scritto:

Il mostro da evitare il 4 marzo

Euro, lavoro, chiusura. Salvini e Di Maio hanno un unico programma di governo. L’Italia può farne a meno. Buon voto a tutti!

3 Marzo 2018 alle 06:00

Il mostro da evitare il 4 marzo
 
 
 
 
 

Luigi Di Maio è Matteo Salvini. Matteo Salvini è Luigi Di Maio. E’ così semplice, no? C’è un mostro politico atroce e pericoloso che da mesi ha cominciato a prendere forma in modo esplicito in questa campagna elettorale e che per molte ragioni sarà il vero protagonista del voto del quattro marzo. Luigi Di Maio e Matteo Salvini si presentano alle elezioni alla guida di due schieramenti diversi, ma la sovrapponibilità plastica dei loro programmi ci dice senza possibilità di smentita che dare un voto al leader della Lega o dare un voto a leader del Movimento 5 stelle è come scommettere su uno stesso cavallo, su una stessa azione, su uno stesso risultato. Non sappiamo se lunedì mattina la somma dei seggi conquistati dalla Lega di Matteo Salvini e dal Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio sarà sufficiente a produrre una maggioranza virtuale di governo. Ma già oggi sappiamo che se c’è un programma di governo ampiamente trasversale e agilmente pronto per l’uso quel programma è composto dalla somma delle idee portate avanti in modo esplicito dal capotribù della Lega e dal capopopolo grillino. Le rassicuranti maschere indossate in questa campagna elettorale da Salvini e Di Maio hanno permesso ai due partiti di mettere alcuni punti del proprio programma in secondo piano, ma in realtà è sufficiente dare un’occhiata alle promesse del partito unico della chiusura e dello sfascio per capire che la sovrapposizione tra i due pensieri è pressoché totale – ed è effettivamente quasi un programma di governo.

 

Primo punto: abolizione della legge Fornero, la cui soppressione come calcolato dalla Ragioneria dello stato comporterebbe una spesa di circa 100 miliardi di euro nella prossima legislatura, più o meno venti miliardi all’anno, praticamente il valore di una legge di Stabilità.

Secondo punto: abolizione del Jobs Act, la cui soppressione come ha ricordato due giorni fa alla Stampa il ministro del Welfare in pectore del Movimento 5 stelle Pasquale Tridico dovrebbe portare anche alla reintroduzione dell’articolo 18.

Terzo punto: superamento dei vincoli europei, con impegno, come hanno scritto nero su bianco M5s e Lega a settembre nella nota di aggiornamento del Def, “a sospendere l’applicazione del raggiungimento del pareggio di Bilancio e quindi il rispetto dell’indebitamento entro il 3 per cento del pil”.

Quarto punto: introduzione di dazi “alla Trump” a protezione del made in Italy, come ripetono da mesi i responsabili esteri ed economia dei due partiti, ignorando ovviamente (oltre alla competenza europea e non nazionale sul tema) il danno che verrebbe prodotto da una politica diffusa di dazi su un export come quello italiano, che registra da anni un surplus tra esportazioni e importazioni pari a 54 miliardi di dollari.

Quinto punto, forse il più importante, forse persino più dell’idea anch’essa condivisa tranne che in alcune sfumature di abolire l’obbligo dei vaccini: il referendum sull’euro. La maschera della finta presentabilità di Di Maio e Salvini ha suggerito a entrambi di lasciare spesso il tema sotto traccia, ma su questo fronte in realtà le idee di Lega e Movimento 5 stelle sono chiare e vale la pena metterle insieme.

La versione di Di Maio (che tre anni fa raccolse con il M5s 200 mila firme per il referendum) è che se l’Europa non ci avrà ascoltato su nulla allora si farà il referendum sull’euro “che per me è l’extrema ratio” anche se “è chiaro che io sarei per l’uscita”. La versione di Salvini è più esplicita ed è scritta nero su bianco sul programma elettorale: “L’euro è la principale causa del nostro declino economico, una moneta disegnata su misura per Germania e multinazionali e contraria alla necessità dell’Italia e della piccola impresa. Abbiamo sempre cercato partner in Europa per avviare un percorso condiviso di uscita concordata. Continueremo a farlo e, nel frattempo, faremo ogni cosa per essere preparati e in sicurezza in modo da gestire da un punto di forza le nostre autonome richieste per un recupero di sovranità”. E se mai ci fossero dubbi, il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, qualche settimana fa a questo giornale ha chiarito il punto: “Per la Lega uscire dall’euro è la soluzione migliore e con Salvini siamo in sintonia”.

 

Il programma simmetrico messo insieme dalla Lega e dal Movimento 5 stelle ci ricorda che la vocazione indipendentista e sovranista dei due partiti nasce non solo per ragioni ideologiche ma anche per ragioni di sopravvivenza economica, perché se vuoi abolire la riforma del lavoro, abolire la riforma delle pensioni, introdurre i dazi, hai bisogno di finanziare le tue proposte con miliardi e miliardi di debito aggiuntivo e per fare molto più debito devi ovviamente scappare dalle regole dell’Europa. Ci ricorda questo ma ci ricorda anche altro. Ci ricorda che in fondo il voto del 4 marzo, se visto con la giusta lente di ingrandimento, sarà un voto tra chi sceglierà di essere pienamente nel partito dell’apertura, dell’Europa, dell’euro, della globalizzazione, del non protezionismo e del non trumpismo, e chi invece sceglierà di essere pienamente nel partito del no Europa, del no euro, del no globalizzazione, del sì protezionismo. Ci ricorda questo ma ci ricorda infine un ultimo problema cruciale. Se è vero che il 4 marzo la scelta elettorale sarà decidere se far proseguire o far frantumare il progetto europeo bisogna ricordare che un voto alla Lega o un voto al 5 stelle, comunque lo si voglia guardare, è destinato a far aumentare in egual misura le probabilità che nel prossimo Parlamento ci sia una coalizione fortemente connotata in senso sovranista e protezionista. Prevedere un risultato oggi è ovviamente impossibile ma prevedere che sarebbe un incubo per l’Italia e per l’Europa e per la nostra economia vedere una coalizione guidata da un Di Maio (gli servirebbe il 40 per cento) o da un Salvini (gli basterebbe un voto in più di Forza Italia) è più facile. Vale la pena ricordarselo domenica quando andremo a mettere la nostra ics sulla scheda elettorale. Buon voto a tutti.

Eh.

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1 minuto fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Il PD ha almeno le stesse responsabilità della Lega. Almeno.

 

il PD è in caduta libera, la Lega in ascesa sparata. con questo trend, avessimo votato tra 6 mesi, il PD pigliava 10% e la lega 26-27%

 

morale è un partito, il PD, in cui la gente evidentemente non crede

 

quindi perchè fare le cose con il PD?

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1 minuto fa, WhiteWolf ha scritto:

 

 

Lo sta facendo, per questo parla al PD..

Il pd lo avete insultato per mesi, ed è l’ennesima mossa di calcolo elettorale. Siate responsabili, alleatevi alla lega.

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3 minuti fa, Aut ha scritto:

Sgarbi l'ha presa bene 

ieri sera spettacolare :261: 

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Ho sentito che Di Maio è un malato di f*** 

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3 minuti fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Il PD ha almeno le stesse responsabilità della Lega. Almeno.

Per una volta pensate alle vostre. Siete responsabili di governare e non portare ladri al governo (il pd quindi è fuori). Dai che con la lega vi troverete bene

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1 minuto fa, Aut ha scritto:

Ho sentito che Di Maio è un malato di f*** 

 

 

sgarbi?!?

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1 minuto fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

 

 

Gli accordi si fanno in due. Per ora il 5s vuole dialogare con tutti. Gli altri scappano tutti a parte LeU (quelli che hai votato tu) che si son già resi disponibili ad appoggiare il 5s. Se gli altri non vogliono fare alleanze mica li possiamo costringere.

Facciano loro un governo se sono capaci o si rivà al voto. Non vedo il problema.

Per dialogare bisogna offrire qualcosa. Pensare di annullate il voto di un 20% dell’elettorato che si era espresso per fare altro e ora dovrebbe appoggiarvi al buio è irresponsabile. Siate responsabili, fate un inciucio

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1 minuto fa, Ilcampodice35 ha scritto:

Il pd lo avete insultato per mesi, ed è l’ennesima mossa di calcolo elettorale. Siate responsabili, alleatevi alla lega.

 

No guarda Io non ho votato per i 5S e penso si capisse anche dai commenti precedenti  .asd

 

Detto ciò, ad oggi sono valutazioni che nessuno di noi può realmente fare..certe decisioni spettano al Presidente della Repubblica e ai segretari di partito secondo criteri che solo loro individueranno..

 

noi ad oggi possiamo fare solo il TotoGoverno..e io sono pronto a scommettere che il prossimo Governo nascerà dall’alleanza tra PD e M5S..

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Inviato (modificato)
2 minuti fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Deve sedersi al tavolo e dialogare come deve fare la Lega.

Non può dire a priori noi ci mettiamo all'opposizione. Hanno lo stesso tipo di responsabilità.

Il fatto che la Lega sia in crescita e il Pd in calo non cambia nulla.

 

Deve? Deve???? E magari per la gentile concessione della presidenza di una camera?

faccia come il c**o non rende neanche vagamente l’idea...

Modificato da Big Luciano
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1 minuto fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Deve sedersi al tavolo e dialogare come deve fare la Lega.

Non può dire a priori noi ci mettiamo all'opposizione. Hanno lo stesso tipo di responsabilità.

Il fatto che la Lega sia in crescita e il Pd in calo non cambia nulla.

 

E voi con Bersani potevate? .penso

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2 minuti fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Deve sedersi al tavolo e dialogare come deve fare la Lega.

Non può dire a priori noi ci mettiamo all'opposizione. Hanno lo stesso tipo di responsabilità.

Il fatto che la Lega sia in crescita e il Pd in calo non cambia nulla.

 

 

certo che lo può dire

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il m5s può solo aprire alla Lega, tutti gli altri discorsi son chiusi. Gli è piaciuto non appoggiare Bersani, ed ora gli vien reso pan per focaccia.

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5 minuti fa, Aut ha scritto:

Ho sentito che Di Maio è un malato di f*** 

Forse è l'unica cosa di cui capisce .asd

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Adesso, giangio87 ha scritto:

il m5s può solo aprire alla Lega, tutti gli altri discorsi son chiusi. Gli è piaciuto non appoggiare Bersani, ed ora gli vien reso pan per focaccia.

 

none

 

al tempo sarebbe stato appoggiare un gruppo di manigoldi. oggi si tratta di accogliere il sostegno di persone responsabili

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12 minuti fa, giangio87 ha scritto:

Ma certo per 5 anni chiami tesserati ed esponenti del PD ladri, idioti, piddioti, ed ora il m5s pretende che base e vertici siano proni. Complimenti!

Pretende no...è ovvio che sarà un “do ut des” come qualsiasi alleanza di Governo..

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4 minuti fa, Alfa Centauri ha scritto:

 

Deve sedersi al tavolo e dialogare come deve fare la Lega.

Non può dire a priori noi ci mettiamo all'opposizione. Hanno lo stesso tipo di responsabilità.

Il fatto che la Lega sia in crescita e il Pd in calo non cambia nulla.

 

tieni, riguardatelo, è successo solo pochi anni fa

 

 

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Adesso, hopper ha scritto:

 

none

 

al tempo sarebbe stato appoggiare un gruppo di manigoldi. oggi si tratta di accogliere il sostegno di persone responsabili

Manigoldi o responsabili solo quando conviene. Si divertano con Salvini.

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1 minuto fa, zlataniere ha scritto:

tieni, riguardatelo, è successo solo pochi anni fa

 

 

Mi fa ancora pena adesso il povero Bersani che, ingenuamente, era andato ad un confronto che riteneva leale mentre dall'altra parte stavano solo prendendolo per il c.lo....e ora vorrebbero "dialogare" ma annatevene aff...

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