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GhigoTrieste

Donne Dilettanti per Legge in Italia

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19 ore fa, deide ha scritto:

Scusate la.domanda ingenua. Ma non essendo professioniste non possono nemmeno accedere a fondi provenienti da sponsor? Penso di si giusto?

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non c'è nessuna differenza tra le nostre calciatrici ed atlete come Federica Pellegrini o Tania Cagnotto..

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Bel documentario. 

 

Ma che tristezza questa storia... :(

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Il professionismo nel calcio femminile. Gli scenari possibili in Italia e la situazione nel resto d'Europa

 
By: Laura Brambilla on 09 febbraio
“Sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso, con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal Coni e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse, con l'osservanza delle direttive stabilite dal Coni per la distinzioni dell’attività dilettantistica da quella professionistica". 
 
Il tema del professionismo è centrale per lo sviluppo del calcio femminile. La sopracitata Legge 91 del 23 maggio 1981 chiarisce (poco) il concetto giuridico italiano di Professionismo in ambito sportivo. Mette in evidenza alcuni aspetti chiave che lo definiscono, come “l’esercizio di attività a titolo oneroso” e il “carattere di continuità”. Successivamente la Legge stabilisce che siano le Federazioni stesse a valutare lo status di pro, in collaborazione col CONI, il quale dovrebbe stabilire le regole per distinguere le attività dilettantistiche e quelle professionistiche. Si utilizza il condizionale dato che dopo 36 anni non sono ancora state emanate direttive precise. 

Ad oggi, quattro discipline sportive sono state riconosciute come professionistiche: calcio, basket (solo Serie A1), ciclismo e golf. Con una “piccola” distinzione: solo le Federazioni maschili possono essere riconosciute tali. Quasi quarant’anni dopo il panorama sportivo italiano è mutato fortemente, non solo per quanto riguarda il calcio femminile, ma il CONI non è stato in grado di adattarsi ai cambiamenti in atto. 

Nel resto d’Europa come viene considerato il tema del Professionismo nel calcio femminile? 
 
Nel report UEFA 2016/2017 vengono riportati i dati per Federazione riguardo le calciatrici professioniste tesserate in club associati a tale organo federale. Non vengono conteggiate le professioniste di quella Nazione tesserate per un’altra, le quali verranno incluse tra le giocatrici estere professioniste per la Federazione in cui è iscritta la loro società. Ad esempio, l’Olanda non presenta giocatrici professioniste, anche se alcune neo-campionesse continentali, come Lieke Martens e Vivianne Miedema, lo sono in campionati esteri come Spagna e Inghilterra. In Europa sono 1396 le giocatrici professioniste e 1457 le semiprofessioniste. Tra le professioniste, 1098 ragazze giocano nel proprio paese natale, mentre 298 all’ estero. Delle 55 Federazioni appartenenti alla UEFA, 28 non prevedono il Professionismo per il calcio femminile (Albania, Andorra, Armenia, Azerbaijan, Bosnia, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Isole FarOer, Galles, Gibilterra, Grecia, Italia, Kosovo, Liechtenstein, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldavia, Montenegro, Olanda, Irlanda del Nord, Repubblica d’Irlanda, San Marino, Slovacchia, Slovenia e Svizzera). 
 
La Federazione con il maggior numero di calciatrici professioniste è l’Inghilterra (215), tra cui 49 provenienti dall’ estero. Segue la Francia, con 126 pro. Alcuni dati potrebbero essere poco auspicabili, provenendo da Nazioni con debole tradizione calcistica femminile. Lo status dipende dalle norme giuridiche proprie del Paese, oltre che a quelle sportive. Molti paesi dell’est Europa hanno aperto allo status di professionista in molte discipline dopo la caduta del Comunismo per permettere un ulteriore sviluppo in campo sportivo. Nel calcio femminile, sono 85 le giocatrici professioniste in Bielorussia, 110 in Russia e 186 in Ucraina. 
 
TABELLA%2BPRO.png
 
Dati alla mano, per l'Italia si aprono due strade. La prima è quella di seguire il modello olandese, con le migliori giocatrici professioniste in paesi esteri e più sviluppati. L'aspetto negativo è che il campionato nazionale non cresce tecnicamente ed economicamente. La seconda è di modificare le direttive CONI per permettere anche allo sport "in rosa" di essere professionistico, al fine di garantire alle giocatrici i diritti relativi a tale status e attirare un numero maggiori di giocatrici di qualità. Tale modifica dipende solo dai massimi vertici dello sport italiano, che sfortunatamente non sempre si sono mostrati al passo dei cambiamenti.

Laura Brambilla
 
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Analisi sugli stipendi nel calcio femminile. Enorme il divario con i maschi. Il solo Neymar guadagana come tutte le calciatrici dei 7 principali campionati femminili

La disparità salariale di genere nel calcio è più netta che nella politica, business e medicina  secondo un sondaggio che ha comparato lo status dei dipendenti e i salari di migliaia di calciatori e calciatrici in tutto il mondo. 

 
La ricerca viene pubblicata ogni anno da Sporting Intelligence e analizza le società sportive sotto il punto di vista degli stipendi ai tesserati. Un’ampio capitolo è dedicato allo sport “in rosa” e in particolare al calcio femminile, sempre più un tema centrale nel panorama sportivo europeo. 
 
Sporting Intelligence ha constato che il guadagno annuo di Neymar, circa 37 milioni di euro, è di poco superiore a quello combinato di 1693 giocatrici tesserate in Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Svezia, Australia e Messico, sette dei maggiori campionati al mondo (36 milioni di euro). Bisogna sottolineare che oltre allo stipendio percepito dal PSG, Neymar ha delle ingenti entrate commerciali da sponsor e partner, a differenza delle ragazze.  

 

stipendi%2Bcalciatrici%2Bcalcio%2Bfemminile.png
Analizziamo la disparità salariale di genere prendendo come misura di confronto lo stipendio medio di giocatori e giocatrici in Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. I quattro paesi scelti sono di primissimo livello nel calcio femminile dal punto di vista tecnico ed economico, in cui giocano le calciatrici più forti e remunerate. 
 
La disparità maggiore si manifesta in Inghilterra. Una calciatrice della Women’s Soccer League guadagna mediamente 29,9 mila euro annui, mentre un suo collega uomo percepisce 2,6 milioni di euro. La D1 Feminine, il massimo campionato femminile francese, presenta un salario medio per giocatrice maggiore (42 mila euro), mentre un calciatore della Ligue 1 maschile guadagna mediamente 944 mila euro. 
 
In Germania il salario medio nella Frauen Bundesliga è di 37,1 mila euro, mentre nel campionato maschile è di 1,25 milioni. La distanza minore è percepita negli Stati Uniti: le stelle americane della National Women’s Soccer League hanno uno stipendio medio di 23,3 mila euro, mentre i giocatori della MLS guadagnano “solamente” 251 mila euro. 
 
Bisogna tenere conto anche della disparità tra budget stipendi nei top club e società di medio-basso livello. In Francia, il Lione femminile garantisce uno stipendio medio di 162 mila euro annui, il PSG femminile di 127 mila, oltre a benefit come auto e alloggio. Le disponibilità dei due club rappresentano circa il 50-60% delle spese totali in stipendi della Division 1. Le giocatrici del Wolfsburg in Germania guadagnano circa mediamente 100 mila euro a stagione, con un budget di 3,5 milioni. Cinque squadre su dodici dichiarano di avere un budget annuo per i salari delle giocatrici di 1 milione di euro e garantiscono mediamente 15-18 mila euro a giocatrice. 
 
Varie sono le iniziative che mirano a ridurre la disparità economica di genere. La Federazione calcistica norvegese ha garantito alla selezione femminile la stessa remunerazione percepita dagli uomini, grazie ad un sacrificio dei connazionali. In Inghilterra, il Lewes FC ha annunciato un’iniziativa simile e ora le ragazze sono pagate quanto la squadra maschile. 
 
In tutto questo l’Italia dove si pone? La Legge sul professionismo degli Anni 80′ non permette alle donne di svolgere attività sportiva a livello professionistico. Questo impedisce alle società di tesserarle come lavoratrici subordinate, problema affrontato dai club maschili, e garantirle una remunerazione maggiore di 28 mila euro annui lordi. Come possono le società italiane a competere a livello europeo se i competitor maggiori in Champions League possono offrire 4/5 volte quanto permesso dalla Legge? 
 
Laura Brambilla
 

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Il 27/3/2018 alle 10:20 , RazzaJuve ha scritto:

I soldi non sono legati all'essere professionisti o meno, una come la Pellegrini guadagna quello che si merita data la sua visibilità e la ditta di shampoo che le fa fare la pubblicità se ne frega della legge italiana

 

Il professionismo serve sopratutto a garantire cose come maternità, pensioni, assicurazioni e così via per quelli/quelle che non sono fortunate/brave abbastanza da fare i soldi 

...ovvero far crescere tutto il movimento e aprire anche verso nuove "economie". Come in tutti gli sport e non solo, ci vogliono sponsor politici ed economici, che sono quelli che in parte decidono le sorti e gli scenari. Posso dirlo che l'Italia è fortunata ad avere un Andrea Agnelli nella posizione in cui è o sono troppo juventino?

 

Spinge a far crescere tutto il settore, sia maschile, sia femminile, ma ovviamente non tutti saranno interessati a farli crescere. Nel mio piccolo, ho sempre pensato che una diffusione e un incentivo maggiore, corrisponda sempre a qualcosa di più di ciò che si possa ottenere tentando di sopraffare gli altri. Ovviamente queste asticella deve essere bilanciata dall'azione e reazione degli altri attori, che se non si adeguano, rischiano di propendere più per il primo scenario, rovinando anche quel poco di eccellente che si tenta di fare, proprio come purtroppo sta avvenendo per il caso della Serie A maschile.

 

In fin dei conti, la Juventus Women è entrata in Serie A acquistando molte giocatrici di spessore, ma senza avere le garanzie di successo che adesso è più semplice prospettare. Certo è che il bacino di utenza non è equiparabile al calcio maschile, che nonostante i numeri sta subendo una involuzione che ha toccato in questa stagione il suo apice più basso della sua storia... fatte tutte queste considerazioni, secondo me andrebbero riviste molte cose, forse troppe, ma non vedo ancora posizioni chiare a tutti i livelli.

 

OT: In merito alla professionalità, anche se sembra un porta borracce o il tifoso più accanito della Soccavo bene, passato per caso per i campi da calcio, l'allenatore del Napoli Maurizio Sarri guadagna ben 3 milioni di euro netti all'anno (2,5 volte meno di Allegri, per carità). Potrebbe indossare qualcosa di più decente, altrimenti certe etichette da "calcio italiano" non ce le leviamo di dosso :) . E' molto più elegante e sobria allo stesso tempo la nostra Rita Guarino!!! Mi dispiace aggiungere, ma Totò De Curtis era un comico, sicuramente più povero di lui, ma in quanto ad eleganza e al modo di porsi, non si discuteva. Visto che parliamo delle medesime zone d'italia. I napoletani non accetteranno queste critiche, soprattutto se arrivano da altri napoletani...

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Questa settimana comunque consegnate alle ragazze Lancia Ypsilon che era un regalo di Natale consegnato a Champions acquisita.

Diciamo che è comunque un bonus extra.

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Inviato (modificato)
Il 29/3/2018 alle 10:53 , deide ha scritto:

Questa settimana comunque consegnate alle ragazze Lancia Ypsilon che era un regalo di Natale consegnato a Champions acquisita.

Diciamo che è comunque un bonus extra.

Bravo Andrea Agnelli! Continua a scommettere e a non tirarsi mai indietro. Nulla è scontato è un riconoscimento resta sempre tale.

Io sono 12 anni di consulenza e la mia azienda in tutti questi anni mi ha riconosciuto "2 dita negli occhi"... anzi, mi hanno abbassato lo stipendio con accordi sindacali interni scellerati.  

All'inizio eravamo in tanti, mi deridevano, mi prendevano in giro per le mie capacità tecniche, adesso sono KEY PEOPLE... ma sempre un calcio nei co*****i mi danno e basta. Il nostro paese ha molto da imparare da questo presidente, e non soltanto in ambito calcistico, ed io spero di mandarli sonoramente a quel paese, perché con le persone onorabili ci si deve sempre comportare con rispetto e con il riconoscimento del proprio lavoro e sacrificio e LE PAROLE NON BASTANO!!!

 

Le foto? :D

Modificato da Tar

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Calcio femminile: Serie A e B passeranno dalla Lega dilettanti alla Figc

 

monicadascenzo.pngscritto da Monica D'Ascenzo il 16 Aprile 2018
Qualcosa nel calcio femminile sta cambiando. Complici i risultati che sta ottenendo sul campo la nazionale femminile nelle qualificazioni ai Mondiali 2019 di Francia, il calcio versione donna si sta afferamendo via via anche in Italia. E un ruolo fondamentale lo sta giocando naturalmente la Figc. “Lo sviluppo del calcio femminile” è stato, infatti, fra i punti salienti affrontati nell’incontro in Federcalcio la scorsa settimana. Al termine dell’incontro Commissario Straordinario Roberto Fabbricini ha dichiarato: “Vogliamo dare il massimo impulso allo sviluppo del movimento. Il calcio femminile è una disciplina olimpica e dunque è seguito con forte attenzione dal CONI, il campionato sta crescendo anche in termini di visibilità mediatica e, senza nulla togliere alla Lega Dilettanti, affidarlo ad una maggiore professionalità è un dovere da parte nostra. Vogliamo trovare la quadra organizzativa entro pochissimo tempo: il calcio femminile di vertice resterà comunque all’interno della Federcalcio, che con le sue energie può far fronte all’organizzazione”.

In altre parole i campionati di Serie A e di Serie B femminili non saranno più sotto la Lega dilettanti, ma faranno riferimento a una nuova divisione, ancora da definire) direttamente sotto la Figc. La decisione è stata dettato, con ogni probabilità, dal fatto che diversi club di Serie A maschile (quindi professionistici) stanno puntando su una loro squadra al femminile, come hanno già fatto la Fiorentina, la Juventus e il Sassuolo. Questo vuol dire che tali team si presentano in campionati con un’organizzazione ben più strutturata di quanto non facciano le squadre dilettantistiche. Da qui la necessità di fornire loro servizi adeguati, anche per dare un nuovo impulso a questo sport declinato al femminile.

Certo, nulla a che vedere con il riconoscimento di un professionismo anche per le donne, che secondo la legge 91 del 1981 non rientrano nella definizione:

 

Ai  fini  dell'applicazione  della  presente  legge,  sono sportivi
professionisti    gli    atleti,    gli   allenatori,   i   direttori
tecnico-sportivi   ed   i   preparatori   atletici,   che  esercitano
l'attivita'  sportiva  a  titolo oneroso con carattere di continuita'
nell'ambito  delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono
la  qualificazione  dalle  federazioni sportive nazionali, secondo le
norme  emanate  dalle  federazioni  stesse,  con  l'osservanza  delle
direttive  stabilite  dal  CONI  per  la  distinzione  dell'attivita'
dilettantistica da quella professionistica.

 

Nonostante la strada sembri ancora lunga per un’equiparazione delle condizioni delle atlete rispetto ai colleghi, la Figc continua a muoversi con convinzione in questa direzione. , Già nel 2016 la Federazione aveva stabilito per i club alcuni obblighi per potersi iscrivere al campionato di Serie A: tra questi, ad esempio, «l’impegno a tesserare almeno ulteriori 20 calciatrici Under 12 (oltre alle 20 già previste), rispetto alla stagione precedente, all’interno del proprio settore giovanile», si legge nel comunicato ufficiale. Inoltre, «dalla stagione sportiva 2017/2018, le società dovranno partecipare al Campionato Giovanissime con almeno una squadra di calcio femminile (fermo restando il tesseramento di almeno 40 calciatrici Under 12), e dalla stagione sportiva 2019/2020, dovranno partecipare al Campionato Allieve con almeno una squadra di calcio femminile (fermo restando il tesseramento di almeno 40 calciatrici Under 12 e la partecipazione al Campionato Giovanissime con almeno una squadra di calcio femminile)».

In alternativa all’obbligo di tesserare 20 calciatrici Under 12, la Figc considera l’impegno rispettato se la società «acquisisce il titolo sportivo, ovvero partecipazioni di controllo, di una società di calcio femminile affiliata alla Figc. partecipante ai Campionati di Serie A o di Serie B» oppure se la società «conclude accordi di licenza, per l’utilizzo della denominazione, del marchio e dei segni distintivi, validi per la stagione sportiva 2016/2017 con società di calcio femminile affiliata alla Figc partecipante ai Campionati di Serie A o di Serie B, con sede nella stessa provincia».

Il prossimo anno il campionato potrebbe vedere nuovi debutti, a cominciare dalle squadre milanesi, Inter e Milan, che secondo indiscrezioni stanno considerando una squadra che giochi nella prima divisione. Intanto appuntamento per tutti l’8 giugno a Firenze, quando la nazionale italiana cercherà di portare a casa l’ultimo punto mancante per la qualificazione matematica ai Mondiali.

 

http://www.alleyoop.ilsole24ore.com/2018/04/16/calcio-femminile-serie-a-e-b-passeranno-dalla-lega-dilettanti-alla-figc/

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Speriamo che si concretizzi tutto al più presto. C’è un dannato bisogno di professionismo... 

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COMUNICATO UFFICIALE N. 38


Il Commissario Straordinario
- tenuto conto della attuale assetto organizzativo del calcio femminile, con la organizzazione a livello territoriale di numerosi campionati di caratura giovanile, regionale ed interregionale ed a livello nazionale del Campionato di Serie A e del Campionato di Serie B;
- considerato che, a decorrere dalla prossima stagione Sportiva, l’attività nazionale di calcio femminile sarà strutturata su tre livelli e precisamente prevederà lo svolgimento del Campionato di Serie A, del Campionato di Serie B e del Campionato Interregionale;
- ravvisato opportuno che la Lega Nazionale Dilettanti, attraverso i suoi Comitati Regionali, prosegua nella attività di promozione ed organizzazione della attività del calcio femminile a livello territoriale, provvedendo anche, sino a diversa determinazione, all’organizzazione del Campionato Interregionale e che la Federazione Italiana Giuoco Calcio, nell’ambito del progetto già avviato di sviluppo del calcio femminile assuma, attraverso l’inquadramento della Divisione Calcio Femminile, il ruolo di organizzatore dei Campionati nazionali di Serie A e di Serie B di calcio femminile;
- visto l’art. 10, comma 3 dello Statuto federale
delibera
di inquadrare, a decorrere dall’inizio della stagione sportiva 2018/2019, la Divisione Calcio Femminile, per le attività del Dipartimento Calcio Femminile, nella Federazione Italiana Giuoco Calcio, delegando alla Lega Nazionale Dilettanti, sino a diversa determinazione, l’organizzazione del Campionato Interregionale di calcio femminile.
Le disposizioni conseguenti alla adozione del presente provvedimento saranno emanate entro il termine del 30 giugno 2018.
PUBBLICATO IN ROMA 3 MAGGIO 2018
IL SEGRETARIO Antonio Di Sebasano

 

da: https://www.calciodonne.it/rubriche/approfondimento/parliamone/24103-la-figc-comunica-che-il-commissario-straordinario-fabbricini-ha-cosi-deciso

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Capisco che ci sia tutta questa voglia di professionismo...ma poi i soldi chi li tira fuori? La stragrande maggioranza delle squadre di serie A se dovessero pagare stipendi, tasse e contributi fallirebbero nel giro di mezz'ora...già oggi c'è chi fa i miracoli per mandare in giro la squadra...

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Alla Juve fa gioco

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Calcio Ladies Radio. l'intervista a Walter Pettinati editore di calciodonne.it
Walter affronta diverse tematiche: i campionati sotto la FIGC; play off e play out e due argomenti a cui tiene particolarmente: 1- la comunicazione; 2- la legge che vieta alla donne di tutti gli sport di ambire al professionismo
Dite la vostra...

Modificato da GhigoTrieste

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Serie A femminile, la nota delle società

I club chiedono di continuare il loro cammino di sviluppo nell'alveo della Figc

 

Le società di Serie A femminile, riunitesi a Milano, preso atto del ricorso presentato dalla Lnd al Tribunale Federale Nazionale, ed in linea con quanto unanimemente manifestato a suo tempo, confermano la ferma volontà di proseguire il proprio cammino nell'alveo della Figc in linea con il percorso di sviluppo e crescita del movimento dalla stessa auspicato.

Un'interruzione del percorso intrapreso rischierebbe di pregiudicare l'esigenza di evoluzione del calcio femminile italiano in considerazione anche di quanto accade nel contesto internazionale. Pur riconoscendo quanto fatto fino ad oggi dalla Lnd, confermiamo che le nuove esigenze del calcio femminile Italiano richiedono per i campionati nazionali di Serie A e B, un sistema organizzativo e gestionale centralizzato.

 

http://www.juventus.com/it/news/news/2018/serie-a-femminile--la-nota-delle-societ-.php

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DAJEEEEEEEEEEEE! :) 

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Non mollano... .oddio

 

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4 ore fa, FaGiO ha scritto:

Non mollano... .oddio

 

che poi per cosa lo fanno ? per principio ? le società femminili han rilasciato un comunicato dove gli dicono "grazie, ma addio" .asd

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Soldi, direi...

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Piccoli grandi passi...

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