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CRAZEOLOGY

SUPER GIRAUDO

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19 ore fa, Pinturicchio73 ha scritto:

 Ma sbaglio, o Bettega non  ha mai preso posizione in quegli anni contro la macchina del fango? Perchè sinceramente io non ricordo interviste o parole forti  a difesa dell'operato della "Triade". E se non l'ha fatto, io mi chiedo, e vorrei sapere il tuo parere su questo, perchè?

 

Una volta è andato ospite su una rete Mediaset (all'epoca Fininvest, credo), si è incazzato e se n'è andato, se non ricordo male. 

Diciamo che dei tre era quello che comandava meno. Non era la mente del club. Era un uomo immagine, dirigente operativo a livello internazionale (sa l'inglese perché ha fatto il fine carriera in nord America). Ma le grosse decisioni lui non le ha mai prese. Eseguiva nel suo piccolo le linee tracciate dal club. A lui piace il calcio e il gioco, principalmente. E' un silenzioso coi media, non è uno che fa sempre presenza sui giornali e che parla parla parla molto coi giornalisti. Fa giusto qualche comparsata qua e là, per periodi circoscritti (forse per fare cassa, chissà), poi sparisce per anni. 

Quando è esploso lo scandalo del 2006, è stato travolto solo per un paio di giorni, poi, non a caso, di lui mai nessuno si è più permesso di dire nulla. Niente processi, niente sue telefonate, niente accuse. (strano no? La Triade erano in tre, sulla carta, ma in realtà erano solo due). La proprietà lo ha "schermato". Non è mai stato lui l'obbiettivo. 

Lui ha capito che era il caso di lasciarsi pragmaticamente trasportare dalla corrente, per lui buona, che altri gli avevano preparato.

E ha scelto il silenzio. (ha fatto bene)

E, non a caso, di ciò che è successo nel 2006 non parla mai in pubblico. E non da mai opinioni personali su quella dirigenza. 

Sono convinto che quel suo rientro nella Juve di Blanc e Secco, sia il frutto anche di una sorta di richiesta tangibile di riconoscenza da parte della proprietà che nel 2006 lo aveva adeguatamente protetto. Avevano bisogno di un uomo immagine che servisse a dare l'idea che quella Juve post 2006 si sarebbe presto ripresa. Un modo di prendere tempo, un pasto per tenere buoni almeno per un po' i tifosi affamati. E quel rientro, come già detto, ha significato la sua uscita dal club non appena successivamente è entrato Agnelli. 

Il solito atteggiamento tonto padronale stile Duke di cui sopra, insomma. 

E anche su questo ultimo atto, ha scelto sempre il silenzio. 

Ha messo l'amore per se stesso e l'amore per la Juventus, davanti a tutto il resto. In modo da poter continuare ad essere Roberto Bettega, il ragazzino che rompeva i co*****i ai suoi genitori affinché lo portassero a fare il provino per la Juventus, la squadra del cuore di cui andava vedere le partite. 

Lo spirito è sempre quello. 

Non me la sento proprio di fargliene una colpa se non ha mai fatto casino per calciopoli. In fondo lui non ha scelto Gianni e discendenti, o Umberto e discendenti. Ha scelto la Juve, solo la Juve, sempre. 

 

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19 ore fa, tifosi3 ha scritto:

tl ; dr. Di cosa parla sefz ?

 

Perché, voi altri tifosi pallonari che dite cose come CR7, BBC, BBBC, El Pipita, La Joya, Falso Nueve, El Nino, ecc?

Ma che è 'sta roba? 

Ma mangiate come parlate va!  :haha:

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Giraudo, il più grande AD dell'era moderna del calcio italiano

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2 ore fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

 

Una volta è andato ospite su una rete Mediaset (all'epoca Fininvest, credo), si è incazzato e se n'è andato, se non ricordo male. 

Diciamo che dei tre era quello che comandava meno. Non era la mente del club. Era un uomo immagine, dirigente operativo a livello internazionale (sa l'inglese perché ha fatto il fine carriera in nord America). Ma le grosse decisioni lui non le ha mai prese. Eseguiva nel suo piccolo le linee tracciate dal club. A lui piace il calcio e il gioco, principalmente. E' un silenzioso coi media, non è uno che fa sempre presenza sui giornali e che parla parla parla molto coi giornalisti. Fa giusto qualche comparsata qua e là, per periodi circoscritti (forse per fare cassa, chissà), poi sparisce per anni. 

Quando è esploso lo scandalo del 2006, è stato travolto solo per un paio di giorni, poi, non a caso, di lui mai nessuno si è più permesso di dire nulla. Niente processi, niente sue telefonate, niente accuse. (strano no? La Triade erano in tre, sulla carta, ma in realtà erano solo due). La proprietà lo ha "schermato". Non è mai stato lui l'obbiettivo. 

Lui ha capito che era il caso di lasciarsi pragmaticamente trasportare dalla corrente, per lui buona, che altri gli avevano preparato.

E ha scelto il silenzio. (ha fatto bene)

E, non a caso, di ciò che è successo nel 2006 non parla mai in pubblico. E non da mai opinioni personali su quella dirigenza. 

Sono convinto che quel suo rientro nella Juve di Blanc e Secco, sia il frutto anche di una sorta di richiesta tangibile di riconoscenza da parte della proprietà che nel 2006 lo aveva adeguatamente protetto. Avevano bisogno di un uomo immagine che servisse a dare l'idea che quella Juve post 2006 si sarebbe presto ripresa. Un modo di prendere tempo, un pasto per tenere buoni almeno per un po' i tifosi affamati. E quel rientro, come già detto, ha significato la sua uscita dal club non appena successivamente è entrato Agnelli. 

Il solito atteggiamento tonto padronale stile Duke di cui sopra, insomma. 

E anche su questo ultimo atto, ha scelto sempre il silenzio. 

Ha messo l'amore per se stesso e l'amore per la Juventus, davanti a tutto il resto. In modo da poter continuare ad essere Roberto Bettega, il ragazzino che rompeva i co*****i ai suoi genitori affinché lo portassero a fare il provino per la Juventus, la squadra del cuore di cui andava vedere le partite. 

Lo spirito è sempre quello. 

Non me la sento proprio di fargliene una colpa se non ha mai fatto casino per calciopoli. In fondo lui non ha scelto Gianni e discendenti, o Umberto e discendenti. Ha scelto la Juve, solo la Juve, sempre. 

 

Condivido in pieno. Anche io mi ero fatto la stessa idea

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Altra intervista potente di Antonio

Anche qui, a leggere certe cose, mi vengono i brividi. Fate caso alla data, e all'autore dell'intervista.  

 

 

.read.read.read 

 

1 aprile 2006

 

Intervista all'ad bianconero: tra il 7° scudetto in arrivo e il rischio Champions
si programma il dopo. Pensando al sorpasso di Real e Chelsea

Giraudo, piani per il futuro
"Noi, primo club al mondo"


di MAURIZIO CROSETTI


 

TORINO - Giraudo parla, e intanto scrive. E mentre scrive disegna. Traccia mappe, sviluppa diagrammi, incrocia segni e parole su un grande bloc-notes quadrettato. Più che altro cerchia e sottolinea. Il futuro, forse. 

Dottor Giraudo, lei resterà davvero alla Juventus? 
"È il mio sogno. Vogliamo farla diventare il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale e sportivo che non ha eguali nel calcio. Solo in Formula uno esiste qualcosa di simile, alla Ferrari". 

Il suo contratto scadrà il 30 ottobre: a parole, la famiglia Agnelli l'ha già confermata. Però i matrimoni si fanno in due. 
"Vorrei chiarire una cosa importante. In questi mesi si è scritto, letto e detto di tutto, per esempio che vorrei fare dei mestieri diversi. È chiaro che quando esistono scadenze contrattuali, dall'esterno c'è sempre chi può offrire grandi opportunità, è una legge di mercato. Ma il mio sogno è restare ancora molti anni alla Juventus, sulla base dei ragionamenti iniziati dodici anni fa con l'avvocato Agnelli e col dottor Umberto". 

Cosa prevedevano quei ragionamenti? 
"Che la Juventus diventasse la prima società-azienda del mondo. Cominciammo a parlarne durante le vacanze di Natale del 1993. Dall'Avvocato e dal dottor Umberto traspariva sempre una grande passione per il calcio e per la Juventus, di cui erano tifosissimi". 

Ritiene che i vari passaggi siano stati compiuti? 
"Due su tre. Ora manca l'ultimo, il più importante, su cui vorrei continuare a lavorare". 

Parliamo dei primi due. 
 

"All'inizio cominciammo con l'intervento su costi e conti, di pari passo con l'obiettivo sportivo. Poi ci siamo mossi per consolidare la società Juventus, attraverso operazioni che ci hanno portato alla quotazione in Borsa e allo stadio di proprietà, oltre alla realizzazione di un centro sportivo d'avanguardia che inaugureremo presto. I lavori per lo stadio-gioiello cominceranno alla fine del campionato. Queste sono iniziative che resteranno, in grado di produrre anche ricavi diversi da quelli tipici delle squadre di calcio". 

Arriviamo alla terza fase: quella, pare di capire, dalla quale dipende anche la sua permanenza alla Juventus. 
"Bisogna prepararla velocemente. Io lo chiamo il "modello Ferrari", perché è quello cui ci ispiriamo. Ovvero una grande industria che produce utili per una parte sportiva di assoluta eccellenza. La stessa cosa dovrebbe accadere alla Juventus. Era, lo ripeto, il pensiero di Giovanni e Umberto Agnelli". 

La Juventus, oggi, rispetto a quel modello cos'è? 
"Esiste solo la seconda parte, quella sportiva. Manca la prima, industriale. Cioè la componente che porterebbe ricavi aggiuntivi attraverso investimenti mirati". 

Se abbiamo capito bene, una Juventus che agisce e produce anche fuori dal calcio? 
"Una Juventus che possa operare in settori come l'intrattenimento, oppure l'alberghiero mediante l'acquisto di una catena di hotel. O magari nel campo immobiliare, o in quello dei media attraverso un gruppo editoriale. Qualcosa di simile al gruppo "L'Espresso", visto che ne sto parlando con "la Repubblica". Perché no?". 

Cosa chiede l'amministratore delegato agli azionisti? 
"Chiedo di investire risorse importanti per creare una società più forte, strutturalmente solida a livello patrimoniale ed economico". 

Dopo l'ultimo Consiglio d'amministrazione, il dottor Gabetti che è presidente dell'Ifil, cioè la finanziaria della famiglia Agnelli che controlla la Juventus, ha annunciato che il piano industriale sarà ambizioso ma non faraonico. Non le pare già una risposta parzialmente negativa alle sue richieste? 
"Penso che la portata del piano e degli investimenti sia conseguente al risultato che si vuole ottenere. Non chiediamo soldi per coprire perdite o per acquistare qualche altro giocatore, ma per creare un modello formidabile che nel calcio non esiste, e che ci permetterebbe di colmare il gap attuale tra una società come la nostra e altre grandi realtà europee, come ad esempio il Chelsea e il Real Madrid". 

Quali le ricadute dal punto di vista sportivo? 
"Vogliamo creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale". 

Ritiene che questo sarebbe sufficiente per essere i più competitivi al mondo, e com'è ovvio in Italia? 
"No, penso che non basterebbe. Perché quando si è risolto il problema patrimoniale ed economico, occorre acquisire più peso politico a livello di media. Per la Juventus, oggi non è così. Alcuni tra i nostri avversari dispongono di emittenti televisive e gruppi editoriali, e questo conta molto". 

Crede che i proprietari di questi gruppi editoriali diano indicazioni precise ai loro dipendenti per favorire le loro squadre? 
"Non penso che si arrivi a tanto. Ma non escludo che alcuni servi sciocchi si spingano oltre, più realisti del re. Può succedere, anzi succede". 

Dottor Giraudo, e se fossero altri dirigenti a concludere il suo progetto, o comunque a godere i frutti del lavoro già svolto? 
"L'interesse della Juventus e dei suoi tifosi viene prima di tutto. Certo, il nostro sogno non può che essere quello di vedere realizzate le cose che abbiamo progettato, e gestirle in prima persona. Mi spiacerebbe molto non proseguire la terza fase del programma". 

Crede che i giovani della famiglia Agnelli abbiano la stessa passione dell'Avvocato e del dottor Umberto? Convinceranno la famiglia a investire nuove risorse nella Juventus? 
"Me lo auguro, anzi ne sono sicuro. Spero che ci sia in loro lo stesso amore. La presenza fisica dell'ingegner John Elkann e di Andrea Agnelli all'ultimo Consiglio di amministrazione è stata significativa, così come quella del dottor Gabetti. Allo stesso modo è da interpretare la cooptazione in Consiglio del dottor Sant'Albano, nuovo amministratore delegato Ifil: un segnale importante". 

Ma il tifo dei giovani Agnelli? 
"Tifo e passione saranno da verificare nel tempo, però sono la premessa per tutto il resto". 

Quando e come preparete questo famoso progetto industriale? 
"Dovremo vederci a scadenza almeno settimanale. Sottolineo che si tratta di un piano da far nascere insieme, Ifil e management bianconero, condiviso dalla famiglia Agnelli, per identificare le tipologie di investimenti da condividere". 

La proprietà della Juventus non mette in dubbio che lei, Moggi e Bettega possiate restare al comando. Ottimismo eccessivo? 
"La fiducia fa molto piacere. Voglio esprimere gratitudine per le tante opportunità che mi sono state offerte in questi anni, il resto lo vedremo". 

Davvero Silvio Berlusconi le ha offerto un incarico importante? 
"Con il dottor Berlusconi ho da sempre ottimi rapporti, e lui non ha mai mancato di mostrare apprezzamenti verso il nostro lavoro. Fu estremamente sportivo quando ci prestò Abbiati. Anche se lui ha sempre pensato che avrei continuato a lavorare per la Juventus, ha voluto incontrarmi e dirmi, in sostanza: "La stimo, sono sicuro che resterà a Torino ma qualora cambiassero le condizioni, sappia che noi possiamo far nascere insieme delle opportunità"". 

E lei cos'ha risposto? 
"Beh, in questi casi si ringrazia e si vede quel che succede". 

Esiste la concreta possibilità che lei si occupi dei nuovi stadi per l'Europeo 2012? 
"Il mio sogno è continuare a lavorare a tempo pieno per la Juventus". 

Lo stadio rifatto porterà finalmente i torinesi alla partita? 
"Senz'altro sì. Non mi sento di incolpare i tifosi per le gradinate semivuote: oltre metà del pubblico arriva da fuori, per lo più dalla Lombardia, e la Torino-Milano è impraticabile; le nuove norme per la sicurezza hanno creato restrizioni che possono scoraggiare; molte gare della Juve si disputano in notturna, ed è un sacrificio se la mattina dopo si va a lavorare. Inoltre, le statistiche dimostrano che gli italiani spendono il 5,5% in meno per spettacoli e divertimenti. Noi abbiamo cercato di premiare gli abbonati: mi spiace che si sia tanto parlato delle curve a 50 euro contro Inter e Milan, e pochissimo degli abbonamenti a un euro per le donne e i bambini". 

C'è il rischio che la Juve perda Capello? 
"Non esiste. Il progetto è che rimanga con noi fino al 2009". 

Campionato quasi vinto, Coppa quasi persa. 
"Al tempo. A Londra abbiamo creato i presupposti per una grande impresa a Torino. Voglio elogiare questo gruppo, probabilmente il migliore dei nostri dodici anni: grandi campioni e ragazzi di carattere. Hanno fatto non bene ma benissimo, sono in testa da settanta partite, questo spiega chi è il più forte". 

La Coppa, invece, continua a essere una sofferenza: perché? 
"Si tratta di un torneo dove i rischi sono maggiori. L'anno scorso ha vinto il Liverpool, quest'anno va forte l'Arsenal che in campionato ha 28 punti in meno del Chelsea già eliminato". 

A quanto ammontano i mancati ricavi per chi esce nei quarti? 
"Se vinci la Coppa, incassi circa 15 milioni di euro che diventano 10 per il secondo posto. La semifinale vale circa 5 milioni di euro". 

Nel prossimo mercato venderete qualche pezzo pregiato? 
"Non esistono esigenze di bilancio in tal senso. Ogni scelta servirà solo a rafforzare la Juventus. La proprietà ci ha dato indicazione di muoverci come se il progetto industriale esistesse già, ed è pronto un primo intervento finanziario. Le mosse iniziali sono state gli ingaggi di Marchionni e Cristiano Zanetti". 

Dunque lavorate come se foste sicuri di rimanere. 
"Per altri dodici anni, come ha detto il dottor Gabetti. La Triade e Capello per la Juve più forte del mondo. Speriamo". 

Cosa chiedete al nuovo governo? 
"La priorità sono gli stadi, oggi totalmente inadeguati. Servono mutui agevolati per le ristrutturazioni, non necessariamente private, com'è accaduto in Inghilterra, in Portagallo per gli Europei 2004 e in Germania per i mondiali 2006. L'Europeo 2012 è l'occasione giusta per creare tanti posti di lavoro, una grande opera di economia diretta e indiretta". 

Uno juventino di ieri, Michel Platini, se l'è presa con il G 14 di cui fate parte sulla questione degli indennizzi per i nazionali. Ha qualcosa da rispondere? 
"Intanto, oggi la convocazione in nazionale conviene solo al giocatore e non al club. In caso di infortuni, le assicurazioni non coprono il pagamento degli stipendi, tuttavia non bisogna fare muro contro muro, non bisogna essere troppo rigidi. Da parte dei club serve forse più intelligenza, ma all'amico Michel suggerisco di essere meno demagogico e meno populista". 

http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/sport/calcio/serie_a/campioscud/campioscud/campioscud.html

 

 

 

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Il 4/3/2017 alle 22:59 , Dark Wizard ha scritto:

grazie Craze per tenere vivo il ricordo su dei personaggi che agli occhi dei tifosi iniziano ad essere (volutamente?) sbiaditi... bell'interviste, begli stralci, credo di ricordarne i contenuti tra l'altro...

 

la miglior dirigenza che una società calcistica abbia mai avuto (perlomeno in italia), senza se e senza ma.

 

Non sono sbiaditi.

Sono passati 11 anni e ci sono 1 o 2 generazioni di nuovi juventini giovani che sono semplicemente i più rumorosi in quanto nati nell'era social.

Queste generazioni non hanno l'interesse (è una cosa della storia, stop) o la conoscenza (Moggi&Giraudio sono il male e non esiste più un media che parli di loro, oltretutto sono dirigenti e non calciatori).

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6 hours ago, CRAZEOLOGY said:

Altra intervista potente di Antonio

Anche qui, a leggere certe cose, mi vengono i brividi. Fate caso alla data, e all'autore dell'intervista.  

 

 

.read.read.read 

 

1 aprile 2006

 

Intervista all'ad bianconero: tra il 7° scudetto in arrivo e il rischio Champions
si programma il dopo. Pensando al sorpasso di Real e Chelsea

Giraudo, piani per il futuro
"Noi, primo club al mondo"


di MAURIZIO CROSETTI


 

TORINO - . 

Dottor Giraudo, lei resterà davvero alla Juventus? 
 


Dottor Giraudo, e se fossero altri dirigenti a concludere il suo progetto, o comunque a godere i frutti del lavoro già svolto? 


Dunque lavorate come se foste sicuri di rimanere. 



http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/sport/calcio/serie_a/campioscud/campioscud/campioscud.html

 

 

 

 

.penso

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inquietanti le continue domande di crosetti sul futuro di quella dirigenza, insistenti oserei dire...

 

 

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Beh, detto brutalmente, nell'ambiente si sapeva che c'era aria di cambio. 

 

.penso

 

C'è però una cosa che mi torna poco. 

Io sapevo che la riconferma della Triade risale al 24/03.

L'articolo però è del 01/04. 

Devo fare delle verifiche quando ho un po' di tempo... 

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Joined: 27-Aug-2006
2559 messaggi
11 hours ago, CRAZEOLOGY said:

Beh, detto brutalmente, nell'ambiente si sapeva che c'era aria di cambio. 

 

.penso

 

C'è però una cosa che mi torna poco. 

Io sapevo che la riconferma della Triade risale al 24/03.

L'articolo però è del 01/04. 

Devo fare delle verifiche quando ho un po' di tempo... 

:sisi:

 

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2006/03_Marzo/24/juve.html

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Denunciato per infedeltà patrimoniale... no... no... je è un barvo ragazzo... certo... 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

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7 ore fa, gianky99 ha scritto:

 

Denunciato per infedeltà patrimoniale... no... no... je è un barvo ragazzo... certo... 

 

:sventola::sventola::sventola::sventola:

 

É un bravo ragazzo solo per coloro che vogliono crederci, per quieto vivere, ingenuità o quant'altro....

Noi ranCorosi invece abbiamo capito di che pasta sia fatto...ed é una pasta MARCIA ! 

 

Quanto a Giraudo....averne ancora di dirigenti così competenti ! 

La Juve era una schiacciasassi perché tra il fiuto del Direttore e la competenza economica di Giraudo....

 

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Grandissimo manager. Lui e Moggi al top della categoria. E per questo gliel'hanno fatta pagare

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11 ore fa, agedsigh ha scritto:

 

Si. Ora ricordo. 

Quando scrissi il focus sul pre-calciopoli, in effetti controllai molto bene le date.

Solo che ora con questa intervista (che è di parecchi giorni dopo, e Crosetti non poteva non sapere della riconferma ufficiale), mi era preso il dubbio di aver fatto qualche errore.

A queste condizioni, quelle domande puzzano parecchio di bruciato. 

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Dopo ben 7 anni riuppo il topic, perché ho trovato altra chicca interessante da rileggere tantissimi anni dopo. 

 

.read.read.read 

 

15 luglio 2006

 

«Una sentenza brutale che non tiene in conto la verità, nulla»
Giraudo: «E i passaporti? E i Rolex? »
L'ex dirigente della Juventus : «Vado via, ma chi resta non è diverso».
«Tre telefonate hanno cancellato 12 anni di lavoro»
 
MILANO — La sentenza arriva ai bordi di una piscina. Antonio Giraudo ha scelto di trascorrere il suo ultimo giorno da uomo di calcio in vacanza con la famiglia. Ore 21.00, finisce tutto. «Mi sembra così sommario e illogico che non vale la pena neppure di discuterne. Una sentenza brutale che non tiene in conto la verità, nulla». In questi anni l'ex amministratore delegato della Juventus ha accettato di buon grado di recitare la parte del cattivo. Distante, ogni tanto condito con l'arroganza che deriva dal potere, spietato nel tutelare i propri interessi, in quella che ha sempre considerato la sua missione di manager. E in questi giorni di fine epoca si sentiva accerchiato, un po' come lo Scarface di Al Pacino, quello che sbraita contro le persone perbene che lo guardano di sottecchi al ristorante: «Vi serve gente come me, così potete puntare il vostro dito e dire quello è un uomo cattivo. Coraggio, auguratemi la buona notte. E' l'ultima volta che lo vedete un cattivo come me, ve lo dico io». Quello era soltanto un film. Ma adesso che la buonanotte è arrivata per davvero, è dura andarsene a dormire, sentirsi un reietto di quel mondo che aveva dominato. «Tre telefonate con un mio collaboratore, ovvero Luciano Moggi. Gli sono bastate per cancellare dodici anni di lavoro. C'è agli atti la mia rabbia contro Zeman, che continuava ad attaccarci, nient'altro». Ci sarebbero anche le cene con i designatori arbitrali, la promiscuità di un mondo dove ormai ci si muoveva per bande, a pistole spianate.
La spiegazione di Giraudo è di carattere antropologico: «I nostri comportamenti sono stati quelli di chi si muoveva in un mondo educato così. Se io vado a cena a casa sua e lei non mi fa trovare le posate, io mi adeguo ai suoi costumi. E' quel che abbiamo fatto in questi anni, e trovo folle che paghino soltanto alcune persone e alcune squadre per quello che era un comportamento generalizzato». Lui non si pente di nulla. E in quello che va letto come uno sfogo identifica i responsabili dello sfascio: «Il problema era ed è sempre stato nel manico. I vertici della Federcalcio avrebbero dovuto governare i mutamenti del nostro mondo, e invece se ne sono ben guardati. Hanno chiuso gli occhi su tutto. Prima Nizzola, e poi Carraro, che a un certo punto si è trovato tra le mani un potere immenso. Non lo ha mai usato, se non per la propria autoconservazione. Mi hanno detto che ho cercato di tirare in ballo l'Inter. Ma se Oriali, un suo dirigente, e Recoba, un suo calciatore, hanno patteggiato una condanna per la vicenda dei falsi passaporti, non significa che hanno cercato di alterare il risultato sportivo? Noi stessi, e parlo della Juve, abbiamo più volte chiesto un cambio delle regole, ma chi poteva deciderlo è rimasto lì, a guardare». L'amarezza di Giraudo è un frullatore dove finisce dentro il peggio di questi anni: «Abbiamo subito sulla nostra pelle la moratoria sui giocatori extracomunitari, che ci è costata uno scudetto, senza che nessuno della Figc abbia alzato un dito; noi avevamo i bilanci a posto, altri li taroccavano di continuo; c'è stata una società, la Roma, che regalava Rolex da 2-3000 euro agli arbitri. E adesso mi si viene a dire che va tutto bene, che i cattivi siamo soltanto noi?». In sottofondo arriva il rumore dello sciabordio dell'acqua, voci di bambini che gridano, una serenità che mal si intona con l'umore di Giraudo.
L'orgoglio personale, certo, ma anche il dolore per la società che Giraudo ha rappresentato in questi anni. «Ci imputano l'alterazione del risultato di Siena-Juve. Con tutto il rispetto, ma in confronto a noi quella era una squadretta. Noi abbiamo portato quindici nazionali ai Mondiali, abbiamo costruito una squadra fortissima, la più forte al mondo. E adesso la verità che viene consegnata alla gente è che vincevamo grazie a chissà quali sotterfugi. E non dovrei parlare di giudizio sommario? Ci abbiamo messo sette anni per ottenere una assoluzione completa al processo per il doping, qui non mi hanno lasciato parlare neppure per sette minuti. Si decide così di società quotate in borsa, della sorte di dirigenti, tifosi e piccoli azionisti?» La giustizia sportiva è arcaica, dice Giraudo. E' il riflesso di un mondo cambiato in modo profondo e veloce, ma che ha conservato gli stessi abitanti. Qui viene fuori l'orgoglio del manager, c'è forse la spiegazione di quell'arroganza che gli è sempre stata imputata: «Come risposta al nuovo, il calcio ha semplicemente proceduto all'upgrading di chi si occupava di questo sport. Il risultato è che meccanismi delicati, bilanci e interessi da milioni di euro sono stati gestiti da personale inadeguato. Le società hanno tutte direttori generali ridicoli, che non hanno la minima idea di cosa sia un business plan ». Dalla rabbia sorda di Antonio Giraudo traspare una sincera preoccupazione per la Juve. Manca però l'autocritica, il rammarico per qualcosa che si poteva magari evitare. «E' stata volutamente creata un'immagine terrificante di me e della Juventus. L'odio sportivo per chi vinceva molto spesso sul campo si è trasformato in un rancore istituzionalizzato, senza tenere conto del fatto che un conto è l'ambito sportivo».
Dottor Giraudo, andiamo, non ha proprio nessun rimprovero da farsi? «Di cosa sono colpevole? Di aver cenato con gli ex designatori? Nella vita, ogni dirigente ha interesse ad avere conoscenze di livello nel suo settore di competenza. Ma noi non avevamo alcun interesse a comprare le partite. Come hanno dimostrato i Mondiali, eravamo i più forti. Ma questo ormai è stato dimenticato, con il timbro di questa sentenza. La mia immagine personale è stata distrutta. Sono state pubblicate cose private, non attinenti all'indagine. Persino una cosa sciocca come la telefonata tra me e Moggi sull'allenatore dei figli di Roberto Bettega è stata usata per dare giudizi morali». E' tardi ormai. I bambini sono andati a cena e si sente che la piscina è vuota. Giraudo Antonio, 60 anni, torinese, l'uomo più potente del calcio dell'ultimo decennio, saluta la compagnia. Il suo congedo non è da Scarface, ma da uomo ferito: «Io me ne vado, ma ho il dubbio che chi rimane non sia poi tanto diverso da me».
 
 
.ok 
 
Ai tempi Cobolli Gigli era già diventato da un mesetto uno dei più grandi interisti comici della storia, per ordine di John Elkann.  .oddio 
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Un signore. Poi leggi l'intervista alla portavoce dei Friedkin o le dichiarazioni rilasciate da OakTree e vedi la differenza. Proclami, dichiarazioni vuote di contenuto contro programmatione e visione manageriale di un altro livello. Maledetti coloro che l'hanno fatto fuori!

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Ha riassunto l'Italia in una sola frase 

 

"Una sentenza brutale che non tiene in conto la verità, nulla" 

 

Sono passati 18 anni e le persone che dovrebbero rimanere in silenzio perché il loro coinvolgimento è stato ampiamente dimostrato continuano a parlare senza vergogna. 

 

La verità non interessa. Guarda oggi cosa sta succedendo con l'Inter. Invece di fare un'indagine approfondita, che dovrebbe durare diversi giorni, la Figc afferma che non c'è nulla di illegale nella loro conclusione. Appena un giorno dopo le rivelazioni. E il fatto che 4 membri del covisoc si stiano dimettendo contemporaneamente, non dà loro nemmeno l'idea di andare a fare domande. Gravina che dice che è una grande perdita per il calcio.. 

 

Se fosse stata la Juventus, ci sarebbe già la Guardia financia.. 

 

Il secondo problema è che anche i tifosi della Juventus non fanno tanto rumore come gli altri all'epoca e questo ha permesso di riaprire il caso Calciopoli che era stato chiuso, ve lo ricordo comunque. 

 

Giraudo combatte da 18 anni.. E ancora nessun risultato. 

 

Questo è il motivo per cui, a differenza della stragrande maggioranza, capisco perché oggi cerchiamo accordi per chiudere le storie il più rapidamente possibile. Perché non c'è fine alla politica italiana. C'è chi dice che oggi non ci difendiamo. Ma Giraudo e Moggi si difendono da 18 anni, Moggi ne ha anche fornito prove inconfutabili. E ancora niente. 

 

La Juventus avrebbe dovuto lasciare la Serie A anni fa. Avrebbero dovuto creare una squadra giovane in un altro paese e portarla in prima divisione e ricostituire la Juventus altrove.

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Il 12/03/2017 alle 17:34 , CRAZEOLOGY ha scritto:

Altra intervista potente di Antonio

Anche qui, a leggere certe cose, mi vengono i brividi. Fate caso alla data, e all'autore dell'intervista.  

 

 

.read.read.read 

 

1 aprile 2006

 

Intervista all'ad bianconero: tra il 7° scudetto in arrivo e il rischio Champions
si programma il dopo. Pensando al sorpasso di Real e Chelsea

Giraudo, piani per il futuro
"Noi, primo club al mondo"


di MAURIZIO CROSETTI


 

TORINO - Giraudo parla, e intanto scrive. E mentre scrive disegna. Traccia mappe, sviluppa diagrammi, incrocia segni e parole su un grande bloc-notes quadrettato. Più che altro cerchia e sottolinea. Il futuro, forse. 

Dottor Giraudo, lei resterà davvero alla Juventus? 
"È il mio sogno. Vogliamo farla diventare il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale e sportivo che non ha eguali nel calcio. Solo in Formula uno esiste qualcosa di simile, alla Ferrari". 

Il suo contratto scadrà il 30 ottobre: a parole, la famiglia Agnelli l'ha già confermata. Però i matrimoni si fanno in due. 
"Vorrei chiarire una cosa importante. In questi mesi si è scritto, letto e detto di tutto, per esempio che vorrei fare dei mestieri diversi. È chiaro che quando esistono scadenze contrattuali, dall'esterno c'è sempre chi può offrire grandi opportunità, è una legge di mercato. Ma il mio sogno è restare ancora molti anni alla Juventus, sulla base dei ragionamenti iniziati dodici anni fa con l'avvocato Agnelli e col dottor Umberto". 

Cosa prevedevano quei ragionamenti? 
"Che la Juventus diventasse la prima società-azienda del mondo. Cominciammo a parlarne durante le vacanze di Natale del 1993. Dall'Avvocato e dal dottor Umberto traspariva sempre una grande passione per il calcio e per la Juventus, di cui erano tifosissimi". 

Ritiene che i vari passaggi siano stati compiuti? 
"Due su tre. Ora manca l'ultimo, il più importante, su cui vorrei continuare a lavorare". 

Parliamo dei primi due. 
 

"All'inizio cominciammo con l'intervento su costi e conti, di pari passo con l'obiettivo sportivo. Poi ci siamo mossi per consolidare la società Juventus, attraverso operazioni che ci hanno portato alla quotazione in Borsa e allo stadio di proprietà, oltre alla realizzazione di un centro sportivo d'avanguardia che inaugureremo presto. I lavori per lo stadio-gioiello cominceranno alla fine del campionato. Queste sono iniziative che resteranno, in grado di produrre anche ricavi diversi da quelli tipici delle squadre di calcio". 

Arriviamo alla terza fase: quella, pare di capire, dalla quale dipende anche la sua permanenza alla Juventus. 
"Bisogna prepararla velocemente. Io lo chiamo il "modello Ferrari", perché è quello cui ci ispiriamo. Ovvero una grande industria che produce utili per una parte sportiva di assoluta eccellenza. La stessa cosa dovrebbe accadere alla Juventus. Era, lo ripeto, il pensiero di Giovanni e Umberto Agnelli". 

La Juventus, oggi, rispetto a quel modello cos'è? 
"Esiste solo la seconda parte, quella sportiva. Manca la prima, industriale. Cioè la componente che porterebbe ricavi aggiuntivi attraverso investimenti mirati". 

Se abbiamo capito bene, una Juventus che agisce e produce anche fuori dal calcio? 
"Una Juventus che possa operare in settori come l'intrattenimento, oppure l'alberghiero mediante l'acquisto di una catena di hotel. O magari nel campo immobiliare, o in quello dei media attraverso un gruppo editoriale. Qualcosa di simile al gruppo "L'Espresso", visto che ne sto parlando con "la Repubblica". Perché no?". 

Cosa chiede l'amministratore delegato agli azionisti? 
"Chiedo di investire risorse importanti per creare una società più forte, strutturalmente solida a livello patrimoniale ed economico". 

Dopo l'ultimo Consiglio d'amministrazione, il dottor Gabetti che è presidente dell'Ifil, cioè la finanziaria della famiglia Agnelli che controlla la Juventus, ha annunciato che il piano industriale sarà ambizioso ma non faraonico. Non le pare già una risposta parzialmente negativa alle sue richieste? 
"Penso che la portata del piano e degli investimenti sia conseguente al risultato che si vuole ottenere. Non chiediamo soldi per coprire perdite o per acquistare qualche altro giocatore, ma per creare un modello formidabile che nel calcio non esiste, e che ci permetterebbe di colmare il gap attuale tra una società come la nostra e altre grandi realtà europee, come ad esempio il Chelsea e il Real Madrid". 

Quali le ricadute dal punto di vista sportivo? 
"Vogliamo creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale". 

Ritiene che questo sarebbe sufficiente per essere i più competitivi al mondo, e com'è ovvio in Italia? 
"No, penso che non basterebbe. Perché quando si è risolto il problema patrimoniale ed economico, occorre acquisire più peso politico a livello di media. Per la Juventus, oggi non è così. Alcuni tra i nostri avversari dispongono di emittenti televisive e gruppi editoriali, e questo conta molto". 

Crede che i proprietari di questi gruppi editoriali diano indicazioni precise ai loro dipendenti per favorire le loro squadre? 
"Non penso che si arrivi a tanto. Ma non escludo che alcuni servi sciocchi si spingano oltre, più realisti del re. Può succedere, anzi succede". 

Dottor Giraudo, e se fossero altri dirigenti a concludere il suo progetto, o comunque a godere i frutti del lavoro già svolto? 
"L'interesse della Juventus e dei suoi tifosi viene prima di tutto. Certo, il nostro sogno non può che essere quello di vedere realizzate le cose che abbiamo progettato, e gestirle in prima persona. Mi spiacerebbe molto non proseguire la terza fase del programma". 

Crede che i giovani della famiglia Agnelli abbiano la stessa passione dell'Avvocato e del dottor Umberto? Convinceranno la famiglia a investire nuove risorse nella Juventus? 
"Me lo auguro, anzi ne sono sicuro. Spero che ci sia in loro lo stesso amore. La presenza fisica dell'ingegner John Elkann e di Andrea Agnelli all'ultimo Consiglio di amministrazione è stata significativa, così come quella del dottor Gabetti. Allo stesso modo è da interpretare la cooptazione in Consiglio del dottor Sant'Albano, nuovo amministratore delegato Ifil: un segnale importante". 

Ma il tifo dei giovani Agnelli? 
"Tifo e passione saranno da verificare nel tempo, però sono la premessa per tutto il resto". 

Quando e come preparete questo famoso progetto industriale? 
"Dovremo vederci a scadenza almeno settimanale. Sottolineo che si tratta di un piano da far nascere insieme, Ifil e management bianconero, condiviso dalla famiglia Agnelli, per identificare le tipologie di investimenti da condividere". 

La proprietà della Juventus non mette in dubbio che lei, Moggi e Bettega possiate restare al comando. Ottimismo eccessivo? 
"La fiducia fa molto piacere. Voglio esprimere gratitudine per le tante opportunità che mi sono state offerte in questi anni, il resto lo vedremo". 

Davvero Silvio Berlusconi le ha offerto un incarico importante? 
"Con il dottor Berlusconi ho da sempre ottimi rapporti, e lui non ha mai mancato di mostrare apprezzamenti verso il nostro lavoro. Fu estremamente sportivo quando ci prestò Abbiati. Anche se lui ha sempre pensato che avrei continuato a lavorare per la Juventus, ha voluto incontrarmi e dirmi, in sostanza: "La stimo, sono sicuro che resterà a Torino ma qualora cambiassero le condizioni, sappia che noi possiamo far nascere insieme delle opportunità"". 

E lei cos'ha risposto? 
"Beh, in questi casi si ringrazia e si vede quel che succede". 

Esiste la concreta possibilità che lei si occupi dei nuovi stadi per l'Europeo 2012? 
"Il mio sogno è continuare a lavorare a tempo pieno per la Juventus". 

Lo stadio rifatto porterà finalmente i torinesi alla partita? 
"Senz'altro sì. Non mi sento di incolpare i tifosi per le gradinate semivuote: oltre metà del pubblico arriva da fuori, per lo più dalla Lombardia, e la Torino-Milano è impraticabile; le nuove norme per la sicurezza hanno creato restrizioni che possono scoraggiare; molte gare della Juve si disputano in notturna, ed è un sacrificio se la mattina dopo si va a lavorare. Inoltre, le statistiche dimostrano che gli italiani spendono il 5,5% in meno per spettacoli e divertimenti. Noi abbiamo cercato di premiare gli abbonati: mi spiace che si sia tanto parlato delle curve a 50 euro contro Inter e Milan, e pochissimo degli abbonamenti a un euro per le donne e i bambini". 

C'è il rischio che la Juve perda Capello? 
"Non esiste. Il progetto è che rimanga con noi fino al 2009". 

Campionato quasi vinto, Coppa quasi persa. 
"Al tempo. A Londra abbiamo creato i presupposti per una grande impresa a Torino. Voglio elogiare questo gruppo, probabilmente il migliore dei nostri dodici anni: grandi campioni e ragazzi di carattere. Hanno fatto non bene ma benissimo, sono in testa da settanta partite, questo spiega chi è il più forte". 

La Coppa, invece, continua a essere una sofferenza: perché? 
"Si tratta di un torneo dove i rischi sono maggiori. L'anno scorso ha vinto il Liverpool, quest'anno va forte l'Arsenal che in campionato ha 28 punti in meno del Chelsea già eliminato". 

A quanto ammontano i mancati ricavi per chi esce nei quarti? 
"Se vinci la Coppa, incassi circa 15 milioni di euro che diventano 10 per il secondo posto. La semifinale vale circa 5 milioni di euro". 

Nel prossimo mercato venderete qualche pezzo pregiato? 
"Non esistono esigenze di bilancio in tal senso. Ogni scelta servirà solo a rafforzare la Juventus. La proprietà ci ha dato indicazione di muoverci come se il progetto industriale esistesse già, ed è pronto un primo intervento finanziario. Le mosse iniziali sono state gli ingaggi di Marchionni e Cristiano Zanetti". 

Dunque lavorate come se foste sicuri di rimanere. 
"Per altri dodici anni, come ha detto il dottor Gabetti. La Triade e Capello per la Juve più forte del mondo. Speriamo". 

Cosa chiedete al nuovo governo? 
"La priorità sono gli stadi, oggi totalmente inadeguati. Servono mutui agevolati per le ristrutturazioni, non necessariamente private, com'è accaduto in Inghilterra, in Portagallo per gli Europei 2004 e in Germania per i mondiali 2006. L'Europeo 2012 è l'occasione giusta per creare tanti posti di lavoro, una grande opera di economia diretta e indiretta". 

Uno juventino di ieri, Michel Platini, se l'è presa con il G 14 di cui fate parte sulla questione degli indennizzi per i nazionali. Ha qualcosa da rispondere? 
"Intanto, oggi la convocazione in nazionale conviene solo al giocatore e non al club. In caso di infortuni, le assicurazioni non coprono il pagamento degli stipendi, tuttavia non bisogna fare muro contro muro, non bisogna essere troppo rigidi. Da parte dei club serve forse più intelligenza, ma all'amico Michel suggerisco di essere meno demagogico e meno populista". 

http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/sport/calcio/serie_a/campioscud/campioscud/campioscud.html

 

 

 

Dunque lavorate come se foste sicuri di rimanere. 
"Per altri dodici anni, come ha detto il dottor Gabetti. La Triade e Capello per la Juve più forte del mondo. Speriamo". 

 

 

Maledetti. Maledetti. Maledetti.

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Incredibile come, letta nel 2024, sembra un'intervista del giorno prima invece che di 18 anni fa.

Incredibile la sua lungimiranza, le sue idee visionarie per l'epoca ma sacrosante, analizzate a posteriori.

 

E fa anche un commento molto sinistro, sul nostro attuale proprietario: "Tifo e passione saranno da verificare nel tempo, però sono la premessa per tutto il resto". 

 

E purtroppo caro Dottore, lo abbiamo verificato sulla nostra pelle, quali siano il tifo e la passione di quell'individuo.

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1 ora fa, I Love Vladimir Jugovic ha scritto:

Incredibile come, letta nel 2024, sembra un'intervista del giorno prima invece che di 18 anni fa.

Incredibile la sua lungimiranza, le sue idee visionarie per l'epoca ma sacrosante, analizzate a posteriori.

 

E fa anche un commento molto sinistro, sul nostro attuale proprietario: "Tifo e passione saranno da verificare nel tempo, però sono la premessa per tutto il resto". 

 

E purtroppo caro Dottore, lo abbiamo verificato sulla nostra pelle, quali siano il tifo e la passione di quell'individuo.

 

In realtà, se si leggono bene le interviste di quel periodo, si capisce quanto il calcio sia andato nel frattempo da tutt'altra parte rispetto allo stato dell'arte che si pensava di attuare in Italia.

All'estero si stava sviluppando un sistema come la Premier, l'idea appunto del calcio visto come sistema collaborativo.

La nostra prospettiva era quella di dotarci di media per poter continuare a fare la politica che si faceva in Italia, per "contrastare" ad armi pari gli altri. .asd 

 

In tutta la progettualità mostrata e dichiarata, l'idea di fondo è rimasta sempre quella  del "da soli".

Che è quella che ritengo che abbia condannato il calcio italiano ad essere sorpassato dagli altri. 

 

In realtà io ho trovato decisamente preferibile quanto fatto successivamente da Agnelli (e forse anche perchè banalmente, è venuto qualche anno dopo, dopo che gli scenari avevano iniziato a cambiare). 

 

La visione di una società di calcio "aziendale" superando la visione patronale, che prevedesse l'investimento in infrastrutture, l'abbiamo comunque realizzata senza Giraudo, ma ci ha reso la migliore società di Italia, non ci ha messo in condizioni di competere alla parti con quelle economicamente più potenti d'Europa. Per poter far quello ci sarebbero volute altre idee che a quell'epoca non sono mai emerse in realtà, che son quelle che aveva cercato di realizzare Andrea Agnelli. 

 

E' "quello che manca" nelle parole dell'epoca ad essere significativo per me, più che quello che è stato detto. 

 

Modificato da Bradipo76

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5 ore fa, Bradipo76 ha scritto:

 

In realtà, se si leggono bene le interviste di quel periodo, si capisce quanto il calcio sia andato nel frattempo da tutt'altra parte rispetto allo stato dell'arte che si pensava di attuare in Italia.

All'estero si stava sviluppando un sistema come la Premier, l'idea appunto del calcio visto come sistema collaborativo.

La nostra prospettiva era quella di dotarci di media per poter continuare a fare la politica che si faceva in Italia, per "contrastare" ad armi pari gli altri. .asd 

 

In tutta la progettualità mostrata e dichiarata, l'idea di fondo è rimasta sempre quella  del "da soli".

Che è quella che ritengo che abbia condannato il calcio italiano ad essere sorpassato dagli altri. 

 

In realtà io ho trovato decisamente preferibile quanto fatto successivamente da Agnelli (e forse anche perchè banalmente, è venuto qualche anno dopo, dopo che gli scenari avevano iniziato a cambiare). 

 

La visione di una società di calcio "aziendale" superando la visione patronale, che prevedesse l'investimento in infrastrutture, l'abbiamo comunque realizzata senza Giraudo, ma ci ha reso la migliore società di Italia, non ci ha messo in condizioni di competere alla parti con quelle economicamente più potenti d'Europa. Per poter far quello ci sarebbero volute altre idee che a quell'epoca non sono mai emerse in realtà, che son quelle che aveva cercato di realizzare Andrea Agnelli. 

 

E' "quello che manca" nelle parole dell'epoca ad essere significativo per me, più che quello che è stato detto. 

 

 

Sicuramente loro si sentivano sicuri e blindati nella loro bravura, e pensavano di potercela fare anche da soli contro l'intero sistema.

Un errore dovuto al proprio ego forgiato nella meritocrazia, e nel vivere tanto tempo staccati dalla realtà. 

L'idea di fondo è rimasta sempre quella del "da soli", perché in effetti erano proprio da soli. 

E pensavano che mai si sarebbe potuti arrivare a quello che poi abbiamo visto. Non ci credevano loro e non ci credevamo noi.

O almeno non del tutto. Perché pensi che al di là della situazione contingente che di volta in volta potrebbe presentarsi, la proprietà interverrebbe battendo i pugni sul tavolo. 

E pensi che una realtà come Juve, Inter o Milan mai più avrebbero affrontato una retrocessione, perché al sistema calcio non conviene.

Non hanno buttato a mare Lazio o Roma, fallite da anni, figuriamoci la Juve. 

Esattamente come accadrebbe a Real e Barca, per dire. E invece sappiamo come è andata. 

La sua visione era perfettamente calata in quel periodo, con la Juve tra le prime, se non la prima grazie a Gheddafi, come fatturato in Europa. 

Sempre in grado di giocarsela contro chiunque, con tante idee da realizzare per aumentare ancora il fatturato. 

La Premier di oggi era ancora agli albori, e il nostro campionato era ancora uno dei più avvincenti. E' proprio il 2006 ad aver distrutto tutto. 

La Juve in B ha afflosciato il sistema intero. 

La fase di Agnelli era votata a guardare anche fuori proprio perché ormai i tempi erano cambiati. Cercava di portare la Juve ad agganciarsi al treno delle più grandi d'Europa.

Ora sappiamo che anche se ha fatto diversi errori, in realtà era quasi impossibile. L'Italia è un paese sgonfio. Nel calcio e non. Tolto Exor, nel resto del calcio non ci sono più grossi nomi ricchi che possono competere con sceicchi e simili. E il sistema calcio è in mano a ladruncoli, piccoli truffatori, puttanieri, cocainomani e ladri di galline. 

Le infrastrutture portano poco fatturato guardando il complessivo, si fa prima a vendere un Pogba a 100 milioni ogni anno. Ammesso che ce l'hai. 

Le attività collaterali (hotel, Jmedical, ecc) in realtà servono a fare solo una cosa, ossia ad aumentare il fatturato minimo. Ad avere delle basi più solide. 

Si è più in vista e si ha più credibilità e maggiore accesso al credito, ma non è con quel fatturato che paghi lo stipendio e l'acquisto di Mbappè. 

Ha provato giustamente a costruire rapporti internazionali, come faceva Bettega ai suoi tempi, ma con un peso più forte e con più voglia di fare e istituzionalizzare. 

Abbiamo visto come è finita. 

Ma quello che ha tentato di fare AA probabilmente, coi tempi di oggi, avrebbe provato a farlo anche la Triade. 

Ricordiamoci che già nel 1995:

 

https://tribuna.com/it/news/juventus-2021-04-20-il-coni-ci-spreme-e-noi-faremo-la-superlega-una-frase-detta-da-giraudo-nel-1995-ora-diven/

 

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39 minuti fa, CRAZEOLOGY ha scritto:

 

 

La Premier di oggi era ancora agli albori, e il nostro campionato era ancora uno dei più avvincenti. E' proprio il 2006 ad aver distrutto tutto. 

La Juve in B ha afflosciato il sistema intero. 

 

 

 

Isolo solo questo pensiero. Non penso.

 

Anche senza calciopoli, non avremmo visto sviluppare in Italia le dinamiche che hanno fatto progredire il calcio degli altri paesi. 

Mancava proprio la visione su certi aspetti. La più importante, quella di fare un calcio d'insieme.

Se ci si poteva scannare ci si sarebbe scannati, ed infatti qualche serio accoltellamento c'è stato, come sappiamo. 

La governance sportiva di quei tempi è la stessa di oggi, figlia del resto della governance generale del paese. Pietosa. L'unica cosa che si è riusciti a fare è avventarsi sui diritti tv ad ogni contratto da stipulare. 

La nostra dirigenza era in gamba, ma lavorara da sola e per se stessa. Per avere un salto qualitativo ulteriore, serviva che lo diventasse gran parte del sistema. Una vera e propria crescita culturale. 

Questa rimanendo all'ipotesi di voler far diventare il calcio italiano come quello è diventato l'inglese, cosa che non abbiamo minimamente avvicinato.

Le altre due dinamiche di elevazione potevano essere fare come le spagnole o come chi è stato acquistato dagli oligarchi, ma pure lì sono mancate altre dinamiche, ancora più complicate da perseguire. 

Potevamo ritenerci all'avanguardia, ma ci avrebbero in ogni caso sorpassato ed infatti ci hanno sorpassato. Calciopoli l'ha fatto diventare solo più rapido.

Il Real aveva già cominciato ad ingigantirsi ed era già successo che venisse a bussare in Italia a strappare i migliori giocatori. 

Finita l'epoca dei grandi patroni (berlusconi, moratti, sensi, eccetera) esaurita la vena del calcio italiano. Non ci sono mai stati programmi di sviluppo d'avanguardia, solo più o meno soldi da bruciare sui migliori giocatori. 

 

Le idee che hanno fatto diventare dominante il calcio che domina oggi sono state sviluppate altrove, non in Italia. Non solo realizzate, ma anche prima pensate. Triste, ma è così. 

 

Eravamo ridiventati negli ultimi anni uno dei potenziali alfieri del calcio di domani, ma sappiamo come è andata, anche per alcuni tragici errori nostri. 

Una piccola sciocchezza, che però è stata fortemente indicativa del modo di pensare complessivo. Ad un certo punto Andrea Agnelli si battè per ottenere per il calcio italiano lo stesso numero di posti dei paesi più grandi in champions league. Lo abbiamo percepito come "un favore stupido" fatto ai nostri rivali. Ci vedeva invece lungo il buon Andrea.  

 

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Leggendo l'intervista sembra quasi che Crosetti sapesse già cosa stava per accadere (e non mi stupirebbe)

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Il 04/03/2017 alle 22:59 , Dark Wizard ha scritto:

grazie Craze per tenere vivo il ricordo su dei personaggi che agli occhi dei tifosi iniziano ad essere (volutamente?) sbiaditi... bell'interviste, begli stralci, credo di ricordarne i contenuti tra l'altro...

 

la miglior dirigenza che una società calcistica abbia mai avuto (perlomeno in italia), senza se e senza ma.

A noi che c'eravamo all'epoca, ed eravamo già grandicelli, credo faccia impressione pensare che per un 20-25 enne juventino Moggi e Giraudo siano probabilmente due nomi che non dicono nulla

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20 ore fa, Bradipo76 ha scritto:

 

Isolo solo questo pensiero. Non penso.

 

Anche senza calciopoli, non avremmo visto sviluppare in Italia le dinamiche che hanno fatto progredire il calcio degli altri paesi. 

Mancava proprio la visione su certi aspetti. La più importante, quella di fare un calcio d'insieme.

Se ci si poteva scannare ci si sarebbe scannati, ed infatti qualche serio accoltellamento c'è stato, come sappiamo. 

La governance sportiva di quei tempi è la stessa di oggi, figlia del resto della governance generale del paese. Pietosa. L'unica cosa che si è riusciti a fare è avventarsi sui diritti tv ad ogni contratto da stipulare. 

La nostra dirigenza era in gamba, ma lavorara da sola e per se stessa. Per avere un salto qualitativo ulteriore, serviva che lo diventasse gran parte del sistema. Una vera e propria crescita culturale. 

Questa rimanendo all'ipotesi di voler far diventare il calcio italiano come quello è diventato l'inglese, cosa che non abbiamo minimamente avvicinato.

Le altre due dinamiche di elevazione potevano essere fare come le spagnole o come chi è stato acquistato dagli oligarchi, ma pure lì sono mancate altre dinamiche, ancora più complicate da perseguire. 

Potevamo ritenerci all'avanguardia, ma ci avrebbero in ogni caso sorpassato ed infatti ci hanno sorpassato. Calciopoli l'ha fatto diventare solo più rapido.

Il Real aveva già cominciato ad ingigantirsi ed era già successo che venisse a bussare in Italia a strappare i migliori giocatori. 

Finita l'epoca dei grandi patroni (berlusconi, moratti, sensi, eccetera) esaurita la vena del calcio italiano. Non ci sono mai stati programmi di sviluppo d'avanguardia, solo più o meno soldi da bruciare sui migliori giocatori. 

 

Le idee che hanno fatto diventare dominante il calcio che domina oggi sono state sviluppate altrove, non in Italia. Non solo realizzate, ma anche prima pensate. Triste, ma è così. 

 

Eravamo ridiventati negli ultimi anni uno dei potenziali alfieri del calcio di domani, ma sappiamo come è andata, anche per alcuni tragici errori nostri. 

Una piccola sciocchezza, che però è stata fortemente indicativa del modo di pensare complessivo. Ad un certo punto Andrea Agnelli si battè per ottenere per il calcio italiano lo stesso numero di posti dei paesi più grandi in champions league. Lo abbiamo percepito come "un favore stupido" fatto ai nostri rivali. Ci vedeva invece lungo il buon Andrea.  

 

 

Concordo. 

Quando dico che il calcio italiano è crollato a picco col 2006, non intendo in paragone con la Premier. Intendo solo in generale. 

Perché prima c'erano almeno tre club che muovevano il sistema e che garantivano competitività, oggi nel mondo il calcio italiano non interessa più nessuno. 

Tutti i grandi campionati sono più belli e più interessanti del nostro, e questo è grave e sorprendente. 

 

Vero anche il discorso sul favore stupido, ma sinceramente dopo quello che abbiamo passato e che continuiamo a passare anno dopo anno, sono contento così.

Se dobbiamo morire noi, voglio che muoiano tutti. (almeno io)  

Non ha senso dare una mano a dei ladri di galline ignoranti. E' gente che si accontenta di rubare il portafoglio dei vicini piuttosto che organizzarsi per prendere fort knox.  

Motivo per cui AA ha cominciato a guardare l'estero per la superlega, trovando immediatamente terreno fertile con le 2 spagnole, che non a caso da sole hanno debiti per MILIARDI di euro. 

E domani sera, per l'ennesima volta, una di queste si gioca la finale di CL. 

 

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