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Socrates

Ouasim Bouy

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Opgeleid door Ajax, maar nooit in Ajax 1: waar zijn ze nu? | Het Parool

 

 

 

 

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    OUASIM BOUY          

 

Voetbal International on Twitter: "PEC Zwolle huurt Ouasim Bouy van Juventus.  http://t.co/nRlPlrtlXc http://t.co/B1pVdbZLCH" / Twitter

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Ouasim_Bouy

 

 

Nazione: Paesi Bassi Paesi Bassi

           Marocco Marocco
Luogo di nascita: Amsterdam
Data di nascita: 11.06.1993
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 180 cm
Peso: 72 kg
Nazionale Olandese Under-19
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 2013 al 2014

Esordio: 18.12.2013 - Coppa Italia - Juventus-Avellino 3-0

 

1 presenza - 0 reti

 

1 scudetto

 

 

Ouasim Bouy (Amsterdam, 11 giugno 1993) è un calciatore olandese naturalizzato marocchino centrocampista dell'Al-Kharitiyath.

 

 

Ouasim Bouy
Ouasim Oude kleedkamer (cropped).png
     
Nazionalità Paesi Bassi Paesi Bassi
Marocco Marocco
Altezza 180 cm
Peso 72 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Centrocampista
Squadra   Al-Kharitiyath
Carriera
Giovanili
1999-2008   Zeeburgia
2008-2012   Ajax
2012-2013   Juventus
Squadre di club
2012-2013    Brescia 17 (1)
2013-2014   Juventus 0 (0)
2014    Amburgo 3 (0)
2014-2015    Panathīnaïkos 13 (0)
2015-2016    PEC Zwolle 26 (4)
2016-2017    Palermo 2 (0)
2017    PEC Zwolle 13 (0)
2017   Leeds Utd 0 (0)
2017-2018    Leonesa 2 (0)
2018-2019    PEC Zwolle 17 (0)
2019-2021   Leeds Utd 0 (0)
2021-   Al-Kharitiyath 0 (0)
Nazionale
2008 Paesi Bassi Paesi Bassi U-16 1 (0)
2009 Paesi Bassi Paesi Bassi U-17 10 (1)
2010-2012 Paesi Bassi Paesi Bassi U-19 18 (3)

 

Caratteristiche tecniche

Mancino naturale, è un interno sinistro di centrocampo predisposto alla fase offensiva e agli inserimenti, sebbene possa giocare in tutti i ruoli a centrocampo, come dimostra il suo saltuario impiego come regista e, più raramente, da trequartista.

Carriera

Club

Gli inizi all'Ajax

Comincia nelle giovanili del Zeeburgia, prima di essere ingaggiato dall'Ajax. Con i lancieri, a partire dal 2010, alterna presenze tra l'Ajax A1 e lo Jong Ajax, segnando in totale 18 gol (15-3) in 35 partite (26-9). A gennaio partecipa alla preparazione invernale della prima squadra in Brasile, ormai pronto al debutto secondo l'allenatore Frank de Boer.

L'approdo alla Juventus e il prestito al Brescia

Viene però acquistato dalla Juventus nella sessione invernale del mercato nel 2012, con cui firma un triennale che lo lega al club torinese fino al 30 gennaio 2015. Gioca la parte finale di stagione con la primavera con cui vince il Torneo di Viareggio 2012.

La stagione successiva viene ceduto in prestito al Brescia per una stagione, consigliato da Fausto Rossi, all'epoca giovane di proprietà della Juventus. Con le rondinelle segna all'esordio nella sconfitta con lo Spezia, anche se poi trova poca continuità nonostante le 17 presenze.

A febbraio subisce un grave infortunio nell'amichevole con la Primavera che ha comportato la rottura del crociato anteriore destro che mette fine alla sua stagione.

L'esordio con la Juventus

Una volta tornato al club bianconero partecipa alla prima parte della stagione nelle file della primavera per recuperare dall'infortunio, ed esordisce in prima squadra in Coppa Italia contro l'Avellino, subentrando al 68º minuto di gioco al posto di Kwadwo Asamoah.

I prestiti all'estero

A gennaio viene ancora ceduto in prestito, all'Amburgo, per fare ulteriore esperienza. Anche nel club tedesco trova poco spazio, giocando solo tre partite in campionato e una nella Coppa di Germania.

Il 28 luglio 2014 passa in prestito al Panathīnaïkos.

Nelle battute finali della sessione estiva del calciomercato 2015, viene ceduto in prestito al PEC Zwolle dove gioca una stagione da titolare.

Il ritorno alla Juventus e il prestito al Palermo

Il 1 luglio 2016, fa nuovamente ritorno alla Juventus, prendendo parte alla preparazione nel centro sportivo di Vinovo, in attesa di una nuova collocazione. Il 26 agosto passa in prestito con diritto di riscatto al Palermo.

PEC Zwolle

Il 31 gennaio 2017 viene ufficializzato il suo ritorno in prestito al PEC Zwolle fino al termine della stagione.

Leeds ed Al Kharitiyath

Il 2 agosto 2017, senza aver mai collezionato nessuna presenza in Serie A con la maglia della Juventus, lascia definitivamente la società bianconera per firmare un quadriennale con il Leeds, club militante in Championship, la seconda divisione del campionato inglese. Al termine della stagione 2020-2021, dopo due anni e nessuna presenza, rimane svincolato, perciò il 7 luglio 2021 si trasferisce in Qatar al Al-Kharitiyath.

Palmarès

Club

Competizioni giovanili

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    OUASIM BOUY          

 

bouy%2B0.jpg

 

 

 

L’avventura bianconera di Bouy dura una sola partita, in Coppa Italia il 18 dicembre 2013 contro l’Avellino, per sostituire Asamoah a una ventina di minuti dalla fine. Poi, il trasferimento in Germania, ad Amburgo.
Avere vent’anni e inseguire il sogno – scrive Davide Fantino, su “HJ Magazine” del gennaio 2014 – un predestinato Ouasim Bouy, talento olandese arrivato alla Juventus a gennaio del 2012. Dopo una lunga trafila nelle giovanili dell’Ajax e un anno in prestito a conoscere le ruvidezze del campionato di Serie B, è pronto a giocarsi le sue chance tra i bianconeri, dove ha giocato quello che lui considera il più forte giocatore della storia: Zinedine Zidane. Bouy è in Italia da quasi due anni.
Che idea aveva del nostro calcio prima di arrivarci? «Lo seguivo, perché ci hanno giocato sempre grandi campioni. Sapevo che si lavora molto sul fisico e a livello tattico, molto più che in Olanda».
Ha subito vinto il trofeo di Viareggio: come ha vissuto quei mesi iniziali? «È stato bello, sono sempre pronto quando si tratta di giocare. Sono andato a Viareggio, abbiamo fatto un buon torneo, ho segnato tre goal e abbiamo vinto la Coppa Carnevale. Un ottimo inizio».
L’anno dopo è passato in prestito al Brescia, titolare fino all’infortunio. Che ricordi ha di quell’anno? «Sono cresciuto tanto: ho fatto il ritiro estivo con la Juventus poi ho deciso che era meglio andare a giocare. È stata la scelta giusta: ho disputato tante partite, avvertendo sempre la fiducia dell’ambiente e dell’allenatore. Tutto stava andando bene, fino all’infortunio».
Di fatto ha perso la seconda parte della stagione. «Sì mi sono infortunato la prima settimana di febbraio. È stato il mio primo problema fisico grave, un’esperienza nuova. L’ho vissuta bene: l’operazione è stata fatta a Pavia, ringrazio i dottori Zanon e Benazzo, e poi ho iniziato la riabilitazione all’Isokinetic di Torino».
Si aspettava di rimanere alla Juve nel campionato in corso? «Ho sempre sentito la fiducia della società: è stato importante, soprattutto dopo l’infortunio».
Che cosa sta imparando da Antonio Conte? «Tutto! Tatticamente soprattutto: ho voglia di fare meglio ogni giorno che mi alleno. Non sono mai contento: voglio crescere, crescere, crescere. E questo è molto importante nella fase della carriera in cui mi trovo».
A centrocampo, sua zona di competenza, la Juventus schiera grandi campioni con caratteristiche differenti tra di loro. «E, infatti, io cerco di imparare da tutti. Ho sempre considerato Pirlo un giocatore straordinario, allenarmi con lui è molto utile, ha esperienza e posso chiedergli consigli. Mi piace fermarmi a fine allenamento a tirare le punizioni con Andrea».
Lei è mancino. È una caratteristica utile, che la può differenziare? «Non so, vediamo. In questo calcio moderno bisogna essere capaci di giocare con tutti e due i piedi. Alla fine decide l’allenatore chi far giocare o no, mancino o destro».
Quale ruolo preferisce in campo? «Mezzala o davanti alla difesa. In Olanda giocavo spesso dietro le due punte».
Ha iniziato a giocare molto piccolo a sei anni all’AVV Zeburgia. «Ho trascorso tre anni lì con loro. È una piccola squadra ma ha sempre molti talenti in rosa: noi vincevamo spesso contro i pari età dell’Ajax. Tanti ragazzi cominciano nello Zeburgia e poi si trasferiscono nelle più forti squadre d’Olanda».
Proprio com’è successo a lei. «Sì, allo Zeburgia ho avuto un allenatore molto importante, Jaap. Dopo due anni potevo già andare all’Ajax ma lui mi ha convinto a rimanere un altro anno e ad allenarmi con i ragazzi più grandi. All’inizio quando senti “Ajax” la voglia di andare è fortissima, invece sono contento della scelta fatta. L’anno successivo mi sono trasferito e ho compiuto tutta la trafila nel settore giovanile per otto anni. Per i primi due anni ci allenavamo due volte a settimana, poi tre, infine quattro. È stata una crescita completa: andavo a scuola la mattina, mi recuperavano con il pullman, stavo fino alle otto di sera all’allenamento e poi tornavo a casa».
Ha mai avuto momenti difficili in cui ha pensato di mollare? «A scuola sono sempre stato uno dei migliori, quindi non mi è pesato studiare e giocare. Però una fase di difficoltà l’ho vissuta quando mio papà è stato male, ma non ho mai pensato di lasciare. Ho sempre mantenuto la fame per andare avanti».
Stava per esordire in prima squadra poi è arrivata la chiamata della Juve. Che cosa ha pensato in quel momento? «Sono cresciuto con il mito dell’Ajax, ma anche all’estero ci sono le squadre che fanno sognare i giovani calciatori: la Juve è una di queste. Era una grande occasione».
La sua famiglia l’ha seguita in Italia? «No, ma non sono quasi mai da solo: vengono a trovarmi mia mamma, mia sorella, uno zio. Ho anche un fratello calciatore, Naoufal: ha quattordici anni e per me è un gran talento. Gioca a Volendam. Per qualche anno ha tentato anche con il tennis, ma ora ha scelto di giocare solo a calcio».
Lei è di nazionalità olandese ma di origine marocchina. «Sì, mia mamma si è trasferita in Olanda all’età di dodici anni e mio papà a ventidue. Io sono nato ad Amsterdam, ma ogni anno torno almeno una volta in Marocco, a Nador, nel Nord del paese».
Qual è il suo punto di forza e in che cosa deve invece migliorare? «Ho un buon tiro e fornisco buoni passaggi ai compagni, ma voglio migliorare tutto. Alla Juventus sto imparando che ogni aspetto è migliorabile con l’impegno. Sto facendo grandi progressi nella fase difensiva: è importante sapere come entrare in scivolata per recuperare la palla e i movimenti da compiere quando ce l’hanno gli avversari. Lavoriamo molto sul fisico: in Olanda sono sempre stato uno dei più forti come struttura, ma con l’arrivo in Italia scopri che può essere anche meglio con l’allenamento. Anche l’anno di Serie B è servito a temprare il fisico».
Ha avuto un mito da ragazzo? «Il mio idolo è sempre stato Zidane, secondo me il più forte giocatore della storia del calcio. Quello che ha vinto, le cose che ha fatto sul campo, è stato unico. Nella Juve è diventato il giocatore che è stato».
Edgar Davids, bandiera dell’Ajax, è stato il primo “Orange” a giocare per la Juventus ed è stato amatissimo. «Ho avuto la fortuna di allenarmi con lui quando è rientrato ad Amsterdam. Credo sia stato il più forte centrocampista a livello di intensità, era unico a rubare il pallone agli avversari. All’Ajax tutti i grandi giocatori tornano in società quando chiudono la carriera. Lo stesso succede qui nella Juve con Pessotto, Nedved, mister Conte, uno che a centrocampo non mollava mai. Loro sono un esempio».
Che cosa rappresenta per lei giocare a calcio? «A questo proposito mia mamma racconta sempre una storia: quando l’Ajax giocò le finali di Champions League del 1995 (Milan) e del 1996 (proprio Juventus), tutta la famiglia sedeva sul divano a guardare le partite mentre io stavo davanti alla televisione, pochi centimetri dallo schermo, con le gambe incrociate. Avevo solo due-tre anni e già sapevo che cosa avrei voluto fare».
Quando da bambino seguiva quelle partite pensava che un giorno sarebbe finito nella fotografia di squadra della Juventus sotto la quale adesso stiamo parlando? «No, era un sogno e lo è tuttora. Devo continuare a lavorare, perché so che c’è ancora una lunga strada da percorrere».
 

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