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LeRoi

[ E. B. A. T. ] - Essere Bianconeri a Torino

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Joined: 14-Dec-2005
37577 messaggi

I cagata compatti a piangere perche' Allegri contro il Carpi sarebbe stato da espulsione... .isterico

Avanti con l'ambulanza! sefz. ...ma che sia capiente... .oddio

 

.oddio

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Joined: 09-Jan-2010
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Beh, si. Una bella vergogna. :sisi:

Tanto da farci un articolo... .oddio

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Joined: 03-Jun-2006
4443 messaggi

Ciao Jackyll vorrei tanto poter tornare indietro nel tempo, e rivedere una partita al Comunale in Filadelphia con te e i vecchi come me...che allora erano ragazzi.

R.I.P.

per te che come me l'hai conosciuto niente di meglio che leggere il pezzo in suo ricordo scritto da Beppe F su Via Filadelfia 88. Se non sei iscritto te lo mando in via privata. Mi ha veramente commosso.

  • Like 2

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Joined: 09-Jan-2010
8398 messaggi

Io trovo che i napoletani siano la roba che piu' si avvicina al topo.

Tu butti una qualsiasi minchiata e loro abboccano a centinaia.

Dovrebbero gemellarsi... :sisi:

  • Like 1

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Joined: 09-Jan-2010
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per te che come me l'hai conosciuto niente di meglio che leggere il pezzo in suo ricordo scritto da Beppe F su Via Filadelfia 88. Se non sei iscritto te lo mando in via privata. Mi ha veramente commosso.

Se non ti crea problemi anch'io ci terrei a leggerlo.

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Joined: 14-Dec-2005
37577 messaggi

Beh, si. Una bella vergogna. :sisi:

Tanto da farci un articolo... .oddio

 

 

che branco di koglioni, mammamia

manco all'asilo, 'ste cose :sisi:

assomigliano davvero tanto ai cagata

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Joined: 14-Dec-2005
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Se non ti crea problemi anch'io ci terrei a leggerlo.

 

.quoto

 

anche a me, se possibile

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Joined: 31-May-2006
8868 messaggi

 

Gli abbiamo rubato anche o' surdat nnammurat .asd .asd .asd .asd  speriamo di cantargliela sempre.

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Joined: 03-Jun-2006
4443 messaggi

.quoto

 

anche a me, se possibile

.quoto

 

anche a me, se possibile

Ok, chiedo il permesso all'autore di postarlo qui. Sarebbe più semplice mettere il link, ma è un gruppo chiuso e solo gli iscritti possono entrare.

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Joined: 07-Jun-2005
6329 messaggi

per te che come me l'hai conosciuto niente di meglio che leggere il pezzo in suo ricordo scritto da Beppe F su Via Filadelfia 88. Se non sei iscritto te lo mando in via privata. Mi ha veramente commosso.

Se lo puoi inviare te ne sarò grato fratello

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Joined: 14-Dec-2005
37577 messaggi

Ok, chiedo il permesso all'autore di postarlo qui. Sarebbe più semplice mettere il link, ma è un gruppo chiuso e solo gli iscritti possono entrare.

 

grazie :sventola: :sventola: :sventola:

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

che branco di koglioni, mammamia

manco all'asilo, 'ste cose :sisi:

assomigliano davvero tanto ai cagata

Anche se fosse... mi sembra sia la normalità.

 

Mica i napulilli pagano i diritti quando capita di mutuare (e vedete che non ho scritto RUBARE) da altri cori e/o inni.

 

azPoq7NO.jpg

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Joined: 14-Dec-2005
37577 messaggi

Anche se fosse... mi sembra sia la normalità.

 

Mica i napulilli pagano i diritti quando capita di mutuare (e vedete che non ho scritto RUBARE) da altri cori e/o inni.

 

azPoq7NO.jpg

 

non si smentiscono mai :261:

m'erde!

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11014 messaggi

Ok, chiedo il permesso all'autore di postarlo qui. Sarebbe più semplice mettere il link, ma è un gruppo chiuso e solo gli iscritti possono entrare.

 

Dai, cosa sono tutti questi ostacoli e codici di belligeranza.

 

Intanto RIP per il fratellone bianconero

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Joined: 19-Mar-2010
283 messaggi

Onore al grande Jacky: simbolo immortale di un tifo che non esiste più!

:sventola:

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Joined: 03-Jun-2006
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Dai, cosa sono tutti questi ostacoli e codici di belligeranza.

 

Intanto RIP per il fratellone bianconero

Forse non mi sono spiegato bene: nessun ostacolo o codici di belligeranza. Soltanto che il post è in un gruppo di vecchi ultras (Fighters e Indians) con accesso ai soli iscritti e prima di postare una cosa non mia voglio chiedere il permesso all'autore se gli sta bene che il suo pensiero sia divulgato all'esterno del gruppo (cosa che ho fatto e sono in attesa di risposta).

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Joined: 09-Jan-2010
8398 messaggi

Forse non mi sono spiegato bene: nessun ostacolo o codici di belligeranza. Soltanto che il post è in un gruppo di vecchi ultras (Fighters e Indians) con accesso ai soli iscritti e prima di postare una cosa non mia voglio chiedere il permesso all'autore se gli sta bene che il suo pensiero sia divulgato all'esterno del gruppo (cosa che ho fatto e sono in attesa di risposta).

Vai tranquillo. Aspettiamo.

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Joined: 03-Jun-2006
4443 messaggi

Ricevuto l'Ok da parte del grande Beppe (che abbraccio)

Scrivere a volte mi fa tremendamente inca**are, perché quando utilizzi parole sincere a ricordo di chi non c'è più, finisci col cadere nel poetico e la gente a volte pensa che ti pavoneggi.

Pazienza se ciò sarà il pensiero di alcuni, confido nella volontà di molti di unirsi con me a ricordo del defunto.

Un ricordo amaro, che mi rimanda con la mente ai giorni della mia giovinezza, a quelle prime volte in cui mi affacciai timidamente in Curva Filadelfia. Prima ancora di far ingresso su quelle gradinate, un accanito tifoso juventino già lo conoscevo, seppure per sentito dire, un certo Jacky.

Certo quando lo vidi, con quella maglia nera della Fossa che avvolgeva la sua corazza muscolosa, ebbi la percezione di trovarmi di fronte ad un individuo di quelli da tenere lontano, inavvicinabile. Mi sono ricreduto negli anni successivi, in cui conobbi dietro quel volto all'apparenza truce, un uomo che riconoscendo l'amico, il fratello di gradinata, non esitò mai a correre in suo aiuto, a trattarlo con il rispetto dovuto a chi condivise con lui eguali passioni e, forse, anche l'asprezza della vita.

Nella vita non tutti nascono scienziati, tanto meno fotomodelli. Jacky la vita se la a sudò, con quel poco con che madre natura e il buon Dio decise di dargli.

La popolarità che lo circondava se la conquistò, non solo per il suo essere 'unico', particolare, ma anche per il suo modo inconfondibile di affrontare la quotidianità, la vita, in maniera decisamente controcorrente. I più giovani non possono nemmeno immaginare la temerarietà con cui affrontò gli avversari in determinate circostanze. A volte, punzecchiato e irriso dai suoi stessi amici che sapevano che così facendo l'avrebbero spronato alla battaglia, molte volte attaccò da solo, con scene, nel bene e nel male, inenarrabili. Certo, la sua era una logica e filosofia di vita 'essenziale' basata sul paradigma 'amico-nemico', dove la Curva Filadelfia era la sua casa, quella famiglia che aspettava per lunghi giorni di poter riabbracciare la domenica o qualche sporadico mercoledì di Coppa.

Poi, lentamente, anche per lui la giovinezza svanì, la ruota girò e il set gli venne meno, soppiantato da generazioni di nuovi giovani attori, molti dei quali lo vedevano come un 'reperto museale', un individuo bizzarro, la faccia di un tifo ormai desueto.

La sua figura urlante con la mazza in mano che roteava con energica decisione sul tamburo, rimarrà nell'immaginario collettivo del tifo bianconero.

Mi piange però il cuore se ricordo i due ultimi incontri che ebbi casualmente con lui.

Era il 6 marzo 2013 (la data non è frutto di una memoria indefessa, ma della mano veloce che ha accarezzato la tastiera cercandola su Google), un paio d'ore prima dell'inizio di Juve-Celtic, gara degli ottavi di Champions League.

Nei pressi dello stadio lo incontrai che vagava senza meta, capelli e barba lunga, bianchissima, tipica del look dei suoi ultimi anni. Mi salutò, mi abbracciò e mi baciò la nuca, come faceva sempre quando mi capitava di incontrarlo. Come ogni volta, dopo il bacio rituale rideva, contento di quel gesto infantile, ma che gli piaceva un sacco. E che accettavo perché era lui. La risata era grottesca, inconfondibile. Lo portai in un bar nelle vicinanze e gli diedi un panino e un cappuccino, se ben ricordo. Mi disse frasi sconnesse, a ricordo dei tempi che furono e poi a voce alta disse: 'la gente non sa quello che abbiamo passato!'.

Con quella frase, all'apparenza casuale, ricordò più di dieci anni di tifo, rinvangò i tempi in cui essere della Juve voleva dire portarsi dietro l'odio di quasi tutta l'Italia, dei giorni in cui ogni trasferta era una battaglia e ad ogni battaglia a difesa della propria Fede si tornava a casa con dei feriti, al di là di averle prese o date. Quello era il mondo delle gradinate di allora, un mondo in cui un faccione come quello di Jacky non poteva nascondersi, passare inosservato.

Vuoi l'incoscienza, vuoi la gioventù, vuoi che molti lo consideravano non del tutto finito, lui, infischiandosene delle considerazioni dei benpensanti, per lunghi anni ci fu e prese anche, in alcuni contesti, botte che avrebbero piegato un cammello. Le prese perché era Gobbo, perché era juventino. Lo sapeva e, con audacia, fierezza e vuoi anche un po' d'incoscienza, non si tirò indietro.

L'ultima volta che lo vidi fu quella che mi fece più male. Non ricordo che partita fosse da poco finita allo Stadium, so solo che ritornando dove solitamente lascio lo scooter, vidi della gente che inveiva conto qualcuno. Guardai nella direzione di quel capannello di persone e riconobbi lui, Jacky, vestito con una maglia e un sciarpa del Toro che cercava di attraversare la strada, sebbene le persone glielo impedivano insultandolo. Mi misi tra lui e loro e lo portai, quasi trascinandolo, sul lato opposto della strada, invitandolo ad andarsene, chiedendogli il perché di quel gesto all'apparenza insulso.

Non mi rispose, mi guardò con sguardo quasi assente, con gli occhi lucidi. Capii che qualcosa non stava girando per il verso giusto.

La cosa che più mi addolorò fu di non capire se nella sua mente l'imdossare la maglia granata fosse una ripicca verso qualcuno di quei vecchi amici che, per lui dei fratelli, forse gli negarono un aiuto, o il gesto strafottente di qualche tifoso granata che barattò una sua richiesta di aiuto col patto che si fosse vestito di granata e fosse così andato in giro. Spero con franchezza non si tratti di questo, svilirebbe di molto quella mano, all'apparenza amica, ma dietro la quale si annida una serpe.

Ma ciò che è stato è stato, ormai non c'è più tempo per rinvangare il passato e ritornare sui propri passi.

Ci mancherai. Ti ricorderò sempre con quell' atteggiamento con cui ti ergevi fiero su quella balconata di via Filadelfia.

Buon viaggio Jacky.

Beppe Franzo e Quelli di Via Filadelfia

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Joined: 09-Jan-2010
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Grazie per il contributo e grazie soprattutto a chi l'ha scritto.

Si tratta sicuramente di una faccia del calcio che non c'e' piu' e che piu' non tornera'. Qualunque fosse la ragione di questo cambiamento di tifo, che ha sconvolto un po' tutti, e' ormai acqua passata. Di lui restano gli anni di tifo bianconero militante.

Spero che la curva e lo stadio intero gli tributino il riconoscimento che merita.

E spero che dovunque sia adesso abbia ritrovato la pace.

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Joined: 16-Nov-2008
3044 messaggi

Grazie per il contributo e grazie soprattutto a chi l'ha scritto.

Si tratta sicuramente di una faccia del calcio che non c'e' piu' e che piu' non tornera'. Qualunque fosse la ragione di questo cambiamento di tifo, che ha sconvolto un po' tutti, e' ormai acqua passata. Di lui restano gli anni di tifo bianconero militante.

Spero che la curva e lo stadio intero gli tributino il riconoscimento che merita.

E spero che dovunque sia adesso abbia ritrovato la pace.

 

lo striscione sicuramente ci sarà ... se non a genova contro la roma sicuramente

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Joined: 23-Jul-2006
1019 messaggi

Ricevuto l'Ok da parte del grande Beppe (che abbraccio)

Scrivere a volte mi fa tremendamente inca**are, perché quando utilizzi parole sincere a ricordo di chi non c'è più, finisci col cadere nel poetico e la gente a volte pensa che ti pavoneggi.

Pazienza se ciò sarà il pensiero di alcuni, confido nella volontà di molti di unirsi con me a ricordo del defunto.

Un ricordo amaro, che mi rimanda con la mente ai giorni della mia giovinezza, a quelle prime volte in cui mi affacciai timidamente in Curva Filadelfia. Prima ancora di far ingresso su quelle gradinate, un accanito tifoso juventino già lo conoscevo, seppure per sentito dire, un certo Jacky.

Certo quando lo vidi, con quella maglia nera della Fossa che avvolgeva la sua corazza muscolosa, ebbi la percezione di trovarmi di fronte ad un individuo di quelli da tenere lontano, inavvicinabile. Mi sono ricreduto negli anni successivi, in cui conobbi dietro quel volto all'apparenza truce, un uomo che riconoscendo l'amico, il fratello di gradinata, non esitò mai a correre in suo aiuto, a trattarlo con il rispetto dovuto a chi condivise con lui eguali passioni e, forse, anche l'asprezza della vita.

Nella vita non tutti nascono scienziati, tanto meno fotomodelli. Jacky la vita se la a sudò, con quel poco con che madre natura e il buon Dio decise di dargli.

La popolarità che lo circondava se la conquistò, non solo per il suo essere 'unico', particolare, ma anche per il suo modo inconfondibile di affrontare la quotidianità, la vita, in maniera decisamente controcorrente. I più giovani non possono nemmeno immaginare la temerarietà con cui affrontò gli avversari in determinate circostanze. A volte, punzecchiato e irriso dai suoi stessi amici che sapevano che così facendo l'avrebbero spronato alla battaglia, molte volte attaccò da solo, con scene, nel bene e nel male, inenarrabili. Certo, la sua era una logica e filosofia di vita 'essenziale' basata sul paradigma 'amico-nemico', dove la Curva Filadelfia era la sua casa, quella famiglia che aspettava per lunghi giorni di poter riabbracciare la domenica o qualche sporadico mercoledì di Coppa.

Poi, lentamente, anche per lui la giovinezza svanì, la ruota girò e il set gli venne meno, soppiantato da generazioni di nuovi giovani attori, molti dei quali lo vedevano come un 'reperto museale', un individuo bizzarro, la faccia di un tifo ormai desueto.

La sua figura urlante con la mazza in mano che roteava con energica decisione sul tamburo, rimarrà nell'immaginario collettivo del tifo bianconero.

Mi piange però il cuore se ricordo i due ultimi incontri che ebbi casualmente con lui.

Era il 6 marzo 2013 (la data non è frutto di una memoria indefessa, ma della mano veloce che ha accarezzato la tastiera cercandola su Google), un paio d'ore prima dell'inizio di Juve-Celtic, gara degli ottavi di Champions League.

Nei pressi dello stadio lo incontrai che vagava senza meta, capelli e barba lunga, bianchissima, tipica del look dei suoi ultimi anni. Mi salutò, mi abbracciò e mi baciò la nuca, come faceva sempre quando mi capitava di incontrarlo. Come ogni volta, dopo il bacio rituale rideva, contento di quel gesto infantile, ma che gli piaceva un sacco. E che accettavo perché era lui. La risata era grottesca, inconfondibile. Lo portai in un bar nelle vicinanze e gli diedi un panino e un cappuccino, se ben ricordo. Mi disse frasi sconnesse, a ricordo dei tempi che furono e poi a voce alta disse: 'la gente non sa quello che abbiamo passato!'.

Con quella frase, all'apparenza casuale, ricordò più di dieci anni di tifo, rinvangò i tempi in cui essere della Juve voleva dire portarsi dietro l'odio di quasi tutta l'Italia, dei giorni in cui ogni trasferta era una battaglia e ad ogni battaglia a difesa della propria Fede si tornava a casa con dei feriti, al di là di averle prese o date. Quello era il mondo delle gradinate di allora, un mondo in cui un faccione come quello di Jacky non poteva nascondersi, passare inosservato.

Vuoi l'incoscienza, vuoi la gioventù, vuoi che molti lo consideravano non del tutto finito, lui, infischiandosene delle considerazioni dei benpensanti, per lunghi anni ci fu e prese anche, in alcuni contesti, botte che avrebbero piegato un cammello. Le prese perché era Gobbo, perché era juventino. Lo sapeva e, con audacia, fierezza e vuoi anche un po' d'incoscienza, non si tirò indietro.

L'ultima volta che lo vidi fu quella che mi fece più male. Non ricordo che partita fosse da poco finita allo Stadium, so solo che ritornando dove solitamente lascio lo scooter, vidi della gente che inveiva conto qualcuno. Guardai nella direzione di quel capannello di persone e riconobbi lui, Jacky, vestito con una maglia e un sciarpa del Toro che cercava di attraversare la strada, sebbene le persone glielo impedivano insultandolo. Mi misi tra lui e loro e lo portai, quasi trascinandolo, sul lato opposto della strada, invitandolo ad andarsene, chiedendogli il perché di quel gesto all'apparenza insulso.

Non mi rispose, mi guardò con sguardo quasi assente, con gli occhi lucidi. Capii che qualcosa non stava girando per il verso giusto.

La cosa che più mi addolorò fu di non capire se nella sua mente l'imdossare la maglia granata fosse una ripicca verso qualcuno di quei vecchi amici che, per lui dei fratelli, forse gli negarono un aiuto, o il gesto strafottente di qualche tifoso granata che barattò una sua richiesta di aiuto col patto che si fosse vestito di granata e fosse così andato in giro. Spero con franchezza non si tratti di questo, svilirebbe di molto quella mano, all'apparenza amica, ma dietro la quale si annida una serpe.

Ma ciò che è stato è stato, ormai non c'è più tempo per rinvangare il passato e ritornare sui propri passi.

Ci mancherai. Ti ricorderò sempre con quell' atteggiamento con cui ti ergevi fiero su quella balconata di via Filadelfia.

Buon viaggio Jacky.

Beppe Franzo e Quelli di Via Filadelfia

Bellissime parole...

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Grazie per il contributo e grazie soprattutto a chi l'ha scritto.

Si tratta sicuramente di una faccia del calcio che non c'e' piu' e che piu' non tornera'. Qualunque fosse la ragione di questo cambiamento di tifo, che ha sconvolto un po' tutti, e' ormai acqua passata. Di lui restano gli anni di tifo bianconero militante.

Spero che la curva e lo stadio intero gli tributino il riconoscimento che merita.

E spero che dovunque sia adesso abbia ritrovato la pace.

non cambio` tifo,da cosa so io aveva dei problemi ed i granata lo aiutarono...

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Scrivere a volte mi fa tremendamente inca**are, perché quando utilizzi parole sincere a ricordo di chi non c'è più, finisci col cadere nel poetico e la gente a volte pensa che ti pavoneggi.

Pazienza se ciò sarà il pensiero di alcuni, confido nella volontà di molti di unirsi con me a ricordo del defunto.

Un ricordo amaro, che mi rimanda con la mente ai giorni della mia giovinezza, a quelle prime volte in cui mi affacciai timidamente in Curva Filadelfia. Prima ancora di far ingresso su quelle gradinate, un accanito tifoso juventino già lo conoscevo, seppure per sentito dire, un certo Jacky.

Certo quando lo vidi, con quella maglia nera della Fossa che avvolgeva la sua corazza muscolosa, ebbi la percezione di trovarmi di fronte ad un individuo di quelli da tenere lontano, inavvicinabile. Mi sono ricreduto negli anni successivi, in cui conobbi dietro quel volto all'apparenza truce, un uomo che riconoscendo l'amico, il fratello di gradinata, non esitò mai a correre in suo aiuto, a trattarlo con il rispetto dovuto a chi condivise con lui eguali passioni e, forse, anche l'asprezza della vita.

Nella vita non tutti nascono scienziati, tanto meno fotomodelli. Jacky la vita se la a sudò, con quel poco con che madre natura e il buon Dio decise di dargli.

La popolarità che lo circondava se la conquistò, non solo per il suo essere 'unico', particolare, ma anche per il suo modo inconfondibile di affrontare la quotidianità, la vita, in maniera decisamente controcorrente. I più giovani non possono nemmeno immaginare la temerarietà con cui affrontò gli avversari in determinate circostanze. A volte, punzecchiato e irriso dai suoi stessi amici che sapevano che così facendo l'avrebbero spronato alla battaglia, molte volte attaccò da solo, con scene, nel bene e nel male, inenarrabili. Certo, la sua era una logica e filosofia di vita 'essenziale' basata sul paradigma 'amico-nemico', dove la Curva Filadelfia era la sua casa, quella famiglia che aspettava per lunghi giorni di poter riabbracciare la domenica o qualche sporadico mercoledì di Coppa.

Poi, lentamente, anche per lui la giovinezza svanì, la ruota girò e il set gli venne meno, soppiantato da generazioni di nuovi giovani attori, molti dei quali lo vedevano come un 'reperto museale', un individuo bizzarro, la faccia di un tifo ormai desueto.

La sua figura urlante con la mazza in mano che roteava con energica decisione sul tamburo, rimarrà nell'immaginario collettivo del tifo bianconero.

Mi piange però il cuore se ricordo i due ultimi incontri che ebbi casualmente con lui.

Era il 6 marzo 2013 (la data non è frutto di una memoria indefessa, ma della mano veloce che ha accarezzato la tastiera cercandola su Google), un paio d'ore prima dell'inizio di Juve-Celtic, gara degli ottavi di Champions League.

Nei pressi dello stadio lo incontrai che vagava senza meta, capelli e barba lunga, bianchissima, tipica del look dei suoi ultimi anni. Mi salutò, mi abbracciò e mi baciò la nuca, come faceva sempre quando mi capitava di incontrarlo. Come ogni volta, dopo il bacio rituale rideva, contento di quel gesto infantile, ma che gli piaceva un sacco. E che accettavo perché era lui. La risata era grottesca, inconfondibile. Lo portai in un bar nelle vicinanze e gli diedi un panino e un cappuccino, se ben ricordo. Mi disse frasi sconnesse, a ricordo dei tempi che furono e poi a voce alta disse: 'la gente non sa quello che abbiamo passato!'.

Con quella frase, all'apparenza casuale, ricordò più di dieci anni di tifo, rinvangò i tempi in cui essere della Juve voleva dire portarsi dietro l'odio di quasi tutta l'Italia, dei giorni in cui ogni trasferta era una battaglia e ad ogni battaglia a difesa della propria Fede si tornava a casa con dei feriti, al di là di averle prese o date. Quello era il mondo delle gradinate di allora, un mondo in cui un faccione come quello di Jacky non poteva nascondersi, passare inosservato.

Vuoi l'incoscienza, vuoi la gioventù, vuoi che molti lo consideravano non del tutto finito, lui, infischiandosene delle considerazioni dei benpensanti, per lunghi anni ci fu e prese anche, in alcuni contesti, botte che avrebbero piegato un cammello. Le prese perché era Gobbo, perché era juventino. Lo sapeva e, con audacia, fierezza e vuoi anche un po' d'incoscienza, non si tirò indietro.

L'ultima volta che lo vidi fu quella che mi fece più male. Non ricordo che partita fosse da poco finita allo Stadium, so solo che ritornando dove solitamente lascio lo scooter, vidi della gente che inveiva conto qualcuno. Guardai nella direzione di quel capannello di persone e riconobbi lui, Jacky, vestito con una maglia e un sciarpa del Toro che cercava di attraversare la strada, sebbene le persone glielo impedivano insultandolo. Mi misi tra lui e loro e lo portai, quasi trascinandolo, sul lato opposto della strada, invitandolo ad andarsene, chiedendogli il perché di quel gesto all'apparenza insulso.

Non mi rispose, mi guardò con sguardo quasi assente, con gli occhi lucidi. Capii che qualcosa non stava girando per il verso giusto.

La cosa che più mi addolorò fu di non capire se nella sua mente l'imdossare la maglia granata fosse una ripicca verso qualcuno di quei vecchi amici che, per lui dei fratelli, forse gli negarono un aiuto, o il gesto strafottente di qualche tifoso granata che barattò una sua richiesta di aiuto col patto che si fosse vestito di granata e fosse così andato in giro. Spero con franchezza non si tratti di questo, svilirebbe di molto quella mano, all'apparenza amica, ma dietro la quale si annida una serpe.

Ma ciò che è stato è stato, ormai non c'è più tempo per rinvangare il passato e ritornare sui propri passi.

Ci mancherai. Ti ricorderò sempre con quell' atteggiamento con cui ti ergevi fiero su quella balconata di via Filadelfia.

Buon viaggio Jacky.

Beppe Franzo e Quelli di Via Filadelfia

Chiunque frequenti EBAT dovrebbe leggerlo.

Buon viaggio Jacky.

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Ciao Jacky, Buon viaggio.

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