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@Freddie

Perle Laziali...

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che puntualmente.

ma che è sta cosa ma è vera? :261::haha:

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Joined: 27-Jun-2008
37647 messaggi

che puntualmente.

"tutti gli sportivi italiani sono davvero stufi di dover assistere a campionati falsati per decisioni arbitrali che puntualmente. in tutte le partite di campionato, favoriscono la Juventus."

Le droghe pesanti.

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Joined: 24-May-2007
5211 messaggi

qualcuno mi spiega la storia di Giletti?

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Joined: 07-Jun-2005
1943 messaggi

io ve lo dico.

se mettono su una petizione per mandare la juve a giocare altrove io non solo firmo ma mi faccio promotore attivista.

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Joined: 15-Feb-2009
68938 messaggi

Non può mancare il topic su Caressa .asd

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Joined: 15-Feb-2009
68938 messaggi
Fammelo mette in grassetto, per gli screenshottatori de 'sta ceppa.

Qui siamo alla follia più pura e al servilismo mediatico più vergognoso.

Hanno:

  • allenatore che vìola sistematicamente le regole con una arroganza impunita
  • capitano che sfotte gli avversari, irride, sputa, dà pugni ecc.
  • giocatori che si permettono sistematicamente di accerchiare l'arbitro, protestare, urlare e picchiare impuniti
  • un pubblico che continua a distinguersi per accoltellamenti
  • una società che, in barba alle migliaia di aziende oneste, ha una sede in paradiso fiscale, alla quale una banca, dopo aver lasciato morire centinaia di piccole aziende, ha prestato centinaia di milioni di euro..

e parlano e si ergono a paladini della giustizia, a parte offesa....

MA LI MEJO MORTACCI VOSTRA!

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Joined: 15-Feb-2009
68938 messaggi

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:261:

Modificato da Yaph

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Joined: 15-Feb-2009
68938 messaggi
Accendo Sky pochi minuti fa e sto assistendo alla crocefissione di Bonucci per quel tweet #sciaquatevilaboca inviato dal ritiro della Nazionale. Il poveraccio ha anche dovuto scusarsi in conferenza stampa. Invece "il cappetano" aveva ragione nell'attacco all'arbitraggio ed alla juve perchè sull'onda emotiva della partita e perchè COMUNQUE Rocchi ha sbagliato.

Se non è mafia questa ditemi che c**** è.

E arivaffanculo alle *****acce riommaniste che scrivono sul forum e che #screenshottanostocazzo

da SKY abbiamo l'interpretazione psicologia di Bonucci... è un pavido che si mostra forte...

Tutti tirano le orecchie a Bonucci perchè ha detto di essere contento dle gol, ma in nazionale non si può fare..

però un [...] puttaniere può dichiarare dal ritiro della nazionale che la Lazio magari fallisce, se può portare le amichette in camera, senza che alcuno fiati..

mi auguro che tutto questo sia conservato e che tutti gli avversari de si fenomeni prima de scendere in campo se sorteggino parti anatomiche dei giocatori..

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Joined: 21-Sep-2014
17801 messaggi

Ma è un mondo fantastico quaggiù!.... :juggle: EiacuLazio... .meme1.dridri

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Joined: 26-May-2007
344 messaggi

qualcuno mi spiega la storia di Giletti?

Un "simpatico tifoso romanista" si è augurato (su Twitter, credo) che al ritorno ci siano una cinquantina di morti fra i tifosi juventini, fra cui Giletti.

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Joined: 29-Mar-2006
293 messaggi

a gennaio prendiamo Osvaldo in prestito per farlo giocare solo a Roma sefz

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Joined: 29-Mar-2006
293 messaggi

A me e' piaciuto molto questo post di un laziale "Sliver" su Lazionet:

Grandissimo Pikkio, lo zenit in queste ore surreali e ridicole.

Questa mattina su FB, preso da un rantolo di pena per un caro amico difettoso, gli ho scritto questa sorta di lettera aperta, rivolta a chi di loro usa ancora il cervello. Al momento l'80% delle loro risposte è pietoso.
17.gif
-------------
Ve lo dico in premessa: ve sto attacca’ un siluro senza fine. Siete avvertiti.
Il calcio, per molti di noi, è la cosa più importante tra quelle meno importanti. Ci accaloriamo come pazzi e perdiamo tanto di quel tempo appresso a ‘sto pallone per ragioni oscure anche all’antropologia, alla sociologia e alla psicologia sociale.

Anche stavolta, dopo i “fatti di Torino”, è partita la giostra volante dell'incudine e del martello. Giostra feroce, sarcastica, anche “violenta”, ma comunque parte del gioco e delle sue consuete cerimonie infantili.
Domenica sera, però, la testimonianza diretta di un vecchio amico romanista, stravolto da un dolore sordo, saturo, senza sbocco, ha ridotto di un po’ i decibel della mia personale soddisfazione (come succede nel permanente derby capitolino), facendo scattare alcuni pensieri seri.

I pensieri poi si sono trasformati in incredulità dopo aver letto l'interrogazione parlamentare bipartisan alla Consob “per turbativa di mercato” di alcuni noti deputati romani e il twitter rievocativo del vice-presidente della regione Lazio (“E’ dal gol di Turone che è questione di centimetri..”), e dopo aver ascoltato il commento anti-juventino in diretta, su Rai tre (Gazebo), di una importante firma dell'Espresso.

Attorno a questo pallone ammaccato, in fin dei conti, si rispecchia un “dibattito” utile per capire questo strano paese e questa strana città.

Succede che segni e sintomi della (spesso giustificata) polemica velenosa su arbitri, corruzione e “poteri forti” si trasformino in una lettura paradigmatica della e sulla società, della politica, dell’economia.

Succede che stimati amici, professionisti, giornalisti, attivisti, quelle stesse persone capaci di analisi sofisticate e intelligenti in ogni ambito umano, decidano di dismettere i raffinati strumenti, infilandosi in tunnel senza uscita.

A voi sono dedicate queste righe, senza perculeggiamenti o moralismi.
Partiamo dai dati che minano le basi della verità inattaccabile che da domenica sera circola come un nuovo mantra collettivo: partita gestita a senso unico, decisa da tre gol irregolari della Juve. Assumo e sintetizzo le “controinchieste” che girano da due giorni:

-Come avreste reagito se al posto di Marchisio fosse stato atterrato Totti, davanti al portiere, con un fallo da ultimo uomo? Marchisio forse eccede nella caduta, ma il fallo sembra netto e avrebbe portato alla conseguente espulsione del difensore.

-L'arbitro Rocchi, già protagonista di altre sciagure (il primo derby dello scorso anno, espulsione creativa di Dias), con la coscienza sporca, entra in confusione e concede un rigore inesistente alla Juve. Il gomito di Maicon colpisce la palla fuori dall'area.

-Il rigore per la Roma nasce da un fallo per niente chiaro di Chiellini su Nainggolan. Poi, prima della battuta del calcio di punizione, Totti e Lichsteiner si trattengono a vicenda, ma viene punita (giustamente, dico io) la stupidità del terzino che continua a strattonare senza guardare la palla.

-Il rigore su Pogba è regolare, il giocatore viene colpito sulla linea dell'area (stessa cosa avvenne a Gervinho a Inter-Roma dello scorso anno). L'ulteriore recupero è giustificato dall'infortunio di Caceres che si ferma pochi secondi prima, offrendo a Gervinho la possibilità di segnare il 3 a 1. L'ivoriano fa bene a continuare in assenza del fischio dell'arbitro, ma a parti invertite, non vi sareste incazzati se un giocatore bianconero avesse proseguito l'azione nonostante la richiesta di interrompere il gioco?

-Il gol di Bonucci, alla luce del regolamento, è regolare: è un giocatore della Roma che impalla parzialmente il portiere, che comunque vede partire il tiro, e Vidal è ad almeno 3 metri dall'estremo difensore.

-Morata viene espulso nonostante subisca la reazione aggressiva di un difensore giallorosso.

Partita vera, bella, dura, caotica, arbitrata male, dove però non emergono i segni inequivocabili del piano a tavolino, diventato ormai un affare di stato. In tutto questo, ovviamente, sparisce l'analisi della partita giocata, la presa d'atto che (purtroppo per voi) quei maledetti gobbi sono ancora fortissimi.

Invece di concentrarsi sulla forza di una squadra che quest'anno (purtroppo) ha tutti gli strumenti per competere per tutti i titoli, scatta un vittimismo che rischia di fare danni (come io spero) soprattutto a se stessa, costruendo in primis un alibi gigantesco per giocatori, società e ambiente. Rassegnazione o "clandestinità" (portarsi via il pallone) è il bivio all’orizzonte, per non affrontare in faccia il vostro lato oscuro.
Il lato oscuro. Quello che vi accompagna ogni volta che vi innamorate di un immaginario manicheo e artificioso. La vostra coperta di Liunus che vi riscalda nelle paure e nelle sconfitte del viaggio.

Colpisce vedere gente che non si dà pace né spiegazioni, che vede in questa partita il segno della società “ingiusta e malata”, che trasforma la comprensibile incazzatura in un complotto in scala che presuppone l’esistenza di una forza oscura e superiore, ineffabile e totalizzante che muove i fili del destino. Davanti all'impero del male, l'impero del bene rischia di accontentarsi sempre di una sconfitta mascherata da vittoria morale.

(Per evitare equivoci: ogni storia collettiva nel calcio, come ogni tifoseria, ha la sua faccia oscura. Figuriamoci quella della mia parte, spesso una ferita aperta e dolorante. Non sto facendo la classifica dei tifosi, non me ne frega niente, ognuno ha i suoi buoni motivi per tifare una squadra e odiarne un'altra. Non mi interessa fare proselitismo).

Per una volta, una soltanto, non sentite la necessità di emanciparvi da questa sceneggiatura, da questa tara nefasta che ha segnato la storia recente e passata?

Generazioni intere cresciute con il mito di un gol inventato (è ormai storia la manipolazione della moviola sul “caso Turone”); le bandiere già stampate “Roma campione d’Europa” del 1984; il giro di campo del sindaco Signorello prima di Roma-Lecce del 1986; il falso storico di un trofeo a inviti (la coppa delle Fiere) trasformata d'ufficio nel corrispettivo della coppa Uefa; le tante finali perse in casa (Uefa, Coppa Italia, il 26 maggio) segnate sempre da quel piglio da sicuri vincitori della vigilia; i record dei record, spesso inutili o presunti, sfornati alla bisogna per ingrossare un marketing che non vede riposo.

Nel momento topico di uno scontro agonistico – la finale, la partita clou, l’evento storico - la sconfitta non è una possibilità che si dà nel vostro orizzonte, ma si presenta sempre con la faccia della beffa incredula, del tradimento ontologico della “natura” del romanista e della As Roma.

Soltanto lo scherzo del destino, l’imprevista giravolta della Dea bendata, la turbativa dolosa di qualche “potere forte” possono spiegare questi schiaffi alla Storia.

A Torino, le reazioni spropositate di alcuni giocatori in campo, la sviolinata di un Garcia ex uomo fair play (a mimare le provocazioni mitomani di Mourinho), i gestacci in tribuna sembrano il copione di una "pedagogia climatica" che produce sindrome di accerchiamento.

Una vocazione accentratrice e “autoritaria” (nel suo obiettivo fondativo, nel 1927, di schiacciare la pluralità sportiva cittadina: la as Roma doveva essere l’unica squadra della capitale e del regime) che nemmeno l’epica popolare autentica di Testaccio è riuscita a controbilanciare, tramandando di generazione in generazione l’autopercezione collettiva di una superiorità “genetica”, che passa per l’autoassegnazione del titolo supremo di epigoni della “romanità”, dei tifosi più tifosi del mondo, gli antagonisti unilaterali dello strapotere del nord (nonostante la bacheca un po’ sguarnita), gli integerrimi nel calcio malato, i resistenti alle lobby economiche.

In questo modo siete diventati oggetto del marketing diretto o indiretto di chi investe su questa “attitudine”: dalle video cassette del Corriere dello sport su Assuncao, Renato o Tomic alle breaking news sul cane di Totti che salva bambini a Sabaudia, passando per l’esaltazione lisergica di un Zeman ormai controfigura di se stesso (il detentore del record peggiore della storia dei derby, colui che diede il meglio sulla panchina biancoceleste!) fino all’iniziativa di Pallotta di trasformare il simbolo della As Roma 1927 in un sintetico, epigrafico e megalomane “ROMA” e basta.

Immaginate la stessa operazione a Madrid, Parigi o Londra. Immaginate le reazioni di media e tifosi.
Invece, basta scavare un po’ ed escono fuori i fatti di un mondo in cui sono pochi gli eroi senza macchia e paura: 30 anni di “Paparelli a Prima Porta” canticchiati con il sorrisetto sardonico di chi se lo può permettere; 20 anni di puncicate goliardiche finite di recente al centro di una pubblica ammenda in un comunicato della curva sud; da una parte il dito puntato (giustamente) sulle derive fasciste della Nord, dall’altra la sostanziale indifferenza o minimizzazione nei confronti della propria curva, che detiene il record della presenza indisturbata per diversi anni di uno striscione di un gruppo diretta emanazione di un partito politico neo-fascista; una società, e un dirigente in particolare, graziati in piena moggiopoli (quello si, potere vero, ma più striato e differenziale rispetto alle letture di comodo) nonostante prove certe e imbarazzanti; il ruolo oligarchico e pervasivo della Unicredit nel gestire un debito mostruoso, contro prassi, regole e regolamenti; l’investimento decisivo del marchio Sky nella Roma americana; la vicenda speculativa dello stadio di Tor di Valle, che va avanti tra i silenzi imbarazzati di tanti attivisti-tifosi o politici distratti.

L'impressione è che il vero ostacolo al vostro successo sia questa corazza identitaria immaginaria che impedisce di misurarvi con il mondo del calcio per quello che è: un posto allo stesso tempo di m***a e di passione, felicità e corruzione, merito e c**o, dove si vince e si perde certamente per tanti motivi: economici, sportivi e tecnici.

Dove non vige la sospensione del capitalismo, dove la Fiat conte e tanto, ma all’interno di una “classe di potere” plurale composta da filiere bancarie, commerciali, speculative e mediatiche. In cui anche la As Roma, come molte altre società, con il suo pedigree e questo presente, non può vantare alcuna speciale estraneità antisistema.

Dal mio punto di vista, spero che continuerete a sentirvi i tifosi più tifosi dell’universo. Sarebbe una garanzia per la mia parte (e per questa città ;-)).

Ma lo dico a te, amico mio giallorosso che domenica sera mi hai fatto preoccupare (tu che conosci la storia, non quei tifosi occasionali o d'acqua dolce che non sanno nemmeno di cosa parliamo): fattene una ragione, affila le tue armi da guerra (solo giocata) e torna a respirare tra i comuni mortali. Domenica hai perso perché loro hanno giocato meglio. Succede.

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Gervinho :haha:

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questa è veramente una perla .asd

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L'ho trovata su facebook ma non conosco la provenienza, pero è bella! .asd

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AAAAAAAAAAA che perla di topicccccccccc

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:haha:

oh miseria! :261::261::261:

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20644 messaggi

A me e' piaciuto molto questo post di un laziale "Sliver" su Lazionet:

Grandissimo Pikkio, lo zenit in queste ore surreali e ridicole.

Questa mattina su FB, preso da un rantolo di pena per un caro amico difettoso, gli ho scritto questa sorta di lettera aperta, rivolta a chi di loro usa ancora il cervello. Al momento l'80% delle loro risposte è pietoso.

17.gif

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Ve lo dico in premessa: ve sto attacca’ un siluro senza fine. Siete avvertiti.

Il calcio, per molti di noi, è la cosa più importante tra quelle meno importanti. Ci accaloriamo come pazzi e perdiamo tanto di quel tempo appresso a ‘sto pallone per ragioni oscure anche all’antropologia, alla sociologia e alla psicologia sociale.

Anche stavolta, dopo i “fatti di Torino”, è partita la giostra volante dell'incudine e del martello. Giostra feroce, sarcastica, anche “violenta”, ma comunque parte del gioco e delle sue consuete cerimonie infantili.

Domenica sera, però, la testimonianza diretta di un vecchio amico romanista, stravolto da un dolore sordo, saturo, senza sbocco, ha ridotto di un po’ i decibel della mia personale soddisfazione (come succede nel permanente derby capitolino), facendo scattare alcuni pensieri seri.

I pensieri poi si sono trasformati in incredulità dopo aver letto l'interrogazione parlamentare bipartisan alla Consob “per turbativa di mercato” di alcuni noti deputati romani e il twitter rievocativo del vice-presidente della regione Lazio (“E’ dal gol di Turone che è questione di centimetri..”), e dopo aver ascoltato il commento anti-juventino in diretta, su Rai tre (Gazebo), di una importante firma dell'Espresso.

Attorno a questo pallone ammaccato, in fin dei conti, si rispecchia un “dibattito” utile per capire questo strano paese e questa strana città.

Succede che segni e sintomi della (spesso giustificata) polemica velenosa su arbitri, corruzione e “poteri forti” si trasformino in una lettura paradigmatica della e sulla società, della politica, dell’economia.

Succede che stimati amici, professionisti, giornalisti, attivisti, quelle stesse persone capaci di analisi sofisticate e intelligenti in ogni ambito umano, decidano di dismettere i raffinati strumenti, infilandosi in tunnel senza uscita.

A voi sono dedicate queste righe, senza perculeggiamenti o moralismi.

Partiamo dai dati che minano le basi della verità inattaccabile che da domenica sera circola come un nuovo mantra collettivo: partita gestita a senso unico, decisa da tre gol irregolari della Juve. Assumo e sintetizzo le “controinchieste” che girano da due giorni:

-Come avreste reagito se al posto di Marchisio fosse stato atterrato Totti, davanti al portiere, con un fallo da ultimo uomo? Marchisio forse eccede nella caduta, ma il fallo sembra netto e avrebbe portato alla conseguente espulsione del difensore.

-L'arbitro Rocchi, già protagonista di altre sciagure (il primo derby dello scorso anno, espulsione creativa di Dias), con la coscienza sporca, entra in confusione e concede un rigore inesistente alla Juve. Il gomito di Maicon colpisce la palla fuori dall'area.

-Il rigore per la Roma nasce da un fallo per niente chiaro di Chiellini su Nainggolan. Poi, prima della battuta del calcio di punizione, Totti e Lichsteiner si trattengono a vicenda, ma viene punita (giustamente, dico io) la stupidità del terzino che continua a strattonare senza guardare la palla.

-Il rigore su Pogba è regolare, il giocatore viene colpito sulla linea dell'area (stessa cosa avvenne a Gervinho a Inter-Roma dello scorso anno). L'ulteriore recupero è giustificato dall'infortunio di Caceres che si ferma pochi secondi prima, offrendo a Gervinho la possibilità di segnare il 3 a 1. L'ivoriano fa bene a continuare in assenza del fischio dell'arbitro, ma a parti invertite, non vi sareste incazzati se un giocatore bianconero avesse proseguito l'azione nonostante la richiesta di interrompere il gioco?

-Il gol di Bonucci, alla luce del regolamento, è regolare: è un giocatore della Roma che impalla parzialmente il portiere, che comunque vede partire il tiro, e Vidal è ad almeno 3 metri dall'estremo difensore.

-Morata viene espulso nonostante subisca la reazione aggressiva di un difensore giallorosso.

Partita vera, bella, dura, caotica, arbitrata male, dove però non emergono i segni inequivocabili del piano a tavolino, diventato ormai un affare di stato. In tutto questo, ovviamente, sparisce l'analisi della partita giocata, la presa d'atto che (purtroppo per voi) quei maledetti gobbi sono ancora fortissimi.

Invece di concentrarsi sulla forza di una squadra che quest'anno (purtroppo) ha tutti gli strumenti per competere per tutti i titoli, scatta un vittimismo che rischia di fare danni (come io spero) soprattutto a se stessa, costruendo in primis un alibi gigantesco per giocatori, società e ambiente. Rassegnazione o "clandestinità" (portarsi via il pallone) è il bivio all’orizzonte, per non affrontare in faccia il vostro lato oscuro.

Il lato oscuro. Quello che vi accompagna ogni volta che vi innamorate di un immaginario manicheo e artificioso. La vostra coperta di Liunus che vi riscalda nelle paure e nelle sconfitte del viaggio.

Colpisce vedere gente che non si dà pace né spiegazioni, che vede in questa partita il segno della società “ingiusta e malata”, che trasforma la comprensibile incazzatura in un complotto in scala che presuppone l’esistenza di una forza oscura e superiore, ineffabile e totalizzante che muove i fili del destino. Davanti all'impero del male, l'impero del bene rischia di accontentarsi sempre di una sconfitta mascherata da vittoria morale.

(Per evitare equivoci: ogni storia collettiva nel calcio, come ogni tifoseria, ha la sua faccia oscura. Figuriamoci quella della mia parte, spesso una ferita aperta e dolorante. Non sto facendo la classifica dei tifosi, non me ne frega niente, ognuno ha i suoi buoni motivi per tifare una squadra e odiarne un'altra. Non mi interessa fare proselitismo).

Per una volta, una soltanto, non sentite la necessità di emanciparvi da questa sceneggiatura, da questa tara nefasta che ha segnato la storia recente e passata?

Generazioni intere cresciute con il mito di un gol inventato (è ormai storia la manipolazione della moviola sul “caso Turone”); le bandiere già stampate “Roma campione d’Europa” del 1984; il giro di campo del sindaco Signorello prima di Roma-Lecce del 1986; il falso storico di un trofeo a inviti (la coppa delle Fiere) trasformata d'ufficio nel corrispettivo della coppa Uefa; le tante finali perse in casa (Uefa, Coppa Italia, il 26 maggio) segnate sempre da quel piglio da sicuri vincitori della vigilia; i record dei record, spesso inutili o presunti, sfornati alla bisogna per ingrossare un marketing che non vede riposo.

Nel momento topico di uno scontro agonistico – la finale, la partita clou, l’evento storico - la sconfitta non è una possibilità che si dà nel vostro orizzonte, ma si presenta sempre con la faccia della beffa incredula, del tradimento ontologico della “natura” del romanista e della As Roma.

Soltanto lo scherzo del destino, l’imprevista giravolta della Dea bendata, la turbativa dolosa di qualche “potere forte” possono spiegare questi schiaffi alla Storia.

A Torino, le reazioni spropositate di alcuni giocatori in campo, la sviolinata di un Garcia ex uomo fair play (a mimare le provocazioni mitomani di Mourinho), i gestacci in tribuna sembrano il copione di una "pedagogia climatica" che produce sindrome di accerchiamento.

Una vocazione accentratrice e “autoritaria” (nel suo obiettivo fondativo, nel 1927, di schiacciare la pluralità sportiva cittadina: la as Roma doveva essere l’unica squadra della capitale e del regime) che nemmeno l’epica popolare autentica di Testaccio è riuscita a controbilanciare, tramandando di generazione in generazione l’autopercezione collettiva di una superiorità “genetica”, che passa per l’autoassegnazione del titolo supremo di epigoni della “romanità”, dei tifosi più tifosi del mondo, gli antagonisti unilaterali dello strapotere del nord (nonostante la bacheca un po’ sguarnita), gli integerrimi nel calcio malato, i resistenti alle lobby economiche.

In questo modo siete diventati oggetto del marketing diretto o indiretto di chi investe su questa “attitudine”: dalle video cassette del Corriere dello sport su Assuncao, Renato o Tomic alle breaking news sul cane di Totti che salva bambini a Sabaudia, passando per l’esaltazione lisergica di un Zeman ormai controfigura di se stesso (il detentore del record peggiore della storia dei derby, colui che diede il meglio sulla panchina biancoceleste!) fino all’iniziativa di Pallotta di trasformare il simbolo della As Roma 1927 in un sintetico, epigrafico e megalomane “ROMA” e basta.

Immaginate la stessa operazione a Madrid, Parigi o Londra. Immaginate le reazioni di media e tifosi.

Invece, basta scavare un po’ ed escono fuori i fatti di un mondo in cui sono pochi gli eroi senza macchia e paura: 30 anni di “Paparelli a Prima Porta” canticchiati con il sorrisetto sardonico di chi se lo può permettere; 20 anni di puncicate goliardiche finite di recente al centro di una pubblica ammenda in un comunicato della curva sud; da una parte il dito puntato (giustamente) sulle derive fasciste della Nord, dall’altra la sostanziale indifferenza o minimizzazione nei confronti della propria curva, che detiene il record della presenza indisturbata per diversi anni di uno striscione di un gruppo diretta emanazione di un partito politico neo-fascista; una società, e un dirigente in particolare, graziati in piena moggiopoli (quello si, potere vero, ma più striato e differenziale rispetto alle letture di comodo) nonostante prove certe e imbarazzanti; il ruolo oligarchico e pervasivo della Unicredit nel gestire un debito mostruoso, contro prassi, regole e regolamenti; l’investimento decisivo del marchio Sky nella Roma americana; la vicenda speculativa dello stadio di Tor di Valle, che va avanti tra i silenzi imbarazzati di tanti attivisti-tifosi o politici distratti.

L'impressione è che il vero ostacolo al vostro successo sia questa corazza identitaria immaginaria che impedisce di misurarvi con il mondo del calcio per quello che è: un posto allo stesso tempo di M***A e di passione, felicità e corruzione, merito e c**o, dove si vince e si perde certamente per tanti motivi: economici, sportivi e tecnici.

Dove non vige la sospensione del capitalismo, dove la Fiat conte e tanto, ma all’interno di una “classe di potere” plurale composta da filiere bancarie, commerciali, speculative e mediatiche. In cui anche la As Roma, come molte altre società, con il suo pedigree e questo presente, non può vantare alcuna speciale estraneità antisistema.

Dal mio punto di vista, spero che continuerete a sentirvi i tifosi più tifosi dell’universo. Sarebbe una garanzia per la mia parte (e per questa città ;-)).

Ma lo dico a te, amico mio giallorosso che domenica sera mi hai fatto preoccupare (tu che conosci la storia, non quei tifosi occasionali o d'acqua dolce che non sanno nemmeno di cosa parliamo): fattene una ragione, affila le tue armi da guerra (solo giocata) e torna a respirare tra i comuni mortali. Domenica hai perso perché loro hanno giocato meglio. Succede.

Voglio questo uomo Presidente del Consiglio!

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A me e' piaciuto molto questo post di un laziale "Sliver" su Lazionet:

Grandissimo Pikkio, lo zenit in queste ore surreali e ridicole.

Questa mattina su FB, preso da un rantolo di pena per un caro amico difettoso, gli ho scritto questa sorta di lettera aperta, rivolta a chi di loro usa ancora il cervello. Al momento l'80% delle loro risposte è pietoso.

17.gif

-------------

Ve lo dico in premessa: ve sto attacca’ un siluro senza fine. Siete avvertiti.

Il calcio, per molti di noi, è la cosa più importante tra quelle meno importanti. Ci accaloriamo come pazzi e perdiamo tanto di quel tempo appresso a ‘sto pallone per ragioni oscure anche all’antropologia, alla sociologia e alla psicologia sociale.

Anche stavolta, dopo i “fatti di Torino”, è partita la giostra volante dell'incudine e del martello. Giostra feroce, sarcastica, anche “violenta”, ma comunque parte del gioco e delle sue consuete cerimonie infantili.

Domenica sera, però, la testimonianza diretta di un vecchio amico romanista, stravolto da un dolore sordo, saturo, senza sbocco, ha ridotto di un po’ i decibel della mia personale soddisfazione (come succede nel permanente derby capitolino), facendo scattare alcuni pensieri seri.

I pensieri poi si sono trasformati in incredulità dopo aver letto l'interrogazione parlamentare bipartisan alla Consob “per turbativa di mercato” di alcuni noti deputati romani e il twitter rievocativo del vice-presidente della regione Lazio (“E’ dal gol di Turone che è questione di centimetri..”), e dopo aver ascoltato il commento anti-juventino in diretta, su Rai tre (Gazebo), di una importante firma dell'Espresso.

Attorno a questo pallone ammaccato, in fin dei conti, si rispecchia un “dibattito” utile per capire questo strano paese e questa strana città.

Succede che segni e sintomi della (spesso giustificata) polemica velenosa su arbitri, corruzione e “poteri forti” si trasformino in una lettura paradigmatica della e sulla società, della politica, dell’economia.

Succede che stimati amici, professionisti, giornalisti, attivisti, quelle stesse persone capaci di analisi sofisticate e intelligenti in ogni ambito umano, decidano di dismettere i raffinati strumenti, infilandosi in tunnel senza uscita.

A voi sono dedicate queste righe, senza perculeggiamenti o moralismi.

Partiamo dai dati che minano le basi della verità inattaccabile che da domenica sera circola come un nuovo mantra collettivo: partita gestita a senso unico, decisa da tre gol irregolari della Juve. Assumo e sintetizzo le “controinchieste” che girano da due giorni:

-Come avreste reagito se al posto di Marchisio fosse stato atterrato Totti, davanti al portiere, con un fallo da ultimo uomo? Marchisio forse eccede nella caduta, ma il fallo sembra netto e avrebbe portato alla conseguente espulsione del difensore.

-L'arbitro Rocchi, già protagonista di altre sciagure (il primo derby dello scorso anno, espulsione creativa di Dias), con la coscienza sporca, entra in confusione e concede un rigore inesistente alla Juve. Il gomito di Maicon colpisce la palla fuori dall'area.

-Il rigore per la Roma nasce da un fallo per niente chiaro di Chiellini su Nainggolan. Poi, prima della battuta del calcio di punizione, Totti e Lichsteiner si trattengono a vicenda, ma viene punita (giustamente, dico io) la stupidità del terzino che continua a strattonare senza guardare la palla.

-Il rigore su Pogba è regolare, il giocatore viene colpito sulla linea dell'area (stessa cosa avvenne a Gervinho a Inter-Roma dello scorso anno). L'ulteriore recupero è giustificato dall'infortunio di Caceres che si ferma pochi secondi prima, offrendo a Gervinho la possibilità di segnare il 3 a 1. L'ivoriano fa bene a continuare in assenza del fischio dell'arbitro, ma a parti invertite, non vi sareste incazzati se un giocatore bianconero avesse proseguito l'azione nonostante la richiesta di interrompere il gioco?

-Il gol di Bonucci, alla luce del regolamento, è regolare: è un giocatore della Roma che impalla parzialmente il portiere, che comunque vede partire il tiro, e Vidal è ad almeno 3 metri dall'estremo difensore.

-Morata viene espulso nonostante subisca la reazione aggressiva di un difensore giallorosso.

Partita vera, bella, dura, caotica, arbitrata male, dove però non emergono i segni inequivocabili del piano a tavolino, diventato ormai un affare di stato. In tutto questo, ovviamente, sparisce l'analisi della partita giocata, la presa d'atto che (purtroppo per voi) quei maledetti gobbi sono ancora fortissimi.

Invece di concentrarsi sulla forza di una squadra che quest'anno (purtroppo) ha tutti gli strumenti per competere per tutti i titoli, scatta un vittimismo che rischia di fare danni (come io spero) soprattutto a se stessa, costruendo in primis un alibi gigantesco per giocatori, società e ambiente. Rassegnazione o "clandestinità" (portarsi via il pallone) è il bivio all’orizzonte, per non affrontare in faccia il vostro lato oscuro.

Il lato oscuro. Quello che vi accompagna ogni volta che vi innamorate di un immaginario manicheo e artificioso. La vostra coperta di Liunus che vi riscalda nelle paure e nelle sconfitte del viaggio.

Colpisce vedere gente che non si dà pace né spiegazioni, che vede in questa partita il segno della società “ingiusta e malata”, che trasforma la comprensibile incazzatura in un complotto in scala che presuppone l’esistenza di una forza oscura e superiore, ineffabile e totalizzante che muove i fili del destino. Davanti all'impero del male, l'impero del bene rischia di accontentarsi sempre di una sconfitta mascherata da vittoria morale.

(Per evitare equivoci: ogni storia collettiva nel calcio, come ogni tifoseria, ha la sua faccia oscura. Figuriamoci quella della mia parte, spesso una ferita aperta e dolorante. Non sto facendo la classifica dei tifosi, non me ne frega niente, ognuno ha i suoi buoni motivi per tifare una squadra e odiarne un'altra. Non mi interessa fare proselitismo).

Per una volta, una soltanto, non sentite la necessità di emanciparvi da questa sceneggiatura, da questa tara nefasta che ha segnato la storia recente e passata?

Generazioni intere cresciute con il mito di un gol inventato (è ormai storia la manipolazione della moviola sul “caso Turone”); le bandiere già stampate “Roma campione d’Europa” del 1984; il giro di campo del sindaco Signorello prima di Roma-Lecce del 1986; il falso storico di un trofeo a inviti (la coppa delle Fiere) trasformata d'ufficio nel corrispettivo della coppa Uefa; le tante finali perse in casa (Uefa, Coppa Italia, il 26 maggio) segnate sempre da quel piglio da sicuri vincitori della vigilia; i record dei record, spesso inutili o presunti, sfornati alla bisogna per ingrossare un marketing che non vede riposo.

Nel momento topico di uno scontro agonistico – la finale, la partita clou, l’evento storico - la sconfitta non è una possibilità che si dà nel vostro orizzonte, ma si presenta sempre con la faccia della beffa incredula, del tradimento ontologico della “natura” del romanista e della As Roma.

Soltanto lo scherzo del destino, l’imprevista giravolta della Dea bendata, la turbativa dolosa di qualche “potere forte” possono spiegare questi schiaffi alla Storia.

A Torino, le reazioni spropositate di alcuni giocatori in campo, la sviolinata di un Garcia ex uomo fair play (a mimare le provocazioni mitomani di Mourinho), i gestacci in tribuna sembrano il copione di una "pedagogia climatica" che produce sindrome di accerchiamento.

Una vocazione accentratrice e “autoritaria” (nel suo obiettivo fondativo, nel 1927, di schiacciare la pluralità sportiva cittadina: la as Roma doveva essere l’unica squadra della capitale e del regime) che nemmeno l’epica popolare autentica di Testaccio è riuscita a controbilanciare, tramandando di generazione in generazione l’autopercezione collettiva di una superiorità “genetica”, che passa per l’autoassegnazione del titolo supremo di epigoni della “romanità”, dei tifosi più tifosi del mondo, gli antagonisti unilaterali dello strapotere del nord (nonostante la bacheca un po’ sguarnita), gli integerrimi nel calcio malato, i resistenti alle lobby economiche.

In questo modo siete diventati oggetto del marketing diretto o indiretto di chi investe su questa “attitudine”: dalle video cassette del Corriere dello sport su Assuncao, Renato o Tomic alle breaking news sul cane di Totti che salva bambini a Sabaudia, passando per l’esaltazione lisergica di un Zeman ormai controfigura di se stesso (il detentore del record peggiore della storia dei derby, colui che diede il meglio sulla panchina biancoceleste!) fino all’iniziativa di Pallotta di trasformare il simbolo della As Roma 1927 in un sintetico, epigrafico e megalomane “ROMA” e basta.

Immaginate la stessa operazione a Madrid, Parigi o Londra. Immaginate le reazioni di media e tifosi.

Invece, basta scavare un po’ ed escono fuori i fatti di un mondo in cui sono pochi gli eroi senza macchia e paura: 30 anni di “Paparelli a Prima Porta” canticchiati con il sorrisetto sardonico di chi se lo può permettere; 20 anni di puncicate goliardiche finite di recente al centro di una pubblica ammenda in un comunicato della curva sud; da una parte il dito puntato (giustamente) sulle derive fasciste della Nord, dall’altra la sostanziale indifferenza o minimizzazione nei confronti della propria curva, che detiene il record della presenza indisturbata per diversi anni di uno striscione di un gruppo diretta emanazione di un partito politico neo-fascista; una società, e un dirigente in particolare, graziati in piena moggiopoli (quello si, potere vero, ma più striato e differenziale rispetto alle letture di comodo) nonostante prove certe e imbarazzanti; il ruolo oligarchico e pervasivo della Unicredit nel gestire un debito mostruoso, contro prassi, regole e regolamenti; l’investimento decisivo del marchio Sky nella Roma americana; la vicenda speculativa dello stadio di Tor di Valle, che va avanti tra i silenzi imbarazzati di tanti attivisti-tifosi o politici distratti.

L'impressione è che il vero ostacolo al vostro successo sia questa corazza identitaria immaginaria che impedisce di misurarvi con il mondo del calcio per quello che è: un posto allo stesso tempo di M***A e di passione, felicità e corruzione, merito e c**o, dove si vince e si perde certamente per tanti motivi: economici, sportivi e tecnici.

Dove non vige la sospensione del capitalismo, dove la Fiat conte e tanto, ma all’interno di una “classe di potere” plurale composta da filiere bancarie, commerciali, speculative e mediatiche. In cui anche la As Roma, come molte altre società, con il suo pedigree e questo presente, non può vantare alcuna speciale estraneità antisistema.

Dal mio punto di vista, spero che continuerete a sentirvi i tifosi più tifosi dell’universo. Sarebbe una garanzia per la mia parte (e per questa città ;-)).

Ma lo dico a te, amico mio giallorosso che domenica sera mi hai fatto preoccupare (tu che conosci la storia, non quei tifosi occasionali o d'acqua dolce che non sanno nemmeno di cosa parliamo): fattene una ragione, affila le tue armi da guerra (solo giocata) e torna a respirare tra i comuni mortali. Domenica hai perso perché loro hanno giocato meglio. Succede.

Io PRETENDO di conoscere questa persona.

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