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Socrates

Carlos Tevez

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Joined: 04-Apr-2006
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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    CARLOS TEVEZ       

 

Hernan Crespo backs Carlos Tevez to impress at Juventus - Sports Mole

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Carlos_Tévez

 

 

Nazione: Argentina Argentina
Luogo di nascita: Ciudadela
Data di nascita: 05.02.1984
Ruolo: Attaccante
Altezza: 173 cm
Peso: 75 kg
Nazionale Argentino
Soprannome: El Apache

 

 

Alla Juventus dal 2013 al 2015

Esordio: 18.08.2013 - Supercoppa Italiana - Lazio-Juventus 0-4

Ultima partita: 06.06.2015 - Champions League - Juventus-Barcellona 1-3

 

96 presenze - 50 reti

 

2 scudetti

1 coppa Italia

1 supercoppa italiana

 

Campione Olimpico 2004 con la nazionale argentina

 

 

 

Carlos Alberto Martínez Tévez (Ciudadela, 5 febbraio 1984) è un allenatore di calcio ed ex calciatore argentino, di ruolo attaccante.

 

In carriera si è aggiudicato quattro campionati argentini, una Coppa d'Argentina, una Supercoppa argentina, una Coppa di Lega, una Coppa Libertadores, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Sudamericana con i Boca Juniors, un campionato brasiliano con il Corinthians, due campionati inglesi, una Coppa di Lega inglese, un Community Shield, una UEFA Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA con il Manchester United, un campionato, una FA Cup e un Community Shield con il Manchester City, due campionati italiani, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana con la Juventus.

 

Con la nazionale argentina ha disputato due Mondiali (2006 e 2010), quattro Coppe America (2004, 2007,2011 e 2015) e una Confederations Cup (2005). Inoltre ha vinto un'Olimpiade con la selezione olimpica (2004).

A livello individuale, tra gli altri riconoscimenti, è stato eletto per due volte calciatore argentino dell'anno (2003 e 2004) e per tre volte calciatore sudamericano dell'anno (2003, 2004 e 2005).

 

Carlos Tévez
Carlos Tevez with Argentina at the Boleyn Ground in November 2014.jpg
Tévez in nazionale nel 2014
     
Nazionalità Argentina Argentina
Altezza 173 cm
Peso 75 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
   
Termine carriera 4 giugno 2022 - giocatore
Carriera
Giovanili
1992-1996   All Boys
1997-2001   Boca Juniors
Squadre di club
2001-2004   Boca Juniors 75 (26)
2005-2006   Corinthians 38 (25)
2006-2007   West Ham Utd 26 (7)
2007-2009   Manchester Utd 63 (19)
2009-2013   Manchester City 113 (58)
2013-2015   Juventus 96 (50)
2015-2017   Boca Juniors 34 (14)
2017-2018   Shanghai Shenhua 16 (4)
2018-2021   Boca Juniors 48 (17)
Nazionale
1999 Argentina Argentina U-15 2 (1)
2001 Argentina Argentina U-17 12 (3)
2003 Argentina Argentina U-20 9 (0)
2004 Argentina Argentina U-23 7 (1)
2004 Argentina Argentina olimpica 6 (8)
2004-2015 Argentina Argentina 76 (13)
Carriera da allenatore
2022-

  Rosario Central

2023-2024

  Independiente
Palmarès
 
Olympic flag.svg Giochi olimpici
Oro Atene 2004
Transparent.png Confederations Cup
Argento Germania 2005
Transparent.png Copa América
Argento Perù 2004
Argento Venezuela 2007
Argento Cile 2015
Transparent.png Campionato sudamericano Under-20
Oro Uruguay 2003
Transparent.png Campionato sudamericano Under-17
Argento Perù 2001

 

Biografia

Quando la madre era al settimo mese di gravidanza il padre biologico, Carlos, viene ucciso a colpi di arma da fuoco e, non potendolo mai conoscere, il neonato venne battezzato appunto con il nome del genitore scomparso. Nato come "Carlos Martinez", viene abbandonato dalla madre biologica, Fabiana Martínez, a soli tre mesi.

 

A dieci mesi è vittima di un grave incidente domestico: gli cade sul viso l'acqua bollente di un bollitore; viene portato in ospedale avvolto da una coperta di nylon che, scioltasi, aggrava ancora più le ustioni di primo e secondo grado. Rimane in terapia intensiva per due mesi, portando da allora i segni dell'incidente su viso, collo e petto. Quando si riprese Carlos venne affidato agli zii materni, Adriana Martínez e Segundo Tévez. Insieme vivevano al primo piano della Torre 1 del quartiere Ejército de los Andes, a pochi metri dal temuto Nudo 14: proprio perché il barrio dov'è cresciuto veniva anche detto Fuerte Apache (dal film con Paul Newman Fort Apache, The Bronx), fin da bambino Carlos è soprannominato l'Apache.

 

Ha iniziato a giocare a pallone al Club Santa Clara. A quindici anni venne ufficialmente adottato da Segundo Tévez, prendendone il cognome, per ottenere un nuovo cartellino e passare al Boca Juniors.

 

Durante gli anni a Manchester, Tévez viene informato che Juan Alberto, l'unico fratello biologico con il quale aveva mantenuto i contatti, e suo cognato Carlos Avalos erano stati arrestati per l'assalto a un furgone blindato; da quel momento deciderà di troncare ogni rapporto con il fratello. I legami con la famiglia adottiva, invece, si sono mantenuti molto buoni. Il 29 luglio 2014 proprio il padre adottivo Segundo viene brevemente sequestrato a El Palomar, nel dipartimento di Morón, in Argentina, venendo liberato dopo poche ore.

 

Nel 2019 Netflix realizza una serie televisiva a lui dedicata, Apache: La vita di Carlos Tevez.

Controversie

Nel marzo 2013 viene arrestato e rilasciato su cauzione per guida senza patente, al momento sospesa; il tribunale lo condanna a 1.400 euro di multa e 250 ore di servizi sociali. Il 7 maggio 2015, nel tunnel del Monte Bianco, la polizia stradale gli ritira la patente per eccesso di velocità.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Attaccante potente e abile nel dribbling, era in grado di agire indifferentemente come prima, seconda punta o trequartista. Grazie alla sua aggressività agonistica e all'ottima tenuta fisica risultava un elemento utile anche in fase di non possesso, pressando i portatori di palla avversari e spaziando lungo l'intero fronte offensivo. Giocatore dal grande fiuto del gol, era capace di calciare con molta forza, caratteristica che lo portava, in alcuni casi, a optare per soluzioni balistiche dalla lunga distanza, nonché dotato di una buona tecnica di base che, talvolta, gli permetteva di cercare il gol anche da calcio piazzato.

Carriera

Giocatore

Club

All Boys, Boca Juniors e Corinthians
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Un giovane Tévez in azione con gli Xeneizes nel 2004

 

Nell'estate 1989, all'età di cinque anni, viene notato da un osservatore dell'All Boys venuto a Fuerte Apache alla ricerca di nuovi talenti. Dopo avere iniziato la carriera agonistica con i Los Albos all'età di tredici anni viene aggregato alle giovanili del Boca Juniors, esordendo in prima squadra il 21 ottobre 2001 contro il Talleres C.

 

Con gli Xeneizes vince nel 2003 il Campionato argentino di Apertura, la Coppa Libertadores, la Coppa Intercontinentale e la Copa Sudamericana nel 2004, venendo inoltre premiato con il Balón de Oro sopravanzando il detentore dell'edizione precedente, José Cardoso. Nel 2004 riceve la medaglia d'oro ai giochi di Atene, di cui è il capocannoniere del torneo, con la nazionale olimpica: questo risultato gli permette di vincere per la seconda volta consecutiva il titolo di miglior calciatore sudamericano dell'anno, questa volta superando il carioca Robinho.

 

Nel dicembre 2004 viene acquistato dai brasiliani del  Corinthians per una cifra intorno ai $ 20 milioni. Nonostante lo scetticismo iniziale dei tifosi del Timão, Tévez indossa per alcune partite la fascia da capitano. L'Apache, grazie anche alla vittoria del Campeonato Brasileiro nel 2005, vince il suo terzo Balón de Oro davanti al difensore uruguaiano Diego Lugano. 

West Ham Utd
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Tévez agli Hammers nel 2007

 

Il 31 agosto 2006 Tévez sbarca in Europa firmando con il West Ham Utd, arrivando a Londra assieme al connazionale Javier Mascherano. Il trasferimento dei due calciatori è fonte di polemiche, e nell'aprile 2007 la federcalcio inglese decide di multare il club londinese per cinque milioni e mezzo di sterline a causa di alcune clausole illecite contenute nel contratto, che davano alla società detentrice di parte del cartellino del calciatore la possibilità di intervenire direttamente nel rapporto tra egli e la società.

 

L'allenatore Alan Pardew lo schiera spesso come ala sinistra, e le sue prestazioni portano nell'ottobre 2006 il commissario tecnico della nazionale argentina Alfio Basile a consigliare a lui e a Mascherano di lasciare gli Hammers. A metà del successivo dicembre il nuovo proprietario del West Ham decide di esonerare Pardew e affidare la guida tecnica della squadra a Alan Curbishley, il quale inizialmente fa partire Tévez dalla panchina, salvo poi utilizzarlo come seconda punta.

 

Alcuni piccoli infortuni gli impediscono di giocare con continuità, ma il 4 marzo 2007, nel derby contro il Tottenham, Tévez segna il suo primo gol con la maglia dei londinesi. La squadra termina il campionato al 15º posto, raggiungendo la salvezza.

Manchester Utd
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Tévez ai Red Devils nel 2008, con indosso la speciale divisa dedicata ai Busby Babes nel cinquantenario del disastro aereo di Monaco di Baviera

 

Il 10 agosto 2007 Tévez viene acquistato dal Manchester Utd per 12,7 milioni di euro. Con i Red Devils esordisce il 15 agosto contro il Porthsmouth, mentre il 23 settembre segna al Chelsea (2-0 all'Old Trafford) il suo primo gol con la nuova maglia. Nella prima stagione a Manchester l'Apache vince la Premier League e la Champions League grazie al successo ottenuto ai calci di rigore contro i Blues. Nel corso della massima competizione europea il calciatore argentino mette a segno quattro gol; a queste vanno aggiunti i 14 gol in 34 presenze nel suo primo anno di Premier League, nel corso del quale non sempre parte da titolare.

 

Nella stagione 2008-2009 vince nuovamente il titolo nazionale con due giornate di anticipo, collezionando 29 partite e cinque reti. Il 5 dicembre 2008 realizza inoltre la sua prima tripletta nel quinto turno della Coppa di Lega vinta per 5-3 contro il Blackburn. Pochi giorni dopo conquista anche il Mondiale per club, nella cui finale parte da titolare. Entra invece in campo nel secondo tempo nella finale di Champions League persa per 2-0 a Roma contro gli spagnoli del Barcellona.

Manchester City

Il 20 giugno 2009 il Manchester Utd ufficializza l'addio di Tévez: il 13 luglio seguente il giocatore approda quindi ai concittadini del Manchester City, per una cifra vicina ai 29 milioni di euro. Con la maglia dei Citizens sigla la sua prima rete stagionale il 27 agosto contro il Crystal Palace, nel secondo turno della Coppa di Lega. La prima rete in campionato arriva il 28 settembre 2009 nella sfida vinta per 3-1 contro i suoi ex compagni del West Ham.

 

L'11 gennaio 2010 segna una tripletta contro il Blackburn e il 19 gennaio una doppietta contro un'altra sua ex formazione, il Manchester Utd, che regala al City il successo per 2-1 nel derby mancuniano valido per l'andata di Carling Cup; si tratta di due reti – la prima su rigore, la seconda di testa sotto misura – festeggiate nello stesso modo: con le mani dietro alle orecchie e le dita a mo' di paperella per zittire quanti alla vigilia avevano parlato male di lui, tra cui l'ex compagno di squadra e capitano dei Red Devils Gary Neville (il quale durante l'esultanza dell'argentino rivolge a lui il dito medio alzato). Nonostante questa vittoria il Manchester City perde poi la gara di ritorno per 1-3 venendo eliminato dalla competizione. Dopo un periodo di assenza, il 27 febbraio torna a segnare una doppietta contro il Chelsea. Termina la stagione realizzando 29 reti, di cui 23 in campionato.

 

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Tévez, palla al piede, con i Citizens (2009)

 

Nella stagione seguente il tecnico Roberto Mancini gli affida la fascia da capitano della squadra. Il 23 agosto 2010 segna le sue prime due reti stagionali in campionato, nella vittoria 3-0 contro il Liverpool. L'11 aprile 2011, nella partita di ritorno contro i Reds (questa volta persa per 0-3) si infortuna alla coscia ed è costretto a un periodo di riposo. Il 14 maggio torna a disposizione per la finale di FA Cup, vinta dal City per 1-0 contro lo Stoke City. In totale, nella sua seconda stagione con gli Sky Blues, mette a segno 23 centri di cui 20 in campionato, grazie ai quali si laurea capocannoniere assieme al bulgaro Dimităr Berbatov.

 

Il 27 settembre 2011, agli inizi della stagione successiva, Mancini lo invita a entrare in campo nel secondo tempo della partita di Champions League in casa del Bayern Monaco, sul risultato di 2-0 per i tedeschi, ma Tévez rifiuta di uscire dalla panchina; al fischio finale il tecnico dichiara che, sotto la sua guida, il calciatore argentino non scenderà più in campo. Dopo circa sei mesi Tévez ricuce il rapporto con l'allenatore italiano e il 21 marzo 2012 torna a giocare nella partita di campionato contro il Chelsea, riuscendo poi a realizzare una tripletta contro il Norwich City nella gara del 14 aprile vinta 6-1. Un mese dopo, il 13 maggio, grazie alla vittoria per 3-2 sul QPR vince il suo terzo titolo da campione d'Inghilterra, il primo per il Manchester City da quarantatré anni a quella parte.

 

La stagione seguente inizia con la vittoria, il 12 agosto 2012, della Community Shield, grazie al 3-2 inflitto al Chelsea, cui contribuisce con una rete. Il 17 novembre realizza poi una doppietta nella vittoria per 5-0 sull'Aston Villa, mentre il successivo 9 marzo 2013 mette a referto una tripletta nella gara di FA Cup vinta, con lo stesso risultato, contro il Barnsley. Il City arriva poi sino in finale della competizione, dove viene battuto per 0-1 dal Wigan. La squadra termina il suo campionato al secondo posto; Tevez disputa 47 gare in totale, mettendo a segno 17 gol, di cui 11 in campionato.

Juventus
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Tévez nel 2013 con i Bianconeri, nel corso della sfida di Champions League in casa del Real Madrid

 

Il 26 giugno 2013 Tévez si trasferisce alla Juventus, che lo acquista per nove milioni di euro (più sei di bonus). Preceduto al suo arrivo in Italia dalla nomèa di bad boy affibbiatagli dalla stampa durante gli anni a Manchester, al contrario nel biennio trascorso a Torino l'attaccante emerge tra i leader della squadra bianconera, disputando due delle migliori stagioni della sua carriera agonistica.

 

Il 18 agosto seguente fa il suo esordio con la nuova maglia nella finale di Supercoppa italiana contro la Lazio, segnando la rete del definitivo 4-0 e conquistando così il primo trofeo con i Bianconeri. Il 24 dello stesso mese, all'esordio in Serie A, segna il suo primo gol in questa competizione, realizzando il decisivo 1-0 sul campo della Sampdoria. Assurto ben presto a trascinatore della squadra, il successivo 15 dicembre segna la sua prima tripletta con la casacca juventina, nella sfida contro il Sassuolo conclusasi 4-0. Prosegue nel suo efficace ruolino sottorete anche nella seconda parte di stagione: in particolare il 23 febbraio 2014 è suo il gol che decide il derby di Torino (1-0), mentre il 2 marzo a San Siro realizza il definitivo 2-0 nella classica contro il Milan. Il 24 aprile successivo, in occasione dell'andata della semifinale di Europa League contro i lusitani del Benfica e persa 1-2 dai piemontesi, realizza il momentaneo gol del pareggio, tornando a segnare in campo europeo dopo più di cinque anni. Tévez chiude il suo primo anno in bianconero con 19 reti in campionato e una a testa in Supercoppa italiana ed Europa League, conquistando al termine della stagione il suo primo titolo italiano e risultando l'uomo-simbolo del terzo titolo consecutivo della Juventus di Antonio Conte.

 

Con l'arrivo di Massimiliano Allegri in panchina, nella stagione 2014-2015 l'argentino, con 8 gol in 7 partite, è protagonista di un ottimo avvio sul fronte realizzativo, il migliore della carriera: si segnalano le doppiette agli svedesi del Malmö FF, il 16 settembre, con cui interrompe un digiuno personale in Champions League che durava da oltre un lustro; all'Atalanta nel successo esterno 3-0 in campionato, il 27 dello stesso mese; infine alla Roma, stavolta dal dischetto, decisiva per vincere 3-2 il big match di Torino del 5 ottobre.

 

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Tévez in azione alla Juventus nel 2014, inseguito da Inler del Napoli nel corso della Supercoppa di Lega

 

Culmine di questo positivo momento è la goleada casalinga al Parma del successivo 9 novembre (7-0), quando il numero dieci bianconero realizza il parziale 4-0 con un'azione personale iniziata dalla trequarti e proseguita saltando tre avversari, prima di spiazzare l'estremo difensore parmense e appoggiare la palla in rete: un gol rimasto tra i più belli nella storia del calcio italiano e che a fine anno ottiene la candidatura al Puskás Award. Il 26 dello stesso mese, inoltre, torna a segnare in trasferta in Champions League a sei anni di distanza, firmando la rete del definitivo 2-0 sul campo di Malmö. L'attaccante chiude l'anno solare con un'altra doppietta al Napoli, nella finale di Supercoppa italiana giocata il 22 dicembre a Doha, che però stavolta non permette alla Vecchia Signora di aggiudicarsi il trofeo, venendo sconfitta ai rigori dopo che i tempi regolamentari e supplementari si erano conclusi sul 2-2.

 

Il 24 febbraio 2015, nella sfida di andata degli ottavi di Champions League contro i tedeschi del Borussia Dortmund, apre le marcature nel match conclusosi 2-1 in favore dei torinesi; si ripete anche nella partita di ritorno, disputatasi a Dortmund il 18 marzo, dove mette a segno una doppietta nel 3-0 finale. Il 5 maggio, durante la semifinale di andata della medesima competizione, si guadagna e poi trasforma il rigore che vale il successo 2-1 sugli spagnoli del Real Madrid: è il suo settimo gol stagionale in Champions League — record personale nella manifestazione oltreché nelle coppe continentali, sia europee sia sudamericane — nonché il cinquantesimo e ultimo dell'argentino in maglia bianconera. Lascia infatti la Juventus al termine dell'annata, dopo avere messo in bacheca il double composto dallo scudetto, il secondo consecutivo per Tévez, cui contribuisce con 20 marcature, e dalla Coppa Italia, giocando inoltre la sua terza finale di Champions League, persa 1-3 contro il Barcellona.

I ritorni al Boca Juniors, la parentesi allo Shanghai Shenhua
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Tévez al Boca Juniors nel 2016

 

Dopo quasi un decennio trascorso in Europa, e sempre più desideroso di fare ritorno in Argentina per la parte conclusiva della sua carriera, nell'estate 2015 la Juventus viene incontro alle richieste di Tévez cedendolo, per 6,5 milioni di euro (consistenti in opzioni su giovani del vivaio), al Boca Juniors. L'Apache riveste così, dopo undici anni, la maglia della sua squadra del cuore, venendo presentato ufficialmente dagli Xeneizes il 13 luglio seguente e facendo il suo secondo esordio in gialloblù cinque giorni dopo, nella vittoria per 2-1 contro il Quilmes in Primera División. Torna a segnare con la maglia azul y oro il 29 dello stesso mese, nei sedicesimi di finale di Copa Argentina contro il Banfield, realizzando su punizione il gol del 3-0. Si ripete il 2 agosto, nella sconfitta del Boca per 3-4 contro l'Unión, siglando la sua prima rete nel campionato argentino dopo l'avventura europea. Con 5 reti in 10 presenze, contribuisce a riportare il Boca dopo tre anni alla vittoria della Primera División, aritmeticamente giunta il 2 novembre 2015 con l'1-0 al Tigre; tre giorni dopo arriva il doblete grazie alla Copa Argentina, vinta dagli Xeneizes battendo in finale 2-0 il Rosario Central.

 

Nonostante le precedenti affermazioni di Tévez circa il volere chiudere la carriera con la maglia del Boca Juniors, il 29 dicembre 2016 accetta la ricca offerta dello Shanghai Shenhua, approdando in Cina dove con un ingaggio di 40 milioni di euro l'anno diventa, al momento del tesseramento, il calciatore più pagato al mondo.

 

L'esperienza in Oriente si rivela tuttavia avara di soddisfazioni per l'attaccante, tant'è che, dopo un solo anno a Shanghai, il 5 gennaio 2018 si svincola per fare ritorno per la terza volta in carriera al Boca Juniors, con cui nella seconda parte di stagione partecipa alla vittoria della Primera División e al cammino in Coppa Libertadores, tuttavia conclusosi con la scottante sconfitta in finale contro gli storici rivali del River Plate. Dopo un'annata interlocutoria sul piano personale, chiusa dal Boca al terzo posto in campionato e in semifinale di Coppa Libertadores, l'attaccante si riscatta nella stagione 2019-2020 contribuendo attivamente alla vittoria del suo quarto campionato argentino: l'8 marzo 2020, alla Bombonera contro il Gimnasia (LP), realizza il gol del decisivo 1-0 che consegna il titolo ai gialloblù.

 

Il 4 giugno 2021 annuncia l'addio al Boca Juniors — dopo 279 partite, 95 gol e 10 trofei in bacheca — per stare vicino alla madre dopo la recente scomparsa del padre adottivo; proprio tale evento lo spinge, nei mesi seguenti, a maturare il definitivo ritiro dal calcio giocato, ufficializzato esattamente un anno dopo.

Nazionale

Con la nazionale olimpica argentina allenata da Marcelo Bielsa Tévez ha conquistato l'oro ai Giochi di Atene 2004. Nella rassegna greca si è anche affermato come capocannoniere del torneo con 8 reti, tra cui quella decisiva nella finale contro il Paraguay, in 6 partite.

 

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Tévez in azione con l'Albiceleste ai Mondiali del 2010

 

Due anni dopo è stato convocato in nazionale maggiore dal CT José Pekerman per il campionato del mondo 2006 in Germania. Non impiegato nella prima partita, conclusasi con la vittoria per 2-1 contro la Costa d'Avorio, è sceso in campo come sostituto nella seconda, vinta per 6-0 contro la Serbia, segnando un gol e fornendo un assist. L'Argentina, poi, viene eliminata ai quarti di finale della competizione dopo la sconfitta ai tiri di rigore contro la Germania.

 

Ha partecipato, inoltre, alle edizioni 2004 e 2007 della Copa América, intervallate dalla Confederations Cup 2005.

 

Con la nomina di Diego Armando Maradona a commissario tecnico della Selección viene convocato anche per il campionato del mondo 2010 in Sudafrica. In questa competizione Tévez realizza due gol, entrambi negli ottavi di finale contro il Messico.

 

All'addio di Maradona sulla panchina della nazionale argentina si siede Sergio Daniel Batista, il quale nel maggio 2011 dichiara che non convocherà Tévez per la Copa América 2011. A seguito di un chiarimento fra i due, comunque, il 1º giugno seguente viene inserito nella lista dei convocati alla manifestazione, dove ai quarti fallisce il suo tiro di rigore contro l'Uruguay, errore che costa all'Argentina l'eliminazione.

 

Dopo la nomina del nuovo CT, Alejandro Sabella, Tévez non viene più convocato nella Selección per il successivo triennio, perdendo la possibilità di partecipare al campionato del mondo 2014 in Brasile.

 

Ritrova la maglia nazionale il 12 novembre 2014, quando, convocato dal nuovo commissario tecnico Gerardo Martino, subentra al posto di Sergio Agüero, nell'amichevole vinta per 2-1 ai danni della Croazia. Il 28 maggio 2015 viene inserito dal CT Martino nella lista dei 23 convocati in vista della successiva Copa América in Cile. In quest'edizione della competizione totalizza quattro presenze e, nell'ultima sua partita contro la Colombia, decisa ai tiri di rigore, segna il decisivo penalty che porta in semifinale l'Albiceleste.

Allenatore

Il 21 giugno 2022 debutta come allenatore con l'ingaggio da parte del Rosario Central, nella Primera División argentina; si dimette il 3 novembre seguente, dopo avere terminato il campionato al 20º posto.

 

Il 22 agosto 2023 torna in panchina, sempre nella massima divisione nazionale, accordandosi con l'Independiente. Il 19 maggio 2024 annuncia le dimissioni dall'incarico, subito dopo aver concluso la partita contro la Platense.

 

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

Nazionale

Individuale

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    CARLOS TEVEZ       

 

Carlos-Tevez.jpg

 

 

 

«La Juventus è un grandissimo club, che mi ha ridato la vita e le speranze che avevo perso da tempo, sia da calciatore che da uomo. Questa sarà sempre la mia casa. Ho vissuto questi anni da re grazie e voi e alla Società, siete una grande famiglia e vi terrò stretti nel mio cuore. Anche senza di me continuerete a vincere trofei su trofei, è lo spirito bianconero vincere! Al di là del mio futuro che sembra oramai segnato, volevo dirvi queste parole. Tiferò la Juve per tutta la vita!».
Sono le 21:05 del 24 giugno 2015 e con questo messaggio via Twitter, Carlitos Tévez saluta Torino e la Juventus per tornare a casa, nel “suo” Boca Juniors.
Se ne va dopo due stagioni, due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una finale di Champions League. Quarantanove reti in novantacinque partite, decine di assist e tante giocate di livello sopraffino. E pensare che al suo arrivo era bollato come uno spacca spogliatoio, un giocatore rissoso, uno che avrebbe distrutto quel meccanismo perfetto che era la Juve di Antonio Conte. Addirittura lo additarono di essere in sovrappeso e di non fare vita da atleta. Per non parlare della scelta della maglia numero dieci, quella lasciata in eredità da Ale Del Piero. Gli stessi tifosi juventini si indignano, non ritenendolo degno di vestire una maglia così prestigiosa.
L’Apache risponde nell’unico modo che conosce, trascinando i compagni e conquistando presto i tifosi con prestazioni sempre al massimo, non risparmiandosi mai con la rabbia, la determinazione e il coraggio che acquisisce chi cresce nel “barrio” Ejército de los Andes (detto anche Fuerte Apache) di Buenos Aires, chi viene abbandonato dalla madre a soli tre mesi, chi sopravvive alle ustioni provocate dall’acqua bollente che gli cade sul viso ad appena dieci mesi.
«Ho passato un’infanzia difficile, vissuta in un paese in cui droga e omicidi erano all’ordine del giorno. Vivere in quel modo ti fa crescere in fretta e, per fortuna, io sono stato in grado di prendere un’altra strada. Ho sempre voluto dimostrare alle persone che a Fuerte Apache e nella Ciudad Oculta non tutti sono cattivi, così come nelle altre città argentine. Io ne sono uscito e con me molti altri ragazzi. Anche se ci sono tanti che non ce l’hanno fatta. Dario Coronel, lo chiamavano El Cabanha, che ha avuto una brutta storia. Era il mio migliore amico, eravamo sempre assieme, giocavamo a calcio tutto il tempo e poi verso i tredici-quattordici anni lui ha scelto un’altra vita, mentre io ho continuato a giocare a calcio. Sì, era uno dei più forti tra noi ragazzi che giocavamo nel “barrio”. Lui ha deciso così, o forse è stato il destino che lo ha spinto a rubare e a drogarsi, mentre io ho seguito il calcio, perché il mio sogno era quello di giocare a football e diventare quello che sono oggi. Credo che la famiglia sia fondamentale. Mio padre e mia madre credo che per me lo siano stati per l’educazione che mi hanno dato. La mia cicatrice? Potrei fare qualsiasi cosa, mettermi la faccia di chi voglio. Però voglio far capire che l’essere umano è bello per quello che ha dentro e non per quello che è fuori. Non mi interessa l’apparenza, l’importante sono i sentimenti, quello che ho nel cuore. Solo questo è importante, non mi interessa la parte esteriore».
Il Tévez ammirato a Torino è un giocatore sublime, capace di correre per tutto il campo come un mediano qualsiasi, di sfornare assist ai compagni come un trequartista dai piedi fatati e di inquadrare la porta come il più efficace dei bomber. Ventuno volte perfora il portiere avversario nella prima stagione, a cominciare dalla prima partita ufficiale della Juventus, allorché conquista la Supercoppa Italiana, battendo la Lazio per 4-0. Alcune reti sono perle di rara bellezza, come il goal che suggella la vittoria a San Siro contro il Milan, dopo il vantaggio di Llorente. E proprio con il Navarro, Carlitos forma una coppia così tanto perfetta che qualcuno la paragona a Bettega e Anastasi, due che hanno fatto la storia della Juve! Lo spagnolo crea gli spazi (non disdegnando, però, la conclusione personale), dove si fa a infilare l’Apache e per le difese avversarie sono spesso dolori. Segna una tripletta contro il Sassuolo, una doppietta contro il Parma e contro il Verona e, finalmente, la rete in Europa che mancava da più di cinque anni.
«La Juve è una grande famiglia – rivela – andiamo tutti molto d’accordo. Tra i compagni, con i tifosi, con la gente, ci troviamo tutti bene. Ciò fa sì che ci sia unione, che questo gruppo sia una vera squadra e che la Juventus cresca giorno dopo giorno. Non penso al fatto che indosso la maglia numero dieci, sarebbe come se volessi mettermi ancora più pressione. E, sotto pressione, si può anche giocare male. E, allora, io gioco come quando ero nel mio quartiere. Penso che sia per questo che mi è andata sempre bene. Non posso mettermi a pensare alla storia. Certo, la storia è storia, bisogna rispettarla, ed è ciò che faccio. So che la gente ama questa maglia, che ha un affetto speciale per ciò che ha rappresentato, per i giocatori che l’hanno indossata. Per questo la rispetto. Però, quando entro in campo con tutta la squadra, una maglia è importante e significativa come l’altra. Tutte sono maglie della Juventus, una cosa dal grande significato».
Nella seconda stagione, Carlitos timbra il cartellino alla seconda giornata contro l’Udinese e non si ferma più. Arrivano anche i goal in Champions League che permettono alla “Vecchia Signora” di passare il turno dei gironi. Segna anche un’inutile doppietta a Doha, contro il Napoli, nella Supercoppa Italiana. E mentre in campionato continua a stupire (memorabile la sua rete a Parma, dopo essere partito dalla propria metà campo e aver scartato la metà dei giocatori avversari), sono le reti nell’Europa che conta a fare di Tévez quel top-player che permette alla compagine bianconera di fare il salto di qualità. Segna in entrambe le partite contro il Borussia Dortmund, agli ottavi di finale. La rete in Germania, realizzata dopo pochi minuti con un tiro imparabile da fuori area, è di rara bellezza. Segna anche su punizione, diventando il vice Pirlo: fondamentale la rete all’Olimpico nel pareggio contro la Roma che, di fatto, assegna il quarto scudetto consecutivo ai bianconeri.
Ma è proprio sul più bello, quando la Juve è lanciata verso la finale della Coppa dei Campioni, che qualcosa si spegne nella testa di Tévez. Le sue prestazioni cominciano a essere opache: certo la grinta e la determinazione sono sempre quelle, ma la porta diventa improvvisamente troppo piccola perché sia centrata e i passaggi ai compagni sono sempre o troppo corti o troppo lunghi per essere finalizzati. E la delusione più grande è proprio a Berlino, contro il Barcellona, nella partita che significherebbe, per la Juve, conquistare un “triplete” storico e che eleggerebbe Carlitos come uno dei migliori giocatori del mondo. Ma l’Apache, gioca una partita impalpabile: vero, da una sua conclusione nasce il goal del pareggio di Morata, ma è un tiro sbilenco non da Tévez. Ha un’altra occasione, ma la fallisce clamorosamente. E così, senza il suo trascinatore, la compagine bianconera perde l’ennesima “Coppa dalle grandi orecchie”.
Due settimane dopo l’annuncio che l’Apache torna a casa con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto. La sensazione è che passerà parecchio tempo prima di rivedere a Torino un giocatore simile e che la maglia numero dieci bianconera abbia trovato l’ennesimo degno possessore.
«Ciò che io, ma pure Agnelli e Marotta, così come penso tantissimi juventini, non credevamo potesse verificarsi già quest’anno – afferma il giornalista Marcello Chirico – è invece capitato: Carlitos se n’è tornato in Argentina, nel suo Boca, e adios Juve. Deluso? Sì, parecchio, lo ammetto. Sapevo che era un suo desiderio, ma non immaginavo così impellente, immediato, da impedirgli di onorare in toto il suo contratto. Francamene non capisco come possa un giocatore come lui, ad appena trentuno anni, prendere la decisione di andare a giocare in un campionato come quello argentino, di sicuro con un appeal nettamente inferiore a quelli europei, e in un club che potrà fargli guadagnare molto meno di quanto prendeva alla Juventus. Misteri del calcio. Mi ha sorpreso la sua decisione e non mi è piaciuto nemmeno il modo in cui tutto questo sta avvenendo: lui che parte per la Copa America, che si trincera nel silenzio e infine manda i procuratori a risolvere la questione. No Carlitos, proprio non mi sei piaciuto. Ti pensavo un’altra persona. Non avevi detto che avrebbe voluto regalare un bandierone ai tifosi Juve con su scritto “Fino Alla Fine”? Il bandierone non si è visto, la fine sì. Detto ciò ti ringrazio per quanto fatto con la maglia bianconera, ma dirti che l’ho presa bene mentirei a me stesso. Anche perché sostituire uno come Tévez non sarà semplicissimo. Sarà un nostro destino che ogni estate ci debba toccare un addio traumatico e imprevisto. Mettiamola così: magari porta bene pure stavolta».
 
MATTEO DOTTO, “GS” DELL’AGOSTO 2013
Enrique Macaya Márquez va per gli ottant’anni ed è il giornalista sportivo radiotelevisivo più noto dell’intera Argentina. Ha all’attivo ben quattordici Mondiali, insomma di calcio ne mastica parecchio. Fu lui, undici anni fa, a etichettare Carlitos Tévez come “El jugador del pueblo”. Non servono traduzioni. Due parole (più un articolo e una preposizione) che fotografano la considerazione che gli argentini hanno della nuova stella del campionato italiano, del nuovo numero dieci della Juventus. “Madama” se lo è assicurato per i prossimi tre anni.
Già, il numero dieci: magia e fantasia, da Sivori a Del Piero, passando per Michel Platini e Roby Baggio, quasi sessant’anni di calcio di qualità (e che qualità!) in bianconero. Un numero pesante, “diez” in spagnolo, “dez” in portoghese. Un numero che Tévez ha portato sulle spalle sporadicamente nel Boca (diciotto, nove, diciannove e undici le altre “camisetas” della sua lunga militanza nell’equipo xeneize) e nella Selección. E che ha invece esibito con continuità nella biennale esperienza brasiliana al Corinthians. Un numero, però, che per lui è una novità assoluta in Europa. I suoi sette anni in Premier League sono stati contrassegnati da maglie di colori diversi ma con la costante di un numero piuttosto anonimo, il trentadue: indossato nel West Ham (dove al suo arrivo la dieci era di Marlon Harewood), nel Manchester United (con Wayne Rooney padrone della dieci) e nel City (con la dieci prima di Robinho e poi di Džeko).
Non è comunque dal numero di maglia (da questi particolari, direbbe, anzi canterebbe De Gregori) che si giudica un giocatore. Carlitos Tévez, infatti, al di là delle maglie e dei numeri che indossa, è un predestinato. E del resto le sue potenzialità erano già ampiamente intuibili in età pressoché adolescenziale. Aveva quindici anni quando, con l’Argentina Under 16, prese per la prima volta l’aereo con destinazione Europa. Si giovava a Londra un triangolare con i pari età di Francia e Inghilterra. Al debutto, la Selección batte 1-0 la Francia con un “golazo de chilena” di Tévez, una straordinaria perla in rovesciata. Gioca seconda punta, il giovin Carlitos, girando attorno al centravanti, un fusto con i capelli biondi e gli occhi chiari di nome Maxi Lopez.
Poco più di un anno dopo, quando Tévez di anni ne ha sedici, ecco il suo primo sbarco in Italia. A Salerno, per la precisione. Si gioca un torneo pomposamente denominato Mundialito Under 16. In effetti, le Nazionali partecipanti sono di prim’ordine: Italia, Argentina, Brasile, Francia e Stati Uniti. Non c’è Maxi Lopez, ma, oltre che su Tévez, la Selección punta forte su un altro classe 1984, il centrocampista Javier Mascherano, e su un esterno di destra classe 1985 di nome Pablo Zabaleta. Un bel tris di campioni in erba che sbocceranno prepotentemente, anche se curiosamente le stelle annunciate di quell’Argentina sono il regista Hugo Colace dell’Argentinos Juniors (classico numero cinque sudamericano) e il trequartista Lucas Correa, del Rosario Central. Di Colace, dopo tre anni nelle divisioni minori inglesi con il Barnsley e un’ultima fugace apparizione nell’Auxerre, si sono perse le tracce. Correa ha giocato l’ultima stagione nel Bassano Virtus, in Lega Pro. È comunque proprio a Salerno che Tévez consolida la sua fama di bomber implacabile. Al debutto, doppietta nel 3-2 agli USA (l’altro goal è a firma Mascherano); poi nel 2-0 all’Italia va in bianco ma serve un assist ad Aguirre, autore di una doppietta; in finale mitiga l’amarezza per la sconfitta ai rigori contro il Brasile, segnando la rete dell’1-1.
Nel 1999 e nel 2000 le prove generali. Nel 2001 (esattamente il 21 ottobre), l’esordio nel calcio dei grandi. Carlos Bianchi ha il reparto avanzato in emergenza, per giocare al fianco dell’esperto Delgado il ballottaggio è tra lo scattante Tévez e il più fisicato Colautti, che fra l’altro ha due anni in più. Bianchi alla fine sceglie Carlitos, il Boca perde 1-0 a Cordoba contro il Talleres, ma secondo il quotidiano sportivo “Olè” Carlos Tévez mostrò «uque tiene pasta». “Pasta”, misto di talento, astuzia e forza. Per festeggiare il primo goal con la prima squadra del Boca però Carlitos deve aspettare più di sei mesi. In panchina non c’è più Bianchi, bensì Tabárez, a Buenos Aires si gioca l’andata dei quarti della Libertadores, avversario è l’Olimpia di Asunción. Tévez gioca da esterno sinistro di centrocampo, nel rigido 4-4-2 del Maestro, con Abel Balbo e Delgado di punta. Corre il minuto diciotto, Delgado si allarga sulla sinistra e crossa al centro, Balbo va su in elevazione ma non ci arriva, appostato nell’area piccola Tévez ci mette il piatto destro, segna e corre ad abbracciare l’ex bomber di Udinese e Roma. A fine partita, nonostante l’1-1, la Bombonera ha un solo grido: “Tévez corazón”. Pochi giorni dopo Ricardo Tesone, il suo primo procuratore, fa firmare a Carlitos il primo contratto da professionista.
Molto si è detto e si è scritto su Tévez nelle scorse settimane: della sua infanzia difficile nel “barrio” di Fuerte Apache, dei suoi rapporti complicati a Manchester con Ferguson allo United e con Mancini al City, dei flirt mercatari degli anni scorsi con Inter e Milan, della voglia di riportare la Juventus nell’élite del calcio euro-mondiale. Là dove Carlitos ha saputo issarsi con le maglie di Boca Juniors, Manchester United e della Selección argentina. Con tanti titoli importanti conquistati da protagonista, ma anche con numeri a volte imbarazzanti per la loro pochezza.
Cominciamo con il ricordare che Tévez è l’unico giocatore argentino nella storia ad aver vinto la Copa Libertadores e la Champions League, la Coppa Intercontinentale e il Mondiale per Club: 2003 e 2008 gli anni magici, la maglietta “azul y oro” del Boca e quella dei “Red Devils” di Manchester i cimeli da incorniciare. I brasiliani del Santos e il Milan le vittime ai tempi del Boca, il Chelsea e gli ecuadoriani della Liga di Quito le vittime ai tempi dello United. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal bilancio deficitario di Carlitos nelle coppe europee: non segna da più di quattro anni (ultima gioia il 7 aprile 2009 in Champions League, nel 2-2 tra Porto e Manchester United), con il City non ha mai fatto un goal (tredici partite a secco tra Champions ed Europa League) e neanche con lo United lo score è esaltante (sei centri in ventiquattro presenze). In tutto, se aggiungiamo le due presenze e zero goal in Uefa con il West Ham, siamo ad appena sei reti in trentanove gare. Un po’ pochino per un top player con la missione di riportare la Juve ai vertici in campo internazionale.
Se il 2003 e il 2008 sono stati gli anni top di Tévez a livello di club, il 2004 è oro che luccica, è l’oro dei Giochi di Atene, un oro arrivato contestualmente a quello del basket, un oro che lo sport argentino attendeva addirittura da Londra 1948. Della Selección olimpica diretta da Marcelo Bielsa, Carlitos è l’arma letale: capocannoniere con otto centri, segna due reti alla Serbia e una alla Tunisia nel girone, una tripletta a Costarica nei quarti, un goal (il primo) all’Italia nella semifinale stravinta 3-0 dall’Argentina e decide la finale contro il Paraguay, firmando l’1-0 che vale l’oro.
Otto reti in una ventina di giorni. L’altra faccia della carriera albiceleste di Tévez sono numeri molto più poveri con la Selección dei grandi: in sette anni, dal 2004 al 2011, cinquantadue presenze e tredici goal. Di cui però tre ai Mondiali: uno in Germania 2006 alla Serbia e due in Sudafrica 2010 al Messico. Curiosamente, tutti e tre “fischiati” da Rosetti (compreso il primo al Messico, in evidente fuorigioco non rilevato dall’assistente Ayroldi). Sono oramai più di due anni che Tévez è fuori dal giro della Selección. Nell’ultima partita, 16 luglio del 2011 contro l’Uruguay in Copa America, un suo errore dal dischetto è fatale e la parata di Muslera sul destro di Carlitos, unito al successivo rigore trasformato da Martin Cáceres, costa la finale all’Argentina padrona di casa e lancia l’Uruguay verso la vittoria del suo quindicesimo torneo continentale. Sergio Batista lascia pochi giorni dopo la panchina della Selección, al suo posto Alejandro Sabella e il suo 4-3-3 con i posti prenotati in attacco dal trio Aguero-Messi-Higuaín. E per Tévez fine delle trasmissioni.
Almeno per il momento. Sabella, infatti, non ha una preclusione assoluta per Tévez. Il suo grande amico Daniel Passarella, cui Sabella ha spesso fatto da secondo, è stato allenatore di Tévez in Brasile con il Corinthians e i rapporti con l’Apache sono tuttora ottimi. Insomma, l’avventura juventina con quella maglia numero dieci, così pesante per la storia che si porta dentro ma così leggera per le esperienze di Carlitos (che nel Boca la ereditò da Riquelme e indirettamente da Maradona), potrebbe avere uno sbocco mundialista. Riportare la Juve nell’élite del calcio europeo, ma anche rilanciarsi e puntare al terzo Mondiale: sono gli obiettivi del “jugador del pueblo”, di quel tanto agognato top player che sembrava destinato negli anni scorsi a Milan e Inter e che invece ha scelto il bianconero. 
 

 

Modificato da Socrates
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Are Juventus crazy to gamble on Tevez? - Eurosport

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Tevez: "Mia moglie voleva uccidermi quando ho lasciato la Juventus"

 

A Cast of the Unwanted Has Juventus in the Lead - The New York Times

 

 

Carlos Tevez ha scherzato sul fatto che sua moglie "voleva uccidermi" quando è arrivato il momento di lasciare la Juventus nel 2015, spiegando perché la sua permanenza a Torino è stata così piacevole.

 

"Arrivare alla Juventus è stata una boccata d'aria fresca", ha detto l'ex attaccante bianconero in una sua recente intervista. 

 

"Fin dall'inizio è stato incredibile. Arrivare in un grande club e indossare la maglia di Del Piero è qualcosa di veramente speciale. È stato un periodo fantastico per me e quando ho deciso di tornare in Argentina, Vanessa, mia moglie, voleva uccidermi".

 

"In Italia è stato tutto molto facile. Gli italiani sono come noi argentini, una parte del mio cuore rimarrà lì per sempre", ha detto.

 

Tevez è stato prolifico durante le sue due stagioni in Italia. Dopo aver firmato dal Manchester City nel 2013, ha collezionato 39 gol in Serie A in 66 presenze, aggiungendo altri otto gol in Champions League.

 

"In ogni partita, ogni volta che ho indossato la maglia della Juventus, ho sempre lasciato una parte del mio cuore in campo. Credo che questo sia ciò che i tifosi hanno sempre percepito da me fino a quando non sono andato via. Ho giocato l'ultima partita in Champions League e il giorno dopo sono tornato in Argentina".

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