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Joined: 11-May-2014
10954 messaggi

a me quello che fa paura ma davvero paura non per esagerate, mi fa quasi piangere e vedere come c**** sono soli e come c**** siano destinati all'oblio e alla strumentalizzazione solo perchè sono morti nel posto e nel contesto sbagliato (non che ce ne sia uno giusto, ovviamente). A parte le *****e avversarie, loro li conosciamo, ma il resto....nessuno sa di questa tragedia, o se lo sa penserà che sono scontri non un massacro, o lo sa ma se ne frega perchè in fondo è successo per il calcio che fa tanto figo odiare, non è scoppiata una bomba o sono arrivati i terroristi...per me prendetemi per esaltato ma è più atroce questa tragedia che quello che è successo a parigi a gennaio, non dico importante, dico atroce, a livello proprio umano. Ma invece non frega  a nessuno, sono morti in quella maniera e spazzati via, è allucinante....oggi ho visto su fb uno di quei link ridicoli che dicono che se hai una moto diversa ti stringi la mano se tifi una squadra diversa ci sono scontri, al di la dell'imbarazzante messaggio mandato, la foto degli scontri era quella dell'heysel, vi giuro che mi stava prendendo un infarto.....non ho insultato nessuno perchè sicuramente chi ha preso la foto non sapeva di che stava parlando, comunque non l'ha fatto per dileggiare, però ancora una volta...39 persone strumentalizzate per un link su fb, ragazzi....solo perchè sono morte in un c**** di stadio invece che in iran, sono presi per un f***** ridicolo c**** di link su fb di m***a.....cioè in realtà non c'erano i morti, c'erano inquadrati due tre hoooligans, vabbè, però se sai cosa è successo...ti viene un po' così...ma vabbè tanto la vita va avanti, loro sono morti per il calcio e non per la guerra e chissenefrega, io vado in moto e faccio i link su fb contro il calcio xDxDxD

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Joined: 07-May-2006
11903 messaggi

siete sempre con noi 

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Joined: 03-Sep-2015
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Buonasera a tutti mi dovete perdonare ma io sono nato bianconero e con questo dopo una sconfitta della Juve non ho mai visto fino ad oggi( ho 42 anni) un giornale o un programma sportivo fino alla partita successiva la sconfitta... Oggi però dopo due sconfitte consecutive per giunta all'inizio sto seguendo come non mai la squadra... Per me stiamo mettendo le basi per un lungo ciclo, abbiamo comprato giocatori di qualità e giovani e tenuto perle di valore assoluto! Se penso ad Alex Sandro, cuadrado, mandzu, henranes, lamina, dibala... Mi viene la pelle d'oca! Abbiamo una squadra meravigliosa! Ed un grande allenatore che l'anno scorso ci ha fatto vincere campionato, coppa Italia e finale di champions ( che col rigore mancato non so come sarebbe finita). Quest'anno avremo tante soddisfazioni....Buffon, Chiellini, Barzagli, Alex Sandro, Lechst in difesa, Pogba, Cuadrado, Lamina centrocampo, Hernanes, Dibala, Morata attacco...Ma che bella è! Mi dispiace per gli italiani ma la nazionale e' finita! Peccato per Conte ma con 4 milioni l'anno si consola.... Forza Juve sempre!

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Joined: 11-May-2014
10954 messaggi

Buonasera a tutti mi dovete perdonare ma io sono nato bianconero e con questo dopo una sconfitta della Juve non ho mai visto fino ad oggi( ho 42 anni) un giornale o un programma sportivo fino alla partita successiva la sconfitta... Oggi però dopo due sconfitte consecutive per giunta all'inizio sto seguendo come non mai la squadra... Per me stiamo mettendo le basi per un lungo ciclo, abbiamo comprato giocatori di qualità e giovani e tenuto perle di valore assoluto! Se penso ad Alex Sandro, cuadrado, mandzu, henranes, lamina, dibala... Mi viene la pelle d'oca! Abbiamo una squadra meravigliosa! Ed un grande allenatore che l'anno scorso ci ha fatto vincere campionato, coppa Italia e finale di champions ( che col rigore mancato non so come sarebbe finita). Quest'anno avremo tante soddisfazioni....Buffon, Chiellini, Barzagli, Alex Sandro, Lechst in difesa, Pogba, Cuadrado, Lamina centrocampo, Hernanes, Dibala, Morata attacco...Ma che bella è! Mi dispiace per gli italiani ma la nazionale e' finita! Peccato per Conte ma con 4 milioni l'anno si consola.... Forza Juve sempre!

cosa centra questa roba in un thread fatto per ricordare 39 persone morte??!

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Joined: 14-Dec-2005
37577 messaggi

e speriamo che domenica sera non sia l'ennesima serata da infami, con insulti alla vostra memoria

 

:sventola:

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Joined: 14-Sep-2010
1753 messaggi

Fabiana Paciello sei una infame.

Ti strozzerei con le mie mani.

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Joined: 14-Dec-2005
37577 messaggi

Fabiana Paciello sei una infame.

Ti strozzerei con le mie mani.

 

 

l'infame ha presentato le proprie dimissioni, ma spero che si venga a sapere se tali dimissioni verranno accettate o respinte, perchè sento puzza di sceneggiata, ça va sans dire.

p.s.

mi auguro che i ragazzi vincano anche per i nostri angeli, alla faccia della feccia putrida che ci circonda :sventola2:

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Joined: 11-May-2014
10954 messaggi

perchè c'è gente che vi mette in mezzo per uno sfottò calcistico, UNO SFOTTò CALCISTICO PORCA p*****a, per di più su forum di inetti sociali minorati mentali nerd, viscidi vermi la faccina ve la metterei nel c**o, che poi davanti vi caghereste sotto perchè avete paura perfino di andare a fare la spesa, e vi permettete di fare commenti del genere per uno SFOTTò CALCISTICO

 

fortuna che avendo tolto anche sky guarderò sempre meno partite, non voglio avere la stessa passione di queste scimmie viscide, l'umanità fa schifo e deve estinguersi

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Joined: 11-May-2014
10954 messaggi

cioè se ci pensate il tifo è proprio una malattia, ha ragione chi dice questo diciamoci la verità

 

 

in qualsiasi altro contesto, non esisterebbe un topic con scritto RESPECT, perchè nessuno farebbe l'irrispettoso, non li vedrebbe in mente. Ovviamente si ricorderebbero comunque perchè è doverosissimo, ma il rispetto sarebbe ovvio e mai messo in discussione. Qui invece in questo pattume viene anche preso alla leggera, una roba assurda se ci pensate, e se uno si lamenta "eh ma tu sei juventino e fai i cori contro superga". No ma dico a che me ne strafotte se gente che si siede allo juventus stadium fa i cori contro superga? Io prima di essere juventino, sono una persona, non è che mi sento male a comando, non ne me strafotte una m*****a se gente che è appassionata alla mia stessa squadra di calcio fa cori che io non condivido...bisogna imparare che il tifo  NON è una f***** identità, io sono juventino ma NON esiste l'identità degli juventini come se fossimo una nazione, se uno "juventino" fa qualcosa io non c'entro un c****, lui lo fa come persona e stop

 

e poi a me danno del fanboy perchè seguo un gruppo musicale in maniera appassionata, vabbe, nella musica almeno non ho mai sentito, per esempio, un fan dei muse dire ad uno dei radiohead, ahaha alla tua band è cascato il tendone e sono morte delle persone

 

purtroppo il calcio in italia non dovrebbe esistere, alla fine non ti da nulla una partita, è solo una roba innata, non è godere dell'arte, se fosse solo godere dell'arte non ci sarebbe il tifo e il fanatismo

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Joined: 03-Jun-2005
51999 messaggi

5 scudetti anche per voi.

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Joined: 19-Nov-2011
79358 messaggi

Si chiamava Giovacchino Landini e aveva 50 anni. Lasciò moglie e due figli (una di 22 e un ragazzo di 15). Non era mai andato allo stadio prima di quella partita maledetta. Andò a Bruxellles con uno dei pullmann del Juventus Club Torino. Quando partì il lunedì mattina "era contento come un bambino" (dichiarazioni della famiglia). Non tornò più indietro.

Era titolare di una trattoria in via Spotorno. Era di origini toscane ed era allegro e di battuta pronta, apprezzato e ben voluto da tutti.

Una preghiera per lui e un abbraccio alla sua famiglia. Non vi dimenticheremo MAI.

 

 

Per non dimenticare la seconda vittima di Torino e provincia, all'avvicinarsi dell'anniversario della tragedia:

Domenico Russo di Moncalieri. Aveva 25 anni. Faceva l'elettricista in una piccola azienda. Sposato da quattro anni e la moglie era incinta di 7 mesi. "Non era mai andato all'estero in vita sua" racconta il fratello " Era da tanto che sognava di andare a vedere la finale della Coppa dei Campioni. Era partito martedì con il suo amico Alberto che è rimasto ferito ad un braccio. E non è più tornato"

Una preghiera per Domenico e un abbraccio alla moglie e al figlio Domenico (chiamato come il papà). Vi ricorderemo e difenderemo per sempre.

 

 

Terza puntata sulla tragedia dell'Heysel. Ci furono due morti nella nostra provincia, ma l'orrore di quella notte coivolse moltissime altre persone. Oltre ai 39 morti ci furono oltre 250 feriti, alcuni in modo grave. Uno di questi era Carlo Duchene, un parrucchiere di Pinerolo. Era andato a Bruxelles con l'amico Ivo, ma non nel settore Z. Ivo nel suo racconto disse che nom sapeva nulla dei morti: aveva visto l'invasione della curva. Si parlava di feriti e non aveva cognizione delle dimensioni della tragedia. Per lui era stata una partita normale, vinta sul campo e festeggiata sugli spalti (questo per chi non era nemmeno nato e dice delle ca$$ate sul fatto che sugli spalti TUTTI sapevano dei morti, cosa ASSOLUTAMENTE falsa). Decisero di uscire in fretta per evitare confusione e raggiunta la loro auto vennero aggrediti da dei teppisti inglesi. Uno di questi con un oggetto contundente (si saprà poi una sbarra di ferro in cui aveva avvolto una bandiera inglese) cerca di colpire Carlo. Carlo cerca di parare il colpo ma la sbarra lo colpisce alla mano spappolandogliela, il secondo colpo lo colpisce alla testa e Carlo cade a terra esanime. Altri inglesi arrivano e attaccano l'amico Ivo che inizia a gridare aiuto. Arrivano per fortuna dei poliziotti e fermano i teppisti. Quello che ha colpito Carlo è un pazzo furioso: ci vogliono 5 agenti per bloccarlo e pensando che sia pazzo lo portano in un manicomio e gli mettono una camicia di forza. Carlo rimane in coma per 2 settimane, poi lentamente inizia a riprendersi. Potrà tornare a casa dopo 35 giorni (TRENTACINQUE). Il suo aggressore, grazie anche alla testimonianza di uno spagnolo, anche lui aggredito da quel pazzo, sarà condannato a 40 mesi (tre anni e 4 mesi .oddio.) . A seguito dell'incidente la mano non recuperò pienamente e fu costretto a lasciare il suo mestiere di parrucchiere. Dopo il danno le beffe: nel novembre 1988 gli viene revocata la pensione di invalidità (l'equivalente di 210 euro al mese all'epoca) perchè dapo una visita routinaria di controllo non gli viene riconosciuto un livello di invalidità pari al 67,7%. Dopo questa notizia non ce ne sono altre. Una vita rovinata per una partita di calcio da un assassino in pectore che dopo 3 anni era già fuori. Non so se mi leggi, Carlo, ma non ti abbiamo dimenticato.

 

 

Puntata numero 4 per non dimenticare.

Tra le vittime ci fu Loris Messore, residente a Pontecorvo (Frosinone). Loris nacque a Torino, non ci sono notizie sulla sua vita precedente alla sua scomparsa. Aveva 28 anni e lavorava come rappresentante di commercio. Andò a Bruxelles insieme al fratello più piccolo di 19 anni, Fabrizio su uno dei due pulmann dello Juventus club locale. Furono entrambi coinvolti negli incidenti. Loris non tornò e Fabrizio fu ricoverato in ospedale. Fu Fabrizio a telefonare dall'ospedale al papà Giuseppe dandogli la triste notizia. Loris era fidanzato e da lì a poco avrebbe dovuto sposarsi. Il fratello Fabrizio rientrò poi a casa e rimase invalido civile.

Una preghiera per Loris e un caldo abbraccio a Fabrizio e alla famiglia.

Non scrivo tanto per scrivere: non bisogna dimenticare mai che dietro ai +39 o ai -39 (come qualche lurido b@stardo continua a ripetere) c'erano delle persone, delle famiglie, il cui futuro fu spezzato il presente trasformato in un incubo. Che almeno sappiano che c'è gente che non li ha dimenticati e non li dimenticherà mai.

 

 

 

Capitolo 5 per non dimenticare.

Alberto Guarini aveva 21 anni, frequentava l'Università di Bari per diventare odontotecnico. Amava il calcio e il tennis e aveva da poco vinto un torneo di tennis doppio insieme a sua sorella Paola. Il papà Bruno gli aveva promesso un regalo per il superamento degli esami, qualsiasi regalo. Alberto non ha dubbi: il viaggio a Bruxelles con il papà per la finale di coppa della sua amata Juve.

Alla terza carica degli inglesi Alberto e Bruno sono intrappolati contro le recinzioni e il muro al limite del settore. Il papà Bruno racconta:

"Quando i tifosi inglesi si precipitarono verso di noi, Alberto rimase fermo. Lui gridò: "Non so se andare sopra o sotto". Io gli urlai di andare sotto. Le sue ultime parole furono "Papà, mi stanno schiacciando!". Ricordo ancora tutto, proprio come un film che arriva alle scene finali, quando la pellicola finisce e non vedi più nulla. Io invece di notte, a volte, mi sveglio di soprassalto e vedo di nuovo tutto"

Esattamente 20 anni dopo la tragedia il papà Bruno disse "Tutti dicono che il tempo sana le ferite. Ma il tempo non ha fatto niente. Tutto quanto rimane davanti ai miei occhi come se fosse successo ieri. Posso ancora sentire la sua voce. Posso ancora vedere il suo sguardo. Per tutti voi, anche per i tifosi, il tempo passa. Ma per un padre che perso il figlio, tutto rimane dentro e niente si cancella".

Una preghiera per Alberto e un abbraccio al papà Bruno e a tutta la sua famiglia: sono passati 31 anni ma non vi abbiamo dimenticato e faremo il possibile affinchè anche i nostri figli e i nostri nipoti non vi dimentichino MAI.

 

 

Capitolo 6 per non dimenticare.

Giuseppina Conti di Rigutino (Arezzo) aveva 17 anni. Aveva appena terminato brillantemente il quarto anno del liceo classico e aveva chiesto come premio di andare a Bruxelles. Partì con il papà alle 4 di mattina. La mamma Marisa racconta che prima di partire la sua "citta" le disse: "Mamma, torno con la coppa". La mamma guardò la partita in TV con trepidazione, vide gli incidenti atterrita. Fu informata che il marito e la figlia erano stati coinvolti, ma senza altre informazioni. Non dormì tutta la notte e poi con l'aiuto di una signora che parlava francese finalmente il mattino seguente riuscì a mettersi in contatto con il marito che era stato ricoverato in un ospedale a Bruxelles. La mamma chiese "e la citta ?". Il papà Antonio rispose che Giusy non ce l'aveva fatta.

In casa Conti è appesa l'ultima foto della figlia, scattata a Bruxelles prima della partita. La bellissima ragazza con la bandiera della Juve avvolta come un mantello e i pantaloni verdi.

I ragazzi del Nucleo invitarono i due fratelli di Giusy a Berlino per la finale col Barcellona e videro la partita in curva con loro.

Una preghiera per Giusy e un abbraccio a tutta la famiglia Conti. Non vi dimentichero MAI.

15deh5.jpg

 

 

Capitolo 7 per non dimenticare

La famiglia Casula di Cagliari aveva deciso di andare a Bruxelles per la finale e approfittare dell'occasione per passare dei giorni di ferie a Parigi dopo la partita. Due giorni prima della partenza la mamma cambiò però idea, preferendo rimanere a casa con la figlia più grande in procinto di sostenere gli esami di terza media. Così partirono il papà Giovanni (Cicci) e il piccolo Andrea. Giovanni aveva 44 anni ed era un dirigente della Cosmin. Un appassionato di calcio e tennis. Il piccolo Andrea aveva 11 anni. La mamma lo ricorda come molto intelligente e appassionato di computer. Aveva un Vic 20 e dopo l'esame di quinta elementare avrebbe ricevuto in premio un Commodore. Nè Giovanni nè Andrea tornarono, schiacciati dalla folla. Alcuni testimoni raccontano di avere visto un corpicino esanime con una persona che cercava di rianimarlo. Poi arrivò la terza carica degli inglesi e successe il caos. La persona che cercò di salvare un bambino esanime (forse Andrea?) fa parte del capitolo di domani.

Una preghiera per il piccolo Andrea e per il suo papà Giovanni e un abbraccio alla famiglia spezzata rimasta con noi.

Non dimenticare MAI perchè una cosa del genere non si ripeta mai più.

 

 

Un nuovo ricordo.

Gianni Mastroiaco di Rieti era un ragazzone alto 1.90. Giocava a calcio come libero, ma il suo soprannome era Zoff, che era il suo idolo. Aveva 20 anni e amava il calcio e la Juve. Nel 1984 si era diplomato geometra e lavorava col papà nella sua ditta di trasporti. La gara di Bruxelles era la sua seconda trasferta. La prima era stata a Torino per una gara di coppa precedente. La mamma racconta che quando tornò da Torino era così entusiasta che non parlava d'altro. Voleva fortemente assistere alla finale e aggregandosi allo Juventus club di Terni non senza pochi problemi riuscì a trovare il biglietto. Riuscì ad ottenere il permesso di espatrio soltanto 3 giorni prima della partenza (aveva chiesto il rinvio del servizio militare). Le ultime immagini di Gianni sono insieme al gruppo in partenza per Bruxelles. E' dietro a sinistra con il bandierone bianconero bordato di tricolore.

Caro Gianni, RIP. Non ti abbiamo dimenticato.

90ybcx.png

 

 

La Mole sta per essere illuminata e purtroppo la lista delle persone da ricordare è ancora lunga, troppo lunga.

Oggi voglio ricordare il gruppo del Bassanese che partì alla volta di Bruxelles. Tra questi l'imprenditore Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore che portò con se il figlio quattordicenne Giuseppe. Li si vede sorridenti alla partenza dall'aeroporto di Venezia in una foto postata dal gazzettino veneto www.ilgazzettino.it/home/heysel_1985_30_anni_spolaore_ronchi_lazzarotto_pozza_libro_testimonianze-1057270.html

2qmzpe8.png

Sono i tre inginocchiati in basso a destra. Uno dei componenti del gruppo ricorda che ricevettero i biglietti sull'aereo: avevano comprato biglietti di tribuna numerata, ma ricevettero i biglietti di curva del settore Z. Era troppo tardi per protestare o tornare indietro. Mario e Amedeo non tornarono indietro. Mario Ronchi era un tifoso dell'Inter che aveva seguito gli amici per quella che pensava una gita piacevole in compagnia. Il figlio Giuseppe si salvò dopo essere svenuto.

RIP e un abbraccio a Giuseppe e alle intere famiglie. La Mole si illuminerà per voi.

 

 

Maupassant, ti ho inviato un MP

Nel frattempo proseguo con il ricordo di chi non c'è più.

Tarcisio Salvi di Brescia aveva 49 anni e gestiva una pizzeria con la moglie. Aveva 5 figli ed era un tifoso interista. La moglie 30 anni dopo la tragedia racconta:

«Il biglietto per quella maledetta partita glielo avevo regalato io: non me lo perdono». A parlare è Marie Andries, 80 anni, la vedova di Tarcisio Salvi, una delle 39 vittime della tragedia dell'Heysel del 29 maggio 1985. La coppia viveva a Brescia, aveva cinque figli, e all'epoca gestiva una pizzeria in città.

«Mio marito non tifava neppure per la Juventus, ma era interista» ricorda la donna, belga di nascita, ma cresciuta a

Brescia. «Per tutta la notte avevo provato a chiamare il numero dedicato ai parenti dei tifosi italiani presenti quella sera a Bruxelles, ma era stato impossibile prendere la linea» spiega Marie Andries che aveva ricevuto la notizia della morte del marito solo la mattina dopo.

«Avevo visto dalla televisione l'immagine di mio marito sdraiato a terra senza vita - ricorda ancora disperata - Fu una tragedia assurda. Era partito per il Belgio da solo e per andare a divertirsi e invece dall'inferno dell'Heysel non é più tornato indietro».

Qui il video dell'intervista alla signora Salvi. Una preghiera per Tarcisio e un abbraccio alla signora e alla sua famiglia. Come dice lei stessa nell'intervista è contenta che si ricordi ancora il marito. Sappia che non lo abbiamo dimenticato. Interista, juventino, italiano, belga, francese, irlandese non fa alcuna differenza. Li ricordiamo tutti con affetto, indistintamente.

http://www.giornaledibrescia.it/sport/heysel-la-vedova-il-biglietto-glielo-avevo-regalato-io-1.3019898

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Inviato (modificato)

Oggi il mio pensiero va alle vittime non italiane. Il fatto che non fossero italiani o juventini ha fatto che si che purtroppo di loro ci sono pochissime tracce. In particolare per le vittime di nazionalità belga c'è solo nome e età, ma nulla su chi erano e chi hanno lasciato. Nemmeno una foto per:

Alfons Bos (35 anni)

Willy Chielens (41)

Dirk Daenekx (38)

Jean Michel Walla (32)

Una preghiera per tutti e 4 e se qualcuno ha info lo prego di postarle.

All'Heysel perirono anche due francesi. Una stringata notizia ANSA li descrive così:

IL FRANCESE MORTO NEGLI INCIDENTI DI IERI SERA NELLO STADIO DI BRUXELLES E' UN IMPIEGATO DELLE POSTE DI 45 ANNI, JACQUES FRANCOIS, SPOSATO E PADRE DI UN FIGLIO. LA MOGLIE HA DETTO CHE ERA STATA INFORMATA IERI SERA DA UN GIORNALISTA BELGA, UN' ORA DOPO GLI INCIDENTI, E CHE OGGI HA AVUTO CONFERMA DELLA MORTE DEL MARITO DAL SINDACO DEL SUO PAESE, LA CHAPELLE D' ARMENTIERES, PRESSO LILLA. E' STATA ANCHE INFORMATA CHE IL CORPO DEL MARITO SARA' SOTTOPOSTO AD AUTOPSIA NELLA GIORNATA DI OGGI, A BRUXELLES.

LA SECONDA DELLE DUE VITTIME FRANCESI DEGLI INCIDENTI DI IERI SERA ALLO STADIO '' HEYSEL'' DI BRUXELLES E' UN FERROVIERE DI 27 ANNI, CLAUDE ROBERT, ABITANTE A SEGRE, NEL DIPARTIMENTO DI MAINE E LOIRA, DOVE VIVEVA ASSIEME CON LA MADRE, VEDOVA.

RIP

Infine la settima vittima era un ragazzo di Belfast, Irlanda del Nord e residente a Bruxelles, Patrick Radcliffe di 38 anni.

Il fratello gemello lo racconta come una persona molto tranquilla, per nulla interessata al calcio. Sembra che Patrick andò alla gara su insistenza di un amico olandese. Si trovò al posto sbagliato al momento sbagliato. Era uno studioso, diplomato al Campbell College di Belfast e laureato a Oxford. Era sposato con una signora inglese e si era trasferito 5 anni prima a Bruxelles dove lavorava per la CEE come archivista. Chi volesse leggere l'intera storia può andare qui

http://www.belfasttelegraph.co.uk/news/northern-ireland/remembering-belfast-man-patrick-radcliffe-who-died-in-heysel-tragedy-31262076.html

Il destino atroce ha voluto che un ragazzo di Belfast (all'epoca in piena guerra civile e con un livello di pericolosità pari alla Baghdad odierna) dovesse trovare la morte ad una partita di calcio di cui probabilmente non importava nulla.

RIP Patrick e un abbraccio alla tua famiglia.

Modificato da Maidomi
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Joined: 03-Jun-2006
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Tra le vittime c'era Mario Spanu, sardo di nascita ma residente a Novara. Aveva 41 anni i faceva il cuoco presso l'Autogrill di Olbiate. Per andare alla finale aveva fatto ogni sorta di sacrifici, raccogliendo la cifra necessaria per biglietto e viaggio aereo. Partì con tre amici juventini. L'amico Roberto Molina racconta che la sera prima della gara fecero di tutto per evitare problemi e rimasero in albergo senza uscire. Il giorno della partita andarono allo stadio già alle 14.30, proprio per evitare incidenti. Purtroppo non bastò. Mario fu travolto dalla massa in fuga e non riuscì a salvarsi, mentre l'amico Roberto si salvò per un miracolo. Mario era sposato senza figli. La moglie Margherita vide la gara in TV e subito ebbe un brutto presentimento. Chiamò subito la prefettura per notizie che attese l'intera notte. Solo al mattino dopo la chiamarono per comunicarle la triste notizia.

Caro Mario una preghiera per te e un abbraccio a tua moglie. Non vi dimentichiamo.

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Joined: 03-Jun-2006
4438 messaggi

Circa 600 tifosi partirono dagli Abruzzi per la finale. Tra questi Rocco Acerra di 28 anni, sposato da meno di un anno, e Nino Cerullo di 24 anni, titolare di una maglieria a Pescara. Nino era tifoso interista, ma accompagnò Rocco a Bruxelles. Abitavano a Francavilla al Mare. Entrambi perirono nel settore Z.

RIP , un abbraccio alle famiglie.

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Joined: 03-Jun-2006
4438 messaggi
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Di alcuni defunti non ho trovato informazioni per poterne tracciare un profilo e quindi per poterli onorare decentemente. Mi riferisco alla signora Barbara Lusci, in Margiotta, a Luciano Rocco Papaluca, a Luigi Pidone e a Benito Pistolato. Riporto per loro solo le scarne informazioni che reperito, pregando chi ne sa di più di integrarle per rendere loro il dovuto omaggio.

La signora Barbara aveva 58 anni ed era sarda di origine, ma viveva a Genova. A Bruxelles era con il marito Pietro che una notizia ansa dichiarava "gravemente ferito"

Luciano Rocco Papaluca era calabrese di nascita, ma viveva a Brugherio (MI) ed era dipendente doganale all'aeroporto di Milano Linate.

Benito Pistolato era di Bari e aveva 50 anni. Andò a Bruxelles in aereo da Bari.

Luigi Pidone è l'ultima vittima della tragedia. Morì dopo 77 giorni di coma in un ospedale di Bruxelles. Gli infermieri lo raccolsero privo di conoscenza e nonostante cure intensive non si risvegliò mai dal coma in cui era precipitato. Aveva 31 anni ed era di Nicosia, Enna.

A tutti loro e alle loro famiglie le nostre preghiere. Siete sempre con noi.

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Joined: 04-May-2007
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Grazie Maidomi.

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Joined: 03-Jun-2006
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Ieri sera ho trovato ulteriori informazioni riferite alla signora Barbara Lusci in Margiotta sull'archivio storico de La Stampa.

Ci furono due vittime in Liguria in quella sera maledetta.

Il giorno dopo la scomparsa della mamma, la signora Donatellla Margiotta racconta ad un cronista de La Stampa:

" Un viaggio sognato una vita. Dopo Bruxelles i miei genitori avevano previsto una deviazione per Parigi". Il padre di Donatella, Pietro Salvatore all'epoca aveva 55 anni ed era concessionario dell'Agip alla Foce. Lui e la moglie furono coinvolti negli incidenti e la signora Barbara morì schiacciata, mentre lui fu ricoverato in ospedale a Bruxelles con alcune costole fratturate. La figlia racconta di avere parlato al telefono con il papà che riusciva a parlare a fatica: erano insieme nel settore Z e improvvisamente lui si è trovato solo. Ecco una foto di Barbara col marito tratta da La Stampa dell'epoca.

4j5m2w.jpg

La seconda vittima ligure fu Sergio Mazzino 38 anni di Cogorno, piccolo centro alle spalle di Chiavari. Era rappresentante della filiale di Rapallo della Locatelli ed era sposato con la moglie Rita e papà della piccola Michela che all'epoca aveva 12 anni. Qui l'intervista sul secolo XIX con la figlia Michela 25 anni dopo la tragedia, con tanto di foto un mese prima.

http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2010/05/26/AMywRwiD-quella_heysel_stadio.shtml

Sergio era un fedelissimo juventino, aveva preso parte alle trasferte più importanti della sua squadra: era la sua unica passione, dicono gli amici e colleghi della Locatelli. Sembra che Sergio non volesse andare a Bruxelles nonostante fosse in ferie da qualche giorno. Era stata proprio la moglie Rita a convincerlo: "Due giorni di svago ti faranno bene". Partì la mattina in aereo da Genova in un tour organizzato dalla Poly viaggi al prezzo di 520.000 lire.

Una preghiera per Barbara e Sergio e un abbraccio alle loro famiglie.

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Joined: 03-Jun-2006
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Un'altra vittima si chiamava Giancarlo Bruschera. Era nato a Taino in provincia di Varese. In molti siti, incluso l'articolo sottostante, è indicata come età 21 anni. Nel sito dell'associazione dei familiari delle vittime è invece indicato che era nato nel 1951 e genericamente aggiunto che era amico del direttore sportivo Marotta. Null'altra informazione su Giancarlo. Era sposato, aveva figli ? Nulla. Neppure una foto. Questo mi rattrista ancora di più perchè è segno di un dolore profondo tenuto internamente alla famiglia. Bisognerebbe onorarlo degnamente aggiungendo informazioni personali sul suo conto e su quelle della sua famiglia ed evitare di considerarlo soltanto un nome senza volto, un numero e basta. Qui un articolo in cui è citato di sfuggita

http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Homepage/135116_heysel_la_partita_dellorrore_tradate_ricorda_la_strage/

RIP Giancarlo, e se può essere di conforto alla famiglia non lo dimenticheremo mai.

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Joined: 03-Jun-2006
4438 messaggi
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Dionisio (Nisio) Fabbro era un friulano di Buja, Udine. Aveva 51 anni, sposato con Marilena,lavorava nella tessitura Iftam e collaborava con la Polisportiva Bujese. Andò a Bruxelles in camper con 6 amici. Prima di partirono scattarono questa foto in cui tengono uno striscione artigianale con la scritta JUVE !! PER SEMPRE

t0i70h.png

Qui sotto due storie con il racconto dell'amico che si salvò a stento.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/05/29/news/quel-29-maggio-all-heysel-vidi-morire-il-mio-amico-1.11517823

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/05/28/news/domani-l-omaggio-a-fabbro-30-anni-dopo-l-heysel-1.11509857

RIP Nisio e un abbraccio alla sua famiglia.

Modificato da Maidomi

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Joined: 15-Feb-2009
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Grazie Maidomi.

Mi unisco al ringraziamento.

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Joined: 03-Jun-2006
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Inviato (modificato)

Da Mirabella Imbaccari, in provincia di Catania, sono partiti in sette al seguito della Signora. C’è anche il padre di Giuseppe, Eugenio Gagliano, che è riuscito ad ottenere un biglietto per il big match. Trent’anni fa, però, il signor Eugenio (molto noto anche perché assessore comunale allo Sport), come altre 38 persone, si trovò al posto sbagliato, la maledetta Curva Z, nel momento sbagliato. A Mirabella tornerà in una bara.

A casa daventi alla Tv c'è il figlio Giuseppe. 30 anni dopo è intervistato da un giornale locale. Ecco l'intero articolo.

http://catania.blogsicilia.it/30-anni-fa-quei-siciliani-allheysel-mio-padre-non-e-morto-per-il-calcio/297923/

Lei cosa ricorda di quel giorno?

“Purtroppo tutto. Ero alla tv e festeggiavo il mio 12 compleanno.."

Adesso Giuseppe fa l'allenatore:

“No mi faccia finire. Le confido una cosa: io sono voluto diventare allenatore proprio per stare con i ragazzi fargli capire che il calcio è uno sport bellissimo e che non bisogna cedere alle provocazioni di chi siede in tribuna e quando succede qualcosa in campo fanno un casino. Ai miei giocatori dico sempre di rispettare l’avversario, l’arbitro, di farsi scivolare addosso le tensioni. Ecco perché faccio l’allenatore per essere innanzitutto educatore e far sì che non succeda niente”.

Una preghiera per Eugenio e un abbraccio a Giuseppe e a tutta la famiglia. Il papà Eugenio dall'alto sarà orgoglioso di come il figlio è cresciuto così bene.

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Quello che stai facendo ti rende onore. Conoscevo poco delle vittime dell'heysel. Ti ringrazio

inviato da casa di Anna

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Joined: 03-Jun-2006
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di Mauro Paloschi

Da Bergamo news

http://www.bergamonews.it/2015/05/28/quella-catenina-dororubata-a-mio-fratellomentre-moriva-allheysel/204692/

La mattina del 29 maggio 1985, in un terreno della Bassa Bergamasca, due fratelli stanno zappando la terra. A un certo punto Francesco, il più giovane, tirando un calcio a un sasso esclama in dialetto: "Stasera Platini segna così e vinciamo la Coppa dei campioni".

Quella sera a Bruxelles andò esattamente in quel modo.

Ma Francesco non vide il gol del suo idolo: era morto un paio di ore prima. Nel modo in cui nessuno avrebbe potuto immaginare. Soprattutto in uno stadio da calcio.

Francesco Galli è una delle vittime della strage dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles in cui prima della finale di Coppa dei Campioni 1984/’85 morirono 39 persone, tra cui 32 italiani, e ne rimasero ferite 600.

Francesco, per gli amici Franco, aveva solo 25 anni ed era l’ultimo dei dieci figli di una famiglia molto unita, come quelle di una volta. Lavorava come carpentiere ed era fidanzato con Daniela. Ma il suo grande amore era la Juventus. Una passione che condivideva con un gruppo di amici della zona. Gli stessi con i quali, una settimana prima della finalissima contro gli inglesi del Liverpool, aveva organizzato la trasferta in Belgio.

"Gli avevano tolto da poco il gesso alla gamba e non riusciva ancora a muoverla molto bene – racconta Mario Galli, ora 76enne, il fratello con cui Francesco lavorava quella mattina nel terreno di famiglia – . Per questo nostro padre Pietro gli aveva sconsigliato di andare a Bruxelles. Aveva provato a convincerlo in ogni modo. Niente da fare. Quel giorno si svegliò molto presto ed era agitatissimo per la partita. Mentre zappava non parlava d’altro. Appena terminato il lavoro partì insieme agli amici. Prima ci salutò con il suo solito sorriso. Per l’ultima volta".

Il gruppo di tifosi juventini partiti da Calcio con un pulmino raggiunse la capitale belga intorno alle 18. Mezzora più tardi erano già all’interno dello stadio, dopo aver acquistato i biglietti. Del maledetto settore Zeta, proprio quello che crollò.

Poco più in là erano stati collocati i tifosi inglesi, separati dagli italiani solo da una rete metallica. Franco, non essendo molto alto, prese posto nella parte bassa della gradinata.

Circa un’ora prima della partita, intorno alle 19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi verso il settore Zeta, fino a sfondare le reti divisorie. Nella grande ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni.

Il muro crollò per il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro anche il 25enne bergamasco, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i primi a morire, come ricostruito poi dagli inquirenti.

"Stavamo guardando la partita in televisione, tutti insieme – prosegue Roberto Galli, 72 anni, un altro fratello, ancora scosso nel ricostruire quelle ore – . Nel vedere quelle immagini restammo impietriti. Ma pensavamo che Franco fosse riuscito in qualche modo a mettersi in salvo. Aveva sempre fatto sport, era un ragazzo molto agile e sveglio. Col passare delle ore iniziammo a preoccuparci, come se avessimo il sentore che qualcosa non andava. Intorno alle 23 suonò il citofono. Era un commerciante del paese. Aveva saputo da un giornalista bergamasco presente a Bruxelles che nostro fratello era morto. Eravamo disperati. Mio padre si inginocchiò di fronte alla tv. Mia madre non parlò più. Non si è mai ripresa da quella notizia. E nel giro di alcuni anni, morirono entrambi".

E non è tutto. Oltre alla tragica morte di Franco, la famiglia Galli fu costretta a fare i conti un altro schiaffo: "La mattina seguente partimmo noi tre fratelli per il riconoscimento del corpo – continua il signor Roberto – . Le salme erano state posizionate a terra, una a fianco all’altra, nell’hangar dell’aeroporto. Ci indicarono il sacco nero in cui avevano messo il nostro caro. Era irriconoscibile. Capimmo che era lui solo grazie al tatuaggio che aveva sul braccio".

"La salma arrivò a casa il giorno seguente, passando dallo scalo di Roma – spiega – . Purtroppo però, gli avevano rubato gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una catenina d’oro di circa due etti che valeva molto e a cui era molto legato. La sostituirono con una da bigiotteria. Probabilmente gliel’hanno rubata quella sera mentre era a terra morto. Qualche tempo dopo arrivarono i risarcimenti economici: 12 milioni di lire dallo Stato italiano, 12 milioni dalla Juve e 12 milioni dal primo ministro britannico Margareth Thatcher, la quale ci inviò anche una lettera di scuse per il comportamento dei suoi connazionali. I soldi li usammo tutti per il monumento e la statua che lo rappresenta felice mentre gioca a pallone".

349dr91.png

Riposa in pace, Franco. Non ti abbiamo dimenticato. Un abbraccio alla famiglia.

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