Socrates 8379 Joined: 04-Apr-2006 133511 messaggi Inviato July 2, 2011 (modificato) Modificato November 1, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8379 Joined: 04-Apr-2006 133511 messaggi Inviato March 4, 2022 (modificato) ALDO OLIVIERI https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Olivieri Nazione: Italia Luogo di nascita: San Michele Extra (Verona) Data di nascita: 02.10.1910 Luogo di morte: Camaiore (Lucca) Data di morte: 05.04.2001 Ruolo: Allenatore (ex-portiere) Altezza: 178 cm Peso: - Nazionale Italiano Soprannome: Gatto Magico Campione del mondo 1938 con la nazionale italiana Allenatore della Juventus dal 1953 al 1955 68 panchine - 32 vittorie - 23 pareggi - 13 sconfitte Aldo Olivieri (San Michele Extra, 2 ottobre 1910 – Camaiore, 5 aprile 2001) è stato un allenatore di calcio, dirigente sportivo e calciatore italiano, di ruolo portiere. Campione del mondo nel 1938 con la Nazionale Italiana. È considerato uno dei migliori portieri italiani di sempre. Aldo Olivieri Nazionalità Italia Altezza 178 cm Calcio Ruolo Portiere Termine carriera 1943 - giocatore 1968 - allenatore Carriera Giovanili Audace SME Squadre di club 1929-1934 Verona 96 (−?) 1933-1934 Padova 8 (−?) 1934-1938 Lucchese 120 (−?) 1938-1942 Torino 81 (−?) 1942-1943 Brescia 34 (−30) Nazionale 1936-1940 Italia 24 (−28) Carriera da allenatore 1945-1946 Viareggio 1946-1947 Lucchese 1947-1948 Viareggio 1948-1950 Udinese 1950-1952 Inter 1952-1953 Udinese 1953-1955 Juventus 1955-1956 Lucchese 1956-1957 Pistoiese 1957-1959 Triestina 1959-1960 Verona 1963-1966 Casertana 1967-1968 Casertana Palmarès Mondiali di calcio Oro Francia 1938 Caratteristiche tecniche Olivieri era noto per il coraggio nelle uscite e per la spettacolarità degli interventi, uno stile che gli valse il soprannome di Gatto Magico. Carriera Giocatore Club Esordì nella stagione 1929-30 nel Verona in Serie B, passando al Padova nel 1933-34. L'esordio in Serie A avvenne il 10 settembre 1933 in Padova-Torino 1-0. Tuttavia giocò soltanto otto gare, poiché durante un'azione di gioco, un'uscita spericolata su un attaccante (Andrea Gregar) gli causò la frattura del cranio che, come ebbe a dichiarare, per tutta la vita gli procurerà forti emicranie e lo renderà curiosamente sensibile ai cambi di clima. Dopo appena un anno di convalescenza e contro il parere dei medici, Olivieri andò a giocare nella Lucchese nella serie cadetta, riuscendo a conquistare una promozione in Serie A con la squadra toscana, dove rimase 4 stagioni e dove si fece notare dal CT della Nazionale Vittorio Pozzo. Poi, nella stagione 1938-39 arriva al Torino, chiamato da Egri Erbstein, che lo aveva allenato già a Lucca. Nella squadra granata Olivieri giocò quattro campionati per un totale di 113 partite, prima di passare al Brescia dove chiuse la carriera in Serie B nella stagione 1942-43, giocando 32 partite. Nazionale Debuttò in Nazionale il 15 novembre 1936 nella gara con la Germania pareggiata 2-2 e giocò 24 partite (più 3 con la Nazionale B). Fu il portiere titolare della Nazionale italiana campione del mondo nel 1938 in Francia, sotto la guida di Vittorio Pozzo. Avrebbe dovuto essere il portiere di riserva, ma l'infortunio di Carlo Ceresoli lo portò a essere titolare. È ricordato in particolare per un'ottima parata che salvò il risultato durante la prima partita contro la Norvegia: l'attaccante Knut Brynildsen si presentò solo davanti a lui e fece un gran tiro, che Olivieri riuscì a deviare con le dita. La palla toccò l'incrocio dei pali e finì in calcio d'angolo. La parata fu così buona che il norvegese si avvicinò a Olivieri e gli strinse la mano. Il 26 ottobre 1938 divenne il primo portiere italiano ad essere convocato per un match FIFA World XI, difendendo la porta di una selezione europea in un'amichevole contro l'Inghilterra: con lui scesero in campo Alfredo Foni, Pietro Rava, Michele Andreolo e Silvio Piola. Allenatore Olivieri (in piedi, primo da sinistra) in veste di allenatore dell'Inter nella stagione 1951-1952 Nel dopoguerra intraprese la carriera di allenatore, partendo dal Viareggio e ottenendo poi tre promozioni in Serie A con la Lucchese, con l'Udinese che grazie ad Olivieri passò dalla Serie C alla Serie A in meno di due anni, e con la U.S. Triestina. L'Udinese, infatti nel campionato 1949-50 arrivò seconda, con sessanta punti, dietro al Napoli. Olivieri in quel periodo viveva a Udine in un elegante appartamento messo a disposizione dal Vicepresidente del club, Raimondo Mulinaris, industriale del settore alimentare (proprietario di un importante pastificio) nella centrale via Cussignacco. In seguitò ottenne buoni risultati sulle panchine, tra le altre, di Inter e Juventus; nel 1956 fu sospeso per un anno, per aver trattato trasferimenti di giocatori, attività all'epoca proibita agli allenatori. Sul finire della carriera allenò per quattro stagioni la Casertana, prima di diventarne direttore sportivo nella stagione 1968-1969, conclusasi con la mancata vittoria del campionato di Serie C per una penalizzazione e il conseguente scoppio della "Rivolta del pallone". Palmarès Giocatore Competizioni nazionali Serie B: 1 - Lucchese Libertas: 1935-1936 Nazionale Campionato mondiale: 1 - Francia 1938 Allenatore Competizioni nazionali Serie B: 2 - Lucchese Libertas: 1946-1947 - Triestina: 1957-1958 Serie C: 1 - Udinese: 1948-1949 Modificato November 1, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8379 Joined: 04-Apr-2006 133511 messaggi Inviato March 4, 2022 (modificato) ALDO OLIVIERI «Nel ‘53 mi chiama l’avvocato Gianni Agnelli nel suo studio. Mi fa: “Quanto vuole per allenare la Juventus?”. Io ci penso un attimo e gli rispondo: “Sa, avvocato, adesso guadagno 60.000 lire, avrei piacere di guadagnarne 80.000”. Lui obietta, arrota la erre e mi risponde: “Veda, Olivieri, io con 30.000 lire trovo un ingegnere che mi fa un’auto nuova”. Allora, gli dico: “Avvocato prenda un ingegnere e lo metta sulla panchina della Juve”. Prese me». VLADIMIRO CAMINITI Di questa Juve grande piena di sogno e di realtà che sfracella gli avversari a suon di gol, con i danesi, ex dilettanti, professional con birra e voglia di non castigarsi troppo, che ha soggiogato la fortuna anche con l’arte oratoria dei suoi signorili dirigenti – Monateri e Cerruti, gli ex fuoriclasse Combi e Rosetta – nel 1953 diventa allenatore succedendo a Sarosi («Il Toscanini del calcio» lo definiva la moglie), l’allenatore del giorno, vale a dire Olivieri. Non si era ancora visto un portiere così allenato a volare come un saltimbanco e coraggioso come un guerriero greco. Veronese era costui, con certi occhiacci randagi in perenne ricerca, quasi nevrotico. Si era preso a Verona nel 1933 una botta in testa quasi mortale per una uscita tra i piedi del centrattacco Grega del Padova, lanciato sul gol. Erbstein, ungaro umano e colto, lo aveva ricostruito fisicamente e psicologicamente. Era nato così il portiere 24 volte azzurro d’Italia (l’Italia vera seppur retorica di Pozzo), campione del mondo a Parigi. Ma come allenatore, ci si poteva chiedere, che allenatore era? Sotto la sua guida l’Udinese stava in A, vi era approdata navigando dalla C. E Olivieri aveva preso dal maestro umanista che avrebbe forgiato il grande Torino e con i suoi allievi sarebbe bruciato a Superga, le suggestioni e l’imperio del comando, credendo nel calcio preparato sul campo e sulla lavagna ma anche e specialmente dentro il cuore. Coi capelli precocemente imbiancati il quarantunenne ex portiere dal profilo grifagno venne a Torino per cancellare, era il suo proposito, il ricordo di ogni allenatore che Madama avesse avuto. Fu un duro impatto con la realtà di una società e di un ambiente dove all’allenatore si dava ben poco spazio, a partire dai giocatori importanti che ne maldicevano in sede e proseguendo con gli stessi dirigenti che avevano l’aria di beatificare innanzitutto la loro generosità che consentiva a quegli stravaganti di poter mettersi in mostra alla guida di quei fenomeni. E inoltre l’avvocato Agnelli ascoltava soltanto Rosetta e Combi. Tante cose erano mutate e ancor mutavano in Italia con la ricerca del benessere a tutti i costi che il presentatore Mike Bongiorno, juventino, con il suo quiz a premi «Lascia o raddoppia?» avrebbe presto garantito a quei cittadini nozionisticamente di grossa tempra e un po’ mattocchi. La pretesa di arricchimento fulminante era soddisfatta dal Totocalcio a quelli nati con la camicia. Non c’era da meravigliarsi se gli stessi protagonisti del pallone assimilassero smanie o manie, Olivieri era alquanto superstizioso, la sua Juve comunque partì bene, ma al primo confronto con l’Inter non andò oltre il pareggio: 2-2. E al ritorno andò anche peggio, i rodomonte bianconeri incapparono in una domenica di luna storta e ne beccarono sei, a zero, ma Oppezzo non era Piccinini, Bertuccelli e Manente si logoravano, Ferrario non ebbe molta assistenza da Gimona, Muccinelli non ce la fece contro Giacomazzi e Giovannini bloccò Boniperti. Pretendere che Ricagni e John Hansen facessero spola era troppo anche da un grifagno condottiero come Olivieri. Pure, l’Inter non superava tecnicamente la Juve, ma tatticamente e agonisticamente sì, per la continuità e la volitività dell’impegno. Praest e Hansen non ammettevano le tragedie per una sconfitta e si divertivano anche senza vincere. Per il campionato ‘54-’55 la preparazione condotta da Olivieri fu erbsteiniana, al massimo ispirata. Fu preso a cachet Bronèe, ma il sogno era svanito, succedevano cose chiarissime per l’avvocato Agnelli grande amatore del calcio spettacolo. Il Milan era meglio, era più forte in fuoriclasse. Ne parlava a Giordanetti e agli altri amici del consiglio: «Noi siamo pieni di brocchi, abbiamo soltanto Praest logoro e Boniperti. Vogliono lor signori tener conto che il Milan dispone di Liedholm, Nordhal e di quell’asso strabiliante di Schiaffino?» Avrà avuto ragione quanto a fuoriclasse, ma una società non è difesa soltanto da loro. E gli scudetti si difendono col costume e la serietà dell’organizzazione di base. Che venne messa in discussione da uno sciopero minacciato dai giocatori prima di una partita con l’Inter per un premio non pagato, sciopero che fu scongiurato molta forza dialettica. Si era spezzata l’armonia antica della società e ne erano responsabili tutti i dirigenti. Olivieri aveva fallito il suo compito. Le tentò tutte. Accettò di collaborare con il tecnico inglese Raynor e poi di lasciarsi consigliare da Viri Rosetta. Ma dovette dimettersi. https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2020/06/aldo-olivieri.html Modificato November 1, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti