Socrates 8541 Joined: 04-Apr-2006 134774 messaggi Inviato June 19, 2011 (modificato) Modificato December 24, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8541 Joined: 04-Apr-2006 134774 messaggi Inviato August 31, 2011 (modificato) Modificato December 24, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8541 Joined: 04-Apr-2006 134774 messaggi Inviato March 31, 2022 (modificato) LUIGI PASETTI https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Pasetti Nazione: Italia Luogo di nascita: Francolino (Ferrara) Data di nascita: 09.09.1945Ruolo: Difensore Altezza: - Peso: - Nazionale Italiano Under-21 Soprannome: Paso - El Paso Alla Juventus dal 1968 al 1969 Esordio: 15.09.1968 - Coppa Italia - Juventus-Sampdoria 5-0 Ultima partita: 13.04.1969 - Serie A - Milan-Juventus 1-0 26 presenze - 1 rete Luigi Pasetti (Francolino, 9 settembre 1945) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore. Luigi Pasetti Pasetti al Palermo tra gli anni 1960 e 1970 Nazionalità Italia Calcio Ruolo Allenatore (ex difensore) Termine carriera 1980 Carriera Giovanili 19??-19?? SPAL Squadre di club 1963-1968 SPAL 111 (1) 1968-1969 Juventus 26 (1) 1969-1974 Palermo 101 (1) 1974-1976 Piacenza 57 (1) 1976-1980 Adriese 14+ (0+) Nazionale 1967-1968 Italia U-21 5 (0) 1968 Italia B 5 (0) Carriera da allenatore 1981-1982 Adriese 1984-1991 SPAL Giovanili 1991 SPAL 1991-1997 SPAL Giovanili 1997-1998 Imolese 1998-2002 Milan Giovanili 2003-2007 Bologna Giovanili 2007-2008 Milan Giovanili 2010-2012 SPAL Giovanili Caratteristiche tecniche Era un calciatore grintoso che ha giocato prevalentemente come terzino fluidificante a destra, grazie alla facilità di corsa. Nel finale di carriera Giovan Battista Fabbri lo ha schierato come libero. Carriera Giocatore Club Crebbe calcisticamente nella SPAL dove costituì, assieme a Fabio Capello, Edoardo Reja, Arturo Bertuccioli, Franco Pezzato, Maurizio Moretti, Lauro Pomaro e Gianfranco Bozzao, la colonia di giovani calciatori spallini nati a metà degli anni quaranta che Paolo Mazza farà esordire in prima squadra, facendoli giocare sia in Serie A che in Serie B. Con questi calciatori la SPAL, con Giovan Battista Fabbri allenatore, vincerà lo scudetto Primavera nel 1965. Debuttò in prima squadra nel finale di stagione 1963-1964, nell'incontro Bologna-Spal 2-1 del 14 aprile 1964. A partire dalla stagione successiva fu promosso titolare nel ruolo di terzino sinistro, conquistando la promozione in Serie A e disputando tre campionati nella massima serie. Pasetti (accosciato, terzo da sinistra) nella Juventus 1968-1969 Nel 1968, dopo la retrocessione della SPAL in Serie B, Pasetti ebbe l'occasione di giocare nella Juventus. A Torino disputò 19 partite su 30 nel campionato 1968-1969, alternandosi a Gianluigi Roveta nel ruolo di terzino destro, oltre a 4 partite in Coppa delle Fiere e 3 in Coppa Italia; la sua stagione fu condizionata dai problemi difensivi della formazione bianconera e da alcuni infortuni. Nel 1969 fu ceduto al Palermo, nell'ambito del passaggio di Giuseppe Furino ai bianconeri. In Sicilia disputò cinque campionati, tra Serie A e Serie B, ottenendo la promozione nella massima serie nel 1971-1972 quando fu titolare nella difesa meno battuta del campionato. Nel 1974 si trasferì al Piacenza in Serie C, dove ritrovò il suo mentore Giovan Battista Fabbri e condusse gli emiliani alla vittoria del campionato, con sette punti di vantaggio sulla seconda, e alla promozione in Serie B. Un'altra stagione tra i cadetti con il Piacenza e poi, nel 1976, Pasetti scese di nuovo di categoria, stavolta in Serie D, per giocare nell'Adriese dove concluse la sua carriera di calciatore nel 1980 dopo aver ottenuto una nuova promozione, dalla Serie D alla Serie C2, nel 1978. Nella sua carriera ha totalizzato complessivamente 139 presenze e una rete (nella sconfitta esterna della SPAL contro il Torino alla prima giornata del campionato di Serie A 1966-1967). Nazionale Vanta 5 presenze in Nazionale B (esordio il 22 marzo 1967) e 5 in Nazionale Giovanile (esordio il 20 dicembre 1967), ovvero ciò che oggi sono le Nazionali Under-23 ed Under-21. Allenatore e dirigente Successivamente iniziò la carriera di direttore sportivo prima e di allenatore poi; la sua prima esperienza fu con l'Adriese ed in seguito con le giovanili di SPAL (con la quale vinse nel 1986 lo scudetto nel campionato Giovanissimi) e Milan, oltre ad allenare la prima squadra della SPAL nel finale di campionato nel 1991 in Serie C2, con Fabbri direttore tecnico. Successivamente rimane a Ferrara fino al 1997, come allenatore delle giovanili. Dopo una stagione sulla panchina dell'Imolese, nel Campionato Nazionale Dilettanti, passa al settore giovanile del Milan, dove rimane quattro stagioni. In seguito allena le giovanili del Bologna, prima di ritornare al Milan e poi alla SPAL, alla guida della formazione Esordienti, nel campionato 2010-2011; l'anno successivo siede sulla panchina dei Pulcini della formazione estense. Dopo il fallimento della SPAL abbandona la nuova società rifondata in Serie D per screzi con la dirigenza, e passa alle giovanili del Vigaranese X Martiri di Porotto. Palmarès Giocatore Club Campionato italiano Serie C: 1 - Piacenza: 1974-1975 (girone A) Modificato December 24, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8541 Joined: 04-Apr-2006 134774 messaggi Inviato March 31, 2022 (modificato) LUIGI PASETTI Alla Juve arriva ventiduenne – scrive Gianni Giacone su “Hurrà Juventus” del novembre 1972 – dalla Spal, che è da sempre fucina di campioni: come terzino ha dimostrato subito di saperci fare, tanto che il suo nome figura nella lista di Bearzot tecnico della «Under 23». Ma il suo è un arrivo quasi in punta di piedi: si capisce che i tifosi parlano degli acquisti-boom, di Haller e di Anastasi vale a dire, e che il nome di Pasetti compare solo in secondo piano. Il fatto è che si sta forgiando una Juve tutta nuova: arrivata l’anno prima (‘67-68) al prestigioso traguardo della semifinale di Coppacampioni, la società bianconera chiude un ciclo di transizione e ne apre un altro che si vorrebbe subito di trionfi almeno caserecci. In questa squadra dal tessuto nuovo per cinque undicesimi Pasetti, difensore che pure non disdegna le sgroppate fluidificanti, cerca con impegno un posto al sole, e talvolta lo trova. Ma è tutt’altro che semplice: il reparto arretrato è il meno toccato dalle novità, a parte l’anziano e pacato Giuliano Sarti, portiere alla terza o quarta giovinezza, l’unico nuovo e praticamente proprio lui, Pasetti. Gli altri, dal «libero» Tino Castano allo stopper «Roccia» Bercellino, sono ancora quelli del tredicesimo scudetto. Naturale che Heriberto confermi il blocco, almeno in partenza. E tuttavia per Pasetti viene il momento buono: infortuni in serie tolgono di mezzo qualche titolare sin dalla fase precampionato, sicché a Bergamo, «prima» di campionato, Pasetti è il terzino destro della Juve che fa intravedere mirabilie all’attacco (Anastasi realizza una doppietta memorabile) ma che è traballante alquanto, ohimè, proprio in difesa. Finisce tre a tre, no, non ci siamo proprio; prima, difesa imperforabile ma poca forza penetrativa davanti, adesso problemi opposti. Chiaro che in questo non c’è solo la responsabilità dei difensori, men che mai di Pasetti: il centrocampo, quello delude alquanto, la mancanza di un uomo che sostituisca degnamente Cinesinho si fa sentire, e invano si chiede all’uno o all’altro di svolgere l’ingrato compito di giocare a tutto campo. Benetti e lo stesso Haller non trovano la giusta posizione, sicché si va avanti alla meno peggio, anche se la classifica è più che dignitosa. E Pasetti? Heriberto lo avvicenda per qualche partita con Roveta, e lo porta al suo fianco in panchina. Due, tre partite come tredicesimo inutilizzato e poi, finalmente, il rientro. Che coincide con un derby vinto, niente di meno. Diciassette novembre, Juventus subito in vantaggio con Menichelli e Toro arrembante che non passa fino all’intervallo. E quando finalmente riesce a segnare con l’«ex» Combin, ecco che si scatena Anastasi: il suo gol risolve la partita all’88’, ma c’è stata gloria anche per Pasetti, che ha svolto su Facchin un lavoro niente male. La gente comincia ad apprezzare questo oscuro faticatore che corre in modo atipico, pare quasi che inciampi ad ogni passo, e intanto costringe la «sua» punta a recuperi avventurosi. Sette giorni dopo il derby c’è la matricola Pisa al Comunale, è un incontro facile facile sulla carta, ma i toscani difendono bene, guidati dalla vecchia volpe Gonfiantini. Le punte bianconere pare proprio che non riescano a passare: ma tranquilli, ci pensa «El Paso» con una delle sue discese «alla Furino» conclusa da un tiro-cross che beffa il portiere pisano. Roba da non credersi: ma intanto non è che la fortuna lo assista, visto che proprio nell’incontro che lo scopre nell’inedita veste di realizzatore gli capita di buscarsi qualche calcione di troppo. Niente di grave, ma la caviglia malconcia gli impedisce di giocare a Napoli, e quando rientra, contro il Milan, le cose si mettono di nuovo male, per lui e per la Juve. Deve marcare Hamrin, ma «El Paso» davvero non c’è, lo scadimento di forma è addirittura incredibile, o forse è solo questione di concentrazione, il fatto è che quando finalmente l’ex-spallino riesce a prendere le misure del milanista, questo ha già avuto tempo e modo di segnare la rete decisiva. Un caso? Macché, per Pasetti è proprio un momento gramo, la domenica dopo tocca a Bui, a Verona, metterlo nei guai. Fortuna che il momentaccio finisce qui: la parte centrale del torneo, infatti, lo vede rigenerato in una difesa che riacquista poco per volta l’antica solidità: per Pasetti non mancano le occasioni per meritarsi elogi; a Firenze, per esempio, in una giornata in cui molti juventini giocano maluccio e pasticciano, Pasetti è tra i migliori in campo. E bene si comporta anche la domenica dopo, nel turno casalingo con la Sampdoria. La stagione si avvia al termine senza eccessivi scossoni, e per «El Paso» vengono momenti interessanti alquanto, vedi partita col Milan a San Siro, dove Heriberto, senza ali di ruolo da affiancare a Menichelli, lo schiera col numero sette. Chiaro che Pasetti non può fare i miracoli, terzino era e terzino rimane, ma qualcuno trova che come «jolly» potrebbe forse essere la trovata buona per il campionato successivo... Macché; ricordate tutti come andò a finire, è storia di ieri. L’anno dopo cambia di nuovo tutto, con la speranza che sia davvero la volta buona. E Pasetti viene dirottato al Sud, da dove ritorna nel contempo all’ovile Furino già detto Furia, che a Palermo si è consacrato campione di rango. Per «El Paso» la Juventus è già dietro l’angolo...GIULIO C. TURRINI, DA “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 1968 Questa volta, Heriberto tocca l’optimum. Vogliamo dire che lui, il profeta del «movimiento», ha acquistato in Luigi Pasetti il movimento fatto uomo. Non sapremmo trovare una definizione più calzante per il ragazzo ferrarese; o ancora, potremmo indicare in Pasetti il sostituto più testuale che la Juventus potesse trovare per Adolfo Gori. È caldo, siamo a metà estate, il calcio sembra ancora un frutto acerbo, benché un po’ ovunque si stiano radunando – o si siano già radunate – le squadre, per le loro grandi manovre in collina; è presto, insomma; e parlare di partite, e soprattutto di tattiche e di formazioni sembra maledettamente fuori tempo. Eppure, ci vien l’uzzolo di predire a Pasetti un posto di titolare nella Juventus potenziata della stagione 1968-69, soprattutto perché del ragazzo conosciamo le qualità, singolarmente congeniali ai gusti di Heriberto Herrera. La storia di Pasetti è la storia semplice, diciamo pure umile (e gli faremo un elogio), di un ragazzo che nasce pochi mesi dopo la fine della guerra, il 9 settembre 1945, a Francolino, che è un paese che dista cinque o sei chilometri da Ferrara, di fianco al Po. La sua famiglia è modesta, il papà divide il suo lavoro in settori che direste distanti migliaia di anni luce l’uno dall’altro: fa un po’ il calzolaio e un po’ il pescatore. Ed è questa seconda attività di pescatore, in cerca di qualcosa di commestibile nelle pigre anse del fiume, che papà Pasetti trasmetterà al figlio; se a Gigi Pasetti domandate quale sia il suo «hobby», lui vi risponderà: «Caccia e pesca, soprattutto pesca». Lo ritroveremo a Ferrara (giocatore di Serie A esemplare per impegno e per rendimento) pronto tuttavia a scappare verso il fiume, trovando un comodo alleato nell’allenatore delle squadre minori della Spal che è Giambattista Fabbri, un uomo coscienzioso e riservato. Il secondo pigmalione di Pasetti, diciamo. Perché il vero pigmalione del ragazzo lo dobbiamo trovare, come spesso, in Paolo Mazza, indomito rabdomante di campioni. Se vogliamo restare alla similitudine, diciamo semplicemente che Mazza è un pescatore sornione che ogni anno butta le sue reti un po’ ovunque. Le lancia anche in direzione del Po, è ovvio. I pesciolini restano impigliati nelle reti, e vengono portati a Ferrara. Qui crescono, qui diventano merce pregiata. Con Pasetti, che ha un compromesso con il Francolino – squadra modesta che vive alla giornata – e che tuttavia gioca per una compagine ancora più piccola della quale nessuno ricorda il nome, Mazza realizza uno dei suoi prodigi. Se la Spal vive, è attraverso questi miracoli. Spal – lo sapete – vuol dire Società Polisportiva Ars et Labor, dove Ars significa ovviamente Arte, e dove Labor – il latino ce l’insegna – più che il concetto di lavoro esprime quello della fatica. La fatica di tirare avanti così, operosamente, a forza di salti mortali. Un altro miracolo di Mazza, dicevamo, che nel caso di Pasetti si traduce nel rapporto approssimativo di «uno a tremila»: acquistato per L. 50.000, venduto per milioni centoquaranta, sessanta subito, ottanta l’anno venturo. La carriera ferrarese di Pasetti è lineare. Allievo, De Martino, riserva, titolare. L’esordio avviene nel campionato 1963-64, un anno maledetto per la Spal, che costa alla squadra di Mazza la retrocessione in Serie B dopo tredici campionati di A. Pasetti viene lanciato in prima squadra a Bologna, in quello che viene chiamato il «derby del Reno». Adesso, arrivando a Torino, Pasetti troverà Haller, che fu il suo avversario di quella giornata, un avversario strapotente, al massimo della condizione. Il Bologna, oltretutto, quell’anno stava galoppando in testa al campionato e avrebbe vinto lo scudetto, nella finalissima romana con l’Inter. La partita con la Spal si giocò fuori data, per un rinvio stabilito all’indomani dell’esplosione del clamoroso «caso doping». Pasetti contro Haller, dunque. Il ragazzo comincia benino, benché il «panzer» dilaghi un po’ ovunque. Si estenua all’inseguimento del tedesco, il nostro Pasetti, fa l’impossibile, lui che comincia proprio ora. C’è un pallone a metà campo, lo ricordiamo bene, e Haller scatta violentemente; Pasetti tenta l’inseguimento ingrato, si ferma subito. Stiramento; la partita è conclusa. Un inizio scoraggiante, se vogliamo. Ma Pasetti ha doti autentiche in serbo, e quando sarà il momento le butterà fuori. In Serie B, Pasetti partecipa attivamente al campionato della rinascita: in un anno, la Spal ritorna in Serie A. Poi, gioca intensamente i tre anni successivi, quasi novanta partite. Gioca terzino destro, gioca mediano, gioca stopper, gioca libero, gioca dove lo mettono. Gioca bene in ogni ruolo. È una delle forze più concrete della Spal. Va in «tournée» in Inghilterra. Va con gli «Under 23». Gioca a Trieste contro gli inglesi, 1 a 1. È in quest’occasione che lo vede all’opera Heriberto Herrera. Heriberto è a Valmaura, e tutti vogliono indovinarne le intenzioni. Vieri? Riva? Cresci? Heriberto non dice nulla a nessuno. Gli piace Pasetti, ecco tutto. Nel suo gioco difensivo, Heriberto teme di avere perduto la carta-Gori, tatticamente così importante. Questo Pasetti è forse meno scaltro, ma può essere che sia addirittura più dinamico e più continuo di Gori. È una logica sostituzione di pezzi e senza nemmeno cambiare Casa produttrice. Lui, Pasetti, è felicissimo. Tocca il cielo con un dito. Prima, lo trattava il Palermo, perché Di Bella è un allenatore che tiene gli occhi aperti. Il Palermo offrì cento, centocinque, centodieci; poi venne fuori la Juve a dire centoquaranta; e al Palermo non restò che prendere Reja, se proprio voleva uno spallino, e prendere Gori se proprio voleva un difensore di quel tipo. A Ferrara la partenza di Pasetti, «enfant du pays», ha lasciato un po’ di amarezza; lo criticavano qualche volta per... quell’ultimo passaggio avventato, ma individuavano facilmente in lui lo spiritaccio della Spal, sempre viva, sempre disposta alla battaglia. Il giocatore ha una notevole base tecnica, una confortante conoscenza del pallone e delle esigenze del calcio moderno. Sa quel che vuole. Ha già rimesso a nuovo la casetta poco distante dal Po, dove vivono i suoi e la sorellina. È fidanzato con una ragazza del suo paese, una ragazza che sta per diplomarsi maestra. Nel suo fresco, breve passato c’è anche un segno, quasi una predestinazione. Il suo unico goal di Serie A, Pasetti l’ha segnato a Torino, nel settembre del ‘66: con quel goal, portò in vantaggio la Spal, tuttavia battuta nel finale. Un solo goal fatto a Torino; ma con l’avvertenza di segnarlo al Torino, mica alla Juve... Ma tutto sommato, la predestinazione la troviamo più facilmente nella comune radice padana. Pasetti è nato sul Po, a pochi chilometri dal delta. Nella sua vita, ha dovuto subito nuotare controcorrente, e l’ha fatto con robuste bracciate. Nuotando contro corrente, Pasetti ha risalito il Po ed ha toccato felicemente riva a Torino. https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2012/09/luigi-pasetti.html Modificato December 24, 2023 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti