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Socrates

Attilio Lombardo

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lombardo.jpg
 
Juventus Football Club 1995-1996 - Wikipedia
 
 
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JUVENTUS ROSA COMPLETA SQUADRA 1996/97 FOTO UFFICIALE SPONSOR 96/97 |  dereizendekapster.be
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Un ottimo giocatore, con noi molto sfortunato, ma fece comunque una buona annata al ritorno. Inoltre era importantissimo nel fare gruppo.

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   ATTILIO LOMBARDO

 

Attilio Lombardo - An ode to understated excellence -

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Attilio_Lombardo

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Santa Maria la Fossa (Caserta)
Data di nascita: 06.01.1966
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 175 cm
Peso: 73 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Popeye - Attila - Lampadina - Bombetta - Bald Eagle

 

 

Alla Juventus dal 1995 al 1997

Esordio: 06.12.1995 - Champions League - Steaua Bucarest-Juventus 0-0

Ultima partita: 01.06.1997 - Serie A - Juventus-Lazio 2-2

 

51 presenze - 4 reti

 

1 scudetto

1 supercoppa italiana

1 champions league

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

 

 

Attilio Lombardo (Santa Maria la Fossa, 6 gennaio 1966) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista, assistente di Roberto Mancini nella nazionale italiana.

È uno dei sei calciatori italiani, insieme a Filippo Cavalli, Giovanni Ferrari, Sergio Gori, Pierino Fanna e Aldo Serena, ad aver vinto lo scudetto con tre società differenti; nel suo caso, con Sampdoria, Juventus e Lazio.

 

Attilio Lombardo
Attilio Lombardo.jpg
Lombardo alla Sampdoria nel 1989
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 175 cm
Peso 73 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Squadra Italia Italia (Assistente)
Termine carriera 2002 - giocatore
Carriera
Giovanili
19??-1983   Pergocrema
Squadre di club
1983-1985   Pergocrema 38 (9)
1985-1989   Cremonese 141 (17)
1989-1995   Sampdoria 201 (34)
1995-1997   Juventus 51 (4)
1997-1999   Crystal Palace 48 (8)
1999-2001   Lazio 33 (2)
2001-2002   Sampdoria 34 (4)
Nazionale
1990-1997 Italia Italia 18 (3)
Carriera da allenatore
1998   Crystal Palace Interim
2002-2005   Sampdoria Allievi Naz.
2005-2006   Sampdoria Primavera
2006-2007   Chiasso  
2008   Castelnuovo  
2008-2009   Legnano  
2009   Spezia  
2010-2012   Manchester City Coll. tecnico
2012-2013   Manchester City Riserve
2013-2014   Galatasaray Coll. tecnico
2014-2015   Schalke 04 Vice
2016-2018   Torino Vice
2019- Italia Italia Assistente

 

Biografia

Nel corso della carriera gli sono stati affibbiati vari soprannomi: dapprima Bombetta agli esordi nella Cremonese, quindi Popeye negli anni alla Sampdoria — quello a cui è rimasto più legato — e infine Bald Eagle ("Aquila Calva"), in virtù della sua precoce calvizie, durante la militanza nel Crystal Palace.

Anche suo figlio Mattia, nato nel 1995, è diventato un calciatore professionista.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

220px-Serie_B_1986-87_-_Bologna_vs_Cremo
 
Lombardo (a sinistra) in gol per la Cremonese nel 1987 sul campo di Bologna

 

Ala destra dotata di propensione al sacrificio e facilità di corsa, Lombardo spiccava per la notevole vitalità atletica e resistenza fisica, qualità che gli consentì di scendere in campo per 144 incontri consecutivi in Serie A.

In carriera ha giocato 613 partite, per un totale di 46 415 minuti, segnando in totale 86 gol e fornendo 9 assist.

Carriera

Giocatore

Club

170px-Serie_A_1990-91%2C_Sampdoria-Napol
 
Lombardo (in basso) esulta per la Sampdoria, festeggiato dal compagno di squadra Vialli, dopo il suo gol al Napoli nella stagione dello Scudetto 1990-1991.

 

Nato nel Casertano e trasferitosi da bambino a Zelo Buon Persico, nel Lodigiano, mosse i primi passi nel calcio professionistico in Serie C2, diciottenne, con la maglia del Pergocrema

Nel 1985 passò alla Cremonese, in Serie B. A Cremona disputò quattro campionati cadetti, tra cui quelli sotto la guida di Tarcisio Burgnich, mettendosi in luce come ala destra capace di incunearsi nelle difese avversarie e di mettere a referto un buon bottino di gol. Con i grigiorossi ottenne nella stagione 1988-1989 la promozione in Serie A, arrivata al termine dello spareggio contro la Reggina: il 25 giugno 1989, sul neutro di Pescara, nell'epilogo ai tiri di rigore fu proprio Lombardo a mettere a segno il penalty decisivo.

Nell'estate del 1989 approdò così in massima serie, ma con la maglia della Sampdoria, cui nel frattempo era stato ceduto per 4 miliardi di lire. A Genova, sotto la guida di Vujadin Boškov, vinse la Coppa delle Coppe 1989-1990, lo storico Scudetto nella stagione 1990-1991, la Supercoppa italiana 1991 e la Coppa Italia 1993-1994. Nel 1992 disputò anche la finale di Coppa dei Campioni persa ai supplementari contro il Barcellona, risultando tra i migliori in campo.

 

220px-Juventus_FC_1996-97_-_Peruzzi%2C_L
 
Da sinistra: Peruzzi, Lombardo e Torricelli alla Juventus nella stagione 1996-1997

 

Nell'estate del 1995 passò alla Juventus di Marcello Lippi per 10,5 miliardi di lire. La prima stagione a Torino fu tuttavia molto sfortunata per Lombardo sul piano personale: un grave infortunio occorsogli nel precampionato (frattura di tibia e perone) lo costrinse a rimanere fermo per molti mesi, partecipando da comprimario alle vittorie della Supercoppa italiana 1995 e della UEFA Champions League 1995-1996. Ristabilitosi per l'annata 1996-1997, contribuì ai successi dello Scudetto, della Coppa Intercontinentale e della Supercoppa UEFA.

Nel 1997 si trasferì in Inghilterra, giocando una stagione e mezza al Crystal Palace che lo acquistò per 5,9 miliardi di lire. Il 13 marzo 1998 assunse anche il ruolo di player manager della squadra londinese, carica retta ad interim fino al 29 aprile seguente.

Tornò in Italia nel gennaio del 1999 per accasarsi alla Lazio. Rimase a Roma per i successivi dodici mesi, contribuendo alla conquista dell'ultima edizione della Coppa delle Coppe e del campionato 1999-2000, quest'ultimo il terzo della carriera per Lombardo con altrettanti club diversi. Nel gennaio del 2001 tornò quindi alla Sampdoria allenata da Gigi Cagni, in Serie B, dove chiuse la carriera agonistica nel 2002.

Nazionale

Lombardo vestì per 18 volte la maglia della nazionale tra il 1990 e il 1997. In maglia azzurra non ebbe molta fortuna: pur avendo preso parte ad alcune gare di qualificazione per i Mondiali di Stati Uniti 1994 e Francia 1998, e per gli Europei di Svezia 1992 e Inghilterra 1996, non partecipò a nessuna delle fasi finali di queste competizioni.

Allenatore

170px-Attilio_Lombardo.JPG
 
Lombardo nel 2013, collaboratore tecnico di Mancini al Galatasaray.

 

Dopo la parentesi sulla panchina del Crystal Palace, dal 13 marzo al 29 aprile 1998, al ritiro dal calcio giocato inizia ad allenare le giovanili della Sampdoria: per tre stagioni gli Allievi Nazionali, e nella stagione 2005-2006 la formazione Primavera. Lascia il ruolo il 18 luglio 2006.

Dal 21 luglio 2006 si siede sulla panchina della squadra svizzera del Chiasso, ma la sua esperienza oltre il Ticino termina il 27 maggio 2007 quando rassegna le dimissioni, ufficialmente per mancanza di stimoli.

Nella stagione 2007-2008 torna alla Sampdoria in veste di osservatore, ma il 24 aprile 2008 lascia l'incarico per subentrare sulla panchina del Castelnuovo, in Serie C2, in sostituzione del dimissionario Massimo Barbuti, guidando la squadra nelle ultime due gare di campionato e nei successivi, vittoriosi play-out. Si dimette dall'incarico il successivo 27 maggio, firmando il giorno successivo per il Legnano che allena nel campionato di Lega Pro Prima Divisione 2008-2009.

Lascia la squadra lilla il 19 giugno 2009, e il 4 luglio seguente si accorda con lo Spezia, in Lega Pro Seconda Divisione. Si dimette dall'incarico il successivo 12 ottobre, a seguito del pari con l'Olbia, lasciando comunque la squadra ligure al terzo posto in classifica.

Il 17 luglio 2010 segue l'ex compagno di squadra Roberto Mancini al Manchester City, ricoprendo il ruolo di osservatore degli avversari. In questa veste, il 13 maggio 2012, festeggia la vittoria del campionato inglese, attesa dai Citizens da ben 44 anni. Il successivo 11 luglio viene nominato allenatore della squadra riserve mancuniana, in sostituzione dell'esonerato Andy Welsh. Conclude il campionato Under-23 al diciannovesimo posto, mentre con l'Under-21 arriva sesto nel proprio girone, non riuscendo ad accedere alla fase successiva. Il 15 maggio 2013 lascia il ruolo dopo l'esonero di Mancini dalla prima squadra, avvenuto due giorni prima.

Nella stagione 2013-2014, ancora al seguito di Mancini, è al Galatasaray come collaboratore tecnico, mentre nella successiva è ingaggiato come vice di Roberto Di Matteo allo Schalke 04; lascia l'incarico il 26 maggio 2015, dopo le dimissioni di Di Matteo. Il 21 maggio 2016, con l'arrivo al Torino di Siniša Mihajlović quale allenatore, ne diventa il vice, venendo esonerato il 4 gennaio 2018 insieme al resto dello staff.

Il 13 marzo 2019 entra nello staff della nazionale italiana come uno degli assistenti del commissario tecnico Mancini. Con questo ruolo, nell'estate 2021 (dopo il rinvio per il covid) prende parte alla vittoriosa spedizione azzurra al campionato d'Europa 2020.

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
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Da sinistra: Crespo, López, Verón, Sensini e Lombardo festeggiano il successo della Lazio nella Supercoppa italiana 2000
Competizioni internazionali
220px-Juventus_FC_-_Supercoppa_UEFA_1996
 
Lombardo (a destra) e Ferrara festeggiano il successo della Juventus nella Supercoppa UEFA 1996

Individuale

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   ATTILIO LOMBARDO

 

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Arriva a Torino nell’estate del 1995, dopo aver trascorso nella Sampdoria una parte importante della sua carriera; sei stagioni, dopo essere approdato a Genova dalla Cremonese; in pratica, lo stesso tragitto percorso da Vialli, il quale, come Attilio, si è prima imposto all’attenzione con i blucerchiati di Mantovani ed ha poi salutato il mare e il sole della Liguria, per tuffarsi in una nuova esperienza a Torino. Cammini paralleli, dunque, che si ricongiungono sotto la Mole Antonelliana.
«È stupendo giocare nuovamente con Luca – dice il giorno della presentazione in bianconero – perché è un amico e perché, con la sua personalità, aiuta tutta la squadra. In passato, hanno provato a metterci l’uno contro l’altro con una polemica sulla Nazionale e sulla sua esclusione, ma non ci sono riusciti; io e Luca ci siamo spiegati e tutto si è sistemato».
Come Vialli, Jugović e Vierchowod, anche Lombardo è reduce di quella bruttissima notte londinese, quando la Sampdoria fu sconfitta dal Barcellona di Cruijff in finale di Coppa dei Campioni, dopo essersi illusa di poterla conquistare: «È una sconfitta che brucia ancora, spero di riuscire a rimarginarla grazie alla Juventus».
Giocatore molto eclettico, dotato di una progressione eccezionale e di una buona dose di freddezza sottorete, arriva alla Juventus con tantissimo entusiasmo: «Arrivo a Torino nel momento più bello, ma anche più impegnativo; non sarà facile migliorarsi, dopo tutto ciò che la squadra è riuscita a fare nell’ultima stagione, ma faremo di tutto per riuscirci».
La stagione parte malissimo, Lombardo si infortuna nel precampionato, in un’amichevole contro il Borussia Dortmund, disputata a Cesena: «Il mio è stato un infortunio del tutto casuale e, forse, proprio per questo un pochino più complicato dei classici del genere. Infatti, oltre alla frattura del perone, c’è stata la distrazione ai legamenti della caviglia. Per me è una sensazione nuova. In tutta la carriera, non ho mai avuto un infortunio grave: era destino che mi capitasse proprio adesso».
Lippi fa sfoggio di filosofia: «L’infortunio di Lombardo non ci voleva, ma questo è il calcio e non ci possiamo fare nulla. Anche lo scorso anno ce ne sono capitate di tutti i colori, ma non per questo la Juventus ha allentato la presa sugli obiettivi. Ho detto ad Attilio di non abbattersi e di stare tranquillo: i suoi compagni si impegneranno al massimo per fargli trovare, al suo rientro, una Juventus ben piazzata».

Tre mesi dopo, è novembre inoltrato – scrive Emanuele Gamba sul “Guerin Sportivo” – incombe la nebbia e dalla nebbia sbuca un sorriso. Attilio Braccio di Ferro è pronto, è guarito, sta dimenticando. L’attesa è finita, il match con il destino è tornato in parità. «Toccando ferro, eccomi qui. Sono pronto». Pronto per riattivare quella serie da record: 144 partite consecutive in Serie A, senza una squalifica, senza un raffreddore. «A pensarci bene, in effetti, è pazzesco. Non ho mai avuto problemi in tutta la mia carriera, cambio squadra e crac, mi capita uno dei peggiori infortuni possibili. Pazzesco». Gira una storiella, tra Bogliasco e Torino. Si racconta che chi deve lasciare la famiglia-Samp per la ricca Juventus deve pagare una sorta di pedaggio, superare una specie di prova del fuoco. Capitò a Vialli (elenco dolorosamente lunghissimo di disavventure) e adesso, tutto in un colpo, a Vierchowod, Jugović e Lombardo. Un pneumotorace, uno strappo, una frattura. «Eh sì, non, facciamo giri di parole. Dicono che passare dalla Samp alla Juve porti sfiga. Non so se crederci oppure no. Ma di sfortuna ne ho avuta tanta, davvero». Perché adesso Lombardo deve ricominciare daccapo, da zero. «Ero qui da quindici giorni, avevo appena fatto in tempo ad assaggiare questa nuova dimensione quando è accaduto il fattaccio. Soffro ancora adesso che sono guarito». La sofferenza di Lombardo è stata (è) bipolare. Il dolore alla gamba e il dolore mentale, questo è il doppio tormento. E poi, quella vita senza raffreddori ha fatto in modo che tutto si concentrasse in un solo momento, amplificando gli effetti del male: «Verissimo. Ho visto tanti miei compagni fermarsi per gli infortuni più disparati, ma non ho mai colto in pieno i loro problemi. Finché capita agli altri, tu ti senti immune, non capisci, non ti preoccupi. Perciò per me, che non ero abituato a stare fuori, è stato ancora più difficile. Una questione psicologica, soprattutto: stare a vedere i compagni che lavorano sul campo mentre tu resti a guardare è davvero dura». Ora si tratta di capitalizzare l’esperienza vissuta, di trasformarla: «Sì, essendo stata un’esperienza completamente nuova è chiaro che mi lascerà il segno. Ho vissuto una dimensione diversa, mi servirà». Reinhardt, si chiama il destino. «Non provo rancore nei suoi confronti, non l’ho mai provato. E non sento istinto di vendetta: lo ritroverò in Champions League, ma me ne starò buono. Questo non annulla la mia convinzione, che coltivo da quella sera: quell’intervento poteva essere evitato, sicuramente, anche se non c’era l’intenzione premeditata di fare male». Tre mesi per meditare, per pensare. Per tracciare bilanci: «Ho perso molto, ne sono sicuro. Soprattutto, mi è mancata la possibilità di inserirmi immediatamente nel gruppo per cominciare nel modo migliore la nuova avventura. Anzi, visto l’infortunio posso dire che la nuova avventura non è nemmeno cominciata. Il fatto è che la grande forza della Juventus risiede proprio nello spirito di gruppo, nell’atmosfera che regna in ritiro, nello spogliatoio. Non poterla respirare è un vero handicap. Anche se, onestamente, tutti mi sono stati vicini. A cominciare da Lippi, che da toscano verace ha sempre una parola buona, utile. Lui ha grande esperienza, cura ogni dettaglio, cerca sempre di dare una mano a chi è in difficoltà». Buoni incontri, tipo Lippi. Oppure conoscenze terrificanti. Tipo Ventrone… «Eh sì, è davvero un aguzzino… Però è un lavoratore straordinario, preparatissimo. Praticamente sono stato sempre alle sue dipendenze, e mi ha fatto sudare come un matto. Ha davvero lo spirito del vecchio marine». E chissà quante volte Braccio di Ferro ha maledetto quel giorno in cui decise di lasciare casa–Samp, di abbandonare la famiglia Doria, di tuffarsi nel futuro. «No, non sono pentito della scelta che ho fiuto. Sono stato io a volere la Juventus. Quando Mantovani mi comunicò che aveva intenzione di cedermi per il bene della società, io ho chiesto di essere trasferito a Torino. Quindi non rinnego nulla. E chiaro che c’è un po’ di nostalgia, ma è normale quando si lasciano degli amici. Però non ho mai pensato nemmeno una volta di tornare indietro, anche se qui è tutto diverso: non c’è mai contatto con la dirigenza, il valore massimo è la professionalità. E poi quando apro la finestra non vedo più il mare di Nervi… Comunque anche la mia nuova città mi piace, pure mia moglie è soddisfatta. Abito in centro: alcuni non lo sanno, ma Torino ha degli angoli affascinanti». Tre mesi di solitudine, a confrontarsi coi propri problemi. Con i sogni. Con le angosce. «Cominciamo con i sogni: io spero di potere tornare in Nazionale. L’ho abbandonata a giugno, adesso che sono guarito mi ricandido. Non ho perso le speranze. Anche se è giusto che io faccia i complimenti a Di Livio, che ha preso il mio posto sia nella Juve sia in azzurro. Però chi dice che non possiamo giocare insieme?». E la solitudine, Attilio? «Quella non è stata un peso. Perché è vero quello che si dice: gli amici si scoprono nel momento del bisogno. Ho sentito i vecchi compagni della Samp, della Cremonese. E questo in fondo era normale. Le emozioni arrivano quando dall’Inghilterra telefonano Platt e Gullit, quando dal Giappone chiama Zenga, che allora era in tournée. Posso dire che per me si è mobilitato mezzo mondo… Purtroppo, con Walter ho dovuto ricambiare poco dopo». Quel che pesa, adesso, è l’angoscia: «Momenti brutti ne ho vissuti tanti, in questi mesi. Diciamo tutti e nessuno, anche se quando ho tolto il gesso credevo già di essere alla fine della convalescenza e invece si trattava soltanto dell’inizio della sofferenza. Una paura la coltivo, confesso. Temo di tornare in campo condizionato, portandomi addosso la fobia del contrasto, il terrore di rifarmi male. Mi dicono che sia normale e che passerà, ma purtroppo non potrò saperlo, fin quando non ricomincerò a giocare a tempo pieno». E allora in bocca al lupo, sfortunato Popeye, anche se il difficile viene adesso: bisogna trovare la forma, trovare il ritmo della partita, trovare un posto, trovare tutto. «Penso e ripenso all’esempio di Vialli, a tutte le volte che sembrava finito e invece è ripartito più forte di prima. Io ho una sola certezza: adesso non ho voglia di giocare, ma ho una super–voglia, una voglia doppia. Tanto Lippi adora il turn–over, no?».

Attilio fatica a ritrovare il posto in una Juventus che sta volando a gonfie vele verso la conquista della Champions League. Qualche goal importante contro il Padova e l’Inter, ma nelle partite che contano, siede in panchina. E nella gloriosa serata dell’Olimpico, Lombardo guarda, dalla tribuna, i compagni sollevare la “Coppa dalle grandi orecchie”.
L’anno successivo, riesce a ritagliarsi uno spazio importante nella squadra bianconera, partecipando al successo in campionato e alla sfortunata finale di Champions, a Monaco di Baviera, contro il Borussia Dortmund. Rimane negli occhi di tutti i tifosi della “Vecchia Signora” la grandissima partita di Lombardo e di tutta la Juve contro l’Ajax, in semifinale. Un 4-1 che non ammette discussioni, con le reti di Bobo Vieri, Nick Dinamite Amoruso e una perla di Zidane, che mette a sedere i difensori olandesi, Van der Sar compreso. Anche Attilio mette il timbro sulla vittoria con un bellissimo colpo di testa sottomisura.

Scrive Repubblica.it: «Lombardo è convinto: “Una giornata bellissima, meritavamo la finale”. È stata un’altra notte di Juve alternativa, dopo mesi di giostre e carambole tra titolari e riserve, ex intoccabili e nuove proposte. Mancava solo Attilio Lombardo nella schiera dei risorti, sulla corsia dei miracolati. Lombardo che un anno fa credeva, temeva di essere un ex giocatore con una gamba rotta e qualcos’altro, dentro. Non riusciva a guarire, poi non riusciva a prendersi un po’ di spazio in una squadra intasatissima. Ha rifiutato di chiudere la carriera in Inghilterra, allo Sheffield, dando un dolore ai dirigenti e al cassiere bianconero, ma alla fine ha avuto ragione lui. Recuperato in formazione all’ultimo secondo, perché Porrini proprio non ce la faceva, Lombardo è finito in campo per scivolamento, per forza d’inerzia: Jugović squalificato, Di Livio a sinistra, Tacchinardi stopper e il vecchio Attilio a destra, nell’ultimo posto libero. E quando nella selva dell’area olandese è spuntata la sua capoccia lucida per correggere in rete il pallone di Zidane, forse l’ultimo a crederci è stato proprio Lombardo. Il quale, qualche minuto prima, avrà visto Conte scaldarsi a bordo campo, forse per sostituire lui. Destini, casi della vita. Altro che fuori, ben dentro la sua partita è rimasto Attilio braccio di ferro, e cuore di conseguenza. Un minuto dopo il goal, ecco l’assist a Vieri per chiudere la questione, per cancellare dalla geografia europea il calcio del modulo-totem, dello schema sovrano. Questo ha fatto Attilio Lombardo, insieme ad altri imprevedibili come lui: si è infilato di striscio nella serata giusta, si è fatto pilotare dall’istinto, è stato prima giocatore e poi strumento del gioco».

Nell’estate del 1997 è ceduto al Crystal Palace, in Inghilterra, dopo aver indossato la maglia bianconera per 51 volte e aver realizzato 4 goal.

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2008/01/attilio-lombardo.html

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