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Socrates

Marcello Lippi - Allenatore

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png MARCELLO LIPPI
 
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FABIO ELLENA, “HURRÀ JUVENTUS” GIUGNO 2004
 
Carissimo Marcello, ti scriviamo questa sorta di lettera aperta a poche settimane dal tuo annuncio di volerci lasciare al termine della stagione. Non è mai facile trovare le parole in questi momenti, quando finiscono legami e storie che nel tempo (in questi strepitosi otto anni) hanno scritto pagine indimenticabili. La frase che sorge spontanea ad ogni tifoso juventino è: GRAZIE DI TUTTO.

Grazie per tutte le emozioni che hai contribuito a farci vivere in questo periodo. Sarebbe facile, troppo facile, limitarsi ad elencare uno per uno tutti i successi che la tua Juve ha conquistato nei due diversi cicli. Ricordare ogni scudetto, ogni trofeo ed ogni vittoria. Preferiamo invece ricordare alcune delle tanti incredibili sensazioni vissute nell’ultimo decennio.
 
La vittoria in rimonta contro la Fiorentina nel 1994 od il primo scudetto dopo l’ennesimo duello con il Parma, il trionfo in Champions League a Roma contro l’Ajax o l’Intercontinentale di Tokyo con il River Plate, il sorpasso del 5 maggio 2002 od ancora la “partita perfetta” contro il Real Madrid di un anno fa. Momenti indelebili che hanno reso ancora più orgoglioso ogni tifoso bianconero. Sei arrivato dieci anni fa, proprio in questo periodo. Al termine di una stagione che aveva allungato ancora il digiuno bianconero di successi tricolore. Sei giunto a Torino chiamato da una nuova dirigenza che come te aveva tanta voglia di fare grande la Juventus ed insieme ad un gruppo di ragazzi motivati ed affamati di vittorie. Hai contribuito a forgiare un gruppo solido che nel giro di pochi messi ha iniziato a far vedere cose egregie.
 
Che spettacolo la tua prima Juve! Quella targata 1994/95. Quella dei Vialli e dei Baggio, dei Ravanelli e dei Peruzzi, ma anche dei Conte, Ferrara, Del Piero e Tacchinardi, ragazzi che ti hanno sempre accompagnato in tutti questi anni. Una Juve convinta, spettacolare e cinica, fantasiosa e potente al tempo stesso. Un mix perfetto che in appena due stagioni e mezzo ha fatto issare la bandiera bianconera in cima all’Italia, all’Europa ed al Mondo.
 
Una squadra capace di entrare in ogni stadio a testa alta, pronta ad imporre con personalità il proprio gioco, riuscendo spesso ad essere più forte di tutto e tutti. Un primo ciclo formidabile durato oltre quattro anni e mezzo, prima di interrompersi in maniera quasi improvvisa.
 
Non proprio il modo più bello per spezzare un sogno splendido. Non proprio il lieto fine per una favola scritta anno dopo anno, partita dopo partita. Ed infatti la storia non è finita quel brutto giorno del febbraio 1999, quando hai deciso di lasciare la società che hai contribuito a far tornare grande. Una pausa di una trentina di mesi e poi, quasi d’incanto, tutto è tornato alla normalità.
 
La Juve, che per due stagioni consecutive si vede stoppata ad un passo dal traguardo, ti richiama al timone. E la favola riprende. Nel maggio 2001 i giornali annunciano «Lippi torna sulla panchina bianconera». L’arte della critica prova anche ad ironizzare, parlando senza mezzi termini di minestra riscaldata.
 
Il primo a credere proprio il contrario è una persona a cui tu Marcello, ma in generale tutto il popolo bianconero, è molto legato: l’Avvocato Agnelli. Ed ancora una volta il primo tifoso vede bene e la scelta fatta dalla dirigenza di richiamare il tecnico delle ultime vittorie è quella giusta. La “Juve due” non cerca vendette e riscatti. Cerca invece certezze e consapevolezza della propria forza. Ritrovate un passo alla volta e suggellate con l’indimenticabile pomeriggio di domenica 5 maggio, una data entrata di diritto nella storia della “Vecchia Signora”.
 
Tu ed i tuoi ragazzi in corsa fino all’ultimo giro, con caparbietà, e sul traguardo ecco lo scherzo tirato all’Inter. Quella stessa Inter in cui hai trascorso parte del periodo di lontananza da Torino.
L’anno dopo il bis in campionato. Lo scudetto numero 27, da dedicare proprio all’Avvocato (ed a Vittorio Chiusano) scomparso nel gennaio 2003, prima di poter vedere esaudito il sogno della terza stella sulla maglia bianconera.
 
Ma è in Europa che riviviamo le emozioni più intense. Torniamo a vincere lontano da Torino (succede a Kyiv), ma soprattutto assistiamo ad una serie di imprese d’altri tempi, soprattutto contro le temibili rivali spagnole: il successo all’ultimo secondo sul Deportivo, il colpaccio al Camp Nou contro il Barcellona ed il trionfo con il Real Madrid, in quella che molti hanno definito la partita perfetta. Più semplicemente quella che tutti i sostenitori juventini non dimenticheranno mai.
 
Un altro ciclo vincente, realizzato grazie a tanti ragazzi che già avevano fatto grande la tua prima Juve ed altri che, man mano negli anni, sono stati inseriti nel meccanismo. E che tu hai aiutato a far crescere o ad esplodere, magari con l’ausilio di qualche accorgimento tattico. Al Pallone d’Oro conquistato recentemente da Pavel Nedved ha contribuito in maniera determinante la posizione di trequartista dietro le punte che hai disegnato per lui. Così come l’ultima ottima annata vissuta da Gianluca Zambrotta è frutto soprattutto della posizione di esterno sinistro difensivo.
 
Un’annata invece non altrettanto indimenticabile per tutta la Juventus. Una stagione in cui la dea bendata ti ha spesso voltato le spalle, in particolare nel momento topico, affrontato con gli uomini contati. Nonostante tutto sono arrivati un terzo posto in campionato, con un bottino di punti appena inferiore a quello che dodici mesi prima aveva permesso la conquista del titolo, una finale di Coppa Italia e, per chi se lo fosse dimenticato, una Supercoppa Italiana, conquistata a spese del Milan Campione d’Europa in carica.
 
Traguardi che forse in altre piazze sarebbero festeggiati a lungo. Non così in una società come la Juventus. Forse anche per questo hai deciso di lasciarci. E lo hai fatto con la dignità che ti ha sempre contraddistinto in questi splendidi anni. Durante la conferenza stampa in cui hai annunciato la tua decisione, hai detto al mondo «Non saranno certo questi ultimi mesi a farmi dimenticare quanto questa squadra ha fatto nel corso di questi due cicli, questa è una favola che resterà sempre nel mio cuore».
 
E tra i primi a capirlo ci sono stati proprio i tifosi bianconeri. L’applauso del Delle Alpi ed il tuo giro di campo al termine della gara contro la Sampdoria rimarranno nella memoria di tutti. Ora sì che possiamo dire con tranquillità: la favola ha avuto il suo meritato finale.
 
Cosa possiamo ancora dirti, caro Marcello, se non un altro GRAZIE e salutarti con affetto. No, non ti diciamo addio. Se la tua strada e quella della Juventus torneranno ad incrociarsi, sarà solo il destino a dircelo. Chi lo sa, magari un domani ci sarà anche un “Lippi tre”, forse con altri incarichi diversi dalla panchina. Intanto ti diciamo un arrivederci.
 
Prima di lasciarci hai dichiarato ancora «Io resterò per sempre un grandissimo tifoso di questa squadra e mi vedrete tante volte in tribuna a tifare e gioire con questa squadra».
Allora a presto, al Delle Alpi, magari in compagnia di Lorenzo che in questi mesi è diventato forse il nipote più famoso d’Italia. Un nipote a cui nonno Marcello ama raccontare soprattutto una favola. Quella di Lippi alla Juventus.
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Many happy returns, Marcello Lippi! - Juventus TV
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un Uomo, una Persona a cui tutto l'universo Bianconero Juventino gli deve tutto e oltre...

le sue lacrime dell'8 Settembre sono state anche le mie, le vostre, le nostre lacrime..

Idolo .rulez

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Marcello Lippi è un uomo che ti impressiona. Guardarlo negli occhi è abbastanza per dirvi che avete a che fare con qualcuno che ha il pieno controllo di sé stesso e del suo ambito professionale. Quegli occhi a volte bruciano con serietà, a volte sono scintillanti, a volte ti analizzano con circospezione e sempre sono vivi di intelligenza. Nessuno potrebbe fare l'errore di prendere Lippi in maniera leggera.
 
Sir Alex Ferguson
 
"Marcello Lippi is one impressive man. Looking into his eyes is enough to tell you that you are dealing with somebody who is in command of himself and his professional domain. Those eyes are sometimes burning with seriousness, sometimes twinkling, sometimes warily assessing you – and always they are alive with intelligence. Nobody could make the mistake of taking Lippi lightly.
 
Sir Alex Ferguson

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File:Serie A 1994-95 - Juventus vs Cagliari - Marcello Lippi.jpg - Wikipedia

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Lo sfogo di Lippi: 'Sono inc***ato perché ognuno si fa i cavoli suoi. Il calcio è un'industria, fatelo ripartire!'

 

Lippi: "Non ho più intenzione di allenare i club, ma se capita una  nazionale..."

 

 

 

Marcello Lippi si è sfogato ai microfoni del Corriere dello Sport commentando la situazione attuale del Paese che da mesi sta combattendo contro la pandemia coronavirus: "E' vomitevole, lo dico sinceramente. Mi fa incazzare. Sento solo frasi sullo stare uniti, compatti e coesi. Si dice che bisogna essere una squadra, ma in realtà ognuno si fa i cavoli suoi. .....

 

Continua -> https://bit.ly/2TfQB9T

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Joined: 04-Apr-2006
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20 giugno 2001, il ritorno del Marcello! Marcello Lippi torna alla Juventus dopo un anno sulla panchina dell'Inter.
Lippi 1 duró dal 1994 al 1999; Lippi 2 dal 2001 al 2004.
 
Marcello Lippi Returns For Second Stint As China Head Coach ...
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9 luglio 2006 - L'ItalJuve di Marcello Lippi si laurea campione del mondo

 

9 luglio 2006

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1 ora fa, Socrates ha scritto:

9 luglio 2006 - L'ItalJuve di Marcello Lippi si laurea campione del mondo

 

9 luglio 2006

L'ultima JuNazionale che ho amato 

 

Oggi ho rivisto la partita e nonostante la conosca a memoria, mi fa sempre emozionare .oo

 

Mio padre lo dice sempre che senza gli juventini la coppa non si vince .the

 

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4 ore fa, f_everBiancoNera ha scritto:

L'ultima JuNazionale che ho amato 

 

Oggi ho rivisto la partita e nonostante la conosca a memoria, mi fa sempre emozionare .oo

 

Mio padre lo dice sempre che senza gli juventini la coppa non si vince .the

 

 

in verità io seguii nel 2006 fino ai quarti, poi distrattamente semifinale e finale... ormai mi importava molto poco della nazionale perchè in quel momento si stava perpretando uno dei più grandi abominii della storia dello sport... forse sono stato uno dei pochissimi, se si eccettuano vecchi e persone malate, a non scendere in piazza e a fregarmene per la vittoria del mondiale.

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7 ore fa, Dark Wizard ha scritto:

 

in verità io seguii nel 2006 fino ai quarti, poi distrattamente semifinale e finale... ormai mi importava molto poco della nazionale perchè in quel momento si stava perpretando uno dei più grandi abominii della storia dello sport... forse sono stato uno dei pochissimi, se si eccettuano vecchi e persone malate, a non scendere in piazza e a fregarmene per la vittoria del mondiale.

Paradossalmente io pensavo che con quella vittoria qualcosa potesse cambiare. Speravo che alla fine la bomba  che stavano innescando sarebbe scoppiata in mano a chi voleva lanciarla .....

Invece

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Marcello Lippi: "Basta con la panchina"!

 

Lippi to leave China's national team after Asian Cup - BeSoccer

 

 

 

L'ex mister della Juventus e CT dell'Italia campione del mondo Marcello Lippi ha rivelato di aver allenato per l'ultima volta. 'Ho decisamente chiuso con la panchina'.

 

Lippi é senza lavoro da quando ha lasciato il posto di CT della Cina nel novembre 2019 e chiude una carriera da allenatore durata 30 anni.

 

Ha iniziato come allenatore U19 alla Sampdoria e ha vissuto momenti memorabili con Atalanta, Napoli, Inter e Juventus prima di diventare il CT azzurro nel luglio 2004.

 

Il 72enne viareggino ha collezionato cinque scudetti, una Coppa Italia e un titolo di Champions League con la Vecchia Signora, ma il suo più grande risultato puó essere considerato il Mondiale 2006 con gli Azzurri in Germania.

 

Lippi non ha detto di aver chiuso completamente con il calcio e spera di "essere utile in altri ruoli" in futuro.

 

"Ho decisamente finito con il lavoro di allenatore", ha detto Lippi a Radio Sportiva. "Esatto, basta cosí".

 

"Forse potrei essere utile in altri ruoli, vediamo. Ma niente fino alla primavera". 

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Il miglior allenatore di sempre, insieme al Trap e prima di Allegri.

 

 

L'unico e il solo che mi ha fatto amare la nazionale come mai.

 

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1 ora fa, f_everBiancoNera ha scritto:

Il miglior allenatore di sempre, insieme al Trap e prima di Allegri.

 

 

L'unico e il solo che mi ha fatto amare la nazionale come mai.

 

 

"ci pensa il Marcello" (cit)

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Joined: 08-Jul-2019
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l'avrei visto bene insieme a Pirlo

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Joined: 04-Apr-2006
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20 giugno 2001 - Marcello Lippi torna ad allenare la Juventus dopo il primo periodo dal 1994 al 1999 e la parentesi dai prescritti. Marcello resterá sulla panchina bianconera fino al 2004 per poi diventare c.t. della nazionale e condurre gli azzurri alla vittoria del mondiale 2006.

 

Marcello Lippi alla Juve | Una pazza idea per tornare grandi in Europa

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...sempre grato al grande Marcello Lippi......

 

...ci fosse stato il forum nei suoi anni i fautori dell out a prescindere avrebbero preso di mira anche lui.......specialmente dopo le finali perse .........

 

 

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Joined: 04-Apr-2006
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Il 20/11/2011 alle 13:44 , Jedi Master ha scritto:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Joined: 04-Apr-2006
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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   MARCELLO LIPPI

 

È ancora Marcello Lippi l'uomo della Champions juventina - Il Nobile Calcio

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Lippi

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Viareggio (Lucca)
Data di nascita: 12.04.1948
Ruolo: Allenatore
Altezza: 182 cm
Peso: 78 kg
Nazionale Italiano Under-23
Soprannome: Paul Newman

 

 

Allenatore della Juventus dal 1994 al 1999 e dal 2001 al 2004

 

405 panchine - 227 vittorie

 

5 scudetti

1 coppa Italia

4 supercoppe italiane

1 champions league

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

 

Campione del mondo 2006 con la nazionale italiana

 

 

 

Marcello Romeo Lippi (Viareggio, 12 aprile 1948) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore.

 

Cinque volte campione d'Italia con la Juventus nei due periodi in cui l'allenò (1994-1999 e 2001-2004), fu commissario tecnico della nazionale italiana dal 2004 al 2006 e dal 2008 al 2010, conducendola alla vittoria della Coppa del Mondo FIFA 2006, dopo la quale divenne il primo allenatore nella storia del calcio ad avere vinto le massime competizioni internazionali a livello di nazionali (campionato mondiale) e club (UEFA Champions League nel 1995-1996 e Coppa Intercontinentale nel 1996 con la squadra bianconera), successivamente condividendo tale primato con l'ex CT della nazionale spagnola ed ex allenatore del Real Madrid, Vicente del Bosque.

È stato anche il primo allenatore a raggiungere, nel 2008, 31 partite consecutive senza subire sconfitte a cavallo tra le sue due esperienze come commissario tecnico della nazionale, superando il precedente record di Vittorio Pozzo (30 partite utili consecutive, raggiunte allenando la nazionale ininterrottamente) ed eguagliando il record mondiale appartenente ex aequo ad Alfio Basile e Javier Clemente (record superato nel 2021 da Roberto Mancini). In ambito internazionale è, con Miguel Muñoz, Alex Ferguson e Carlo Ancelotti, tra gli allenatori che hanno disputato il maggiore numero di finali di Champions League (4); è inoltre, con Fabio Capello e Zinédine Zidane, uno dei tre tecnici ad averne raggiunte tre di fila (dal 1996 al 1998).

Riconosciuto migliore allenatore dall'Associazione Italiana Calciatori (1997, 1998, 2003), dall'UEFA (1997-98), allenatore e CT dell'anno dall'Istituto di Storia e Statistica del Calcio (1997, 1998, 2006); inserito dal quotidiano britannico Times nella lista dei cinquanta migliori allenatori della storia del calcio stilata nel 2007 e, sei anni dopo, dall'emittente televisiva statunitense ESPN nella classifica dei venti più grandi allenatori. Introdotto nella Hall of Fame del calcio italiano nel 2011.

Nel 2013 Lippi diventò il primo allenatore al mondo ad avere vinto le massime competizioni internazionali organizzate da almeno due Confederazioni dopo il trionfo in AFC Champions League 2013, un primato eguagliato da Luiz Felipe Scolari due anni più tardi.

 

Marcello Lippi
Marcello Lippi by Martina De Siervo - International Journalism Festival 2010.jpg
Lippi nel 2010
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 182 cm
Peso 78 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex difensore)
Termine carriera 1º luglio 1982 - giocatore
22 ottobre 2020 - allenatore
Carriera
Giovanili
1963-1969   Viareggio
Squadre di club
1969   Sampdoria 0 (0)
1969-1970    Savona 21 (2)
1970-1979   Sampdoria 274 (5)
1979-1981   Pistoiese 45 (0)
1981-1982   Lucchese 23 (0)
Nazionale
1971 Italia Italia U-23 2 (0)
Carriera da allenatore
1982-1985   Sampdoria Giovanili
1985-1986   Pontedera  
1986-1987   Siena  
1987-1988   Pistoiese  
1988-1989   Carrarese  
1989-1991   Cesena  
1991-1992   Lucchese  
1992-1993   Atalanta  
1993-1994   Napoli  
1994-1999   Juventus  
1999-2000   Inter  
2001-2004   Juventus  
2004-2006 Italia Italia  
2008-2010 Italia Italia  
2012-2014   Guangzhou E.  
2014-2015   Guangzhou E. DT
2016-2019 Cina Cina  
2019 Cina Cina DT
2019 Cina Cina  
Palmarès
 
Coppa mondiale.svg Mondiali di calcio
Oro Germania 2006

 

Caratteristiche tecniche

Salito alla ribalta da calciatore nel ruolo di libero, da allenatore si è affermato ai massimi livelli come «assertore di un calcio vigoroso, offensivo e fedele alla zona», miscelando tradizione e modernità tra vecchio gioco all'italiana e innovazioni dell'epoca sacchiana.

Carriera

Giocatore

170px-Marcello_Lippi_-_1970s_-_UC_Sampdo
 
Lippi alla Sampdoria, di cui fu baluardo difensivo per tutti gli anni 1970.

 

Cresciuto nella Stella Rossa di Viareggio, nel 1969 è acquistato dalla Sampdoria che lo manda subito in prestito al Savona, con cui a ventuno anni debutta tra i professionisti in Serie C. Tornato a Genova dopo una stagione, esordisce in Serie A nel 1970 grazie a Fulvio Bernardini, tecnico che, per la «capacità di imporre la sua personalità senza annullare quella degli altri», sarà uno dei riferimenti di Lippi nella successiva carriera in panchina.

Veste la divisa blucerchiata per le successive nove stagioni, divenendo capitano e uno dei punti fermi dell'undici doriano degli anni 1970, con cui milita stabilmente in A eccetto per due tornei tra i cadetti; con 239 partite, è al dodicesimo posto tra i sampdoriani più presenti in gare di campionato.

Nell'estate del 1979, all'età di trentuno anni, torna in Toscana e scende di categoria accasandosi alla Pistoiese, contribuendo nella stagione 1979-1980 alla storica promozione degli arancioni in massima serie a girone unico. Dopo un'altra stagione a Pistoia, chiusa con la retrocessione in Serie B, conclude la carriera agonistica nel 1982 alla Lucchese, in Serie C2.

Allenatore

Gli inizi

170px-Cesena%2C_1989%2C_Marcello_Lippi_e
 
Lippi nel 1989 al Cesena, sua prima panchina in Serie A, accolto dal presidente romagnolo Edmeo Lugaresi.

 

Intraprende la carriera da allenatore nel 1982, nelle giovanili della Sampdoria. La sua prima squadra professionistica è il Pontedera, in Serie C2, con cui nel 1986 raggiunge la finale della Coppa Anglo-Italiana, persa contro il Piacenza. L'anno successivo siede sulla panchina del Siena, in Serie C1, da cui viene esonerato dopo pochi mesi a seguito di risultati negativi e contestazioni da parte della tifoseria senese.

Nel corso della stagione 1987-1988 allena la Pistoiese, in C2, liberandosi dagli arancioni dopo un anno a causa di traversìe finanziarie che portano al fallimento del club; il campionato seguente va alla Carrarese, in C1.

A fine annata il presidente del Cesena, Edmeo Lugaresi, lo sceglie per guidare la compagine romagnola, con cui Lippi debutta in Serie A, affiancato in panchina dalla bandiera bianconera Giampiero Ceccarelli; il campionato si conclude con la salvezza e, per la sua fisionomia, i tifosi soprannominano il tecnico "Paul Newman". Nel torneo seguente la compagine cesenate fatica e Lippi subisce il secondo esonero della sua carriera. Nel 1991 passa ad allenare la Lucchese, a fine stagione ottava in Serie B.

Atalanta, Napoli

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Lippi tecnico dell'Atalanta nel campionato 1992-1993.

 

Nella stagione 1992-1993 gli viene affidata la panchina dell'Atalanta, in Serie A. Dopo avere sorprendentemente chiuso il girone di andata al terzo posto, l'annata a Bergamo si conclude all'ottavo posto in classifica, all'epoca tra i migliori piazzamenti della provinciale orobica dal secondo dopoguerra, mancando per un punto la qualificazione alle coppe europee.

Il rapporto con i nerazzurri si chiude a fine campionato, a causa di sopravvenute divergenze con la società. Ottavio Bianchi, general manager del Napoli, la stagione successiva decide di affidargli la panchina dei partenopei. In una difficile situazione ambientale dettata da problemi economici in seno alla società campana, l'allenatore raggiunge il sesto posto in classifica e la qualificazione in Coppa UEFA.

 

170px-Marcello_Lippi_-_SSC_Napoli_1993-9
 
Lippi sulla panchina del Napoli nel campionato 1993-1994.

 

Nell'unica stagione trascorsa a Napoli, Lippi schiera titolari due promesse del vivaio napoletano, il portiere Taglialatela e il ventunenne difensore Fabio Cannavaro — futuro capitano di quell'Italia che lo stesso tecnico toscano porterà, nel 2006, al quarto titolo mondiale —: «mi ero accorto delle sue qualità già durante il ritiro estivo [...] In campionato partimmo male, con due sconfitte. La difesa non mi convinceva e decisi di cambiare, inserendo Fabio in pianta stabile al centro: era giovane, ma non ci voleva molto a capire che sarebbe diventato un campione. Giocò la prima partita e non perse più il posto».

Juventus

A seguito dei positivi risultati raggiunti nel precedente biennio, nell'estate del 1994 Lippi è chiamato per la prima volta da un grande club, la Juventus, raccogliendo l'eredità del totem bianconero Giovanni Trapattoni. L'ingaggio arriva in coincidenza con l'insediamento a Torino della nuova Triade dirigenziale Bettega-Giraudo-Moggi, sotto la supervisione di Umberto Agnelli; il cambio ai vertici della società porta a un corposo rinnovamento della rosa e, complice anche una guida tecnica fin lì a digiuno di esperienza in un ambiente di vertice, nei pronostici della vigilia sono in pochi a credere nella possibilità di una stagione ad alti livelli da parte della Vecchia Signora, dal 1986 lontana dallo scudetto.

Lippi schiera il 4-3-3 con un robusto centrocampo, sorretto dai neoacquisti Sousa e Deschamps, a supporto di un attacco che dietro ai confermati Baggio, Ravanelli e Vialli — Lippi punterà fortemente sulla voglia di riscatto di quest'ultimo, reduce da un biennio anonimo — vede un giovane Del Piero. Dopo l'iniziale rodaggio, l'impostazione tattica dell'allenatore dà presto i suoi frutti e, al termine della stagione, arriva il titolo di campione d'Italia che i bianconeri inseguivano da nove anni; per la Juventus è il ventitreesimo scudetto, per Lippi è il primo trionfo della carriera: «quando sono arrivato per la prima volta alla Juve c'era Umberto: l'Avvocato mi ha chiamato per darmi il benvenuto, poi non l'ho più sentito per sei mesi. Disse che la Ferrari aveva più possibilità di vincere il Mondiale che la Juve di vincere il campionato: quando vincemmo lo scudetto mi chiese scusa per quella frase».

 

170px-Marcello_Lippi_-_1997_-_Juventus_F
 
Lippi alla guida della Juventus nel 1997

 

È l'inizio di un quadriennio di successi in Italia e in Europa, segnato da elementi quali Zidane, Davids, Vieri, Inzaghi, che si conclude nel 1998 con altri due scudetti, una Coppa Italia — per il double nazionale del 1995 —, due Supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale. Dal 1996 al '98 Lippi affianca il connazionale Fabio Capello come i soli tecnici capaci di portare una squadra a tre finali consecutive della rinnovata Champions, un filotto europeo iniziato dal viareggino nel '95 con un'altra finale, in quel caso di Coppa UEFA.

Il primo ciclo lippiano della formazione piemontese — che rimarrà tra i migliori nella storia della disciplina, in virtù delle innovazioni portate in fase offensiva e di un atteggiamento tattico allora inedito nel resto del continente — si conclude bruscamente nel febbraio del 1999, in anticipo di qualche mese sul suo comunque già annunciato addio alla panchina bianconera: nel punto più basso di un campionato negativo, Lippi rassegna le dimissioni dopo una sconfitta interna 2-4 col Parma.

Inter

Dopo quasi un lustro alla Juventus, per il campionato 1999-2000 Lippi accetta l'offerta dell'Inter dove, nonostante una rosa che annovera, tra gli altri, Roberto Baggio, Ronaldo e Vieri, non riesce a replicare i successi ottenuti in bianconero: in poco più di una stagione a Milano raggiunge solo la finale di Coppa Italia e la gara di Supercoppa italiana, sconfitto in entrambe le occasioni dalla Lazio. Trova ostile l'ambiente nerazzurro, abituato a considerarlo di fatto un avversario, e in particolare risulta problematico il rapporto con Baggio, col quale già non si era ben lasciato negli anni juventini, e che alla Pinetina finisce per logorarsi definitivamente.

 

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Lippi nel 1999 durante il suo breve interregno sulla panchina dell'Inter

 

Al termine di una stagione incolore, Lippi chiede la risoluzione del contratto al presidente Massimo Moratti; questi inizialmente rifiuta, per poi esonerarlo comunque dopo la prima partita del campionato 2000-2001, una sconfitta per 2-1 sul campo della Reggina: celebre lo sfogo dell'allenatore viareggino nel postgara, dove accusa i giocatori di scarso impegno. La squadra già veniva da una cocente quanto inaspettata eliminazione nei preliminari di Champions League per mano dei modesti svedesi dell'Helsingborg.

Ritorno alla Juventus

Nell'estate del 2001 Lippi torna sulla panchina della Juventus, reduce da un biennio avaro di successi. La seconda avventura in bianconero parte in salita per il tecnico toscano, che non riesce a trovare subito la quadra di una formazione ancora una volta, come nel '94, rivoluzionata da un mercato che ha visto la cessione di Zidane e la difficile integrazione di Buffon, Thuram e Nedvěd: proprio il lavoro tattico svolto da Lippi nei primi mesi di campionato sul calciatore ceco, spostato in campo da mezzala a trequartista, è uno dei punti di svolta della stagione che vede i piemontesi inseguire e superare la capolista Inter all'ultima giornata.

È il ventiseiesimo scudetto della Juventus — passato agli annali come quello del «5 maggio» —, cui segue dodici mesi dopo una nuova affermazione tricolore, in una stagione aperta dalla vittoria nella Supercoppa italiana e chiusa dall'amaro epilogo in Europa dove la formazione di Lippi, alla sua quarta finale di Champions League raggiunta da tecnico, è sconfitta ai rigori dai connazionali del Milan. È questo il periodo in cui l'allenatore viareggino ottiene uno dei suoi migliori risultati tattici, con l'esterno offensivo Zambrotta che sotto la sua gestione, prima in maglia juventina e poi con quella italiana, arretra stabilmente a terzino, ruolo in cui si afferma tra i migliori interpreti della sua generazione.

Al termine dell'annata 2003-2004, chiusa al terzo posto in campionato, si consuma il definitivo (e preannunciato) addio di Lippi ai bianconeri, condotti sino alla finale di Coppa Italia, persa contro la Lazio. Alla Juventus il tecnico viareggino mette assieme un totale di otto stagioni, 405 partite e 13 trofei tra nazionali e internazionali, per uno dei cicli più vincenti nella storia del club.

Nazionale italiana

2004-2006
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Lippi, assieme al presidente Giorgio Napolitano, al ministro Giovanna Melandri e al capitano azzurro Fabio Cannavaro, solleva il trofeo della Coppa del Mondo vinta dalla nazionale italiana nel 2006.

 

Il 24 giugno 2004 diviene il nuovo commissario tecnico della nazionale italiana, succedendo a Giovanni Trapattoni reduce dal fallimentare campionato d'Europa 2004; Esordisce contro l'Islanda, perdendo 2-0 in amichevole. In seguito vince le prime due gare di qualificazione al mondiale, mentre in ottobre subisce un'altra sconfitta, per mano della Slovenia. A partire dall'incontro seguente, vinto per 4-3 con la Bielorussia, viene aperta una striscia di imbattibilità che prosegue per l'intero girone eliminatorio. Il 17 agosto 2005 festeggia il primo anno in panchina vincendo 2-1 in casa dell'Irlanda. L'8 ottobre successivo, battendo gli sloveni a dodici mesi dal rovescio incassato, ottiene la qualificazione alla fase finale con un turno di anticipo.

Al campionato del mondo 2006 giocato in Germania la squadra azzurra non parte con i favori del pronostico, ma partita dopo partita inizia a mostrare una notevole solidità difensiva (solo due i gol subiti in tutta la competizione, uno a causa di un autogol e l'altro su calcio di rigore) che la porta a laurearsi per la quarta volta campione del mondo, battendo in semifinale la Germania per 2-0, dopo i tempi supplementari, e in finale la Francia per 5-3 dopo i tiri di rigore.

Il 12 luglio 2006 annuncia l'addio alla panchina azzurra, dove va a sostituirlo Roberto Donadoni. Nel mese di dicembre riceve il premio della Panchina d'oro.

2008-2010
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Lippi durante la gara Cipro-Italia (1-2) del 6 settembre 2008.

 

Dopo avere lasciato la nazionale, è commentatore di Sky Sport per l'edizione 2007-2008 della Champions League. Il 26 giugno 2008, in seguito all'esonero di Donadoni, riprende l'incarico di selezionatore. Il secondo esordio avviene il 20 agosto, pareggiando in rimonta con l'Austria. A distanza di tre mesi, il 19 novembre, un altro pareggio (1-1 con la Grecia) segna la 31ª uscita consecutiva senza sconfitte (serie aperta, appunto, nel 2004): viene così superato il primato di Pozzo, imbattuto per 30 incontri nel periodo 1935-1939 (con in mezzo, anche per lui, la vittoria del titolo mondiale). La striscia viene fermata il 10 febbraio 2009, quando gli azzurri cadono contro il Brasile per 2-0.

In giugno, la squadra partecipa alla Confederations Cup da campione mondiale: l'avventura finisce già al primo turno, complice un'altra sconfitta con i verdeoro. Conduce l'Italia a qualificarsi per il campionato del mondo 2010, nuovamente con un turno di anticipo (grazie al 2-2 contro l'Irlanda). In Sudafrica tuttavia la nazionale di Lippi delude molto, pareggiando le prime due gare con Paraguay e Nuova Zelanda e perdendo con la Slovacchia nella sfida decisiva, venendo quindi eliminata (oltretutto da campione uscente) al primo turno, cosa che non accadeva dall'edizione di Germania Ovest 1974. Il tecnico lascia la squadra alla naturale scadenza del contratto, venendo sostituito da Cesare Prandelli.

Guangzhou Evergrande

Il 17 maggio 2012 diventa allenatore del Guangzhou Evergrande, squadra della Chinese Super League, tornando su una panchina di club a otto anni di distanza.

Debutta sulla panchina della squadra all'11ª giornata di campionato, contro il Qingdao Jonoon, con la squadra al comando della classifica che vince 1-0. Il 27 ottobre 2012, il Guangzhou Evergrande vince il secondo titolo di fila con un turno d'anticipo: decisivo il successo di misura sul Liaoning grazie al gol in extremis di Gao Lin al 1' di recupero. Il 18 novembre dello stesso anno si aggiudica la Coppa nazionale battendo 4-2 il Guizhou Renhe nella finale di ritorno, dopo l'1-1 dell'andata.

 

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Lippi in Cina nel 2014

 

Il 9 novembre 2013 conquista la Champions League Asiatica pareggiando in casa 1-1 col Seoul, dopo che all'andata aveva pareggiato 2-2 in Corea del Sud, diventando il primo allenatore al mondo ad avere vinto le massime competizioni confederali organizzate da almeno due confederazioni. Al mondiale per club disputato il mese seguente si piazza al quarto posto, dopo essere stato eliminato in semifinale dai tedeschi Bayern Monaco e avere perso l'incontro per il terzo posto contro i brasiliani dell'Atlético Mineiro.

Nel febbraio 2014 perde 1-0 la Supercoppa di Cina contro Guizhou Renhe: nell'occasione il tecnico non era andato in panchina, in segno di protesta contro la federcalcio cinese che non aveva concesso il rinvio della partita, nonostante il Guangzhou Evergrande fosse reduce dalla partecipazione al mondiale per club.

Sempre nel 2014 vince con la squadra il quarto titolo, il terzo consecutivo dopo il 2012 e il 2013, riconfermandosi Campioni d'Asia in carica. Il 2 novembre dà l'addio dell'attività tecnica all'interno del club, assumendo il ruolo di direttore tecnico; il 26 febbraio 2015 lascia anche tale incarico.

Nazionale cinese

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Lippi allenatore della nazionale cinese nel 2017

 

Il 22 ottobre 2016, sfumata la possibilità di diventare direttore tecnico della nazionale italiana (causa l'incompatibilità della carica con la professione di procuratore del figlio Davide), viene nominato commissario tecnico della nazionale cinese. Esordisce nel pareggio per 0-0 contro il Qatar valevole per la qualificazione al campionato del mondo 2018. Non riesce a qualificare la squadra alla fase finale del mondiale in Russia, non andando oltre il quinto posto nel proprio girone di terza fase; ottiene invece l'accesso alla fase finale della Coppa d'Asia 2019 negli Emirati Arabi Uniti, dove la Cina supera la prima fase a gironi e gli ottavi di finale. Il 24 gennaio 2019 cade ai quarti contro l'Iran perdendo per 3-0. Al termine della partita, come preannunciato qualche mese prima, lascia la guida della nazionale cinese dopo 31 partite, 12 vittorie, 8 pareggi e 11 sconfitte.

Il successivo 7 marzo, con la nomina di Fabio Cannavaro a CT, rimane nei quadri dirigenziali della federcalcio cinese nel ruolo di consigliere. Il 24 maggio 2019 torna a guidare la nazionale, subentrando al dimissionario Cannavaro e facendo il proprio nuovo esordio alla guida della squadra nell'amichevole vinta per 2-0 contro le Filippine. La sua seconda esperienza alla guida della Cina si rivela, però, breve: il 14 novembre 2019, dopo la sconfitta per 1-2 contro la Siria a Dubai nelle qualificazioni al campionato del mondo 2022, si dimette dall'incarico.

Il 22 ottobre 2020 annuncia il proprio ritiro da allenatore.

Controversie

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Il rapporto fra Lippi e Roberto Baggio ha vissuto vari screzi, nati alla Juventus e poi deflagrati all'Inter.

 

Nel libro Una porta nel cielo, Roberto Baggio ha più volte espresso la convinzione di essere stato trattato male, a suo parere ingiustamente, da Marcello Lippi:

«Era un caudillo, ostentava una conduzione militaresca dello spogliatoio. Contro di me, ha usato tutto il potere di cui era in possesso, nella speranza di annientarmi [...] un attacco dopo l'altro, senza tregua, uno stillicidio.»

Probabilmente i problemi risalgono alla stagione 1994-1995, quando il Divin Codino iniziò a giocare di meno per via della concorrenza del giovane e promettente Alessandro Del Piero, che Lippi inseriva con frequenza in vista delle stagioni successive. Ancora più probabile sembra essere un'altra ipotesi: durante una delle loro prime esperienze lavorative assieme, Baggio e Lippi ebbero modo di scontrarsi perché l'allenatore chiese al suo atleta di "spiare" certi comportamenti (presumibilmente dentro e fuori dallo spogliatoio) dei compagni di squadra, richiesta a cui Baggio si oppose.

Un altro giocatore con cui Lippi non ha avuto buoni rapporti è stato il terzino Christian Panucci. I problemi tra i due risalgono ai tempi dell'Inter, quando il giocatore rifiutò l'ingresso in campo durante una partita di campionato. Lippi, una volta diventato commissario tecnico della nazionale, non convocò Panucci per il campionato del mondo 2006; nell'occasione Panucci chiamò in causa il palermitano Cristian Zaccardo, anche lui difensore laterale destro e titolare, sotto la gestione Lippi, in nazionale, dicendo chiaramente di non considerarlo a lui superiore.

Lippi è stato oggetto di polemiche anche per le mancate convocazioni in nazionale di Antonio Cassano.

Palmarès

Allenatore

Club

Competizioni nazionali
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Lippi (a sinistra) festeggia con i suoi calciatori la vittoria della Juventus nel campionato italiano 1997-1998.
Competizioni internazionali
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Lippi con i trofei di Champions League (sopra) e Coppa Intercontinentale (sotto) vinti alla Juventus nel 1996.

Nazionale

Individuale

  • Allenatore europeo della stagione dall'Union européenne de la presse sportive (UEPS): 2 - 1995-1996, 1997-1998
  • Allenatore europeo dell'anno dall'Union européenne de la presse sportive (UEPS): 1 - 1996
  • Allenatore europeo dell'anno El País: 3 - 1996, 1997, 1998
  • Premio Onze al miglior allenatore europeo dell'anno: 1 - 1997
  • Inserito tra le Leggende del calcio del Golden Foot - 2018

Onorificenze

Palma d'oro al Merito Tecnico - nastrino per uniforme ordinaria Palma d'oro al Merito Tecnico
  — Roma, 23 ottobre 2006.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 12 dicembre 2006. Di iniziativa del Presidente della Repubblica Italiana.

 

 

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55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png   MARCELLO LIPPI

 

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«La forza della Juventus è che quando vinci una partita, per quanto importante, per quanto bella, per quanto spettacolare, il giorno dopo viene cancellata e si pensa sempre a quella successiva. All’inizio è frustrante, ma poi capisci che è il segreto del successo».
La Juve del rinascimento – scrive Angelo Caroli su “Hurrà Juventus” del luglio 1994 – non poteva scegliere nome più pertinente e suggestivo: Marcello Lippi. Non è un discendente del pittore del ‘400, ma l’erede diretto di Trapattoni. Ed ecco l’uomo. L’uomo del rilancio e delle speranze. Dopo aver fatto gavetta come tecnico a Pontedera, Siena, Pistoia, Carrara, Cesena e Lucca setacciando moduli (zona, uomo e mista uomo-zona) per scoprire la verità, il nuovo tecnico della Juve si è affacciato su ribalte più importanti, come quelle bergamasca e partenopea. E oggi siede sulla panchina bianconera. Perciò si appellano a lui i milioni di tifosi sparsi sotto tutti i cieli della Penisola, che vogliono rivedere quel pezzetto di raso tricolore cucito l’ultima volta sulle maglie dei loro campioni nella primavera dell’86.
Lippi smentisce l’impietosa autocritica del corregionale Curzio Malaparte, secondo cui i toscani hanno il paradiso negli occhi e l’inferno sulla bocca. Marcello è un viareggino dalla lingua sciolta però misurata, disponibile, garbato. Le sue frasi non sono mai tuoni, piuttosto rasserenano, come lo sguardo limpido. Ma guai se si tradisce la sua buona fede, gli salta la mosca al naso ed è capace di rovinare perfino un buon rapporto di vicinato. Pero prima tenta di salvarlo, tirando fuori il rospo, spiegando e chiedendo spiegazioni. Un metodo a cui non ricorre mai per interposta persona.
È comunque un buon esemplare di diplomazia, nel senso che cura i rapporti interpersonali con l’abilità di un ambasciatore e la misura dei farmacisti. La bravura nel gestire uno spogliatoio è il suo forte, basta guardare come viene fuori dalla tribolata stagione napoletana, in un mare di guai e incertezze societarie. Non ha mai perso la calma e la barca azzurra è andata in porto, regolarmente. In panchina (o alla lavagna) traccia linee concrete, non sogna a occhi aperti, è un realista all’italiana che lascia perdere gli svolazzi. Ma sentite, parola su parola, questo concentrato di semplicità e correttezza.
Innanzi tutto due parole sui colleghi, i moduli, un mestiere che sta perennemente sul filo di una corda. «Sono un tradizionalista, il che non significa appartenere all’età della pietra. Come non è progressista soltanto chi sposa la zona. L’allenatore deve innanzitutto stabilire un ottimo feeling con i giocatori. Io, come quelli della mia generazione, mi sono ispirato a Trapattoni – quanti hanno vinto come lui? – un maestro per far maturare una squadra e farle assimilare certi concetti psicologici. Poi ammiro Capello e anche Zeman, nonostante a un successo per 5-4 io preferisca l’1-0. Così salvo le coronarie».
E adesso che ha la Juve in mano? «Mi porterò dietro il battito potente del cuore di Napoli. Sono ovviamente felice di essere arrivato così in alto, mi si offre l’opportunità di aprire un nuovo ciclo juventino».
Ma di fronte c’è sempre quel Diavolaccio pronto a combinarne di tutti i colori. «Noi abbiamo basi solide, possiamo crescere, e sembra che la differenza tra i campioni d’Italia e il resto del campionato si sia ridotto notevolmente».
Che cosa chiede alla Juve? «Di avere la stessa fame di successo che dà fiato alle ambizioni degli uomini di Capello».
Ci disegni la mappa dei pretendenti al trono. «Non credo di andare molto lontano se dico Milan, Juve, Parma, Lazio, Samp, Inter e Roma».
Dunque lo scudetto è l’idea dominante... «Ho affrontato due volte la Juve stando sulla panchina del Napoli e mi sono accorto che è in grado di mettere sotto chiunque in qualsiasi momento. E ora si è rinforzata».
Un pensiero a Roberto Baggio. «Un uomo moralmente eccezionale e un fuoriclasse davanti al quale bisogna togliersi il cappello. Mi accontenterei se confermasse la stagione che gli ha permesso di conquistare il Pallone d’oro. E a lui darò via libera per creare, chiedendogli di stare sempre molto vicino alla porta avversaria».
E Gianluca Vialli, l’attaccante su cui Roberto Bettega e Antonio Giraudo hanno scommesso cassette di champagne? «Gianluca lo conosco bene, deve tirare fuori potenza, astuzia e fiuto del gol. A me basta che metta la palla dentro. E lo voglio di nuovo leader della squadra. Anch’io, come i miei nuovi dirigenti, conto molto su di lui».
Paolo Sousa e Deschamps: insieme con Conte formeranno la colonna vertebrale della squadra. «Conte sapete chi è, il suo rendimento è sempre molto alto. Sousa sarà un punto di riferimento là in mezzo, dove detterà passaggi e contrasterà come sa fare lui. Deschamps è il centrocampista classico, duttile, sempre a disposizione del collettivo. Faranno bene tutti e due. Ma non dimenticate i difensori Fusi e Ferrara, sicurezze assolute, acquisti doc. La società è stata brava, ha rinforzato l’organico in ogni reparto».
Quale riflesso negativo può avere sulla Juve il campionato del Mondo? «Nessuno. Il Milan che cosa dovrebbe dire, visto che ha sette elementi impegnati invece che tre come noi?».
Che cosa le ha detto Bettega dopo la firma del contratto? «Che la Juventus ha come obbiettivo quello di riaprire un ciclo, come negli Anni ’70 e ‘80. Mi ha chiesto se ero disponibile: ho accettato con felicità, poiché la Juventus è l’obbiettivo prestigioso che ognuno, giocatori e tecnici, si prefigge di raggiungere».
Che cosa le ha detto il dottor Umberto Agnelli? «Dalle sue parole ho capito che la Juventus è sinonimo di saggezza. E questo dettaglio mi ha dato un’ulteriore spinta. L’Italia vive un momento difficile in politica ed economia, bisogna perciò adeguarsi. Però ho anche capito che saggezza non è sinonimo di ridimensionamento».
Zona e marcamento a uomo: questo il dilemma? «Ma quale dilemma, stiamo spaccando l’Italia in due come al solito! È invece ora di piantarla con le fazioni. Bisogna pensare a costruire una squadra che sia compatta umanamente e tatticamente, seria sul piano professionale e combattiva. Vedrete che con questi principi in corpo faremo strada».
Tifosi di tutta Italia, sentito che aria tira?
 
NEVIO CAPELLA, DA JUVENTIBUS.COM DEL 23 OTTOBRE 2020
Per quanto sia impossibile farne un ritratto in un solo articolo, non si può restare indifferenti dinanzi alla notizia del ritiro ufficiale dall’attività di allenatore di Marcello Lippi.
Per quelli della mia generazione, i quarantenni di oggi, Lippi è candidato a restare per distacco l’allenatore juventino più amato e bravo di tutti grazie ad una serie di meriti e traguardi raggiunti sul campo di battaglia che hanno contribuito a trasformarne le sembianze da umane a divine.
Lippi è il messaggero mandato dalla provvidenza a invertire una rotta che a metà degli anni novanta stava trascinando la Juventus verso un pericoloso e irreversibile oblio, al netto di un curriculum che fatto salvo un ultimo anno di buon livello a Napoli, non sembrava essere portatore di grandi auspici.
E invece creando una miscela esplosiva e funzionale di onesti gregari completamente devoti al loro comandante e campionissimi con diverse storie da romanzo alle spalle, Marcello riesce con un’impresa senza precedenti a inanellare il filotto che porta la Juventus sul tetto del mondo, passando per il primato nazionale prima e quello continentale poi nel giro di poco più di due anni, 818 giorni per l’esattezza.
Tra le sue caratteristiche principali spicca senza dubbio il grande coraggio, specie quando ci sono da fare scelte talmente importanti da risultare troppo rischiose o impopolari: penso al varo di quel 4-3-3 decisamente offensivo con cui dopo i primi complicati mesi torinesi, svolta la stagione e probabilmente la sua carriera, o al momento in cui, informato della possibilità di monetizzare con Roberto Baggio, il campione più amato dell’epoca, dà risposta è immediata e parere positivo creando l’innesco di quella leggenda che risponde al nome di Alessandro Del Piero.
Lippi è forse il primo allenatore italiano ad assumere i connotati del classico manager calcistico inglese, per quanto è proficua la sinergia con i dirigenti bianconeri, e non è un caso se trai colleghi che maggiormente lo ammireranno portando la sua Juve come esempio da seguire c’è Sir Alex Ferguson.
È anche grazie a questa dote che nel corso dei suoi due cicli juventini riesce a garantire continuità a una macchina quasi perfetta, nonostante ogni anno ne vengano sistematicamente cambiati alcuni ingranaggi.
A proposito dei suoi cicli, altro unicum della sua carriera è l’essere riuscito a sfatare il tabù della cosiddetta minestra riscaldata, quella metafora che si usa per spiegare che difficilmente il ritorno di un allenatore sul “luogo del delitto” può portare a buoni risultati: per Marcello non è così, quando torna a casa nell’estate del 2001 l’incantesimo sembra non essersi mai rotto, ma soltanto messo in stand-by.
Altri due scudetti e altrettante supercoppe nazionali (alla fine saranno rispettivamente cinque e quattro) la cui bellezza viene purtroppo parzialmente oscurata dalla terza Champions League persa.
Ecco, Lippi non è stato perfetto, la perfezione non è di questo mondo, si sa.
Ha commesso, come tutti, i suoi errori, come quella volta che abbandonò la nave in colpevole ritardo e da promesso sposo alla peggiore tra le rivali, o quando da fresco campione del mondo con la nazionale italiana gli venne meno il proverbiale coraggio, e scelse di non tornare una terza volta da Madama, ma di restarle a suo modo fedele come collaboratore/consigliere della nuova dirigenza juventina, quella “simpatica” del post calciopoli, facendo però più danni che cose buone.
Gli abbiamo perdonato tutto, proprio come si fa con le persone di famiglia, persino quell’inspiegabile tendenza a complicarsi la vita nell’habitat in cui, in fin dei conti, la Juventus ha spadroneggiato come mai nella sua storia proprio grazie a lui, la Champions League.
Vittoria al primo tentativo, record di tre finali e 42 gare consecutive (54 europee, se si conta anche la coppa Uefa 1994-95) senza eliminazione, ma anche tre finali perse condite da qualche scelta che si è fatto fatica a comprendere, come Del Piero in panchina nel primo tempo di Monaco 1997 o Camoranesi e Montero fuori ruolo e Zalayeta preferito a Di Vaio a Manchester 2003.
Tra i vari aneddoti che lo riguardano e i tributi che gli hanno dedicato colleghi e vari addetti ai lavori che ne hanno incrociato il cammino, scelgo il già citato Ferguson che di lui un giorno disse:
“È un uomo imponente, guardarlo negli occhi è sufficiente per dirvi che avete a che fare con qualcuno che è al comando di se stesso e della sua professione. Una sera, durante uno dei tanti Juve-Manchester di quegli anni, ero con la mia tuta che annegavo sotto la pioggia battente: quando mi girai verso la sua panchina lo vidi imperturbabile, elegantissimo e con il suo sigaro in bocca, e mi innervosii ulteriormente nel constatare che oltre a essere bravo era anche dannatamente bello”.
 

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Hanno aperto il circolo combattenti e reduci con sede alla bocciofila ?
Avete una stanza anche per noi nostalgici del trap?
Non importa che sia grande dato il tempo trascorso.

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11 ore fa, wmontero ha scritto:

Hanno aperto il circolo combattenti e reduci con sede alla bocciofila ?
Avete una stanza anche per noi nostalgici del trap?
Non importa che sia grande dato il tempo trascorso.emoji106.pngemoji106.png

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Il 29/5/2022 alle 19:57 , Socrates ha scritto:
 
 

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