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bidescu

Giuseppe Galderisi

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Joined: 07-Oct-2007
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grande nanu,decisivo con i suoi guizzi

tra l'altro a fine carriera a padova ha fatto da chiocca ad un baby del piero

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JuveInter Coppa Italia classics - Juventus

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Galderisi

 

 

Nazione: Italia Italia
Luogo di nascita: Salerno
Data di nascita: 22.03.1963

Ruolo: Attaccante
Altezza: 168 cm
Peso: 70 kg

Nazionale Italiano
Soprannome: Nanu

 

 

Alla Juventus dal 1980 al 1983

Esordio: 20.08.1980 - Coppa Italia - Udinese-Juventus 2-2

Ultima partita: 19.06.1983 - Coppa Italia - Verona-Juventus 2-0

 

32 presenze - 7 reti

 

2 scudetti

1 coppa Italia

 

 

 

Giuseppe Galderisi (Salerno, 22 marzo 1963) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

 

I tifosi della Juventus lo hanno soprannominato Nanu.

 

Giuseppe Galderisi
Galderisi Milan.png
Galderisi al Milan nella stagione 1986-1987
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 168 cm
Peso 70 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
Termine carriera 1997 - giocatore
Carriera
Giovanili
1975-1977 non conosciuta Vietri-Raito
1977-1980   Juventus
Squadre di club
1980-1983   Juventus 32 (7)
1983-1986   Verona 82 (24)
1986-1987   Milan 21 (3)
1987-1988    Lazio 33 (1)
1988-1989    Verona 28 (4)
1989-1995   Padova 180 (50)
1996   N.E. Revolution 4 (0)
1996-1997   Tampa Bay Mutiny 37 (12)
1997   N.E. Revolution 7 (0)
Nazionale
1981 Italia Italia U-20 ? (?)
1982-1987 Italia Italia U-21 16 (2)
1985-1986 Italia Italia 10 (0)
Carriera da allenatore
1999-2000   N.E. Revolution Vice
2000-2001   Cremonese  
2001-2002   Mestre  
2002-2003   Giulianova  
2004   Gubbio  
2005   Viterbo  
2005-2006   Sambenedettese  
2006-2007   Avellino  
2008   Foggia  
2008-2009   Pescara  
2009-2010   Arezzo  
2010-2011   Benevento  
2011-2012   Triestina  
2012   Salernitana  
2014   Olhanense  
2014-2015   Lucchese  
2016-2017   Lucchese  
2018-2019   Gubbio  
2020   Vis Pesaro  
2021-2022   Mantova  
Palmarès
 
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Bronzo 1984

 

Caratteristiche tecniche

Giocatore

Attaccante rapido e agile, Galderisi è stato un cannoniere prolifico e reattivo, doti alle quali aggiungeva la predisposizione al movimento senza palla, la generosità e la tenacia. Era in grado di calciare con potenza e precisione anche dalla distanza e, a dispetto della bassa statura, era abile anche di testa, grazie alla precisione nello stacco e all’elevazione. Inizialmente schierato come seconda punta, si realizzò pienamente come centravanti, ruolo che ricopriva alla perfezione per merito della sua rapidità, del senso del gol e del suo stile da rapace d’area.

 

Fu penalizzato dai frequenti infortuni e da una certa discontinuità durante la militanza in squadre di grande caratura, riuscendo d'altra parte a giocare con un buon rendimento in società di medio-bassa classifica.

Carriera

Giocatore

Club

Gli inizi

Cresciuto a Trecasali, provincia di Parma, gioca nelle giovanili della Vietri-Raito, nel salernitano. A quattordici anni e mezzo è acquistato dalla Juventus, entrando nel vivaio torinese.

Juventus
220px-Roberto_Mancini_e_Giuseppe_Galderi
 
Galderisi alla Juventus, a fianco di un giovane Mancini, nel campionato 1981-1982

 

Il 20 agosto 1980 esordisce in prima squadra della Juventus, in occasione della gara di Coppa Italia in casa dell'Udinese (2-2). La prima presenza in Serie A arriva il successivo 9 novembre, con l'ingresso in campo al 60' di Perugia-Juventus (0-0).

 

Coi piemontesi gioca altri due campionati: nella stagione 1981-1982, a diciott'anni, anche a causa di un grave infortunio occorso a Bettega, gioca 15 gare da titolare schierato da Giovanni Trapattoni ed è autore di 6 gol, tra cui tripletta in Juventus-Milan (3-2); l'anno successivo non trova spazio in squadra, causa la concorrenza di Paolo Rossi e l'arrivo degli stranieri Michel Platini e Zbigniew Boniek. Con la maglia bianconera Galderisi ha vinto due scudetti e una Coppa Italia.

Verona, Milan e Lazio
220px-Giuseppe_Galderisi_-_SS_Lazio_1987
 
Galderisi in azione alla Lazio nella stagione 1987-1988

 

Nel 1983 si trasferisce all'Hellas Verona, siglando 9 reti nell'annata 1983-1984. Nella stagione successiva, 1984-1985, è tra gli elementi determinanti per la vittoria dell'unico, storico scudetto della squadra scaligera, all'epoca allenata da Osvaldo Bagnoli, di cui è capocannoniere (11 gol in 29 presenze).

 

Gioca un altro campionato a Verona prima di trasferirsi, per cinque miliardi di lire più il cartellino di Paolo Rossi, al Milan. Nell'annata 1986-1987 colleziona coi rossoneri 21 presenze e 3 gol in campionato, vincendo un Mundialito per club.

 

Per il torneo 1987-1988 scende in Serie B alla Lazio guidata da Eugenio Fascetti, centrando la promozione in Serie A. Nell'annata seguente torna in serie A a Verona segnando 4 gol.

Padova ed esperienze nordamericane
220px-Galderisi_Padova.png
 
Galderisi esultante con la maglia del Padova

 

Nell'estate del 1989 è riscattato dal Milan, che lo cede a campionato iniziato al Padova in Serie B, voluto fortemente dal direttore sportivo Piero Aggradi. Veste la divisa biancoscudata sette stagioni, di cui cinque nella serie cadetta (segnando 14 gol nel 1990-1991, 12 nel 1992-1993, 15 nel 1993-1994). Il ritorno in massima categoria è meno prolifico, con il solo gol segnato contro il Brescia nella stagione 1994-95, ma l'attaccante è in campo nello spareggio vinto ai rigori col Genoa, valido per la permanenza in Serie A.

 

L'anno seguente, a stagione in corso, Galderisi lascia Padova per chiudere la carriera negli Stati Uniti, disputando un campionato a testa con New England Revolution e Tampa Bay Mutiny, in Major League Soccer, e conquistando una Supporters' Shield.

Nazionale

Subito dopo la vittoria dello scudetto con il Verona, viene convocato in nazionale dal commissario tecnico Enzo Bearzot ed esordisce il 2 giugno 1985, a 22 anni, entrando al posto di Bruno Giordano all'inizio del secondo tempo della partita amichevole contro il Messico (1-1) disputata allo Stadio Azteca di Città del Messico.

 

Galderisi ottiene la fiducia del CT che lo convoca per il Mondiale 1986, dove viene preferito a Paolo Rossi come spalla di Altobelli in attacco; gioca da titolare tutte e quattro le partite disputate dall'Italia, che viene eliminata dalla Francia negli ottavi di finale.

 

In seguito all'avvicendamento tra Bearzot e Azeglio Vicini non verrà più convocato e concluderà la sua esperienza in nazionale con 10 presenze, senza nessun gol.

Allenatore

Gli inizi

Nel 2001 fonda a Padova la Galderisi Soccer Team, scuola calcio che si occupa della crescita di giovani calciatori fino alla categoria Giovanissimi.

In seguito ha allenato Cremonese (Serie C2), Mestre (Serie C2 2001-2002 dalla quinta alla ventisettesima giornata, esordendo nella partita Trento-Mestre, esonerato), Giulianova (esonerato a novembre dopo la sconfitta 0-3 in casa col Crotone e contestazione della tifoseria), Gubbio (Serie C2, subentrato a 2 mesi dalla fine), Viterbo (serie C2, subentrato a fine dicembre ed esonerato dopo la sconfitta 4-0 con la Lodigiani e penultimo posto in classifica), Sambenedettese (esonerato dopo 8 gare).

Avellino, Foggia, Pescara e Arezzo

Nel 2006-2007 è allenatore dell'Avellino, in Serie C1. A quattro giornate da fine stagione regolare, con l'Avellino al secondo posto, Galderisi è esonerato dal presidente Massimo Pugliese, sostituito da Giovanni Vavassori.

 

Da gennaio 2008 sostituisce Salvatore Campilongo sulla panchina del Foggia in Serie C1. Porta i pugliesi ai play-off, perdendo in semifinale con la Cremonese, venendo eliminato, restando in Serie C1.

 

A giugno 2008 diventa allenatore del Pescara in Serie C1 e a marzo seguente è esonerato per via della pessima posizione in classifica della squadra adriatica (zona play-out).

 

A novembre 2009 diventa allenatore dell'Arezzo. Il presidente Piero Mancini esonera Galderisi dopo il pareggio 1-1 col Viareggio, richiamando Leonardo Semplici, esonerato a novembre. Nella sua ultima conferenza stampa, Galderisi ha un alterco con il giornalista Romano Salvi del Corriere di Arezzo.

Benevento, Triestina e Salernitana

A dicembre 2010 diventa allenatore del Benevento subentrando a Agatino Cuttone. Coi sanniti sfiora la promozione in Serie B (persa alle seminfinali play-off con la Juve Stabia), lasciando successivamente l'incarico.

 

Il 25 ottobre 2011 diventa allenatore della Triestina in Prima Divisione subentrando all'esonerato Gian Cesare Discepoli. Galderisi porta la Triestina al terz'ultimo posto finale in classifica e retrocede in Seconda Divisione dopo i playout persi.

 

Il 13 luglio 2012 firma contratto biennale con la Salernitana, in Seconda Divisione. L'esperienza con la squadra della sua città dura pochi mesi: il 20 settembre, dopo aver raccolto appena un punto in tre gare, ultimo in classifica, è esonerato, sostituito da Carlo Perrone.

Olhanense e Lucchese

Il 7 gennaio 2014 diventa allenatore dei portoghesi dell'Olhanense (in quel momento all'ultimo posto in Primeira Liga), con l'obiettivo salvezza. Debutta il 12 gennaio col Vitória Setúbal, vinta dai rossoneri 2-1. A fine stagione, dopo la sconfitta 3-1 col Vitória Setúbal, l'Olhanense è all'ultimo posto in campionato retrocedendo in Segunda Liga.

 

Il 18 novembre 2014 diventa allenatore della Lucchese in Lega Pro al posto dell'esonerato Guido Pagliuca. La squadra ottiene una tranquilla salvezza. Il 28 maggio 2015 la società comunica che il suo contratto non sarà rinnovato, annunciando quindi la sua partenza dal club toscano. Il 9 marzo 2016 torna ad allenare la squadra toscana. Viene esonerato il 27 marzo 2017, dopo un periodo negativo, che ha visto le Pantere conquistare sei punti nelle ultime otto partite giocate, culminato con dissidi insanabili con la società.

Ritorno a Gubbio, Vis Pesaro e Mantova

Il 26 novembre 2018 viene chiamato a sostituire l'esonerato Alessandro Sandreani sulla panchina del Gubbio, dove era già stato all'inizio carriera. Portato il team alla salvezza , fine maggio si separa con il club.

 

Il 18 febbraio 2020 viene nominato nuovo tecnico della Vis Pesaro. Rileva l'esonerato Simone Pavan con la squadra al quattordicesimo posto. Ottenuta la salvezza, dopo una sola gara disputata, causa il blocco del campionato per la pandemia Covid, viene confermato per la stagione successiva ma il 3 novembre 2020,dopo una vittoria in campionato e col team al sedicesimo posto, viene esonerato.

 

Il 14 dicembre 2021 assume la guida del Mantova, in Serie C, al posto dell'esonerato Maurizio Lauro. Rileva la squadra in zona play-out, al diciassettesimo posto. Il 12 aprile 2022, dopo un periodo negativo con cinque punti nelle ultime otto partite e la squadra al quindicesimo posto, un punto sopra la zona play-out, viene sollevato dall'incarico e richiamato il suo predecessore Lauro.

Dopo il ritiro

È stato commentatore televisivo per Mediaset, Sky e Rai.

 

Il 21 gennaio 2004 è colpito da infarto, nel centro di Padova, ed è sottoposto ad un intervento in angioplastica.

 

Il 1º aprile 2010 è votato dai tifosi del Padova, su iniziativa della società, da "Calciatore biancoscudato del Secolo", concorso per stabilire quale giocatore e quale allenatore avessero fatto maggiormente breccia nel cuore dei tifosi padovani.

 

Palmarès

Giocatore

Club

 

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«Galderisi ebbe un momento di fortuna che oggi si potrebbe definire sfacciata – scrive la pungente penna di Caminiti – nell’esordio in Serie A dal 60’ in sostituzione di Marocchino, avvenuto a Perugia in un match senza gol, il 9 novembre 1980, le sue doti si erano potute appena intuire, doti di sveltezza innanzitutto. Poi il 14 febbraio 1982 giocò contro il Milan e segnò i tre gol della sua vita, e Boniperti, cioè il più silenzioso presidente dell’intera storia del pallone, gli dedicò una frase, anzi un pensiero, ricco di una grande virtù: la generosità. Boniperti disse testualmente: “Questo Galderisi fa gol come Zoff para”. Erano i giorni in cui Zoff lustrava la sua gloria sempiterna e parve una profezia per la carriera più luminosa. Così fu in effetti, anche se di gol nella Juventus, dopo quei tre, non ne avrebbe segnati molti: il marchio, direbbe Angelo Caroli, rimane».
Per acquistarlo, ragazzino, dal Raito squadra di Vietri sul Mare, la Juventus aveva battuto la concorrenza di Napoli, Inter, Varese e Atalanta. L’avevano visto già a Parma, dove la sua famiglia ha vissuto 11 anni: «Da pochi mesi eravamo tornati al Sud, quando la Juventus venne a prendermi. Il mio destino era al Nord, evidentemente».
Proprio in bianconero esordisce in Serie A, il 9 novembre 1980, che resterà l’unica presenza nella stagione. Galderisi è un uomo gol, ha tutte le caratteristiche da attaccante puro; sa sacrificarsi in ritorni utili alla squadra, ma il suo occhio svelto è sempre rivolto alla porta avversaria. «All’improvviso il mister mi fa dire di prepararmi dal massaggiatore De Maria. Corsetta, qualche esercizio, due o tre scatti, mentre la pioggia mi bagna i capelli. Trenta minuti tutti miei. Ma durati poco, troppo poco per uno come me che aspettava da sempre quel momento. Peccato non aver combinato molto in quella prima partita: un po’ come quando si scarta il cioccolatino nella speranza di leggere che hai vinto e invece trovi scritto “ritenta”».
Grosso, che lo ebbe a lungo con sé nella Primavera bianconera, dive di lui: «Pochi minorenni nel nostro calcio hanno fatto capire subito che sarebbero diventati giocatori di primo piano. Agile, potente, capace di calciare indifferentemente di destro o di sinistro. Il suo tiro dai 16 metri è forte e preciso e, malgrado la statura, emerge in elevazione grazie alla sua scelta di tempo. Il suo ruolo iniziale era quello di mezza punta, ma è diventato uomo da area».
«I primi tempi – racconta Nanu – sono stati molto duri. Sentivo terribilmente la nostalgia di casa e tante volte mi inventavo delle scuse per poter tornare in famiglia. Ma il solo fatto di potermi allenare con Bettega, Causio, Tardelli era come sognare a occhi aperti. Così come fantastica era la sensazione di tirare in porta a Zoff. Qualche volta l’ho fatto anche arrabbiare perché, magari, fintavo la botta e provavo a superarlo con un pallonetto. Ero giovane, carico e un po’ sfrontato. Sono stati anni meravigliosi ed io ho dato il massimo. Anche grazie a Beppe Furino con cui palleggiavo prima di iniziare ogni allenamento e al Trap che mi teneva ancora in campo quando gli altri avevano finito».
Un metro e 70, 69 chili il suo peso forma, Galderisi non è certo piccolo, anche se il nomignolo affettuoso di Nanu se lo porta appresso come un’etichetta. La sua forza sono lo scatto, la grinta, la voglia di combattere su ogni pallone: conquistarlo, difenderlo, calciarlo, possibilmente dove il portiere non può arrivarci.
Poi il gol contro l’Udinese: «Parto dalla panchina, ancora con il 16, ma Tardelli dopo mezzora si fa male. Tocca a me. Mi scaldo bene, fa freddo, la pista del Comunale è ricoperta di neve. Entro in campo, si cambia modulo, adesso si gioca con due punte: io e Virdis là davanti, mentre Bonini schierato con l’11 prende il posto di Tardelli». Nanu è in palla. Scatti, piroette, assist per i compagni: una meraviglia. Fino al fatidico minuto numero 52. «Cross in area, svetta Osti per l’occasione spostatosi in avanti. Borin, il portiere avversario riesce solo a respingere il pallone. Io sono lì, da solo, a due metri dalla porta. Basta un tocchetto. Gol, ho segnato. Dallo slancio finisco in porta anch’io, poi però, torno indietro e corro verso la curva a ringraziare i tifosi. Ricordo che mi venne incontro Cabrini e mi sollevò da terra. Con quel gol vincemmo la partita».
E ancora la tripletta contro il Milan: «Stavo andando a Viareggio con la Primavera, per disputare il torneo di carnevale. Arrivato in Toscana arrivò la telefonata di Trapattoni che mi diceva di prendere il primo treno e tornare a Torino, perché l’indomani avrei giocato titolare. Quei tre gol furono uno dei momenti più belli della mia vita. Ma quanti calci nel sedere dal Trap! Mi controllava in tutto, che cosa mangiavo, se fumavo o meno. Lo faceva per il mio bene e per me è stato uno dei punti di riferimento più importanti della mia carriera».
Ricorda ancora con amarezza quando Boniperti gli disse che in bianconero non c’era posto per lui: «Ci rimasi male, della Juventus mi resta comunque un bel ricordo, ma forse è stata la mia fortuna quella partenza. Ero chiuso da troppi campioni, avevo bisogno di libertà e soprattutto di giocare. Ma la Juventus è stato lo spaccato della mia vita. Quello stare insieme, quella disciplina, quella voglia di essere sempre i migliori, quella fame di voler sempre vincere. Solo chi è stato dentro può rendersi conto di cosa sia la Juventus, perché la Juventus non si può raccontare, la si deve vivere».
Poi il Verona e lo scudetto da provinciale, quindi il passaggio dal ruolo di promessa a quello più impegnativo, ma senza dubbio più piacevole, di campione consacrato e appetito, tanto da finire alla corte di Berlusconi. Dopo il Milan, inizia il suo girovagare, che lo porta alla Lazio, di nuovo al Verona, sempre con pochissimo costrutto, anche a causa di numerosi infortuni che ne limitano il rendimento. Trova pace e tranquillità a Padova, dove inanella diverse buone stagioni in serie B.
Nel 1986 Nanu è il centravanti titolare della Nazionale di Bearzot al Mondiale in Messico. Capitato in una dimensione troppo grande per lui, naufraga miseramente, non aiutato, certamente, da una squadra che è solo la brutta copia di quella trionfante al Bernabéu quattro anni prima.
Ma la tripletta al Milan, soprattutto il gol su rimpallo con Collovati, ha la grandiosità dei classici: come Harpo che fuma la corda, il pasto di Chaplin ne “La febbre dell’oro” e l’inseguimento di “Ombre rosse” e autorizza l’ingresso di Galderisi nella storia bianconera.
 
MASSIMO BURZIO, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL SETTEMBRE 1988
Gli aficionados del Campo Combi lo sapevano. Quel ragazzino basso di statura, il fisico comunque ben costruito e due piedi magici, un giorno sarebbe arrivato in prima squadra. Era diventato il loro beniamino, lo chiamavano Nanu: una storpiatura in dialetto piemont-meridionale che voleva significare piccolo (e cioè nana) e giovane (e quindi gagnu) dal più stretto slang torinese. Era un soprannome che a seconda di come lo si intendesse poteva esser sia affettuoso, sia dispregiativo. Ebbene il ragazzino, il Nanu, diede ragione ai supporter più ottimisti e divenne Galderisi.
L’avventura del giocatorino in bianconero durò, ad alto livello, soltanto un triennio: poco o forse tantissimo per uno che a tutto sembrava votato, ma certamente non al calcio. Almeno a quello di alto livello. E invece Beppe Galderisi rimarrà nella storia juventina come uno degli artefici di due vittorie in campionato e di un trionfo in Coppa Italia.
C’è da dire, dunque, che per il Nanu la sorte ha voluto qualcosa in più di quello che normalmente è dato avere a molte giovani promesse e cioè veri e propri sfracelli nelle giovanili e poca fortuna nel calcio che conta. E poco importa se ora Galderisi non è più quello di un tempo, quasi che il risveglio dal sogno lo abbia reso più fragile e certamente meno bravo.
Quand’anche la carriera del Nanu si chiudesse domani, gli resterebbe comunque la gioia di aver saputo vincere là dove voleva e cioè nella Juventus. Avere, insomma, conquistato i massimi traguardi proprio nella squadra che da ragazzino lo aveva fatto sognare e gioire.
In un calcio sempre più dominato dal business questo non è poco: forse potrebbe essere tutto quello che un professionista vero potrebbe chiedere alla sua carriera. Perché è importante l’ingaggio, il premio partita, ma lo è forse di più quell’intima soddisfazione che chiunque di chi non prova (e che Galderisi ha provato) quando riesce a fare le cose bene e nell’ambiente che più aggrada.
Nato a Salerno il 22 marzo del 1963 e presto trasferitosi con la famiglia al Nord, Giuseppe Galderisi dopo l’intera trafila nelle squadre giovanili bianconere raggiunge la prima squadra nel campionato 1980-81. Al fisico brevilineo unisce un buon impianto muscolare e una rapidità che lo fanno apprezzare sia sulla fascia sia al centro dell’attacco. Quello che la natura non gli ha dato in centimetri, Galderisi lo ottiene in coraggio, grinta e inventiva.
In più la simpatia, innata, immediatamente percepibile che si unisce a una pulizia di animo raramente riscontrabile in altri personaggi del pianeta calcio. Bravo nel dribbling e nel palleggio con un tiro secco e bruciante, Nanu contribuisce nei suoi tre anni juventini alla conquista di due scudetti: 1981 e 1982 oltre alla Coppa Italia del 1983. In totale le presenze sono 32 e le reti 7.
Nell’estate del 1983 lascia la Juventus nell’ambito della trattativa che porterà in bianconero Penzo e Vignola e si accasa al Verona. Qui troverà in Osvaldo Bagnoli il tecnico più adatto alle sue caratteristiche così da raggiungere nuovamente e inaspettatamente il traguardo dello scudetto. Se le qualità sono molte, infatti, a Galderisi fa difetto ogni tanto il carattere: l’allenatore papà ma anche padre padrone Bagnoli riesce a far emergere il Nanu anche oltre ai limiti raggiunti nella Juve, quando con un Trapattoni super professionista le esitazioni e le malinconie personali avevano poco spazio sacrificate com’erano dalle necessità di un collettivo che doveva vincere a tutti i costi.
Dopo il Verona, il Milan e infine la Lazio dove Galderisi non ha certamente raccolto quanto poteva e doveva ottenere. In mezzo a questo peregrinare anche il Mondiale messicano del 1986 con un totale di 2 presenze azzurre, che vanno sommate alla maglia dell’Under 23 e alle 11 partite e dai gol della Giovanile.
A ben guardare e meditare le cifre della carriera di Galderisi quasi si rischia di non poter dare un giudizio completo sul giocatore: 3 scudetti non sono pochi, ma il resto? Il resto forse è un sogno: quello del ragazzino del Combi che un giorno volò in alto e ora continua, un po’ più in basso, a cercare di liberarsi dal peso di ricordi che per un giovane di soli 25 anni sono certamente troppo pesanti.
 
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