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Socrates

Cristiano Zanetti

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579845683_Juventus2004-2017.jpg.3784786db595ec8da1dc60800f1c33ec.jpg  CRISTIANO ZANETTI   

 

 

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Cristiano Zanetti nasce a Carrara, il 14 aprile 1977. Tira i primi calcia nel Poggioletto, prima di essere notato, a soli undici anni, dalla Fiorentina; fa il suo esordio in Serie A, con la maglia viola, il 14 maggio 1995 in Foggia-Fiorentina, terminata 2 a 1.

«Mi hanno comprato subito. A quei tempi giocavo più avanti, dietro le punte, ma solo per i primi tempi. Poi, già a quattordici, quindici anni, sono diventato un centrale a tutti gli effetti. Il fatto è che a quei tempi il rifinitore stava un po sparendo. Tutti giocavano con il 4-4-2 e cosi mi sono dovuto adattare».

La sua carriera è costellata da tanti trasferimenti: dal 1993 al 1996 gioca nella Fiorentina passando poi al Venezia. Nel 1997-98 gioca titolare nella Reggiana in Serie B e la stagione successiva, approda allInter. In maglia nerazzurra non trova posto ed in autunno viene dirottato in prestito a Cagliari. LInter riscatta il suo prestito al termine del campionato 1999-2000, ma Fabio Capello lo vuole alla sua corte nella Roma ed, in agosto, si trasferisce nella capitale dove, vince il suo primo scudetto.
«Non so se come rendimento quelle siano state le mie migliori stagioni, ma sicuramente mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Sono entrato nel giro della Nazionale e questo mi ha poi permesso di disputare Mondiali ed Europei. Anche il tipo di gioco che facevamo, con gli attaccanti esterni che dovevano spesso rientrare, mi permetteva di mettermi in mostra. Basti dire che, prima dellarrivo di Emerson, giocavo a fianco di Tommasi e, in fondo, il regista ero io».

Nel 2001, nel pieno della maturità, torna allInter dove resta per cinque stagioni. Le prime con Cuper è titolare indiscusso, ma i numerosi infortuni e larrivo di Davids, Veron e Cambiasso, durante la gestione Mancini, gli precludono il posto da titolare.

«Beh, a Milano ci sono sempre stati grandi attaccanti e, per mantenere il giusto equilibrio e non scoprirsi in difesa, i centrocampisti dovevano sacrificarsi di più. Oh, sia chiaro: uso il termine sacrificarsi perché e ormai nel gergo comune, ma in realtà non mi è mai pesato correre anche per gli altri. Anzi, devo dire che mi è servito: ora credo di essere più smaliziato nel recuperare il pallone, nei compiti di marcatura, anche se a volte ho dovuto rinunciare alla gloria personale. Prima comunque viene la squadra: io il calcio lho sempre inteso cosi».

Quando gli impegni calcistici glielo permettono, torna a Massa, nel suo stabilimento balneare: «Il mio babbo aveva un negozio di alimentari, ma questo è sempre stato il suo sogno. I primi soldi guadagnati come calciatore li ho investiti qui. Giuseppe, mio fratello minore, non fa il calciatore, al massimo qualche tiro a calcetto. Ho anche una sorella più piccola, Giulia. Appena ho un attimo di tempo torno da loro, dalla mia famiglia. A casa sto bene eppoi questa è un posto meraviglioso: il mare di fronte, le montagne a due passi. Non so immaginare di meglio».

Nel 2006 si trasferisce, a parametro zero, alla Juventus, accettando di giocare in Serie B con i bianconeri, con cui vince il campionato cadetto, tornando in Serie A.

«Avevo scelto di andarmene da Milano non per qualche problema con la società, ma perché avevo ambizioni che allInter sembravano irrealizzabili. Volevo di più ed ho scelto la Juventus, perché sapevo che qui avrei trovato quello cercavo. Poi, è successo quello che è successo e ricominciare da zero non è stato un scherzo. ma non ho mai avuto rimpianti. Mai. Lo dico con il cuore, qui sono felice. Sono nel posto giusto al momento giusto».

Inizialmente considerato come riserva, si conquista la fiducia dellallenatore Claudio Ranieri e, complice anche lo scarso rendimento degli altri suoi compagni di reparto ad inizio stagione, fa sua la maglia da titolare nel centrocampo bianconero, dimostrando di saper unire le sue grandi doti di interditore ad unottima visione di gioco, che lo rende capace di alcuni spettacolari assist dalla distanza per gli attaccanti bianconeri. Il suo rendimento è talmente elevato che Donadoni, commissario tecnico della Nazionale, lo chiama per gli Europei del 2008; Cristiano, però, rifiuta la convocazione per concentrarsi meglio sulla sua esperienza juventina.

La stagione 2008-09 deve essere quella della consacrazione per il martello bianconero ma, a causa della distrazione muscolare alla coscia destra rimediata nellamichevole del 27 luglio a Dortmund, debutta in squadra solamente il 10 dicembre in Juventus-Bate Borisov, ultima gara del girone eliminatorio della Champions League. Un altro grave infortunio, questa volta alla coscia sinistra, lo costringe a fermarsi per quasi tutta la parte rimanente della stagione. Segna il suo primo goal stagionale e primo in serie A con la maglia della Juventus il 26 aprile contro la Reggina; si ripete il 17 maggio contro lAtalanta con un pregevole tiro al volo da trenta metri.

Il bilancio della stagione è, sicuramente, negativo.

«Lo scorso anno sono stato condizionato da un infortunio patito ad agosto, peggiorato per la troppa fretta di rientrare. Per questo mi auguro di avere una condizione fisica mi permetta di esprimermi al meglio, io sono pronto a giocarmi tutte le mie carte rispettando tutti. Nel 2010 scade il contratto ??? Ci vedremo presto con i dirigenti per discuterne, la mia speranza è quella di rimanere qui e vincere qualcosa di importante con questa maglia».

Invece, il 10 agosto 2009, si trasferisce ufficialmente alla Fiorentina, terminando così la sua avventura in bianconero.

 

 

 

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Cristiano Zanetti: dall'Inter alla Serie B con la Juventus

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    CRISTIANO ZANETTI   

 

Combatente nato, Cristiano Zanetti vestiu camisas pesadas do futebol  italiano - Calciopédia

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Cristiano_Zanetti

 

 

Nazione: Italia 20px-Flag_of_Italy.svg.png
Luogo di nascita: Carrara (Massa Carrara)
Data di nascita: 10.04.1977
Ruolo: Centrocampista
Altezza: 180 cm
Peso: 75 kg
Nazionale Italiano
Soprannome: Zanna Bianca - Martello - Tampone

 

 

Alla Juventus dal 2006 al 2009

Esordio: 19.08.2006 - Coppa Italia - Martina Franca-Juventus 0-3

Ultima partita: 31.05.2009 - Serie A - Juventus-Lazio 2-0

 

71 presenze - 4 reti

 

1 campionato di serie B

 

 

Cristiano Zanetti (Carrara, 10 aprile 1977) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

 

 

Cristiano Zanetti
     
Nazionalità Italia Italia
Altezza 180 cm
Peso 75 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 2012 - giocatore
Carriera
Giovanili
1989-1996   Fiorentina
Squadre di club
1994-1996   Fiorentina 4 (0)
1996-1997    Venezia 21 (0)
1997-1998    Reggiana 31 (0)
1998   Inter 0 (0)
1998-1999    Cagliari 18 (0)
1999-2001   Roma 39 (0)
2001-2006   Inter 99 (2)
2006-2009   Juventus 71 (4)
2009-2011   Fiorentina 29 (0)
2011-2012   Brescia 8 (0)
Nazionale
1995 Italia Italia U-18 1 (0)
1997-2000 Italia Italia U-21 15 (0)
2000 Italia Italia olimpica 4 (0)
2001-2004 Italia Italia 17 (1)
Carriera da allenatore
2013-2014   Pisa Giovanissimi
2014-2015   Prato Giovanissimi
2015-2016   Pietrasanta  
2016-2017   Carrarese Berretti
2017-2018   Massese  
Palmarès
 
Transparent.png Europei di calcio Under-21
Oro Slovacchia 2000

 

Caratteristiche tecniche

Era un centrocampista centrale abile sia in fase difensiva che nella costruzione della manovra.

Carriera

Club

L'esordio e i primi trasferimenti

Cresciuto per sette anni nelle giovanili della Fiorentina, con la maglia viola fa il suo esordio in Serie A il 14 maggio 1995 in Foggia-Fiorentina, terminata 2-1.

La sua carriera è costellata da tanti club: fino al 1996 gioca nei viola passando poi al Venezia per una sola stagione. Nel 1997/98 gioca titolare nella Reggiana in Serie B e la stagione successiva, 1998-1999 approda all'Inter. In maglia nerazzurra non trova posto ed in autunno viene dirottato in prestito a Cagliari, dove guadagna il posto da titolare nella formazione di Gian Piero Ventura.

Ritorno all'Inter

L'Inter riscatta il suo prestito al termine del campionato ma Fabio Capello lo vuole alla sua corte nella Roma ed in agosto si trasferisce nella capitale dove, la stagione successiva, vince il suo primo trofeo, lo scudetto 2000/1.

Nel 2001, nel pieno della maturità, torna all'Inter dove resta per cinque stagioni. Le prime con Cuper è titolare indiscusso, ma i numerosi infortuni e l'arrivo di Davids, Veron e Cambiasso durante la gestione Mancini gli precludono il posto da titolare dal 2004 in poi.

Juventus

Nel 2006 si trasferisce, a parametro zero, alla Juventus, accettando di giocare in Serie B coi bianconeri, con cui vince il campionato cadetto, tornando in Serie A. Inizialmente considerato come riserva nella stagione successiva, si conquista la fiducia dell'allenatore Claudio Ranieri e fa sua la maglia da titolare nel centrocampo bianconero. A causa della distrazione muscolare alla coscia destra rimediata nell'amichevole del 27 luglio 2008 a Dortmund, nella stagione 2008-2009 debutta il 10 dicembre in Juventus-Bate Barisov, ultima gara del girone eliminatorio della Champions League, ma un ennesimo infortunio, questa volta alla coscia sinistra, lo costringe a fermarsi per quasi tutta la parte rimanente della stagione. Segna il suo primo goal stagionale e primo in serie A con la maglia della Juventus il 26 aprile 2009 contro la Reggina (2-2). Si ripete il 17 maggio 2009 contro l'Atalanta (2-2) con un pregevole tiro al volo da 30 metri.

Ritorno alla Fiorentina

Il 10 agosto 2009 è acquistato per 2 milioni di euro dalla Fiorentina, dove aveva iniziato la propria carriera da professionista. L'ennesimo infortunio gli impedisce di esordire nella prima partita di campionato con i viola.

Brescia

Dopo 46 presenze (tra campionato e coppe) in una stagione e mezza con la Fiorentina, il 31 gennaio 2011 passa a titolo definitivo al Brescia firmando un contratto fino a giugno 2012, dove disputa 8 partite, ma non riesce ad evitare la retrocessione in Serie B delle Rondinelle. Nella stagione 2011-2012, ai margini della squadra, viene escluso dalla lista dei giocatori convocabili per la stagione, e il 30 gennaio 2012 rescinde consensualmente il contratto con il Brescia, ritirandosi dal calcio giocato.

Nazionale

Ha vestito le maglie dell'Under-18 e dell'Under-21 azzurra; con quest'ultima, guidata da Marco Tardelli, ha preso parte al vittorioso Europeo di categoria nel 2000.

Il 7 novembre 2001 esordisce con la nazionale maggiore, nell'1-1 contro il Giappone. Viene convocato da Giovanni Trapattoni per il campionato del mondo 2002, in cui offre buone prestazioni, e per il campionato d'Europa 2004, in cui gioca unicamente la gara d'esordio pareggiata con la Danimarca, che è anche la sua ultima apparizione in maglia azzurra.

In nazionale conta 17 presenze, tutte durante la gestione di Trapattoni, e una rete, segnata il 30 aprile 2003 nell'amichevole contro la Svizzera.

Allenatore

Nell'estate 2013 diventa allenatore dei Giovanissimi del Pisa e nell'estate successiva passa ai Giovanissimi del Prato. A fine giugno 2015 diventa il nuovo allenatore del Pietrasanta, formazione di Eccellenza Toscana. In campionato arriva secondo e perde i play-off con il Camaiore. Il 28 luglio 2016 viene nominato tecnico della formazione Berretti della Carrarese. Nel mese di febbraio 2017 rassegna le dimissioni dall'incarico. Dal 1º luglio 2017 è l'allenatore della Massese in Serie D. Contestato dai tifosi dopo la sconfitta con il Savona, rassegna le dimissioni nel gennaio 2018 quando la squadra è in zona play-off. Deluso dagli scarsi risultati ottenuti da allenatore, annuncia di ritirarsi dall'attività.

Palmarès

Club

Competizioni giovanili

Competizioni nazionali

 

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1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg    CRISTIANO ZANETTI   

 

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GIULIO SALA, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL LUGLIO 2006
Cristiano Zanetti: non chiamatelo mediano. Il termine non gli si addice e sicuramente, per dirla con il suo toscano, non gli garba. Anche se correndo dietro agli avversari si è guadagnato un nome di battaglia, «Martello», e per quanto negli anni il ruolo sia stato rivalutato dalla critica, esaltato dai moduli di gioco e perfino nobilitato dalle canzoni, il ragazzo arriva alla Juventus con ambizioni che non si sposano con la figura del faticatore, di quello che passa la vita “a recuperar palloni”, come insegna Ligabue.
Zanetti ha le idee chiare: a ventinove anni è nel pieno della maturità calcistica, conosce i suoi talenti e ha una dannata voglia di mostrarli ai suoi nuovi tifosi. «Mi piacerebbe tornare ai «vecchi tempi», a gestire di più l’azione, a dettare il passaggio. Negli ultimi anni all’Inter ho cercato di mettermi al servizio dei compagni, facendo un lavoro magari meno vistoso, ma utile per la squadra e di conseguenza ho tralasciato un po’ la costruzione del gioco, la fase offensiva… Credo sia ora di tornare nel vivo della manovra».
Come esordio non c’è male: spirito battagliero e voglia di cominciare la nuova avventura. L’aria di casa fa evidentemente bene a Cristiano; lo incontriamo a Massa, nel suo stabilimento balneare, un luogo d’incanto: «Il mio babbo aveva un negozio di alimentari, ma questo è sempre stato il suo sogno. I primi soldi guadagnati come calciatore li ho investiti qui».
La gente affolla la spiaggia, ma Zanetti non ama mettersi in mostra e così ci sediamo su uno sdraio ai bordi della piscina, ancora deserta. Dall’altro lato della vasca un ragazzo sta trasportando una pesante cassa d’acqua: «Guarda mio fratello come lavora! – lo provoca Cristiano – Lui è Giuseppe, mio fratello minore, ma non fa il calciatore, al massimo qualche tiro a calcetto. Ho anche una sorella più piccola, Giulia. Appena ho un attimo di tempo torno da loro, dalla mia famiglia. A casa sto bene e poi questo è un posto meraviglioso: il mare di fronte, le montagne a due passi... Non so immaginare di meglio».
Cristiano è cresciuto qui, con la riviera della Versilia a rapire gli occhi e le Alpi Apuane appena dietro, a guardargli le spalle; qui ha tirato i primi calci nel Poggioletto, prima di essere notato, a soli undici anni, dalla Fiorentina. «Mi hanno comprato subito. A quei tempi giocavo più avanti, dietro le punte, ma solo per i primi tempi. Poi, già a quattordici, quindici anni, sono diventato “un centrale” a tutti gli effetti. Il fatto è che a quei tempi il rifinitore stava un po’ sparendo. Tutti giocavano con il 4-4-2 e così mi sono dovuto adattare».
E Cristiano si adatta talmente bene che, dopo sette anni di trafila nelle giovanili viola, esordisce in prima squadra ed entra nel calcio che conta. Un anno in prestito a Venezia, uno a Reggio Emilia, poi l’Inter nota il ragazzo e ne acquista il cartellino. La carriera di Zanetti inizia a prendere quota: una parentesi a Cagliari e poi l’approdo nella capitale, sponda giallorossa.
Dopo essere cresciuto in un’isola felice come Massa, arrivare a Roma, per un ragazzo di ventitré anni è un bel cambiamento: «Eh sì, è una realtà un po’ diversa, come Milano del resto. In ogni caso io sono un tipo piuttosto riservato, non amo fare vita mondana o uscire per locali, ristorante a parte, visto che non so cucinare. I vecchi amici di tanto in tanto mi venivano a trovare, ma stavamo a casa il più delle volte, quindi non ho avvertito molto la differenza».
Vita morigerata e tanti chilometri di corsa, in allenamento come in partita: così Cristiano nei due anni romani conquista uno scudetto e gli elogi della critica: «Non so se come rendimento quelle siano state le mie migliori stagioni, ma sicuramente mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Sono entrato nel giro della Nazionale e questo mi ha poi permesso di disputare Mondiali ed Europei. Anche il tipo di gioco che facevamo, con gli attaccanti esterni che dovevano spesso rientrare, mi permetteva di mettermi in mostra. Basti dire che, prima dell’arrivo di Emerson, giocavo a fianco di Tommasi e, in fondo, il regista ero io».
Gli anni all’Inter sono stati un po’ diversi da questo punto di vista. «Beh, a Milano ci sono sempre stati grandi attaccanti e per mantenere il giusto equilibrio e non scoprirsi in difesa, i centrocampisti dovevano sacrificarsi di più. Oh, sia chiaro: uso il termine «sacrificarsi» perché è ormai nel gergo comune, ma in realtà non mi è mai pesato correre anche per gli altri. Anzi, devo dire che mi è servito: ora credo di essere più smaliziato nel recuperare il pallone, nei compiti di marcatura, anche se a volte ho dovuto rinunciare alla «gloria» personale. Prima comunque viene la squadra: io il calcio l’ho sempre inteso così».
Bene, perché alla Juve la si pensa nello stesso modo... «Per forza, altrimenti non avrebbe vinto tanto. In Nazionale ho conosciuto molti dei nuovi compagni e mi hanno sempre detto che alla Juve si lavora tanto; l’idea mi piace, perché se c’è da faticare non sono certo uno che si tira indietro. E poi ho sempre guardato alla Juve come la squadra da battere e ora che ne faccio parte voglio che gli avversari continuino a vederci così. Questa è una grande società e ora sta attraversando una fase di ricostruzione. Le scelte fatte dimostrano la volontà di puntare su una struttura giovane e questo è molto stimolante. Non vedo l’ora di iniziare a fare sul serio».
 
Sarà protagonista della promozione in serie A della truppa bianconera, segnando anche due reti contro Treviso e Triestina. «Avevo scelto di andarmene da Milano non per qualche problema con la società, ma perché avevo ambizioni che all’Inter sembravano irrealizzabili. Volevo di più ed ho scelto la Juventus, perché sapevo che qui avrei trovato quello cercavo. Poi, è successo quello che è successo e ricominciare da zero non è stato uno scherzo. Ma non ho mai avuto rimpianti. Mai. Lo dico con il cuore, qui sono felice. Sono nel posto giusto al momento giusto».
Inizialmente considerato come riserva, si conquista la fiducia dell’allenatore Claudio Ranieri e, complice anche lo scarso rendimento degli altri suoi compagni di reparto a inizio stagione, fa sua la maglia da titolare nel centrocampo bianconero, dimostrando di saper unire le sue grandi doti di interditore a un’ottima visione di gioco, che lo rende capace di alcuni spettacolari assist dalla distanza per gli attaccanti bianconeri. Il suo rendimento è talmente elevato che Donadoni, commissario tecnico della Nazionale, lo chiama per gli Europei del 2008. Cristiano, però, rifiuta la convocazione per concentrarsi meglio sulla sua esperienza juventina.
«Credo che alla fine il terzo posto che abbiamo conquistato sia giusto. Certo, nessuno ci ha regalato niente, non abbiamo avuto sconti. E se in tre o quattro occasioni, tipo Reggio Calabria e Napoli, non fossimo stati penalizzati ingiustamente, forse qualcosa di più avremmo potuto ottenerlo. Secondo molti è stato uno dei miei anni migliori? Credo di non aver compiuto nulla di eroico. Semplicemente quello che in altre stagioni sembrava normale, quest’anno p sembrato eccezionale. Tutto qui. Dal punto di vista fisico, invece, la mia è stata una stagione fortunata ed io mi sono tolto la soddisfazione di dimostrare quanto valgo. Con i giornalisti, per esempio. Tutti gli anni, a inizio campionato, per loro parto sempre come riserva di qualcuno».
La stagione 2008-09 deve essere quella della consacrazione per il Martello bianconero ma, a causa della distrazione muscolare alla coscia destra rimediata nell’amichevole di Dortmund, debutta in squadra solamente il 10 dicembre in Juve-Bate, ultima gara del girone eliminatorio della Coppa dei Campioni. Un altro grave infortunio, questa volta alla coscia sinistra, lo costringe a fermarsi per quasi tutta la parte rimanente della stagione.
Il bilancio è sicuramente negativo: «Sono stato condizionato da un infortunio patito ad agosto, peggiorato per la troppa fretta di rientrare. Per questo mi auguro di avere una condizione fisica mi permetta di esprimermi al meglio, io sono pronto a giocarmi tutte le mie carte rispettando tutti. Nel 2010 scade il contratto? Ci vedremo presto con i dirigenti per discuterne, la mia speranza è quella di rimanere qui e vincere qualcosa di importante con questa maglia».
Invece, il 10 agosto 2009, si trasferisce ufficialmente alla Fiorentina, terminando così la sua avventura in bianconero.
 

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