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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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IL CASO

Bestemmie impunite, che brutto autogol

di MASSIMILIANO CASTELLANI (Avvenire.it 10-01-2012)

Bestemmie impunite, che brutto autogol «Non nominare il nome di Dio invano»,

secondo comandamento. Ma per quei calciatori, credenti e non, dovrebbe almeno

valere la norma introdotta dal consiglio federale nel febbraio 2010, la quale

sanciva che chi bestemmia in campo deve essere punito con l’espulsione.

«Per i trasgressori, sanzioni possibili anche dopo, con l’utilizzo del mezzo

televisivo», disse serafico annunciando la “novità”, il presidente della Figc

Giancarlo Abete. Invece ieri il giudice sportivo Tosel non ha ritenuto

opportuno assumere la prova tv per il difensore brasiliano dell’Inter Maicon

che sabato sera, in Inter-Parma, al gol del compagno Faraoni (la rete del 5-0)

si è esibito in una plateale quanto gratuita bestemmia che non è sfuggita alle

cento telecamere piazzate al Meazza e tanto meno ai telespettatori come noi.

Agli interisti, dalla dirigenza alla Curva, chiediamo di rimanere lucidi e di

non alzare il solito muro del tifo cieco e di partecipare fin da questo

momento alla campagna per mettere al bando i “bestemmiatori di campo”. Non è

una battaglia da moralisti per fare di Maicon il capro espiatorio di una

tendenza - quella della blasfemia del pallone - purtroppo assai diffusa, ma la

necessità di ripulire il calcio, cominciando dai comportamenti dei suoi

protagonisti più privilegiati che sarebbero tenuti a dare il massimo esempio

di etica e professionalità. È ciò che, solo due mesi fa, chiedeva a gran voce

il presidente del Coni Gianni Petrucci, dopo le reiterate imprecazioni al

cielo, ascoltate forti e in chiaro nella diretta Sky di Cagliari-Bologna. «Non

mi sono piaciute le bestemmie, è una brutta immagine per il calcio. Vorrei

vedere se, davanti ai propri figli, queste persone terrebbero lo stesso

comportamento. Non si tratta di religione, ma è una questione di educazione e

di civiltà», tuonò il numero uno dello sport italiano.

Parole sante. Del resto, ricordiamo a tutti i professionisti, che praticano

l’ingiuria blasfema, che fino al 1999 la bestemmia veniva addirittura

considerata reato dal nostro codice penale e attualmente è comunque un

illecito amministrativo. Nel calcio si tratta di un “illecito sportivo”, ma da

due anni in qua, nonostante la regola, non viene sanzionata quasi mai.

Eppure, nel marzo 2010, al suo esordio, la normativa anti-bestemmia sembrava

aver aperto una nuova era con le squalifiche esemplari comminate

all’allenatore del Chievo Di Carlo e al calciatore Lanzafame (allora al

Parma). In quella stessa giornata in B incappava nella medesima sanzione (poi

annullata dietro ricorso) anche il difensore della Triestina Scurto.

Irremovibile, invece, la decisione, a giugno 2010, per il bomber del Torino

Rolando Bianchi che saltò la finale dei playoff vinta dal Brescia. Figurine

Panini di Serie B, ma comunque punite, a differenza di un campione del mondo

come Gigi Buffon che dopo un “papera” in uno Juventus-Genoa fu immortalato

dalla telecamera mentre sciorinava un rosario di bestemmie indegno di un

fuoriclasse come lui. Risultato finale: la trasmissione “Striscia la notizia”

per la bravata insigniva il Gigi nazionale con il Tapiro d’oro. L’unico a

rimbrottarlo per il pessimo gesto fu il compagno di squadra Nicola

Legrottaglie, così Buffon per difendersi pubblicamente sminuì la portata

dell’episodio adducendo come giustificazione di aver pronunciato la parola

«zio», in quanto «ho uno zio porcellino». Un precedente, che servì da assist

all’attaccante della Lazio, Tommaso Rocchi: colto sul fatto emulò Buffon con

un poco credibile «cito spesso mio zio...».

La maggior parte dei suoi colleghi ormai adottano ad arte l’escamotage del

«p***o zio» che al massimo più che offendere la dignità o la memoria del

parente stretto, potrebbe sortire solo la rivalsa di un altro illustre

campione del mondo, Beppe Bergomi, in arte appunto lo “Zio”. Ma giova

ribadirlo, i campioni con la “C” maiuscola la fanno sempre franca quando

bestemmiano in campo. È il caso di Ibrahimovic che nell’ultimo turno del 2011,

nella partita vinta dal Milan a Cagliari, venne ripreso in flagrante mentre

“smoccolava” invano il nome del Signore. Ora, come non è stato punito

Ibrahimovic, pena sospetto di “complotto” in vista del derby di domenica, è

stato chiuso un occhio anche per Maicon. Una “svista” che la dice lunga sulla

contradditorietà nell’applicazione della norma che nel frattempo però ha

portato al deferimento (dopo gara persa dagli emiliani all’Olimpico con la

Lazio) del dg del Parma, Pietro Leonardi, e alla squalifica dell’allenatore

del Siena Giuseppe Sannino, sempre a Cagliari, in una partita di Coppa Italia

vinta dalla squadra toscana.

«Accetto la squalifica perché ho usato parole inappropriate, ma non la

motivazione perché sono certo di non aver pronunciato un’espressione blasfema»,

disse Sannino che però la giornata di squalifica l’ha incassata lo stesso,

mentre è stato appena prosciolto l’arbitro Gianluca Barbiero, deferito per

essersi rivolto con espressioni blasfeme a due calciatori del Foggia (Burrai e

Laribi Karim), nel match di LegaPro disputato lo scorso 3 aprile dalla

formazione pugliese contro il Siracusa. «Non è certo che l’aggettivazione

(p***o) ingiuriosa e denigrativa come hanno denunciato i due calciatori»,

abbia preceduto il nome di Dio, sta scritto nella sentenza che comunque lascia

ampio spazio al dubbio e conferma una certezza: il calcio è sempre più

omertoso e i suoi protagonisti non ammettono mai le loro responsabilità.

E non è affatto vero che “tutto lo sport è paese”. Il coach della Bennet

Cantù, Andrea Trinchieri, nella partita contro la Scavolini Pesaro di questa

stagione per una bestemmia ha rimediato un fallo tecnico. La sua reazione? «Mi

vergogno per quello che ho fatto e per ciò che ho causato – il mea culpa di

Trinchieri –. Mi scuso con la società e con le persone credenti, il mio non è

stato un comportamento corretto». Meditate uomini di calcio, meditate. . .

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Sono piccole soddisfazioni, per il momento.

___

l'Editoriale

DA DOMANI UNA ĠAZZETTA ANTICRISI

di ANDREA MONTI (GaSport 11-01-2012)

Cari Lettori, mentre tutti insieme affrontiamo un anno importante e difficile,

la Ġazzetta dello Sport ha deciso di reagire alla crisi investendo sulla

qualità che, da sempre, è il suo marchio di fabbrica. L’obiettivo è ampliare

la copertura e la profondità dell’informazione. Offrirvi ogni giorno qualcosa

di più. E, ci auguriamo, di meglio. Semplicemente un giornale di maggior peso

e ricchezza che sa anticipare le esigenze di un pubblico esperto e informato.

Da domani, la nostra e vostra rosea proporrà alcune novità importanti. Le

noterete sin dalla prima pagina, ridisegnata con titoli e spazi che

sottolineano la ricchezza e la gerarchia del notiziario. Questo corrisponderà,

all’interno, a una maggiore concentrazione di energie e risorse sulle storie e

le interviste esclusive, sugli approfondimenti, sulle analisi tecniche dei

nostri esperti. Insomma, tutto ciò che una nobile tradizione di giornalismo

sportivo è capace di dare e che non trovate in tv, su internet e sugli altri

quotidiani.

Alla nostra abituale foliazione, l'Editore aggiunge due nuove pagine. La

prima sarà dedicata interamente alle opinioni. Autorevoli, indipendenti e,

come sempre, non partigiane. Commenti, temi caldi e polemiche che riguardano

tutti gli sport, non solo il calcio. La nostra squadra di grandi firme sarà

rafforzata dall'ingresso di voci importanti che hanno vissuto e vivono la

competizione sportiva ai massimi livelli, da Marcello Lippi all'inimitabile

Josefa Idem, a molti altri protagonisti: non li citiamo tutti per brevità e

per lasciarvi il gusto di scoprirli leggendo. La pagina delle opinioni sarà

arricchita anche dai pareri e dagli orientamenti più significativi che vengono

da voi lettori, testimonianza vibrante di quella straordinaria comunità — o

social network se preferite — che la Ġazzetta è da oltre cento anni.

La seconda pagina aggiuntiva sarà destinata a un vero e proprio blog,

intrigante quanto basta, su personaggi, argomenti e indiscrezioni della serie

A. Una luce nuova sulla vita dei club che, indipendentemente dalla classifica

e dal blasone, meritano attenzione e approfondimento. Insomma, quotidianamente,

ogni tifoso sarà sicuro di trovare la propria squadra del cuore rappresentata

sulle pagine della testata sportiva più prestigiosa.

A questo sforzo si aggiunge la conferma di ET, il settimanale di calcio

internazionale del martedì, il rinnovamento di Sportweek previsto per fine

febbraio e l'ulteriore potenziamento della nostra presenza su internet,

sull'iPad e sui cellulari di ultima generazione. Investimenti importanti per

chi guarda al futuro dei grandi giornali come una gara da vincere, non come

una sfida segnata. E per chi fa tesoro di ciò che lo sport insegna: quando il

gioco si fa duro, i duri danno il meglio. Appuntamento a domani in edicola. E

buona lettura.

Modificato da Ghost Dog

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Joined: 10-Sep-2006
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Sono piccole soddisfazioni, per il momento.

___

l'Editoriale

DA DOMANI UNA ĠAZZETTA ANTICRISI

di ANDREA MONTI (GaSport 11-01-2012)

Cari Lettori, mentre tutti insieme affrontiamo un anno importante e difficile,

la Ġazzetta dello Sport ha deciso di reagire alla crisi investendo sulla

qualità che, da sempre, è il suo marchio di fabbrica. :haha: L’obiettivo è ampliare

la copertura e la profondità dell’informazione. Offrirvi ogni giorno qualcosa

di più. E, ci auguriamo, di meglio. Semplicemente un giornale di maggior peso

e ricchezza che sa anticipare le esigenze di un pubblico esperto e informato.

Da domani, la nostra e vostra rosea proporrà alcune novità importanti. Le

noterete sin dalla prima pagina, ridisegnata con titoli e spazi che

sottolineano la ricchezza e la gerarchia del notiziario. Questo corrisponderà,

all’interno, a una maggiore concentrazione di energie e risorse sulle storie e

le interviste esclusive, sugli approfondimenti, sulle analisi tecniche dei

nostri esperti. Insomma, tutto ciò che una nobile tradizione di giornalismo

sportivo è capace di dare e che non trovate in tv, su internet e sugli altri

quotidiani.

Alla nostra abituale foliazione, l'Editore aggiunge due nuove pagine. La

prima sarà dedicata interamente alle opinioni. Autorevoli, indipendenti e,

come sempre, non partigiane. :haha: Commenti, temi caldi e polemiche che riguardano

tutti gli sport, non solo il calcio. La nostra squadra di grandi firme sarà

rafforzata dall'ingresso di voci importanti che hanno vissuto e vivono la

competizione sportiva ai massimi livelli, da Marcello Lippi all'inimitabile

Josefa Idem, a molti altri protagonisti: non li citiamo tutti per brevità e

per lasciarvi il gusto di scoprirli leggendo. La pagina delle opinioni sarà

arricchita anche dai pareri e dagli orientamenti più significativi che vengono

da voi lettori, testimonianza vibrante di quella straordinaria comunità — o

social network se preferite — che la Ġazzetta è da oltre cento anni.

La seconda pagina aggiuntiva sarà destinata a un vero e proprio blog,

intrigante quanto basta, su personaggi, argomenti e indiscrezioni della serie

A. Una luce nuova sulla vita dei club che, indipendentemente dalla classifica

e dal blasone, meritano attenzione e approfondimento. Insomma, quotidianamente,

ogni tifoso sarà sicuro di trovare la propria squadra del cuore rappresentata

sulle pagine della testata sportiva più prestigiosa.

A questo sforzo si aggiunge la conferma di ET, il settimanale di calcio

internazionale del martedì, il rinnovamento di Sportweek previsto per fine

febbraio e l'ulteriore potenziamento della nostra presenza su internet,

sull'iPad e sui cellulari di ultima generazione. Investimenti importanti per

chi guarda al futuro dei grandi giornali come una gara da vincere, non come

una sfida segnata. E per chi fa tesoro di ciò che lo sport insegna: quando il

gioco si fa duro, i duri danno il meglio. Appuntamento a domani in edicola. E

buona lettura.

:haha: :haha:

Scusate

ma mi vien proprio da ridere

Modificato da totojuve

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28488 messaggi

Sono piccole soddisfazioni, per il momento.

___

l'Editoriale

DA DOMANI UNA ĠAZZETTA ANTICRISI

di ANDREA MONTI (GaSport 11-01-2012)

mi spiace per il direttore orientatore (ma anche no) ma continuero a non spendere un centesimo per il sudiciume roseo .nono

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Joined: 12-Jun-2006
362 messaggi

Non avrete mai i miei soldi ORIENTATORI !!!

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Joined: 07-May-2009
2735 messaggi

Ma come? Prima sbandieranio ai 4 venti che li nascono tutti prescritti e poi sparlano di indipendenza e non partigianeria?

La coerenza non sanno proprio dove stia di casa!!!!!

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Joined: 07-May-2006
11896 messaggi

Non avevo mai letto questo topic,

ho letto le ultime 3 pag e complimenti per gli articoli alcuni davvero carini come quello di casarin e quelli di gasport, che sembrano gli unici abbiano davvero voglia di affrontare il tema ssnapoli-fccamorra

cosa che i tribunali,le procure, i calciatori e tutte le altre testate evitano :)

paura eh ?

10 100 1000 SAVIANO

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Joined: 10-Sep-2006
5193 messaggi

Qualcosa si muove anche fuori i forum di tifosi juventini.

Calcio

Aggressioni e offese

il tifo è impazzito

Cori e magliette che evocano i morti dell'Heysel, striscioni contro Borriello, botte e insulti al presidente della Triestina, ai giocatori dell'Ebolitana, del Livorno e della Sampdoria: tre giorni da dimenticare

di TIMOTHY ORMEZZANO

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Tifosi della Fiorentina con la macabra maglietta che evoca il numero dei tifosi juventini morti all'HeyselTORINO - Accadono cose brutte, anzi più brutte del solito, nel nostro calcio. Tra aggressioni e offese sono tre giorni da dimenticare. Dal Nord al Sud tutta l'Italia calcistica è stata coinvolta da questo "impazzimento" del tifo come ha denunciato sul suo blog Fabrizio Bocca.

E' doveroso parlare degli avvenimenti nuovi, purtroppo pessimi ed abbondanti: li elenchiamo qui di seguito, premettendo che il timore di fare da cassa di risonanza al “nemico” è grande, ma inferiore al doveroso impegno morale di non guardare dall’altra parte, nel nome ipocrita, magari, dello sdegno passivo.

MAGLIETTA MACABRA - Circola in rete una foto di un gruppo di tifosi della Fiorentina, nemica storica della Juventus, i quali di spalle offrono all'obbiettivo la scritta orrenda, vergata su t-shirt viola, riferita alla tragedia dell'Heysel ed al numero di morti: "Gobbi -39".

SAMP CONTESTATA - I giocatori della Sampdoria che doveva tornare facile in A e invece ha vita difficile in B sono aggrediti a sputi dai loro tifosi, sicuramente autorizzati alla contestazione da delusione, sicurissimamente non autorizzati a iniziative così repellenti.

STRISCIONE CONTRO BORRIELLO - Il giocatore Borriello, che un anno e passa fa rifiutò la Juventus per ragioni contrattuali ed economiche, insomma previste dal codice, viene ingaggiato dalla stessa Juventus ma insultato, con maxi-striscione infamante, dai suoi nuovi tifosi, i quali promettono/minacciano altre contestazioni - domenica l'ex giallorosso verrà fischiato dai più -, intanto che si picchiano fra di loro per la leadership curvaiola.

BOTTE E AGGRESSIONI - Il raid punitivo messo a segno ieri pomeriggio contro i giocatori dell'Ebolitana - "colpevoli" di aver perso l'ultima partita 6-1 - da un gruppo di giovani "ultrà" incappucciati. Momenti di tensione e paura: i giocatori e lo staff tecnico della squadra sono stati colpiti con calci e pugni. Hanno riportato la peggio il difensore Nigro, il centrocampista Corsino e il preparaotre dei portiere Corcioni curati al pronto soccorso.

Ma il fenomeno, tanto per non colpevolizzare solo il Sud si ripeteva nel giro di poche ore al Centro e al Nord: Una decina di ultrà intimidivano con parole grosse i giocatori del Livorno, De Lucia e Schiattarella.

Peggio è andata al presidente della Triestina, Sergio Aletti aggredito nella tarda serata di ieri. Tre persone lo hanno individuato davanti a una pizzeria di Villa Opicina (Trieste) e una di queste lo ha colpito con numerosi pugni al torace. A seguito dell'aggressione Aletti ha riportato lesioni giudicate guaribili all'ospedale di Cattinara in sette giorni. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri di Aurisina (Trieste), Aletti era con due amici e stava fumando fuori dal locale una sigaretta quando i tre sono scesi da un'auto e, mentre uno colpiva il presidente con pugni al torace, gli altri due tenevano bloccate le altre due persone. Gli aggressori si sono poi allontanati velocemente a bordo dell'auto facendo perdere le tracce. La presenza di Aletti a Trieste era stata contestata lunedì scorso davanti al Tribunale giuliano da un gruppo di tifosi, mentre si recava dal giudice per il fallimento della società alabardata chiesto dal Pm Federico Frezza per i numerosi debiti accumulati.

VIDEO CONTRO DE SANCTIS - La polemica intorno al filmato su internet di De Sanctis, portiere del Napoli, perplesso anziché esultante dopo un gol del suo compagno di squadra Cavani nel finale della partita contro il Lecce. In tempi di macroscommesse che vertono sui punteggi, non solo sui risultati, ogni sospetto diventa, insieme, cattivo e lecito. Forse è il dazio morale da pagare in un mondo dove uno (Simone Farina) che respinge un'offerta di corruzione strapagata diventa un eroe.

Il tutto in tre giorni come se il pallone nostrano non dovesse già fare i conti con il ciclone del Calcioscommesse oppure con gli eterni strascichi dello tsunami di Calciopoli.

(11 gennaio 2012)

repubblica

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SPY CALCIO

Fulvio Bianchi

repubblica.it 11-01-2011

E Palazzi ora chiama Cremona

Video De Sanctis, no inchiesta

E adesso tocca a Stefano Palazzi, il superprocratore federale. Dopo l'interrogatorio di Cristiano Doni, l'inchiesta Figc entrerà subito nel vivo. Appena rientrato dalle ferie, Palazzi ha già chiesto un incontro con il procuratore capo di Cremona, Di Martino. Fra i due magistrati i rapporti sono ottimi: anche l'estate scorsa c'era stata la massima collaborazione. Il materiale (ordinanza ed estratti di alcuni verbali) che è giunto dalla Procura della Repubblica lombarda a Roma è importante per farsi un quadro d'assieme, anche se Palazzi e i suoi investigatori conoscono già a fondo la materia. Ma non è sufficiente per aprire l'inchiesta. L'incontro a Cremona potrebbe esserci già nei prossimi giorni, forse domani o venerdì. La procura Figc inizierà gli interrogatori fra una decina di giorni, sicuramente entro fine mese: moltissimi i tesserati che saranno sentiti, forse una quarantina. Giancarlo Abete, n.1 della Figc, ha chiesto a Palazzi di fare il più possibile in fretta, ma ovviamente anche bene: si spera che i processi (sportivi) possano iniziare verso aprile ed essere conclusi quindi prima della fine del campionato. Palazzi dovrebbe confermare la linea della passata estate: linea durissima contro gli atleti (molti rischiano la radiazione) e pugno (molto) più morbido con i club. Senza dimenticare, ovviamente, che la responsabilità oggettiva è un caposaldo dell'ordinamento sportivo. E' presto per dire quali saranno i club coinvolti, e cosa rischiano. Ma dovrebbero essere abbastanza numerosi, dalla A alla Lega Pro: ricordiamo che in caso di illecito (anche solo tentato) è prevista la penalizzazione di uno o più punti (in media tre ad illecito). E se la penalizzazione (recita l'art.8 comma 1 del codice di giustizia sportiva) si appalesa "inefficace nella stagione sportiva in corso può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente". Perché la punizione deve essere comunque afflittiva: se un club si è qualificato ad esempio per le Coppe europee, questo traguardo deve essere cancellato. E se si è salvato, deve andare in B. Ricordiamo inoltre che è prevista anche la retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza, ma solo nel caso di club che abbiano responsabilità diretta, che sia coinvolto cioè un dirigente con potere di firma. Non è escluso che qualche società chieda di patteggiare (ma bisogna vedere cosa ne pensarà Palazzi). Intanto è molto probabile che la procura federale non aprirà alcuna inchiesta sul caso del video del portiere del Napoli, Morgan De Sanctis, e del suo modo di "esultare" che ha destato polemiche e sospetti. Non sono state chieste infatti le immagini. Caso chiuso.

Lunedì a Napoli master in "management delle imprese sportive"

Un Master in "Management delle imprese sportive", finalizzato alla formazione di figure in grado di dirigere società ed enti che operano nel settore sportivo, si svolgerà lunedì 16 gennaio a Napoli, presso la Basilica di Santa Chiara con inizio alle ore 11. Organizzato dall'Università Telematica Pegaso e dal presidente Danilo Iervolino, il corso sarà inaugurato dal presidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta e avrà tra i docenti il presidente della Fig, Giancarlo Abete, il vice presidente vicario e presidente della Lnd, Carlo Tavecchio, il presidente dell'Aia, Marcello Nicchi, il responsabile del Centro Studi, Sviluppo e iniziative speciali della Figc, Michele Uva, il professore di diritto dello sport e consulente giuridico del Coni Elia Valori. Direttore dei lavori è il presidente del Comitato Paralimpico e vice presidente del Coni Luca Pancalli, coordinatore didattico il revisore dei conti della Figc Belardino Feliziani. L'Università Telematica Pegaso è un ateneo aperto, non statale, che adotta un modello di insegnamento a distanza avvalendosi di tecnologie di ultima generazione: una piattaforma on-line con l'assistenza costante degli orientatori didattici, dei tutor e di un corpo docente di fama internazionale. Il master si svilupperà in 7 moduli che toccheranno i seguenti argomenti: ordinamento sportivo, i rapporti di lavoro nel mondo dello sport, marketing delle società sportive, la gestione e le risorse finanziarie ed economiche, gestione degli stadi e delle infrastrutture sportive, teoria e tecnica della comunicazione sportiva, management sanitario e didattica delle attività motorie.

(11 gennaio 2012)

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Il paradosso

Milan contro Mediaset

"A voi niente interviste"

Proprio nella settimana del derby scoppia un caso curioso in casa rossonera, con la tv di famiglia snobbata dal club. Alla base del dissidio, l'accesa discussione tra Allegri e l'ex arbitro Pararesta, ora moviolista televisivo, dopo la gara con l'Atalanta

di LUIGI PANELLA (repubblica.it - 11-01-2011)

MILANO - Parenti serpenti. Proprio la settimana che porta al derby meneghino vive sul più clamoroso dei paradossi in casa Milan. Con Barbara Berlusconi nel Cda della società e sempre più presente come volto ufficiale, con il fratello Piersilvio a reggere le redini di Mediaset, di cui è vicepresidente, e soprattutto con papà Silvio a fare il patron di tutto, cosa ci si dovrebbe aspettare? Magari non proprio un 'grande fratello' in salsa derby, ma dichiarazioni in esclusiva delle stelle rossonere, pronte a parlare confidenzialmente sui canali di casa degnando altre emittenti di qualche commentuccio ufficiale. E invece? Scoppia la guerra in famiglia, e tutto per 'colpa' dell'ex arbitro e ora moviolista di Mediaset Gianluca Paparesta. Sul rigore concesso ai rossoneri contro l'Atalanta, Paparesta avanza dei dubbi, Allegri non gradisce e ne nasce un diverbio. Situazione fisiologica post partita? Macchè, non rientra nulla e si arriva al boicottaggio di Mediaset da parte del Milan.

"Con grande rammarico - si legge in una nota - l'assemblea dei giornalisti di SportMediaset deve segnalare pubblicamente un episodio preoccupante sul fronte dei rapporti sport-comunicazione: nella settimana che precede il derby calcistico di Milano, l'Ufficio stampa del Milan ha fatto sapere alla redazione di Sport Mediaset che quest'ultima, contrariamente alla consuetudine, non potrà in questi giorni avere a disposizione interviste a tesserati del club dopo le divergenti valutazioni sul rigore concesso in Atalanta-Milan emerse durante il dibattito televisivo post partita tra l'allenatore rossonero e gli ospiti presenti nello studio di Premium Calcio". "L'episodio - conclude la nota firmata dal cdr di Sport Mediaset - si qualifica da sé e purtroppo sono sempre più frequenti le ritorsioni delle società di calcio nei confronti dei media che esprimono opinioni non gradite".

Il Milan dal canto suo non fa una piega, confermando che è stato proprio il diverbio avvenuto domenica a portare alla decisione di non concedere giocatori per interviste esclusive a Mediaset. Insomma, la situazione è confusa. Barbara contro Piersilvio, Allegri contro Paparesta, Silvio contro... sè stesso. Chi ci capisce è bravo, in una sfida che punta anche sull'orgoglio. Come ricordano al Milan, sono state aperte le porte dell'allenamento per facilitare il lavoro dei gionalisti. Uniche telecamere assenti? Semplice, quelle di Mediaset.

(11 gennaio 2012) ©Riproduzione riservata

Modificato da huskylover

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IL CALCIO SI MOBILITA PER CONTRASTARE LE BANDE CRIMINALI UN GIOCATORE CHE DENUNCIA NON BASTA

«Match truccati in tutto il mondo»

La sfida dell'asse Fifa-Interpol

Eaton, capo della task force: «Servirebbero tanti Farina. Sì, lui è un eroe»

di FABIO LICARI (GaSport 11-01-2012)

«Eroe? Non direi che è una definizione esagerata: Simone Farina ha solo fatto

il suo dovere, è vero, ma tanti altri no». Chris Eaton, australiano, baffi

d'ordinanza e sorriso come i poliziotti dei telefilm, ex dirigente Interpol,

dal 2010 alla Fifa per gestire la sicurezza in Sudafrica, è oggi il capo della

task force contro scommesse e corruzione. L'accordo con l'Interpol è stato

stipulato un anno fa e avrà una durata decennale. Eaton ha parlato con Farina

al Gala, venerdì sarà a Firenze. Spiegherà come combattere le infiltrazioni

criminali nel calcio. Con una strategia che somiglia a quella dell'antimafia:

pentiti, programma protezione, amnistia. Senza denunce di «eroi» come Farina,

infatti, è impresa complicata.

«Farina un modello» «Se Simone è un uomo onesto, il gioco delle probabilità

fa pensare che tanti non abbiano denunciato. Anche se non hanno partecipato.

La grandezza di Simone non è stata solo resistere, è stata denunciare: abbiamo

bisogno di altri come lui, ma c'è gente che ha paura. Posso capire. Però,

senza denuncia, ci saranno altre vittime. Inoltre Farina ci ha fatto

riflettere: se gli hanno offerto 200 mila euro, lui che ne guadagna 60 mila

all'anno, quant'è grande il giro delle scommesse? Non deve aver paura: sarà

protetto, ma per le organizzazioni criminali non ci sarebbe alcun vantaggio

nel fargli qualcosa. E, comunque, non c'è un sistema investigativo migliore,

in Europa, di quello italiano. Complimenti».

Business criminale «Non pensate che le scommesse siano frutto di due

giocatori e due arbitri corrotti. No. Ci sono organizzazioni transcontinentali

che investono a lungo termine: miliardi, perché ne possono guadagnare di più.

Ci sono programmi per “insegnare” ai giocatori a truccare. Calciatori, arbitri

e dirigenti in cerca di denaro facile. E calciatori che si uniscono per

trattare con le organizzazioni. Un business criminale. Serve aiuto di autorità

di polizia e governative. Coordinamento mondiale, come nell'antiterrorismo

dopo l'11 settembre. Sanzioni sportive e penali».

Niente tv «E soprattutto servono prevenzione e intelligence e regole sicure

nell'organizzazione delle partite: spesso i match sono truccati perché gestiti

da fantomatici agenti che, nei contratti, escludono anche la vendita dei

diritti tv. Perché le partite devono essere “nascoste”: a uso e consumo degli

scommettitori. Il giro d'affari è enorme, sui 500 miliardi all'anno nel mondo

per tutte le scommesse, legali e illegali: 15 miliardi circa quelli derivanti

da partite manipolate».

Pentiti e amnistia «Non è facile combattere: per un'indagine ci vogliono

minimo tre anni. Queste organizzazioni sono pericolose perché poi reinvestono

tutti questi soldi in altre attività criminali: ecco perché gli Stati devono

agire. E poi minacciano: abbiamo prove di giocatori uccisi perché non si sono

prestati, e di altri suicidati, in Sud Corea, per la vergogna. Da febbraio, e

fino al 31 dicembre, partirà il nuovo programma che prevede indagini locali,

una linea telefonica mondiale, un sito per denunciare anonimamente quello che

si sa, la protezione di pentiti che saranno anche aiutati a reinserirsi nel

calcio, un'amnistia per chi collabora. Ce la faremo».

L'ORGANIZZAZIONE

Società create per falsare anche

tornei giovanili e amichevoli

di FABIO LICARI (GaSport 11-01-2012)

ZURIGO Qualcuno l'hanno beccato. Qualche organizzatore è

finito nella rete di Fifa e Interpol nel 2011. E i

documenti scoperti hanno allarmato gli investigatori. Tipo

quelli di Perumal Wilson: questo tizio, capo di una

fantomatica società, si presenta da Singapore a diverse

federazioni spiegando, lettera dopo lettera, come

preparare partite amichevoli. Con una mail — tutto cifrato,

ma il dirigente federale è stato licenziato e sotto

inchiesta — Wilson è chiaro: «Sono amichevoli, non

complicatemi la vita dicendo che volete vincere. Mi creda:

possiamo fare tanti soldi». Tra cancellature e top secret,

si capisce che gli arbitri «forniti» sono Fifa e spesso

africani, che alcune amichevoli truccate sono in Anatolia

(Turchia), che ci vorrebbero tornei e amichevoli anche per

nazionali giovanili (che nessuno vede). Emerge un mondo

nel quale si può falsificare il logo Fifa, creare una

società di comodo e organizzare partite tra nazionali

importanti. Partite «inesistenti». La premura di un altro

«organizzatore», tale Blapp Johansson, è: «Non ci sarà

copertura tv e non saranno venduti diritti tv». Così

inventarsi rigori e gol è più facile...

UEFA e INTERPOL insieme contro i crimini nel calcio

Il presidente UEFA Michel Platini ha incontrato il

segretario generale INTERPOL Ronald K Noble per rafforzare

la collaborazione reciproca e lo scambio di informazioni.

di UEFA News Mercoledì, 11 gennaio 2012, 16.40CET

Il presidente UEFA Michel Platini e il segretario generale INTERPOL Ronald K

Noble, nel corso di un meeting al quartier generale UEFA tenutosi oggi, hanno

identificato un numero di aree di cooperazione tra le due organizzazioni per

ridurre i crimini legati al calcio, tra cui le partite truccate e la violenza

negli stadi.

Il signor Platini e il signor Noble hanno lavorato a un memorandum d'intesa

da firmare nel prossimo futuro che dovrà rafforzare la collaborazione

reciproca e lo scambio d'informazioni tra le organizzazioni.

"Per la UEFA, la lotta in atto contro le partite truccate è uno dei punti più

importanti del mio secondo mandato come presidente", ha detto il signor

Platini. "Lo dimostrano l'accordo per firmare un memorandum d'intesa con

INTERPOL, e con la collaborazione stretta con il loro network e attraverso il

nostro sistema per rivelare scommesse fraudolente, con l'obiettivo di

inasprire il controllo su coloro che sono coinvolti nel truccare le gare e

nelle scommesse illegali sportive".

Il segretario generale INTERPOL Ronald K Noble dal canto suo ha sottolineato

l'impegno della polizia mondiale per contribuire a reprimere tutte le forme di

criminalità che affliggono il calcio, in particolare quella delle partite

truccate.

"Ovviamente l'aggiustamento delle partite è un problema mondiale, " ha detto.

"INTERPOL è piazzata in maniera ideale per aiutare UEFA, FIFA e tutto il

calcio professionistico a contrastare il problema a livello globale, ma allo

stesso tempo è importante non perdere di vista gli altri tipi di crimini che

affliggono lo sport.

"A seguito dell'incontro odierno con il Presidente UEFA, Michel Platini,

posso dire con fiducia che la collaborazione già esistente tra UEFA e INTERPOL

nel combattere il fenomeno delle partite truccate sarà ancora più forte", ha

aggiunto il signor Noble.

Con l'INTERPOL già pronta a fornire sostegno in vista e durante la fase

finale UEFA EURO 2012, attraverso lo schieramento di squadre di sostegno per

grandi eventi (IMESTs) ai due paesi ospitanti, Polonia e Ucraina, la cornice è

già sistemata per un rapporto più stretto nel combattere ogni forma di

criminalità e per proteggere meglio lo sport, oltre ai suoi giocatori,

dirigenti e tifosi.

Come parte del sostegno garantito da INTERPOL durante UEFA EURO 2012, gli

IMESTs garantiti in Polonia e Ucraina faranno da collegamento con con tutte le

190 nazioni membre per facilitare il reale scambio di messaggi e intelligence

poliziesca, tra cui le impronte digitali, gli avvisi su persone ricercate e i

dati su documenti di viaggio rubati o smarriti e sui veicoli rubati.

Modificato da Ghost Dog

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Figc News

La Corte di Giustizia federale sul parere

interpretativo richiesto dal presidente della Figc

Roma 11/01/2012

E’ stata pubblicata oggi dalla Corte di Giustizia Federale-Sezione Consultiva,

presieduta da Giancarlo Coraggio, la decisione in merito al parere

interpretativo richiesto dal presidente federale in ordine all’articolo 22 bis

delle NOIF.

Dopo aver preso in esame i vari passaggi, nelle considerazioni conclusive, la

Corte osserva quanto segue:

1. Le disposizioni allo stato vigenti non consentono di individuare

un’ipotesi di sospensione dalla carica di consigliere federale

nell’eventualità di condanna con sentenza penale non definitiva di primo grado,

non prevedendo in particolare né le conseguenze da essa derivanti né la

procedura a tal fine utilizzabile.

2. Su questo quadro normativo non incide la direttiva adottata dalla Giunta

Nazionale del C.O.N.I. con deliberazione n. 450. Tale atto, a prescindere da

ogni considerazione circa la competenza dell’organo, non può che riguardare il

futuro e ciò per un duplice ordine di considerazioni:

- perché è comunque norma sopravvenuta e in quanto tale non applicabile a

vicende anteriori;

- perché non è “autoesecutiva”, richiedendo un adeguamento normativo degli

Statuti federali e delle Leghe.

Per consultare il testo integrale del documento

___

CONI.it 11-01-2012

CONI: Dichiarazione del Presidente Petrucci

Il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Giovanni Petrucci, ha

rilasciato la seguente dichiarazione:

“Meraviglia nella maniera più assoluta che un organo consultivo federale -

pur nell’autorevolezza conclamata dei singoli componenti – abbia esteso un

proprio parere a fattispecie giuridiche non richieste e comunque di esclusiva

competenza della Giunta Nazionale del CONI.

In un momento particolare in cui il calcio italiano ha assoluto bisogno di

ritrovare rapidamente certezza di comportamenti etici e trasparenti,

inspiegabilmente nell’ambito della Federcalcio viene espressa

un’interpretazione che va ben al di là delle richieste di merito, diventando

una pericolosa invasione di campo e una sgarbata intromissione nelle

prerogative dell’Alta Corte di Giustizia presso il CONI, unico organo con

funzioni consultive e giurisdizionali al quale il Comitato Olimpico Nazionale

Italiano fa riferimento per Statuto.

Resta inteso che la direttiva emanata dalla Giunta Nazionale CONI il 20

dicembre scorso, peraltro rafforzativa di quanto già previsto fin dal 2004 nel

Codice di Comportamento Sportivo, è immediatamente esecutiva e le Federazioni

sono state già chiamate a recepire al più presto i relativi adeguamenti

normativi. I principi etici non prevedono pareri interpretativi”.

Roma, 11 gennaio 2012

___

Caro Petrucci, se questo non è doping legale, diccelo tu: commissaria la FIGC.

Modificato da Ghost Dog

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Petrucci subisce beffe e lazzi dalla Figc quasi come AA e la

Juventus da Abete, Palazzi ed il Consiglio Federale.

Per chi volesse approfondire sulla guerra in atto tra Coni e Figc.

___

La Corte di Giustizia Federale rinvia il

proprio parere in merito all’art. 22bis Noif

di EDOARDO REVELLO dal blog "SPORT & LEGGE" 05-12-2011

Mentre la serie A si prepara a sedersi alla tavolo della pace, "apparecchiato"

(e fortemente voluto) dal Presidente del CONI Petrucci, la Corte di Giustizia

Federale della Figc ha emesso lo scorso giovedì un'ordinanza di rinvio al 9

gennaio 2012 in merito alla richiesta di parere interpretativo relativo

all'articolo 22bis delle Noif (Norme organizzative interne federali).

In particolare, la Figc aveva interpellato il massimo organo di giustizia

endofederale del calcio nostrano al fine di capire se il Presidente della

Lazio Lotito potesse continuare a rivestire il proprio ruolo di Consigliere

federale.

La Corte, dal suo canto, ritenendo opportuni ulteriori accertamenti

istruttori, ha richiesto l'invio di tutta la documentazione pertinente,

autorizzando anche la presentazione di memorie e la possibile richiesta

contestuale di audizione.

Ma ripercorriamo adesso le tappe di questa vicenda sempre più intricata,

limitandoci ad un'analisi la più tecnica possibile, senza entrare nel merito

delle roventi polemiche che hanno riempito le pagine dei giornali nelle scorse

settimane.

Come è noto, tutto è cominciato a partire dalla pronuncia di primo grado al

processo penale di Napoli per i fatti di Calciopoli del 2006. Il Presidente

Lotito, infatti, è stato condannato ad un anno e tre mesi di reclusione per il

reato di frode sportiva insieme a Lillo Foti (Presidente della Reggina),

Andrea Della Valle (Presidente Onorario della Fiorentina) e Sandro Mencucci

(Amministratore delegato del club viola), per citare soltanto i più noti.

Ne seguivano, quali effetti collaterali, tutta una serie di conseguenze anche

sul piano dell'ordinamento sportivo, in base ad alcune norme specifiche delle

carte federali.

In particolare, in base al sopracitato articolo 22bis comma 3 Noif, "restano

sospesi dalla carica di dirigente della società [. . . ] coloro che vengano

condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per uno dei delitti previsti

dalle leggi indicate al comma precedente (tra cui appunto la n. 401/1989 in

materia di frode sportiva). La sospensione permane sino a successiva sentenza

assolutoria".

Si è aperto, allora, un vivace dibattito sulla bontà di tale norma,

introdotta nel lontano 1993 (e, quindi, non con il preciso fine di colpire il

Presidente Lotito, come qualcuno ha provato a sostenere in un primo momento!!)

per garantire l'onorabilità dei soggetti aventi un ruolo attivo nella gestione

del nostro calcio.

Tra i critici, vi è stato chi ha ritenuto che tale articolo violi il generale

principio di innocenza presunta fino al terzo grado di giudizio (sancito

dall'art. 27 della Costituzione) e che, in assenza di una successiva sentenza

di assoluzione (o al semplice intervenire della prescrizione), la sospensione

rischi di tramutarsi, di fatto, in una "radiazione" a tempo indeterminato per

i soggetti coinvolti.

Ci si è posti, poi, anche un problema di ne bis in idem nei confronti di chi

abbia già scontato una precedente inibizione per gli stessi fatti, in seguito

alla condanna sportiva del 2006.

Dall'altro lato, vi è stato chi non ha mai nutrito alcun dubbio riguardo

l'automaticità applicativa della norma (la Figc ha, infatti, provveduto a

prendere atto della sospensione attraverso un mero comunicato), in quanto

tutte le disposizioni federali, tra cui quindi l'art. 22bis Noif, vengono – e

devono essere – accettate dai soggetti che facciano richiesta di tesseramento

presso la federazione.

E' stato sostenuto, inoltre, come non sia vero che per tale tipo di sanzione,

per così dire accessoria, si debba sempre attendere una sentenza passata in

giudicato (basti pensare a quanto accade ad intermediari finanziari e

funzionari di banca). In generale, infine, sconfinando per un istante nel

diritto penale, è espressamente ammessa la possibilità, ex art. 290 c.p.p., di

prevedere il divieto temporaneo di esercitare "determinate attività

professionali o imprenditoriali" prescindendo, dunque, da una sentenza di

condanna. Potrebbe, semmai, discutersi sull'automaticità della sospensione

sportiva, a fronte del vaglio del giudice penale che sempre vi deve essere in

materia di misure cautelari.

A causa di tale incertezza applicativa, la Lega Serie A ha fatto fin da

subito quadrato attorno ai dirigenti sospesi, chiedendo (durante un redivivo

consiglio direttivo) la modifica della normativa in questione da discutere nel

corso del prossimo consiglio federale.

Il Coni, dal canto suo, piuttosto seccato in questo periodo affetto da

"doping legale", ha auspicato una celere risoluzione della questione,

sottolineando, in ogni caso, come qualsiasi modifica delle Noif debba

necessariamente passare al vaglio della Giunta nazionale.

La questione si infittisce poi, ed è questo il punto nodale che qui si vuole

ulteriormente approfondire, con riferimento alla posizione di consigliere

federale del presidente biancoceleste.

Per tutti questi motivi, e tenuto conto della delicatezza dell'argomento, la

Figc ha deciso allora di interpellare la Corte di Giustizia Federale per

cercare di dirimere la questione prima del prossimo consiglio di dicembre ed

evitare, così, imbarazzi sulla legittimità della presenza di Lotito.

Il quadro normativo di riferimento si sposta dal mero art. 22bis Noif,

interessando anche lo Statuto Figc e lo Statuto della Lega Serie A.

Prima facie, emergerebbe un'apparente differenza di trattamento tra cariche

sociali e cariche federali. Una volta analizzato, infatti, l'art. 22bis Noif

(che fa riferimento – come detto – anche a sentenze non definitive), l'art.

10.5 Noif recita invece che "non possono ricoprire cariche federali elettive o

di nomina coloro che incorrano in delitti non colposi sanzionati con condanna

dal giudice penale", confermato dall'articolo 29. 1 dello Statuto Figc che

prevede l'ineleggibilità per "coloro che hanno riportato condanne penali

passate in giudicato per reati non colposi a pene detentive superiori a un

anno".

Sembrerebbe, quindi, che per le cariche federali (posizioni, senz'altro, di

maggior rilievo nell'organizzazione e nella gestione del nostro calcio) la

sospensione operi solo in seguito ad una condanna passato in giudicato, mentre

per le cariche sociali sia sufficiente una condanna anche non definitiva.

Scorrendo ulteriormente le norme, l'apparente contraddizione sembrerebbe,

però, essere colmata da un richiamo indiretto (e su questo dovrà probabilmente

concentrarsi l'attenzione della Corte). In base, infatti, all'articolo 9. 12

dello Statuto della Lega di Serie A, "i Consiglieri Federali in rappresentanza

della Lega Serie A (tra cui, appunto, Lotito) devono possedere i requisiti

previsti [...]dall'art. 22bis Noif". Sembrerebbe essere stata, dunque, la

stessa Lega di A ad aver inasprito i criteri di onorabilità previsti per la

quota di consiglieri da essa eletti, imponendo l'ulteriore rispetto dell'art.

22bis Noif.

A garanzia di tale sistema, parrebbe intervenire infine, l'articolo 29. 1

dello Statuto Figc, il quale, stabilendo che "la perdita dei requisiti

funzionali predeterminati nel regolamento di ciascuna Lega [... ]per la nomina

a Consigliere federale comporta, su comunicazione della Lega [. . . ] la

decadenza dalla carica e la sostituzione del Consigliere decaduto", lascerebbe

piena autonomia a ciascuna Lega di prevedere ulteriori requisiti da far

rispettare ai propri consiglieri eletti.

Alla luce di quanto fin qui detto, la Corte Federale ha deciso di rinviare

l'emissione del proprio parere (avente, comunque, carattere non vincolante),

preferendo prima acquisire ulteriori informazioni sulla questione.

Come conseguenza immediata di tale rinvio, il Presidente Lotito potrà

regolarmente presentarsi al consiglio federale di dicembre (dove, quindi, non

si parlerà di modifica dell'art. 22bis Noif), poiché la vicenda verrà dunque

chiarita soltanto con l'anno nuovo.

In particolare, bisognerà capire se la carica federale decada anche in

assenza di una sfiducia espressa da parte dalla Lega di A, che, al momento,

appare assai improbabile.

Tirando le somme, quel che si può fin d'ora affermare è che tra il Coni e

Lotito la Corte ha preferito "non mettere il dito"…almeno fino a gennaio!

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L'OPINIONE

Scommessopoli, perchè non perdonare i colpevoli?

'Calciopoli non ha avuto il suo Simone Farina, tuttavia molti sapevano

la verità, però per convenienza hanno taciuto, per mera convenienza'

di SIMONA AIUTI (Italia chiama Italia 11-01-2012)

Può sembrare un paradosso o una provocazione far cadere nel dimenticatoio i

rei di scommessopoli, ma la cosa ha un senso e un precedente. Tutti gli

esponenti del calcio italiano che hanno qualcosa da perdere in Calciopoli, non

fanno che invocare l’oblio sull’argomento, e a pensar male forse si fa peccato,

ma ci si indovina. La Juve guarda avanti, lo testimonia il momento che sta

vivendo, tuttavia Calciopoli prima di esalare l’ultimo respiro deve ancora

dare il suo bel colpo di coda e il calcio scommesse deve attendere.

Petrucci vorrebbe dimenticare, Moratti che ve lo dico a fare e Auricchio

spera che nessuno gli chieda di rendere conto in tribunale del modo

disordinato in cui si fecero le indagini. Se sono state fatte male le indagini

sul vecchio, perché dovremmo occuparci così in fretta del nuovo?

Agnelli è stato molto chiaro sul fatto che continuerà a difendere ciò che è

giusto, e comunque la legge non è un meccanismo che si può fermare, e poi

perché dovremmo farlo ora? L’indifferenza davanti a qualsiasi indizio o prova

riguardo al fatto che forse le cose non andarono come volevano farci credere,

la sentenza di Napoli sconcertante non possono restare come un’onta su chi è

innocente, quindi poca fretta signori! In queste settimane non si fa che

parlare del calcio scommesse, della vergogna, dello scandalo, ma a rigor di

logica perché non premiare tutti i presunti colpevoli? Perché dovremmo

metterli all’indice e punirli partendo da Doni? Potremmo aspettare un po’ e

mandare in prescrizione anche loro, non sarebbe giusto agire così? Non sarebbe

equo? Insomma, se non sono stati puniti i colpevoli del 2006, quelli veri

intendo, e anzi sono stati premiati, perché non dovremmo perdonare e premiare

Doni e gli altri, proponendoli magari per un encomio solenne e ufficiale?

Qualcuno ha ricevuto in dono due scudetti o sbaglio? Non so cosa ne pensi il

lettore, ma questa è logica e non fa una grinza.

Per noi sportivi vale la legge del campo che deve essere uguale per tutti,

dunque o si puniscono tutti quelli che lo meritano, o si assolvono tutti.

Nessuno ci chiuderà la bocca, non permetteremo che cada l’oblio, per quanto

possano invocarlo.

Si è cercato di mettere Calciopoli in secondo piano quando è esplosa

Scommessopoli, invece nel tribunale sportivo c’è una fila, e gli imputati di

oggi devono mettersi in fila dietro ai “prescritti”. Calciopoli non ha avuto

il suo Simone Farina, tuttavia molti sapevano la verità, però per convenienza

hanno taciuto, per mera convenienza. Se ci vogliono invitare ad un altro

tavolo della pace che si presentino con un risarcimento, con i nostri scudetti,

con le sanzioni per i colpevoli e allora tratteremo.

Abbiamo ancora voglia di andare in tribunale, ma vogliamo sentire tutte le

gole profonde e non in incognito ma a viso scoperto, vogliamo sentire

interrogati Collina, Baldini, Auricchio e vogliamo che le 170.000 intercettazioni

per un lungo periodo occultate, risuonino e facciano tremare di rabbia chi è

stato omertoso. Ci interessa e molto come sopra accennato, seguire l’evolversi

delle azioni legali intraprese da Andrea Agnelli che chiede moneta sonante.

Attendiamo il Tar e prima dell’appello desideriamo leggere le motivazioni

della sentenza di Napoli, già sapendo che altri processi legheranno chi vuole

l’oblio. Siamo pronti e abbiamo pazienza.

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Milano, 11 gen. - (Adnkronos) - ''Voglio giocare, i soldi sono l'ultima cosa a cui pensare. Non ho mai detto di preferire la Roma o la Fiorentina. Spero di scendere in campo il 22 gennaio''. Amauri vuole uscire dalla naftalina e tornare in campo. L'attaccante italo-brasiliano della Juventus non ha giocato nemmeno un minuto nella stagione 2011-2012.

Il 31enne centravanti non fa parte del progetto tecnico bianconero e attende di trasferirsi in un altro club. Il giocatore, che secondo radiomercato avrebbe potuto cambiare casacca gia' in estate, viene accostato ora a Roma e Fiorentina.

''Le cose stanno cosi': il mio nome e' stato accostato a tante squadre. Nell'ultimo periodo sia alla Roma, sia alla Fiorentina, ho ricevuto 350.000 chiamate, non potete immaginare, sia da Firenze, sia da Roma'', dice ai microfoni di Sky Sport24. ''E' normale'' dire che la Roma sia una grandissima squadra. ''Mi hanno chiamato da Firenze e mi hanno chiesto la stessa cosa: 'Cosa dici di Firenze?' Che e' una grandissima squadra. Fa piacere avere il tuo nome accostato a queste due societa'. Non ho mai detto pero' che preferisco andare alla Roma'', aggiunge.

Modificato da totojuve

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CALCIO SCOMMESSE

Lecce-Lazio: arriva la pista magiara

BISCOTTI UNGHERESI

di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 12-01-2012)

Una pista magiara per Lecce-Lazio. L’assist alla Procura di Cremona arriva da

un calciatore ungherese con un paio di presenze in Champions League: il

difensore Gabor Horvath. È lo Sco della Polizia che il 19 dicembre segnala

alla Procura: “Tale Gabor Horvath – scrivono gli investigatori

nell’informativa – ha intrapreso un percorso di collaborazione con gli

inquirenti”. La collaborazione è riferita agli inquirenti ungheresi che, a

loro volta, stanno indagando su un alto numero di partite sospette. I

protagonisti dell’inchiesta magiara sono gli stessi sui quali indaga la

procura di Cremona: Taan Seet Eng – il capo di Singapore che regge la holding

mondiale del calcioscommesse – e il gruppo degli zingari. Horbath ha ammesso

ai magistrati ungheresi di appartenere alla stessa organizzazione. E “in tale

contesto – prosegue lo Sco – avrebbe fornito indicazioni circa l’alterazione

della partita di calcio Lecce-Lazio del campionato 2010 – 2011, giocata a

Lecce il 22 maggio 2011”. L’incontro – ultimo della stagione – fu vinto dai

biancazzurri per 4-2.

IL LECCE festeggiò comunque la salvezza già conquistata, la Lazio mise piede

in Europa League e – se il racconto di Horvath fosse vero – più di qualcuno

incassò una bella cifra. L’incontro era già nell’elenco delle “partite

sospette” e la pista ungherese, con la collaborazione di Horvath, potrebbe

fornire un riscontro interessante, rafforzando la collaborazione tra le due

procure: la banda di Taan Seet Heng ha agito su uno scenario globale e anche

le indagini, ormai, assumono una dimensione internazionale. E un riscontro è

arrivato ieri, invece, dall’interrogatorio dell’ex capitano dell’Atalanta

Cristiano Doni. Un dettaglio quasi banale che però racconta come, nella

pratica, si potevano beffare i tifosi, alterare i risultati, manipolare le

scommesse. Il 27 dicembre, Carlo Gervasoni, calciatore del Piacenza aveva

parlato di un accordo tra Doni e il portiere piacentino Mario Cassano:

“Cassano m’invitò a dire a Doni che, qualora ci fosse stato un rigore a favore

dell’Atalanta, lo tirasse centrale, in maniera tale da consentire al portiere

di non pararlo buttandosi di lato. Incontrai Doni riportandogli quello che mi

aveva detto Cassano. Accadde poi che, in occasione del primo rigore, Doni tirò

e scelse una traiettoria centrale. Gli accordi con Gegic erano nel senso che

avremmo dovuto perdere con due gol di scarto e il risultato, sia del primo

tempo che finale, doveva essere l’1 in favore dell’Atalanta”. Doni aveva già

ammesso, nell'interrogatorio davanti al gip Guido Salvini, la sua

partecipazione alla combine di Atalanta-Piacenza, conclusasi con la vittoria

atalantina, spiegando di aver agito solo per favorire la sua squadra e senza

ricavare alcun personale vantaggio. Ieri ha confermato la versione,

interrogato dal procuratore capo di Cremona, Roberto di Martino (che ha fatto

sapere che presto ci saranno nuovi indagati): “Non sono un corrotto”, ha detto

Doni, “non ho mai agito contro l’Atalanta: ho sempre giocato per vincere”.

Certe volte, però, vincere era fin troppo facile. Come quando fronteggiò con

un rigore il portiere piacentino Cassano: Doni ha confermato di aver calciato

al centro, in accordo con l’estremo difensore che scansò il pallone,

tuffandosi dall’altro lato. E se l’interrogatorio di Nicola Santoni, ex

preparatore atletico del Ravenna, ieri agli inquirenti è apparso “deludente”,

altri riscontri sono giunti dagli accertamenti tecnici sull’iPhone di Marco

Paoloni, il portiere che – stordendo i suoi stessi compagni di squadra, con un

ansiolitico, durante una partita – ha consentito agli inquirenti d’aprire

l’intero fascicolo. Gli investigatori hanno scoperto che Paoloni era davvero

in contatto con il difensore (l'attaccante, ndt) del Lecce, Daniele Corvia. La

scorsa estate, Paoloni aveva sostenuto di aver usato l’avatar di Corvia,

spacciandosi per lui su Skype, mentre provava a convincere il clan degli

“Zingari” che Inter-Lecce era stata realmente manipolata. La partita, invece,

si giocò regolarmente. Oggi si scopre, però, che Corvia e Paoloni erano

realmente in contatto e così la posizione del difensore (l'attaccante, ndt)

leccese, uscito indenne quest’estate, rischia invece di aggravarsi.

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LA POLEMICA

Caso Lotito, è guerra Coni-Corte federale

L’organo di giustizia Figc dà ragione al presidente della Lazio e

boccia il Coni. Petrucci s’infuria: «Nostre decisioni intoccabili»

di STEFANO CIERI (GaSport 12-01-2012)

Lotito, sempre e solo Lotito. Attorno al presidente della Lazio continuano a

litigare le massime istituzioni calcistiche e sportive. Una guerra destinata a

durare ancora a lungo. Ieri, nuovo importante capitolo della querelle con Coni

e Figc in merito alla legittimità della permanenza del presidente laziale

all’interno del Consiglio federale. Una permanenza messa in discussione dalla

sentenza di condanna di primo grado inflitta a Lotito nel processo-Calciopoli

secondo quanto contenuto dall’articolo 22 bis delle Noif. La cui

interpretazione (a differenza di ciò che accade per la rappresentanza di un

club all’interno della Lega) non è però molto chiara. Per questo il presidente

della Figc Giancarlo Abete aveva chiesto un parere consultivo alla Corte di

giustizia federale.

Corte federale pro Lotito Il risultato, a sorpresa, è stato di un

pronunciamento a favore di Lotito. La Corte di Giustizia federale, presieduta

da Giancarlo Coraggio, ha infatti deliberato che «le disposizioni allo stato

vigenti non consentono di individuare un’ipotesi di sospensione dalla carica

di consigliere federale di condanna con sentenza penale non definitiva di

primo grado». Ma la Corte federale è andata oltre e, pur non avendo ricevuto

alcuna sollecitazione in merito, si è pronunciata anche sulla recente

direttiva del Coni (20 dicembre) che introduce una nuova normativa etica in

base alla quale sono sospesi dalle cariche di consiglieri tutti i dirigenti

condannati (anche solo in 1° grado) per reati sportivi. La Corte federale ha

deliberato che questo nuovo provvedimento può riguardare solo il futuro e

quindi non è applicabile alla vicenda-Lotito.

Coni e Figc non ci stanno La decisione della Corte federale ha mandato su

tutte le furie Coni e Figc. Dalla Federcalcio nessun commento ufficiale, ma da

via Allegri trasecolano e ritengono «allucinante» la decisione soprattutto per

quel che riguarda la quasi «offensiva» invasione di campo sulla direttiva Coni

del 20 dicembre, che per inciso è stata redatta da Giulio Napolitano, figlio

del Presidente della Repubblica. Federcalcio muta, mentre parla, anzi urla il

Coni. Attraverso un comunicato del presidente Gianni Petrucci. Eccolo:

«Meraviglia nella maniera più assoluta che un organo consultivo federale abbia

esteso un proprio parere a fattispecie giuridiche non richieste e comunque di

esclusiva competenza della Giunta Nazionale del Coni». E poi ancora:

«Un’interpretazione che va ben al di là delle richieste di merito, diventando

una pericolosa invasione di campo e una sgarbata intromissione nelle

prerogative dell’Alta Corte di Giustizia presso il Coni, unico organo con

funzioni consultive e giurisdizionali al quale il Comitato Olimpico Nazionale

Italiano fa riferimento per Statuto. Resta inteso che la direttiva emanata il

20 dicembre è immediatamente esecutiva e le Federazioni sono state già

chiamate a recepire al più presto i relativi adeguamenti normativi. I principi

etici non prevedono pareri interpretativi ».

Prossime puntate La decisione della Corte è stata invece accolta in maniera

entusiastica da Lotito (che però ha preferito non commentarla) e pure dal

presidente della Lega Beretta: «Siamo soddisfatti: la Corte di giustizia

federale ha riconosciuto le buone argomentazioni della Lega A che si è battuta

per far valere ragioni di metodo e di sistema generali». Beretta però non ha

commentato la dura presa di posizione di Petrucci. Ed ora che succede?

Appuntamento al prossimo Consiglio Federale. Lotito ci sarà, forte della

pronuncia di ieri della Corte federale. Ma in quella stessa sede il Consiglio

sarà chiamato a recepire la direttiva Coni che dovrebbe estrometterlo. Ne

vedremo delle belle, c’è da giurarci.

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L'intervista

Abete e gli extracomunitari

"La politica intervenga"

di COSIMO CITO (la Repubblica 12-01-2012)

Circa undicimila ragazzi tesserati in società giovanili italiane sono nati in

Italia da genitori stranieri, parlano perfettamente la nostra lingua, sono

italiani a tutti gli effetti, ma non per i regolamenti del calcio, che li

equipara a extracomunitari. Sul tema degli immigrati di seconda generazione

nella società italiana si è pronunciato anche Giorgio Napolitano.

Presidente Giancarlo Abete, la Federcalcio, in concreto, cosa può fare

per loro?

«Da sola davvero molto poco. Quello sportivo è un ordinamento derivato, è

sottomesso naturalmente alle leggi dello stato italiano e se per lo stato un

ragazzo è extracomunitario, noi non possiamo obiettare nulla e agire di

conseguenza».

La legge Bossi-Fini rende, poi, tutto ancora più difficile.

«Come tutti i lavoratori extracomunitari, anche i professionisti del calcio

obbediscono al criterio di contingentamento degli ingressi nel nostro paese.

In tutto lo sport professionistico italiano, nel 2010, sono stati circa 1400

gli extracomunitari al primo tesseramento. Nel calcio il tetto massimo è 60.

Illimitato è invece il numero di ragazzi tesserabili dalle società

dilettantistiche. Ogni anno fanno richiesta di tesseramento circa 8000 ragazzi

extracomunitari. Naturalmente moltissimi di loro non arrivano mai al

professionismo. La base è larghissima, il vertice molto stretto, pochissimi

sono gli extracomunitari che sfondano la soglia tra dilettantismo e

professionismo. Le cause sono da ricercare certamente in una burocrazia che

rende le cose più complesse, ma anche nella naturale selezione».

Dopo Sudafrica 2010 la Figc ha accelerato sulla salvaguardia dei vivai

nazionali. Alcuni obiettano però che in realtà, più che i vivai

nazionali, si voglia tutelare l´italianità dei vivai.

«Non è esattamente così. Da una parte c´è l´ovvio interesse per i ragazzi di

cittadinanza italiana e quindi selezionabili per le nazionali. Dall´altra però

la Fifa insiste molto sul tema della formazione dei giovani, sulla necessità

di coltivare talenti, sulla scia del fantastico esempio del Barcellona. Ci si

muove su un doppio binario. Noi vogliamo aprire il calcio al più grande numero

possibile di ragazzi. Chiediamo però alla politica un serio esame della

situazione».

È stato bello vedere Simone Farina a Zurigo sul palco con Blatter: il

ragazzo è diventato un simbolo.

«Il merito maggiore di Farina è stato quello di rispettare le strutture,

Assocalciatori e Procura federale, mettendole immediatamente al corrente del

tentativo di combine. Ha sì fatto il suo dovere, ma al dovere ha dato un volto

e un nome. Farina rappresenta il punto di rottura di un sistema sotterraneo e

pericolosissimo, che può essere combattuto solo attraverso l´impegno dei

tesserati, la loro onestà e il loro rispetto per le istituzioni sportive».

Il giocatore del Lumezzane Fabio Pisacane lamentava una disparità di

trattamento. Anche lui denunciò un tentativo di illecito, ma non ha

avuto gli stessi riconoscimenti.

«I due gesti sono in tutto simili, la mancata notorietà del gesto di Pisacane

è dovuta a cause del tutto mediatiche, allo spessore del fatto preso in

considerazione, alla mancanza di un impegno della magistratura ordinaria nella

vicenda. A lui però va il nostro grande apprezzamento e la nostra gratitudine».

Il lungo braccio di ferro tra Aic e Lega sui fuori rosa aveva portato

persino allo sciopero, ma quella vertenza che risultati ha prodotto se

Amauri, e altri come lui, non hanno avuto alcun beneficio?

«Chiedemmo la riscrittura del famoso articolo 7 del contratto collettivo

entro 30 giorni: da allora in pratica non se n´è più parlato e non c´è stata

alcuna riscrittura. Fu una battaglia di principio tra principi inconciliabili.

Difficile dire chi la vinse e chi la perse».

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È ORA DI POTARE LE ROSE

Il calcio è un’azienda che deve ridurre gli organici: 200 milioni vanno in stipendi a giocatori che non giocheranno mai

di MARIO SCONCERTI (SETTE 12-01-2012)

Restano molti i problemi che il calcio continuerà a portarsi dietro nel nuovo

anno, ma uno resterà determinante, il numero eccessivo di calciatori. È la

grande questione irrisolta degli ultimi dieci anni. Una qualunque squadra ha

bisogno massimo di due giocatori per ruolo. Questo porta il totale a venti

giocatori più tre portieri. Venti giocatori per venti squadre fa un totale di

quattrocento giocatori. Questo è il numero corretto. In Italia in questo

momento il numero di professionisti è praticamente doppio, circa 800 solo in

serie A. Questo significa che ogni società ha in media circa 40 giocatori

tesserati. Se calcoliamo uno stipendio medio di 500 mila euro otteniamo un

totale di 200 milioni netti che vengono pagati a giocatori che non giocheranno

mai. Questa è esattamente la cifra che il calcio perde ogni anno come deficit

di gestione. In sostanza il calcio è una grande azienda che perde duecento

milioni l’anno perché paga dipendenti che restano a casa. Come è possibile?

Molto semplice. L’errore comincia dal mercato. Si comprano spesso giocatori

che non si conoscono bene. Si investe molto sul destino, sulla speranza. Ma

dopo un anno i risultati costringono a cambiare, quindi ad aumentare la rosa.

L’esigenza di spendere sempre meno ha aumentato il rischio. Si pagano meno i

giocatori, ma si hanno anche meno garanzie tecniche. In altre parole molti

giocatori non portano vantaggi e vanno presto cambiati. Nel frattempo ogni

stagione sono almeno una cinquantina i nuovi professionisti che arrivano dal

settore giovanile e che fanno subito eccedenza. In sostanza il calcio non è in

grado di far fronte ai contratti firmati, è una classica azienda troppo

affollata che avrebbe bisogno di ridurre gli organici. Nelle aziende normali

ci si aiuta ricorrendo agli stati di crisi, ai prepensionamenti coatti e

pilotati attraverso vari tipi di welfare. Nel calcio questo è impossibile e

sarebbe anche ridicolo. Così si discute se il giocatore in esubero possa o

meno allenarsi con la prima squadra, possa cioè avere accesso al diritto

elementare di un lavoratore: lavorare. Perché è l’unica forma di pressione

possibile per convincerlo ad accettare di andarsene.

Questo è il vero problema. Abbiamo giocatori per quaranta squadre, ma ne

giocano solo venti. Si può continuare? No. Ma attenzione, perché a saltare per

prime saranno le grandi squadre, quelle dei grandi stipendi.

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È malato di debiti (e altro), non ha alternativa alla riforma

CALCIO 2012

MENO COSTI E PIÙ RICAVI. MENO POTERE ALLE TV E STADI NUOVI.

INGAGGI RIDOTTI AI GIOCATORI E UN MODELLO DA SEGUIRE: LA

GERMANIA. A POCHI MESI DALL’INIZIO DEGLI EUROPEI, TRA SCANDALI E

POLEMICHE, LA PAROLA AI VERTICI DELLO SPORT ITALIANO (ABETE,

PETRUCCI E TOMMASI). CHE CON SETTE PREFIGURANO LE NOVITÀ

di AGOSTINO GRAMIGNA (SETTE 12-01-2012)

C’è sempre una frase che riassume simbolicamente uno stato di fatto. Quello

del calcio italiano, all’alba del 2012, è tutto nella dichiarazione del numero

uno dello sport, Gianni Petrucci: «Ci ho provato ma è andata male». Tutto qui.

Poche parole pronunciate il 15 dicembre scorso dopo il clamoroso fallimento

del cosiddetto Tavolo della Pace, voluto proprio da Petrucci con l’appoggio di

Giancarlo Abete. Tavolo che nelle intenzioni dei protagonisti avrebbe dovuto

ricomporre le fratture tra i big della Serie A (eredità di Calciopoli) e

rappresentare un punto di partenza per riformare il calcio. A detta di molti

gravemente malato. L’anno invece si è chiuso con le riflessioni amare del

presidente del Coni: «La verità è che i presidenti continuano a pensare solo

ai soldi, ai ricavi, perdendo di vista la realtà globale, i problemi veri.

Così non si va avanti». I problemi? Il 2011 ne ha evidenziati tanti. La lista

è lunga: debiti dei club; stadi vecchi e inadeguati (la legge di riforma giace

in Parlamento); scandali giudiziari (l’anno sarà ricordato per le manette ai

polsi di giocatori coinvolti nel calcio scommesse); contratto collettivo dei

calciatori ancora in alto mare che rischia di fermare il campionato pure nel

2012; polemiche sugli arbitri e sulla moviola in campo; arretramento nel

Ranking Uefa con la conseguente perdita di una squadra in Champions. Le note

positive? Il ritorno di una nobile (la Juventus) ai vertici del calcio giocato,

l’impresa del Napoli in Champions, la qualificazione della Nazionale con

largo anticipo agli Europei di giugno e tre squadre approdate agli ottavi di

Champions league (unica nazione). Tutto qui. È in questa cornice che Sette ha

provato a fare il punto sulla situazione con l’occhio proteso al nuovo anno.

Mettendo a confronto le opinioni degli uomini che a vario titolo hanno le

redini di questo sport: il presidente del Coni (Petrucci), quello della Figc

(Abete) e Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Calciatori, l’uomo che

rappresenta le vere star del calcio accusate di percepire ingaggi

stratosferici.

TAVOLO DELLA PACE (ADDIO)

Anticipiamo un dato: le opinioni dei tre riflettono gli interessi che

tutelano. Come da copione. Abete recita la parte dell’ottimista, quello che

tra il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto privilegia il primo. Tommasi

difende i calciatori dall’accusa di avidità. Mentre Petrucci, dall’alto della

sua carica, fa la voce critica e invita i protagonisti a partire da un punto:

l’etica dell’appartenenza. Scusi presidente, appartenenza a cosa? «Alla Lega,

alle Istituzioni. Ricordo ai presidenti di calcio che non si vive di soli

soldi. La verità è che i club dimostrano di non rispettare la Lega». Il Tavolo

della pace è fallito, dovremo quindi aspettarci un 2012 sempre all’insegna

della guerra tra Juve e Inter? Abete è fiducioso: «I due club hanno posizioni

diverse e ci sono le tifoserie. Ma spetta ai dirigenti trovare un equilibrio.

Se ho la coscienza a posto? La Federazione ha fatto ciò che doveva. Ha

l’obbligo del rispetto delle regole. Non potevamo intervenire nel campo che

compete alla giustizia sportiva». Così facendo però ha guadagnato qualche

nemico. «Io non ho nemici».

Il presidente del Coni ripete il concetto come un mantra: per la

pacificazione occorre il rispetto delle Istituzioni. L’unico modo per fargli

trovare il sorriso è spostare il tema sulla Nazionale. «La vedo molto bene e

ha fatto benissimo Abete a scegliere Prandelli, uno che ha portato gli Azzurri

a giocare su un campo sequestrato alla ’ndrangheta. Se mi aspetto una vittoria

agli Europei? Ho la mia idea ma non dico nulla. Non faccio pronostici, non ne

farò mai più. M’è bastato sbagliare una volta con il basket».

Mancano pochi mesi agli Europei che si giocheranno in Polonia e Ucraina.

Paesi non poprio all’avanguardia che però hanno soffiato la sede proprio

all’Italia. Abete sorvola sulla questione e spende sulla Nazionale parole di

ottimismo. «Perché mi ricorda quella di Lippi, soprattutto dal punto di vista

dello spirito». Obiettivo minimo la semifinale? «Una Nazionale come la nostra

non può andare all’Europeo dicendo “siamo qui per partecipare”. Ma neanche

arrivare con la presunzione che ci ha penalizzati all’ultimo mondiale».

Quindi? «Mi auguro continuità con il lavoro svolto dall’agosto del 2010. Ci

sono molti giovani e c’è la necessità di fare gruppo». Gruppo che invece non

preoccupa Tommasi, ex giocatore della Roma, che la maglia Azzurra l’ha

indossata 29 volte. Motivo? «C’è un blocco Juventus e questo può essere un

vantaggio considerando che i bianconeri non hanno la Champions e meno partite

nelle gambe».

All’Europeo ci sarà subito la Spagna, campione del Mondo in carica. Sarà

un’occasione per confrontarsi con realtà calcistiche molto più avanti di noi.

Abete ammette: «È vero. Soprattutto la Germania, che vanta il calcio più sano

e che considero modello da imitare. Se pensiamo agli stadi, ai ricavi che non

dipendono solo dalle tv e altri aspetti non c’è dubbio che ne usciamo male.

Occorrerebbe fare come loro». E non si potrebbe fare? Abete sorride. In

effetti fa un po’ sorridere che la confessione di arretratezza provenga da uno

dei vertici della galassia che governa il calcio. Sembra un paradosso. Scusi

presidente, perché non si riesce a far approvare la legge sugli stadi? «Forse

il nostro Paese ha altre priorità. In ogni caso il disegno di legge c’è. Giace

in Parlamento ma c’è». Dobbiamo consolarci così? «Fino a ora non si è riusciti

a farla approvare perché si è legato l’aspetto prettamente urbanistico a

quello delle risorse dei diritti televisivi. Adesso finalmente si punterà solo

al primo. Per questo sono fiducioso per il 2012». Può affermare che avremo

stadi nuovi tra 4-5 anni? «Ho fiducia». Pure di un calcio oberato di scandali

come quello delle scommesse? «Non ne farei una questione italiana: il problema

c’è ed è internazionale. Pensiamo a cosa è successo in Germania. Come se ne

esce? Tutti gli attori devono vigilare al massimo: arbitri, giocatori,

dirigenti. Spetta a loro questa responsabilità».

FAIR PLAY FINANZIARIO

Intanto l’unico concetto che pare avere un contenuto di realtà è il cosiddetto

“fair play finanziario”, voluto da Platini. Che tradotto significa: tagli e

meno soldi da spendere per i grandi giocatori che così scelgono altri

campionati. Del resto la situazione fotografata da ReportCalcio 2011 sullo

stato del calcio italiano è illuminante. Trentuno milioni di tifosi, oltre 1, 2

milioni di tesserati a fronte di livelli di debito altissimi: 2, 7 miliardi

(nel 2007 erano 2,2). Allora presidente Petrucci? «Allora io dico che la legge

sugli stadi deve essere approvata e credo che ci siano buone possibilità per

il semplice fatto che è a costo zero. Quanto al famoso fair play finanziario è

una cosa serissima. Non una favola inventata da qualcuno. Aggiungo pure che i

giocatori devono avere ingaggi adeguati ai tempi. Insomma dovranno abituarsi

ad avere meno soldi nello loro tasche». Ha sentito Abete? Petrucci si auspica

ingaggi adeguati perché i costi superano i ricavi (la Serie A è la più costosa

d’Europa: in tre stagioni ha bruciato qualcosa come 1 miliardo di euro). E c’è

chi accusa gli organi federali di cecità, di non fare nulla di fronte

all’allarme bancarotta. «Non sono d’accordo con questo catastrofismo e non è

vero che il nostro campionato è il più costoso d’Europa. Ma sul fair play c’è

poco da dire che gli organi federali non si muovono: è una cosa seria voluta

dalla Uefa, appoggiata da noi».

Tommasi non ci sta, nel senso che si tira fuori. «Il fair play finanziario

riguarda le società, sono loro che decidono. Quanto agli ingaggi dei giocatori

mi pare un falso problema. Se il club paga tanto è perché può farlo. La verità

è che nelle società ci sono soggetti poco affidabili che le portano al

fallimento. Piuttosto sono d’accordo sull’urgenza degli stadi. Parlo spesso

con giocatori di qualità che si lamentano del terreno di gioco, non solo degli

spalti vuoti. Nel 2012 auspico meno tv. La Juventus ha indicato la strada». Se

l’aspettava una Juve così forte dopo anni di magra? «No, ma evidentemente il

nuovo stadio le ha dato una maggiore consapevolezza. Sicuramente è una

candidata alla scudetto». Tommasi pensa pure alla Lega Pro. «Bisognerebbe

imitare la Spagna dove i grossi club hanno la seconda squadra che partecipa al

campionato minore. Questo garantisce attenzione mediatica e maggiori introiti».

EXPLOIT NAPOLI

Il Napoli in Champions che effetto le fa? Petrucci e Abete considerano la

performance della squadra di Mazzarri come la nota positiva del 2011. «De

Laurentiis viene dal mondo del cinema ma sta dimostrando di capirne pure di

calcio». E gli arbitri, la moviola in campo? Le riassumo la posizione di

Petrucci e di Abete. Per il primo il problema non esiste. Punto. Per il

secondo invece «la qualità dei nostri fischietti è alta, lo dice la Uefa che

li chiama spesso. Sono ben 10 gli arbitri internazionali. Pensare che una

partita possa essere decisa dall’arbitro è un errore. Quanto alla moviola non

rientra nelle 17 regole del calcio. Ci sono 208 Paesi: o decidono tutti o

nessuno. Piuttosto noi appoggiamo l’idea della Uefa dei 5 arbitri». Allora

d’accordo Tommasi? «Non saprei. Dico solo che i nostri sono di livello

altissimo».

Più debiti, meno spettatori allo stadio

1
Presenze negli stadi. Diminuiscono le presenze. Secondo

l’Osservatorio del calcio italiano la media dei presenti nel 2011 è

stata di 23.675, la peggiore degli ultimi 4 anni (25.779 nel 2008).

2
Ranking Uefa. L’Italia è sempre al quarto posto (57.70). Comanda

l’Inghilterra (80.9), seguita da Spagna (74.33) e Germania (70.02).

3
Debiti. Secondo Report calcio 2011 è in ascesa il livello di

indebitamento delle società: i debiti Ònanziari sono aumentati del 43%,

quelli commerciali del 39%.

4
L’esempio. Il nuovo stadio della Juventus, costato 120 milioni di

euro. Il fatturato bianconero dovrebbe salire del 20%.

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LA POLEMICA

Caso Lotito, è guerra Coni-Corte federale

L’organo di giustizia Figc dà ragione al presidente della Lazio e

boccia il Coni. Petrucci s’infuria: «Nostre decisioni intoccabili»

di STEFANO CIERI (GaSport 12-01-2012)

Lotito, sempre e solo Lotito. Attorno al presidente della Lazio continuano a

litigare le massime istituzioni calcistiche e sportive. Una guerra destinata a

durare ancora a lungo. Ieri, nuovo importante capitolo della querelle con Coni

e Figc in merito alla legittimità della permanenza del presidente laziale

all’interno del Consiglio federale. Una permanenza messa in discussione dalla

sentenza di condanna di primo grado inflitta a Lotito nel processo-Calciopoli

secondo quanto contenuto dall’articolo 22 bis delle Noif. La cui

interpretazione (a differenza di ciò che accade per la rappresentanza di un

club all’interno della Lega) non è però molto chiara. Per questo il presidente

della Figc Giancarlo Abete aveva chiesto un parere consultivo alla Corte di

giustizia federale.

Corte federale pro Lotito Il risultato, a sorpresa, è stato di un

pronunciamento a favore di Lotito. La Corte di Giustizia federale, presieduta

da Giancarlo Coraggio, ha infatti deliberato che «le disposizioni allo stato

vigenti non consentono di individuare un’ipotesi di sospensione dalla carica

di consigliere federale di condanna con sentenza penale non definitiva di

primo grado». Ma la Corte federale è andata oltre e, pur non avendo ricevuto

alcuna sollecitazione in merito, si è pronunciata anche sulla recente

direttiva del Coni (20 dicembre) che introduce una nuova normativa etica in

base alla quale sono sospesi dalle cariche di consiglieri tutti i dirigenti

condannati (anche solo in 1° grado) per reati sportivi. La Corte federale ha

deliberato che questo nuovo provvedimento può riguardare solo il futuro e

quindi non è applicabile alla vicenda-Lotito.

Coni e Figc non ci stanno La decisione della Corte federale ha mandato su

tutte le furie Coni e Figc. Dalla Federcalcio nessun commento ufficiale, ma da

via Allegri trasecolano e ritengono «allucinante» la decisione soprattutto per

quel che riguarda la quasi «offensiva» invasione di campo sulla direttiva Coni

del 20 dicembre, che per inciso è stata redatta da Giulio Napolitano, figlio

del Presidente della Repubblica. Federcalcio muta, mentre parla, anzi urla il

Coni. Attraverso un comunicato del presidente Gianni Petrucci. Eccolo:

«Meraviglia nella maniera più assoluta che un organo consultivo federale abbia

esteso un proprio parere a fattispecie giuridiche non richieste e comunque di

esclusiva competenza della Giunta Nazionale del Coni». E poi ancora:

«Un’interpretazione che va ben al di là delle richieste di merito, diventando

una pericolosa invasione di campo e una sgarbata intromissione nelle

prerogative dell’Alta Corte di Giustizia presso il Coni, unico organo con

funzioni consultive e giurisdizionali al quale il Comitato Olimpico Nazionale

Italiano fa riferimento per Statuto. Resta inteso che la direttiva emanata il

20 dicembre è immediatamente esecutiva e le Federazioni sono state già

chiamate a recepire al più presto i relativi adeguamenti normativi. I principi

etici non prevedono pareri interpretativi ».

Prossime puntate La decisione della Corte è stata invece accolta in maniera

entusiastica da Lotito (che però ha preferito non commentarla) e pure dal

presidente della Lega Beretta: «Siamo soddisfatti: la Corte di giustizia

federale ha riconosciuto le buone argomentazioni della Lega A che si è battuta

per far valere ragioni di metodo e di sistema generali». Beretta però non ha

commentato la dura presa di posizione di Petrucci. Ed ora che succede?

Appuntamento al prossimo Consiglio Federale. Lotito ci sarà, forte della

pronuncia di ieri della Corte federale. Ma in quella stessa sede il Consiglio

sarà chiamato a recepire la direttiva Coni che dovrebbe estrometterlo. Ne

vedremo delle belle, c’è da giurarci.

'Azz!!

Quando il parere è a loro contrario, non ci stanno, lo disattendono.

Che rispetto per gli organi che si interessano della giustizia sportiva!!

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Calcio e tv: è nato lo spettatore competente

di MARIO SCONCERTI dal blog "Lo sconcerto quotidiano" 12-01-2012

C’è una grossa novità che fa discutere. Parlo delle partite in tv sparse per

tre o quattro giorni,a orari anche tre volte diversi nello stesso giorno,

pranzo-pomeriggio-cena. A me va bene perché permette di vedere molte più

partite che mi interessano. Ma io faccio questo lavoro, ho una moglie paziente

e non esco molto di casa. Non so che effetto faccia in generale. E’ chiaro che

perde forza la giornata di campionato come evento, come pacchetto complessivo

di storie e risultati. Una cosa è un grande film, altra è quel film a puntate.

Sta però cambiando completamente il nostro modo di guardare il calcio.

Quindici anni fa poteva vedere calcio solo chi andava allo stadio. Non c’erano

le pay tv e la Rai non trasmetteva un minuto di campionato. Oggi si possono

vedere in diretta le partite di tutti i campionati più importanti del mondo.

Ogni giorno. Questo ha portato forse assuefazione, ma ha soprattutto creato un

nuovo tipo di tifoso: lo spettatore competente. Oggi molti sanno tutto, la

conoscenza del calcio si è moltiplicata in modo quasi esponenziale. Questa

raggiunta competenza ha creato discussione, si è saldata con la Rete, è

diventata scienza. E’ rimasta la vecchia fede nella propria squadra davanti

alla quale ognuno va d’isitnto, ma si è aggiunto un bisogno continuo di

informazione e di visione diretta delle cose. Quello che era cominciato una

trentina di anni fa con gli album di figurine e poi con il Fantacalcio, è

diventato oggi testimonianza attiva, scambio, nuovo divertimento. Le scommesse

hanno finito per dare anche un motivo pratico alla nuova competenza. Sapere di

più fa rischiare di meno. Oggi è davvero come se tutti giocassero a calcio.

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SPY CALCIO

(Fulvio Bianchi)

Governo calcio, via libera a Lotito

E adesso cosa farà Abete?

"I principi etici non prevedono pareri interpretativi": il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, è stato durissimo nei confronti della Cgf (corte giustizia federale) della Figc che ha dato ragione a Claudio Lotito. Secondo un parere (consultivo) di questa Corte, presieduta da Giancarlo Coraggio, il presidente della Lazio, pur condannato in primo grado nel processo di Calciopoli, può ancora far parte del consiglio federale della Figc. Secondo le norme del Coni- varate il 20 dicembre all'unanimità dalla Giunta (di cui fa parte anche Giancarlo Abete) e redatte da Giulio Napolitano, figlio del Presidente della Repubblica- Lotito decade (ma non come presidente della Lazio) e non può più rappresentare la Lega di A (insieme con Beretta e Cellino) nel governo del calcio. La stessa Figc è rimasta sorpresa dalla "allucinante" ingerenza della Cdg in questioni che riguardano il Coni: adesso il prossimo consiglio federale del calcio (ma quando?) deve recepire, come tutte le altre Federazioni, la normativa del Coni. Non si sfugge. Abete non può fare diversamente. Solo che al prossimo consiglio federale, forte del parere (consultivo, come detto) della Cgf, si presenterà anche Lotito: e allora saranno scintille. Fra il n.1 della Lazio e Coni-Figc c'è ormai una serie di lunghi attriti, almeno negli ultimi tempi. Intanto, Lotito è stato fra i pochi (l'unico?) fra i grandi presidenti di A, a chiedere la testa di Abete dopo il fallimento dei Mondiali del Sudafrica 2010. E anche in consiglio federale, soprattutto sul contratto collettivo, fra i due sono state sovente scintille. Nell'ultimo C. f., il 20 dicembre, Lotito inoltre è quasi venuto alle mani col revisore dei conti Salvini, e sono dovuti intervenire per fare da pacieri alcuni dirigenti (per fortuna non è previsto un reality show...). Col Coni, i rapporti di Lotito sono, se possibile, anche peggiori: ritardati pagamenti del contratto di affitto dell'Olimpico, sino ad arrivare ad ingiunzioni varie. Duri attacchi contro gli "estorsori" del Foro Italico, e conseguente lunga inibizione. Questo contratto dello stadio non piace a Lotito, e vuole rivederlo: ma, almeno per questa stagione, lo ha firmato e quindi deve pagare le rate di affitto (come fa d'altronde la Roma). In mezzo a questo, c'è stata (c'è ancora) la battaglia dei biglietti omaggio, ridotta dal presidente laziale e che il Coni non ritira più. Insomma, fra Lotito e Petrucci c'è una lunga guerra che pare non finire mai. Ora questo parere della Cdg ha innescato altre polemiche, e Abete dovrà mettere, speriamo presto, una parola fine. Lotito, indubbiamente, è stato fra gli innovatori del nostro calcio: ma ultimamente, oltre a non pagare (regolarmente) l'affitto, ha deciso di scendere in campo contro le istituzioni dello sport. La sua Lazio è fra le realtà più positive del nostro campionato, e sta lottando ancora per tre traguardi importanti (in campionato, Coppa Italia ed Europa League). Inoltre il presidente è convinto che il club abbia bisogno di un suo impianto (più piccolo e più funzionale, da circa 40.000 posti) e combatte contro la burocrazia, facendosi vedere sovente in "Transatlantico". E per di più è direttamente impegnato nel rilancio della Salernitana, una piazza estremamente importante, e pare interessato, con amici, anche al Pergocrema e al Bolzano (dove c'è la possibilità di costruire un nuovo stadio, a pochi chilometri dalla città, e con un vasto centro commerciale).

Calcioscommesse e Lega Pro, entrano in campo anche gli arbitri

Calcioscommesse, ormai è una battaglia a tutto campo. Dopo la presentazione, nell'estate scorsa, dell'accordo con Sportradar, società leader a livello mondiale, specializzata in particolare nei servizi anti-frode e di integrità dei dati relativi alle scommesse sportive, è seguita la fase di formazione prima dell'Ufficio Integrity della Lega Pro, per passare ora agli arbitri ed alle società di Lega Pro. La Lega Pro, domani, ha infatti promossoal Centro Tecnico di Coverciano un incontro-confronto tra i propri club e la classe arbitrale, al quale interverrà la Fifa e Sportradar. Alla giornata parteciperanno anche il presidente della Figc, Giancarlo Abete e dell'Aia, Marcello Nicchi. Dopo l'apertura del presidente della Lega Pro, Mario Macalli, interverrà Chris Eaton, capo della sicurezza della FIFA sul tema dell'importanza della prevenzione e delle attività di lotta alle frodi sportive, mentre Lorenzo Caci, business development Sportradar e Darren Small, director of integrity Sportradar illustreranno il funzionamento del "Fraud Detection System" e delle modalità d'attuazione della seconda fase di formazione che inizierà il giorno stesso col workshop con gli arbitri della Can Pro e che proseguirà attraverso incontri specifici per le società, a partire dai settori giovanili delle stesse. "Questo incontro è un'ulteriore tappa, tangibile che segue la direzione che ci siamo prefissati - ha dichiarato Mario Macalli, presidente della Lega Pro - ovvero contrastare chi opera illeciti sportivi attraverso strumenti incisivi e concreti". Dal mese di agosto scorso ad oggi, Sportradar ha monitorato, tra campionati e Coppa Italia, 844 gare di Lega Pro. Precederà questo incontro, il confronto, a chiusura del girone di andata dei campionati di Lega Pro, tra i presidenti di Prima e Seconda Divisione, il designatore della Can Pro, Stefano Farina e gli arbitri.

(12 gennaio 2012)

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Mancano i dettagli relativi al periodo pre-Calciopoli e post-Calciopoli.

Comunque il personaggio viene inquadrato abbastanza bene.

Stessa generazione di uno come Carraro: bestie anti-democratiche.

___

De Lise, il giudice nababbo

Amico della Cricca, grande accumulatore di incarichi e di retribuzioni,

a forza di poltrone è diventato uno degli uomini più ricchi di Roma.

E ora è stato incaricato da Passera di 'sviluppare le autostrade'

di GIANFRANCESCO TURANO (l'Espresso 12.01.2012)

Il vero Pdl ormai è lui. Pasquale De Lise da Boscotrecase, alle pendici

meridionali del Vesuvio, resiste a ogni variazione di clima politico da un

quarto di secolo. Il suo esordio risale al 1987, quando il premier

democristiano Giovanni Goria lo sceglie come capo di gabinetto. Venticinque

anni dopo il ministro Corrado Passera gli cuce addosso una nuova Agenzia, non

proprio quello che manca in Italia. Dopo essere andato in pensione da

presidente del Consiglio di Stato, il settantacinquenne De Lise si occuperà di

sviluppare strade e autostrade. E lo farà da conoscitore. Nel 2006-2007 ha

dato il suo nome al nuovo codice degli appalti. Per stare a tempi più recenti,

a fine novembre 2011 ha chiuso l'arbitrato che opponeva l'Anas e

Impregilo-Condotte, il consorzio appaltatore del macrolotto 5 sulla

Salerno-Reggio Calabria che si è visto riconoscere oltre 300 milioni di euro.

E' un verdetto record persino per De Lise, uno dei pezzi da novanta nella

lista di magistrati amministrativi e contabili italiani che abbinano gli

emolumenti degli incarichi pubblici ai guadagni delle commssioni di concorso,

dei collaudi e dei lodi arbitrali.

E' una lobby poderosa in cui figurano nomi come Corrado Calabrò, Lamberto

Cardia, Mario Egidio Schinaia, Antonio Catricalà, attuale sottosegretario alla

presidenza del Consiglio con Mario Monti, e Carlo Malinconico, uscito dal

governo dopo lo scandalo dell'hotel all'Argentario pagatogli da Angelo

Balducci. Il ras della Cricca ha messo in imbarazzo anche l'amico De Lise,

consultore di Propaganda Fide e ritenuto vicino all'Opus Dei. Nelle

intercettazioni il magistrato napoletano veniva sollecitato per sbloccare gli

appalti del G8 insieme al genero, l'avvocato amministrativista Patrizio

Leozappa.

"Nel rispetto della legge", ha dichiarato De Lise anni fa, "ognuno di noi ha

la possibilità di svolgere attività che non contrastano con la propria

professione di magistrato. E se ci riesce per capacità o lavorando la notte,

che cosa c'è di strano?". Di strano, nulla. Se non forse qualche conflitto di

interessi che nel 1996 Franco Bassanini e Giovanni Maria Flick avevano

proposto di risolvere vietando gli incarichi extra ai magistrati

amministrativi e contabili. Un'idea mai trasformata in legge.

A furia di notti insonni, già nel 1992 la dichiarazione dei redditi di De

Lise (1,1 miliardi di lire) stava alla pari con l'ingaggio di un buon

calciatore di serie A. Il paragone viene a proposito perché il magistrato ha

due grandi passioni: la lirica e il football. Su chiamata dall'allora numero

uno del pallone italiano, Franco Carraro, De Lise è stato il capo della

Procura Federale della Figc, portandosi poi dietro il genero.

Ma a differenza di tanti calciatori, De Lise ha saputo investire. Il

patrimonio immobiliare intestato a lui, alla moglie Gabriella Speranza, alle

figlie Flavia e Fabiana, moglie di Leozappa, è nell'ordine di decine di

milioni di euro e si concentra nelle zone top dell'immobiliare italiano. A

Roma i De Lise hanno 112 vani complessivi e vari locali commerciali tra la

centralissima via del Seminario e il quartiere Parioli dove il magistrato

frequenta il circolo Antico tiro a volo insieme al suo grande sponsor Gianni

Letta e a un Gotha di giuristi, ex ministri e gran commis come Luigi Mazzella,

Pier Alberto Capotosti, Franco Frattini, Andrea Monorchio, lo stesso

Catricalà. Solo le proprietà romane dei De Lise valgono ben oltre 20 milioni

di euro. Vanno poi aggiunte una villa a Golfo Pevero in Costa Smeralda e tre

villette all'Argentario, senza contare quella venduta al docente di diritto

amministrativo Franco Gaetano Scoca a giugno del 2009 per 1 milione di euro.

Anche a Cortina d'Ampezzo i De Lise hanno fatto investimenti d'oro.

Oltre alla residenza dove hanno come vicini di casa Gianni Mezzaroma e i suoi

figli Cristina, moglie di Claudio Lotito, e Marco, marito di Mara Carfagna, la

signora De Lise possiede 13 vani in centro (corso Italia e via Roma), più

altri locali commerciali. Non c'è da stupirsi che il Vaticano abbia scelto De

Lise come consulente per il patrimonio immobiliare.

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

ALLA SCUOLA / DI MOGGI

SE MI CRITICHI NON TI PARLO

Allegri rompe con le Tv Mediaset: ormai la proverbiale

intolleranza dei club calcistici sfiora il grottesco

di GIANCARLO PADOVAN (il Fatto Quotidiano 13-01-2012)

Arsenico e vecchi dispetti. Nella settimana che conduce al derby, il Milan ha

deciso di non parlare con Mediaset perché Paparesta, ex arbitro coinvolto in

Calciopoli e attuale moviolista televisivo, ha litigato con Allegri. Che a Sky

aveva già litigato con Massimo Mauro. Il problema non è, come sembra, la

suscettibilità dell’allenatore milanista, ma tutta una serie di concatenazioni

che muove dall’appartenenza di Mediaset alla holding Fininvest e arriva ai

soldi versati dalle casse della tv alle casse del club di uno stesso padrone:

Silvio Berlusconi. Riepilogando il triangolo, Mediaset paga una cifra

spropositata alla Lega Calcio perché i giocatori del Milan, anziché mettersi a

disposizione delle tv, non parlino. Ci sarebbe da trasecolare se non fosse che

i rapporti tra media e società calcistiche, a prescindere dalle scuderie, sono

scesi da anni ai minimi storici.

SONO stampa e televisione ad aver cambiato il calcio o è il calcio che ha

cambiato chi lavora per giornali e tv? Il circolo è vizioso e a intossicarlo

hanno provveduto i mezzi prima dei messaggi. Anche chi scrive ricorda ancora

che fino alla metà degli anni Ottanta il rapporto con l’interlocutore

(calciatore, allenatore, dirigente che fosse) era diretto e non mediato.

Un’aneddotica vasta squaderna racconti di interviste fatte sotto la doccia o

di liti registrate in diretta dietro le porte degli spogliatoi mentre volavano

gli zoccoli. La creazione di sempre più muniti uffici stampa, abili a erigere

barriere e steccati, ha reso la ricerca più difficile e la dichiarazione più

laconica. Per contro chi, seppur in pochi minuti, è costretto a incalzare il

protagonista sui temi caldi e cogenti, non è più disponibile a far da

reggitore di microfono in scontate passerelle televisive. Spesso a generare il

corto circuito è la tensione del dopo gara. Altre volte – il più delle volte –

è proprio l’indisponibilità al rilievo critico. È probabile che Allegri, più

che in disaccordo sul rigore concesso a Pato e contestato da Paparesta, sia

stato semplicemente sgarbato (perché rivolgersi all’ex arbitro dicendogli “Tu

hai fatto di peggio”). Piuttosto la notizia è che ad adeguarsi alle sanzioni

nei confronti dei giornalisti sia stato il Milan, un club che non l’aveva mai

fatto con nessuno e per nessuna ragione. Altra musica, casomai, a Torino,

fronte Juve, quando la triade comminava “squalifiche” ai giornalisti meno

graditi impedendone l’accesso al campo di allenamento. Memorabile, anche per

la rara e fiera reazione dei colleghi al seguito, la rivolta generata da una

frase di Marcello Lippi, allora allenatore bianconero, che negò la risposta a

Maurizio Crosetti di Repubblica. All’unisono la decina di giornalisti italiani

si alzò abbandonando la conferenza stampa. Poi, naturalmente, tutto si

ricomponeva, auspice Moggi che squarciava gli imbarazzi grazie al suo

tonitruante “Ci penso io”. La verità è che chi adesso vive nel calcio è sempre

più lontano da chi lo racconta, non accetta il contraddittorio, è

discretamente prevenuto quando non addirittura afflitto dalla sindrome del

complotto. E a chi fa risalire il fenomeno all’arrivo di Mourinho ricordo che

Mancini era ancora peggio. Forse, più semplicemente, fare il giornalista di

calcio è diventato difficile, forse sappiamo troppo di tutti e non abbiamo

abbastanza coraggio per raccontarlo, forse l’essenza del gioco è quella che

interessa meno. Vale più la cornice del quadro.

ARSENICO e vecchi dispetti. Stavolta c’entra il mercato e, naturalmente,

c’entra ancora Allegri e il suo controverso rapporto con Berlusconi (a

proposito, a quando il contratto?). Nel pomeriggio era convinto di essersi

liberato di Pato cedendolo al Paris Saint Germain (35 milioni più 8 di bonus)

senza aver fatto il conto col padrone. Soprattutto con la figlia del padrone,

Barbara, sempre più zarina. Nessuna ufficialità, ma l’af fare l’ha fatto

saltare lei. Chi mai avrebbe potuto suggerire sul sito ufficiale del Milan

parole tanto definitive al giovane brasiliano: “Il Milan è casa mia”. Se non è

una prova di forza è un lapsus freudiano. Il precipitare degli eventi ha

costretto Galliani a un affannoso rientro da Londra, dove era andato per

prendere Tevez coi soldi di Pato. L’argentino adesso è più vicino all’Inter.

Insomma, tra Mediaset e Fininvest è un bel ginepraio: tutti contro tutti e

nessuno che abbia più nemmeno la voglia di parlarsi.

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