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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Ma io dico: di fronte a tali condotte di tali personaggi c'è ancora qualcuno che crede che il marcio del calcio era Moggi?

 

Ma c'è qualcuno disposto e capace di fare vera pulizia in questo ambiente?

 

Qua comanda solo il dio denaro e nel caso di Moggi denaro non se ne vedeva!

 

Un calcio comandato da non so quanti lustri da Blatter.

Si ma non lo vogliono proprio capire. Anche a Report c'era Ghirelli che continuava a dire che Lotito=Moggi per il potere che hanno avuto.Ma non e' vero, Lotito ricatta i clubs minori e non per avere i voti, uguale consenso, con i soldi. Se tu mi fai avere il tuo voto, io ti faccio avere un finanziamento, altrimenti attaccati al tram. Moggi e' stato "scrutato" per anni, e cosa hanno trovato su di lui, sia come passaggi di soldi che come promozioni delle persone che avrebbero fatto parte del suo sistema? Nulla. Inoltre con questo nulla trovato su Moggi, alla sua ex societa', cioe' la Juventus, cosa le e' capitato? La perdita di due scudetti vinti regolarmente sul campo piu' la retrocessione in serie B. Alla societa' di Lotito, cioe' la Lazio, che invece tramite i soldi corrompe i presidenti delle altre squadre coinvolte, cosa e' successo? Nulla, un'emerita cippa. Ed e' questa la disparita' di trattamento che lamenta AA e la Juventus.

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GALLIANI, PALETTA E SECCHIELLO - L’AD DEL MILAN INDAGATO NELL’INCHIESTA PER IL CRAC DEL PARMA: L’ACCUSA È DI CONCORSO IN BANCAROTTA FRAUDOLENTA - NEL MIRINO DEGLI INQUIRENTI LA CESSIONE DEL DIFENSORE GABRIEL PALETTA

Secondo i magistrati, il Milan a gennaio scorso avrebbe acquistato il difensore italo-argentino 'sottocosto' sborsando solo 2,5 milioni di euro a fronte di una quotazione di mercato decisamente più elevata - Un passaggio di proprietà così basso "da creare un ulteriore depauperamento del patrimonio societario, contribuendo così ad aggravare il dissesto"…

 

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/galliani-paletta-secchiello-ad-milan-indagato-nell-inchiesta-110467.htm

 

 

------------------------------------------------------------------------

 

 

CALCIO MARCIO – PER LA PROCURA DI MILANO L’ASTA TV DEL CALCIO DA 930 MILIONI FU TAROCCATA DA INFRONT A FAVORE DI MEDIASET, CON L’ASSENSO DELLA LEGA DI TAVECCHIO E LOTITO – INDAGATI ANCHE DUE PAPAVERI DEL BISCIONE: GIORGIO GIOVETTI E MARCO GIORDANI Infront avrebbe anche alterato la regolarità delle iscrizioni ai campionati di serie A e B della passata stagione finanziando estero su estero il Genoa e il Bari per aggirare i controlli della Covisoc. Secondo il famoso teorema “Lotito”, per cui le squadre di città grosse devono stare nelle serie maggiori e le piccole, come Carpi e Frosinone, non devono salire…

 

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/calcio-marcio-procura-milano-asta-tv-calcio-930-milioni-110468.htm

 

 

 

:forza:  :forza:  :forza:

:forza: :forza: :forza: :forza:

Camionate di fango in arrivo per via politica e non in quel di milano :gogogo: :gogogo: :gogogo: 

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ma volete mettere il tono....................

moggi .......era moggi cioè senza andare a parlare delle multinazionali ....cioè

il potere del vaticano....... cioè

 

ai miei tempi era cosi .....................

 

sembra oggi

ma è oggi

sefz

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Aligi Pontani: "L'inchiesta che non piace a Tavecchio"

Parla il giornalista.
12.10.2015 21:30 di Alessandro Vignati  articolo letto 3985 volte
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
  bc55d43b2187736f0d207a2c36d8f181-44947-c

Attraverso la propria rubrica su Repubblica.it, il giornalista del quotidiano romano Aligi Pontani, nella sua rubrica "Tempo Scaduto" ha analizzato la situazione del calcio italiano. Con un'inchiesta avviata: "Dopo qualche mese di sensato silenzio sulle faccende serie, Carlo Tavecchio è tornato vittima della tentazione: parlare di faccende serie. Che lo faccia per piacere o per dovere, per narcisismo o per ruolo non è dato sapere. Si sa, invece, quanto ha dichiarato all'agenzia Ansa che lo intervistava a proposito dell'inchiesta sulla gestione dei diritti tv del calcio, aperta dalla procura di Milano: "Noi come Federcalcio siamo rispettosi dell'Autorità e dell'Antitrust, ma intervenire sull'unica fonte di denaro nel nostro calcio sarebbe come crearsi in casa il problema più importante".

 

Non bastasse a rendere l'idea, Tavecchio ha poi concluso a modo suo, sagacemente: "Inutile girarci intorno: se viene a mancare il miliardo e duecentomila euro proveniente dai diritti tv qui salta il banco". Come possa il presidente di una federazione sportiva, finanziata anche con soldi pubblici, lasciarsi andare a un messaggio del genere è facilmente spiegabile con il personaggio Tavecchio e i suoi robusti precedenti in materia di gaffistica, l'unica scienza in cui davvero si è sempre dimostrato il numero 1. Ma se si perde un minuto a riflettere sulle sue parole  -  non smentite e dunque da considerare come ufficiali  -  su una materia così delicata come un'inchiesta giudiziaria appena cominciata, si capisce che dietro la gaffe c'è ben altro.

 

Nessuno sa cosa abbiano in mano i magistrati milanesi, innescati forse dall'istruttoria con cui l'Antitrust ha scoperchiato il problema delle troppe ombre che da anni affliggono la materia calcio e tv, tra sospetti di posizioni dominanti e cartelli illeciti nella spartizione della torta. Non lo sa neppure Tavecchio, naturalmente, che però è preoccupato solo da una cosa: che le indagini scoprano qualcosa che possa far venire meno i soldi. Il presidente non è dunque turbato dalla possibile illegalità, l'ennesima, che avrebbe inquinato lo sport che governa. Teme piuttosto che facendola venire alla luce i magistrati rompano il giocattolo. Facciano saltare il banco, dice, come in una roulette dove al verde resterebbero i club che hanno puntato tutte le fiches al tavolo sbagliato. Il cuore del pensiero del presidente è tutto in quell'avversativo, il "ma" con cui raccorda il dovuto rispetto "per l'Autorità" e il giudizio sul suo operato: se toccano i diritti tv ci rovinano, anzi, "creano in casa" i presupposti della rovina.

 

Come se un magistrato, di fronte all'ipotesi di un reato, possa porsi il problema di cosa succederà quando scoprirà i delinquenti. Tavecchio, invece, si pone quel problema, e solo quello. Di come vengano spartiti quei mille e duecento milioni di euro, di chi abbia favorito l'ascesa irresistibile di operatori e mediatori, di come si siano comportati i grandi club, di chi e come abbia guadagnato cifre enormi sui contratti, del rispetto delle regole civili e penali, a Tavecchio evidentemente importa poco. "Oh, qui salta tutto", dice l'uomo che promette di riformare il pallone. Forse pensando: oh, ma non è stavolta salto pure io?".

 

http://www.tuttojuve...avecchio-256264

 

Domanda mia: La Fifa, l'Uefa, Le interrogazioni parlamentari, Renzi, Cantone, Alfano e Malago' cosa fanno nel frattempo, cosa dicono, tutto bene cosi'?

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Aligi Pontani: "L'inchiesta che non piace a Tavecchio"

Parla il giornalista.
12.10.2015 21:30 di Alessandro Vignati  articolo letto 3985 volte
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
  bc55d43b2187736f0d207a2c36d8f181-44947-c

Attraverso la propria rubrica su Repubblica.it, il giornalista del quotidiano romano Aligi Pontani, nella sua rubrica "Tempo Scaduto" ha analizzato la situazione del calcio italiano. Con un'inchiesta avviata: "Dopo qualche mese di sensato silenzio sulle faccende serie, Carlo Tavecchio è tornato vittima della tentazione: parlare di faccende serie. Che lo faccia per piacere o per dovere, per narcisismo o per ruolo non è dato sapere. Si sa, invece, quanto ha dichiarato all'agenzia Ansa che lo intervistava a proposito dell'inchiesta sulla gestione dei diritti tv del calcio, aperta dalla procura di Milano: "Noi come Federcalcio siamo rispettosi dell'Autorità e dell'Antitrust, ma intervenire sull'unica fonte di denaro nel nostro calcio sarebbe come crearsi in casa il problema più importante".

 

Non bastasse a rendere l'idea, Tavecchio ha poi concluso a modo suo, sagacemente: "Inutile girarci intorno: se viene a mancare il miliardo e duecentomila euro proveniente dai diritti tv qui salta il banco". Come possa il presidente di una federazione sportiva, finanziata anche con soldi pubblici, lasciarsi andare a un messaggio del genere è facilmente spiegabile con il personaggio Tavecchio e i suoi robusti precedenti in materia di gaffistica, l'unica scienza in cui davvero si è sempre dimostrato il numero 1. Ma se si perde un minuto a riflettere sulle sue parole  -  non smentite e dunque da considerare come ufficiali  -  su una materia così delicata come un'inchiesta giudiziaria appena cominciata, si capisce che dietro la gaffe c'è ben altro.

 

Nessuno sa cosa abbiano in mano i magistrati milanesi, innescati forse dall'istruttoria con cui l'Antitrust ha scoperchiato il problema delle troppe ombre che da anni affliggono la materia calcio e tv, tra sospetti di posizioni dominanti e cartelli illeciti nella spartizione della torta. Non lo sa neppure Tavecchio, naturalmente, che però è preoccupato solo da una cosa: che le indagini scoprano qualcosa che possa far venire meno i soldi. Il presidente non è dunque turbato dalla possibile illegalità, l'ennesima, che avrebbe inquinato lo sport che governa. Teme piuttosto che facendola venire alla luce i magistrati rompano il giocattolo. Facciano saltare il banco, dice, come in una roulette dove al verde resterebbero i club che hanno puntato tutte le fiches al tavolo sbagliato. Il cuore del pensiero del presidente è tutto in quell'avversativo, il "ma" con cui raccorda il dovuto rispetto "per l'Autorità" e il giudizio sul suo operato: se toccano i diritti tv ci rovinano, anzi, "creano in casa" i presupposti della rovina.

 

Come se un magistrato, di fronte all'ipotesi di un reato, possa porsi il problema di cosa succederà quando scoprirà i delinquenti. Tavecchio, invece, si pone quel problema, e solo quello. Di come vengano spartiti quei mille e duecento milioni di euro, di chi abbia favorito l'ascesa irresistibile di operatori e mediatori, di come si siano comportati i grandi club, di chi e come abbia guadagnato cifre enormi sui contratti, del rispetto delle regole civili e penali, a Tavecchio evidentemente importa poco. "Oh, qui salta tutto", dice l'uomo che promette di riformare il pallone. Forse pensando: oh, ma non è stavolta salto pure io?".

 

http://www.tuttojuve...avecchio-256264

 

Domanda mia: La Fifa, l'Uefa, Le interrogazioni parlamentari, Renzi, Cantone, Alfano e Malago' cosa fanno nel frattempo, cosa dicono, tutto bene cosi'?

 

Questo ha rotto il c****........ D I M I S S I O N I, D I M I S S I O N I, D I M I S S I O N I

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CALCIO MARCIO/2 – GALLIANI, NON INDAGATO, HA IL TELEFONO SOTTO CONTROLLO E PARLANDO CON GHEDINI SI FA SCAPPARE CHE NELL’INDAGINE ANTITRUST SULL’ASTA DEI DIRITTI TV “LA LEGA È ASSOLUTAMENTE SCHIERATA” – MA SCHIERATA CON CHI? CON MEDIASET, CHE SAREBBE STATA FAVORITA PROPRIO DALLA LEGA RISPETTO A SKY?

Avendo incassato meno soldi del previsto dal “lodo Infront”, la Lega Calcio, vicepresieduta da Galliani, dovrebbe essere dalla parte degli investigatori. E quando a Galliani scappa quella mezza frase sul suo vero posizionamento, l’esperto Ghedini lo interrompe bruscamente e gli dice che della faccenda è meglio parlare di persona….

 

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/calcio-marcio-galliani-non-indagato-ha-telefono-sotto-controllo-110684.htm

 

:S

Modificato da CRAZEOLOGY

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Ma che credete che lui dorma?

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Ma che credete che lui dorma?

a noi non interessa

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NOMI, COGNOMI E PRESTANOMI DEL CALCIO ITALIANO - IL GENOA POTREBBE FINIRE A UN 76ENNE CHE VIVE A HONG KONG SE PREZIOSI NON PAGA I DEBITI, ATTORNO ALL’UDINESE C’È UNA NEBBIA CHE PORTA IN LUSSEMBURGO, L’INTER SI MUOVE TRA HONG KONG E CAYMAN - LA FIDUCIARIA DI DE LAURENTIIS - Venduto alla società di famiglia (Gasda) per 70 milioni e riacquistato alla stessa cifra. Oggi il Palermo è di Maurizio Zamparini al 100%. La Gasda (immobili, sviluppo di centri commerciali) ha 422 milioni di debiti ed è in fase di ristrutturazione finanziaria…

 

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/nomi-cognomi-prestanomi-calcio-italiano-genoa-potrebbe-finire-110897.htm

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Come mai i magistrati non si muovono?

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Altri scandali, Serie A, Sistema Calcio CHI SISTEMA IL CALCIO? ottobre 16, 2015 Carmen Vanetti

 

Si è fatto tanto parlare, da gazzettari, affini ed epigoni, di sistema Moggi, un sistema di cui peraltro non è MAI  stata  trovata alcuna prova: solo chiacchiere,  un’associazione a delinquere basata su voci di corridoio, su sospetti dei vari Baldini, Zeman e Fabio Monti.

 

Ci aspettavamo, dopo gli eventi di questi giorni, che fra l’altro sono solo una delle manifestazioni più evidenti di un malessere che ammala il nostro calcio da tempo e che solo chi si è  foderato gli occhi di prosciutto avvolto nel cartone ha preteso di non scorgere, di  veder campeggiare  questa parola, nelle sue varianti col suffisso  –poli, sulle prime pagine dei giornali, a caratteri cubitali. Invece no, al massimo qualche civetta, e tanta prudenza: la stessa che sarebbe stata doverosa nel 2006, ma quello aveva le stimmate dello scandalo mediatico e dunque via coi mostri in prima pagina.

 

Adesso invece non siamo più di fronte ad un aborto giuridico, ma alla manifestazione di un cancro che da un paio di lustri sta erodendo il nostro mondo pallonaro, passato per vari stadi: traghettato  per esempio attraverso Scommessopoli, finito in una bolla di sapone sul piano sportivo, dove si è dato credito a un Carobbio piuttosto che ad un Ilievsky, e dove le mele marce, quelle che si era giurato di voler cacciare dal mondo del calcio, pian piano stanno rientrando tutte.

 

Una compravendita selvaggia di gare, tra personaggi che ora ne parlano con una disinvoltura degna  di miglior causa, ammettendo candidamente, come ha recentemente fatto Gervasoni, che quella vita infarcita di cene, vacanze e locali era molto più adrenalinica di una partita di calcio, quasi rammaricandosi che sia finita.

 

Una galleria di mercanti di partite che l’estate scorsa si è impreziosita del cammeo di Pulvirenti, presidente del Catania, assurto addirittura al ruolo di consigliere federale grazie al suo ruolo di commensale degli attuali padroni di Lega, il latinista alla vaccinara Lotito e il sempreverde geometra Galliani. Antonino il catanese è reo confesso di aver comprato partite, almeno 5, per salvare il suo club dalla retrocessione: più frode sportiva di così si muore e non è neppure stato radiato. E adesso come la mettiamo con la radiazione di Moggi? Niente paura, lo dirà Strasburgo.

 

Il tutto è ben protetto da una cupola, questa sì sorretta da solidi pilastri e non  da pile di carta rosa e cartone:  i mastri stanno in Lega calcio, quella che, dice lo stesso Galliani in una recentemintercettazione, “è assolutamente schierata” e sovrintende a tutto: dai diritti tv, le cui vergogne via Infront sono ora nel mirino degli inquirenti, alle elezioni del presidente federale, con un Tavecchio issato sul trono dal medesimo Lotito che aveva ri-messo il garante (forse degli interessi della lobby) Beretta al vertice di Lega.

 

Stavolta la rete di alleanze e complicità si è sviluppata alla luce del sole, quasi sotto i riflettori, si può dire, con una esibizione addirittura sfacciata da teatro di burattini: nell’ombra sono rimaste le magagne, quelle su cui appunto si indaga ora, reati gravissimi che vanno dal riciclaggio all’ostacolo alla vigilanza per Preziosi, Lotito e il finalmente libero Paparesta, il tutto via la solita Infront, a sua volta accusata di turbativa d’asta per la vicenda dei diritti tv; per  il sodale Galliani ci sarebbe l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta per l’acquisto del giocatore Paletta dal Parma a soli 2,5 mln di euro (a  fronte di quotazioni  di mercato ben più elevate): ma alle spalle c’è già il mistero di come sia stato possibile un caso Parma.

 

Tutto purtroppo lascia supporre che gli scheletri nell’armadio siano tanti: nel momento in cui davvero qualcuno si decidesse a scardinarne i catenacci forse potrebbe iniziare una catarsi in grado di liberare il calcio italiano dai padri padroni che lo stanno soffocando.

 

Far saltare questo malgoverno del calcio è però un’impresa che richiede non solo un livello di onestà intellettuale assolutamente elevato, in grado di prescindere dai conflitti di interessi, dalla mediaticità vista come valore, dalle camarille comunque colorate, ma anche una libertà d’azione che in questo viluppo di poteri concatenati e impegnati a sostenersi a vicenda sembra davvero difficile reperire o conquistare.

 

http://juventusungra...tema-il-calcio/

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Come mai i magistrati non si muovono?

Se non c'e' la Juve coinvolta, la faccenda "non interessa" .asd .asd :shades:

Modificato da ClaudioGentile

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Come mai i magistrati non si muovono?

 

Perché?Ce ne sono ancora?

Io pensavo fossero un pallido ricordo....forse pure una leggenda...sapete, quelle persone che han studiato Giurisprudenza e che obbediscono ad una cosa sola : la Legge (che è uguale per tutti)...

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Perché?Ce ne sono ancora?

Io pensavo fossero un pallido ricordo....forse pure una leggenda...sapete, quelle persone che han studiato Giurisprudenza e che obbediscono ad una cosa sola : la Legge (che è uguale QUASI per tutti)...

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Il nuovo che avanza. la gerontocrazia al potere. L'anima nera del calcio italico uscito illibato da farsopoli ed entrato pure in parlamento. Sempre più farsa, proprio paese delle banane.

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La Juve non cambia idea su Calciopoli: “Stesse conclusioni del passato”
Agnelli: «La richiesta danni alla Figc è ancora al Tar, come il ricorso alla Corte d’Appello di Roma per la mancata assegnazione dello scudetto 2006»

 

Massimiliano Nerozzi
TORINO

Su Calciopoli la Juve non cambia idea. Spiega Andrea Agnelli, nell’intervento che ha aperto l’assemblea degli azionisti bianconeri: «Credo che sia significativo informarvi dei recenti sviluppi sulle note vicende del 2006. Abbiamo letto negli ultimi giorni, negli ultimi mesi, le motivazioni della Cassazione, e abbiamo letto con attenzione e stiamo valutando il ricorso presentato da Gazzoni (ex presidente del Bologna, ndr)». E ancora: «Abbiamo, come è vero, un costante dialogo con la Federazione e con il presidente della Figc Tavecchio, in merito alle azioni intraprese dalla Juventus nel 2011 e devo dire che ho altresì letto con interesse le dichiarazioni dell’avvocato Medugno (Figc), e ho fatto molta fatica a trovare nel bilancio delle Federcalcio gli accantonamenti a cui faceva riferimento». Morale: «Alla luce di questi nuovi eventi - chiarisce Agnelli - non riteniamo che il quadro entro il quale operiamo ci permetta oggi di trarre conclusioni diverse da quelle che ho più volte esposto». Concetto ripetuto anche dopo gli interventi dei piccoli azionisti, come sempre, scaldati sul tema Calciopoli.

 

RESTANO I RICORSI CONTRO LA FIGC

Parlando di giustizia sportiva, Agnelli non risparmia una frecciata all’Inter, pur mai nominata: «Abbiamo la fortuna che a differenza di altre squadre, l’articolo 39 (revisione dei processi sportivi, ndr) non va in prescrizione». Applauso dell’assemblea. Poi, il presidente precisa: «E’ ancora pendente al Tar del Lazio la richiesta danni alla Federazione (444 milioni di euro, ndr) e davanti alla Corte d’Appello di Roma il ricorso contro la decisione di non decidere sull’assegnazione dello scudetto (2006)». Va ricordato che la Juve aveva presentato appello nel 2012 contro la decisione del Tnas (Tribunale nazionale arbitrato dello sport), che si era dichiarato incompetente in merito all’istanza di revoca dell’assegnazione dell scudetto all’Inter.

 

http://www.lastampa.it/2015/10/23/sport/calcio/qui-juve/la-juve-non-cambia-idea-su-calciopoli-stesse-conclusioni-del-passato-QXGTj1EP8lWxEOauinLNIL/pagina.html

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Come mai i magistrati non si muovono?

questa seconda parte è.....................vergognosa

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Giancarlo Abete torna a ‘pesare’ in Federcalcio (in chiave anti-Tavecchio)

Dopo l'anno sabbatico post dimissioni, l'ex numero uno del Federcalcio è tornato in auge: "Mi sento ancora un punto di riferimento, fra un anno parteciperò attivamente alla scelta del prossimo presidente" ha detto a ilfattoquotidiano.it. Per molti è l'unico a fare opposizione all'attuale governo del pallone italiano

di Lorenzo Vendemiale | 26 ottobre 2015
 

 

Una pausa di qualche mese, per smaltire le scorie delle dimissioni, defilarsi, osservare da lontano il calcio italiano che provava a voltare pagina sotto la nuova gestione di Carlo Tavecchio (eClaudio Lotito). “Mi sono preso un anno sabbatico, anche per una questione di rispetto: non mi sembrava corretto discettare di tutto e di più dopo essermene andato”. Ma adesso Giancarlo Abete è tornato a far sentire la sua voce. E ancora di più potrebbe farlo nel prossimo futuro. Giovedì pomeriggio, nel corso del Consiglio federale che ha votato a larga maggioranza la proroga fino al 31 dicembre al commissariamento della Lega Pro, l’ex numero uno della Federcalcio è stato l’unico (o quasi) a parlare contro la decisione presa da Tavecchio. L’Associazione calciatori diTommasi non era presente in segno di dissenso, gli arbitri diNicchi si sono astenuti. L’AssoAllenatori di Ulivieri ha detto no (ma vale solo il 10%, come peso specifico), insieme ovviamente al consigliere Gabriele Gravina (guida dei club di Lega Pro che hanno “rovesciato” Macalli e prossimo candidato alla presidenza). Abete non ha votato (è membro di diritto), ma pure la sua contrarietà (espressa in maniera lunga, convinta ed articolata) ha pesato più delle altre. Al punto che oggi alcuni sarebbero tentati da identificare in lui l’opposizione al governo Tavecchio.

“La mia non è un’opposizione di logica di schieramento fra le parti”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Io prendo posizione sulle singole questioni, e in questo caso mi sembrava doveroso farlo in favore della maggioranza delle società a cui non viene concesso di andare al voto. I club devono autodeterminarsi, è la democrazia”. Eppure ilConsiglio federale la pensa diversamente. Anche perché la partita è molto più delicata di quanto sembri: in ballo non c’è solo la presidenza della Lega Pro, ma anche gli equilibri della Federcalcio (dove la terza divisione conta per il 17%).

Nel 2014 Macalli fu decisivo per l’elezione di Tavecchio, così come lo è stato nei mesi successivi per garantirgli la maggioranza. Se dovesse vincere la fazione opposta guidata dall’ex dg Francesco Ghirelli e da Gabriele Gravina (candidato in pectore), cambierebbe tutto nel palazzo di via Allegri, dove Tavecchio ha già contro arbitri e allenatori, e ha visto sfarinarsi il suo controllo sui Dilettanti (che non sono più un blocco unico). Guarda caso, Gravina è uomo legato proprio ad Abete, che oggi può tornare ad avere un ruolo da protagonista nella scena politica del pallone italiano. È vicepresidente Uefa, membro in Giunta Coni e siede in consiglioFigc, dove non vota ma pesa. Il diretto interessato si schernisce, ma ammette: “È chiaro che mi sento ancora un punto di riferimento, è normale che sia così dato il mio passato e le cariche attuali. Al momento delle dimissioni avevo promesso che avrei continuato a fare politica sportiva, e questo sto facendo, con lo spirito di chi non ha ambizioni personali per il futuro”. Ma è davvero così? Fra un anno si tornerà a votare per la presidenza della Federcalcio, dove i tanti nemici di Tavecchio ancora non hanno trovato un candidato da opporgli.

Qualcuno potrebbe rimpiangere le sue “capacità conciliatorie”, messe all’indice solo un anno fa come causa del declino del calcio italiano. Lui non ci pensa neanche: “Non è assolutamente nei miei piani: quella da presidente è stata una bella esperienza, finita per motivi personali, professionali e politici. Bisogna essere lucidi e coerenti, è un capitolo chiuso”. Ma qualche spiraglio resta aperto: “Alle ultime elezioni mi sono mantenuto equidistante fra due persone diverse che erano state miei vicepresidenti. Fra un annoparteciperò attivamente alla scelta del prossimo presidente. Anche perché – conclude – a volte si può essere più utili da dietro le quinte che in prima linea”.

 

Qualcuno di noi pensava di essersene liberato?

Modificato da totojuve

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Elezioni Fifa, l'Uefa vara il 'piano B': Infantino candidato al posto di Platini

Ufficiale la candidatura del segretario generale della federazione europea, delegato a sostituire il presidente qualora il francese decidesse di ritirare la propria candidatura dopo la sospensione di 3 mesi inflittagli dal Comitato Etico. Intanto si è candidato ufficialmente lo sceicco del Bahrein Al Khalifa

YON – E' Gianni Infantino, segretario generale dell’Uefa, il piano B disposto dal massimo organo calcistico europeo in vista delle elezioni presidenziali della Fifa. Con Michel Platini sospeso per tre mesi dal Comitato Etico della Fifa per del denaro ricevuto da Joseph Blatter, l’Uefa è corsa ai ripari. Molte federazioni, infatti, hanno conservato la propria fiducia nei confronti dell’ex stella del calcio francese, ma altrettante hanno preso le distanze in attesa di ulteriori chiarimenti. La decisione, anticipata dalla Uefa alle federazioni affiliate, è stata ufficializzata.


INFANTINO GIA’ A LAVORO – Un nome spendibile e fuori da ogni polemica, quello dell’avvocato italo-svizzero, che ha già incontrato i dirigenti della Federazione asiatica (AFC) a Doha. Qualora Platini ritirasse la sua candidatura, l’Uefa ha dunque in Infantino un serio candidato, pronto invece a tornare nell’ombra se l’attuale numero uno dell’organismo europeo decidesse di correre comunque per la massima poltrona della Fifa, sconvolta sino alle fondamenta da numerosi casi di corruzione.

UFFICIALE LA CANDIDATURA DI AL KHALIFA – Nel frattempo, ha ufficializzato la propria candidatura anche il patron del calcio asiatico, lo sceicco del Bahrein Salman ben Ibrahim Al Khalifa. Presidente della confederazione asiatica dal 2013, vice-presidente della Fifa e membro della famiglia reale del Bahrein, è stato un fervente sostenitore della candidatura e dell’attribuzione al Qatar dei Mondiali del 2022. Attribuzione le cui

 

modalità sono oggetto di un’indagine della giustizia svizzera. Al Khalifa è il sesto candidato ufficiale dopo il principe Ali, Jerome Champagne, David Nakhid e Mosima Gabriel “Tokyo” Sexwale. La candidatura di Michel Platini è al momento sospesa. Le elezioni della Fifa si terranno il prossimo 26 febbraio.

 

 

Hanno fatto fuori Platini. Troppo bravo per certa gente!

Modificato da totojuve

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3869 messaggi

Ma uno capace lo trovano per "amministrare"? m*****a quanti pagliacci... 

 

Comunque con Tavecchio abbiamo raggiunto il momento più indecente e basso del calcio italiano. A leggere il curriculum, non gli farei portare nemmeno la pubblicità nella cassetta della posta...

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Joined: 08-Jul-2006
21497 messaggi

è finito il tempo delle novelle

ora si parla di soldi

quelli veri non quelli di thoir o mr been o come diavolo si chiamaù

ed i soldi è difficile toglierli di tasca a ...............tutti sefz

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