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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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La toccante lettera di Rizzoli in memoria di Luca Colosimo

12 marzo 2015 14:14 - Francesco Gregorace

Nicola Rizzoli si è sempre distinto nel mondo del calcio, sia per la sua enorme bravura sul terreno di gioco come arbitro, sia per la sua grande umanità fuori dal terreno di gioco. Anche in occasione della morte del collega Luca Colosimo, non ha perso l’occasione di distinguersi, condividendo sul proprio profilo Facebook la lettera di Cristiano Carriero, firma de ‘ilgiornaledigitale.it':

La morte di Luca Colosimo, arbitro di Lega Pro, può e deve essere l’occasione per fermarci un attimo a riflettere sul valore delle passioni

“Non è il critico che conta; non colui che sottolinea come l’uomo forte sia caduto, o dove colui che doveva fare avrebbe potuto fare meglio. Il credito appartiene a colui che scende veramente nell’arena, la cui
 faccia è macchiata dalla polvere, dal sudore e dal sangue; colui che combatte coraggiosamente, che sbaglia, che manca l’obiettivo ripetutamente, perché non esiste sforzo senza errore e fallimento; a chi si sforza veramente di fare ciò che deve; chi conosce il grande entusiasmo, la grande devozione; chi si spende per una nobile causa; colui che nel migliore dei casi conosce il trionfo del grande risultato, e nel peggiore, se fallisce, almeno fallisce osando molto, cosicché il suo posto non sarà mai insieme alle anime timide e fredde che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.(Theodore Roosevelt – Cittadinanza in una Repubblica)

Quando andiamo in giro per la città la gente dice di noi “Quello è L’arbitro” siete orgogliosi di questa definizione? Vi piace? Se vi piace allora siamo qui per lo stesso motivo. Queste parole, pronunciate qualche settimana fa da Domenico Celi, arbitro di Serie A attualmente fermo per infortunio, durante la visita alla sezione di Jesi, ci torneranno utili nel corso di questo articolo. Un arbitro, infatti, è tale dentro e fuori dal campo. Essere arbitro vuol dire portare con sé alcuni valori come il rispetto delle regole, la correttezza, la puntualità e la dedizione. Certo non potevamo pensare che si potesse essere arbitri anche nel tragico momento in cui arriva la morte. È successo a Luca Colosimo domenica scorsa in un maledetto incidente di cui si è ampiamente parlato sui giornali. Luca tornava da Ferrara, dove era andato ad arbitrare. Ma in pochi sanno dove lavorava Luca. O cosa aveva studiato. Tutti sanno però che Luca era un arbitro.

È il destino che porta con sé quella divisa, e se la indossi con orgoglio nessuno potrà mai togliertela di dosso, neanche la morte. Si è detto di tutto, di bello, su Luca. Sarebbe persino ridondante tornarci su. Si è detto che non si può morire inseguendo una passione, ma non è vero. Si muore, purtroppo, facendo paracadutismo, arrampicata, andando in bicicletta, persino giocando a pallone. Di passioni si vive, di passioni si può anche morire. Quello che non si può sopportare sono i luoghi comuni, le verità che vengono fuori solo quando succedono le tragedie. Gli arbitri viaggiano da soli, in molti casi ad orari improbabili, la mattina presto o la sera tardi, dopo una giornata che ti logora fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Spesso le madri chiamano e chiedono se va tutto bene. E gli arbitri rispondo “certo mamma, cosa vuoi che succeda, tra poco arrivo”. Molti tifosi pensano che viaggino in business class o in taxi e invece sono gli arbitri che guidano, gli arbitri che rischiano di addormentarsi, perché l’adrenalina l’hanno lasciata tutta in campo.

Non si può aspettare la morte per ricevere un applauso o una parola di incoraggiamento. Perché Luca, domenica, sarà stato insultato come tutti gli arbitri, su tutti i campi, per un fischio sbagliato o poco gradito. Magari qualcuno gli avrà “ironicamente” augurato di schiantarsi con la macchina al ritorno perché, in fondo, “fa parte del gioco, noi mica lo pensiamo davvero”. È colpa del destino, sia chiaro, ma voglio solo capire se dal prossimo fine settimana torneremo ad augurare la morte a ragazzini di 16 anni, rei di non aver fatto baldoria con i loro coetanei per andare a dormire presto, “perché domani ho la partita dei giovanissimi”. Perché è con questa cultura, con questa ipocrisia, con questi pensieri che ogni santa domenica un arbitro si confronta tornando a casa. Pensando e riflettendo sui propri errori, aggiungendo preoccupazione e tensione alla stanchezza, in uno sport che a volte ti logora, anche se lo ami da morire. E lo vivi, come giusto che sia, come la passione più grande che hai. Tanto da morire con il borsone nel portabagagli e con la divisa ancora sudata.

Allora, se non vogliamo che sia l’ipocrisia a vincere, e se davvero vogliamo onorare Luca facciamo un applauso al prossimo arbitro che ci troviamo davanti. Magari quello che sta arbitrando la partita di vostro figlio e che forse è più giovane di lui. Rispettatelo quando fa un errore, criticatelo senza insultarlo, mettendo da parte le mamme, le sorelle, le malattie. Godetevi la partita e fate un respiro, pensando a tutte le volte che avete ferito l’anima di ragazzi forti, ma pur sempre umani. Fatelo per Luca, almeno per una domenica.

Modificato da totojuve

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Concordo.

Ho conosciuto bene un arbitro e conosco abbastanza alcune dinamiche della loro vita personale. I sacrifici, i casini di vario genere con cui si devono confrontare, gli impegni che vanno oltre i 90 minuti della gara, la burocrazia che devono sbrigare, i tanti rischi che corrono, ecc.  

Anche questo tipo di conoscenza mi è stata utile per decodificare meglio lo scandalo di calciopoli. 

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un tempo l'arbitro al massimo era ...... c****to

ma era un autorità con la sua giacca nera era un dio

lo bello ne è stato l'emblema

ora sono come il mondo .................. ne belli ne brutti

rivoltati come calzini ed incompresi

perchè tutti noi siamo superficiali

interragiamo con il mondo ma non conosciamo nessuno

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Inviato (modificato)

Il rapporto ignorato che inchioda Tavecchio

 

Le due rogne più recenti che ha dovuto affrontare Carlo Tavecchio, presidente della Federcalcio da sette lunghissimi e orribili mesi, stanno finendo così: all'italiana. La prima non riguarda direttamente lui, Tavecchio, ma il suo grande elettore Claudio Lotito. Ricapitoliamo brevemente: un dirigente di una società di LegaPro, Pino Iodice, decide di rendere pubblica una telefonata privata con Lotito, nella quale il presidente della Lazio e della Salernitana, nonché consigliere della Figc con delega per le riforme, si lascia andare a parole grosse. Lotito insulta un po' tutti, dà della nullità al presidente della Lega di A Beretta (che peraltro accetta di buon grado la definizione, essendola sua nullità strapagata), definisce una testa di c. il capo degli arbitri Nicchi, esprime la sua visione riformista del calcio che vede come una sciagura la promozione di squadre piccole (Carpi e Frosinone), infine ipotizza spericolate manovre per sostenere i club in difficoltà. Repubblica diffonde la telefonata e sembra venir giù il mondo. Sembra, appunto. Dal presidente del Coni Malagò al capo della Lega di serie B Abodi, dai tuoni della giornalaccio rosa dello sport ai fulmini di Sky, è tutto un coro di indignazione.
 
Cosa produce dunque tanta sollevazione morale? Lotito viene privato formalmente della delega alle rifome, avocata da Tavecchio, minacciato di rimozione dal governo in caso di mancato intervento. Il quale Tavecchio, però, la rimette poi nelle mani di una commissione i cui membri saranno designati dalle Leghe. Se quella di A decidesse, e non si fa per dire, di scegliere quale suo membro Lotito, del caso Iodice resterebbe solo il grottesco applauso di Malagò all'intervento fasullo di Tavecchio, che peraltro con Lotito trascorre parecchio tempo in amabili chiacchierate, in federcalcio o nei bar di Via Veneto.
 
Seconda grana, che invece riguarda proprio il nostro caro Tav, che nel frattempo ha pure dribblato in silenzio la questione, evidentemente considerata folcloristica, dei circa 60 mila libri da lui scritti e dalla sua Figc comprati, senza guadagno economico diretto ma con polverizzazione della residua credibilità personale. Dunque, la grana è quella del Parma, che è enorme. Tavecchio la affronta con piglio. Distribuisce frasi a effetto: mai più qualcuno potrà comprare una società a un euro, come ha fatto Manenti, promette. Poi aggiunge fiero: faremo di tutto per far finire il campionato di serie A regolarmente, abbiamo convinto la Lega a fornire i mezzi e i giocatori del Parma a giocare. Bravo, lo applaudono dal Coni, così si fa, anche i commentatori di Sky si placano, a posto così, l'importante è finire come cantava Mina.

Nessuno, però, né Sky né altri censori della prima ora, mettono in evidenza abbastanza un dettaglio che nella questione Parma è invece fondamentale. Riguarda il lavoro oscuro - e oscurato - della Covisoc, l'organismo di controllo sui bilanci delle società di calcio, una volta severissimo e poi annacquato ad arte e a morte dalla Federcalcio di Abete, di cui comunque Tavecchio era il vicepresidente. Dunque, la Covisoc, come rivelato sempre da Repubblica, aveva inoltrato alla Federcalcio ben tre relazioni sullo stato del Parma. Tre relazioni nelle quali il livello di allarme era stato crescente, fino a diventare assordante nell'ultima, quella successiva all'ispezione del 18 dicembre, quando i funzionari Covisoc scoprono che il Parma in quanto società è tecnicamente dissolto: niente cda, niente pagamenti ai giocatori e ai creditori, condizione debitoria fuori controllo, opacità ovunque, amministratori in fuga. Gli ispettori scrivono agghiacciati la loro relazione e la mandano alla Federcalcio, presieduta dallo stesso Tavecchio che adesso dice mai più. Solo che Tavecchio, si suppone, legge la relazione e se ne frega per almeno due mesi, fino a febbraio inoltrato, quando lo scandalo Parma esplode sui giornali. Non solo, dunque, non vigila, come gli imporrebbe il ruolo. Ma soprattutto, non interviene. Lascia che i fatti seguano il loro corso, fino al default, agli spogliatoi venduti all'asta, alle partite rinviate, ai Taci e ai Manenti, al desolante e sconfinato casino di oggi.

Eppure anche la rogna Parma sta finendo all'italiana. Con qualcuno che piange - i tifosi, ma soprattutto gli impiegati e perfino i giocatori - e qualcuno che proclama mai più, dopo aver sostenuto di non aver alcuna responsabilità per quanto accaduto. Ma davvero Tavecchio pensa di potersela cavare così? E davvero non c'è nessuno - Malagò, dai, se ci sei batti un colpo, ma un colpo vero -  che dica: signori, qui c'è chi ha fatto un disastro, e i disastri si pagano? Forse no, forse non c'è proprio nessuno. Paga il Parma, i tifosi, i dipendenti, i creditori, il campionato. Tavecchio invece andrà avanti. Fino alla prossima rogna. Che magari è pure vicina.

 

http://www.repubblica.it/rubriche/temposcaduto/2015/03/19/news/il_rapporto_ignorato_che_inchioda_tavecchio-109940394/?ref=HREC1-12

Modificato da ClaudioGentile

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in qualsiasi punto di casa italia tu gratti

trovi il marcio

 

noi tutti non ci possiamo chiamare fuori

un poco pochno di colparicade anche sulle nostre teste

 

oramai tutto ci scivola sopra

l'indignazione non è nemmeno di facciata

c'è rassegnazione

 

lupi od agnelli oramai..................

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Sotto la lente - Il calcio in Cassazione

20.03.2015 01:58 di Carmen Vanetti Twitter: @@carmenvanetti1  articolo letto 1937 volte

Il 23 maggio è alle porte: lunedì sarà infatti il giorno in cui la Cassazione scriverà la parola fine ad uno dei tanti capitoli di Calciopoli, quello dei tre gradi dell'azione penale. Perché poi Calciopoli sanguinerà ancora, chissà per quanti anni, forse per sempre, se qualcuno non si prenderà la responsabilità di fare giustizia fino in fondo: su Moggi e gli altri imputati di Calciopoli, sulla Juventus e anche sul calcio tout court. E comunque la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo cui si è già rivolto Moggi e il Tar adito dalla Juve per il risarcimento di 443 milioni di euro chiesto alla Figc, nonché la possibile richiesta di revisione del processo sportivo ex art. 39 CGS, sono già dietro l'angolo

Sì, perché in questo Grande Imbroglio, come ebbe a definirlo l'avvocato Prioreschi, il legale di Moggi che in questo pasticciaccio brutto  ci si è infilato fino al collo per sbrogliare la matassa che stava avviluppando troppe vite.

Ma nel guazzabuglio in cui la Cassazione è chiamata a fare ordine e chiarezza non vi sono solo Moggi & compagni di sventura e la Juventus, vi è anche il povero calcio italiano, un tempo re e ora mendicante.

Quello che in realtà è accaduto nel 2006 è ormai chiaro a tutti: è stato costruito un processo sul nulla, su quel nulla a cui le indagini avevano portato; l'accusa non è riuscita a dimostrare nessuno dei suoi teoremi, che dunque sono rimasti semplici postulati, cioè "affermazioni non dimostrate e non evidenti che vengono comunque prese per vere in modo da fondare una dimostrazione o un procedimento che altrimenti risulterebbe incongruente".

Già, perché i sorteggi hanno dato evidenza di essere assolutamente regolari, le ammonizioni mirate avevano la mira sbilenca e, per quanto riguarda la pistola fumante delle schede svizzere, non era nemmeno caricata a salve, era scarica proprio: non si è mai vista infatti prova meno provata di questa sulla base di telefonate intercettabili ma non intercettate (perché il primo tentativo non corrispondeva alle attese), delle quali non solo non c'è la minima idea del contenuto ma nemmeno l'attribuzione degli interlocutori, fatta con olio di gomito anziché con l'apposito software forense, è minimamente attendibile (livello di approssimazione inferiore al 5%, secondo la testimonianza del perito De Falco). Come si può costruire un'accusa, prima ancora che una condanna, di frode sportiva, per non dire poi dell'associazione a delinquere su questo nulla?

Se a tutto questo aggiungiamo la più che dubbia competenza territoriale di Napoli, i buchi dell'inchiesta, il pasticcio dell'acquisizione (senza rogatoria) dei numeri delle schede svizzere (con De Cillis, il gestore del negozio di Chiasso, rinviato a giudizio per falsa testimonianza), il giallo del video sparito, smontato e rimontato, la mancata osservanza da parte del pm dell'art 358 cpp che impone al pubblico ministero di svolgere accertamenti su fatti e circostanze a favore degli indagati (invece di nascondersi dietro un 'piaccia o non piaccia' che ha smascherato l'intenzione di correr dietro solo ai misfatti di Moggi), come può la Cassazione avallare le condanne?

C'è solo da augurarsi che la Suprema Corte trovi  il coraggio e l'onestà di acclarare appieno la natura della Farsa, sbugiardando quanti se ne sono resi complici; in ogni caso sarebbe il minimo sindacale dichiarare che a Napoli non ne han fatto una giusta, con due sentenze che peraltro non riflettono quanto emerso nel dibattimento, ma sono ferme alle informative di Auricchio, anni di udienze buttati alle ortiche; come se tutto fosse già stato scritto.

Non era un mondo perfetto quello del calcio del 2006, e aveva già sofferto di parecchi mali, dalle prime Scommessopoli all'impunita (anzi quasi premiata) Passaportopoli alla Bilanciopoli rattoppata con le solite pezze peggiori del male: chi lanciava ammonimenti (Giraudo sul doping amministrativo e finanziario: "Chi non paga le tasse e gli stipendi per comprare giocatori fa concorrenza sleale. Ci sono società con un livello tecnico assoluto che però non potrebbero permettersi. E' questo il vero problema del calcio italiano") era decisamente scomodo, anche perché dimostrava coi fatti competenza ed efficienza. La cosa migliore era togliere di mezzo queste figure anomale, bisognava solo attendere il momento giusto, anzi il complice giusto, perché già una volta la ciambella era riuscita male, nel caso delle accuse di doping che Guariniello, titillato da Zeman, aveva scagliato contro la Juventus.

Ma, una volta fatto il ribaltone e istruito il Grande Imbroglio, quello che si presentava come il Nuovo Calcio ripulito non fece altro che trasformare quelli che erano al più piccoli malvezzi generali in una deregulation nel cui alveo a spadroneggiare si è insediata una lobby che oggi fa esclamare: 'Aveva ragione Giraudo quando disse: Noi togliamo il disturbo, ma vedrete i banditi che verranno dopo di noi'.

Adesso i nodi stanno venendo al pettine: al di là dello spettacolo sempre più misero offerto dal nostro calcio, per di più giocato in impianti inospitali e fatiscenti, le nuove regole coniate nel 2007 hanno permesso di mascherare una situazione di degrado finanziario che sta generando mostri come il crack del Parma, e si sussurra che sia solo la punta dell'iceberg.

Questo calcio allo sbando, attraversato da continui febbroni (un Calcioscommesse all'ombra della cupola di un'organizzazione internazionale, fallimenti, bilanci in profondo rosso, scandalotti assortiti, dirigenti - a qualsiasi livello - tutt'altro che illibati, politiche federali e di Lega fondate non su competenze ma su scambi di poltrone e favori) merita, lui sì, una Suprema Corte che faccia piazza pulita e metta al bando chi sta distruggendo lo sport che tanto amiamo.

[da tuttojuve]

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Boh, non so. Impressione mia, ma magari sbaglio. Comunque non è che può giocare ancora per molto... 

Un altro che mi incuriosisce è Del Piero. Lui il dirigente alla Juve credo che lo avrebbe fatto volentieri (penso che ambirebbe alla Presidenza però).

Solo che al momento non è cosa. Non con Agnelli al comando. 

E non so nemmeno se senza Agnelli al comando gli sarebbe permesso. Bisognerebbe capire cosa si son detti JE e AA a riguardo. Cosa pensa davvero JE di Del Piero, insomma. 

E poi come già detto (lo so, sono un po' ripetitivo, giustamente sono pur sempre un vecchio, portate pazienza... ), io penso che se AA viene promosso ad altro incarico, JE potrebbe sedersi al suo posto. Non vedo altri nomi per ora. E prima o poi gli tocca... 

A mio avviso è solo una questione di "quando", e non di "se". Comunque per allontanare un po' calciopoli nel tempo potrebbero anche trovare un uomo che faccia da intercapedine temporale tra la presidenza AA e quella eventuale di JE. 

Ma ne dubito. Con la sentenza della Cassazione bene o male verranno prese delle decisioni, la questione in un modo o nell'altro va risolta... 

Del Piero ha ripetuto più volte di non voler abbandonare il campo. Non ce lo vedo nell'immediato dietro ad una scrivania. Per me come futuro presidente lo vedrei persino sprecato, nel senso che una persona così per bene e ben vista non esiste nel mondo del calcio, potrebbe ambire a cariche di prestigio di livello mondiale, come ne ambiscono Beckham e Figo. Comunque sarebbe felice anche di lavorare per la juve. Andrea Agnelli invece mi auguro che rimanga il presidente della juve a lungo, chi lo dice che passare da Juventus a Ferrari sia una promozione? per me è un semplice cambio di occupazione, da uno sport all'altro. E penso che Andrea si senta più legato alla juventus che alla Ferrari, di gran lunga, quindi non capisco questo dare per certo il suo addio, non capisco perchè un giovane debba andarsene così presto e mentre sta vincendo e facendo un ottimo lavoro.

Maldini è un caso incredibile, ignorato dal milan. Anche Tassotti, che fa il secondo da una vita è strano. Totti meriterebbe di far da comparsa nelle trasmissioni calcistiche romane come opinionista e basta.

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Sotto la lente - Calciopoli: la parola passa alle motivazioni

27.03.2015 01:40 di Carmen Vanetti Twitter: @@carmenvanetti1  

"Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina fu arrestato".

E' l'incipit de "Il processo" di Kafka, un libro che Luciano Moggi, nel suo 'Il pallone lo porto io", dice di aver iniziato a conoscere ed apprezzare dopo Calciopoli, per i risvolti surreali che accomunano le due vicende.

E il giudizio della Cassazione, che è, pardon, dovrebbe essere il supremo giudice di legittimità dell'ordinamento giudiziario italiano, non fa che rendere ancora più surreale l'intera vicenda.

Almeno per il momento.

E' infatti chiaro che per comprendere a fondo quali siano state le ragionate pronunce della Cassazione occorrerà attendere le motivazioni, perché dal dispositivo due sono i fatti espliciti:

-  l'assoluzione di Moggi dei reati sportivi di cui ai capi B e M, rispettivamente relativi a Udinese-Brescia (1-2), arbitrata da Dattilo, ora assolto  (la famosa partita dell'espulsione di Jankulovski, su segnalazione dell'assistente Camerota) e  a Juventus- Milan 0-0, arbitrata da Bertini, anch'egli ora assolto.

- l'annullamento del reato di associazione a delinquere, capo A, perché estinto per prescrizione (sia per Moggi che per Giraudo che per Pairetto; ricordiamo che l'altro designatore, Paolo Bergamo, aveva visto in appello annullata la sentenza di primo grado perché il legittimo impedimento del suo difensore nella fase finale aveva fatto venir meno il suo diritto di difesa).

Attraverso quale percorso la Corte di Cassazione (che, giova ricordarlo, non entra nel merito ma deve solo  certificare la legittimità giuridica di quanto statuito nel giudizio precedente) sia giunta alla sua pronuncia lo capiremo dalle motivazioni.

C'è da rilevare anzitutto che  l'estinzione del reato per prescrizione mette anzitutto sotto accusa il modo in cui la vicenda processuale è stata gestita perché a dilatare in maniera abnorme i tempi non sono certo state le difese, cui peraltro è toccato svolgere pure una parte del lavoro che sarebbe toccato ai pm (svolgere accertamenti anche su fatti e circostanze a favore degli indagati, art. 358 cpp); la difesa di Moggi, peraltro, proprio per favorire la snellezza del tutto aveva drasticamente tagliato il numero dei testimoni (da 150 a soli 24); al contrario l'accusa ci ha messo molto del suo, per esempio avanzando e reiterando la richiesta di ricusazione del giudice Teresa Casoria.

Nelle motivazioni non potranno peraltro non trovare spazio almeno alcuni di quelli che sono i buchi neri della vicenda: tra i quali certamente quello evidenziato dal pg Mazzotta nella sua requisitoria (ce l'ha raccontato il sempre ben informato Ruggiero Palombo), commentando il richiamo dei difensori di Moggi ad alcune intercettazioni (Bergamo/Facchetti e Meani/ Bergamo) che nell'inchiesta non erano entrate: "non sappiamo perché l'attività investigativa non abbia sviluppato i dati emergenti da tali conversazioni telefoniche"; già, basterebbe chiedere quell'Auricchio tanto impegnato a cupolare e ribaltare con Baldini da farsi 'sfuggire' quegli evidentissimi baffi  e tanto impegnato a saccheggiare il pc di Tavaroli tanto da non trovare nemmeno il tempo di ascoltare l'assistente Coppola che voleva parlare dell'Inter e cui venne risposto che 'no, l'Inter non interessava'. Certo, bisognava badare a correr dietro solo ai misfatti di Moggi, non era un'indagine, era una spietata caccia all'uomo, come ebbe a definirla nella sua arringa l'avvocato Prioreschi. Quell'Auricchio, per inciso, che ancora oggi sostiene la tesi del Moggi corruttore e del Facchetti illibato e entra a gamba tesa su qualcosa che non lo riguarda, la questione degli scudetto tolti alla Juve.

Calciopoli, come ho già detto e ripetuto, non finisce qui; questa è solo una tappa ma Calciopoli sanguina ancora.

Di certo ci sono solo i dati della realtà: si è costruita l'ipotesi di un'associazione a delinquere senza fine di lucro e, quel che è più grave, senza associati in grado di alterare alcunché perché senza arbitri (a parte lo sventurato De Santis che nulla aveva a che spartire con presunto architetto) non si va da nessuna parte, erano solo quattro amici al telefono, nemmeno al bar, quello era terreno di Nucini e Facchetti. Nulla di più paradossale.

Inoltre: i sorteggi erano regolari, meno regolare la sequenza fotografica di fotogrammi in libertà che voleva dimostrarne il taroccamento, visto che il colpo di tosse pareva non bastasse.

Le conversazioni tra Moggi e i designatori, oltre ad essere lecite in sé, non erano esclusive e quelle di altri contenevano, piaccia o non piaccia agli inquirenti, elementi davvero compromettenti che sono, ahimè, sfuggiti, nonostante i baffi.

Le ammonizioni mirate non esistevano (tanto meno le espulsioni e lo sventurato Dattilo è stato finalmente assolto, dopo un calvario interminabile).

Le schede svizzere (il cui possesso era legale e di cui fu interrotta l'intercettazione quando si scoprì che non portava da nessuna parte) sono state acquisite senza rogatoria, attribuite con olio di gomito invece che con il previsto software forense e il loro contenuto è ignoto.

Ma allora, di cosa stiamo parlando?

Dulcis in fundo: la Juventus non era in Cassazione, assolta in  primo grado con conferma in appello. La battaglia per gli scudetti è più aperta che mai. Dopo l'uscita delle motivazioni l'art. 39 è lì che ci aspetta.

Corollario: Luciano Moggi non si arrende, contateci!

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Carmen Vanetti ha  disegnato un quadro perfetto della situazione.

 

Le sentenze , anche quelle definitive, non si possono accettare quando non si è cercata la verità, quando la stessa non è stata acclarata, quando ci sono state troppe ombre, e dire poco, sul comportamento dei giudici.

 

Ecco perchè farsopoli non finirà mai, altri ricorsi....fino alla fine.

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Carmen Vanetti ha  disegnato un quadro perfetto della situazione.

 

Le sentenze , anche quelle definitive, non si possono accettare quando non si è cercata la verità, quando la stessa non è stata acclarata, quando ci sono state troppe ombre, e dire poco, sul comportamento dei giudici.

 

Ecco perchè farsopoli non finirà mai, altri ricorsi....fino alla fine.

 

La descrizione è perfetta, solo che io non capisco a quali altri ricorsi si fa riferimento

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La descrizione è perfetta, solo che io non capisco a quali altri ricorsi si fa riferimento

 

 

Al Tribunale per i Diritti dell'Uomo per quanto riguarda Moggi. Qualche arbitro potrebbe chiedere la revisione del processo penale.

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Avv. D'Onofrio: "Gli scudetti vinti sono stati legittimamente conseguiti dalla Juventus sul campo"

Avvocato Paco D'Onofrio, esperto in diritto sportivo, sarà ospite al workshop organizzato dalla Roitalia il 16 maggio a Torino presso lo Juventus Stadium. Intervistato da TuttoJuve.com, l'avv. D'Onofrio ha parlato dell'assoluzione dell'ex ds della Juventus Luciano Moggi deliberata nella Cassazione e degli scudetti revocati ai bianconeri risalenti alle stagioni 2004/05 e 2005/06.

Con la sentenza della Cassazione cosa cambia per Calciopoli?

"Cambia molto, quasi tutto, perchè l'originario impianto accusatorio non ha retto all'urto delle prove prodotte dalla difesa di Luciano Moggi e gli altri imputati; la c.d. Cupola per intenderci, è stato dimostrato che non è mai esistita nei termini ipozzati, quale sistema collaudato attraverso il quale, con la correità di decine di arbitri, si potevano condizionare interi campionati".

La Juventus sente gli scudetti revocati come suoi, ma ora, secondo lei, ci sono i presupposti per richiederli indietro?

"I presupposti ci sono sempre stati, perchè in nessuno dei tre gradi di giustizia penale è mai emersa una benchè minima prova a supporto della tesi sostenuta dalla Procura federale prima e penale poi: gli scudetti vinti e poi revocati sono stati correttamente e legittimamente conseguiti dalla Juventus sul campo.

Parlando di calcio giocato, la Juve è prima in campionato e si trova ai quarti di Champions League contro il Monaco: che partita sarà secondo lei e a cosa potranno puntare i bianconeri?

"La Juventus mantiene inalterato nel tempo quello spirito guerriero e combattivo che la gestione Moggi-Lippi seppe infondere. E' una Società nata e strutturata per vincere, il destino che accomuna solo i grandi, insomma. Immagino, dunque, una partita di forza fisica ed intelligenza tattica: il superamento del turno è alla portata della Juventus".

Crede che la Juventus di mister Allegri sia più forte anche di quella di Conte?

"Due modi diversi di vincere e motivare la Squadra. Certo che con questi fantastici interpreti dei valori sportivi, ogni allenatore riuscirebbe ad esprimere al meglio le proprie idee".

Il 16 maggio 2015 è stato invitato da Matteo Sassano a presenziare al workshop organizzato dalla R.O.I. Italia sullo scouting proprio allo Juventus Stadium. Che argomenti tratterà al cospetto dei partecipanti?

"Ritengo questa materia molto importante per lo sviluppo del calcio in Italia, perchè si tratta di una professione nuova, poco disciplinata ancora, ma che consentirà di sviluppare professionalità sempre più progressivamente indispensabili. Pertanto, per quanto mi riguarda, fornirò quegli stumenti utili per intraprendere e gestire questo percorso professionale cosi interessante, certo del riscontro che una tale eccellente iniziativa saprà riscuotere sia tra gli addetti ai lavori, sia tra i giovani che intendono confrontarsi con nuove prospettive".

 

http://www.tuttojuve...ul-campo-229108

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ATTENZIONE:


Su un sito di informazione bianconera, ho letto che: 


 


"Mentre sarebbe in fieri una sponsorizzazione Alfa Romeo per l’Inter e sarebbe avvenuto un incontro secondo Repubblica tra Andrea Agnelli, Marotta e Tavecchio per un accordo teso a soddisfare la richiesta dell’esposto del 2010 riguardo alla possibilità di revocare il titolo di Campione d’Italia 2005/2006, già revocato alla Juventus, all’Inter".


 


Il link non lo metto, perché non ho idea di come siano i rapporti tra il nostro forum preferito, ossia questo, e quella testata giornalistica.


Non voglio rompere le palle ai mods. Resterei sulla notizia o pseudonotizia piuttosto.  Il resto non ci interessa. 


Io non so se è vero, ma ci sarebbe da ridere se andasse a finire così. Anche perché, sinceramente, penso che uno come Thohir, non essendo nerazzurro, non disdegnerebbe affatto la grana. E' un uomo d'affari che sa quello che fa. Pecunia non olet.


Poi bisogna vedere come si comporterebbero i tifosi onestoni longobardi, però.


Soprattutto se ci fosse, in cambio, la serena accettazione di quel difficilissimo "straaaaaaaaaaaapp!", a cui molti di noi ambiscono.   sefz


Mi sembra però una notizia un po' incredibile...


Nel senso più tecnico e letterale del termine, non ci si può credere, in sostanza. 


Boh... stiamo a vedere che succede da qui a fine stagione, per cominciare. 


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ATTENZIONE:

Su un sito di informazione bianconera, ho letto che: 

 

"Mentre sarebbe in fieri una sponsorizzazione Alfa Romeo per l’Inter e sarebbe avvenuto un incontro secondo Repubblica tra Andrea Agnelli, Marotta e Tavecchio per un accordo teso a soddisfare la richiesta dell’esposto del 2010 riguardo alla possibilità di revocare il titolo di Campione d’Italia 2005/2006, già revocato alla Juventus, all’Inter".

 

Il link non lo metto, perché non ho idea di come siano i rapporti tra il nostro forum preferito, ossia questo, e quella testata giornalistica.

Non voglio rompere le palle ai mods. Resterei sulla notizia o pseudonotizia piuttosto.  Il resto non ci interessa. 

Io non so se è vero, ma ci sarebbe da ridere se andasse a finire così. Anche perché, sinceramente, penso che uno come Thohir, non essendo nerazzurro, non disdegnerebbe affatto la grana. E' un uomo d'affari che sa quello che fa. Pecunia non olet.

Poi bisogna vedere come si comporterebbero i tifosi onestoni longobardi, però.

Soprattutto se ci fosse, in cambio, la serena accettazione di quel difficilissimo "straaaaaaaaaaaapp!", a cui molti di noi ambiscono.   sefz

Mi sembra però una notizia un po' incredibile...

Nel senso più tecnico e letterale del termine, non ci si può credere, in sostanza. 

Boh... stiamo a vedere che succede da qui a fine stagione, per cominciare

 

Infatti, pero' AA cerchi di non fare il pollo, magari consigliato male, e ritiri il ricorso se gli altri non faranno prima cio' che eventualmente hanno promesso...

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Inviato (modificato)

info.gifRoma-Napoli, striscioni in curva Sud contro la madre di Ciro Esposito La mamma del tifoso partenopeo ucciso l’anno scorso accusata di lucrare sulla morte del figlio. I legali della famiglia: «Punire i responsabili»

di Redazione Rona Online
 
 
 
 
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ROMA «Che cosa triste... Lucri sul funerale con libri e interviste»; «Che chi piange un figlio con dolore e moralità e chi ne fa un business senza dignità. Signora De Falchi onore a te»; «Dopo il libro, il film». Sono questi i tre striscioni espositi dagli ultrà giallorossi in curva Sud durante la partita di sabato 4 aprile allo Stadio Olimpico. Tutti e tre rivolti alla mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi (anche se non è nominata direttamente), che ha scritto un libro, «Ciro vive», sulla storia del figlio ferito a morte a colpi di pistola il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppia Italia fra Napoli e Fiorentina. A sparare era stato Daniele De Santis, ultrà della Roma e simpatizzante dell’estrema destra capitolina. «Ho visto la partita in tv, sono stata ferita da quelle parole orribili, mi auguro che Dio cambi i cuori di chi ha scritto quelle cose» è stato il commento di Antonella Leardi. E poi: «Non sanno cosa significa perdere un figlio e vedersi stravolta la vita. Mi rivolgo ancora una volta ai tifosi non perché ho da giustificarmi, ma perché il libro è un messaggio d’amore che dovrebbero leggere tutti i tifosi. Io andrò avanti per loro perché ci sia un calcio pulito, nonostante il dolore che mi hanno procurato continuerò ad andare avanti».

 

Partita che non doveva essere giocata

Modificato da totojuve

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7 aprile 2015 I cori razzisti dei genitori contro i ragazzini di Arianna Ravelli
 

FIRENZE – Giocano bene, tanto da risultare imprendibili per i difensori avversari. Così, a colpirli, ci hanno pensato i «buuu» di alcuni genitori dei calciatori della squadra avversaria. Oggetto dei cori razzisti, alla Universal Cup a Forte dei Marmi, sono stati giocatori di appena 11 anni degli Esordienti del Milan. «È inaccettabile», commenta il responsabile dell’attività di base delle giovanili rossonere Mario Bianchessi.

Insulti dagli spalti per i baby calciatori di colore del Milan: uno esce in lacrime 

È finita con i baby del Milan che hanno alzato il trofeo dell’Universal Cup, dopo aver battuto l’Inter per 4-0 (anche a undici anni è una soddisfazione), sotto gli occhi di Adriano Galliani, e possiamo quindi tutti sperare che quanto accaduto il giorno di Pasqua sia stato cancellato dalla gioia, travolto dalla voglia di far festa e dall’orgoglio di sentirsi importanti a fianco del vicepresidente della società, senza lasciare troppe tracce sotto la maglia. Eppure l’irruzione del peggiore cliché del calcio dei grandi (i soliti buuu razzisti) è una piccola vergogna che ha ferito piccoli calciatori (Esordienti 2004) a Forte dei Marmi per partecipare a un torneo che ospita 48 squadre da tutto il mondo e che nel regolamento prevede pure un incontro tecnico-educativo per allenatori, dirigenti, giocatori e genitori. Ecco, i genitori hanno bisogno di qualche ripetizione.
Siamo ai quarti di finale e il Milan affronta il Paris Saint Germain. I rossoneri in rosa hanno quattro bambini di colore, ma nel mirino finiscono presto i due attaccanti, residenti in Lombardia, nati in Etiopia e Costa d’Avorio. Sono forti, segnano tre dei quattro gol con cui il Milan regola i francesi, dimostrano più anni e sono più grossi degli altri, anche se, come gli altri, sono nati nel 2004 (non sono «fuori quota» come, chissà perché, precisano gli organizzatori). Sugli spalti, i genitori (pare italiani) di altre squadre cominciano a prendersela con quei due così forti e così grossi, sospettano che non sia giusto farli giocare e pensano bene di rispondere a una supposta ingiustizia con l’ingiustizia peggiore: rovinare la festa ai bambini. E dopo gli sfottò («Fatti la barba», «Prendi la patente»), una decina di genitori si rifugia nei buuu. Distintamente sentiti, inevitabilmente razzisti. Lo stesso clima si respira anche in semifinale (ma questa volta solo fischi), tanto che uno dei due ragazzini lascia il campo in lacrime. Il Milan, attraverso l’allenatore Marino Frigerio, avanza una protesta informale agli organizzatori, che sul profilo Twitter del torneo pubblicano lo spot Uefa antirazzismo.
Il procuratore dei calciatori vip (tra cui Mario Balotelli) Mino Raiola denuncia tra i primi l’episodio, sempre su Twitter: «Genitori hanno fischiato ragazzi di colore di dieci anni. Sosteniamo i ragazzi, i razzisti sono ignoranti e deboli». Sul sito del Milan, in attesa di verifiche, compare un cauto comunicato: «Ci segnalano, durante Milan-Psg, presunti episodi di razzismo verso i bambini di colore presenti nel Milan da parte di alcune ‘persone’ sugli spalti. Non vogliamo amplificare o ingigantire nulla, ma speriamo vivamente che non sia vero o che si sia trattato di qualcosa di sporadico. Perché in caso contrario, sarebbe assolutamente intollerabile». Il responsabile dell’attività di base del settore giovanile rossonero, Mauro Bianchessi, che ha visto e sentito tutto, è netto: «È inaccettabile, siamo di fronte a totale ignoranza. È vergognoso pensare che dei genitori abbiano un comportamento del genere verso bambini di 11 anni». Uno dei due attaccanti, adottato da una famiglia lombarda, ha fatto gol anche in finale. Chissà se ha cancellato ogni ferita.

@CorriereSociale

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Palazzi non risponde al generale e l'inchiesta Lotito è scomparsa...
Niente da fare: il superprocuratore della Figc, Stefano Palazzi, non ha alcuna intenzione di mandare le carte, passato e recente, del suo ufficio al superprocuratore Coni, il generale (in congedo) dei carabinieri Enrico Cataldi. Ci sono già stati due incontri fra le parti, l'ultimo esattamente un mese fase (il 12 marzo). Ci aveva assicurato, dalla Figc, che era tutto a posto e che i rapporti erano ottimi. Non era verso: Palazzi ha continuato a disattendere le disposizioni del nuovo codice di giustizia sportiva e a Palazzo H non è arrivata nemmeno una carta. Purtroppo, il codice ha una lacuna: non sono previste sanzioni, per cui Giovanni Malagò-almeno al momento-può fare ben poco. Il n.1 del Coni potrebbe cominciare a stancarsi di questa situazione, pur essendo di natura un buono. Gli altri procuratori federali, di tutte le Federazioni, sono collaborativi con il generale: non solo, alcuni hanno chiesto un aiuto. Solo Palazzi non ne vuole sapere: come mai? Bisogna forse cominciare a pensare male? Comunque, vediamo nel dettaglio: la superprocura Figc non funziona. Per un errore di notifica (numero di fax sbagliato) non è stato potuto giudicare Iodice che aveva insultato Macalli. Secondo: archiviato il procedimento su Lotito che aveva strapazzato Stefano Farina (designatore serie B, del tutto incolpevole), in tribuna autorità dell'Olimpica. La procura, ovviamente, non ha spiegato il motivo ma pare fossero scaduti i termini. Terzo: che fine ha fatto la famosa inchiesta su Lotito dopo l'audio di Iodice pubblicato da Repubblica. Vero che Palazzi dispone di 40 giorni, due deroghe (anch'esse di 40 giorni) ma non dovrebbe essere complicato indagare. A meno che pr
eferisca nascondersi dietro l'inchiesta della Procura di Napoli e aspettare che finiscano prima loro. Ma la giustizia sportiva non doveva essere rapida?


Palazzi non risponde al generale e l'inchiesta Lotito è scomparsa...
Niente da fare: il superprocuratore della Figc, Stefano Palazzi, non ha alcuna intenzione di mandare le carte, passato e recente, del suo ufficio al superprocuratore Coni, il generale (in congedo) dei carabinieri Enrico Cataldi. Ci sono già stati due incontri fra le parti, l'ultimo esattamente un mese fase (il 12 marzo). Ci aveva assicurato, dalla Figc, che era tutto a posto e che i rapporti erano ottimi. Non era verso: Palazzi ha continuato a disattendere le disposizioni del nuovo codice di giustizia sportiva e a Palazzo H non è arrivata nemmeno una carta. Purtroppo, il codice ha una lacuna: non sono previste sanzioni, per cui Giovanni Malagò-almeno al momento-può fare ben poco. Il n.1 del Coni potrebbe cominciare a stancarsi di questa situazione, pur essendo di natura un buono. Gli altri procuratori federali, di tutte le Federazioni, sono collaborativi con il generale: non solo, alcuni hanno chiesto un aiuto. Solo Palazzi non ne vuole sapere: come mai? Bisogna forse cominciare a pensare male? Comunque, vediamo nel dettaglio: la superprocura Figc non funziona. Per un errore di notifica (numero di fax sbagliato) non è stato potuto giudicare Iodice che aveva insultato Macalli. Secondo: archiviato il procedimento su Lotito che aveva strapazzato Stefano Farina (designatore serie B, del tutto incolpevole), in tribuna autorità dell'Olimpica. La procura, ovviamente, non ha spiegato il motivo ma pare fossero scaduti i termini. Terzo: che fine ha fatto la famosa inchiesta su Lotito dopo l'audio di Iodice pubblicato da Repubblica. Vero che Palazzi dispone di 40 giorni, due deroghe (anch'esse di 40 giorni) ma non dovrebbe essere complicato indagare. A meno che preferisca nascondersi dietro l'inchiesta della Procura di Napoli e aspettare che finiscano prima loro. Ma la giustizia sportiva non doveva essere rapida?

Il Cagliari nei guai e l'esempio del presidente Giulini:"Niente alibi"
"Mi assumo le mie responsabilità, imparo dagli errori e riparto. Niente alibi, arbitri, pali e cattiva condizione fisica". Parole di Tommaso Giulini, 37 anni, amico della famiglia Moratti, e da nemmeno un anno presidente del Cagliari. Parole che gli fanno onore: imparassero da lui altri presidenti (un nome a casa, De Laurentiis) che vedono congiure e cercano solo alibi per nascondere i loro errori. Giulini ha sbagliato: ha sbagliato a prendere Zeman (non era adatto), ha sbagliato a prendere Zola, cacciarlo e ripigliare Zeman. Il Cagliari forse retrocederà, dipende molto da chi gli sta davanti ma l'Atalanta è lontana ormai. Ma il Cagliari sta mettendo basi serie, solide. Giulini ascolti il suo vicepresidente, s. f., che è navigato ormai dopo tanti anni al fianco dei fratelli Moratti. A proposito, f. è stato appena nominato grande ufficiale della Repubblica (complimenti).

 

Chi e' s. f.??????????

 

La strana storia del dottor f.
Venerdì 02 Dicembre 2011 01:46

Un dettaglio del ricorso al TAR presentato dalla Juventus ha colpito l'attenzione dei più solerti interessati. Come rilevato anche da Massimiliano Nerozzi de 'La Stampa', che ha commentato aggiungendo "Cattivi pensieri?" dopo la notizia, un nome presente in quel ricorso attira l'attenzione: s. f.. Nelle ultime pagine del ricorso leggiamo:
"La Società ricorrente […] ritiene necessario acquisire le seguenti fonti di prova testimoniale volte ad accertare le ragioni e le modalità del comportamento gravemente colposo ed illegittimo della F.I.G.C e dei suoi Organi coinvolti nella fattispecie in esame.
In particolare, si richiede di escutere come testimoni o in sede di interrogatorio formale:
[...]
10. il Sig. s. f., quale responsabile per la sicurezza della Società controinteressata Football Club Internazionale Milano s.p.a.
All’uopo, si deducono i seguenti capitoli di prova testimoniali:
[...]
9. “Vero che il Sig. s. f. nelle stagioni 2004-2005 e 2005-2006 fu dipendente o collaboratore della Società controinteressata Football Club Internazionale Milano s.p.a., in qualità di responsabile per la sicurezza”;
10. “Vero che il Sig. s. f. nelle stagioni 2004-2005 e 2005-2006 ha percepito un compenso notevolmente superiore a quello percepito nelle stagioni successive”.

Oltre alle persone note cui la Juventus chiede di fornire spiegazioni in merito alle ben note vicende dell’assegnazione dello scudetto relativo alla stagione 2005-2006, in quanto ritenute responsabili anche di aver omesso prove e provvedimenti nel corso degli ultimi cinque anni, compare un nome nuovo. Quello di s. f., dipendente Inter che, ricorso alla mano, pare abbia percepito proprio nelle due stagioni “incriminate” 2004-05 e 2005-06 un “compenso notevolmente superiore” rispetto ai successivi.
Cerchiamo di capire meglio di chi si tratta, senza voler lanciare accuse infondate, senza costruire castelli - abitudine che non ci appartiene e che lasciamo volentieri ad altri - ma facendo emergere le perplessità che hanno fatto storcere il naso ai legali stessi della società bianconera.
Nato a Roma il 18 ottobre 1959, è laureato in Giurisprudenza ed ha iniziato la carriera in polizia: nel 1991 è stato inviato a Londra ad indagare sulla morte di Roberto Calvi. Nel 1992 è entrato nei quadri della Direzione investigativa antimafia. Nel 1995 il suo ritorno in Toscana, dove ha lavorato alla Digos, poi nel pool di poliziotti a disposizione di Pierluigi Vigna e indi alla squadra mobile di Lucca, che ha diretto. Sempre nel 1995, segue un corso in FBI. Nel 2000 è diventato inoltre Security manager del Comune di Firenze, voluto dal sindaco Dominici, e consulente dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia. Quindi è ritornato a Roma, come Portavoce del Capo della Polizia De Gennaro. È docente ai Master di specializzazione presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università Cattolica di Milano, nonché consulente ONU per il programma IPO (organizzazione e sicurezza di grandi eventi) e, dal 30 marzo 2010, è il nuovo vice presidente incaricato per le Relazioni esterne, Comunicazione e Marketing dell' Associazione Industriali province della Sardegna meridionale.
A Milano arriva il 26 novembre 2003, in qualità di responsabile sicurezza del gruppo Saras (la holding della famiglia Moratti) e, successivamente, come responsabile delle relazioni esterne. Alla carica di Direttore delle Relazioni Esterne che f. ricopre in Saras si è da subito affiancata quella di responsabile per la sicurezza e i rapporti istituzionali all’Inter, come si evince anche da questo articolo della giornalaccio rosa dello Sport datato 15 aprile 2005. Per l’Inter, dunque, prosegue l’abitudine al riciclo interno di dirigenti nelle varie aziende del gruppo. Il settore comunicazione e sicurezza, inoltre, si conferma strategico per la vecchia sede di via Durini: dopo gli anni di Calciopoli, anni caratterizzati da pedinamenti ai danni di tesserati FIGC e da intercettazioni telefoniche, e dopo la scomparsa di Giacinto Facchetti, arriva la promozione a Vice direttore Generale per il dottor f.. L’ex poliziotto, a partire dal 21 novembre 2006, va infatti ad affiancare il DG Ernesto Paolillo, con delega al coordinamento della Comunicazione Societaria e dell’Ufficio Stampa, alla Sicurezza ed alla Protezione del Brand (da fonte Saras, tuttavia, pare che la carica di Vice DG risalga all’anno stesso dell’assunzione da parte della società milanese). s. f., inoltre, a seguito dello stravolgimento dell’organigramma nerazzurro, si ritroverà persino a far parte del Comitato Strategico dell’Internazionale, organismo centrale che sottostà direttamente al solo CDA dell’Azienda milanese, al fianco dei Moratti (Massimo, Angelomario e Milly), di Ghelfi e di Paolillo. Nessun altro. Le sue competenze e la sua attività possono più facilmente essere prese in considerazione da parte dei quadri aziendali, le sue prestazioni hanno un peso nelle scelte decisionali dell’intera società. Un’ascesa sfavillante per un responsabile alla sicurezza, sebbene dal curriculum invidiabile. Che poi la domanda sorge spontanea: ma che diavolo ci fa un responsabile alla sicurezza in una società di calcio? E perché si occupa contemporaneamente di relazioni esterne? Probabilmente l’Inter voleva capire cosa accadeva intorno a sé, temeva qualche attacco, temeva di essere vittima di un intero sistema. Queste considerazioni sono analoghe a quelle fatte riguardo all’affaire Telecom: a cosa servivano quei dossier (Como, Ladroni, spionaggi di tesserati, ecc…)? La storia, del resto, fornisce un prezioso assist alle nostre deduzioni: attività Telecom dal 2002-2003, insediamento di responsabili alla sicurezza dal 2003 e… promozioni nel 2006! Inoltre: quante società calcistiche hanno analoghe cariche deputate alla sicurezza? Con tutta probabilità, per quello che sappiamo noi, l’Inter non solo era l’unica ad averle, ma è stata la prima società italiana a preoccuparsi di istituire un settore apposito. Ma restiamo alla cronaca, ché ancora molto resta da raccontare di questa faccenda.
Sì, perché il dottor f., una volta giunto nel mondo del calcio non si è fermato alla Bicocca, il suo cuore lo ha riportato nella sua città natale: Roma. In data 11 luglio 2007, infatti, è stato nominato dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, coordinatore nazionale dei delegati alla sicurezza, grazie al suo notevole background nell’ambito dell’ordine pubblico. In pratica, è l’uomo che coordina l’attività degli stewards, come da accordi tra Ministero degli Interni, CONI e FIGC. Inoltre, f. è indicato nell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive come rappresentante FIGC, insieme ai vertici delle forze dell’ordine, dello sport e della protezione civile.
Un ruolo non certo privo di implicazioni “politiche”, grazie ai possibili contatti con il palazzo e le istituzioni calcistiche e non; si può parlare di conflitto di interessi? f. può intervenire nelle decisioni relative alla sicurezza degli stadi, all’organizzazione dei match, e, contemporaneamente, lavora nella security nerazzurra, organo, come abbiamo visto, non defilato e marginale, ma assolutamente centrale nell’organigramma interista.
Non è una novità che le "prese di potere" avvengano anche inserendo propri rappresentanti nei posti giusti, quelli che devono esercitare controlli e prendere decisioni. E il tutto all'oscuro di Moggi, che nel frattempo parlava con Baldas e Biscardi.
Ma ora, direte voi, cosa c’entra Luciano Moggi con i fatti di quattro anni fa?
C’è un episodio curioso, risalente al 2003, che riguarda - manco a farlo apposta - il dottor s. f.: per qualche mese è stato un membro dell’Ufficio indagine della Federcalcio.
Nessuna prova su un ruolo attivo del signor f. nelle vicende note come “Calciopoli”, anche perché si è dimesso una volta giunto al cospetto di Moratti: questo atto, tuttavia, conferma il ruolo attivo, alle dipendenze del procuratore Stefano Palazzi, di un dirigente che di lì a poco avrebbe fatto parte dell'organigramma interista. Non conosciamo le reali motivazioni di tale provvedimento (celate dietro la necessità di integrazione di personale), ma la cronologia è curiosa: il 28 aprile 2003 è firmato l’accordo f.-FIGC e a novembre viene assunto dall’Inter, nel pieno dell’attività presso la Procura federale.
Sembra che la società di Massimo Moratti, tra il 2002 ed il 2003, sia stata particolarmente interessata alla propria sicurezza: dalla fine del 2002 si può collocare l'attività di Giuliano Tavaroli, altro responsabile della sicurezza, sponda Telecom, rivolto ai dossieraggi illegali di tesserati (come emerso dal processo Telecom in corso a Milano); poi, dalla fine 2003, un altro super-poliziotto giunge in società (f., appunto, sponda Saras-Inter). E ci si chiede come mai, non ancora Vice Direttore Generale nerazzurro, percepisse uno stipendio superiore a quello che avrebbe preso dopo la promozione. Questo è il "cattivo pensiero", citando Nerozzi, che potrebbe essere balenato nella testa dello staff legale bianconero?
Se i sospetti si fermano qui, i dubbi e le perplessità avvolgono ogni tifoso di calcio che criticamente si interessa anche di quello che non è calcio giocato, ma che assume un’importanza assoluta se visto in un’ottica attuale fatta di poteri e di tavoli.
Rivediamo la cronistoria sportiva di f., dopo la sua “scesa in campo”:
- aprile 2003: Ufficio Indagini FIGC;
- novembre 2003: responsabile sicurezza e relazioni esterne in Saras e Internazionale;
- novembre 2006: promozione a Vice DG dell’Internazionale;
- luglio 2007: coordinatore nazionale degli stewards.

Vi immaginate cosa sarebbe successo se Moggi o il suo uomo di fiducia fossero stati scelti dalle strutture giudicanti della Federcalcio?
Di cosa stiamo parlando ancora? Delle tre telefonate in croce che fanno sorgere dubbi sull’integrità morale dei dirigenti juventini? E su queste vicende non una parola che sia una.
Un uomo che segue attivamente Saras, Confindustria, settore sportivo e dirigenziale dell’Inter, che ha rapporti con istituzioni, ruoli in FIGC e persino all’interno di organismi ministeriali. Se non è conflitto di interessi, poco ci manca.
E pensare che la guida dovrebbe essere proprio la FIGC. Recita, infatti, lo statuto federale (art.3-m): “Al fine di promuovere e disciplinare il giuoco del calcio, la FIGC esercita, in particolare, le seguenti funzioni:[…] la disciplina delle situazioni di conflitto di interessi; ”. E, ancora, l’art.29 (requisiti e incompatibilità delle cariche federali): “5. Sono altresì incompatibili con la carica che rivestono e devono essere dichiarati decaduti coloro che vengono a trovarsi in permanente conflitto di interesse per ragioni economiche con l’organo nel quale sono eletti o nominati. Qualora il conflitto d’interessi sia limitato a singole deliberazioni o atti, il soggetto interessato non deve prendere parte alle une o agli altri. 6. I regolamenti federali disciplinano gli altri casi di conflitti di interesse e stabiliscono le relative conseguenze o sanzioni.”.
Si verifichi il rispetto di queste norme, si verifichi il motivo dello stipendio stranamente elevato tra il 2004 ed il 2006, ma il problema etico rimane: l’etica è il modo di agire secondo coscienza, è il rispetto delle leggi, scritte e non, che dovrebbe essere alla base di ogni ordinamento e istituzione.
Ed invece troviamo mani in pasta ovunque, in settori strategici dell’industria, della politica, del calcio, in quel settore, quello della sicurezza, al centro di vicende note, che solo la Federcalcio (si ricordino, a tal proposito, l’archiviazione di Palazzi e la censurabile risposta all’avvocato di Vieri) non ha voluto vedere. Perché, se le vedi, non puoi poi questionare sulle pagliuzze altrui.
A proposito, in FIGC l’etica non si prescrive. Anch’essa è stata archiviata da tempo.

http://www.ju29ro.com/farsopoli/3631-la-strana-storia-del-dottor-f..html

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L'accusa è pesante per l'ex capitano del Palermo Fabrizio Miccoli, estorsione aggravata. Avrebbe incaricato il figlio del boss Salvatore Lauricella di recuperare alcuni crediti. Questa mattina, gli investigatori della Dia hanno arrestato Lauricella junior, Mauro, e Gioacchino Alioto. Miccoli è indagato a piede libero nell'ambito dell'inchiesta coordinata dai sostituti Maurizio Bonaccorso, Francesca Mazzocco e dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci.

Il credito - dicono gli investigatori della Dia - sarebbe stato vantato da un ex fisioterapista del Palermo calcio e Miccoli avrebbe fatto da tramite con Alioto e Lauricella - di cui era grande amico - per recuperare i soldi che dovevano alcuni soci della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine. Lauricella e Alioto avrebbero incontrato, nel 2010, uno dei soci della discoteca in un locale in piazza Kalsa, alla presenza di altri mafiosi, e con metodi tipici dell'associazione mafiosa, avrebbero estorto migliaia di euro all'imprenditore.

"Le accuse - dice la Dia - sono frutto di una minuziosa e articolata attività di riscontro seguitasi negli anni e che continua tuttora al fine di verificare eventuali comportamenti illeciti realizzati dagli indagati". Alioto, detto Zu Gino, venne citato per la prima volta dal pentito Tommaso Buscetta come uomo al soldo delle famiglie mafiose Sinagra, Spadaro e Marchese. Ha un lungo curriculum criminale: traffico di droga, estorsione, porto abusivo di arma.

http://palermo.repub...1/?ref=HREC1-17

 

Ma sul numero 10 che per anni ha fatto sognare i tifosi palermitani e che fino al 30 giugno è sotto contratto con la squadra di Maurizio Zamparini (che non gli rinnoverà il contratto) pendono anche le infamanti affermazioni dell'attaccante, intercettate dagli investigatori quando, in compagnia di Lauricella, ha definito il giudice Giovanni Falcone "un fango". Parole che hanno provocato la reazione indignata di tutti, compresi i tifosi per i quali, fino a quel momento, era il campione di sempre, nonostante lo scivolone sportivo che aveva fatto retrocedere la loro squadra in Serie B.

http://palermo.repub...torio-61894799/

 

Chissa' come mai i telegiornali non ne parlano al contrario invece di come quando la Cassazione ha assolto per prescrizione Moggi e Giraudo, chissa' come mai? sefz

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http://palermo.repub...torio-61894799/

 

Chissa' come mai i telegiornali non ne parlano al contrario invece di come quando la Cassazione ha assolto per prescrizione Moggi e Giraudo, chissa' come mai? sefz

 

Già, come mai?

 

E' da dieci anni ormai che ci meravigliamo.

 

Figurati, io non seppi niente della storia della falsificazione dei passaporti. L'ho saputo durante farsopoli. 

 

Che ignorante che ero; non leggevo i giornali.

 

Poi sono entrato nel forum   e ho scoperto il mondo!    :|

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Già, come mai?

 

E' da dieci anni ormai che ci meravigliamo.

 

Figurati, io non seppi niente della storia della falsificazione dei passaporti. L'ho saputo durante farsopoli. 

 

Che ignorante che ero; non leggevo i giornali.

 

Poi sono entrato nel forum   e ho scoperto il mondo!    :|

:sisi: :sisi:

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Chissa' come mai i telegiornali non ne parlano al contrario invece di come quando la Cassazione ha assolto per prescrizione Moggi e Giraudo, chissa' come mai? sefz

 

Forse perchè per Miccoli è tutto vero????sefz

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Calcio: riciclaggio denaro droga a Panama, ricercato Rincon

12:38 30 APR 2015

 

(AGI) - Bogota' (Colombia), 30 apr. - L'Interpol ha emesso un mandato di cattura nei confronti di Freddy Rincon, ex giocatore che in carriera ha vestito anche la maglia del Napoli nella stagione 1994-1995. Il colombiano e' accusato di riciclaggio di danaro sporco a Panama, in particolare di aver acquistato a suo nome, ma con i soldi di Pablo Rayo Montano, narcotrafficante del cartello di Cali', diverse proprieta'. Inoltre l'ex giocatore con un passato anche nel Real Madrid e nel Corinthians avrebbe anche investito circa 200.000 dollari in operazioni finanziarie sempre a Panama. Rincon, pero', ha risposto alla notizia del mandato di cattura ostentando tranquillita'.

  "Panama non ha prove nei miei confronti ed e' per questo che anche in Brasile sono state archiviate le accuse contro di me, la stessa cosa succedera' presto in Colombia", ha dichiarato l'ex Napoli al sito colombiano Red Mas Noticias. "E' una vicenda vecchia, chiusa e mi sembra molto strano che ogni volta che voglio tornare nel calcio viene di nuovo fuori questa storia dell'Interpol", ha dichiarato Rincon, che secondo la stampa sudamericana potrebbe entrare nello staff tecnico dell'Honduras, guidata dal suo connazionale Jorge Luis Pinto.

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Dramma in Belgio, è morto il difensore Gregory Mertens: era in coma da lunedì Il calciatore del Lokeren aveva 24 anni: lunedì dopo 20 minuti dell'amichevole contro il Genk aveva accusato un malore

ROMA - Gregory Mertens non ce l'ha fatta. Il difensore belga del Lokeren, in coma da lunedì dopo il malore accusato dopo 20 minuti dell'amichevole tra la squadra delle riserve e il Genk, è morto oggi. Le condizioni del calciatore, ex nazionale under 21, erano da subito apparse critiche. Prima del Lokeren, Mertens aveva giocato nell'Anderlecht, nel Gent e nel Cercle Brugge. Su Twitter il 

ricordo di Radja Nainggolan, Paul-Jose Mpoku e Omar El Kaddouri.

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Joined: 10-Sep-2006
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(Sportal.it)

Incredibile ma vero: uno sparo non lontano dal viso di un giovane tifoso della Juventus, la cui colpa era solo quella di aver festeggiato in maniera eccessivamente chiassosa lo scudetto appena vinto. L'episodio, raccontato dall'Ansa, si è verificato a Cologno Monzese.
 
Disturbato da un gruppo di giovani che festeggiavano lo scudetto della squadra di Massimiliano Allegri, ne ha attirato uno in un parcheggio, lo ha fatto inginocchiare e gli ha esploso un colpo di pistola vicino al volto per spaventarlo. Responsabile dell'aggressione ad un ventunenne è un pluripregiudicato di quarantasei anni.
 
Dopo che i suoi rimproveri ai giovani che facevano "troppo rumore" sono rimasti inascoltati, l'uomo si è ripresentato al bar armato e ha convinto un giovane a seguirlo in un parcheggio, affermando di volergli parlare a tu per tu. Lì ha estratto la pistola e, puntandola alla testa del ragazzo, lo ha fatto inginocchiare. "Tu non sai con chi hai a che fare", le sue parole, prima di indirizzare la canna della pistola verso l'asfalto ed esplodere un colpo.
 
I Carabinieri di Sesto San Giovanni, chiamati dagli amici dell'aggredito, hanno rintracciato il pregiudicato e lo hanno arrestato per minaccia aggravata con arma da fuoco e porto abusivo di arma clandestina in luogo pubblico. A casa aveva il revolver Calibro 38 appena utilizzato con matricola abrasa, oltre a sessantacinque proiettili, una katana giapponese e circa quattrocento grammi di droga.

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