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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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IL TEMPO 30-01-2015

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Ce ne sarebbe da scrivere e leggere sullo stranissimo Mondiale di pallamano in Qatar (in cui i padroni di casa hanno "comprato" arbitri, federazioni, giocatori e tifosi) e sulle prospettive del Mondiale di calcio 2022 ma son cazzate rispetto al lavoro certosino dei magistrati italiani che probabilmente si protrarrà inutilmente fino a quella data (il 2022).
 

Finite le indagini di Last Bet: salvi
Bonucci-Criscito. Conte: solo frode

La procura lascerà cadere l’accusa di associazione per delinquere per il c.t. ma non per Mauri, Doni, Signori e Bressan

di FRANCESCO CENITI (GASPORT 31-01-2015)

Oltre quattro anni d’inchiesta, circa 250 persone indagate, decine e decine di faldoni contenenti informative, intercettazioni e brogliacci, un maxi incidente probatorio, quasi un migliaio di telefonini, pc e iPad sequestrati. Difficile fare una sintesi dell’imponente lavoro della Procura di Cremona sul calcioscommesse. Lavoro che nei prossimi giorni avrà un primo, importante, punto fermo: la chiusura delle indagini preliminari (in gergo il 415 bis). Gli atti che saranno depositati e inviati a tutti gli avvocati delle parti interessate, ripercorreranno gli eventi di una inchiesta (nata per caso dopo la denuncia per tentato avvelenamento di alcuni calciatori presentata dalla Cremonese nel dicembre 2010) che ha sconquassato il mondo del calcio a più riprese, con arresti e conseguenti squalifiche sportive, e la sconvolgente scoperta di moltissime combine (svariate le confessioni) dalla A alla C e una via vai di vere e proprie organizzazione criminali (soprattutto straniere) che avevano individuato l’Italia e il business delle scommesse illegali per guadagnare (e forse riciclare) soldi facili.

CHI ESCE, CHI RESTA Molti i calciatori eccellenti finiti nell’inchiesta (e anche in carcere) che attendono di leggere le carte per capire le intenzioni del magistrato. Scontata una scrematura del numero degli indagati: dovrebbero esserci oltre un centinaio di richieste di archiviazione (come già accaduto con Gennaro Gattuso), persone iscritte come atto dovuto perché finite in qualche intercettazione oppure nominate negli interrogatori, ma su cui non è stato trovato nessun riscontro. E quindi dovrebbero esserci buone notizie per Leonardo Bonucci, Domenico Criscito, Kaka Kaladze e pure Giuseppe Sculli. Per l’ex Genoa era stato anche chiesto l’arresto, negato dal Gip Guido Salvini. L’accusa si basava sulle dichiarazioni di Ilievski, capo della cosiddetta banda degli zingari, tuttora latitante. Nelle scorse settimane l’avvocato dello slavo aveva prospettato un suo possibile arrivo in Italia, promessa non mantenuta. Proprio l’impossibilità di certificare permetterebbe a Sculli di uscirne indenne. Tra le posizioni più in vista di Last Bet c’è quella dell’attuale c.t. Antonio Conte. In questa prima fase la «partita» dovrebbe finire in pareggio: la Procura lascerà cadere l’accusa di associazione per delinquere, ma dovrebbe tenere aperta quella di frode sportiva relativa a 2 gare del Siena (con Novara e AlbinoLeffe). Il pm ha in mano le dichiarazioni di due giocatori (il pentito Carobbio e il portiere Coppola) sul presunto coinvolgimento di Conte e forse anche quelle riferite da una persona vicina all’ex presidente Mezzaroma. Insomma, Conte dovrebbe restare nell’inchiesta almeno fino all’udienza preliminare, quando il gup dovrà valutare le richieste del pm. E ci sarà battaglia anche a livello procedurale: senza la contestazione dell’associazione per delinquere, gli avvocati degli indagati potrebbero chiedere l’invio dei fascicolo per frode sportiva nelle varie Procure competenti territorialmente. Una mossa che potrebbe portare i fascicoli su binari dell’archiviazione certa per via della prescrizione. C’è poi lo zoccolo duro dell’inchiesta: riguarderebbe una sessantina di giocatori sui quali penderebbe l’accusa più grave. Tra loro dovrebbero esserci Stefano Mauri, Cristiano Doni, Giuseppe Signori, Mauro Bressan, il portiere Paoloni, Alessandro Zamperini. Anche in questo caso spetterà al gup esaminare le eventuali richieste.
TEMPI Dopo la chiusura dell’inchiesta il pm concederà un abbondante lasso di tempo (molto più dei 20 giorni previsti) per permettere alle parti nuovi interrogatori, patteggiamenti oppure per consegnare memorie difensive. C’è poi il filone estero (comprende Ilievski e Gegic), con rogatorie e traduzioni da inviare in vari Paesi, che avrà una strada diversa. In ogni caso, ci vorrà la tarda primavera per arrivare alla udienza preliminare. In autunno il possibile inizio dell’eventuale processo.

 

CALCIOSCOMMESSE/LA PROCURA DI CREMONA CONFERMA L’ACCUSA AL CT
Indagine chiusa: Conte, fu frode
Mauri, Signori e altri 50 dovranno rispondere di associazione a delinquere. Processo in autunno
di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (LA REPUBBLICA 31-01-2015)

La Procura di Cremona ribadisce l’accusa di frode sportiva nei confronti del commissario tecnico della nazionale Antonio Conte. È questa la principale notizia contenuta nel documento di chiusura indagini che verrà depositato dal procuratore capo Roberto Di Martino la prossima settimana. Un documento attesissimo, che riassumerà quasi quattro anni di lavoro e che restituisce l’idea di un calcio malato allo stadio terminale, con un totale di circa 250 calciatori coinvolti (per la metà dei quali verrà chiesta l’archiviazione) un centinaio di indagati per frode e una cinquantina accusati di associazione per delinquere. Tra questi, Beppe Signori e Stefano Mauri.

I protagonisti e le vicende sono ormai quasi tutte note. La più clamorosa è quella che riguarda l’attuale commissario tecnico della Nazionale Antonio Conte. Al tempo dei fatti contestati, era allenatore del Siena. Alcuni calciatori di quella squadra, finiti per altri versi al centro delle indagini, hanno accusato il tecnico di aver “lasciato” la squadra libera di decidere se giocare davvero oppure regalare agli avversari la partita con l’Albinoleffe, e di essere stato a conoscenza dell’accordo per “lasciare” la partita contro il Novara.

L’indagine condotta su quei fatti dal servizio centrale operativo della polizia, fu molto approfondita, conobbe ramificazioni e momenti anche drammatici. In uno di questi, davanti ai magistrati di Bari che lo interrogavano su Bari-Salernitana chiedendogli come mai un allenatore come lui non si fosse accorto del suk in cui si era trasformato il suo spogliatoio, un Antonio Conte in grande difficoltà arrivò a darsi “del ċoglione”. Ciononostante la giustizia sportiva più di due anni fa si affrettò a ridimensionare l’accusa della procura (frode appunto) qualificando quel comportamento con il peccato veniale dell’omissione di denuncia, e squalificò Conte per quattro mesi. Oggi la procura di Cremona insiste, fu frode, autorizzando nuove domande sulla scelta della giustizia sportiva. Qualcosa di simile, riguarda Stefano Mauri. Come detto anche nel suo caso il pm Di Martino ha deciso di “ribadire” l’accusa iniziale di associazione per delinquere. Accusa per la quale il capitano della Lazio fu anche tratto in arresto. Verrà chiesta l’archiviazione, invece, per Bonucci e Criscito. L’udienza preliminare è prevista per la tarda primavera, il processo dovrebbe cominciare in autunno.
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:haha:

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è sempre più un puttanaio... che schifo.

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è sempre più un puttanaio... che schifo.

 

Lo è da decenni...solo che non ce ne siamo totalmente accorti che quando la farsa disgustosa, partorita da dei fecal pellets (io non vi dico cosa sia...andatevi a vedere su internet) è nata e ci ha distrutto....da allora abbiamo aperto gli occhi e sappiamo!

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Come mai Antonio Conte risulta commissario della nazionale italiana e non ex allenatore della Juve?

 

E' strano.    :|

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FourFourTwo | MARCH 2015

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Un Bravo Ragazzo

 

n.b.

Tra le magliette esposte in ufficio per celebrare i grandissimi affari ce n'è anche una della Juventus (numero 30).

L'anima de li mejo mortacci tua

 

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SE UN CAMPIONE DELINQUE DEVE ESSERE RIABILITATO?

di LUCA DI BARTOLOMEI (GASPORT 04-02-2015)

Domenica scorsa si è celebrato il rito del Superbowl. Parte rilevante di questo show è costituito dalle pubblicità che le grandi multinazionali si accaparrano a suon di milioni di dollari. Tra i moltissimi spot più o meno emozionanti quest'anno, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della violenza contro le donne e visti anche i numerosi casi di aggressione che riguardano dei giocatori di NFL, è andato in onda anche lo stralcio di una vera telefonata di aiuto al 911.

Il football non è ovviamente il solo sport in cui purtroppo avvengono reati odiosi di questo tipo. Un caso da tempo sta facendo discutere l'opinione pubblica inglese: sto parlando di Ched Evans, ragazzo prodigio dei Citizens di Manchester e poi goleador dello Sheffield United. Nel 2012 Evans stupra una ragazza 19enne e viene condannato a 5 anni di carcere. In questi anni Evans si è sempre dichiarato innocente (in Tribunale ha ammesso il rapporto descrivendo l'atto come consensuale) e non ha mai espresso alcun rimorso, chiedendo invece scusa alla sua ragazza per il suo «atto di infedeltà».

Dallo scorso ottobre, dopo aver scontato metà della pena, Evans è in semilibertà e vorrebbe tornare a giocare, ma tanto lo Sheffield United (che in un primo momento si era dichiarato pronto a ritesserarlo) quanto l'Oldham (team dove pure gioca Lee Hughes in semilibertà per aver causato un incidente mortale per guida pericolosa) hanno subito una fortissima pressione affinché il giocatore non venisse tesserato. La vicenda specifica riguarda la violenza di genere, lo sport e attraversando il diritto e la comunicazione, giunge a toccare anche il reinserimento di chi è stato detenuto. Tornando in NFL,  casi del genere spesso producono squalifiche a vita (si pensi a Ray Rice che aveva picchiato la fidanzata o l'ultimissimo caso di Josh McNary).

Tralasciando i commenti di politici e opinionisti credo di un qualche interesse riportare le parole del capo della Federazione Inglese Greg Dyke: «É importante esaminare i comportamenti e gli atteggiamenti dei nostri tesserati riconoscendone i privilegi unici e le responsabilità che derivano dall’essere un membro di questa federazione per questo ritengo importante di considerare e discutere la questione e la prospettiva di linee guida o codici di condotta future...» e dell'allenatore del Hull City Steve Bruce: «Credo fortemente che se dopo aver commesso uno sbaglio si è pagato per il male causato allora tutti meritano una seconda possibilità: abbiamo visto calciatori rei di colpe ben più gravi a cui è stata concessa un'altra chance».

La domanda resta sul tavolo: una persona che si macchia di un reato odioso dopo aver scontato la condanna può comunque ambire a riottenere una opportunità nel suo vecchio lavoro? O, visto la popolarità che deriva dalla sua attività, può finire per essere un cattivo esempio per i ragazzi? Ai lettori lascio trarre la conclusione limitandomi a ricordare loro le parole di uno dei miei pensatori preferiti, Ben Parker: «Da un grande potere derivano grandi responsabilità».

 

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Articolo vergognoso contro la società, i giocatori, lo staff e la storia.

 

PRECEDENTE PERICOLOSO Salta lo stage della nazionale per «indisponibilità» di alcuni club
Né ct né esploratore: Conte, resa alla Juve
Vince la tesi di Allegri, niente convocazioni. In un calcio così mediocre il tecnico poteva approfittare per scoprire facce nuove
di RICCARDO SIGNORI (IL GIORNALE 04-02-2015)

Niente stage per la nazionale. Ha vinto l’idea del «campato in aria» di Allegri, ha perso l’idea che la nazionale possa fare a meno della Juve. Almeno per stage. Se non per coerenza del ct. Conte ha cercato di cavarsela con un comunicato: «Dopo avere valutato l’indisponibilità di alcuni club che, in via informale, hanno manifestato difficoltà a rilasciare i propri calciatori alla Nazionale, il ct, d’intesa con il presidente Carlo Tavecchio, ha ritenuto opportuno non dare seguito al programma che era stato definito». Ovvero tutti a casa a far corsette e ripasso degli schemi nei giorni 9, 10, 11 febbraio, quelli destinati al ripasso nazionale. La patetica scusa riguardante la vicinanza delle coppe (19 febbraio Europa league, 24 febbraio la Juve in Champions) riflette l’arroganza di chi ha detto no e la conigliesca ritirata di chi ha detto: vabbè.

Si può essere d’accordo, o meno, sull’utilità di uno stage azzurro lontano dagli impegni della nazionale (prossimo appuntamento: 28 marzo in Bulgaria), ma non si può accettare che un ct focalizzi il suo lavoro e la sua idea sul «pro o contro la Juve». Ci sono loro, tutto va bene. Non ci sono: dramma nazionale, peggio guerra nazionale. L’accenno all’indisponibilità di alcuni club mette a posto la coscienza di tutti. L’osservazione, magari fondata, che in questo periodo ci sono troppi infortuni e tanti se ne rischiano, invita a riguardarsi la storia del campionato: quando mai gli infortuni hanno bloccato un ct? Quando mai nei mesi invernali il campionato non ha scontato il peso degli infortuni? Il sor Tavecchio ha ricordato «ai club di Serie A che la tutela e la valorizzazione della squadra azzurra, che sono la priorità delle strategie federali, passano per l’individuazione di spazi di lavoro ulteriori rispetto a quelli già previsti dalle normative internazionali. Ci aspettiamo risposte coerenti».

Coerenza voleva che il ct facesse le convocazioni e, magari, ne approfittasse per vedere giovani, giocatori non sempre valorizzati, provasse a cavarsela anche senza juventini e chi altri? Il nostro campionato delle mediocrità invita a scoprire facce nuove, se possibile. Poteva essere un’occasione. Non ci sono giocatori accettabili per la nazionale? È probabile, ma bisogna tentare, lasciando indietro quelli sui quali contare per certo. Non si vive di soli schemi, piuttosto di semi da coltivare. Servono calciatori, lo schema nasconde la povertà. Un ct mette meno tempo ad insegnare un modo di giocare. Molto di più a instillare un modo di pensare. Dunque, ogni occasione va colta: non è indispensabile avere sempre tra i piedi Bonucci e un clan di vecchie (nel senso del tempo) glorie azzurre. Il calcio nazionale sta diventando un deserto, un vivaio di polli da batteria: mancano personalità, eccellenza tecnica, qualità nei ruoli specifici. Serve un esploratore.

Assecondare le lune juventine è un pericoloso precedente. Se il ct vuol fare il ct e non, invece, lasciar la causa appena possibile, dimentichi il bianconero e instauri il bianco neuro per chi non segue lui e gli interessi azzurri. Inutile minacciare dimissioni: essere o non essere, questo è il problema.

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Scommesse, cambia il giudice

e il processo torna indietro

Calciatori già sentiti, testimonieranno una seconda volta. Si teme per la prescrizione

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 04-02-2015)

Stop. Rewind. Play. Come fosse una moviola. Ma non siamo su un campo di calcio o in uno studio televisivo, ma in un’aula di udienza. Da Masiello ad Esposito; da Lanzafame a Stellini, tutti dovranno tornare a deporre davanti al Tribunale di Bari per raccontare quanto è a loro conoscenza sulle presunte combine relative a Bari-Treviso del 11 maggio 2008 (0-1) e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009 (3-2). Il giudice, destinato ad altro incarico, è cambiato e gli avvocati difensori, codice alla mano, non hanno dato il consenso al nuovo magistrato, per acquisire quello che fino a oggi (tanto) è stato fatto.

Così delle cinque udienze celebrate sino a questo momento resterà poco o nulla. La prova, soprattutto in un processo in cui le testimonianze sono decisive, deve essere acquisita dal giudice che emetterà poi il verdetto. Non basta leggere i verbali. Anche dal modo in cui il teste risponde, dalle sue incertezze e reticenze, è possibile trarre il proprio convincimento. Questo è il principio. Ma quali saranno in concreto le conseguenze di questa «ripartenza»? Se i testi saranno «smaltiti» in una sola udienza, poco male. Ma le variabili sono tante. Non si può mai dire quanto durerà una deposizione. Per non parlare delle assenze (giustificate o meno). Basti pensare che in questo processo alcuni calciatori sono stati multati quando non si sono presentati. Paventato per qualcuno anche l’accompagnamento coatto. Almeno in astratto, dunque, il rischio prescrizione, quanto meno in relazione alla gara Bari-Treviso, c’è: il reato di frode sportiva si prescrive in sette anni e mezzo, quindi, c’è tempo fino a novembre per emettere la sentenza di primo grado.

Così accusa e difesa, in vista della prossima udienza, che era già stata fissata (3 marzo) affilano le armi. Da un lato il pm Giuseppe Dentamaro che, con il collega Ciro Angelillis, ha coordinato le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari, insisterà per rivolgere ai suoi testi una sola domanda: «Confermate quello che avete già detto in quest’aula?». Dall’altra i difensori, a partire dall’avvocato Piero Nacci Manara che assiste molti degli imputati, di parere opposto.

E pensare che le condizioni perché (anche) questo processo su uno dei filoni baresi del calcioscommesse corresse veloce come un’ala destra c’erano tutte: un solo fascicolo da discutere per ciascuna udienza. Ovvero, a fronte di una media anche di una trentina di cause davanti a un solo giudice, davvero il sogno di ogni avvocato e magistrato barese.

Il processo, più nel dettaglio, si è celebrato fino all’udienza del 4 novembre scorso dinanzi al giudice monocratico Domenico Mascolo, ora trasferito in una diversa sezione dello stesso Tribunale. Da ieri il giudice assegnato al procedimento è Marina Chiddo. Per la prossima udienza, dunque, saranno citati nuovamente tutti i testi dell’accusa che hanno già reso dichiarazioni in aula, compresi gli ex calciatori Andrea Masiello, Marco Esposito, Davide Lanzafame, Vitali Kutuzov e Cristian Stellini.

Dovranno tornare, in data da definirsi, il capitano del Bari Francesco Caputo, che ieri era in aula per rendere spontanee dichiarazioni, e l’ex biancorosso Alessandro Gazzi. Difficile spiegare, soprattutto a quest’ultimo, perché il suo viaggio da Torino è andato a vuoto.

Caputo, ricordiamo, è imputato con altre 17 persone, tra calciatori e dirigenti di Bari, Salernitana e Treviso, tutti accusati di concorso in frode sportiva. Tra le parti civili, oltre alla Figc, ci sono anche alcuni tifosi e l’Associazione Bari in Testa, cui aderiscono 200 sostenitori della squadra biancorossa, rappresentata dall’avvocato Luca Maggi.

Nell’ambito di questo procedimento cinque imputati (Masiello, Esposito, Stellini, Lanzafame e Santoni) nei mesi scorsi hanno patteggiato la pena a un mese di reclusione e altri tre imputati (Bonomi, Colombo e Pianu) sono stati già condannati con rito abbreviato a pene comprese fra i 6 e i 4 mesi di reclusione. Il processo principale, invece, torna indietro.

 

EFFETTO MOVIOLA AGLI ATTI ANCHE LA DEPOSIZIONE DI LANZAFAME: «ABBIAMO GIOCATO PER PERDERE LA GARA»

«Cosi truccammo le due partite»

Ecco le dichiarazioni che Andrea Masiello già rese e che dovrebbe ripetere ancora in udienza

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 04-02-2015)

«Stefano Guberti dopo cena chiamò Luca Fusco della Salernitana davanti a tutta la squadra e ci fece capire che era tutto apposto, che dovevamo perdere. La mattina dopo, in mia presenza, quel telefono fu buttato in piscina e poi nel cassonetto». Parola di Andrea Masiello. Ecco solo un esempio delle dichiarazioni rese nel corso del processo da due testi «eccellenti». Masiello, dunque, dovrà tornare in aula. A ribadire quello che ha già riferito. E a rispondere ad altre domande.

Come Davide Lanzafame. «Abbiamo giocato per perdere, l’esito della partita fu oggetto di un accordo, proposto da alcuni miei ex compagni di squadra tra cui Andrea Masiello, Nicola Santoni, Daniele De Vezze e Stefano Guberti. Io avevo 20 anni ero alla mia seconda esperienza, non decidevo determinate dinamiche, non gestivo io questa situazione, stavo solo a sentire», disse in aula.

Secondo l’accusa per Bari-Treviso il calciatore William Pianu avrebbe consegnato il denaro ai baresi Ivan Rajcic, Vincenzo Santoruvo, Davide Lanzafame, Nicola Belmonte, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Massimo Ganci, Vitangelo Spadavecchia, Jean Francois Gillet e Marco Esposito.

Per far vincere alla Salernitana la gara, due calciatori e un dirigente della squadra campana - Luca Fusco e Massimo Ganci (ex Bari) e il team manager Cosimo D’Angelo - avrebbero offerto 150mila euro (settemila euro a testa) a 16 calciatori del Bari e all’ex factotum Angelo Iacovelli.

Stando al racconto che Masiello potrebbe ripetere ancora in aula, alcuni giocatori del Bari aderirono alla proposta di quattro compagni (li aveva definiti «il gruppo degli anziani», Stellini, De Vezze, Santoni ed Esposito), di alterare il risultato della partita in cambio di soldi. Masiello ricostruì i giorni precedenti la gara, parlando di una riunione nello spogliatoio. Riferì di un incontro che i quattro avrebbero avuto con alcuni giocatori campani a metà strada per definire i termini. Un summit - è questa la novità emersa all’udienza del 12 maggio scorso - che sarebbe stato seguito qualche giorno dopo da una seconda riunione nello spogliatoio.

Una lista scritta a mano con i nomi di chi avrebbe ricevuto i soldi frutto della combine, un accordo raggiunto al telefono, una borsa nera con 150mila euro in banconote da cinquecento e cento euro. Questi, invece, i ricordi di Marco Esposito che, nel corso dell’udienza dello scorso ottobre, aveva confessato di aver «contato personalmente i soldi» e di averli poi «divisi tra chi aveva aderito all’accordo sulla base di una lista scritta a mano». L’ex difensore aveva anche parlato del ruolo che nella vicenda avrebbe avuto l’ex team manager del Bari. «Il primo a chiedermi di perdere per dare una mano alla Salernitana fu Luciano Tarantino», disse Esposito in aula. Le sue dichiarazioni, rese durante le indagini, avevano indotto la Procura a iscrivere nel registro degli indagati per concorso in frode sportiva il braccio destro di Giorgio Perinetti. Dichiarazioni, però, non riscontrate. Al punto che per Tarantino fu chiesta l’archiviazione. Anche lui e Perinetti (entrambi citati per ieri e assenti) dovranno deporre. Un aperitivo per il pezzo forte: Antonio Conte, ex allenatore del Bari, della Juve, oggi tecnico della Nazionale, testimonierà in questo processo. Una deposizione, c’è da scommetterci, da tutto esaurito.

 

IL PARADOSSO DI UN PAESE TRAGICO MA NON SERIO

di GAETANO CAMPIONE (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 04-02-2015)

Kafkiana o grottesca. Scegliete voi l’aggettivo che più si adatta a commentare il processo barese sul calciommesse.

Quello delle partite truccate in serie B (Salernitana e Treviso), vendute dai nostri eroi del pallone - secondo l’accusa - per 220mila euro. Ricordate? Bari diventò la Sodoma e Gomorra del Belpaese sportivo. Con schizzi di fango che ricoprirono mezza città, fino alla discesa nell’inferno col derby venduto al Lecce.

Bene, dopo sette anni dalle partite incriminate, si ricomincia. Cioè, quanto fatto fino ad oggi non serve a nulla. Cancellato. Come con un colpo di spugna. Le sette udienze celebrate? Tempo perso. I testimoni? Dovranno testimoniare di nuovo. Le assenze illustri, le multe, la minaccia degli accompagnamenti coatti, le dichiarazioni? Inutili. Provate a spiegarlo ad uno come Alessandro Gazzi, arrivato apposta ieri da Torino. Non voleva finire come Caputo e Gillet. Il primo non si presentò in Tribunale perché era in ritiro, il secondo perché giocava ad Heklsinki in Euro League. Ma un’aula di giustizia non è uno stadio. Gli impegni professionali non rappresentano una valida motivazione per assentarsi. E così la dea bendata, quella della legge è uguale per tutti, quella che sta al di sopra dei comuni mortali, comminò multe e minacciò accompagnamenti coattivi.

Gazzi, ligio al dovere, si è presentato. Per scoprire che l’ottava udienza è saltata: è cambiato il giudice monocratico (trasferito in una diversa sezione dello stesso Tribunale), e i difensori degli imputati non hanno dato il consenso alla rinnovazione degli atti.

Morale? Si ricomincia dall’inizio. Per l’udienza del 3 marzo sono stati citati di nuovo i testi dell’accusa, già ascoltati. Gazzi dovrà ritornare chissà quando. Intanto dietro l’angolo c’è la prescrizione. Cioè tutto quello che si sta per ricominciare a fare, tra due anni rischia di trasformarsi in carta straccia. Ci sarà pure un motivo se nella hit parade della efficacia della Giustizia, il Paese di Pulcinella è al 154° posto.

E c’è chi si batte il petto. Per aver ingenuamente patteggiato o scelto la strada del rito abbreviato: in tre se la sono cavata con un mese di reclusione, due con la condanna tra i 6 e i 4 mesi.

Se non avessero avuto fretta, potrebbero ancora sperare nel colpo di spugna della prescrizione. O nella kafkiana e grottesca capacità della Giustizia di essere imparziale. Imprevisti permettendo.

 

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Contrordine!

 

«Il processo continuerà davanti allo stesso giudice»
Dietrofront del Tribunale

Il potenziale rischio prescrizione è stato esorcizzato, il giudice non cambierà, i testimoni già ascoltati non dovranno tornare in aula
Il procedimento riguarda le presunte partite truccate dei campionati di B 2007-2008 e 2008-2009 Salernitana-Bari e Bari-Treviso

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 05-02-2015)

Stop. And go. Prima la frenata, poi la ripartenza di slancio. Una marcia indietro della marcia indietro. Il giudice del calcioscommesse non cambierà. I testimoni già ascoltati non dovranno tornare in aula. 24 ore dopo il problema, ecco la soluzione. La Giustizia, quando vuole, rimedia a tempo di record. Calcioscommesse, filone relativo alle presunte combine della gare della serie B risalenti ormai a qualche stagione fa. Il presidente del Tribunale, Vito Savino, ha riassegnato il procedimento allo stesso giudice evitando così che tutta l’attività istruttoria andasse smarrita. «Non è possibile perdere un anno e mezzo di dibattimento - ha spiegato Savino -. Il processo sul calcioscommesse continuerà con lo stesso giudice».

Savino ha dato indicazioni precise al collega Giovanni Mattencini, presidente della prima sezione penale, e suo «delegato» nel palazzo di Giustizia di via Nazariantz. Il giudice Domenico Mascolo, dunque, riprenderà il posto della collega Laura Chiddo, a sua volta giudice per un giorno nel filone sulle partite della serie B.

L’udienza di due giorni fa, l’ottava dall’ottobre 2013, era saltata perchè dopo il cambio di giudice, i difensori dei 18 imputati non avevano dato il consenso alla rinnovazione degli atti. Sulla base di un principio fondamentale in uno Stato di diritto, disciplinato dai codici di rito: la prova, soprattutto in un processo in cui le testimonianze sono decisive, deve essere acquisita dal magistrato che emetterà poi il verdetto. Non basta leggere i verbali delle deposizioni rese davanti a un’altra toga. Anche dal modo in cui il teste risponde, dalle sue incertezze e reticenze, è possibile trarre il proprio convincimento.

Tra l’altro, il giudice Mascolo era stato trasferito da una sezione all’altra dello stesso Tribunale. Praticamente è rimasto quasi nello stesso corridoio. Era quasi scontato - dunque - disporre che il magistrato titolare del fascicolo proseguisse nel suo lavoro fino a sentenza. Ma se la stampa non avesse sollevato il caso, ci sarebbe stato un provvedimento simile? «Non ne ero informato, ma la decisione non è legata a questioni mediatiche. Semplicemente non si vuole disperdere un anno e mezzo di attività istruttoria».

Il processo era stato quindi aggiornato al 3 marzo prossimo per ripartire da zero. Il procedimento - ricordiamo - riguarda le presunte partite truccate dei campionati di serie B 2007-2008 e 2008-2009, Salernitana-Bari (del 23 maggio 2009, finita 3-2) e Bari-Treviso (del 10 maggio 2008, finita 0-1) vendute dai biancorossi - secondo la Procura - per complessivi 220mila euro. L’accusa è di concorso in frode sportiva.

Il potenziale rischio prescrizione (i presunti reati commessi in occasione della partita contro il Treviso si «estingueranno» a causa del decorso del tempo a novembre) è stato esorcizzato. E pensare che il processo ha già una corsia preferenziale (nel ruolo del giudice davanti al quale si discute non ce ne sono altri).

La decisione ha sollevato alcune reazioni, come quella di Mimmo Magistro. Per il presidente dell’Associazione Maglia Biancorossa, la decisione di Savino «non può che far gioire quanti erano rimasti amareggiati per il rischio quasi concreto che la vicenda potesse andare in prescrizione. Ora ci sono le condizioni per evitarla». E ancora, «senza perdere altro tempo, sia il Comune di Bari che i liquidatori della vecchia società calcistica, ora potranno costituirsi in altro procedimento civile, anche utilizzando le risultanze penali, chiedendo anche ristoro dei danni materiali e d’immagine della città e del club».


Quanti processi non si salvano in calcio d’angolo
di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 05-02-2015)

Processi che slittano perché il giudice viene trasferito, fascicoli assegnati alla sezione sbagliata, collegi composti in modo diverso dalle «tabelle» del Tribunale, notifiche che non vanno a buon fine, testi e consulenti invitati a tornare una prossima volta. Solo un esempio di quello che accade quotidianamente nei palazzi di Giustizia. Una «normalità» - questo spaventa - vissuta con assuefazione e non con indignazione, ed esplosa con il caso del processo su due partite che ex calciatori del Bari avrebbero venduto.

«Ma come? cambia il giudice e il processo deve ripartire da zero?», è la domanda rivolta dal cittadino medio. La risposta è giunta in sole 24 ore forse per due ragioni. Rispetto a tanti altri episodi più gravi, eppure anonimi, infatti, la vicenda è finita sui media. E poi, il tema, è di quelli che bloccano un Paese. Potenza del dio pallone, anche se il presidente del Tribunale assicura che le ragioni non sono certo mediatiche. Sì, è vero, rispetto ad altri dibattimenti, magari appena iniziati, sui quali non incombe il rischio prescrizione, il Tribunale è intervenuto per evitare che l’attività svolta andasse perduta, a causa del trasferimento di un giudice, non da Bari ad Aosta, attenzione, ma da una sezione del Tribunale a quella affianco. Praticamente rimanendo nello stesso corridoio. Ma se il caso non fosse finito sui giornali, il processo sarebbe stato salvato in calcio d’angolo? Difficile dare una risposta. Certo è che (quasi) tutti i filoni sul calcioscommesse hanno avuto una corsia particolare. Per un reato, la frode sportiva, non tra i più gravi previsti dall’ordinamento giuridico, c’è solo quel processo nel ruolo di udienza. Il sogno per ogni magistrato e avvocato. Ma anche per le vittime reati di ben altro devastante impatto: chi attende giustizia, non sempre può aspettare i tempi supplementari.

 

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Sculli non gioca mai

Lotito paga lo stesso

di ALBERTO ABBATE (IL MESSAGGERO 05-02-2015)

Tutti a prendersela con Ederson. Gli 1,5 mln d'ingaggio del brasiliano insieme a quello di Bergessio avrebbero «alterato gli equilibri». Mica dello spogliatoio, del bilancio. Eppure Lotito continua a pagare a vuoto circa 10 mln lordi per giocatori inutilizzati. C'è un caso su tutti, diverso dagli altri, di un biancoceleste stipendiato per 1,1 milioni sino a giugno, senza mai essere sceso in campo. Sculli a Formello quest'anno non c'è mai stato. A ottobre aveva vissuto un periodo difficile, con la morte del padre. A dicembre compare fra le carte di Mafia capitale. Perché la Lazio non dice nulla e paga? In base all'accordo collettivo, se un giocatore dopo un mese di convocazioni non si presenta agli allenamenti, la società può chiedere la risoluzione unilaterale del contratto. La Lazio non lo fa perché di sicuro non vuole avere" fra i piedi" Sculli. Ma per futili motivi organizzativi (rosa extralarge?) è possibile continuare a retribuire un tesserato che nemmeno lavora? O Lotito è diventato magnanimo oppure è strano che non si sia nemmeno provato a trovare una soluzione. Qualche mercato è ancora aperto, ma la Lazio è il suo paradiso d'oro.

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Situazione delicata

L’allarme di Tommasi

«Parma attento a non cadere in scommesse e tentazioni»

di PAOLO TOMASELLI (CORSERA 05-02-2015)

L’allarme c’è. E a lanciarlo, con successiva precisazione, è Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori: «Siamo seriamente preoccupati. Quella del Parma è una situazione intollerabile nella serie A di oggi. Con i contratti tv che ci sono e la programmazione che dovrebbe essere pluriennale. Giocando in situazioni così di emergenza e di difficoltà economica — continua l’ex centrocampista di Roma e Verona — il rischio è quello di rientrare in vicende poco gratificanti per il mondo dello sport. C’è preoccupazione, visto quello che è successo negli anni scorsi e purtroppo sta succedendo ancora a livello internazionale, legato alle scommesse e alla regolarità dei campionati».

Il Parma è ultimo con 9 punti, otto giocatori se ne sono andati nell’ultima sessione di mercato, i calciatori hanno ricevuto solo una mensilità da inizio anno. E se non riceveranno 5 mesi di stipendio entro il 16 metteranno in mora la società, con la possibilità di svincolarsi e ripartire a giugno da un’altra squadra. Il contesto — anche dopo la vendita da parte di Tommaso Ghirardi alla nuova proprietà albanese — è questo e non promette nulla di buono per la regolarità del campionato: sia per quello che si vede in campo (17 k.o. in 21 partite), che per quello che non si vede.

L’Aic e il suo presidente hanno incontrato i giocatori del Parma e li hanno messi in guardia: perché sono sotto gli occhi di tutti e soprattutto perché sono più vulnerabili e possono essere avvicinati dalla malavita legata al calcioscommesse: le inchieste hanno dimostrato che basta un «over» (una partita con più di 3 gol) ben congegnato con i vari bonus per generare vincite molto elevate.

«C’è grande apprezzamento per la professionalità e la serietà del Parma, dall’allenatore ai giocatori — precisa Tommasi — . Non esprimo nulla, né avanzo alcun tipo di dubbi. Ci mancherebbe. Quando parlo di situazioni anomale, mi riferisco a rischi esterni, non certo interni. Dal pericolo di mire delle organizzazioni internazionali, alla scarsa serenità con la quale si considererebbe qualsiasi errore. Ma sulla serietà del Parma, nessun dubbio». L’allarme però resta, eccome.

 

E’ UNA VERA FARSA

SERVE IL MODELLO USA

di PAOLO CONDÒ (GASPORT 05-02-2015)

Nelle leghe professionistiche americane, che il nostro calcio cita spesso come punto di riferimento, una farsa come quella in corso dalla scorsa estate a Parma non sarebbe possibile. Negli Stati Uniti gli stipendi dei giocatori sono pagati dalla Lega, che mensilmente gira loro l’assegno ricevuto dal club: nel caso (rarissimo) in cui questo assegno non arrivi, la Lega continua a pagare utilizzando i propri fondi, perché il bene considerato supremo è la regolarità del torneo, e dunque nessun giocatore deve rischiare di vedere alterata la propria motivazione o addirittura la propria impermeabilità a un tentativo di corruzione. Poi, ovviamente, la Lega ha i mezzi per ottenere dalla franchigia la restituzione dell’«anticipo», sino a imporre un cambio di proprietà.

Nel sistema italiano, invece, i giocatori del Parma non vengono pagati da agosto e nessuna autorità, né la Lega né la Federcalcio, ha detto finora mezza parola su un campionato chiaramente falsato da una situazione senza precedenti, almeno non di queste dimensioni. Tra rescissioni (Cassano, Felipe), partenze low cost (Pozzi a mille euro), ritorni alla base (De Ceglie) e cessioni grottesche come quella di Paletta, arrivato domenica a San Siro per giocare contro il Milan e lasciato in panchina perché il giorno dopo proprio il Milan l’avrebbe acquistato, la rosa a disposizione del povero Donadoni cambia ogni settimana. Di fallimenti ne abbiamo visti ormai tanti, in questo calcio italiano allo sfacelo, ma un lungo e penoso addio come quello del Parma è un triste inedito, e un insulto a una città e a una tifoseria che negli ultimi 25 anni hanno voluto dire moltissimo.

Lo scorso maggio Ghirardi convocò una conferenza stampa per denunciare, con una voce a tal punto vibrante di indignazione da far davvero pensare a un sopruso, l’esclusione dall’Europa League per non aver pagato 300 mila euro di Irpef; il provvedimento, reso esecutivo dalla Figc, era un atto dovuto in base alle regole Uefa. Beh, dà fastidio il solo pensiero che in questo Paese si obbedisca alle norme europee ma si possa fare spallucce di fronte a quelle italiane.

Il problema è che qualsiasi nuovo proprietario dovrebbe essere costretto - come precondizione per acquisire il club - a pagare i debiti, iniziando per i motivi già descritti dagli stipendi dei giocatori (e dei dipendenti). Nulla di tutto questo è successo, anzi: da Varela a Rodriguez sono arrivati calciatori nuovi, accettati e vidimati come se quella del Parma fosse una situazione normale, e non la trasformazione della serie A in un torneo a 19 squadre più un club partito con una rosa da Europa League, ma che rischia di arrivare con la Primavera.

 

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Quella sulla mano è una battuta

sfruttata da chi mi vuole male

di LUCIANO MOGGI (LIBERO 05-02-2015)

Che strano il giornalaccio rosa, ha impegnato l’intera pagina 11 per parlare della querela per diffamazione fatta allo scrivente dalla famiglia Facchetti: foto e personaggi del calcio a iosa, intervistati per dire la loro sul saluto tra Moratti e Moggi in Tribunale.

Pensieri e pareri a volontà ma anche una ipotesi suggestiva, di parte ovviamente (Facchetti), su quello che i due si erano detti (se fosse mancata si poteva anche obiettare che non era il vero giornalaccio rosa). Sentite qua: «Moggi avrebbe chiesto a Moratti di intercedere presso il figlio di Facchetti per il ritiro della querela». Così l’estensore dell’articolo Matteo Brega. Nessuna meraviglia naturalmente, è il minimo che ci si poteva aspettare per acuire le tensioni e farne un caso.

Ovviamente nessun cenno alla prima udienza, quando l’arbitro Bertini ha testimoniato che Facchetti era effettivamente andato nello spogliatoio prima della gara di Coppa Italia Cagliari-Inter a chiedere all’arbitro stesso il 5-4-4 («vincere» la prima voce), la rosea ha trascurato questo «piccolo» particolare andando volutamente sulla dichiarazione testimoniale di Pairetto, più dolce nei toni. Nell’udienza di qualche giorno fa non ha ritenuto opportuno entrare nel merito della testimonianza di Mazzei, designatore degli assistenti, che colloquiava allegramente con Facchetti sugli assistenti da designare, più opportuno evidentemente dare enfasi al saluto tra Moratti e Moggi. Infine la testimonianza di Moratti che afferma candidamente che era solito andare nello spogliatoio dell’arbitro prima e dopo la gara perchè ciò, ed è vero, era ammesso dai regolamenti; ha affermato di non ricordare se Bergamo era passato da lui a Milano, come richiestogli, per ritirare il regalo promessogli mentre si è ricordato di averlo invece ricevuto nella sua villa di Forte dei Marmi: cose quest’ultime marginali per la rosea, molto più importante evidentemente il saluto a proposito del quale mi pare onesto ammettere di aver risposto perchè i miei genitori - anche se povera gente - tanto mi hanno insegnato.

Niente a che vedere però su ciò che penso di Moratti che non cambia assolutamente, quello che era è rimasto, mentre «mi sono lavato le mani» voleva essere una battuta per sdrammatizzare, come una battuta era stata quella dell’Avv.Prisco («contate le dita...»). Siccome anche il direttore del Corriere dello Sport è voluto entrare nella querelle con un tweet che non ha niente a che vedere con lo spirito con il quale era nata la battuta, mi corre l’obbligo di precisare che lo squallore di cui parla esiste effettivamente ma in particolar modo per chi tiene una propria posizione al giornalaccio rosa, la cambia a Tuttosport e la ricambia al Corriere dello Sport, a seconda cioè della propria collocazione: per capire meglio basta confrontare i giornali. Per quanto riguarda invece l’ipotesi alquanto remota del giornalaccio rosa sulla mia richiesta di intercedere per il ritiro della querela, qui proprio non ci siamo: il figlio di Facchetti l’ha fatta e adesso la porta in fondo, sarei addirittura io ad oppormi in caso contrario, per tanti motivi che devono essere trattati in tribunale e non al bar.

 

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Portugal, Spain Said to Complain to EU on Soccer Finance Rules

by ALEX DUFF (BLOOMBERG.com 04-02-2015)

Spain and Portugal’s soccer leagues filed a complaint to the European Commission challenging a FIFA ban on clubs selling the transfer rights of players to investors, three people familiar with the situation said.

The European Commission received a complaint related to FIFA plans to stop so-called third-party ownership, spokesman Ricardo Cardoso said yesterday, without identifying who filed the document. Soccer ruling body FIFA will ban TPO starting May 1 amid concerns investors may interfere in the $4 billion player-trading market.

Spanish and Portuguese league officials traveled to Brussels to lodge the complaint, the people said. They asked not to be identified because the leagues still need to complete the submission of other documentation. The leagues are receiving assistance from lawyers including Jean-Louis Dupont, two of the people said.

Atletico Madrid, the Spanish champion, and Porto, a two-time European title winner, are among teams from the south of the continent that have turned to TPO deals since the financial crisis began in 2008. Banks including Bankia SA have reined in their overdraft facilities to all but the biggest clubs because of tighter credit rules.

In a TPO deal, investors might acquire 50 percent of a player’s transfer rights from a club in return for half of any transfer fee when he is traded. Doyen Sports, part of a closely held London hedge fund, has done more than $100 million of such deals since 2010, according to the unit’s Chief Executive Officer Nelio Lucas.

Bosman Ruling

Dupont, who declined to comment, is also representing Brussels-based player agent Daniel Striani in seeking to overturn European soccer ruling body UEFA’s so-called Financial Fair Play rules that seek to stop clubs spending more than they earn.

The Belgian lawyer is best known for successfully overturning rules on player transfers in 1995 on behalf of Belgian footballer Jean-Marc Bosman.

Atletico Madrid CEO Miguel Angel Gil said in an interview last year that alternative financing had allowed his club to compete with richer rivals including Real Madrid and Barcelona, two of the world’s biggest clubs by sales.

In 2008, the English Premier League, soccer’s richest by sales, banned TPO after West Ham ceded control of Argentina striker Carlos Tevez to investment companies domiciled in the British Virgin Islands.

 

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CONI.it 04-02-2015

Integrazione nello sport, rinnovato accordo col

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

 

Malagò ha sottolineato l’orgoglio dello sport italiano per il rinnovo dell’accordo. “E’ un progetto che ci sta molto a cuore, ci mettiamo la faccia. Con il ministro Poletti c’è piena condivisione di obiettivi. Si parla di integrazione e attraverso questo percorso vogliamo rimuovere qualunque limitazione sull’argomento, per traslare il desiderio della cittadinanza sportiva in una realtà legislativa. Penso alla finale mondiale Francia-Qatar di pallamano: risultato storico per il Qatar, ottenuto sfruttando la normativa a livello di federazione internazionale per il tesseramento di atleti. Non vogliamo trovarci penalizzati, né cambiare le carte ma sfruttare questo cammino, che ci vede orgogliosamente vicini al Ministero, per ottenere un risultato straordinario anche sotto il profilo sociale”.

 

Allora il caro Malagò capisce poco o fa il furbo perché il Qatar ha sfruttato la regola della IHF per la quale per rappresentare un altro Paese basta non aver disputato incontri con la maglia di una rappresentativa differente nel corso dei tre anni precedenti (poi praticamente la federazione qatariota ha acquistato i migliori tesserabili sulla piazza).

E' vero che in altri sport come atletica, rugby e calcio a 5 ci sono regole che favoriscono questo genere di assimiliazioni ma non è più sport: siamo molto oltre la pratica degli oriundi, si sconfina nel commercio degli atleti.

E per una federazione ricchissima come quella del Qatar sarà un gioco da ragazzi approfittare di tutte le occasioni che organizzazioni, ad esempio, come la FIFA volessero promuovere in vista dei Mondiali di calcio (oggi un quotidiano sportivo spagnolo mette già Guardiola sulla panchina del Qatar per il 2022: pecunia non olet).

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Affari da Figc: 107 mila euro

per i libri del capo Tavecchio

A NOVEMBRE APPROVATO L’ACQUISTO DI 20 MILA COPIE DI “TI RACCONTO IL CALCIO”

DOPO LE BANANE Il Presidente ha scritto un racconto per bambini. Nella delibera

però si cita il titolo, ma non l’autore. Claudio Lotito: “Non ha guadagnato nulla”

di VALERIA PACELLI (IL FATTO QUOTIDIANO 06-02-2015)

Non si arresta il successo del libro di Carlo Tavecchio”. Così sul sito della Figc del comitato regionale del Friuli Venezia Giulia nel 2012 veniva rilanciata l’opera Ti racconto... il calcio, un libro nel quale il presidente della Figc spiegava “la meravigliosa storia del Calcio e della Lega dilettanti” alla nipotina Giorgia. Probabilmente il successo invece si era un arrestato, e così è intervenuta la Figc che nel 2014, per un totale di 107 mila euro più Iva ha comprato 20 mila copie del racconto.

Quando è stato approvato questo investimento la Federazione Italiana Giuoco Calcio ha trovato un interessante escamotage: nella delibera del 19 novembre 2014 è stato citato solo il titolo del libro senza indicare l’autore, forse per evitare l’imbarazzo.

La delibera, approvata in questo punto dall’unanimità del comitato di Presidenza della Figc, cita: “Il Presidente (ossia Tavecchio stesso, ndr) riporta le richieste promosse da alcuni Comitati Regionali e Provinciali interessati a disporre di copie del volume Ti racconto il calcio per farne dono ai giovani atleti tesserati quale strenna natalizia. Evidenziando come l’editore si sia dichiarato disponibile a garantire la fornitura delle 20 mila copie ancora disponibili a soli 5,38 euro più Iva in luogo degli 11,00 indicati dal prezzo di copertina, prospetta la possibilità di dare corso alla fornitura”. E poco dopo: “Il comitato di Presidenza approva all’unanimità”.

Quindi il libro, edito dalla Moruzzi’s Group, viene acquistato con lo sconto, con tanto di beneficenza da parte dell’autore. La delibera inoltre è stata emessa dalla Figc dopo che a ottobre scorso il Comitato olimpico nazionale alle Federazioni gli aveva imposto la spending review, tagliando circa 20 milioni di finanziamenti in un anno.

Il Fatto Quotidiano ha provato a chiedere spiegazioni al Presidente Carlo Tavecchio, senza ottenere risposta. È stato contattato anche uno dei membri del comitato di presidenza dell Figc, il presidente della Lazio Claudio Lotito, il quale prima non ricordava di essere stato presente alla riunione del 19 novembre scorso, poi si è documentato e con forza ha ribadito: “I comitati nazionali sono 20 per un numero di 700 mila tesserati, i libri sono stati distribuiti in funzione del numero di tesserati. Il presidente non percepisce un euro, non ha interessi di alcun tipo. In ogni caso la Figc ha il compito di promuovere il calcio nei settori giovanili e in quelli scolastici oltre che nei comitati regionali. Quindi il libro ha un intento ludico-didascalico. Mi dice dove sta lo scandalo?” Non crede che ci sia un conflitto di interesse dato che la Figc acquista libri del suo presidente? “Lui lo ha fatto gratuitamente. Inoltre è stato un libro molto apprezzato: sono state vendute 140 mila”.

Rilanciato in pompa magna alla data della pubblicazione dai siti di sport e non solo, il libro Ti racconto.. il Calcio di Tavecchio è il “racconto di nonno Carlo alla nipotina Giorgia” sulla “storia del calcio e della lega dilettanti. Un libro – si spiega nella copertina –per avvicinare i bambini e le bambine allo sport e al calcio vero, ben oltre i videogiochi e la televisione”.

Tavecchio già in passato si è ritrovato a dover giustificare situazioni imbarazzanti. Come quando a luglio scorso, in pole position per diventare Presidente della Figc ha dichiarato: “Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco un altro. L’Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare. Noi, invece, diciamo che Optì Poba –afferma inventando un nome – è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio. E va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”. Una gaffe, che a parte le polemiche, non gli è costata il passaggio dalla Lega Nazionale Dilettanti di cui era numero uno, alla presidenza della Figc. Poco dopo, a settembre 2014, un’altra notizia aveva riportato sulle cronache il nome di Tavecchio, ossia la compravendita con plusvalenza da 9 milioni di euro di un piano di un palazzo nel centro di Roma, vicino a Piazza del Popolo. Nel 2008, quale numero uno della Lega dilettanti, infatti Tavecchio aveva firmato il contratto di acquisto del palazzo dalla Vispa 07 a Lnd Servizi per 20 milioni di euro. La Vispa 07 però aveva comprato l’immobile appena venti giorni prima da Beni Stabili gestioni per soli 11 milioni. Una vicenda dai contorni poco chiari soprattutto perché, come ha raccontato Il Fatto e l’Espresso , gli azionisti della società, che hanno intascato la plusvalenza, sarebbero ignoti perché schermati da fiduciarie. All’epoca la Lega dilettanti spiegò che per comprare quel piano del palazzo “non è stato speso denaro pubblico”. Poi arrivò la spiegazione di Tavecchio: “Ho letto dell’offerta sul giornale, a me quell’operazione non l’ha offerta nessuno”.

Adesso Tavecchio dovrebbe invece spiegare per quale ragione la Figc decide di comprare ventimila copie di un libro, scritto proprio dal suo presidente. Con o senza guadagni

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La FIGC li ha comprati anche ad un prezzo superiore, rispetto alla promozione per la Lega Nazionale Dilettanti (ancora in vigore ad agosto 2014).

Per il prezzo di copertina, poi, lasciamo stare... che miseri bugiardi. Peculati e sperculati.

Modificato da Ghost Dog

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TAVECCHIO/IL PRESIDENTE FEDERALE E GLI AZZURRI ALLO STADIUM: “LO VUOLE LA CITTÀ”

“Calciopoli? Assurda la causa alla Figc

ma quella Juve avrebbe vinto comunque”

Sul campo gli scudetti sono 32, la squadra non ha rubato ma la sentenza che ha punito il club va rispettata

La tecnologia varrà per il gol-non gol. Ho già incontrato le società più importanti. Chi la pagherà? I club

Il Coni ci ha tagliato 25 milioni, siamo in spending review. Gli arbitri di porta ne costano 1,2: deciderà l’Aia

Il 21 febbraio a Firenze lanciamo un’iniziativa contro il razzismo che poi toccherà tutta l’Italia

di ENRICO CURRÒ & FRANCESCO SAVERIO INTORCIA (LA REPUBBLICA 06-02-2015)

«La Juventus sul campo era nettamente la più forte, di scudetti ne ha vinti 32: la squadra non ha rubato nulla e non avrebbe avuto bisogno di certi magheggi. Lo dico da vecchio interista, anche se più tiepido. Però la sentenza Calciopoli, che ha sanzionato i comportamenti del club fuori dal campo, è legge e siamo qui per farla rispettare». Carlo Tavecchio a Repubblica parla dei rapporti con la Juve, che ospiterà Italia-Inghilterra il 31 marzo ma che pretende 444 milioni di danni per le sanzioni del 2006. «Ho accolto le reiterate richieste del sindaco Fassino — spiega Tavecchio —, Torino è capitale europea dello sport ed era ingiusto privarla degli azzurri, che lì hanno già giocato: stavolta però copriremo i simboli incoerenti con le sentenze. Il 23 marzo la Cassazione scriverà la parola fine su Calciopoli: la causa della Juve è temeraria e, vedrete, sarà la Figc a chiedere i danni». Tavecchio sogna il titolo europeo («Vinciamo noi, non punto al terzo posto, con Conte in panchina è possibile»), e oggi in Lega chiederà che i nuovi calendari esauriscano l’attività entro il 15 maggio 2016, garantendo la finestra per uno stage a febbraio; e, inoltre, che già alla fine di questo campionato i club lascino i giocatori a Conte per un miniritiro prima della Croazia. «Il vero nodo è portare la A a 18 squadre, si può partire dal 2017/2018. Contano i soldi e sarà più facile parlarne perché i diritti tv passeranno da 940 milioni a 1,2 miliardi. La Lega di A è interessata, ma la riforma la fa la Figc e col 75% dei consensi. In caso di stallo, potrei chiedere al Coni di variare i principi degli statuti per abbassare al 66% la maggioranza richiesta. Le ultime riforme le ha fatte solo un commissario, chiediamoci perché».

Il presidente continua a promettere novità. Subito, l’occhio di falco sul gol fantasma: «Pagheranno i club, sono disponibili». Poi, forse, l’addio agli arbitri di porta, per risparmiare: «Il Coni ci ha tagliato 25 milioni: 9,2 li recuperiamo dalla sua rinuncia alla mutualità per due anni, 11 dal taglio dei contributi a B, Lega Pro e Lnd, altri 4 deve trovarli l’Aia, nella sua piena autonomia. Gli addizionali ne costano da soli 1,2...». Ancora, l’abolizione della clausola compromissoria «in materia penale. Negli altri casi, c’è prima il Collegio di Garanzia del Coni: vale anche per il caso Lega Pro, solo in un secondo momento autorizzerò Macalli e Gravina ad adire la magistratura ordinaria». Vuole due sole Leghe («una di tutti i pro, una dei dilettanti»), intende potenziare gli organi di controllo per «evitare di ripetere il caso Parma: la Covisoc aveva autorizzato l’iscrizione». Racconta, poi, che l’imbarazzante gaffe sulle banane l’ha reso famoso: a Teheran, un mese fa, l’hanno riconosciuto e gli hanno chiesto un selfie. Di fatto, resta inibito: non potrà essere al Congresso Uefa del 24 marzo. «Ma il prestigio della Figc non è stato intaccato. Ho avuto l’Europeo 2020, i fondi HatTrick per il vivaio, i contributi per il settore femminile, tutto grazie alle mie conoscenze. Non sarò al congresso? Ci andrà Beretta e voterà Platini, candidato unico. Alla Fifa non so, ma non vedo chi può battere Blatter. Ho chiesto scusa mille volte, ma mi dite quali danni ho fatto alla Figc?».

Dopo mesi di inattività, avrà un senso anche la nomina di Fiona May: il 21 febbraio da Firenze parte il progetto “Razzisti? Una brutta razza”, 20 eventi, uno al mese in ogni regione italiana, 10mila ragazzi under 18 coinvolti: momenti di riflessione nelle scuole calcio, testimonianze di personaggi famosi (si parte con l’attore Marco D’Amore, Frankie hi-nrg mc, forse Seedorf).

La prossima grana può arrivare da Cremona, invece, se il ct verrà rinviato a giudizio per frode sportiva. «Conte ha già pagato, mi pare. E io mi occupo solo di quel che è accaduto, non di quello che potrebbe accadere...».

 

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La sai l’ultima cassanata?

Quel crisantemo metaforico evocato da Cassano contro Donadoni dovrebbe

essere altrettanto metaforicamente posato sulla sua metaforica tomba calcistica

di GIAN ANTONIO STELLA (SETTE 06-02-2015)

Carlos Latre, straordinario comico della tv spagnola, campò sulla sua imitazione per qualche mese. E rese le «cassanate» dell’allora centrocampista del Real Madrid un genere letterario. Sketch indimenticabili. Dove un Antonio Cassano grasso, bulimico, incazzoso, con un orecchino per orecchio, tutto faceva meno che giocare a calcio. Ed eccolo in palestra, col suo bel panzone, che si stufa di fare esercizi e addenta un peso come fosse un salame per poi scagliarsi contro la telecamera. Eccolo in collegamento con uno studio televisivo dove insulta tutti per poi scagliarsi contro la telecamera. Eccolo mentre fa un autografo a un bambino, gli frega la merendina e lo insulta per poi scagliarsi contro la telecamera. Eccolo che prende a botte e calci una macchinetta distributrice di bibite e spintona via un signore che gli spiega che basta inflare le monete nella fessura e va a scagliarsi come sempre contro la telecamera. Un tormentone. Cosa farebbe dunque, quel formidabile imitatore, davanti all’ultima rissa scatenata dall’ex campioncino che, senza mai diventare un campione, è via via scivolato nella parte malinconica del vecchio imbolsito e rancoroso che un giorno racconterà agli ubriaconi del bar «io ho giocato in Champions League»? Direbbe «Uffa, ancora cassanate? Che noiaaaaaa!» Di tutte, l’ultima è stata forse la peggiore. Per carità, per quanto il suo ingaggio fosse spropositato rispetto non solo al suo apporto calcistico ma alla inaffdabilità caratteriale, aveva ragione a lamentarsi, se non lo pagavano da mesi. C’era un contratto, lo dovevano rispettare. Punto. Lo scambio di messaggi con Roberto Donadoni, un fuoriclasse che sul campo fu molto più grande di lui ed è rimasto soprattutto un uomo perbene, la dice lunga su quanto l’ex campioncino di Bari vecchia non abbia imparato niente di niente dagli errori a catena fatti nella sua carriera. Carriera discreta per un mediocre ma catastrofca per uno che, se avesse avuto un po’ di cervello, avrebbe potuto diventare un campione.

La statura di un uomo. Tutto nasce da una pillola di orgoglio e di saggezza lasciata cadere da Donadoni dopo il rumoroso addio del calciatore: «Ci vuole più dignità a rimaner in sella che ad andarsene. È facile dire che me ne vado perché non mi pagano o perché avevo altre offerte e un paio di squadre all’estero mi volevano. Ha senso solo fare il proprio dovere fno in fondo. Se a fne campionato una squadra mi vorrà ne sarò felicissimo. Non bisogna pensare solo per sé, è da ipocriti e vigliacchi». Parole sacrosante. Necessarie anche per tenere unito un gruppo di giocatori che tutti i giorni cerca di fare il suo dovere lungo una via crucis calcistica e societaria probabilmente destinata alla retrocessione. Risposta di Cassano: «Dopo 17 sconftte parlare di dignità è il colmo!! Capisco che hai perso l’occasione x andare via prima e capisco anche l’attaccamento ai soldi ma prima o poi qualcuno ti cercherà abbi fede Crisantemo!!». E questo è il punto: c’è modo e modo di vincere, c’è modo e modo di perdere. Ed è lì che puoi distinguere, nelle vittorie e nelle sconftte, nei momenti del trionfo e della disfatta, la statura di un uomo e un campione. Alessandro del Piero e Gigi Buffon, per esempio, si sono conquistati per tutta la vita non solo l’affetto ma la stima dei compagni e dei tifosi, loro che avrebbero potuto davvero traslocare in altre grandi squadre europee, accettando di andare in B con la Juventus. «L’arte di vincere si impara nelle sconftte», disse un giorno Simón Bolívar. Ma è inutile tentare di spiegarlo all’ex Fantantonio. Aveva già detto di avere sbagliato dopo aver insultato quel gentiluomo dell’allora presidente della Sampdoria Riccardo Garrone chiamandolo «vecchio di ɱerda». E poi all’arrivo al Milan: «Se fallisco anche qui sono da manicomio». E poi all’arrivo all’Inter: «Moratti mi voleva anche prima ma ero un pazzo scatenato e allora faceva bene a non prendermi». E via così. Possiamo credere che rinsavisca adesso? Ma per carità. Basta. Anzi, quel crisantemo metaforico evocato contro Donadoni dovrebbe essere altrettanto metaforicamente posato sulla sua metaforica tomba calcistica: «Qui giace “Fantantonio”, che avrebbe potuto diventare un gigante ed è rimasto, per colpa sua, un nano».

 

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I LIBRI DI TAVECCHIO SUL TAVOLO

DEL GOVERNO. ORA INTERVIENE DELRIO

IL SOTTOSEGRETARIO CHIEDERÀ SPIEGAZIONI. LA FIGC:

“NESSUN GUADAGNO PER IL PRESIDENTE”. E LA CASA EDITRICE

DEL SUO RACCONTO È CITATA DA UN INDAGATO DEL MOSE

di VALERIA PACELLI (IL FATTO QUOTIDIANO 07-02-2015)

La vicenda delle venti mila copie del libro Ti racconto.. il Calcio di Carlo Tavecchio, acquistate dalla Figc finisce sul tavolo del governo. Più precisamente sulla scrivania del sottosegretario Graziano Delrio, che nei prossimi giorni tramite il Coni chiederà spiegazioni alla Federazione Italiana Giuoco Calcio. A chiedere un intervento di Delrio è stato il deputato Pd Federico Gelli secondo il quale “quell’acquisto è abbastanza singolare e inopportuno – spiega tramite il suo portavoce – per quel conflitto di interesse abbastanza evidente”. Gelli si riferisce alla delibera – pubblicata ieri dal Fatto – del 19 novembre scorso nella quale il comitato di presidenza della Figc approvava l’acquisto di venti mila copie dell’opera Ti racconto.. il Calcio, nella quale Tavecchio racconta alla nipotina Giorgia “la meravigliosa storia del calcio e della lega dilettanti”.

Nella delibera era stato usato un’escamotage, ossia era stato citato solo il titolo del libro, senza dire chi fosse l’autore. Così sono stati spesi 107 mila euro più Iva. Sul caso ieri è intervenuto anche Gianluca Vacca, deputato M5s: “Dopo le banane e gli affari con gli immobili, acquistati dalla Lnd, adesso Tavecchio fa comprare alla Federazione 20 mila copie del suo libro. In parte con denaro pubblico. A questo punto deve dimettersi”.

La Figc invece in un comunicato ufficiale spiega che “Il Comitato non ha ravvisato alcun conflitto di interessi, né anomalia nel fatto che il presidente Tavecchio fosse l’autore della pubblicazione, sia perché lo stesso non riceve alcun compenso sulle vendite sia perché il messaggio didattico ed educativo del libro è rafforzato proprio dal ruolo da lui ricoperto in Federazione. In riferimento a quanto pubblicato dal Fatto Quotidiano, (...) la Figc rende noto che il Comitato di Presidenza, nella riunione del 19 novembre 2014 (...) ha approvato all’unanimità l’acquisto dei volumi per distribuirli gratuitamente alle società sportive”. Tavecchio ha preferito affidarsi alla nota della Federazione, sfuggendo – oltre che alle telefonate – anche alle domande di un cronista del Fatto che davanti la sede della Lega Calcio ha chiesto spiegazioni al Presidente Figc. Intanto si scopre un altro dettaglio di questa vicenda e riguarda l’editore del libro di Tavecchio, la Moruzzi’s Group. La società è stata citata in un verbale finito agli atti del Mose. A tirarla in ballo, l’indagato Daniele Fioretto, collaboratore della Eracle, una società che – secondo la sua stessa testimonianza – faceva fatture gonfiate per la Mantovani, azienda coinvolta nello scandalo del Mose. A verbale, parlando di fatture gonfiate, Fioretto dice: “Escludo per quello che mi consta, che la Eracle abbia fornito lo stesso tipo di servizio reso a favore della Mantovani per altri clienti.”. E poco dopo: “Mi sembra che in alcuni rapporti con la società l’architetto Moruzzi, la Moruzzi’s Group, siamo rientrate delle piccole somme in contante per il Moruzzi. Non ricordo quale società però aveva i rapporti con la Moruzzi’s Group”.

La Moruzzi’s Group, è bene precisarlo, non è stata poi coinvolta nell’inchiesta sul Mose. È una società posseduta da due trust (trustee Mattia Moruzzi, classe 1977) e che nel 2013 ha fatturato 3,3 milioni di euro. La Moruzzi’s Group ha lavorato molto con la Lega Nazionale Dilettanti, di cui Tavecchio era il numero uno: oltre alla pubblicazione del libro si è anche occupata dell’organizzazione di alcuni convegni della Lnd, come quello del 30 settembre 2013 a Bologna. Inoltre si occupa anche della rivista di Calcio illustrato , sempre della Lega Nazionale Dilettanti diffusa a 14 mila società e tesserati in 60 mila copie. Il Fatto ha provato più volte a contattare la casa editrice, con sede a Bologna, senza mai ottenere risposta. Intanto sul caso si attiverà il governo. La questione che coinvolge Tavecchio è di rilevanza pubblica: la Figc infatti ha speso 107 mila euro più Iva, che provengono dal suo bilancio in parte alimentato da fondi pubblici.

Nel budget del 2014 ci sono contributi del Coni alla Figc per oltre 65 milioni di euro. Nelle casse della Federazione inoltre sono arrivati anche 15,6 milioni di euro dalle quote degli associati, 34,5 milioni dalle manifestazioni internazionali, oltre altri 38, 5 milioni di pubblicità e 2,2 milioni sotto la voce di “altri ricavi”. Il totale del buget del 2014, quindi è da capogiro e ammonta a 159,5 milioni di euro. Rispetto a questa cifra, 107 mila euro più Iva posso sembrare pochi. Ma sono pur sempre parte di denaro pubblico e adesso toccherà al governo fare chiarezza.

 

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IL FATTO QUOTIDIANO 07-02-2015

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Mauri verso il rinvio a giudizio a Cremona

di ALBERTO ABBATE (IL MESSAGGERO 07-02-2015)

Una vittoria di Pirro. Il prezzo dell'ultimo successo biancoceleste col Genoa (4-2, 14 maggio 2011) lo paga ancora Mauri. Gli costò addirittura la prigione a Ca' del Ferro. E, triste ironia del destino, il giorno dopo questa partita potrebbe decidersi ancora il suo futuro: è attesa fra martedì emercoledì, l'avviso di chiusura di quattro anni d'indagini a Cremona sulla vicenda calcioscommesse. Il capitano insieme a Doni, Signori e Bressan dovrebbe essere rinviato a giudizio per associazione a delinquere. L'ultima perizia sul suo smartphone aveva scagionato Stefano, ma gli inquirenti, che devono giustificare la detenzione, non sono d'accordo: «C'erano solo tre telefonate, dunque Mauri non utilizzava quell'apparecchio». I legali Melandri e Buceti annunciano battaglia in aula a Cremona. Dove dovrebbero difendersi Stefano e tutti gli accusati di associazione a delinquere. Gli altri cercheranno d'ottenere la competenza territoriale per dilatare i tempi e andare a prescrizione: il ct Conte dovrebbe rispondere solo di frode sportiva per le gare con Novara e Albinoleffe, ai tempi di Siena. Notevole scrematura comunque, solo per 117 indagati su 225 verrá depositato l'atto di chiusura. Un centinaio di nomi archiviato. Ad esempio Gennaro Gattuso: «Nessun riscontro», aveva giá ammesso il pm Di Martino. Così dall'inchiesta dovrebbero uscire anche Bonucci, Criscito, Kaladze e Sculli.

 

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SPORT 07-02-2015

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Questo Sabatini, ex prescritto, non lo sopporto, ma stavolta sono d'accordo con lui.

 

 

 

Sabatini: Conte pensa solo per sé

 

07 febbraio alle 15:15

Se Conte fosse solo un titolo nobiliare, avremmo una nazionale un po’ snob ma serenamente superiore alle squadre di club. Invece Conte è un cognome che attraversa l’Italia con liti, chiarimenti, bisticci, ripicche, invidie, precisazioni, tensioni… Tutto ad alta voce. E poi, sottovoce, le tensioni fanno rima con dimissioni.

Conte titolo nobiliare e Conte titolone dei giornali. Ad alta voce o sottovoce. Mi piace giocare con le parole, lo confesso. Ma non sopporto che si giochi con numeri, date, giorni e soldi. Insomma, con le cose serie. Il ct azzurro minaccia (per la precisione: fa scrivere che minaccia) di andarsene perché il campionato 2015/16 finirà a metà maggio ma la finale di Coppa Italia ancora non si sa?Leggo. Rileggo bene. Guardo il calendario. Non capisco.

La nazionale italiana avrà un mese abbondante per preparare Euro 2016. Gli azzurri impegnati nella finale di Coppa Italia sarebbero disponibili una settimana più tardi. Quanti giocatori, in realtà? Con le rose attuali: una decina con finale Juve-Milan, praticamente nessuno se fosse Inter-Napoli. Stiamo parlando di quel che accadrà fra un anno e mezzo eppure il ct fa già trapelare, sottovoce ma a reti unificate, la minaccia: o Federcalcio e Lega anticipano la finale di Coppa Italia (maggio 2016) o me ne vado subito (maggio 2015). C’è qualcosa che non torna…

Tornando indietro nel tempo, la carriera di Conte racconta: le dimissioni le ha sempre cercate e attuate, quando c’era qualcosa che non gli garbava. Fu così al Bari ed è stato così alla Juve, sconfinando nella stagione iniziata. Schema a tre (frasi): vado via, anzi resto, mi dimetto. Ormai è un libro aperto, con un aggettivo che spunta ad ogni pagina: "furioso", perché non basta semplicemente "arrabbiato". Perfino di una finale di Coppa Italia della quale non è stata ancora fissata la data, perché dipenderà anche dal cammino delle squadre italiane in Champions ed Europa League. Perché tanta furia preventiva?

A pensar male si fa peccato: sì, ma veniale. Fra qualche mese si prospettano le attrazioni fatali di Paris Saint-Germain, Barcellona, forse Bayern Monaco e chissà quali top team in Inghilterra. Panchine libere e belle. Soprattutto ricche. Quindi ideali per un uomo che non deve chiedere mai, tanto lo cercano tutti. E panchine perfette per un allenatore che chiede sempre di più, e anche questo lo sanno tutti.

Ma tutti sanno pure che il ct della nazionale deve essere d’esempio perchè sottoscrive con gli italiani un impegno morale, prima che professionale. La collaborazione di colleghi e club non si ottiene minacciando dimissioni ogni quarto d’ora, per uno stage di due giorni o per una finale di Coppa Italia ancora da decidere. Più che prove di forza, al nostro calcio servono prove di maturità. Più che ricatti, c'è bisogno di buonsenso.

L’allenatore dell’Italia è un ct: significa "commissario tecnico", non "comando tutto". E poi basta con queste storie da perseguitato, che magari la gente ci crede pure. L’Italia non è "contro". Anzi. Anche se non si vuol fidare - o fa finta – l’Italia del calcio è nobilmente "Con Te", caro ct.
 
Sandro Sabatini (giornalista Sky Sport)

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Le convergenze parallele della Juve

che hanno falsato il campionato

di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO di Napoli 09-02-2015)

È una questione di centimetri, fin dalla preistoria calcistica (anno 1981), da quel gol annullato al romanista Turone contro i bianconeri per un fuorigioco che non c’era. C’è una nuova bufera sulla Juve e suuna sua vittoria. Com’era accaduto il 5 ottobre 2014 dopo il successo sulla Roma a Torino e l’11 gennaio 2015 dopo il blitz a Napoli, quando De Laurentiis si infuriò perché ad arbitro e guardalinee sfuggì il fuorigioco di Caceres nell’azione del 2-1, il gol che chiuse la partita.

Stavolta la polemica è stata innescata da Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan. La questione riguarda la posizione di Tevez: il dirigente si chiede se le linee mostrate in tv siano parallele e reclama il fuorigioco. Tutto ciò fa pensare al paradossale principio delle convergenze parallele che propose lo statista Dc Aldo Moro.

Tornando a cose più terrene e polemiche, si discute anche della Juve che produce la partita, come fanno pure il Napoli e l’Inter, e che “da regista” dell’evento non garantirebbe l’imparzialità. Venne offerta questa facoltà alle società nel 2012, però adesso il Milan chiederà che sia revocata, perché il club di Berlusconi - il re delle tv, ironia della sorte - si sente danneggiato. La replica della Juve alle accuse di Galliani è stata arrogante, come spesso accade nei comunicati della Real Casa bianconera: ricordato il titolo di studio del dirigente, geometra.

La Juve ha un cospicuo vantaggio sulle sue inseguitrici - 7 punti sulla Roma e 11 su lNapoli - ma è tutto oro quello che luccica? Se tre club prestigiosi si lamentano per favori che avrebbero ricevuto i campioni d’Italia, significa che qualcosa -anzi molto- non funziona. E che il sospetto di un campionato falsato è legittimo. È bene che la Juve non sottolinei di aver vinto 3-1 sul Milan e sul Napoli perché i gol di Tevez e Caceres sono stati momenti-chiave delle partite. E quanto al match con la Roma di inizio ottobre giova ricordare che l’arbitro di quella gara, Rocchi, chiese scusa a distanza di tempo per un errore commesso. E allora? C’è la sensazione che il sistema tecnologico che la Federcalcio ha approvato e che dovrebbe entrare in vigore dalla prossima stagione (a spese della Lega Calcio, quindi dei club) non risolva un problema di fondo. Che è quello della sudditanza psicologica che da troppi anni rende gli arbitri subordinati al potere della Juve, dei suoi dirigenti e dei suoi giocatori, che si sentono in diritto di afferrare il direttore di gara per un braccio o di insultarlo, senza ricevere sanzioni. E questo crea un inaccettabile clima.

La Roma sta facendo uno sforzo enorme fin dalla scorsa stagione per sottrarre lo scudetto alla Juventus, ma più degli infortuni dei giocatori giallorossi peseranno questi episodi che si stanno verificando con una cadenza che fa riflettere chi si ostina a non credere che il pallone rotoli in una sola direzione. E cosa dire del Napoli, che avrebbe potuto anticipare i tempi della risalita verso il secondo posto se il team arbitrale guidato da Tagliavento fosse stato più attento quella sera a Fuorigrotta? La polemica di ieri è una caduta di stile di due grandi società, ma Galliani ha messo in evidenza due elementi importanti: 1) è ora di finirla con questi favoritismi; 2) non ci possono essere anche immagini parziali perché i telespettatori pagano per assistere a uno spettacolo vero e non “ritoccato”.

Sicuramente la Juve ha un grande allenatore e ha ottimi giocatori e non avrebbe bisogno di questi aiuti. Era così anche dieci anni fa. Quando c’erano tanti campioni nella squadra di Capello che vinceva sempre. Quando scoppiò Calciopoli. I tre episodi accaduti finora fanno temere che questo sia un campionato falsato e che agevolmente la Juve potrà cucirsi sul petto lo scudetto 2015. È un gioco che non piace a nessuno.

 

Senza parole

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Il paradosso dell’uomo che trattava con se stesso

IL RUOLO DI ADRIANO IN PASSATO SIMBOLO DEL CONFLITTO D’INTERESSI

di GIANFRANCO TEOTINO (IL MESSAGGERO 09-02-2015)

Più che speciosa, goffa o farsesca, come la definisce il durissimo e un po’ arrogante (ebbene sì) comunicato della Juventus, la presa di posizione del geometra (lo chiamano così, attenti al razzismo delle qualificazioni) Galliani sul modo in cui le televisioni italiane trattano le partite di campionato è soprattutto paradossale. Il latore della polemica è infatti l’uomo che alle dipendenze di Silvio Berlusconi ha meglio compendiato nella sua persona, nei suoi rapporti con il “principale”, nella gestione del club rossonero e anche nel governo della Lega il groviglio di conflitti d’interesse che ha progressivamente rovinato negli ultimi vent’anni il calcio italiano.

GLI ANNI NOVANTA

Negli anni ’90 Galliani trattava con se stesso. Si sedeva da una parte del tavolo con il cappello di amministratore delegato di Rti (società licenziataria delle concessioni televisivi del gruppo Berlusconi) e di consigliere d’amministrazione di Telepiù e Fininvest e contemporaneamente dall’altra parte del tavolo con il cappello di consigliere della Lega calcio e amministratore delegato del Milan. In pratica vendeva a se stesso i diritti tv della Serie A e della Serie B. Oggi invece si lamenta perché la Juventus, rispettando le regole e il buonsenso, non accetta di delegare ad altri la produzione delle partite che si disputano nel suo stadio.

LE SPIEGAZIONI

Il che non significa, come anche Sky ha spiegato ieri, far vedere quel che le pare, perché ci sono norme precise da rispettare e che garantiscono la neutralità delle riprese e di ciò che va in onda. Significa soltanto evitare di pagare un altro balzello a Infront, il gruppo multinazionale (fondato in Italia da manager di estrazione Fininvest) che avviluppa con i suoi tentacoli l’intero sistema calcio italiano, come advisor nella commercializzazione dei diritti tv, cercatore esclusivista di sponsor per la maggioranza delle società e per la stessa Federcalcio e anche produttore di immagini e commenti televisivi.

IL RAPPORTO CALCIO E TV

E’ tuttavia un bene che Galliani, nel tentativo di trovare colpevoli esterni ai suoi recenti e interminabili rovesci sportivi, abbia attirato l’attenzione sui rapporti fra calcio e televisione. Ormai le tv non sono più soltanto le bombole a ossigeno che consentono la sopravvivenza dei club, ma determinano anche in qualche misura l’esito delle competizioni. Basti pensare all’uso della prova televisiva, ma in futuro alla gestione delle tecnologie che determineranno se è gol oppure no e non solo. Se ne parli, dunque. Ma seriamente. E sapendo prima chi sono i cattivi maestri.

 

.clap

 

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