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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Joined: 08-Jul-2006
21627 messaggi

L'udienza al Tar riguarda la causa per 444 milioni richiesti alla FIGC.

Per com'è strutturarata la Juventus oggi, AA è solo un mero esecutore. Ha promesso (al vento?) ma non decide.

 

E' più facile che siano altri imputati eccellenti, e non la Juventus, ad innescare l'art.39 del CGS per sanare le posizioni e ripristinare lo status quo ante bellum.

E' più facile che siano altri imputati eccellenti, e non la Juventus, ad innescare l'art.39 del CGS per sanare le posizioni e ripristinare lo status quo ante bellum.

questa la sottoscrivo

il lavoro sporco sono altri a doverlo fare

 

Per com'è strutturarata la Juventus oggi, AA è solo un mero esecutore. Ha promesso (al vento?) ma non decide

questa no

per il semplice motivo che

gli ambiti i limiti le competenze

sia già stati stabiliti da tempo

diciamo la strategia globale

la tattica spiccia no........ hanno altro a cui pensare

quindi la famiglia non avrebbe mandato un suo alto ( non dimentichiamo che avere AA dalla sua permette a JE di districarsi con maggior potere tra i 1000 rivoli della eredità ) rappresentante allo sbaraglio

a meno che non lo voglia infinocchiare ma non credo a questo

non conviene a nessuno ,in questo momento , aprire una guerra interna

 

penso anche che ad AA la juve vada stretta ed appena conclusa la vicenda moggi & c se ne andrà o perlomeno gli dedicherà meno tempo

sperando anche che in un paio di anni la società sia riuscita a fare quel salto da permettergli di tornare dove gli compete

 

 

mia personale opininione opinabile quanto volete

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Joined: 20-Apr-2009
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JJ Elkann in origine espresse chiaramente la volontà di non riaprire i processi sportivi come se all'epoca ci sia stato un accordo.

Comanda lui... dopo aver visto AA ed il suo entourage di legali muoversi nei meandri della giustizia sportiva, non credo assolutamente in ripensamenti di quella portata e nell'eventualità d'accoglimento da parte dell'attuale autorità sportiva.

 

Solo con l'augurio di Craze, cioè che JJ Elkann voglia vestire i panni dell'imperatore juventino e farsi bello con boccoli e riccioli d'oro, ci sarebbero possibilità di riavere il maltolto.   

 

 

L'udienza al Tar riguarda la causa per 444 milioni richiesti alla FIGC.

Per com'è strutturarata la Juventus oggi, AA è solo un mero esecutore. Ha promesso (al vento?) ma non decide.

 

E' più facile che siano altri imputati eccellenti, e non la Juventus, ad innescare l'art.39 del CGS per sanare le posizioni e ripristinare lo status quo ante bellum.

Grazie ancora e buon fine settimana

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Per com'è strutturarata la Juventus oggi, AA è solo un mero esecutore. Ha promesso (al vento?) ma non decide

questa no

per il semplice motivo che

gli ambiti i limiti le competenze

sia già stati stabiliti da tempo

diciamo la strategia globale

la tattica spiccia no........ hanno altro a cui pensare

quindi la famiglia non avrebbe mandato un suo alto ( non dimentichiamo che avere AA dalla sua permette a JE di districarsi con maggior potere tra i 1000 rivoli della eredità ) rappresentante allo sbaraglio

a meno che non lo voglia infinocchiare ma non credo a questo

non conviene a nessuno ,in questo momento , aprire una guerra interna

 

penso anche che ad AA la juve vada stretta ed appena conclusa la vicenda moggi & c se ne andrà o perlomeno gli dedicherà meno tempo

sperando anche che in un paio di anni la società sia riuscita a fare quel salto da permettergli di tornare dove gli compete

 

 

mia personale opininione opinabile quanto volete

 

L'amministrazione ordinaria di AA alla Juve è farina del suo sacco - questo non lo discuto. Ha lavorato bene ma non in maniera impeccabile. Le resistenze e disavventure in Lega e FIGC sono state causate anche da errori gravi di valutazione di AA e dei suoi consigliori.

L'amministrazione straordinaria (tutto ciò che attiene al post-farsopoli ed alle vicende giudiziarie che hanno toccato A.Conte ai tempi) sono state gestite più in alto ed AA si è dovuto limitare imho a prenderne atto, rimanendo poi in ottimi rapporti con Luciano Moggi.

Che AA abbia accettato questo ruolo istituzionale per amore, onore, passione, riconoscenza interessa (a me) fino ad un certo punto.

La Juventus, oggi, è (co)stretta in una fase di stallo, versante Farsopoli, indegna.

Continuo a seguire gli sviluppi per riconoscimento nei confronti di L.Moggi ed A.Giraudo; per tutti gli interessi famigliari attorno alla vicenda del 2006 ormai agli Agnelli attuali guardo solo con amarezza e profondo disprezzo.

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Joined: 14-Jun-2008
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SPORTWEEK 24-01-2015

«Stiano alla larga dai fondi che comprano i cartellini dei colleghi»

Settant’anni, avvocato, esperto di diritto sportivo, Claudio Pasqualin è stato procuratore di Del Piero e Vialli, Toldo e Gattuso, fino agli attuali Giovinco e Criscito: insomma, un’autorità, anche in materia di investimenti economici dei calciatori.

«Una volta l’unità di misura dei guadagni di un giocatore era data dal numero di appartamenti che poteva acquistare grazie al suo ingaggio. A cominciare dagli Anni 80 il mattone ha però perso fascino: i calciatori si sono evoluti culturalmente e hanno cominciato a interessarsi alla finanza creativa».

In che modo?

«Comprando azioni in Borsa. Marco Branca, all’Inter, girava con Il Sole 24 Ore sotto al braccio. Bierhoff, figlio di un manager, era il prototipo del calciatore assennato e preparato. Ma per due come loro, molti altri, per quanto si dessero aria di grandi intenditori, non capivano un’acca di finanza».

E quindi?

«Quindi, alcuni hanno preso botte terribili. Fregature memorabili. Come quella subita nel ’91 dai milanisti Donadoni, Galli e Tassotti, raggirati da un promotore finanziario che aveva promesso loro guadagni favolosi e che invece sparì nel nulla insieme ai soldi. Quando i giocatori si recarono nel suo fantomatico ufficio per chiedere spiegazioni sulle perdite, non trovarono niente e nessuno. Neanche la targa sulla porta».

Oggi i calciatori ci cascano meno?

«Beh, ad alcuni bisogna ancora spiegare i concetti di medio e alto rischio per evitare che si lancino in operazioni un po’ troppo ardite. Ed è ancora il meno, perché mi succede di sentirmi fare richieste ai confini del lecito».

Cioè?

«C’è chi, tra il serio e il faceto, pensa e mi chiede di poter investire nei fondi proprietari dei cartellini dei giocatori. Un fenomeno che interessa nomi del calibro di Neymar o Radamel Falcao e che la Fifa cerca di debellare perché si tratta di vere e proprie speculazioni finanziarie fatte allo scopo di lucrare plusvalenze favolose. Eppure qualche calciatore vorrebbe entrare a far parte di questi fondi per diventare proprietario, in parte, di un collega o addirittura di se stesso».

Una situazione tutta nuova nel calcio…

«Mica tanto. Ricordo quella volta, era il ’93, che Angelo Gregucci, all’epoca difensore della Lazio, mi venne incontro uscendo in accappatoio dagli spogliatoi. Aveva appena giocato contro un ragazzino mai visto prima, che lo aveva letteralmente ubriacato di finte e dribbling. Si chiamava Domenico Morfeo e giocava nell’Atalanta. Angelo, che all’epoca era un mio assistito, mi vede e mi fa: "Claudio, metto io i soldi, ma prendiamoci la procura di quello lì!". Non gliel’ho mai chiesto, ma sono convinto – spero – che scherzasse».

 

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CORSPORT 24-01-2015

PER MILAN E INTER

Presenze a San Siro, i conti non tornano

Un’inchiesta della magistratura sul giallo degli spettatori fantasma a San Siro potrebbe presto aggiungersi ai guai sportivi delle due milanesi. Un clamoroso dato emerge infatti dai dati ufficiali in possesso della questura di Milano sul pubblico effettivo delle partite casalinghe di Milan e Inter nel girone d’andata: le presenze (paganti più abbonati) fornite dai due club alla Lega è molto più alta degli accessi registrati dai tornelli, dati trasmessi in tempo reale alla polizia. La differenza ha già creato un autentico esercito di spettatori fantasma: 7409 in media nelle 9 partite giocate al Meazza dall’Inter, 5715 per le 10 del Milan. Il parziale dei tifosi nerazzurri dispersi sfonda il tetto dei 64000, quello dei rossoneri supera i 57000. Ma la proiezione a fine campionato (e il Milan ha già ospitato le superafollate gare con Inter e Juve), offre numeri ancora più inquietanti, diventerebbero circa 250.000 gli spettatori scomparsi, quanti gli abitanti di Verona. Altro dato singolare è legato agli abbonati. L’Inter non li comunica (la campagna non è mai chiusa) ma non ha mai smentito il dato di 27.000 tessere. Ma la media degli spettatori reali rilevati dai tornelli è 26.539. E così ci sarebbero più abbonati che spettatori (paganti compresi) a partita. Anche sugli abbonamenti del Milan affiorano perplessità: nell’ultima gara con l’Atalanta, giocata alle 15 di domenica scorsa, erano ufficialmente 19.471. Ma ai tornelli sono passate 20.759 persone, 4.000 delle quali bambini delle scuole calcio invitati a San Siro. Poiché i paganti comunicati dal club erano 8.365, se ne evince che soltanto 8.394 abbonati (molto meno della metà) avrebbero sfruttato il tagliando già pagato. Un vistoso atto di disamore. Oppure un bel mistero.

 

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Joined: 10-Sep-2006
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Non è una minaccia?  

 

 

Nazionale, Tavecchio avverte i club: ''Sì agli stage a prescindere dalla loro volontà'' [repubblica.it]

Il presidente della Figc, presente all'incontro tra Conte e gli allenatori della serie B, lancia il monito alle società: ''Terremo conto di chi non manderà i propri tesserati''. E da luglio arriva la tecnologia: ''Daremo l'autorizzazione alla Lega''

MILANO – ”Gli stage della Nazionale li faremo a prescindere e, pur non prendendo provvedimenti sanzionatori, terremo conto di chi ci manderà i giocatori e chi no”. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, avverte le società di serie A, in particolare quelle (Juventus soprattutto) contrarie agli stage degli azzurri, riferendosi alle polemiche passate tra Conte e Allegri.

”LA FIGC MERITA RISPETTO” – Tavecchio, dunque, sta con Conte. ”Non mi compete fare riflessioni sui rapporti e le diatribe tra allenatori – ha aggiunto il numero uno della Figc al termine dell’incontro a Milano tra il ct azzurro e gli allenatori della Serie B -. Noi faremo gli stage a prescindere. La Federazione non può abdicare ad una questione che il nostro tecnico chiede. Con chi non manderà i calciatori non ci saranno sentenze o sanzioni, noi non siamo censori, ma ne prenderemo atto perché bisogna rispettare il prestigio e le teorie della Federazione”.

SI’ ALLA TECNOLOGIA – Intanto dopo l’ennesimo caso di gol fantasma in serie A (rete regolare di Morganella durante Sampdoria-Palermo non assegnata dall’arbitro), Tavecchio ha confermato l’imminente utilizzo della tecnologia: ”Partiremo a luglio con questa novità. La Lega ci dirà da dove, da quale categoria vuole partire, e noi daremo l’autorizzazione. Che sia l’occhio di falco o l’occhio di bue, non importa, ma qualcosa partirà”.

”PIU’ FIDUCIA AGLI ITALIANI” – A margine dell’incontro tra Conte e gli allenatori della serie B, Tavecchio ha tenuto a ribadire l’importanza di puntare sui giovani italiani che si mettono in luce nel campionato cadetto: ”La Federazione non intende fare un discorso solo con la A, perché c’è un parco giocatori importanti anche nelle serie minori. Non capisco ad esempio perché quando serve un centrale lo si prenda dall’estero per farlo giocare una volta e poi mandarlo via, invece di puntare sui giovani”. Infine, il presidente della Figc sottolinea come sia venuta meno la cultura del sacrificio nel nostro calcio: ”Sono d’accordo con Conte – conclude -, il mister ritiene che anche negli allenamenti i giocatori italiani si sacrifichino di meno che all’estero. Questo anche a mio avviso è un problema non solo del calcio, ma di tutta la società italiana, in cui il sacrificio è iniziato a diminuire già a partire dalla scuola. Se si continua così saremo sempre secondi”.

LEGA PRO: SERVONO RISPOSTE - Carlo Tavecchio è tornato a parlare anche della diatriba in corso in Lega Pro. "La questione non è che Macalli non ha risposto - ha spiegato Tavecchio -. Noi abbiamo dato una specifica disposizione, tenendo conto che ci sono dei termini precisi anche se non ben codificati in questo sistema. Ad esempio non c'è neanche scritto che un bilancio deve essere chiuso entro una certa data. Questo è un fatto. Abbiamo chiesto collaborazione alla Lega, perchè non possiamo pensare che una Lega che fa parte di un gruppo importante di maggioranza di una Federazione possa essere turbata da situazioni interne. Fino al giorno 5 febbraio aspetteremo le risposte, se saranno congrue e compatibili, bene, altrimenti prenderemo provvedimenti". Alla domanda se la convocazione dell'assemblea andava fatta entro ieri, Tavecchio ha risposto:"La convocazione dell'assemblea deve essere fatta entro 7 giorni, ma se sono 10 cambia poco. Noi vorremmo che le motivazioni per la non convocazione fossero plausibili, in caso contrario saranno prese in considerazione dai nostri uffici".

Modificato da totojuve

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Joined: 24-Oct-2006
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Infatti la questione, alla fin fine, è sempre la stessa. Che patto c'è tra AA e JE?

E poi Ghost Dog giustamente ci dice: 

"Le resistenze e disavventure in Lega e FIGC sono state causate anche da errori gravi di valutazione di AA e dei suoi consigliori".

E ci sta.

Ma io, da quando ho infilato il dito in questo letamaio del 2006 e sporco seguito, ho imparato ad essere anche più cattivo di così. 

Quindi rilancio. 

Siamo sicuri sicuri sicuri che questi errori di valutazione siano tutti effettivamente errori?

Perché, per esempio, AA ha votato Abete, non ha votato Tavecchio ma per Albertini (uno degli uomini di Abete fin dal 2006), e cosa gravissima, non ha proposto un grosso nome da contrapporre a Tavecchio, un nome che potesse davvero creare anche solo dal punto di vista mediatico un certo appeal.

Non avrebbe vinto ugualmente, ma secondo me qualche scossone e qualche pressione dell'opinione pubblica ci sarebbe stata. Mentre cavalcare mediaticamente le scivolate sulle bucce di banana di Tavecchio si sapeva fin da subito che non avrebbe sortito effetti. 

Quando penso poi che Fiaz è sponsor della federazione... 

Insomma, mi sembra che il clan dei torinesi sia molto più nel sistema di quello che sembra. Certe battaglie sembrano abbastanza simulate. 

Quasi come se fosse necessario far finta di far qualcosa e prendere tempo... ;)

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Joined: 20-Apr-2009
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Infatti la questione, alla fin fine, è sempre la stessa. Che patto c'è tra AA e JE?

E poi Ghost Dog giustamente ci dice: 

"Le resistenze e disavventure in Lega e FIGC sono state causate anche da errori gravi di valutazione di AA e dei suoi consigliori".

E ci sta.

Ma io, da quando ho infilato il dito in questo letamaio del 2006 e sporco seguito, ho imparato ad essere anche più cattivo di così. 

Quindi rilancio. 

Siamo sicuri sicuri sicuri che questi errori di valutazione siano tutti effettivamente errori?

Perché, per esempio, AA ha votato Abete, non ha votato Tavecchio ma per Albertini (uno degli uomini di Abete fin dal 2006), e cosa gravissima, non ha proposto un grosso nome da contrapporre a Tavecchio, un nome che potesse davvero creare anche solo dal punto di vista mediatico un certo appeal.

Non avrebbe vinto ugualmente, ma secondo me qualche scossone e qualche pressione dell'opinione pubblica ci sarebbe stata. Mentre cavalcare mediaticamente le scivolate sulle bucce di banana di Tavecchio si sapeva fin da subito che non avrebbe sortito effetti. 

Quando penso poi che Fiaz è sponsor della federazione... 

Insomma, mi sembra che il clan dei torinesi sia molto più nel sistema di quello che sembra. Certe battaglie sembrano abbastanza simulate. 

Quasi come se fosse necessario far finta di far qualcosa e prendere tempo... ;)

Questo che ho quotato in neretto e' esattamente cio' che in realta' sembra che sia. Ci stavo riflettendo proprio la settimana scorsa come se AA di nascosto fosse d'accordo con entrambi Lotito e Tavecchio.

Modificato da ClaudioGentile

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Joined: 08-Jul-2006
21627 messaggi

per me l'assassino è il maggiordomo

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Joined: 14-Jun-2008
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Infatti la questione, alla fin fine, è sempre la stessa. Che patto c'è tra AA e JE?

E poi Ghost Dog giustamente ci dice: 

"Le resistenze e disavventure in Lega e FIGC sono state causate anche da errori gravi di valutazione di AA e dei suoi consigliori".

E ci sta.

Ma io, da quando ho infilato il dito in questo letamaio del 2006 e sporco seguito, ho imparato ad essere anche più cattivo di così. 

Quindi rilancio. 

Siamo sicuri sicuri sicuri che questi errori di valutazione siano tutti effettivamente errori?

Perché, per esempio, AA ha votato Abete, non ha votato Tavecchio ma per Albertini (uno degli uomini di Abete fin dal 2006), e cosa gravissima, non ha proposto un grosso nome da contrapporre a Tavecchio, un nome che potesse davvero creare anche solo dal punto di vista mediatico un certo appeal.

Non avrebbe vinto ugualmente, ma secondo me qualche scossone e qualche pressione dell'opinione pubblica ci sarebbe stata. Mentre cavalcare mediaticamente le scivolate sulle bucce di banana di Tavecchio si sapeva fin da subito che non avrebbe sortito effetti. 

Quando penso poi che Fiaz è sponsor della federazione... 

Insomma, mi sembra che il clan dei torinesi sia molto più nel sistema di quello che sembra. Certe battaglie sembrano abbastanza simulate. 

Quasi come se fosse necessario far finta di far qualcosa e prendere tempo... ;)

 

Vorresti farmi credere che nel lettone promiscuo degli Agnelli non sono Emma e Lavinia a simulare ma i rispettivi maritini?

Beh, ci penso su un attimo...

... e non mi stupirebbe in effetti la viscida metodologia agnelliana

 

 

 

Intanto O.Beha ci ricorda che

Non si vincono tre scudetti dopo la tempesta di Calciopoli (fidatevi, tutta interna alla Juventus stessa in un pro e contro Moggi che si è tradotto in un’inchiesta colabrodo, sia sportiva che ordinaria)

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Joined: 24-Oct-2006
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Massì, quello che voglio dire io è che da tutto il mondo bianconero in generale, ossia dalla punta in giù (quindi da AA, dalla società, dai tifosi di curva, fino all'ultimo iscritto di un piccolissimo forum del web con pochissimi iscritti, con l'appoggio dei media compresi), viene venduta l'idea che una guerra vera e propria non si possa fare. Quello che si può fare è una guerra chirurgica, fatta di piccoli step, che pian piano nel tempo porteranno a certi risultati. 

La situazione, insomma, cambierà, state tranquilli, ma ci vuole del tempo. 

Premetto che questo approccio io non lo condivido per diverse ragioni, anche di ordine pratico e non solo di ordine filosofico. 

Ma facciamo finta di niente per un attimo. 

Ora, si potrebbe essere d'accordo oppure no con questa strategia operativa, dipende da ognuno di noi cosa pensa sia meglio, ma anche volendo darla per buona, ogni tanto si sente qualche fatto stonato che canta fuori dal coro.

Mettiamola così, cioè, spesso quando ti aspetti che il bisturi e non l'ascia farà qualche piccolo taglio, per ottenere piccoli obiettivi, sembra proprio che il chirurgo faccia di tutto per non procedere.

In questa specie di guerra chirurgica, sembra sempre tutto pronto. Ci siamo, tra poco procediamo. Poi però, una volta non ha ancora fatto effetto l'anestesia, una volta si aspetta per sicurezza dalla radiologia una lastra del paziente che non arriva, una volta il chirurgo è rimasto imbottigliato nel traffico ma dicono che starebbe arrivando, forse, una volta viene rinviata l'operazione per piccole complicazioni sulla salute del paziente, una volta l'anestesista ha finito il farmaco, una volta c'è stato un blackout in sala operatoria, una volta c'è uno sciopero del personale medico, una volta di qua, una volta di là, e noi dopo 8 anni siamo ancora tutti qua, (manco più tutti a dire il vero, ma sempre di meno), e la situazione non è cambiata praticamente di un millimetro. 

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Joined: 24-Oct-2006
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per me l'assassino è il maggiordomo

 

Amico mio, questo è ovvio, hai ragione. Se un giorno si deciderà di risolvere la questione, e servirà dare delle colpe, il colpevole sarà un terzo. 

Il primo papabile, per esempio, tra quelli che mi vengono in mente, è Luca. 

Non certo Giòn, Franzo o Gianluigi, per capirci. 

Anzi, forse la daranno a te, o a me. 

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Joined: 14-Jun-2008
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Il magico mondo dei media sportivi

Perché gli uomini consumano così tante notizie sportive? Non soltanto sulla carta:

radio, Internet, sezioni dedicate dei quotidiani. Una panoramica su ieri e oggi

di SIMON KUPER (UNDICI | DICEMBRE 2014)

Avevo otto o nove anni e vivevo in Olanda quando cominciai a leggere Voetbal International. È un magazine settimanale (credo la rivista settimanale di calcio più venduta al mondo) non solo per tifosi ma anche una specie di magazine specializzato nel calcio olandese letto da giocatori, tecnici e anche presidenti. È il posto in cui il calcio d’Olanda discute di se stesso - e se conoscete gli olandesi sapete che c’è sempre molto di cui discutere.

Trentacinque anni dopo, “VI” finisce ancora nella mia cassetta della posta a Parigi ogni giovedì. Il magazine mi riporta alla mia infanzia: tutte le notizie sciocche su chi sta per ingaggiare l’Heracles Almelo, o il terzino del FC Groningen che racconta la sua ascesa e di come debba tutto alla sua mamma. Nella vita cambiano tantissime cose - traslochi, fai figli, la gente muore, non sei più la stessa persona che eri da bambino - ma, per un’ora o giù di lì, una rivista sportiva può farti tornare un bambino di otto anni.

Molti conoscono questa sensazione. Gli editori si lamentano sempre del fatto che gli uomini non leggano abbastanza, ma una cosa che leggiamo per certo sono le indiscrezioni sportive quotidiane. In tutto il mondo le pagine sportive di ogni tipo continuano a tirare avanti allegramente, nemmeno troppo ostacolate dall’ascesa dei siti per malati di sport, dal calo dei lettori dei quotidiani o dal fatto che la carta non è in grado di mostrare nessuna vera azione sportiva. Perché? Probabilmente la stampa sportiva divenne un fenomeno di massa qui a Parigi nell’ultimo decennio dell’Ottocento. La città aveva diversi quotidiani sportivi in competizione fra loro, perlopiù ossessionati dal ciclismo (uno dei quali, precursore dell’attuale L’Equipe, si inventò il Tour de France). Il genere si espanse gradualmente a livello mondiale. Oggi dozzine e dozzine di paesi hanno quotidiani sportivi. In Corea del Sud questi giornali fanno il doppio lavoro, diventando editori occasionali di oscenità. In Italia l’inconfondibile giornalaccio rosa è il quotidiano più venduto in assoluto. In Spagna è Marca. Durante la recente crisi spagnola, mentre i giornali dai toni più seri si indebolivano, i quattro principali quotidiani sportivi conquistavano nuovi lettori. A dire il vero sono più o meno gli unici giornali del mondo occidentale a essere in espansione. L’anno scorso sia Marca che il suo rivale, As, hanno lanciato una versione per il mercato colombiano.

Nella loro mancanza di quotidiani sportivi, i paesi anglofoni sono un caso raro unico. Ma è così soprattutto perché i giornali generalisti coprono così tanto sport da non lasciare spazio a testate specialistiche. Molti giornali britannici oggi praticamente sono quotidiani sportivi guarniti da un po’ di notizie, vip e sesso, e spesso con mix di tutte queste categorie, come nel caso del resoconto della storia di David Beckham con Rebecca Loos su News of The World, votato Scoop dell’anno ai British Press Awards del 2004.

A dire il vero, nella maggior parte dei paesi occidentali anche i quotidiani più autorevoli sono arrivati a coprire sempre di più lo sport. Fino più o meno al 1990 tendevano a credere che i loro lettori fossero troppo intelligenti per voler leggere di partite. Nei quotidiani americani la sezione sportiva era tradizionalmente nota come “reparto giocattoli”. Ma negli anni Ottanta e Novanta magnati come Silvio Berlusconi, Rupert Murdoch e negli Stati Uniti l’onnipotente ESPN iniziarono a invadere le frequenze con eventi sportivi in diretta. La gente li guardava. E maturava interesse nelle notizie sportive. La carta stampata doveva andare dove portava la Tv. Ecco perché lo sprezzante quotidiano francese Le Monde, che fino al 1998 quasi non menzionava del tutto lo sport, oggi ha una pagina sportiva quotidiana. Nel Regno Unito, The Times è spesso uscito con più pagine di sport che di cronaca. Il reparto giocattoli” si sta prendendo i giornali.

La copertura televisiva ha anche generato un nuovo mostro: le radio di discussione sportiva. La cosa all’inizio prese piede negli Stati Uniti. Nel 1987 un’emittente radiofonica di New York fece l’ardito tentativo di sostentarsi soltanto grazie alle trasmissioni sportive. Nemmeno dieci anni dopo WFAN addebitava agli inserzionisti oltre 50 milioni di dollari l’anno, la somma più alta mai incassata da una radio americana. Nel 2000 in America c’erano già 600 stazioni sportive. Programmi come “The Total Dominance Hour” a Oklahoma City risposero a una necessità maschile. Fecero diventare eroi gli ascoltatori. Gli abitanti dell’Oklahoma adoravano sentire il novantenne Effie Heil chiamare per attaccare le squadre della Oklahoma University. Un altro ascoltatore, “James The Marvel”, era solito discutere il suo ultimo soggiorno su Marte, o cantare una canzone da lui composta. Va ammesso che spesso i dibattiti su queste stazioni sono patetici. Un mio amico patito di quei programmi britannici in cui i tifosi di calcio chiamano per sostenere la tesi di un complotto globale contro la loro squadra, dice sempre di volere telefonare lui stesso per dire: «Vi siete mai accorti che non è per nulla rilevante?». Lo scrittore Garrison Keillor dice: «La radio di discussione sportiva ti presenta una serie di persone il cui assorbimento di un mondo di fantasia è, per me, ai confini del folle... eppure ascoltare dieci minuti delle loro invettive e del loro ansimare è un tonico che in qualche modo fa vibrare questo mondo, un mondo di alberi, bambini, libri e viaggi, di positività».

Come tutte le altre forme di media sportivi, la radio è diventata un genere globale. In Olanda adesso è anche trasmesso in Tv: in una serata standard centinaia di migliaia di persone si sdraiano sui divani per guardare un gruppetto di signori di mezza età che parla di calcio attorno a un tavolo. Ma ogni nazione ha ancora un rapporto giornalista-atleta leggermente diverso dagli altri. In Gran Bretagna la stampa ha un accesso limitato ai giocatori, perciò fa ricorso alle intercettazioni dei loro telefoni o a pettegolezzi sul loro conto. In Spagna l’accesso ai giocatori è semplice - l’allenatore del Barcellona tiene tradizionalmente una conferenza stampa al giorno, con centinaia di giornalisti - ma non ti è permesso torchiarli troppo. Un collega di Barcellona una volta mi spiegò i codici di comportamento: puoi chiedere ai giocatori «Il tuo dito del piede sta guarendo?» ma non puoi chiedergli «come ti sei sentito quando la palla è entrata in rete?», perché le sue emozioni e i pensieri più profondi non sono considerati di pubblico dominio. In Italia, dove i giornalisti di calcio sono ossessionati dalla tattica, le conferenze stampa del postpartita possono assomigliare a seminari per allenatori.

Il passaggio globale dalla carta all’online ha inevitabilmente colpito la stampa sportiva. Le riviste, in particolare, hanno sofferto. In Argentina il leggendario settimanale El Grafico scomparve brevemente nel 2002 prima di rinascere sotto forma di mensile con un modesto bacino di lettura. In Francia lo storico France Football, che era sempre uscito due volte a settimana, l’anno scorso è diventato un settimanale. E negli Stati Uniti il mitico settimanale Sports Illustrated, che cinquanta e qualcosa anni fa poteva offrire a Ernest Hemingway 30 mila dollari per un pezzo di 2000 parole sulla corrida, ha visto le sue vendite quasi dimezzate dal 2007. È pur vero che vende ancora più di tre milioni di copie. Ma i fanatici americani dello sport si stanno spostando inesorabilmente ai siti irriverenti che fanno propria la prospettiva del tifoso.

Non sono solo blogger e affini a intromettersi nel sacro rapporto tra il giornalista sportivo e la sua preda. Sempre più spesso gli atleti stanno tagliando fuori l’intermediario per parlare direttamente al loro pubblico. Nel basket Deron Williams dei Brooklyn Nets ha assunto il suo reporter specializzato che va alle partite e scrive di lui per il suo sito, deronwilliams.com. Nel calcio, Rio Ferdinand del Manchester United pubblica il suo magazine digitale, #5. I giocatori meno ambiziosi parlano ai loro tifosi tramite Facebook e Twitter. In questo modo nessun giornalista fastidioso può attribuirgli cose che non hanno detto.

Ma anche se i ricavi della stampa sportiva tradizionale sono sotto pressione, la passione per le voci sportive cresce. Uno studio degli appassionati di sport americani commissionato da ESPN nel 2008 ha rivelato che i tifosi consumano giornalmente il doppio dei media rispetto agli altri giovani. I fan seguivano costantemente le notizie in Tv, alla radio, sui loro telefoni e anche sui giornali. E i potenti non sono immuni da tutto ciò. Quando George W. Bush era Presidente, il suo capo di gabinetto Andrew Card disse: «Non dedica molto tempo ai giornali sportivi, ma legge la pagina di sport tutti i giorni». Leggere le notizie sportive è ben lontano da guardare lo sport vero. A dire il vero, sostiene il pensatore Umberto Eco nel suo saggio “Chiacchiera sportiva”, il dibattito sportivo è diventato praticamente indipendente dallo sport di per sé stesso. Lo sport oggi, scrive Eco, «consiste di una discussione della stampa sportiva, che genera a sua volta il discorso sulla stampa sportiva, e dunque uno sport elevato alla potenza n». Eco intende che le persone sprecano le loro vite a discutere di cosa José Mourinho ha detto ad Arsène Wenger o di chi si porta a letto Balotelli. Invece di consumare gli sport consumano noi, i media sportivi. Mi ricordo una volta in cui stavo raccontando a una bella ragazza del giornale di calcio che stavo curando. Lei mi chiese: «Qualcuno legge queste cose? », e scoppiò in risate fragorose. «Perché ridi?» domandai affranto. «Gli uomini sono così stupidi», mi spiegò.

Perché gli uomini consumano questa roba? Sia Eco che l’intellettuale di sinistra americano Noam Chomsky notano che i tifosi dedicano al dibattito sportivo energie che potrebbero impiegare in questioni più serie. I tifosi analizzano lo sport in maniera molto simile a quella in cui pochi eletti discutono di politica. Per esempio, scrive Eco: «Invece di giudicare il lavoro svolto dal ministro delle Finanze (per cui, tra le altre cose, devi intenderti di economia), discuti l’opera dell’allenatore». Chomsky sostiene che l’analisi sportiva è l’unica attività intellettuale rimasta a molte persone. Spiega: «Sei allenato a essere ubbidiente, non hai un lavoro interessante, non svolgi attività creative; in ambito culturale sei un osservatore passivo di roba solitamente abbastanza dozzinale, la vita politica e sociale sono al di fuori dei tuoi interessi, sono roba da ricchi. Perciò cosa rimane? Beh, una cosa che rimane è lo sport - perciò metti molta intelligenza e riflessione e fiducia in quello».

Chomsky sostiene che ascoltando i programmi sportivi nella sua auto si trova spesso sbalordito a sentire tifosi esporre «informazioni e una comprensione di ogni tipo di questione arcana del tutto insoliti». E sono precisamente queste qualità che non vede nel dibattito pubblico americano. A dire la verità, le radio sportive - e le discussioni di sport più in generale - sono diventate una parodia della democrazia ateniese. Come nell’antica Atene, gli uomini più ricchi si riuniscono nell’agorà per discutere. La differenza è che nel dibattito sportivo a venire discusse sono solo le questioni prive di importanza. Come suggerisce Chomsky, si tratta di una fuga dalla complessità della politica, dell’economia e persino della vita stessa. Il dibattito sportivo è un’occasione per gli uomini di tornare bambini - creando una zona che è praticamente priva di presenza femminile dove riscoprire il ragazzino di otto anni che è dentro di loro. Il fine di riferirsi alle stazioni radio con espressioni come “di discussione sportiva” è innanzitutto quello di tenere lontane le donne. Poi la conversazione può virare dallo sport vero e proprio. In un classico redatto da John Mark Dempsey, Sports-Talk Radio in America: Its Context and Culture, c’è la storia di Sherman, l’ascoltatore di Dallas che scrisse una mail alla sua “radio sportiva” locale per descrivere un esperimento che aveva condotto. Sherman non aveva mangiato bagel per quattro giorni, totalizzando una media di 12.25 scoregge giornaliere. In quattro giorni di bagel, la media scendeva a 10.5. «Analisi statistiche approfondite mostrano un decremento del 14.3% del numero di strombazzate», concludeva Sherman. Questa cosa non ha molto a che vedere con lo sport, ma talvolta nemmeno essere un tifoso ce l’ha. Dove, se non in un programma di discussione sportiva, Sherman poteva parlare di peti a un grande pubblico di anime gemelle? La vita è complicata, adulta e importante. Il dibattito sportivo dà agli uomini un posto che, grazie al Cielo, non è nulla di tutto ciò.

Pensieri abbastanza condivisibili, a parte quell'inciso in rosso (Kuper non conosce i postpartita italiani, raffigurati in maniera troppo positiva).

 

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Ed ecco il resoconto italiano sunteggiato dagli articoli del Times sull'esperimento olandese con la moviola
 

Prove di moviola in campo
Olanda, il futuro in un furgone

Gare di campionato monitorate in tempo reale da un video arbitro
Due anni di esperimenti: il dossier può cambiare il pallone

«Se si può ridurre sostanzialmente il margine di errore perché continuare a girarci dall’altra parte»
di GIULIA ZONCA (LA STAMPA 27-01-2015)

 

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Il furgone della rivoluzione se ne sta parcheggiato davanti a uno stadio olandese e aspetta il suo momento. Ora che persino un arbitro italiano ha usato la parola «tecnologia» senza essere incenerito sul colpo forse si può aprire il portellone e vedere cosa c’è dentro.

Il margine di errore
Niente di pericoloso: otto schermi, due tecnici, un auricolare e un videoarbitro. L’uomo in questione non è dotato di poteri soprannaturali, non ha il dono dell’infallibilità ma per dirla come Gijs de Jong, il dirigente della federcalcio oranje a capo del progetto: «Se si può ridurre sostanzialmente il margine di errore perché continuare a girarci dall’altra parte». In teoria a questo punto della discussione si alza sempre un coro di lamento per certificare, senza alcuna prova, che la via del computer è impossibile, che il gioco si snaturerebbe, l’arbitro defraudato del suo potere assoluto varrebbe la metà e in realtà ci si perderebbe in infinite discussioni su ogni azione senzamai arrivare a un punto fermo. Una sfilza di condizionali per fermare il futuro. A temere gli effetti collaterali ci sono tifosi, giocatori, persino il presidente dell’Uefa Michel Platini. A smentire le ansie c’è il camioncino. Questa maxi moviola a quattro ruote ha già monitorato 32 partite della Eredivisie e sforna dati veri: le situazioni contraddittorie in una partita sono tre o quattro, per rivedere e valutare le immagini ci vogliono meno di 20 secondi e l’ultimo giudice resta il fischietto in campo. Da quelle parti hanno già dato il via libera alla tecnologia di porta e la sperimentazione ormai vola altissima.

Come funziona
Il protocollo prende in considerazione casi da espulsione, ogni genere di gol annullato, fuorigioco che coincidono con chiare occasioni da gol, rigori. Il video arbitro vede l’azione in tempo reale, chiede al tecnico di mostrargli le angolazioni che ritiene migliori, controlla replay e fermi immagine e al momento si limita a registrare la chiamata. In un’ipotesi di evoluzione darà il suo parere all’arbitro di campo in tempo reale. Il fascicolo con le prove fatte fino a qui arriverà sul tavolo del Board che stabilisce le regole del calcio a fine febbraio e a fine stagione potrebbe già esserci un voto per capire se la rivoluzione è praticabile. E in ogni caso starà poi alle varie federazioni stabilire se, come e in quale parte utilizzarla.

La tenuta psicologica
Al dossier manca un fondamentale tassello, «la prova sotto stress». Il tempismo del videoarbitro coinvolto davvero nella gestione di un match e la tenuta psicologica del collega che ha in mano la partita. Danny Makkelie, uno di quelli che hanno assaggiato la nuova frontiera, spiega: «Credete che l’arbitro diventi debole perché qualcuno lo aiuta? Quanto forte è dopo un errore che ormai diventa istantaneamente pubblico? Come avrebbe fatto l’arbitro della finale mondiale 2006 a tenere la partita se non gli avessero detto che Zidane era da rosso? E quanto abbiamo parlato della mancata espulsione della finale mondiale 2010?». La novità è che queste domande potrebbero anche non essere più retoriche. Basta avere il coraggio di aprire il furgone.

 

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Amico mio, questo è ovvio, hai ragione. Se un giorno si deciderà di risolvere la questione, e servirà dare delle colpe, il colpevole sarà un terzo. 

Il primo papabile, per esempio, tra quelli che mi vengono in mente, è Luca. 

Non certo Giòn, Franzo o Gianluigi, per capirci. 

Anzi, forse la daranno a te, o a me. 

oooolovedi

 

non possiamo ragionare con il nostro ( perlomeno il miom ) cervello, modo di essere

e pensare che gli altri ( loro )siano sulla stessa lunghezza

 

quando AA divenne presidente della juve

pensai subito che la vendetta contro tutti quelli che avevano approfittato del momento di debolezza della famiglia sarebbe stata sicura ed implacabile

ma che forse io non me ne sarei nemmeno accorto

che molto probabilmente mi sarebbe passata accanto e non l' avrei vista o tale non mi sarebbe parsa

 

uno che prende per la giacca obama e lo porta a detroit a fargli da garante

non può ragionare come me

 

altrimenti non ci sarebbero i pogba ed i padoin

con rispetto per tutti padoin come me

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Non è una minaccia?

 

Nazionale, Tavecchio avverte i club: ''Sì agli stage a prescindere dalla loro volontà'' [repubblica.it]

Il presidente della Figc, presente all'incontro tra Conte e gli allenatori della serie B, lancia il monito alle società: ''Terremo conto di chi non manderà i propri tesserati''. E da luglio arriva la tecnologia: ''Daremo l'autorizzazione alla Lega''

MILANO – ”Gli stage della Nazionale li faremo a prescindere e, pur non prendendo provvedimenti sanzionatori, terremo conto di chi ci manderà i giocatori e chi no”. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, avverte le società di serie A, in particolare quelle (Juventus soprattutto) contrarie agli stage degli azzurri, riferendosi alle polemiche passate tra Conte e Allegri.

”LA FIGC MERITA RISPETTO” – Tavecchio, dunque, sta con Conte. ”Non mi compete fare riflessioni sui rapporti e le diatribe tra allenatori – ha aggiunto il numero uno della Figc al termine dell’incontro a Milano tra il ct azzurro e gli allenatori della Serie B -. Noi faremo gli stage a prescindere. La Federazione non può abdicare ad una questione che il nostro tecnico chiede. Con chi non manderà i calciatori non ci saranno sentenze o sanzioni, noi non siamo censori, ma ne prenderemo atto perché bisogna rispettare il prestigio e le teorie della Federazione”.

 

E' una minaccia. Anticipata nella mattinata di ieri da questo trafiletto di un giullare di corte (anche della corte degli Agnelli).

 

BOTTA SENZA RISPOSTA

SE LA FEDERCALCIO NON REPLICA AGLI STAGE CAMPATI IN ARIA...

di TONY DAMASCELLI (IL GIORNALE 26-01-2015)

Allegri ha detto che gli stage della nazionale gli sembrano roba campata in aria. Libero di pensare come gli garba, ma è singolare che, dopo le sue raffinate parole sull'idea del ct Conte, la federcalcio, nelle persone del presidente Tavecchio e del neodg Uva, non abbia pensato di rispondere all'allenatore della squadra campione d'Italia. Del resto, come ha ribadito lo stesso diggì federale in settimana «…il fatto di avere rapporti con i club è un percorso che porta vantaggi in tema di coinvolgimento. Il percorso si sta avviando e c'è bisogno della collaborazione da parte di tutti». Probabilmente Uva non si è confrontato con Allegri oppure lo stesso Allegri ha forse ragione e allora, come potrebbe essere prevedibile, Antonio Conte ne prenderà atto, svuoterà i cassetti e tornerà a occuparsi di nuovo di football in campo, come allenatore rivale di Allegri, con un curriculum meno campato in aria di quello del livornese. Siamo soltanto all'inizio.

 

Speriamo che la Juve non ceda di fronte all'opinione pubblica ovvero che non stia scherzando oggi per poi concedere i suoi calciatori per gli stage fuori dalle date ufficiali FIFA.

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Joined: 24-Oct-2006
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oooolovedi

 

non possiamo ragionare con il nostro ( perlomeno il miom ) cervello, modo di essere

e pensare che gli altri ( loro )siano sulla stessa lunghezza

 

quando AA divenne presidente della juve

pensai subito che la vendetta contro tutti quelli che avevano approfittato del momento di debolezza della famiglia sarebbe stata sicura ed implacabile

ma che forse io non me ne sarei nemmeno accorto

che molto probabilmente mi sarebbe passata accanto e non l' avrei vista o tale non mi sarebbe parsa

 

uno che prende per la giacca obama e lo porta a detroit a fargli da garante

non può ragionare come me

 

altrimenti non ci sarebbero i pogba ed i padoin

con rispetto per tutti padoin come me

 

Ok. Ma infatti siamo qui per marcarli stretto e smascherarli. 

Del resto certe cose dette da John mica le abbiamo inventate noi nè. Se saranno bravi riusciranno a preparare una confezione adeguata per risollevarne l'immagine, e magari ci convinceranno. 

Però devono essere molto bravi nel farlo... Ma bravi bravi bravi eh. 

Perché oh, a ccà nisciun è fesso.   ;)

Hai capito, caro Padoino-Padoin? sefz

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Lectio magistralis al Politecnico di Angelo Raffaele Meo

Il signore del computer: “Quella volta che l’algoritmo mi inguaiò con Juve-Inter”

di ELENA LISA (LA STAMPA 27-01-2015)

Angelo Raffaele Meo, decano degli informatici italiani, professore emerito del Politecnico di Torino, è impeccabile nei suoi 80 anni - compiuti ieri - e infallibile nei ricordi. Li riporta alla platea di amici e colleghi nel Dipartimento di Informatica. In mezzo al racconto della storia italiana di maxi calcolatori e micro chip, diventano aneddoti illuminanti. Meo ha dedicato con passione la sua vita alla scienza. Non si spiegherebbe altrimenti la scelta del titolo della lectio magistralis: «Più di 50 anni di storia di un grande amore».

Davvero, l’informatica è paragonabile a un amore?

«Lo è tuttora per me. Nonostante avessero cercato di contrastarlo».

Come Romeo e Giulietta...

«Volevo iscrivermi a lettere. Mio padre non era d’accordo. Mi consigliò medicina. Quando vidi i tomi di anatomia, disobbedii e mi iscrissi a ingegneria».

Mai avuto pentimenti?

«Qualche dispiacere nel vedere come, in Italia, viene trattata l’informatica».

Il dispiacere più grande?

«La legge Stanca. Fui chiamato dal ministro dell’Innovazione, nel governo Berlusconi, per una norma che riducesse la spesa nella pubblica amministrazione».

Una spending review ante litteram?

«Perché no? Erano i primi del 2000 e presiedevo una commissione che formulò una buona legge. Maltrattata».

Cosa chiedeva?

«Di usare sistemi informatici liberi, non vincolati da diritti. L’Italia spende per licenze un paio di miliardi l’anno».

La legge non fu approvata?

«Subì mille modifiche. Il ko decisivo lo assestò il governo Monti».

Perchè secondo lei?

«Agirono le lobby e la diffidenza negli uffici pubblici a cambiare sistema informatico».

In 50 anni dolori, ma anche gioie. È così?

«Queste mi legano soprattutto a Torino, ai miei colleghi, alle prime invenzioni scientifiche. Penso al To.Pi, 1969, acronimo di Torino Pisa. Si basava sull’invenzione del primo calcolatore elettronico italiano. Oppure all’Olivetti, alle sue potenzialità mal espresse».

Ci racconta di quella volta in cui Guariniello...?

«Il procuratore mandò al Politecnico, dove lavoravo, la polizia postale per verificare il sistema di sorteggio arbitrale».

Dal principio, professore...

«La federazione gioco calcio ci aveva incaricato di studiare un calcolatore per designare gli arbitri. Era il 1998 e il cervellone scelse Ceccarini per Juve-Inter. Quell’arbitro non fischiò un rigore contro la Juve. Il presidente Moratti era furibondo».

E chiamò la magistratura?

«Gli agenti erano qualificatissimi. Non riscontrarono illeciti né nel nostro lavoro né nel calcolo del computer. Ma...»

Ma?

«Ma era chiaro senza indagare che quella sarebbe stata un’inchiesta inutile. Enrico Macii, il collega che pensò con me quel calcolatore, mai e poi mai avrebbe favorito la Juve. Era un granata nell’anima...».

 

Guariniello non si lasciava sfuggire nessuna cazzata, eh!

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E se non lo fece un granata .......

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40693 messaggi

Ok. Ma infatti siamo qui per marcarli stretto e smascherarli. 

Del resto certe cose dette da John mica le abbiamo inventate noi nè. Se saranno bravi riusciranno a preparare una confezione adeguata per risollevarne l'immagine, e magari ci convinceranno. 

Però devono essere molto bravi nel farlo... Ma bravi bravi bravi eh. 

Perché oh, a ccà nisciun è fesso.   ;)

Hai capito, caro Padoino-Padoin? sefz

Ma fa che JE e AA dopo la cacciata di luchino ci vogliono fare un regalo ancora piu' bello???? Cioe' 28 & 29 a casa? Non so come lo vedo a JE ultimamente, quasi quasi mi sta piacendo

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5211 messaggi

Ma fa che JE e AA dopo la cacciata di luchino ci vogliono fare un regalo ancora piu' bello???? Cioe' 28 & 29 a casa? Non so come lo vedo a JE ultimamente, quasi quasi mi sta piacendo

 

JE a me pare uno che non sa che pesci pigliare.

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Joined: 14-Jun-2008
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Direttamente dal forum principale linko quest'articolo illuminante

 

Il vaso di Pandora: scoperchiamo i mali della Serie A
di STEFANO MOSCARDA (TIFOSO BILANCIATO 28-01-2015)

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Guariniello non si lasciava sfuggire nessuna cazzata, eh!

 

Invece Palazzi, come al solito, lascia a desiderare.

 

CORSPORT 28-01-2015

Serie A Lazio: doppio contratto, Berisha deferito da Procura Figc

Il portiere ha violato la normativa federale che vieta di sottoscrivere nella stessa stagione sportiva richieste di tesseramento per più società

ROMA - Il Procuratore Federale ha deferito al Tribunale Federale Nazionale il portiere della Lazio Etrit Berisha per aver violato la normativa federale che vieta di sottoscrivere nella stessa stagione sportiva richieste di tesseramento per più società. In particolare, secondo secondo la procura, il giocatore albanese ha violato l'art.1 bis, comma 1, del Codice di giustizia sportiva in relazione all'art.40, comma 4, delle Noif per aver sottoscritto la variazione di tesseramento e il contratto con la Lazio in data 1 settembre 2013, pur avendo in precedenza sottoscritto la variazione di tesseramento e il contratto con il Chievo Verona in data 29 luglio 2013, con documentazione depositata presso l'Ufficio tesseramenti della Figc dalla società Chievo in data 30 luglio 2013 e in data 2 settembre 2013.

 

Fa passare quasi un anno e mezzo per comminare (solo) il deferimento dopo una semplice verifica.

 

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Er Viperetta e il signor Volpi

FERRERO FA SUL SERIO: IL PRESIDENTE DELLA SAMPDORIA, ACCOLTO COME UNA MACCHIETTA DAL MONDO DEL CALCIO,

STA ALLESTENDO UNA SQUADRA DA CHAMPIONS. LA DOMANDA, MALIZIOSA, SORGE SPONTANEA: DOVE PRENDE I SOLDI?

BLUCERCHIATI Chi è davvero il numero uno? E se fosse un miliardario ligure, doriano doc, con un jet privato e uno yacht da 60 metri dove ha ospitato Messi?

di FERRUCCIO SANSA (IL FATTO QUOTIDIANO 30-01-2015)

Er Viperetta morde ancora: “Lunedì finisce il mercato e Ferrero tanti soldi ha pagato (35 milioni ndr)”. Roba da Scudetto. Ieri la presentazione di Eto’o. All’Acquario di Genova, a due passi dagli squali, tanto per capirci. Eto’o abbraccia Massimo Ferrero e quasi lo stritola.

Ferrero, o Viperetta, è diventato uno dei volti più noti della Serie A. Massima onorificenza: l’imitazione di Crozza. Ora mette su una squadra che ricorda la Samp dei tempi d’oro di Mancini e Vialli. Passi per Eto’o, ormai svincolato, che costa 1,4 milioni l’anno. Che dire, però, di Joaquin Correa, la promessa argentina di 20 anni conquistata per 8 milioni? Del portiere Alberto Frison? Ma soprattutto del colombiano Luis Fernando Muriel (10,5 milioni)? Ecco farsi largo una domanda: “Ferrero, dove ha preso i soldi?”.

L’Unione Calcio Sampdoria è proprietà al 98,96% della Sport Spettacolo Holding della famiglia Ferrero. Il valore nominale della quota è di 13 milioni. Il resto delle partecipazioni della Holding vale circa 900 mila euro. Il curriculum di Ferrero parla di 60 cinema acquistati. Di affari non sempre azzeccati nelle compagnie aeree. Basta per una campagna acquisti degna del Real Madrid? Così ecco la caccia al “vero” padrone della Samp. Gli sceicchi, l’oligarca russo? Forse la soluzione è più vicina. C’è un ligure, con la Sampdoria nel cuore. Ha un jet privato da far invidia all’aereo di Stato di Renzi, uno yacht da 60 metri dove ha ospitato Lionel Messi. Uno degli uomini più ricchi d’Italia, lontano dai riflettori. Vive in Nigeria. Parliamo di Gabriele Volpi. Il miliardario ha detto: “Ho già tre squadre, quando il Recco batterà ogni record allora forse potremo pensare alla Samp”. Ecco la frase incriminata. Sibillina.

Ma chi è Volpi? “Ha ottenuto la concessione per i maggiori porti della Nigeria. Un impero che offre servizi ai colossi del petrolio e dà lavoro a 20 mila persone”, racconta Angelo Barreca, collaboratore fidato. Questa la biografia ufficiale. La vera vita di Volpi è protetta dalla discrezione. O dal mistero, se preferite. Un Berlusconi in salsa ligure, tra grandi progetti per reinvestire i soldi guadagnati all’estero, squadre per sfogare la sua passione. Per cementare il potere con consenso e gol.

Volpi comincia dal nulla, è operaio nelle Industrie Meccaniche Liguri. Gioca a pallanuoto, incrocia i calciatori della Sampdoria, ne diventa super tifoso. Poi gli anni a Lodi, dove diventa amico di Gianpiero Fiorani, il Furbetto del quartierino. Infine la Nigeria. Fornisce servizi alle multinazionali del petrolio. Accumula una fortuna colossale. In Italia pochi hanno chiesto informazioni a Volpi. Ci ha pensato il Comitato Permanente per le Investigazioni del Senato americano che ha dedicato un dossier a un amico di Volpi: l’ex vicepresidente nigeriano Atiku Abubakar, escluso nel 2007 dalla corsa alla presidenza perché accusato di corruzione. Il documento si intitola: “Tenere la corruzione fuori dagli Stati Uniti”. Il capitolo su Abubakar esordisce: “Usare società offshore per portare fondi sospetti negli Usa”. Si legge: “La moglie di Abubakar ha aiutato il marito a portare in America 40 milioni di dollari di fondi sospetti”.

Volpi è definito “amico fidato e socio di Abubakar”. Secondo gli statunitensi, società riferibili a Volpi e ai suoi familiari hanno trasferito in America 37 milioni di dollari su conti della moglie del leader africano e dell’università da lui fondata. Volpi è stato sentito dal Senato: “Ha risposto – annota il dossier – che i milioni alla moglie di Abubakar sono legati agli interessi legittimi nelle società e a una linea di credito con il blind trust” del politico africano. Ora Volpi guarda di nuovo alla sua Liguria. Emigrante di successo, vuole reinvestire le fortune accumulate all’estero. Prima lo sbarco nel mondo dello sport: con lo Spezia calcio dove siedono figure – come Andrea Corradino – vicine all’onorevole Luigi Grillo (Pdl, arrestato lo scorso anno). Con la Pro Recco di pallanuoto, squadra monstre. Ma c’è soprattutto il cemento. Con alleanze a tutto campo politiche e finanziarie. L’ultimo capitolo a Rapallo. Si parla di una mega-piscina per la pallanuoto, di un locale supervip nella Villa Porticciolo, parcheggi e infrastrutture. Chi sarebbe il socio? Flavio Briatore. A Santa Margherita è di scena un progetto da 70 milioni per ampliare il porticciolo. Un’idea contrastata, anche da Renzo Piano. A realizzarlo si è candidata la Santa Benessere srl. Tra i soci c’è la Rochester Holding, società anonima lussemburghese. Per ammissione degli interessati, la società fa capo a Volpi. Nel cda in passato anche Gianantonio Bandera, che amministrava immobili della Curia di Genova. Amato da Bertone.

L’operazione più grossa di Volpi riguarda La Spezia: 250 milioni. Due torri per alberghi, spazi commerciali, centro congressi, uffici, residenze e parcheggi. Volpi pezzo per pezzo si sta comprando la Liguria. Una fetta potrebbe essere la Sampdoria. Magari con l’amico Briatore.

Quote

Il magnate di Riviera

“Tutte balle, mi basta lo Spezia”

di RENZO PARODI (IL FATTO QUOTIDIANO 30-01-2015)

Galeotta fu la frase che sfuggì di bocca a Gabriele Volpi prima del match internazionale di pallanuoto tra Pro Recco e Olimpiakos: “Prima battiamo con la Pro Recco tutti i record, poi penseremo alla Sampdoria”. Tanto è bastato per accendere la fantasia dei tifosi blucerchiati, già in estasi per la campagna acquisti di gennaio e per il quarto posto. L’esuberante produttore cinematografico contro ogni aspettativa ha costruito una macchina da calcio quasi perfetta. E se davvero un giorno arrivasse Volpi, non ci sarebbero più limiti ai sogni. Volpi è un gigante della logistica petrolifera, ha interessi in Africa e una disponibilità economica notevolissima. Nel calcio è già entrato, con lo Spezia, in lotta per salire in A, e col Rijeka, secondo nel campionato croato. “Ma quella sulla Samp era soltanto una battuta”. Da Marbella, dove è in vacanza, Volpi ridacchia al telefono. “Da tifoso giovanile della Samp mi auguro che Ferrero riesca a mantenere società e squadra ai vertici”.

E se non ci riuscisse?

Qualora ci fossero problemi, valuterò la situazione. Mi auguro che non ce ne siano.

Corre voce che lei stia già aiutando Ferrero, in termini di esposizione economica. Conferma?

Smentisco. A Ferrero ho parlato una sola volta, quando mi ha chiamato per chiedermi notizie di un calciatore del Rijeka. Ferrero è riuscito a portare a casa Eto’o. Se la cava benissimo da solo.

Se non è lei, c’è qualcun altro dietro Ferrero?

Nessuno, credo. Restiamo ai fatti. Ferrero ha dato un’organizzazione forte alla società. Perché dovrebbe avere qualcuno alle spalle?

A lei il calcio interessa…

Ci sono entrato con lo Spezia che ora sta andando bene grazie a Damir Miskovic e ai manager che lo affiancano: il dg Marino, il ds Angelozzi e un allenatore, Bjelica, che si sta affermando come uno dei tecnici migliori della B. All’inizio sono stati commessi molti errori, l’anno scorso la società ha perso 12 milioni di euro...

Che altro c’è oltre alla pallanuoto?

Con la Pro Recco punto a vincere 10 scudetti consecutivi e a superare Mladost e Partizan che come noi hanno vinto 7 volte la Coppa dei Campioni. A Recco vorrei ristrutturare la piscina di Punta Sant’Anna e costruire un complesso che comprenda, oltre a una foresteria per giovani atleti, un albergo e quote di residenziale, commerciale e direzionale. A Rapallo una piscina olimpionica per ospitare competizioni internazionali.

A Santa Margherita il suo progetto per il nuovo porto turistico ha provocato una levata di scudi da parte di chi teme la solita colata di cemento.

Da ragazzo la riviera tra Recco e Portofino era frequentata da un turismo ricco ed elegante. Oggi annaspiamo. È necessario riqualificare l’offerta. Sono pronto a ridiscutere con chi di dovere i termini del progetto e trovare le soluzioni.

Il Senato americano indagando sulla corruzione in Africa si è occupato del vicepresidente della Nigeria (dal 2000 al 2007) Abubakar. Non è suo socio in affari?

Sì, mio e del mio amico Gianangelo Perrucci. Abubakar ha speso oltre 200 milioni di dollari per fondare l’Università della Nigeria. Ce ne fossero di persone come lui...

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DE CILLIS PROCESSATO: FALSA TESTIMONIANZA

Calciopoli: picconata

sulle tesi dell’accusa

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 30-01-2015)

Teodosio de Cillis sarà processato per falsa testimonianza. Un’altra picconata sulle fondamenta dell’accusa di Calciopoli, che si rivelano sempre più fragili. De Cillis è il titolare della rivendita di Chiasso dalla quale Moggi avrebbe comparato le schede svizzere per gli arbitri. De Cillis è stato un testimone chiave per l’accusa, considerato che la presunta distribuzione delle schede è stata la prova per la quale Moggi è stato condannato a Napoli (non avendo potuto provare l’accusa l’effettiva alterazione di partite). De Cillis aveva fornito ai Carabinieri un foglietto dattiloscritto con i numeri delle schede vendute a Moggi (attraverso l’impiegato Bertolini), numeri che poi erano stati utilizzati dagli inquirenti per ricostruire il traffico telefonico della “Cupola”. Non si trattava di una documentazione ufficiale, solo di un foglio compilato dal De Cellis. Che al processo aveva affermato di aver portato quel foglio ai Carabinieri a Como. Una circostanza smentita dal maresciallo Nardone che ammise di essere andato a Chiasso (con la vettura del De Cillis) a prendere quel foglio, senza avere una rogatoria internazionale, indispensabile. Gli avvocati della difesa avevano denunciato De Cillis per falsa testimonianza. Ora il rinvio a giudizio che fa seguito alla richiesta formulata dal pm di Napoli Tufano. Se De Cillis verrà ritenuto colpevole, il testimone che aveva portato la prova chiave per la condanna di 1° e 2° grado diventerebbe inattendibile.

 

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