Vai al contenuto
CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

Recommended Posts

Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Lo sapevo pure io purtroppo.Ma come si fa dico io a prolungare il contratto a questo qua. Non ha deferito Tavecchio non ha deferito Totti De Sanctis. Stava all'olimpico di Roma il giorno della finale di Coppa Italia e non fece nulla e quando poi indago' disse che era tutto ok e confermo' che il "povero" Ciro era un santo. E bada io sono di Napoli ma ti dico che Ciro faceva parte del gruppo di Genny che scesero dai bus per dare una lezione a de santis.

Per il deferimento di De Sanctis ci sarebbe ancora tempo e speranza.

Per quel che riguarda il tifo ultras napolistano e romanista, sospetto che ne vedremo delle brutte già il prossimo 1 novembre ed a pagarne le conseguenze saranno le forze dell'ordine.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 20-Apr-2009
40693 messaggi

Per il deferimento di De Sanctis ci sarebbe ancora tempo e speranza.

Per quel che riguarda il tifo ultras napolistano e romanista, sospetto che ne vedremo delle brutte già il prossimo 1 novembre ed a pagarne le conseguenze saranno le forze dell'ordine.

Non ti preoccupare le autorita' faranno in modo che le tifoserie delle due squadre non si macchieranno. Mica sono come i criminali bambini dello Juventus Stadium?

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Coppa d’Africa La peste emorragica buona scusa per rifiutare l’organizzazione

Ebola può salvare le casse del pallone in Marocco

Pochi biglietti venduti, meglio ospitare il Real e il mondiale club

di LUIGI GUELPA (IL GIORNALE 23-10-2014)

Il Marocco si smarca, teme lo spettro Ebola e si rifiuta di ospitare la 30esima edizione della Coppa d'Africa in programma dal 17 gennaio all'8 febbraio 2015. In realtà, almeno secondo i detrattori del premier Benkirane, leader di Giustizia e Sviluppo, partito dei Fratelli Musulmani, ci sarebbero motivazioni economiche travestite dallo spauracchio della peste emorragica ad aver innescato l'improvvisa marcia indietro del comitato organizzatore.

Circa un mese fa il ministro per lo Sport Mohamed Ouzzine aveva manifestato una certa preoccupazione per il flop dei biglietti: «Fino ad ora non abbiamo venduto neppure il 10% dei pacchetti. Facciamo affidamento sui tanti africani che vivono in Europa e che sono nelle condizioni di scendere in Marocco ad assistere allo spettacolo». Chiaro che Ebola diventa una scusa, senza dimenticare che gli africani d'Europa non sono certo portatori del virus. La malattia sarebbe il pretesto per disfarsi, quanto prima, di un fardello che potrebbe essere emorragico, ma per le casse del regno di Mohammed VI.

Rinunciando a ospitare la kermesse continentale il Marocco se la caverebbe con una penale di 200mila dollari, a fronte di un danno per mancati introiti calcolato in 5 milioni. Altre spese, il paese maghrebino, non ha sostenuto: le infrastrutture (autostrade, aeroporti, ferrovie) sono quelle di dieci anni fa, e dal 2008, complice la crisi economica, non è stato costruito un solo hotel nelle 4 città sedi dell'evento.

Ebola o meno, il Marocco non abdica invece sul Mondiale per Club (a Rabat e a Marrakech) dal 10 al 20 dicembre. Tra le pretendenti al titolo c'è innanzitutto il Real Madrid. Dalla capitale spagnola partiranno circa 30mila tifosi-turisti, generando un indotto di almeno 3 milioni di dollari. Vengono quindi adottati due pesi e due misure, anche perché alla «Fifa Club World Cup» dovrebbe prendere parte il Vita Club, quasi campione d'Africa con tanto di tifoseria da Kinshasa, una delle zone più a rischio infezione.

La Caf (la Uefa africana) nel frattempo sta ponderando soluzioni alternative al torneo per nazioni. Il Sudafrica ha risposto «No grazie!». Il presidente della Caf, il discusso camerunense Issa Hayatou (mazzette nella querelle Qatar) vorrebbe spostare il baraccone in Ghana. Ma il Ghana confina con il Togo, si trova a ridosso di Guinea, Liberia e Sierra Leone, i paesi maggiormente flagellati dall’ebola.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Giulemanidallajuve.com
Comunicato stampa: Assemblea Azionisti

Ancora una volta, per il secondo anno consecutivo, abbiamo deciso di non presenziare alla Assemblea dei Soci della Juventus FC Spa.

Giulemanidallajuve è oggi il più grande sodalizio di tifosi e piccoli azionisti bianconeri. Ciò nonostante non ci sentiamo rappresentati dall'attuale management. Invero dobbiamo registrare che l'unico atto che la Juventus FC Spa ci ha riservato è una citazione in giudizio nei confronti del nostro presidente per il logo che fin al 2006 ci contraddistingue.

La Juventus fa causa ai suoi tifosi, che fin dalla prima ora si sono attivati per difenderla in tutte le sedi (autotassandosi senza mai realizzare alcun business), e resta totalmente immobile (tranne atti che rappresentano solo fumo negli occhi) verso coloro che con costanza vilipendono il suo nome ed il suo onore.

La Figc (e non la Juventus) ci ha preceduto ed ha depositato istanza di prelievo al fine fissare una data in cui il TAR possa discutere la revoca dello scudetto alla società Internazionale (e non la restituzione degli scudetti indebitamente sottratti dalla in-Giustizia Sportiva). La Figc, appunto, e non la Juventus, sempre più inerte sui fatti del 2006.

Non ci saremo in una assemblea che si risolverà ancora una volta in occasione di autoreferenzialità per chi gestisce la società, ma saremo sempre presenti affinché la verità venga restituita alla storia!

GiùLeManiDallaJuve !

No comment

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 10-Sep-2006
5204 messaggi

Il comportamento della società nei confronti di GLMJ è rivoltante!

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 21-Jan-2008
21848 messaggi

Che vergogna di giornalismo e di giustizia sportiva: si spera nella superprocura di Malagò (seeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh)

Lotito è stato deferito, comunque, per l'insulto a Marotta.

E poi, il mal di testa di Totti assomiglia tantissimo ad una scusa non richiesta, anzi ad una cazzata enorme: il mal di testa era semmai dovuto alle 5 pere del primo tempo.

Palazzi è veramente un liquame viscido. Il mal di testa di Totti è la scusa del secolo.

No comment

L'unico commento da fare è il seguente: abbiamo una proprietà in malafede collusa con la mafia milanese. Quando ci libereremo di loro sarà sempre troppo tardi.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Empresa brasileira abre negócio das

transferências de jogadores a adeptos

Plataforma digital quer democratizar o investimento nos direitos económicos de jogadores de futebol e

funcionar como uma fonte de receitas alternativa para os clubes. Chegada a Portugal prevista para 2015

por PAULO CURADO (PUBLICO 24-10-2014)

Numa altura em que a FIFA se prepara para proibir a participação de terceiros nos direitos económicos de jogadores de futebol, uma empresa brasileira está a remar contra a maré e lançou uma plataforma digital que permite ao adepto comum investir em passes de futebolistas. A ideia é captar uma fonte alternativa de receitas para os clubes e democratizar o acesso às receitas do lucrativo mercado de transferências. O negócio deve chegar a Portugal já no próximo ano.

Tem o peculiar nome de Panela FC e é uma ferramenta digital onde qualquer adepto de futebol pode investir, numa escala modesta, nos direitos económicos de um lote de jogadores de clubes do Norte e Nordeste do Brasil. Está a funcionar desde 8 de Outubro, mas a ideia esteve a maturar durante os últimos dois anos, como explicou ao PÚBLICO o seu mentor, o empresário Diego Fernandes: “O Panela foi feito para o torcedor que vai poder entrar neste universo do futebol, que até agora estava aberto apenas aos grandes empresários. É uma oportunidade para os torcedores se tornarem empresários ou sócios dos clubes na posse de determinado atleta.”

Para investir, o adepto tem de registar-se no site do Panela FC e adquirir a moeda virtual que circula na plataforma, a denominada “paneleta”, que tem o valor unitário de um real (0,3 euros). Semanalmente, o portal disponibiliza percentagens dos passes de nove jogadores (de um total de 30 até ao momento), com informações sobre as suas idades, equipas que representam, duração dos respectivos contratos e valores de mercado dos atletas. O interessado poderá comprar uma quota máxima de cinco mil paneletas (cinco mil reais ou 1600 euros) por jogador, mas sem constrangimentos no número de futebolistas. Concluída a transacção, o investidor receberá, por mail, o “contrato digital”.

Quando (e se) determinado jogador do portfolio do Panela FC for transferido para outro clube por uma soma superior ao valor de mercado referenciado no site, o adepto receberá a mais-valia gerada, proporcional à percentagem que detém no passe do atleta. Mas existe sempre o risco de perder tudo: caso um jogador rescinda ou termine o seu contrato sem ser transferido; ou se o valor pago por outro clube for inferior à verba indicada na plataforma digital. Dentro de alguns meses, o Panela irá ainda lançar o que designou como “mercado de segundo tempo”, que permitirá a compra e venda de quotas de futebolistas entre utilizadores do site.

“Com a nossa plataforma, qualquer torcedor poderá ser dono de um pedacinho de um jogador de futebol. Terá essa oportunidade, numa relação directa entre o torcedor e o jogador do seu clube do coração”, esclareceu Diego Fernandes, que garante que o Panela FC será apenas o “intermediário da negociação” entre adeptos e clubes que detêm os direitos económicos do jogador, com quem será directamente acordado o contrato de investimento.

Uma intermediação que terá custos, com a plataforma digital a cobrar uma comissão de 20% por cada transacção. Uma percentagem significativa, mas que o responsável pelo site justifica com os custos operacionais. “Metade da nossa comissão servirá para manter a plataforma em funcionamento, com toda a tecnologia necessária e para investir também em marketing”, justifica o responsável do Panela FC.

Clubes portugueses na calha

Neste momento, são 20 os clubes brasileiros associados à empresa, todos do Norte e Nordeste brasileiro e que competem nas divisões inferiores do país. “Existem muitos clubes pequenos que precisam de ajuda e o Panela foi feito para esses clubes menores”, admite Diego Fernandes, que também estabeleceu acordos de princípio com o Marítimo, Vitória de Guimarães e Trofense, na perspectiva da empresa alargar a sua actividade a Portugal. Inicialmente o Panela anunciou ter também uma parceria com o FC Porto, mas os “dragões” negaram ao PÚBLICO qualquer envolvimento com este projecto e o símbolo do clube acabou por ser retirado recentemente do site da empresa brasileira, por exigência dos portistas.

“Pretendemos entrar no mercado português a partir de 2015. O nosso departamento jurídico está a estudar a legislação para que os torcedores portugueses possam também participar no projecto. Neste primeiro momento, só os torcedores brasileiros é que podem adquirir os direitos dos jogadores que já fazem parte da nossa oferta, mas estamos também a negociar futebolistas de clubes argentinos”, adiantou o administrador-executivo do Panela FC, que não está preocupado com a possibilidade de a FIFA vedar a participação de entidades terceiras, para além dos clubes, nos direitos económicos dos jogadores.

“Nós somos a novidade da novidade. A principal crítica da FIFA é referente ao monopólio dos grandes empresários no futebol, que influenciam as decisões na hora de venda de um jogador. O que o Panela está a fazer é exactamente o contrário: abre o mercado a qualquer torcedor, que pode investir, mas não tem infl uência na hora da decisão de um clube de vender ou não um activo. Porquê? Porque está limitado em termos de investimento e não tem como influenciar uma transferência, como aconteceu recentemente no Sporting em relação ao jogador Marcos Rojo [os responsáveis “leoninos” acusam um fundo de investimento de ter pressionado a saída do futebolista argentino para o Manchester United]. A decisão é totalmente do clube”, garantiu Diego Fernandes.

Grandissima idea!

Sarei disposto ad investire subito qualche euro su Pogba,

anche con la nuova app Juventus Together.

Dai Raiola, apriti al mercato dei tifosi!

Basta con gli sms di solidarietà, aiutiamo le povere società calcistiche con fatturato sotto i 500 milioni di euro... mh

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Calcio, l’ex sport dei lavoratori diventato

lusso da turisti. Lo dice un report Bbc

Dal 2011 il costo dei biglietti della Premier League è aumentato del 13%. Il costo della vita è salito del 6,8%
L’abbonamento meno caro della seconda serie costa 190 sterline. Quello al Barcellona 130 euro l’anno

di LUCA PISAPIA (IL FATTO QUOTIDIANO.it 24-10-2014)

“Il calcio è lo sport dei lavoratori, un divertimento per i lavoratori”. Così Bill Shankly, storico allenatore del Liverpool FC, ancora alla fine degli anni Settanta può permettersi di raccontare il gioco del pallone nell’entusiasmante libro Red Or Dead (David Peace, Il Saggiatore, 2014, pp. 649). Trentacinque anni dopo invece, un report economico della Bbc intitolato BBC Sport’s Price of Football, certifica in maniera drammatica e in via definitiva che il calcio non è più lo sport e più il divertimento dei lavoratori. Il calcio di oggi, i lavoratori non se lo possono permettere. Dal 2011 il costo dei biglietti della Premier League è aumentato del 13%, paragonato al 6,8% dell’aumento del costo della vita. Ogni anno il costo di tifare la propria squadra aumenta in media del 4,4%, quattro volte l’inflazione che cresce dell’1,2%.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli stadi si svuotano dei tifosi, dei loro canti, del loro entusiasmo e del loro calore e si riempiono di gelidi turisti del pallone, che se va bene applaudono timidamente al fischio finale. “Mangiatori di sandwich ai gamberetti” li definì sprezzante qualche anno fa Roy Keane, capitano del Manchester United, furibondo per la mancanza di atmosfera e sostegno a Old Trafford. Lo stadio di Manchester è sempre pieno, ma da 75mila agguerriti sostenitori che cantano a squarciagola fino all’ultimo minuto si è passati a 75mila tifosi occasionali, gli unici che possono permettersi il costo del biglietto, cui basta un selfie per certificare la loro inutile presenza. Si pensava che l’aumento degli introiti televisivi (la Premier prende quasi 6 miliardi in tre anni) facesse calare il prezzo d’ingresso, ma così non è stato.

E nemmeno il calcio minore è più un rifugio per la working class britannica: in seconda serie i prezzi sono aumentati in media del 31,7%, in terza serie del 19%. Bisogna scendere giù in quarta serie, per trovare un calo del 3,2%. L’abbonamento annuale al Charlton Athletic, il meno caro della seconda serie inglese, costa 190 sterline. Mentre al Camp Nou di Barcellona ci si può abbonare ancora con 130 euro l’anno. Aspettare un gol dell’oscuro islandese Gudmundsson costa una volta e mezzo quello di Messi. “E’ ridicolo – spiega Kevin Miles della Football Supporters Federation –. In un momento in cui il calcio è sommerso di soldi, le televisioni pagano uno sproposito, invece di fare una politica di riduzione dei prezzi li aumentano. Le classi popolari sono state definitivamente escluse dalla partecipazione, il calcio ha perso la sua funzione di inclusione sociale”.

Il problema non sono i posti vuoti – come in Italia, dove nessuno va più allo stadio e a Trieste hanno provato coi tifosi di cartone, e il Milan organizza coreografie societarie al posto di quelle della curva per coprire i vuoti di San Siro durante il prepartita televisivo -, perché la Premier League con 37mila spettatori di media è alla sua massima capienza dal 1950. Il problema, quindi, è il calcio che perde il suo ruolo centrale di formidabile collante sociale, permettendo partecipazione e protagonismo a classi economicamente escluse da altri tipi di svago.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 07-Jul-2006
4112 messaggi

Ah, magari Moggi e Giraudo fossero riusciti a strappare la Juventus...magari!

Oggi non ci troveremmo in questa condizione...

Ormai penso tranquillamente che da casa Agnelli non sortirà nulla di buono

Ovvio, magari la Juventus tornerà a vincere, magari a vincere molto...

Ma l'onore perduto non lo si avrà più indietro!

E i fatti del 2006, fatti rivoltanti, degni non di una Repubblica come l'italia, ma di una dittatura, resteranno IMPUNITI!

Che vergogna....

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Il giudice della Serie A tifa per tutti

di SEBASTIANO VERNAZZA (SPORTWEEK 25-10-2014)

Da quest’anno i giornalisti sono obbligati per legge a seguire corsi di aggiornamento professionale. Così, in ogni regione, proliferano gli appuntamenti. a Udine, in Friuli, la locale sezione dell’Ussi (Unione stampa sportiva italiana) ha organizzato un incontro con Gianpaolo Tosel, giudice sportivo della Serie A, nato e residente nella città friulana. Tosel, che domani compirà 74 anni, si è presentato in aula con una folta biancheggiante capigliatura e tra le pieghe della lezione ha fatto qualche piccola rivelazione, come ha raccontato il Messaggero Veneto.

‟Io sono un notaio”, si è autodefinito. ‟Il mio studio è a casa, e mi collego col mondo attraverso i potenti mezzi che mi fornisce la tecnologia: il fax e la mail di mia moglie”. A una domanda sulle simulazioni ha risposto: ‟Il mio giudizio su un simulatore è ininfluente fino a quando non viene richiesto espressamente dalla procura federale”. Traduzione: eventualmente pigliatevela con Palazzi. La parte più curiosa è stata quella sulla mappa del tifo di casa Tosel: ‟Non vado quasi più allo stadio. E non guardo le moviole. In compenso le segue mia figlia, che è juventina e che ha un compagno romanista. Un figlio invece è dell’Inter. L’altro è il più saggio, non ama il pallone”. E Tosel per chi tifa? A Udine lo sanno tutti che trepida per la Juve. Sembra che guardi le partite in tv insieme a un collega magistrato, noto milanista. Juve, Roma, Inter e Milan: a parte il Napoli, tutte le grandi squadre sono rappresentate” in casa del giudice sportivo. Tosel condicio.

Ah, la Juve avrebbe santi anche nella giustizia sportiva.

Non mi risultava affatto fosse juventino, magari è solo bianconero udinese.

Comunque il simpatico giornalista dimentica questo passaggio

L’Udinese, in compenso, Tosel l’ha nominata in modo esplicito riferendosi a “Passaportopoli”: «Qualcuno mi disse: come puoi giudicare la squadra della tua città? Risposi: ne ho condannati tanti di cittadini della mia città...». Il modo per strappare un sorrido alla platea, non più contesa con Morfeo, tutt’altro.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 07-Jul-2006
4112 messaggi

Sempre peggio....e dai piani alti di casa Juve, COME AL SOLITO, nessuna risposta degna di nome...

E' che NON SI VUOL capire che la signorilità, il non rispondere ad attacchi vigliacchie e frutto di infamia andava bene PRIMA di Farsopoli!

Si, lo ripeto: la Juventus deve cambiare!

Deve continuare a non lamentarsi con gli arbitri, ovviamente, MA

QUANDO gli avversari ci insultano, DEVE REAGIRE!

E duramente!

Al limite pure facendo capire che gli avversari sono dei miserabili PEZZENTI INVIDIOSI!

Non dico di dirlo apertamente...ma di farlo capire!

Basta usare il guanto di velluto

Bisogna usare IL PUGNO DI FERROOOOOOO!

Porca pu....na!

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
GASPORT 25-10-2014

Ob4VAIdp.jpg

Ormai capita raramente che firmino assieme un articolo ma è sempre un (dis)piacere rinverdire i fasti raggiunti durante e subito dopo Farsopoli, vero Galdi e Piccioni?

Comunque se Tavecchio se ne esce così

«Non ho mai parlato di moviola. `Moviola´ lo dicono gli altri. Io ho sempre parlato di tecnologia in campo. Noi in questo momento siamo ben disponibili alla tecnologia gol-non-gol e sul dentro o fuori dall’area di porta, non ad altri discorsi».

non si capisce proprio tutta questa grande agitazione ed attesa per la moviola in campo sui campi della Serie A.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Sempre peggio....e dai piani alti di casa Juve, COME AL SOLITO, nessuna risposta degna di nome...

E' che NON SI VUOL capire che la signorilità, il non rispondere ad attacchi vigliacchie e frutto di infamia andava bene PRIMA di Farsopoli!

Si, lo ripeto: la Juventus deve cambiare!

Deve continuare a non lamentarsi con gli arbitri, ovviamente, MA

QUANDO gli avversari ci insultano, DEVE REAGIRE!

E duramente!

Al limite pure facendo capire che gli avversari sono dei miserabili PEZZENTI INVIDIOSI!

Non dico di dirlo apertamente...ma di farlo capire!

Basta usare il guanto di velluto

Bisogna usare IL PUGNO DI FERROOOOOOO!

Porca pu....na!

Pussa via, sei AN-TI-PA-TI-CO, oltre che barbone e rancoroso.

E siccome siamo AN-TI-PA-TI-CI dobbiamo subire e BASTA.

Ragionamento ineccepibile, non trovi?

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

La rivolta di San Siro

Gli steward: «Non ci pagano da 6 mesi»

La società che organizza il servizio: «Il problema è l’Inter che da un anno non salda le fatture»

di DAVIDE LONGO (GASPORT 25-10-2014)

Gli steward di San Siro da sei mesi non ricevono il compenso per il proprio lavoro. A denunciarlo è un gruppo di ragazzi che ormai da diversi anni effettuano il servizio all’interno del Meazza per conto della Winch, l’azienda alla quale Milan, Inter e M-I Stadio hanno appaltato il lavoro. Ad aprile abbiamo ricevuto l’ultimo pagamento — racconta Federico, 23 anni — poi da allora niente, nonostante l’accordo preveda che le giornate di servizio vengano saldate dopo due mesi dall’effettuazione. Io così ho smesso di dare la mia disponibilità e so che altri faranno lo stesso se non accadrà niente nelle prossime settimane».

Servizio Nella sua situazione ci sono tutti gli steward che la Winch utilizza per effettuare il servizio. La società, con sede ad Alzano Scrivia, in provincia di Alessandria, nata nel 2009, ha circa 600 dipendenti e un migliaio di collaboratori convocati «a giornata» in occasione delle gare casalinghe delle milanesi. Dal punto di vista dell’appalto sul Meazza, Winch ha tre diversi contratti: due con Milan e Inter per le rispettive gare casalinghe e uno con M-I Stadio, la società formata nel 2011 da Comune, Milan e Inter per la gestione di San Siro e delle attività connesse come museo e tour dello stadio. Ed è proprio uno di quei tre contratti, precisamente quello con l’Inter che, secondo Gianluca Barabino, titolare della società, ha determinato il ritardo nei pagamenti degli steward: «Purtroppo da un anno l’Inter non salda le fatture — racconta Barabino — e questo ha causato un problema anche nei pagamenti dei nostri collaboratori. Fino ad aprile abbiamo onorato in ogni caso l’impegno con loro, ma adesso siamo costretti ad aspettare che l’Inter paghi».

Passaggio Il servizio svolto per il club nerazzurro, tra l’altro, è l’unico dei tre effettuato non in base a un contratto «diretto», ma attraverso la somministrazione da parte di Adecco. «Ci hanno detto che il passaggio di proprietà nell’Inter ha creato qualche problema nel pagamento delle fatture — prosegue Barabino — e ci hanno garantito che presenteranno in poche settimane un piano di rientro. Sono dispiaciuto di questa situazione ma resto ottimista e conto di rimettere in pari i pagamenti dei nostri collaboratori entro un mese». Il ritardo nei pagamenti, tra l’altro, non riguarderebbe soltanto l’Inter ma anche Milan e M-I Stadio, «ma il loro caso è diverso — precisa Barabino — anzi, visti i tempi che corrono direi che sulla loro tempistica non mi posso lamentare. Il vero problema è l’Inter».

Pregresso Con un anno circa di ritardo e un costo a partita oscillante tra i 35 e i 60 mila euro (a seconda dell’importanza del match e, quindi del numero di persone impiegate), il conto sul pregresso dovrebbe essere di circa un milione di euro «e appena saremo pagati a nostra volta salderemo il dovuto ai nostri collaboratori», assicura Barabino. Federico ci spera: «Non si tratta del lavoro della mia vita ma visti i tempi che corrono è meglio di niente. Sempre che i soldi arrivino…».

E diamine! Sta messa male male male l'Internazionale.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
La violenza Pugni, calci e i tergicristallo rotti dai tifosi del Napoli dopo il match di Europa League

Assalto al pullman, indagini sui violenti

La Digos visiona i filmati per individuare gli autori del raid avvenuto a Berna

La paura Rafforzate le misure di sicurezza a Fuorigrotta in vista della partita con il Verona

di ROBERTO VENTRE (IL MATTINO 25-10-2014)

Pugni e calci alla fiancata del bus del Napoli, distrutti i due tergicristalli. L’assalto di un centinaio di tifosi azzurri al pullman avvenuto al momento dell’uscita dallo stadio de Suisse di Berna, intorno alle 21.25, una ventina di minuti dopo la sconfitta degli azzurri di Benitez per 2-0 contro lo Young Boys.

Prima i cori, i fischi e la rabbia per la brutta prestazione di Berna, esternata sia all’indirizzo di Benitez che dei calciatori del Napoli. Poi i calci e i pugni al momento del passaggio del bus, scortato da un solo mezzo della polizia svizzera, una misura di sicurezza ritenuta inadeguata dalla società azzurra perché la mancanza di un più lungo cordone di protezione ha agevolato l’avvicinamento al pullman al momento dell’uscita dello Stadio de Suisse.

La polizia svizzera e il personale della Digos al seguito della squadra hanno allontanato i più facinorosi mentre il bus azzurro lasciava la zona calda lungo lo stradone di fronte alla tribuna. Attraverso le immagini a circuito chiuso dello stadio dello Young Boys, le riprese della polizia svizzera e altri filmati la Digos napoletana comincerà il lavoro per risalire agli autori del danneggiamento del bus azzurro. Ci sarà un coordinamento tra le forze di polizia e la Digos napoletana e attraverso filmati e immagini si lavorerà per ricostruire con esattezza quanto accaduto per risalire ai responsabili dell’assalto. La rabbia dei tifosi napoletani è esplosa anche all’indirizzo del pulmino che trasportava i dirigenti azzurri e seguiva l’autobus azzurro. Una rabbia che per la prima volta esplode in maniera così forte, in dieci anni, all’indirizzo del pullman dei giocatori del Napoli.

A Berna erano oltre duemila i tifosi azzurri: 1200 partiti da Napoli, aliquota che comprendeva anche gli appartenenti ai gruppi ultrà e ai club, compresi non tesserati che possono assistere alle partite europee, e tutti gli altri tifosi napoletani provenienti dalla Svizzera, dalla Germania e da numerose città del nord. Una rabbia comune scaturita dalla vergognosa prestazione del Napoli, che si aggiunge ad altre prove negative. Una rabbia per la sconfitta che ha accomunato chi si è spostato da Napoli per seguire gli azzurri e chi invece vive in Svizzera, in Germania e al nord e vedeva la partita contro lo Young Boys, un’occasione unica per poter applaudire gli azzurri e festeggiare con una bella vittoria.

Al rientro poco dopo mezzanotte a Napoli non c’era nessun tifoso ad attendere la squadra a Capodichino. Ma è chiaro che dopo quest’episodio saranno rafforzate le misure di sicurezza durante il trasferimento del bus del Napoli dal centro sportivo di Castelvolturno allo stadio San Paolo. Domani a Fuorigrotta c’è la partita contro il Verona, una sfida già di per sè a rischio, anche se il divieto di presenza ai tifosi scaligeri diminuisce la pericolosità dell’evento. Verranno presidiate ancora con più mezzi di polizia le zone dove passerà il pullman del Napoli da Castelvolturno allo stadio e soprattutto nelle vicinanze del San Paolo nella zona del varco d’ingresso per i pullman. E verrà anche rafforzata la sorveglianza a Castelvolturno dove già agiscono gli steward del Napoli, al seguito della squadra come sempre anche a Berna, e in occasione di ogni partita del Napoli. In quest’inizio di stagione già un paio di volte si è notata la presenza di forze di polizia a presidiare il centro sportivo in occasione degli allenamenti della squadra, in particolare nel giorno della partenza per le trasferte.

Stiamo ancora aspettando scuse e novità per l'assalto subito dall'antipatico pullman juventino l'anno scorso a Napoli.

Dalle immagini riprese dalle telecamere esterne allo stadio San Paolo si potrá risalire almeno ad alcuni degli autori dell'assalto al torpedone bianconero. GASPORT 01-03-2013

Le telecamere non funzionavano bene. In Svizzera saranno più precise?

«Sono cose dell’altro mondo»

«L'aggressione dei tifosi al pullman del Napoli? La percezione di chi gioca in Italia è quella di stare in un altro mondo». Lo ha detto Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori, commentando l'aggressione subita dalla formazione partenopea a Berna dopo la sconfitta contro lo Young Boys. «È da un po’ di tempo che cerchiamo di denunciare questi episodi. Abbiamo fatto un rapporto alla fine dell'anno scorso,temo che anche quest'anno sarà lo stesso».

Oh, adesso s'è svegliato Tommasi: ha trovato l'interruttore in mezzo alla folta capigliatura.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 10-Sep-2006
5204 messaggi

Catzo!

La polizia svizzera doveva proteggere il bus del napoli dai suoi stessi tifosi!

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 07-May-2009
2746 messaggi

Catzo!

La polizia svizzera doveva proteggere il bus del napoli dai suoi stessi tifosi!

In Svizzera non conoscono il folklore partenopeo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 08-Jul-2006
21538 messaggi

ave

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 07-Jul-2006
4112 messaggi

Pussa via, sei AN-TI-PA-TI-CO, oltre che barbone e rancoroso.

E siccome siamo AN-TI-PA-TI-CI dobbiamo subire e BASTA.

Ragionamento ineccepibile, non trovi?

La barba in effetti ce l'ho e pure i baffi! sefz

E dico...che la frase da dire sarebbe stata:

Siamo an-ti-pa-ti-ci e dopo farsopoli siamo ven-di-ca-ti-vi e gli altri ci devono rispetto E SOPRATUTTO devo TEMERCI!

Questo bisognava dire!

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

La barba in effetti ce l'ho e pure i baffi! sefz

E dico...che la frase da dire sarebbe stata:

Siamo an-ti-pa-ti-ci e dopo farsopoli siamo ven-di-ca-ti-vi e gli altri ci devono rispetto E SOPRATUTTO devo TEMERCI!

Questo bisognava dire!

.rulez

Con riferimenti a denunce e querele il quadro sarebbe perfetto.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
‘You should be up in your seat, John’

by GEORGE CAULKIN (THE TIMES 27-10-2014)

He would have squirmed at this. Squirmed at the headline, hated his picture, recoiled from the thought that he was at the centre of things, when what he really wanted was to be at the football, there and bearing witness, there because it mattered, there because it happened. There, always there, dark jacket, white shirt, dark trousers, there until that inexplicable, unfathomable moment when he was no longer there.

The story of John Alder is not easy to relate, because a reserved, private man would have shied from the telling. Because an extraordinary life of dogged support — over four decades, he missed a single Newcastle United game, when his mother was fading — ended incomprehensibly, when a missile obliterated the aeroplane that he, Liam Sweeney, a fellow fan, and 296 other people were flying in. Because the details are almost too difficult to bear.

He was a known unknown, familiar to thousands — that long hair, those clothes, that reliable, ubiquitous presence — spoken to by few. They called him “The Undertaker” but he was also John, Uncle John, a son, a colleague and a friend. He was a brother to Joyce Robbins, his closest living relative, inseparable as children, she a tomboy traipsing after him, he “polite and gentle,” both “street kids” playing near their auntie’s pub.

It was on Thursday, July 17 that Malaysia Airlines flight MH17 was shot down over Ukraine, but it is only now that Joyce and her family can contemplate an ending. She was present when John’s body was flown from Amsterdam to Leicestershire one Thursday this month, after an agonising process of recovery, identification and delay. There will be a quiet funeral this week and a reception at St James’ Park; well, it had to be there, really.

The quietness is their choice. There was neither quiet nor choice in John’s death, the scrolling ticker of dreaded news, totting up fatalities, blame thrown between sparring governments, the saturation coverage, then an emotional swell that built and flooded from Tyneside. John and Liam had been travelling to New Zealand to watch Newcastle in pre-season, a version — extreme though it was — of what we all do. They were going to the match.

In one sense, it was universal; in another, alien. John’s name trended on Twitter — he did not do Twitter — Sir Bobby Robson’s statue at St James’ became a shrine, Gary Ferguson, a Sunderland supporter, decided to raise money for some flowers; £33,618 later, it was a phenomenon from which two charities would benefit. There were ceremonies at Newcastle and Sunderland, an invitation to Downing Street (Joyce was not ready for that).

All the while, John was not home; always there, but now absent. “Those first few days were surreal,” Joyce said. “You’re suddenly reading and watching things at an intense rate, to try and glean as much information as possible and then you hear that they can’t even get on the crash site — it’s heartbreaking . . . You’re seeing this site and thinking: ‘My brother’s there.’ The inside of you is just screaming all the time.”

Joyce and Ian, her husband, have not spoken publicly before, but the understandable desire to contain their grief is balanced by recognition that they and John have become part of something bigger, by a need to explain who he was. And they have decided, too, that his collection of memorabilia, programmes hoarded and catalogued — nothing thrown away — should be auctioned off for The Sir Bobby Robson Foundation. They want John’s obsession to benefit others.

We met at their mother’s old house in Low Fell, on a neat slope of terraces. It was here that Joyce and John grew up, the home that John never left and scarcely changed when Ethel, their mum, passed away eight years ago, barring a Buddha figurine perched on the gas fire that he did not like and replaced with a horse. It was from here that John would set off at 11.30am every fortnight to walk to St James’, through Gateshead and over the dark currents of the Tyne.

As a boy, he was not gripped by football. “From the age of 11 to 16, he probably swam three times a day,” Joyce said. “He was dedicated to it — he swam for Gateshead, we’ve still got all the gala programmes — but he had his heart set on being a technician for the Post Office and the grammar school entered him for mainly CSEs. So he stopped swimming and got the O Levels he needed and went on to work for British Telecom.

“He’d dedicated his life to swimming and then suddenly he just cut that off. He never went to the baths again. That was about the time he started with the football. It’s as if something else had to fill the space. I think he had an obsessive nature. My dad wasn’t interested in football, but we had some friends up the street and their dad took him. That was where it started.”

At one point, John bought a “Limited Edition Heritage Stone” which was among hundreds laid at St James’. It was labelled “THE UNDERTAKER 4-1-1964”, a reference not to his date of birth, but his first match. Newcastle were beaten 2-1 by Bedford Town in the FA Cup that day, a fitting introduction to a team seldom worthy of those who follow it (his last game was a 2-1 friendly defeat by Oldham Athletic).

It began with every home game and spread farther when he was earning money. He applied for a passport, just to watch Newcastle, but travel was organised, whether here or abroad, with painstaking care; he could not miss kick-off. No drink beforehand, because alcohol might impair his enjoyment (he could make up for it afterwards) or force him to the toilet. Shared car journeys meant BBC 5 Live or companionable silence; cheese sandwiches and no music.

He always wore the same things, but “The Undertaker” garb was not a costume and he was not a celebrity (although he was inducted in the Premier League’s Hall of Fame in 1999 as Newcastle’s “Super Fan”).

“I think it came about because he used to go matches in his school uniform,” Joyce said. “Black blazer, a white shirt and dark trousers. He hated shopping and it was what he was comfortable in. There are four identical shirts upstairs that have not come out of their packets.”

John had always been “painfully shy” — visiting their gran, he would ask Joyce to go in first, just in case anybody else was there — yet football is social. “I doubt he would have told anybody he had a sister or a niece and nephews,” Joyce said. “He would keep his private life separate. And in the same way, the football world was his world. On the day I took the wreath to the ground, I remember standing on the pitch, thinking: ‘You should be up in your seat, John.’ ”

Football kept him from family functions. It was “too serious” to pull his leg about, but they could talk about the sport and there would be some ribbing with Richard and Peter, his nephews, who are Liverpool fans; John knew the right people to get them tickets for Anfield. When Ethel died, he began sending Joyce an email “as regular as clockwork, 11am every Monday, with ‘I am okay’ written in the subject line”.

They last saw him at the end of January, a chat on the train — Joyce and Ian were en route to Australia, to see Karen, their daughter; John was travelling to Norwich City — but there was a tradition that they would talk on their birthdays and they spoke on Joyce’s. It was July 10. He told her there would be no Monday morning email for three weeks, no “I am okay”, because he was heading to New Zealand and then on to Germany, where Newcastle had more fixtures.

He and Liam had settled on Malaysia Airlines. “He mentioned the plane that had disappeared and I gather, retrospectively, that the tickets were cheaper because of that,” Joyce said.

A little while later, Joyce and Ian had been out for the day. Home, they caught the late news; a flight, a crash, Ukraine, Amsterdam to Kuala Lumpur. John’s route, although he had not told them when he was flying. It was after 10pm and John went to bed early and rose at six — a habit from swimming — but Joyce dialled the home phone. “I didn’t get an answer.” Left it a few minutes, tried again. “Still no answer.” Dug out his mobile number. “Still no answer.”

She rang the Foreign Office at 11pm. “I just thought that if they told me he wasn’t a passenger, I could sit back and relax,” she said. Details were taken but there was no call back. She tried again at midnight. “They said: ‘We haven’t got that information.’ ” She stayed up until two and then attempted to sleep, the phone beside her.

“At half past five, there was a knock on the door and two policewomen were there and they looked at me and one said: ‘I think you know what we’ve come to tell you.’ All I could say was: ‘I hope not. I really hope not.’ ”

A tragedy, but not an accident; somebody flicked a switch or pulled a trigger. Somebody gave an order. “I can’t cope with that at all,” Joyce said. “It’s just so senseless and when you look at the bigger picture, the other passengers, the innocence . . . Nobody on that plane deserved to die.

“It’s the enormity of it. When you think about how much grief you’ve got yourself and then it’s multiplied by all these people. Sending that missile up . . . You know it’s going to be in the news for a long time and every time it feels like somebody has stabbed you. It’s a reminder of your own personal loss, but a big part of you feels that loss for everybody else, the tears cried every night by people who are screaming out for their loved ones and they’re never coming home.

“It couldn’t have happened in a worse way or in a worse place — there’s no way you could ever visit the site and say: ‘This is where my brother died.’ I didn’t think I’d be the sort of person who would want to, but part of me now feels it would have been nice to say: ‘This is where you went, John. Goodbye.’ It all just feels too much.”

The circumstances are harrowing. The police travelled to Low Fell to collect forensic data, to take Joyce’s DNA. John was eventually identified by the fingerprints that he gave to United States immigration when Newcastle were there in 2011, but that was not until the end of August and the wait since then has been because there may have been more of him to find. “In my own mind, I’ve got to think he’s there in that box like I see him in my head,” Joyce said.

At first, there had been regular contact from the Foreign Office, but: “Then it got quite patchy. Just before John was found there was very little communication and I remember my daughter being here, getting on to them — she was a lawyer at one stage — and she gave them quite a bit of stick, but we haven’t heard from them since. It’s all been through police liaison officers. Sometimes I’ve been tearing my hair out — is somebody going to ring, is someone going to let me know?”

The response from football, from Newcastle, from Sunderland, from everywhere, was overwhelming. It brought warmth from St James’ and a sense of unity to a fractured club; in the 17th minute of every match — an echo of MH17 — there are 60 seconds of applause for John and Liam, followed by a throaty roar. John may have had a dim view of that — the match should not be interrupted — but the noise, the collective, brought solace to his relatives.

He never wore a replica shirt or a scarf, but plenty have been draped in his memory. “I found it amazing,” Joyce said. “All this press, all this attention, all this for John and Liam. My brother was a total introvert! All the gestures, all the reactions were so touching. We’re so grateful. You read all these things like ‘condolences to the family’ and part of you is thinking: ‘Well, that’s me,’ but it doesn’t feel like you.”

Notions such as rivalry dissipated. Ferguson took to a Sunderland message board with the idea of doing something; soon, donations from fans of clubs everywhere were pouring in. “It wasn’t made up of big gifts and that’s more touching in some ways,” Joyce said. “So many people sent £5 or £10. It wasn’t just people who could write a cheque for £3,000 and not think about it. It was: ‘I’m a fan, too,” just recognising that here were two guys going to a football match.”

There is now a permanent Alder Sweeney Memorial Garden at St James’ and when the families went there to reflect and mourn, they asked Newcastle if they could enter the stadium, find and linger around John and Liam’s seats. To feel what they felt.

“I hadn’t been to a ground before,” Joyce said. “I’d never watched a match. I looked around and thought: ‘Can so many people really come here? Can it really be this big?’

“When we came back for the first game and the crowd applauded, I think I had my eyes shut then. I couldn’t cope. But Newcastle had kindly given us a private box to sit in and when we were up there, looking around . . . all this for John and Liam. It’s incredible that all these people could feel part of our tragedy.”

When the missile flared and 298 lives ended and others changed immeasurably and for ever, Joyce and Ian had driven to Ethel’s terrace in Low Fell. In the lounge, they found a scrap of paper resting on an armchair beside the fire, the one where the horse still stands. “It listed ‘passport, trousers, shirt’, column after column,” Joyce said. “John had used the same list time and time again. He ticked it off every time he went away for the football.”

COLLECTORS’ ITEMS TO LEAVE A LEGACY

Always a hoarder of match-day programmes, John Alder significantly widened his collection during the last decade of his life, researching and cataloguing every Newcastle United match, to the point where his home was crammed with boxes and folders.

While John did not care for replica kits, he also accumulated books and when Joyce, his sister, began the difficult process of sifting through his belongings, she noticed several written by Sir Bobby Robson, the late former Newcastle manager.

Collectively, John’s family came to a decision: they would like something he cared about so keenly to benefit others, for a cause of which he would have approved. In an act of deep generosity, they are to auction off his programmes for The Sir Bobby Robson Foundation.

The sale is planned for early next year and will be overseen by Anderson and Garland, long-established north east auctioneers, and held at St James’ Park. Neither the company nor Newcastle United is to charge for their services.

“John had all of Bobby’s books and when we saw that and spoke about it, it just felt like the right thing to do,” Joyce said. “We want to see to see his lifetime’s obsession put to good use.”

Il più grande tifoso di calcio di tutti i tempi.

Troppo malato di Newcastle Utd.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
ORA È IMPENSABILE TORNARE INDIETRO

di ALIGI PONTANI (LA REPUBBLICA 27-10-2014)

Si può fare questo al calcio italiano? È giusto passare da 62 milioni l’anno di finanziamento pubblico, attraverso i contributi del Coni, ai 35-40 ipotizzati in questi giorni (peraltro non si capisce bene in base a quali calcoli) dagli addetti ai lavori? Volendo usare soltanto la ragione dei numeri, la risposta va cercata altrove. In Inghilterra, per esempio, dove il calcio riceve 8,8 milioni l’anno. In Spagna, dove il calcio ha rinunciato già da anni a qualsiasi contributo pubblico. In Francia, dove lo stato sostiene il pallone con 2,8 milioni l’anno. In Portogallo, dove si arriva a 3 milioni. In Germania, infine, paese campione del mondo, dove non c’è stato neppure bisogno di fare il bel gesto di rinunciare a qualcosa, come fatto dagli spagnoli: mai previsto un soldo pubblico per il pallone.

Questo dicono i numeri degli altri, che andrebbero sempre ricordati quando pensiamo ai nostri 62 milioni. Certo, ogni paese ha un suo sistema, c’è chi ha i ministeri dello sport, chi le regioni autonome, chi altri criteri organizzativi e di finanziamento. Di sicuro, però, il sistema italiano non può più vantarsi di rappresentare un modello invidiato da tutti, e la favoletta del paese che se la batte con i colossi dello sport alle Olimpiadi suona ormai vuota. I sintomi del declino cominciano a intravedersi anche nel medagliere delle grandi manifestazioni, oltre che nei tassi di abbandono dell’attività sportiva scolastica, negli indici di sedentarietà e nelle percentuali di obesità infantile, quelli sì da podio mondiale.

Dunque, il calcio privato del suo smisurato malloppo di soldi pubblici fa impressione, certamente, ma solo perché in Italia siamo abituati così, dai tempi gloriosi del Totocalcio, quando la schedina finanziava tutti, e la schedina la faceva il calcio con le sue partite tutte alle 15 della domenica. Sembra il medioevo, anche se un medioevo felice: ora la schedina è estinta, in questo turno non ci sono state più di tre partite in contemporanea, le tv finanziano le squadre di serie A con un miliardo di euro, la stessa Federcalcio ottiene oltre il 60% dei suoi ricavi da finanziamenti privati (tv, sponsor, merchandising, ecc). Ed è così ricca da poter pagare 4,5 milioni l’anno il suo commissario tecnico: quello dell’atletica, per dire, guadagna circa 70 mila euro l’anno.

Ma non è il caso di fare demagogia: il calcio non è come gli altri, certo che no. Ha 700 mila tesserati più della pallavolo, seconda in classifica, anche se quando si passa agli agonisti la differenza scende a meno di 300 mila. Il calcio è la grande passione nazionale: dunque, è pensabile spogliarlo di risorse tanto importanti? La risposta è no, non tutto in un colpo solo, come pure, applicando in modo rigoroso i nuovi parametri Coni, potrebbe accadere: il calcio, secondo i calcoli più estremi, potrebbe passare addirittura da 62 milioni a meno di 10. Non accadrà, non sarebbe giusto. Ma neppure era giusto riconoscere alla Figc contributi pubblici 12 volte superiori a quelli dell’atletica, 20 volte superiori a quelli di pallavolo o basket. Non solo non era giusto: era assurdo. E poco importa ricordare che il calcio spende 40 milioni l’anno solo per gli arbitri. Gli arbitri ci sono anche in Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, dove li pagano le leghe. È ora che il calcio capisca che la pacchia è finita, e che riformarsi significa anche questo: rifare i conti, rimboccarsi le maniche, cambiare passo e sistemi. Che ci possa riuscire la federazione di Tavecchio è tutto da vedere. Ma che il Coni possa tornare indietro da questa sorta di rivoluzione, è invece del tutto impensabile.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Trasferta a rischio

Per andare a Napoli scelto l’aereo

di GUIDO D’UBALDO (CORSPORT 27-10-2014)

Sarà una settimana molto importante per la Roma. Mercoledì il turno infrasettimanale contro il Cesena all’Olimpico, sabato la trasferta di Napoli. Nella festività di Ognissanti, la più delicata del campionato. Quattro giorni prima del tentativo di rivincita contro il Bayern Monaco in Champions League.

IN AEREO. Sulla trasferta di Napoli a Trigoria si sta lavorando da diverse settimane. Duecento chilometri che sono diventati ad alto rischio dopo gli incidenti per l’ultima finale di Coppa Italia che portarono alla scomparsa del tifoso napoletano Ciro Esposito. Le Forze dell’Ordine sono in costante contatto con i dirigenti della Roma, si stanno valutando tutte le ipotesi e al momento l’indicazione più praticabile che è emersa è quella di andare a Napoli in aereo.

Un charter da Fiumicino a Capodichino, più o meno mezz’ora di volo. E l’altra indicazione che arriva dalle Forze dell’Ordine riguarda il giorno di partenza. Avverrà il venerdì, alla vigilia della partitissima con il Napoli, in programma sabato alle 15. La Roma dallo scalo napoletano si trasferirà in una località top secret, fuori Napoli e arriverà al San Paolo scortata dalla Polizia solo poco prima della partita. La decisione definitiva sarà presa all’inizio della settimana.

DIVIETO. La trasferta sarà vietata ai tifosi giallorossi. Napoli-Roma è considerata una partita ad alto rischio dal Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni sportive. La decisione, presa già da tempo, si è resa necessaria perché si temono episodi di violenza ricollegabili alla drammatica vicenda dello scorso 3 maggio. La vendita dei biglietti è stata vietata nel Lazio e per i residenti nel Lazio. Il Comitato ha evidenziato che «le due società potranno organizzare iniziative di legalità tese a portare allo stadio giovani delle scuole e delle scuole calcio rappresentativi dei due club. I dettagli dell’iniziativa, ove i due club confermino la propria disponibilità, saranno discussi in sede di Osservatorio».

Sul delicatissimo tema si era espresso anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, prima della decisione del Comitato: «Non sono preoccupato, sono ottimista di natura ma sarei ipocrita se non ascoltassi i rumors che arrivano. Il Paese, la cittadinanza, le tifoserie devono aver capito la lezione perché si può sbagliare ma perseverare è diabolico. Poi bisogna riconoscere i ruoli, io ci ho messo la faccia ma ora ognuno deve fare la sua parte».

Continuo a nutrire un forte pessimismo sullo svolgimento regolare di questa partita

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 10-Sep-2006
5204 messaggi

Continuo a nutrire un forte pessimismo sullo svolgimento regolare di questa partita

Pure io.

Dovrebbero giocarla in Australia.

Ma mai che un giornalista abbia fatto autocritica: non è che noi della stampa aizziamo l'odio?

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

  • Chi sta navigando   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...