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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Sostiene Tavecchio

di ILVO DIAMANTI (la Repubblica.it 09-08-2014)

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Inviato (modificato)
"Così funzionano gli affari sporchi del calcio"

Le confessioni di un procuratore pentito

Una Spectre globale condiziona il destino dei calciatori e ricicla i soldi della

criminalità con il favore dei politici. Solo il calciomercato vale oltre 5

miliardi di euro l'anno. E nel dossier del Gruppo anti riciclaggio del G7 si parla di

"traffico di esseri umani che coinvolge anche personaggi legati al mondo del football"

di PIERO MESSINA & MAURIZIO ZOPPI (l'Espresso.it 08-08-2014)

Esiste una Spectre globale nel mondo del calcio, in grado di condizionare il destino dei giocatori e creare immense provviste di denaro in nero, riciclare i soldi della criminalità organizzata e fare favori al mondo politico? Sì, secondo i documenti racconti dal Gaft, il Gruppo anti riciclaggio del G7, che ha lanciato l’allarme sul rischio inquinamento dello sport più seguito al mondo.

E’ una ragnatela che ogni anno, soltanto per la compravendita dei calciatori, ha un valore potenziale, senza controlli certi e senza sanzioni, di oltre 5 miliardi e mezzo di dollari, basa la sua operatività su società create ad hoc nei paradisi fiscali, incrementa all’infinito il valore di calciatori anche mediocri e riesce a condizionare decisioni delle magistrature internazionali e del mondo della politica. A livello globale. L'intero sistema opera soprattutto tra l’Europa e il Sudamerica, con profitti “legali” stimati in oltre 264 milioni di euro l’anno (a tanto ammonta il fee indicato dagli advisor della Fifa nei confronti dei procuratori sportivi) e redditi illegali incalcolabili.

L’Espresso ha raccolto la testimonianza di un procuratore sportivo, “antenna” operativa di quel sistema globale che rischia di distruggere il calcio, finito nella polvere per un incidente di percorso. E’ un racconto dettagliato, in presa diretta, di come si manipolano e si indirizzano gli immensi capitali che ruotano attorno ai furbetti del palloncino. Andrea (nome in codice per tutelare la fonte) oggi ha i fondi bloccati, dopo che, per un errore banale, il profitto della compravendita di un calciatore sudamericano destinato ad una squadra europea, gli è stato stornato direttamente in bianco sul conto corrente, facendo così scattare le procedure antiriciclaggio per i trasferimenti monetari provenienti dall’estero.

Così Andrea ha deciso di raccontare quel che sa. “Ormai tutti si appoggiano a società estere – racconta il procuratore – perché la pressione fiscale italiana è insostenibile per il calciomercato. Esiste una rete di avvocati, anche legati al mondo politico nazionale, in grado di costruire un reticolo di società offshore, dietro cui schermare il giro di denaro che proviene dal calciomercato”. Il meccanismo spiegato dal procuratore sportivo è semplice: “La società che detiene i diritti del calciatore, estera o italiana, riceve dal club che acquista il giocatore i fondi per il trasferimento e ne trattiene una quota. Quindi, di fatto, il giocatore vale meno di quello che i giornali dicono. Perché una parte della torta va ai procuratori e direttori sportivi che acquistano e vendono gli stessi football player. Così, come per magia, quel giro di denaro non può essere sottoposto al fisco italiano”.

Le regole sono fatte per non essere rispettate. Così anche le sanzioni comminate dalla Federcalcio ai procuratori dei calciatori che infrangono le regole non sortiscono alcun effetto. Andrea non usa eufemismi: “Una delle nuove frontiere per produrre denaro è acquistare società calcistiche all’estero, in modo da creare un portafoglio buono a riciclare i fondi sporchi. Perché in Italia si dovrebbe continuare ad investire nel calcio? Non è conveniente, e così tutti gli asset si spostano poco a poco all’estero”.

Dietro questa fuga di capitali, soprattutto per quel che accade in Sudamerica, spunta l’ombra del crimine organizzato e del narcotraffico, sempre alla ricerca di nuovi canali per ripulire il denaro generato dal malaffare. Le parole di Andrea sono la rivalsa di un professionista che rischia di essere tagliato fuori dal dorato circo del pallone o si basano su riscontri oggettivi? Nel suo racconto confessione, Andrea cita il caso della Vansomatic, società sportiva costituita in Svizzera e partecipata dal guru del calciomercato Pablo Betancourt. La traccia fornita all’Espresso dal procuratore, trova risconto nelle carte giudiziarie che da oltre un anno e mezzo rimbalzano tra Uruguay ed Argentina.

La Vansomatic è citata nell’inchiesta sul riciclaggio legato ai sistemi criminali sudamericani, portata avanti dalla magistratura uruguagia e da quella di Buenos Aires. Il dossier, che è stato anche presentato al parlamento argentino da due deputati radicali, Ocana e Garrido, racconta di una connection internazionale che punta direttamente alla Casa Rosada, sede della presidenza argentina. Vansomatic farebbe parte di un gruppo di 148 imprese costituite dalla Helvetic service group, capogruppo con sede nel paradiso fiscale delle Seychelles. L’inchiesta era stata affidata al magistrato Jose Maria Campagnoli, finito sotto accusa per abuso di potere e per avere rischiato di compromettere l’immunità della presidenza argentina. Così, la maxi inchiesta su calciomercato e riciclaggio è ferma, nonostante su quel dossier resti forte la pressione della magistratura di Montevideo.

Il rischio di un inquinamento criminale del calciomercato è stato segnalato più volte dagli advisor della Fifa e dal gruppo antiriciclaggio del G7. La parte del leone la fanno i cinque campionati top europei: Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna, che da soli valgono più del 70 per cento del mercato mondiale, con un budget di spesa stimato, tra il 2011 e il 2013 di oltre 5,140 miliardi di dollari. Gli agenti e i procuratori sportivi gestiscono la fetta più ricca di questo business, controllando trasferimenti per 1.74 miliardi di dollari. Quasi 600 milioni di dollari partono in direzione dei club sudamericani e il 14,6 per cento della cifra complessiva gestita dai procuratori sportivi, pari a 254 milioni di dollari, finisce direttamente nelle loro tasche. Ma il margine, secondo gli investigatori anticrimine, sarebbe molto più alto.

Che fine faccia quella mole di denaro è spiegato a chiare lettere nel documento del Gruppo antiriciclaggio del G7, che ha indicato proprio nel mondo del calcio una delle nuove terre di conquista del crimine mondiale. Per gli esperti del Gaft, il calcio è un settore attrattivo per la criminalità organizzata ed è vulnerabile alla penetrazione criminale, a causa della sua struttura, dei suoi sistemi di finanziamento ed alla cultura diffusa in questo settore. Non c’è limite alla fantasia del riciclaggio legato al football e spesso, secondo l’analisi degli investigatori, il flusso di denaro generato dal calciomercato finisce in un calderone dove confluisce il denaro nero di altri sistemi criminali, dalla corruzione al narcotraffico. Così, quella mole enorme di flussi transfrontalieri di denaro legati al calcio sfuggono al controllo. Allo stesso tempo, le somme di denaro provenienti da investitori privati stanno entrando in massa nei bilanci dei club calcistici per tenerli in piedi. I reati commessi vanno dal riciclaggio all’evasione e alla frode fiscale: si tratta di grandi quantità di denaro di cui è difficile verificare la destinazione finale.

Su tutto, la sopravvalutazione di un giocatore che corrisponde ad una tecnica di lavaggio simile al sovrapprezzo di beni e servizi. Secondo le autorità internazionali, i “rappresentanti dei calciatori” sono spesso al centro di queste operazioni illecite, perché non ci sono limitazioni al ruolo dei rappresentanti che gestiscono i giocatori, anche tramite la creazione di fondi. Ma non solo di riciclaggio si nutre la voracità del mondo del pallone. Negli ultimi anni, secondo il rapporto consegnato al G7, dietro al trasferimento di giovani calciatori provenienti dall’Africa e dall’Asia si celerebbe una rete di trafficanti di esseri umani. Nel dossier del Gruppo antiriciclaggio c’è scritto a chiare lettere che esistono “ diversi casi relazionati al traffico di esseri umani in cui sono coinvolti personaggi direttamente o indirettamente legati al mondo del calcio”. Un traffico che, secondo il documento “coinvolge giocatori di età minore ed è iniziato alla fine degli anni novanta” ed ora, oltre a colpire il continente africano “sta abbracciando anche paesi dell’Europa orientale e dell’Asia”.

Il Sig. Pablo Betancourt, che in Svizzera si fa chiamare Bentancur, ha appena rilevato (in questa settimana) le quote societarie del Lugano ancora appartenenti ad una nostra vecchia conoscenza, Enrico Preziosi.

Ed il Lugano, quasi sicuramente, si appresta a diventare, come il Locarno, una società di comodo per i trasferimenti di calciatori sudamericani.

P.s.

Per capirsi, ecco quali sarebbero le attività di una società come la Vansomatic, facente capo allo stesso Be(n)tanc(o)ur(t):

La commercializzazione, l'intermediazione e la rivendita di diritti sportivi. La società potrà effettuare attività di consulenza e di prestazioni di servizi, anche per conto di terzi ed occuparsi di ogni genere di attività commerciale e finanziaria connessa al proprio settore di attività e fornire consulenza e assistenza nel campo della promozione, svolgere attività di procacciatore d'affari, di mediazione, di agenzia, assumere mandati di rappresentanza e di ricerca di mercato. Essa può inoltre svolgere ogni attività direttamente o indirettamente connessa con lo scopo sociale, acquisire altre società e partecipare sotto qualsiasi forma ad imprese aventi scopi similari, sia in Svizzera che all'estero.

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Il topic si chiama "KALCIOMARCIO", ma tu ne scovi di marci, eh?

Ma per quale "sport" noi teniamo?

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Il topic si chiama "KALCIOMARCIO", ma tu ne scovi di marci, eh?

Ma per quale "sport" noi teniamo?

il marcio , in tutti i campi,è fisiologico umano sopportabile fino a certi limiti

oltre entrano in gioco gli anticorpi per riportarne i valori in zona .... verde

se questo non avviene è la fine

questione di tempo ma è cosi

muoino siano essi sport stati civiltà

l'italia in quale stadio è ????

.pensosefz

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il marcio , in tutti i campi,è fisiologico umano sopportabile fino a certi limiti

oltre entrano in gioco gli anticorpi per riportarne i valori in zona .... verde

se questo non avviene è la fine

questione di tempo ma è cosi

muoino siano essi sport stati civiltà

l'italia in quale stadio è ????

.pensosefz

domanda: siamo ancora in zona verde?

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Joined: 14-Jun-2008
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domanda: siamo ancora in zona verde?

Zona ampiamente sorpassata...

Io continuo a seguire il calcio (e la Juventus causa imprinting) , anche se la passione per il gioco del calcio è scemata a livelli minimi.

E' raro che riesca a godermi una partita oggigiorno, persino le telecronache m'infastidiscono a pelle, sia quelle ufficiali che quelle tifose.

Ad es. son contento che la Juve non abbia ingaggiato Iturbe perché dietro il suo acquisto c'è molto marcio ed allo stesso tempo non mi convince Morata il cui cartellino gestito anche da Doyen Group sarà per forza di cose movimentato nei prossimi anni.

L'ultimo libro letto sull'argomento (il dossier "Gol di rapina" di Pippo Russo) mi ha francamente provocato la nausea finale.

P.s.

Prendiamo il caso di Estigarribia. Chi lo ingaggia si macchia di un grave peccato, incentivare un mercato perverso in cui il giocatore è soltanto una pedina - schiavo - in mano a procuratori o società che oltre ad introitare le cifre pattuite per il prestito annuale assorbono tutti gli emolumenti del calciatore, a beneficio del quale corrispondono solo una parte infinitesimale dello stipendio ufficiale.

Modificato da Ghost Dog

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per oggi basta ........... anche per domani

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Elezioni Figc: quando Tavecchio & C. cacciarono Baggio per non perdere potere Arruolato come responsabile per il settore tecnico, il "Divin Codino" presentò un progetto di 900 pagine: partiva dai campi di provincia, ma riduceva l'impero della Lega dilettanti. Per questo fu stroncato dal candidato presidente della Figc

Quanto piace il modello tedesco. E qui c’entra il pallone e non l’economia: vivai, serietà, selezione. Forse il modello di Roberto Baggio, racchiuso in un progetto di 900 pagine, per precauzione depositato da un notaio milanese e disperso chissà dove in Federcalcio, aveva tratti tedeschi e poteva funzionare. Baggio fu arruolato quattro anni fa – c’erano ancora le tracce del fallimento di Marcello Lippi in Sudafrica – con il grado di responsabile per il settore tecnico: doveva formare i maestri di periferia, non semplici allenatori con i patentini, che poi dovevano formare i giovani. Il dribbling di Baggio a una Federazione governata dai Giancarlo Abete, dai Carlo Tavecchio e dai Mario Macalli s’è interrotto un anno e mezzo fa: era inutile, quel terzetto era insuperabile, non mollava un centimetro di potere più che di campo. E quel gruppo, sempre attivo nei palazzi romani e nei sintetici di provincia (l’erba artificiale è l’immenso affare dei Dilettanti), tranne per la defezione-dimissione di Abete, è ancora candidato al comando, al controllo totale.

E lo stesso Tavecchio, se non barcolla in maniera drammatica tra Optì Pobà mangia-banane e sportive handicappate, insiste con i ragazzi, le cantere spagnole e i cantieri federali: “Voglio creare un sistema di centri di formazione Figc partendo dai centri locali, dalle regioni dove confluiranno circa 700 mila soggetti che potranno essere valutati”. Traducendo, i soggetti sarebbero i ragazzini di talento e di ambizioni. Per il resto, copia Baggio. Ma fu proprio Tavecchio, assieme ai compagni in Federcalcio, a neutralizzare il Divin Codino: “Il settore tecnico (cioè Baggio, ndr) doveva dare seguito con la Lega Dilettanti alla nascita dei centri federali nelle regioni”, così parlò Abete, regolarmente in carriera mentre Baggio diceva addio. Era il gennaio 2013. Baggio portò con sé l’inseparabile procuratore Vittorio Petrone, non frequentava molto la sede di via Allegri a Roma, ai documenti allegò un piano di sviluppo che sarebbe costato 10 milioni di euro. Questi 10 milioni di euro, stanziati, li hanno prima ridotti e poi li hanno congelati, scomparsi: Tavecchio & C. non potevano perdere un pezzo di patrimonio, fatto di trafile, iscrizioni, cartellini, investimenti, scambi di favori. Il giorno di Tavecchio (o di Demetrio Albertini, che pure è vice di Abete da 7 anni o di un commissario straordinario) è fissato irrimediabilmente a lunedì, 11 agosto: nessuno si ritira, nessuno invade. Il Coni osserva, il governo pure. E l’esempio di Baggio testimonia una (brutta) stagione passata che s’appresta a diventare infinita.

Corioni (Brescia): “Roby mi disse non mi fanno lavorare”. Il commendatore Gino Corioni, un quarto di secolo padrone del Brescia, oggi non più presidente e ancora proprietario, conosce bene Baggio: “Mi telefonò, fu rapido: ‘Non ne vale la pena, questi chiacchierano. Non puoi fare niente in Federazione’”. Il Brescia non preferisce Albertini a Tavecchio o viceversa, non vota: “Ci vuole un esterno, uno che – spiega Corioni – faccia davvero la rivoluzione. Abete e Tavecchio hanno rovinato il calcio italiano. Era il migliore d’Europa, adesso saremo tra i peggiori del mondo. Ci vuole un terremoto, qualcuno con due palle quadrate”. Corioni un po’ è nostalgico, un po’ è rassegnato: “Quando c’era Luciano Nizzola in Federazione, io ero delegato a incontrare i giornalisti cinesi che volevano scoprire il nostro segreto, c’erano stadi pieni e le televisioni ancora non avevano comprato la serie A. Oggi in B giocano i ragazzi in prestito dalle grandi società di A e in A ci vanno gli stranieri. La B non ha più soldi, l’ha presa in quel posto ripetutamente, la C di Macalli ha sbagliato l’inverosimile e in A curano gli interessi personali. Va rifondato tutto, ci vogliono persone adatte e coraggiose”. Corioni va a memoria: “Il diritto soggettivo per le squadre ha distrutto il sistema, i soldi non sono stati distribuiti bene: a chi tutto, a chi niente. Io lascio il Brescia in B perché non ho più il denaro per questo calcio italiano e non posso dire ai miei tifosi accontentatevi di una salvezza”. Anche se è tempo, sembra, di mettersi in salvo.

Da Il Fatto Quotidiano del 7 agosto 2014

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Frase captata durante le elezioni FIGC di oggi

Speriamo di fare in fretta. Ci ho mia moglie che sono quindici giorni che sta a mare...

Solo c****to? c****to e mazziato?

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La crisi ai tempi del pallone:

il Banco Espirito Santo travolge il Benfica

La squadra campione del Portogallo è costretta a vendere i suoi titolari

per far fronte ai debiti, garantiti negli anni passati dall'istituto di credito,

ora nazionalizzato in seguito a un buco nei conti che ha rischiato di portarlo al

fallimento. Il gruppo deve trovare 200 milioni di euro per far fronte ai propri debiti.

A rischio la competitività della squadra che teme ancora la maledizione di Guttmann

di ALESSANDRO OPPES (la Repubblica ECONOMIA&Finanza 11-08-2014)

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BENFICA

Comincia con Ben e finisce con....

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tutti furbi tutti bravi

tutti frisci ....col c**o degli altri

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(da 'Il Giornale di Sicilia')
L'ELEZIONE PIÙ DISCUSSA IL NUOVO PADRONE DELLA FIGC
di Italo Cucci
SOR CARLO MEGLIO DEI FINTI RIFORMISTI V\A I L CALCIO !TALIANO VA CAMBIATO. CHI SOSTENEVAALBERTINI HA RIDOTTO IL PALLONE TRICOLORE A PEZZI, GIUSTO DARE UNA CHANCE AL «RUVIDO» TAVECCH IO
A me l'ultimo Tavecchio ha fatto venire in mente Balotelli. Lo conoscevo ab illo tempore (direbbe Lotito) come saggio e operoso presidente della Lega Dilettanti che - per chi non lo sapesse - è l'enorme iceberg calcistico la cui punta è la Serie A; l'ho ritrovato presidente federale dopo che lo hanno «balotellizzato» per un paio di settimane accusandolo di ogni nefandezza pallonara, proprio come hanno fatto con Mario dopo il Mondiale, addebitandogli la sconfitta e la malasorte azzurra. Anzi, i due reprobi si sono passati il testimone di una staffetta velenosa mentre lui, Balo, palleggiava negli Usa riscuotendo baci e applausi, il sor Carlo si beccava in patria i peggiori insulti per aver detto - con un' espressione stupida e volgare di cui s'è subito scusato - una sacrosanta verità: che il calcio italiano è in crisi anche per l'invasione di pedatori stranieri spesso senza qualità. La cosa buffa è che all'improvviso si son fatti giudici dell'incontinente tapino tutti coloro che hanno favorito e implementato la crisi arruolando decine di malpiedi (ah, i bei tempi dei Piedi Buoni di Fulvio Bemardini) che l'eurocalcio rifiuta trovando i più importanti club nostrani disposti addirittura a cedere i migliori. Basta aver visto, nelle ultime ore, Napoli-Paris St. Germain per rendersene conto: il club - un giorno famoso solo perché apparteneva al noto stilista Daniel Hechter - ha schierato al San Paolo Sirigu, Thiago Silva, Thiago Motta, Maxwell, Marquinhos, Lavezzi, Cavani, Verratti, Ibrahimovic e Pastore, una squadra di ex «italiani», insomma, mentre ai napoletani restava la gioia - narrano le cronache - di esaltarsi per i tocchi potenti del difensore Koulibaly appena arrivato per aiutare il Napoli a vincere scudetto e Coppa Campioni. Non buffa ma offensiva del buonsenso e della verità è la lista di lamenti presentata a Tavecchio: subito l'arruolamento di un ct importante, a partire da quel Conte messo alla porta dalla Juve e intenzionato a darsi un lungo periodo di studi; Mancini si è ritirato dalla mischia, Zaccheroni e Guidolin sono indicati come mediocri rimedi alla crisi azzurra, Capello e Ancelotti non sono trattabili perché costano ingaggi iperbolici; e ancora, ma in fretta: Serie A a 16 o 18 squadre proprio mentre il Coni ha reintegrato la Serie B a 22; rilancio dei settori giovanili trascurati dai club, realizzazione delle squadre B come in Spagna, garanzie per gli italiani in campo anche se esistono società di primo livello che, come l'Inter, non hanno offerto un giocatore alla Nazionale mondiale; e ancora: stadi nuovi e di proprietà e violenza debellata (con l'aiuto di Angelino Alfano che adesso è alla gogna per avere parlato dei «vucumprà», neologismo accreditato anche da Wikipedia). Notando che club ostili a Tavecchio o suoi elettori hanno insieme contribuito al dissesto tecnico e finanziario della Serie A, badando solo a raccattare euromilioni dalla pay tv solo per versarli nelle tasche dei giocatori, ci si rende conto perché Giancarlo Abete se n'6 andato lanciando pesanti accuse ai devastatori, ma sonidendo, e perché Tavecchio s'è messo a piangere. A proposito di pay tv, le accuse di Sky - unico vero organizzatore del campionato - al nuovo presidente federale, sono paradossali come quelle lanciate dal sindacato allenatori e calciatori, insomma da tutti quelli che il calcio lo mungono da mane a sera. Perché dunque club di pri *** mo livello come Juventus e Roma hanno non solo osteggiato Tavecchio ma proposto l'improponibile candidatura del «brasiliano sconfitto» Albertini alla guida della Federcalcio, pronti ad accettare anche il commissariamento? Semplicemente per attuare una gattopardesca riforma secondo insegnamento del Tan-credi Falconeri di Tomasi di Lampedusa: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Garantito. Io li conoscevo bene. Carlo Tavecchio ha vinto la sua battaglia contro i finti riformisti (per certi aspetti sembra una battaglia renziana!) ma il bello - anzi il brutto - comincia adesso: con tanti problemi da risolvere avrà bisogno di spendere non solo la lunga esperienza fatta nel macrosettore dei Dilettanti (peraltro la ben rifornita cassaforte della Federcalcio) ma anche la capacità mediatrice per riportare in via Allegri (!?) a Roma il potere sottratto all' istituzione calcistica dalla Lega di Milano. I suoi alleati più importanti, Lotito, Galliani, Beretta e Abodi, hanno sicuramente il potere di aiutarlo nella difficile impresa; o di schiavizzarlo, come sostiene la petulante opposizione democraticamente sconfitta. In questo caso ci troveremmo davanti a una legione di operosi «Gattopardi» e potremmo davvero temere l'Anno Zero del Pallone. Ma se è vero che i Milan conta sui gol di un nuovo e ridente Balotelli per tomare ai vertici, perché negare al «ruvido» e palluto Tavecchio l'opportunità di metter davvero mano alla riforma di un Pallone Tricolore che gli consegnano sdrucito e malamente rappezzato?

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Tavecchio che è Tavecchio,

ma quando aprono la bocca certe persone che si definiscono giornalisti

si sente un fetore.....

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Calciomercato - Affari sporchi, ecco il perché dei prezzi folli del mercato

(Eurosport.com)

L'indagine di un Gruppo antiriciclaggio e la confessione di un procuratore pentito portano alla luce un sistema di criminalità organizzata, un congegno in grado di fruttare oltre 5 miliardi e mezzo di dollari grazie allo sviluppo di società che, sfruttando i paradisi fiscali, siano in grado di incrementare il valore dei calciatori

Agli occhi più attenti appassionati di calcio non può essere sfuggito il vertiginoso aumento di trasferimenti a cifre folli o comunque ritenute inadeguate di giocatori, specialmente in Europa ma anche nel resto del mondo. Naturale: i procuratori traggono vantaggio dal trasferimento dei propri assistiti e si appropriano di percentuali sempre più cospicue dell’investimento. In realtà quello a cui ci troviamo di fronte sarebbe un vero e proprio sistema di reciclaggio dei soldi della criminalità organizzata, una macchina in grado di formare un sempre più incontenibile bottino di denaro “sporco”.

E’ ciò che emerge dallo studio di alcuni documenti accuratamente collezionati dal Gaft, intento a mettere in guardia le alte cariche ai vertici di uno degli sport più popolari al mondo, minacciato da traffici illegali. Il Gruppo anti riciclaggio del G7 ha infatti portato alla luce un vero e proprio congegno in grado di fruttare oltre 5 miliardi e mezzo di dollari grazie allo sviluppo di società che, sfruttando i paradisi fiscali, siano in grado di incrementare il valore dei calciatori e avere effetti sugli organi internazionali, sulle loro decisioni e in generale nell’ambito politico.

La conferma dell’esistenza di una sempre più consolidata strategia per indirizzare ingenti somme di denaro dove e come non previsto dalle leggi vigenti arriva dalla testimonianza di un “procuratore pentito”, i cui fondi risultano oggi bloccati in seguito a un errore nel bel mezzo delle operazioni che stavano portando un calciatore sudamericano in una squadra europea. “Oramai tutti si appoggiano a società estere, – spiega – la pressione fiscale italiana è insostenibile per il calciomercato. Esiste un pool di avvocati che, anche legati al mondo politico, è in grado di costruire un reticolo di società offshore, dietro a cui gestire il giro di denaro derivante dai trasferimenti”.

Il meccanismo attuato da società e procuratori è molto intuitivo: “La società che detiene il cartellino del giocatore, estera o italiana, riceve dal club che acquista il giocatore i fondi per il trasferimento e ne trattiene una quota. Il giocatore, in realtà, vale meno di quanto riportato dai giornali, una parte della torta va ai procuratori e ai direttori sportivi che acquistano e vendono. Come per magia, quel giro di denaro non può essere sottoposto al fisco”.

La Federcalcio non ha i mezzi per infliggere le sanzioni necessarie, il sistema è troppo collaudato. “Una delle nuove frontiere per produrre denaro è acquistare società calcistiche all’estero, in modo da creare un portafoglio buono a riciclare i fondi spochi. Non è conveniente investire in Italia, gli asset si spostano via via all’estero”.

Lo zampino del crimine organizzato, del narcotraffico e di procedure che portano all’inquinamento criminale del calciomercato e alla fuga di capitali è stato ripetutamente messo sotto la lente d’ingrandimento dalla Fifa e dal gruppo antiriciclaggio. L’Italia è compresa nel novero dei paesi, principalmente europei, in cui tutto questo è oramai normalità, una consuetudine criminale che permette da un lato ai procuratori e agli agenti di godersi grossi guadagni generati dallo “spostamento di pedine” di loro proprietà e dall’altro spinge il crimine organizzato a servirsi di uno sport come il calcio (dalle strutture più che vulnerabili) per nascondere entità e reale destinazione finale di immensi patrimoni.

La libertà dei “rappresentanti dei calciatori” nel sopravvalutare il valore del cartellino dei propri assistiti sta alla base di una delle più diffuse tecniche di lavaggio di denaro sporco, analogo al sovrapprezzo di beni e servizi. Parallelamente alla creazione di fondi pare che, mascherata come trasferimento di giovani e promettenti calciatori dall’Asia e dall’Africa, stia prendendo piede il traffico di essere umani, un fenomeno che, oltre a generare sconforto, si sta espandendo a macchia d’olio con particolare interesse nell’area dell’Europa dell’Est.

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Ben rivista / ben tornata Carmen

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Il conflitto fra Sporting Lisbona e Doyen:

una battaglia decisiva per l’indipendenza dei

club dall’economia parallela del calcio globale

di PIPPO RUSSO (Cercando Oblivia 14-08-2014)

[...] la vicenda è tuttora in piena evoluzione. Ma da essa bisogna trarre alcune lezioni e attrezzarsi per agire di conseguenza.

  1. Qualora non fosse ancora chiaro, i grandi giochi politico-finanziari del calcio globale vengono decisi oggi da attori esterni al calcio, interessati a sfruttarlo come nulla più che un altro campo speculativo.
  2. A dispetto di ciò che sostengono i fiancheggiatori (come i teotini vari) del ruolo che i fondi d’investimento hanno nel calcio, non è affatto vero che essi agiscano solo come attori finanziari senza condizionare le politiche dei club. Il caso di Rojo ha fatto emergere in tutta la sua evidenza la mira dei fondi d’investimento a essere proprietari indiretti dei club e a determinarne le strategie di calciomercato. In questo caso il conflitto è esploso, ma in molti altri è rimasto sottotraccia perché i club hanno dovuto accettare i diktat dell’attore finanziario pur di non vedersi staccare l’ossigeno.
  3. Quanto ai calciatori, ormai sono asset degli attori finanziari. Scordatevi che siano legati ai club. Essi appartengono a agenzie di collocamento e sfruttamento commerciale-finanziario, rispetto alle quali i club sono soltanto destinazioni temporanee.

Un’ultima cosa: non crediate che vi stia parlando di una realtà estranea al calcio italiano. Perché il calcio italiano c’è pienamente dentro, e nei prossimi giorni se ne parlerà. Lo specifico perché è giusto che come tifosi e appassionati, siate esigenti quando si tratta d’informarvi. Soprattutto, cancellate dal vostro orizzonte i cosiddetti esperti italiani di calciomercato. Ciò che vi raccontano è distrazione di massa, e una vicenda come quella di Rojo che vi ho appena illustrato non ve la spiegherebbero mai. Anche perché non la capiscono nemmeno.

Il calcio possono salvarlo solo i tifosi e gli appassionati. Cioè voi. Prendetevi le vostre responsabilità. Altrimenti, se vi piace così, continuate pure a nutrirvi di “bombe di mercato” e d’interviste genuflesse al misconosciuto agente di calciatori. Vorrà dire che questo vi sarete meritati.

SPORT 21-08-2014

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Modificato da Ghost Dog

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Approfitto di questa sezione per postare questa risposta di Oliviero Beha ad un utente circa la chiusura dei suoi 2 programmi su Rai 3. Anche se noi non siamo direttamente coinvolti, sono convinto che gli autori della chiusura dei suoi programmi, Catricala' (sorella del noto ex presidente dell'autorita' garante della concorrenza e del mercato) e Andrea Vianello (direttore di Rai 3), sono anche anti-Agnelli e anti-Juve.

Mi ha scritto un lettore, tal Ettore. Debbo rispondergli.

Caro Ettore,
il programma “Telepatia” è stato chiuso malgrado ascolti che sarebbero oggi il doppio di quelli dei programmi attuali di Rai Tre e un consenso unanime di critica. Semplicemente, non stavo bene alla capostruttura Catricalà, sorella del Catricalà che lei avrà sentito magari nominare,e al neo direttore Vianello, autore di oltre un anno di disastri da allora.

Non contento, Vianello mi ha chiuso anche “Brontolo” sette mesi prima che compissi 65 anni (mentre da Vespa in poi i pensionati in video si sprecano…), programma che ha comunque in tre anni messo insieme 134 puntate con alti e a volte altissimi ascolti proporzionati all’ora, alla cadenza (non si è mai visto un programma settimanale alle 9 di mattina) e alla collocazione. Anche qui con grande consenso di critica. Dunque Lei ha scritto una marea di menzogne (altri direbbe di cazzate). Non faceva prima a dire che Le sto antipatico? Questo sì che è legittimo.

Il resto non è solo bugia o contumelia, è disinformazione nei confronti di chi legge e magari ignora il tutto. Lei così danneggia me (e può fregarsene) ma anche gli altri che entrano in questo blog. Mi capisce o no?

o.b.

http://www.olivierobeha.it/primopiano/2014/08/e-ce-chi-non-si-stanca-di-inventare-balle

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Tavecchio è anche un ambientalista

http://blog.ju29ro.com/2014/08/tavecchio-e-anche-un-ambientalista.html

No, ma a me questo tipo mi fa scompisciare davvero. Guardatevi il video, poi guardate la faccia seria di Galliani che cerca di capire a chi si riferisce e interroga le persone intorno a lui... .isterico

Dove era nascosto questo fenomeno, possibile che venga scoperto solo ora, alla bella età di 71 anni? .look
Destino infame! :bastone:

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In Argentina capita spesso che tifosi di calcio o ultras ci rimettano la vita con queste dinamiche (ricorda qualcosa?).

Clarín 17-08-2014

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La agresión ocurrió cerca de las 13.30, dos horas antes de jugarse el partido, a unos 600 metros del estadio y fuera del perímetro del operativo de seguridad dispuesto por la Policía Federal.

In Italia sta per partire una stagione calcistica elettrica perché diversi gruppi ultras se la sono giurata e capita di sentire ancora addetti ai lavori filosofeggiare contro le nuove norme anti-violenza appena varate.

PANORAMA 20-08-2014

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GASPORT 17-08-2014

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Mah! Avrei sentito anche il luminare Zdenek.

Comunque gli ultratrentenni Pizarro, Totti e Juan (casualmente giallorossi) hanno recuperato più in fretta e meglio rispetto ad Erasmo.

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New season, same old racists

THE ITALIANS HAVE ELECTED A CRIMINAL TO RUN THEIR NATIONAL GAME. THAT'S NOT A SURPRISE IS IT?

by ROD LIDDLE (THE SUNDAY TIMES 17-08-2014)

It’s always a pleasure to celebrate, in this column, individual brilliance — rather than simply carping about stuff, the horrible stuff that attends to football rather than the things that matter, the game’s exceptional luminaries. As is often said, the press spends too much time criticising and not enough time exulting in excellence.

So huge congratulations are in order for a chap called Carlo Tavecchio, of whom hitherto you may not have heard. Carlo has just been elected by a considerable margin — he polled more than 60% of the votes cast — to head the Italian Football Federation (FIGC), the equivalent of the Football Association. Well done Carlo. He will be responsible for the Italian national teams as well as Serie A and the rest of the Italian league, and of course the FIGC’s relationship with that noble and pristine institution Fifa, the world of football’s governing body.

What does Carlo have to commend him? Well, a few years back, he referred to black African footballers as “banana-eaters”. This caused one or two ripples of disquiet in the footballing pond at the time. After his election last week, this old quote was seized upon to cast doubt upon Italian football’s commitment to stamp out racism in the national game, on the terraces and on the pitch.

The seriousness of such a commitment was called into question. The former player — and now UN ambassador — Patrick Vieira, for example, voiced his astonishment that Carlo had been chosen. As we know, there is quite a bit of racism kicking around in the footballing world of southern Europe, as Vieira knows to his cost. He was once racially abused by the Serbian player Sinisa Mihajlovic. Black players are routinely barracked and abused when they play against certain Italian clubs. But the thing is, Patrick and others are ignoring the other qualities Carlo brings to the table. For example, he has convictions for forgery and tax evasion.

I know what you’re thinking. You’re thinking — ah, so the Italians have elected a corrupt, criminal, septuagenarian fascist to run their national game. That’s not a huge surprise, is it, frankly? And given Carlo’s background and political views, he should fit straight into both Italian football and indeed Fifa without too much bother.

And sure, you’re right — that’s the point. He’ll fit in just fine and dandy. After all, the boss of Fifa, Sepp Blatter, has been accused in the past of not taking racism terribly seriously and has also had flung at him accusations — utterly without foundation, I’m sure — of corruption. And Italian football in general has not been entirely free of allegations of corruption in the past, either.

I’d just ask you to cast your mind back a couple of months, to the end of the last football season and, in particular, the World Cup. It was revealed — by this newspaper — that one Qatari had bribed his way the length and breadth of (particularly) Africa in order to secure the singularly inappropriate hosting of the tournament in 2022.

Corruption was rife throughout the organisation and there seemed to be no willpower among Fifa’s bosses to address this scandal. We might have suspected that something fishy was going on when the votes for Qatar were announced, but to have all the evidence laid out before us in such a manner — well, surely something must be done. It was hard to think of a venue worse for an international tournament than Qatar, with its searing heat and utilisation of slave labour and scant respect for human rights and total and utter lack of footballing infrastructure, history or, for that matter, interest. Politicians, footballers, pundits and functionaries all demand that Fifa must change, that there must be a very large broom applied to the Augean stables, plus gallons of disinfectant.

And now a new Premier League season has begun, and we are all caught up in the excitement engendered by this gilded, ridiculously remunerated troupe of circus performers. Can Sanchez do it for Arsenal? Have Liverpool successfully replaced Luis Suarez?

And in the wider world, beyond these compelling concerns, nothing has changed. It is same ol’ same ol’, just as it ever was. The 2022 World Cup is still due to take place in Qatar. The 2018 World Cup is still due to take place in Russia. Sepp Blatter’s still the boss, there has been no change to the constitution or make-up of Fifa and the Italians are still able to elect someone like Carlo to run their national game. God’s in his heaven, the snail’s on the thorn — all’s well with the world.

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EL PAÍS 17-08-2014

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