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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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PREMIER LEAGUE

Gli squali del credito

che turbano Newcastle

I tifosi della squadra inglese in rivolta contro lo sponsor accusato di strozzinaggio

I giocatori musulmani sotto pressione, Wonga viola le regole della Sharia

di LUCA MANES (Pubblico 19-10-2012)

In tempi di crisi non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno agli sponsor. Se in Grecia due squadre minori, Paliopyrgos e Voukefalas, sulle loro maglie fanno pubblicità rispettivamente a un’agenzia di pompe funebri e a un bordello, il ben più famoso Newcastle United ha accettato con entusiasmo la lucrosa offerta della Wonga. Non vi fate ingannare dal nome apparentemente esotico, che potrebbe far pensare a una placida isoletta del Pacifico, la compagnia che dalla stagione 2013-14 e fino al 2016-17 pagherà quasi 30 milioni di euro per comparire sulle maglie bianconere indossate nel recente passato da campioni del calibro di Paul Gascoigne, Alan Shearer e David Ginola è di quelle da prendere con le molle.

O meglio da evitare come la peste, dal momento che presta denaro a tassi da far invidia al più incallito degli strozzini. Tanto per capire in che cosa si traduca lo «short-term, high-cost credit» che dichiara di praticare la Wonga, se un tifoso del Newcastle si facesse anticipare oggi le 49,99 sterline necessarie per comprare una maglia della sua squadra del cuore, fra un mese ne dovrebbe restituire 71,92. Il tasso annuo ammonterebbe al 4.212 per cento ma, si affrettano a precisare i vertici della società, non ci si spinge mai così in là con le scadenze temporali. Per la serie, i soldi li rivogliamo subito e con lauti interessi. D’altronde il credit crunch, i tagli del governo di coalizione guidato dal conservatore David Cameron e la disoccupazione in continuo aumento, soprattutto nel nord dell’Inghilterra, spingono sempre più persone a far ricorso agli onerosi servizi della Wonga, che infatti fra il 2010 e il 2011 ha visto passare i suoi profitti da 14,1 a 59,2 milioni di sterline. E che in una regione molto depressa dal punto di vista economico come il Lancashire già sponsorizza una compagine di medio cabotaggio quale il Blackpool, attualmente a metà classifica nella Serie B inglese.

Come si può immaginare, le critiche a chi specula senza remore sulla pelle delle classi meno abbienti fioccano. Vari parlamentari nazionali ne hanno stigmatizzato l’operato (soprattutto dopo che la Wonga ha lanciato una campagna di «marketing predatorio» nei confronti degli studenti che hanno perso il sussidio scolastico, costretta poi a ritirarla dal proprio sito), mentre il presidente del consiglio comunale di Newcastle, il laburista Nick Forbes, ha attaccato frontalmente il club della sua città per la «relazione pericolosa» con la Wonga. «Sono disgustato dalla condotta della dirigenza, che in nome del profitto a ogni costo ha siglato un accordo con dei veri e propri squali del credito», ha tuonato Forbes.

In attesa che l’Office of Fair Trading chiarisca se il settore della concessione di crediti a breve termine sia o meno una iattura per la società britannica (e casomai lo metta fuori legge), ha detto la sua anche il Muslim Council of Britain. L’istituzione religiosa ha intimato a Demba Ba, Papiss Cissé, Cheick Tioté e Hatem Ben Arfa, tutti giocatori di primo piano attualmente in forza al Newcastle e tutti musulmani, di rifiutarsi di scendere in campo con le maglie sponsorizzate da una società le cui attività violano in modo palese la Sharia.

Secondo la religione islamica, infatti, non si può lucrare sulla concessione di un prestito. Per il momento i diretti interessati rimangono silenti, ma non sono da escludere prese di posizione clamorose come quella che qualche anno fa convinse i vertici del Siviglia ad «accontentare» Frédéric Kanouté. Il maliano, molto osservante, non ne voleva sapere di fare pubblicità a un sito di scommesse (altra pratica osteggiata dalla Sharia) e dopo un iniziale tira e molla gli fu permesso di giocare con una divisa «old style». Ossia senza scritte e loghi vari.

Per zittire almeno parzialmente i mugugni degli esponenti della Toon Army delusi dall’affaire Wonga, nel frattempo il proprietario del Newcastle Mike Ashley ha deciso di tornare all’antico con il nome dello stadio. Non più Sport Direct – società che fa capo allo stesso Ashley – bensì di nuovo St James’Park, come da oltre 100 anni i Geordies chiamano la casa del loro amato club.

Per indorare ancor più la pillola, il manager Alan Pardew ha ricordato a tutti che con il denaro del nuovo sponsor si potrà rafforzare la squadra. Avviso ai naviganti, a parte qualche coppetta da quattro soldi, il Newcastle non vince un trofeo degno di questo nome dal 1969, quando si aggiudicò la Coppa delle Fiere. L’ultima affermazione in campionato risale addirittura al 1926-27, in FA Cup al 1955. Nonostante questa fastidiosa astinenza il Supporters’ Trust e la maggioranza dei tifosi intervistati per un sondaggio hanno già fatto sapere di non aver digerito l’intesa con la Wonga. Non che il precedente sponsor dal 2003 al 2011, la banca Northern Rock fosse di loro gradimento. Passata alla storia come la prima banca salvata dal governo durante la crisi, i suoi tassi di interesse per i mutui sulla case erano tutt’altro che contenuti. All’inizio del 2012 è stata inglobata dalla Virgin Money, la banca di servizi finanziari di Sir Richard Branson che ha subito appiccicato sulle maglie bianconere il proprio logo con la scritta «Denaro» ben in vista. Ora la Wonga.

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Greek drama shows that you

really can’t score in a brothel

by GILES SMITH (THE TIMES 20-10-2012)

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In Larissa, Greece, negotiations continue between Voukefalas, an amateur football club, and league organisers over the team’s right to wear their sponsor’s name on their shirts. What would ordinarily be a given is complicated, in Voukefalas’s case, by the fact that the commercial concern doing the sponsoring is a pair of local brothels — Villa Erotica and the impeccably named Soula’s House of History.

Now, it would be easy to let out a gasp of disapproval here on behalf of the sanctity of football and replica shirts everywhere, but clearly one needs to locate these developments within the broader context. The economic crisis in Greece is making survival fantastically tough for small football clubs, who can ill afford to think twice when a prominent and prosperous local businesswoman who happens to be a fan (specifically 67-year-old Soula Alevridou) offers to give something back to the community after all that the community has given her.

However, the opinion of the league, which clearly has a duty to take a high-minded view, is that, even though Alevridou’s two premises apparently operate within the law, the use of their branding across a football shirt (specifically a pink one) sends the wrong message, not least to the club’s younger supporters, and cannot be allowed.

At the same time, adopting what Alevridou would doubtless recognise as a classic compromise position, the authorities have ruled that the names of the brothels can appear on the team’s tracksuits — tracksuits being deemed, presumably, to carry none of the moral weight of shirts. Voukefalas, meanwhile, wanting to honour their sponsorship deal in full, have said that they will oppose the ban.

It’s an awkward situation, that’s for sure, and another reason to fear the spread of the Eurozone crisis. It’s all too plausible that the time may come when Newcastle United fans look back fondly on the days when they were merely turning up their noses at Wonga.

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IL GRAFFIO di EMILIO MARRESE (Repubblica.it 18-10-2012)

Funghi e prosciutto

Gli arbitri di Calciopoli condannati a risarcire la Federcalcio per danno d'immagine con quattro milioni. Considerata l'immagine della Figc, bastava una pizza.

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Malintesi di ALDO GRASSO (SETTE | 42 — 19.10.2012)

Quelle strane assunzioni di Galliani

Il Milan vende Ibra ma assume un poliziotto

condannato e la portavoce di un ex ministro.

Se la squadra non va è colpa solo di chi allena?

Uno ha già tanti guai storici in casa sua (sto parlando del Toro, la squadra di calcio che orgogliosamente porta il nome della città del capoluogo piemontese) che potrebbe anche fare a meno di occuparsi di quelli degli altri. Ma la situazione del Milan è ben curiosa. Gli addetti ai lavori e ai livori ci avvertono che il tempo dell’allenatore Massimiliano Allegri (quello della piazzata a Pippo Inzaghi, accusato di volergli rubare il posto) ha le ore contate. Situazione di classifica deludente, squadra confusa, strascichi pesanti per il derby perduto, forse un magnate russo alle porte. Ma che fa Galliani per rafforzare la squadra? Ecco le sue tre mosse più importanti.

1) Ha assunto Filippo Ferri con il compito di seguire gli aspetti inerenti alla sicurezza in seno alla società di via Turati. Ma chi è questo Ferri, un parente dei terzini Giacomo e Riccardo? No. Quanto a parentele, Filippo è figlio dell’ex ministro dei Trasporti Enrico noto per aver introdotto il limite dei 110 km, per essere confluito in Forza Italia dopo il terremoto politico seguito alla caduta della Prima Repubblica (divenuto poi eurodeputato) e per una non esaltante partecipazione a “Scherzi a parte”. Il guaio è che Filippo Ferri è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere, più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Era capo della squadra mobile di La Spezia, uno degli imputati del processo Diaz, ritenuto responsabile di quel teatro degli orrori commessi in quella scuola durante il G8 di Genova.

2) Ha assunto, come si legge su un sito del Milan, Isabella Votino, l’assistente di Roberto Maroni: «Una nuova figura dirigenziale è stata inserita nell’organigramma del Milan. L’a.d. Galliani ha affidato l’incarico di curare i rapporti con l’Osservatorio delle manifestazioni sportive del Viminale, con questure e prefetture a Isabella Votino. L’ex portavoce dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, da sempre rossonera, aveva precedentemente collaborato nell’area comunicazione della fondazione “Nuova Italia”, da sempre legata all’immagine di Gianni Alemanno. Una nuova figura femminile ai piani alti del Milan dunque, dopo Barbara Berlusconi».

3) A proposito di Barbara, la consigliera del Milan ha assunto come consulente culturale Massimo Zennaro, ex portavoce di Mariastella Gelmini, costretto a dimettersi per via di una famosa gaffe e per le polemiche sorte attorno al fantomatico tunnel che avrebbe unito i laboratori svizzeri del Cern e il laboratorio del Gran Sasso.

CHI È RESPONSABILE? In campo ci vanno i giocatori, la formazione la fa l’allenatore, ma se il clima della società prevede certe assunzioni si capisce anche come la colpa non sia tutta di Massimiliano Allegri.

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“SIAMO TUTTI NAPOLETANI”

La sfida-scudetto, i mutamenti del tifo e della società nella lente dello storico

Un fatto del tutto agonistico che difficilmente intercetta il contesto sociale

DE LUNA: “JUVE-NAPOLI FRA RAZZISMO E OMOLOGAZIONE”

di LUCA RASTELLO (la Repubblica - Torino 19-10-2012)

Secondo il bianconero Giovanni De Luna in qualche modo «siamo tutti napoletani». Anche alla vigilia della sfida tra Juve e Napoli. “La passione e la ragione”, il titolo di uno dei suoi libri più celebri, in qualche modo descrive l’autore, docente di Storia contemporanea. A questa capacità di coniugare i due termini, mai senza una certa ironia, si deve probabilmente la struttura emozionante della mostra “Fare gli Italiani”, da lui curata insieme a Walter Barberis.

E le si deve senz’altro la calma con cui, da gobbo acclarato e napoletano a denominazione d’origine controllata, affronta la vigilia della prima sfida scudetto di quest’anno: Juve-Napoli in programma domani alle 18 allo Juventus Stadium.

Qualche lacerazione professore?

«Qualche fastidio magari: per esempio mi fa schifo lo slogan juventino: “Noi non siamo napoletani”. Che significa? Se guarda i volti, i modi, gli accenti vede bene che hanno tutti radici meridionali. Si può dire che sono - siamo - tutti napoletani. È un autogol come manifestazione di razzismo e una fesseria come affermazione sul calcio. Perché non prendersela con gli interisti, allora, o i granata?»

Magari perché la partita è con il Napoli.

«Ma no: lo gridano in tutte le partite. È una forma di razzismo istintivo che trascende la dimensione campanilistica del tifo».

Di cui lei ha fatto esperienza...

«Beh, da ragazzo a Battipaglia ero trattato da incompetente e da traditore. Anche la mia famiglia era tutta per il Napoli. Io mi feci l’idea che amare la Juve fosse una manifestazione di antagonismo precoce. Se ci pensa, il tifo bianconero è diffuso in zone come la Garfagnana, la Romagna, la Brianza, “zone contro”, come se la provincia usasse la Juve come forma di ribellione al capoluogo. Non a caso a Firenze quando giocano i nostri si vede lo striscione “Benvenuti, voi del contado”».

A Torino era diverso?

«Non del tutto: fino a tutti gli anni 70, la Juve era la squadra degli operai massa, degli immigrati. Non ho mai creduto che fosse una specifica strategia Fiat del consenso: Cuccureddu, Anastasi, Gentile giocavano qui per scelta tecnica. Negli stessi anni il Toro si immalinconì nel ruolo di squadra della piccola borghesia locale, della Famija Turineisa, del dialetto, della città che non accettava l’invasione da sud. Qui cambio un po’ il mio rapporto con il Napoli: c’erano in mezzo le radici, era sempre la squadra della mia città. Anche quando Maradona ci bastonava in fondo ero contento».

E ora?

«Ora no. Mi hanno stufato De Laurentis e piazzate come non partecipare alla premiazione di Supercoppa o le polemiche sulla nazionale. C’è una “napoletanità” asciutta e silenziosa che ha le sue icone in De Filippo, Troisi, De Luca, e c’è una “napoletanitudine” chiassosa e sguaiata che prevale nella dirigenza ».

E in quella juventina?

«Negli anni ci siamo abituati a valutare la società non sui modelli di riferimento ma sull’efficacia delle scelte calcistiche: Moggi e Giraudo andavano benissimo finché allestivano la Juve più forte di sempre, quella che ha vinto e perso insieme la finale dei Mondiali 2006. Questo si riflette un po’ sullo stile della dirigenza ».

La sfida fra le tifoserie spiega qualcosa di questa città?

«No. Non c’è collegamento fra una partita di calcio e quanto le avviene intorno. Non ho mai creduto che Maradona significasse il rinascimento napoletano o Maifredi il declino di Torino. Il primo scudetto azzurro arriva quando la camorra prende l’egemonia sulla Napoli più devastata di sempre. Anche la Nazionale vince i mondiali quando il nostro calcio è il più svergognato al mondo. Una squadra è un’alchimia che si realizza indipendentemente dal contesto. Esiste un fatto agonistico che difficilmente intercetta il contesto sociale. Una sociologia tradizionale del calcio oggi non ha senso. Anche nella tifoseria c’è stata un’omologazione che ha fatto perdere ogni specificità. Fascisti della Roma e della Lazio insieme contro la polizia... Oggi le curve rispecchiano un tipo di tifo nazionale. È un aspetto dell’omologazione nord/sud: più che a decifrare le sfumature di una città, osservare il tifo aiuta a capire la cifra culturale di un paese».

Vale anche per il tifo dei nuovi immigrati?

«Qui la novità la vedo. Il tifo dei nuovi italiani mi sembra rappresenti uno dei percorsi di inclusione più avanzati. Allo stadio ci sono famiglie maghrebine con bambini, è un rapporto con il calcio non da ultrà, che usa la Juve come strumento attraverso cui riconoscersi».

La Juve in particolare?

«Sì. È importante lo stadio: non ha divisioni, non ha le curve, rompe la logica dell’autoghettizzazione che caratterizza l’atteggiamento ultrà. È un bel salto dal punto di vista culturale».

E domani chi vince?

«C’è più equilibrio di un anno fa, ma siamo ancora un po’più forti, credo. Certo, avessimo Cavani vinceremmo anche la Champion’s...».

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ARRIGO SACCHI E

L'ARTE DEL PALLONE

di FRANCESCO PACIFICO (IL - Ottobre 2012)

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IL CASO ARBITRI E INTERCETTAZIONI

Ricorso respinto

C'è la prescrizione

La Giudicante rigetta l'esposto di Milano ma ravvisa

un'ipotetica violazione dell'obbligo di lealtà da parte di Siena

di PAOLO BARTEZZAGHI (GaSport 20-10-2012)

La Commissione Giudicante ha respinto il ricorso di Milano contro l'archiviazione da parte della Procura federale dell'esposto sui presunti favori arbitrali a Siena. Tuttavia la Commissione ha riconosciuto «un'ipotetica responsabilità disciplinare» del manager di Siena Ferdinando Minucci nelle telefonate intercettate con l'allora presidente del Comitato arbitri Giuseppe Garibotti, indagato nell'ambito dell'inchiesta ora oggetto di un processo penale in corso a Reggio Calabria.

Lealtà Secondo la Commissione monocratica, «se in tali frasi non si può ravvisare una condotta diretta a condizionare in qualche misura lo svolgimento delle gare, può ritenersi contrario ai principi di lealtà e correttezza il comportamento del massimo dirigente di una società impegnata nei playoff che, immediatamente dopo una di tali gare e prima di quella successiva, contatta telefonicamente il massimo dirigente del Settore arbitrale per discutere di quanto svoltosi durante e dopo la gara». La Commissione si riferisce alle telefonate dopo gara-2 della finale scudetto del 2008 tra Siena e Roma. Il presidente della Virtus Claudio Toti era entrato nello spogliatoio degli arbitri per protestare. Secondo la Commissione «è vero che il contenuto delle telefonate non pare consentire di ravvisare un atteggiamento fraudolento da parte del dirigente». E che l'intento era di «assicurarsi che le proteste del Presidente della squadra avversaria (avanzate secondo Regolamento al termine della gara e in presenza di un dirigente del Siena) non avessero in qualche misura condizionato gli arbitri». A questo proposito, secondo Siena, quando Toti entrò nello spogliatoio, il dirigente non sarebbe stato presente da subito. «Non sfugge certamente a un dirigente esperto e di alto livello (come il Minucci) — continua la Commissione — la circostanza che i rapporti tra Società Sportive e dirigenti del Settore Arbitrale devono rigorosamente svolgersi entro i canali di comunicazione ufficiali previsti dalle norme regolamentari».

Prescrizione L'accertamento di questa possibile responsabilità non è più possibile «stante l'avvenuta prescrizione dell'illecito». Infatti sono passati due anni dai fatti. Per la violazione dell'obbligo di lealtà e correttezza, un tesserato può essere squalificato da 3 mesi a 3 anni. La pronuncia del procuratore Roberto Alabiso non è stata quindi confermata in toto. Ma la prescrizione impedisce di fare piena luce. La Fip avrebbe potuto e sarebbe dovuta intervenire prima che scadessero i termini. La documentazione, infatti, era stata fornita dalla Procura di Reggio Calabria nell'aprile del 2009 alla Fip che si è costituita parte civile nel processo penale. La pronuncia della Giudicante non è appellabile in sede federale. E il 24 ottobre il Giudice sportivo si pronuncerà sul deferimento del presidente di Milano Livio Proli e dell'allenatore Sergio Scariolo per le dichiarazioni dello scorso maggio «potenzialmente offensive di altri tesserati e dell'organizzazione federale».

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Quattro anni

per Giraudo

Calciopoli, in appello la Procura di Napoli chiede pene più severe

In primo grado l’ex ad della Juve era stato condannato a tre anni

Per Pieri l’accusa invoca una pena di tre anni

E adesso ne rischia due il guardalinee Baglioni che era stato assolto

di ANTONIO GIORDANO (CorSport 20-10-2012)

NAPOLI - Il volto inespressivo: neanche una smorfia. E lo sguardo che si perde nel vuoto, nulla cerca e niente insegue, mentre la testa è tra le nuvole, a diecimila metri, sul volo AZ 611661 che riconduce Antonio Giraudo da Napoli a Torino. Giornata di processo alla quarta sezione della Corte di Appello: e il film di tutto ciò che accade sembra stia scivolando lentamente, portando con sé nuovi dettagli o inducendo alla meditazione. Le sei e mezza della sera e nelle orecchie ancora l’eco della richiesta del sostituto procuratore generale Carmine Esposito, che stavolta al processo d’appello di Calciopoli ha chiesto quattro anni di reclusione - uno in più della pena inflitta in primo grado, e trentamila euro di multa per l’ex amministratore delegato della Juventus.

TRASFERTA - La curiosità è che tutto accada alla vigilia di Juventus-Napoli, ma non c’è motivo per divagare. Fila 10, posto B: Giraudo osserva il nulla, non legge e riflette o forse ripensa a ciò che ha ascoltato, medita sul quel ruolo che gli viene cucito addosso di promotore della frode e non di semplice attore della stessa. E in quella fase di lunga meditazione che dura un’ora e venti, il tempo di decollare da Capodichino e poi di ritrovarsi con i propri pensieri sparsi a Caselle, ci sono pure le fasi dei propri difensori, gli avvocati Massimo Krogh e Michele Galasso, improntate ad un ottimismo cauto: «Siamo soddisfatti dell’ammissione di nuove prove documentali. Le conclusioni del Procuratore Generale appartengono alla dialettica processuale; l’accusa prosegue nel suo percorso, poi sarà il turno della difesa: che confiderà, a quel punto, in un equo giudizio» .

SI RIPARTE - E dunque riecco Calciopoli, alla quarta sezione della Corte di Appello di Napoli: il processo riguarda gli imputati che scelsero il rito abbreviato (si deve ancora fissare invece l’appello che riguarda il processo principale, quello che si concluse con la condanna, tra l’altro, di Luciano Moggi). Parla il Procuratore Generale e praticamente non fa un passo indietro rispetto al passato, anzi: tre anni per Tiziano Pieri (due anni e quattro mesi in primo grado), conferma per le condanne di due anni a Tllio Lanese, ex presidente dell’Aia, e per l’ex arbitro Paolo Dondarini. Ma condanne anche per chi in primo grado era stato assolto e viveva con uno stato d’animo sufficientemente rilassato, mentre adesso ricompaiono le paure, la tensione e lo stress: due anni per il guardalinee Duccio Baglioni; un anno e quattro mesi per Gianluca Rocchi, per Foschetti, per Gabriele, per Griselli, per Messina e un anno e sei mesi per Cassara. Direttori di gara o collaboratori che si ritrovano nel tunnel, che devono convivere con l’angoscia fino al giorno in cui è prevista la sentenza, cioè tra l’8 e il 22 novembre. Si ricomincia venerdì prossimo ma ci sono venti giorni da restare appesi nel vuoto: volo Torino-Napoli e ritorno.

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Chiesti 4 anni in appello per Giraudo

Rocchi, 16 mesi

Il pg vuole la condanna anche per

l'arbitro. Il 22 novembre la sentenza

di MAURIZIO GALDI (GaSport 20-10-2012)

«Insieme a Luciano Moggi era il promotore dell'associazione per delinquere e per questo Antonio Giraudo deve essere condannato a 4 anni e 30 mila euro di ammenda (in primo grado aveva avuto tre anni per associazione ma era caduta l'aggravante della "promozione", ndr)»: in sintesi è questa la conclusione di Carmine Esposito, sostituto della Procura generale al processo di appello del rito abbreviato di Calciopoli. Ieri a Napoli c'è stata la seconda udienza e il presidente del Collegio giudicante, Maurizio Stanziola, ha anche annunciato che il 22 novembre entrerà in Camera di consiglio ed emetterà in giornata il verdetto.

Condanne per tutti Il sostituto Procuratore generale ieri ha tenuto la sua requisitoria subito dopo la breve camera di consiglio che era servita al Collegio per emettere l'ordinanza con la quale «respingeva» l'ipotesi di «rinnovazione», ma acquisiva alcune prove documentali delle difese e questo faceva dire ai legali di Giraudo (Massimo Krogh e Michele Galasso) di essere «soddisfatti dell'ammissione di nuove prove documentali introdotte dalla difesa». Esposito ha richiesto la condanna per tutti gli undici imputati che avevano scelto il rito abbreviato, riformulando però in alcuni casi quelle che erano state le richieste in primo grado per i sette assolti e per Tiziano Pieri condannato in primo grado a due anni e quattro mesi: ieri la richiesta è stata di tre anni e 30 mila euro. Chiesta la conferma delle condanne di Tullio Lanese (due anni) e Paolo Dondarini (due anni e 20 mila euro).

Gli assolti in primo grado I legali dei sette assolti in primo grado discuteranno venerdì. L'8 novembre toccherà a Pieri, mentre il 22 — prima della sentenza — parleranno i legali di Dondarini, di Lanese (Aricò e Napoli) e di Giraudo (Krogh). Rimodulate le richieste soprattutto per Duccio Baglioni (due anni e 20 mila euro), Marco Gabriele (18 mesi) e per Stefano Cassarà (18 mesi). Aumentata la sanzione economica per Giuseppe Foschetti (oltre ai 16 mesi, 18 mila euro) stessa richiesta per Alessandro Griselli e per gli unici due ancora in attività: Domenico Messina (designatore di serie B) e Gianluca Rocchi (arbitro in attività già preselezionato dalla Fifa per il Mondiale 2014 insieme a Rizzoli e recente arbitro di linea per l'Europeo sempre con Rizzoli). Per curiosità va ricordato che Rocchi era stato designato per domenica, ma in seguito è stato avvicendato.

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CALCIOPOLI: IL PROCESSO D’APPELLO A NAPOLI

Giraudo: chiesti 4 anni

Dura requisitoria del pg, ma si riascolteranno le telefonate sparite

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 20-10-2012)

IL PROCURATORE generale Carmine Esposito ha chiesto pene ancora più dure di quelle inflitte nel primo grado di giudizio, ma le difese hanno incassato un risultato importante perché a partire dalla prossima udienza (fissata per venerdì prossimo a Napoli) verranno ascoltate le intercettazioni ignorate dagli inquirenti (e scoperte poi dai legali di Moggi nel corso del dibattimento del rito ordinario), quelle che smontano più di un capo d’imputazione. Non solo, il giudice Stanziola ha stabilito anche l’acquisizione del famigerato video del sorteggio che, secondo gli inquirenti, era una prova del fatto che fosse truccato. Sarà interessante capire se esiste ancora, perché durante il dibattimento del “processo Moggi” era misteriosamente sparito. Insomma se Esposito ha sparato alto, il processo di appello del rito abbreviato (quello che avevano scelto Giraudo e altri arbitri) si annuncia interessante e potenzialmente sorprendente.

SENTENZA IL 22 Il sostituto procuratore generale Carmine Esposito ha chiesto per Giraudo quattro anni di reclusione, uno in più della pena inflitta in primo grado, e 30mila euro di multa. Per il pg, Giraudo non è un semplice partecipe della associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, bensì uno dei promotori. Il processo riprenderà venerdì prossimo. Esposito ha chiesto inoltre 3 anni per l’ex arbitro Tiziano Pieri (2 anni e 4 mesi la condanna in primo grado), mentre ha chiesto la conferma delle condanne a 2 anni per l’ex presidente dell’Aia Tullio Lanese e l’ex arbitro Paolo Dondarini. Il pg ha inoltre chiesto la condanna per gli imputati che erano stati assolti in primo grado: 2 anni per l’ex assistente Duccio Baglioni, un anno e 4 mesi per l’arbitro Gianluca Rocchi, un anno e 6 mesi per l’ex arbitro Stefano Cassarà, un anno e 4 mesi per l’ex assistente Giuseppe Foschetti, un anno e 6 mesi per l’ex arbitro Marco Gabriele, un anno e 4 mesi per l’ex assistente Alessandro Griselli, un anno e 4 mesi per l’ex arbitro Domenico Messina. La sentenza è prevista per il 22 novembre, il giudice Stanziola è stato infatti molto chiaro: «Mettetevi d’accordo come volete, ma io il 22 alle 15 vado in camera di consiglio». Nel frattempo ci sarà spazio per le difese che inizieranno a parlare venerdì prossimo, dopo le parti civili.

I LEGALI DELL’EX AD BIANCONERO

«La verità dalle nuove prove»

art.non firmato (TUTTOSPORT 20-10-2012)

GLI AVVOCATI Massimo Krogh e Michele Galasso, difensori di Antonio Giraudo, alla fine della seconda udienza del processo di appello hanno dichiarato: «Siamo soddisfatti dell’ammissione di nuove prove documentali introdotte dalla difesa. Le conclusioni del Procuratore Generale appartengono alla dialettica processuale. L’accusa prosegue nel suo percorso, poi sarà il turno della difesa e confidiamo in un equo giudizio». L’avvocato Krogh, ieri, ha iniziato a parlare alle 13 e il suo intervento si è incentrato sulla richiesta di rinnovazione del dibattimento, motivata dal legale napoletano in dieci punti, fra cui c’è «l’introduzione di tutte le telefonate intercettate ed eliminate dal pm dagli atti». Ha fatto seguito un puntiglioso elenco di telefonate e circostanze ignorate nel primo grado e che, invece, avrebbero potuto smontare alcuni capi di imputazione. Attenzione, per esempio, su Udinese-Brescia, in cui un’espulsione di Jankulovski era stata al centro di un’intercettazione di Giraudo solo parzialmente messa agli atti. «Un ascolto completo», spiega Krogh, metterebbe in altra luce la conversazione. Paolo Gallinelli, in questa sede difensore di Duccio Baglioni, ha spiegato: «Sono fiducioso che la Corte cominci a chiarire la vicenda in modo più equilibrato dai giudici che l’hanno preceduta. Sarà interessante vedere dov’è finito il famoso video del sorteggio, uno dei misteri di Calciopoli».

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Choc Il tribunale dà ragione a un fan della Roma e condanna il club al risarcimento per trattamento illegittimo di dati personali

Tessera del Tifoso: un «danno» da 5 mila euro

Precedente Precedente pericoloso: se tutti facessero

causa, i club di A dovrebbero sborsare 3,5 miliardi

di GIANLUCA PIACENTINI (CorSera 20-10-2012)

ROMA — La sentenza è di quelle che rischiano di passare alla storia, e può creare un danno da 3 miliardi e mezzo di euro (complessivi) alle 20 società di serie A. La seconda sezione del tribunale civile di Roma, infatti, ha condannato l'As Roma a versare a un abbonato 5 mila euro come risarcimento per i danni morali subiti a causa della Tessera del Tifoso. Considerando che gli abbonati delle squadre di serie A sono circa 700 mila, il conto è presto fatto.

La sentenza è storica perché per la prima volta in Italia un tribunale ha riconosciuto le ragioni dei tifosi, che da sempre hanno mal sopportato l'obbligo di dover sottoscrivere la tessera fortemente voluta dall'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive e dal ministero dell'Interno.

Il tribunale ha ritenuto fondata l'azione — che darà il via a una serie di altre richieste, individuali e collettive — promossa dagli avvocati Paolo Ricchiuto, Lorenzo Contucci e Giovanni Adami, che hanno puntato il dito contro il trattamento illegittimo dei dati personali contenuti nella modulistica necessaria per avere la tessera.

«Dotarsi della tessera del tifoso — hanno spiegato i tre legali molto conosciuti nel mondo della tifoseria — è diventata condizione necessaria per poter sottoscrivere un abbonamento o comprare un biglietto per una trasferta. La Roma, come tutti gli altri club, ha associato alla tessera anche la funzione di carta di credito, seppure non attiva al momento del rilascio, sulla base di una modulistica, praticamente identica per tutte le società, che già il Garante della privacy aveva censurato con un provvedimento generale del 2010, perché non consentiva di comprendere chiaramente che fine facessero i dati personali degli interessati, trasferiti automaticamente alle società che gestiscono le carte di credito».

Nessuna reazione da parte delle società di serie A mentre la Roma, a cui non è stato ancora notificato nessun provvedimento, per il momento preferisce non sbilanciarsi. «È un'azione — fanno sapere dalla società giallorossa — avviata quando non eravamo ancora proprietari e di cui non conosciamo le motivazioni della pronuncia. Siamo certi di rispettare in pieno tutte le norme e di aver fatto per primi ampi passi a tutela dei tifosi anche in relazione alla Tessera del Tifoso».

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LA SENTENZA LA SOCIETA’ DOVRA’ RISARCIRE CON 5.000 EURO UN ABBONATO PER IL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

E la Roma viene condannata per la tessera del tifoso

di MAURIZIO GALDI (GaSport 20-10-2012)

È sempre la «tessera del tifoso» a focalizzare l'attenzione di tutti. È di ieri la sentenza della prima sezione del tribunale civile di Roma (giudice unico, Vittorio Contento) che ha condannato la Roma a «risarcire» un abbonato per i danni morali subiti a causa della tessera del tifoso. Cinquemila euro perché ci sarebbe stato un «trattamento illecito» dei dati personali dicono gli avvocati. Si tratta di una causa pilota intentata dagli avvocati Paolo Ricchiuto, Lorenzo Contucci e Giovanni Adami. Contucci ha anche spiegato: «Si è stabilito un principio importantissimo». E i tre legali hanno anche sottolineato come il problema della tessera del tifoso è un argomento che conoscono «bene i circa 700.000 abbonati alle varie squadre di A». Una dichiarazione che ha fatto tremare i dirigenti di serie A. E se adesso fanno tutti causa? Avranno pensato. Comunque quella di ieri è solo una sentenza di primo grado e i legali della Roma, ma anche quelli di altre società, sono in attesa delle notifiche e delle motivazioni prima di esprimere un parere.

Problema risolto In realtà la situazione è da tempo sotto controllo. Il Viminale, che ha sempre contato sul parere del «garante della privacy», anche dopo le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, aveva chiesto alle società di essere «più chiari» sull'eventuale utilizzo dei dati per il merchandising e il marketing. Insomma stop agli abbonamenti-carta di credito senza preventiva autorizzazione. I club subito si sono adeguati, sin dal 2010, e per questo i nuovi questionari sono stati da tempo modificati. Certo è possibile che a questa «causa pilota» ne seguano altre, ma riguarderebbero solo un periodo limitato.

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“La Tessera viola la privacy”

Prove legali di class action

Roma condannata a risarcire un tifoso per danni morali: 5 mila euro

EFFETTO DOMINO 700 mila sottoscrittori I club temono rimborsi a catena

di MATTEO DE SANTIS (LA STAMPA 20-10-5012)

Una sentenza non fa giurisprudenza, ma costituisce pur sempre un precedente. La decisione di ieri della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma apre la prima breccia nel muro non più invalicabile della Tessera del Tifoso. La Roma condannata in primo grado a risarcire 5mila euro a un abbonato per i danni morali subiti a causa della sottoscrizione dell’As Roma ClubPrivilege Card è uno dei tanti focolai di “rivolta” del mondo del tifo contro un sistema che aveva reso sempre più complicato l’accesso allo stadio. Gli interisti polverizzano in un amen i biglietti messi in vendita a prezzo di favore (11,50 euro contro i 23 di listino) dal portale di offerte lowcost Groupon, i romanisti si abbonano in massa (9mila in più in un anno) grazie all’introduzione di un carnet che “rottama” tutti i principi della fidelity card e ora spuntano anche le prime crepe legali per la Tessera del Tifoso. Qualcosa sta cambiando. Il trattamento illegittimo dei dati personali contenuti nella modulistica necessaria per il rilascio della Tessera può essere il grimaldello per mandarla in soffitta. Il problema, in fondo, era già stato affrontato e denunciato nel 2010 dal Garante della Privacy. «Le società – scriveva l’Autorità nel provvedimento - dovranno migliorare l’informativa da dare ai tifosi, mettendo ben in evidenza i trattamenti di dati che non richiedono il consenso, perché connessi al rilascio della tessera, e quelli che possono essere effettuati solo su base volontaria e con un consenso ad hoc (marketing, invio di comunicazioni commerciali)». Detto, fatto, argomentato dagli avvocati Ricchiuto, Contucci e Adami e sentenziato ieri dal giudice a scapito della malcapitata Roma. «Si tratta di un’azione avviata – hanno commentato da Trigoria – durante la precedente gestione e di cui non conosciamo le motivazioni della pronuncia. Siamo più che certi di rispettare in pieno tutte le norme e di aver fatto per primi dei passi in avanti a tutela dei tifosi anche in relazione alla Tessera del Tifoso». Alla Fiorentina, invece, per un caso molto simile era andata meglio. A giugno, infatti, il giudice Domenico Paparo del Tribunale di Firenze aveva dato torto a dieci sostenitori viola perché la tessera Orgoglio Viola concedeva «la mera eventualità di essere utilizzata anche come carta bancaria prepagata in modo del tutto volontario ed opzionale».

Ma la palla è nuovamente al centro: a Milano è già in atto un ricorso di un tifoso del Milan riguardante la Carta Cuore Rossonero e tanti altri sono pronti per essere depositati nei tribunali italiani. Il vento rivoluzionario può portare a una class action, quella dei tifosi tesserati (quasi 700mila solo in A) nei confronti delle società. Molto più complicato per quest’ultime rivalersi nei confronti di chi le ha costrette ad adottare la Tessera, ovvero il Viminale. La tentazione c’è ma sconta un vizio di fondo: è stata una loro iniziativa l’inserimento nello schema della tessera di finalità commerciali.

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Il caso

Massaggiatore sospeso per doping

le testimonianze di tre azzurri

art.non firmato (IL MATTINO 20-10-2012)

ROMA. Il massaggiatore abruzzese Antonio Salvi, 48 anni, è stato squalificato dal Tribunale antidoping del Coni per due anni perché nel suo studio professionale di Palombaro (Chieti) sono stati trovati medicinali proibiti. Salvi ha avuto un rapporto di collaborazione nella stagione 2009-2010 con il Napoli, confermato - secondo quanto emerge nel provvedimento del Tribunale antidoping - nel corso delle testimonianze del direttore sportivo Bigon, dei medici De Nicola e D’Andrea, del magazziniere Starace e dei calciatori De Sanctis, Pazienza, Rinaudo, Cannavaro, Quagliarella e Aronica, raccolte nella primavera 2010 dalla Procura di Padova.

Secondo il Tribunale antidoping, «Salvi assunse e praticò stabilmente la funzione di massaggiatore di numerosi calciatori del Napoli e fu persino autorizzato dai dirigenti ad esercitare tale funzione». Sarebbe stato introdotto da De Sanctis, che si sarebbe raccomandato di «non portare flebo o capsule». Salvi si sarebbe dedicato a ben 16 calciatori azzurri, tra i quali Cannavaro, Pazienza, De Sanctis (che ha dichiarato di aver ricevuto come suggerimento quella di praticare un’iniezione di Bentelan per un dolore al ginocchio), Lavezzi (al Pocho e a Campagnaro avrebbe consigliato «iniezioni di vitamina B») e Quagliarella (a cui vennero consigliate gocce omeopatiche «per andare più forte»). Nessuno dei calciatori è stato messo sotto inchiesta dalla Procura antidoping del Coni.

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Il caso Ieri l’incontro tra i due procuratori. Il pm Di Martino parte da Erodiani: cerca conferme sul pentito Carobbio

Scommesse, arrivano i deferimenti

Palazzi comincerà dal caso Napoli. A Cremona altri dieci interrogatori

di ARIANNA RAVELLI (CorSera 20-10-2012)

CREMONA — Un paio d'ore di scambio di idee: interessi diversi, collaborazione estrema. Il grande accusatore del calcio Stefano Palazzi ieri ha fatto il punto sull'inchiesta condotta dal pm di Cremona Roberto Di Martino su scommesse, zingari e partite truccate. In arrivo ci sono nuovi deferimenti per il procuratore federale e dieci nuovi interrogatori per il pm.

Palazzi voleva soprattutto capire gli sviluppi sul caso Mauri, il giocatore della Lazio già al centro dell'indagine per le presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio e ora accusato anche di riciclaggio dal pm di Berna per un conto in Svizzera con movimenti di denaro sospetti. Anche Di Martino vuole saperne di più: ha pronta una rogatoria con la quale chiederà alle autorità elvetiche la documentazione bancaria e gli interrogatori di Mauri e della madre, a cui è intestato il conto. (D'altra parte la Svizzera ha chiesto a Di Martino una mole rilevante di carte, con l'intenzione di approfondire le indagini su partite truccate là). Ma questa sarà la prossima tappa: non è la cosa più urgente, né per Palazzi né per Di Martino.

Il procuratore della Figc ha infatti pronti i deferimenti per le inchieste che erano rimaste indietro, a partire dal caso Napoli, nato dalle confessioni del terzo portiere Matteo Gianello su Sampdoria-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010. Gianello ha riferito di aver proposto la combine (con sconfitta) a Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, che «diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa», ma non denunciarono e quindi potrebbero rischiare l'accusa di omessa denuncia. I deferimenti sono attesi a breve, forse già la prossima settimana. E a seguire arriveranno anche quelli per Lazio-Genoa e Lecce-Lazio: non si aspetteranno infatti le integrazioni dalla Svizzera. Pensare a un processo entro Natale non è fuori luogo. «È già successo che un processo si tenga a campionato in corso — spiega Palazzi —. Come si sa, quest'estate abbiamo dato la priorità ai casi che potevano coinvolgere responsabilità dirette delle società per le quali il codice prevede come pena minima la retrocessione. Non si poteva iniziare un campionato con squadre che rischiavano di essere retrocesse in corso». Troppo presto, invece, per commentare le indiscrezioni da Bari, con le dichiarazioni di Kutuzov su Conte («Sapeva che avremmo perso a Salerno») e la partita Inter-Atalanta 4-3 (31 maggio 2009), presunta combine su cui i giocatori pugliesi hanno scommesso: «Anche se adesso va di moda dire che la giustizia sportiva condanna per sentito dire non è assolutamente così. Aspettiamo che l'inchiesta finisca».

La priorità del procuratore Di Martino è invece blindare il pentito Filippo Carobbio, uscito un po' malconcio dai vari gradi del processo sportivo (creduto per AlbinoLeffe-Siena, non per Novara-Siena), ma che continua a essere un pilastro della sua inchiesta. In questi mesi il pm di Cremona ha letto tutti i verbali delle audizioni in Figc. «E ho trovato molte conferme alle parole di Carobbio, oltre a diversi spunti interessanti». Così sentirà altre dieci persone, a partire dal proprietario di ricevitorie Massimo Erodiani, il cui interrogatorio è fissato dopo il 29 ottobre: a Erodiani sarà chiesta anche conferma delle sue dichiarazioni sul presidente della Lazio Claudio Lotito. Gli altri possibili convocati sono i tesserati del Siena ascoltati solo in Figc: Mastronunzio, Stellini, Larrondo, Sestu, Rossettini, Coppola, Bolzoni e i dirigenti Sganga, membro del cda, e il presidente Mezzaroma.

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Calcioscommesse / L’ex bomber dopo l’interrogatorio

«Con Conte rapporto leale»

di DAVIDE LATTANZI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 20-10-2012)

«I verbali dei miei interrogatori in Procura sono secretati: mi sorprende vedere il mio nome sulle prime pagine dei quotidiani». Così Vitali Kutuzov, tra gli indagati del secondo filone dell'inchiesta condotta dalla procura di Bari sul calcio scommesse, commenta le indiscrezioni secondo cui avrebbe confessato agli inquirenti baresi la conoscenza da parte dell'ex tecnico biancorosso, Antonio Conte, della combine su Salernitana-Bari 3-2 del maggio 2009. «Non posso entrare nel merito di ciò che ho dichiarato - prosegue l'attaccante bielorusso -, ma vorrei solo sottolineare che con mister Conte ho sempre avuto un rapporto professionale schietto e leale. È stato lui a volermi a Bari e sotto la sua gestione abbiamo raggiunto grandi risultati. Ripeto: non so come possano circolare certe notizie, ma non vorrei che fossero messe in giro ad arte per destabilizzare la vigilia di un match importante come Juventus-Napoli». Kutuzov, 51 presenze e sette reti collezionate in biancorosso da gennaio 2009 a giugno 2012, è attualmente svincolato. Il suo contratto con il Bari è scaduto la scorsa estate e non è stato rinnovato. Il 32enne di Pinsk, tuttavia, è rimasto nel capoluogo pugliese e si sta allenando con la Primavera dei galletti, in attesa di un'eventuale chiamata da parte di una squadra italiana o estera.

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CALCIOSCOMMESSE

Palazzi è pronto con una

nuova lista di deferimenti

Il procuratore federale entrerà in azione nelle prossime settimane per il filone di Napoli. Erodiani a Cremona

di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 20-10-2012)

CREMONA - Mentre la Procura di Cremona si appresta a interrogare (per la prima volta) una decina di persone coinvolte a vario titolo nella vicenda del calcio scommesse, Palazzi è pronto per una nuova raffica di deferimenti. Il capo della Procura Federale dovrebbe entrare in azione la prossima settimana o in quelle immediatamente successive per quel che riguarda il filone di Napoli, ma non è esclusa neppure un’accelerazione per la vicenda Mauri, senza dunque aspettare la documentazione bancaria richiesta per rogatoria a Berna dalla Procura di Cremona. «D’intesa con la Figc - ha detto Palazzi - in estate ci siamo concentrati su quei filoni dove per i club era ipotizzata la responsabilità diretta perché in casi come questi, la sanzione minima prevista dalle norme è la retrocessione. Mi rendo conto che l’opinione pubblica vorrebbe una maggiore rapidità, ma c’è bisogno di approfondimenti, di studiare le carte delle varie procure. Vogliamo fare il meglio nel minor tempo possibile. Chiuderemo la vicenda Napoli e quella Mauri prima di Natale? Non mi do termini o scadenze» .

PROCURA DI BARI - Anche perché in Puglia le indagini vanno avanti. «Non ho visto gli atti, ma può darsi che in futuro li chieda. Con la Procura di Bari ho ottimi rapporti, ma è necessario rispettare i tempi della giustizia ordinaria. Per muovermi sono abituato a rifarmi a elementi concreti, non a basarmi sul sentito dire. Inter-Atalanta del 2008-09 sospetta? Vedremo. Ci vogliono basi concrete per parlare» . Tanti sono gli indagati o i semplici testimoni a Bari che Palazzi potrebbe interrogare e deferire. Tra questi anche Conte, se sarà confermato il contenuto dell’interrogatorio del 20 agosto di Kutuzov (il bielorusso avrebbe dichiarato agli inquirenti che l’allenatore era stato messo al corrente dai suoi giocatori della combine su Salernitana-Bari).

BUFFON E SIENA - Palazzi, che si è rifiutato di commentare se sta valutando la relazione della Guardia di finanza di Torino su Buffon e sul milione e mezzo di assegni versato dal portiere a una tabaccheria di Parma abilitata alle scommesse sportive, ha ricevuto da Di Martino nuovi atti, ma anche in futuro lo scambio di documenti non mancherà. Il pm di Cremona infatti tra una decina di giorni ascolterà Erodiani, che davanti alla Figc aveva tirato in ballo la Lazio per un paio di combine riferitegli da Terzi, e altri tesserati del Siena 2010-11 che finora sono stati interrogati solo da Palazzi. L’obiettivo è trovare conferme sulle dichiarazioni di Carobbio. Tra i papabili Stellini, Larrondo, Sestu, Mastronunzio, Coppola, Bolzoni, Del Grosso, Rossettini, il presidente Mezzaroma e il membro del cda bianconero Sganga.

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Prima il Napoli poi Mauri-Lazio

Sono in arrivo i deferimenti

Palazzi avvierà i procedimenti sportivi

senza aspettare gli atti dalla Svizzera

di FRANCESCO CENITI (GaSport 20-10-2012)

Prima il Napoli, poi la Lazio. È durato quasi due ore l'incontro del procuratore federale Stefano Palazzi a Cremona con il pm Roberto di Martino, titolare dell'inchiesta sul calcioscommesse. Un colloquio «cordiale», servito a fare il punto delle indagini, soprattutto quelle legate al filone svizzero dove Stefano Mauri è indagato per riciclaggio. «Di che cosa abbiamo discusso? Beh, pochi secondi fa di motociclette...». Al di là della battuta fatta da Di Martino e delle «parate» di Palazzi («Non posso entrare nel merito delle posizioni singole»), ci sono novità che riguardano due squadre importanti come Napoli e Lazio, più i giocatori (Paolo Cannavaro e Stefano Mauri, in primis): si avvicina l'ora dei deferimenti rinviati la scorsa estate.

La Svizzera può attendere Palazzi ha ricordato: «D'accordo con la Figc in agosto abbiamo dato la precedenza ai processi dove c'erano in ballo possibili retrocessioni. Questo non vuol dire che ci siamo dimenticati degli altri casi. Siamo umani: dobbiamo studiare gli atti e preparare gli incartamenti, ma state sicuri che procederemo come abbiamo sempre fatto. I deferimenti del Napoli già nella prossima settimana? Vedremo, non posso confermare. Mauri e la Lazio entro Natale? Non esistono date sicure, ma nulla ci vieta di farli durante i campionati. È già accaduto». Tradotto: il processo al Napoli — per il caso Gianello, il club è coinvolto per responsabilità oggettiva — ci sarà entro poche settimane, quello a Lazio, Mauri e Genoa subito dopo. Forse già a dicembre. Anche perché, questa è la novità, la Procura Federale acquisirà gli atti dell'inchiesta svizzera, ma nel frattempo procederà utilizzando le carte arrivate da Cremona. Su Lazio-Genoa e Lecce-Lazio gli atti non mancano per contestare i deferimenti. Atti rinforzati dagli accertamenti tecnici e dalle dichiarazioni del gruppo ungherese che ha ammesso lo scorso luglio di aver partecipato alla manipolazione delle due gare (con emissari presenti sul posto e soldi in contanti). Tra l'altro proprio Palazzi ha già avuto una conferma importante: Ferrario, ex difensore del Lecce, durante l'audizione aveva rivelato dell'offerta (rifiutata) in denaro fatta da Zamperini per perdere la gara. Più lunghi i tempi sull'inchiesta di Bari: se ne parlerà tra gennaio e febbraio. Intanto di Martino prepara altri interrogatori: inizierà con Erodiani (da approfondire le dichiarazioni su Lotito e le scommesse su Inter-Chievo 4-3, spuntata pure a Bari con Inter-Atalanta 4-3) per proseguire con Coppola, Mastronunzio, Stellini, Mezzaroma e gli altri del filone Siena più volte evocato dal pentito Carobbio e uscito malandato dal processo sportivo.

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Gianello, Grava, Cannavaro verso i deferimenti

il club rischia penalizzazioni, anche in Europa

di MATTEO PINCI (la Repubblica 20-10-2012)

ROMA — La giustizia sportiva batte un colpo. Meglio, lo farà a breve: giusto il tempo di mettersi alle spalle il match scudetto e la Procura Federale di Palazzi emetterà i deferimenti in merito al filone di Napoli sul calcio scommesse. Da lunedì ogni ora è buona per i “rinvii a giudizio” di Gianello, l’ex terzo portiere azzurro che ha ammesso le proprie responsabilità confessando il tentativo di combine di Sampdoria-Napoli 2010, ma anche di Grava e Paolo Cannavaro, cui Gianello avrebbe proposto – secondo quanto ha raccontato ai pm – di combinare la gara ricevendo però «secca risposta negativa». Entrambi rischiano l’omessa denuncia. Inevitabile che a giudizio finisca anche il Napoli che potrebbe andare incontro a una, seppur lieve, penalizzazione: la Samp, per l’illecito di Guberti, lo scorso agosto ha patteggiato un punto. Ma i rischi riguardano anche l’Europa League: «In caso di condanna, possibile l’esclusione dalle coppe. Anche in corsa», confida Biskos, press officer Uefa, anche se è solo un’ipotesi. Forse si andrà per le lunghe: le elezioni Figc del 14 gennaio potrebbe consigliare di posticipare il processo.

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Calcioscommesse In arrivo i primi provvedimenti per il filone di Napoli

Palazzi prepara un’altra raffica di deferimenti

E cerca conferme alle testimonianze di Carobbio

Il caso Buffon Silenzio assoluto dal procuratore sulla possibile acquisizione della relazione della Gdf

di GABRIELE MORONI (Quotidiano Sportivo 20-10-2012)

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Riparte l’inchiesta di Cremona con nuove audizioni. Salito nella città del Torrazzo, il procuratore federale Stefano Palazzi parla di nuovi deferimenti.

Dura due ore l’incontro di Palazzi con Roberto di Martino. Il capo della procura cremonese annuncia che verranno presto ascoltate «una decina di persone», già sentito a Roma. Il primo sarà Massimo Erodiani, uno degli arrestati nella prima tranche dell’inchiesta «Last bet». Fra gli altri nomi, vengono sussurrati quelli, legati al Siena, di Cristian Stellini, all’epoca collaboratore di Antonio Conte nella squadra toscana, e dei giocatori Salvatore Mastronunzio, Marcello Larrondo e Alessio Sestu. Scopo quello di dare conforto a quanto detto da Filippo Carobbio, uno dei grandi «pentiti». «Ho chiesto — afferma di Martino — i verbali di buona parte se non di tutte le persone sentite dalla procura federale. Ascolterò una decina di persone. La maggior parte di queste si riferiscono a Carobbio. Voglio verificare gli spunti di conferma di Carobbio. Sentirò Erodiani, ho preso accordi». «Sentirò — aggiunge in risposta a una domanda — quello che dice anche su Inter-Chievo».

Il dopo-incontro riserva un’altra novità. I deferimenti del filone napoletano del calcioscommesse potrebbero arrivare a breve. Palazzi non lo conferma ma neppure lo smentisce. Alla domanda precisa di un giornalista risponde con un laconico ma significativo «Vedremo». Dovrebbe andare davanti alla giustizia sportiva l’ex terzo portiere del Napoli Giannello, che si autodenunciò per il tentativo di combine di Napoli-Sampdoria (1-0) del 16 maggio 2010. Rischiano anche il capitano Cannavaro e Grava, che si sottrassero, ma potrebbero essere deferiti per omessa denuncia.

Il procuratore federale tace invece del tutto quando gli viene chiesto se è stata acquisita la relazione della Guardia di Finanza, allegata all’inchiesta di Cremona, sulle scommesse di Gigi Buffon.

Nell’incontro di Martino-Palazzi si è parlato anche di Stefano Mauri, il centrocampista e capitano della Lazio indagato in Svizzera per riciclaggio. «A parte - precisa di Martino - il discorso su Mauri, la magistratura svizzera è interessata a capire l’entità del fenomeno. Ha quadro di ipotesi di partite manipolate». La procura cremonese chiederà una rogatoria con la Confederazione per ottenere la documentazione bancaria e i verbali degli interrogatori di Mauri e della madre, a cui era intestato il conto al centro delle indagini.

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SCOMMESSOPOLI

Palazzi a Cremona per il caso Mauri

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 20-10-2012)

ROMA. Un viaggio di aggiornamento. Questo il succo della visita del pm federale Stefano Palazzi al pm di Cremona, Roberto Di Martino: i due hanno fatto il punto sugli eventuali sviluppi dell’inchiesta “Last Bet”. L’attenzione di Palazzi si concentra su Stefano Mauri e sulle presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. Secondo il pubblico ministero di Cremona, Mauri è colpevole ma a testimoniarlo c’è poco di nuovo, a parte quattro pagine con cui la procura svizzera (la magistratura di Berna ha ascoltato il giocatore alcuni giorni fa) inoltrò la rogatoria internazionale per sentire il laziale riguardo il famoso conto svizzero. Ci sarebbero anche alcuni nuovi tabulati sul Siena, sul quale l’attenzione della procura va sempre più verso la dirigenza toscana. Al momento dunque Palazzi torna a Roma con quanto già sapeva, pronto a deferire Mauri al prossimo giro di posta. Prima toccherà al filone napoletano, i cui deferimenti verranno emessi la prossima settimana.

NOVARA, LE MOTIVAZIONI Intanto ieri la Corte di Giustizia federale ha pubblicato le motivazioni con cui è stato tolto un punto al Novara per la combine Novara-Siena. Decisiva, per il club piemontese, l’adozione del codice anti-forde: «La sanzione - si legge nel documento - va ridotta in considerazione dell’adozione del piano da parte del Novara, pur in assenza, alla data dei fatti, di un qualsivoglia obbligo in tal senso».

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Juve-Napoli siamo noi

Nonostante scandali e intrallazzi il fascino del calcio resta immutato: vinca il migliore

Che, prima dello scoppio di Calciopoli, i fatti hanno dimostrato essere i bianconeri...

di GIAMPIERO MUGHINI (Libero 20-10-2012)

Eccome se mezza Italia non rimarrà stasera attaccata al televisore a guardare le immagini della Juve e del Napoli che si affrontano all’ultimo respiro. Calcisticamente parlando che c’è di più affascinante dello scontro tra due città talmente importanti della storia italiana e talmente diverse nel rappresentarne l’identità? Ebbene se c’è un giornalista-scrittore che mai e poi mai alzerebbe il nasino nel pronunciare che non ama il calcio, che lo reputa un passatempo degno del popolino, questi è il piemontese Aldo Cazzullo. E difatti il Corriere della Sera di cui è una delle firme di punta lo manda puntualmente a raccontare le vicende di ciascuna Olimpiade, le gesta di eroi dello sport quali Igor Cassina o Federica Pellegrini.

GLI «IRRIDUCIBILI»

E difatti il calcio compare nelle primissime pagine di questo suo recentissimo e tredicesimo libro, il mondadoriano “L’Italia s’è ridesta”. Un libro dove Cazzullo fa una gran scommessa sul futuro del nostro Paese, di cui lui è convinto che abbia le risorse e le intelligenze per rinascere. Tanto che queste potenzialità che ne fanno a tutt’oggi un brand attirantissimo in tutto il mondo, le va a scovare città per città dello stivale, da Torino a Palermo. Torino è poi la città dove Cazzullo ha fatto gli studi universitari e dove ha debuttato da giornalista, la città che ha circumnavigato in molti dei suoi libri. La città della famiglia Agnelli, della Juve, di Luciano Moggi. Ed ecco che nel capitolo dedicato a Torino, Cazzullo da innamorato del calcio te lo dice netto e perentorio. Che la Juve è una gran cosa e ha una gran storia, ma che solo «gli irriducibili» - e sono sicuro che Aldo stesse pensando fra gli altri al sottoscritto - continuano a pensare agli «anni di Moggi come ad “anni gloriosi”». E per fortuna - scrive ancora Aldo - che il ruolo di direttore sportivo della Juve è toccato a un uomo in gamba come Giuseppe Marotta, e meno male che la Juve s’è costruita lo stadio più moderno d’Italia, e meno male che la sua storia continua.

No, Aldo. Chi ti scrive è davvero un «irriducibile» sull’argomento, e non molla. Bada bene, non ti sto parlando da tifoso, ciò che sarebbe miserevole. Ti sto parlando da amico, come te interessato alle verità e alle particolarità della storia italiana, calcio e tutto il resto. Perché nel delitto giudiziario e massmediatico compiuto ai danni della Juve nell’estate del 2006, c’è tutto della storia torinese e di quella italiana. Senza quel tutto della storia degli Agnelli, della Fiat e della politica italiana non capisci neppure l’abc di Calciopoli. Altro che calcio come oasi separata della nostra società, come credono i babbei che alla mattina comprano in edicola solo un quotidiano sportivo. Calciopoli non ci sarebbe stata o non sarebbe stata a quel modo impudente che è stata: intercettate solo le telefonate di Moggi e mentre tutte quelle fatte dai dirigenti di altre società venivano accuratamente conservate nei ripostigli i più remoti.

Calciopoli non ci sarebbe stata se Gianni o Umberto Agnelli fossero stati ancora vivi, ma soprattutto se la Fiat del 2005-2006 non fosse stata sull’orlo del baratro, una situazione che Sergio Marchionne ha ricordato per la centesima volta poche settimane fa. È la debolezza politicoeconomica della Fiat di quel momento a far sì che gli eredi Agnelli paghino un togatissimo avvocato torinese per «non» difendere la Juve, per non fare al «mostro» Moggi una sola telefonata a chiedergli se tutte le vittorie di dodici anni «gloriosissimi» fossero davvero dovute a un’unica e gigantesca combine. Se quel fottìo di scudetti e finali internazionali la Juve li avesse conquistati non per come Zidane, Nedved, Del Piero, Vialli, Deschamps e cento altri giocavano a palla, e bensì per essere andati Moggi e Giraudo (accompagnati dalle loro mogli) a cena dal designatore Paolo Bergamo. Ma ve la immaginate per un solo momento Calciopoli se al timone della Juve ci fosse stato nel 2006 un Andrea Agnelli, uno che strepita e ulula per ogni torto anche piccolo che fanno alla Juve di oggi? E nel 2006 non è che si trattasse di un torto, s’è trattato del tentativo di distruggere la storia e l’onore di una squadra che in dieci milioni di italiani amiamo «irriducibilmente».

GRUPPO DIRIGENTE

Se il tentativo malgrado tutto non è riuscito, è perché il gruppo dirigente della Juve - sì, Moggi e Giraudo - aveva seminato talmente bene e senza spendere una sola lira della Fiat, tanto che con i pochi campioni che le erano rimasti e con i campioncini allevati nel vivaio Juve (da Marchisio a Criscito) la Juve ha conquistato secondi e terzi posti dietro le armate milanesi per le quali la famiglia Berlusconi e la famiglia Moratti avevano speso di che essere rimasti oggi senza una lira che sia una. Lo ripeto per l’ennesima volta. Altro che cene a casa Bergamo, con i soldi spesi dalle due società milanesi Moggi avrebbe comprato tutta Hollywood, ivi compresa Madonna, Nicole Kidman e Uma Thurman. E a non dire dello stadio nuovo e pimpante. Un’idea e un progetto interamente by Giraudo, e ci provi qualcuno a smentirmi.

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‘We have many problems in our society

and sport, but racism isn’t one of them’

by SAVO MILOSEVIC (THE TIMES 20-10-2012)

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Building links between countries’ football federations is a priority

I went into the England Under-21 dressing room in Kruzevac on Tuesday night to apologise to Stuart Pearce and any of his team who felt they were badly treated. I felt so sad and disappointed at the scenes we had just witnessed.

I have known Stuart for many years since we played against each other in the Premier League. Recently, we had many discussions about how we could build links between our countries’ football federations. Now they have all stopped.

In Serbia, we have a lot of problems in our society and in our sport. We have bad behaviour, from the politicians, from hooligans. We acknowledge that and will accept any punishment for what happened during and after the European Under-21 Championship play-off; we have started our own investigations and will punish severely anyone proven guilty. But one problem we do not have in our sport is racism.

We have black players in almost every team in the first and second divisions, and in basketball teams. I have never heard of any of these black sportspeople talk about any significant racism problems. Every country has some minor problems. I have read in the newspapers over the past two years where England has had some.

What we saw on video were many things. Danny Rose said he heard those noises. He also made some signals to the crowd. Perhaps they reacted to him doing that. But I am sure they would have reacted to any player making his gestures, whatever colour he was.

I didn’t hear racist noises. If I did, I would say. England had six black players. You will see No 11, Nathan Delfouneso, walking off to the bench at the end without any problems.

The most important thing now is for our FA to do things as decisively as possible. We already have a general view of what happened. We have to take statements from everybody — the staff on the bench, the players, the police. In a very short time I’m expecting the disciplinary department to make public their findings.

We will not wait for Uefa or the English FA, we will do our own investigation and those guilty will be punished. We will definitely look to exclude people from football who have shown themselves by their actions on Tuesday not fit to work for our FA.

The Serbian FA is trying very hard to make things better. We had done everything in our power to make the English delegation feel comfortable.

Before and during the game, the crowd was more than respectable to English players and everybody. I heard from the English delegation in the days before the game that if there was any racism heard, they would stop the game. So if there had been anything coming from the crowd, I’m sure they would have reacted as they had pledged. Of course I’m against racism. I played in four European leagues and I have many black friends.

The Serbian FA cannot eradicate all the problems by itself. We need help. There was a problem with crowd trouble in England a generation ago and you resolved those problems perfectly. So we want to do the same. It is only a few years since conflict consumed our country. You can be sure that 90 per cent of the hooliganism problems we suffer are born of the violence we have experienced in our lifetimes.

I would like to apologise to everyone in the English federation for anything we did wrong and we will do everything in our power to make those responsible receive the appropriate sanction.

Savo Milosevic is the technical director of the Serbian FA. He joined Aston Villa from Partizan Belgrade in 1995 and after three years in the Premier League he played in Italy and Spain.

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bravo mughini, bellissimo articolo!

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FINANZIAMENTO CONI PER IL 2013

I 408 MILIONI SARANNO CONFERMATI

Palazzo di vetro -Ruggiero Palombo - Gasport - 20-10-2012

I 408 milioni di euro di finanziamento annuale dello Stato allo sport italiano? «Farò di tutto per difenderli. Però non mi posso nascondere: l'aria non è delle migliori, ci sono restrizioni violentissime in tutti i campi». Così il Ministro vigilante sullo sport Piero Gnudi alla giornalaccio rosa dello Sport. Parole diverse da quelle spese nell'intervista postolimpica di ferragosto, dove all'impegno per una difesa a oltranza non erano seguite le forti preoccupazioni manifestate ieri. Parole che hanno creato giustificate fibrillazioni: siamo alle viste dell'ennesimo fine anno all'insegna di un mortificante tira e molla? Peggio, sono davvero in arrivo i tagli dei tagli dei tagli, visto il vissuto delle ultime stagioni? A poco più di tre mesi dalle elezioni del Coni interrogativi non da poco, anche se Malagò rigetta elegantemente l'ipotesi di ricadute sulla candidature («Faccio il tifo per i soldi allo sport»). Sta di fatto che un Coni vittima di ulteriori sottrazioni all'indomani di una Olimpiade di Londra fatta più di luci che di ombre si tradurrebbe in una sconfitta politica non da poco per l'attuale leadership del Foro Italico, cui come è ovvio Pagnozzi non è estraneo. Una breve ma documentata ricognizione sembra tuttavia sgombrare il campo da ogni sorta di preoccupazione, incluse quelle espresse con condivisibile prudenza dal ministro Gnudi. Il Coni ha infatti convocato per il 30 ottobre un Consiglio Nazionale: all'ordine del giorno il bilancio preventivo per il 2013, con relative previsioni di spesa. Ebbene, quel preventivo «ragionerà» su un finanziamento di 408 milioni, la stessa cifra del 2012. In altre e più semplici parole, quei soldi ci saranno e di questo evidentemente al Coni devono essere certi. Nessuno intende annunciarlo con squilli di tromba ma il risultato è per nulla trascurabile. Con che ricadute elettorali, è forse presto per dirlo. Ma non troppo. Pagnozzi e Malagò, frattanto, proseguono la loro lunga marcia di avvicinamento alle elezioni del 19 febbraio, turbata (si fa per dire) dalla discesa in campo di un terzo candidato, Simone Gambino, presidente del Cricket (disciplina associata) che nella migliore delle ipotesi potrebbe finire col contare in Consiglio nazionale su 2, 3 o 4 voti: il proprio se verrà eletto in quota tra i tre nominati dalle discipline associate, forse gli altri due di quell'area e di sicuro quello di cui ora dispone il genero, presente nell'attuale Consiglio in quota tecnici, che però deve prima essere riconfermato. Pagnozzi e Malagò procedono a fari spenti, certi il primo di vincere a mani basse, il secondo di potercela fare. Fin qui, solo autorevoli dichiarazioni di voto per Pagnozzi (Binaghi, Barelli, Di Rocco), mentre tra un ricorso e l'altro (quello di Mignardi dell'hockey contro il confermato Di Mauro sembra poggiare su basi concrete) si attende che qualcuno esca allo scoperto sull'altro fronte. Curioso ed emblematico il destino della neopresidente della Fise Antonella Dal-lari, anche lei sotto ricorso ma meno solido: sia Pagnozzi che Malagò sono convinti di poter contare sul suo voto. Piero Gnudi, ministro vigilante sullo sport.

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Indagini anche su

Chievo-Bari del 2008

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 21-10-2012)

MILANO — Un'altra partita che desta più di un sospetto, un'altra partita del Bari chiacchierata e che gli investigatori hanno deciso di approfondire: si tratta di Chievo-Bari 2-2 del 1° giugno 2008. Il clima è sempre quello di fine campionato, con il Chievo già promosso in A (e a cui bastava un punto per vincere il campionato) e il Bari che non aveva obiettivi da raggiungere. È in genere il momento migliore per propiziare risultati combinati. Per ora però su questa gara pare non ci siano state ammissioni da parte dei calciatori interrogati dal pm Ciro Angelillis. A differenza di quanto accaduto per Bari-Treviso (0-1, 10 maggio 2008) e Salernitana-Bari (3-2, 23 maggio 2009), che, come si sa, restano le partite su cui gli investigatori hanno i maggiori riscontri: sono diversi i giocatori di quel Bari che hanno deciso di collaborare e più o meno quel che è successo è stato ricostruito. Restano però differenze importanti tra le varie dichiarazioni: per esempio Vitaly Kutuzov è l'unico tra quelli sentiti in procura ad aver dichiarato che l'allenatore Antonio Conte aveva saputo che la squadra a Salerno avrebbe perso, per amicizia verso ex compagni e per il gemellaggio tra le tifoserie.

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Calcioscommesse Sospetti sull’ultima

partita del 2008, i veneti erano già promossi

L'altra combine

Le indagini su Chievo-Bari,

un nuovo testimone accusa:

il 2-2 finale fu concordato

25 ex giocatori del Bari sono accusati di frode sportiva.

L’inchiesta bis sul calcio scommesse conta una trentina di indagati

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 21-10-2012)

BARI — C'è un'altra partita che sta insospettendo gli investigatori, un match giocato dal Bari nella stagione 2007-2008, campionato di serie B. In campo c'erano diversi giocatori oggi indagati e il risultato finale, secondo la Procura barese, desterebbe più di qualche perplessità. Si tratta di Chievo-Bari del primo giugno 2008 finita con un rocambolesco 2 a 2, con doppietta di Iunco per i veronesi (oggi l'attaccante veste la maglia biancorossa) e pareggio di Santoruvo e Cavalli. Era l'ultima partita del torneo, il Chievo festeggiava la promozione in A, il Bari era tranquillo perché già salvo. Atmosfera ideale, secondo gli investigatori, per mettersi d'accordo su un punteggio preciso. Ad esempio un 2 a 2 che potrebbe aver fruttato soldi per calciatori e scommettitori. Di questo match sospetto avrebbe parlato, durante gli ultimi interrogatori, anche un nuovo testimone che ha deciso di collaborare con il pm Ciro Angelillis e i carabinieri, aiutandoli a svelare la parte marcia del calcio. Gli accertamenti su questa partita così come su altre quattro sfide sono ancora in corso ed è probabile che, nei prossimi giorni, il magistrato decida di convocare i protagonisti del pareggio con goleada. Tra coloro che potrebbero essere chiamati a raccontare ulteriori particolari c'è, ad esempio, Marco Esposito, l'ex difensore biancorosso che ha scelto la strada della collaborazione con gli inquirenti. Tra l'altro Esposito quel Chievo-Bari l'ha vissuto da vicino: quel giorno, l'allenatore Antonio Conte lo portò in panchina. L'inchiesta bis sul calcio scommesse conta una trentina di indagati, 25 sono ex giocatori del Bari accusati di frode sportiva. L'indagine ruota attorno a due sfide in particolare: Salernitana-Bari (3 a 2 del 2009) e Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, terminata 0 a 1 per gli ospiti. I baresi, all'epoca guidati da Antonio Conte, non avevano più nulla da chiedere alla loro stagione, mentre sia al Treviso che alla Salernitana serviva una vittoria per evitare la retrocessione in Lega Pro (la vecchia serie C). Per i pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro quelle sfide furono truccate, Treviso e la squadra campana avrebbe «comprato» i tre punti pagando lautamente alcuni calciatori del Bari. In entrambe le occasioni lo spogliatoio pugliese si spaccò: da un lato gli stranieri e altri calciatori (vedi Gazzi, Ranocchia e Kutuzov) che rifiutarono la proposta, dall'altra chi i soldi li prese. Tutti però sapevano, almeno per ora questo dicono le indagini. A rivelare le presunte combine agli inquirenti sono stati gli ex Andrea Masiello e Vittorio Micolucci.

«In riferimento alle partite del Bari - scrive Micolucci in una memoria consegnata qualche settimana fa al procuratore federale, Stefano Palazzi - le posso dire che l'anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso».

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GaSport 21-10-2012

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Serie Bwin, vergogna a Livorno. Tifosi veronesi intonano cori contro Piermario Morosini

Il gesto inqualificabile si è verificato sul finire del primo tempo di Livorno-Verona.

Ancora una volta gli ultras del Verona fanno discutere in negativo, per un atto simbolico di vera barbarie. A Livorno, in occasione della partita di Serie Bwin tra gli amaranto e l'Hellas Verona, alcuni tifosi gialloblu assieopati nel settore dedicato agli ospiti, sul finire del primo tempo, hanno rivolto un coro offensivo verso la memoria di Piermario Morosini, sfortunato centrocampista labronico deceduto a Pescara per arresto cardiaco lo scorso 14 aprile. I tifosi livornesi presenti sugli spalti hanno reagito fischiando sonoramente gli ultras veronesi. I sedicenti tifosi hanno poi condito la loro performance con saluti romani e slogan fascisti.

Il gruppo sarebbe stato inquadrato dalle telecamere a circuito chiuso del Picchi, la polizia sta lavorando alacremente per individuare e identificare i responsabili all'interno della folta rappresentanza di sostenitori accorsi dal Veneto.

La questura ha anche segnalato il fatto alla Procura federale e agli ufficiali di campo. Gli autori rischiano una denuncia a piede libero. Il fatto è stato segnalato prontamente dall'ufficio stampa del Livorno. Sebbene leggermente percettibile nel frastuono dell'impianto, il coro degli scaligeri è stato subito oggetto di indagine da parte della Digos.

Tensione e disordini prima dell'inizio della partita. Le due tifoserie, fra le più calde della cadetteria, hanno rischiato più volte la colluttazione nelle vicinanze dell'Ardenza. Sul campo ha vinto meritatamente il Verona per 0-2, grazie ai gol di Cacia e Martinho (tardivo il risveglio dei toscani).

Prima del fischio d'inizio dell'arbitro Nasca, i livornesi avevano esibito sulla Curva Nord lo striscione: "Fascio Tesserato, servo dello Stato". Sugli spalti l'ennesimo episodio da condannare di una frangia di tifosi incivili che non conosce limiti, né senso di vergogna.

Juventus Stadium, atti vandalici da alcuni tifosi del Napoli

Ha dell'incredibile quanto avvenuto a margine di Juventus-Napoli: un'ampia frangia di facinorosi tifosi azzurri, ha distrutto una fetta dello Juventus Stadium: seggiolini danneggiati in modo grave; bagni allagati con tutti gli accessori divelti; anche il lavandino in acciaio è stato divelto così come gli scarichi degli stessi lavandini; è stato staccato addirittura il coprifilo di una porta. Ecco le foto, tratte da un'esclusiva di TuttoJuve.com:

A Torino cori razzisti verso i tifosi del Napoli: classico stile Juventus... [tuttonapoli.net]

Spettacolo negativo sugli spalti dello Juventus Stadium. Come già accaduto in passato, i tifosi della Vecchia Signora si sono resi protagonisti verso il 30’ del primo tempo con cori denigratori e razzisti verso il pubblico di fede partenopea. In particolare i supporter bianconeri hanno intonato: “Benvenuti in Italia”: classico stile Juventus...

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Lazio e Napoli, processi vicini

Palazzi: «Nulla ci vieta di deferire i club durante i campionati»

Le due società potrebbero finire alla sbarra entro Natale. Era ora: le accuse a Mauri risalgono allo scorso dicembre!

In caso di condanna come si metterà la Figc con la Uefa, che prevede l’esclusione dalle competizioni in caso di combine?

di BARTOLO DEVECCHI (IL ROMANISTA 21-10-2012)

Forse ci siamo. Forse. Entro Natale potrebbero deferire prima il Napoli e poi la Lazio e il Genoa per lo scandalo del calcioscommesse. Ma è tardi, è tardissimo, si sta giocando un campionato che vede brillare Stefano Mauri, quello stesso Stefano Mauri che il pentito Gervasoni aveva accusato dieci mesi fa, quello stesso Stefano Mauri arrestato il 28 maggio con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa sportiva e poi scarcerato otto giorni dopo, quello stesso Stefano Mauri indagato dalla Procura di Berna per riciclaggio. Quello stesso Stefano Mauri che ha il diritto di poter continuare a giocare a pallone tranquillo, se è innocente, e invece scende in campo con il pubblico e naturale sospetto che possa non esserlo, mentre c’è chi come Domenico Criscito per un semplice sospetto - il pm di Genova ha chiesto l’archiviazione - è stato escluso dagli Europei.

La Procura federale s’è desta. Forse. «D’accordo con la Figc - ha detto il capo, Stefano Palazzi - in agosto abbiamo dato la precedenza ai processi dove c’erano in ballo possibili retrocessioni. Questo non vuol dire che ci siamo dimenticati degli altri casi. Siamo umani, dobbiamo studiare gli atti e preparare gli incartamenti, ma state sicuri che procederemo come abbiamo sempre fatto. I deferimenti del Napoli già nella prossima settimana? Vedremo, non posso confermare. Mauri e la Lazio entro Natale? Non esistono date sicure, ma nulla ci vieta di farli durante i campionati. È già accaduto». In Figc raccontano che adesso la Procura sia intenzionata a procedere senza attendere la rogatoria dei giudici svizzeri sui conti bancari dei genitori di Mauri, quelli sui quali si è concentrata l’attenzione della magistratura di Berna. Palazzi ha in mano ormai tutte le carte possibili da un’altra Procura, quella di Cremona. Rischia quantomeno l’omessa denuncia per Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. Il club biancoceleste potrebbe cavarsela con una multa. Se invece fosse provato l’illecito, la combine, la Lazio sarebbe coinvolta a titolo di responsabilità oggettiva e la penalizzazione - dovrebbe oscillare tra i 2 e i 4 punti - sarebbe automatica. Penalizzazione che deve essere affilittiva, e che quindi potrebbe andare a incidere sulla attuale classifica. Nei guai è destinata a finirci anche il Genoa, per la presunta partecipazione di Omar Milanetto alla (sempre presunta) combine con la Lazio. Anche in questo caso si parla di una possibile penalizzazione di un paio di punti.

Sul Napoli pesa sempre la deposizione dell’ex portiere Matteo Gianello. Ai magistrati ha confermato che Grava e Paolo Cannavaro sapevano della tentata combine con la Sampdoria del 16 maggio 2010 (partita finita 1-0 per il Doria, gol di Pazzini). L’omessa denuncia potrebbe essere pagata dal Napoli anche con una semplice supermulta: dipenderà dalle richieste di Palazzi in fase dibattimentale. Qualora però la società fosse condannata - e il ragionamento vale anche per la Lazio - cosa farà la Uefa, che in questi casi prevede l’esclusione dalle sue competizioni?

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Biglietti Inter a prezzi stracciati

«Arrivano da rivenditori ufficiali»

Groupon: una società ci ha dato i ticket rimasti

di FRANCESCA COZZI (IL GIORNO 21-10-2012)

STA PRENDENDO le sembianze di un vero e proprio caso quello dei cinquanta biglietti di Inter-Catania venduti su Groupon nei giorni scorsi. Perché se da una parte la società nerazzurra si era dichiarata estranea ai fatti e, anzi, aveva raccomandato i tifosi di diffidare dall’acquisto su canali non autorizzati, dall’altra Groupon rimanda al mittente le accuse e chiarisce nero su bianco la sua posizione. Con una nota informativa, infatti, uno dei siti più importanti del mondo per le offerte online spiega che «l’offerta è stata sottoscritta con un rivenditore ufficiale della società che ha deciso di scontare gli ultimi biglietti di cui era in possesso».

GROUPON non vuole che il proprio nome venga associato ad un’azione illecita come la rivendita di tagliandi già precedentemente acquistati. E soprattutto rivendica la qualità delle offerte proposte nel sito, in quanto appunto quei biglietti sarebbero appartenuti ad un canale autorizzato, come auspicato dallo stesso club nerazzurro. Probabile anche che i cinquanta tagliandi in questione fossero di proprietà di un tour operator che propone pacchetti viaggio comprensivi di volo, soggiorno e ingresso al Meazza. Trovandosi quindi nell’imminenza del match di San Siro e avendo ancora dei biglietti invenduti, sono stati proposti scontati su Groupon. Difficile ora capire da che parte stia la verità. L’Inter, dal canto suo, ha deciso di non replicare ai responsabili del sito Internet. Ma resta evidente che il club non fosse affatto soddisfatto dall’iniziativa. Pierfrancesco Barletta, direttore dell’area stadio per i nerazzurri, aveva dichiarato: «Groupon non è autorizzato da parte dell’Inter, i biglietti possono essere acquistati solo dai canali ufficiali indicati su Inter.it». E Susanna Wermelinger da anni responsabile del settore editoriale dell’Inter, interpellata da altre testate, aveva sottolineato: «La nostra società non ha mai avuto contatti con Groupon, soprattutto non ha mai pensato di svendere i biglietti di qualsivoglia settore. Non ne abbiamo bisogno. Con 35mila abbonati e 20mila paganti a partita tocchiamo numeri ben superiori a quelli della Juve che fa il tutto esaurito con 41mila posti». Il sito di offerte è solito proporre sconti per eventi sportivi (in questi giorni si può acquistare un abbonamento di tre giornate per le sfide casalinghe dell’Olimpia Milano) e ricorda: «Ben vengano tutte le iniziative che permettono alla gente di vivere esperienze straordinarie a piccoli prezzi. Crediamo che il successo di un’iniziativa - e anche di una squadra di calcio - dipenda anche dal sostegno dei suoi tifosi. La “Scala” del calcio piace anche così». A questo punto due sono le sole cose certe: la prima è che questo caso non sembra destinato a risolversi in tempi brevi, la seconda è che una cinquantina di persone oggi si godranno Inter-Catania spendendo poco più di 11 euro. Un bel guardare.

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CALCIOSCOMMESSE

Di Martino su Mauri:

«Posizione delicata»

di ALBERTO ABBATE (CorSport 22-10-2012)

ROMA - Cremona non molla, il pm Di Martino rialza la voce: «Mauri è stato oggetto di un provvedimento di custodia cautelare, che ritengo tutt’ora fondato». Sembra quasi un ultimo messaggio a Palazzi, in vista del deferimento. Le prove, che lui ritiene fragili per l’illecito sportivo, hanno giustificato l’arresto di Stefano: «Mauri utilizzava una scheda “dedicata” con la finalità di eludere ogni tipo di investigazione - si legge nell’ordinanza - per conseguire gli scopi illeciti che costituiscono il disegno comune degli “Zingari”, ruotante attorno a Ilievski e Zamperini, per le alterazioni di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio». Il pm Di Martino non crede alle giustificazioni - ora i legali avrebbero anche le prove - del centrocampista ( «Me l’ha data Luca Aureli per scommettere su Nba e Tennis») sulla sim intestata a Samanta Romano. E, soprattutto, ritiene che gli atti dell’inchiesta siano rinforzati dagli accertamenti tecnici e dalle ammissioni - a luglio scorso - del gruppo ungherese su Lecce-Lazio: intermediari magiari, Borgulya e Schult, avrebbero recapitato in auto in Salento 600mila euro ai “corrotti”. Lo aveva rivelato Horvat, alludendo persino alle mani dei dirigenti dei club sulla combine.

Palazzi ha la confessione di Ferrario d’aver rifiutato l’offerta di Zamperini per perdere la gara, ma teme che non possano bastare gli elementi per “accertare” un illecito sportivo di Mauri: il procuratore federale scongiura altri schiaffi al processo sportivo, bruciano ancora Portanova e Bonucci. La riflessione dovrà comunque condurre a un deferimento. Magari a una “omessa denuncia” per il centrocampista, se venisse configurato un altro responsabile dei tarocchi. Lo ha sbattuto in gabbia, chiede - altrimenti sarebbe sconfessato - un unico epilogo su Mauri, Di Martino: «Per molti manipolare le gare a fine campionato è un peccato quasi veniale. E questo mi sconvolge».

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Caso Mauri, linea dura del pm di

Cremona ma lui non si arrende

Il sostituto Di Martino: «Ordine di custodia fondato». Intanto si

aspetta il deferimento di Palazzi e a dicembre c’è la Cassazione

di DANIELE MAGLIOCCHETTI (Il Messaggero 22-10-2012)

ROMA - Senza un momento di tregua e tranquillità. Il pm di Cremona Roberto Di Martino torna a parlare di Stefano Mauri e della sua delicata posizione e lo fa tramite un’intervista a Stadio Sprint: «Si tratta di una persona interessata da un provvedimento di custodia cautelare che ritengo tuttora fondato». Parole che non lasciano dubbi sulla linea che sta seguendo la procura cremonese, convinta ormai da mesi che il giocatore della Lazio sia al centro di chissà quale giro di di scommesse. Eppure di riscontri veri e propri da questo punto di vista non ce ne sono stati, a cominciare dal famoso conto svizzero. In un primo momento si sospettava che fosse un conto su cui potevano esserci stati movimenti bancari legati al calcio scommesse, poi però le date e soprattutto gli anni dei versamenti non combaciavano affatto. E non è un caso che il procuratore federale Stefano Palazzi venerdì scorso sia andato a Cremona per avere chiarimenti su determinate posizioni, tra cui quella di Stefano Mauri.

Si vocifera ormai da settimane che l’imminente deferimento che dovrebbe arrivare sul biancoceleste sia più per omessa denuncia che per illecito sportivo. Il pm Di Martino però non molla la presa e, parlando in maniera generale, affonda il colpo: «Per molti, non solo per qualcuno, manipolare le partite a fine campionato con le squadre in posizione di classifica non più modificabile costituisce un peccato quasi veniale. E questo è la cosa che più mi sconvolge».

Da parte sua Mauri e i suoi legali hanno deciso di non rispondere alle sollecitazioni della procura e di andare avanti per la propria strada e soprattutto in silenzio. All’inizio della settimana scorsa il giocatore insieme alla mamma Maria Rosa Redaelli sono stati ascoltati in Svizzera per chiarire la loro posizione sull’accusa di riciclaggio e sul famoso conto svizzero. Nei prossimi giorni sarà sentito pure il padre del giocatore, Pietro Mauri, cointestatario con la moglie del conto. La famiglia Mauri e i legali sono ottimisti e fiduciosi di risolvere al più presto questa situazione. Dopodiché attenderanno l’entità del deferimento da parte della Procura Federale e di Stefano Palazzi. In più gli avvocati di Mauri attendono l’11 dicembre, giorno in cui la Cassazione si dovrà esprimere sul comportamento del Tribunale del Riesame di Brescia e potrebbe obbligare quest’ultimo a pronunciarsi sull’illegittimità o meno dell’arresto del calciatore della Lazio il 28 maggio scorso.

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CALCIOSCOMMESSE PARLA IL PM DI CREMONA

Di Martino: «Mauri situazione delicata

I giocatori giudicano veniali le combine»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 22-10-2012)

Si apre una settimana calda sul fronte calcioscommesse. Nei prossimi giorni, infatti, dovrebbero arrivare i deferimenti della Procura federale legati al caso Gianello (tentata combine di Sampdoria-Napoli ammessa dall'ex portiere dei campani sia con la magistratura ordinaria, sia dagli 007 federali): la squadra di Mazzarri rischia la penalizzazione di un punto, mentre l'omessa denuncia potrebbe essere contestata a Paolo Cannavaro e Grava. Non è questo l'unico processo rinviato questa estate da Palazzi. L'altra situazione aperta è quella che riguarda la Lazio, Stefano Mauri e il Genoa con Omar Milanetto. Dopo la visita di Palazzi a Cremona (venerdì scorso) dal pm di Martino, la strada sembra in discesa per dei deferimenti in tempi non lunghi (dopo il processo al Napoli) anche in questo filone. La Procura non attenderà, infatti, i nuovi documenti sul capitano della Lazio indagato pure a Berna per riciclaggio dal pm Elena Catenazzi. Basteranno i documenti già ricevuti da Cremona per contestare gli illeciti.

PARLA DI MARTINO

A proposito, ieri il procuratore di Martino ha ribadito che la posizione penale di Mauri è da considerarsi «delicata». Intervistato su Rai Due nella trasmissione Stadio Sprint ha aggiunto: «Si tratta di una persona interessata da un provvedimento di custodia cautelare che ritengo tuttora fondato». Mauri era stato arrestato lo scorso 28 maggio con l'accusa di aver partecipato alle combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. Di Martino ha anche risposto a una domanda su Antonio Conte (anche lui indagato per associazione a delinquere) ridimensionando il coinvolgimento del tecnico juventino: «La sua posizione non è particolarmente compromessa». Non è da escludere nelle prossime settimane una archiviazione. Sull'inchiesta il pm di Cremona ha sottolineato: «Per molti giocatori, non solo per qualcuno, manipolare le partite a fine campionato con le squadre in posizione di classifica non più modificabile costituisce un peccato quasi veniale. E questa è la cosa che più mi sconvolge».

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IL NAPOLI RISCHIA UNA PENALIZZAZIONE

Caso Gianello, ora i deferimenti

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 22-10-2012)

ROMA. Da oggi ogni giorno è buono. Arrivano i deferimenti per il filone napoletano del calcioscommesse, con il procuratore federale, Stefano Palazzi, che a breve rinvierà a giudizio il Napoli per il tentato illecito del suo ex portiere Matteo Gianello per la partita Sampdoria-Napoli della stagione 2009-10, finita 1-0 . Il club partenopeo rischia una richiesta da parte di Palazzi di 3 punti di penalizzazione, ma grazie alla collaborazione di Gianello, il club partenopeo può avvalersi dell’articolo 24 patteggiando fino a ridurre la sanzione a 1 punto più multa. Rischiano l’omessa denuncia anche il capitano, Paolo Cannavaro, e Gianluca Grava, chiamati in causa proprio dal portiere. Secondo Gianello, entrambi vennero avvicinati per la combine ma «diedero immediatamente e con estrema decisione risposta negativa».

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i rivali dei bianconeri Fondati appena 21 anni fa, in Champions nonostante i guai giudiziari

Nordsjaelland, la favola degli scandali

Portato in A da Christian Andersen tra presidenti corrotti e fallimenti

di DAVIDE COPPO (il Giornale 22-10-2012)

A Farum, una manciata di chilometri a nord di Copenhagen, nella vecchia, origi­nale Zelanda, c'è una squadra di calcio che - come il pallone ci ha spesso abituati­ - insegna due grandi lezioni di vita. La pri­ma è che ciò che non ti uccide (banale, sì, ma vero) ti rende più forte. La seconda è che i soldi sono un ottimo ingrediente nel­la­ricetta per la felicità: tutto sta nel saperli usare. A Farum c'è il Nordsjaelland FC, campione di Danimarca uscente, che ha saputo abbattere la tirannia decennale di vittorie di FC Copenhagen e Brondby, e che affronterà domani la Juventus. Cene­rentola della Champions League, certo (6 reti concesse e zero segnate finora), ma con una storia che vale la pena conoscere. Storia di successi, cadute e ancora succes­si. Storia didattica? Perché no.

Il Nordsjaelland nasce come Farum Bol­dklub il primo gennaio 1991, appena 21 anni fa, frutto della fusione tra il Farum Idraetsklub e lo Staunsholt FC. Affidata al sindaco della cittadina, il liberale Peter Brixtofte, la squadra si fa subito promuo­vere dalla quinta alla quarta divisione, aiu­tata dall'entusiasmo - soprattutto econo­mico- con cui Brixtofte olia il neonato mo­tore delle ancora poppanti 'tigri' giallo­rosse. Un po' di normale purgatorio, poi nel '98 e nel '99 arriva il doppio salto di cate­goria che porta il Farum in seconda divi­sione, la Serie B danese, guadagnando an­che lo status di professionista. Nel frattem­po è pronto il nuovo stadio, Farum Park, da diecimila posti. L'ambizione cresce, e la tensione la segue. Brixtofte si fa zampari­niano, e inizia a cacciare tutti i tecnici che non riescono a portare il Farum nelle zo­ne alte per la promozione. Finalmente, nel 2002, arriva in panchina l'uomo giu­sto: è Christian Andersen, nomen omen per portare la fiaba Nordsjaelland a com­pimento, nella Super League allegoria del 'vissero felici e contenti'. Prima, è ovvio, l'intreccio deve proporre un'epitasi da cui risollevarsi verso la catarsi: e allora ecco lo scandalo (polveriniano, diremmo ora) che travolge Brixtofte: soldi pubblici spesi in bottiglie di vino rosso da 1000 euro l'una, sponsorizzazioni per il Farum vendute come appalti truccati. Il presidente si dimette, gli sponsor vengono ritirati, i pa­gamenti bloccati. Ma il Farum termina la stagione secondo, ed è nella massima se­rie a undici anni dalla nascita.

Ma le casse sono vuote, la bancarotta un fantasma concreto. La provvidenza ha il volto di Allan Pedersen, cinquantenne e lungimirante businessman che acquista il Farum (che nel frattempo chiude la sta­gione terzo, sordo in campo alle vicissitu­dini societarie) e lo rinomina Nordsjael­land FC. Pedersen crea anche la Fodbold Samarbejde Nordsjaelland (FSN), un network di più di 60 team giovanili legati all'ormai ex Farum, nato per sviluppare ta­lenti fin dalla giovane età: una grande Can­tera nordica. Eppure il Nordsjaelland, pas­sato l'exploit del debutto in società, inizia a stentare: dal 2004 al 2009 finisce per tre volte al nono posto, una volta al decimo e una all'ottavo, in un campionato con sole 12 squadre. E nel 2008, il secondo scanda­lo: Pedersen 'vende' il club dalla propria holding, la AKP, a se stesso, per 60mila eu­ro. Pochi, sì. E pochi giorni dopo, la AKP fallisce. Troppo sospetto per non finire nel mirino della giustizia. Il club viene riva­lutato 4 milioni, Pedersen è invischiato in una causa che durerà ancora anni. Eppu­re nel 2010 il Nordsjaelland conquista una storica Coppa di lega, ripetendosi l'an­no seguente. E nel 2012 arriva il titolo na­zionale, la Champions League, con Stamford Bridge, con lo Juventus Stadium. Un piccolo miracolo, in soli 21 anni. Mentre fuori infuria la tempesta.

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Fallito l’estate scorsa e retrocesso in quarta serie, il club scozzese

fa il tutto esaurito in ogni partita: con 50mila tifosi sempre e

comunque in festa. È il mistero e la bellezza del calcio

La lezione dei Rangers

L’arrivo in metro, lo shopping, la sosta davanti alle foto del passato: a Ibrox Park tutto è un rito

Sabato il derby più antico del mondo con il Queen’s Park e il 1° posto. Niente nostalgia del Celtic

di ENRICO SISTI (la Repubblica 22-10-2012)

«Fifty thousand can’t be wrong». A Glasgow ci sono 50 mila persone che non possono aver torto. Urlano, smaniano, soffrono, si emozionano, cantano, prendono autobus che conducono ad Ibrox, riempiono la metropolitana partendo con largo anticipo dalla fermata di St. Enoch dopo aver mandato qualche accidenti allo store del Celtic di Argyle Street: «Ma perché la birra che appare sulle nostre magliette (la Tennent’s, ndr) è la stessa che appare su quelle del Celtic? Non la capirò mai questa cosa...». L’azienda non si limita a curare i propri bilanci ma prova anche ad avvicinare i marchi calcistici. Ovviamente una cosa le riesce e l’altra no.

La lingua blu che marcia verso ovest è entusiasta. Fa già abbastanza freddo. Comprano opuscoli, sciarpe, magliette col volto di Superally, Ally McCoist, il mister della speranza, ex bandiera, ex grande “gers”, un centravanti vecchia maniera. Qualcuno ancora si commuove davanti alle foto dei vecchi campioni: gettonati Morton e Hateley, un po’ dimenticato Gattuso. Di Bobby Brown, portiere leggendario, si celebrano gli 89 anni. L’autobiografia di Harold Davis, difensore di fine anni ‘50, mescola il dramma della guerra di Corea con la passione per il calcio e scrive: «Parlavamo di Rangers al fronte: ci riscaldava». Era nel Reggimento Black Watch. I tifosi sui 35 anni si portano dietro figli, padri, nonni, li hanno appena convinti (ammesso che ce ne fosse bisogno) che quando si ama una squadra non c’è categoria che tenga: «L’Ibrox Park è più grande di Glasgow», recita il paradosso. Il calcio è come il sangue. Anzi è sangue. Se scorre sei vivo.

Come sempre, quando i Rangers giocano in casa, l’illusione è forte, l’impatto visivo inganna, il conto dei biglietti pure. Sabato c’erano 49.463 spettatori. I ragazzi di Ally McCoist si sono sdebitati conquistando il primo posto in classifica. Ma in terza divisione, quattro scalini più in basso della Premier League. Una marea di gente per una partita di fascia bassa, con giocatori di fascia bassa, arbitri di fascia bassa, gesti tecnici di fascia bassa (nel 2002/3 la Fiorentina-Florentia in C/2 ebbe una media di 24 mila spettatori). È il mistero e la bellezza del pallone. I dirigenti dei Rangers si comportano come se dovessero ospitare il Barcellona (che invece domani giocherà contro il Celtic...). Hanno richieste di interviste da ogni parte del mondo: persino dalla Bulgaria e dalla Macedonia. Ma la realtà è ben diversa: debbono confrontarsi con squadre di dilettanti, mondi invisibili, minuscoli organigrammi, organizzazioni casarecce, gente che ha tre o quattro palloni da gara, si scalda con i “fratini” sporchi e porta sugli spalti, o su panche alla buona, 900 persone scarse, sempre che non piova. I Rangers sono precipitati in quest’inferno dopo anni di amministrazione irresponsabile e suicida, tenuta nascosta sino all’ultimo. Liquidati a giugno per insolvenza tributaria e bancarotta, appesantiti dalla gloria, 54 campionati scozzesi, 60 fra Coppe nazionali e Coppe di Lega, 1 Coppa delle Coppe, non hanno mai smesso di sorridere. Come nei film, il proprietario della vergogna, Craig Whyte, era scappato lasciando nei conti un buco grande come una porta. Da Montecarlo invia ancora segnali minacciosi: «Ma se si muove lo mettiamo dentro e buttiamo la chiave». Per evitare la tripla retrocessione bisognava trovare 30 milioni di sterline in una settimana.

Impossibile. Gli è stato permesso di conservare il nome: ma ripartendo dalla cantina. Solo sabato, su insistente richiesta di molti tifosi, s’è scoperto che nel pool di 19 investitori (fra cui c’è anche l’allenatore McCoist) guidato nominalmente da Charles Green i maggiori azionisti sono gli arabi della Abraaj Capital di Dubai: «All’inizio i tifosi ci odiavano», spiega Green, «credevano che fossimo un’estensione mascherata della vecchia oligarchia». Lentamente hanno preso confidenza: «Il problema non è giocare in casa ma fuori: quando ci rendiamo conto che non è facile trovare la concentrazione in campi di periferia, con la gente ai bordi del campo, le macchine, i clacson, i cani...», ammette Cribari, centrale difensivo brasiliano, ex Empoli, Udinese, Lazio, Siena, Napoli. Due settimane fa, a conferma che nemmeno in terza divisione esistono partite scontate, fra imbarazzi e distrazioni, i Rangers hanno perso 1-0 in casa dello Stirling Albion, definita una delle «peggiori squadre di Scozia». Molti giocatori di McCoist si sono decurtati lo stipendio: «Anche per rispetto dei nostri avversari, molti dei quali sono elettricisti o studenti che lavorano nei call center», riconosce il capitano McCulloch. Per prendersi la vetta del campionato i Rangers hanno scelto un’occasione speciale: scendendo di tre gradini s’erano ritrovati di fronte il Queen’s Park, la squadra di Glasgow che gioca ad Hampden Park (dove vanno a vederla in mille), nella quale esordì da calciatore Sir Alex Ferguson e che per scelta non si è mai aperta al professionismo. Hanno vinto 2-0 con doppietta di McCulloch il saggio. È il derby più antico della storia del calcio. Il primo fu un’amichevole: 137 anni fa, nel 1875, quando Stevenson non aveva ancora scritto una riga. Vinse 1-0 il Queen’s Park. Contento il Celtic che s’è visto girare per la città la scritta: «Il vero derby di Glasgow! ». «Ma chi se ne importa», se la ridono i bianco-verdi (sabato 0-5 al St. Mirren), «le ultime sfide coi Rangers (la celebre “Old Firm”, ndr) sono state una passeggiata...».

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La testimonianza

«Minacciati a un metro dagli ultrà»

II giudice Morello

«Gli juventini mostravano sacchetti della spazzatura e gli steward ridevano»

f.d.l. - Il Mattino - 22-10-2012

Tullio Morello, gip del tribunale di Napoli, era uno dei 2099 presenti nel settore dei tifosi ospiti allo Juventus Stadium. Rientrato da Torino, ha pubblicato su Facebook alcune foto nelle quali si vedono juventini agitare sacchetti della spazzatura verso i napoletani e minacciarli con inequivocabili gesti. «Davvero pensiamo che uno stadio nuovo possa cambiare il calcio?

Dottor Morello, perché ha pubblicato queste foto?

«Perché si abbia una percezione chiara e ampia di quanto è accaduto in uno stadio che viene definito moderno e sicuro e nel quale, invece, i tifosi ospiti sono ad appena un metro dagli juventini, divisi da una vetrata. Sabato sera abbiamo assistito a scene assurde, come l’esibizione di quei sacchetti della spazzatura o le minacce rivolte al nostro settore, dove c’erano donne e bambini, ovviamente spaventati. Tutto questo senza che gli steward intervenissero, anzi alcuni ridevano in questa situazione. Ma a chi spetta il controllo?».

Sono accuse gravi.

«Racconto fatti accaduti e documentati. Certi comportamenti sono punibili con il Daspo: chi ne terrà conto?».

La Juventus ha diffuso le foto dei bagni danneggiati nel settore ospiti sabato sera.

«Le regole devono valere ovviamente per tutti e siamo indignati per quanto è accaduto: è giusto che paghino coloro che hanno danneggiato i servizi pubblici nello stadio della Juve. Su questo nessuno ha dubbi, così come è doveroso che vi sia la giusta attenzione sull’accoglienza riservata ai tifosi del Napoli. Anche da parte di sostenitori meridionali della Juve perché ce n’erano tanti tra quelli che ci hanno insultati».

Quali provvedimenti si aspetta dall’ex magistrato Tosel, giudice sportivo della Lega di serie A?

«Purtroppo questi episodi non si sono verificati per la prima volta a Torino o in altri stadi settentrionali. Bisognerà vedere quali saranno le segnalazioni degli inviati della Procura federale a Juventus-Napoli. Mi sembra che finora non sia stato fatto abbastanza sul fronte del razzismo e non parlo soltanto di quanto dobbiamo sopportare noi napoletani, ma anche di quanto hanno subito calciatori come Balotelli, finché ha giocato in Italia»

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Le polemiche- La Juventus fa il conto dei danni nei bagni del settore ospiti: riconoscibili

«Razzismo in video», esplode il caso RaiArresto - Un tifoso partenopeo in manette perché trovato in possesso di petardi

Un cronista di Torino «La puzza fa distinguere i napoletani». Poi le scuse

Mail e telefonate di protesta, infuriati i tifosi del Napoli per un servizio trasmesso sabato alle 19.35 durante il Tg3 del Piemonte, curato dal giornalista Giampiero Amandola. Interviste a tifosi delle due squadre all’esterno dello Juventus Stadium in attesa della partita, c’è la chiosa del giornalista al termine dell’intervento di un sostenitore bianconero che dice «i napoletani sono come i cinesi». E Amandola: «Li distinguete dalla puzza, con grande signorilità». E il tifoso: «Molto elegantemente, certo». Il comitato di redazione della sede regionale Rai del Piemonte ha emesso un comunicato «per scusarsi con i telespettatori per gli apprezzamenti irrispettosi nei confronti dei tifosi napoletani. Anche il collega protagonista dell’episodio ha riconosciuto di essere incorso in un incidente dovuto alla fretta con la quale ha dovuto montare il servizio. Il tentativo di ironizzare sugli aspetti più beceri del tifo da stadio si è trasformato in una battuta infelice per la quale è giusto chiedere scusa». Annunciati interventi nell’aula del Parlamento sul caso. Ma questo non è l’unico strascico della sfida scudetto.

Devastazioni

Le tensioni non si sono placate. Sabato è accaduto di tutto sugli spalti e fuori. La Juve ha pubblicato le foto dei bagni devastati nel settore ospiti, che sabato sera ha accolto 2099 tifosi napoletani, e ieri ha fatto sapere che vi sono stati danni ingenti. «Sono stati allagati i bagni, divelti accessori e pareti in acciaio, staccate le porte. Stessa sorte per alcuni seggiolini – è stata la denuncia della società bianconera – Purtroppo le stesse scene che si erano già viste lo scorso anno».

La Digos della Questura di Torino ha filmato le fasi nelle quali tifosi del Napoli hanno danneggiato alcune strutture dello Juventus Stadium e queste immagini sono al vaglio degli investigatori per cercare di identificare i responsabili di quanto è accaduto. Entro domani saranno quantificati i danni, dei quali – ha fatto ufficiosamente sapere la Juve – si farà carico il club bianconero, che aveva schierato sabato sera 650 steward a fronte dei 250-300 previsti dalla legge, che sono rimasti all’esterno del settore ospiti e non sono intervenuti per evitare tensioni.

Cori e striscioni

Secondo molti tifosi napoletani presenti a Torino, gli steward presenti nella curva nord neanche sono intervenuti quando ultrà juventini hanno cominciato a minacciarli e ad esibire sacchetti della spazzatura. Visti sugli spalti molti striscioni razzisti e vergognosi cori si sono ascoltati in più frangenti della partita. Sono stati mandati in onda, ieri pomeriggio, da Radio 24, nel corso di un collegamento tra le redazioni del «Mattino» e della «Stampa».

In attesa di eventuali provvedimenti del giudice sportivo Tosel (a cui dovrebbe arrivare anche un rapporto della Procura federale sul pugno che sarebbe stato sferrato da un magazziniere del Napoli a uno steward della Juve: il club azzurro smentisce questo episodio), è intervenuto il senatore Antonio Gentile: «Chiedo che vengano date sanzioni a chi ha esposto striscioni razzisti contro il Napoli e il Sud e che il giudice Tosel applichi il regolamento e non multe da mille euro».

La violenza nei confronti dei napoletani non è stata soltanto verbale: Gennaro Rosiello, tifoso presente nel settore dei napoletani allo Juventusd Stadium, ha inviato al sito www.napolimagazine.com le foto della sua mano ferita dopo il lancio di monete da parte di ultrà juventini e del referto del Pronto soccorso.

Arresto

Sabato sera c’è stato anche un arresto: un tifoso napoletano, sorpreso mentre cercava di entrare allo stadio con petardi pericolosi, è stato scoperto dalla polizia e portato in carcere con l’accusa di porto e omessa denuncia di possesso di materiale esplosivo. Altri quattro tifosi sono stati denunciati a piede libero: due juventini per essere venuti a contatto con le forze dell’ordine (sono accusati di oltraggio e resistenza); due napoletani per aver tentato di entrare allo stadio utilizzando la tessera di altri tifosi (rispondono di sostituzione di persona). Identificati altri tifosi.

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L’ANTIDOTO AI DELINQUENTI DA STADIO

di TONY DAMASCELLI (il Giornale 22-10-2012)

Ogni tanto li senti dire: «il no­stro meraviglioso pubbli­co! ». Ogni tanto li vedi correre ver­so le curve e le tribune, baciando la maglia e urlando la gioia che eccita il pubblico meraviglioso di cui so­pra. Poi riescono a rimanere in si­lenzio quando dalle curve e dalle tribune arriva la pioggia acida degli insulti a un morto, Pier Mario Mo­rosini, un ragazzo che per disgra­zia si è tolto da questo circo schifo­so che è diventato il nostro football.

Il circo di Verona, nello stadio dove i soliti noti, filmati dalla polizia, hanno sfogato la loro violenza, la lo­ro ignoranza, la loro miseria con­tro la memoria di un morto è l'ulti­mo esempio cupo e maledetto di un Paese nel quale molti sono de­funti nell’anima e vivono soltanto con il corpo. È lo stesso branco dell’«una, cento, mille Nassirya», il vomi­to di vite vendute.

Penso ai loro famigliari, alle fem­mine con le quali giacciono, penso alle loro esistenze da bulli di quar­tiere e penso che il calcio non sia, non è capace di respingerli, di pulir­si da costoro. Come a Torino, la fet­ta di ultras del Napoli, quella che ha divelto seggiolini, staccato por­te, allagato i bagni, volendo lascia­re una traccia della presenza e del­la partecipazione, perché il meraviglioso pubblico è questo, non altro. La nostra complicità omertosa, di cittadini e di giornalisti, è eviden­te. Le battaglie contro gli scandali che ammorbano lo sport sono sa­crosante ma chi si batte davvero contro questi delinquenti? Date un'occhiata alle tribune stampa e controllate come si comportano certi cronisti tifosi e violenti nel di­re e nel fare. Sono gli stessi che pre­dicano equilibrio e scrivono di pa­ce. I delinquenti di Verona, vener­dì, e di Torino, sabato, non vanno mandati in galera e nemmeno pu­niti con il daspo, diventerebbero eroi, additati dal branco come ido­li. Piuttosto vanno utilizzati al più presto per servizi socialmente utili, gli stadi da ripulire, da rimettere in ordine, le stazioni ferroviarie, gli au­togrill, gli autobus e i vagoni dei tre­ni danneggiati, da risanare, riverni­ciare, restituire così come erano in origine. Ovviamente la prestazio­ne va fornita interamente a titolo gratuito, senza interferenze di sin­dacati e affini. Il lavoro è un sostan­tivo scomodo e fastidioso per costo­ro, non lo frequentano e si agitano in assenza dello stesso, sono disoc­cupati della vita e dell'esistere. Il calcio non ha bisogno di questa ciurma, come si ribella alla corru­zione così deve fare alla delinquen­za che è coinquilina dello stessa. Ascoltando gli strilli di Verona, os­servando lo scempio di Torino, si comprende come Pier Mario Mo­rosini sia morto per nulla. Chi avrà il coraggio di pubblicare, oltre ai no­mi e ai cognomi dei miserabili, le lo­ro fotografie e i precedenti in mate­ria, come si usa fare con gli arbitri? Alla prossima, purtroppo.

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Gli ultras e quel giornalista Rai

di STEFANO NAZZI (IL POST 22-10-2012)

C’è parecchia indignazione sui giornali per i cori della curva veronese che a Livorno inneggiavano alla morte di Piermario Morosini. Indignazione giusta, dovrebbe esserci un’incazzatura generale. Qualcuno propone di squalificare il Bentegodi, lo stadio dell’Hellas Verona. Bene, che aspettano? L’arbitro ha sentito quei cori? Se sì, perché non ha sospeso la partita? E i giocatori, ce n’è uno che abbia detto qualcosa? Sono trent’anni che dalla curva dell’Hellas Verona partono slogan nazisti e razzisti, i saluti romani si sprecano. Un’ondata di indignazione simile ci fu un bel po’ di anni fa, nell’aprile del 1996 quando dalla curva del Bentegodi le Brigate gialloblu fecero penzolare un manichino di colore impiccato: negro go away c’era scritto su uno striscione. La curva protestava per il possibile acquisto da parte dell’Hellas di Michel Ferrier, giocatore olandese di colore. Che cosa fece la società? Proibì l’accesso allo stadio dei responsabili? No, rinunciò all’acquisto del giocatore. Sono storie che si ripetono da sempre. Ogni tanto interviene la magistratura. Il magistrato Guido Papalia firmò l’ordine d’arresto per alcuni esponenti della curva che avevano ideato e messo in pratica la manifestazione razzista. Da allora e per anni Papalia è stato oggetto di cori violenti da parte dei tifosi della curva.

È uno schema che si ripete da sempre, invariato. E non solo a Verona, ovviamente. Ci sono indagini, denunce. Ma da parte dei club, nulla, tranne qualche sporadica eccezione. Lo stesso vale per la Federazione, la Figc. Niente a che vedere con l’Inghilterra dove i cori razzisti non sono più tollerati: prima ancora di qualsiasi denuncia i club impediscono l’accesso allo stadio a chiunque provi solo a pronunciare un insulto di stampo razzista. Anche in Inghilterra ci pensano gli italiani, comunque. Il 20 settembre i tifosi della Lazio in trasferta a Londra per la partita con il Thottenham si sono distinti per i cori continui contro i giocatori di colore. La Lazio si è beccata 40.000 euro di multa.

Già le aspetto le obiezioni: non bisogna generalizzare, non tutti gli ultras sono così. Vero, ma quello che emerge sempre più prepotentemente è l’indulgenza dei club nei confronti di quelle curve in mano a bande criminali. Il 20 settembre i capi della curva sud del Milan sono andati a Milanello per incontrare i giocatori e “invitarli” a un maggiore impegno. Sono stati accompagnati a incontrare i giocatori (ci provi un tifoso normale, se ci riesce). Tra loro c’era anche quel capo della curva sud che durante il derby del 2009, nel corso di una spedizione punitiva al primo anello, spappolò con un pugno l’occhio a un tifoso interista che era lì con il suo bambino. Ci fu un processo, il boss della curva sud venne condannato, insieme ad altri: fu stabilito un risarcimento di 140 mila euro, mai versato. La moglie del capo ultras, in aula, urlò a Virgilio Motta, il ragazzo che aveva perso l’occhio: «Quei soldi te le devi spendere tutti in medicine, infame». Non c’entrerà forse nulla, ma Virgilio Motta si è suicidato il 24 maggio scorso.

Non cambierà nulla finché le società non la smetteranno, per paura e convenienza, di stringere accordi con i gruppi più estremi del tifo organizzato. Certo, c’è ben poco da sperare se durante un servizio del Tg regionale del Piemonte un giornalista della Rai si permette di chiedere a un tifoso juventino se i tifosi napoletani si riconoscono dalla puzza. Proprio così, l’ha chiesto davvero.

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Tempo Scaduto di ALIGI PONTANI (Repubblica.it 22-10-2012)

Morosini e non solo,

servono regole più forti

Morosini, certo. Con tutto il rosario delle ipotesi di scuola su come combattere i selvaggi da stadio: ignorarli, perché la loro vittoria è proprio ottenere che qualcuno scriva di loro; sbatterli in galera, come facevano gli inglesi preparando una lunga età dell'oro di civiltà calcistica; chiudere i loro stadi, per costringere le società complici a sbarazzarsene per sempre. Nessuno ha anche invece aggiunto un'altra possibilità: costringere i tesserati, tutti, a stare attenti alla gente che frequentano e anche a quello che dicono, minacciandoli di multe epocali e perfino di licenziamento. Forse, con regole così, o più semplicemente con una cultura diversa che faccia applicare quelle che già ci sono, l'allenatore del Verona non avrebbe preparato la partita di Livorno rivendicando fiero l'odio reciproco con i tifosi della squadra rivale, da dare in pasto ai suoi magnifici ultrà: tanto orgogliosi di lui da fare scempio della memoria di Morosini. E non è mica un caso, poi, che proprio quell'allenatore si sia astenuto dai commenti, mentre il Verona, almeno quello, è stato pronto nella condanna dei cori, anche se con qualche ma di troppo.

Morosini, certo. Ma non solo. C'è anche altro liquame finito nella fogna degli stadi italiani, nel week end appena finito. Qualcosa, almeno fino all'incredibile gaffe della Rai, passato più sotto silenzio: troppo forte lo scroscio degli insulti urlati contro un morto per dare risalto a quelli contro i vivi sentiti a Torino, e per l'intera partita. Tutti hanno visto, e tutti si sono giustamente indignati per i bagni divelti dai tifosi ospiti, altri selvaggi da stadio. Pochi, invece, avevano speso una parola per la colonna sonora della partita. A quella ormai siamo abituati, no? Forza Vesuvio, bruciali tutti i napoletani, che puzzano, devono raccogliere i pomodori, fanno schifo. Il coro razzista, nel calcio, è severamente punito (quando chi deve sentire non è un po' distratto, e capita spesso) soltanto quando è rivolto al giocatore in campo. Al tifoso avversario si può dire più o meno tutto, tanto al massimo c'è una multa, per giunta ridicola. E' così che l'odio si perpetua, per sempre. Anche grazie al silenzio di chi si è abituato: oggi c'è il Napoli, ci saranno i cori sul colera, pazienza, il Tg3 Piemonte ci ha addirittura fatto un servizio di "colore". Basterebbe dire che la pazienza è finita. Basterebbe che qualcuno che conta, un dirigente, un presidente, un allenatore, un capitano, felice ed euforico per la vittoria, andasse davanti a una tv in diretta e dicesse: siamo i più forti, abbiamo fatto una partita meravigliosa, il nostro stadio è il più bello del mondo, ma noi la gente che urla cori razzisti nel nostro stadio più bello del mondo non la faremo entrare più perché non la vogliamo, così come vogliamo che finiscano in prigione quelli che ce lo hanno sfasciato. Basterebbe questo, basterebbe farlo sempre. Alla fine ci abitueremmo a un'altra cosa: a non sentirli più, quei cori. Perché sparirebbero, insieme agli ignobili coristi. E davvero siamo sicuri che gli stadi sarebbero ancora più vuoti, senza di loro?

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“E’ un favore a Lotito,

Zamparini e De Laurentiis”:

Il Pd contro la legge sugli stadi

Roberto Della Seta, capogruppo democratico della Commissione Ambiente e territorio, ha annunciato che il suo partito voterà contro il ddl a Palazzo Madama: "Nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi e di speculazioni edilizie"

di LORENZO VENDEMIALE (ilFattoQuotidiano.it 22-10-2012)

Sono passati oltre tre anni da quando la legge per “la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi” fu approvata al Senato. Adesso, dopo una gestazione pachidermica in Commissione Cultura alla Camera, è tornata a Palazzo Madama per il via libera definitivo. Ma forse la cosiddetta ‘Legge sugli stadi‘ non è mai stata tanto lontana dal traguardo. Il Pd ha deciso che non la voterà. Almeno non nella forma in cui è passata alla Camera. Ed è pronto a dare battaglia contro i passaggi più discussi dove si anniderebbe il rischio di speculazioni edilizie.

“Questo testo fa schifo. Ed è pericoloso”, tuona senza mezzi termini Francesco Ferrante, senatore Pd che segue da vicino la questione. Roberto Della Seta, Capogruppo della Commissione Ambiente e territorio, spiega a ilfattoquotidiano.it la posizione ufficiale del partito: “Il disegno di legge oggi tradisce completamente il suo obiettivo dichiarato: nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi. E’ contraria a tutti i nostri principi in tema di sviluppo del territorio e tutela dell’ambiente. Per questo la linea del gruppo del Pd al Senato e della Presidente Anna Finocchiaro è che la legge così com’è noi non la voteremo”.

Al centro del dibattito sono i soliti punti, su cui si discute ormai da mesi: la possibilità di costruire a corollario dell’impianto sportivo senza limiti di cubatura o tipologia; le procedura di assegnazione diretta del terreno e dei lavori; la capienza degli stadi; la tutela dei vincoli urbanistici. Così il Pd nelle scorse settimane ha presentato ben 26 emendamenti (dieci i firmatari totali: Della Seta, Ferrante, De Luca, Di Giovan Paolo, Mazzuconi, Monaco, Perduca, Poretti, Ranucci, Filippi). Un attacco diretto al disegno di legge in tutti i suoi passaggi essenziali. Altri 17, di contenuto sostanzialmente analogo, ne ha presentati l’Idv (Giambrone, Bugnano, Pardi). Fossero approvati, il risultato sarebbe di smontare il testo approvato alla Camera: realizzare nuovi stadi resterebbe certo possibile ma non sarebbe più il grande affare che i costruttori si aspettano.

Il vero nodo, comunque, è l’edilizia residenziale: per il Pd la prospettiva che insieme allo stadio sorgano interi nuovi quartieri in deroga alle ordinarie procedure di costruzione è inaccettabile. Ferrante è categorico a riguardo: “Molti parlano a sproposito della questione, dicono che il Pd vuole affossare la legge. Non è così: noi siamo favorevoli alla realizzazione di impianti di proprietà. Ma qui gli stadi sono solo il ‘cavallo di T***A’ per legalizzare clamorose speculazioni di cui noi non vogliamo essere complici. Si tratta di un regalo della politica a poche persone che hanno un nome ed un cognome”. Che Della Seta non ha paura di fare: “Si sa chi sono i presidenti di società calcistiche interessati a grandi speculazioni col pretesto del nuovo stadio: in primis Lotito della Lazio, ma anche gli americani della Roma, De Laurentiis del Napoli, Zamparini del Palermo”.

Adesso è il momento della quiete prima della tempesta. Gli emendamenti devono ricevere il nulla osta dalla Commissione bilancio, che però è impegnata e ancor di più lo sarà nei prossimi giorni con la Legge di stabilità. L’intenzione di accelerare c’è, ma sarà impossibile farlo nell’immediato. C’è tempo dunque per le manovre: si cerca un accordo, soprattutto con il Pdl. Una fonte interna al partito rivela che in cambio dell’eliminazione dal documento di ogni riferimento all’edilizia residenziale il Pd sarebbe pronto a far cadere tutti gli altri emendamenti. Ci sarebbe poi anche un piano B: se ciò non fosse in alcun modo possibile, il Pd punterebbe ad inserire un vincolo di volumetria per le costruzioni a corollario dello stadio; o magari l’obbligo di passare per una gara d’appalto. La linea, comunque, è quella di rifarsi alle normative europee, che per la realizzazione di impianti sportivi permettono l’assegnazione diretta di terreno e lavori al soggetto proponente, per edifici di tutte le tipologie tranne che residenziali. Anche perché questo significherebbe avere una carta in più da giocare: “Se anche la legge dovesse passare potremmo impugnarla davanti alla Corte Europea“, minaccia Ferrante.

I margini per trovare un compromesso sono oggettivamente ristretti: la legge interessa molto proprio in virtù di certi aspetti. E il Pd non ha intenzione di fare sconti, anzi. “Fosse per me questa legge dovrebbe morire in Senato”: le parole di Della Seta non lasciano adito a dubbi. E il senatore rincara la dose, con riferimento anche alle dinamiche interne al partito: “E’ un tema che muove grandi appetiti. E siamo consci che la Camera ha approvato il testo all’unanimità: forse i nostri colleghi hanno un po’ sottovalutato la questione. Ma adesso vigileremo affinché in Commissione non ci siano colpi di mano e tutti i membri del Pd, anche chi in passato ha difeso questa legge, rispettino il mandato ricevuto dalla Presidenza”. Verosimile, quindi, che si arrivi in Aula . Lì i voti contrari del Pd non basterebbero da soli per bocciare la legge. Ferrante, però, si mostra sicuro: “Non credo che saremo da soli: l’Idv dovrebbe appoggiarci e sono convinto che anche pezzi di altri gruppi potrebbero votare con noi…”. La conta finale è una prospettiva concreta. In Senato si affilano le armi: presto sulla legge sugli stadi sarà guerra. Di trincea.

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Razzismo in campo

l'autogol della Premier

di ENRICO FRANCESCHINI (la Repubblica SERA 22-10-2012)

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