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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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In verità, di scarafaggi ce ne sono tanti

nel mondo dei media!

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 03-07-2012)

Lega di A, ecco la verità

Beretta e i suoi eredi...

Maurizio Beretta nel marzo dello scorso anno, il 2011, è diventato top manager

di UniCredit, la banca (di fatto) proprietaria della Roma e, correttamente, ha

avvisato i venti padri-padroni della Lega di A che era pronto a rinunciare al

mandato di presidente. Per sua fortuna, i venti litigiosissimi presidenti del

pallone non sono riusciti a trovare un sostituto, e nemmeno lo hanno cercato

con convinzione. Poche voci isolate in un coro che pensava solo a come

spartirsi i soldi, tanti, dei diritti tv. Sì, perché il campionato di serie A

è secondo, almeno in quanto ad incassi televisivi, soltanto alla Premier

League ma sta recuperando terreno anche in campo internazionale. Il sistema

di gestione della Lega, e qui ha ragione Giancarlo Abete, non consente alcun

progetto "politico". E' ingessato: comanda l'assemblea, non più il consiglio

come ai tempi di Tonino Matarrese. E l'assemblea è sempre più spaccata fra

club grandi, pseudograndi, medi e piccoli.

La Lega non partecipa nemmeno alle riunioni con le altre Leghe, in consiglio

federale ha un ruolo più che marginale (quando partecipa...) e si lamenta che

conta poco. Andrebbe cambiato il sistema di governo, a Milano, ma non si

trova l'accordo. E così è impossibile individuare un presidente che stia bene

a tutti. Non si trova nemmeno il vice (dopo l'addio di Rosella Sensi) e un

nuovo consigliere federale (dopo lo stop a Lotito). Niente di niente.

Paralisi totale. Per la carica di n. 1 erano circolati tantissimi nomi:

Albanese, Simonelli, Paolillo, Camiglieri, Carraro, Abodi, Cardinaletti, eccetera.

Tutte persone degnissime. Diverse fra loro. La soluzione di mettere un

presidente di club a rotazione, non è fattibile con l'attuale statuto. Andrebbe

cambiato, cosa non facile. Aurelio De Laurentiis prima ha sparato a zero su

Beretta, poi ha suggerito di riconfermarlo: chissà, forse vorrebbe farlo lui il

presidente... Il manager c'è già, e non c'è bisogno di cercarlo chissà dove (o

metterci magari qualche amico degli amici...): è l'attuale direttore generale

Marco Brunelli, esperto di problemi del calcio anche internazionale. Ci vuole

semmai un presidente politico, che tenga contatti col governo, col Coni, con

la Figc, con le altre Leghe. Che porti avanti progetti. Che abbia tempo a

disposizione. Cosa che Beretta non ha. Ma non diamo a lui tutte le colpe,

sarebbe ingiusto: è l'attuale sistema di governo della Lega che non funziona.

Bisogna dare al presidente poteri veri, non fittizi. Solo così si risolvono i

problemi, solo così la Lega di A può tornare ad essere quel riferimento che è

sempre stata. Lo scontro con la Figc non è solo sulla Nazionale ma è a tutto

campo, e alle spalle di Abete, ricordiamolo, c'è Gianni Petrucci, anche lui da

tempo deluso dalla Lega, dalla mancanza di etica, di progetti condivisi.

Petrucci ora è più ottimista: "Parlo sovente coi presidenti (soprattutto con

Andrea Agnelli, ndr) e credo che presto qualcosa potrà cambiare, ci sarà più

serenità e un rapporto più intenso. La pacificazione è vicina". Si è parlato

più volte di una ipotesi di commissariamento: ma ci sono gli estremi?

Probabilmente no, è un problema più politico che pratico, la Lega di fatto

porta avanti il campionato, incassa un sacco di soldi dai diritti tv, fa

giocare la Supercoppa a Pechino, ha sponsor importanti come la Tim e

la Nike. Funziona, insomma. Male, in maniera litigiosissima, ma funziona.

Ma è giunto anche il momento che Abete, dopo aver alzato la voce

(giustamente) con la Lega, riprenda in mano le fila del calcio, e imponga alle

Leghe, tutte, e alle componenti un tavolo di lavoro serio, non le solite inutili

commissioni. Ci sono tanti problemi ancora da affrontare: la riforma dello

statuto, dei campionati, della giustizia sportiva, il funzionamento del

settore tecnico (che fine ha fatto Robi Baggio?), lo sviluppo del calcio

giovanile, eccetera. Poi, se i presidenti continuano a comprare stranieri e

portare soldi all'estero, allora la battaglia si fa davvero complicata. Ma

Abete alzi la voce. Con tutti. Non solo con Beretta. La sua riconferma (di

Abete, ma chissà forse anche di Beretta...) è vicina ormai, ed è arrivato il

momento, sull'onda degli Europei, di farsi sentire.

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la tendenza

Ecco perché Agnelli

sta spendendo di più

del Milan e dell'Inter

di MARCO IARIA (GaSport 04-07-2012)

Il calcio, come l'economia, è fatto di cicli. E questo, senza dubbio, è il

momento della Juventus. Perché i bianconeri continuano a investire

massicciamente sul mercato, mentre Inter e Milan si sono votate all'austerity?

La risposta ha una matrice storica: Calciopoli. L'inferno in cui è sprofondata

la Signora è stato anche una specie di nuovo inizio. Ripartendo dalla B la

Juventus ha ricostruito la casa dalle fondamenta e, fatto mai avvenuto ai

tempi della Triade, si è dovuta abbeverare alla fonte della Famiglia: due

aumenti di capitale tra il 2007 e il 2011, per un totale di 225 milioni

(compresi quelli dei piccoli azionisti) iniettati nelle casse societarie.

Differenze Non è che Moratti e Berlusconi si siano risparmiati: nello stesso

periodo l'uno (coi soci di minoranza) ha versato 567 milioni, l'altro 209. Ma

questi soldi sono serviti per ripianare perdite ingenti — ingentissime nel

caso dell'Inter —, frutto dei carichi da novanta su stipendi e ammortamenti

sin dai tempi delle vacche grasse. Date un'occhiata ai deficit aggregati delle

tre big tra il 2007 e il 2011: Inter -665 milioni, Milan -245, Juve -121. A

parità di versamenti nel capitale, la Juventus ha dilapidato la metà del rosso

del Milan. Rispetto alla concorrenza, insomma, la gestione più light del club

di Agnelli ha consentito di maturare un ideale tesoretto. C'è un altro

parametro rivelatore: il monte-stipendi. Nel 2010-11 il costo del lavoro è

pesato per 193 milioni sul Milan, per 190 sull'Inter e solo per 140 sulla

Juve. I bianconeri sono riusciti a tenere bassi gli ingaggi anche grazie al

fatto di dover ripartire da un livello inferiore. Risparmi qui, investi lì:

nelle ultime 3 stagioni la spesa sul mercato (al netto delle cessioni) è stata

di 139 milioni, contro i saldi positivi di Inter (+15) e Milan (+25).

Scenari Le difficoltà delle aziende dei mecenati del calcio spiegano molto.

Mediaset ha ceduto in Borsa il 57,5% in 12 mesi; Saras non distribuisce

dividendi dal 2009. Exor gode di buona salute, anche se le vendite di auto

Fiat sono crollate del 23% in un anno. Ma gli intrecci col calcio sono più

complessi: la famiglia Agnelli ha avviato sulla Juve un imponente piano

industriale per ritornare al vertice in Europa. Dopo il -95 del 2011, secondo

le stime degli analisti di Banca Imi, questa stagione dovrebbe chiudere con

una perdita di 50 milioni, coperta dalle risorse dell'ultimo aumento di

capitale. E si prevede un continuo miglioramento dei conti (-18 il deficit

ipotizzato nel 2012-13; -3 nel 2013-14) per arrivare al breakeven nel giro di

qualche anno, grazie ai proventi di Champions e nuovo stadio. Mentre i

fatturati di Inter e Milan sono cristallizzati, quello della Juve può muovere

diverse leve. È intravedendo questo scenario che la dinastia bianconera ha

deciso di premere sull'acceleratore.

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GaSport 04-07-2012

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DC E CALCIOPOLI:

L’ABETE SOPRAVVISSUTO

Da Montecitorio a Figc e Uefa,

le vite infinite di “Giancarlino”

di MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 04-07-2012)

Dell’allenatore, in Parlamento, ricordano la fedeltà allo scopo. Migliaia di

formazioni, partite organizzate nella noia, forfait a cui porre improvviso

rimedio: “Mi manca un terzino, La Ganga, giochi tu?”. I colleghi a tirar

l’alba sulla Finanziaria e Giancarlo Abete a far quadrare i conti del

calcetto. Paolo Cirino Pomicino, prima dissacrante: “Perché mi chiede di

Abete? È morto?” e poi semiserio, non ha dimenticato: “Giancarlo mi diede una

grande mano per formare la Nazionale Parlamentari che, modestamente,

presiedevo. Terzini Nania e Fini, due fascisti. Stopper il comunista

Crucianelli. Abete, mi pare, ala guizzante”.

FOGLIETTI, schemi, convocazioni e preghiere di Giancarlino, personale

contributo a tre non memorabili legislature con la Dc, gli sono serviti a

delimitare il campo. Non più estensore di proposte di legge respinte e

ripetute invano a distanza di anni per “l’introduzione dell’educazione

stradale nella scuola media” né solo “pompiere” come perfidi, tra gli scranni

di Montecitorio, lo avevano soprannominato per qualche sfortunato incidente a

base di micce e benzina capace di turbare la serenità dell’ “A. Be. Te”, la

tipografia sannita di famiglia. Ma neo incendiario al centro di un impero da

decine di milioni di euro già investito, all’epoca in cui il conflitto di

interesse non era ancora di moda, della stampa di schedine, assegni e lucrosi

certificati elettorali. Fedele al motto “tutto e il suo contrario”, il

Presidente della Federcalcio Abete, 62 anni, laureato in economia, già in Gdf,

si confessa a Sky e rapida, una delle agenzie di stampa di famiglia, l’Asca,

riporta integralmente. Rinnega l’attacco al padrone senza più azioni della

Lega calcio, Beretta (violentissimo, neanche 24 ore fa) e blatera in libertà:

“Non faccio polemica, dico che va ritrovata la politica sportiva della Lega

che ultimamente è mancata”. Smarcarsi dai natali, per il figlio di Antonio,

padre abile e affamato, sbarcato a Roma con il Linotype nel ’34, non fu

semplice. Quando a metà degli anni ’80 si discuteva degli Abete’s, l’unico

faro si accendeva su Luigi, già a capo di Confindustria e oggi Presidente

della Bnl. Giancarlino, il cattolico, il più mite dei due, sostava in

retroguardia. Scarpini ai piedi e pallone nella testa. Ovvio che dopo anni a

presiedere l’inferno della Lega di serie C e molti inutili tentativi di

scalzare prima il badante Matarrese: “Giancarlo è una mia creatura” e poi

Luciano Nizzola dalla poltrona che ora Giancarlino occupa con baldanza,

compromessi e giravolte siano diventate per Abete summa evangelica.

Giancarlino ha talento.

È UBIQUO e versatile. Capace come nessuno di contraddirsi nel corso di una

stessa frase. Sugli scandali del calciomarcio appannati dall’Europeo, bisogna

essere “severi”, ma anche dimenticare: “Negatività, scommesse e processi in

corso”. Il linguaggio è nemico di Abete. Sintesi una parolaccia. Ogni tanto

tra una overdose di “finalizzazione”, di “non so se mi sono spiegato” (il suo

intercalare preferito) o un eccesso di “tecnicalità”, Giancarlo è un poco

criptico. E si smarrisce. Precetti come “Si tratta di una fisiologica

alimentazione del versante comunicazionale” o anche “numerosità degli eventi

concorsuali” non gli hanno semplificato il percorso. Per questo forse, quando

da Presidente dell’Unione Industriali di Roma (nella sede è presente ancora il

ritratto verista commissionato a Sassoli) seguì i precetti di Cesare Ragazzi

mettendosi in testa un’idea meravigliosa, fallì. Il tentativo, trascinare i 5

cerchi olimpici tra le mura di casa, omerico: “Sono le Olimpiadi ad avere

bisogno di Roma, non Roma delle Olimpiadi”. Bandiere e inni si trasferirono

invece ad Atene concorrendo all’attuale crisi greca, ma Abete lo storico: “Nel

1870 Roma si è scoperta capitale senza volerlo, un secolo dopo, metropoli

senza saperlo. Nel 2000, al centro del villaggio globale, non dovrà scoprirsi

città internazionale senza esserlo”, l’osservatore lungimirante, non si dette

pace neanche a naufragio sventato: “Il popolo greco e il suo consenso sono

diventati simboli tangibili dell'impegno del suo Stato”. Ogni tanto, per

debiti politici o consigli ben informati, Abete dimostra anche fiuto. Memore

degli ottimi rapporti con l’universo veltroniano, lascia in mezzo al guado

Pigi Borghini, amico di vecchia data a lungo frequentato tra Via della

Camilluccia e i barbecue di Fregene, opposto a Rutelli nella candidatura a

Sindaco. E poi, trovato l’ennesimo megafono, abbaia alla luna fingendo di

avversare il monopolio dei grandi club: “Basta con i calcio dei ricchi”.

Peccato che la Federazione da lui guidata su pressione delle superpotenze (e

in cambio della salvezza ad Abetem, insinuano, dopo il tragico Mondiale

sudafricano) non paghi più dal 2010 i premi di formazione ai piccoli club e

peccato che non di rado, Giancarlino motteggi: “Quando ero deputato, dal '79

all'87, e venivano a chiedermi lavoro, non pensavano alla mia azienda, ma alle

banche e ai ministeri. E' una mentalità dura a morire”.

PER CAMBIARLA, a Giancarlino che si accorse di Calciopoli con un lustro di

ritardo, non sarebbero mancate le occasioni. A un certo punto, Della Valle

antelitteram, Abete si proiettò sul Colosseo. Sognando di privatizzarlo,

circondarlo da Mc Donald’s e centurioni: “Il percorso è quello, la

presentazione dei monumenti è troppo statica”. Un piano culturale: “Se io dico

alle mie bambine di andare a visitare i Fori, devo proporre qualcosa di

divertente. Non posso attrarle solo con l'antica colonna”. Ragionamento non

troppo distante da quando per un rigore fallito, cacciò Donadoni in un amen.

Negò con la chiarezza di sempre: “Non è giusto seguire una logica collegata a

una dimensione di trasporto” e poi agì. Coerenza.

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INTERVISTA ALL’EX AD NERAZZURRO

Paolillo: «Il mio piano

per cambiare la Lega»

«Pronto a guidare il rinnovamento. I club si sono fossilizzati sui

diritti tv, manca progettualità: bisogna esportare il prodotto all’estero»

di STEFANO PASQUINO (TUTTOSPORT 04-07-2012)

MILANO. Sette anni all’Inter e trentadue titoli - tra prima squadra e settore

giovanile - come amministratore delegato e direttore generale del club. Tante

battaglie in Lega Calcio e un ruolo da protagonista all’Eca - l’organismo che

unisce le Grandi d’Europa - nonché il merito di aver scritto le regole del

financial fair play . Ora, dopo aver dato l’addio a Palazzo Saras, nel futuro

di Ernesto Paolillo c’è - oltre alla partecipazione in importanti consigli di

amministrazione quali Ubs ed altri - una cattedra da professore alla Liuc di

Castellanza in economia gestionale e amministrativa dello sport, nonché un

incarico a interim come “gestore” del settore giovanile nerazzurro (fino a

ottobre, come chiestogli personalmente da Massimo Moratti) e il desiderio di

trasformare la Lega di serie A in una vera Confindustria che, finalmente,

possa fare da volano a tutto il movimento.

Paolillo, se le chiedessero di occuparsi della Confindustria del

pallone, cosa risponderebbe?

«Sarei disponibile, perché sono un amante del calcio e perché, ultimamente,

si sono creati i presupposti per svilire il movimento piuttosto che per farne

crescere il valore. A dire il vero qualche presidente me l’ha già buttata lì,

perché molti avvertono la necessità di dare una scossa».

E lei cosa ha risposto?

«Che un progetto ce l’avrei già pronto nel cassetto».

Vale a dire?

«Credo che ci sia bisogno di un forte rinnovamento perché il calcio sta

cambiando e la Lega deve essere un motore per creare sempre nuovi ricavi.

Oggi i club sono fossilizzati sulla ripartizione dell’unica vera fonte di guadagni,

quella data dai diritti tv, segno che c’è mancanza di progettualità».

Come ripartire?

«Innanzitutto bisogna imparare a esportare il nostro prodotto all’estero.

Oggi si gioca in Cina soltanto la Supercoppa. Trovo assurdo che non sia

possibile organizzare, ad esempio a fine campionato, tornei che coinvolgano

quattro-sei squadre alla volta per far conoscere il nostro calcio nei nuovi

mercati e mi riferisco a Indonesia, India e Cina. Poi, per creare nuovi

introiti vanno sviluppate la ricerca verso le nuove piattaforme a partire dal

web, occorre ricostruire l’immagine della Lega, valorizzarne il brand e

potenziare il marketing. In più è necessario ricostruire, sotto il segno della

cooperazione, i rapporti con le altre istituzioni e va messa mano alla

gestione dei campionati giovanili e creato un organismo di controllo per tutte

le anomalie presenti nel sistema calcio, a partire dalle scommesse illegali.

Un fenomeno assolutamente da combattere in tutti i modi».

La strada da seguire resta quella della Premier League?

«Quello inglese è il modello che dà i migliori risultati sotto il profilo

economico ma va tarato in base alle nostre peculiarità. La Lega ha bisogno di

dotarsi di una struttura veramente aziendale con una serie di comparti, dal

marketing alla comunicazione, all’amministrazione e alla finanza, allo

sviluppo dei nuovi prodotti che, come in qualsiasi azienda, possano proporre

al Cda e quindi all’assemblea una serie di iniziative che possano portare a

maggiori utili ai club. Non conosco però quale sia la volontà dell’assemblea:

mi sembra di avere intuito che ci sia nella maggioranza la voglia di lasciare

inalterati gli equilibri. Ma, se si ha paura di cambiare le cose, è difficile

rinnovarsi».

Già. Anche per l’Inter questo è l’anno zero...

«Quella di Massimo Moratti è stata una scelta assolutamente condivisibile.

Anch’io in banca usavo cambiare l’assetto della direzione ogni due-tre anni

proprio per dare nuovi stimoli ai miei collaboratori. Inoltre, nel caso

dell’Inter, è più facile rinnovare la squadra se prima c’è stato un

rinnovamento in società».

Lei è stato anche tra i papà del fair play finanziario. Una mannaia di

cui i tifosi proprio non sentivano il bisogno...

«Ma darsi delle regole era ed è necessario. I fatti hanno dimostrato che i

costi del calcio non erano più sostenibili ed erano sovradimensionati rispetto

all’andamento dell’economia mondiale. La strada è stata tracciata, ora

andranno fatti dei correttivi per evitare che si creino delle storture nel

sistema . Ma credo che dopo una prima fase in cui sarà necessaria un po’

di elasticità, l’Uefa sarà pronta a stabilire sanzioni esemplari per chi sgarra».

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IL VIAGGIO SPIRITUALE IL PORTIERE IN VISITA AL SANTUARIO DELLA MADONNA IN BOSNIA

E Buffon va a Medjugorje

«Ha sentito la chiamata»

L'amico Paolo Brosio: «Gigi ha bisogno di riflettere. La sua fede è profonda»

di SEBASTIANO VERNAZZA (GaSport 04-07-2012)

In pellegrinaggio a Medjugorje. Ieri mattina Gigi Buffon è partito per la

Bosnia-Erzegovina, con volo privato da Roma. È atterrato a Mostar alle 12. 50.

In aeroporto è stato riconosciuto e «assediato» da cacciatori di foto e di

autografi. Un pullmino l'ha portato a 25 chilometri di distanza, al santuario

della Madonna apparsa a sei veggenti. Il portiere della Juve e della Nazionale

ha viaggiato da solo — sua moglie Alena e i figli sono rimasti a Torino — e ha

pernottato all'hotel Villa Grace. Oggi dovrebbe ripartire per l'Italia.

L'amico Brosio Alle radici del viaggio spirituale di Buffon c'è la fede e c'è

l'amicizia con Paolo Brosio, giornalista di Retequattro, che da anni va a

Medjugorje e che sull'argomento ha scritto tre libri. «Gigi — racconta Brosio

— ha visitato la struttura nata da un mio progetto, le case per orfani e per

anziani abbandonati. Le abbiamo costruite a Citluk, il comune di cui

Medjugorje è frazione. Sono due palazzine, gestite da suore. La madre

superiora si chiama suor Cornelija Kordic. Ogni pomeriggio orfani e anziani si

incontrano e diventano nonni e nipoti. Gigi ha partecipato a questo momento e

si è commosso. Sì, ci siamo sentiti al telefono. Siamo amici, a Forte dei

Marmi abitiamo a 200 metri l'uno dall'altro. Ieri mi ha detto: "Paolo, voglio

stare tranquillo. In solitudine, lontano dai riflettori". Posso testimoniare

che la sua fede è profonda e sincera. Gigi ha bisogno di pregare, di

riflettere. Si è recato a Medjugorje perché ha sentito la chiamata nel suo

cuore».

Tre allenatori e un presidente A Medjugorje è stato per due volte

Roberto Mancini, allenatore del Manchester City. «Ma il primo tecnico a venire

con me al Santuario della Madonna — dice Brosio — è stato Sinisa Mihajlovic,

che oggi è c.t. della Serbia per un "disegno superiore". Nel mio prossimo libro,

in uscita a settembre, racconterò come il trionfo del City di Mancini in Premier

League vada ricondotto a qualcosa di soprannaturale. Ci sono forze che voi

neppure immaginate». Mancini, Mihajlovic e anche Prandelli. Il c. t. azzurro

non ha ancora visitato Medjugorje, ma Brosio fa capire che prima o poi la cosa

accadrà: «Tempo fa passai con Cesare una intera giornata di preghiera. I suoi

pellegrinaggi in Polonia, dopo le partite, sono stati autentici atti di fede».

Non è tutto: «Il presidente dell'Atalanta, Antonio Percassi, ha finanziato a

Medjugorje il progetto dei frati francescani per aiutare gli studenti bravi,

ma poveri. Borse di studio con scuola di tennis diretta da Riccardo Piatti. Da

lì è uscito Marin Cilic, tennista professionista, nato a Medjugorje. Buffon si

è entusiasmato per questo aspetto sportivo».

La polemica Prima del viaggio religioso, Buffon aveva scritto su facebook un

ironico e polemico post sulla presunta lite con Balotelli. Ecco i passi

salienti: «Come qualcuno avrà letto quest'oggi sui giornali, ci sarebbe stata

una colluttazione violenta con Mario (che tra l'altro era all'antidoping),

nella quale figurerebbero morti, feriti e qualche disperso :-). Ora mi

chiederete il perché sono a rischio per l'inizio del campionato. È molto

semplice. Perché la mano con la quale avrei sferrato uno schiaffo o un pugno

(?) al mio compagno di squadra mi duole da morire e non vorrei essermi

procurato delle fratture alle ossa :-). Vabbè, chiuso con lo scherzo.

L'importante è sapere che la colpa è nostra. Sì, ho detto nostra e parlo da

cittadino di un Paese che dovrebbe essere lontano anni-luce da queste miserie,

da questi giochini squallidi, che avrebbe bisogno di qualche messaggio

positivo, costruttivo, invece che affogare sempre nella solita meschineria da

quattro soldi, nella nostra grossolanità e superficialità spicciola. Sempre

messaggi negativi, sempre pensieri distruttivi. Non voglio e non devo

accettare questo scempio, lo devo fare per me, lo devo fare per la mia

famiglia, lo devo fare per i miei figli, lo devo fare per la mia dignità».

Precisazione La Ġazzetta, nell'edizione di ieri, non ha scritto di

colluttazione né di rissa, ma di «duro confronto verbale». La strigliata di un

leader dello spogliatoio a un giovane leone. Una cosa che nel calcio è prassi.

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FIRMATA LA TRANSAZIONE IN SEDE CIVILE

Pastore, caso chiuso

Zamparini pagherà 15

milioni all'agente

di FABRIZIO VITALE (GaSport 04-07-2012)

Tanto rumore per nulla. Dopo quasi un anno di battaglia giudiziaria, il

presidente Zamparini e Marcelo Simonian, l'agente di Javier Pastore, hanno

raggiunto un accordo. Il patron rosanero pagherà al procuratore argentino 15

milioni di euro, parte dei quali verranno devoluti in beneficenza all'Ospedale

dei bambini di Palermo. Una transazione firmata lunedì sera davanti al giudice

della terza sezione del tribunale civile Paola Proto Pisani. Finisce dunque

una vicenda giudiziaria nata con la denuncia di estorsione presentata da

Zamparini l'estate scorsa nei confronti di Simonian dopo il passaggio di

pastore al Psg nella quale il presidente friulano sosteneva che l'agente

avesse preteso 5 milioni in più rispetto alla percentuale pattuita (12, 5

milioni di euro). Una vicenda sfociata anche in un contenzioso civile dopo la

richiesta di archiviazione della Procura. L'agente argentino, infatti, aveva

citato il numero uno rosanero e chiesto il sequestro dei beni del Palermo per

una somma tra i 17 e 19 milioni di euro. La mediazione del giudice civile ha

fatto prevalere il buon senso tra le parti. Anche l'inchiesta penale si avvia

verso l'archiviazione.

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GaSport 04-07-2012

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Conte e Mezzaroma

da Palazzi il 13 luglio

Sentito De Sanctis

Il tecnico della Juve deve rispondere alle accuse di Carobbio

Il portiere Gianello si confidava sulle combine con un poliziotto

di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 04-07-2012)

Antonio Conte finalmente potrà difendersi e ribattere, punto su punto, alle

gravi accuse di Filippo Carobbio, suo giocatore al Siena due stagioni fa e

«collaboratore di giustizia» nel calcioscommesse. La Procura federale ha

convocato l'allenatore della Juve per il 13 luglio, quando sarà ascoltato

anche il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma. «Siamo pronti a dare il

nostro contributo», ha detto l'avvocato del tecnico Antonio De Rensis.

L'audizione potrebbe tenersi a Roma o a Chatillon, dove la Juve sarà in

ritiro. «Ci metteremo d'accordo».

«Ci disse: tutto okay» Secondo Carobbio ci fu un accordo per il pareggio

di Novara-Siena di B del 2010-11 (finita 2-2) e ai magistrati di Cremona ha

rivelato che «ne parlammo durante la riunione tecnica. Eravamo tutti

consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarci di

conseguenza durante la sfida. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci disse

che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il

Novara. Non sono certo su chi si accordò per primo, ma Drascek venne nel

nostro ritiro e ne parlò con Vitiello. Quello è stato il contatto iniziale, ma

poi fu comunicato all'intera squadra e io ne discussi in campo prima del match

con Bertani e Gheller, giocatori del Novara». E ancora: «Alla riunione tecnica

partecipavano l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il

collaboratore. E' evidente che la società fosse al corrente degli accordi.

Tutte le componenti partecipavano a questi discorsi. Ricordo di averne anche

parlato con Daniele Faggiano, braccio destro di Perinetti». La versione di

Carobbio è già stata smentita dai due dirigenti, dal collaboratore tecnico

Stellini e da cinque giocatori (Coppola, Ficagna, Mastronunzio, Terzi e

Vitiello).

Gianello e il poliziotto La Procura federale aveva convocato Morgan

De Sanctis per il 5 luglio, ma essendo già a Roma il portiere di Napoli e

Nazionale — che già ai pm aveva escluso ogni combine — ha chiesto di poter

parlare subito. E' una novità, invece, la convocazione di Piovaccari,

attaccante della Sampdoria: il suo nome potrebbe essere uscito nelle audizioni

di Furlan e Zamboni. Dalle carte napoletane, intanto, spunta il verbale di

interrogatorio di un poliziotto che curava i rapporti con il Napoli ed era

diventato il confidente di Gianello (poi riferiva tutto ai superiori). In

particolare il portiere gli raccontò delle pressioni di non ben identificata

«gente del Nord» per alterare il risultato di Sampdoria-Napoli. «Gianello mi

disse che i suoi amici gli avevano chiesto di parlare con i difensori del

Napoli e l'attaccante Quagliarella per poter essere certi della sconfitta del

Napoli. Mi disse che, a quel fine, aveva personalmente contattato i difensori

Grava e Paolo Cannavaro, oltre allo stesso Quagliarella, ricevendo da tutti un

netto rifiuto». In particolare, Gianello spiegò perché serviva il contributo

di Quagliarella: segnando contro la Samp avrebbe raggiunto i 12 gol che

avrebbero fatto scattare un premio di 100 mila euro (episodio confermato

dall'attaccante ai magistrati campani). «Per Quagliarella gli amici di

Gianello si erano detti pronti a garantire la stessa somma. Gianello mi disse

che Quagliarella si era dimostrato scemo, avendo rinunciato a tanti e sicuri

soldi. La partita finì 1-0 per la Samp e così Quagliarella perse tanto il

premio della società quanto i soldi degli amici di Gianello». Tutti rischiano

l'omessa denuncia.

-------

IN CORTE DI GIUSTIZIA FEDERALE

Appello chiuso, sentenza venerdì

Il Novara accusa: «Riscontri assenti»

Il portiere Fontana: «Lo stop sarebbe come il carcere»

L'AlbinoLeffe: «Noi vittime, dateci 2 o 3 punti simbolici»

di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 04-07-2012)

Dopo altre tre ore di dibattimento, da sommare alle nove di lunedì, si è

chiuso il processo d'appello del calcioscommesse davanti alla Corte di

giustizia federale a sezioni unite. I giudici si sono chiusi in camera di

consiglio e il presidente Gerardo Mastrandrea ha annunciato che le sentenze

arriveranno venerdì o sabato. Un anno fa la sentenza arrivò in un giorno, e le

posizioni da analizzare erano 34, contro le 40 attuali. La sensazione è che la

Corte stavolta voglia approfondire alcuni casi controversi emersi durante il

dibattimento. Il portiere del Novara, Alberto Fontana, è stato l'unico

giocatore che ha preso la parola in aula, mostrando un'abilità dialettica non

comune tra i calciatori: «Sono una persona seria, onesta, leale. I 3 anni e 6

mesi di squalifica che mi sono stati dati in primo grado per me equivalgono a

3 anni e 6 mesi di carcere, una macchia indelebile. La mia è una carriera con

poche presenze, una carriera da secondo, ma se ho avuto tanti contratti è

soprattutto per le mie qualità morali. Questi sono fatti concreti, non per

sentito dire».

Le società Il Novara, attraverso l'avvocato Cesare Di Cintio, ha attaccato

Palazzi per non avere verificato le parole di Gervasoni: «Il pentito ha

sostenuto che lo slavo Ilievski ha incontrato i giocatori nell'albergo dove la

squadra era in ritiro a Verona. Noi il 23 maggio abbiamo inviato alla Procura

federale una nota con il nome dell'hotel che ha ospitato il Novara, ma nessuno

ha chiesto alla Procura di Cremona di verificare se Ilievski si trovasse

proprio lì». L'AlbinoLeffe, passato dalla richiesta di -27 punti ai -15 decisi

dalla Disciplinare, ha invocato una penalizzazione «simbolica di 2 o 3 punti,

perché siamo soltanto vittime». Il procuratore Palazzi ha chiesto la conferma

di tutte le condanne e penalizzazioni.

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Retroscena

Chiellini rischia la Supercoppa

Tra Juve e Figc resta il gelo

di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 04-07-2012)

Ognuno ha la propria idea di collaborazione, ragionavano ieri, sottovoce, a

casa Juve. Giorgio Chiellini, difensore bianconero e della Nazionale, è uno

che per l’Italia ci ha messo le gambe, due volte, ammaccandosi non poco. Il

club se lo ritrova ora con «una lesione di primo-secondo grado al gemello

mediale del polpaccio sinistro», come da ecografia eseguita ieri a Torino.

Botta seria, per la prognosi e la posizione del muscolo, uno dei più delicati

da riparare, tanto da modificare la tabella di recupero per la Supercoppa

Italiana, il 12 agosto a Pechino. Che il giocatore, come al solito, abbia

fatto di tutto per esserci, non cancella la beffa per la società. Che se n’è

ritrovata un’altra: la convocazione di Antonio Conte per l’interrogatorio

nell’ambito dell’inchiesta (sportiva), del Calcioscommesse. Per il 13 luglio,

due giorni dopo l’inizio del ritiro juventino a Chatillon, Valle d’Aosta, come

da menù presente sui giornali da settimane. La Juve non commenta ufficialmente,

ma neppure serve per leggerne il pensiero, anche se una giustificazione si

troverà sempre: si voleva lasciare al tecnico il tempo per le vacanze. Mica

questione di norme, ma di buon senso, quello che si potrebbe maneggiare con la

collaborazione, appunto. Quella stessa che un po’ s’è annodata tra la società

bianconero e Gianni Petrucci, almeno a livello di politica sportiva: «La

fase-2 sarà quella della pacificazione - ha detto il presidente del Coni - e

ho capito che fra i presidenti delle società di A c’è voglia di serenità. Con

chi mi sento? Con molti, spesso con Agnelli». Tutt’altro clima c’è tra Juve e

Federcalcio. In fondo, basterebbe rileggersi le ragioni scritte dal club

bianconero nei ricorsi davanti ai tribunali, e mai ritirati, per capirne le

ragioni. Agnelli non ha cambiato idea, non ha dimenticato l’esposto, senza

risposta, dell’estate scorsa, sullo scudetto 2006, ritirato ai bianconeri e

consegnato all’Inter. Finché questa vicenda non verrà risolta, con giudizio,

il clima sarà così: troppo freddo, per parlare di disgelo.

-------

Calcioscommesse, ultimo atto

Conte sarà interrogato in ritiro

La procura sportiva lo sentirà il 13 sulle gare del Siena contro Novara e AlbinoLeffe

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 04-07-2012)

Ora che c’è la data (il 13 luglio), è probabile che due fra i sostituti

procuratori più fidati del pm del pallone Stefano Palazzi si presentino nel

ritiro bianconero di Chatillon per ascoltare il tecnico bianconero Antonio

Conte. Un interrogatorio in trasferta, dunque. Un’audizione annunciata, attesa

e delicata perché da quando le rivelazioni del pentito Filippo Carobbio hanno

strattonato al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse l’allenatore campione

d’Italia la procura federale è impegnata a cercare riscontri alle parole

dell’ex difensore del Siena.

Conte è finito nell’agenda di Palazzi per due partite: Novara-Siena 2 a 2 del

primo maggio del 2011 e Albinoleffe-Siena 1 a 0 del 29 maggio di un anno fa. E

su queste due gare si concentreranno le domande degli inquirenti federali fra

dieci giorni quando al tecnico della Juve (all’epoca dei fatti sulla panchina

del club toscano) sarà chiesto per prima cosa di ricostruire cosa avvenne

nella sala dove il Siena svolse la riunione tecnica a tre ore dalla sfida con

il Novara. «Ci fu un accordo per far finire la gara in parità - ha raccontato

Carobbio agli investigatori della Figc -, in effetti ne parlammo anche durante

la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato

concordato. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo

stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il

pareggio...». Carobbio, per l’accusa, è un teste molto credibile, ma le

sentenze di primo grado sul primo filone del calcioscommesse di questa estate

hanno messo in evidenza come, senza riscontri, le ricostruzioni del pentito

cadano nel vuoto. Fino ad oggi, Palazzi, riscontri alla ricostruzione di

Carobbio sulla riunione preNovara non ne ha ancora trovati, perché nessuno dei

sei tesserati, o ex, del Siena ha confermato le parole del collaboratore.

Conte potrebbe rischiare, invece, l’accusa di omessa denuncia per i fatti

relativi ad AlbinoLeffe-Siena. Prima della partita del 29 maggio del 2011,

ultimo turno di campionato, Siena già promosso in serie A, secondo Carobbio

anche lo staff tecnico sarebbe stato al corrente di un accordo per far vincere

i bergamaschi in cerca di punti per poter disputare i play-out salvezza. «Se a

non denunciare sono tecnici, dirigenti o collaboratori, le richieste di pena

per la procura sono più pesanti...», così Palazzi quando, lo scorso 31 maggio,

chiese un anno di squalifica per l’ex allenatore del Grosseto Sarri, poi

prosciolto dalla Disciplinare (il patteggiamento, previsto nel codice di

giustizia sportiva, riduce di almeno un terzo la richiesta di pena).

Il lavoro della procura della Figc va avanti a tappe forzate. Oltre a Conte,

il 13 luglio verrà ascoltato anche il presidente del Siena Massimo Mezzaroma

(la società toscana rischia il coinvolgimento per responsabilità diretta), tre

giorni prima sfilerà per la seconda volta davanti al pool di Palazzi anche lo

stesso Carobbio. Ieri, intanto, è stato interrogato sulla strana esultanza in

Napoli-Lecce il portiere azzurro De Sanctis.

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IL GRAFFIO di EMILIO MARRESE (Repubblica.it 04-07-2012)

Eroi risorgimentali

Informare Buffon che anche Garibaldi ogni tanto si prendeva una vacanza.

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PATRIA E VALORI

COSÌ BUFFON INONDA IL WEB

di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 04-07-2012)

Si può dire, senza essere sospettati di vilipendio alla bandiera, che forse il

capitano della nazionale sta un po’ esagerando? Ogni giorno un’esternazione

nuova sui “social network” (c’è chi sostiene che oltre i venticinque anni

andrebbero usati con moderazione), quasi sempre con toni piuttosto enfatici

e/o apocalittici sul povero destino del nostro Paese e, per contrasto, sulla

grandezza di alcuni uomini che lo salveranno: un portiere, un commissario

tecnico, un presidente (non federale, della Repubblica). E’ una specie di urlo

continuo, di invettiva alla Beppe Grillo, e chissà che un giorno anche Buffon

non fondi il suo bravo movimento.

Senza nulla togliere al valore anche morale dei nostri ragazzi all’Europeo,

trasformare una squadra di calcio nel punto di riferimento etico ed estetico

di un’intera nazione appare eccessivo. Forse il buon Gigi è ancora in trance

agonistica, del resto lui è un passionale vero. Quello che lo agita dentro, si

comprende quando urla l’inno di Mameli a occhi chiusi. Okay, però gli azzurri

non hanno combattuto nessuna guerra d’indipendenza: l’impeto

neo-risorgimentale del loro capitano sembra dunque sopra le righe: la Patria,

il tricolore, persino il Piave. L’abbraccio di Giorgio Napolitano a Buffon,

dopo la partita d’esordio, dev’essere stato un momento molto forte nella vita

emotiva di un campione arrivato in Polonia con qualche ombra da chiarire, e un

tormento da comprendere: da allora, Buffon si sente una specie di figlio

adottivo di questo padre della nazione. Nulla di male, lo ripetiamo, ma il

tono e il volume sono eccessivi. Anche perché tra nazione e nazionale c’è

ancora una certa differenza.

Curioso, il destino degli azzurri: l’Italia dei campanili e degli egoismi li

ignora per ventidue mesi su ventiquattro, salvo caricarli di pesi immensi

durante mondiali ed europei: dopo di che, il patriottismo viene riposto nel

cassetto. Forse Buffon, che è appunto il capitano azzurro, patisce questa

ingiustizia, oppure è solo l’orgoglio di sentirsi assai migliori di tutto

quello che c’è attorno. Ma il calcio italiano, trafitto da scandali e

corruzione, non può sentirsi così, neppure dopo il “cucchiaio” di Pirlo o la

stangata di Balotelli all’incrocio dei pali. E nessun giocatore, neppure il

più probo e il più onesto, merita di portare sulle spalle il peso di un intero

Paese. Il calcio non è mai solo calcio, d’accordo, ma non è neppure la chiave

di interpretazione dell’universo.

-------

Scommesse, ora tocca ai big

la Procura chiama anche Conte

Sarà sentito il 13 luglio. Il giorno prima Mezzaroma

di MATTEO PINCI (la Repubblica 04-07-2012)

La tregua è finita. La giustizia sportiva piomba sulla serie A dando

improvvisamente corpo alle paure, alle indiscrezioni e agli incubi di un nuovo

scandalo di portata internazionale. La macchia del calcioscommesse, sin qui

emarginato a livello sportivo alla periferia dei campionati professionistici,

rompe gli argini della massima categoria convocando figure di primissimo

livello davanti agli 007 della Procura Federale, in un’escalation che verrà

chiusa il 13 luglio dal tecnico della Juventus campione d’Italia Antonio Conte,

e dal presidente del Siena Massimo Mezzaroma. Due nomi legati a doppio filo

dall’inchiesta della procura di Cremona, e dalle accuse di Filippo Carobbio,

giocatore di quel Siena guidato da Conte in serie A, e che proprio verso

allenatore («Ci rappresentò che avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per

il pareggio») e presidente aveva puntato l’indice. Carobbio, ritenuto

«credibile e coerente» dalla Disciplinare, verrà ascoltato tre giorni prima

dei due “big”. Mezzaroma dovrebbe essere poi ricevuto in via Po, a Roma,

mentre Conte, che dal 12 luglio sarà in ritiro a Chatillon con la Juventus,

potrebbe ricevere la visita del pool di Palazzi a domicilio. «Sulle modalità

ci verremo incontro — spiega il legale dell’allenatore, De Rensis — siamo

fiduciosi e ci presenteremo all’audizione con la massima serenità». Al tecnico

potrebbe essere contestata l’omessa denuncia, anche se aleggia lo spettro

dell’illecito sportivo. «Ma siamo convinti che l’inchiesta evidenzierà

posizioni diverse nei fatti e nei racconti», il parere del legale. A

scagionare Conte sarebbe fino a oggi la deposizione di Ferdinando Coppola,

convocato in Procura Federale per l’11 luglio: «Esortò la squadra a impegnarsi

al massimo», la sua deposizione lo scorso 8 marzo a Torino. Ma l’ex portiere

del Siena è anche chiamato in causa da Carobbio riguardo la posizione di

Mezzaroma: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci

che poco prima, all’esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una

persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di

perdere la partita», avrebbe detto ai pm di Cremona.

Ma Palazzi e i suoi uomini dovranno ascoltare anche Sebastiani, presidente

del Pescara, e Camilli, presidente del Grosseto (accusato da Turati, che verrà

ascoltato il 7), per entrambi appuntamento al 13 luglio. Tasselli rilevanti

nell’indagine della Procura Federale, tessuta sugli atti trasmessi dalla

procura di Cremona. E che coinvolgono altri “big”, da Mauri a Milanetto: non

si profila però per chi è già stato ascoltato la necessità di comparire

nuovamente in via Po, se non «per collaborare fornendo nuovi elementi»,

interpretando le recenti parole di Palazzi. Con il rush finale di audizioni

fissato da domani alla metà del mese, facile ipotizzare un processo sportivo

unico con inizio a fine luglio, sui tre filoni di Cremona, Bari e Napoli. Per

il quale ieri è stato ascoltato anche il portiere del Napoli Morgan De

Sanctis: l’udienza era prevista per domani ma, trovandosi a Roma dove era

sbarcato con la nazionale da Kiev, ha chiesto e ottenuto di poter anticipare

l’audizione.

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Pressioni del vicepresidente Fifa giordano

I petrodollari fanno sdoganare

il velo islamico per le calciatrici

di MA.STE. (Libero 04-07-2012)

Le giocatrici di calcio femminile potranno scendere in campo col velo anche in

incontri internazionali? I soldi degli sceicchi stanno cercando di imporre un

cambiamento del regolamento Fifa; i medici fanno resistenza; e la stessa Fifa

è nell’impasse. All’origine la decisione Fifa (inizio 2012) di escludere la

nazionale di calcio femminile dell’Iran dalle eliminatorie per le Olimpiadi di

Londra. La Repubblica Islamica impone infatti un velo integrale, mentre il

regolamento prescrive per lo meno collo orecchie scoperte.

Ma i soldi dei Paesi petroliferi e integralisti del Golfo Persico stanno

diventando sempre più importanti per il calcio internazionale: l’assegnazione

del Mondiale al Qatar ne è una riprova. E questo punto è uno dei pochissimi su

cui sunniti e sciiti riescono ad andare d’accordo. Vicepresidente della Fifa,

il principe Alì di Giordania nell’ottobre del 2011 ha promosso ad Amman un

gruppo di studio a hoc. E proprio su parere di questo gruppo il 3 marzo

l’International Footbal Association Board (Ifab), l’organo con sede a Londra

che dal 1886 è il custode delle regole del calcio, ha deliberato una nuova

interpretazione dell’articolo 4. Secondo il parere del gruppo di studio, fatto

proprio dall’Ifab, il velo è «un simbolo culturale e non religioso». Dunque,

sarebbe ammesso. Il Principe Alì aveva presentato come pezza d’appoggio le

dichiarazioni di Farida Shojaee, della Federcalcio iraniana: «Gli ufficiali

Fifa hanno confuso il velo religioso con un costume nazionale ». In realtà, la

cosa che bisognerebbe fare sarebbe di prendere gli iraniani in parola, e

mandare in tournée a Teheran una squadra della Papua-Nuova Guinea che appunto

come simbolo culturale e costume nazionale pretenda di giocare con i genitali

di fuori.

La stessa regola 4, però, impone anche un altro principio che viene prima del

divieto dei simboli di parte, dal momento è addirittura più importante: «I

calciatori non devono utilizzare un equipaggiamento o indossare qualunque cosa

che sia pericolosa per loro stessi o per gli altri calciatori». E quando a

maggio la Commissione degli esperti medici Fifa si è riunita a Budapest ha

chiesto con energia di mantenere il divieto di velo. Come ha infatti spiegato

il capo della Commissione dottor Michel D’Hooghe, «certi medici, anche di

Paesi musulmani, ritengono che indossare il velo comporti per le calciatrici

rischi di lesioni a livello del collo e della carotide in caso di scontri a

grande velocità». Furia del Principe Alì e la palla è ora di nuovo all’Ifab.

Che per decidere si riunirà in via straordinaria domani a Zurigo. Essendo però

la Svizzera la terra di Blatter, l’impressione è che dovremo presto abituarci

a vedere le calciatrici in velo.

-------

ASCOLTATO IL 13 LUGLIO

Conte da Palazzi:

iniziata l’estate dei veleni

Stagione già al via, ma Scommessopoli cambierà rose e calendari. Anche Mezzaroma in procura

di VALERIO FELLETTI (Libero 04-07-2012)

Antonio Conte, dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli

indagati per l’inchiesta su Scommessopoli, aveva commentato: «Mi sarei

aspettato almeno una convocazione per spiegare la mia posizione». Il tecnico

della Juve è stato accontentato. Ieri la procura federale ha infatti reso noto

il nuovo calendario delle audizioni per quanto riguarda il secondo filone

d’inchiesta sul calcioscommesse e il 13 luglio è previsto appunto

l’interrogatorio di Conte.

Oltre all’allenatore sono stati convocati anche Filippo Carobbio, colui che

ha tirato in ballo il tecnico riguardo la presunta combine con il Novara, e il

presidente del Siena Massimo Mezzaroma, anche lui coinvolto nell’accordo

secondo il gip di Cremona Guido Salvini. L’accusa rimane sempre la stessa:

associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Verrà

inoltre sentito anche un altro presidente di un club di A, Daniele Sebastiani

del Pescara.

A proposito della gara Novara-Siena, ieri ha rilasciato una dichiarazione

spontanea Alberto Fontana. Il portiere del Novara, uno di quelli sanzionati

più pesantemente con 3 anni e mezzo di squalifica, si è difeso da solo e poi

ai microfoni ha dichiarato: «Mi sono chiesto perché vengo tirato in ballo da

un pentito che nelle motivazioni dell’accusa è ritenuto credibile, anche se io

non lo conosco né l’ho mai incontrato».

Non c’è però solo l’inchiesta di Cremona. Negli stessi giorni la procura

federale ascolterà anche i coinvolti nei filoni di Bari e Napoli. Anche qui i

grandi nomi non mancano: verrano sentiti infatti i napoletani Walter Mazzarri,

Paolo Cannavaro e lo juventino Fabio Quagliarella. Tuttavia loro, al contrario

di Conte, non sono iscritti nel registro degli indagati.

In questi giorni in cui la Serie A riparte (ieri ha iniziato il ritiro la

Roma, oggi è il turno del Parma) i club seguono con interesse gli sviluppi

delle inchieste sulle scommesse. Tutti si aspettano la mano pesante di Palazzi

e le sentenze possono stravolgere il campionato. Per la prossima settimana si

aspettano i verdetti del processo d’appello che possono dare già un’idea della

prossima A: il neopromosso Pescara si aspetta un’ulteriore riduzione dei 2

punti di penalità inflitti. Ma è con il secondo filone d’indagine, quello che

coinvolgerebbe il Siena, Conte, ma soprattutto il Genoa per intenderci, che ci

si aspetta sconvolgimenti per il massimo campionato.

Il problema riguarderebbe calendari e rose. A fine luglio è previsto il

sorteggio dei calendari per la prossima stagione, ma le sentenze definitive

non arriveranno prima di agosto. Senza considerare la classifica, che per

l’ennesima volta sarà decimata da penalizzazioni. Le squalifiche poi rischiano

di decimare le squadre: attenzione al Genoa e al Siena.

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Diritti. Prove di dialogo con Cologno per le partite di Champions League

E sul calcio Sky cerca il disgelo

SCAMBIO

A Murdoch potrebbero far gola tutta l'Europa League e i match del mercoledì,

Mediaset potrebbe avere gli altri incontri di Champions

di DANIELE LEPIDO (Il Sole 24 ORE 04-07-2012)

Mediaset strizza l'occhio a Sky, lo storico nemico della pay tv. E lo fa

nell'occasione più importante dell'anno: la tradizionale serata dei palinsesti,

ossia la presentazione dei propri assi nella manica per la prossima stagione

invernale. Da quella stessa tribuna un anno fa, il clima tra la famiglia

Berlusconi e il magnate australiano Rupert Murdoch era quello, di sempre, da

Guerra Fredda. Dodici mesi dopo si respira un'aria diversa. Che i due

arci-rivali possano diventare in qualche modo alleati.

Sia chiaro: sul tavolo non c'è nessuna prova d'intesa tra digitale terrestre

e satellite, nessun "ecumenismo" televisivo nel nome del decoder ma solo un

paio di ipotesi esplorative fatte da PierSilvio Berlusconi su calcio, diritti

televisivi e pubblicità. Ma comunque abbastanza per far parlare di un disgelo

dopo anni di accuse reciproche e battaglia feroci. Disgelo che potrebbe essere

giocato sul campo di calcio, fuor di metafora. Perché proprio sul pallone e

sulle partite di Champions ed Europa League si potrebbe «pensare a uno

scambio», ha detto lunedì a tarda notte Berlusconi jr, vice-presidente

esecutivo del gruppo, riferendosi in maniera generica a una potenziale nuova

ripartizione degli incontri, in particolare della Champions. Mediaset avrà

infatti in esclusiva assoluta su Italia Uno il match di mercoledì di Champions

e in più in esclusiva in chiaro tutta l'Europa League delle squadre italiane,

che quest'anno vede in lizza tre squadre nostrane: Napoli, Lazio e soprattutto

l'Inter. Un pacchetto che farebbe gola a Murdoch mentre Mediaset potrebbe

avere le altre partite di Champions. Sui dettagli Berlusconi ha glissato, ma

la provocazione-proposta, intanto, è sul tavolo. Bisognerà vedere se a Cologno

accetteranno.

Calumet della pace pronto anche sull'annosa querelle che riguarda il veto

incrociato degli spot. Sky infatti non trasmette da tempo quelli di Mediaset e

viceversa. «Oggi siamo disposti a riprendere la pubblicità di Sky», ha detto

Piersilvio, complice forse anche il tracollo del mercato della pubblicità.

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Calcioscommesse L’azzurro in Procura federale

De Sanctis: Lecce?

Solo ricostruzioni

molto fantasiose

Il portiere per un’ora da Palazzi

venerdì gli altri del Napoli

Cannavaro, Grava e l’ex Gianello

di PINO TAORMINA (IL MATTINO 04-07-2012)

Un teste. Solo un testimone. Morgan De Sanctis è stato ascoltato ieri in via

Po, sede della Procura federale, in qualità di teste. Su di lui, sul portiere

del Napoli e della Nazionale di Prandelli non ci sono accuse o ipotesi di

reato. Perché, sia chiaro, tra i tesserati del Napoli, che pure dovranno

comparire venerdì prossimo al cospetto del procuratore federale Palazzi, c’è

solo un indagato: l’ex azzurro Matteo Gianello accusato di frode sportiva in

relazione a Sampdoria-Napoli. Tutti gli altri, da Cannavaro a Grava e Mazzarri

- che figurano nell’elenco delle persone che la Procura vuole ascoltare - sono

soltanto dei testimoni.

L’audizione di Morgan De Sanctis, prevista inizialmente per domani,

nell’ambito dell’inchiesta sul filone napoletano del calcio scommesse, è stata

anticipata di 48 ore su esplicita richiesta dell’estremo difensore azzurro:

essendo ancora a Roma dopo il rientro di lunedì da Kiev e il ricevimento al

Quirinale dinanzi al presidente Napolitano, il portiere del Napoli ha chiesto

di essere sentito subito, e nel pomeriggio è stato interrogato negli uffici

della Procura Federale.

De Sanctis era già stato ascoltato dalla Procura di Napoli, lo scorso 12

gennaio. Negando, in quell’occasione, come peraltro ha ripetuto ancora ieri,

di non essere «a conoscenza del coinvolgimento di calciatori del Napoli in

scommesse», né di aver mai «sentito parlare di progetti relativi

all’alterazione di risultati delle nostre partite».

A proposito di Gianello, dinanzi ai pm napoletani spiegò che era «non

eccellente» il rapporto con uno l’ex terzo portiere. Inevitabile poi per il

portiere «escludere le fantasiose ricostruzioni o insinuazioni» in merito alla

sua reazione di apparente dissenso dopo il quarto gol della sua squadra contro

il Lecce, in un’altra gara nel mirino della giustizia sportiva dopo le

immagini da dietro la porta diffuse da Youtube. Reazione che per De Sanctis

può «apparire di sconforto ma ero solo scarico di tensione».

I pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri

con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo hanno letteralmente

«radiografato» il Napoli e i suoi giocatori più rappresentativi. E non sono

emersi coinvolgimenti di nessun tipo. De Sanctis, al loro cospetto, sentito

per l’appunto come teste, affermò di ritenere «lo spogliatoio del Napoli

estremamente sano. Ci siamo sempre impegnati al massimo, anche considerando

che la squadra ha sempre combattuto per obiettivi importanti». Sul famoso

Samp-Napoli aggiunse: «Ricordo che Mazzarri invitò tutta la squadra,

nonostante avessimo già acquisito l’accesso alla competizione europea, ad

avere il massimo impegno in quanto da ex ci teneva a fare bella figura».

Mentre su Lecce-Napoli rileva: «Certamente giocammo male, ma eravamo scesi in

campo naturalmente per vincere».

Venerdì sfilerà il resto della squadra azzurra: l’ex azzurro Matteo Gianello,

reo confesso del tentativo di alterazione della gara Sampdoria-Napoli (1-0,

del 16 maggio 2010), e poi a capitan Paolo Cannavaro, a Gianluca Grava, al

tecnico Walter Mazzarri (anche se la sua audizione potrebbe essere rinviata) e

all’ex Giuseppe Mascara.

Intanto il processo d’appello al Calcioscommesse nato dalla seconda tranche

dell'inchiesta della Procura di Cremona (considerando anche quella dello

scorso anno) e dalle dichiarazioni dei «pentiti» Gervasoni e Carobbio si avvia

alla conclusione, ma l’estate della Procura federale entrerà nel vivo solo

quando negli uffici di via Po transiteranno gli altri big della serie A, già

sotto la lente degli inquirenti delle Procure di Napoli e Cremona (ter).

Occorrerà aspettare soltanto un giorno per vedere comparire i primi volti noti

al grande pubblico.

Il clou dell’inchiesta della Procura federale ci sarà con Antonio Conte. Il

suo interrogatorio era annunciato quanto atteso, ma ora c'è anche una data:

sarà ascoltato dalla Procura federale assieme al presidente del Siena, Massimo

Mezzaroma, il prossimo 13 luglio. L'ex tecnico senese e il numero uno dei

bianconeri toscani dovranno dimostrare agli 007 federali la loro estraneità

nelle presunte combine di alcune partite relative alla stagione 2010/2011,

denunciate dai «pentiti» Filippo Carobbio (riconvocato il 10 luglio) e Carlo

Gervasoni. Lo juventino rischia quanto meno un'omessa denuncia.

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Conte da Palazzi:

iniziata l’estate dei veleni

Stagione già al via, ma Scommessopoli cambierà rose e calendari. Anche Mezzaroma in procura

di VALERIO FELLETTI (Libero 04-07-2012)

Antonio Conte, dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli

indagati per l’inchiesta su Scommessopoli, aveva commentato: «Mi sarei

aspettato almeno una convocazione per spiegare la mia posizione». Il tecnico

della Juve è stato accontentato.

si, due mesi dopo

e dopo avere subito una perquisizione

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CALCIO E AFFARI

Il Manchester United torna in Borsa

e sceglie di quotarsi a Wall Street

Il club britannico ha presentato la documentazione per

l'Ipo alla Securities and Exchange Commission. L'obiettivo

dei proprietari americani, la famiglia Glazer, è di

raccogliere fino a un massimo di 100 milioni di dollari e

pagare i debiti senza perdere il controllo della società

di Redazione Repubblica.it ECONOMIA & Finanza 04-07-2012

MILANO - Il Manchester United, 19 volte campione d'Inghilterra e pluricampione

d'Europa, è pronto al debutto nel tempio della finanza: Wall Street. Il club

ha presentato la richiesta per il lancio di un'Ipo (Initial Public Offering)

alla Sec, la Securities and Exchange Commission. L'obiettivo è di portare

nelle casse del club fino a 100 milioni di dollari. Lo riferisce il Wall

Street Journal online ricordando che il Club è della famiglia Glazer dal 2005,

guidata dall'uomo d'affari americano Malcolm Glazer, che possiede anche la

squadra di football americano dei Tampa Bay Buccaneers. L'acquisto del

Manchester United è costato ai Glazer 1,47 miliardi di dollari e ha segnato il

delisting dalla Borsa di Londra dove era quotata dal 1991.

Nei primi nove mesi 2012 il Manchester United ha registrato profitti per 59,9

milioni di dollari, con un notevole incremento rispetto ai 20,9 milioni di

dollari registrati nello stesso periodo dell'anno precedente. Secondo altre

fonti, il club intende vendere un imprecisato numero di azioni classe A, che

garantiscono un voto ognuna, mentre la famiglia Glazer disporrà di azioni di

classe B, che garantiscono ognuna dieci voti, mantendo così l'effettivo

controllo della società.

Il Manchester sembrava destinato a tornare in Borsa non a Wall Street, ma a

Singapore contando sulla grande popolarità del club in Asia, ma il piano è

stato cancellato pochi mesi fa. Uno dei obiettivi della quotazione è di

abbattere l'indebitamento del club che nell'ultima stagione ha perso il titolo

a favore dei cugini del Manchester City nei minuti di recupero dell'ultima

giornata di campionato.

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CALCIOSCOMMESSE

AL VIA IL SECONDO FILONE DI CREMONA

CONTE FACCIA A FACCIA CON PALAZZI

Sarà interrogato la prossima settimana per le accuse di Carobbio su una presunta combine a Siena

Inchiesta

Sarà sentito anche il presidente Mezzaroma

Ieri la volta di De Sanctis

di PAOLO FRANCI (LA NAZIONE 04-07-2012)

art.scoperto grazie a Black&WhiteForever

IL GIORNO di Antonio Conte è arrivato. Il procuratore federale Stefano Palazzi

lo interrogherà il prossimo 13 luglio, assieme al suo ex presidente Massimo

Mezzaroma.

Per il tecnico della Juve però, non ci sarà la ‘sfilata’ tra taccuini e telecamere

in via Po, quartier generale della procura. Dal 12 luglio la Juve sarà in ritiro a

Chatillon ed è lì, con tutta probabilità, che gli 007 federali lo ascolteranno.

Conte e Mezzaroma sono stati chiamati pesantemente in causa dall’ex Siena

e pentito Filippo Carobbio, una delle due bussole «attendibili e credibili »

della procura federale, assieme a Carlo Gervasoni. Carobbio ha tirato in ballo

Conte per Novara-Siena del 3 aprile 2011 (2-2) e Albinoleffe- Siena del 29

maggio 2011 (1-0).

«Ci fu un accordo per far finire la gara in parità - ha raccontato Carobbio

alla procura Figc il 29 febbraio scorso - in effetti ne parlammo anche

durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del

risultato concordato.. Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare

tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio..».

Un’accusa pesante che potrebbe valere il deferimernto per illecito sportivo,

anche se fin qui i tesserati del Siena ascoltati (otto tra dirigenti e giocatori)

hanno negato l’episodio, un fatto che segna un punto importante in favore di

Conte. Carobbio, ha poi chiamato in causa Stellini, oggi vice di Conte alla Juve,

per Siena-Albinoleffe. Carobbio ha raccontato che Stellini chiese a lui e a Terzi

di «contattare qualcuno dell’Albinoleffe per prendere accordi sulla partita. .

in modo di lasciare i punti a chi ne avesse avuto bisogno. . in società tra

calciatori, allenatore e società, si parlò molto dell’accordo raggiunto». Per

questo episodio, Conte rischierebbe l’accusa di omessa denuncia e qui

la posizione del Siena è più delicata, in quanto la circostanza è stata

confermata da Poloni, Passoni e Garlini, all’epoca i tesserati con

l’Albinoleffe.

Il 10 luglio Carobbio sarà ascoltato nuovamente da Palazzi, in particolare

sul nuovo interrogatorio di Cremona desecretato poche settimane fa, nel quale

ha pesantemente chiamato in causa il presidente Massimo Mezzaroma. Carobbio

ha raccontato che il portiere Coppola fu avvicinato da una persona vicina al

presidente che gli chiese di perdere la partita con il Varese «perchè il presidente

aveva scommesso o voleva scommettere », incassando un «no» della squadra e

dello staff tecnico.

Ieri, per il filone napoletano è stato ascoltato Morgan De Sanctis: il portiere

era previsto per giovedì prossimo, ma essendo a Roma di ritorno dagli Europei,

ha ottenuto di anticipare l’audizione.

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Inviato (modificato)

IO & GERVASONI

di Redazione Online La Settimana Sportiva 04-07-2012

mengoni-a-sorrisi1.jpeg

Con l’interrogatorio a Conte in vista e le sentenze in arrivo ancora più miti

delle prime, il direttorissimo Aldo Vitali e l’altro direttore (de La Settimana

Sportiva ndt) sui perché e percome di un Calcioscommesse che promette.

Di essere tutt’altro che l’ultimo, ovviamente.

Glezos (Alberganti ndt): Giulio Cesare Prandelli aveva definito “sfigati”

i giocatori coinvolti nel Calcioscommesse. Se lo sono, a chi tra

loro daresti l’Oscar della Sfiga?

Aldo Vitali: Mmmmhhh. Innanzitutto non sono d’accordo col termine

“sfigato”, perché secondo me tutti quelli coinvolti nello scandalo sono dei

farabutti e dei disonesti. Voglio dire, ci può anche essere all’interno di una

banda o di un gruppo qualcuno che credendo di ricavare tanto da un suo

atto di disonestà alla fine ci guadagna poco, e che però alla fine resta

comunque un farabutto. E tra loro ci metto anche quelli che scommettono non

potendo farlo, anche senza alterare per forza il risultato. Ci sono parecchie

cose da considerare, ad esempio la distinzione tra chi vendeva e comprava le

partite e chi si limitava a scommettere, non potendo comunque farlo, anche se è

chiaro che sono due cose diverse e che è molto più grave scommettere dopo

avere alterato la partita. Ma se c’è una regola che dice che non puoi scommettere,

tu non puoi e fine dei discorsi. Quindi io non considererei tanto degli sfigati

questi signori, ma piuttosto dei delinquenti e dei farabutti che imbrogliano

soprattutto i sentimenti dei tifosi, che sono passionali e pagano i loro

stipendi. Perché poi alla fine tutto questo Ambaradan è tenuto in piedi dai

tifosi: sì, le TV pagano le società, ma è il tifoso che poi alla fine paga

l’abbonamento alla televisione, quindi l’origine del denaro è nella sua

passione. Chiunque imbrogli in qualsiasi modo approfittando di tutto questo

per me è un delinquente e non uno sfigato. Purtroppo è più sfigato uno

come me, che mi guardo la partita senza minimamente sospettare che ad

esempio Inter-Lecce sia taroccata. E ti parlo proprio di una partita dell’Inter

che ho visto allo stadio e della quale mi ricordo molto bene, una di quelle

che l’Inter doveva vincere e stravincere, e che invece finì solo 1 a 0 dopo

grandi patimenti. Bene, io penso che in quei 90’ non sia successo niente

- come è emerso dalle indagini-, ma anche il solo fatto che qualcuno del

Lecce o dell’Inter, o un ungherese o un indonesiano abbiano provato a

mettere le mani su una partita che io ho pagato per vedere e che ho sofferto

(perché fu durissima), beh, questo è inammissibile. Quindi io sono non tanto

per una linea dura, ma per la squalifica a vita per chiunque si macchi di un

illecito sportivo.

G: Non pensi che un punto cruciale sia il distinguo tra giustizia

penale e sportiva?

AV: Il problema è che la giustizia sportiva deve per forza essere più veloce

di quella penale, e probabilmente anche un pochino più sommaria. E’ ovvio

che non si possono aspettare 10 anni per capire se Gervasoni è colpevole

o innocente: ci sono di mezzo i campionati e tutto il resto, quindi è anche

giusto che il tribunale sportivo faccia più in fretta. In più, la giustizia

penale a volte giudica meno gravi illeciti che quella sportiva considera più

gravi, perché se tu compri una partita magari dal punto di vista penale è un

atto grave e punibile, ma è anche vero che nel codice penale ci sono

duecentomila reati molto più pesanti. Questo per dire che io non invoco

l’ergastolo per chi truffa in campo, ma vorrei semplicemente la sua

radiazione. E la vorrei sia per chi porta a termine un illecito come per chi

ci prova, per scoraggiare qualsiasi idea balzana. Ecco perché mi stupisco ogni

volta che vedo dare due anni, tre anni, due punti di penalizzazione, tre punti,

qualche squalifica più o meno breve e stop, quando invece la mano del

tribunale sportivo dovrebbe essere pesante, anche se magari a livello per così

dire un po’ più superficiale rispetto al tribumale ‘normale’. Ci dovrebbe

essere un solo articolo: “Nello sport non si imbroglia”. Se tu evadi da questo

articolo, sei già colpevole in partenza.

G: Con questo ennesimo calcioscandalo tricolore e dopo le prime

sentenze meno che miti, possiamo dire che la truffa sportiva è

indissolubilmente legata a un certo tipo di italianità?

AV: Beh, di scandali nel calcio ne sono accaduti anche all’estero. Da noi

magari è tutto più marcato, ma sono successe cose del genere anche in

Polonia, Germania….

G: Sì, ma all’estero i colpevoli spesso vengono radiati e/o

incarcerati. E gli scandali non si ripropongono ogni biennio.

AV: Se la vediamo da questa prospettiva, allora è la prova che siamo dei

farabutti. Se la statistica è questa, l’unica cosa che posso dire -oltre ad

augurarmi un pesante inasprimento delle pene- è che bisognerebbe trovare

in fretta delle correzioni. La prima che mi viene in mente è il ridurre il numero

delle squadre che partecipano ai campionati di A, B e Lega Pro, in modo

da ridurre il numero di partite inutili per la classifica. Pechè se il Chievo e

il Siena (e dico due nomi assolutamente a caso) sono salvi alla quartultima e

si ritrovano a giocare al Bentegodi, io che magari sono un abbonato del Chievo

e -ribadisco- ho pagato per vedere quella partita vado allo stadio dicendomi:

“Bene: siamo salvi, oggi mi vedo una partita senza tensioni”, e magari proprio

per quel motivo la partita è stata truccata. Se invece di 20 squadre in A ce

ne fossero 16, le partite sarebbero più incerte fino all’ultima giornata,

perché creerebbero le probabilità che in ogni partita ci si giochi qualcosa:

chi la partecipazione alla Europa League, chi la salvezza eccetera. L’altra

settimana vedevo la Sampdoria festeggiare in campo la promozione dopo

la seconda partita col Varese, e il giorno dopo giri la pagina del giornale e ci

trovi la pappardella sul derby col Genoa taroccato. Si gioca sub judice, e

questo è allucinante.

Glezos : Quello nella foto con te che pubblichiamo oggi (Marco Mengoni

ndt) non è Gervasoni. Ma un po’ gli somiglia.

(Aldo Vitali è direttore di ‘TV Sorrisi & Canzoni’. Ha lavorato con Indro

Montanelli, poi a ‘Topolino’, ‘Max’ e ‘GQ’. Grande appassionato di calcio ed

estemporaneo telecronista, ha scritto tra gli altri ‘Fregati da Dio – Il Folle

Destino Di Essere Interisti’ e ‘Perfida Signora – Perché Un Italiano Su Due

Odia La Juventus’).

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Il caso. Stiramento fra il primo e il secondo grado al polpaccio sinistro

Chiellini fuori 40 giorni. Bianconeri seccati.

Supercoppa a serio rischio. Nel mirino la gestione dell'infortunio in Nazionale.

Andrea Elefante & Mirko Graziano - Gasport 04-07-2012

Non serviva l’esito degli esami: bastava vederlo camminare ieri mattina. Anzi, zoppicare. Alle ore 20.30 di ieri sera, la certificazione dell’infortunio di Giorgio Chiellini: stiramento tra il primo e il secondo grado al polpaccio (gemello mediale sinistro); 35-40 giorni di stop, preparazione che scatta con l’handicap e Supercoppa italiana seriamente a rischio. La rassegnata preoccupazione del difensore juventino si era manifestata già quasi dodici ore prima. Ore 9.30, aeroporto di Fiumicino: il gruppo di torinesi della Nazionale si avvia al gate del volo Roma-Torino. Davanti a tutti c’è lui, Chiellini: seguono a ruota Marchisio, Giovinco e Ogbonna. Seguono per poco, in verità: il passo di Chiellini è quello che è, non ci vuole molto a sorpassarlo. Il Chiello non è tipo da far scene, la smorfia è di chi sente male davvero, anche solo a camminare. Di chi fa ancora fatica a metabolizzare non solo la sconfitta con la Spagna, ma anche un infortunio quasi inevitabile. Erano «cotti», come ha ammesso Prandelli, quasi tutti gli azzurri: figuriamoci lui che aveva appena recuperato miracolosamente da un altro infortunio, al flessore. E proprio questo alla Juve è andato giù così così.

Juve perplessa - Va infatti detto che il k.o. del Chiello non è stato accolto benissimo a Torino. I segnali di distensione fra Figc e corso Galileo Ferraris sono reali, e in casa Juve resta massima la disponibilità verso la Nazionale, «per noi è un motivo di grande orgoglio dare a Prandelli così tanti giocatori», hanno più volte dichiarato Conte e Marotta. Ma la gestione di Chiellini in Polonia e Ucraina non ha per nulla convinto la dirigenza bianconera: il recupero- lampo dopo lo stop contro l’Eire, la faticaccia con la Germania e la convinzione che il ragazzo fosse in generale parecchio «carico» a livello muscolare prima della finalissima, visto che lo stesso flessore lesionato contro l’Eire non è stato trovato in buone condizioni negli esami di ieri sera. Insomma, Juve seccata, ma l’impressione è che lo stesso Chiellini non avrebbe mai rinunciato alla gara di Kiev.

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Fifa alarmed at widespread 'abuse' of painkillers

By MATT McGRATH, Science reporter (BBC World Service 05-06-12 Last updated at 01:24 GMT)

Fifa's chief medical officer has said the "abuse" of painkillers is putting

the careers and long-term health of international footballers in jeopardy.

Dr Jiri Dvorak found that almost 40% of players at the 2010 World Cup were

taking pain medication prior to every game.

Ahead of Euro 2012, Dr Dvorak has urged football to wake up to the problem.

He told the BBC that younger players are imitating the seniors and taking

painkillers far too frequently.

Fifa's medical team asked team doctors to provide a list of medications that

players were taking ahead of each game in the 2010 World Cup.

Previous surveys at international tournaments established that many players

were using large numbers of pain killing and non steroidal anti inflammatory

drugs (nsaids).

But the results from South Africa 2010, published recently in the British

Journal of Sports Medicine, show higher levels of use than ever before.

Thirty-nine percent of all players took a painkilling agent before every

game.

There were huge differences between countries with some teams doling out

over three medications per player per game.

Teams from North and South America had the highest reported use of

medications per match and per player.

"I think we can use the word abuse - because the dimension is just too much, "

Dr Dvorak told the BBC.

"Unfortunately, there is the trend to increase the intake of medication. It

is something that we have to really take seriously and ask what is behind it?"

Experts say that painkilling medication can be particularly dangerous in

professional sport. In high-intensity exercise like football, a player's

kidneys are continuously working hard, making them more vulnerable to

damage from strong drugs.

Dr Dvorak believes that a major factor in the growing use of painkillers in

football is the pressure on team doctors to get injured players back on the

pitch quickly.

"The team doctors, most of them they are under pressure between the diagnosis

and the appropriate treatment between the pressure to bring the player on the

pitch, if they take them too long out they might be out of a job. "

Former German international player Jens Nowotny knows from his own experience

that there is pressure on everyone.

"It's hard when someone from the club comes and says it's important that you

play and the team and the club needs you - it's your decision but the pressure

from people around - you can't ignore it.

"And the doctors are under pressure too."

Other scientists agree that the Fifa research is concern.

Dr Hans Geyer, deputy director of the Wada (World Anti-Doping Agency)

accredited anti-doping laboratory in Cologne, said: "This is an alarming

signal. We have co-operated with Fifa also in this field and we can confirm

their data."

"What we have seen from the Fifa studies is that often athletes take the pain

killers as a preventive. They take them to prevent a pain which may occur, to

be totally insensitive.

"The problem is, if you switch off alarm systems that protect your tissues,

you can have irreversible destruction of tissue."

Jens Nowotny says players want to play more than anything. To be out injured

means someone else is playing and you may not get your place back.

In his view, footballers are willing to do what ever it takes to stay on the

pitch.

"It's part of the job - maybe it would be better to take no pain killers, to

not ignore the body' s signal to stop, but it is part of the job and we earn a

lot of money - it's part of the business."

Other forms of football are also coming to terms with the use of painkilling

medications.

In the United States, 12 former NFL players are now suing the league over the

use of the powerful anti-inflammatory drug Toradol.

They argue that the medication masked the pain of head injuries and led them

to play on and suffer concussions as result.

The players say that sometimes they were lined up in what they termed a

'cattle call' and injected with the drug whether they were injured or not.

Dr Tanya Hagen is from the University of Pittsburgh medical centre. She works

with many teams in different sports and has acted as a consultant to the

Pittsburgh Steelers in the NFL for 10 years. She says that the easy

availability of powerful pain medications contributes to the problem of abuse.

"Even though the use of painkillers is a hot issue for me, I guarantee that

many of the athletes I work with are taking nsaids without my knowledge or I'm

not even asking them about it.

"Sometimes we don't even see the athletes unless they think it's a severe

enough injury to come see the doctor."

And the risks of using nsaids are not just confined to the kidneys and liver.

There are also worries over their impact on hearts. Dr Stuart Warden from the

University of Indiana is an expert in the use of these drugs by athletes.

"There is an elevated risk of cardio vascular side-effects with almost all

nsaids and the risk increases with duration of use. It is best to limit nsaid

use to when it is indicated - such as the treatment of acute pain and

inflammation.

However, cardio vascular side effect risk does depend on the presence of

other risk factors and the type nsaid being taken. "

As well as concerns about senior players using pain medications at

tournaments like the upcoming Euro 2012, Dr Dvorak is increasingly worried

about younger players.

"Football has to wake up because the youngsters are mimicking the older ones.

We have nsaid abuse in the under-17 age competitions by something like 16-19%

of players. This for me is even more alarming."

"We have to change the attitude. It is a cultural phenomenon because the

medications are so easily accessible."

-------

Is pain medication in sport a form of legal doping?

By MATT McGRATH, Science reporter (BBC World Service 05-06-12 Last updated at 00:32 GMT)

The deputy director of the World Anti Doping Laboratory in Cologne says

that painkillers fulfil all the requirements of a doping substance.

Dr Hans Geyer has been evaluating doping control forms and urine samples

for a decade looking for evidence of pain medication.

He found that athletes in many fields are taking large quantities of these

drugs both in and out of competition.

He says that controlling these drugs in sport is impossible.

Dr Geyer says that as well as the analytical data he has been told directly

by players that abuse of medications is widespread.

"In a world championship in handball I have an original citation from one of

the best players who said 50% of the team that won the championship took

diclofenac - therefore we have to ask what is going wrong? Is the training too

hard? Can a normal person not do these sports without painkillers? This is

very alarming.

"It's well known that Andreas Erm who won a bronze medal in the 50km walk

in the 2003 world athletic championship in Paris received pain killers several

times during the walk - can you tell me this is not performance enhancing?

"His body was not able to walk 50km on this day in such a speed but he won

the bronze medal because he was treated with pain killing medications!"

Doping grey zone

Dr Geyer says that competitors like Erm were not doing anything wrong.

There is obviously a need to treat competitors in an event if they are in pain.

But out of competition he is worried that about the use of medicines. Athletes

may be able to improve their training performance because they don't need

such a long recovery time after a hard session.

"It is a grey zone. In my opinion pain killers fulfil all requirements of a

doping substance because normally pain is a protection mechanism of the

body and with pain killers you switch of this protection system, like if you switch

off fatigue, which is also a protection mechanism of the body.

"Painkillers really enhance performance but they have negative effects on

body tissues, maybe irreversible effects."

But while pain killing medications may have performance enhancing effects,

Dr Geyer believes it will not be possible to limit their use in sport.

"I think the control of these substances is impossible, as they are easily

available in society. Therefore it is not possible to treat the use of

painkillers in the same way as other doping substances. "

Who is responsible?

There are issues relating to the supply of these medications as many of

the most powerful pain killing drugs are available only on prescription.

Dr Geyer argues that the medical community often has no choice but to give

in to the demands of high profile athletes.

"Doctors know that there may be problems with tissues and bones and the

knees and they also know that if they allow the athlete to continue his training

and competing with pain killing medications there will most probably be

irreversible or long-term effects.

"This should be discussed. There a question of ethical responsibility and the

motivation of sports medicine.

"But you know if an athlete doesn't receive the medication from one doctor

he goes to the next and if he is a famous athlete he will receive everything.

This is also a question that should be discussed."

L’allarme della Fifa: “Preoccupante abuso

di farmaci nel calcio. Salute a rischio”

Il dipartimento di medicina della federazione calcistica mondiale ha

chiesto ai medici delle nazionali partecipanti al Mondiale in Sudafrica

nel 2010 di consegnare l'elenco di tutte i prodotti farmaceutici

utilizzati nelle 72 ore precedenti gli incontri. I dati sono sconfortanti

di LUCA PISAPIA (il Fatto Quotidiano.it 04-07-2012)

“L’abuso di farmaci nel calcio sta raggiungendo livelli preoccupanti, è a

rischio la salute dei giocatori”: parola di Jiri Dvorak, responsabile del

dipartimento di medicina della Fifa, in un’intervista alla BBC. Siccome da

precedenti ricerche al team medico della Fifa risultava che nel calcio si

facesse un eccessivo uso di medicinali antidolorifici e antinfiammatori senza

steroidi, l’equipe capeggiata dal dottor Dvorak ha chiesto ai medici delle

nazionali partecipanti al Mondiale in Sudafrica nel 2010 di consegnare loro

l’elenco completo di tutte le medicine utilizzate nelle 72 ore precedenti gli

incontri. I risultati, pubblicati di recente nel British Journal of Sport

Medicine sono impressionanti.

Risulta infatti che il 39 per cento dei giocatori abbia assunto

antidolorifici prima di ogni partita, e che più del 60 per cento (444

giocatori su un totale di 736 partecipanti) li abbia assunti almeno una volta

durante il torneo. I numeri variano a seconda dell’importanza delle partite:

una media di 0,77 durante i gironi di qualificazione, che sale a 0,87 durante

la fase finale a eliminazione diretta. E delle nazioni che li utilizzano: di

più le squadre nord e sud americane con una media di 1,18 per giocatore

contro gli 0, 64 delle altre squadre. Le conclusioni della pubblicazione

sono impietose: l’uso di medicinali prima di una partita di calcio risulta

essere la norma in certe squadre, con implicazioni disastrose per la

salute dei giocatori.

Secondo i medici l’utilizzo costante e prolungato di antidolorifici e

antinfiammatori ha effetti deleteri per chi pratica sport a livello agonistico,

soprattutto per i danni sul fegato, già sottoposto a sforzi eccessivi. Il

dottor Geyer, responsabile del laboratorio della Wada (l’Agenzia mondiale

antidoping) di Colonia, in Germania, spiega: “Dagli studi della Fifa sembra

che i calciatori utilizzino antidolorifici e antinfiammatori come prevenzione,

per essere insensibili ad un eventuale dolore da patire durante la partita. Il

problema è che così facendo spengono il sistema d’allarme che li avvisa se

qualcosa non funziona nei tessuti corporei, rischiando di produrre

l’irreversibile distruzione degli stessi tessuti”.

Il responsabile medico della Fifa spiega poi come l’esagerata

somministrazione dei medicinali possa essere dovuta alla pressione cui

sono sottoposti i medici per rimandare in campo i giocatori infortunati

il più velocemente possibile. “I medici delle squadre sono costretti a

prendere decisioni forzate tra quella che ritengono la giusta diagnosi e la

velocità loro richiesta per rimettere in sesto un giocatore – dice Dvorak -,

se ci mettono troppo rischiano di perdere il lavoro”. Inoltre l’abuso di farmaci

non è circoscritto solo alle competizioni più importanti, ma si sta diffondendo

anche tra i più giovani. “Il mondo del calcio si deve dare una svegliata –

continua -, perché i giovani sembrano voler imitare i vecchi e anche nelle

competizioni under 17 è stato rilevato che quasi il 20 per cento dei ragazzi

assume medicine prima delle partite, una percentuale che ancor più allarmante

di quella precedente”.

Ma il problema dell’utilizzo di questi farmaci, con le gravi conseguenze

per la salute degli atleti, non deriva solo da una questione di fretta

nel rimettersi in sesto o di imitazione dei più grandi. “Oramai l’utilizzo di

questo tipo di medicine, così facili da reperire, è diventato un fenomeno

culturale nel calcio – dice Dvorak, che è il primo ad allungare ombre di

sospetto su questa pratica – Possiamo tranquillamente parlare di abuso

di farmaci perché le dimensioni del fenomeno sono veramente esagerate

ed in continua crescita. E’ un problema da affrontare in tutta serietà

e bisognerebbe anche chiedersi che cosa possa nascondersi dietro l’abuso

di antinfiammatori e antidolorifici”.

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La Lega di A propone la proproga di un anno del

contratto collettivo. Si attende risposta dell'Aic

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 04-07-2012)

Una proroga di un anno secco fino al 30 giugno 2013 sull'accordo collettivo

(contratto di lavoro dei calciatori) con solamente una integrazione al testo

in vigore che introdurrebbe la possibilità per le società di sospendere gli

emolumenti ai calciatori a fronte di illeciti sportivi. Lo ha deciso l'assemblea

delle società di serie A che ha anche approvato un percorso che dovrebbe

condurre a una nuova convenzione promopubblicitaria, definita

«particolarmente innovativa».

Cosa risponderà adesso il sindacato dei calciatori?

Sciopero? La sciatteria della Lega è davvero inqualificabile...

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La Lega di A propone la proproga di un anno del

contratto collettivo. Si attende risposta dell'Aic

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 04-07-2012)

Una proroga di un anno secco fino al 30 giugno 2013 sull'accordo collettivo

(contratto di lavoro dei calciatori) con solamente una integrazione al testo

in vigore che introdurrebbe la possibilità per le società di sospendere gli

emolumenti ai calciatori a fronte di illeciti sportivi. Lo ha deciso l'assemblea

delle società di serie A che ha anche approvato un percorso che dovrebbe

condurre a una nuova convenzione promopubblicitaria, definita

«particolarmente innovativa».

Cosa risponderà adesso il sindacato dei calciatori?

Sciopero? La sciatteria della Lega è davvero inqualificabile...

dopo un anno....................................

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Vacanze a Cialtronia: l'ultimo cinepanettone di De Laurentiis

Xavier Iacobelli - calciomercato.com - 7-04-2012

04 luglio alle 17:41

Dal vocabolario Sabatini-Colletti. Cafone: Maleducato, volgare, di cattivo gusto. Diminutivo: cafoncello. Tutto il mondo conosce l'amore smisurato per la cultura che contraddistingue l'arte cinematografica di Aurelio De Laurentiis, illuminata dai capolavori catalogati come cinepanettoni. Si tratta di autentici concentrati di stile, eleganza e ironia, rifuggenti scurrilità e immondizie verbali. Per questo non si capisce come mai, ogni volta che li vedono, i Fratelli Lumière si rivoltino nella tomba e si pentano di avere inventato il cinema.

Per questo, siamo certi che il medesimo De Laurentiis non abbia bisogno di consultare il dizionario. Il presidente del Napoli conosce bene il significato dell'insulto con il quale oggi in Lega (rinomato convivio di alcuni gentiluomini che si trattano a pesci in faccia, soprattutto quando si spartiscono i diritti tv) ha gratificato la categoria dei "giornalisti di calcio", rei di fare il loro mestiere.

Come Andrea Longoni, irriducibile mastino di Telelombardia, cresciuto alla scuola di Fabio Ravezzani. Come Daniele Porro che, ieri sera, con un'intervista deambulante ha inchiodato Marco Branca ai suoi monosillabi spocchiosi quanto indegni della comunicazione di una società fra le più famose al mondo qual è l'Inter.

De Laurentiis ha minacciato "di mettere le mani addosso" al collega perchè lui, come tutta la nostra vil razza dannata, vuol sapere quanto costa Cavani, quanto guadagna Cavani. In fondo, i lettori che leggono le cronache del calciomercato chiedono delle previsioni meteo e delle abitudini sessuali delle tartarughe delle Galapagos. E basta parlare di soldi, no?

In fondo, chi è stato quest'inverno a dire testualmente: "Sapete quanto ha preso Johnny Depp per l'ultimo episodio di Pirati dei Caraibi? Cento milioni". Il signor Aurelio De Laurentiis, come ci ha puntualmente ricordato un lettore su Facebook. Dev'essere un sosia.

E chi è stato a dire che "Messi è un cretino: dovrebbe dire di no alla Coppa America"? Sempre il signor De Laurentiis. Dev'essere un altro sosia.

E chi, il 27 luglio 2011, ha insultato i presidenti e i presenti alla compilazione dei calendari, saltando sul motorino di un malcapitato che passava di lì per caso? Cliccate qui e ascoltate:

Il guaio è che, dopo avere detto ai colleghi "Siete delle m. Voglio tornare a fare il cinema", De Laurentiis non è stato di parola.

Noi, invece, manteniamo sempre gli impegni. Quant'è vero Iddio, promettiamo che continueremo a fare i cafoni. E a stare per tutta la vita dalla parte dei cretini. Come Messi.

Xavier Jacobelli

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Ora che l’Europeo è finito, diciamolo:

la nazionale dei brutti, sporchi e cattivi siamo noi

In barba ai giacobini che invocavano la selezione degli onesti,

Prandelli ci ha regalato il capolavoro di un’Italia con la nostra faccia.

Un po’ viziosa, un po’ perfettina. Un po’ corrotta, un po’ perbenista

di FRED PERRI (TEMPI.it 04-07-2012)

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Questo è il romanzo di una nazionale per tutti, di una nazionale di tutti, di

una nazionale di bravi ragazzi, ma, nell’immaginario di molti moralisti in SPE

(servizio permanente effettivo), di una nazionale di brutti, sporchi e cattivi,

di figli del dio minore del football e adepti del lato oscuro della forza.

Ahinoi, questo romanzo si è chiuso con un unhappy end nella notte di Kiev,

spazzata da un vento fresco che non abbiamo ritrovato in Italia. Troppo forte

la Spagna costruita sui due grandi blocchi (Barcellona-Real Madrid) mentre noi

paghiamo l’internazionalismo dell’Inter (oh, non è questione di “colpa”, un

club privato fa giustamente quello che vuole, parliamo di fatti, non di

responsabilità) che ha dominato per cinque anni senza italiani o quasi. Ci

siamo ripresi quando è riemersa dal nulla la Juventus, con il suo “blocco”. Ma

questa è un’altra storia.

Comunque sia andata, per me, per noi cinici e bari, anarco-individualisti,

refrattari ai regimi moralisti e polizieschi, è stata la vittoria di un gruppo

di emarginati, di appestati (almeno quando hanno lasciato il centro tecnico di

Coverciano invaso da camionette della Finanza o di chi per essa), di maledetti

da baraccopoli come quelli descritti dal film omonimo di Ettore Scola (1976).

Il peggiore di tutti, naturalmente, era ed è Gigi Buffon-Giacinto Mazzatella,

descritto come un malandrino alla vigilia dell’Europeo, mostro sbattuto in

prima pagina. È stata una nazionale che è andata al di là di quello che

pensavamo anche se non ha avuto la forza di sbattere in faccia un successo

inaudito a giornalisti con l’amore viscerale per le manette per cui questa

nazionale doveva essere ricevuta a Rebibbia e non al Quirinale, che sono

arrivati addirittura a tifare contro, come se la vittoria avesse portato

l’amnistia, l’indulto o il colpo di spugna (ma poi da cosa? Da chi? Non si

capiscono ancora quali siano le colpe); a pm (o ex pm) che non riescono a non

staccarsi da un protagonismo pernicioso che si sono ri-presentati, dopo lunghi

momenti d’oblio, a pontificare sui media, impersonificazioni moderne di

antichi menagramo, a pochi giorni dalla finale parlando di inchieste vecchie

come il cucco ma da tenere vive: indagini forever, immagini fisse sui giornali;

a comici con la vocazione da tribuni della plebe che non dicono neanche cose

sbagliate (quando sostengono che la Spagna ha costruito il suo successo sulle

tasse più basse d’Europa per i club di calcio e su un indebitamento mostruoso

che ora verrà colmato anche con i nostri soldi), ma che mischiano partite di

calcio con problemi diversi, facendo di tutte le erbe un fascio.

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Ecco, a proposito di questo, la nazionale di Cesare Prandelli è stata quella

che non ha separato il grano dalla zizzania, l’erba buona (ma poi secondo chi?)

dall’erba cattiva (e anche qui: secondo chi?). Un noto giornalista

robespierriano, che sul pc c’ha la ghigliottina incorporata e come optional

perfino un gruppetto di tricoteuses, l’ha definita la nazionale «espressione

delle scommesse clandestine». Beh, veramente a tutt’oggi, tra i 23 convocati,

c’è solo Leonardo Bonucci con un avviso di garanzia per il fatto in questione.

Però basta per fare di questo gruppo l’espressione di «un mondo marcio e

corrotto». Quanta banalità. Poi ha tuonato: vorrei sapere che cosa sono quel

milione e mezzo versati da Buffon a un tabaccaio di Parma! Bravo. Qui sono

d’accordo, vorrei saperlo anch’io, ma chi ce lo deve dire, se c’è qualcosa di

illegale? Magari magistrati e investigatori che hanno tirato fuori la

faccenda. È passato più di un mese, da quando il capitano Gigi Buffon è stato

svillaneggiato. Sono partite verifiche, sono state effettuate perquisizioni.

Che cosa hanno trovato? Non lo sappiamo, però una cosa la sappiamo e viene

dall’organo di controllo dei Monopoli di Stato. Nella famosa tabaccheria, dove

il flusso di denaro sembrava sospetto, le vincite sono assolutamente nella

norma, anzi, leggermente inferiori (77 per cento) alla media nazionale (81 per

cento).

«Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo». Madonna, con questi

non servono tutti gli strumenti e le cantilene anti-malocchio di Pappagone.

Travaglio contro l'Italia. «Io tifo Germania»

Quella perversa voglia di negativo

C’è una voglia perversa, nell’Italia degli ultimi anni, esiste un desiderio di

vedere sempre le cose in modo negativo. C’è voglia di sfascio, in questo

paese che un po’ ci è e un po’ ci marcia. Già, perché molti, con la difesa

dello Stato di polizia, del grande fratello che ascolta le nostre vite, i nostri

respiri, i nostri peccati, più o meno grandi, più o meno reati e li mostra a

tutti, con i brogliacci distribuiti come antiche veline, con il vedere sempre

tutto sbagliato e tutto da rifare (ma mai che tentino di rifarlo loro, loro

solo distruggono), con il predicare sempre le regole come definizione assoluta

del vivere; ecco, tutti questi, ci campano pure, ci mantengono delle famiglie,

forse anche delle fidanzate unofficial perché anche loro, segaligni, magri da

far orrore, monaci guerrieri, non hanno solo la lancia in resta, ma anche

altro.

C’è questa voglia perversa e utilitarista, però questa volta una cosa bisogna

riconoscerla. Questa nazionale li ha spiazzati, perché è veramente lo specchio

del paese, dell’Italia, della nostra cultura nazionale, della nostra way of

life.

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La nazionale dei brutti, sporchi e cattivi siamo noi. Questa nazionale ci

rappresenta perfettamente, forse nessuna nazionale ci ha mai rappresentato

come questa. Nemmeno quella del 1982, che pure fece unire il paese, lo

costrinse a considerarsi una cosa sola, come non è avvenuto neanche con

le posticce manifestazioni per i 150 anni dell’Unità. Invece i moralisti in

servizio permanente effettivo vorrebbero, oltre alla nazione, anche la

nazionale degli onesti, oltre a decidere chi sta dentro e chi sta fuori (dalle

galere), oltre a giudicare chi può fare l’onorevole e chi no, chi può

governare e chi no (tutto questo a loro insindacabile giudizio, degli elettori,

vil razza dannata inferiore, non si curano), oltre ad autoproclamarsi

detentori delle loro verità da salotto (il loro), da terrazza o da osteria,

vorrebbero fare le convocazioni in base ai sospetti, agli avvisi di garanzia,

agli assegni, alle loro paturnie di giudici inappellabili.

E invece, per fortuna, le convocazioni le ha fatte Cesare Prandelli da

Orzinuovi, e ha messo insieme un gruppo che ci sintetizza perfettamente.

Cesare è una persona fantastica, seria ma senza essere pesante, sobria ma

senza risultare ingessata. Ha una grande umanità, è capace di accoglienza.

Qualcuno lo definisce “democristiano”. Pensa di insultarlo, in questo modo, e

invece gli fa un complimento perché la sua è proprio una nazionale

democristiana, con tanti piccoli compromessi, qualche concessione qua,

qualche irrigidimento là, ma che, alla fine, è riuscita nel boom calcistico di questo

Europeo partendo dalle macerie. All’Italia degli onesti (o degli “onestoni”

come la chiama qualcuno) non ha contrapposto l’Italia dei disonesti, come la

chiama qualcuno, ma l’Italia vera, la nostra Italia del 2012, dove bisogna

accettare tutti, con pregi e difetti. E se vogliamo salvarci dobbiamo farlo

così, con i morali e gli immorali, con santi e peccatori.

Cassano e la conferenza stampa sui gay in Nazionale

Bravi ragazzi e bad boys

C’è un grande portiere (Gigi Buffon) con qualche vizio, come tutti noi. E chi

non ne ha? Io, che tra breve mi siederò a una lauta e ricca tavola, dovrei

essere il primo a tacere. A lui piace il gioco e magari ci butta tanti soldi,

ma tanti, per esempio, li dà anche in beneficenza ma né lui ci tiene a

sbandierarlo, né le buone notizie, da noi, valgono come le cattive. C’è un

ragazzo della cantera della Juventus (Claudio Marchisio) che potrebbe andare

bene al partito degli onesti perché è serio, si è sposato giovane, non dà

segnali di squilibrio, è disposto al sacrificio e quando parla non dice mai

cose avventate. C’è un difensore rientrato dalla Germania nel gennaio del 2011

come una sorta di emigrante che torna a casa dopo aver fatto fortuna. Solo che

lui (Andrea Barzagli) la fortuna è venuto a riconquistarsela qui, alla

Juventus, dove ha giocato un campionato straordinario. Ecco, anche lui

potrebbe andare bene. C’è il suo collega di reparto che invece la banda dei

moralisti non avrebbe voluto perché risulta indagato per scommesse dalla

procura di Cremona. Vediamo come va a finire, ma questo ragazzo di 25 anni

(Leonardo Bonucci) che ha pianto disperato la notte della derrota con la

Spagna, non ci pare il tipo che si mette a manipolare partite. Comunque c’è

anche lui, nel gruppo dei brutti, sporchi e cattivi. Al partito degli onesti

piacerà di sicuro il regista silenzioso (Andrea Pirlo), quello che parla poco

ma ha grandi idee, nel calcio e nella vita, che fa viaggiare il pallone e la

sua vita in cui non si conoscono né vizi né virtù. Perfetto nel doppio ruolo.

Ai moralisti in servizio permanente effettivo non piaceranno per nulla i due

bad boys dell’attacco. Uno viene da Bari Vecchia (Antonio Cassano), è

facile alla battuta greve, all’insulto pesante (specialmente ai giornalisti). Ha

rischiato la collottola per un problema cardiaco, gli piace mangiare (ahi, che

dolor, lo capisco), gli piaceva l’eccesso, ma adesso si sta dominando. È

l’emblema del politicamente scorretto, non chiamerà mai un omosessuale gay,

ma con tutti i termini più dispregiativi, come ha fatto. Poi c’è un attaccante

palermitano di nascita, cresciuto a Brescia e di colore nero (Mario

Balotelli). Lui potrebbe andare bene, perché è di colore e può servire

a placare una certa idea di Italia multietnica che tira molto, così, a livello

di parole in libertà, anche se quelli che ne parlano spesso non sanno

neanche di che cosa si tratti. Piace perché se lo insultano ci si può riempire

la bocca con il “razzismo” e tirare qualche bordata qua e là, spesso a casaccio.

Però piace di meno per i suoi eccessi, le sue pose da gladiatore, per i suoi

difetti da ragazzo cresciuto bene e pieno di soldi, per questo suo essere una

specie di lumbard con la pelle nera. Per le auto sfasciate, per le facce, per

gli insulti, per i palloni persi malamente per una sorta di spleen senza senso

che lo avvolge in talune circostanze. Non piace per le sue fidanzate, gratis o

a pagamento, per le sue creste da gallo colorate in tutti i modi. Perché, lo

vogliamo dire, è nero ma non è solo il “povero negro” che devi difendere dalla

cattiveria e dal razzismo e che puoi adottare, fagocitare, condizionare. Un

negro per tutte le stagioni. Eh no, Mario non ha vissuto in una baraccopoli.

Non piace perché non canta nel coro dell’antirazzismo militante, ma si fa gli

affari suoi e disprezza chi lo insulta ma anche i difensori d’ufficio

improvvisati. Poi c’è un terzino biondo (Federico Balzaretti) con le meche,

fidanzato di un’étoile. Poi c’è un centrocampista romano pieno di tatuaggi

compagno di vita di un’attrice. Potrebbero andar bene?

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Col moralismo si perde

Abbiamo vinto per le nostre diversità, per queste diversità. Abbiamo vinto

perché questi ragazzi hanno scritto il romanzo di un’Italia che sa soffrire e

peccare, divertirsi e soffrire, vincere e perdere. Un’Italia dove si affaccia

la speranza e pace se avviene su un campo di calcio con degli «eroi in

mutande», come li ha chiamati il Robespierre della stampa italiana. Non

sono eroi, non sono santi, forse solo navigatori come tutti noi. Stanno a

galla, come noi. Sono l’Italia vera che solo con tutti, maturi e immaturi, santi

e malandrini, può arrivare in finale. Siamo noi, fotografia di un’Italia dove si

sta tutti insieme, dove si sta tutti sulla stessa barca e dove si usano tutte

le forze a disposizione per risalire la china. Pensare a una nazionale dettata

dai moralismi è pensare a una nazionale perdente. Se l’Italia di Prandelli è

arrivata in finale lo deve al suo essere multiculturale e multicaratteriale.

Ma non multimoralista. È l’Italia di noi, brutti sporchi e cattivi, che non

sopportiamo quelli con il birignao, quelli con la penna rossa, quelli che

vorrebbero che fossimo come gli svizzeri o i tedeschi. Non lo saremo

mai. Siamo diversi, siamo l’Italia di Buffon e Pirlo, Marchisio e Balotelli,

Barzagli e Cassano. Siamo l’Italia che per arrivare ha imbarcato tutti, anche

i più discussi. Ha fatto male con la Spagna? No, ha fatto bene. Riprovateci

ragazzi e non curatevi di loro. Il calcio è bello perché non è mai quello che

pensi. Quindi forza Azzurri e alla prossima.

E come diceva uno striscione nella notte del successo contro la Germania:

“Aho, Merkel, hai visto che il rigore non serve a un ċazzo?”.

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INTERVISTA A FRANCESCO MERLO

«MA È L'EPICA DEGLI SCONFITTI»

Ha criticato l'abuso di metafore; e al cucchiaio di Andrea

Pirlo ha contrapposto l'Italia finita nel pallone della

lingua. La parola quindi a Francesco Merlo, editorialista

tagliente e sempre originale della «Repubblica».

di CARMELO CARUSO (Panorama | 11 luglio 2012)

Davvero siamo capaci di vincere solo nelle emergenze?

Gianni Brera e Candido Cannavò ci hanno insegnato a raccontare il calcio

come antropologia ed epica. Ma non siamo più i mammoni gracili e

tracagnotti. Dietro alla palla siamo tutti uguali, greci e tedeschi, spagnoli e

olandesi. I campioni italiani giocano e allenano in Inghilterra. Dunque i

surrogati e l'abuso di metafore (il Mario Monti con la cresta di Mario Balotelli,

o il cucchiaio di Pirlo come eurobond) non fanno ridere.

Con la Germania, però, ogni volta è una specie di «Grande guerra» . . .

Tutta l'Italia si mette a dire che è arrivata l'occasione di riscattare la

storia, da Adolf Hitler sino ad Angela Merkel ... E ovviamente i Gigi Buffon

ci credono, pensano di essere Ferruccio Parri o la Brigata Garibaldi. E

stavolta hanno giocato anche contro la giustizia. Ma hanno battuto soltanto la

squadra tedesca. Poi sono stati umiliati dalla Spagna. E tutto ricomincia: lo

spread e il calcioscommesse. Cesare Prandelli dice che il Paese è vecchio e

non capisce il calcio. A me, che sono un tifoso accanito dell'Italia, pare che

il calcio oggi non sia un surrogato né una metafora. È il cuore della peggiore

Italia: sporco e corrotto. E sconfitto.

Già: sconfitti 4-0. Però da «eroi ugualmente».

Celebrare le sconfitte come vittorie è una truffa: 4-0 è un brutto risultato

anche per la Spagna. l'eccesso di vittoria, infatti, non è soltanto la spia

della pochezza dell'avversario. Può significare che non era quello il vero

avversario e falsa le capacità della Spagna, dove anche i brocchi ora si

sentono campioni.

Perché in Italia le sconfitte sono celebrate più delle vittorie?

È tipico di chi ha vinto poco. Le guerre di indipendenza, i ragazzi non lo

sanno, ma furono tutte sonore sconfitte. Ci piace quel matto di Enrico Toti

che lancia la stampella, cantiamo il vecchio frac, naufraghiamo dolcemente con

Giacomo leopardi, gorgheggiamo con la Tosca «l'ora è fuggita e io muoio

disperato», preferiamo Ettore ad Achille, diventiamo sommi in esilio come

Dante, o in prigione come Antonio Gramsci, o quando decadiamo come don

Fabrizio Salina. Recentemente Topolino ha riproposto l'epica sconfitta del

maratoneta Dorando Petri alle Olimpiadi di londra del 1908. Fu premiato dalla

regina. Per non avere vinto.

Modificato da Ghost Dog

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Bonucci e Ranocchia

saranno interrogati il 15

La Procura Figc andrà in ritiro dai due ex calciatori del Bari

Il difensore dell'Inter deve chiarire i rapporti con Iacovelli

Palazzi è al lavoro su Napoli-Samp e martedì avrà un nuovo confronto con Carobbio

di VALERIO PICCIONI (GaSport 05-07-2012)

Saranno interrogati di domenica Leonardo Bonucci e Andrea Ranocchia. La

coppia dei centrali difensivi di quel Bari sotto accusa, quattro partite

«incriminate» nelle carte del procuratore Laudati, l'altro filone di

quest'epoca di calcio scommesse con Cremona e Napoli, riceverà la visita dei

collaboratori di Stefano Palazzi quasi certamente in ritiro, il 15. A

Chatillon lo juventino, due giorni dopo il suo allenatore Antonio Conte. A

Pinzolo l'interista, che dovrà chiedere qualche quarto d'ora di pazienza ad

Andrea Stramaccioni. Ormai il calendario delle audizioni produce ogni giorno

il suo colpo di scena quotidiano. E così dopo l'ufficializzazione degli

appuntamenti con Conte e Mezzaroma sul filone Siena, ecco le notizie su

Bonucci e Ranocchia.

Dopo le lacrime Per lo juventino si tratta però di un incontro scontato.

Bonucci era stato al centro di un dilemma mica da poco durante il ritiro di

Coverciano, quando le voci sull'arrivo di un avviso di garanzia per lui si

erano moltiplicate proprio nel giorno della perquisizione nella stanza di

Criscito, che portò poi alla decisione di lasciare a casa l'ex genoano. Da

allora c'è stato un Europeo da protagonista e le sue lacrime dopo la finale

contro la Spagna hanno fatto il giro del mondo. Le accuse che lo riguardano

si concentrano sull'Udinese-Bari 3-3, una delle quattro partite del Bari finite

nell'inchiesta.

La sorpresa Quanto a Ranocchia, la sua audizione ha preso un po' tutti in

contropiede. Il suo nome non era stato almeno pubblicamente citato nella ridda

di ricostruzioni sulle quattro famose partite. E' probabile che l'interista

sarà chiamato a rispondere sui suoi rapporti con Angelo Iacovelli, convocato

dalla procura per lunedì, l'infermiere che era un po' l'amico dei giocatori

nello spogliatoio barese e che avrebbe avuto un ruolo significativo nel

tentativo di addomesticare i risultati delle partite «puntabili».

Venerdì napoletano Anche se Caronte se n'è andato e la temperatura ha

perso qualche grado in queste ore, i prossimi giorni saranno caldissimi per

Palazzi e la sua squadra. Da oggi regnerà il versante napoletano con il

caso Sampdoria-Napoli, dopo le confessioni di Matteo Gianello sulla combine

«offerta» e rifiutata da Gianluca Grava e Paolo Cannavaro, che saranno sentiti

domani nella giornata che prevede anche le audizioni di Walter Mazzarri,

Giuseppe Mascara e dello stesso Gianello. I procuratori lavoreranno anche

sabato e tutta la prossima settimana: lunedì tocca ad Andrea Masiello, martedì

a Filippo Carobbio, il grande accusatore.

-------

L’APPELLO SENTENZE VICINE

Domani o sabato i verdetti:

sconti da non escludere

di VALERIO PICCIONI (GaSport 05-07-2012)

Processo d'appello ormai in dirittura finale per il primo filone del calcio

scommesse bis. Le sentenze dovrebbero arrivare fra domani sera e sabato

mattina dopo le dodici ore di dibattimento fra lunedì e martedì. L'aria che

tira resta colpevolista, ma è molto probabile che il «chiedo la conferma di

tutte le condanne e penalizzazioni» pronunciato da Palazzi possa non essere

del tutto esaudito. Sono diversi i dubbi che potrebbero aver indotto i giudici

della Corte federale a una correzione di rotta.

Responsabilità oggettiva In particolare c'è il caso dell'articolo 9,

il famigerato caso della responsabilità oggettiva a scoppio ritardato che aveva

portato alla condanna (a 50mila euro in primo grado) per Spezia (che ha

tesserato Carobbio, nella stagione successiva a quella delle partite sotto

inchiesta) e Samp (per Bertani, che comunque per il Riesame di Brescia «non è

nell'associazione a delinquere»). La tesi di Palazzi è che per i giocatori

membri dell'«associazione», la responsabilità oggettiva supera i confini

temporali della stagione dei reati.

___

Libero 05-07-2012

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