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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 21-03-2012)

Il calcio italiano sprofonda

e Platini ci mette paura...

Michel Platini l'ha ribadito anche di recente, in occasione del congresso Uefa

di Istanbul: "Il progetto del financial fair play va avanti, non guarderemo in

faccia a nessuno". Dal 2014 scatteranno le sanzioni che, nei casi estremi,

potrebbero portare anche all'esclusione dalle Coppe europee. Ma non sembra

proprio che gli sceicchi, o gli Abramovich della situazione, si stiano a

preoccupare: anzi, continuano a spendere senza problemi. E anche i grandi club

italiani sono ormai tutti fuori norma. Per stare al passo con l'Europa, ecco

che hanno portato i bilanci in rosso: ma non sempre, per la verità, riescono

nel loro intenti visto che quest'anno solo il Milan resta in corsa in

Champions e che il nostro calcio, ma non è una novità, ha fatto una pessima

figura nelle Coppe (soprattutto nell'Europa League), salvo rare eccezioni

(leggi: Napoli). Gli ultimi conti sono drammatici. I club di serie A

schiacciati da 1,55 miliardi di debiti. Il risultato netto è di -284,7. Stando

ai bilanci del 2009-'10 solo Bari (ora in B), Brescia (ora in B), Catania,

Lazio, Napoli, Palermo, Parma e Udinese erano in attivo. Tutte le altre un

passivo, e alcune in situazioni davvero pesanti. Senza i soldi delle tv, il

nostro calcio sarebbe già fallito. L'Inter rischia il prossimo anno di restare

fuori dall'Europa, e questo comporterebbe almeno 30 milioni di euro, se non di

più, di mancati introiti. Con gravi danni ad un bilancio che è già in profondo

rosso: -207 milioni nel 2006-'07; -148 nel 2007-'08; -154 nel 2008-'09; -69

nel 2009-2010; -86 nel 2010-2011. Per gli stipendi dei calciatori Moratti

spende 190 milioni a stagione, una follia, e non sarà facile liberarsi di

alcuni "vecchietti" (meglio non far nomi. . . ) che hanno ancora anni di

contratto. Eppure c'è qualche tifoso nerazzurro che ha avuto il coraggio di

contestare Moratti che in questi anni ha ripianato sempre i debiti (ad ottobre

2011 l'ultimo aumento di capitale, 40 milioni) e che ha portato a grandi

successi. In situazione non facile anche la nuova Roma made in Usa: quest'anno,

senza Coppe (è uscita ai playoff dell'Europa League) incassa pochino ed è

attesa da un altro consistente aumento di capitale: il deficit di 30, 8 milioni

del 2010-'11 peggiorerà sicuramente a giugno. La stessa Juventus, per

rilanciarsi ai vertici, ha chiuso a meno 95, 4, il peggior bilancio della

storia bianconera. Fra gli aspetti positivi c'è il nuovo stadio, quasi sempre

pieno, che è un valore aggiunto per il futuro e il fatto che il prossimo anno

dovrebbe tornare in Champions. Il Milan in Europa c'è, come detto. Adriano

Galliani è un ottimo amministratore delegato ma ha chiuso anche lui in rosso:

meno 69,8 milioni (e in futuro sarà difficile fare meglio). Sa benissimo, l'ad

del Milan, che è sempre più dura tenere il passo di Barcellona, Real o

Manchester (City e United). Tempo fa Galliani disse: "I nostro calcio era un

ristorante di lusso, ma ora si sta trasformando in una pizzeria. . . ". Apriti

cielo: gli diedero addirittura del disfattista. Invece ha perfettamente

ragione. In futuro i nostri club potranno ancora permettersi di avere gli

Ibrahimovic? Se mancano gli introiti delle Coppe europee, quelli che fanno la

differenza per le big, sarà sempre più difficile. E la mannaia di Platini

ormai si avvicina...

Convegno a Roma su "nuove tecnologie per nuove abilità"

"Nuove tecnologie per nuove abilità": il 3 aprile a Roma (teatro Ss. Apostoli,

piazza Sempione 1) si terrà un importante convegno sulla ricerca al servizio

delle persone con disabilità. Modera i lavori l'avvocato Gianfranco Tobia,

presidente del centro studi economia, diritti ed etica dello sport. Tra i

relatori il Vescovo di Goma, Ruboneka, e il professor Fabio Pigozzi,

presidente commissione scientifica dell'istituto di medicina dello sport.

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Inviato (modificato)

Pusher o calciatore?

Questo è il dilemma…

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La Gazza è innocente, in questo caso:

ecco il link della fonte.

Modificato da Ghost Dog

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Juve in finale di Coppa Italia, festa di liberazione da Calciopoli. Onore al Milan

Xavier Jacobelli - Quotidiano.net - 21-03-2012

Post di un bianconero a calciomercato.com, subito dopo che la Juve è entrata in finale di Coppa Italia, la quattordicesima della sua storia, eliminando il Milan campione d'Italia: "Forse ai non gobbi sembrerà esagerato, ma per noi, dopo quasi sei anni di sofferenze, stasera è come se fossimo entrati in finale di Champions League".

Il cuore dei tifosi è sempre sincero, nella buona come nella cattiva sorte. La festa dei 40 mila, la gioia irrefrenabile di Del Piero e dei suoi compagni, l'euforia dell'afono Conte, di Agnelli e Marotta, in realtà sono la festa di liberazione da Calciopoli.

Il 20 maggio, a Roma, quando la Juve contenderà al Napoli o al Siena quella che potrebbe diventare la sua decima Coppa Italia. In quei giorni saranno passati sei anni dalla deflagrazione di uno scandalo che ha sconvolto il calcio italiano, ma per il quale non è stata mai fatta giustizia a trecentosessanta gradi, come la Federcalcio sa bene, anche se fa finta di non saperlo.

Nel 2006 la Juve è stata inghiottita in un buco nero, è stata sbattuta in serie B, è stata disintegrata e si è autodisintegrata grazie all'indimenticabile gestione Blanc, le cui nefaste conseguenze si son protratte per troppo tempo.

Nel 2012, la Juve è tornata la Juve. L'artefice primo della rinascita si chiama Antonio Conte, il cui record di imbattibilità in campionato e in Coppa Italia, unito alle due vittorie e ai due pareggin ottenuti a spese dei rossoneri nelle due competizioni, è lì a ricordare che cosa significhi avere finalmente azzeccato l'uomo giusto al posto giusto.

E' per questo che, al termine del supershow con un grande Milan, cui va reso l'onore delle armi, la gente bianconera è impazzita di gioia nel bellissimo stadio destinato ad ospitare la finale di Europa League 2014. E i sigilli di Del Piero e Vucinic su una serata memorabile, sono un marchio di qualità e l'annuncio che un tempo nuovo è arrivato.

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Facchetti jr ritira querela a Bogarelli

Per le opinioni espresse da Moggi in tv nel 2010 su Giacinto

21 marzo, 13:35

(ANSA) - ROMA, 21 MAR - Il direttore di Sportitalia Bruno Bogarelli ha indirizzato a Gianfelice Facchetti una lettera in cui porge ''le formali scuse'' per le opinioni espresse dall'ex dg della Juventus Luciano Moggi nella trasmissione 'Notti magiche' del 23 ottobre 2010, ''ritenuti offensivi e denigratori nei confronti di Giacinto Facchetti''. Gianfelice Facchetti ha quindi ritirato la querela contro Bogarelli. Il 3 maggio si svolgera' l'udienza preliminare per Moggi e il conduttore del programma Michele Criscitiello.

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Notizia del 21 Marzo 2012 - 16:43

I tifosi della Fiorentina non riescono a trattenere la rabbia contro i giocatori. La pesante sconfitta contro la Juventus fa troppo male e i sostenitori viola non si danno pace.

"Avete umiliato una maglia, una città e un popolo che credeva in voi. Che schifo", recita uno striscione appeso sulle cancellate dello stadio Artemio Franchi di Firenze.

I gigliati sono attualmente in ritiro a Viareggio.

A proposito dei tifosi viola, tutti noi diciamo: "Che schifo!"

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GIRAUDO

L’appello a ottobre

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 22-03-2012)

NAPOLI. Tra un rinvio e l’altro è tempo d’appelli nel mondo napoletano di

Calciopoli. Ieri e oggi il deposito degli ultimi ricorsi per l’appello del

processo principale, quello a Moggi: in mattinata il pm Capuano ha consegnato

il suo pamphlet in cui chiede di punire più duramente l’ex dg della Juve,

appellando le assoluzioni di alcuni (Fabiani, Fazi, Mazzei, Rodomonti,

Scardina) e cercando di far inasprire la posizione di alcuni condannati come

Bergamo, Bertini, Pairetto, De Santis, Diego Della Valle, Mazzini e Racalbuto.

Oggi, col deposito dell’appello di Moggi, si può passare la palla alla Corte

d’Appello: i rumors di Palazzo di Giustizia parlano di un rito che potrebbe

svolgersi non prima di fine 2013. Con la prescrizione delle frodi sportive (ma

non dell’associazione per delinquere) ormai consumata.

TRE ANNI DOPO Rinvii e lungaggini anche per l’appello di Giraudo, Lanese,

Dondarini e Pieri, condannati con rito abbreviato nel lontano 14 dicembre

2009. I 4 - ma anche agli assolti Baglioni, Foschetti, Griselli, Rocchi,

Messina, Gabriele e Cassarà- contro cui l’accusa propose appello dovranno

aspettare il 12 ottobre per l’inizio del processo: ieri udienza rinviata per

sciopero dei legali e per ennesimi difetti di notifica, quelli che avevano

mandato buca le udienze del 5 luglio e del 16 novembre. Il presidente della IV

sezione della Corte d’Appello, Stanziola (relatrice Silvana Gentile, a latere

Teresa Annunziata), ha ri-vergato l’agenda: udienze il 12 (procura generale e

parti civili) e il 19, finale il 26 ottobre con arringhe dei difensori e

sentenza. Presente, anche se non citata, la Juve coi suoi legali (per le

ipotesi risarcitorie legate alla posizione di Giraudo).

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Il caso Almunia e Platini: indispensabile il fair play finanziario

Calcio e debiti: allarme Ue

«Situazione insostenibile»

di IVO CAIZZI (CorSera 22-03-2012)

BRUXELLES — La Commissione europea lancia l'allarme sui debiti eccessivi di

molte squadre di calcio dei Paesi membri, che rischiano di aver bisogno di

salvataggi simili a quelli attuati per evitare il fallimento di Stati come

Grecia, Portogallo e Irlanda. «Sono profondamente preoccupato per il crescente

livello di indebitamento di molti club europei — ha ammonito da Bruxelles il

vicepresidente della Commissione europea, lo spagnolo Joaquin Almunia, in un

comunicato congiunto con il presidente dell'Uefa, il francese Michel Platini

—. Questa situazione è insostenibile». Platini ha fatto riferimento a un

rapporto Uefa che indica «un preoccupante incremento nelle perdite e nei

debiti dei club del calcio professionistico».

Almunia e Platini hanno concordato che la via da seguire è il Fair play

finanziario dell'Uefa, che impone alle società di non spendere più di quanto

incassano ed è considerato da Bruxelles «in linea con la normativa

comunitaria». Ma Ue e Uefa stanno lavorando insieme anche per evitare che nel

frattempo la situazione esploda. Almunia sarebbe stato informato che nel suo

stesso Paese il calcio professionistico avrebbe raggiunto un livello di

indebitamento pesantissimo per i club di seconda e terza fascia, ma

inquietante perfino per Real Madrid e Barcellona nonostante i loro introiti

altissimi. Sono spuntati addirittura oltre 750 milioni di euro non pagati al

fisco da squadre iberiche. Seri problemi emergerebbero anche nella Premiership

inglese e in Italia.

Almunia e Platini mettono sotto accusa le società che «pagano stipendi

eccessivi ai calciatori perfino quando la loro reale posizione finanziaria non

lo consentirebbe». Aggiungono che questi mega-ingaggi sono diventati

«particolarmente ingiustificati» in questo periodo di crisi finanziaria. In

Spagna, dove c'è una disoccupazione-record superiore al 20%, ha provocato

indignazione la concessione alle squadre di non versare le tasse nei tempi

previsti. In questa chiave la Commissione europea diffida i governi

dall'impegnarsi in salvataggi in contrasto con la normativa Ue sulla

concorrenza e gli aiuti di Stato. Da Bruxelles fanno capire che la situazione

è cambiata rispetto al 2001, quando la Commissione europea — su pressione di

influenti governi nazionali — accettò un compromesso nel regolamentare i

trasferimenti dei calciatori nell'Ue, mostrando comprensione verso alcune

grandi squadre super-indebitate e sottovalutando i rischi futuri per la

solidità finanziaria dell'intero calcio europeo.

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CALCIO D'ANGOLO di MARIO SCONCERTI (SETTE 22-03-2012)

LA SFIDA DELLA COSCIENZA

Domenica si gioca Juventus-Inter, due squadre che rappresentano, più di altre, i complessi di colpa dopo Calciopoli

Fra qualche ora si giocherà Juventus-Inter, forse l’ultimo angolo mistico del

calcio, quello che Gianni Brera chiamava il derby d’Italia. Il Milan è un

avversario comune, ma solo un avversario, non un altro simbolo. La Roma un

resto che viene da lontano, a volte insistente, ma tutto sommato fuori corsa.

Juve e Inter sono molto di più, soprattutto in questo momento. Sono la

conseguenza di Calciopoli, sono una disputa di fede che non trova pace. Dopo

Calciopoli c’è stato soltanto rancore. I complessi di colpa di juventini e

interisti hanno creato una via di salvezza nel condannarsi a vicenda, uno ha

fatto da lavandino spirituale dell’altro. E così ha funzionato. Scalciandosi a

vicenda tutti e due hanno dimenticato che due colpevoli non faranno mai un

innocente. Però portano consolazione.

Così adesso Juve e Inter rappresentano l’odio sportivo e forse qualcosa di

più. Se esiste un inconscio che ci ribalta, Juventus e Inter ne sono il

simbolo. Non è più nemmeno importante capire chi abbia ragione, tutto è andato

molto più in là. Ognuno ha fatto dei torti dell’altro le proprie certezze.

Cosa conta la verità? E, semmai, c’è qualcosa di realmente vero? È in questa

tempesta emotiva che si arriva un paio di volte l’anno a questa specie di

spareggio con la coscienza del calcio. Ma anche dietro alla dottrina resiste

il valore del risultato. È quello che dà un segnale di realtà. Nel calcio le

vendette sono a capitoli, come in una fiction estrema, però arrivano. La Juve

ora è in vantaggio, se c’è una squadra in costruzione è la sua, non l’Inter.

Entrambe sembrano in ritardo sul Milan, ma il Milan sembra sempre qualcosa sul

punto di passare di moda, non ha niente dell’avanguardia. Ma nemmeno il

miraggio di un terzo avversario ripara i torti del passato. È difficile

spiegarlo a chi non partecipa, questo rancore esistente tra Juve e Inter, ma

siamo a qualcosa di estremo, il massimo dello stordimento pacifico, della

sciocchezza accettabile. Ma anche qualcosa di irreversibile, il senso stesso

dell’agonismo. Quando un sentimento è così profondo, così scavato, non importa

nemmeno che sia giusto. È corretto per il fatto stesso che esiste. Può essere

tutto questo una sola partita? Certamente sì. Il calcio non è un fatto solo

tecnico, altrimenti conterebbe solo giocare bene. Invece conta vincere, andare

oltre l’avversario, umiliarlo civilmente ma in qualche modo umiliarlo. Specie

se la partita è Juve-Inter.

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il Giornale 22-03-2012

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CALCIO E SOLDI:

PREMIER LEAGUE

SU YOU TUBE O IPAD

A un anno dalla scadenza del contratto con Sky e Murdoch, il campionato

inglese si guarda attorno in cerca di sterline. L’interesse di Google e Apple

di LUCA MANES (l'Unità 22-03-2012)

Manca ancora un anno alla rinegoziazione dei diritti Tv della Premier League

inglese, ma le grandi manovre sembrano già iniziate. Il predominio di Sky è

sotto assedio, almeno a dar retta alle voci provenienti da oltre Manica che

vorrebbero addirittura Apple e Google interessate al business del football in

tv. Per il momento non c'è nulla di ufficiale, ma sia il Guardian che il Daily

Mail nelle settimane passate hanno riportato l'intenzione dell' azienda di

Cupertino di aumentare le vendite della Apple TV e dell'Ipad tramite la

trasmissione dei match della massima divisione inglese. La compagnia fondata

da Steve Jobs non ha mai puntato forte sullo strumento televisivo e per

invertire questa tendenza, almeno sul mercato britannico, sembrerebbe volersi

affidare a eventi live di grande richiamo come il football.

GUARDALA SU YOU TUBE

Google ha acquistato i diritti della Premier League di cricket indiana da

mandare su You Tube, le sue app hanno invaso gli sport americani e in

Inghilterra ci sono squadre di alto profilo come il Manchester City che,

sempre su You Tube, hanno un canale molto ben organizzato e ricco di

contenuti. L'idea di guardare una partita su internet, poi, non costituisce

più una novità. Lo era nel 2009, quando i sudditi della regina poterono

seguire – a pagamento – dai computer di casa e non in televisione

l'ininfluente sfida per le qualificazioni ai Mondiali sudafricani tra la

nazionale dei Tre Leoni e l'Ucraina. Ma quando, nei primi mesi dell'attuale

stagione, è arrivata la notizia che l'incontro del turno preliminare di FA Cup

tra Ascot United e Wembley sarebbe andato in streaming sulla pagina Facebook

di una nota birra statunitense, nessuno ci ha fatto troppo caso.

Avviso ai naviganti: i diritti della Premier costano molto cari. Quelli

relativi al periodo 2010-13 sono stati venduti alla ragguardevole cifra di 1, 7

miliardi di sterline (in euro fanno poco più di due miliardi). A differenza di

quanto accade da noi, si possono trasmettere in diretta solo gli anticipi e i

posticipi, non gli incontri del sabato pomeriggio – uno dei motivi per cui gli

stadi inglesi sono sempre affollati. Su un totale di 138 partite l'anno, 115

sono un'esclusiva di Sky, 23 spettano alla ESPN (di proprietà della Disney),

che dopo essere subentrata all'irlandese Setanta quando quest'ultima dichiarò

bancarotta nel 2009, ha poi deciso di continuare a partecipare al gran ballo

della Premier. Però, la ESPN ha fatto sapere di non essere disposta a fare

follie qualora le due compagnie Hi Tech e soprattutto Al Jazeera – soggetto

più “istituzionale” anch'esso già apparso all'orizzonte – dovessero fare sul

serio.

L’IMPERO PERDUTO

Insomma, in vista della prossima asta di ipotesi e di nomi se ne fanno

parecchi. Perso il monopolio nel 2007-08 a seguito di un pronunciamento

dell'Unione europea, ora la tv satellitare di Rupert Murdoch rischia di

ricoprire un ruolo secondario nel campionato di calcio che dal 1992, anno di

fondazione della Premier, ha contribuito a valorizzare ma senza il quale non

avrebbe potuto costruire una buona fetta delle sue fortune. Prima del fatidico

1992, infatti, Sky perdeva 10 milioni di sterline a settimana. La soluzione si

chiamava football. La prima asta se l'aggiudicò grazie a un'offerta finale di

304 milioni di sterline, una cinquantina in più di quelli messi sul piatto

dalla ITV, la televisione privata che, forte dell’appoggio dei grandi club

come Liverpool, Arsenal e Manchester United, aveva provato a opporsi al gruppo

di Murdoch, e che in precedenza deteneva i diritti televisivi.

Sky poteva contare sull’appoggio dei club minori, guidati dall’allora ancora

“povero” Chelsea, e dal Tottenham di Alan Sugar, in ottimi rapporti con il

miliardario australiano e fornitore, tramite la sua società (l’Amstrad), dei

sistemi per la piattaforma digitale. Una figura molto discussa, quella di

Sugar. Oltre a rompere il fronte delle Big, il nostro favorì Sky con una

soffiata sulle cifre offerte dalla ITV, in barba all’etica e al conflitto di

interessi (ammettendo però le sue colpe in un secondo momento). Ma Sugar fece

anche di più. Il suo voto – ovviamente decisivo – contribuì ad assegnare i

diritti televisivi all’amico Murdoch. Uno che, a giudicare anche dagli ultimi

scandali che lo vedono coinvolto, non si è mai fatto scrupoli nell'utilizzo di

metodi poco ortodossi. Chissà che cosa si inventerà questa volta per non

lasciarsi sfuggire la sua “amata” Premier.

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L'INCHIESTA

Lo sport italiano in mano ai tifosi

di LORENZO GALLIANI (Avvenire.it 22-03-2012)

C’era una volta il Foggia di Signori, Baiano e Rambaudi. Qualche tempo dopo,

persa la brillantezza dei giorni migliori, conobbe il fallimento e da allora

non è mai tornato quello di una volta. C’era anche un Mantova dai grandi

sogni: nel 2006 accarezzò fino all’ultimo l’idea di rivedere la Serie A; il

crack societario avvenne da lì a tre anni.

Nove volte su dieci, la scintilla dell’azionariato popolare scatta qui: come

reazione d’orgoglio dei tifosi, che tentano di “riprendersi” la squadra, e in

alcuni casi ci riescono. Il calcio schizofrenico fatto di illusioni milionarie

e cadute vertiginose, quello non lo sentono loro. Nel 2010, poche settimane

dopo il fallimento della vecchia società, il 25% del nuovo Mantova è finito in

mano a una cooperativa, il Mantova United, che tra quote, sponsor e raccolte

fondi ha messo a disposizione qualcosa come 250mila euro; fondamentali, per

allestire un undici “ammazzacampionato” in serie D e pronto a rientrare in

Lega Pro. Con il salto di categoria, la percentuale della cooperativa è scesa

al 10%; un impegno comunque importante.

Pari a quello che l’associazione Squadramia mise nell’allora (era il 2009)

Asd Santarcangelo Calcio; i romagnoli sfiorarono prima, e centrarono dopo, la

storica promozione nel calcio professionistico, e si trovano oggi al punto più

alto mai raggiunto in 85 anni di storia. Un esperimento, quello di Squadramia,

meno legato al territorio e più simile a un Fantacalcio reale, con i

tifosi-presidenti pronti a suggerire via internet la formazione al mister.

«In Italia non c’è ancora una mentalità pronta all’azionariato popolare -

spiega il segretario generale del Mantova United Glauco Nicolini, citando i

nomi altisonanti di Real Madrid e Barcellona (ma anche di club tedeschi e

inglesi), in mano ai sostenitori delle rispettive squadre -. È però

un’esperienza che coinvolge il tifoso. Per esempio, gli fa accettare l’idea

che il grande campione non si può avere a tutti i costi; deve pagarlo nel suo

piccolo anche lui».

L’azionariato popolare, almeno in Italia, ancora non “sfonda”; i 250 soci del

Mantova United sono briciole, in confronto agli oltre 4mila che nel 2005

fondarono lo United of Manchester, a cui i lombardi si sono ispirati. Chi

parte oggi, va detto, incontra più difficoltà: regalare 100 euro alla propria

squadra del cuore è sempre più un piccolo lusso che non tutti possono

permettersi. In Emilia, la Cooperativa Modena Sport Club deve fare i conti.

«Raccogliendo 3 milioni di euro entro giugno, anche tramite contributi di

imprenditori, saremo in grado di gestire il 59% delle quote che un socio si è

detto disposto a cedere», spiega Andrea Gigliotti, al vertice della cordata di

tifosi. Altrimenti, si terranno l’1% acquisito nel 2011. «Bisogna fare un

passo alla volta - spiega il sostenitore gialloblu -. In Argentina e Spagna,

Paesi che abbiamo come modelli, gli azionariati popolari hanno iniziato con

numeri bassissimi, come i nostri di oggi».

Per David Miani, di “Sosteniamo l’Ancona” (13mila euro raccolti e 2% di quote)

, «l’obiettivo principale è portare i valori dello sport, che non può essere

solo un business». I calciatori marchigiani (serie D), di tanto in tanto,

visitano l’oratorio Don Bosco o fanno servizio alla mensa del povero. «Lo

sport deve essere dei tifosi e della città - ribadisce Miani -. La partita

deve essere solo un momento, non tutto». I ragazzi di “MyRoma” (associazione

con una quota minima nel club capitolino quotato in borsa, inversamente

proporzionale alla passione per i colori giallorossi) all’ultimo derby hanno

accompagnato allo stadio 15 disabili, tra cui alcuni tifosi laziali.

Il Lucca United (206 soci) ancora non è entrato nella neonata Fc Lucca,

promossa matematicamente in serie D (la Lucchese, protagonista di un filotto

di campionati in serie B negli anni ’90, è precipitata in Terza Categoria e

dichiarata fallita nei giorni scorsi). Non ancora, almeno: c’è un progetto per

l’estate, sembra ben avviato. Proprio nella città toscana, sabato 24 marzo, si

ritroveranno alcune delle 50 associazioni e cooperative italiane che sperano

di portare i tifosi all’interno delle società, o che questo sogno lo hanno già

realizzato; potrebbe essere il primo passo verso la nascita di una vera e

propria Federazione degli azionariati popolari. Calcio, soprattutto, ma non

solo: i 333 donatori del Trapanesi Granata ci misero la passione - e quasi

50mila euro, pari all’8,25% delle quote - per dare solidità economica alla

squadra di basket promossa in Lega Due. Non bastò. La nuova proprietà non ha

voluto mollare i tifosi; ha continuato a coinvolgerli, lasciando a loro il 5%.

La Pallacanestro Trapani, ripartita dalla Divisione Nazionale C, quest’anno

ha collezionato 25 vittorie su 25 partite. L’obiettivo è quello di tornare

nella massima serie, abbandonata negli anni ’90. Se ci si riuscirà

coinvolgendo una città intera, sarà davvero un grande gioco di squadra.

Quello della Pallacanestro Varese (in piena corsa per i play off), invece,

non è un vero e proprio azionariato popolare ma una sorta di cooperativa di

aziende: il “Consorzio Varese nel Cuore” è composto da una sessantina di

imprese, anche di piccole dimensioni, con una quota associativa minima di

10mila euro. Un esempio, comunque, unico nello sport professionistico.

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Cellino licenzia Ballardini

per giusta causa e

risparmia 1,8 milioni (forse)

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 22-03-2012)

Davide Ballardini, il tecnico del Cagliari, non sarebbe stato esonerato, ma

licenziato per giusta causa. Come anticipato dall'Unione Sarda dopo una

lettera di richiamo inviata a Ballardini lunedì 12 marzo (il giorno dopo la

notizia dell'esonero), il club del presidente Massimo Cellino ha proceduto a

notificare, con decorrenza venerdì 16 marzo, il licenziamento in tronco per

giusta causa all'Ufficio Territoriale del Lavoro di Cagliari.

Esonero o licenziamento. Ballardini ora potrà opporsi al provvedimento,

impugnandolo davanti al Tribunale del Lavoro di Cagliari. Resta il mistero sui

motivi del licenziamento, su cui vige ancora un riserbo assoluto. La

differenza tra esonero e licenziamento è sostanziale: nel primo caso, infatti,

Ballardini avrebbe continuato a percepire l'ingaggio pattuito, che è di 800

mila euro per questa stagione e di un milione per la prossima. Il Cagliari ha

sospeso con effetto immediato il pagamento degli emolumenti. Al posto di

Ballardini sulla panchina dei sardi è tornato Massimo Ficcadenti.

Il precedente. "Sinceramente non so nemmeno la procedura adottata con

Ballardini, ma il licenziamento per giusta causa per me non è una novità: l'ho

già fatto con Sonetti». Massimo Cellino,presidente del Cagliari, rivendica la

primogenitura nella formula drastica per la cacciata dei suoi tecnici, anche

se per il caso Ballardini rimanda tutto "ai legali che sanno ogni cosa".

Sonetti. "Cellino dice che già lo fece con me? Io non spiego assolutamente

niente, perchè è tutto troppo ridicolo. Cellino si diverte a rompere le

scatole alla gente". Nedo Sonetti commenta così le parole del presidente del

presidente Cagliari. "Cellino è una persona inqualificabile - continua

Sonetti-. Mi licenziò per giusta causa? Se lo dice lui....Pensi che una volta

mi mandò una lettera per contestarmi che una sera avevo mangiato una spigola

da quattro chili. Giuro che è vero».

Valutazioni. A meno che non ci siano motivi disciplinari, per ora ignoti, il

licenziamento per giusta causa per un allenatore difficilmente reggerà in

tribunale. A meno che non si pretenda di trasformare l'obbligo di preparare la

squadra in un obbligo di risultato (cosa che non sembra plausibile). Se così

fosse si potrebbe anche licenziare un calciatore che gioca male e risparmiare

gli emolumenti. Per i club sarebbe una manna, ma il calcio diventerebbe

un'altra cosa. Credo.

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Euro 2012: il premio ai club sale a 100 milioni

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 22-03-2012)

Al XXXVI Congresso Ordinario della Uefa a Istanbul è stato siglato il

Memorandum d'intesa per il periodo 2012-2018 tra l’Uefa e l’Eca,

l’organizzazione che associa tutti i principali club del Vecchio Continente

presieduta da Karl-Heinz Rummenigge. Il nuovo accordo sarà in vigore dal 22

Marzo 2012 al 30 maggio 2018. I punti qualificanti sono l’assicurazione

obbligatoria per i calciatori “prestati” alle Nazionali, lo stop alle

amichevoli singole, il rafforzazmento delle società nel governo del calcio

europeo e il progressivo innalzamento (da 100 a 150 milioni) del premio

corrisposto ai club in occasione degli Europei.

Assicurazione. Già a partire da Euro 2012 in Polonia e Ucraina, l’Uefa ha

deciso di stabilire una copertura assicurativa contro i rischi di infortuni

dei giocatori impegnati con le Nazionali. Questa assicurazione è valida per

tutti i giocatori tessesati con un club europeo, indipendentemente dalla loro

nazionalità, e per tutte le partite internazionali in calendario (partite

ufficiali e amichevoli a partire dal mese di giugno)

Premi Uefa. I club riceveranno un importo maggiorato di 100 milioni di euro

da Euro 2012, come riconoscimento del significativo contributo al successo del

torneo. Un importo che sarà aumentato a 150 milioni per Euro 2016 in Francia.

Governance e calendario internazionale. Il “Comitato Competizioni

Club”, composto da rappresentanti del club avrà d’ora in avanti maggiori poteri

sulle questioni che influiscono sulle competizioni per club. L’Uefa presenterà

una proposta di modifica del calendario internazionale (il cosiddetto Status Quo

Plus) al Comitato Esecutivo della Fifa la prossima settimana basata su un

programma che preveda 9 doppie partite senza più amichevoli singole e la

cancellazione di gare amichevoli fra nazionali ad agosto.

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Inter, il patron dell'Amaro Giuliani regala le azioni

della redazione de Il Sole 24 ORE.com 22-03-2012

Gian Germano Giuliani, classe 1937, imprenditore dell'Amaro Giuliani, esce dal

capitale dell'Inter dopo aver lasciato, circa tredici anni fa, la poltrona di

consigliere del club neroazzurro. Giuliani, ex presidente della Giuliani spa

ed ex marito di Bedy Moratti, sorella di Gianmarco e Massimo Moratti, nei mesi

scorsi, secondo quanto risulta a Radiocor, ha regalato le simboliche 150 mila

azioni della società Fc Internazionale Milano a Clemente Lavelli e Giovanni

Viganò, due persone a lui vicine e ovviamente tifose della squadra milanese.

Sempre a inizio 2012 Pietro Guindani, membro del cda di Pirelli e presidente

di Vodafone Italia, ha rilevato circa 1600 titoli del club neroazzurro. Si

tratta di partecipazioni minime, considerando che l'Inter é controllata, come

risulta dall'ultima assemblea di fine 2011, per il 98, 2% da Internazionale

Holding, società che fa capo a Massimo Moratti. Alla fine dello scorso anno il

club milanese ha deliberato un aumento di capitale da 40 milioni di euro per

ripianare le perdite, pari a 86 milioni di euro nel bilancio che si é chiuso a

giugno 2011.

___

La curiosità

Inter, l'amaro Giuliani lascia i Moratti

Gian Germano Giuliani, patron del celebre amaro ed ex marito di

Bedy Moratti, esce dal capitale della società nerazzurra regalando

i propri titoli. Da tredici anni non era più consigliere

della redazione Repubblica.it ECONOMIA & Finanza 22-03-2012

MILANO - Gian Germano Giuliani, classe 1937, imprenditore dell'Amaro Giuliani,

esce dal capitale dell'Inter dopo aver lasciato, circa tredici anni fa, la

poltrona di consigliere del club neroazzurro. Lo rivela l'agenzia di stampa

Radiocor. Giuliani, ex presidente della Giuliani spa ed ex marito di Bedy

Moratti, sorella di Gianmarco e Massimo Moratti, nei mesi scorsi ha regalato

le simboliche 150 mila azioni della società Fc Internazionale Milano a

Clemente Lavelli e Giovanni Viganò, due persone a lui vicine e ovviamente

tifose della squadra milanese.

Sempre a inizio 2012 Pietro Guindani, membro del cda di Pirelli e presidente

di Vodafone Italia, ha rilevato circa 1600 titoli del club neroazzurro. Si

tratta di partecipazioni minime, considerando che l'Inter è controllata, come

risulta dall'ultima assemblea di fine 2011, per il 98, 2% da Internazionale

holding, società che fa capo a Massimo Moratti. Alla fine dello scorso anno il

club milanese ha deliberato un aumento di capitale da 40 milioni di euro per

ripianare le perdite, pari a 86 milioni di euro nel bilancio che si è chiuso a

giugno 2011.

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Calciopoli, il video inedito del sorteggio arbitrale

di FULVIO BUFI (Corriere.it 22-03-2012)

art.scoperto grazie a Elvis

NAPOLI - Il video inedito del sorteggio arbitrale, che pubblichiamo nel

servizio di Amalia De Simone, rappresenta forse il punto più controverso

del processo Calciopoli, giunto a sentenza l'8 novembre del 2011, con l'ex

direttore generale della Juventus Luciano Moggi condannato a cinque anni

e quattro mesi di reclusione e gli ex designatori Paolo Bergamo e Pier Luigi

Pairetto rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e un anno e 4 mesi.

LE IMMAGINI - Di queste immagini (registrate dai carabinieri del reparto

operativo di Roma) si è parlato a lungo durante il dibattimento, perché

secondo la Procura era in quell'operazione che i due ex designatori,

rendendo riconoscibili i bussolotti da estrarre, effettuavano manovre

tendenti a favorire nella scelta del direttore di gara la Juventus o le altre

squadre segnalate da Moggi. E però, nonostante le numerose condanne,

il presidente del collegio giudicante, Teresa Casoria, nelle motivazioni

della sentenza (depositate il 6 febbraio scorso), criticò fortemente i

pubblici ministeri che in aula avevano cercato di sostenere la tesi del

sorteggio pilotato.

LA REPLICA - «Incomprensibilmente - scrisse il giudice - il pm si è

ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite

e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo, per

la partecipazione ad esso di giornalisti e notaio, era tale da porre i

designatori nell' impossibilità di realizzare la frode». Ora a queste

affermazioni replica il sostituto procuratore Stefano Capuano nel

ricorso presentato contro la sentenza di primo grado. Imputati e

avvocati a parte, gli attori del processo d'appello (di cui non è ancora

stata fissata la data d'inizio) non saranno più gli stessi. L'accusa sarà

rappresentata dalla Procura generale e ovviamente un altro collegio sarà

chiamato a giudicare. Non dovrebbero quindi ricominciare le schermaglie

tra corte e pubblica accusa (con richiesta di ricusazione del presidente

Casoria da parte dei pm) che pure rappresentarono una sorta di filo

conduttore parallelo del processo. Ma certamente di presunte combine

nei sorteggi si ritornerà a parlare

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CALCIOPOLI

Sorteggi truccati?

No, vedere per credere

Sul sito del Corriere della Sera il video “sparito” al processo in cui si vede

che a estrarre la sfera è un giornalista e non Bergamo come invece sostenuto

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 23-03-2012)

NAPOLI. A qualcosa le inchieste giornalistiche servono: avevamo parlato di

video sparito sul sorteggio di Calciopoli, ebbene quel video (o parte di esso)

ieri è ricomparso. Non nel fascicolo processuale, stando a quanto scrive la IX

sezione del tribunale, ma sul sito del Corsera. Sempre pieno di sorprese il

vaso di Pandora di Calciopoli. A sorprendere, stavolta, più che le 92 pagine

vergate dal pm Stefano Capuano per ribadire e inasprire le accuse, per

controbattere alle bacchettate ricevute sul sorteggio truccato dalla Corte, è

il fatto che il video sparito, sì proprio quello di cui ci interessammo il 21

febbraio scorso con una pagina di denuncia, è nella disponibilità (almeno per

una parte mostrata sul sito) di Corriere.it, il portale del Corriere della

Sera che in un servizio messo in rete ieri pomeriggio ne mostra uno stralcio.

Lo fa unitamente ad alcuni stralci delle 92 pagine scritte dal pm in fase di

richiesta d’appello per vedere sanzionati più pesantemente Moggi e altri

imputati, per vedere condannati altri usciti assolti l’8 novembre. Finalmente

riecco il video che la Casoria e le giudici a latere avrebbero dovuto vedere

su input di Capuano («guardate il video») ma che era stato asportato dal

fascicolo processuale in data 29 luglio 2009, proprio dalla Procura di Napoli

(«il documento richiesto è in possesso dell’Ufficio di Procura dal giorno

29/7/2009», scrive la Cancelleria della IX sezione). Un video che non è mai

stato consegnato al difensore di Dondarini , Paolo Bordoni , che puntava su

quello per il suo appello nel rito abbreviato per dimostrare che il sorteggio

- come sentenziato dalla Casoria e contestato da Capuano - non era taroccato.

E’ proprio questo è quel che dimostra il breve stralcio mostrato da

Corriere.it, che il sorteggio era tutt’altro che truccato: Capuano affonda

sulle sfere non controllate dalla Corte, ma non rileva quel che il video - in

realtà buona parte presente sul nostro sito perché trasmesso da La7 nella

docufiction del 2009 “Offside” - mostra: la pallina determinante il sorteggio

la estrae il giornalista Riccardo Bianchi , sentito a processo, non il

designatore Bergamo . Le palline cadono (una la raccoglie il fotografo tra

l’ilarità dell’intera sala), ma prima del sorteggio, non durante come avevamo

mostrato nel pubblicare la sequenza alterata dei fotogrammi inserita dal

maresciallo Ziino nel servizio di osservazione prodotto a Coverciano. Eppoi

Capuano arringò la corte parlando di video muto, e qui si sentono le voci. Non

ci sono gli invocati colpi di tosse. Almeno nel video ricomparso e speriamo

ora messo a disposizione di tutti. Per la cronaca - ma non per l’appello del

pm che non cita la circostanza - Riccardo Bianchi non è «un dipendendente

Figc», come scritto dai carabinieri ma un cronista dichiaratosi ignaro di

eventuali tarocchi. E vestito non nella divisa federale, come scritto nei

rapporti, ma con l’abito buono e la cravatta delle occasioni migliori. In ogni

caso le sorprese non mancheranno, la più grossa - temiamo - sarà quella della

prescrizione per tutti tranne che per Moggi se sono vere le previsioni che si

fanno a Palazzo di giustizia: appello che partirà non prima di fine 2013.

___

CALCIOPOLI

IN UN VIDEO IL SORTEGGIO TRUCCATO

di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 23-03-2012)

Le palline dello scandalo, in un video sinora inedito. Le palline sono piccoli

bussolotti colorati, a suo tempo adoperati per sorteggiare gli arbitri dagli

ex designatori delle giacchette nere di A e B, Bergamo e Pairetto. Il filmato

che li riprende, durante uno dei sorteggi a Coverciano, ha rappresentato

invece una delle prove principali e più discusse nel processo di Calciopoli, a

Napoli. Già, perché secondo l’accusa Bergamo e Pairetto non ruotavano a caso i

bussolotti nelle due urne, ma li sceglievano con cura, così da mandare arbitri

graditi alla Juventus del presunto burattinaio dello scandalo, l’ex dg

bianconero Luciano Moggi, o a club di suoi “alleati”. La prova pesante della

truffa sarebbe proprio in quel video, girato dal Reparto operativo dei

Carabinieri di Roma, e pubblicato ieri dal Corriere. it. I giudici di primo

grado hanno condannato Moggi a 5 anni e 4 mesi di reclusione per associazione

a delinquere, sanzionando anche Bergamo (tre anni e otto mesi) e Pairetto (un

anno e quattro mesi). Ma quel video non li ha mai convinti, e l’hanno scritto

chiaramente nelle motivazioni delle sentenza. La procura però non ci sta, e di

quel filmato ha fatto il perno del suo ricorso in appello, in cui chiederà

pene più severe. “Invece che banalizzare il colore delle sfere scelte, il

Collegio avrebbe potuto controllare la qualità e il colore e la

riconoscibilità delle sfere stesse” pungono i pm. Le immagini sono difficili

da giudicare. I due designatori estraggono le palline da due buste, poi le

scuotono nei vetri, estraendole senza fretta. Tra loro, seduto, un notaio che

scrive. Prima della bufera.

___

il Giornale

24-03-2012

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LE STRATEGIE EUROPEE PARLA IL NUMERO UNO CONTINENTALE

«Tutto ok con club e Ue

Avanti con il fair play»

Platini non si ferma: «L'Uefa punta al salario minimo per i giocatori». Ma ci sono meno introiti per gli Europei

di FABIO LICARI (GaSport 23-03-2012)

«Sì, i club spendono un po' come i pazzi, ma adesso lo sanno che arrivano le

regole. E io non posso essere più felice: abbiamo raggiunto l'accordo con loro

e l'Ue ci ha dato l'okay per il fair play. Finalmente abbiamo tutto. Riforme

al passo con i tempi». Non proprio tutto: manca il timbro della Fifa (arriverà)

alla pace con le squadre, le qualificazioni a Euro 2016 si preannunciano

scontate, il bilancio Uefa è complicato dai costi dell'Ucraina, e la minaccia

di scommesse e partite truccate (a cominciare dallo scandalo Fenerbahçe qui in

Turchia) è una bomba a tempo. Ma il Congresso Uefa è l'ennesima celebrazione

dell'era-Platini.

Memorandum Gli accordi firmati con club, leghe e sindacati calciatori sono

comunque storici. Soprattutto quello con i club che garantisce la Champions

fino al 2018 (con formula da aggiornare), e cancella il fantasma Superlega, in

cambio di parecchie concessioni: dal calendario internazionale agli utili per

l'Euro (100 milioni i club per il 2012, 150 per il 2016). Che la Fifa non

taglierà la strada si capisce dal discorso di Sepp Blatter, di basso profilo

ma con una promessa importante: «Assicurazione per tutte le partite delle

nazionali previste dal calendario (quindi anche le amichevoli, dnr)».

Ossessione Da anni Platini lavorava alla firma apposta oggi da Kalle

Rummenigge. Il numero uno dei club (Eca), accompagnato dall'italiano Umberto

Gandini, ammette che «i rapporti non sono sempre stati facili. Ma alla fine

c'è stato il compromesso. Spero di fare lo stesso con la Fifa». Platini non

nasconde la sua «ossessione per la protezione dei giocatori e la

moralizzazione del calcio. Contro i club che spendono più di quanto

guadagnano. Per la giustizia fiscale. Per la sicurezza giuridica (caso Sion e

tribunali ordinari, ndr). L'Ue ci spinge ad andare avanti». Il secondo punto è

la protezione dei calciatori. Non i miliardari dei grandi campionati, ma

«quelli che non ricevono il salario minimo». Per questo c'è una sorta di

contratto che garantirà requisiti minimi, da firmare a Bruxelles: perché non

accada più, dice ancora Platini, «che giocatori firmino contratti sotto

minaccia». O possano essere corrotti facilmente.

Bilancio 2011 Se i successi politici sono innegabili, notizie meno favorevoli

arrivano dal settore finanziario e si confondono con la crisi internazionale

che, già di suo, non aiuta. Il problema è che per salvare Ucraina-Polonia 2012

l'Uefa ha dovuto contribuire decisamente: meno entrate commerciali, più spese.

C'è nelle casse un patrimonio di 500 milioni di euro, il bilancio quadriennale

(quello che conta) sarà in attivo, ma spunta qualche segno rosso. Le entrate

dell'Euro, 1.33 miliardi, sono inferiori a quelle di Austria-Svizzera 2008

(1.35), le spese aumentate del 15%. Eredità del vecchio Esecutivo che, nel

2007, assegnò una fase finale quantomeno discutibile. Si ammette che gli

standard saranno inferiori al solito, ci saranno problemi di strade e hotel.

Qualificazioni 2016 Il segretario Uefa Gianni Infantino conferma che le

sanzioni per il fair play arriveranno da un nuovo organo di controllo. Che, da

oggi, l'unica donna dell'Esecutivo, la Aspelund, prima solo invitata, avrà

diritto di voto. E che infine, per le qualificazioni a Euro 2016, si gioca dal

giovedì al martedì, sempre di sera alle 20.45 e nel weekend anche alle 18 di

pomeriggio (come in Champions, per la tv). Tutti bello, tranne che le piccole

federazioni hanno detto definitivamente «no» al progetto Platini. Niente prima

fase «facile» per le grandi, niente supertorneo dopo. Platini è dispiaciuto.

Il rischio è che, con gruppi nei quali si qualificano anche tre squadre,

l'interesse tv possano essere ridotti. Non è quello di cui hanno bisogno le

nazionali già compresse dai club.

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CALCIOSCOMMESSE

Un'altra bufera

Cremona indaga

su 46 partite

Il verbale di Gervasoni metterebbe nei guai nuovi calciatori e dirigenti di A. Intanto a Bari...

di FRANCESCO CENITI & DAVIDE ROMANI (GaSport 23-03-2012)

Un'altra bufera in arrivo sul calcio italiano. Anzi, dovrebbero essere due ed

è impossibile sapere quale farà più danni. I fatti: mentre Stefano Palazzi

continua a sentire i giocatori in base agli atti (soprattutto i vecchi) avuti

da Cremona, la procura di Bari sta limando le carte in vista di una chiusura

delle indagini che a breve darà le prime risposte sulla profondità

dell'inchiesta; in contemporanea il pm Roberto Di Martino e il gip Guido

Salvini stanno lavorando sul terzo filone, quello che punta dritto alla Serie

A. Gli accertamenti tecnici predisposti negli scorsi mesi hanno dato esito

positivo (e infatti il capo della Polizia, Manganelli, aveva annunciato

«novità importanti»). Non solo, gli inquirenti hanno in mano le dichiarazioni

dei giocatori che hanno collaborato, facendo nomi e cognomi. Tra loro Carobbio,

Andrea Masiello (a proposito: stranamente Palazzi ha convocato i suoi ex

compagni del Bari nonostante siano poco propensi a parlare, mentre ha ignorato

il difensore dell'Atalanta che invece ha scelto una strada diversa. . . ) e

soprattutto Gervasoni. Il super pentito è «custode» di tanti segreti. Molti

contenuti nel verbale, secretato, dello scorso 12 marzo nel quale avrebbe

riferito complessivamente di 46 partite, vecchie e nuove, spalmate su più anni

e campionati anche precedenti al 2009. In sostanza nelle prossime settimane

l'attenzione dei tifosi sarà catturata non solo da quello che accade in campo,

ma forse soprattutto dalle vicende giudiziarie.

Tremano in tanti Al momento da Cremona non trapela nessun nome. Solo

qualche indiscrezione fondata che parla di nuovi giocatori di A (anche importanti)

e il possibile coinvolgimento di alcuni dirigenti. Una pista seguita con

insistenza dagli inquirenti. Se fosse confermato, avrebbe impatti devastanti

sulle classifiche. La Federcalcio ha chiesto a Palazzi uno sforzo per avere i

deferimenti entro aprile, in modo da avere sentenze entro la fine della

stagione. La procura ha eseguito, ma ha messo le mani avanti: «il procedimento

resta aperto». In sostanza gli 007 federali sono pronti ad allungare la lista

delle audizioni e dei deferimenti in base alle novità che arriveranno da

Cremona e Bari (al momento l'indagine di Napoli è indietro). Di certo 46 gare

sono un numero altissimo e mette in dubbio la regolarità di diversi tornei. La

procura federale, poi, a differenza di quando era accaduto la scorsa estate

può contare su un nutrito gruppo di calciatori-pentiti: oltre a Gervasoni,

Carobbio e Masiello, negli ultime audizioni ci sono state altre collaborazioni

(Pellicori e Passoni, ad esempio). Insomma, l'accusa questa volta dovrebbe

avere vita facile e questo potrebbe indurre altri a parlare. Sarebbe la svolta

definitiva e forse s'inizierebbe a vedere la luce in fondo al tunnel.

Italia-Svizzera Intanto Cremona fa un ulteriore passo avanti nelle indagini.

Ieri è durato circa 3 ore ieri l'incontro tra il pm Roberto di Martino e

Nicola Corti, procuratore cantonale di Lugano: un colloquio proficuo con il

passaggio, attraverso la rogatoria, del faldone dei documenti svizzeri. Carte

importanti soprattutto rispetto a conti correnti e movimentazioni bancarie di

alcuni indagati. Le buone notizie non si fermano al cantone svizzero ma

attraversano l'Adriatico e arrivano in Croazia. L'arrivo a Cremona di Saka e

Ribic, latitanti dal 19 dicembre 2011, dovrebbe avvenire mercoledì. I due

erano già attesi il 14 febbraio, ma poi avevano rinviato di due settimane la

loro costituzione. Presumibilmente entro venerdì sarà eseguito

l'interrogatorio di garanzia dal gip Salvini.

Ilievski Intanto continua a parlare dalla latitanza Hristyan Ilievski,

considerato uno dei capi degli Zingari. Stamani una sua intervista andrà in

onda su Rai 3, nel programma «Agorà». «Alcuni presidenti vogliono fare soldi e

anche alcuni giocatori amano i soldi facili — racconta Ilievski —. Sculli e

Mauri? Sono stato a Roma per avere informazioni su Lazio-Genoa perché sapevo

di una combine. Volevo incontrare qualcuno che mi confermasse la cosa, ma non

ho visto nessuno. Tantomeno i due calciatori».

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«Tifavo per mio zio Vycpalek. Poi però è arrivato chi sapete... »

di GIANCARLO FEBBO (CorSport 23-03-2012)

PESCARA - Il convegno sull'etica sportiva organizzato dal Panathlon di

Avezzano offre l'ennesimo spunto. Da qui si può accedere alla miniera

Zeman, il boemo dal linguaggio poco colorito ma tagliente,

estremamente efficace. Il moderatore dell'incontro, Antonio Monaco, sa

bene dove andare a parare. E Zdenek sta al gioco, argomenta con

disinvoltura e affascina gli astanti, come al solito. Dopo una ricca

cena con oltre cento invitati Zeman è pronto a spaziare su tutto,

ironico, pungente e sincero come al solito. Magari aggiunge un pizzico

di strategia mediatica, oppure è proprio un assecondare la sua

vocazione, anche a costo di rischiare strappi istituzionali ai quali

si sarà giocoforza abituato. Dalla platea il crescendo di domande è

tentacolare ma, anche se lo avvolge, non lo frastorna. L'abituale

pausa di riflessione, ormai un vezzo, e poi ogni curiosità viene

soddisfatta. Al suo fianco il presidente del Pescara, Daniele

Sebastiani, se lo gusta mentre disserta di Totti, Moggi (mai nominato),

l'Inter. E ancora doping, scommesse, filosofia di gioco e di vita.

Un'ora di fuoco di fila di domande e, udite udite, neppure una pausa

sigaretta. Zeman e il calcio pulito. Si trova a suo agio nel ruolo di

paladino della trasparenza?

«Mi viene naturale, esprimo semplicemente i miei convincimenti. Poi, se ho un

certo impatto sui media forse è perché loro sanno che ho ragione. Vorrei

essere un punto di riferimento per i giovani, anche se preferirei non essere

il solo» .

Anche da allenatore preferisce i giovani, ma perché è la sua missione

valorizzarli o forse i «vecchi» sono troppo impegnativi?

«Le mie scelte da tecnico seguono un criterio meritocratico a prescindere

dall'età, però è vero che mi viene più facile lavorare con i giovani che posso

formare secondo le mie idee, mentre quelli "già fatti" hanno utilizzato in

precedenza metodi diversi ed è meno semplice convertirli» .

Chi dei suoi tanti allievi è cresciuto meglio?

«Il giocatore più importante che ho avuto è stato Totti, un ragazzo semplice

che dice sempre quello che pensa. Ha avuto una carriera strepitosa, nonostante

due infortuni gravi. Io lo vedevo in attacco sulla sinistra e sono ancora

convinto che se avesse continuato in quel ruolo avrebbe potuto giocare fino a

50 anni, Invece lo hanno messo centravanti e lì in mezzo ha preso troppe

botte» .

E del progetto della nuova Roma con Luis Enrique cosa pensa?

«Luis Enrique cerca una strada diversa. Però quello che lui considera

innovazione in realtà in Italia risale a tempi antichi. Il suo possesso palla

prolungato lo faceva Liedholm» .

Perlomeno è un tentativo, il calcio è fase di stanca. Lei, ad esempio,

quali regole cambierebbe per renderlo più attraente?

«Nessuna, le regole non c'entrano. Così come quello degli stadi da rinnovare

è un falso problema. Una volta alla partita si andava in sessantamila, magari

in piedi, uno attaccato all'altro, ma nessuno si lamentava. Prima tutti si

interessavano, poi tra scommesse, doping e Calciopoli questo sport ha perso

credibilità e adesso si vedono gli effetti» .

Magari potrebbe avere ragione, come per le “farmacie”. A proposito,

come se n'è accorto?

«Semplicissimo, perché i giocatori aumentavano tre taglie di vestiti e i

portieri dovevano cambiare i guanti perché le mani erano diventate più grandi.

Eppure non crescevano così neanche i miei giocatori che ho sempre sottoposto a

metodi di allenamento durissimi, E con me non è mai morto nessuno» .

Un esempio lo sta fornendo con il Pescara quest'anno. Ma ce la farà a

vincere?

«Vedremo. Tutti dicono che vince chi prende meno gol, io al contrario sono

convinto che vince chi ne fa di più. Distruggere è molto più facile che

costruire, ma io mi sento un costruttore» .

Una filosofia che sta facendo tornare di moda, va a finire che la

chiama l'Inter, come si vocifera.

«A dire il vero, Moratti non lo sento dal 1994, quasi venti anni fa, quando

mi chiamò ma io, probabilmente sbagliando, gli risposi che ero già impegnato.

Lui forse si è offeso e da allora non si è fatto più sentire. Se mi

richiamasse ora? Impossibile, non rispondo ai numeri sconosciuti» .

Possiamo immaginare che non andrà mai alla Juve. A proposito, perché

ha accusato Buffon?

«Mi hanno chiesto un parere e l'ho dato. Secondo me contro il Milan lui è

stato il primo ad accorgersi che la palla era entrata, altrimenti invece di

spingerla fuori l'avrebbe schiacciata a terra. Le bugie non si devono dire,

ammettere che era gol non significava tradire i compagni» .

E’ risaputa la sua ostilità nei confronti del club bianconero.

«Qui c'è da chiarire un equivoco: io non sono anti bianconero, anzi, sono

nato juventino. Andavo a fare il tifo sin da piccolo quando l'allenatore era

mio zio Vycpalek che ha vinto due scudetti ed è arrivato a una finale di Coppa

Campioni. Solo che se poi mettono a capo della Juventus chi non dovrebbero, mi

dissocio» .

Che reazione ha avuto di fronte alla vicenda che ha coinvolto il suo

figlioccio Signori?

«Lui è stato un idolo per tutta l'Italia, c'è stato un periodo in cui ogni

mamma lo avrebbe voluto come figlio. Poi a fine carriera succedono cose che

non dovrebbero succedere. Gli ho parlato e mi ha detto che non c'entra niente,

spero sia così» .

Parliamo di buoni esempi: cosa direbbe se i suoi giocatori fumassero?

«Ah, ma ce ne sono di miei giocatori che fumano, solo che loro pensano che

non lo sappia. E' vero che io fumo parecchio, ma posso lo stesso consigliare

agli atleti di non farlo finché sono in attività» .

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Piace la Primavera nei grandi stadi.

E se giocasse sempre prima dei match di serie A?

di FABRIZIO BOCCA dal blog Bloooog! (Repubblica.it 22-03-2012)

Interessante la finale di Coppa Italia Primavera vinta dalla Roma: sarà stato

per il nome delle squadre – Roma e Juventus – sarà perché i club molto

intelligentemente hanno aperto gratuitamente i loro grandi stadi per far

affluire il pubblico allo Juventus Stadium prima (vittoria della Roma per 2-1)

e all’Olimpico poi (uno 0-0 invero poco entusuiasmante e festa finale dei

giallorossi), sarà perché in qualche maniera si è creato l’evento, come si

dice oggi. Ma insomma, bello, divertente, con due squadre fatte di nomi

sconosciuti al grande pubblico ma che comunque hanno saputo sollevare

l’interesse delle persone. Soprattutto con tanta, tantissima gente, giovani,

famiglie con bambini.

Si è colta intelligentemente l’occasione per avvicinare le persone al calcio

giovanile. Anche se dalla parte dei soliti tifosi ultras, che hanno portato

sul campo usi e costumi della domenica, non è mancato il solito atto di

inciviltà con i cori contro Pessotto, motivo per cui chiedo da tempo che i

settori da dove provengono nefandezze simili vengano chiusi per un determinato

periodo. Non si sono accorti che l’anomalia rispetto al resto dello stadio

(più di ventimila persone addirittura) erano loro e oltre indignazione hanno

suscitato sinceramente pena, come se fossero un disco rotto che ripete sempre

la stessa cosa. Vediamo se la Roma – società nuova e con una mentalità aperta

e fuori dell’ordinario – farà qualcosa che altri finora non hanno fatto.

Il campionato Primavera dovrebbe essere l’ultimo gradino per il grande salto

verso la serie A. In realtà è un campionato che molti esperti hanno criticato

per vari motivi: perché il grande salto non c’è mai; perché spesso il

campionato diventa l’unico mezzo per impiegare giocatori giovani ma ormai

adulti e anche sotto contratto; perché l’uso eccessivo dei fuori quota

(normalmente quest’anno i giocatori impiegabili devono essere nati entro il 1°

gennaio ’92, ma c’è la possibilità di un fuori quota senza limiti di età e

fino a quattro fuori quota nati entro il 1° gennaio ‘91) spesso snaturalizza

le squadre, con dei 22enni che ancora non sono arrivati da nessuna parte. Si è

detto spesso che per fare crescere veramente i giovani, oltre al campionato

Primavera o anche in sostituzione di esso, sarebbero molto meglio delle

squadre giovanili dei vari club da impiegare in serie B o C e dunque in

campionati veri. Alberto De Rossi, allenatore della Roma e uno dei migliori

tecnici italiani di calcio giovanile, ha detto testualmente: “La differenza

tra il campionato Primavera e quello di serie A è enorme”. Ma questo fa parte

di un discorso lungo e complesso che abbiamo fatto tante volte sulla crescita

dei giovani calciatori, troppo snobbati dalle squadre di serie A. Sia pure con

notevoli eccezioni: vedi appunto la Roma di Lamela, Borini etc.

Personalmente trarrei molti insegnamenti dal successo della doppia finale di

Coppa Italia. Cercherei cioè di continuare a tenere in contatto il grande

pubblico col calcio giovanile. In molte occasioni, ad esempio, la partita di

campionato o Coppa Primavera potrebbe essere il sottoclou (nel linguaggio

della boxe) o la partita d’appoggio (nel linguaggio della musica rock, dove il

grande gruppo viene preceduto da altri) alla partita principale di serie A. Se

solo avessimo degli stadi e dei campi adeguati – in grado cioè di resistere a

180’ di calcio consecutivo – sarebbe la maniera migliore per rendere ancora

più piena e festosa la giornata del tifoso allo stadio. Avvicinandolo al

calcio giovanile, offrendogli uno spettacolo supplementare di qualità, con

squadre che lo coinvolgono emotivamente e distraendolo da altre attività che

poco hanno a che fare con lo sport. Basterebbe un po’ di voglia di fare e un

po’ di iniziativa.

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Gasport del 23-03-2012 pag. 5

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Galliani ci scrive: "Ecco perché la Juve ha perso"

Regolamento chiaro: le gare due tempi di 45. Al 90' era 2-1 per il Milan.

FABIANA DELLA VALLE - Gasport -23-03-2012

Adriano Galliani è un uomo fedele alle vecchie abitudini.

Per l’amministratore delegato rossonero il rito del risveglio è legato alla lettura della giornalaccio rosa dello Sport: qualsiasi cosa sia accaduta nel mondo, lui si alza e prende in mano il giornale rosa. L’ha fatto anche ieri e la sua attenzione è stata catturata da un articolo a pagina 12, dal titolo: "Galliani: «Con noi la Juve k.o. al 90’». Ma Lega e Uefa: conta il 2-2". Galliani è fatto così: dopo 26 anni di Milan e una marea di trofei vinti riesce ancora a infervorarsi quando è convinto di avere ragione. Così ha ignorato il consiglio del figlio Gianluca («Ma lascia stare papà! »), si è consultato con l’avvocato Leandro Cantamessa, ha chiamato la sua segretaria per dettargli la lettera che trovate qui accanto, indirizzata al direttore della giornalaccio rosa dello Sport Andrea Monti, e poco dopo è arrivato in sede per firmarla. Tutto questo è successo prima di mezzogiorno, quando Galliani si è presentato puntualissimo nella sala dei trofei per la conferenza stampa di presentazione della «Crociera rossonera-Milan Junior Camp 2012». E alla prima inevitabile domanda sulla diatriba legata all’imbattibilità bianconera, l’amministratore delegato ha raccontato: «Ho scritto una lettera al direttore della giornalaccio rosa per spiegare la mia posizione, ma non dico altro.

Noi abbiamo perso 2-1 all’andata e vinto 2-1 a Torino e la qualificazione è stata decisa da un gol nei supplementari.

Comunque il Milan ha l’organico più forte d’Italia e deve vincere lo scudetto. L’eliminazione dalla Coppa Italia non lascia tracce. Con Allegri c’è un feeling straordinario con me e con Berlusconi e penso che possa rimanere con noi a lungo».

Occhio al regolamento Galliani poi ha pranzato da «Giannino» con Pierfrancesco Vago, Ceo di Msc Crociere, e anche lì ha continuato a parlare dello stesso argomento. Nella lettera ha spiegato senza polemica e in maniera garbata perché ritiene che la Juventus abbia perso l’imbattibilità: perché per il regolamento dice che la gara dura 90 minuti, e nei 90 minuti la Juve è stata battuta. Stamattina come sempre inizierà la giornata leggendo la giornalaccio rosa. Senza che niente e nessuno sia riuscito a fargli cambiare idea

Marotta replica a Galliani: “E’ finita 2-2, noi ancora imbattuti”

Il «Condottiero» Galliani rivendica la presa di Torino con le sue truppe. Ma la nazione juventina si guarda attorno e non vede cambiamenti a livello di governo, zero tracce di bandiere altrui sul territorio. La Casa bianca (e nera) resta quindi saldamente nelle mani del presidente Agnelli e del suo braccio destro Marotta. Le mura, poi, continuano ad essere protette adeguatamente dal Generale Conte e dai suoi guerrieri. «Ma quale sconfitta…» Scherzi a parte, la Juventus fa davvero spallucce alle «rivendicazioni » rossonere. Senza animosità e con i giusti toni, in corso Galileo Ferraris parlano di «un non problema». Alla Juve interessava solo conquistare la finale di Coppa Italia per tornare a giocarsi un trofeo importante, che nella bacheca bianconera (al netto di Calciopoli naturalmente) manca dal 2003, Supercoppa italiana vinta ai calci di rigore proprio contro il Milan. Il resto contava davvero poco. Vista però l’«insistenza » rossonera sull’argomento, ecco che una risposta appare quantomeno segno di cortesia. E allora parla l’amministratore delegato Beppe Marotta: «Mi sembra che già oggi la giornalaccio rosa abbia spiegato cosa conti a livello di statistiche. In caso di supplementari, va archiviato il risultato finale e non quello parziale del 90’. E francamente mi sembra una cosa anche logica. Dopo il 2-1 di Maxi Lopez, arrivato a dieci minuti dalla fine, non eravamo fuori, e sapevamo di poter contare su un’altra mezzora di gioco se non avessimo fatto sciocchezze entro il 90’. Insomma, in una gara di campionato rimetti la palla al centro e carichi subito a testa bassa per cercare il pareggio: o ci riesci oppure becchi un altro gol in contropiede. In Coppa, in una situazione come quella che è capitata a noi, il discorso è inevitabilmente diverso. Le strategie cambiano, e si gestisce il tutto con maggiore freddezza, proprio perché sai di avere più tempo grazie ai supplementari ». Ragionamento che obiettivamente non fa una piega dal punto di vista sportivo.

angeloribelleelupisoli.jpg

Modificato da huskylover

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IL VENERDI DI REPUBBLICA 23 MARZO 2012

aarmdscz.jpg

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TEMPO SCADUTO di ALIGI PONTANI (Repubblica.it 23-03-2012)

Offese e razzismo

urla nel silenzio

Eppure non sarebbe difficile: andare davanti a una telecamera, con la

disinvoltura ormai acquisita dalla consuetudine, e dire poche parole, magari

anche pacate, purché indiscutibilmente chiare: certa gente, noi, non la

vogliamo più. Sarebbe stato facile, ad esempio, per Andrea Agnelli, che pure

ha dimostrato di conoscere bene la potenza della comunicazione e l'importanza

di "metterci la faccia" (e il cognome), festeggiare la magnifica nottata della

qualificazione alla finale di Coppa Italia presentandosi alla Rai per dire:

sono felice, certo, felicissimi. ma la gente che ha ululato contro Seedorf e

gli altri a casa mia non la voglio più vedere, mai più. E saremo noi, la

Juventus, il primo club l'Italia, a sbattere fuori i razzisti per sempre,

identificandoli, denunciandoli, privandoli dell'usurpato titolo di tifosi.

Sarebbe semplice e bello, ad esempio, per Franco Baldini, che ha fatto

dell'etica, dei principi e della pulizia le bandiere del progetto Roma,

chiedere spazio a uno dei tanti sempre pronti a intervistarlo su Totti e Luis

Enrique e dire pubblicamente: la vittoria della Coppa Italia da parte della

nostra squadra Primavera è la bussola che ci indica la strada, certo. Ma

quelle urla infami su Pessotto che hanno sporcato la freschezza della notte

dell'Olimpico sono un cancro che estirperemo con la stessa convinzione con cui

difendiamo le nostre idee di rinnovamento.

Cose così, chiare. Perché il calcio è bello, stupendo quando lo stadio è

pieno come nel caso di Torino o aperto a tutti come nel caso di Roma, quando

le partite sono leali, quando sul campo resta solo lo sport, l'emozione,

l'entusiasmo. Ma il calcio è orribile quando la sua musica di sottofondo è

fatta di vigliaccheria e di intolleranza, troppo facilmente e troppo spesso

confuse con la meno pericolosa stupidità. Sarebbe bello che chi ha la

responsabilità di club importanti, famosi, amati, seguiti come Juventus e Roma,

non continui ad aspettare per sempre che qualcun altro alzi la voce - la

federazione, la stampa, i giocatori bersagliati Sarebbe invece ora di far

sentire la propria, di voce, che conta. Magari convincendo pure chi ancora di

più conta, i campioni, gli allenatori, a dare una mano. Sarebbe bello, sarebbe

un sogno, sarebbe una svolta. E cancellerebbe l'amara impressione che sia

invece molto più comodo tacere, lasciando che continuino le urla nel silenzio.

Modificato da Ghost Dog

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L’ultima sfida di Coppa Italia ricordando le magie contro i bianconeri

Noi che possiamo piegare la Juventus

di MAURIZIO DE GIOVANNI (IL MATTINO 23-03-2012)

Lo so. Dovrei essere gentile e obiettivo. Dovrei ricordarmi di far parte del

variegato mondo detto degli intellettuali, essendo uno che racconta storie che

vengono lette e pubblicate; e quindi parlare di fenomeno sociale, assumere

un’aria vagamente supponente e dichiarare che si tratta pur sempre di effimero,

il calcio; che di fronte ai veri e grandi problemi della città concentrare

l’attenzione su un evento così è un distogliere lo sguardo dalle cose serie.

Dovrei forse scegliere un taglio sorridente e far riferimento alla creatività

gioiosa della tifoseria azzurra, agli sfottò e all’umorismo degli striscioni,

chi non salta bianconero è. Dovrei minimizzare, ammorbidire, smussare.

Ma mentirei, e si capirebbe subito. In realtà qui si tratta di una cosa seria,

fondamentale: qui si tratta della prima volta, da quindici anni, che il

Napoli si ritrova a concorrere per un trofeo, e anche quella volta ci eravamo

arrivati in maniera casuale, senza l’impressione di una vera forza, perdendo

contro un Vicenza tutt’altro che irresistibile, e invece stavolta ci si arriva

sulle ali di una convinzione, di una solidità sconosciuta da queste parti da

almeno un quarto di secolo. E contro chi si gioca, adesso? Chi è che si

frappone tra noi e la prima coppa sollevabile da allora?

Non saprei rispondere alla domanda che spesso ci facciamo, sul perché, tra

tante squadre che nel tempo abbiamo visto sorpassarci e poi vincere davanti,

sia proprio questa la rivale d’elezione, la principale avversaria, la prima

nemica. Forse perché il nostro è il tifo dei napoletani, in città e nel mondo:

la passione di chi vede nella squadra la propria città, nel bene e nel male,

coi pregi e i difetti. I “loro” tifosi, invece, sono quelli che salgono

volentieri sul carro del vincitore, quelli che vogliono sentirsi primi e forti,

senza legami territoriali (a Torino battono soprattutto cuori granata). Forse

perché il nostro è un tifo popolare e proletario, chiassoso e un po’ volgare,

mentre “loro” sono quelli del Palazzo e dei salotti buoni, con il padronato

miliardario e l’orologio sul polsino. Forse e semplicemente perché il

contrario dell’azzurro è il bianco e il nero.

Ogni anno per due volte, e stavolta per tre, noi chiediamo ai ragazzi

qualcosa in più. Lo chiediamo perché se si vince, quando si vince, si va a

letto col sorriso e il sorriso ci rimane in faccia per tutta la settimana. Lo

chiediamo perché è una soddisfazione che non vale certo un campionato, ma

insomma un po’ di più di una vittoria qualsiasi certamente.

Non succede spesso. Un mare di volte i sogni si sono infranti su questo

scoglio. Personalmente sono aiutato da una strana memoria selettiva: non

ricordo cuori ingrati e avversari esultanti con la lingua di fuori, francesi

con i riccioli o senza capelli che alzano le braccia, ex idoli vincenti con

l’odiata maglia, Ferrara, Cannavaro, Quagliarella. La mia mente cancella

queste immagini. Ricordo invece la punizione a due, il tocco di Pecci e la

magia del Più Grande; il gol di Giordano a Torino; i cinque gol della

Supercoppa; il gol di Renica, con cui li eliminammo dalla semifinale di coppa

Uefa; la tripletta del Matador; il gol di Datolo, che ha dato un senso al suo

passaggio in città.

Pezzi di vittorie, momenti di trionfo: ma non una finale, una partita alla

fine della quale un capitano, e uno solo, alza il trofeo.

Se ci penso oggi, non poteva essere che così. Li troviamo sulla nostra strada,

l’ultimo ostacolo prima del trionfo; che trionfo non potrebbe essere, non

completamente, se non passasse attraverso la “loro” sconfitta.

Lo sapevo, che avrebbero superato il Milan. E lo sapevo, che avremmo battuto

il Siena. Lo voleva il destino.

Perché se dobbiamo vincere questa coppa, se dobbiamo ricominciare ad alzare

trofei, possiamo farlo solo in un modo.

Battendo la Juventus.

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Fair play del calcio, aria di presa in giro

di MARIO SCONCERTI dal blog Lo sconcerto quotidiano (Corriere.it 23-03-2012)

E’ molto interessante l’atteggiamento di società e media sul fair play

finanziario, cioè sul nuovo meccanismo del calcio per cui si potrà spendere

solo quello che si incassa, quindi fine del mecenatismo, fine della

possibilità di un presidente di mettere i soldi che vuole nella squadra. Credo

anch’io sia una bellissima novità, ma se è giusto il fair play adesso, non si

può dimenticare che questa novità cristallizza cinquant’anni di risultati del

mecenatismo. In sostanza, prima abbiamo affermato gerarchie definitive nel

calcio attraverso i finanziamenti dei presidenti, abbiamo costruito santi,

leggende e scudetti, poi si dice che era tutto sbagliato, insopportabile. Ma

nel frattempo le gerarchie sono in essere, i fatturati anche, i privilegi idem

(per esempio i diritti tv). Moratti ha ripianato deficit di gestione per quasi

un miliardo e mezzo. E’ un predidente emerito o un fuorilegge? La Juve deve

ripianare un deficit di cinquanta milioni a semestre. Investe o dilapida? Il

calcio italiano perde 250 milioni l’anno di cui l’88.8 per cento è un debito

di Inter-Milan-Juve. Otto squadre guadagnano, due sono pari, altre sei

alternano come tutti. Il debito è di chi vince. Ora Platini ci dice che non è

giusto, ma non toglie nulla ai “colpevoli” e non dà niente a chi è stato

battuto per cinquant’anni dalle squadre fatte con i condannatissimi debiti

degli altri. C’è aria di finto socialismo, un vecchio sapore di presa in giro.

Vorrei chiedere a Platini, al segretario Infantino che è alla base del

progetto: ci sono conclusioni più serie di quelle che ho appena esposto?

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