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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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IN CORTE D’APPELLO

«Ora togliete all'Inter il titolo 2006»

La Juve: «I giudici usino subito la sentenza Calciopoli»

di ANTONELLO CAPONE (GaSport 11-02-2012)

Nuovo attacco della Juve, ora in Corte d'appello di Roma: «Dichiari nullo il

lodo del Tnas che arbitrariamente si è dichiarato incompetente non decidendo

sul ricorso della Juventus e gioca tu la palla: togli all'Inter lo scudetto

del 2006. Fa' ciò che Figc e tribunale del Coni non hanno voluto fare

nonostante i fatti nuovi emersi sull'Inter. La sentenza del tribunale di

Napoli su Calciopoli fa chiarezza sulla condotta della società Juventus che è

stata separata nettamente da quella di Moggi». L'impugnazione del club

presieduto da Andrea Agnelli depositata ieri a Roma è di 94 pagine, ma si può

riassumere così. Il regista avvocato Michele Briamonte con l'avvocato Luigi

Chiappero e il professor Pasquale Landi chiede alla Corte d'appello di agire

in due fasi. Primo: «Annullare il lodo del Tnas: non poteva esimersi dal

pronunciarsi invece ha evitato di entrare nel merito; il Coni che citiamo in

giudizio con Figc e Inter ha anche nominato gli stessi giudici del Tnas con

ciò togliendo il diritto a una difesa piena e a un giudizio sereno; il Coni ha

ultimamente deciso che la Federazione può togliere uno scudetto e quindi

condizionando il giudizio, facendo intendere che prima non poteva, cosa non

vera». Seconda fase: «Visto che chi doveva agire non lo ha fatto, entra

direttamente tu, Corte d'appello, nel merito della questione e quindi annulla

l'atto del commissario Rossi che ha attribuito lo scudetto all'Inter». La

prima udienza è stata fissata per il 30 luglio 2012. La Juventus chiede anche

il risarcimento dei danni quantificato in 444 milioni di euro. Una causa pende

al Tar del Lazio. In azione poi la Corte dei Conti.

___

SCUDETTO 2006

La Corte d’appello

decide sul titolo

Scattato ieri il ricorso Juve contro il lodo del Tnas, rinforzato dalle

motivazioni della Casoria. La Corte può annullarlo e anche decidere

di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 11-02-2012)

TORINO. La Juventus ha caricato un altro cannone. E’ puntato, come tutti gli

altri, verso il Coni e la Figc, più in generale contro la giustizia sportiva

che negli ultimi due anni, da quando Andrea Agnelli e l’avvocato Michele

Briamonte hanno iniziato la loro battaglia, si è trincerata dietro

improcedibilità o incompetenza. Ieri, infatti, è stato presentato alla Corte

d’Appello di Roma il ricorso avverso alla decisione del Tnas (Tribunale

nazionale arbitrato dello sport) che lo scorso 15 novembre si era dichiarato

incompetente in merito all’istanza di revoca dell’assegnazione dello scudetto

del 2006. La Corte d’Appello di Roma è infatti tecnicamente competente ad

accogliere l’impugnazione del lodo del Tnas (Tribunale nazionale arbitrato

sportivo).

LO SCUDETTO L’attacco è interessante, perché se la Corte d’Appello dovesse

riconoscere la nullità del “non-lodo” del Tnas, potrebbe lei stessa decidere

nel merito e quindi se era da revocare lo scudetto del 2006, quello che Guido

Rossi assegnò all’Inter sulla base della “illibatezza” dei nerazzurri,

presupposto disintegrato dalla relazione Palazzi del 1° luglio del 2011.

I MOTIVI Insomma, oltre a essere un’arma parallela al Tar, la Corte d’Appello

potrebbe entrare nel merito di una discussione che il Tnas non ha voluto

affrontare. E proprio per questo rischia di vedersi demolito il lodo: tre,

infatti, sono le ragioni per le quali la Juventus chiede l’annullamento del

lodo (nella parte rescindente delle 92 pagine di documento). Il lodo è nullo

perché non si è pronunciato nel merito quando doveva pronunciarsi, perché è

stato violato il diritto alla difesa della stessa Juventus, perché è

chiaramente contraddittorio quando afferma che il diritto (in questo caso lo

scudetto 2006) è disponibile per la Juve e non è disponibile per la Figc.

Tutte ragioni buone, per i legali della Juventus, per annullare quel lodo. A

quel punto (e passiamo alla cosiddetta parte rescissoria), la Corte potrebbe

anche decidere se, effettivamente, lo scudetto del 2006 era da revocare sulla

base della relazione Palazzi (quella che riconosce all’Inter e ai suoi

dirigenti la violazione dell’ex articolo 6, ovvero di illecito sportivo, ma

salva i nerazzurri con la prescrizione).

LA CASORIA A rafforzare il ricorso della Juventus, che ha citato la Figc e il

Coni, oltre che l’Inter («danno collaterale», dice sempre Andrea Agnelli) per

il 12 luglio, ci sono le motivazioni della sentenza Casoria. L’ormai famosa

pagina 550, dove il giudice scrive che l’indagine è «corsa dietro al solo

Moggi » e questo crea «ulteriore difficoltà di aggancio alla responsabilità

del datore di lavoro», cioè la Juventus. Le pagine scritte dalla Casoria ,

nelle quali viene demolita l’indagine di Auricchio e vengono alleggerite fino

a farle scomparire le responsabilità della Juventus, sono state aggiunte in

tempo reale al ricorso bianconero alla Corte d’Appello, mentre la relazione

Palazzi ne era un cardine fin dall’inizio. L’appuntamento è per il 12 luglio,

mentre il Tar dovrebbe prendere in considerazione il ricorsone da 444 milioni

a settembre. Sarà un’estate caldissima.

Scudetto 2006

Juve, ricorso in appello per il Tnas

trafiletto non firmato (CorSera 11-02-2012)

Concentrata sullo scudetto del 2012, la

Juventus comunque non molla quello (conteso)

del 2006. Giovedì, alla Corte d'appello di

Roma, è stato presentato il ricorso contro

la decisione del Tnas di dare ragione alla

Federcalcio sulla «non decisione» in merito

all'esposto bianconero del maggio 2010

(basato sulle nuove intercettazioni) che,

di fatto, ha lasciato il titolo all'Inter.
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Il caso Diritti tv: negato al Coni lo 0,5%

Lega di A nel caos

Otto club scrivono

«Beretta vada via»

di FABIO MONTI (CorSera 11-02-2012)

MILANO — Sale la tensione nella Lega di serie A. L'assemblea di ieri, che ha

discusso di diritti tv in chiaro (dopo l'offerta giudicata inadeguata da parte

della Rai), ha convinto otto club che è stato superato ogni limite in fatto di

violazione delle regole. L'azionista di maggioranza della Lazio, Claudio

Lotito, che non può ricoprire incarichi istituzionali (era consigliere

federale), dopo la condanna (in primo grado) al processo di Napoli per

Calciopoli, prima ha dato la propria delega al presidente del Genoa, Enrico

Preziosi, poi ha partecipato attivamente all'assemblea, prendendo la parola in

più occasioni. Il tutto senza che il presidente, Maurizio Beretta,

intervenisse, imponendo il rispetto delle regole.

Così sta prendendo forma un documento, sottoscritto da otto società (Bologna,

Cagliari, Cesena, Inter, Lecce, Novara, Palermo e Siena), nel quale viene

chiesta la convocazione di un'assemblea straordinaria, per votare la sfiducia

a Beretta, mettendolo nelle condizioni di dimettersi. C'è la fondata

convinzione che la mozione possa essere votata in assemblea da almeno undici

società. In questo caso si potrebbe arrivare a proporre un nuovo candidato,

che però dovrebbe essere votato da 14 club. In caso di fumata nera, si

arriverebbe al commissariamento della Lega per superare la paralisi: dopo

sette mesi, non c'è ancora il vicepresidente. Il presidente del Cagliari,

Cellino, è stato chiaro: «Nulla da dire su Beretta come persona, ma è

immobile. La Lega non funziona; ci vuole un presidente che porti avanti i

programmi».

C'è anche un problema con il Coni. Giovedì, in una riunione fra Lega di A, di

B, Lega Pro e Dilettanti, si è proceduto a dividere la quota che deriva dalla

cessione dei diritti tv della A e che viene assegnata dalla legge Melandri

alla Fondazione. Il problema è che è stato ignorato lo 0, 5% che la legge

assegna al Coni. Per ora dal Foro Italico hanno scelto il silenzio: parleranno

al momento opportuno. Di certo non hanno gradito: quello 0,5, che può valere

il cartellino di un calciatore extracomunitario da mettere in panchina, è

quanto costa al Coni il progetto per l'attività fisica nella scuola primaria.

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“La gente torni negli stadi”

E la tessera del tifoso cambia

Vincoli più morbidi. L’Osservatorio: “È finita l’emergenza”

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 11-02-2012)

Il nome è nuovo, il messaggio anche. La Tessera del tifoso arriva a metà

stagione, o poco più, e va incontro ad un restyling impensabile nei giorni

degli ultrà in corteo per protesta o delle società in fermento per trovare una

via d’uscita. Tutto nasce da un presupposto, ovvero provare a costruire

l’immagine di un calcio italiano se non dagli stadi avveniristici quantomeno

senza preoccupanti vuoti sulle tribune. Così, terminata quella che il

presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale,

Roberto Sgalla, definisce «la fase emergenziale...», ecco il passo in avanti.

«Il calcio è passione se c’è gente allo stadio e il nostro obiettivo è proprio

quello di riportare i tifosi sulle tribune. In questi mesi - precisa Sgalla -

la tessera è stata vissuta come qualcosa di punitivo da parte degli

appassionati e questo anche per colpa di una cattiva informazione. Abbiamo

deciso di ripensare qualcosa...».

La rivoluzione è immediata, la frattura con il recente passato anche, tanto

che i tempi delle riflessioni dell’ex ministro degli Interni Roberto Maroni

sul tema appaiono preistoria. Due sono i confini prima nemmeno sfiorabili,

oggi aperti: l’abbonamento, o meglio carnet di biglietti per le partite

interne, senza aver sottoscritto alcun tipo di tessera e la possibilità di

mettersi in viaggio al seguito della propria squadra senza card, ma con il

tagliando d’ingresso allo stadio (settore ospiti compreso) acquistato da un

amico che la fidelity card ha firmato. Quest’ultima appare come la novità più

sorprendente perché riapre le trasferte, fino a poche ore fa chiuse

categoricamente ai non possessori della tessera. «La nostra filosofia deve

essere inclusiva e per questo abbiamo pensato ad una soluzione che potrei

sintetizzare "porta un amico con te": se, però, l’amico sgarra, paga

e a chi gli ha comprato il biglietto viene ritirata la card. Dobbiamo

facilitare - spiega Sgalla - la possibilità di comprare il biglietto ai tifosi e

togliere gli alibi a quei club che, dietro alla tessera del tifoso, nascondono

il proprio immobilismo in materia: tolte le eccezioni di Juve e Roma,

impegnate ad andare incontro agli appassionati, non c’è nulla. Noi, invece,

pensiamo ad una serie di servizi, senza alcun fine commerciale, che le società

devono mettere in campo per i tifosi».

La Tessera del tifoso non si chiama, o chiamerà, più così. «Diamogli il nome

dei singoli club.. . », così Sgalla. Un primo passo verso uno scenario

cosiddetto di normalizzazione che, per l’Osservatorio del Viminale, deve avere

un punto d’arrivo già fissato. «Dall’inizio del prossimo campionato - precisa

Sgalla - in serie B o Lega Pro avremo degli stadi senza barriere fra i

settori: li abbiamo già individuati, spero che presto anche la serie A ci

segua...». Gli impianti di B o dell’ex C1 e C2 aperti saranno almeno sei o

sette per categoria. Per la serie A i tempi non sembrano ancora maturi, ma

nemmeno tanto lontani. «La fase dell’emergenza è finita e lo testimoniano i

soli undici incontri con feriti, in netto calo rispetto alle ultime stagioni.

Dobbiamo - afferma il presidente dell’Osservatorio premiare e favorire la

presenza sugli spalti dei tifosi veri, che sono la stragrande maggioranza». La

nuova tessera del tifoso è pronta: cambiargli il nome è, per il Viminale, il

primo punto di svolta per far passare il messaggio che, come dice Sgalla, «non

stiamo parlando di uno strumento di polizia». Gli ultrà annotano e rilanciano:

le curve vorrebbero cancellare anche la norma che vieta a chi ha avuto il

Daspo, anche se già scontato, la possibilità di sottoscrivere qualsiasi

tessera.

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Un bel calcio all'educazione

Tutto quello che tuo figlio avrebbe disimparato dall'ultima settimana

di sport, se glielo avessi affidato. E cinque buone ragioni per

spedirlo a suonare il violino anche se è stonato.

di ELISA CHIARI (Famiglia Cristiana.it 11-02-2012)

Sport maestro di vita. Impari a superare i tuoi limiti, ma anche ad

accettarli perché c’è sempre uno più bravo di te. Impari a rispettare

compagni, avversari e regole del gioco. Perché senza regole non si

gioca a niente, ci si azzuffa e basta. Impari che il successo ha un

prezzo e si chiama fatica. E che, comunque, si può perdere anche dopo

aver sputato l’anima. Però, barare mai. Perché vincere barando fa

schifo.

Questo ti dici, quando iscrivi i figli a calcio e quando ti emozioni

per le imprese di chi, dopo aver dato tutto, è riuscito a dimostrare

di essere il migliore.

Poi guardi indietro, all’ultima settimana di sport di vertice. E vedi

l’orario delle lezioni:

1. Il capitano dell’Inghilterra ha vomitato una volgarità razzista

addosso a un avversario. L’allenatore dell’Inghilterra, invece di

applaudire la Federazione che ha tolto al suddetto capitano la fascia

giudicandolo immeritevole di rappresentare il paese, sbatte la porta

sdegnato perché si sente esautorato. Sul merito dell’insulto razzista

e della sua gravità neanche una parola.

2. Il registra di una squadra che ambisce al campionato italiano

rimedia tre giornate di squalifica per aver mollato uno schiaffo a un

avversario, a gioco fermo. La società fa ricorso: «non era violento,

solo antisportivo». Come se uno dei migliori giocatori al mondo

potesse permettersi di essere palesemente antisportivo e far passare

una scorrettezza per un gesto d’affetto.

3. Il miglior ciclista al mondo, già trovato positivo all’antidoping,

becca due anni di squalifica, perché il Tas, secondo e definitivo

grado di giudizio sportivo, non beve la tesi difensiva che dava la

colpa a una bistecca avariata. E tutti a dire che la giustizia

sportiva è stata troppo lenta, che il ragazzo e il suo sport sono

perseguitati. Neanche una parola sul merito del fatto che il miglior

ciclista al mondo, se vuol restare tale, dovrebbe vincere senza

macchia nel curriculum.

4. Una plebaglia pallonara (in continuo allargamento), composta di

calciatori che hanno perso il treno dei migliori, si è venduta la

dignità, l'anima e un sacco di partite in cambio di denaro.

5. Il presidente di una blasonata società sostiene che Moggi «a fare

il suo lavoro era il più bravo». Evidentemente una sentenza di primo

grado che giudica Moggi colpevole di associazione a delinquere non

incide sulla bravura, benché l’associazione fosse nell’esercizio delle

funzioni.

Fai la sintesi degli insegnamenti:

1. Essere razzisti non è una cosa grave.

2. Le controversie si regolano a manate.

3. L’importante è vincere, il fine giustifica i mezzi e i giudici

sono dei rompiscatole.

4. I soldi sono importantissimi, per guadagnarne val la pena di

tradire la squadra e vendere l’anima.

5. Essere bravi è più importante che essere onesti. E la bravura

resta riconosciuta anche se esercitata illegalmente.

Butti via gli scarpini con tutti gli euro che ti sono costati e

spedisci tuo figlio a studiare il violino, anche se è stonato. Prima

che sia troppo tardi. Siccome è stonato il violino non lo impara, ma

almeno non disimpara l’educazione.

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Joined: 01-Aug-2006
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Un bel calcio all'educazione

Tutto quello che tuo figlio avrebbe disimparato dall'ultima settimana

di sport, se glielo avessi affidato. E cinque buone ragioni per

spedirlo a suonare il violino anche se è stonato.

di ELISA CHIARI (Famiglia Cristiana.it 11-02-2012)

Sport maestro di vita. Impari a superare i tuoi limiti, ma anche ad

accettarli perché c’è sempre uno più bravo di te. Impari a rispettare

compagni, avversari e regole del gioco. Perché senza regole non si

gioca a niente, ci si azzuffa e basta. Impari che il successo ha un

prezzo e si chiama fatica. E che, comunque, si può perdere anche dopo

aver sputato l’anima. Però, barare mai. Perché vincere barando fa

schifo.

Questo ti dici, quando iscrivi i figli a calcio e quando ti emozioni

per le imprese di chi, dopo aver dato tutto, è riuscito a dimostrare

di essere il migliore.

Poi guardi indietro, all’ultima settimana di sport di vertice. E vedi

l’orario delle lezioni:

1. Il capitano dell’Inghilterra ha vomitato una volgarità razzista

addosso a un avversario. L’allenatore dell’Inghilterra, invece di

applaudire la Federazione che ha tolto al suddetto capitano la fascia

giudicandolo immeritevole di rappresentare il paese, sbatte la porta

sdegnato perché si sente esautorato. Sul merito dell’insulto razzista

e della sua gravità neanche una parola.

2. Il registra di una squadra che ambisce al campionato italiano

rimedia tre giornate di squalifica per aver mollato uno schiaffo a un

avversario, a gioco fermo. La società fa ricorso: «non era violento,

solo antisportivo». Come se uno dei migliori giocatori al mondo

potesse permettersi di essere palesemente antisportivo e far passare

una scorrettezza per un gesto d’affetto.

3. Il miglior ciclista al mondo, già trovato positivo all’antidoping,

becca due anni di squalifica, perché il Tas, secondo e definitivo

grado di giudizio sportivo, non beve la tesi difensiva che dava la

colpa a una bistecca avariata. E tutti a dire che la giustizia

sportiva è stata troppo lenta, che il ragazzo e il suo sport sono

perseguitati. Neanche una parola sul merito del fatto che il miglior

ciclista al mondo, se vuol restare tale, dovrebbe vincere senza

macchia nel curriculum.

4. Una plebaglia pallonara (in continuo allargamento), composta di

calciatori che hanno perso il treno dei migliori, si è venduta la

dignità, l'anima e un sacco di partite in cambio di denaro.

5. Il presidente di una blasonata società sostiene che Moggi «a fare

il suo lavoro era il più bravo». Evidentemente una sentenza di primo

grado che giudica Moggi colpevole di associazione a delinquere non

incide sulla bravura, benché l’associazione fosse nell’esercizio delle

funzioni.

Fai la sintesi degli insegnamenti:

1. Essere razzisti non è una cosa grave.

2. Le controversie si regolano a manate.

3. L’importante è vincere, il fine giustifica i mezzi e i giudici

sono dei rompiscatole.

4. I soldi sono importantissimi, per guadagnarne val la pena di

tradire la squadra e vendere l’anima.

5. Essere bravi è più importante che essere onesti. E la bravura

resta riconosciuta anche se esercitata illegalmente.

Butti via gli scarpini con tutti gli euro che ti sono costati e

spedisci tuo figlio a studiare il violino, anche se è stonato. Prima

che sia troppo tardi. Siccome è stonato il violino non lo impara, ma

almeno non disimpara l’educazione.

certo che, se una giornalista che scrive su "famiglia cristiana" non conosce il significato di carita' umana, descrivendo una sentenza di primo grado come sentenza definitiva che certifica che, non essere onesti e' piu importante che essere bravi, e che la bravura resta riconosciuta....... etc. etc. siamo ormai arrivati all' APOCALISSE. Si vergogni questa giornalista e mandi tranquillamente il figlio a suonare il violino e rompere cosi i timpani e i gabbbasisi al prossimo e chissa' che educazione avra' da disimparare.

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Joined: 14-Jun-2008
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certo che, se una giornalista che scrive su "famiglia cristiana" non conosce il significato di carita' umana, descrivendo una sentenza di primo grado come sentenza definitiva che certifica che, non essere onesti e' piu importante che essere bravi, e che la bravura resta riconosciuta....... etc. etc. siamo ormai arrivati all' APOCALISSE. Si vergogni questa giornalista e mandi tranquillamente il figlio a suonare il violino e rompere cosi i timpani e i gabbbasisi al prossimo e chissa' che educazione avra' da disimparare.

E.Chiari recidiva

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Joined: 14-Jun-2008
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L'ANALISI

Sconcertanti motivazioni sentenza

Calciopoli. Lo sport s’indigna!

'La società bianconera è riconosciuta del tutto estranea ai fatti,

e allora in ultima analisi ci chiediamo se non sia il caso di

mettere la parola fine a questa vicenda ridicola e costosa'

di SIMONA AIUTI (Italia Chiama Italia 10-02-2012)

La Juventus, per quanto sia sempre stata amatissima dai tifosi, sappiamo

quanto sia stata detestata dagli altri e forse lo è stata di più nella veste

della “triade”, ovvero in un momento in cui vinceva tantissimo.

Tuttavia come si può restare indifferenti davanti alle sbalorditive e

incredibili motivazioni della sentenza di Calciopoli? E’ sconcertante leggere

che “il dibattimento non ha dato conferma del procurato effetto di alterazione

del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo

o quel contendente”. Quindi ci danno ragione, ci condannano e dovremmo tacere?

Il campionato preso in esame dall’inchiesta non è stato alterato, non ci sono

prove e lo scudetto N°28 era regolarissimo, poi si sfila alla Juventus il 29°

senza motivo e tutto ciò deve bastare? Tutto questo basta invece a far

continuare il “popolo juventino” con a capo Andrea Agnelli ad andare fino in

fondo a questa storia ad ogni costo.

Secondo le fruscianti carte, la Juventus non deve pagare i danni, perché

Moggi avrebbe agito di sua iniziativa, attraverso la GEA, che però a Roma è

stata assolta e se è stata assolta, è lecito chiedersi, per cosa Moggi è stato

condannato. A quanto pare per ciò che avrebbe pensato o tentato di fare,

quindi non si tratta di frode e non si è concretizzato un fatto, ma solo

l’ipotetica intenzione.

Da anni noi ripetiamo che non c’è niente di concreto nei confronti della

dirigenza Juve e le motivazioni lo attestano, invece abbiamo i file e le

intercettazioni nei confronti della dirigenza interista, quindi non si

dovrebbe riprendere il discorso in tutt’altra maniera?

A pagina 90 si dice “che il sorteggio non sia stato truccato, così come hanno

sostenuto le difese” e francamente non ne possiamo più di quelle maledette

palline scrostate e colorite, al punto che la Juventus avrebbe fatto meglio a

donare senza nulla a pretendere un set nuovo di palle, piuttosto che finire

nei guai senza aver frodato chicchessia.

Piuttosto che motivazioni per una condanna, le cinquecento pagine sembrano

una sentenza d’assoluzione, e in ogni caso tutto questo si presta a essere

facilmente smontato in appello, poiché ogni singola riga sembra sbeffeggiarci,

ed è veramente troppo.

Ma, poiché al peggio non c’è mai fine, si riconosce perfino che le indagini

sono sempre state a senso unico, per cercare di colpire Big Luciano, e che i

carabinieri, nelle loro deposizioni, hanno mancato di genuinità e si sono

mostrati a più riprese “maliziosi” e qui il riferimento al Colonnello

Auricchio è puramente casuale!

Nel faldone, si evidenzia un uso eccessivo delle intercettazioni ed è

riconosciuta l'estrema difficoltà incontrata dalle difese nel gestire un

materiale caotico che si sorbisce ancora Nicola Penta, perito di grandissima

professionalità e maestria, senza il quale non avremmo saputo tantissime cose,

rimaste misteriosamente occulte per tanto tempo.

Ciliegina sulla torta, Nucini e Martino, secondo la Procura di Napoli come

testimoni hanno prodotto un contributo “inconsistente” e sulla vicenda Telecom

Inter, si definiscono esplicazioni di “forme molto odiose di spionaggio” e

questo credo farà gola agli avvocati di Bobo Vieri.

Le famigerate sim svizzere per la Procura non valgono sempre, ma solo in

determinati casi e per taluni capi d'imputazione e in modo grottesco e

rocambolesco, in una vicenda che sembra non avere più nulla di logico, ma

tutto di Kafkiano, e c’entra l’ottuagenario Aldo Biscardi. Dunque sempre

secondo le motivazioni, se dopo aver contattato gli arbitri o i designatori su

linee riservate Moggi chiamava Biscardi o Baldas, per l’idiozia della “Patente

a punti degli Arbitri”, allora il tentativo, o meglio il pensiero di reato,

che ricorda il “desiderare la roba d’altri o la donna d’altri”, di frode

sportiva si può considerare accertato!

Infine la Juventus esce dalla vicenda intonsa, immacolata, vincitrice del

campionato preso in esame che non è stato truccato, vincitrice del successivo,

vincitrice morale del mondiale 06’ poiché aveva una valanga di campioni

presenti, e allora perché è andata in B? La società bianconera è riconosciuta

del tutto estranea ai fatti, e allora in ultima analisi ci chiediamo se non

sia il caso di mettere la parola fine a questa vicenda ridicola e costosa,

restituendo alla Juventus il mal tolto e magari prendendo finalmente dei

provvedimenti verso tutti quelli che le regole le hanno violate davvero!

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Lettera a Beretta di 8 club di Lega: «Devi dimetterti»

di MARCO IARIA (Gasport 1.-02-2012)

Inter, Palermo e Cagliari guidano la rivolta

De Laurentiis: «Prima cambiamo governance»

Sta per partire una lettera firmata da otto club e indirizzata a Maurizio Beretta. Oggetto: la formalizzazione delle sue dimissioni da presidente della Lega di A e la convocazione di un'assemblea elettiva. Fino a ieri sera, le firme su quel documento non c'erano ancora. Un accordo verbale sì, con qualche distinguo. Le agguerrite Inter, Palermo e Cagliari tessono le fila e hanno tirato dentro (o quasi) Siena, Bologna, Cesena, Novara e Lecce. Se il presidente dei toscani Mezzaroma s'è preso una pausa di riflessione, l'a.d. leccese Cipollini si rifugia in un «non ne so niente». Otto non è un numero a caso. È il minimo indispensabile (i due quinti dei club di A) per chiedere la convocazione di un'assemblea con uno specifico ordine del giorno. Ma l'addio di Beretta non sarebbe comunque automatico. Certo, il peso «politico» di quasi metà del consesso potrebbe indurre il presidente a uscire autonomamente di scena. Se così non fosse, servirebbero 14 voti per sfiduciarlo. E arrivare a 14, al momento, appare arduo. Ci sono almeno otto società, infatti, posizionate dall'altra parte della barricata: Lazio, Genoa, Catania, Parma, Milan, Juventus, Fiorentina e Napoli. Non v'è dubbio, tuttavia, che se diventasse manifesto un malcontento che cova da mesi, ciò avrebbe un effetto destabilizzante in Lega.

Antefatto Lo scorso marzo Beretta, diventato responsabile della struttura identity and communications di UniCredit, aveva annunciato l'intenzione di rimettere il mandato se l'assemblea (intesa nella sua maggioranza) gliel'avesse chiesto. Finora non è mai avvenuto. A turno, De Laurentiis, Zamparini, Cellino, Paolillo si sono scagliati contro di lui. E nell'ultima assemblea i n.1 di Palermo e Cagliari hanno abbandonato polemicamente i lavori. Da qualche giorno è cominciata a circolare una lettera in cui si chiede a Beretta, visto il doppio incarico, di fare un passo indietro. I dissidenti si sono contati e sarebbero arrivati a otto. Con Cellino a suonare la carica: «Beretta rappresenta l'immobilismo, è immobile. Ha un altro lavoro? Lavoro è una parola molto grossa, ha un hobby a UniCredit e uno in Lega, e io pago... diceva qualcuno. L'ultima cosa che si vuole è lavorare. In Lega ci vuole un presidente che ci coordini e porti avanti dei programmi, invece Beretta non riunisce i consigli, non legge mai i programmi e porta avanti i programmi per qualche singolo che gli mantiene il posto. È anche una brava persona ma non ha capito che la Lega è a Milano, non a Roma». Di tutt'altro tenore le parole dell'a.d. della Fiorentina Sandro Mencucci: «Siamo tutti coscienti del fatto che si debba trovare un nuovo presidente, ma Beretta ha svolto un buon lavoro e non ci risulta che ci sia un candidato ufficiale: non vorremmo che la convocazione di un'assemblea potesse apparire un atto di sfiducia verso di lui».

Governance Ci sono società che vorrebbero evitare di arrivare allo scontro, visto che ormai mancano pochi mesi alla scadenza del quadriennio olimpico. E altre, come Udinese e Napoli, che vorrebbero compiere un salto in avanti. Perché è chiaro a tutti che il presidente di Lega — che sia Beretta o qualcun'altro — è depotenziato: tutto passa dall'assemblea, lo impone lo statuto. De Laurentiis l'ha detto ai colleghi la volta scorsa: «È inutile preoccuparci di chi fa il presidente se prima non modifichiamo la governance». A ogni modo, un nome per quella poltrona circola da tempo, da circa tre mesi: è quello dell'ex presidente (ed ex commissario) dell'Istituto per il Credito sportivo Andrea Cardinaletti. I rumors, però, non gli assegnano ancora la maggioranza necessaria di 14 voti.

**********************

DIRITTI IN CHIARO: TUTTO DA RIFARE

LOTITO IRRITA IL CONI

di MARCO IARIA (Gasport, 11-02-2012)

Quella di ieri sembrava una giornata di calma apparente in Lega. I movimenti della minoranza avvenivano, ovviamente, fuori dalle ritualità ufficiali. E così in assemblea i club hanno deciso all’unanimità di rifiutare le offerte pervenute per i diritti tv del triennio 2012-15 rimasti invenduti. Respinta al mittente la proposta al ribasso della Rai per il calcio in chiaro, cioè per le trasmissioni 90o minuto, Stadio Sprint e Domenica Sportiva, e per la radio. La Lega ha deciso di rifare il bando spacchettando i diritti televisivi almeno in due parti: così la tv di Stato potrebbe salvare i suoi programmi storici. Proseguirà per altri 30 giorni la trattativa privata con Europa 7 e Pangea per cercare un’intesa ancora difficile sulla diretta di otto squadre quelle non coperte da Mediaset sul digitale terrestre a pagamento.

Lotito. Ma neanche un’assemblea di routine come questa è passata inosservata dalle parti del Coni.Il massimo organismo sportivo italiano fa sapere che «parlerà nei modi e nei tempi opportuni», ma lascia trapelare una «notevole irritazione». In particolare, per la partecipazione di Claudio Lotito ai lavori assembleari. Dopo la condanna in primo grado per frode sportiva Calciopoli e nonostante la richiesta della Lega di modificare l’articolo 22 bis delle Noif, il patron della Lazio è stato sospeso dalle cariche sociali. Nel frattempo, il Coni ha approvato le nuove norme sull’onorabilità e, di conseguenza, la Federcalcio ha inviato una raccomandata a Lotito per annunciare la sua sospensione da consigliere federale. La Lega spiega che Lotito ha preso parte all’assemblea proprio in qualità di consigliere federale delegando un’altra società il Genoa a votare per lui.

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Conte lo stregone, Pirlo il mago, Ibra il guerriero

Tra Milan e Juve è tornato il clasico all'italiana

di GIUSEPPE CERETTI (Il Sole 24 Ore.com 11-02-2012)

Milan-Juventus è un "clasico" all'italiana che mancava da tempo quale incontro

al vertice e ora viene riproposto in quattro sfide grazie al campionato e agli

incroci di Coppa Italia. Le prime due partite se le sono aggiudicate i

bianconeri e con pieno merito. La sfida di mezza settimana, sia pure al

termine di un incontro non esaltante (non si adombrino i tifosi delle due

sponde, ma Real e Barcellona per ora producono spettacolo migliore), ha detto

che il gruppo Juve è più forte dei solisti rossoneri, pur dotati di una classe

individuale superiore.

Conte, con quell'aria spiritata e in perenne trance agonistica, guida la

squadra minuto per minuto e se potesse fermerebbe ogni istante di gioco anche

per dettare il più banale dei passaggi. Può far sorridere, ma il risultato è

un collettivo che si muove all'unisono, con velocità e schemi collaudati, tali

da rendere facile l'inserimento contemporaneo di tre giocatori in un solo

colpo: dal redivivo Caceres, autore di una doppietta, a Padoin e Marrone.

Conte, diamogli merito, ha sempre la soluzione pronta: Pepe e Marchisio hanno

il fiato corto? Ecco Giaccherini, un tempo fisso sulle fasce e ora freccia che

si muove partendo da dietro sull'intero fronte. Certo le geometrie non

sarebbero tali se là in mezzo non ci fosse l'immenso Pirlo che anche in una

serata non eccezionale, come quella dello scorso mercoledì, guida la squadra

in ogni istante.

Così dalla sponda rossonera si guarda stupefatti e con mille rimpianti al

gioiello avuto per tanti anni. Il Milan manca proprio laddove incomincia la

Juve, in cabina di regia. Le tante, troppe assenze sono senza dubbio una

giustificazione, anche se nessuno degli illustri infortunati (Aquilani,

Flamini, Boateng) pesa da solo tanto sulla bilancia milanista quanto Pirlo su

quella juventina.

E' in questa area di mezzo che si consuma la piccola crisi rossonera più che

sull'eccessiva dipendenza da Ibrahimovic che comunque, anche in serata dove

schiuma solo rabbia e impotenza (salvate il guerriero Ibra), si dimostra

l'unico in grado di sparigliare veramente le carte. Ora saranno proprio le due

o tre giornate di assenza del guerriero svedese a dire di che stoffa è fatta

la casacca rossonera. Fra tre settimane un'altra puntata del clasico

all'italiana 2012, sempre a San Siro, darà una significativa risposta.

Tocca alla Juve, che a differenza degli avversari ha il complesso delle

partite facili, dimostrare il diritto alla testa della classifica. Se è vero

che il campionato si vince nelle grandi sfide, è altrettanto vero che si può

perdere nelle gare a pronostico fisso.

Le due squadre sono attese nel prossimo turno da incontri cruciali: la Juve

deve dimostrare la legittimità delle sue pretese scudetto contro il Bologna,

mentre il Milan deve sfatare a Udine il tabù che sinora la vuole non vincente

e spesso sconfitta contro le prime della classe.

Luciano Moggi? Il migliore

Per Andrea Agnelli è il migliore, con la emme minuscola per evitare blasfeme

coincidenze con un celebre tifoso juventino di tanti e tanti anni fa, assai

meno amato dalla casata, Palmiro Togliatti. Il signore in questione, tanto

elogiato e rimpianto, è Luciano Moggi. Nella sentenza del tribunale di Napoli

che lo ha condannato in primo grado, è scritto che sono emersi "gli elementi

di prova per ravvisare l'esistenza di una struttura organizzata per

raggiungere il fine della frode sportiva". Secondo i giudici, dunque, è reato

distribuire agli arbitri schede telefoniche svizzere. Il giovane presidente

juventino, dopo aver rilasciato nei giorni successivi all'annuncio della

condanna parole che parevano ignorarlo, tanto da provocare la stizza dello

stesso Moggi ("quelle schede non sono andato io in tabaccheria a comprarle"),

pare abbia cambiato idea. E' il più bravo, come sostiene anche il giubilato

Capello. Che "i più bravi" abbiano guai con la giustizia pare un accidente

marginale o una provocazione degli avversari. In fondo, chi sostiene il

contrario, è sicuramente una persona in malafede, interista, milanista,

romanista che sia. L'importante è solo vincere, come spiega in un'intervista

il rampollo dell'illustre casata, il resto non conta.

L'etica è come il chewing gum

Dalla Ġazzetta dello Sport dell'8 febbraio, notizia a una colonna di pagina 5.

Cassano in nazionale, un caso negativo. Il patron della Sampdoria, Luciano

Garrone, lamenta le ripetute convocazioni in Nazionale del fuoriclasse barese

dopo la condanna inflittagli dal collegio arbitrale per il mancato rispetto

degli impegni contrattuali e gli insulti rivolti al presidente. Si chiede

Garrone: "Come si può pensare che ci sia etica in questo mondo?" . L'etica,

presidente, nel calcio è come il chewing gum, la vecchia e cara gomma

americana. Si mastica, si modella a proprio gusto e profuma l'alito. I più

abili ne fanno un pallone: non si fa in tempo a dire "bravo!" che quello

scoppia e ci lascia il viso imbrattato.

Buon campionato a tutti.

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La posta di MATTEO MARANI (GUERIN SPORTIVO | MARZO 2012)

DIRETTORE, MA PERCHÉ CE L'HAI

TANTO CON IL TAVOLO DELLA PACE?

Rimango sbigottito e sorpreso dal tuo editoriale di dicembre ("Tavoli

amari"). Da persona equilibrata come ti reputo (perdona il "tu", ma

siamo coetanei e facciamo parte della "famiglia" del Guerino) non me

lo sarei aspettato. Ridicolizzare il tavolo della pace? E in cinque

anni non era il caso di ridicolizzare l'inerzia della Federazione,

davanti agli sviluppi di Calciopoli, alle nuove intercettazioni, al

modus operandi del Signor Guido Rossi? Non era da ridicolizzare la

docufiction "operazione off-side" davanti a tutte le pecche

investigative? Non era il caso, visto che adesso il Guerin è un

mensile, di approfondire le tematiche relative ai rapporti tra

inquirenti e Baldini, tra Nucini e l'Inter e di svelare se e quante

partite avrebbe taroccato Moggi (a questo punto: nessuna!)? E del

presunto "pentito" del gruppo dei "Cavalieri senza macchia e senza

paura" e dei loro metodi di selezione sul rilevante e l'irrilevante?

Come mai lo scoop lo fa il Corsport (stessa casa editrice)? Il Guerino

ha perso la grinta?

Al Guerin interessa il calcio giocato? Ma se è diventato un mensile di

"approfondimento e cultura", dovrebbe fare molta più informazione per

controbilanciare la disinformazione di altri.

E non giriamoci intorno: questa è inchiesta, è capire come funzionano

certi gangli, comprendere cosa sta dietro tutto quel polverone. Altro

che la "noiosa calciopoli". Provare a togliere i coperchi per vedere

cosa effettivamente bolliva in pentola. Scrivo cosi perché mi è sempre

piaciuto questo settimanale, ora mensile.

Mi si dica perché nessuno ha censurato i giornalisti che hanno portato

le notizie (poi pubblicate) sulla vita privata di Alessandro Moggi (il

tentativo di "attracco" con la D'Amico): era da pubblicare? Erano

attinenti? Era necessario danneggiare il rapporto familiare di

quest'uomo? E per continuare nell'esempio, tornando al Guerin Sportivo,

mi si spieghino oggi le battute sferzanti sulla presenza dei Della

Valle all'inutile "tavolo della pace". Un Tribunale li ha condannati:

vero! Ma mancano ancora due gradi di giudizio, nei quali dovrà essere

dimostrato qual era il torto dei dirigenti viola. "Ridicolo" forse,

quel "tavolo"; ma quantomeno è qualcosa davanti al nulla di cinque

anni. E perché il Bologna di Gazzoni dovrebbe dirsi danneggiato? Da

chi? Quando? In quali incontri? Danneggiato sulla base di sentenze o

di sentori/sensazioni? Da uno che ti legge, ti sente alla radio e ti

ha visto intervenire pure su Sky, certe opinioni (Della Valle e

Casoria) non potevo accoglierle in silenzio. Un caro saluto.

Andrea Nuzzo

Caro Andrea, ho ridotto drasticamente la tua torrenziale mail. Il succo è

chiaro: non ti sta bene come ho giudicato il tavolo della pace. Che andrebbe

chiamato della guerra. Ma non fartela con me, prenditela coi protagonisti, i

quali hanno trasformato l'incontro in una farsa. Ribadisco che non ho capito

perché ci fossero tutti i carnefici (Juve, Inter, Milan, Fiorentina, più il

Napoli che stava all'epoca dei fatti in Serie C) e non le vittime (Bologna,

Brescia e Atalanta). Calciopoli non era solo in alto, dove ognuno difendeva i

propri privilegi, ma anche in basso. Ricordi quelle squadre che facevano

grandi campionati e - scomparso Moggi dal panorama - sono precipitate in B o

sono addirittura sparite?· Ultima cosa: l'intercettazione di Alessandro Moggi

resta un'indecenza. Chi la pubblicò, spero abbia capito negli anni il danno

procurato a una famiglia, spezzata da quella stupida millanteria. Come quel

Libro nero: purtroppo anche del giornalismo.

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RIECCO ANCELOTTI:

LO CHIAMEREMO CARLÒ

di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica il mitico Beck (GUERIN SPORTIVO | MARZO 2012)

Ha giocato a Roma, ha allenato a Torino, Milano, Londra, allena a Parigi.

Sulla panchina di Carletto Ancelotti non tramonta mai il culatello. Basta

adeguarne l'accento: Ancelottì come Platinì. In alto le forchette. Ci sarebbe

un piccolo dettaglio, questo: Antoine Kombouaré, l'allenatore che il Paris

Saint-Germain (cioé Leonardo, cioé Blanc) aveva esonerato a dicembre, era

primo in classifica. Bocciato in estetica: come Gigi Simoni da Massimo

Moratti. Simoni non era primo ma veniva da due successi, in Champions (Real

Madrid) e in campionato (Salernitana). Alzi la mano chi è stato cacciato da

leader. Potrebbe alzarla Radomir Antic, che all'alba dei Novanta guidava il

Real e, nonostante fosse balzato in cima alla Liga, venne brutalmente

accompagnato alla porta. Con tutto l'affetto (e l'affettato) per Carlò,

stringo idealmente la mano a Kombouaré, i cui sceicchi si sono dimostrati

biechi sceriffi. Non incantava, il suo Paris, ma tranne il Barcellona chi

incanta, oggi? Nessun dubbio che "da Carlà a Carlò" suoni bene, molto bene, ma

insomma: nemmeno Zamparini è arrivato ai livelli di ferocia toccati dal

giocondo Leonardo, lui, Zampa, che di tecnici ne divora tre all'anno.

Kombouaré si è sentito offeso nell'onore. Non riesco a dargli torto.

SUAREZ, "NEGRO" SU BIANCO

Bianco su negro, brutte storie anche in Inghilterra. Sabato 28 gennaio, ad

Anfield, i tifosi del Liverpool hanno vendicato Luis Suarez riservando

tonnellate di "boos", i nostri "buuu", a Patrice Evra del Manchester United.

Ogni volta che il francese entrava in azione, era tutto un brusìo. Suarez, in

tribuna, stava scontando la squalifica di otto turni inflittagli dopo gli

insulti razzisti che il 19 dicembre, nell'ennesima sfida tra Liverpool e

Manchester United, aveva rivolto all'avversario. Per la cronaca, e per la

storia, nelle 115 pagine del rapporto dedicato al caso Evra-Suarez, la parola

"negro", urlata o sussurrata dall'attaccante uruguagio, compare sette volte.

Nel fine settimana dedicato alla Coppa d'Inghilterra, era in programma anche

Queens Park Rangers-Chelsea. Protagonisti, John Terry e Anton Ferdinand,

bersaglio di un'accusa razzista del capitano dei blues, roba che ha

incuriosito persino i tribunali, e di minacce assortite da parte dei tifosi

del Chelsea. Nessuna stretta di mano tra i due ma, per fortuna, nessuna

apocalisse: fischi a Terry, cori a Ferdinand. Morale della favola: mai

abbassare la guardia, mai voltarsi dall'altra parte. E, se possibile, dare

potere alla memoria e non solo memoria al potere.

L'ULTIMO ANTI-MARCIO

La pattumiera scoperchiata dalla procura di Cremona ha infiammato dicembre e

agitato gennaio. Dal 1980, confine della ricerca, non ci siamo negati niente:

totonero, scommesse sparse, fondi neri, doping farmaceutico e amministrativo,

passaportopoli, calciopoli, bilanciopoli, premiopoli e, appunto, il filone

estremo di guano generalizzato, "Last bet". In attesa che le giustizie

facciano il loro corso, tra arresti domiciliari e classifiche spolpate, la

responsabilità oggettiva resta sotto assedio. Per la cronaca, e per la storia,

l'attacco più grave le è stato portato dal Sion, escluso dall'Europa League

per aver fatto mercato in tempi proibiti dagli organi supremi. Si è mossa

l'Uefa, si è scaldata la Fifa. Arringhe di fuoco, intemerate da Sant'uffizio.

Siamo arrivati, credo, al punto di non ritorno. Si nota fin dalle piccole cose,

tipo la renitenza a espellere i giocatori per paura di menomare lo

spettacolo. Discutiamone pure. Lavoriamoci su. Attenzione, però: se in poco

più di trent'anni il calcio italiano è diventato così marcio, così sporco,

figuriamoci lo squallore nel quale sarebbe precipitato se dalla parte della

legalità stuprata non ci fosse stato lo scudo della responsabilità oggettiva.

FARINA DEL NOSTRO SACCO

Quando gli estremi si toccano. Joseph Blatter e Simone Farina. Il diavolo e

l'acqua santa. Lo gnomo che "trucca" il calcio e l'umile servitore che,

rifiutando 200mila euro, ha smascherato il trucco. L'Io onnipotente ha

invitato l'oscuro gregario alla festa del Pallone d'oro, organizzata dalla

Fifa la sera del 9 gennaio. Ecco, a proposito di giochi di parola: il

difensore del Gubbio non ha certo avuto fifa. Ora, senza farlo più grande di

quello che è - e dopo aver chiesto scusa a Fabio Pisacane, primo a segnalare

una combine e poi dimenticato - brilla l'importanza transitiva dell'atto.

Soprattutto in un Paese come il nostro che confonde la denuncia di una certa

realtà con l'evasione dalla comodità. Auguriamoci che Farina sul palco con

Messi e Xavi non rimanga una semplice cartolina da Zurigo. Simone era già

stato invitato dal Ct Cesare Prandelli al raduno di Coverciano (27 febbraio)

per l'amichevole tra Italia e Usa. «L'importante è che non resti solo» si dice

e si ripete, nella speranza che il mantra aiuti a scongiurare un infido

isolamento. Il pericolo è proprio questo: fare di Farina un eroe e, come tale,

allontanarlo troppo dall'uomo della strada. Viceversa, ne va coltivata la

normalità del coraggio. Perché possa diventare Farina di ogni sacco, e non

solo del suo.

SOSPETTI O PENTITI SOSPETTI?

Per Giancarlo Abete, presidente a volte "incompetente" e a volte no, la

cultura del sospetto, così radicata nelle viscere del calcio italiano dai

tempi di Italo Allodi, e poi di Luciano Moggi, "sta diminuendo". Evviva. Il

"diritto all'"errore" bisogna meritarselo sul campo. Diritto che, traditi dai

designatori, gli arbitri persero durante gli avventurati anni di Calciopoli. A

proposito di Calciopoli. Il 24 marzo si celebrerà l'appello di Antonio Giraudo,

condannato in primo grado a tre anni per associazione a delinquere

finalizzata alla frode sportiva (rito abbreviato). Su alcuni giornali del 23

dicembre, un'intervista di un ex carabiniere investigatore e, all'epoca,

"intercettante", ha scoperchiato il lato B dello scandalo: lite fra capi,

indagini forzate, il pm Narducci e il tenente colonnello Auricchio non proprio

imparziali. Ripeto: un ex carabiniere. Anonimo alla massa, ma non ai

giornalisti che lo hanno incontrato. Sorgono spontanee due domande:

1) Perché il "pentito" non si è rivolto ai magistrati?;

2) Perché, data la gravità delle accuse, nessun Guariniello ha aperto un

fascicolo?

E così, in attesa degli sviluppi, restano in sospeso virgolette oscure che

infiammano i bar sport e rallentano il disarmo della cultura del sospetto.

CASO PATO, CHE BARBA(RA)

Silvio adora Barbara che adora Pato che (non) adora Massimiliano che adora

Adriano che adora Carlitos che non adora Massimo e neppure Leonardo. L'"Harem

globetrotters" del Milan ha tenuto banco per tutto il mercato d'inverno. Hai

voglia. L'accordo Galliani-Tevez e poi Galliani-Manchester City, i 25 milioni

più 3 di bonus fatti scivolare da Moratti, il Pato venduto e il Tevez

arruolato. Fino, naturalmente, alla discesa in campo di "lui", il signor

padrone del Milan: questo matrimonio (col Paris Saint-Germain; tranquilla,

Barbara) non s'ha da fare. Pato va per i 23, Tevez per i 28: mai nella vita

avrei piazzato il primo per fare cassa e ingaggiare il secondo. Il quale Tevez,

fra parentesi, ha un carattere un po' così e non gioca da tre mesi. Pato, lui,

fa poco per darmi ragione. E poi 'sto fidanzamento imbarazzante: non una

colpa, ma di sicuro una gran seccatura. Allegri è un toscano che non spreca

nemmeno la cenere. Arrivò e impiegò Ronaldinho, cocco del Cavaliere, finché il

campo non gli diede ragione, Dinho tornò in Brasile e Ibra firmò lo scudetto.

Il derby perso dal Milan (anche) per colpa di Pato ha sollevato polvere da

sparo. Allegri, si fa per dire: il cerino rimane sempre in mano a Galliani,

come la notte di Marsiglia. Che barba(ra).

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IL CASO IN LEGA LA LETTERA DEGLI 8 CLUB RIVOLTOSI SARÀ INVIATA NEI PROSSIMI GIORNI,

IL PRESIDENTE CONVOCHERÀ SUBITO L’ASSEMBLEA PER DECIDERE SUL SUO MANDATO

Beretta: «Nessun problema, si voti su di me»

Guaraldi (Bologna) «Nulla contro di lui,

ma scelga tra noi e UniCredit

Basta part-time»

di MARCO IARIA (GaSport 12-02-2012)

I club «rivoltosi» hanno apposto le loro firme, tecnicamente manca solo quella

del Siena che arriverà domani. All'inizio della prossima settimana, quindi, si

passerà dalle parole ai fatti: una lettera indirizzata a Maurizio Beretta per

chiedergli di convocare un'assemblea in cui mettere ai voti le sue dimissioni

da presidente di Lega, enunciate sin da marzo, cioè da quando ha assunto un

altro incarico in UniCredit, ma mai ratificate dagli «azionisti» della Lega

stessa, cioè le società di Serie A. Inter, Palermo, Cagliari, Bologna, Siena,

Cesena, Lecce e Novara chiedono una svolta? Beretta ha scelto di seguire le

regole di funzionamento dell'organismo, «il meccanismo migliore in tutti i

casi». Ciò significa che «quando la lettera arriverà sul mio tavolo non

perderò tempo e convocherò rapidissimamente un'assemblea ad hoc. A quel punto,

sarà l'assemblea stessa a esprimersi». Per il n. 1 di via Rosellini un

documento del genere rientra «nell'ordine delle cose» e non c'è «nessun

problema a darne seguito». Ma resterà deluso chi s'immaginava che il peso

politico della lettera avrebbe potuto indurlo a fare un passo indietro

autonomamente.

Percorso Beretta si rimetterà al volere dell'assemblea: quelle 8 società gli

ronzeranno pure in testa, ma per scalfire le sue certezze servirà il voto

della maggioranza, pari a 14. Come ha detto altre volte, «non avrebbe senso

presentare le dimissioni senza che ci sia la convergenza sul nome del

sostituto, perché una crisi al buio la Lega non può permettersela». Il

ragionamento di Beretta è il seguente: non voglio assumermi io la

responsabilità di aprire la porta al rischio del commissariamento (visto che

il consenso su un successore ancora non c'è), semmai lo faccia la maggioranza

dell'assemblea, che è sovrana. Finora, il partito degli «attendisti» è sempre

prevalso, confidando sul fatto che il tempo scorre e la scadenza del

quadriennio olimpico, fissata per la fine del campionato, si avvicina. Nelle

geometrie variabili della Lega, il terremoto prodotto dalla separazione dalla

B ha messo in un angolo le grandi, come si è visto nella battaglia sui bacini

d'utenza. Juventus e Milan temono più di tutte la crisi al buio perché, a quel

punto, può succedere di tutto, cioè che passi un candidato non gradito. Il

fatto che l'Inter, a esse legata da interessi economici, sia diventata una

dirimpettaia non fa che aumentare l'incertezza.

Aut aut Le otto, comunque, vanno avanti per la loro strada. Il manifesto è

chiaro e lo riassume Albano Guaraldi, presidente del Bologna: «Non ho nulla

contro Beretta, è un manager stimabile, ma voglio un presidente a tempo pieno.

È lui che ha scelto di fare un altro mestiere: se decidesse di tornare a

dedicarsi solo alla Lega, sarò ben contento, altrimenti si faccia da parte. Se

poi non riusciremo a eleggere un sostituto, è giusto che la Lega venga

commissariata, ma una decisione va presa: smettiamola di litigare».

la
Puntura

di ROBERTO PELUCCHI

(GaSport 12-02-2012)

Serio. Onesto. Colto. Ironico.

Intelligente. Preparato.

Dinamico. Disponibile.

Propositivo. I presidenti di

Serie A hanno le idee chiare,

ecco come vogliono che sia

il nuovo presidente della

Lega Calcio di Marte.

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 12-02-2012)

Il Coni aspetta 5 milioni

per lo sport nella scuola

All'appello mancano 5 milioni di euro, quelli che il Coni aveva destinato per

il progetto, ormai avviato, dell'alfabettizzazione motoria nella scuola

primaria. Ecco cosa è successo: dopo una lunghissima vicenda, con minacce di

andare in tribunale, finalmente è stato trovato l'accordo per la spartizione

del 10 per cento dei diritti tv, in base alla legge Melandri. Soldi quanto mai

indispensabili soprattutto per i club di serie B e di Lega Pro (dove non

mancano anche quest'anno le penalizzazioni per ritardato pagamento degli

stipendi). La Lega di A ha saldato quanto stabilito ma Lega di B, Lega Pro e

Lega Dilettanti si sono "dimenticati" di dare al Coni quanto spetta per legge,

vale a dire lo 0,5 per cento, quei 5 milioni di euro di cui parlavamo prima.

Sostenendo, pare, che quei soldi, in fondo, al Coni non servono. Per carità,

non si fermerà per questo il progetto scuola-sport, avviato ormai da tempo da

Petrucci e Pagnozzi, ma al Foro Italico sono assai infuriati per quella che

ritengono come un'appropriazione indebita. Nei prossimi giorni pare che i

vertici del Coni faranno sapere la loro posizione, e cosa vorranno fare.

Intanto, continua l'agitazione nella Lega di A: 8 club (vedi Spy Calcio del 10

febbraio) hanno chiesto un'assemblea straordinaria per chiedere le dimissioni

di Maurizio Beretta. Qualcuno minaccia anche il commissariamento (ma al

momento non dovrebbero esserci gli elementi). Il problema è semplice: i venti

padri-padroni del pallone non si mettono d'accordo su chi dovrebbe prendere il

posto di Beretta. Servono 14 voti. I club medio-piccoli potrebbero avere la

maggioranza e imporre un loro candidato sgradito però ai grossi club, ma in

mancanza di accordo si dovrebbe arrivare a scadenza naturale (giugno di

quest'anno) per Beretta. Da nominare però un vicepresidente di Lega e un

consigliere federale al posto di Claudio Lotito, sospeso in via cautelare dopo

il nuovo codice etico del Coni. Anche Enrico Preziosi, n.1 del Genoa, non è

eleggibile per cariche di Lega. Anche qui non sarà per niente raggiungere un

accordo.

"Nutritevi con i colori della vita", via alla campagna

E' partita dallo stadio Olimpico di Roma, in occasione della partita del "Sei

Nazioni" tra Italia-Inghilterra, la campagna di informazione "Nutritevi dei

colori della vita" promossa da Unaproa ( Unione Nazionale tra le

Organizzazioni di Produttori Ortofrutticoli Agrumari e di Frutta in Guscio)

e finanziata con il contributo dell'Unione Europea e dello Stato italiano. E'

stato allestito uno stand animato e colorato all'interno del Villaggio fuori

dello stadio, dove i tifosi hanno potuto ricevere tutte le informazioni utili

sui principi salutistici e i valori nutrizionali della frutta e della verdura

europea (a partire dai cetrioli per interisti, ndt).

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CALCIOPOLI LA SVOLTA SPORTIVA DELLE MOTIVAZIONI

Revisione:

Guardiola insegna

«La diversità dei verdetti dei giudici sportivi e di quelli ordinari può essere il varco nel quale innestare l’articolo 39»

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 13-02-2012)

ROMA. Si fa presto a dire revisione o revocazione : ma risalire la china di

una giustizia sportiva anche sbagliata, dribblando prescrizioni che hanno

minato l’equità quanto a Calciopoli non è un’operazione semplice. L’articolo

che prevede la possibilità di emendare errori di giustizia sportiva c’è. Il

mitico “39”: evocatissimo da quando, il 31 marzo 2010, si scoprirono le

telefonate interiste e a seguire tutto il resto, fino alla pubblicazione delle

motivazioni del processo di Napoli, lunedì scorso. Nel frattempo, il 20 maggio

del 2009, la Corte di Giustizia della Figc (presieduta dall’appena dimesso

Giancarlo Coraggio) ha scritto una sentenza che cancellava una sanzione per

doping ai danni di Pep Guardiola , proprio seguendo l’articolo 39. Nel

collegio difensivo, come consulente dell’avvocato Tommaso Marchese , c’era

Flavia Tortorella che nel destino poi si sarebbe ritrovata nel collegio che

sta cercando di evitare a Luciano Moggi e Innocenzo Mazzini la radiazione per

i fatti di Calciopoli.

Guardiola ce l’ha fatta, nel 2009: come si può ottenere giustizia

anche a distanza di anni dalla Figc?

«Il tecnico del Barcellona era stato trovato positivo nel 2001 quando giocava

col Brescia, scontò i 4 mesi di condanna sportiva e venne incolpato anche a

livello penale. Poi, però, dopo la condanna in primo grado venne l’assoluzione

in appello e la decisione divenne definitiva nel 2008: le scoperte

scientifiche successive dimostrarono l’inadeguatezza del sistema adottato nel

2001. Quello era il “fatto nuovo” previsto all’articolo 2 per la revisione,

poi arrivò la sentenza di assoluzione penale “inconciliabile” con la condanna

sportiva. La sentenza di Coraggio è un piccolo trattato sull’articolo 39. In

essa è possibile cogliere la reale portata della revisione: primo passo avere

il sì alla ammissibilità, per poi successivamente passare al merito».

Revocazione e revisione: la Juventus esclusa da ogni responsabilità

dalla corte di Napoli può chiedere un nuovo processo alla Figc?

«Gli aspetti di inconciliabilità per ciò che riguarda la responsabilità della

Juventus sono facilmente intuibili. La questione pregnante, tuttavia, per

quanto riguarda una possibile revisione della sentenza, ovvero una

cancellazione vera e propria, risiede nel momento giusto in cui agire: per

l’applicazione del comma 2 dell’articolo 39, infatti, si dovrà attendere che

la sentenza penale diventi definitiva, quindi inappellabile. Guardiola chiuse

tutto in secondo grado, per Calciopoli credo si arriverà anche in Cassazione.

La logica è ovvia: l’appello potrebbe ribaltare tutto in una direzione o

nell’altra».

C’è il problema dei tempi per far scattare l’articolo 39: 30 giorni da?

«Il dubbio viene leggendo l’articolo 1, paragrafo d), dell’art. 39 che a mio

avviso potrebbe essere immediatamente attivato: il processo di Napoli ha

dimostrato - così come conferma la sentenza scritta dalla Casoria - che ci

furono fatti ignorati frutto di un’indagine parziale, ma anche che architravi

dell’accusa a Moggi e alla Juve sono letteralmente crollati. Il caso Paparesta,

fra tutti, si è concluso a Reggio con l’archiviazione: nessun sequestro. Si

legge che il sorteggio non era truccato; che non c’erano atti fraudolenti in

campo come le ammonizioni mirate. E altro lo diceva la relazione Palazzi:

tutto ciò che è emerso da allora sino ad oggi avrebbe portato certamente ad

una pronuncia diversa. Eccoli i “fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe

comportato una diversa pronuncia”. A Napoli scrivono persino che la stagione

2004-2005 non è stata affatto alterata radicalmente come veniva attestato

nelle sentenze sportive»

Servirebbe un’attualizzazione...

«Il presidente Abete all’indomani della sentenza di condanna dell’8 novembre

sostenne che il Tribunale di Napoli s’era pronunciato confermando l’impianto

delle sentenze sportive del 2006. Niente affatto: nessuna sovrapponibilità, se

- dopo un dibattimento vero - si dice che il campionato “marchiato” non fu

falsato, che l’indagine fu parziale, il sorteggio regolare e gli stessi

magistrati parlano di indizi labili. Esattamente nella diversità dei verdetti

emessi dai giudici sportivi e da quelli ordinari può cogliersi il varco

attraverso il quale innestare un giudizio di revisione, per inconciliabilità

dei fatti posti a presidio della verità. Che deve necessariamente e sempre

essere una».

I%20documenti.jpg

Tutti i dubbi della Juve sull’art. 39

di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 13-02-2012)

TORINO. Nella grande battaglia legale che sta ingaggiando la

Juventus nei confronti delle istituzioni sportive non c’è ancora

un ricorso all’articolo 39. I bianconeri ci pensano e stanno

valutando con grandissima attenzione quella pista, l’unica che

potrebbe - al limite - restituire gli scudetti e riscrivere la

storia sportiva di quel pasticcio chiamato Calciopoli. Ma al

momento alla Juventus giudicano più proficui e urgenti i ricorsi

presso la giustizia civile (Corte d’Appello di Roma) e

amministrativa (Tar del Lazio e Corte dei Conti). Pur essendoci

le basi, e anche piuttosto solide, per ricorrere all’articolo 39,

restano anche dei rischi di vedersi ancora una volta respinti

dalla giustizia sportiva che, per esempio, potrebbe far pesare

la condanna di Moggi per l’utilizzo delle sim svizzere. Insomma,

quella strada non è chiusa, ma la Juventus vuole sparare quel

colpo a botta sicura.
Modificato da Ghost Dog

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Quando il calcio confonde la

religiosità con la scaramanzia

di ALESSANDRO OLIVA dal blog "VIVA LA FIFA" (LINKIESTA 13-02-2012)

Della scaramanzia Napoletana credevo di conoscere tutto. Tipo il

cornetto rosso, tanto per intenderci. Mi sbagliavo. Ci stanno di mezzo

pure santi e affini. Da tempo, nel tunnel dello stadio San Paolo che

porta dagli spogliatoi al campo, erano appese al muro 4 immagini

sacre. Nell'ordine: Padre Pio, la Madonna dell'Arco, San Gennaro e il

Beato Errico. I giocatori si dedicavano al sacro (e privato) rito di

baciare le immaginette. Pare portasse bene, nonostante il Napoli non

molti anni fa si sia sciroppato due anni di serie C.

Improvvisamente, le immagini sono sparite. Apriti cielo. No, non c'è

stata nessuna reazione divina (e ci manca solo quella). Ma quella dei

tifosi sì. I supporter del Napoli non hanno gradito la sparizione ed

hanno protestato. Il tecnico del Napoli, Walter Mazzarri, si è sentito

in dovere di spiegare: «Li abbiamo solo spostati nello spogliatoio

perché anche gli avversari baciavano i santini e ne traevano

beneficio. Ma se ci tenete tanto li rimetteremo lì già stasera».

Non è per avercela con Napoli o il Napoli. Parla uno che quando

l'Inter vince (pardon: vinceva) indossa quello stesso paio di mutande

fino a che il loro effetto svanisce. Il problema sta nel confondere

religione e superstizione, fino a sovrapporle. Un po' come certe

statuette della Sicilia post-unitaria, che raffiguravano la Madonna

che indicava la strada al brigante in fuga inseguito da un

carabiniere. O un po' come Giovanni Trapattoni, che durante il

Mondiale del 2002, di nascosto versava davanti alla panchina l'acqua

santa da una boccetta durante le partite.

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CAMPIONATI TAROCCATI E NON TAROCCATI

di ALVARO MORETTI dal blog "Filo spinato" (Tuttosport.com 13-02-2012)

Alcune considerazioni sui 29 scudetti. Ma se il campionato 2004-2005 non è

stato taroccato dall’operato di Moggi e compagni, colpevoli di tentativi di

frode senza alcuna prova di effettivi condizionamenti delle partite, se i

sorteggi non sono taroccati, se non ci sono prove sulle ammonizioni a comando,

se Paparesta non è stato chiuso nello spogliatoio, perché la Juve ha perso lo

scudetto 2004-2005? Dice: ma ci sono le schede… Eh no, le schede nel 2006 nel

processo sportivo erano appena un accenno. Lasciamo a Corte d’Appello e Tar

decidere sull’assegnazione dello scudetto 2006, cominciamo a fare giustizia a

partire dal 2004-2005, riconsegnando al calcio italiano un’intera stagione

cancellata. Che di campionati taroccati assai di recente, tra un po’ grazie

alle Procure di Cremona e Bari, ne scopriremo diversi. Con riscontri e

indagini non tacciabili di parzialità, magari. In ogni caso il calcio senza

Belzebù Moggi ci regala una deregulation dei comportamenti dei giocatori e

società imbelli e incapaci di contenere i comportamenti di intere torme di

propri tesserati in preda al vizio delle scommesse o contigui ad associazioni

malavitose. Viste le condanne piovute per il pericolo di ipotesi di tentativo

di frode a Napoli, chissà cosa toccherà ai colpevoli di Scommessopoli per

frodi vere e perfezionate…

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COMUNICATO%20UFFICIALE%20N.114_A.jpg

CODICE DI COMPORTAMENTO SPORTIVO

Principi fondamentali

Premessa

Il presente Codice di comportamento sportivo specifica i doveri fondamentali,

inderogabili e obbligatori, di lealtà, correttezza e probità previsti e

sanzionati dagli Statuti e dai regolamenti del CONI, delle Federazioni

sportive nazionali, ivi compresi quelli degli organismi rappresentativi delle

società, delle Discipline sportive associate, degli Enti di promozione

sportiva e delle Associazioni benemerite.

I tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline sportive

associate, agli Enti di promozione sportiva e alle Associazioni benemerite, in

qualità di atleti, tecnici, dirigenti, ufficiali di gara, e gli altri soggetti

dell'ordinamento sportivo, in eventuali altre qualifiche diverse da quelle

predette, comprese quelle di socio cui è riferibile direttamente o

indirettamente il controllo delle società sportive, sono tenuti all'osservanza

del Codice e la loro violazione costituisce grave inadempimento meritevole di

adeguate sanzioni.

L'ignoranza del Codice non può essere invocata a nessun effetto.

Il Garante del Codice di comportamento sportivo, istituito presso il CONI,

adotta istruzioni, vigila sulla corretta attuazione del Codice e segnala ai

competenti organi degli Enti di appartenenza i casi di sospetta violazione, ai

fini del conseguente giudizio disciplinare, fermi restando i poteri di

controllo del Coni.

1. Osservanza della disciplina sportiva

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

sono obbligati all'osservanza delle norme statutarie, regolamentari e sulla

giustizia, nonché delle altre misure e decisioni adottate dal CONI e dall'Ente

di appartenenza, ivi compreso il presente Codice. Essi sono tenuti ad adire

previamente agli strumenti di tutela previsti dai rispettivi ordinamenti.

Gli organi competenti adottano le misure dirette a facilitare la conoscenza e

il rispetto della normativa vigente.

Le società, le associazioni e gli altri Enti dell'ordinamento sportivo

rispondono dei comportamenti adottati in funzione dei loro interessi, da parte

dei propri tesserati, dirigenti o soci e devono adottare codici organizzativi

idonei alla prevenzione degli illeciti.

2. Principio di lealtà

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

devono comportarsi secondo i principi di lealtà e correttezza in ogni funzione,

prestazione o rapporto comunque riferibile all'attività sportiva. I tesserati

e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo cooperano attivamente alla

ordinata e civile convivenza sportiva.

3. Divieto di alterazione dei risultati sportivi

E' fatto divieto ai tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti

dell'ordinamento sportivo di compiere, con qualsiasi mezzo, atti diretti ad

alterare artificiosamente lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad

assicurare a chiunque un indebito vantaggio nelle competizioni sportive.

4. Divieto di doping e di altre forme di nocumento della salute

E' fatto divieto ai tesserati, gli affiliati e agli altri soggetti

dell'ordinamento sportivo di tenere comportamenti comunque in violazione o in

contrasto con la disciplina antidoping in vigore.

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

devono astenersi da qualsiasi altra condotta atta a recare pregiudizio alla

salute dell'atleta.

5. Principio di non violenza

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non

devono adottare comportamenti o rilasciare dichiarazioni che in qualunque modo

determinino o incitino alla violenza o ne costituiscano apologia.

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

devono astenersi da qualsiasi condotta suscettibile di ledere l'integrità

fisica e morale dell'avversario nelle gare e nelle competizioni sportive e

adottano iniziative positive per sensibilizzare il pubblico delle

manifestazioni sportive al rispetto degli atleti, delle squadre e dei relativi

sostenitori.

6. Principio di non discriminazione

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

devono astenersi da qualsiasi comportamento discriminatorio in relazione alla

razza, all'origine etnica o territoriale, al sesso, all'età, alla religione,

alle opinioni politiche e filosofiche.

7. Divieto di dichiarazioni lesive della reputazione

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non

devono esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione

dell'immagine o della dignità personale di altri persone o di organismi

operanti nell'ambito dell'ordinamento sportivo.

8. Dovere di riservatezza

Salvo il diritto di adire gli organi di vigilanza e giustizia nei casi

previsti dall'ordinamento sportivo, i tesserati, gli affiliati e gli altri

soggetti dell'ordinamento sportivo sono tenuti a non divulgare informazioni

riservate relative a procedimenti in corso prima che gli atti e i

provvedimenti finali siano formalizzati e pubblicizzati.

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non

devono fornire a terzi informazioni riservate relative all'Ente di

appartenenza o da questi detenute.

9. Principio di imparzialità

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

devono operare con imparzialità ed evitare disparità di trattamento nei

confronti dei soggetti con cui hanno rapporti in funzione dell'attività che

svolgono nell'ambito sportivo.

Al di fuori di rapporti contrattuali leciti e trasparenti, i tesserati, gli

affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non chiedono né

accettano, per sé o per altri, somme di denaro, regali o altri benefici,

qualora essi accedano il modico valore e siano offerti in connessione con lo

svolgimento dell'attività in ambito sportivo.

10. Prevenzione dei conflitti di interessi

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

sono tenuti a prevenire situazioni, anche solo apparenti, di conflitto con

l'interesse sportivo, in cui vengano coinvolti interessi personali o di

persone ad essi collegate.

E' fatto divieto ai tesserati e agli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

di effettuare scommesse, direttamente o per interposta persona, aventi ad

oggetto i risultati relativi a competizioni alle quali si partecipi o alle

quali si abbia diretto interesse.

11. Tutela dell’onorabilità degli organismi sportivi

Ferma restando la previsione di cui all’art. 5, comma 3, lett. b) e c), dello

Statuto del CONI, al fine di tutelare l’onorabilità e l’autorevolezza degli

organismi centrali e territoriali del CONI, nonché degli organismi delle

Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate, degli

Enti di promozione sportiva e delle Associazioni benemerite, ivi compresi

anche gli organismi rappresentativi delle società, sono automaticamente

sospesi in via cautelare i componenti che sono stati condannati, ancorché con

sentenza non definitiva, per i delitti indicati nell’allegato “A” o che sono

stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza personale.

La sospensione permane sino alla successiva sentenza assolutoria o alla

conclusione del procedimento penale o alla scadenza o revoca delle misure di

prevenzione o di sicurezza personale.

12. Dovere di collaborazione

I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo

sono tenuti a collaborare con il Garante del Codice di comportamento sportivo

e con gli organi di giustizia endoassociativi ai fini della corretta

applicazione della normativa vigente. A tal fine, essi sono tenuti a

comunicare agli uffici competenti dell'Ente di appartenenza ogni provvedimento

di autorità giudiziarie o sportive di cui siano destinatari rilevante ai fini

dell’applicazione del presente Codice e a fornire ai medesimi tutte le

informazioni relative e le integrazioni richieste.

Disposizione finale

Le Federazioni sportive nazionali, ivi compresi gli eventuali organismi

rappresentativi delle società, le Discipline sportive associate, gli Enti di

promozione sportiva e le Associazioni benemerite integrano, con proprie

disposizioni, le modalità e gli ambiti di attuazione del presente Codice con

riferimento ad altre fattispecie particolarmente rilevanti in relazione al

proprio specifico ambito di attività.

ALLEGATO “A”

- Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestine e tutela alla

correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche (legge 13/12/1989, n. 401).

- Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il

doping (legge 14/12/2000, n. 376).

- Disciplina del fallimento, del concordato preventivo, dell’amministrazione

controllata (legge 16/03/1942, n. 267) – Titolo VI – Capo I e II – Reati commessi dal

fallito – Reati commessi da persone diverse dal fallito – da art. 216 a art. 235.

- Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento

della prostituzione altrui (legge 20/02/1958, n. 75).

- Delitti contro la personalità individuale (da art. 600 a art. 604 c. p. ).

- Delitti contro la libertà personale (da art. 605 a art. 609 decies c. p. ).

- Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la

pedopornografia anche a mezzo internet (legge 6/02/2000, n. 38).

- Norme di attuazione dell’art. 18 della Costituzione in materia di associazioni

segrete (legge 25/01/1982, n. 17).

- Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (D. L. vo 6 settembre 2011,

n. 159).

- Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope

(DPR 9/10/1990, n. 309).

- Disposizioni penali in materia di società e di consorzi previste dal Codice Civile

(Titolo XI – Libro V).

- Testo unico delle disposizioni in materia in materia di intermediazione finanziaria

(D.L.vo 24 febbraio 1998, n. 58).

- Delitti contro la Pubblica Amministrazione di cui agli art. 314, 316, 316bis, 316ter,

317, 318, 319, 320, 321, 322, c.p.

- Delitti contro la fede pubblica (da art. 453 a art. 498 c. p. ).

- Delitti contro il patrimonio di cui agli art. 628, 629, 630, 640, 640 bis, 644, 646,

648, 648bis, 648ter c.p.

- Delitti associativi di cui agli art. 416, 416bis c. p.

- Interferenze illecite nella vita privata (615bis, 623bis c. p), installazione di

apparecchiature atte ad intercettare od impedire conversazioni telefoniche o

telegrafiche (617bis, 623bis c. p. ).

- Disposizioni penali relative alle armi da guerra e clandestine.

La misura cautelare si applica anche ai presenti reati nella ipotesi del tentativo,

laddove configurabile, ex art. 56 c.p.

LEGENDA ALLEGATO “A”

- Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestine e tutela alla correttezza nello

svolgimento di competizioni agonistiche (legge 13/12/1989, n. 401): “frode sportiva”.

- Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping (legge

14/12/2000, n. 376): “doping”.

- Disciplina del fallimento, del concordato preventivo, dell’amministrazione controllata (legge

16/03/1942, n. 267) - Titolo VI – Capo I– Reati commessi dal fallito – Capo II - Reati commessi da

persone diverse dal fallito, da art. 216 a art. 235: art. 216: “bancarotta fraudolenta”; art. 217:

“bancarotta semplice”; art. 218: “ricorso abusivo al credito”; art. 220: “denuncia di creditori

inesistenti e altre inosservanze da parte del fallito”; art. 227: “reati dell’institore”; art.

228: “interesse privato del curatore negli atti del fallimento”; art. 229: “accettazione di

retribuzione non dovuta”; art. 230: “omessa consegna o deposito di cose del fallimento”; art. 233:

“mercato di voto”; art. 234: “esercizio abusivo di attività commerciale”.

- Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della

prostituzione altrui (legge 20/02/1958, n. 75).

- Delitti contro la personalità individuale (da art. 600 a art. 604 c. p. ): art. 600: “riduzione

o mantenimento in schiavitù o in servitù” – art. 600 bis: “prostituzione minorile” – art. 600 ter:

“pornografia minorile” – art. 601: “tratta di persone” – art. 603: “plagio”.

- Delitti contro la libertà personale (da art. 605 a art. 609 decies c. p. ): art. 605:

“sequestro di persona” – art. 609 bis: “violenza sessuale” – art. 609 quater: “atti sessuali con

minorenne” – art. 609 quinquies: “corruzione di minorenne”.

- Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la

pedopornografia anche a mezzo internet (legge 6/02/2000, n. 38).

- Norme di attuazione dell’art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete (legge

25/01/1982, n. 17).

- Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (D. L. vo 6 settembre 2011, n. 159)

- Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope (DPR

9/10/1990, n. 309).

- Disposizioni penali in materia di società e di consorzi previste dal Codice Civile (Titolo XI –

Libro V).

- Testo unico delle disposizioni in materia in materia di intermediazione finanziaria (D. L. vo 24

febbraio 1998, n. 58)

- Delitti contro la Pubblica Amministrazione di cui ai seguenti artt. c. p. : art. 314

(“peculato”); art. 316 (“peculato mediante profitto dell’errore altrui”); art. 316 bis

(“malversazione a danno dello Stato”); art. 316ter (“indebita percezione di erogazioni a danno

dello Stato”); art. 317 (“concussione”); art. 318 (“corruzione per un atto d’ufficio”); art. 319

(“corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”); art. 320 (“corruzione di persona

incaricata di un pubblico servizio”); art. 321 (“pene per il corruttore”); art. 322 (“istigazione

alla corruzione”) .

- Delitti contro la fede pubblica (da art. 453 a art. 498 c.p.):

capo I – “Della falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo, da art. 453 a art. 466 c.p.;

capo II – “Della falsità in sigilli o strumenti o segni di autentificazione, certificazione o riconoscimento”, da art. 467 a art. 475 c.p.;

capo III – “Della falsità in atti” (ad esempio, “falso ideologico”, “falso materiale”), da art. 476 a art. 493bis c.p.;

capo IV - “Delle falsità personali” (ad esempio, “sostituzione di persona”, “false dichiarazioni

sull'identità o su qualità personali proprie o di altri”, “possesso e fabbricazione di documenti

di identificazione falsi”, “usurpazione di titoli o di onori”), da art. 494 a art. 498 c. p.

- Delitti contro il patrimonio di cui ai seguenti artt. c. p. : art. 628 (“rapina”), art. 629

(“estorsione”), art. 630 (“sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione”); art. 640

(“truffa”); art. 640 bis “(truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”); art.

644 (“usura”), art. 646 (“appropriazione indebita”); art. 648 (“ricettazione”); art. 648bis

(riciclaggio); art. 648ter (“impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”).

- Delitti associativi di cui all’art. 416 c.p.: (“associazione per delinquere”) e all’art. 416

bis c. p. (“associazione di tipo mafioso”).

- Interferenze illecite nella vita privata (615bis, 623bis c.p), installazione di apparecchiature

atte ad intercettare od impedire conversazioni telefoniche o telegrafiche (617bis, 623bis c. p. ).

- Disposizioni penali relative alle armi da guerra e clandestine.

La misura cautelare si applica anche ai presenti reati nella ipotesi del tentativo, laddove

configurabile, ex art. 56 c.p.

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Beha: “Maltempo in testa alla

classifica e il cuore di Mondo”

di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 13-02-2012)

Dopo il campionato spezzatino, col maltempo arriva il campionato

a rate. Le televisioni infatti avevano indotto la federazione a

spalmare le partite durante l’arco della settimana (per

monetizzare i diritti). Ora gelo e neve stravolgono il

calendario. Si gioca quando il tempo lo permette, con buona pace

dello show televisivo. Intanto il Novara, ultimo in campionato,

batte la corazzata Inter. Ai nerazzurri è andato tutto storto.

Mondonico ha rispolverato il catenaccio, ritrovato un buon

Coracciolo, e il Novara ha ripreso quota. Sarà per i premi

milionari promessi dal presidente in caso di salvezza. Il Milan

vince a Udine. Friuliani padroni del campo fino a un quarto

d’ora dalla fine. Poi hanno mollato, e la squadra di Allegri ne

ha approfittato. Già domani i rossoneri tornano in campo contro

l’Arsenal per la Champions League. Mercoledì, invece, arriverà

un altro verdetto: il governo di Mario Monti darà l’assenso per

la candidatura di Roma alle olimpiadi del 2020?

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11318 messaggi

Una piccola cosa. Ci pensavo in questi giorni...

Il topic è nato per raccogliere tesi a nostro favore. Per avvicinare gli eventuali nuovi utenti disinformati alle teorie da noi esposte in questi anni. Per far capire quanto il calcio sia sporco e come nessuno abbia pagato e pagherà mai nulla, a parte la Juventus.

Un modo semplice per archiviare un po' di materiale a scopo riflessivo.

Se postiamo anche articoli che sostengono teorie opposte alle nostre facciamo un favore ai nostri nemici. ;)

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per combattere il nemico bisogna conoscerlo, no?

e serve a capire anche per quali strronzate mai ci troviamo dove ci troviamo, credo

pars destruens e pars construens

Modificato da huskylover

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Joined: 10-Sep-2006
5202 messaggi

per combattere il nemico bisogna conoscerlo, no?

e serve a capire anche per quali strronzate mai ci troviamo dove ci troviamo, credo

pars destruens e pars construens

inoltre

non possiamo fare come l'accusa

che tralascia ciò che è a favore degli accusati.

Ci siamo sempre lamentati per questo.

Modificato da totojuve

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11014 messaggi

CITAZIONE O OFFESA?

Lite Moggi-Baldini

nuovo round a Napoli

L’ex dg della Juve venne condannato in primo grado per ingiurie

al rivale durante il processo Gea. Ora è Moggi a portare in

tribunale Baldini, che lo ha definito: «Uomo senza qualità»

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 14-02-2012)

ROMA. Galeotta fu la citazione letteraria: oggi in aula a Napoli, davanti al

giudice di pace, Schiano , un altro round del combattimento corpo a corpo tra

Luciano Moggi e Franco Baldini . Il giudice napoletano dovrebbe provare a

trovare una composizione alla denuncia per ingiurie che l’ex dg della Juve ha

presentato per le frasi pronunciate durante la testimonianza del 1 ottobre

2010 al processo di Calciopoli. Un pomeriggio di grande tensione, quello:

Moggi, a sua volta denunciato e condannato in primo grado per minacce per uno

scontro verbale al processo Gea, s’è sentito ingiuriato per essere stato

definito «uomo senza qualità» (con citazione letteraria del capolavoro

incompiuto di Robert Musil , sostiene la difesa di Baldini) davanti alla Corte

di Napoli. Mancherà il confronto diretto, previsto per il tentativo di

composizione della lite: Baldini ieri sera era a Siena, Moggi invece ci sarà.

E vorrà dire la sua, come faranno gli avvocati Prioreschi per Lucianone e

Mario Stagliano (ex vice capo dell’Ufficio Indagini Figc) difensore del

direttore generale della Roma. Oggi il giudice Schiano, esaurito il tentativo

di composizione, deciderà gli elementi di prova per questa ennesima querelle.

Meno tensione, oggi, in aula davanti al giudice di pace rispetto a quel

tesissimo 1 ottobre: con gli avvocati ad incalzare l’allora general manager

della nazionale inglese sui rapporti stretti con l’investigatore Auricchio ,

sunteggiati nella sentenza dalla Casoria considerando «svilita» la genuinità

dei discorsi fatti da Baldini al maggiore dei carabinieri che indagava. Poi

quel «uomo senza qualità» e Moggi che si alza di scatto dal posto, trattenuto

dagli avvocati e con la Casoria che ammonisce il teste. Altri tempi? Mica

tanto.

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SERIE A IL CASO

Lega, la lettera c'è

«Beretta lasci»

Gli 8 club ribelli: «Serve un presidente a tempo pieno». Assemblea la prossima settimana

di MARCO IARIA (GaSport 14-02-2012)

E la lettera, alla fine, arrivò. Ieri pomeriggio gli otto club ribelli della

Serie A — Inter, Palermo, Cagliari, Bologna, Siena, Novara, Cesena e Lecce —

hanno fatto recapitare al presidente di Lega Maurizio Beretta una missiva con

la quale gli chiedono di convocare un'assemblea con il seguente ordine del

giorno: formalizzazione delle sue dimissioni ed elezione di un nuovo

presidente. Otto club, cioè i due quinti delle società di A, è il numero

necessario per poter avanzare una simile richiesta. Pertanto, oggi Beretta

convocherà senza indugio il consesso cercando di trovare la data più

compatibile con un calendario agonistico intasatissimo, tra campionato e

Champions. Considerato il preavviso di 7 giorni, l'assemblea dovrebbe tenersi

tra il martedì e il mercoledì della prossima settimana.

Tempo pieno Ma cosa dice la lettera? I toni sono garbati. I rivoltosi

riconoscono il contributo «prezioso» di Beretta, a capo della Lega dall'agosto

del 2009, ricordando la firma dell'accordo collettivo, la vendita dei diritti

tv 2012-15, le relazioni istituzionali. «È arrivato però il momento di

scegliere una nuova guida. La nostra associazione — è il contenuto della

missiva — ha bisogno di un presidente che possa dedicare tutte le sue energie

e tutto il suo tempo al servizio e nell'interesse della Lega». Lo scorso marzo

Beretta accettò l'incarico di responsabile della struttura Identity and

Communications di UniCredit annunciando che avrebbe rimesso il suo mandato da

presidente di Lega nelle mani dell'assemblea. È trascorso quasi un anno e

Beretta continua a conservare il doppio incarico, visto il silenzio-assenso

della maggioranza dei club. Nel frattempo, però, è montato un risentimento via

via crescente da parte di alcuni. A turno Paolillo (Inter), De Laurentiis

(Napoli), Zamparini (Palermo), Cellino (Cagliari) gli hanno chiesto di

lasciare, fino al documento ufficiale di ieri. In assenza di dimissioni sul

tavolo (e non semplicemente annunciate), servono però 14 voti per revocare il

mandato del presidente, che scade a fine stagione. Obiettivo difficile, vista

la contrarietà di una bella fetta della A: Juventus, Milan, Napoli, Roma e

Udinese sono consapevoli che il problema della Lega non sia Beretta ma la

governance ingessata; Lazio, Genoa, Parma, Catania difendono strenuamente

l'attuale numero uno.

Avvocati L'assemblea della prossima settimana, comunque, rischia di

trasformarsi in una sfida all'O.K. Corral, con gli avvocati in prima linea. I

dissidenti avrebbero potuto chiedere di mettere all'ordine del giorno la

revoca di Beretta, unico atto (assieme all'elezione) contemplato dallo statuto

su cui si possa esprimere un voto sulla persona. E invece reclamano la

formalizzazione delle sue dimissioni. Insomma, un modo per farlo uscire allo

scoperto. Come spiega un dirigente delle otto: «Le ha sempre annunciate

verbalmente ma mai messe per iscritto. Basta con questo equivoco. A quel punto

sarà l'assemblea, nel caso, a respingerle con uno scenario ribaltato:

servirebbero 14 voti per salvarlo». Scenario, appunto, non previsto dal

regolamento, visto che le dimissioni sarebbero immediatamente esecutive:

materia bollente per i legali. Beretta, comunque, ha già detto che non ha

alcuna intenzione di aprire una crisi al buio: «Non avrebbe senso dimettermi

se l'assemblea, nella sua maggioranza, non me lo chiedesse trovando la

convergenza sul nome del sostituto».

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L’inchiesta Il tifo violento e i rapporti con la società: il presidente del Napoli convocato in Procura

Rapine e bagarini, De Laurentiis dal pm

L’audizione alla vigilia della partita con il Chievo: colloquio durato due ore

di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 14-02-2012)

Il rapporto con il tifo organizzato, la presenza di frange violente di tifosi

dentro e fuori gli spalti. Poi: il fenomeno del bagarinaggio, la gestione

degli steward, i biglietti omaggio, gadget e trasferte.

E non è tutto: in ballo ci sono anche gli interessi economici in vista della

Champions (martedì al San Paolo è atteso il tutto esaurito per il Chelsea), un

club cresciuto in termini di fatturato e che ha sempre tenuto a distanza

ambienti del tifo organizzato ritenuti sospetti. È lo scenario che ha spinto

ieri mattina la Procura di Napoli a convocare Aurelio De Laurentiis come

persona informata dei fatti. Tecnicamente si tratta di una «sit» - un verbale

di sommarie informazione - nel corso di uno dei fascicoli aperti dal pool

reati da stadio guidato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo. Un paio di

ore, tanto è durato l’interrogatorio in Procura del presidente del Napoli.

Appuntamento dopo le dieci, De Laurentiis sfoggia un sorriso sereno quando

lascia il palazzo del Centro direzionale. Ma ad ascoltare il patron azzurro,

l’aggiunto Melillo non era solo. Accanto a lui, anche il pm Antonello Ardituro,

titolare delle indagini sui petardi lanciati durante la partita di B

Napoli-Frosinone, quella del tentativo di mettere sotto scacco il club azzurro

da parte di una certa tifoseria organizzata. Uno scenario che potrebbe

riproporsi oggi in forme diverse, visto anche il volume di affari movimentati

da una compagine societaria in crescita.

Da allora - da quel Napoli-Frosinone del 2007 - ci sono stati arresti e

sequestri, un distacco netto rispetto a violenti e trame organizzate, anche se

alcuni eventi consumati negli ultimi mesi hanno inevitabilmente acceso i

riflettori sul pianeta Napoli, su ipotesi di pressioni nei confronti di

esponenti della società azzurra. Calciatori derubati, strane aggressioni a

manager e parenti di giocatori, piccoli episodi predatori che hanno fatto

registrare numeri significativi in poche settimane. Una indagine, tante facce.

Tante storie che finiscono nello stesso fascicolo: furti, rapine o episodi di

danneggiamento, c’è una regìa? Negli ultimi tempi, la società ha subìto

richieste da parte della «piazza»? C’è un clima di intimidazione attorno al

club azzurro? Scenario poco fluido, difficile ricostruire la storia dei

rapporti tra il Napoli e alcune frange del tifo organizzato. Cinque anni fa,

dopo il lancio dei petardi durante Napoli-Frosinone, De Laurentiis non ebbe

alcuna esitazione a denunciare, a fornire un contributo decisivo per bloccare

sul nascere un tentativo di estorsione nei confronti del Napoli. Oggi come

allora, c’è un clima di massima attenzione attorno al Napoli. Non è

impossibile che in questi mesi siano stati avvertiti momenti di fibrillazione,

segnali che potrebbero non essere passati inosservati. Probabile che qualcuno

ci abbia provato, che abbia lanciato messaggi a scopo intimidatorio nei

confronti del club, vedendosi comunque serrare le porte in faccia. Indagine su

più livelli, dai problemi ambientali si passa a ragionare con De Laurentiis

sui rapporti con il Comune, sulla convenzione che lega Palazzo San Giacomo e

club azzurro in merito all’utilizzo dello stesso stadio di Fuorigrotta. E non

è tutto. Interrogatorio esplorativo, sono tanti i punti da mettere a fuoco dal

pool che lavora sui reati da stadio, su quanto può accadere in una zona come

il San Paolo. È così che con il presidente si ragiona anche di calcio

scommesse. Poche domande, nel corso del fascicolo che batte l’ipotesi di

combine consumate nel campionato dello scorso anno. Ci sono delle telefonate

intercettate e un clima che si è fatto improvvisamente pesante attorno al

Napoli, forse anche per colpa di chi ha provato a mettere le mani sul miracolo

economico del club azzurro.

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Una piccola cosa. Ci pensavo in questi giorni...

Il topic è nato per raccogliere tesi a nostro favore. Per avvicinare gli eventuali nuovi utenti disinformati alle teorie da noi esposte in questi anni. Per far capire quanto il calcio sia sporco e come nessuno abbia pagato e pagherà mai nulla, a parte la Juventus.

Un modo semplice per archiviare un po' di materiale a scopo riflessivo.

Se postiamo anche articoli che sostengono teorie opposte alle nostre facciamo un favore ai nostri nemici. ;)

KALCIOMARCIO!!!

Il topic definitivo sullo stato schifoso del calcio Italiano.

Da pg. 12 in poi.

Dopo il 2006 tutto da annullare.

A me basta questa come sollecitazione.

Se è necessario aprire un altro topic, non c'è problema (l'avevo già fatto

sullo Juventus Forum ma era praticamente un clone di questo in Farsopoli: e

non vorrei stare a rivangare l'assurdità di certe sud-divisioni argomentative).

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