Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 DOPPIO PASSO di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 06-02-2012) DEL PIERO? PIUTTOSTO BETTEGA Visto che quella matassa di partita proprio non si sbrogliava, l’ex capitano bianconero Antonio Conte ha pensato a qualche alternativa in attacco. Si è concentrato dapprima su Giaccherini, che punta non è, ma dinamico sì. Poi ha riesumato il bel Borriello, che goleador non è più, ma carino sì. Infine ha puntato tutto su Quagliarella, che con quella maschera da Zorro fa la sua figura. Però, aveva pensato anche a Boniperti, il quale gioca solo metà partita, la prima. Voleva chiamare Bettega, ma ieri era indisponibile. Se avesse potuto, Conte si sarebbe probabilmente rivolto a Felice Placido Borel detto “Farfallino”, oppure, perché no?, a Federico Munerati o Pietruzzu Anastasi, lui effettivamente convocabile. Nulla da fare neanche per Carapellese e Capocasale, più facile ma non facilissimo fare uno squillo a Ravanelli o a Pietro Paolo Virdis, al limite si proverà per la Coppa Italia. Tutti, purché lui no. Chiunque, a patto di non mandare in campo Alessandro Del Piero, questo mai. Per Conte, Del Piero non gioca più nella Juve. Gliel’ha detto il presidente. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 Il retroscena Farina confessò per caso Palazzi rischia di fare tilt di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 06-02-2012) Un giallo sul Calcioscommesse (il caso Farina) ma anche il timore che la Superprocura Figc ora non sia in grado di reggere una mole di lavoro impressionante. Come noto, Stefano Palazzi ha inviato con colpevole ritardo alla Procura di Cremona gli atti dell’interrogatorio di Farina. Il procuratore federale, nel suo fumoso comunicato, tenta grottescamente di giustificarsi e rivela che le “dichiarazioni di Farina furono acquisite nell’ambito di un separato procedimento disciplinare”. In pratica, il difensore del Gubbio era stato chiamato a Roma come teste nell’inchiestalumaca su Premiopoli (chiusa a fatica e dopo troppe proroghe) e in quell’occasione Farina, che si era consultato con il sindacato calciatori, aveva deciso di vuotare il sacco e raccontare il tentativo di illecito. Come si spiega allora “l’intuizione investigativa” di cui parla la Procura federale, se non era stato il giocatore a farsi avanti? Farina non ha mai voluto parlare e chiarire: dicono che sia spaventato. Ma ora Palazzi ha confuso ancora di più le carte. Il superprocuratore è stato a Cremona (dove ha avuto molti atti dell’indagine) e Bari (dove non ha avuto niente, essendoci di mezzo il 416 bis ed essendo in arrivo non pochi arresti), mentre con la Procura di Napoli non c’è feeling. Ma ora Palazzi dovrà sbrigarsela da solo. Da interrogare una quarantina di tesserati. Le audizioni potrebbe iniziare fra una decina di giorni: inchiesta chiusa entro marzo, processi iniziati verso fine aprile? Non è semplice. Se davvero i processi sportivi dovessero chiudersi entro la stagione in corso, molti club rischierebbero una sanzione “afflittiva” da scontare subito. Per molte società l’ideale sarebbe scontare la penalizzazione (da 3 a 6 punti) la prossima stagione, altrimenti i campionati verrebbero sconvolti proprio nella fase finale. Forse stavolta è meglio che Palazzi non faccia troppo in fretta, cosa che peraltro gli riesce benissimo (fino a 6 mesi per un deferimento). Di sicuro, il procuratore è pronto ad applicare l’articolo 24 del codice di giustizia sportiva: sconti di pena per chi si pente (Masiello). Sicura invece la radiazione per molti calciatori (Doni, Zamperini, Mario Cassano, eccetera) e tante squalifiche, minimo 6 mesi, per omessa denuncia. E i club? Doni ha messo nei guai l’Atalanta. Ma in ballo in serie A ci sono anche Genoa, Lazio, Chievo, Bologna e Lecce. In B rischiano Bari e Sampdoria, in Lega Pro molti club (fra cui Piacenza e Albinoleffe). Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 L’inchiesta GLI STADI L’era glaciale Cinque partite di serie A rinviate in 5 giorni fra impianti in rovina, pessimi prati e tribune ghiacciate Mentre si fa ancora attendere la legge che incentiva la costruzione di nuovi campi, il calcio italiano si interroga su quelli esistenti, inadeguati e ormai di un’altra epoca di FRANCESCO FASIOLO & FRANCESCO SAVERIO INTORCIA (la Repubblica 06-02-2012) Cattedrali deserte e fatiscenti. Presidenti che vogliono fuggire altrove, per offrire comfort ai tifosi e sfruttare il business edilizio. Una nuova legge per favorire la costruzione degli impianti, arenata alla Camera. E poi tettoie insufficienti, bagni inservibili, piste d´atletica inagibili che allontanano il pubblico. Per finire al parcheggio sotterraneo mai utilizzato del San Paolo o alla Curva Sud Ospiti del Tardini, sotto sequestro dal 2009, da quando perse la vita il tifoso vicentino Eugenio Bortolon (13 indagati, la Procura di Parma ha appena depositato l´avviso di chiusura inchiesta). La fotografia degli stadi italiani è scolorita e triste come una cartolina sgualcita da tabaccheria. Le 18 arene di Serie A hanno un´età media di 64 anni, più vicina alla pensione che al futuro (67 senza il neonato Juventus Stadium). Per metà concepiti in era fascista, dieci campi hanno ospitato il Mondiale ´90. Beni pubblici spesso troppo grandi o intoccabili. Come i monumenti di Firenze e Bologna, dove i vincoli della Soprintendenza spingono i due club a sognare un impianto fuori città: progettato dai Della Valle, solo immaginato dai Menarini, ex proprietari rossoblù (c´era il plastico, non era stata individuata l´area). Il futuro insomma è l´impianto privato. Ha aperto la strada la Juventus, passata dal Delle Alpi deserto alla nuova casa sempre affollata. E in grado di battere il maltempo. LA NUOVA LEGGE L´attuale progetto di "legge sugli stadi" (C. 2800), sintesi di tre precedenti disegni, è stato approvato il 6 ottobre alla Camera dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici in sede consultiva, e qui si è fermato. Si propone di accelerare l´iter burocratico per restaurare impianti esistenti, privatizzandoli, o costruirne nuovi, con almeno 15mila posti a sedere all´aperto e 7.500 al coperto, anche affiancandovi alberghi, negozi, villette, uffici. Allo snellimento procedurale si abbinerà il sostegno finanziario del governo, attraverso un piano d´intervento straordinario da varare entro sei mesi dall´entrata in vigore della legge. Le voci critiche richiamano al rispetto dei vincoli ambientali e urbanistici e delle norme sugli appalti. Dietro l´angolo c´è l´ombra della speculazione edilizia. NOI E L´EUROPA Nel frattempo, altrove si corre. In Europa tra il 2008 e il 2010 sono stati progettati 25 stadi nuovi (alcuni già costruiti) e investiti 4, 5 miliardi di euro. «L´Inghilterra è partita negli anni ´90, la Germania nel 2000, la Spagna dal 2004, la Francia ora per gli Europei 2016» elenca Michele Uva, responsabile del centro studi Figc e unico italiano tra gli esperti del panel Uefa sulla costruzione degli stadi. «È anche vero che tedeschi e francesi hanno approvato leggi speciali in 45 giorni». Ma costa tanto tirare su un nuovo stadio? «Dipende: come per gli alberghi, se ne può costruire uno da 2 stelle o uno da 5 - spiega Uva - . Si può andare da 1.500 euro a posto, è il caso del nuovo impianto dell´Espanyol, 42.000 posti e 65 milioni di euro spesi, fino a progetti da 6. 000 euro a spettatore: l´Emirates dell´Arsenal, per 60mila persone, costato 400 milioni». Insomma, basta sapere dove si vuole arrivare. ROMA E MILANO In Italia, l´élite è rappresentata da Roma e Milano. L´Olimpico, categoria 4 Uefa dopo i ritocchi per la finale di Champions 2009, non offre una visuale ideale. Tom DiBenedetto l´ha definito inadatto, ma intanto la proprietà americana della Roma lavora per renderlo più "family friendly", con aree accoglienza per tifosi e bambini. Claudio Lotito sogna lo Stadio delle Aquile per la Lazio, sui suoi terreni lungo la via Tiberina, progetto rallentato dai vincoli ambientali. San Siro, la Scala del calcio, ha un terreno di gioco malato. Eppure Inter e Milan, rinnovata la convenzione col Comune fino al 2016 (8,5 milioni l´anno in tutto), lavorano per migliorarne l´accoglienza, con due nuovi ristoranti. Fa gola la possibilità della finale Champions 2015. IL CASO SANT´ELIA Allo stadio di Cagliari piovono calcinacci, le tribune in tubi Innocenti sono lì da dieci anni. La Commissione provinciale di sorveglianza ne ha dichiarato l´inagibilità, nelle ultime due gare il nulla osta è arrivato all´ultimo minuto. Contro la Fiorentina, sistemati piloni e pareti interne, lo stadio ha aperto per metà. Contro la Roma, in notturna, altra corsa contro il tempo per l´impianto di illuminazione esterno. Cellino punta a un nuovo stadio a Elmas. E intanto minaccia di andare a giocare a Trieste. TEMPLI MODERNI Per viaggiare nel futuro, basta andare a Cesena. L´erba è finta, il modello è vero: il Manuzzi, primo impianto interamente coperto, ha ospitato anche la prima gara di A sul sintetico, Cesena-Napoli. I lavori estivi hanno trasformato i Distinti inferiori da settore scomodo in avamposto per famiglie: barriere mobili, area ospitalità, persino una nursery. Una famiglia con due figli s´abbona con 550 euro. SOGNI, PROGETTI «Lo stadio si farà comunque, anche se non verranno gli arabi, ma il governo ci aiuti e faccia la legge», dice Maurizio Zamparini: il suo progetto per la casa del Palermo, già presentato, lo firma Gino Zavanella, designer dello stadio juventino. 35mila posti, sulle ceneri del Velodromo Borsellino, quartiere Zen. Ma il secondo stadio moderno dopo quello di Torino sorgerà a Udine (25 milioni di investimento, 25 mila posti): dell´attuale Friuli resterà solo la tribuna con il caratteristico arco. Gli altri settori verranno abbattuti e ricostruiti, il terreno di gioco spostato e avvicinato agli spalti, oggi disertati dai tifosi nonostante le imprese della banda Guidolin. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
totojuve 333 Joined: 10-Sep-2006 5193 messaggi Inviato February 6, 2012 DOPPIO PASSO di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 06-02-2012) DEL PIERO? PIUTTOSTO BETTEGA Visto che quella matassa di partita proprio non si sbrogliava, l’ex capitano bianconero Antonio Conte ha pensato a qualche alternativa in attacco. Si è concentrato dapprima su Giaccherini, che punta non è, ma dinamico sì. Poi ha riesumato il bel Borriello, che goleador non è più, ma carino sì. Infine ha puntato tutto su Quagliarella, che con quella maschera da Zorro fa la sua figura. Però, aveva pensato anche a Boniperti, il quale gioca solo metà partita, la prima. Voleva chiamare Bettega, ma ieri era indisponibile. Se avesse potuto, Conte si sarebbe probabilmente rivolto a Felice Placido Borel detto “Farfallino”, oppure, perché no?, a Federico Munerati o Pietruzzu Anastasi, lui effettivamente convocabile. Nulla da fare neanche per Carapellese e Capocasale, più facile ma non facilissimo fare uno squillo a Ravanelli o a Pietro Paolo Virdis, al limite si proverà per la Coppa Italia. Tutti, purché lui no. Chiunque, a patto di non mandare in campo Alessandro Del Piero, questo mai. Per Conte, Del Piero non gioca più nella Juve. Gliel’ha detto il presidente. Mi pare che questo voglia prendere per c. l'allenatore? Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 (modificato) Moggi: “Era tutto regolare. Non siamo stati difesi. Le parole di Agnelli? Mi sono commosso” di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.IT 06-02-2012) La voce di Luciano Moggi arriva disturbata al cellulare, ma la sua reazione alla prima sommaria lettura delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Napoli che lo ha condannato a 5 anni e 4 mesi per la vicenda Calciopoli è chiara: “Se il campionato era regolare, il sorteggio regolare bisogna capire allora qual è il reato”. Le leggerà con calma anche per capire i margini di richiesta di revisione del processo sportivo nel quale - attacca - alla luce delle parole dei giudici partenopei è ancora più evidente che “non siamo stati difesi”. Le sim? “Confermo che furono usate solo per il mercato e questioni commerciali”. Le parole di Andrea Agnelli (ndr. “Moggi era il miglior dirigente sportivo”)? “Mi hanno commosso. Con lui la Juventus è in buone mani ma non fatemi dire se tornerei perché non voglio mettere in difficoltà nessuno”. Moggi, le motivazioni della sentenza sembra dire alcune cose apparentemente in contraddizione l’una con l’altra: ad esempio che lei va condannato per l’uso delle sim e, al tempo stesso, che non esiste prova di manipolazione del campionato… “Non ho ancora letto il testo. I miei avvocati mi hanno solo detto che c’è scritto che il sorteggio degli arbitri era regolare”. I giudici di Napoli dicono che non provata la falsificazione del campionato 2004-2005… “E chi l’avrebbe falsato? Non avevo dubbi. Io conosco la mia storia personale che si rispecchia in quello che scrivono le motivazioni”. Parlano di ‘tendenza generalizzata’ a conquistare un rapporto amichevole con arbitri e designatori “Io posso solo dire che non ho fatto niente e mi pare che dalle motivazioni emerga”. Leggere, però, che l’impianto dell’accusa esce ridimensionato dal processo che effetto le fa? “Non avevo dubbi però poi ci sono i meccanismi della legge. Non ho fatto nulla e le motivazioni andranno decifrate per bene”. Sono parole che la porteranno a chiedere la revisione processo sportivo? “Leggiamo bene e vedremo come muoverci. Ma già i due anni del processo erano stati chiari e non poteva andare diversamente”. Sull’utilizzo delle sim che la condanna, però, la ricostruzione dell’accusa è stata considerata credibile… “Vedremo”. Andrea Agnelli ha detto che lei era il miglior dirigente e ha elogiato anche Giraudo… “Ci ha seguito per dodici anni insieme al padre e ha visto come lavoravamo. Mi ha fatto commuovere perché conosco le difficoltà che incontra anche lui. Buon sangue non mente e la Juventus è in buone mani”. Sono parole che segnano un cambiamento nel rapporto tra lei e la Juventus. A novembre avevano preso le distanze dopo la sentenza “Comportamenti della Juventus sono sempre stati buoni tranne che nei primi momenti in cui non siamo stati difesi. Ma dopo l’arrivo di Andrea Agnelli le cose mi sembra che siano cambiate”. Se a processo sportivo concluso con una riabilitazione la chiamasse chiedendole di tornare alla Juventus come risponderebbe? “Non mi va di parlarne perché non voglio mettere in difficoltà nessuno e nemmeno me stesso. E poi devo continuare a combattere”. Ci sarà l’appello, altri passaggi processuali… “Non lo faccio solo per me. Per non aver fatto niente sono state distrutte delle famiglie di persone che conoscevo solo sotto il profilo professionale; mi riferisco a Dondarini, Bertini, Dattilo, Pieri, De Santis e tanti altri… Parlavo con loro solo quando venivano ad arbitrare la Juventus e sono stati coinvolti per distruggere me. C’è chi ha fatto il rito abbreviato solo perché non aveva i soldi per pagarsi il processo come Pieri e Dondarini. Queste cattiverie non si possono tollerare. E’ per loro che vado avanti a combattere”. Le motivazioni fanno giustizia anche a loro? “Probabilmente più a loro che a me”. I giudici di Napoli riconoscono che cercare il contatto con arbitri e designatori era pratica diffusa “Non esistevano divieti allora. Adesso nessuno può o potrebbe più parlare ma è così dal 2006 e se dopo è stato messo un divieto significa che prima non c’era”. Però scrivono anche che questo non esclude la valutazione di eventuali suoi reati… Il ‘così facevano tutti’ non li ha convinti? “E’ giusto che il ‘così facevano tutti’ non cancelli la responsabilità penale, però bisogna trovarla una responsabilità. Se tutto era valido, se il campionato era regolare e il sorteggio era regolare bisogna capire qual è il reato”. Non basta aver comprato e distribuito le sim? “Ma chi le ha distribuite? Le ho usate solo per il calciomercato e per alcune operazioni commerciali della Juventus”. Leggere che non c’è la prova della manipolazione del campionato 2004-2005 è un atto d’accusa alla dirigenza della Juventus che gestì i mesi del processo sportivo nell’estate del 2006? “Io dico solo che non fummo difesi e lo sostengo da allora. Una sentenza di questo genere messa di fronte a quello che disse allora l’avvocato della società: ‘Abbiamo letto tutto e ci conviene (ndr. patteggiare)…’. Dico solo che non ci hanno difeso”. Leggerlo nelle motivazioni sottolinea che fu un errore perché dal punto di vista sportivo la differenza è evidente “Che la Juventus rivoglia lo scudetto mi sembra normale amministrazione. Peccato che se ne siano accorti solo dopo l’arrivo di Andrea Agnelli”. Modificato February 6, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 Dalla ‘pigna’ di Montero al ‘buffetto’ di Ibra Quando il calcio diventa pugilato Il pugno sferrato ieri dall'attaccante svedese del Milan al difensore del Napoli Aronica è solo l'ultimo episodio di una lunga serie che coinvolge fior di campioni. E su internet le scazzottate sui campi sono dei must: ecco alcuni esempi 'celebri' di CRISTIANO VELLA dal blog su "il Fatto Quotidiano.it 06-02-2012" Si dice che il calcio piaccia tanto agli uomini perché sia simile alla guerra. E se schemi e formazioni possono essere assimilati alla tattica bellica, di certo non può mancare una sezione apposita per lo scontro corpo a corpo. Le cronache sportive e i siti internet come Youtube, infatti, sono pieni di racconti e video su risse ed episodi violenti. Giocate, goal e numeri pazzeschi sono parte integrante del repertorio di un campione come Zlatan Ibrahimovic. Repertorio che però comprende anche intemperanze e gesti non esattamente sportivi. L’ultimo ieri: Ibra che si nasconde dietro Nocerino e, fingendo di abbracciarlo, lascia andare la mano e rifila un misto tra pugno e ceffone al napoletano Aronica. Per l’attaccante del Milan ‘pugno duro’ della giustizia sportiva: tre giornate di squalifica. Un habituè del cazzotto lo svedese: giusto un anno prima di Aronica, il malcapitato era stato Marco Rossi, difensore del Bari, che dopo un contrasto aereo si è beccato un pugno nello stomaco dall’attaccante. E basta pensare all’occhio nero sfoggiato dal difensore francese Jonathan Zebina, nel suo periodo juventino, per ricordare un altro ‘colpo’ di Ibra. Dell’episodio non sono disponibili video: i due erano compagni di squadra e la colluttazione era avvenuta in allenamento, ma la botta è ampiamente documentata sul libro dello svedese. Se Ibrahimovic è uno dei calciatori più propensi a rifilare pugni, l’ex barese Marco Rossi sembra invece una calamita per i colpi altrui. Non solo Ibra infatti, ma anche il difensore romeno dell’Inter Christian Chivu ha rifilato un destro a Rossi, mostrando però sincero pentimento all’indomani dell’episodio, dichiarando di sentirsi “un uomo di m…”. Sarebbe un’offesa a Paolo Montero, uruguayano ex difensore della Juventus, parlare di pugni e pallone senza ricordarlo. Soprannominato “l’uomo delle pigne”, lo stopper viene ricordato per la sua durezza e per le sue massime, del tipo “o passa la gamba o passa il pallone, entrambi no”. Memorabili le espressioni del viso che preannunciavano che di lì a poco Montero avrebbe tirato una ‘pigna’, . Sudamericano,fumantino e juventino: lo stesso profilo di Mauro German Camoranesi (argentino di nascita ma campione del mondo con l’Italia), giocatore dotato di un immenso talento ma anche di un carattere non proprio riflessivo. . Sull’altra sponda di Torino, quella granata, giocava invece GustavoGiagnoni, difensore, che poi avrebbe avuto una lunga carriera di allenatore. In un derby del ’73 non gradì le offese e gli applausi ironici di Causio, ala juventina, soprannominato ‘Barone’, e gli sferrò un pugno in pieno volto ( ).Scherzare con l’avversario sbagliato, come sperimentato da Causio, può avere effetti molto deleteri: il funambolo brasiliano – ed ex di Fiorentina e Napoli – Edmundo (detto o’animal) lo avrà capito durante la partita di Copa Libertadores tra Flamengo (la sua squadra) e Velez, .Potendo scegliere non ci sarebbero molti dubbi: tipi duri come Montero, Ibra o Giagnoni è meglio averli come compagni di squadra che come avversati. Tuttavia potrebbe non bastare, . Il minimo della squalifica, per gesti violenti come questi, è di tregiornate, a seconda del referto dell’arbitro. Ma attenzione: può capitare anche di trovare direttori di gara poco propensi alla reprimenda e capaci di . Che il calcio non sia unosport da donnicciole sembra chiaro, . Perniente d’accordo. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 (modificato) "Come nel ventennio, quando le partite cominciavano tutte allo stesso orario" di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 06-02-2012) Una raffica di partite, tutte di domenica, come ai vecchi tempi. Ma c'è qualcosa di nostalgico nell'ultimo turno segnato dal gelo. Il sindaco della Capitale Gianni Alemanno, infatti, era preoccupatissimo per Roma-Inter, molto meno per la viabilità. Città nel caos, ma spalti pieni all'Olimpico per la vittoria sui nerazzurri. I tifosi giallorossi festeggiano pure il contratto di De Rossi. Per "capitan futuro" altri cinque anni nella città eterna. A Milanello tiene banco la querelle Ibrahimovic: lo svedese sconterà 3 turni di squalifica per una manata ad Aronica. La Juve pareggia ma si lagna per gli arbitraggi. Proprio oggi che arrivano le motivazioni della sentenza Moggi. A leggerla, sembra una assoluzione. Modificato February 6, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 (modificato) Nonostante tutto di ANTONIO CORSA (Blog Uccellino di Del Piero 06-02-2012) Ho promesso un articolo rapido e semplice che riassuma velocemente le motivazioni (qui per sfogliare il pdf completo), per chi non ha voglia o non è in grado di approfondire da solo. Premettendo che seguiranno pure le consuete analisi, questo è quanto, da prima parziale e veloce lettura, emerge nella parte “generale”, senza entrare nel merito delle singole frodi sportive. In buona sostanza che.. Nonostante il campionato 2004/05 risulti da dibattimento – e diciamolo a chiare lettere – “non alterato”, la frode sportiva è un reato di pericolo quindi basta il tentativo di. A prescindere. Nonostante di partite truccate manco l’ombra (ma la parte sulle singole frodi sportive la approfondiremo), basta “il cumulo” di telefonate (senza frode) italiane con quelle (teorizzate) svizzere (e chissà cosa si saranno detti…) per configurare tentativo. Quindi frode. Nonostante poi alcune partite non siano andate a favore di, la condizione necessaria è il risultato diverso, non quello a favore. Basta che è diverso. Da cosa, non si sa. Nonostante, per restare alle sim svizzere, la confessione di Nardone riguardo alla gita a Chiasso per recuperare informazioni essenziali con assenza di rogatoria, non va annullato tutto come chiede la difesa Moggi. Nonostante il “metodo artigianale” di attribuzione delle sim svizzere agli indagati e nonostante gli errori commessi dal Di Laroni sia nella non corrispondenza delle chiamate in entrata con quelle in uscita e sia nell’aggancio di alcune celle quando gli imputati erano altrove, la teoria nel complesso è credibile perchè statisticamente succede più spesso che ci azzecchino che non. Nonostante le sim svizzere fossero intercettabili, sono definite “clandestine”. E nonostante non si sappia – anche ammesso – cosa si siano potuti dire Moggi e gli imputati, si può presumere che. Nonostante la difesa Moggi (tramite Trofino) abbia chiesto la trascrizione di nuove telefonate, e nonostante la difesa sia stata “se non in diritto, almeno in fatto, molto ostacolata nel compito” dall’ “abnorme numero di telefonate intercettate” e “dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura”, si “stima” (!) che tali telefonate non avrebbero aggiunto niente al quadro già formatosi. Nonostante le intercettazioni abbiamo danneggiato le difese e nonostante non si sia rispettato il principio di proporzione tra accusa e difesa, non si può annullare tutto. Ci spiace, non succederà più. Nonostante un paio di indagati siano stati intercettati anche se non accusati di associazione a delinquere, comunque si può accettare e lo si accetta, e amen. Nonostante le proteste (legittime) per la natura dei rapporti tra Auricchio e Baldini, e per l’anomala “lunghezza” dei verbali a fronte degli interrogatori durati ore nella fase delle indagini, non conta nulla perchè conta solo quanto si forma in dibattimento. Nonostante i sorteggi fossero regolari.. niente: erano regolari. Avvisate la Ġazzetta dello Sport. Nonostante le griglie arbitrali per loro natura fossero sottoposte alla legittima e insindacabile discrezionalità dei designatori, una scelta discrezionale è per sua natura influenzabile. Da chi ha influenza. Quindi. . “io avrei pensato a” basta. Pure se poi non viene inserito. Insomma non ve la faccio lunga (seguiranno analisi e controanalisi, come di consueto), ma è un po’ tutto così. L’impressione, è che sia una sentenza con molte interpretazioni e poche certezze. Altra impressione, è che un altro collegio giudicante, trattandosi di interpretazioni, avrebbe potuto dare una sentenza molto diversa da questa, se non totalmente diversa. Questo per quanto riguarda Luciano Moggi. Poi c’è la Juventus. Tra tante impressioni, infatti, ci sono anche due certezze: la Juventus non rubò quel campionato (né tantomeno quello successivo, neanche oggetto d’indagine), e Moggi – secondo la sentenza – traeva il proprio potere più dalla GEA che dalla Juventus. Di più: si dice che non può essere trascurato “il dato del ridimensionamento della portata dell’accusa che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato 2004/05, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi, dei quali sono state accertate modalità, quanto alle frodi sportive, al limite della sussistenza del reato di tentativo, con conseguente ulteriore difficoltà dell’aggancio alla responsabilità del datore di lavoro, fornitore dell’occasione all’azione criminosa”. Ora i papiri, preparate i pop corn. Modificato February 6, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 6, 2012 Luciano Moggi: "La sentenza di oggi è una vittoria. Voglio spiegazioni dalla Figc. Ora io e la Juventus dobbiamo riprenderci quello che ci hanno sottratto" intervista della redazione di Tutto.Juve.com 06-02-2012 Carico come non mai: è Luciano Moggi infatti nella giornata di oggi sono state esplicitate e rese pubbliche le motivazioni che hanno portato alla sentenza del Tribunale di Napoli su Calciopoli. Una sentenza nettamente discordante da quanto affermato in questi anni ovvero che l'ex direttore generale bianconero fosse il gran burattinaio del calcio italiano e che avesse falsato i campionati 2004/05 e 2005/06. Due scudetti sottratti in maniera sbrigativa da un rapidissimo processo sportivo alla Vecchia Signora e che ora alla luce delle motivazioni di tale sentenza emanata dai giudici di Napoli stride con la realtà. Tutto.Juve.com ha intervistato in esclusiva Luciano Moggi per fare il punto della situazione. Direttore, partiamo dalle motivazioni della sentenza rese pubbliche in queste ore... "Quella odierna è una vittoria. Finalmente è stata fatta chiarezza. A farla però sono stati i giudici e il tribunale, non certamente un carabiniere. . . ". Scusi chi sarebbe il carabiniere? "Ops volevo dire il colonnello Auricchio (sorride ndr):. . ". Le motivazioni della sentenza la scagionano dall'aver alterato i campionati. . . "Come ho sempre detto non abbiamo alterato nessun campionato sportivo. Le dico di più: dalle motivazioni emerge chiaramente che oltre ad una mancata alterazione dei risultati sportivi non c'è stata nessuna falsificazione di alcuni campionato e tantomeno una distribuzione di cartellini effettuata scientemente come detto da qualcuno in questi anni. . . ". Adesso che tutto sembra essere più chiaro cosa intende fare? "Continuerò nelle varie sedi e nei vari appelli la mia battaglia, ma ormai la verità è venuta a galla". Gli scudetti devono essere restituiti alla Juve dunque? "Certamente. Io e la Juventus dobbiamo riprenderci quello che ci hanno ingiustamente tolto in questi anni. La Juve deve riavere i due scudetti che ha vinto regolarmente sul campo. Comunque è un'altra la cosa che in questo momento mi incuriosisce particolarmente...". Dica... "Dopo un processo sportivo effettuato in fretta e furia nell'estate 2006, ora vorrei vedere come reagirà la Federazione in merito alle motivazioni di questa sentenza dove si afferma chiaramente che non c'è stata nessuna manipolazione dei risultati sportivi di quei campionati. La Juve così come farò io deve lottare per riavere quello che le spetta". Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 CALCIOPOLI LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA «Campionato non alterato» Moggi condannato per le schede e le cene. Ma indagini “parziali” e Juve estranea In 558 pagine il giudice Casoria afferma anche che il sorteggio era regolare e che i testi dell’accusa erano inaffidabili di ALVARO MORETTI (Tuttosport 07-02-2012) NAPOLI. Fossimo nei panni della Juventus, alla lettura di numerose pagine delle 558 vergate dalla giudice Casoria per motivare - con moltissime contraddizioni e salti logici - le condanne a Moggi e agli altri, ripenseremmo concretamente a chiedere non solo l’asportazione all’Inter dello scudetto malamente assegnato grazie alla prescrizione e all’atto-non atto di Guido Rossi all’Inter. Noi penseremmo seriamente a chiedere indietro con tutta la forza del mondo lo scudetto del 2004-2005, il numero 28: la giudice napoletana sentenzia a pagina 84 inequivocabilmente che dalla prima udienza del 20 gennaio 2009 alla sentenza dell’8 novembre scorso, dopo 64 giorni passati nell’aula 216, «il dibattimento in verità non ha dato la prova del procurato effetto del risultato finale del campionato 2004/2005». Era proprio la tesi che conduceva alla sanzione massima affibbiata da Caf e Corte Federale a squadra di calcio in Italia: campionato da cancellare perché infetto. E nessuna delle tesi affascinanti usate nel 2006 per mandare alla gogna la Juve ha retto: le schede sim non c’erano come architrave dell’associazione come si legge nel pamphlet reso noto ieri. Il sorteggio non era truccato e «inaffidabile» viene descritto il presunto superteste Manfredi Martino («parole vane», invece, quelle di Nucini ); il teorema delle ammonizioni a comando smontato pesantemente, con apprezzamenti certo pochissimo lusinghieri per l’inquirente Auricchio - più volte citato a discarico degli imputati - e dei pm; del sequestro di Paparesta mai accaduto s’era detto e non s’è ripetuto in sede di richiesta dei pm per fortuna; fondamentalmente il reato che viene ascritto come base dell’associazione è il tentativo di frodare senza esiti sul campo riscontrabili, un pericolo di frode. LA JUVE Studiano, con una certa soddisfazione, in casa Juve perché escludere risarcimenti perché Moggi agiva oltre le deleghe riprende le tesi degli avvocati Vitiello e Briamonte è un gol e il raddoppio è il passaggio in cui si annacqua l’accusa all’ex dg e si conferma la disparità di indagine andata in onda in quegli anni. E i fatti dal tavolo della pace, col documento fantasma, e la riforma della giustizia del Coni trovano un altro appiglio proprio da questo documento napoletano. La possibilità di puntare alla revisione del processo sportivo - ex articolo 39 - è sempre più concreta, anche se non si vuole sbagliare la mossa decisiva. Colpire al momento giusto: ma entro 30 giorni. SIM E BISCARDI E a fondare il tutto il fatto ritenuto credibile dell’esistenza di una rete di sim svizzere che da Moggi promanano fino agli arbitri coinvolti, nonostante l’indagine effettuata dal maresciallo Di Laroni sia definita dalle giudici «artigianale» e certo eccessiva per il numero di contatti da dividere (un tanto al chilo) per il numero di operatori italiani. E contano anche le telefonate con cui Moggi proteggeva al Processo di Biscardi tale arbitro o altre intercettazioni. IL QUADRO La Casoria non è indifferente al fatto che in molti si arrangiassero per condizionare i designatori: «Esisteva un quadro sociale (nel mondo del calcio italiano dell’epoca, ndr) delle condotte indicativo di una generalizzata tendenza a conquistare il rapporto amichevole, in funzione del suggerimento, con designatori e arbitri, che però non è di per se idoneo, ad avviso del collegio, a precludere il giudizio sui reati». Insomma Moggi per la sua “indiscussa competenza” nella materia del calcio ha posto in essere una “invasione di campo della discrezionalità tecnica di designatori e arbitri, nonostante il risultato delle partite in oggetto potesse avere risultati positivo per la Juve, la corte poi riconosce che “la posizione rispetto alla contestazione esce fortemente ridimensionata dal dibattimento” anche se resta penalmente valutabile per il pericolo alla competizione messo in atto dal telefonare dei protagonisti. OSTACOLI E PARZIALITA’ Casoria certifica quanto denunciato anche dalla Juve nelle vertenze calcistiche successive e recenti: la “dispar-condicio ”investigativa che crea il caso (ed è proprio quello che la Juve lamenta dal 13 agosto in tutte le sedi), evitando - stando al giudizio di reato di pericolo - grandi conseguenze penali a chi non sia stato messo sotto la lente di Auricchio (e smontata la valenza dell’interrogatorio con Baldini , visto il rapporto accertato tra i due e l’inimicizia con Moggi). «La difesa è stata in fatto molto ostacolata nel suo compito dalla mole delle telefonate, lire 171 mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura, emerso dal dibattimento». E più chiaramente a pagina 550 si dice: «Non può essere trascurato il dato del ridimensionamento della portata dell’accusa che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato 2004-2005, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi, dei quali sono state accertate modalità, quanto alle frodi sportive, al limite della sussistenza del reato di tentativo, con conseguente ulteriore difficoltà di aggancio alla responsabilità del datore di lavoro». SORTEGGIO VERO E ancora scrivono: «che il sorteggio non sia stato truccato, così come hanno sostenuto le difese, è emerso in maniera sufficientemente chiara al dibattimento. Incomprensibilmente il pubblico ministero si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite e di altri particolari, se il meccanismo del sorteggio per la partecipazione ad esso di giornalista e notaio era tale da porre i due designatori, Bergamo e Pairetto nell’impossibilità di realizzare la frode». Diverso il discorso sulle griglie: proprio quelle danno la spinta alla sentenza punitiva: perché cenare (ma l’hanno fatto anche Tanzi , Facchetti , etc etc) coi designatori, trattarli troppo amichevolmente, discutere con loro delle griglie come nel caso della famosa telefonata Moggi-Bergamo costituisce l’architrave del pericolo procurato - nonostante chiamate in cui si chieda questo o quell’arbitro o di forzare un sorteggio - non ce ne siano per la Juve. IMPRESSIONE Che ci sia stata una spaccatura tra le tre giudici sulla colpevolezza o no dei protagonisti della vicenda resta una voce di questi tre mesi di attesa: di certo tanti sono i passaggi di una sentenza che come diceva ieri Moggi con uno degli avvocati, Prioreschi , presenta «un dispositivo da condanna e motivazioni da assoluzione». E così si costruisce in diritto il reato con tutte le attenuazioni del caso, poi si vira a 180 gradi per giustificare un pollice verso. Non una sentenza suicida, ma che apre parecchi varchi per l’appello: tutto dipende dall’interpretazione che si dà del reato di pericolo. E’ o non è una frode? ------- LE REAZIONI Moggi: «Vittoria Ridate i 2 scudetti» di ALVARO MORETTI (Tuttosport 07-02-2012) NAPOLI. «Il campionato era regolare, le partite erano regolari, il sorteggio era regolare e penso che bastino queste cose lette nelle motivazioni della sentenza per spiegare che il teorema di Calciopoli era infondato». Luciano Moggi legge in questo modo gli atti relativi alla conclusione del processo, in una dichiarazione a “Radio Manà Manà Sport 24”. «Sono curioso di vedere cosa farà la Juventus, che dovrà richiedere due scudetti. Le motivazioni di oggi sono una vittoria. Ora io e la Juventus dobbiamo riprenderci quello che ci hanno sottratto». Il CAPO Secondo il giudice Casoria Moggi era il capo per una serie di motivi, molti legati alla fenomenologia del personaggio e troppi agli show del lunedì in tv con Biscardi (sic!). In sentenza pare che Moggi chieda a Carraro di poter interferire sulla Nazionale: accadde il contrario, e Carraro rivendicò il ruolo di Moggi per costruire la squadra campione del mondo. Ma gli altri petali della rosa di Calciopoli cosa leggono nella sentenza? Contraddizioni con la sentenza Gea (lì il calcio infetto escluse l’associazione, qui la conferma; lì l’assenza di frodi specifiche fece saltare l’accusa principale, qui il contrario) e col rito abbreviato. CONTRADDIZIONI Evidenti alcuni salti logici: Giraudo condannato per Udinese-Brescia per gli atti fraudolenti dell’arbitro Dattilo, qui condannato per la scheda svizzera (avuta due mesi dopo il reato, però: gara sospetta il 26 settembre, scheda assegnata il 10 novemvre 2004!) e non per ammonizioni e espulsione (tutte giuste). De Santis viene condannato per una scheda che gli stessi inquirenti non sanno definire e perché Ancelotti lo descrive come associabile. E Dondarini marcato per una gara non entrata tra i capi d’imputazione. Gli assolti? Fabiani, nonostante le schede non è associato a frodi sportive. La Fazi perché non era più alla Can nel 2004-2005. VILLA FATALE Se per Lotito è fatale la loquacità aggressiva nelle telefonate con Mazzini, per Della Valle diventa elemento decisivo il pranzo di Villa la Massa, dove pure le giudici si lamentano della mancata registrazione dei colloqui con Bergamo e Mazzini. SENTIAMOLE TUTTE Interessante come la Casoria tagli la strada alle richieste risarcitorie contro Lazio e Fiorentina (ok alle parti civili: erano coinvolti i due azionisti nell’illecito tentato): la Casoria sostiene che per valutare va «vagliato quello che in questo processo non è avvenuto, il controllo a ritroso di tutti gli eventi del campionato. Solo addentrandosi in tutte le partite anche quelle fondamentali non entrate nel processo (Fiorentina-Milan e Fiorentina-Brescia, ndr)», ma soprattutto si devono ascoltare le «intercettazioni» di tutti. E MEANI? Contro l’ex addetto agli arbitri, gran telefonatore a fischietti e bandierine, l’accusa di aver indotto Bergamo a designare - sic et simpliciter - due assistenti «amici» come Puglisi e Babini che viene definito «portavoce di Meani». Nella sentenza 30 pagine di intercettazioni per il solo Meani, ma anche il fatto di essere così bravo da anticipare Moggi nella conoscenza delle designazioni grazie all’sms di Manfredi Martino. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 CALCIOPOLI DENTRO LA SENTENZA Perché colpevoli Arbitri e schede svizzere La «struttura» Moggi Le motivazioni dei giudici: «Contatti "clandestini" . Alterazioni non provate, basta il tentativo. Frattura del rapporto col datore di lavoro» di VALERIO PICCIONI (GaSport 07-02-2012) Incontri ripetuti fuori dalle «sedi istituzionali» con i designatori, con cui Luciano Moggi aveva un rapporto «intollerabilmente confidenziale». Utilizzo delle schede straniere, la vera prova regina del dibattimento, e «contatti telefonici ammantati di clandestinità». Esistenza di una «struttura organizzata per raggiungere il fine della frode sportiva». Sono alcune delle parole che riempiono le 559 pagine delle motivazioni scritte dal «presidente estensore» Teresa Casoria con le giudici a latere Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi, che hanno portato alla condanna di Luciano Moggi, dei due designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, e di altri 13 imputati nel processo penale di calciopoli. «Struttura» e «tentativo» Dunque, c'era una «struttura». E questo basta perché il «tentativo è già consumazione». Il «reato di tentativo» non ha «necessità della conferma, che il dibattimento in verità non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005». Parole che fanno eco a quelle scritte sul sorteggio, sulla cui correttezza la sentenza mette la mano sul fuoco nonostante l'«ostinazione» del pm. Moggi sì, Juve no La chiave di tutto sembrano le considerazioni sul carattere dell'associazione che ha Moggi come capo. Il fine del condizionamento non è l'unico, i giudici sottolineano anche quello «connesso all'attività di compravendita di calciatori, peraltro di gran lunga più rilevante, e per questo motivo di gran lunga più fastidioso per i competitori». Quando c'è da giustificare il rigetto della responsabilità civile della Juve, i giudici scrivono di una «frattura del rapporto organico con il datore di lavoro» e di «potere personale» di Moggi «avente manifestazioni esteriori esorbitanti». Il «timore» di Paparesta Questo «potere personale» di Moggi salta fuori ripetutamente nel materiale probatorio. C'è il rapporto «disinibito» con i rappresentanti della Federcalcio. Ma anche il caso Paparesta. Perché se i giudici sono convinti che Moggi non chiuse l'arbitro nello spogliatoio dopo l'ormai famigerato Reggina-Juve, «il non inserimento del comportamento furioso (di Moggi, appunto) nel referto arbitrale va quanto meno interpretato come un effetto del timore reverenziale nei confronti della persona». «Prossimo alla certezza» L'elemento più «pregnante» è rappresentato però dall'uso delle schede straniere. Se Narducci e soprattutto Auricchio, pm e investigatore numero uno, vengono ripetutamente bacchettati, il maresciallo Michele Di Laroni, la sua deposizione in aula fu definita dall'altro pm Stefano Capuano come una «lezione universitaria», è promosso: «convincenti» sono i «criteri per associare la scheda a questo o a quello degli imputati». Prendete Udinese-Brescia 1-2. La sentenza se ne infischia delle «ammonizioni mirate» pro Juve, ma l'esistenza di contatti scheda svizzera Moggi-scheda svizzera Dattilo viene definita «comunque pericolosa nell'imminenza della partita». E che quella scheda sia proprio dell'arbitro è sostenibile con un «grado di probabilità prossimo alla certezza, dal momento che quella stessa scheda risulta essere stata in contatto con la moglie del Dattilo». Sorteggio no, griglie sì Quanto ai designatori, le motivazioni ne colgono «la mancanza di senso di responsabilità nel consentire gli approcci di Moggi». Ma sugli alibi difensivi c'è anche l'ombra di «una regola elementare di cautela nella previsione della possibilità di essere intercettati». E se «è sufficientemente chiara» la regolarità del sorteggio, sulle griglie è un'altra storia. Un esempio è Juve-Lazio 2-1: «I designatori fecero accedere Dondarini al sorteggio per quella griglia» inserendo nella valutazione il «gradimento non legittimato» di Moggi. Viene censurato anche il comportamento di Lotito e dei Della Valle. Il presidente della Lazio «paga» le telefonate con l'allora vicepresidente federale Innocenzo Mazzini. Per i proprietari della Fiorentina, oltre alle intercettazioni, «l'aver comunque accettato di incontrarsi con chi si dichiarava capace di influenzare l'esito della partita», seppure condito da un «seppur vagamente», è ritenuto «sufficiente» per la condanna. Appello E ora? Scontato il ricorso in appello dei condannati. Le difese proveranno a far leva su alcune frasi delle stesse motivazioni, quella «contestazione «fortemente ridimensionata dal dibattimento», per provare a ribaltare il verdetto di primo grado. ------- LE REAZIONI L’EX D.G. BIANCONERO: «LA JUVE DEVE RICHIEDERE DUE SCUDETTI» «I campionati erano regolari, l'accusa non si regge in piedi» L'ex Procuratore Lepore: «Prove solide, la sentenza di primo grado non sarà stravolta» art.non firmato (GaSport 07-02-2012) A caldo grande prudenza, con i legali di Luciano Moggi che nel pomeriggio di ieri avevano dichiarato di non voler commentare la sentenza sul caso Calciopoli: «Stiamo leggendo le motivazioni del giudice, poi valuteremo cosa fare» aveva detto l'avvocato Maurilio Prioreschi. Poi è stato lo stesso Moggi a passare al contrattacco: «Il campionato era regolare, le partite erano regolari, il sorteggio era regolare e penso che bastino queste cose lette nelle motivazioni della sentenza per spiegare che il teorema di Calciopoli era infondato», ha detto l'ex d.g. della Juventus. «Quando il presidente del Tribunale dice che era tutto regolare nonostante gli sforzi di Auricchio di dimostrare il contrario, beh allora non c'è più altro da aggiungere». Continua Moggi. «Sono curioso di vedere cosa farà la Juventus che dovrà richiedere due scudetti. Le motivazioni della sentenza hanno mostrato la verità. Anche l'avvocato Cesare Zaccone (ex avvocato della Juve nel 2006) dovrà fare chiarezza sulla sua posizione». Prove solide Intanto l'ex capo della Procura di Napoli Giandomenico Lepore si è detto sicuro della bontà dell'impianto accusatorio che ha portato alla condanna di Moggi e altre 15 persone: «In base agli elementi che avevamo in primo grado e che sono emersi nelle indagini, la serietà dei sostituti mi rende più che sicuro che non ci possa essere un ribaltamento della sentenza di primo grado. Posso dire — prosegue Lepore — che gli elementi in mano all'accusa erano fondati sia per il rinvio a giudizio che per la successiva condanna». Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 DEPOSITATE IERI LE QUASI 600 PAGINE DELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI PRIMO GRADO DEL TRIBUNALE DI NAPOLI «Sim e intercettazioni inchiodano Moggi, però...» Calciopoli: il Giudice nega che i sorteggi arbitrali fossero pilotati e sottolinea che non è confermata l’alterazione del campionato 2004-2005 Rimproveri all’accusa: non avrebbe agevolato il lavoro delle difese, che adesso scorgono margini per l’appello di ANTONIO MAGLIE (CorSport 07-02-2012) «Condannato» dalle intercettazioni telefoniche e dalle famose «sim» straniere. Teresa Casoria, presidente della nona sezione del Tribunale penale di Napoli, ci ha impiegato quasi tre mesi per motivare la condanna di Luciano Moggi (ma anche di Bergamo, Pairetto, Mazzini, De Santis, Foti, Diego e Andrea Della Valle, Lotito, eccetera), l’imputato principale di Calciopoli (insieme ad Antonio Giraudo che ha preferito la strada del rito abbreviato). Poco meno di seicento pagine per spiegare che per provare il «tentativo di frode sportiva» bastano le chiacchierate telefoniche presentate dall’accusa «nel cumulo con il contatto telefonico ammantato di clandestinità rappresentato dall’uso vicendevole delle schede straniere» . Insomma, le parole compromettenti e il fatto che siano stati individuati strumenti per evitare eventuali «controlli» bastano e avanzano per certificare la consumazione di un reato e portare a una condanna (cinque anni e 4 mesi per Moggi). Ma le motivazioni di Teresa Casoria lasciano alcuni varchi nei quali i legali dell’ex direttore generale della Juventus e degli altri condannati potranno infilarsi per provare a ribaltare il giudizio di primo grado (non è un caso che il legale di De Santis, Gallinelli, abbia sottolineato che vi sono «ampi spazi per l’appello» ). DUBBI - Ci sono alcuni aspetti della vicenda che non sono stati chiariti e che, soprattutto, non sono stati provati dall’accusa. Ad esempio, la «contraffazione» del sorteggio arbitrale. Anzi, il presidente Casoria esclude il «trucco». Scrive il giudice: «Che il sorteggio non sia stato truccato così come hanno sostenuto le difese, è emerso in maniera sufficientemente chiara al dibattimento». Non solo: il presidente della Nona Sezione non manca di assestare una stoccata (non l’unica) ai pubblici ministeri: «Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, se il meccanismo per la partecipazione ad esso di giornalisti e notaio era tale da porre i due designatori Bergamo e Pairetto nell’impossibilità di realizzare la frode». Ma se il «trucco» nei sorteggi è da escludere, dal dibattimento non è nemmeno venuta fuori la prova provata dell’alterazione del risultato finale del campionato. Dice la Casoria: «Trattandosi di reato di tentativo (di frode sportiva, n.d.r) questo non ha la necessità della conferma, che il dibattimento in verità non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo o quel contendente». ASSOCIAZIONE - Poi ci sono i dati che confermano le accuse, anche quella dell’associazione per delinquere. La prova essenziale è «il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi». O ancora l’atteggiamento che «lo spavaldo Moggi» ha nei confronti di Paparesta (in occasione di Reggina-Juventus) che, a sua volta, manifestava «timore reverenziale» nei confronti dell’ex dg bianconero. Insomma, gli «incontri con i designatori fuori delle sedi istituzionali» , «il continuo chiacchierare può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori e talora anche gli arbitri a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre». La Casoria, inoltre, prendendo spunto da una telefonata di Moggi con Franco Carraro sottolinea il «rapporto disinibito con i rappresentanti della Figc» e «l’alto livello di invadenza nelle soluzioni tecniche». DIFESE - Ma alla Casoria non sono piaciuti alcuni comportamenti dell’accusa. E il riferimento diventa esplicito nel momento in cui parla delle intercettazioni depositate dalla difesa di Moggi: una attività quella dei legali dell’ex dg «se non in diritto, almeno in fatto, molto ostacolata nel suo compito dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 171. 000, e dal metodo operato per il loro uso» . Subito dopo, però, la Casoria smonta la linea di difesa di Moggi sintetizzabile nel vecchio adagio «tutti colpevoli, tutti innocenti» . Il giudice parla di «condotte indicative di una generalizzata tendenza a conquistare il rapporto amichevole» con designatori e arbitri. Ma questo atteggiamento diffuso non preclude «il giudizio sui reati di tentativo di frode sportiva contestati agli imputati, in particolare a Moggi, se viene dimostrato che per la sua parte questi ha tenuto un comportamento diretto a invadere il campo della discrezionalità tecnica di designatori e arbitri». Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 Le motivazioni Moggi a capo dell'organizzazione Le sim estere ne sono la prova di FULVIO BUFI (CorSera 07-02-2012) NAPOLI — L'ex procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore esclude che la sentenza del processo Calciopoli «possa essere ribaltata in secondo grado», eppure se il dibattimento voleva dimostrare l'alterazione del campionato di serie A nella stagione 2004-2005 in favore della Juventus, non ci è riuscito, nonostante le condanne subite da Luciano Moggi, all'epoca direttore generale bianconero e degli ex designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. Lo sostiene, nelle motivazioni della sentenza depositate ieri, il giudice Teresa Casoria, presidente del collegio di fronte al quale si è tenuto il dibattimento. Ma la frode sportiva, scrive Casoria, «trattandosi di reato di tentativo, non ha la necessità della conferma, che il dibattimento in verità non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo o quel contendente». Quello che dal processo è emerso con chiarezza, ritiene il Tribunale, è l'esistenza di una organizzazione di cui Moggi era il capo. Nella motivazione si legge che «sono sufficienti (a dimostrarlo, ndr) le parole pronunciate nelle conversazioni intercettate nel cumulo con il contatto telefonico ammantato di clandestinità rappresentato dall'uso vicendevole delle schede straniere». Insomma: intercettazioni telefoniche e individuazione delle sim estere che il dirigente juventino distribuiva a esponenti del mondo arbitrale, rappresentano per i giudici la vera prova dell'esistenza di un sistema illecito di influenza sugli arbitri e dell'associazione per delinquere di cui Moggi, condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione, è stato ritenuto non solo il capo ma anche il promotore. Ma così come durante il processo ebbe frequenti attriti con i pubblici ministeri, anche nella stesura delle motivazioni il presidente Casoria non rinuncia a criticare il lavoro della Procura. Per esempio a proposito della presunta alterazione del sorteggio arbitrale (tesi sostenuta dall'accusa): «Incomprensibilmente — scrive il giudice — il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo, per la partecipazione ad esso di giornalisti e notaio, era tale da porre i designatori nell'impossibilità di realizzare la frode». Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) CALCIOPOLI IN TRIBUNALE “Per la condanna a Moggi decisive le Sim straniere” di ANTONIO MASSARI & MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 07-02-2012) Il direttore era sempre in cima. Alla cupola e ai pensieri degli affiliati. “Sussiste la prova della responsabilità di Luciano Moggi a carico del quale si ravvisano elementi utili per ravvisare la condizione di capo”. Organizzava cene clandestine e griglie arbitrali, trasmissioni tv e articoli di giornale. Colloquiava con il ministro dell’Interno e con il presidente della Federcalcio, discettando di Nazionale e convocazioni. Denotando: “L’alto livello dell’invadenza nelle soluzioni tecniche”. Perdeva la calma se gli eventi non assecondavano la progettazione e minacciava rappresaglie. Curava la rappresentazione esteriore di un universo che dominava e manovrava le dinamiche interne allo stesso con l’abilità che l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini non faticava a riconoscergli: “Tu sei il padrone di questo mondo di teste di cązzo!”. Leggendo le motivazioni della sentenza del Tribunale di Napoli, che a novembre ha condannato in primo grado Lucia-no Moggi a 5 anni e quattro mesi di reclusione per aver promosso l’associazione a delinquere nel campionato che un tempo ospitò Maradona e Platini, la sensazione del déjà-vu è fortissima. IN 558 PAGINE fitte di cavilli giuridici, eccezioni e telefonate, anche inedite, la voce del padrone riecheggia senza rivali. È Moggi a impegnarsi a fornire le schede Sim straniere ai direttori di gara per conversare liberamente al riparo da orecchie indiscrete in quello che viene definito “il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi”. E poco importa, che telefonate improvvide le facessero quasi tutti (architrave della difesa di Big Luciano) perché, si legge nel dispositivo, l’accusa nei suoi confronti: “Non perde valore indiziante solo perché dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri addirittura (…) imputati, come De Santis, altrettanto amichevole con dirigenti sportivi curanti interessi diversi da quelli di Moggi, ad esempio Meani, ben potendo configurarsi l’esistenza dell’associazione”. Nella sentenza vengono messi in luce i rapporti sconvenienti (scambio di informazioni e raccomandazioni) tra Moggi e i due designa-tori arbitrali, Gigi Pairetto e Paolo Bergamo e l’effettiva influenza del sistema e dei suoi protagonisti su chi era chiamato a dirigere la Juventus e le società satellite care all’ex vicecapostazione poi passato a guidare la locomotiva. Nelle intercettazioni allegate, oltre a Moggi, brillano personaggi di ieri e di oggi. Dino Zoff e Della Valle ferocemente insultati da Mazzini: “Pezzi di mėrda”, i litigi tra Carraro e Bergamo: “Lei non conta un cązzo… guardi che io mi vendico”, le finezze verbali di Lotito: “Pace e pene a tutti” a braccetto con i duri giudizi sull’ex presidente del Bologna Gazzoni Frascara: “Io ho 8. 000 dipendenti e dò da mangiare a 8. 000 famiglie (…) tu ti mangi pure le famiglie, li mortacci tua (…) tanto la cosa è sempre la stessa, è Montezemolo che rompe i coġlioni”, il tentativo del patron di Tod’s e di suo fratello di salvare in ogni modo la Fiorentina. DA PARTE del collegio giudicante non c’è certezza sulla fallacia del sorteggio, ma l’ex Dg della squadra torinese, come scrive Teresa Casoria, era sicuramente in grado di orientare le prestazioni arbitrali e la solidità psicologica delle terne deputate ad andare in campo. Il passaggio è chiaro. “La contaminazione degli arbitraggi attraverso le sollecitazioni adoperate dal Moggi nei confronti degli arbitri e da costoro accettate con riferimento alla parte delle competizioni svoltesi nella stagione 2004 / 2005, oggetto dell’imputazione, ritengono che la prova della responsabilità può ritenersi raggiunta”. E a giudizio di Casoria (che in pessimi rapporti con gli altri componenti del collegio e con i Pm, non risparmia comunque dubbi sull’indagine e stoccate) coincide con l’intenzione. Alterare il campionato 2005-2006. Si puntava a quello. Poco importa che non sia stata raggiunta certezza del completo raggiungimento dell’obiettivo o che concentrarsi su Moggi abbia impedito di accendere la luce su altri non commendevoli contesti. Non conta. “È convincimento del tribunale che sono sufficienti le parole pronunziate nelle conversazioni intercettate (…) nel cumulo con il contatto telefonico ammantato di clandestinità, rappresentato dall’uso vicendevole di schede straniere, per integrare gli estremi del reato”. UN REATO di tentativo che non ha bisogno di conferme, ma di “interessi che muovono atti “fraudolenti”. Mentre Moggi continua a scrivere, a straparlare in televisione (la tribuna è quella di “Ieri, Moggi e Domani”, su 7 Gold, guest star Pippo Franco) e a perorare cause per gli antichi compagni d’avventura: “Per il dopo Mazzarri? Marcello Lippi sarebbe perfetto”, la sentenza di Casoria costringe a rileggere il recente passato lasciando spazio non all’ologramma dell’uomo distrutto che provò a dimostrare con uno stuolo di periti e difensori la propria innocenza nelle aule, ma al Moggi altero e sprezzante di ieri. A quello di Reggio Calabria, furioso con Paparesta che a Damascelli del Giornale giurava: “”So ’ entrato nello spogliatoio e li ho fatti neri tutti quanti… Poi li ho chiusi e volevo portà via le chiavi”. Lo stesso episodio che per mesi i difensori di Moggi sbandierarono come prova dell’illibatezza di Lucianone, a contatto con la sentenza si sporca: “Pur se è risultato non vero quello che lo spavaldo Moggi andava dichiarando, cioè di aver chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio… nondimeno va valutata la reazione di Paparesta (…) che va interpretata come un effetto del timore reverenziale nei confronti della persona”. I panni sporchi non si lavano più in famiglia, ma nelle aule. Luciano Moggi si trovava meglio al Processo del Lunedì. Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) CALCIOPOLI Le motivazioni della condanna Moggi il «capo» incastrato da Sim estere e chiacchiere Ma i magistrati di Napoli sottolineano la «parzialità» con cui l’accusa ha vagliato le vicende del campionato 2004-200 Crolla il sospetto di sorteggio pilotato e in 558 pagine il tribunale non parla mai di scudetto alterato di GIAN MARCO CHIOCCI ft.SIMONE DI MEO (Il Giornale 07-02-2012) Il principio del diritto penale (nell’incertezza meglio assolvere un colpevole che condannare un innocente) soccombe sotto il peso delle 558 pagine della sentenza di Calciopoli. Un processo a rischio in appello dopo che i giudici di primo grado, in mancanza di prove certe, hanno ritenuto «sufficienti le parole pronunziate nelle conversazioni intercettate» e l’uso di schede straniere «(...) per integrare gli estremi di reato» pur ammettendo, alla fine, che non c’è stata alcuna «alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004/2005 a beneficio di questo o quel contendente». E che c’è stato un «ridimensionamento della portata dell’accusa che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato 2004-2005, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi, dei quali sono state accertate modalità, quanto alle frodi sportive, al limite della sussistenza del reato di tentativo, con conseguente ulteriore difficoltà di aggancio alla responsabilità del datore di lavoro ». In altre parole: Juve innocente, accusa parziale, pochi riscontri. La Corte ha ammesso che la Difesa non ha combattuto ad armi pari «ostacolata dall’abnorme numero di intercettazioni… e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura». Per congettura? E le condanne allora? Al tribunale basta e avanza l’« esistenza di un quadro sociale delle condotte» indicativo di una «generalizzata tendenza a conquistare il rapporto amichevole, in funzione del suggerimento, con designatori e arbitri ». Ovvero: è pericoloso per lo sport se Moggi, Bergamo, Pairetto &co si vedono al bar, cenano insieme, parlano al telefono ma è normale se, in «un processo impostato sulle intercettazioni », gli avvocati non riescono a far trascrivere quelle utili agli imputati. Se non sussistono più le ipotesi per la recidiva dei reati di frode, crolla pure il teorema del sorteggio pilotato. I giudici parlano senza pietà di un «mal riuscito espediente » e di «cavallo di battaglia» del pm che «incomprensibilmente… si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere colorate » col risultato (su 19 testi) di ottenere un «coacervo di risposte da presa in giro». La prova regina è la sim svizzera utilizzata da Moggi anche se, per il giudice, le indagini sulla stessa sono state condotte con metodi poco ortodossi e «artigianali ». Moggi è di fatto condannato per logorrea, e cioè per quel che in sentenza si definisce il «fiume di parole », un «continuo e prolungato chiacchierare» al cellulare. Pure l’episodio dell’arbitro Paparesta chiuso nello spogliatoio è falso, una boutade telefonica di Lucianone. L’ex manager della Juve è comunque colpevole perché a suo carico «si ravvisano elementi utili per ravvisare la condizione attribuitagli di Capo» dell’associazione. Ma più che un reale potere di indimidazione Moggi esercitava «un effetto scenico, di mera apparenza, poiché anche l’apparenza può generare la condizione di potere e l’assoggettamento all’autorità». Va condannato perché aveva un rapporto «disinibito coi rappresentanti Figc », s’intrometteva nelle «soluzioni tecniche» della Nazionale, era amico degli arbitri. Poco rispetto alle accuse iniziali. Ma tant’è. Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) Lo scandalo Ecco le motivazioni dei verdetti del tribunale di Napoli a carico dell’ex dg della Juve: «La frode sportiva è un reato di tentativo» Condanna di Moggi, decisive le schede svizzere Calciopoli: non c’è prova di risultati combinati ma bastano le conversazioni telefoniche di LANDRO DEL GAUDIO (Il Mattino 07-02-2012) Basta l’uso delle schede svizzere e la trama delle parole intercettate per condannare Luciano Moggi come «capo» della Calciopoli nazionale. Basta la rete di contatti con arbitri, designatori, dirigenti societari in prossimità di alcune partute, per dimostrare l’ipotesi di frode sportiva, anche se poi non c’è conferma di una «reale alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005». Eccole le motivazioni che hanno spinto la nona sezione del Tribunale di Napoli (presidente Teresa Casoria, a latere Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi) a firmare la condanna di Moggi e degli altri protagonisti del più importante scandalo dello sport nazionale. In 558 pagine la storia di un’inchiesta terremoto, anche se non mancano stoccate nei confronti della stessa Procura: sia per «l’abnorme» quantità di telefonate intercettate (agli atti ne vengono depositate 170mila), sia per il loro uso legato «alle congetture iniziali» che hanno via via orientato le indagini; ma anche per la mancata dimostrazione di sorteggi truccati nel corso del dibattimento. Chiara l’analisi della nona penale: la frode sportiva è un «reato di tentativo», un reato «a consumazione anticipata», che può essere sanzionato anche se poi non viene confermata la realizzazione della combine. Sufficienti dunque le «parole pronunciate nelle conversazioni intercettate nel cumulo con il contatto telefonico ammantato di clandestinità rappresentato dall’uso vicendevole delle schede straniere». C’è spazio anche per l’analisi di un punto controverso, le telefonate depositate dalla difesa di Luciano Moggi, su cui il Tribunale è categorico: «La difesa è stata se non in diritto, almeno in fatto, molto ostacolata nel suo compito dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 171.000, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato ad un modo di avvio e di sviluppo delle indagini per congettura, emerso al dibattimento». Sulle telefonate indicate dalla difesa, il Tribunale è chiaro: non cambiano la storia di Calciopoli e confermano la tendenza «a conquistare il rapporto amichevole, in funzione di suggerimento con designatore e arbitri». Non c’è condivisione invece con i pm sulla presunta alterazione dei sorteggi arbitrali: «Che il sorteggio non sia stato truccato - si legge - è emerso in modo chiaro al dibattimento. Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo per la partecipazione ad esso di giornalisti e notaio era tale da porre i due designatori Bergamo e Pairetto nell’impossibilità di realizzare la frode». Restano i contatti tra Moggi i designatori fuori dalle sedi istituzionali, sempre in prossimità delle partite, quel «continuo e prolungato chiacchierare.. . che effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinale direzioni piuttosto che in altre». Schemi tipici dell’associazione per delinquere, con il presunto capo Moggi a fare da perno di continue triangolazioni. Emblematico, agli occhi del Tribunale, il tempestoso dopopartita di Reggina-Juventus con i momenti di tensione tra Moggi e l’arbitro Paparesta: pur essendo falso quanto Moggi andava dicendo in giro (di aver chiuso l’arbitro negli spogliatoi), non c’è traccia nel referto arbitrale dello sfogo dell’ex dg della Juventus. C’è spazio anche per il «rapporto disinibito con i rappresentanti della Figc», tanto da spingere i giudici a citare la telefonata con l’ex presidente Franco Carraro da cui emerge «l’alto livello dell’invadenza nelle soluzioni tecniche», in riferimento alla Nazionale e sulle scelte dell’allora ct Marcello Lippi. ___ LA SENTENZA Calciopoli, «il capo era Moggi» decisive le sim estere agli arbitri di LEANDRO DEL GAUDIO (Il Messaggero 07-02-2012) NAPOLI - Basta l’uso delle schede svizzere e la trama delle parole intercettate per condannare Luciano Moggi come «capo» della Calciopoli nazionale. Basta la rete di contatti con arbitri, designatori, dirigenti societari in prossimità di alcune partIte, per dimostrare l’ipotesi di frode sportiva, anche se poi non c’è conferma di una «reale alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005». Ecco le motivazioni che hanno spinto la nona sezione del Tribunale di Napoli a firmare la condanna di Moggi e degli altri protagonisti del più importante scandalo dello sport nazionale. In 558 pagine la storia di un’inchiesta terremoto, anche se non mancano stoccate nei confronti della stessa Procura: sia per «l’abnorme» quantità di telefonate intercettate (agli atti ne vengono depositate 170mila), sia per il loro uso legato «alle congetture iniziali» che hanno via via orientato le indagini; ma anche per la mancata dimostrazione di sorteggi truccati nel corso del dibattimento. Chiara l’analisi della nona penale: la frode sportiva è un «reato di tentativo», un reato «a consumazione anticipata», che può essere sanzionato anche se poi non viene confermata la realizzazione della combine. Sufficienti dunque le «parole pronunciate nelle conversazioni intercettate nel cumulo con il contatto telefonico ammantato di clandestinità rappresentato dall’uso vicendevole delle schede straniere». C’è spazio anche per l’analisi di un punto controverso, le telefonate depositate dalla difesa di Luciano Moggi, su cui il Tribunale è categorico: «La difesa è stata se non in diritto, almeno in fatto, molto ostacolata nel suo compito dall’abnorme numero di telefonate intercettate e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato ad un modo di avvio e di sviluppo delle indagini per congettura, emerso al dibattimento». Sulle telefonate indicate dalla difesa, il Tribunale è chiaro: non cambiano la storia di Calciopoli e confermano la tendenza «a conquistare il rapporto amichevole, in funzione di suggerimento con designatore e arbitri». Non c’è condivisione invece con i pm sulla presunta alterazione dei sorteggi arbitrali: «Che il sorteggio non sia stato truccato - si legge - è emerso in modo chiaro al dibattimento. Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo per la partecipazione ad esso di giornalisti e notaio era tale da porre i due designatori Bergamo e Pairetto nell’impossibilità di realizzare la frode». Restano i contatti tra Moggi i designatori fuori dalle sedi istituzionali, sempre in prossimità delle partite, quel «continuo e prolungato chiacchierare.. . che effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre». Schemi tipici dell’associazione per delinquere, con il presunto capo Moggi a fare da perno di continue triangolazioni. Emblematico, agli occhi del Tribunale, il tempestoso dopopartita di Reggina-Juventus con i momenti di tensione tra Moggi e l’arbitro Paparesta di cui non c’è traccia nel referto arbitrale. E infine c’è spazio anche per il «rapporto disinibito con i rappresentanti della Figc», Come Franco Carraro. ___ giustizia ordinaria e sportiva Moggi e Contador uniti nelle condanne LO SPORT ALLA SBARRA: STANGATA SU CONTADOR, DUE ANNI DI CONDANNA Su Moggi ora la Juve può far ripartire la solita giostra delle polemiche CALCIOPOLI. Per il giudice non ci sono ombre sul campionato 2004-05. di PIPPO RUSSO (Il Riformista 07-02-2012) Ruoli diversi, diverse discipline sportive, due distinti fori giurisdizionali. Eppure c’è qualcosa di più che la mera coincidenza temporale d’un gelido lunedì di febbraio a legare le notizie giudiziarie riguardanti Alberto Contador e Luciano Moggi. C'è il senso dell’inutilità di quel loro continuare a giocare a nascondino e del reiterare le furbate, mostrando persino il ghigno arrogante e facendo finta che le accuse ai loro danni fossero sempre e soltanto un complotto o un malinteso. Come se questo bastasse a allontanare le colpe e esorcizzare il rischio delle punizioni. Da ieri avranno un motivo in meno per atteggiarsi ancora a quel modo. Per il primo è arrivata una pesante condanna dal Tribunale d’Arbitrato dello Sport di Losanna, con relativa cancellazione dei risultati conseguiti nel periodo delle malefatte. Per il secondo quello di ieri è stato il giorno in cui sono state rese note le motivazioni della sentenza di condanna penale che lo scorso novembre lo vide condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione per associazione a delinquere. Per Moggi si è trattato di un passaggio dovuto, e persino con qualche elemento di controversia contenuto nel testo delle motivazioni. Per Contador, invece, è giunto un colpo durissimo dal quale sarà molto difficile ripartire. Iniziamo proprio dal ciclista spagnolo, che ieri si è visto comminare il massimo della pena per la positività al clenbuterolo fatta registrare a un controllo antidoping durante il Tour de France vinto nel 2010. Il ciclista si difese ricorrendo alla solita e stucchevole giustificazione: la presenza della sostanza dopante nel suo sangue era dovuta all’assunzione di carne contaminata. Una spiegazione non credibile, tant’è che l’inchiesta della federciclo spagnola andò avanti e giunge sul punto di comminare una condanna severa ma non durissima nei confronti del suo ciclista di punta: un anno di squalifica. Poi invece, il 15 febbraio dell’anno scorso, arrivò la sorpresa. La stessa federazione assolse Contador con uno spettacolare ripensamento, facendo allungare una volta di più i sospetti sul sistema sportivo spagnolo e sul suo cinismo. L’Unione ciclistica internazionale (Uci) e l’Agenzia mondiale antidoping presentarono immediatamente ricorso al Tas di Losanna, ma intanto nell’attesa che esso pronunciasse la sentenza Contador partecipò al Giro d’Italia (vincendolo) e al Tour 2011. Le udienze del procedimento davanti al Tas, a fine luglio 2011, si risolsero in quattro spossanti giorni di perizie e effetti speciali. E ieri è arrivata la sentenza: due anni di condanna, la revoca delle vittorie al Tour 2010 e al Giro 2011, l’impossibilità di partecipare al Tour 2012 e alle Olimpiadi di Londra. Nell’albo d’oro delle due grandi corse a tappe lo sostituiscono al primo posto Andy Schleck e Michele Scarponi. Riguardo a quest’ultimo, una curiosità: assieme a Contador venne coinvolto nell’Operacion Puerto (l’inchiesta della procura di Madrid sul sistema di pratiche dopanti organizzato dal dottor Eufemiano Fuentes), e per questo motivo venne squalificato nel 2007 per 18 mesi. Quanto a Moggi, le motivazioni della giudice napoletana Teresa Casoria spiegano la sua condanna in primo grado con la distribuzione e l’utilizzo di schede sim straniere allo scopo di assicurare un sistema di comunicazione blindato con arbitri e designatori. Si fa riferimento pure a un «rapporto disinibito coi rappresentanti della Figc». Nelle stesse motivazioni, invero, emergono passaggi sorprendenti. Come quello in cui si dichiara che non emergerebbero ombre sul campionato 2004-05 (quello che si concluse con uno dei due scudetti revocati ai bianconeri). C’è da giurarci che da qui partirà una nuova giostra di polemiche. E chissà se tornerà a esternare Andrea Agnelli, che soltanto due giorni fa definì Moggi «il migliore». Nelle ore immediatamente successive al pronunciamento delle sentenze, a novembre, la società bianconera scaricò l’ex dg con un comunicato ufficiale, affermando che aveva agito per conto suo. Moggi non la prese bene, e lanciò messaggi in cui precisava di non avere fatto tutto da solo. Chissà cosa sarà successo dietro le quinte in questi tre mesi, per convincere il giovin presidente bianconero a tale virata di 180 gradi. Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) Calciopoli Le motivazioni del presidente Casoria: bacchettati i pm Moggi, schede agli arbitri decisive per la condanna "Ma sorteggi non truccati" di DARIO DEL PORTO (la Repubblica 07-02-2012) Le schede telefoniche segrete e il contenuto delle intercettazioni inchiodano Luciano Moggi. Ma dal processo non è emersa la "conferma" di un´alterazione del risultato del campionato 2004-2005 né la prova che il sorteggio arbitrale fosse truccato. Sono alcuni dei passaggi contenuti nelle 561 pagine di motivazione del verdetto del Tribunale di Napoli che l´8 novembre ha chiuso con 16 condanne e 8 assoluzioni il processo Calciopoli. La sentenza, firmata solo dal presidente del collegio Teresa Casoria, non risparmia stoccate all´impianto accusatorio, sostenuto in aula dai pm Stefano Capuano e Giuseppe Narducci. Secondo il Tribunale sono emersi «gli elementi di prova per ravvisare l´esistenza di una struttura organizzata per raggiungere il fine della frode sportiva. Struttura avente quale capo Moggi», ex dg della Juventus, condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione. Nella interpretazione del Tribunale appare come «ben più pregnante e decisivo l´elemento dell´uso delle schede straniere delle quali è risultata la disponibilità procurata da Moggi a designatori e arbitri». Per quanto riguarda i singoli episodi di frode sportiva, nella sentenza viene rimarcato più volte che questo reato si consuma con il solo tentativo, al di là dunque della effettiva alterazione della gara. Ma l´ipotesi di un sorteggio arbitrale truccato viene bocciata come un «mal riuscito espediente dell´accusa». A Moggi viene contestato il rapporto «disinibito» con i rappresentanti della Figc e «intollerabilmente confidenziale con i due designatori», Bergamo e Pairetto, condannati rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e un anno e 11 mesi per associazione ma non come promotori. Nelle motivazioni il presidente Casoria sottolinea che la difesa è stata «almeno in fatto molto ostacolata dall´abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 171 mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura». Ciò nonostante, il Tribunale ritiene che il processo, «confezionato con il ricorso a dosi massicce di intercettazioni, non abbia patito totale disfatta nell´urto con il dibattimento» da cui non sono emersi, «contrariamente a quanto sostenuto dal coro delle difese, fatti di totale annullamento della portata probatoria del discorso telefonico». Il fatto «che nella sostanza i difensori abbiano incontrato ostacoli non è, ad avviso del collegio, circostanza tale da procurare un effetto di processo ingiusto per violazione del diritto i difesa. Pur se indubitabilmente sarebbe stato opportuno avere a suo tempo maggiore considerazione per il principio di proporzione». Argomenti che adesso passeranno al vaglio del processo di appello. Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 Dossier / Il calcio malato SENSO UNICO Si è corso solo dietro a big Luciano Né può essere trascurata. . . la parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del torneo 2004/05, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi Motivazioni del tribunale di Napoli “Calciopoli, una verità parziale” Le motivazioni della sentenza: Moggi inchiodato dalle sim estere. Dubbi sulla gestione dell’inchiesta di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 07-02-2012) Il processo di Calciopoli racchiuso dentro un percorso di 561 pagine. Tante ne ha scritte il collegio giudicante della nona sezione penale del tribunale di Napoli per spiegare i perché delle condanne in primo grado di Luciano Moggi e degli altri, più o meno grandi, accusati: l’utilizzo delle sim svizzere è la principale colpa, la parzialità investigativa di chi ha costruito e portato avanti l’inchiesta è la bacchettata, nemmeno tanto velata, dei giudici agli inquirenti. Le motivazioni del processo al calcio italiano per la pagina nera dello scandalo più fragoroso hanno un filo conduttore e un punto di partenza. Di «reato di tentativo di frode sportiva...» si parla più volte nell’atto perché «questo non ha necessità della conferma, che il dibattimento in verità non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato 2004/05 a beneficio di questo o quel contendente. . . ». Pericolo di frode, dunque. Non frode compiuta o concretizzata, ma, comunque, tale da configurare un reato penalmente rilevante: questa la ragione delle condanne per Calciopoli. Luciano Moggi ne è stato il gran capo, promotore dell’associazione a delinquere in quanto, si legge, «vengono in rilievo gli incontri con i designatori fuori dalle sedi istituzionali e in prossimità delle partite, a casa Pairetto (più volte, ndr), a casa Giraudo, a casa Bergamo. . . viene in rilievo il ben più pregnante e, nella visione del tribunale, decisivo, elemento dell’uso delle schede straniere, delle quali è risultata la disponibilità procurata da Moggi a designatori e arbitri...viene in rilievo il continuo e prolungato chiacchierare sulla rete telefonica nazionale che, ad avviso del collegio, effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che altre.. . ». Moggi, secondo il collegio, è il gran capo della cupola anche per i «suoi rapporti disinibiti con i rappresentanti della Figc» e vista la sua capacità di incutere negli altri «timore reverenziale nei suoi confronti» come nel caso dell’arbitro Paparesta. Moggi promotore unico dell’associazone a delinquere, dunque. Ma dalle 561 pagine di motivazioni i giudici fanno emergere crepe nell’impianto accusatorio ed investigativo che faranno discutere. Per il collegio «le vicende del campionato 2004/05 sono state vagliate dall’accusa con parzialità per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi. . . ». Un duro colpo di assestamento all’impianto inquirente, da sempre pronto a rispedire al mittente ogni ipotesi sull’allargamento delle responsabilità anche a soggetti, comunque, fuori dal processo. Parziale, l’inchiesta. Incomprensibile l’accusa quando, secondo il collegio presieduto dal presidente Teresa Casoria, «si è ostinata a domandare di sfere che si aprivano, sfere scolorite ed altri particolari» in quanto «il sorteggio non è taroccato» perché l’influenza di Moggi sul mondo arbitrale, sempre per i giudici, avvenica a livello di composizione di griglie arbitrali e non, appunto, nel momento di sorteggiare quel singolo fischietto per quella determinata partita. Calciopoli, adesso, si prepara all’appello. Dai quartier generali delle difese dei condannati in primo grado il pensiero è lo stesso. «Con queste motivazioni, la sentenza si può ribaltare...», dicono. E, la Juve? Le 561 pagine consegnate venerdì dalla Casoria in cancelleria e rese note ieri danno forza alla strategia del club bianconero, pronto ad accelerare la calendarizzazione dell’udienza al Tar del Lazio (a settembre il verdetto) dove la Juve si è rivolta chiedendo 444 milioni di euro di danni alla Federcalcio. Moggi, condannato a cinque anni e quattro mesi, è stato il gran capo della cupola che ha pilotato il campionato 2004/05 senza, però, alterarlo: questo dicono i giudici. Per l’accusa e gli investigatori non sono mancati inaspettati cartellini rossi. 2004-2005 Il risultato finale resiste al processo "Trattandosi di reato di tentativo, non c’è necessità di conferma, che il processo non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del torneo" Motivazioni del tribunale di Napoli E la Juve pensa alla revisione del procedimento sportivo Per il giudice «rotto il rapporto organico di Moggi col datore di lavoro» di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 07-02-2012) Certa che faranno comodo nella causa contro la Federcalcio e, chissà, nella richiesta di revisione del processo sportivo, ieri la Juve s’è annotata le motivazioni del tribunale di Napoli. Quello che aveva condannato Luciano Moggi, ma assolto da responsabilità civile il club bianconero. Bignamino del provvedimento: il taroccamento del campionato 2004/05 non è stato provato, e le sue vicende sono state analizzate «con parzialità». Guardando con occhi juventini, la dimostrazione che non ci fu quella parità di trattamento davanti alle regole sempre invocata dal presidente Andrea Agnelli. Ieri la Juve s’è sigillata la bocca, non il cervello: quelle righe sono un bel sostegno alla richiesta danni da oltre 443 milioni di euro contro la Federcalcio davanti al Tar del Lazio e, forse, ce n’è abbastanza per chiedere di rifare il processo sportivo che nel 2006 requisì due scudetti al club, spedendolo in serie B, a meno nove. Quest’ultima era eventualità remota, invece da ieri un’occhiata all’articolo 39 del codice di giustizia sportivo, quello della revisione, la Juve la darà. Altro punto finito nel dossier bianconero: Lucianone non era la Juve, e dunque le sue colpe non ricadono sulla società. Per i giudici penali, «il rapporto organico con il datore di lavoro» era rotto, a causa «dell’esercizio da parte dell’imputato Moggi di un potere personale avente manifestazioni esteriori esorbitanti dall’appartenenza alla società, noto come tale ai competitori, messi infatti in allarme, così come ampiamente dimostrato dagli atti del processo». Una «frattura» che ricalca, quasi passo a passo, la memoria difensiva del club, firmata dagli avvocati Giuseppe Vitiello, Luigi Chiappero e Michele Briamonte, che da anni coordina la strategia legale della società. «Andremo fino in fondo», aveva avvertito Agnelli fin dal luglio scorso, quando scoppiò la guerra per la revoca del titolo 2006, requisito alla Juve e consegnato all’Inter. E ora, nell’analisi juventina, la sentenza e le motivazioni del processo napoletano a Calciopoli hanno sconfessato le decisioni sportive contro i bianconeri. Detto brutalmente: giudici dello Stato hanno stabilito che il club non è responsabile civile per le condotte di Moggi, quelli della Figc hanno invece detto l’opposto. Con quella responsabilità oggettiva che tanto somiglia agli obblighi del responsabile civile. «L’obiettivo è fare danno a chi ci ha fatto danno e andremo avanti sino a quando ci saranno strade legali percorribili», aveva detto Briamonte. Da ieri, oltre che percorribili, quei sentieri alla Juve paiono anche un po’ più in discesa. IL CAPO L’esorbitante potere dell’ex dg L’esercizio da parte dell’imputato Moggi di un potere personale avente manifestazioni esteriori esorbitanti dall’appartenenza alla società noto come tale ai competitori Motivazioni del tribunale di Napoli Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) Calciopoli depositate le motivazioni della sentenza del tribunale di Napoli L’ex dg della Juve era stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione «Moggi era capo dell’associazione Lo prova l’uso delle sim straniere» L’uso delle schede telefoniche estere regalate da Moggi ai designatori, gli incontri fuori dalle sedi istituzionali e i rapporti decisamente confidenziali con gli arbitri. Ecco le prove che hanno inchiodato Luciano Moggi. di VINCENZO RICCIARELLI (l'Unità 07-02-2012) Le schede telefoniche estere fornite ad arbitri e designatori, le intercettazioni e gli incontri con gli stessi designatori sono gli elementi decisivi che hanno portato alla condanna dell’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi e degli altri imputati nel processo a Calciopoli. È quanto si evince dalla lettura delle 559 pagine delle motivazioni della sentenza depositate ieri. È stato lo stesso presidente del collegio, Teresa Casoria, a mettere nero su bianco le ragioni che portarono lo scorso 8 novembre al verdetto di condanna per Moggi (5 anni e 4 mesi), e per i designatori Bergamo e Pairetto, nonché per arbitri e dirigenti di società. Per il tribunale, dunque, l’elemento «ben più pregnante e decisivo» è rappresentato «dall’uso delle sim straniere procurate da Moggi». Oltre a questa circostanza si sottolineano gli incontri dello stesso Moggi «con i designatori fuori delle sedi istituzionali, che emergono dalle intercettazioni telefoniche in prossimità delle partite, l’uso delle schede straniere fornite a arbitri e designatori, il continuo e prolungato chiacchierare che effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre». Il presidente Casoria si sofferma in particolare sul reato di associazione per delinquere indicando «quelli che si ritengono gli elementi di prova della responsabilità di Moggi, utili a conferirgli la qualifica di capo dell’associazione ». E mette in risalto «il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi, che non perde valore indiziante - si legge - solo perché dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli arbitri imputati, come De Santis». Un altro elemento significativo, ad avviso del tribunale, è rappresentato dal tempestoso dopopartita di Reggina-Juventus: «Pur se è risultato non vero quello che lo spavaldo Moggi andava dichiarando in giro, e per telefono, cioè di avere chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio nondimeno va valutata la reazione di Paparesta di non inserire il comportamento furioso nel referto arbitrale, reazione che va interpretata come un effetto di un timore reverenziale». Il tribunale parla inoltre del «rapporto disinibito con i rappresentanti della Figc» citando una telefonata con l’ex presidente Franco Carraro da cui emerge «l’alto livello dell’invadenza nelle soluzioni tecniche», in riferimento alla Nazionale e alle scelte dell’allora ct Marcello Lippi. Ma per il collegio ad integrare gli estremi di reato di frode sportiva «sono sufficienti le parole pronunciate nelle conversazioni intercettate » e spiega che «trattandosi di reato di tentativo questo non necessita della conferma del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004/2005 a beneficio di questo o quel contendente». La sentenza si sofferma anche sulle telefonate depositate dai legali di Moggi. Riconoscendo che la difesa è stata «ostacolata nel suo compito dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 171. 000, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato ad un modo di avvio e di sviluppo delle indagini per congettura, emerso al dibattimento». Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 Il pallone di Luciano Anche chi mi odia dovrà ricredersi Mi hanno condannato senza prove di LUCIANO MOGGI (Libero 07-02-2012) Finalmente sono uscite le motivazioni del processo “Calciopoli”: sorteggio degli arbitri regolare, campionato regolare, delle ammonizioni, come diceva Auricchio, «mirate», neppure l’ombra. Praticamente un’assoluzione con sentenza di condanna. Chiediamo così alla Federazione il processo sportivo del 2006 a cosa è servito. Un amico mi ha detto che siamo finiti in una barzelletta, per altro raccontata molto male dal maggiore dei carabinieri Auricchio; da Franco Baldini, «dall’ondeggiante» così come viene chiamato nella sentenza, Massimo Cellino e da altri. Non avendo davanti a me le motivazioni in questo momento preferisco non dilungarmi ulteriormente, fermo restando che tutto quello che era stato detto di malefatte neppure l’ombra e di conseguenza aspetterò con tranquillità l’appello per dimostrare le mia innocenza per altro già descritta nelle motivazioni. Il caso Ibra Se non ci fosse di mezzo Ibra, per cui ho una stima illimitata, direi che è un caso classico di nemesi storica a parti invertite, stavolta a carico del Milan. Nessuno avrà dimenticato la squalifica dell’allora juventino Ibra che gli fece saltare Juve-Milan dopo che un filmato Mediaset (ahi, ahi) lo pizzicò. Ora non c’è stata prova tv a carico di Ibra, ma un rosso diretto deciso da Rizzoli su segnalazione dell’assistente Cariolato, a sua volta imbeccato dal portiere del Napoli De Sanctis, scattato come una lepre per denunciare il misfatto. Dal suo punto di vista una corsa andata a buon fine, con Ibra espulso, Aronica graziato, e Galliani di corsa in tv a puntualizzare che non c’era condotta violenta e che dunque le tre giornate di squalifica erano da escludere. È qui la nemesi, con Galliani che si batte per evitare ciò che anni prima aveva avuto come manna dal cielo: evitare l’assenza di Ibra contro la Juve. Fatto importante per un Milan, attardato da una crisi strisciante che sarà già tanto fronteggiare con le due (sicure) prossime gare senza Ibra contro Udinese e Cesena in trasferta. A Zlatan dico che uno scatto d’ira può esserci, ma non è scusabile, quando un giocatore, pur immenso come lui, è nelle condizioni di doversi caricare quasi tutto il peso del Milan. La svolta è a un passo, ma la Juve deve smettere di sprecare occasioni. Contro il Siena è sì mancato un rigore ai bianconeri, ma la squadra aveva il dovere di far sua la partita. Il campanello d’allarme del quarto pareggio in casa è mitigato solo dalla lunga imbattibilità. Mi paiono stucchevoli i lazzi e frizzi di rimando su chi sia più favorito per lo scudetto, l’intento di Conte non mi pare quello di pungere un avversario in difficoltà, ma semmai quello di operare ancora di coperta a dispetto del primo posto. Mi pare questo anche il pensiero di Buffon, dire che sarebbe contento del secondo posto finale non può essere una confessione di inferiorità, ma l’idea di agire sotto coperta. È uscito allo scoperto invece Marotta, chiedendo più attenzione e rispetto dagli arbitri. Di solito fare la voce grossa rende di più, poi in un perfetto gioco delle parti Braschi risponde che il rispetto c’è per tutti. Vecchi merletti, ma di Braschi estrapolo il riferimento al Napoli, il gol di Pandev anti-Cesena non era gol, e poi la botta, «Un dossier? Mai ricevuto». Qualcuno al Napoli dovrà spiegare che fine ha fatto quel documento, o se era finalizzato solo a tv e giornali. Napoli ride Il patron del Napoli può essere comunque soddisfatto, a San Siro non ha vinto, ma ha fatto paura al Milan. La Juve ne tenga conto nella semifinale di domani in Coppa Italia. La coppa assume importanza, perché sarebbe un buon trofeo di consolazione per chi non la spunterà, o per chi come il Napoli è solo settimo in campionato e pressato alle spalle, Mazzarri ha da vedersela giovedì al Franchi con il Siena, che gli ha fatto paura in campionato. Alle spalle di Juve e Milan non si è mosso nessuno, come colpite da black out hanno pagato dazio Udinese, Lazio e Inter. La beneamata da Moratti non c’è più, senza Sneijder si è dissolta contro la Roma, che ha avuto la sua giornata di grazia e il rientro di De Rossi c’entra parecchio. Chiudo con un grazie a Capello, che ha voluto ricordare anche lui il mio lavoro alla Juve. L’apprezzamento di un grande allenatore mi tocca nelle emozioni. E siccome non voglio citarmi, riprendo il commento di Ju29ro. “Capello: Moggi, in assoluto il miglior dirigente, lui assieme a Giraudo”. «Bravi, troppo bravi», la chiosa di Ju29ro. Per chi - aggiungo io - vuole capire i fatti del 2006. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 Il “caso Moggi” e le colpe della stampa: non fa inchieste,(di)pende dai verbali, non sa leggere le sentenze di OLIVIERO BEHA (tiscali : opinioni 07-02-2012) Da tempo si lamenta da parte dell'informazione la scomparsa del giornalismo d'inchiesta. La stampa aspetta solo i verbali delle Procure, ma guai a fare indagini proprie. Non solo, ma il giornalismo schierato, direi neppure "militante" perché ormai c'è poco da militare bensì appunto "burocraticamente" schierato per chi conviene, chi ti paga, ti edita, ti favorisce, ti fa far carriera ecc., ha invaso completamente il campo delle notizie e dei commenti. Sembra teoria. Applichiamola a un caso oggi sui giornali, il "caso Moggi". Sono uscite in extremis, al limite dei 90 giorni di legge, le motivazioni del Tribunale di Napoli al famoso processo di "Calciopoli", che vedeva imputati (e condannati in primo grado con reati dall'associazione per delinquere in giù) Moggi e alcuni capataz del mondo del pallone. Nel frattempo da mesi e soprattutto da settimane impazzano gli arresti e gli interrogatori di calciatori coinvolti nell'altro, più recente e colossale scandalo dell'ambiente, detto "Scommettopoli". Se non li si tiene d'occhio insieme si perde la visione complessiva, come vedremo: che cosa hanno in comune restando alla grana grossa? Lo stesso ambiente, ovviamente, e appunto il fatto che in nessuno dei due scandali, scoppiati rispettivamente nel maggio 2006 e nel maggio/giugno 2011, la stampa abbia fatto il suo dovere d'inchiesta. Ha aspettato le indagini delle Procure, i verbali, le sentenze (per ora solo per "Calciopoli"), a cominciare da quelle della cosiddetta "giustizia sportiva" che per tempi, modi e caratteristiche fa francamente ridere. Detto con chiarezza, c'è un "protezionismo" da parte del giornalismo sportivo, nei confronti di istituzioni e club, che grida vendetta. E' da sempre un gigantesco e ben irrorato "ufficio stampa", per motivi "storici" e socioculturali che non approfondisco qui. Notate che questo accade anche in giornali (rari, rarissimi) che ancora negli altri settori tentano a volte con successo di fare inchieste. Per il calcio no, si tocca la franchigia, il tifo, la "ricreazione" anche di chi invece magari va giù duro (pochi. . . ) sulla mafia/mafie. Come se non fossero vasi comunicanti in una società globalizzata e interrelata come la nostra. Veniamo alle motivazioni di Napoli. Senza indulgere su un fatto emerso come notorio durante il processo, cioè che il Presidente del Collegio, Teresa Casoria, riteneva tale processo penalmente una buffonata e invece i due giudici a latere, con le quali era in conflitto, pensavano il contrario, con l'esito di risultare maggioranza nella determinazione della sentenza, le motivazioni in 558 pagine si riassumono così. 1) Campionati non alterati (quindi scudetti tolti ingiustamente alla Juve. . .), partite non truccate, arbitri non corrotti, indagini condotte non correttamente dagli investigatori della Procura (intercettazioni dei carabinieri risultate addirittura manipolate nel confronto in Aula). 2) Le Sim, le schede telefoniche estere che Moggi ha distribuito a qualche arbitro e ai designatori, sarebbero la prova del tentativo di alterare e di condizionare il sistema, pur senza la dimostrazione effettiva del risultato truccato. 3) L'atteggiamento di Moggi, da vero boss "telefonico", è invasivo anche quando cerca di condizionare Federcalcio e Nazionale, vedi telefonate con Carraro e Lippi. 4) Che queste telefonate e questa promiscuità "mafiosa" o "submafiosa" o tesa a "fare associazione per delinquere" risultassero costume comune nell'ambiente come risulta evidente, non assolve Moggi e C. : e dunque ecco la condanna. Spero che anche un non addetto ai lavori capisca qualcosa di questi punti e della loro contraddizione in termini. Sarebbe da ridere se non fosse da piangere, anche perché tengo a ribadire che da due generazioni mi occupo del settore e in piena solitudine ho scritto (articoli e libri) e parlato dove ho potuto del marciume pallonaro. Ma il penale è il penale (come la giustizia sportiva dovrebbe essere giusta, e non "marcia" come il sistema che giudica): quindi o ci sono le prove oppure no. Ai 4 punti che ho riassunto dalla montagna di pagine che i rei impugneranno ovviamente al volo faccio sintetici appunti, che rimandano alla necessità che la stampa indaghi di suo, verifichi, e giustapponga le cose per capire. Le Sim: mai sentito parlare dei dossier Telecom, del caso Tavaroli, dell'Inter che faceva "spiare" Moggi (e Vieri)? Forse i due casi sono collegati, ma il Tribunale non ha preso in esame la montagna di altre telefonate emersa nel corso del dibattimento e in particolare le deposizioni di Tavaroli e c. nel processo summenzionato. Lo faccia la stampa, almeno. L'invasività di Moggi: ma come, c'è una telefonata in cui l'allora presidente federale, Carraro, parla espressamente con il designatore Bergamo di come aiutare la Lazio, e l'invasività è del "boss" e non dell'uomo delle istituzioni? La stampa ve lo dice, questo? Lo facevano tutti: dunque anche Facchetti (ahimé defunto) e Moratti (cfr. Tronchetti Provera, Telecom, Tavaroli...), Meani per Galliani ecc. ? E Moggi era "solo" più "invasivo"? Siamo alla graduatoria dei mafiosi? Infine il punto 1), la cosiddetta parte positiva delle motivazioni, cioè nei fatti tutto regolare. E allora lo scandalo di "Scommettopoli" in cui sta uscendo che nel suo complesso il campionato 2010-2011 a colpi di trucchi è da considerarsi davvero e decisamente irregolare? Lo dice per ora il Procuratore Capo di Cremona, Di Martino, mentre la giustizia sportiva prende tempo come sempre, ma temo che presto lo ribadiranno in parecchi, a meno che non venga messo tutto a tacere. Con buona pace di chi vuole la verità e pensa che Moggi sia oggettivamente diventato il "capro espiatorio". Il quadro dell'informazione che non indaga, non analizza, non confronta e si schiera per ignoranza o partito preso così vi sembra leggermente più chiaro? Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 Povero Milan, ridotto a giustificare il gesto antisportivo di Ibrahimovic di MICHELE FUSCO (LINKIESTA 07-02-2012) Se il Milan dovesse perdere lo scudetto per una «cazzata», come il simpatico Ibra ha avuto il buon cuore di definire il suo ceffone, avremo finalmente la percezione esatta di un’insensatezza, e cioè la sua tragica conseguenza. Correre semplicemente dietro alle conseguenze senza esaminare ciò che le ha ispirate, non farebbe di un allenatore un buon educatore, per cui si può già concludere che se Allegri è un buon allenatore (ma è ancora tutto da dimostrare), ciò non significa affatto che sia anche un buon educatore. Da qui la domanda successiva: si può essere buoni allenatori, senza essere buoni educatori? Probabilmente sì, anche perché il momento storico con contempla affatto che la professionalità sia accompagnata anche da un certo senso etico. Eviteremo il solito bla-bla su Ibrahimovic che rimanda alla sua personalità e alla sua influenza all’interno della squadra, per esaminare invece l’aspetto meno battuto di tutta la questione: in questi ultimi tempi, la società Milan non è in grado di dettare la linea educativa ai suoi giocatori (Pato ne è un’altra, plastica, dimostrazione). Ciò che non è consentito, e che al Milan non è mai stato consentito, è farsi gioco dei principi che ispirano la coesione di un gruppo di atleti. E per un motivo evidente e che Arrigo Sacchi potrebbe spiegare meglio d’ogni altro, avendo teorizzato, sino al parossismo, l’egualitarismo al potere. Sacchi era quello che si incazzava perche Van Basten (mica Ibra, eh) non tornava a centrocampo per aiutare la squadra. Ma questa è un’altra storia e sul punto l’Arrigo aveva ragione e anche torto. Domenica scorsa, a partita conclusa, Massimiliano Allegri ha commesso un peccato di subalternità gravissimo. Si è presentato in conferenza stampa e ha biascicato – imbarazzatissimo – quattro parole sul fattaccio di Ibra costantemente sul crinale giustificazionista, alimentando così il sospetto ch’egli fosse completamente nelle mani del suo talento, succube sino alla reticenza clamorosa. Un comportamento di questo genere, se sull’immediato ti porta a non litigare con il primo della classe, a tempi più lunghi incrina pesantemente il senso di giustizia all’interno della squadra. Per un allenatore, un risultato catastrofico. Non ci voleva molto per dire che Ibrahimovic aveva sbagliato, bastava la chiarezza di parole semplici e dirette, rivolte magari anche con dolcezza al tuo giocatore. Il quale avrebbe percepito la disapprovazione del suo «educatore», evitando di considerarlo una preda di cui disporre a piacimento. Non fa notizia, poi, il silenzio di Galliani, il quale non è mai stato un cuor di leone. La storia italiana del calcio moderno ci ha proposto nel passato molti altri Ibra, e anche un Ibra all’ennesima potenza che era Diego Armando Maradona, il cui allenatore si chiamava Ottavio Bianchi, un signore bergamasco molto perbene e di una serietà senza pari. Capirete che mettere vicino un allenatore superserio come Bianchi a quel vulcano del Pibe era un ghiribizzo del destino destinato a lasciare il segno. E naturalmente la coppia non ha deluso, sotto questo profilo. Oggi, a distanza di tempo, possiamo anche tracciare un bilancio del loro rapporto, esattamente sotto il profilo di cui si diceva prima. Intanto, la prima impressione: mai Bianchi è stato nella disponibilità di Maradona e neanche vogliamo parlare dell’ipotesi contraria. Non lo è mai stato perché quel satanasso di un argentino aveva grande attenzione per la serietà del suo allenatore, pur non amandolo e dicendogli magari di tutto alle spalle con amici e compagni. Bianchi aveva un compito al limite della resistenza umana. Gestire le intemperanze (private) del fuoriclasse, dovendo tenere insieme la propria onorabilità e la coesione del Napoli. Un’impresa titanica, a cui Bianchi ha dedicato sforzi inimmaginabili. Epperò, non c’è stato un solo momento nel quale l’allenatore ha lisciato il pelo alle «prodezze» del suo irrequieto talento, opponendo la sua faccia a-sentimentale ogni qualvolta veniva interrogato su un casino epocale prodotto dal Pibe. Questo era (anche) un modo etico per marcare una differenza e insieme non mandare in vacca la squadra. Allegri dovrebbe imparare da Bianchi (e Ibra da Maradona, visto che non ha vinto una mazza fuori dall’Italia). Ma entrambi sono sulla cattiva strada. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) Motivazioni sentenza “farsopoli”: dov’è finita la giustizia? di FRANCESCO ALESSANDRELLA (SPAZIO JUVE 07-02-2012) Premessa: il Direttore di questo sito mi aveva chiesto un articolo sulle motivazioni della sentenza di Napoli. Lui ha scritto “di Calciopoli” ma sa bene che per me è sempre stata “Farsopoli”. Il mio articolo è arrivato, caro Direttore, con qualche ora di ritardo sul previsto, perché ho a cuore questa esperienza editoriale e mi sarebbe dispiaciuto vederla finire a causa del contenuto di un mio articolo, quindi ho preferito far sbollire un po’ la rabbia. Seconda premessa: chi scrive è un deficiente che per due anni e passa ha abbandonato famiglia, lavoro e impegni sociali e il martedì mattina se ne è andato a Napoli al Tribunale a seguire l varie udienze del processo per capire effettivamente cosa fosse accaduto negli anni 2004 – 2005 per giustificare la carneficina dell’estate 2006, e l’esito della sentenza, l’8 novembre scorso, lo aveva lasciato nello sconforto più assoluto. Terza premessa: il deficiente di cui sopra è laureato in giurisprudenza ormai da 18 anni e la professione che lo aiuta a mangiare è quella di avvocato ormai da 15 anni. Per questo, l’8 novembre era nello sconforto. Come juventino, come avvocato. E anche come deficiente. Ieri sono uscite le motivazioni, esattamente all’ultimo minuto utile. E il deficiente, ricevuto il pdf delle circa 600 pagine ha mandato moglie, figli e clienti a fare una passeggiata sulla neve e si è chiuso nel suo studio a leggerlo. E man mano che andava avanti si rendeva conto di essere stato troppo duro nei suoi confronti. Non era un deficiente, era solo stato imbrogliato un’altra volta (per carità, nel senso tecnico del termine, quello usato da Prioreschi – mamma mia chissà come sta in questo momento – nella sua arringa finale!). Leggendo leggendo ti imbatti in queste frasi che vi voglio copiare pari pari: 1) “Il dibattimento in realtà non ha dato conferma del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo o quel contendente”. 2) “Che il sorteggio non sia stato truccato, così come hanno sostenuto le difese, è emerso in modo chiaro durante il dibattimento”. 3) “Incomprensibilmente il pubblico ministero si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo del sorteggio, per la partecipazione ad esso di giornalista e notaio, era tale da porre i due designatori Bergamo e Pairetto, nell’impossibilità di realizzare la frode”. 4) “La difesa è stata, se non in diritto, almeno in fatto, molto ostacolata nel compito suo proprio dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre centosettantunmila, e del metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura, emerso al dibattimento”. Insomma: il sorteggio non era truccato, il campionato 2004 – 2005 (l’unico, ricordiamolo, oggetto del processo, quello 2005 – 2006 trionfalmente vinto dalla seconda squadra di Milano finita terza a 15 punti dalla vetta non è mai entrato nell’indagine) era regolare, le difese non sono state messe in grado di svolgere a pieno il loro lavoro e le indagini sono state svolte “per congettura”, il che non è il massimo della certezza del diritto. Inoltre, i testi massimi dell’accusa, quel Manfredi Martino addetto ai sorteggi, presentato trionfalmente dall’assessore Narducci come colui che poteva far saltare il banco, e tale Nucini, di professione arbitro fallito, vengono così descritti: “Le vane parole pronunziate da alcuni testimoni, tra questi Martino e Nucini…”; “…inconsistenza di Nucini vagliata per tempo dal PM di Milano” mentre riguardo alla vicenda Telecom Inter, si parla di: “forme molto odiose di spionaggio“. Bene, mi sono detto: allora l’8 novembre c’è stato un errore, queste sono le motivazioni di una assoluzione. E invece no: eccolo lì, l’imbroglio, nelle pieghe di una sentenza assurda, nei risvolti più nascosti delle 600 pagine, piazzato lì come un ordigno che prima o poi esplode… il reato di pericolo. E allora ti senti di nuovo il deficiente di cui sopra, fai sforzo di memoria, fai l’avvocato, certo, ma non penalista. Vai a ripescare un vecchio libro dell’università, pagina 349: il reato di pericolo. “I reati di pericolo costituiscono uno strumento di estensione e rafforzamento della tutela penale in termini general-preventivi: la minaccia di una pena collegata alla (mera) esposizione a pericolo di un bene sortisce, infatti, un effetto di intimidazione/deterrenza ulteriore e, quindi, superiore a quello espresso dalle fattispecie di danno”. Cioè, io ho perso 2 scudetti, la mia squadra ha giocato con Rimini e Frosinone per quella roba lì???? E quelli che hanno studiato archeologia paleolitica che avranno capito? Provo a dirglielo io, sperando che non spacchino anche loro qualcosa. In soldoni: attraverso la previsione dei reati di pericolo il legislatore avverte i destinatari delle norme che essi saranno puniti non solo se danneggeranno un determinato bene, ma anche – ed ancor prima – se lo porranno in pericolo: attento, cittadino, che non solo non puoi danneggiare il bene giuridico ma non puoi nemmeno metterlo in pericolo! Quindi, tradotto in termini di processo di Biscardi, se Moggi aveva delle SIM svizzere (e questo è dimostrato), se le aveva date ad alcuni arbitri (e anche questo c’è), tale fatto da solo è potenzialmente in grado di mettere in pericolo il bene giuridico rappresentato dalla regolarità dei campionati. Ancora più biscardianamente: Udinese – Brescia, che precede Juventus – Udinese, capo per il quale Moggi è stato condannato. Non importa che il giocatore dell’Udinese Jankulowsky sia stato giustamente espulso per aver dato un pugno ad un avversario; non importa se Dattilo quel pugno non lo aveva nemmeno visto e il ceco è stato cacciato per segnalazione del guardalinee; non importa se l’Udinese aveva dei diffidati ma Dattilo riesce ad ammonire giusto quelli che non lo erano nella rissa che contraddistinse quella gara; non importa se Moggi in una telefonata successiva alla gara dimostra a Giraudo di non sapere nemmeno che cosa era accaduto in campo. No, quello che importa alle tre giudicesse è che Dattilo possedesse una sim e ciò, potenzialmente, può essere un fatto che mette in pericolo la regolarità di quella gara. Dalle parti mie si dice: “cos’ ‘e pazz!” Ancora più interessante è l’analisi riguardante il rapporto Moggi – Juventus che già a novembre aveva dato modo ad Agnelli di ritenere positiva la sentenza. Si disse nel dispositivo che la Juve non poteva essere condannata a risarcire alcunché come responsabile civile non essendovi una sua responsabilità nella commissione dei reati. Oggi scopriamo che “Sul versante passivo, il tribunale stima che non può essere accolta la domanda nei confronti del responsabile civile Juventus s.p. a. , sotto il profilo della frattura del rapporto organico con il datore di lavoro, generata dall’esercizio da parte dell’imputato Moggi di un potere personale avente manifestazioni esteriori esorbitanti dall’appartenenza alla società, noto come tale ai competitori, messi infatti in allarme, così come ampiamente dimostrato dagli atti del processo, dalle caratteristiche del suo potere, da tutti indistintamente i competitori primieramente collegato all’universo dei calciatori rappresentati dalla GEA”. In pratica, come direbbe Moggi, il Direttore della più importante e gloriosa Società italiana (si mettano l’anima in pace gli altri, è proprio così), avrebbe agito da solo, sfruttando i suoi poteri derivanti dal prestigio, dalla competenza e dalla posizione dominante della società GEA. Insomma ci permettiamo di dirlo, sicuri di rispondere delle nostre parole personalmente: un procedimento farsa che ha portato ad una sentenza farsa e quell’IMBROGLIONI gridato da Maurilio Prioreschi oggi risuona ancora più forte. Una sentenza poco coraggiosa che avvalora sempre più la tesi di una frattura in seno al collegio giudicante tra la Casoria e i due giudici a latere che, ricordiamolo, erano testi contro di lei in un procedimento innanzi al CSM. Sembra che si sia voluto per forza condannare l’orco cattivo, salvando il salvabile e offrendo spunti per alcune riflessioni successive. Proviamo a farle. Moggi e i suoi validissimi avvocati sapranno senz’altro farsi valere in sede di appello, ne siamo certi, ma intanto: 1) Se il campionato 2004 – 2005 (e ovviamente quello successivo) non sono falsati, se i sorteggi non erano truccati, allora si restituiscano IMMEDIATAMENTE i due scudetti sottratti alla Juventus F. C. 1897; 2) Se la Società bianconera è stata retrocessa in B sulla base di elementi che la sentenza ha definito irrilevanti e poco chiari, si condanni chi ha preso quella decisione al RISARCIMENTO DANNI in suo favore; 3) Se rimane un po’ di dignità, si chieda scusa ai tifosi che in questi anni sono stati ricoperti di insulti in qualunque stadio d’Italia Come ci hanno detto in questi mesi, con un ghigno… lo dice la sentenza! Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 La stagione di Moggi di STEFANO OLIVARI (Blog Guerin Sportivo 07-02-2012) Luciano Moggi era il capo di un’organizzazione che si proponeva di alterare in maniera fraudolenta i risultati della serie A 2004-2005. Questa la sintesi delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Calciopoli, depositate ieri a Napoli. Non è superfluo ricordare le condanne inflitte, per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, a Moggi (5 anni e 4 mesi di reclusione) ma anche ad altri personaggi che vengono ritenuti fondamentali per il futuro del nostro calcio come Diego Della Valle (un anno e 3 mesi) e Claudio Lotito (un anno e 3 mesi anche a lui). Evitiamo l’elenco arbitral-federale, da Bergamo-Pairetto in giù, per venire a quello che di nuovo rispetto a ciò che si è scritto per anni indicano le motivazioni, ripromettendoci di analizzarle condannato per condannato. Fondamentalmente due cose. 1) Si tenta, in maniera un po’ tortuosa, di presentare Moggi come una sorta di corpo esterno nella Juventus, come se all’epoca dei fatti non fosse già da dieci anni direttore generale della società. Non c’è dubbio che il sistema Moggi riguardasse mezzo calcio italiano, anche con metodi legali, ma è altrettanto vero che non si può parlare di ‘frattura con la proprietà’ quando nell’ambito dello stesso processo l’amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo (uomo degli Agnelli e in particolare di Umberto, ora del figlio Andrea) è stato condannato con rito abbreviato a tre anni. 2) Si evidenzia che la condanna è avvenuta in base a un tentativo di illecito, a prescindere dal fatto che gli illeciti siano stati perfezionati o no, e all’uso delle schede telefoniche anti-intercettazione nelle conversazioni (evidentemente non intercettate nei contenuti) fra Moggi e altri imputati. Una considerazione che ci lascia perplessi sul piano del diritto penale, dove la nostra competenza è vicina allo zero, ma che rafforza le sentenze sportive dove il quadro regolamentare ci è più chiaro: tentativo di illecito uguale illecito (i web-giuristi, ovviamente per puro hobby, ricorderanno la telefonata fra Garonzi e Clerici che mandò in B il Verona). Previsione penale: in appello molte condanne potrebbero essere ridotte. Previsione sportiva: le motivazioni del processo di Napoli blindano le sentenze sportive, dove il perfezionamento dell’illecito (da discutere caso per caso in una logica giornalistica o da bar) è un elemento secondario. Qual è il non detto della sentenza e delle sue motivazioni? Un gigantesco assist al sistema calcio, che ha serviti sul piatto una serie di ‘cattivi’ quasi tutti fuori dai giochi (tranne Lotito, Della Valle e pochi altri) e considerazioni circostritte ad una sola stagione. Come se il sistema Moggi fosse nato il primo luglio 2004 e morto nel giugno 2005. Sia i simpatizzanti, pay o free che siano (quelli free sono i più inquietanti), che gli antipatizzanti sanno che non è stato così. Previsione mediatica? Moggi, i suoi consulenti con l’hobby della querela (archiviata) e i suoi giornalisti continueranno a coprirsi di ridicolo annunciando prove decisive e rivelazioni che nemmeno Voyager. Al massimo permetteranno (lo speriamo) di punire altri colpevoli, ma per loro è finita. Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 7, 2012 (modificato) Calciopoli e una giustizia incompleta. Ma le condanne restano condanne di FABRIZIO BOCCA da Blooog! (Repubblica.it 07-02-2012) Di Calciopoli ormai parlo malvolentieri, essendoci idee e fatti (intesi nella loro interpretazione) ormai incancreniti da opinioni di parte e quindi non credo sia ormai più possibile un dialogo. Ma se mi si chiede un’opinione, non mi tiro indietro. A me sembra che la motivazione ribadisca più o meno tutto quello che sappiamo. Secondo me il punto chiave è quando la motivazione esprime il concetto che “il tentato illecito sportivo” sia equivalente all’“illecito sportivo” stesso. E’ un concetto che la giustizia sportiva ha ormai presente e applicato da decine e decine di anni. No, non ci sono prove di partite realmente manomesse da Moggi & C, non c’ è prova di un campionato 2004-2005 realmente alterato, ma c’è un’attività degli imputati – anzi direi dei condannati – che comunque è penalmente e sportivamente rilevante. Che l’inchiesta sia penale che sportiva sia stata lacunosa – e secondo me quella sportiva più ancora di quella penale – tanto da non fare completa giustizia è un qualcosa che avevamo già appurato. Detto questo è la motivazione di condanne pesantissime, non è la motivazione di un’assoluzione. E da qui non si scappa. Modificato February 7, 2012 da Ghost Dog Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti