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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Polemiche Domani c'è già la Lazio in Coppa Italia

Quel rigore che non va giù

La Juve pensa al complotto

II caso II club e l'asse Lotito-De Laurentiis, Conte fischiato alla festa Aic

Juve, dalla Lega al campo con l'idea del complotto

Agnelli: «I nostri ragionamenti legittimi»

Roberto Perrone - Corriere della Sera - 18-01-2013

Come si dice complotto in francese? Qualcuno dovrà spiegare a Nicholas Anelka che è atterrato nel bel mezzo di una congiura alla rovescia, di un vento del Sud da cui Madama si sente circondata, al punto di smarrire anche un po' di quel savoir faire (questo è più facile) sabaudo. Perché degli strascichi di Juventus-Genoa, uno è grave e uno è agghiacciante, direbbe Conte senza l'ironia di Crozza. Il fatto grave è che gli arbitri sbaglino troppo spesso. A questo proposito Guida, dopo il fallo di mano di Granqvist (comunque la si pensi) e le accuse juventine di pentimento finali, ha giurato di non aver mai pronunciato la frase incriminata («non me la sono sentita»).

I tifosi della Juve diffondono un'intervista del fischietto nato a Pompei ma della sezione di Torre Annunziata a «Napolissimo» (n. 23, 2010) in cui, senza malizia, afferma di «tenere alle sorti del Napoli». Niente di che. Con Guida, in ogni caso, Madama ha un ruolino di 3 vittorie, 2 pareggi, zero sconfitte. Non un nemico. Si sprecano le rivelazioni. Secondo alcuni steward, nel tunnel, ci sarebbe stata una vivace discussione tra Guida e l'arbitro di porta Romeo. Di sicuro «vivaci» sono stati i bianconeri: rischiano squalifiche Conte, Bonucci e Nedved, meno Chiellini. Bisognerà vedere se Guida «se la sarà sentita» di infierire. Impossibile, invece, un ritorno alle ricusazioni: il designatore Braschi lo dirà forte e chiaro il 4 febbraio al tradizionale incontro arbitri-capitani.

II fatto «agghiacciante», invece è questa idea del complotto che parte dalla situazione in Lega e arriva al campo, ingigantita dai «cattivi pensieri» di Antonio Conte: l'asse Lotito-De Laurentiis (con Galliani grande vecchio) condizionerebbe il campionato a favore di Lazio e Napoli. A Torino ci credono, Conte (fischiato ai premi Aic, che tristezza chi l'ha fatto) soffia sul fuoco. La società è in balia degli estremismi dell'allenatore, sia nel bene (il metodo corda tesa ha portato la squadra a dov'è ora), che nel male (la sindrome della persecuzione). Ieri, alla festa Aic di Milano, il presidente Andrea Agnelli non ha inasprito i toni ma si è tenuto sulla linea di Conte e Marotta. «Ragionamenti legittimi, sono partite importanti, che i protagonisti affrontano con emotività e agonismo. Non si può pretendere che si comportino come lord inglesi a fine gara, in presenza, tra l'altro, di un episodio eclatante allo scadere». Postilla: «Quando avvengono alla Juve sono sempre enfatizzati». Anche Agnelli insiste sulla provenienza arbitrale: «Su certe designazioni interverrà Braschi. E capiremo se le nostre osservazioni saranno valutate opportune o meno. Lo scudetto? Abbiamo tante aspettative ma sappiamo che rivincere è più difficile che vincere. Il Napoli è il vero contendente al titolo». Per questo, Morgan De Sanctis, ottimo portiere e persona perbene, avrebbe fatto bene a tacere. «Ho sentito la parola "vergogna". Azzeccata per quello che ho visto a Torino. Mi auguro che le chiacchiere degli juventini siano ben vagliate dalle istituzioni». Qui, di azzeccato, ci sarebbe solo il silenzio.

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Riprendo da JF.

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Riprendo da JF.

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.asd

siamo noi che siamo prevenuti, "non abbiamo stile"

nella foto pare che Vucinic stia cercando di assordare l'ommem*****a a rutti .asd

Modificato da MacNamechB&W

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L'occasione perduta di marcare una diversità di stile [/b]

r.per - Corriere della Sera - 28-01-2013

La Juventus è campione in carica, è prima in classifica, i . è la squadra che ha segnato più gol e ne ha subiti di meno. Con Andrea Agnelli alla presidenza e Antonio Conte in panchina, ha ripreso domicilio all'attico del calcio. Con lo stadio di proprietà e un'attenta gestione delle risorse sta rimettendo a posto il bilancio e si avvia a tornare la società di «prima», quella che riusciva a vivere/vincere senza il mecenatismo del Principe (anche Milan e ora Inter fanno così).

Domina in Italia da due anni, è negli ottavi di Champions e in semifinale di Coppa Italia. È un club con una storia, con una «tragedia» sportiva (la retrocessione in serie B), con 14 milioni di tifosi. È un grande club, cambiato rispetto al passato, ma non per questo meno legato a una tradizione di eccellenza, di diversità. Per questo la Juventus ha perso un'occasione straordinaria per marcare la differenza dai suoi avversari. Un club come la Juventus non può comportarsi alla stregua di coloro che circondano gli arbitri a fine partita con un'indegna gazzarra, parlando di «cattivi pensieri» e adombrando il complotto. La tensione può far perdere l'equilibrio, lo concediamo, ma poi qualcosa o qualcuno deve ricordare a quale società si appartiene e, soprattutto, a quali non si appartiene. Insomma, la Juventus è scivolata al livello dei suoi detrattori. Peccato, poteva dimostrare di essere al di sopra di queste miserie. Avrebbe dovuto citare Boskov. «Rigore è quando arbitro fischia». E passare oltre. Saremmo ancora, qui, in piedi ad applaudire

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LA JUVENTUS E LA SINDROME DEL GOL

di MARIO SCONCERTI - Corriere della Sera - 28-012-2013

Da tempo la Juve ha qualcosa in meno del suo autunno vittorioso. Anche quando ha gamba, come sabato, le manca magia, facilità a diventare pericolosa. E messa bene in campo, è poco arginabile quando tutto funziona (gioco molto largo, più le mezzeali che si inseriscono, più i due attaccanti), non ha molti margini di miglioramento quando deve scegliere il colpo del fantasista. Non è a quest'altezza Giovinco, ha poca continuità Quagliarella; lo stesso Vucinic sta diventando un uomo da ultimo passaggio, non ha più la freddezza né la voglia di cercare davvero il gol. I problemi di queste ultime settimane sono soprattutto legate a questa difficoltà di segnare, appesantita dalle tattiche difensive degli avversari. I dati sono evidenti: nelle ultime dieci partite la Juve per sei volte o non ha segnato o ha fatto solo un gol. A quel piccolo gol si è fermata anche in tre delle ultime quattro partite. Questo il lato tecnico, passiamo adesso ai problemi con l'arbitro. Il buono della sceneggiata di sabato è che ha reso obbligatorio affrontare un argomento viscido come il fallo di mano in area. La volontarietà fu fatta diventare regola base per difendere gli arbitri dalla moviola. Il mezzo tecnico vedeva troppe cose più dell'arbitro. Così fu trovata una soluzione elegante e ambigua. Si disse che l'arbitro vedeva tutto per principio, quanto e più della moviola; se non fischiava era solo perché aveva ritenuto involontario il fallo di mano. A quel punto la moviola fu largamente depotenziata. Facesse pure vedere qualunque cosa, tutto era tornato a essere un'opinione dell'arbitro. Sembrava una soluzione diabolica, fu presto chiaro che aumentava solo la confusione. Ogni arbitro ha un proprio concetto di involontarietà. E al suo è stato adesso aggiunto quello dell'arbitro d'area. Così in un campo si decide una cosa, su un altro l'opposto. La realtà è che non all'opinione dell'arbitro bisogna rimettersi ma semplicemente al suo buon senso. Ci sono falli che determinano il gioco, altri che passano molto più leggeri. Si può chiedere la moviola in campo, senza però pretendere troppo. La moviola offre un'interpretazione in più, raramente dirime. Il fallo di Granqvist è chiaro, ma resta da interpretare anche alla moviola. Da regolamento è involontario perché il pallone tocca prima il piede, ma quasi tutti gli arbitri lo avrebbero dato per la sua evidenza. L'inquietudine della regola rende molto nervosi quelli che ne subiscono le interpretazioni più calde. E chiaro che ha sbagliato Conte negli eccessi della sua rivolta; è chiaro che ha sbagliato Marotta con la frase sul dovere di provenienza degli arbitri. E chiaro che la prima regola del calcio dovrebbe essere saper accettare, ma è anche chiarissimo che di confusione sul tema né è stata fatta troppa. E tempo di riavere una regola stabile. Servirà a rendere vivibile questo piccolo campionato bellissimo dove il Napoli è davvero a un passo dal primato e il Milan da tredici partite fa più punti di tutti. E ('Inter galleggia stranamente disponibile a niente o a tutto.

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Fischio finale

Granqvist, era rigore

Lo dice la regola

di Paolo Casarin - Corriere della Sera - 28-01-2013

Il caso del tocco di mano di Granqvist, alla fine di Juventus-Genoa, non è solo un episodio che, oggi, si presta a opinioni opposte, è un fatto di gioco che domani meriterebbe un'informazione unica e condivisa da parte dei responsabili arbitrali. Non si può archiviare questo «caso» nella nebbiosa area della discrezionalità, soprattutto oggi che a vigilare sulle aree di rigore sono schierati, in serie A, due arbitri del massimo livello. Sono giunto alla convinzione di giudicare punibile il fallo di Grangvist per una serie di considerazioni oggettive relative all'azione. Il cross basso che il difensore genoano si appresta a controllare proviene dal bordo campo, da oltre 25 metri, e gli permette perciò un totale dominio del corpo; l'avversario è alle spalle e non entra in contatto. Il controllo con il piede è maldestro e produce un innalzamento del pallone che tocca le braccia di Granqvist, impropriamente alte. Tiro da lontano e controllo sbagliato del pallone: rigore.

Questa formula non è una novità: esiste fin dal 1990 e si proponeva di qualificare la involontarietà. Nei 2008 il designatore Collina introdusse il concetto della carambola: «Ci eravamo accordati con tutti gli arbitri di giudicare involontario il contatto immediatamente successivo tra la testa e il braccio se il gesto prevalente è quello di colpire la palla con la testa». Restava inteso che il tiro doveva provenire da vicino, qualche metro, altrimenti si ricadeva nel controllo sbagliato e nella punizione. Con il tempo questo contributo di Collina ha avuto applicazioni non sempre in linea con lo spirito originale. Negli ultimi anni, con Braschi-Nicchi, agli arbitri venne chiesto di punire i contatti del pallone con le braccia lontane dal corpo: in sostanza l'area della involontarietà si sta ulteriormente riducendo per trasformarsi in impatto inevitabile e casuale. Il pallone che vuole velocemente andare verso la tua mano malgrado la tua manifesta volontà di schivarlo.

Ritornando alla gara sarebbe importante conoscere il grado effettivo di collaborazione offerto da Romeo, a 5 metri da Grangvist, con Guida a circa 20 metri. Anche questa soluzione dei 5 arbitri merita molto lavoro.

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l'opinione

LO STILE JUVE UN TEMPO ERA UN ALTRO

di Antonio Barillà - Corriere dello Sport - 28-01-2013

Nella notte di Milan-Juventus, quella del gol di Muntari e dei mille veleni, Antonio Conte denunciò il brutto clima di una partita troppo caricata: «Dobbiamo fare tutti il mea culpa, io per primo...».

Nella notte di Juve-Genoa, l'allenatore scorda intenti e pentimenti: arroventa il finale, accecato dalla rabbia, e non torna indietro nel dopo partita. Rincara anzi l'ad Beppe Marotta, tirando in ballo le radici campane di Guida, e rischia così di caricare un'altra sfida scudetto, stavolta con la squadra di Walter Mazzarri. Come se non bastassero le disquisizioni sull'antipatia più o meno sportiva, oppure i cori beceri intonati da minoranze rumorose.

Dispiace perché la gazzarra, storicamente, non appartiene alla Juventus: costretta a convivere con gelosie e sospetti, destino dei vincenti, ha sempre reagito con ironia e misura, perfino supponenza che è sempre meglio dell'arroganza. Negli ultimi tempi, capita invece sempre più spesso di diffondere un'immagine altezzosa e prepotente, che non rispecchia il carattere di chi la trasmette e che rischia d'incrinare raffigurazioni positive: quelle, faticosamente costruite, di società modello e squadra autoritaria. Forse è l'ombra lunga di Calciopoli che diffonde una sensazione d'accerchiamento: la Juve teme ingiusti pregiudizi che portano, talvolta, nel dubbio a sorvolare (dopo Parma-Juve del campionato scorso, Conte lo disse chiaro e tondo) e non accetta più la disparità di trattamento sui torti arbitrali: insabbiati a suo giudizio quelli contro, ingigantiti quelli favorevoli. Strepitando però come certi vecchi presidenti di provincia, oppure irrigidendosi in battaglie come le tre stelle, i vertici bianconeri aumentano la spaccatura attorno alla Juve amata oppure odiata: il suo popolo applaude, sentendosi protetto, il resto del mondo la taccia di prepotenza. E forse, scendere a certi livelli, facilita anche le parole acide dei rivali: si sarebbero concessi, in passato, certi attacchi a un Agnelli?

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Le ragioni e le isterie

Marco Ansaldo - La Stampa - 28-01-2013

Non si può chiedere alla Juve di tacere quando pensa di aver ricevu.to un torto, se a parti invertite mezza Italia avrebbe gridato allo scandalo e rispolverato i luoghi comuni sul suo potere: ricordiamo quanto successe negli spogliatoi di Catania quando il sindaco pretendeva che le scuse all'intera città per un gol valido negato a 70' dalla fine e non dimentichiamo le ironie di Massimo Moratti. Nella disputa tra chi dice che il mani di Granqvist non era da rigore e chi sostiene che meritasse il penalty stiamo con questi ultimi: dal momento che non vale più l'attenuante della palla che prima ha sbattuto contro un'altra parte del corpo, ogni situazione in cui si tengono le braccia così larghe aumentando la possibilità dell'impatto va punita. Lo conferma Braschi. Altrimenti diventa rigore solo il gesto del pallavolista che va alla ricerca del pallone (infatti lo meritava il Genoa per il tocco di Vucinic nel primo tempo).

Tuttavia c'è modo e modo di far sentire le proprie ragioni. Il modo della Juve è sbagliato e controproducente per tre motivi. Primo: ad esagerare si è meno credibili. Più del comportamento di Conte, di cui si conosce la fumantinità, ci ha stupito Marotta. Non è da dirigente di una grande squadra insinuare il dubbio che un arbitro sia condizionato dalla propria provenienza, segnalando la contiguità di Guida con il Napoli. Se passa questa linea di pensiero in chi dovrebbe essere responsabile non si finisce più e Marotta lo dovrebbe sapere. Avrebbe fatto meno danni se avesse taciuto. Secondo: arriveranno le sanzioni, perchè è improbabile che Guida non abbia scritto quanto è successo a fine partita e che hanno visto tutti. Questo significa che Conte va incontro a una squalifica e non soltanto lui: se va punito un arbitro che ammette di non essersela sentita di fischiare il rigore, la domanda che si farà il giudice sportivo è cosa ha fatto il tecnico della Juve prima che gli fosse data quella risposta. Terzo motivo e più grave: i bianconeri hanno trasmesso agli inseguitori l'impressione di essere travolti dal nervosismo e di patire il momento di difficoltà. Una reazione isterica è sempre il frutto di uno stato d'animo turbato. La realtà è che la Juve ha perso altri punti in casa, giocando con un uomo in più per 25' e dopo essere andata sull'1-0, come successe in peggio con la Samp al rientro dalla sosta. In gennaio la Juve ha pareggiato a Parma (dove ha vinto il Napoli) sprecando il vantaggio, si è ripetuta in Coppa Italia con la Lazio e la goleada con l'Udinese è cominciata dopo 40' di nulla, grazie alle prodezze di Pogba. Qualcosa si è inceppato e va rimesso in moto. Spostare il tiro e inventarsi accerchiamenti non porta a niente se non a denunciare una fragilità pericolosa.

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E A RUOLI INVERTITI?

VITTORIO OREGGIA - Tuttosport - 28-01-2013

Pare che l'arbitro Marco Guida, nato a Torre Annunziata, sia un sostenitore del Napoli. In fondo, non è nulla di clamoroso, anzi è tutto abbastanza scontato, anche se l'ammissione in una intervista (autorizzata a suo tempo da Collina) di alcuni anni fa suscita un discreto scalpore. Per onestà intellettuale, infilando nel pentolone pure i giornalisti, che spesso sono giornalistitifosi,-ipotizziamo che altri arbitri abbiano avuto - o abbiano - passioni calcistiche. Nell'esercito dell'Aia ci saranno sicuramente "aficionados" della Juventus, o del Milano dell'Intero della Roma: non è questo il punto. Il punto è che magari sarebbe stato meglio per Guida, già impegnato a dirigere gare di serie A, non sbandierarlo ai quattro venti. Ma al cuore non si comanda. Azzardiamo, poi: se Guida fosse nato a Pinerolo e avesse inclinazioni bianconere, che tipo di uragano si sarebbe scatenato?

C'è pure un altro punto, tecnico. E sono gli errori compiuti da Guida in Juventus-Genoa, i rigori negati, l'ondivagismo di certe decisioni. Vogliamo credere alla buona fede, non possiamo ignorare la mediocrità della direzione. Guida, comunque, è in linea con il livello insufficiente della maggior parte dei nostri arbitri e di chi li governa. Un minus che non può venire ignorato. Perché l'inadeguatezza genera boiate e le boiate innescano reazioni smodate. Come quelle della Juventus sabato sera. Che porteranno a squalifiche.

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Il rito delle sceneggiate

Gianni Mura - repubblica.it - 28-01-2013

QUI non si tratta di reagire da lord inglesi, come ha detto Andrea Agnelli, ma di stabilire, ognuno nel suo campicello, di quanto ancora si vuole far crescere la tensione, e a quale scopo, e a vantaggio di chi. La sceneggiata finale di Conte, allenatore caldo e quindi più a rischio, ha contagiato perfino gli infortunati, come Chiellini, i panchinari come Storari, tutti a far mucchio intorno all'arbitro. Atteggiamenti che avranno conseguenze disciplinari, inevitabilmente, come le frasi geografiche, a freddo e forse più velenose, di Marotta. A un mese da Napoli-Juve non si sta preparando un bel clima. Ha replicato con molta franchezza De Sanctis: vergogna sì, non in partita ma subito dopo. Nel mese in cui contava di aumentare il vantaggio, la Juve ha fatto 5 punti su 12, uno solo con le due genovesi. E si ritrova il Napoli a 3 punti. A Parma, dove la Juve aveva pareggiato, il Napoli ieri ha vinto ed è stata una sfida molto bella, aperta, tra due squadre vive. Il Napoli c'è e i nervi scoperti della Juve potrebbero dargli una mano. Questo è il succo della replica di De Sanctis.

Se la Juve non batte il Genoa in dieci nel finale è patetico dare tutta la colpa a Guida. Conte ritiene che l'arbitro abbia negato tre rigori alla Juve e uno al Genoa, cronologicamente il primo. L'ultimo era il più controverso anche perché alla volontarietà (esclusa) di Granqvist si contrappone la scompostezza dell'intervento (innegabile). Non è da escludere che nasca da questo confronto il "non me la sono sentita di darlo" che ha o avrebbe detto Guida.

Quindi, se Conte ha ragione nella contabilità ha torto nella reazione. Ed è poi da dimostrare che, in una serata storta, un rigore lo segni di sicuro. Alla Juve mancano titolari di peso e manca il forte goleador. Chi ha segnato di più, Quagliarella, è con la valigia in mano. Chi arriva, Anelka, è una scommessa. Guai ai turni cosiddetti agevoli: la Juve ha pareggiato col Genoa, la Lazio è stata battuta in casa dal Chievo. Stanchezza e formazione sbagliata, segno che Petkovic non è perfettissimo. Ha pensato più alla coppa Italia di domani (Lazio-Juve, auguri all'arbitro) che al campionato. Non ne approfitta l'Inter: 2-2 col Torino che poteva pure vincere. A fari spenti e con gioco lampeggiante il Milan continua la scalata all'Europa. Ora è quinto.

Striscione a Genova: "In questo calcio malato un vero signore se ne è andato" hanno scritto i tifosi doriani. Vero, Riccardo Garrone era un vero signore, uno che badava ai comportamenti suoi e dei suoi tesserati. È qui che il discorso deve allargarsi e non riguarda più solo la Juve. Piccoli numeri: a Roma 4 ammoniti, a Torino 5, a Genova 3, a Parma e a Udine 7, 8 a Catania (espulso Aquilani), 8 a Bergamo (espulsi Brivio e Colantuono), 8 a Cagliari (espulsi Miccoli e Gasparini), 1 a Milano. Il discorso deve allargarsi a tutte le squadre, agli arbitri e a chi li valuta e consiglia, alla Lega (sempre che il soggetto interessi) e alla Figc (idem). Per esempio, il codice etico di Prandelli in che misura respira, fuori dalla maglia azzurra? Non se ne può più di isterismi. Bravi Montella e Maran, che a Catania alla fine s'abbracciano dopo una partita bruciante per la Fiorentina, scavalcata in extremis. Ma in genere se vediamo gesti sportivi tra allenatori si tratta di un altro campionato, inglese o tedesco. A inizio stagione dai capi arbitrali arriva la solita canzone: saremo inflessibili. E, ormai allenati alle delusioni, aspettiamo l'inflessibilità come a teatro si aspetta Godot. A volte, inflessibilità per l'allenatore con una scarpa oltre la zona tecnica. La meno richiesta. Vorremmo vedere molta più inflessibilità per gli assembramenti urlanti, chi con l'arbitro chi col quarto uomo chi con quello dietro la porta chi col guardalinee. E non sempre per un rigore, a volte per una rimessa laterale. Ad ogni fischio segue una protesta, individuale o collettiva. Non se ne può più. Vorremmo vedere inflessibilità sugli abbracci in area, a costo di fischiare 5 o 6 rigori in 90'. Non succederebbe, perché i calciatori capirebbero che è cambiata la musica. Ma, prima, questa nuova, benedetta musica qualcuno dovrà pur cominciare a suonarla

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Ma se la mano di Granqvist fosse stata di Bonucci…

di Gianluca Mercuri - corriere.ie - 28-01-2013

Davvero sgradevoli le esternazioni di Marotta e Conte dopo Juve-Genoa. Oddio, che volgarità! Mamma mia che mancanza di stile! Allora, per rifarci la bocca, proviamo a immaginare cosa avrebbero detto certi rappresentanti del nostro calcio, loro sì fuoriclasse del fair play, se un fallo di mano identico a quello di Granqvist l’avesse commesso Bonucci. In piena area juventina. Al 93′.Vediamo:

Enrico Preziosi, Genoa: “Non protesto assolutamente, abbiamo subìto un danno evidente ma alla fine torti e favori si compensano, com’è successo l’anno scorso tra Juve e Milan prima e dopo il gol di Muntari. È tornata la Juve di Moggi? Ma no, e poi io non scaglio pietre, mi sento, come dire, un po’ inibito”.

Walter Mazzarri e Aurelio De Laurentiis, Napoli: “Non pensiamo assolutamente che la Juve sia aiutata dagli arbitri, crediamo nella regolarità del campionato. Gli arbitri possono sbagliare, il Napoli è sereno e non protesta mai”.

Claudio Lotito, Lazio: “Io non dico nulla, qualcosa l’abbiamo grattata pure noi di recente contro Cagliari e Atalanta, e a quel Floccari che stoppa di mano e segna gli ho detto che non si fa così. Ma ora vi lascio, devo vedere gli avvocati per preparare l’appello al processo su calciopoli. Quell’anno e tre mesi che m’hanno appioppato me sta proprio qui”.

Adriano Galliani, Milan: “Giù le mani dalla Juve, a San Siro sono stati dei signori, l’arbitro si è inventato il fallo di mano di Isla in area e ci ha regalato la partita, ma loro alla fine non hanno detto nulla, mica come noi dopo il gol di Muntari. Per questo vedete, il gol di Muntari non ce l’ho più sullo schermo del telefonino. E ora scusatemi, ci ho Meani che mi chiama, anzi Raiola, volevo dire Raiola”.

Massimo Moratti, Inter: “Non commento più le vicende della Juve, è una scelta di dignità che ho fatto da quando sono venute fuori le telefonate che facevamo anche noi prima di Calciopoli: siam prescritti e stiamo zitti”.

Silvio Berlusconi, Milan: “Il rigore non dato al Genoa è stata la peggiore colpa di un arbitro, Guida, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene”.

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Juve stangata: ora vediamo se stangano Guida per ciò che ha fatto e detto

Xavier Jacobelli - Calciomercato.com - 28-01-2013

Il Giudice Sportivo ha presentato un conto pesante alla Juve, com'era ampiamente scontato a norma di regolamento.

La fondatezza delle proteste bianconere (come fondate erano quelle del Genoa, defraudato di un evidente rigore) non giustifica né legittima la platealità e il nervosismo incontrollato di chi ha protestato. E fin qui ci siamo.

Adesso, però, ci piacerebbe sapere quali saranno i provvedimenti che Nicchi & Braschi prenderanno a carico dell'ineffabile Guida che, secondo Massimo Chiesa, ex arbitro internazionale ed esperto di questioni arbitrali di calciomercato.com, ha diretto in modo disastroso. Naturalmente, nonn soltanto secondo Chiesa.

Ci piacerebbe sapere se sia vero che Guida abbia affermato: "Era rigore, ma non me la sono sentita di darlo al novantatreesimo", come ha accusato Conte. Perchè delle due l'una: o Conte dice la verità o mente. E siccome, sinora, Conte non è stato smentito da nessuno, se il silenzio continua vuol dire che ciò che ha detto è vero. E, se è vero, per un lungo periodo Guida deve essere collocato a riposo, così si ricorda che, quando un rigore c'è, bisogna darlo. D'altra parte, l'ha detto lo stesso Nicchi: "Se un arbitro fischia, non sbaglia mai". Il problema è che Guida non ha fischiato.

A proposito di Nicchi. Domenica sera, a Milano, sul palco del Teatro Dal Verme, durante il Gran Galà del calcio, a Michele Criscitiello che, correttamente gli poneva una delle domande del giorno ("Quando fate parlare gli arbitri?"), il presidente dell'Aia ha replicato stizzito: "Parleranno quando altri non parleranno più". Abbiamo cambiato canale.

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SENZA RISPETTO

GUIDO VACIAGO - Tuttosport -29-01-2013

TORINO - In mezzo al popolo della Juventus striscia la sensazione che la squadra bianconera non venga rispettata. Dagli avversari e dalle istituzioni. Il tifoso la vede sempre un po’ di parte, ma fatta la tara alle paranoie da innamorati, resta qualche oggettiva anomalia rispetto al passato.

È difficile, infatti, immaginare Pulvirenti rivolgere a Umberto Agnelli gli stessi insulti che ha riservato al figlio Andrea. E non sembra esserci così tanta differenza fra la scomposta reazione di Conte nel dopo Juve-Genoa e la decisione di non presentarsi alla premiazione della Supercoppa Italiana: il presidente Abete, tuttavia, le ha trattate mediaticamente con un ceffone (alla Juve) e un buffetto (al Napoli). E raramente le scelte bianconere in Lega si sono sgretolate davanti a un muro architettato da piccole e medie società (e sostenuto dal Milan).

Insomma, chiamatela “mancanza di rispetto” o “scarso peso politico”, ma quanto la formazione di Conte è in grado sul campo di terrorizzare gli avversari con il suo tremendismo agonistico, tanto la Juventus non pare temuta nei palazzi delle istituzioni e nelle sedi degli avversari. Pesano molto gli strascichi di Calciopoli (la causa da 444 milioni su tutto) che hanno condizionato i rapporti. Fino al paradosso che vede Agnelli avere idee e aspirazioni di governo nel calcio italiano, ma trovarsi spesso all’opposizione extraparlamentare.

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Abete allega lo schiaffo

«Complotto? Fuori dal mondo ! Così la Juve avvelena il clima negli stadi»

Domenica Agnelli e il numero uno della Figc si sono parlati e il clima sembrava rasserenato, ma ieri è partito l'affondo

GUIDO VACIAGO - TUTTOSPORT - 29-01-2013

TORINO. La stangata e lo schiaffo sono arrivati più o meno in contemporanea, Perché il giudice Tosel stava scrivendo le motivazioni delle squalifiche, mentre il presidente Abete parlava alla radio. E nel suo intervento a Gr Parlamento era inevitabile toccare l'argomento che tiene banco dal febbricitante sabato sera bianconero. Il numero uno della Figc è andato giù duro, anzi durissimo:Complotto contro la Juve? Siamo fuori dal mondo, è un romanzo che non esiste! L'intervento di Conte e le esternazioni di Marotta saranno valutate dagli organi disciplinari. A livello di politica, non determina nessun effetto sulla classe arbitrale e sulla federazione. L'unico effetto che si ottiene è avvelenare il clima negli stadi. Non possiamo pensare che il tifo sia più educato se non diamo tutti il buon esempio, non so se mi spiego».

INTRANSIGENTE Accuse importanti, quelle del presidente che, nel corso di questa travagliata stagione, non era mai intervenuto con toni così decisi e inflessibili per spegnere i focolai polemici sempre seguiti ad ogni errore arbitrale di una certa gravità. Eppure la rabbia per torti subiti è esplosa spesso nelle dichiarazioni post partita di allenatori o dirigenti e le gazzarre intorno agli arbitri sono piuttosto comuni. Certo, l'enfasi mediatica avuta dalla Juventus, che fa comunque più rumore dell'Atalanta, ha reso il dopo partita di sabato sera decisamente più clamoroso di quelli che il presidente Abete ha ignorato o trattato con minore intransigenza.

IL SOLCO Agnelli, ad ogni modo, incassa anche lo schiaffo di Abete, oltre che le squalifiche. E versa i 50mila euro di multa. Nessuna reazione, per ora. Ma il solco fra i bianconeri e la Federcalcio si fa più profondo. Un paradosso per certi versi inspiegabile alla luce del voto che lo stesso Agnelli aveva dato ad Abete due settimane fa. Sembrava fosse l'inizio del disgelo di cui si parla da tempo e che pareva essere comunque ben avviato anche domenica sera, quando Abete e Agnelli erano stati notati chiacchierare dietro le quinte del teatro Dal Verme di Milano, che ospitava gli Oscar del calcio. Insomma, le parole di ieri pomeriggio sono tanto forti quanto inattese.

L'INCENDIO D'altra parte, la Juventus ha attaccato il cuore del sistema arbitrario con le dichiarazioni di Beppe Marotta dopo JuventusGenoa. I sospetti gettati dall'ad juventino sulla "napoletanità" dell'arbitro Marco Guida (che d'altra parte nel recente passato ha rilasciato improvvide interviste nelle quali dichiarava la sua simpatia per il club di De Laurentiis) sono un colpo accusato duramente. Forse, per questo, la reazione di Abete è stata così decisa e puntuale. La scintilla di Marotta può potenzialmente scatenare un incendio che le istituzioni vorrebbero evitare.

IL RUOLO E a questo punto? Sarà interessante capire la reazione della Juventus che, magari, attenderà circostanze diverse per rispondere con parole o fatti. Va comunque registrato che mentre si valuta se oppore o meno un ricorso alle decisioni del giudice sportivo, nessuno a Torino pare pentito di quanto accaduto alla fine di Juventus-Genoa. Agnelli avrebbe, forse, gradito un maggiore self-control da parte di Conte, tuttavia pienamente giustificato anche davanti ai microfoni ('Difficile comportarsi da lord inglesi di fronte a certe decisioni»). Ma, al di là dell'affaire Guida, resta da capire quale sarà il ruolo della Juventus nella politica calcistica italiana, verso la quale Agnelli nutre aspirazioni (e idee) di governo, ma si trova troppo spesso all'opposizione extraparlamentare.

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ARBITRI RADUNO UEFA CON COLLINA FINO A GIOVEDÌ PER LA PRIMA VOLTA ANCHE CON FISCHIETTI ROSA

La svolta: braccia larghe sempre rigore

L'Aia ha chiesto un parere tecnico a Uefa e Fifa sul caso Granqvist: in arrivo la stretta

cen - Gasport - 29-01-2013

ROMA - Le donne arbitro in tuta al fianco dei colleghi famosi. E' la cartolina che arriva da Roma, dove fino a giovedì i fischietti più importanti e i neo internazionali si sono radunati in vista della ripresa di Champions ed Europa League. Sono sei i fischietti italiani presenti: Rizzo-li, Rocchi, Tagliavento, Orsato più la quota rosa composta da Spinelli e Vitulano. E' la prima volta di uno stage misto: è stato il designatore Pierluigi Collina a inserire la novità. Ieri è stata la giornata degli arrivi e dei primi appuntamenti da svolgere (più che altro visite mediche). In serata c'è stato il brindisi di benvenuto e poi la cena. Da stamani si fa sul serio: allenamento in campo e al pomeriggio lezioni in aula perla gestione dei casi più spinosi da interpretare. Compreso il fallo di mano.

Passa la stretta In Italia si discute ancora del mani di Granqvist: da punire oppure no? Il presidente Nicchi ha chiesto un parere tecnico a Uefa e Fifa. L'episodio è molto controverso: serve pertanto tin confronto con le massime istituzioni. Collina oggi farà vedere delle immagini ai suoi arbitri, ma si terrà lontano dalle polemiche di casa nostra. Sarà però ribadito un concetto: da punire chi «fa volume» con le braccia anche se non c'è la volontarietà. Nel caso di Juve-Genoa il difensore si calcia addosso: come la mettiamo? Soluzione del rebus non facile, ma tutti sono concordi che occorre fare chiarezza per evitare altre possibili polemiche. La posizione del settore tecnico dell'Aia è ancora ufficiosa, si stanno valutando pro e contro di entrambe le posizioni. Questo aspetto fotografa bene la difficoltà incontrata da Guida che ha deciso in pochi secondi e senza una direttiva così precisa. Adesso sta per arrivare: non senza dubbi, ma la strada scelta dovrebbe contemplare una ulteriore stretta su questioni simili. Tradotto: in presenza di braccia larghe è consigliato fischiare sempre il rigore. Anche nel caso di Granqvist.

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IL commento

Il giudice Tosel:

niente stangata

solo regolamento

Ruggiero Palombo - Gasport - 29-01-2013

Non è una stangata. Mostra di capirlo, ahinoi con un giorno di ritardo, anche la Juventus, che infatti tace. Tra le immagini del campo e quanto deve essere poi accaduto negli spogliatoi, stando ai sia pure generici resoconti del sestetto arbitrale, a Conte e compagni poteva andare molto peggio. Al giudice sportivo Tosel va dato atto di essersi attenuto ai fatti e ai referti senza farsi travolgere dall’emotività: si è mantenuto freddo, e freddamente ha applicato il regolamento (leggi le decisioni del giudice sportivo). Nel suo range più generoso e meno severo, questo deve essere chiaro e deve servire di monito ai tanti, troppi bianconeri che con una frequenza ormai sospetta perdono la testa ogniqualvolta l’arbitro sembra penalizzarli. (Guarda la rabbia di Conte dopo la partita)

NERVI — Non interessa qui stabilire se il mani di Granqvist allo scadere fosse meritevole o meno del calcio di rigore, né stabilire se prima di quell’episodio la Juve avesse altro di cui dolersi, certo dopo un rigore, quello solare, negato al Genoa per il gomito volontariamente proteso di Vucinic. Qui si discute di comportamenti, di capacità di mantenere il controllo dei nervi. Troppo fresco, per tutti e forse anche per chi è chiamato a dirigere le partite, il ricordo di quanto avvenne il 28 ottobre in Catania-Juventus, quando Gervasoni fu assediato da mezza Juve e indotto ad annullare il gol regolare di Bergessio. In campo internazionale, in Champions League, una gazzarra come quella scatenatasi al termine della partita col Genoa sarebbe costata alla Juventus molto più che le due giornate di squalifica per Conte e Bonucci, le uniche vere sanzioni "influenti". Le tre settimane a Marotta, la giornata riservata al lungodegente Chiellini e quella di Vucinic per sopraggiunta somma di ammonizioni, rappresentano infatti una sorta di danno collaterale quasi ininfluente rispetto alla trasferta col Chievo e al successivo match con la Fiorentina.

COMPORTAMENTI — Alla fine del campionato mancano sedici giornate, un’enormità. E i tre punti di vantaggio sul Napoli, unico autentico avversario nella corsa scudetto, rappresentano comunque un bene prezioso. Non dilapidarlo significa anche fare tesoro di quanto è accaduto sabato sera. Colpisce, trattandosi di Juve, leggere nelle motivazioni di Tosel della multa di 50mila euro comminata alla società "per avere suoi sostenitori, al termine della gara, indirizzato numerosi sputi agli ufficiali di gara mentre uscivano dal recinto di gioco, colpendoli al volto e sulla divisa". Sarebbe bello se su una cosa così un tipo fumantino come Conte, che poi diventa esempio per tutti, riuscisse a riflettere. Utopia? Forse sì, ripensando anche alle troppe parole in libertà uscite dalla bocca di un dirigente stimato come Marotta. L’unico in tutta questa vicenda a mantenersi sobrio è stato Andrea Agnelli. Certo, può anche essere vero che, come ha detto domenica, "a volte è difficile fare i lord inglesi". Ma la sua mission, d’ora in avanti è proprio questa: convincere Conte e i suoi ragazzi a comportamenti di cui poi non ci si debba vergognare.

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l'umore bianconero

Le reazioni

Amarezza in società

E si auspica il rinvio

del vertice con Braschi

Ricorso per l'a.d., si valuta per gli altri. Lunedì incontro tra club, arbitri e capitani ma Agnelli sarà in Qatar con l'Eca

Francesco Ceniti - Tuttosport - 29-01-2013

Il giorno del silenzio. La Juventus ha passato la mattinata nell’attesa di conoscere le decisioni del giudice sportivo. Le squalifiche di Conte, Bonucci e Chiellini erano state messe in preventivo dopo le proteste al fischio finale di Guida. Semmai si ragionava sull’entità. Alle 16 è arrivato il verdetto: nessun commento ufficiale, masono filtrati umori e sensazioni. Accolti con «amarezza» il doppio turno inflitto al tecnico e al difensore (si valuterà l’ipotesi ricorso). «Indolore» la giornata per Chiellini (è infortunato), mentre lo «sconcerto» è per lo stop inflitto all’a.d. Beppe Marotta.

Incensurato Dalle parti di Torino giurano che il dirigente non abbia mai pronunciato «frasi ingiuriose» e assunto «un atteggiamento intimidatorio nei confronti dell’arbitro» come scritto nelle motivazioni. E fanno notare come Marotta in 30 anni non aveva mai subito una inibizione (scadrà il 18 febbraio). E potrebbe non finire qui: le frasi su Guida e sulla designazione infelice (ieri censurate anche dal sindaco di Torre Annunziata: «Parole fuori luogo: c’è il rischio violenza») sono al vaglio della Procura federale: possibile il deferimento. Ecco perché Marotta aveva in mente di spiegare meglio il suo pensiero («Non stato bravo a farmi capire») nel prossimo incontro con Braschi. Una strategia chiara: chiudere la polemica e nello stesso avere risposte certe. Questo perché i bianconeri ritengono di essere stati danneggiati nelle ultime giornate: il mani di Granqvist l’ultimo episodio, ma prima anche torti contro Sampdoria e Cagliari. Peccato che lunedì le parti resteranno molto lontane «grazie» a un coordinamento non all’altezza.

Incrocio Ieri la Federcalcio ha comunicato a sorpresa un cambio di sede: Braschi, Nicchi, società e capitani si vedranno a Milano e non (come di consueto) a Fiumicino. Il motivo? Nello stesso giorno è previsto un consiglio in Lega Calcio. Meglio spostare tutto al Nord. Non il massimo, visto che le questioni arbitrali sono di vitale importanza e avere interlocutori part time (visto l’impegno in Lega) non aiuta. Senza contare un altro aspetto: arrivare nel centro di Milano non è comodo come l’aeroporto di Fiumicino. Mac’è di più: da mesi il 4 febbraio era stato scelto per l’assemblea annuale dell’Eca che si terrà in Qatar. Sono invitati 6 club italiani: Inter, Milan, Napoli, Roma, Fiorentina e Juve (Agnelli è fresco vicepresidente). Forse sarebbe opportuno rinviare di 7 giorni la riunione con gli arbitri. «Per regolamento non abbiamo la possibilità di parlare con Braschi o Nicchi: perché scegliere un lunedì congestionato per una riunione così importante? Perché non spostarla di una settimana?», è il ragionamento-proposta che arriva da Torino. Soluzione sensata: Figc e Aia farebbero bene a prenderla in considerazione. Ci sarebbe un altro problema: il 12 la squadra di Conte è impegnata per la Champions, mala società bianconera è disponibile a presentarsi all’incontro di Fiumicino con Braschi e poi volare in Scozia. Un modo palese di «tendere la mano». Magari proprio con Marotta: il ricorso contro la squalifica in questo caso è scontato.

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Sputi dalle tribune”, lo Stadium ha rischiato un turno a porte chiuse

Il referto: il tecnico ha urlato “Non avete le p..."

Maximulta. Cinquantamila euro al club. Bonucci "trattenuto a fatica”

Buccheri Guglielmo - La Stampa - 29-01-2013

Cinque lunghe pagine. È appena calato il sipario sulla notte dei veleni quando il signor Guida e i suoi collaboratori si chiudono nello stanzino degli spogliatoi e, referto sotto mano, ripercorrono il corto circuito dello Juventus Stadium. Gli sputi in faccia e sulle divise, lo scatto d’ira di Bonucci, gli insulti di Conte, la presenza minacciosa di Chiellini, prima in tribuna infortunato, poi in mezzo al caos al termine della partita: l’arbitro, uno degli assistenti e uno dei due giudici di porta ricostruiscono le loro verità.

Nelle prime pagine del rapporto arbitrale arrivato sul tavolo del giudice sportivo Gianpaolo Tosel finisce la rivolta dello stadio. Per un attimo i cancelli dello Juventus Stadium si chiudono per la sfida con la Fiorentina perché la follia di indirizzare sputi, centrandoli, agli ufficiali di gara non aveva prima di sabato precedenti: la multa di 50 mila euro per il club bianconero ha preso il posto di una giornata a porte chiuse grazie alla collaborazione immediata della società e al fatto che a macchiarsi di tale gesto siano stati in pochi. Dalle tribune al campo, al sottopassaggio, al tunnel degli spogliatoi: è in quest’ultima area che, secondo la ricostruzi one del fi schietto di Torre Annunziata, è andata in scena la ribellione al rigore non concesso. Conte, dopo i ripetuti «Vergogna...» sotto l’occhio delle telecamere, si ritrova inchiodato da un referto che racconta di nuove ingiurie del tecnico bianconero verso Guida e i suoi collaboratori. «Non avete le p...», è stato quello che gli ufficiali di gara hanno sentito negli spogliatoi. «Non avete le p..», l’urlo di Conte, mentre Bonucci si avvicinava minaccioso (secondo le parole scritte nel referto il difensore sarebbe stato trattenuto a fatica dai presenti) ai grandi accusati del dopo Juve-Genoa.

Più incontri ravvicinati, dunque, sono andati in scena sabato al fischio finale di Juventus-Genoa. Attimi di tensione, urla, contatti fisici sfiorati: l’arbitro Guida ha annotato tutto, gli uomini della procura federale presenti allo stadio anche. Conte ha accusato il fischietto di non aver avuto la forza di concedere un rigore, per il tecnico bianconero, fin troppo solare. Bonucci e Chiellini si sono sfogati a dure parole, l’amministratore delegato Giuseppe Marotta non si è fatto da parte nel tunnel degli spogliatoi. E il pubblico juventino in tribuna? Quegli sputi di una piccola parte dei tifosi che colpiscono al volto sono una macchia che poteva costare molto cara ad uno Juventus Stadium già sotto diffida da parte del giudice sportivo.

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La stangata

Due giornate a Conte e Bonucci (Prandelli non lo convocherà), una a Chiellini. Stop anche a Marotta: “Atteggiamento intimidatorio”. La Juve: “Una vergogna”

La società farà ricorso e nega gli addebiti al dirigente: né insulti né minacce

Massimiliano Nerozzi - La Stampa - 29-01-2013

TORINO, 29 gennaio 2013 - Due giornate di squalifica per Antonio Conte e Leonardo Bonucci, una per Giorgio Chiellini e inibizione fino al 18 febbraio per l’ad Beppe Marotta: è il tariffario applicato ieri ai bianconeri dal giudice sportivo Gianpaolo Tosel, dopo le proteste sulla coda di JuveGenoa. Quello con il timbro della Lega calcio resterà l’unico comunicato di giornata, anche se poi un altro con griffe bianconera non serve: «Una vergogna», è il pensiero rigorosamente non ufficiale, ma più citato tra gli abitanti di casa Juve. Del resto, l’aveva già gridato Conte da bordo campo, dopo aver visto allegramente ignorato sul gong il rigore di Granqvist, come pure l’arbitro aveva glissato su tre precedenti episodi (uno pro Genoa, due in favore della Juve). Per il ricorso, più che di riflessione è questione di tempo. Se il listino prezzi per le squalifiche era quasi scontato, e previsto pure tra gli accusati, per la Juve le decisioni del giudice sportivo sono comunque una stangata, sul campo: con Chiellini ancora fuori uso, per infortunio, senza Bonucci la difesa perde un’altra vite fondamentale. Come l’attacco, vista la squalifica di Vunicic che, già diffidato, è stato messo fuori gioco (una giornata) dopo l’ammonizione: indovinato, per proteste. Decisamente fuori menù, secondo il club, è invece l’inibizione all’ad Marotta. «Surreale», soprattutto per la motivazione, che il giudice ha ovviamente succhiato dal referto arbitrale: il reato, «l’avere, al termine della gara, negli spogliatoi, contestato l’operato degli ufficiali di gara, rivolgendo all’arbitro, con atteggiamento intimidatorio, espressioni ingiuriose». Per chi ben conosce Marotta, nel mondo del calcio praticamente tutti, il pensarlo in un «atteggiamento intimidatorio» suona vagamente comico, anche fosse vero. Come pure la società nega la pronuncia di qualsiasi «espressione ingiuriosa». L’ad avrebbe chiesto spiegazioni sulle decisioni arbitrali, certo senza l’aplomb di un lord, ma senza offese, è la ricostruzione del club bianconero. Per un dirigente che «in trent’anni di calcio non era mai stato inibito». Diciamo che dentro al tunnel di parole grosse ne sono volate, ma il mittente non era sicuramente Marotta. Nel verbale di squalifica Conte, cui è andata anche una multa di diecimila euro (idem Bonucci), paga «l’avere fronteggiato con atteggiamento intimidatorio il direttore di gara e un arbitro addizionale e contestato platealmente l’operato degli ufficiali di gara, al termine della gara e sul campo di gioco, contestando il loro operato con espressioni ingiuriose, che reiterava poco dopo negli spogliatoi». L’imputazione di Bonucci, che salterà Olanda-Italia per il codice etico di Prandelli, è invece quella di aver spedito «un’espressione ingiuriosa» al quarto uomo e «per aver poco dopo, negli spogliatoi, assunto un atteggiamento intimidatorio nei confronti di un arbitro addizionale, rivolgendogli espressioni ingiuriose». Giorgio Chiellini, colpito anche da un’ammenda di 5 mila euro, è stato squalificato per «avere contestato platealmente l’operato degli ufficiali di gara, entrando sul terreno di giuoco senza autorizzazione, al termine della gara». Nel conto anche 50.000 euro di multa alla Juve, per gli sputi spediti agli arbitri dal pubblico. «Spero che non ci siano condizionamenti», ha messo le mani avanti su Lazio-Juve di Coppa Italia, stasera, il capitano biancoceleste Stefano Mauri: uno sub judice (sul campo) da inizio campionato.

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Detto dopo

MA LA JUVE È UN SERVIZIO PUBBLICO?

Tony Damascelli - Il Giornale - 29-01-2013

E' ovvio, doveroso, opportuno che a parlare del caso Juventus, l'ultimo è relativo alla partita e al post partita contro il Genoa, siano i giornalisti, gli opinionisti, anche i tifosi, sui giornali,nelleemittentitelevisive, alla radio, sui vari siti web. Ma il cortile italiano registra alcune new entry: a discutere della Juventus intervengono personaggi illustri e di grande curriculum: Preziosi Enrico accenna al "gol di Muntari" che ha condizionato lo scorso scudetto, il presidente del Genoa è onnipresente in qualunque trattativa di calciomercato italoeuromondiale, dunque ha profonda conoscenza di quello che accade nelle partite di football; De Sanctis Morgan, il portiere del Napoli, avverte un clima poco sereno nell'ambiente juventino, ma fino a qualche settimana fa, prima dell'annullamento della penalizzazione della squadra e delle squalifiche di Cannavaro e Grava, a Napoli non suonavano soltanto i mandolini. Moratti Massimo spiega che Mourinho non ha mai aggredito,a differenza di Conte,un arbitro, «MAI» ha sottolineato, al massimo ha fatto il segno delle manette, ben altra roba, ben altra qualità. Una volta ogni tanto la Lega riesce a essere unita e finalmente il presidente dell'Inter ha spiegatola differenza che esiste tra un paio di manette mostrate al pubblico e un'aggressione. Il verbo aggredire, secondo il dizionario della lingua italiana ha alcuni significati: attaccare proditoriamente e con violenza qualcuno; attaccare polemicamente o con parole violente; andare contro qualcuno con violenza, assalire. Si potrebbe affermare che Antonio Conte abbia rivolto frasi pesanti all'arbitro, senza assalirlo o aggredirlo. Si potrebbe dire che Josè Mourinho abbia, in Portogallo, in Inghilterra, in Italia e in Spagna, attaccato polemicamente e con parole violente gli arbitri, senza aggredirli e assalirli. E' una questione di lettura e di sapienza lessicale, tutto qui ma ormai il calcio è appunto un cortile dove l'accesso è libero, si odono strilli, insulti, volgarità provenire da ogni piano, anche nobile. Di solito si usa dire: non posso parlare dei problemi che non sono di mia competenza, mi occupo del mio club, penso alla mia squadra,questi sono affari degli altri. No, la Juventus servizio pubblico, e la società juventina ci ha messo il suo carico da undici, con le parole stravaganti, inopportune del suo amministratore delegato e la difesa fragiledi ufficio del presidente Agnelli che scusa i suoi collaboratori edipendenti conta frase: «Non si può essere sempre lord».Sempreèimpossibile,anche peri nobili inglesi. Ma ogni tanto il silenzio sarebbe opportuno. Anche per gli altri del gruppo degli onesti. Ma non è finita. Siamo soltanto all'inizio di una serie di colpi di scena Da Torino a Roma. Passando anche da Milano.

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Tanto è un gioco

Chi può dirigere Napoli-Juve?

Un casting semiserio tra i 10 internazionali. Tutti bocciati...

Mazzoleni? Non se ne parla. È il fischietto della Supercoppa che fece imbufalire il Napoli a Pechino. E poi è di Bergamo, serbatoio bianconero, ma pure città cara a Ottavio Bianchi, mister del primo scudetto partenopeo: veto incrociato. Rizzoli fischiò il non-rigore a Vidal nell'ultimo Milan-Juve: no da Torino. No anche da Napoli: l'intelligence di De Laurentiis ha scoperto al catasto che Rizzoli, architetto di Bologna, avrebbe progettato un soppalco per l'attico di Marocchi, exjuventino. Arbitro di porta di quel Milan-Juve era De Marco, sezione di Chiavari, e ciò lo mette fuorigioco. Ma anche il Napoli ha riserve perché, l'estate scorsa, il fischietto di Sestri Levante avrebbe parlato a lungo con De Ceglie, fortuito compagno di ombrellone ai Bagni Segesta di Sestri.

Damato è nato a Barletta e quindi potrebbe essere l'uomo giusto per la disfida del San Paolo, ma il Napoli non ha dimenticato. 2005, Sambenedettese-Napoli 1-1, playoff: gol annullato a Sosa ed espulsione di Ignoffo. 2010, Udinese-Napoli 3-1: rigore dubbio contro, rigore negato a Maggio, espulso per simulazione inesistente. In un'intervista ha raccontato la sua fede di interista, perciò neppure la Juve lo adora. Tagliavento? Come si fa? Non vide il gol fantasma di Muntari nel celeberrimo Milan-Juve da scudetto del torneo scorso, in questo ha frenato l'Inter che ha piegato comunque la Juve a Torino 3-1: il Napoli lo guarda con sospetto. Al geografo Marotta non sfugge che Tagliavento è di Terni, dove gioca Luigi Vitale, terzino del Napoli, originario di Castellamare, in prestito alla Ternana. Altro veto incrociato. Le origini fiorentine di Rocchi lo rendono sospetto agli juventini, inquietati da Inter-Napoli 0-3 del torneo scorso. Gli errori a vantaggio dei campani fecero dire a Moratti: «Non lo voglio più vedere». Dopo Juventus-Udinese 1-4 del settembre scorso, il presidente Pozzo disse invece: «Valeri deve cambiare mestiere». Rigore allegro a Giovinco con espulsione di Brkic che spianò il match. Rocchi e Valeri si annullano a vicenda. Veto incrociato su Banti di Livorno. Il Napoli ricorda la sconfitta casalinga con la Fiorentina (1-3) del marzo 2010: rigore negato a Lavezzi con i campani in vantaggio. I geografi di De Laurentiis sottolinearono la toscanità del fischietto. Ma i blog juventini assicurano che il piccolo Banti alle medie scambiò tre figurine di Platini (Juve) per avere un Carannante (Napoli) rivelando palesi simpatie. Banti cacciò Conte in un Bologna-Juve su suggerimento del quarto uomo Bergonzi, che già dal 2007 si era giocato le simpatie della Signora per un paio di rigori discussi fischiati contro, in un Napoli-Juve 3-1. Al napoletano Aronica, Bergonzi urlò: «Vergognati!». Insomma: veto incrociato.

Resta il bravo Orsato di Schio che non ha alle spalle ruggini particolari. Professione: elettricista. Gli viene attribuita la riparazione gratuita di uno scaldabagno a un ex calciatore del Vicenza poi diventato famoso. Per l'intelligence del Napoli si tratta di Baggio, per quella della Juve di Maggio. Nel dubbio: veto incrociato. Finiti gli internazionali.

E allora? Le strade sono due: rinunciare una buona volta ai sospetti e accettare con responsabilità le scelte e gli errori di un professionista, evitando finalmente di picconare la credibilità del gioco, oppure pescare da altri sport. Per esempio Carlo Damasco, prestigioso arbitro internazionale di rugby, che non ha precedenti con Napoli e Juventus. Lascia giocare e non è intransigente sui falli di mano. Ah, no... È di Torre del Greco. Come non detto. Abbiamo scherzato per alleggerire l'aria. Ma quanto?

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Carraro: «Non chiedo scusa».

Gazzoni: «Non ti voto»

Forum al Carlino, il duello tra i protagonisti della torrida estate del 2005: il Bologna retrocesso in B

di STEFANO BIONDI - Il Resto del Carlino - 29-01-2013

PUNTUALI all'Ok Corral di via Mattei, casa nostra. Giuseppe Gazzoni e Franco Carraro: una volta erano amici. Fino al 2005, quando capitava, giocavano anche a golf insieme. Poi il Bologna di Gazzoni, che pagava regolarmente le tasse e aveva meno euro per pagare i giocatori, finì in serie B, dopo aver sfiorato la qualificazione Uefa. Al momento delle iscrizioni al campionato sucessivo, prima il Messina poi la Reggina erano fuorilegge', fuori da una legge voluta dallo stesso Carraro, presidente della Federcalcio, che imponeva di avere i conti in ordine o un piano di rientro già stabilito con l'Erario entro il 30 di giugno. La perentorietà dei termini divenne però relativa, il Messina ebbe il tempo per regolarizzare la sua posizione, mentre la Reggina esibiva una fidejussione irregolare, emessa da chi non aveva titolo per farlo. Il Consiglio federale presieduto da Carraro diede a tutti il tempo che serviva per sistemare le cose, rinviando il giudizio agli organi competenti (Covisoc e Coavisoc) che emisero parere favorevole quando il campionato di serie A era iniziato senza il Bologna. Gazzoni non ha mai perdonato a Carraro lo sgarbo, Carraro ieri ha spiegato per filo e per segno quali erano i compiti della presidenza e come siano stati rispettati. La querela di Gazzoni verso gli esponenti di spicco della Covisoc è di pertinenza del tribunale di Modena. Ieri il primo confronto fra i due protagonisti di quella calda estate, dopo quello che ebbero a Porta a porta', quando esplose Calciopoli.

OTTO anni dopo il loro primo scontro frontale in Federcalcio, Gazzoni e Carraro sono ancora i Duellanti', sempre più simili ai rivali per la vita di Ridley Scott. Le battute finali, per capire come si sono lasciati. Carraro: «Non chiedo scusa». Gazzoni: «Avevo detto che non lo avrei votato. Non ho cambiato idea». Un'ora e mezza di dibattito impone l'esercizio della sintesi. Riportiamo gli argomenti principali e le risposte dell'uno e dell'altro.

La posizione di Messina e Reggina era irregolare. Il Bologna, stando alle regole fissate dallo stesso Carraro aveva il diritto di chiedere il ripescaggio?

CARRARO: «La perentorietà, voluta da me, slittò dal 30 giugno alla prima decade di luglio non per mia volontà. Il Messina non fu ammesso alla serie A dai tribunali sportivi, ma fu riammesso da quelli amministrativi. La Reggina: non sono un tributarista e in Federcalcio esistono apposta gli organi di controllo, Covisoc e Coavisoc: furono loro a valutare la documentazione di quel club, che io gli avevo subito girato. E, dopo l'esame, stabilirono che l'iscrizione era regolare».

GAZZONI: «A Messina bloccarono i traghetti e con quelli il turismo estivo. E questo, immagino, ha inciso sul verdetto finale. Il caso Reggina: era appena stata multato per 2 milioni e 750mila euro per la sua posizione irregolare con il fisco e quando presentò l'iscrizione in due denunciarono l'irregolarità: l'Agenzia delle entrate centrale e un onorevole della Lega, che ebbe molti titoli sui giornali. C'erano modo e tempo per intervenire prima».

Questa vicenda si leegga direttamente a Calciopoli, il caso del campionato truccato, che sarebbe esploso il maggio successivo? CARRARO: «Non riguarda me, che appena esplose Calciopoli mi dimisi e che sono stato assolto da tutti i tribunali, sportivi, civili e penali». GAZZONI: «L'esplosione di Calciopoli confermò la mia tesi: in quei mesi le questioni calcistiche erano pesantemente inquinate a tutti i livelli. Mi domando ancora com'è possibile che la Covisoc, allentata dalla multa, non si sia accorta dell'irregolarità. Chi aveva emesso quella fideiussione fu poi condannato, semmai servisse una conferma. E mi domando ancora: la colpa non è di Carraro e non è della Covisoc? Bene, ditemi di chi è»

Presidente Carraro, l'avvocato Grassani puntò anche sul campionato a ventuno squadre. Perché la proposta fu respinta?

«Perché la serie A, fra coppe e impegni dei giocatori con le nazionali, non si può permettere ulteriori spezzatini'».

Gazzoni, la ricostruzione dei fatti di Carraro è precisa, condivisibile?

«Sì. Poi rancori e dispiaceri si sono attenuati nel tempo, ma rimane che il Bologna a caccia di giustizia per un'intera estate non è riuscito a perforare in alcun modo il muro di gomma che lo ha respinto fino al 24 agosto, il giorno del Consiglio federale che, impedendoci di esporre le nostre tesi, di fatto decretò la fine della mia gestione».

Carraro, la Federcalcio che lei presiedeva a quei tempi è stata spazzata via dallo scandalo e commissariata. Mentre lei era ancora in sella, non avverti i primi scricchiolii?

«La procura federale è l'organismo deputato al controllo, non la presidenza. A me sul piano umano dispiace che Gazzoni abbia sofferto e che i bolognesi si siano sentiti umiliati, ma mi dichiaro non colpevole. In quei mesi rispettai per filo e per segno tutti gli aspetti del mio mandato. E do atto ai tifosi del Bologna di essersi comportati bene».

Gazzoni, quale fu la delusione più grande di quei giorni?

«Il 24 agosto, giorno del Consiglio federale, a me e Ulvieri fu detto che non era quella la sede giusta per rivendicare i nostri diritti. Mi alzai e me andai. Non ci ascoltarono. Solo Galliani lo fece, ma per essere certo che eventuali responsabilità civili sui torti subiti dal Bologna non ricadessero sui consiglieri di lega».

CARRARO

Lo chiamano poltronissimo'

FRANCO Carraro è nato a Padova il 6 dicembre 1939. E nella sua vita è stato per tre volte ministro della Repubblica, oltre ad avere guidato il Comune della capitale per una legislatura. Ovviamente è molto conosciuto anche per il suo ruolo ricoperto nella Federazione italiana giuoco calcio, di cui è stato presidente tre volte. Prima di diventare un dirigente sportivo (Carraro è stato presidente del Milan), ha anche gareggiato diventando campione europeo di sci nautico per tre anni. Le tante cariche ricoperte negli anni di carriera gli hanno valso Persino il soprannome di poltronissimo .

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IL COMMENTO

IL GUASTAFESTE E IL GRANDE CAPO

di STEFANO BIONDI - Il Resto del Carlino - 29-01-2013

LA PREMESSA: se Carraro non fosse candidato (Pdl) alle prossime politiche, il confronto con Gazzoni non sarebbe mai andato in onda. Il candidato senatore sapeva di dovere una spiegazione al suopotenziale elettorato che, nell'estate del 2005 poi in quella del 2006, ha visto i padroni del pallone rispondere a logiche aberranti e il Bologna, innocente, rotolare in serie B. I colpevoli, uno dopo l'altro, sono stati quasi tutti riabilitati o hanno stabilito di riabilitarsi da soli, mentre il Bologna è stato per tre stagioni in serie B e Gazzoni ha dovuto attendere fino a poche settimane fa per essere scagionato dall'accusa di bancarotta fraudolenta. Lui, che pagava la tasse, era il cattivo guastafeste e gli altri, che occultavano, che non sapevano, non vedevano e non sentivano, vittime di «una giustizia ingiusta». Nulla che non si sapesse gia. Nel nostro calcio come nel nostro Paese, se stai alle regole sei un' co*****e e di sicuro rimani solo, ma se sei un furbetto del quartierino o meglio ancora del quartierone trovi sempre qualcuno che ti difende a spada tratta.

Male che ti vada, sei vittima di un complotto. Il duello lo ha vinto Gazzoni ai punti. Vive da anni seguendo passo passo le sue vicende giudiziarie e, suo malgrado, è preparatissimo. Carraro ha fatto bella figura. Da uomo per tutte le stagioni e per tutte le poltrone qual è da qualche decennio, è stato politicamente abile nel farsi scivolare di dosso le responsabilità del grande capo, spiegando per filo e per segno come le sue limitate competenze gli impedirono di vedere le irregolarità e il marcio. Per questo ha detto di non dovere le sue scuse ai bolognesi. La Lega Nord ne approfitta per saltargli alla giugulare e prendere il voto di chi a Carraro non lo darà. Uscendo dal Carlino, Carraro ne era già consapevole: il nemico non era Gazzoni, il nemico sono i suoi amici.

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Mi spiace: per il prossimo mese, almeno, sarò a scartamento molto ridotto.

Vari casini famigliari (lutto, convalescenza cane ed impegni per casa nuova prossima alla consegna)

il Fatto Quotidiano 29-01-2013

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FRANCE football | MARDI 29 JANVIER 2013

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Five Words to Sum Up

the War Against Fixers

by DECLAN HILL (Match fixing, soccer and organized crime 30-01-2013)

It is a farce, a bureaucratic cone of silence and it comes dangerously close to a cover-up.

I write of Interpol’s ‘efforts’ to fight match-fixing.

You see the articles all the time in the media – as Interpol holds yet another press conference to tout their efforts against fixing from ruining the beautiful game.

I do not say these things lightly – but from my recent experiences with Interpol, this is a warning to the world’s press that they are being bamboozled if they take seriously Interpol’s official statements about its desire to fight against fixing.

Why do I say these things?

Because I was invited by Interpol to go to Rome to speak at their conference for European football associations about match-fixing. I saw first-hand its operations, its personnel and its attitude to the fight against fixing. My presentation at the conference was very clear – you can sum up the state of match-fixing in football with five words.

Here below is an adaptation of the speech:

There are five words that can sum up this whole conference and all its themes: education, player awareness and integrity. There are five words that if ignored mean that we will lose sport as surely as sport in Asia has been destroyed – leaving our industry, our passion, our gift to the next generation devastated.

These then, are the five words: Dan Tan must be arrested.

For those who may not know who is Dan Tan: European police and his former associated have claimed that he has fixed matches or his connections have fixed matches in a host of countries across Africa, Asia, Latin America, but also in Germany, Austria, Hungary, Finland, Greece, Bulgaria, Slovenia, Slovakia, Croatia, Switzerland, Serbia, Macedonia and most famously here in Italy.

This is not journalistic speculation. There have been excellent police investigations in some of these countries. Last month, another one of his former associates in Italy turned himself into the police and spoke about the gang’s activities.

Both the Hungarian and the Italian police (some of them who are here today) have issued arrest warrants for Dan Tan. Interpol – has issued an international arrest warrant asking the Singapore government to arrest Dan Tan. They issued this warrant months ago and Dan Tan still has not been arrested.

WHY HAS DAN TAN NOT BEEN ARRESTED?

I do not know for certain, but here is what I believe might be going on: he is receiving protection from someone. Officially, the excuse given by the Singaporean government is that there is no extradition treaty between their government and the European Union.

Please, give me a break! We are talking about Singapore here. This is a legal jurisdiction where police charged an opposition politician for organizing a public rally. This is a country where chewing gum used to be against the law. This is a country where they flog hooligans. In my opinion, if the Singaporean government really wanted to arrest and extradite an alleged criminal, they could find a reason to do it in about 3.2 seconds.

I believe, Dan Tan and his gang receive protection both in terms of muscle but also financially from very, very powerful people in Asian society. Very powerful. After reading the legal documents against Dan Tan, I think that if he were to stand trial in Europe there is a chance that he may name some of those people, if he does, it will cause a major scandal in some South-Eastern Asian countries. So, in my opinion, to prevent that from happening someone is delaying the extradition.

This is one of the things that the Chris Eaton, former integrity officer at FIFA was saying as he was pushed out the door – that there is a highly placed person connected to the fixers. I have heard many similar things from my sources.

Now, I may be wrong. There may be some other reason for Singapore not to serve an Interpol international arrest warrant. But at this moment, I believe, that it is a desire to avoid a political scandal that is preventing Mr. Tan from testifying in a public trial.

WHAT WILL HAPPEN IF DAN TAN IS NOT ARRESTED?

We will lose the war against match-fixing. I helped design the education program that Interpol is beginning to modify and use. There is no better education for a player than seeing the alleged head of a fixing network being dragged off to jail. And let me assure you, that there is no better education for a player than seeing the alleged head of a fixing network NOT being dragged off to the jail.

WHAT CAN WE DO?

This is one of those rare moments in a battle where symbolic words are actually very useful. If this conference, or a single European senior sports official or politician was to stand up and simply, clearly and publicly state – ‘We are not happy, Singapore Government. Your people have come to our countries and corrupted our sports. Our police think they know who these fixers are – Dan Tan must be arrested. Or we would prefer if you did not come to the Olympics or the World Cup.’ The Singaporean government would act.

I leave you with this one simple thought. If Dan Tan, the man who is alleged to have fixed sporting events around the world is not arrested, we will lose the war. All these lovely conferences, dramatic police investigations and wonderful books will all be for nothing. We will have lost. And our sport will be destroyed. Dan Tan must be arrested.

**

WHAT HAPPENED AFTER THE SPEECH?

I was promptly disinvited from giving another presentation for Interpol in Kuala Lumpur in February. However, far, far worse – when I stood at the end of the conference and politely asked for a single sentence in the closing statement to reflect that national governments – including Singapore – should be urged to follow international arrest warrants – the moderator shouted the idea down.

I was extremely courteous. I stood again and said, “I beg. I urge and I implore you to put one sentence in that reflects that the Singaporean government should serve Interpol’s own international arrest warrant against a well-known alleged fixer.”

To be fair, many people in the room supported the idea and a number of people stood and spoke in favour of it. The Interpol staff still refused to make any meaningful changes – they promised that they would review it, but the final statement has nothing that accurately reflects the discussion.

The next morning, Fabrizio Lisi, one of the Italian police representatives of Interpol who was also at the conference, gave an interview with the newspaper La Republica. He praised my work and speech at the conference and said that the Singaporean government must be pressed to take action. (A note: It was because of Mr. Lisi’s interview that I speak in such detail about the workings of the conference. Having been quoted in the press, I have a need to clarify exactly what I said in the conference). It is unclear if Mr. Lisi was speaking for himself or Interpol. What is clear is the excuse that ‘[interpol] did not want to risk collaboration with an Asian country by including anything in the final statement’ was repeated and that Mr. Lisi is not one of Interpol’s agents specifically tasked to fight against fixing.

WHY WOULD INTERPOL OPERATIVES NOT WANT TO TAKE ACTION?

I do not want to ascribe personal motives to Interpol operatives for why they would refuse point-blank to issue a statement that would ask a national government – politely – to obey their own arrest warrants. But I would like to mention two factors that a fair-minded observer may think could have played a role in their decision.

FIFA and Interpol are planning to open a $20 million education centre against match-fixing. Where will it be? Singapore. What kind of education will be given in a country whose own government will not follow Interpol’s international arrest warrants against alleged match-fixers – I do not know. However, I do know that in 2014, Interpol will be opening another multi-million dollar ‘Global Complex for Innovation’. It also will be in Singapore.

L'ÉQUIPE 30-01-2013

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Soccer-Expert calls for

arrest of well-known "fixer"

by TERRY DALEY (REUTERS.com 31-01-2013)

Assertions by authorities that tackling match-fixing in soccer will be a long and complex process have been rejected by a leading expert on corruption in the game, who says the arrest of one person will make a difference.

Declan Hill, an author and investigative journalist who believes gangs avoid detection by fixing the betting exchanges as well as matches, has called on authorities to arrest Dan Tan, who he says is an alleged major "fixer" in Singapore.

"There's an effort to say that taking on match-fixing is a complicated, sophisticated activity that involves taking on dark, mysterious figures," Hill, the author of The Fix: Soccer and Organised Crime, told Reuters in an interview.

"We know the fixer. There's one guy who helped fix games in over 50 countries in the world. This is Finnish police, the Hungarian police, the German police, the Italian police saying this.

"This is over 800 pages of the Cremona public prosecutor's report (from the most recent Italian match-fixing scandal) that not only names the man and gives his birth date, it has his phone records, it talks about where he was, it talks about everything."

Singapore police said in a statement: "The authorities in Singapore are assisting the Italian authorities through Interpol in their investigations into an international match-fixing syndicate that purportedly involves a Singaporean, Dan Tan Seet Eng, and have provided information requested by the National Central Bureau (NCB) Rome.

"So far, Dan Tan Seet Eng has not been arrested or charged with any offence in Singapore.

"We wish to reiterate that Singapore takes a strong stance against match-fixing and is committed to working with international enforcement agencies to bring down trans national criminal syndicates, including those that involve the acts of Singaporeans overseas, and protect the integrity of the sport."

Dan Tan could not be reached for comment.

Hill appeared this month at a match-fixing conference in Rome attended by international soccer and police representatives as well as gambling experts.

"You have the biggest sporting organisations in the world and some of the biggest police agencies across Europe saying this is the man who has fixed games in dozens of different countries, including Singapore. You'd think that would be enough," Hill said.

"Next year FIFA is opening up a $20 million anti-match-fixing education centre (in Interpol's new Global Complex) in Singapore. I'm boggled that anyone would think about doing that in a jurisdiction...(with possibly the) central international match fixer of our time."

"NOBODY NOTICES"

European soccer's governing body UEFA says its early warning system to combat match-fixing shows only 0.7 percent of the 32,000 matches monitored per year are fixed and they are almost exclusively lower-division matches.

However, Hill argues the systems used by FIFA and UEFA to track suspicious activity on the betting markets would not detect scams by Asian gangs that operate across Europe.

UEFA General Secretary Gianni Infantino said at the Rome conference that his organisation was "not geared up to fight criminality" but FIFA counterpart Jerome Valcke said no Champions League or World Cup matches were fixed.

Hill said: "Early warning systems are based on the premise that the fixers are stupid. They're not. The fixers spend as much time working out how to fix the gambling markets - so that nobody notices what they're doing - as they do fixing the actual games.

"The bigger the game, the easier it is to fix the gambling market.

"Ninety to 95 percent of the money laid on a fix by any professional fixer is on the Asian market and it's with a series of agents who are essentially local and regional bookies that go all the way to a couple of really big companies. And they're not providing information to the warning system.

"Everyone inside football knows there's a massive problem in June, July and August in the Champions League (qualifying rounds).

"July is a peak season for fixers because you have a market that is betting 365 (days of the year), 24 hours a day, but from June to early August there's very little European football."

The big tournaments could also be affected.

"They don't know based on their early warning system whether there's fixing in the World Cup or the Champions League, because there's too much liquidity - too much money being placed on a game," Hill said.

"Betfair (an internet betting exchange based in London) for last year's Champions League final had a liquidity of one billion pounds ($1.58 billion). Multiply Betfair by 60 or 80 and you've got tens of billions on one game.

"The only thing they (UEFA) have is a system that doesn't collect information effectively for the big games and doesn't take any information if the fixers are intelligent.

"So to suggest that there's only less than one percent of European matches across UEFA being fixed is a total fantasy."

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Juve-Genoa: e se Guida se la fosse sentita?

La Terza Stella - panorama.it -30-01-2013

È successo di nuovo. Dopo il gol Turone, il rigore di Brady e quello di Iuliano, Muntari e Catania: è successo di nuovo. La Juve è tornata, e automaticamente è tornata rubare. E noi, che l’abbiamo difesa e giustificata anche in situazioni in cui era oggettivamente indifendibile ci troviamo nudi, inermi di fronte all’evidenza dell’ennesimo scandalo. Dell’ennesimo campionato deciso a tavolino. Di un calcio che non è più sport.

Domenica 26 gennaio 2013, la Juventus gioca in casa contro un Genoa terzultimo in classifica. Minuto 93, Juve con l’uomo in più come spesso gli capita quest’anno per via di un’esplulsione. Ma niente la partita non si sblocca. Anzi il Genoa recrimina un rigore macroscopico per mani in area di Vucinic. Minuto 93 dicevamo. Azione sulla destra, cross e Granqvist che la prende col corpo, o col braccio attaccato al corpo e patatrac…l’arbitro Guida da Torre Annunziata fischia il più discutibile dei rigori

Quel rigore che noi, da tifosi juventini, non avremmo mai voluto ricevere in regalo. E da lì apriti cielo, ed è anche comprensibile. L’ennesima bufera contro la Juve, bufere alle quali siamo abituati, ma che francamente non sappiamo più come fronteggiare. Non vi stiamo a raccontare le decine di sms ricevuti da amici e parenti di ogni fede calcistica. Ladri era l’epiteto più garbato.

In diretta su Sky, l’impressione del furto è stata tanto immediata quanto netta. Anche uno solitamente prudente e moderato come Beppe Bergomi non può evitare di sbilanciarsi: “No Fabio, questo non lo voglio rivedere. Questo non è mai rigore”, con Caressa che capisce subito la gravità del momento “momento decisivo per la Juventus e per il campionato”. “Peccato Fabio, dispiace perchè il Genoa non meritava di perdere, anzi…” chiosa lo Zio nazionale.

Il dopo partita è bollente, Ballardini rompe la sua celeberrima imperturabilità: “È meglio che non dica nulla, le immagini le vedete anche voi, se parlassi ora di sicuro domani mi vergognerei di quello che ho detto” .

Meno fair è il commento di Enrico Preziosi:Non amo parlare di arbitri, ma oggi l’amarezza è tanta. Ora capisco le parole del mio amico Galliani dopo il gol di Muntari”. Ma a gettare ulteriore benzina sul fuoco è un retroscena raccontato dallo stesso presidente Genoano. L’arbitro Guida sarebbe stato indotto all’errore dalla segnalazione dell’assistente di linea Romeo.

Ma ancora peggiore sembra la risposta che proprio Guida avrebbe dato a Ballardini furioso per la decisione “non me la sono sentita (di non fischiare)”. Si avete capito bene “non me la sono sentita”. Non se l’è sentita di non fischiare un rigore a favore della Juventus. Contro i potenti del calcio. Perché di questo si tratta, non di sport, di calcio. Ma di condizionamento bello e buono. Forse il povero Guida temeva ,a ragione, di venir rinchiuso in uno stanzino dello Juventus Stadium.

Ma, come se il clima non fosse già abbastanza incandescente, sempre in casa Genoana fanno notare come Romeo sia di origini veronesi, città storicamente acerrima rivale proprio di quel Napoli in lotta con la Juventus per la vittoria dello scudetto.

Il Napoli, che avendo vinto a Parma, ora, senza il rigore su Granqvist, si troverebbe a -3 si trincea dietro il silenzio stampa. Parla solo il presidentissimo De Laurentiis “Potrei lasciare, non ce l’ho con la Juventus, ma certo dopo Pechino i dubbi nascono…”. Sembrerebbe anche che il portiere Morgan De Santis a fine partita abbia parlato di “brutti segnali per lo sport”.

Da Milano Galliani fa sapere “che non parla di cose che non riguardano il Milan”, ma lasciando i cronisti mostra sorridendo lo screensaver del suo cellulare con la foto del gol di Muntari.

Un signore come sempre, è invece Massimo Moratti: “Preferisco non commentare, ma certo sono situazioni poco simpatiche. Anche perchè eravamo convinti di esserci lasciati alle spalle un certo passato”. Più velenoso, al solito, Zdenek Zeman: “Non vedo scandalo. Quale novità. Possono anche vincere scudetto. Per me restano 22,23 al massimo”.

Non meno tenero il trattamento dei media riservato alla nostra amatissima Vecchia Signora.

La giornalaccio rosa dello Sport titola “Rabbia Napoli: Juve non così” e nell’occhiello si ricorda come il rigore fosse “più che dubbio”. Ancora più diretto il titolo del Corriere dello Sport diretto da un professionista super partes come Paolo De Paola “Scandalo Juve: così è la fine del calcio” e nel sottotitoli si annuncia un imminente poster celebrativo del rigore di Granqvist. Anche Tuttosport, il quotidiano per eccellenza dei tifosi della Juve, non riesce a chiudere un occhio: “Juve nella bufera”.

Il mondo del calcio per l’ennesima volta si interroga. E non solo anche le istituzioni traballano. Petrucci ricorda come Zeman dica solo “quello che pensa la gente” ed è addirittura prevista per oggi un’interrogazione parlamentare che ha come primo firmatario l’Interista Ignazio Larussa, ma che ha trovato ampia adesione in tutto l’arco istituzionale dall’IdV dello Juventino Di Pietro fino alle Lega Nord di uno sgomento Bobo Maroni che forse da milanista avrà ancora negli occhi il gol di Muntari.

E noi? Non sappiamo davvero più cosa dire. La misura è oggettivamente colma. Probabilmente arriverà l’ennesimo libro dell’ottimo Zampini a celebrare “Il rigore di Granqvist”, per spiegarci come sì gli errori pro-Juve ci sono, ma alla fine si compensano. Ed è tutto un complotto. Ma questa volta, davvero non ci crediamo più. Eravamo addirittura arrivati a pensare di tifare contro, ma per fortuna che alla fine il solito immenso Travaglio, col suo corsivo di oggi sul Fatto Quotidiano ci ha fatto cambiare idea facendoci realizzare che, in fondo, si può essere onesti e sportivi anche da juventini.

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Non hanno capito un catzo!

O non vogliono capire.

il problema non è se l'arbitro doveva ritenere l'azione passibile di punizione.

Il problema è: è vero che non se l'è sentita?

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Non hanno capito un catzo!

O non vogliono capire.

il problema non è se l'arbitro doveva ritenere l'azione passibile di punizione.

Il problema è: è vero che non se l'è sentita?

visto che nessuno sinora ha fatto uni straccio di smentita tutto fa supporre che Conte abbia sentito giusto

Guida è da dismettere, frega sega se è giovane, non è all'altezza, non sa fare la cosa fondamentale per un arbitro cioè prendersi le sue responsabilità, anche quando pesano, perché di fischiare il calcio d'inizio son buoni tutti

altro che quei poveri cristi inguaiati per Calciopoli

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