Vai al contenuto
CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

Recommended Posts

Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

A VS RISCHIO E PERICOLO

Corsa scudetto, paga solo il Napoli

SULLE SCOMMESSE LA PROCURA DI CREMONA NON CHIUDE LE INDAGINI. E LA GIUSTIZIA SPORTIVA NON RISOLVE

FATTORE TEMPO Partenopei (come altre squadre) già penalizzati di 2

punti in questo torneo. La Lazio, invece, rischia solo per la prossima stagione

di PAOLO ZILIANI (il Fatto Quotidiano 09-01-2013)

Juventus (punti 44), Lazio (39) e Napoli (37) sono i club che stanno lottando per lo scudetto. Ma chi pensa che a decidere le sorti del campionato saranno Pirlo, Klose e Cavani si sbaglia: quest’anno gli uomini decisivi saranno Di Martino, procuratore capo di Cremona, Laudati, procuratore aggiunto di Bari e Melillo, procuratore capo di Napoli. Il cui nome rischia di finire negli Albi d’Oro dell’Almanacco del Calcio con lo stesso rilievo di quello di allenatori, presidenti e cannonieri. I punti in classifica oggi li portano (o li tolgono) anche loro. Se date un’occhiata alla classifica, vicino ai nomi di 5 squadre troverete una parentesi.

Quella accanto al Napoli indica un -2, i punti di penalizzazione inflitti al club dopo la condanna di tre giocatori per il tentato illecito di Sampdoria-Napoli 1-0 (maggio 2010). Lo ha deciso la Disciplinare in base agli atti ricevuti dalla procura napoletana al termine dell’indagine penale. Cannavaro e Grava , sono stati squalificati per 6 mesi e il loro campionato è già finito.

Tutto regolare? Non proprio. C’è una parentesi che aleggia da mesi nell’aria ma che tarda a materializzarsi; è la penalizzazione che pende sul capo della Lazio dal giorno in cui venne arrestato e incarcerato a Cremona il suo capitano Stefano Mauri (28 maggio 2012). L’accusa: aver taroccato Lazio-Genoa 4-2 e Lecce-Lazio 2-4 (maggio 2011). Il procuratore Di Martino ha chiesto una proroga delle indagini di altri sei mesi per 33 indagati (oltre a Mauri ci sono Bonucci, Conte per i suoi trascorsi al Siena, il vice Stellini, Bobo Vieri, Criscito, il presidente del Siena Mezzaroma ecc.) per associazione a delinquere e frode sportiva. Insomma: se Palazzi, procuratore federale, attenderà la conclusione dell’indagine cremonese prima di deferire (o meno) i tesserati coinvolti, la Lazio potrà arrivare al 19 maggio, ultima di campionato senza handicap, a differenza del Napoli.

SENZA CONSIDERARE che in estate il calcio ha già processato e sanzionato (o assolto) un gran numero di tesserati e club per un troncone della stessa inchiesta “made in Cremona”: è il processo di Antonio Conte, condannato a 10 mesi nei primi due gradi, con maxi-sconto di 6 in sede Tnas. Conte, adesso, è tornato a prepotente rischio squalifica.

La Procura di Bari ha infatti chiuso le indagini su due partite truccate del Bari ai tempi di Conte: Bari-Treviso 0-1 (maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (maggio 2009). Premesso che ciò che è emerso è sconvolgente – i giocatori che si radunano in palestra e stringono il patto di giocare per perdere e poi si dividono il malloppo: 300 mila euro solo per la partita di Salerno –, c’è Conte che sembra la Bella Addormentata nel bosco e sostiene di non essersi mai accorto di nulla. E però, Palazzi sta per ricevere copia degli interrogatori dei giocatori in cui si legge ad esempio (deposizione di Gillet) che Colombo si oppose a Conte che lo voleva mandare in campo: “Non gioco mai, non ho voglia di mettere la faccia in questa farsa”. Conte, a quel punto, andò da Kutuzov e gli ordinò di mettersi le scarpette. E insomma: benché a Palazzi venga male al solo pensiero, non deferire Conte – anche per “par condicio” verso tesserati meno illustri che senza tanti complimenti sono stati sanzionati – non sembra possibile. E la recidiva renderebbe automaticamente più pesante un’eventuale nuova squalifica inflitta al tecnico. Una cosa è certa: il Napoli, che si è appena visto togliere 2 punti che a maggio potrebbero voler dire scudetto (perso), attende con ansia che Palazzi non guardi in faccia a nessuno e mandi a processo Mauri (e la Lazio per responsabilità oggettiva) e Conte, allenatore-Juve, per le malefatte pregresse. Il campionato finisce il 19 maggio: ci sono 5 mesi di tempo per trattare tutti allo stesso modo. Basta volerlo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

IL SECOLO XIX 09-01-2013

acbIcq3D.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Calcioscommesse Udienza in appello il 17 gennaio

«Non ci fu illecito»:

la strategia Napoli

per l’assoluzione

Il docente universitario Il professore Virgilio D’Antonio affianca il legale Grassani davanti alla Corte federale

di PINO TAORMINA (IL MATTINO 09-01-2013)

All’apertura del procedimento d’appello davanti alla Corte di giustizia federale a sezioni unite (presidente Gerardo Mastrandrea) per il ricorso contro i due punti di penalizzazione inflitti, il Napoli andrà con una nuova strategia che prende sempre più consistenza con il passare dei giorni. E che vira decisamente verso lo scontro con la giustizia sportiva.

Il collegio difensivo del club di De Laurentiis si è arricchito dell’avvocato Virgilio D’Antonio, docente di diritto privato comparato all’Università di Fisciano che affiancherà il 17 gennaio, all’Hotel Nh di Roma, il legale di fiducia del club, Mattia Grassani: secondo alcune indiscrezioni, il Napoli sposterà il centro della vicenda sull’assurda equiparazione del tentato illecito all’illecito consumato. Nel diritto ordinario questo non avviene e la pena varia, e non poco, a seconda se poi il reato viene perpetrato.

Sarà uno dei punti chiave della difesa del club: non più, solo, «Napoli parte lesa» per il comportamento scorretto, sleale, di un suo tesserato (per di più da tempo ai margini dello spogliatoio e mai impiegato nel corso della stagione) ma Napoli che non può essere assolutamente punito per qualcosa che non è mai successo. Per una combine «pensata», e mai neppure preparata a tavolino. Niente di più aleatorio.

Lo staff legale del Napoli deve riuscire a fare qualcosa che fino ad adesso non è riuscito a nessun altro club, nel corso dei vari filoni del calcio scommesse: rompere l’altra equazione, ovvero che l’illecito del giocatore porti con naturalezza alla penalizzazione del club di appartenenza. Dovesse riuscire il colpo, la sentenza del Napoli sarebbe destinata a fare giurisprudenza. La logica, si sa, dà ragione al club azzurro, le consuetudini della giustizia sportiva no: ma come si fa a punire una società per responsabilità oggettiva per una disponibilità generica data da un proprio tesserato a combinare una gara? Gara che poi si è regolarmente svolta?

La decisione della Corte di giustizia federale si dovrebbe conoscere già nel corso della giornata del 17 gennaio. Il Napoli, rifiutato il patteggiamento, si è ritrovato con una sentenza della Disciplinare che portava da -1 a -2 la richiesta del superprocuratore Palazzi.

Il Napoli e i suoi avvocati in aula chiederanno il proscioglimento dalle accuse che gli sono state mosse da Palazzi. La difesa punterà, ovvio, anche sulle contraddizioni che sarebbero emerse dalle dichiarazioni di Matteo Gianello in occasione di Sampdoria-Napoli. Nel frattempo il legale dell’ex terzo portiere, Eduardo Chiacchio proverà a sminuire il comportamento del suo assistito: non un tentato illecito, ma semplice atto di slealtà sportiva. Sul filo anche Paolo Cannavaro e Grava che, difesi dagli avvocati Malagnini e Delle Donne, continueranno a negare l’offerta di Gianello. Quel giorno potrebbe comparire in aula lo stesso presidente De Laurentiis. Una decisione in tal senso il patron la prenderà solo all’ultimo istante.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Giustizia sportiva La beffa del Tnas, il 31 gennaio sentenza sulla presunta combine e sui fondi del «paracadute» destinati alle squadre retrocesse

Il caso del derby con il Lecce, il terzo

grado di giudizio arriva ormai a giochi fatti

Decisioni tardive La conclusione della vicenda a campionato ormai inoltrato.

Controversa la norma sull’indennizzo ai club, cinque milioni di euro

di STEFANO MEO (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI 09-01-2013)

Conto alla rovescia per le due sentenze del Tnas sulla presunta combine Bari-Lecce che ha spedito i giallorossi in Lega Pro. Il terzo grado di giustizia sportiva emetterà il verdetto definitivo entro il 31 gennaio ma i tempi potrebbero essere anticipati. Lo stesso organo giudicante deciderà a breve anche sul cosiddetto «paracadute», 5milioni di euro, che spetterebbe ai club retrocessi in B. La norma stabilisce che l’indennizzo «Non è dovuto alle società retrocesse per illecito sportivo e che partecipino effettivamente alla serie B». «Una norma equivoca - il commento dell’avvocato Saverio Sticchi Damiani - che si presta a molte interpretazioni. È il primo caso in Italia, non esiste giurisprudenza, e resta da stabilire se quell’"effettivamente" si riferisce all’iscrizione o alla disputa del campionato di B». Come è noto il Lecce si è iscritto in B poi è stato dirottato in Lega Pro con tutto quel che ne è seguito. La questione ha sollecitato gli «azzegarbugli» federali a riscrivere la norma che ora parla di «effettiva partecipazione all’intero campionato». Va da sé che il Lecce dibatte l’argomento sulla base della regola precedente ma questo non rende meno arduo il compito dei legali giallorossi impegnati a scalare una montagna. Prima di sapere come andrà a finire le due sentenze arriveranno in notevole ritardo (saremo alla terza giornata di ritorno) e proprio per questo è indubbio che «il Tnas non ha assolto ai suoi doveri» come ha chiaramente sottolineato l’avvocato Sticchi Damiani.

Resta aperta la questione sulla opportunità di tenere in vita un organo già definito «inutile » dal giurista e avvocato Guido Rossi, commissario straordinario della Figc nel 2006 dopo lo scandalo di Calciopoli.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

LA COMMISSIONE FIFA

Scovare i gol fantasma costa

Blatter spera in uno sconto

Tecnologie da 5 milioni per i 12 stadi del Mondiale

Rimborso ai club: 957 euro in più

di FABIO LICARI (GaSport 09-01-2013)

Tecnologia sul gol fantasma? Costosa, adesso l'ammette anche la Fifa, ma si va avanti lo stesso. Soldi per i convocati al Mondiale? Sepp Blatter aumenta la cifra per Brasile 2014, come promesso, ma per i club è ancora poco. Fondi d'investimento e società proprietarie dei cartellini dei giocatori? Fenomeno da regolamentare, anche se non dev'essere una guerra santa come vorrebbe Michel Platini. A Zurigo si volta pagina: dallo spettacolo (il Pallone d'oro «di» Messi) alla politica. Si è riunita ieri la Commissione Club Fifa (presente l'italiano Umberto Gandini, vicepresidente Eca): molti i temi in agenda.

Gol fantasma Nel comunicato si parla di «successo» della tecnologia al Mondiale per club in Giappone. Qualcosa ci sfugge, visto che «casi» discussi non ce ne sono stati. Comunque la Fifa organizzerà presto una riunione con club, leghe e federazioni per presentare i risultati. Il discorso è soprattutto economico: per i 12 stadi del Brasile servono circa 5 milioni di euro. Tanti. Un investimento che fa paura. Il segretario Fifa, Jerome Valcke, ha spiegato che si confida in un normale calo dei prezzi della tecnologia. Si studiano anche altre soluzioni, tipo versioni light (con meno telecamere) di occhio di falco e goalref. Platini, per ora, sorride. Comunque la tecnologia sarà usata anche in Confederations e al Mondiale per club 2013 in Marocco (11-21 dicembre).

Soldi per i convocati Niente di nuovo rispetto al recente memorandum d'intesa: 70 milioni di dollari da distribuire ai club proprietari dei convocati in nazionale al Mondiale 2014. Si comincia due settimane prima della gara inaugurale e si finisce con l'ultima partita della squadra: 2.850 dollari al giorno (2.180 euro) per giocatore. Un aumento rispetto al Sudafrica (1.600 dollari, 1.223 euro al giorno), ma siamo lontanissimi rispetto ai 150 milioni di euro che l'Uefa distribuirà a Francia 2016 (oltre 10mila euro al giorno). Se non arriva di più, i club si lamenteranno a febbraio, alla riunione dell'Eca a Doha: Kalle Rummenigge, il presidente, è già pronto.

Trasferimenti Il nuovo sistema computerizzato ha registrato 11.555 trasferimenti nel 2012 (-1% rispetto al 2011). Agli agenti è andato in media il 28% in commissioni. Nei cinque grandi campionati c'è un 15% di giocatori che appartiene a terzi (fondi d'investimento, società…): un fenomeno da valutare e regolare globalmente per la Fifa, nel rispetto anche di principi etici. Platini vuole bandirli dal calcio, la Fifa ha per il momento un approccio più soft. Non sarà una battaglia facile.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

ISRAELE IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA: QUANDOL’IDENTITÀ È VISSUTA IN CHIAVE ESCLUSIVA

SE IL RAZZISMO È QUESTIONE DI FAMILIA

Minacciano, picchiano, contestano presidente e

capitano. Gli ultrà del Beitar Gerusalemme hanno

imposto la linea: mai un arabo in giallonero

di ANDREA LUCHETTA (EXTRATIME 09-01-2013)

Non solo Zenit. Qualche settimana dopo il diktat degli ultrà di San Pietroburgo («Niente giocatori neri o gay»), i tifosi del Beitar Gerusalemme devono sentirsi dei pionieri. Mai, negli 86 anni di storia del club, un calciatore arabo ha indossato la casacca giallonera. Nell'attesa meglio non trattenere il respiro.

L'assalto alle donne

A marzo 300 tifosi della «Familia» hanno assaltato un centro commerciale, sputando nei piatti delle donne arabe e malmenando gli inservienti accorsi in loro aiuto. «Nulla a che vedere col Beitar, e comunque non è violenza razzista» il commento del club. A novembre hanno preso di mira Toto Tamuz, centravanti di origine nigeriana dell'Hapoel Tel Aviv, espulso per aver reagito ai cori razzisti. «È solo questione di tempo prima che Tamuz riceva la punizione che merita» la replica del Beitar. E pazienza per tutti gli altri tifosi, zittiti e nauseati, fra cui figura il leader palestinese Marwan Barghouti.

«Idioti bastardi»

Nemmeno Arcadi Gaydamak, il presidente dei due scudetti, è riuscito a smuovere la «Familia». Nel 2009 si mise in testa di acquistare Abbas Suan, centravanti arabo nel giro della nazionale israeliana. «Gli idioti bastardi possono andarsene» spiegò ai contestatori. Inutile dire chi vinse. Sempre nel 2009 l'allora capitano Aviram Baruchyan fu costretto a scusarsi per aver espresso il desiderio di giocare con un arabo, infrangendo la legge non scritta del club. «Maometto è morto» è la hit della curva, celebre anche per i fischi al minuto di silenzio in memoria di Yitzhak Rabin, il premier israeliano che pagò con la vita la scelta di trattare coi palestinesi. Poche le tifoserie più razziste e influenti nell'orbita Uefa. Uno smacco ancor più intollerabile per la Federcalcio israeliana, la sola in tutto il Medio Oriente ad aver avviato una campagna contro il razzismo.

-------

LA COPPA IN CRISI

E SE LA FA CUP SI STESSE ITALIANIZZANDO?

Biglietti alle stelle, treni carissimi: il trofeo più vecchio

del mondo tira ancora ma pure qui il pubblico diminuisce

di STEFANO BOLDRINI (EXTRATIME 09-01-2013)

Aiuto, si è ristretta la Coppa d'Inghilterra. Il grido di dolore è stato lanciato domenica dal Daily Mail: in questo terzo turno di FA Cup si sarebbero persi 155 mila spettatori rispetto all'edizione passata. Pesano, in negativo, i contributi dei club di Premier League, indicati come maggiori responsabili dell'esodo: le nove squadre che hanno giocato in casa (Aston Villa, Fulham, Manchester City, Qpr, Southampton, Swansea, Tottenham, West Ham e Wigan) hanno registrato un calo di 55mila tifosi rispetto agli standard stagionali. Ma anche le società di Championship non scherzano: Charlton (-11.773), Nottingham (-11.123), Leeds (-10.027), Blackburn (-8.871) e Leicester (-8.191) sono stati un bagno di sangue. Solo 9 stadi sui 32 impegnati in questo terzo turno hanno celebrato un segno più e si tratta, quasi sempre, di club dalla League One (terza serie) in giù: un dato, questo, che accomuna per una volta la Coppa d'Inghilterra alla bistrattata Coppa Italia.

Le ragioni della crisi

Testimoni diretti di Manchester City-Watford, con ben 46.821 spettatori e uno striminzito - 84 sulle presenze medie del City, prendiamo nota del dato con una certa sorpresa, ma quando poi consideriamo che ben 11 gare saranno ripetute tra il 15 e 16 gennaio, dobbiamo passare a una considerazione logica che può spiegare l'allarme. In Inghilterra si gioca tanto, forse troppo e sicuramente a livelli quasi insostenibili per il portafoglio dei tifosi. La sterlina è solida, ma la crisi, seppure a livelli più sostenibili rispetto all'Eurozona, si fa sentire anche Oltremanica.

La formula non si tocca

In Inghilterra, culla del capitalismo, si preferisce però spostare il dibattito sull'argomento fascino: la FA sta perdendo il suo appeal? A giudicare dai comportamenti dei club - quasi tutti hanno schierato le migliori formazioni -, dalla copertura mediatica e dall'entusiasmo dei tifosi che non hanno disertato gli stadi, si penserebbe il contrario: la vecchia Coppa d'Inghilterra tira ancora. Ma se i biglietti degli stadi costano ormai una fortuna e dal 1 gennaio sono scattati i rincari dei biglietti dei treni, questo calo di presenze era in qualche modo prevedibile. Per fronteggiare la crisi andrebbe forse rivisto qualcosa nel sistema generale: tra Premier, Coppa d'Inghilterra e Coppa di Lega, il calendario è intasato e spreme le tasche. La ripetizione delle partite, in questo contesto, è una follia. Perché non cominciare da qui, istituendo supplementari e rigori già dalla prima gara ad eliminazione secca? Ma la formula è una tradizione e nella vecchia Inghilterra le tradizioni sono sacre ed eterne. Come la monarchia.

-------

LAFFERTY, IL PROTESTANTE RIFUGIATO A SION

Sposato con Miss Scozia, cattolica, l'ex Rangers ha dovuto lasciare Glasgow

per l'odio religioso. Hateley: «Ma la Svizzera non è abbastanza lontana per lui»

di ALEC CORDOLCINI (EXTRATIME 09-01-2013)

Odio. Fin dalla nascita Kyle Lafferty ha dovuto imparare a convivere con il più distruttivo dei sentimenti. Già il luogo di nascita, Enniskillen, è noto per il terribile attentato dell'IRA che l'8 novembre 1987 provocò la morte di 11 civili protestanti. Lafferty, nordirlandese protestante, nato 2 mesi prima quella bomba, è andato a giocare nella squadra protestante per eccellenza, i Rangers di Glasgow. Sembrava il coronamento di un sogno, invece era l'inizio di un incubo. Si chiama odio settario. Glasgow non ha sfumature di grigio: è bianca o nera, cattolica o protestante, Celtic o Rangers. Nell'autunno 2011 Kyle viene inseguito da tre ragazzi nei pressi del supermercato Morrisons, a Johnstone. Stavolta però assieme alle solite ingiurie viene scagliato anche un mattone, che si infrange contro il vetro della jeep di Lafferty. A bordo c'è la moglie, l'ex Miss Scozia Nicole Mimnagh, in stato avanzato di gravidanza. La misura è colma. «Non voglio che mio figlio cresca in un ambiente simile - dice Lafferty -. Glasgow è una grande città, ma quando cammini per le sue strade metà della gente che incontri ti ama, l'altra metà ti odia. Per un po' puoi accettarlo, ma non è questo il destino che voglio offrire a mia moglie e al nostro bambino». L'occasione propizia arriva lo scorso giugno: i Rangers falliscono, i giocatori si svincolano e dalla Svizzera arriva l'offerta del Sion, dove la cosa peggiore che può accadere è un rimbrotto di Gattuso. Ma per amore di Nicole e del piccolo Taylor qualche «ringhiata» si può sopportare.

Dimissioni forzate

Nemico per alcuni, traditore per altri. Attualmente a Lafferty non sono rimasti molti amici a Glasgow. Passi per i tifosi del Celtic, club rifiutato a 19 anni dall'attaccante - all'epoca nel Burnley - per timore della reazione dei propri connazionali; oggi però sono proprio quelli dei Rangers a detestarlo di più. A una sparuta minoranza del popolo Gers non era andato giù che il giocatore si fosse sposato in una chiesa cattolica, ma il vero scandalo scoppia in estate. Quando lo scorso 14 giugno i Rangers vengono messi in liquidazione e Charles Green forma una NewCo (una nuova società denominata The Rangers Football Club) chiedendo il passaggio del titolo sportivo dei Rangers alla nuova proprietà, Lafferty è tra i giocatori che rifiutano il trasferimento del contratto ai nuovi Rangers. Si appella al Tupe, la normativa britannica che recepisce la direttiva europea sui diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di impresa. Green tenta di vincolarlo con un contratto obbligato ma Lafferty, forte anche dell'appoggio della Lega scozzese, si ribella. E cita in giudizio il club per dimissioni forzate.

Persona no grata

«La Svizzera non è abbastanza lontana per un'egoista come Lafferty, che oltretutto è pure scarso come giocatore». Parole al vetriolo pronunciate da Mark Hateley a Ibrox Park un mese fa in occasione della celebrazione del 140° anniversario dei Rangers. Durante la parata prima del match contro lo Stirling Albion erano sfilati tantissimi ex dei Gers. Lafferty non c'era. Il club gli ha comunicato che la sua presenza non era gradita, così come quella dei compagni che si erano svincolati «impedendo al club di realizzare un guadagno con la loro cessione». Mai stato un bomber, Lafferty, più attaccante di movimento che finalizzatore: 38 reti complessive in quattro stagioni di Rangers, 5 finora nel Sion. Ma l'avversario più duro, l'odio, se lo è finalmente lasciato alle spalle.

-------

I LEONI INDOMABILI

SI SBRANANO FRA LORO

Joseph Antoine Bell «Corruzione e gestione amatoriale da parte della federazione sono il primo problema»

Samuel Eto'o «Non si può sopportare che i dirigenti prendano soldi e non li reinvestano nel nostro calcio»

Federazione in lotta col Ministero dello sport, Eto'o con i Song. Dilettantismo e corruzione

Ecco perché la nazionale più forte non è alla Coppa d'Africa che comincia fra dieci giorni

di JEAN-CLAUDE MBEDE (EXTRATIME 09-01-2013)

I Leoni di Yaoundé non ruggiscono più. Alla coppa d'Africa al via in Sudafrica il 19 gennaio il Camerun di Eto'o non ci sarà. Ed è la seconda volta di seguito che i Leoni Indomabili vengono fatti fuori nei preliminari. Stavolta addirittura da Capo Verde, arcipelago di neanche 500 mila abitanti… Il Camerun è una delle grandi nazionali africane. Hanno vestito la sua maglia Nkono, Milla, Makanaky, Omam Biyick. Anche oggi i Leoni vantano molti campioni: Nkoulou del Marsiglia, Alex Song del Barcellona, Emana, Webo ed Eto'o. Eppure i Leoni sono passati dal 5° posto nel ranking Fifa dopo il Mondiale '90 al 61° a dicembre 2012. Neanche in Africa (13°) fanno più paura. Problemi di gestione e organizzativi (20 c.t. in 20 anni…) e una difficile coabitazione fra i giocatori stanno portando il Camerun al collasso: è a rischio anche la qualificazione a Brasile 2014.

Malcostume diffuso

Per Joseph Antoine Bell, ex portiere della nazionale, «è colpa della cattiva gestione delle risorse». Bell fu il primo a contestare la federazione nel 1990 e pagò, venendo allontanato. «La corruzione e la gestione amatoriale della federazione sono il primo problema - spiega -. La partecipazione a 6 Mondiali in 30 anni ha generato tanti soldi, ma sono serviti solo a migliorare la vita dei dirigenti». La gestione dilettantistica della Federcalcio è anche il motivo delle polemiche tra Eto'o, il capitano, e i dirigenti federali, cui ha scritto: «La nostra Nazionale continua a giocare in un ambiente caratterizzato da dilettantismo e cattiva organizzazione, non compatibili con la pratica dello sport di alto livello». A destabilizzare la nazionale vi è anche la guerra fra il presidente della Federcalcio Iya Mohammed (cugino di Hayatou, n.1 della confederazione africana) e il ministero dello sport. Accusato di corruzione, Mohammed non è mai stato cacciato perché la Fifa non tollera l'intromissione dei politici nel calcio. Eppure il governo continua a sovvenzionare la nazionale, nonostante la presenza di tanti sponsor privati. È ciò che ha denunciato Eto'o nel novembre 2011, proclamando uno sciopero dei nazionali: «Volevamo sapere cosa guadagna la federazione dalle amichevoli - racconta Samuel -. Non possiamo sopportare che i dirigenti prendano soldi che poi non reinvestono nel nostro calcio. E a me è addirittura toccato spesso di risolvere alcuni problemi anche amministrativi».

Il «problema Samuel»

Ma pure i giocatori ci hanno messo del loro, creando un clima insopportabile. Prima del Mondiale 2010 Eto'o scatenò una lite intestina, ponendo come presupposto alla sua partecipazione la fascia da capitano. Che l'allora c.t. Le Guen tolse a Rigobert Song, che la indossava dal 2000, scatenando così la divisione fra clan. Gli anti-Eto'o oggi sono guidati da Alexandre Song, nipote dell'ex capitano e attuale team manager della nazionale. «Io sono qui da 15 anni, in quanto capitano e più vecchio svolgo solo il mio ruolo - racconta Eto'o a ExtraTime -. Quando mi chiama l'allenatore per chiedere il mio parere glielo do, come ho fatto con Rijkaard, Mourinho e faccio ora con Hiddink all'Anzhi». L'accusa più espressa a Samuel la fa l'ex c.t. Lavagne: «Samu è un gran giocatore, ma vuole essere anche capitano, tecnico, n.1 della federazione e ministro… Solo il potere gli interessa». Gli anti Eto'o lo ritengono responsabile dell'allontanamento di alcuni compagni, come Assou-Ekotto del Tottenham. Lui da una tv francese ha attaccato Alex Song: «Non c'è nessun conflitto tra due star: io sono uno dei migliori al mondo, lui non lo è neanche in Camerun». Perfino il premier e il Presidente della Repubblica hanno provato a fargli fare la pace, invano. «Ho spesso avuto la fiducia dei miei tecnici - dice Eto'o -. Perché i miei compagni non mi consentono di fare la stessa cosa in Nazionale?». Anche Achille Emana, ex Betis oggi all'Al Hilal, ha avuto degli scontri con Eto'o: «Non siamo amici. Ma ciascuno faccia il proprio dovere. Basta che ciascuno rispetti gli altri». Intanto il nuovo c.t. Akono è senza contratto: la federazione non ha gradito la sua nomina da parte del ministro dello sport. E il totem Eto'o, dal cui atteggiamento per molti dipende la pace, è sempre lì. Anche perché la sua Fondazione alimenta le nazionali giovanili e con questo ha un'ipoteca sul futuro del calcio in Camerun, anche quando lui si sarà ritirato.

-------

STADIO MILITARIZZATO, TORNEO RINVIATO

Nonostante le promesse, le forze dell'Unione Africana occupano ancora

l'impianto di Mogadiscio. E col calcio tutto il Paese fatica a tornare normale

di STEFANO PIAZZA (EXTRATIME 09-01-2013)

Con il Mogadishu Stadium ancora occupato dai militari e con il Banadir in ristrutturazione nell'ambito del progetto Fifa «Win in Africa with Africa», la Somalia ha dovuto rinunciare al sogno di una parvenza di normalità - almeno sportiva - e a organizzare il 2° Torneo Regionale per la Pace e lo Sviluppo, in programma tra il 28 dicembre e il 25 gennaio. Lo sport somalo versa in condizioni a dir poco critiche (nel 2006, le Corti Islamiche arrivarono a vietare il calcio), ma ad ottobre una buona notizia sembrava aver aperto uno spiraglio: la missione dell'Unione Africana in Somalia (Amisom) aveva accettato di liberare lo stadio per consentire la ripresa di eventi sportivi. La Federcalcio aveva avanzato la richiesta alla luce delle migliori condizioni di sicurezza nella capitale dopo la cacciata degli insorti Al Shabaab. Il colonnello Ali Hamoud, portavoce di Amisom, sembrava ottimista: «È venuto il momento di lasciare questo stadio ai giovani e alle loro attività». Non è andata così: il complesso sportivo, costruito dai cinesi negli anni 70, è di importanza strategica per il controllo della parte nord della città e i militari hanno deciso di continuare a occuparlo.

Luogo strategico

Prima di servire come base militare, Al Shabaab l'aveva occupato per diversi mesi, proibendone l'utilizzo da parte della popolazione civile. Dall'inizio della guerra civile nel 1991 era passato dalle mani di un gruppo armato all'altro. La Federcalcio aveva in agenda l'organizzazione del torneo proprio per celebrare la restituzione dello stadio e, simbolicamente, della città ai suoi abitanti: si fanno ora nuove ipotesi sulle possibili date di consegna, ma è più probabile vedere la nazionale in campo al Banadir Stadium, costruito dal nostro Coni nel 1956, forse già in febbraio.

Batosta in Uganda

Nel frattempo, la Somalia ha chiuso l'anno con le batoste rimediate in Uganda alla Cecafa Cup, il torneo calcistico del centro-est e il più antico del continente. I somali hanno perso tutti e tre gli incontri disputati (1-5 dal Burundi, 0-1 dal Sudan e 0-7 dalla Tanzania), nonostante la convocazione di «stelline» tesserate da formazioni olandesi, britanniche, statunitensi e kuwaitiane: per comprendere il livello (forzatamente) basso del calcio somalo basta considerare che Ciise Aden Abshir, capitano e uomo più rappresentativo della nazionale, gioca nell'Asker, 3ª divisione norvegese.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Il vertice Al Viminale il n. 1 della Federcalcio ha incontrato il capo della polizia Manganelli

Razzismo, vince la linea dura

«Pronti a fermare le partite»

Abete: «Comprensibile il gesto di Boateng, ma non si lascia il campo»

di FABIO MONTI (CorSera 09-01-2013)

Sarà il giocatore «aggredito» dai cori razzisti a denunciare l’episodio all’arbitro, che poi riferirà al responsabile dell’ordine pubblico. La partita potrà essere interrotta o sospesa, ma i giocatori non dovranno prendere iniziative come uscire dal campo. Sono alcune delle misure antirazzismo prese nel corso di un vertice al Viminale. Deciso anche che il Daspo, e cioè il provvedimento di allontanamento dagli stadi dei tifosi violenti, sarà più duro.

Linea dura contro il razzismo da stadio. Questo è emerso dal vertice al Viminale fra la delegazione della Federcalcio (Abete, con i vice, Macalli e Albertini e il d.g. Valentini) e il capo della polizia, Manganelli, presenti il presidente dell’Osservatorio, Ciullo, il vice operativo, Massucci. Abete ha chiarito la posizione della Figc: «Se c’è la necessità di sospendere temporaneamente o definitivamente le partite per episodi legati al razzismo, non c’è nessun veto. Dobbiamo farlo, per contrastare il più possibile questo fenomeno. Non dobbiamo avere alcuna preoccupazione in questo senso, per quanto riguarda calendari, anticipi, posticipi, difficoltà nel programmare i recuperi. Non è questo il problema; il problema vero è allontanare dallo stadio tutti coloro che non hanno titolo a starci, perché inquinano la convivenza civile di un evento sportivo. Per questo è necessario andare avanti con un ulteriore rigore, per evitare situazioni di tolleranza su questo fenomeno ». Abete ha voluto insistere sul fatto che la partita (lo spettacolo) non può e non deve più andare avanti ad ogni costo. Se non ci sono le condizioni per lo svolgimento in un contesto di civiltà, ci si ferma.

Per rendere operativo questo piano e creare «il massimo livello di contrasto», Abete ha sottolineato come «sia stato confermato l’obiettivo di raffinare e rafforzare la collaborazione di tutti i protagonisti dello stadio. È necessario trovare una maggiore capacità di concertazione fra giocatori, arbitro, quarto uomo e responsabile dell’ordine pubblico, al quale è riconosciuta la titolarità di valutare le diverse situazioni specifiche e ordinare eventualmente la sospensione delle partite. Ma è necessario fare sempre più squadra fra chi opera dentro lo stadio». Abete ha chiesto un aumento dei Daspo, ma ha anche spiegato che il gesto di Boateng non può essere riprodotto, in linea con quanto spiegato da Blatter: «La Figc ha espresso comprensione e condivisione perché andava inserito in un contesto particolare di un’amichevole». Ma deve essere l’arbitro, sollecitato eventualmente anche dal giocatore oggetto di cori o gesti razzisti, a chiedere lo stop (a tempo o definitivo) della partita al responsabile dell’ordine pubblico. Ma non si può lasciare il campo senza l’intervento di chi ha la titolarità per ordinarlo.

Mentre era in corso il vertice al Viminale, la Disciplinare della Fifa ha condannato Ungheria e Bulgaria (è nel girone dell’Italia) a giocare a porte chiuse la prossima partita in casa per le qualificazioni al Mondiale 2014. Per l’Ungheria (22marzo, contro la Romania), la sanzione è arrivata dopoché un gruppo di tifosi, durante l’amichevole del 15 agosto con Israele, aveva intonato cori antisemiti, mostrando alcuni simboli offensivi. Le scuse della federazione non sono bastate. La Bulgaria giocherà il 22 marzo contro Malta in uno stadio vuoto: durante la partita con la Danimarca, alcuni tifosi bulgari avevano fischiato e insultato Patrick Mtiliga, ogni volta che toccava la palla. Per la Bulgaria c’è anche una multa di 29 mila euro.

acwwu1Wd.jpg

Figc: “Sì allo stop per razzismo”

ma Galliani ai suoi: non rifatelo

Si dimette l’assessore ultrà, gaffe fuori onda del sindaco

Abete Non è detto che lo show debba andare avanti per forza.

Se serve, ok allo stop. Nessun problema di calendari

Massucci Non bastano 20 idioti per sospendere una gara, ma quei

20 vanno puniti. Gli alibi sono finiti per tutti. Fare buu è reato

Ai responsabili 5 anni di Daspo. Pro Patria a porte chiuse. Lettera dell’ad rossonero ai giocatori

di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 09-01-2013)

«Fuori i razzisti dagli stadi: noi siamo pronti a sospendere le partite, anche definitivamente se serve». La Federcalcio, dopo la vergogna di Busto Arsizio, stavolta promette linea dura e prepara la svolta. Ma proprio il club cui si deve l’accelerata, il Milan, muove all’improvviso un passo indietro. Con una lettera raccomandata spedita alla squadra, Boateng compreso, l’a.d. Galliani ha invitato i suoi giocatori a non abbandonare più il campo in una situazione analoga a quella vissuta il 2 gennaio durante l’amichevole con la Pro Patria. Non senza avvertire il quarto uomo, in linea cioè con le burocratiche precisazioni giunte qualche giorno dopo dalla Fifa e da Blatter.

Un vertice di un’ora e mezza al Viminale, ieri: Giancarlo Abete, numero 1 Figc, aveva chiesto aiuto al capo della polizia Antonio Manganel-li, e lo ha ricevuto. «Non è un problema di calendari: non è detto che lo show debba andare avanti per forza », spiega alla fine Abete. Accompagnato dal direttore generale Valentini, e da due vicepresidenti, Macalli e Albertini, Abete è stato ricevuto anche dai vertici dell’Osservatorio (Ciullo e Massucci) e della polizia di prevenzione e polizia criminale (Iannielli e Calabria). Una riunione operativa per superare certe misure un po’ allentate, non solo da parte di qualche giudice sportivo “buonista” ma anche da qualche questore, forse distratto. Tanto che ora Manganelli farà avere una direttiva, per ribadire che le norme esistono già, e vanno rispettate. «Chi fa un buu razzista commette un reato: va identificato, denunciato e daspato», ricorda Roberto Massucci, numero 2 dell’Osservatorio. Abete invoca il massimo della pena: 5 anni di Daspo, che a volte fa più paura del carcere. Concordata pure una superiore collaborazione in campo fra arbitro, giocatori e polizia. Cosa che a Busto è mancata del tutto, se è vero che l’arbitro ha detto a Boateng: «Non ti preoccupare». Sbagliato: doveva chiamare il funzionario e sospendere momentaneamente la gara. L’ultima parola (almeno in Italia, in Uefa è diverso) spetta comunque al vice questore: è lui che può dichiarare la partita chiusa, facendo in modo che i tifosi lascino lo stadio nella massima sicurezza. Cosa, almeno da noi, mai successa. «Non bastano venti idioti per sospendere una gara: ma quei venti idioti vanno subito identificati e puniti», spiegano dal Viminale. «Gli alibi adesso sono finiti: per tutti», ricorda Massucci. Dal week-end si cambia, massima attenzione negli stadi. A striscioni e cori.

Punita intanto la Pro Patria dal giudice sportivo: una partita a porte chiuse. Sei gli identificati (con Daspo), per ora, dalla Digos. «Chiunque faccia i cori è un cretino »: Roberto Maroni, leader della Lega Nord, liquida così il caso dell’assessore allo sport del Carroccio, Roberto Grittini, indagato anche lui per i cori razzisti in occasione di Pro Patria-Milan. Grittini ha rimesso ieri le deleghe che gli erano state date dal sindaco di Corbetta, Antonio Balzarotti, a sua volta protagonista di un fuori onda tv: «Dire buu a un negher è reato? ». Sì, è reato e sono cinque anni di Daspo. Intanto Bulgaria e Ungheria giocheranno la prossima partita di qualificazione mondiale a porte chiuse: lo ha deciso la Fifa. Il motivo? Il solito: comportanti razzisti e antisemiti. Gli idioti di casa nostra non hanno certo l’esclusiva.

___

«Macché razzista. È un polverone e non mi scuso»

Il primo cittadino: termini dialettali

di LUCA BALZAROTTI (IL GIORNO 09-01-2013)

«Fare buuh a un negher è reato?». Il sindaco di Corbetta, Antonio Balzarotti (Lega Nord), lo chiede al suo assessore Andrea Fragnito. SkyTg 24 registra e il video spopola online. Un fuorionda? Una gaffe? No, perché il giorno dopo il primo cittadino di Corbetta lo conferma a taccuini accesi. «L’ho detto perché ne sono convinto anche se non sapevo che stavano ancora registrando».

Se vuole scusarsi siamo qui...

«Scusarsi? Non ho detto niente di male».

Buuh? Negher?

«Negher è un termine dialettale. In dialetto milanese significa negro inteso come colore e senza intento razzista».

Ma rivolgere dei buuh a un negher non è un comportamento razzista?

«Credo che sui buuh ci sia un razzismo al contrario».

Si spieghi meglio...

«Un esempio. La mia nipotina gioca a volley: mettiamo che sbagli un’azione e una parte del pubblico inizi a fare buuh contro di lei. È un reato? Non credo proprio... Perché se lo stesso coro è rivolto a uno sportivo di colore lo diventa? A mio parere esiste una discriminazione al contrario in questo caso. Se è così ne prendo atto».

Sa che queste dichiarazioni solleveranno un polverone?

«A me interessa ribadire un concetto: non sono razzista, questa amministrazione non è razzista. Ormai c’è un gioco chiaro».

Quale?

«Si cavalca il tema per fare polemica politica. La coalizione Pdl-Lega Nord è stata eletta democraticamente. Echi dice andate a casa utilizzando queste vicende è un poverino. Se Riccardo Grittini ha sbagliato lo deciderà la magistratura: fino alla sentenza di terzo grado sarà innocente».

Lo è secondo lei?

«Mi fido di quello che mi ha detto».

Come si è giustificato?

«Riccardo ha giurato che quei cori sono stati rivolti verso i giocatori del Milan e non contro Boateng in particolare. Mi ha detto che ce l’avevano soprattutto con Ambrosini».

Perché non ha respinto le dimissioni se pensa che il suo assessore non abbia commesso alcun reato?

«Per lasciarlo tranquillo: in questo momento si sta straparlando troppo di lui. Le deleghe allo Sport e alle Politiche giovanili non le assegno a nessun altro. Le tengo io e se come credo e spero verranno accertate responsabilità minime del mio assessore sono pronto ad affidargli nuovamente l’incarico. Stava lavorando bene».

Si è sentito tradito dopo aver accordato fiducia a un giovane?

«No fino a prova contraria. Non nego la gravità dell’episodio, ma non spetta a noi dire se ha commesso un reato. Se un ragazzo va allo stadio e non urla è da psicoanalizzare».

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Scommesse Un unico soggetto rappresenterà i club in tribunale

Chi ha taroccato paga

Ora la Lega di B può chiedere i danni

Il gip: «Penalizzato tutto il campionato»

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 09-01-2013)

Un’intera categoria parte lesa. E, quindi, con diritto di risarcimento. La Lega di serie B si è mossa per prima: del resto è la serie che più ha subito lo scandalo del calcioscommesse; sono ben 9 su 22 i club che per responsabilità oggettiva sui propri tesserati hanno dovuto iniziare il campionato con l’handicap della penalizzazione. Le sentenze della giustizia sportiva hanno rastrellato 27 punti in totale, sottraendoli ad obbiettivi sportivi ed interessi economici che ora potranno essere perlomeno compensati con il denaro.

A stabilirlo è stato il gip di Cremona, Guido Salvini, accogliendo l’istanza presentata a suo tempo dalla Lega di B: con un’ordinanza scritta dopo aver sentito anche il parere del pm Roberto Di Martino, la Lega si vede riconosciuti gli status di persona offesa e soggetto danneggiato e, quindi, è di fatto «legittimata a coordinare i molteplici interessi dei propri associati ». In questo modo, quindi, si eviterà un moltiplicarsi di singoli ricorsi, perché la Lega si è vista riconosciuto anche giuridicamente un ruolo di «collettore ». Infatti da questo momento avrà libero accesso a tutti gli atti dell’inchiesta, almeno a quelli non ancora coperti da segreto istruttorio, con la prospettiva di andare in tribunale e provare a farsi pagare i danni morali e/o patrimoniali, anche in rappresentanza dell’interesse dei singoli club: «Tutte le squadre partecipanti alla B hanno subìto un danno in termini di incertezza e di ‘‘perdita di chance’’ — ha spiegato Salvini—legato anche al fatto che il sistema, tra playoff e playout, comporta una lotta serrata tra squadre all’interno di pochi punti in classifica, in particolare nella parte finale del campionato in cui si è verificata la maggioranza degli illeciti».

Come saranno usati gli eventuali soldi ottenuti dai risarcimenti, verrà deciso nella prossima assemblea: è probabile però che — più che essere spartiti tra le squadre—saranno utilizzati per progetti sociali, o per iniziative legate ai giovani calciatori. Allo stesso modo, ancora non è stato deciso se la Lega si costituirà parte civile quando si terrà il processo a Cremona oppure se darà vita a un procedimento autonomo. Pare però chiaro che la strada sarà quella di tenere nettamente separate le decisioni della giustizia sportiva dalle possibilità di rivalersi in quella ordinaria: quindi un club potrebbe risultare vittima per il codice penale e carnefice per quello sportivo che assegna le penalizzazioni in caso di responsabilità oggettiva. Se invece la responsabilità fosse diretta (per esempio a causa del coinvolgimento di un dirigente, come nel caso del Lecce) il club dovrebbe essere retrocesso e quindi perderebbe il diritto al risarcimento. Di sicuro la richiesta danni può essere un valido deterrente per i calciatori. Carobbio e Gervasoni, tanto per citare due protagonisti dell’inchiesta, potrebbero infatti ora essere chiamati a versare molte migliaia di euro a Siena ed AlbinoLeffe che hanno danneggiato.

I club, infatti, sono alla ricerca di metodi per limitare i danni della responsabilità oggettiva (almeno fino a quando non verrà riformata). Il Novara, per esempio, aveva provato ad agire d’anticipo, studiando un sistema per monitorare il flusso di giocate sulle sue partite e denunciare subito le anomalie sospette. Se il pasticcio si compie comunque, ora viene in aiuto la Lega.

-------

Responsabilità da rispettare

di DANIELE DALLERA (CorSera 09-01-2013)

La Lega serie B ha avuto un’ottima idea: chiedere i danni a chi organizza combine invece di giocare a pallone come coscienza sportiva imporrebbe. C’è chi non le ha, le idee, e vivacchia felice nelle sabbie mobili e chi le ha anche, ma col vizio poi di trasformarle in ideologie rendendo tutto maledettamente complicato, col risultato che alla fine prevale e vince sempre la palude. Rendere la vita impossibile a chi si macchia di mascalzonate, perché dominato dalla fame di denaro, è un’opera al servizio del cittadino, dello sportivo in questo caso. Le stesse società di calcio, se ben strutturate, se ben disposte, possono agevolare questo compito.Meglio controllare il proprio tesserato, in particolare se mostra segnali preoccupanti, per esempio di essere attratto dal malaffare, che pensare di riformare un caposaldo storico della giustizia sportiva, come la «responsabilità oggettiva». L’ultimo esempio del Napoli che paga per colpe commesse da Gianello, una comparsa, terzo portiere che la porta non la vedeva mai, ma proprio mai, allarma e fa riflettere. Ma il «liberi tutti» che sta dietro l’eventuale affossamento della responsabilità oggettiva porterebbe all’anarchia. Occorre riflettere, studiare modifiche intelligenti, ma non si tocchino certi valori.

___

Calcioscommesse. Il Gip di Cremona riconosce alla Lega la facoltà di agire, per conto dei club, per il risarcimento dei danni

La Serie B farà causa ai calciatori infedeli

di MARCO BELLINAZZO (Il Sole 24ORE 09-01-2013)

La Lega Serie B potrà agire in giudizio contro chi si sia reso responsabile di comportamenti illeciti nell'ambito delle inchieste sul calcioscommesse per ottenere il risarcimento dei danni morali e patrimoniali anche in rappresentanza degli interessi dei club. Questa facoltà è stata riconosciuta da un'ordinanza del Gip del Tribunale di Cremona Guido Salvini depositata il 28 dicembre scorso. Il provvedimento conformemente al parere espresso dal Procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, ha accolto l'istanza innovativa depositata dalla Lega Serie B e voluta dall'ex presidente Andrea Abodi.

Come precisa una nota della stessa Lega Serie B, l'ordinanza, di fatto, ha individuato l'organizzazione «quale interlocutore istituzionalmente legittimato a coordinare i molteplici interessi dei propri associati. Per fare ciò la Lega Serie B potrà accedere a tutti gli atti dell'inchiesta, per i quali è venuto meno il segreto investigativo, che verranno notificati ai propri legali Luca Ferrari e Guido Camera». Il Gip – spiega, in effetti, la nota – ha evidenziato come la Serie B sia stata doppiamente danneggiata «sia quale ente istituzionale autonomo sia come cessionario dei diritti di credito derivanti dai reati che sta accertando l'inchiesta di Cremona ceduti alla stessa Lega dalla maggior parte delle proprie associate secondo una forma di tutela legale di assoluta novità nel panorama giuridico penale e sportivo».

Nell'ordinanza, peraltro, il Gip Salvini sottolinea come alcune società di B (9 su 22) siano state penalizzate dalle frodi sportive commesse dai propri tesserati "infedeli" e hanno dovuto subire le sanzioni della giustizia sportiva sotto il profilo della responsabilità oggettiva ricevendone un danno diretto alla posizione in classifica che ha portato anche a perdere la possibilità di salire ad una categoria superiore o di restare in B (sono 27 i punti complessivi sottratti dalla giustizia sportiva). Ma più in generale «tutte le squadre partecipanti al campionato di B hanno subito un danno in termini di incertezza legato anche al fatto che il sistema dei play off per accedere alla serie A e dei play out per non retrocedere in Lega Pro comporta una lotta serrata tra squadre all'interno di pochi punti in classifica in particolare nella parte finale del torneo in cui si è verificata la maggioranza degli illeciti». Salvini ha poi ricordato che spesso le combine tendevano a determinare i cosiddetti "over", cioè il numero di gol segnati, «e proprio nel meccanismo dei play out e play off, oltre ai punti conseguiti rileva anche il numero dei gol effettuati e subiti».

L'«inquinamento del campionato», in definitiva, ha provocato per tutti i club danni da perdita di chances che «anche in assenza della certezza di raggiungere un risultato favorevole, è considerata anche dalla giurisprudenza della Suprema corte, meritevole di tutela sotto il profilo del danno».

___

IL GIP SALVINI: «PUÒ ACCEDERE AGLI ATTI»

La Lega di B farà una «class action» contro i disonesti

di MARCO IARIA (GaSport 09-01-2013)

Una vera e propria class action della Serie B contro quei tesserati che, taroccando le partite, hanno arrecato un danno al movimento. È ciò che si appresta a fare la Lega cadetta dopo il via libera del gip di Cremona Guido Salvini. Il magistrato che a suon di ordinanze ha scoperchiato il calcioscommesse ha accolto l'istanza presentata dalla Lega e voluta dall'ex presidente Abodi, rilevando come «tutte le squadre partecipanti al campionato hanno subìto un danno in termini di incertezza e di "perdita di chances" legato anche al fatto che il sistema dei playoff per accedere alla Serie A e dei playout per non retrocedere in Lega Pro comporta una lotta serrata tra squadre all'interno di pochi punti in classifica in particolare nella parte finale del campionato in cui si è verificata la maggioranza degli illeciti». Non si parla, dunque, solo di danni d'immagine ipoteticamente subiti da quei club penalizzati per responsabilità oggettiva, ma di danni economici derivanti all'alterazione del torneo.

Adesioni La Lega di B potrà accedere a tutti gli atti e agire come «interlocutore istituzionalmente legittimato a coordinare i molteplici interessi dei propri associati», per rivalersi su giocatori, tecnici e dirigenti coinvolti nell'inchiesta cremonese. Ma lo stesso, quasi sicuramente, sarà fatto per il filone di Bari. Sono già 14 le società di B che hanno scelto di farsi rappresentare dalla Lega, accettando pure di cederle i diritti di credito «secondo una forma di tutela legale — si legge nel comunicato della Lega — di assoluta novità nel panorama giuridico penale e sportivo, appositamente studiata per garantire la massima fermezza nei confronti degli illeciti, la tutela del patrimonio associativo e delle proprie associate, oltre che un'efficace collaborazione tra ordinamento sportivo e penale».

___

Scommesse

Lega B contro i colpevoli

“Ora chiediamo i danni”

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica 09-01-2013)

Hanno infangato la storia dello sport. Rovinato una passione, e stropicciato anche un business creando un danno d’immagine e patrimoniale. Per questo la Lega di serie B chiederà i danni ai giocatori coinvolti (e colpevoli) nell’inchiesta del calcioscommesse. Il gip di Cremona, Guido Salvini, ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Guido Camera per conto dell’ex presidente della Lega di serie B Andrea Abodi (oggi in corsa per la Lega di A). Secondo il giudice, infatti, la Lega è sia persona offesa sia soggetto danneggiato. “Si tratta — scrive nel provvedimento — di un interlocutore istituzionalmente legittimato a coordinare i molteplici interessi dei propri associati’’. E potrà quindi accedere a tutti gli atti non secretati dell’inchiesta. ‘‘Tutte le squadre partecipanti al Campionato hanno subito un danno in termini di incertezza e di ‘perdita di chance’ — spiega Salvini — legato anche al fatto che il sistema dei Play off per accedere alla serie A e dei Play out per non retrocedere in Lega Pro comporta una lotta serrata tra squadre all’interno di pochi punti in classifica in particolare nella parte finale del Campionato in cui si è verificata la maggioranza degli illeciti”. In sintesi, c’è stato “un inquinamento del Campionato nel suo complesso”: la competizione è stata truccata.

La scelta della Lega di B è la prima di questo genere. Al momento non c’è stata nessuna costituzione di parte civile delle squadre coinvolte: a oggi sono 9 su 22 i club di B coinvolti per responsabilità oggettiva dei propri tesserati che hanno iniziato il campionato con una penalizzazione.

Questo, nonostante a oggi — a quasi due anni dall’inizio delle inchieste penali — i processi sportivi non siano ancora cominciati tutti. Palazzi (che lunedì ha ricevuto le carte di Bari su due gare delle stagioni 2008-2009 e 2009-2010 con una ventina di tesserati coinvolti) deve ancora dare il via al processo sul capitano della Lazio Stefano Mauri e l’ex genoano Omar Milanetto. I due l’estate scorsa sono stati addirittura arrestati dalla procura di Cremona ma gli 007 federali hanno molti dubbi sulla loro posizione: si attendevano riscontri dalle dichiarazioni di Almir Gecic, lo zingaro costituito, ma non sono arrivati. C’è la possibilità che si possa arrivare a questo punto anche a un’archiviazione che avrebbe davvero del clamoroso.

___

Calcioscommesse Oggi la Procura depositerà l’avviso di conclusione indagine

Un capitano da proteggere

Bari, Torrente: difende Caputo: «È sereno, spero se la cavi»

23 gli indagati nel seconndo filone di inchiesta della procura barese.

Due i match «incriminati»: Bari-Treviso (0-1) del campionato cadetto

2007-2008 e Salernitana-Bari (3-2), sempre di serie B ma del 2008-2009

di VINCENZO DAMIANI (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI 09-01-2013)

Ciccio Caputo e il Bari tremano. In queste ore saranno notificati dai carabinieri gli avvisi di conclusione dell’indagine bis sul calcio scommesse.

L’attaccante, in estate, alla pari di quasi tutti i suoi ex compagni di squadra delle stagioni 2007-2008 e 2008-2009, è stato indagato per frode sportiva dal pm Ciro Angelillis.

Al di là dell’aspetto penale della vicenda, è soprattutto a livello della giustizia sportiva che l’attaccante e attuale capitano biancorosso rischia. Il pericolo è quello di un deferimento per omessa denuncia - o peggio ancora per una ipotetica partecipazione attiva alla combine, qualora la Procura lo dovesse accusare di questo - che potrebbe sfociare in una squalifica. «Spero che Caputo non sia deferito per l’ultimo filone del calcio scommesse. Il giocatore è sereno, sta disputando un grande campionato nel quale può arrivare a segnare anche 15-20 gol», ha commentato ieri l’allenatore del Bari, Vincenzo Torrente. Ma se per il centravanti il coinvolgimento e le accuse sono ancora tutte da dimostrare e valutare, per la società si profila il secondo deferimento per responsabilità oggettiva. È praticamente inevitabile, considerando che le combine sono state ammesse dagli stessi calciatori che, all’epoca, hanno indossato la maglia biancorossa: Cristian Stellini, Andrea Masiello, Davide Lanzafame, Marco Esposito solo per citarne qualcuno. Gli ex tesserati coinvolti sono una ventina, che le partite Bari-Treviso e Salernitana-Bari siano state truccate appare ormai un dato assodato. La Procura di Bari ha già trasmesso le carte alla Procura federale, a Roma. Cosa potrà accadere, quindi, nel processo sportivo che si mostra all’orizzonte? Dipenderà dalla strategia difensiva che i legali del club decideranno di intraprendere. Se dovessero seguire la linea già intrapresa nel primo processo sportivo, quello legato allo scandalo Masiello, e quindi decidere di patteggiare - cosa molto probabile - la società pugliese potrebbe limitare i danni. Facciamo qualche previsione: il Bari a luglio è stato penalizzato di cinque punti e le partite combinate erano quattro. Oggi, con due match sospetti e l’accusa di responsabilità oggettiva, optando per il patteggiamento, il club l’anno prossimo potrebbe ritrovarsi a partire in campionato con un handicap di 1-2 punti al massimo. Però i giudici potrebbero essere anche meno clementi se dovessero valutare il fatto che si tratta del secondo episodio. Dal proprio canto, ancora una volta,la società potrà difendersi sostenendo di essere stata lei stessa danneggiata: infatti, le due partite sotto accusa sono state volutamente perse dai biancorossi. Il club non ha tratto alcun vantaggio in classifica, anzi. Sono due i match attorno alla quale ruota l’inchiesta, Bari-Treviso (0-1) de l campionato cadetto 2007-2008 e Salernitana-Bari (3-2), sempre di serie B ma del 2008-2009. Agli atti sulle due partite in questione, alla Procura federale sono state inviate anche le carte relative a due gare del campionato di serie A 2010-2011 facenti parte del primo filone d’inchiesta: Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari (2-1). Anche in questo caso sono in arrivo, nelle prossime ore, gli avvisi di conclusione delle indagini. A svelare le presunte combine sono stati prima Andrea Masiello e Vittorio Micolucci.

___

Partite truccate, Torrente difende Caputo

Il tecnico: sta disputando un ottimo torneo, gli auguro di non essere deferito

Il Bari potrebbe trovarsi con uno o due punti in meno in classifica. Oggi arriva il sì di Tallo

di ENZO TAMBORRA (la Repubblica - Bari 09-01-2013)

Il Bari è pronto a passare al contrattacco. Mentre si avvicina lo spettro di una nuova penalizzazione per gli effetti della chiusura delle indagini sulla gara contro il Treviso del maggio 2008 e di quella di Salerno del maggio 2009, la società biancorossa trova una sponda importante nella Lega di serie B che ieri ha annunciato che chiederà il conto ai disonesti che 'hanno sporcato il campionato'. Una posizione in perfetta linea con quella del Bari, che in più di un'occasione ha annunciato di volersi costituire parte civile per poi chiedere il risarcimento danni ad Andrea Masiello e compagni.

L'uscita perentoria del governo del campionato cadetto sembra essere un assist perfetto per il Bari, che in ogni caso dovrà trattenere il respiro per gli sviluppi del nuovo filone d'inchiesta della Procura di Bari, ormai in dirittura di arrivo. Oggi potrebbe essere decretata la fine delle indagini e di seguito inviate la notifiche ad una ventina di persone, tra cui molti ex giocatori biancorossi. La ricca documentazione è già stata inviata al procuratore federale della Figc, Stefano Palazzi, rimasto sempre in contatto con il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati. Proprio i deferimenti della giustizia sportiva alimentano i cattivi pensieri della società biancorossa. Oltre al rischio concreto di una nuova penalizzazione tra uno e due punti, trema anche Ciccio Caputo, l'attuale capitano del Bari, che faceva parte della squadra che sarebbe stata pagata per perdere contro la Salernitana.

'Il giocatore è sereno, sta disputando un grande campionato nel quale può anche arrivare a segnare 15-20 gol. Spero proprio non venga deferito', le parole pronunciate ieri dall'allenatore del Bari, Vincenzo Torrente. Certo è che nessuno o quasi di quel Bari felice e vincente, può sentirsi al sicuro. C'è chi come l'allora ventenne Andrea Ranocchia che, sebbene dovrebbe andare incontro a un'archiviazione in ambito penale, potrebbe dovere rispondere di omessa denuncia per la giustizia sportiva. Dovrebbe invece evitare qualsiasi conseguenza il condottiero di quel Bari, Antonio Conte, già squalificato quattro mesi per omessa denuncia quando allenava il Siena. Sul suo conto non dovrebbe esserci materiale per deferirlo, anche perchè i suoi ex calciatori avrebbero detto che lui non sapeva nulla della presunta combine di Salerno. C'è poi chi come lo stesso Andrea Masiello e Cristian Stellini dovrebbero scegliere la via del patteggiamento, l'unico modo per attenuare la condanna per illecito sportivo.

Altri, tra cui calciatori attualmente in serie A, rischiano invece sino a tre anni di stop. Il processo sportivo non andrà in scena prima di fine maggio. Ieri intanto, dopo una settimana di vacanza, è tornato ad allenarsi il Bari di Torrente. 'Ma la sosta è ancora lunga. Riprendere dopo un periodo così lungo è sempre un'incognita, ma noi avevamo proprio bisogno di rifiatare. Alla ripresa vorrei vedere un Bari più spensierato, come quello di gran parte del girone di andata'. Questa mattina intanto verrà presentato il giovane difensore greco Vosnakidis, primo rinforzo di gennaio. Ma forse già in giornata verrà ufficializzato l'arrivo dell'attaccante ivoriano Tallo, per il quale c'è stato ieri un blitz di Angelozzi a Roma. 'Ha delle caratteristiche fisiche importanti', ha detto Torrente, che ora si aspetta l'arrivo del terzino sinistro Kaoe ed anche quello di un difensore rapido.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Rangers’ fury over Scottish football reforms

by MARK GILES (THE TIMES 09-01-2013)

Proposed radical reforms for the structure of Scottish football seem certain to go ahead next season — and elements at Rangers are furious.

The Ibrox club described the reconstruction plans as an “abomination” in a statement written by James Traynor, their new director of communications.

After lengthy talks at Hampden between the relevant bodies yesterday, it was proposed that the Scottish Premier League and the Scottish Football League be merged, with a team structure of 12-12-18 in three divisions. The proposals being examined would also see the two top divisions split into three groups of eight after 22 games.

Rangers originally said that they were disappointed not to have been party to yesterday’s talks. “It seems odd to us that, as the biggest club in Scotland, we were not invited to the meeting and there are many people who feel that change should not be rushed through for the sake of it,” an initial statement said.

It added that the club were not holding out hopes of an accelerated return to the top flight. “We have said consistently that we have not made any plans based on being fast-tracked through the leagues in a reconstruction process,” the statement said.

Later in the day, though, Rangers hit out in an article posted on the club’s official website. The statement read: “This abomination will now be pulled and stretched by selected members of the SPL and SFL in a desperate attempt to make it more presentable.

“It’s ridiculous, especially when you remember the two 12s will fragment into three eights.”

The article also accused those running Scottish football of “sheer hypocrisy” by apparently taking fans’ views into account when the newco application of Charles Green, the Rangers chief executive, was rejected by SPL clubs, while ignoring calls for a larger top division.

Traynor wrote: “If they were listening to fans, they wouldn’t be sticking with a top division of 12, and if there was any integrity there would be no rush to bring in changes for the start of next season.

“If, as seems likely, the structure is altered for 2013-14, supporters won’t get what they’ve already paid for, especially those following teams striving for promotion. Actually this entire season will be rendered meaningless.

“We are entitled to conclude that this club are not important, which is strange indeed when so many fans of other clubs continue to be obsessed by Rangers, who are simply getting on with their own affairs asking no favour from anyone.”

Despite Rangers’ strongly worded reservations, David Longmuir, the SFL’s chief executive, expressed confidence that the merger would be accepted by clubs in his organisation.

Stewart Regan, the Scottish Football Association’s chief executive, had insisted early in the piece yesterday that reconstruction would not be used to accelerate Rangers’ progress.

If plans are introduced this summer and the bottom 18 clubs from this season form the proposed “National League”, Rangers would still be on course to return to the top flight by the start of season 2015-16, as they are under the present set-up.

Regan said: “Sporting merit will dictate where clubs will finish and, depending on whether this comes into play next season or the season after, it will be up to the clubs to decide, and it will be based on where clubs finish.

“There will be no plans for any club to be given preferential treatment.”

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Bari chiude l’inchiesta. Che succede a Ranocchia e Conte?

Giovanni Capuano - calcinfaccia - 9-01-2013

E’ arrivata la svolta di Bari e, tempi di prescrizione permettendo, ora arriveranno anche le ripercussioni sportive. Palazzi ha tempo quattro mesi per sentire i tesserati e istruire i processi. Cosa succederà? Difficile dirlo ora, ma il punto di partenza è che non necessariamente essere stati esclusi dall’elenco degli indagati a Bari significa che non ci saranno problemi con la giustizia sportiva. Tre distinti avvisi di conclusione delle indagini a carico di 36 persone, tra cui 27 calciatori in attività ed ex calciatori, sono stati notificati in tutta Italia dai carabinieri di Bari al termine di distinti filone d’indagine sul calcioscommessse della procura pugliese. Il reato contestato agli atleti è il concorso in frode sportiva.

Questo lo sviluppo che era atteso da qualche giorno. Per quanto concerne il primo filone, sono 27 gli indagati nell’ambito delle inchieste sulle gare Bari-Treviso e Salernitana-Bari. Nell’elenco non ci sono i nomi dell’allenatore della Juventus Antonio Conte e dell’ex difensore biancorosso Andrea Ranocchia che, dunque, escono puliti dall’inchiesta penale.

Per quanto concerne il fascicolo sulle gare Bari-Sampdoria e Palermo-Bari gli indagati sono 6, tra cui i calciatori Parisi, Esposito, Bentivoglio e Guberti. Notifica di chiusura anche riguardo il terzo filone, quello che coinvolge i tre capi Ultras del Bari.

Una vicenda iniziata con Bari-Treviso e con la promessa di soldi in cambio di una vittoria per la salvezza. Precedente poi ripetuto in fotocopia prima della gara contro la Salernitana in cui alcuni giocatori campani avrebbero chiesto ai baresi di perdere apposta.

Incontro in autostrada per la trattativa agevolata dal gemellaggio tra le due tifoserie. Conte? I magistrati hanno appurato che il tecnico venne tenuto all’oscuro di tutto e lui stesso lo ha ribadito con forza nell’interrogatori in gran segreto davanti al capo della Procura di Bari, Antonio Laudati.

L’accordo tra i giocatori del Bari e quelli della Salernitana prevede il pagamento di circa 300mila euro. I baresi ne parlano in una riunione di spogliatoio in palestra in cui – secondo la Procura – tre giocatori (Ranocchia, Gazzi e Barreto) rifiutano i soldi. Abbastanza per uscire puliti dall’inchiesta penale dove il reato contestato è frode sportiva. Non sufficienti, forse, per evitare un deferimento per “omessa denuncia”.

E’ questo il nodo che Palazzi si troverà ad affrontare nelle prossime settimane. Ranocchia si è sempre proclamato assolutamente sereno e all’oscuro di tutto. Molto potrà essere chiarito dalla lettura integrale del materiale mandato da Bari alla Figc, però è scontata un’audizione per il difensore dell’Inter e forse anche per Conte. Il processo potrebbe essere celebrato subito dopo la fine del campionato.

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

Calcioscommesse

Chiuse indagini anche

su partite del Bari

Indagati in trentasei

Lagazzzettadel mezzogiorno.it -9-01-2013

BARI - Tre distinti avvisi di conclusione delle indagini a carico di 36 persone – tra cui 27 calciatori in attività ed ex calciatori – vengono notificati in tutta Italia dai carabinieri di Bari al termine di distinti filone d’indagine sul calcioscommessse della procura pugliese. Il reato contestato agli atleti è il concorso in frode sportiva.

Nel primo avviso di fine indagine, nel quale compaiono i nomi di 27 calciatori, viene contestato il reato di concorso in frode sportiva in relazione agli incontri di serie B ritenuti 'truccatì Bari-Treviso del 10 maggio 2008 che finì 0-1, e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, 3-2. Gli incontri – secondo l’accusa – furono venduti dai biancorossi in cambio di danaro. Nell'elenco non ci sono i nomi dell'allenatore della Juventus Antonio Conte (nella foto) e dell'ex difensore biancorosso Andrea Ranocchia.

Nel secondo avviso di fine indagine compaiono – a quanto è dato sapere – i nomi di sei persone, quattro ex biancorossi, Parisi, Rossi, Bentivoglio e Guberti, oltre allo «zingaro» Ilievski e a Iacovelli. Sono accusati di concorso in frode sportiva per le presunte combine di Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari (2-1).

Nel terzo provvedimento viene contestato a tre capi ultrà del Bari, già arrestati il 10 maggio 2012, il reato di concorso in violenza privata per aver minacciato e preso a schiaffi un calciatore biancorosso per costringere la squadra a perdere le ultime due partite di campionato Cesena-Bari e Bari-Sampdoria della stagione 20120-2011, e per aver tentato di aggredire un atleta biancorosso che si sottoponeva ai controlli antidoping al termine della partita Bari-Chievo del 20 marzo 2011.

L'ultrà del Bari Roberto Sblendorio - secondo l’accusa – sferrò uno schiaffo al calciatore biancorosso Alessandro Parisi e, assieme ai presunti complici Alberto Savarese e Raffaele Loiacono, lo minacciò dicendo a lui e i suoi compagni di squadra presenti – Andrea Masiello, Jean Francois Gillet, Massimo Donati e Nicola Belmonte – di perdere le partite Cesena-Bari (1-0) del 17 aprile e Bari-Sampdoria (0-1) del 24 aprile 2011. I tre ultrà, arrestati il 10 maggio scorso e poi scarcerati, sono accusati di concorso in violenza privata.

Dissero – secondo le indagini – ai cinque calciatori: «siete ultimi, avete fatto questo campionato di... non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani (in occasione di Cesena-Bari, ndr) dovete perdere». E ancora: «Io sono in debito con gente pericolosa e rischio di morire e ho bisogno di soldi (...). Voi ora ci dovete fare un favore a noi, perchè a voi non vi abbiamo mai rotto le scatole, non vi abbiamo mai alzato le mani, non vi abbiamo contestato, vivete da Dio... se volete fare una vita tranquilla fino a fine anno».

Secondo l’accusa, i tre ultrà oltre alle minacce hanno «assunto un atteggiamento dal quale emergeva inequivocabilmente che se non avessero fatto quello che veniva loro chiesto avrebbero subito conseguenze lesive per la propria persona». La contestazione fa anche riferimento al fatto che i tre – secondo l'accusa – hanno tentato di aggredire un atleta biancorosso che si sottoponeva ai controlli antidoping al termine della partita Bari-Chievo (1-2) del 20 marzo 2011.

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

I nomi degli indagati: c'è anche capitan Caputo

lagazzzettadelmezzogiono.it/puglia -9-01-2013

I nomi dei 27 indagati del primo filone d'inchiesta: Andrea Masiello, Christian Stellini, Davide Lanzafame, Vitali Kutuzov, Angelo Iacovelli, Mark Edusei, Stefano Guberti, Cosimo D'Angelo, Luca Fusco, Massimo Ganci, William Pianu, Vincenzo Santoruvo, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Vitangelo Spadavecchia, Marco Esposito, Nicola Santoni, Alessandro Parisi, Daniele De Vezze, Simone Bonomi, Francesco Caputo, Jean Francois Gillet, Corrado Mario Colombo, Raffaele Bianco, Ivan Rajicic, Nicola Belmonte.

I nomi dei 6 indagati del secondo filone: Alessandro Parisi, Marco Rossi, Simone Bentivoglio, Angelo Iacovelli, Hristian Ilievski, Stefano Guberti.

I 3 indagati del terzo filone: Alberto Savarese, Roberto Sblendorio, Raffaele Loiacono.

602707_555278074499496_819694307_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Parola a Laudati

«Conte e Ranocchia: due casi diversi, stessa estraneità»

Il procuratore di Bari: «Il difensore non aveva peso

Il tecnico della Juve mai indagato, ci è stato di aiuto

Per essere credibile, la giustizia deve essere comprensibile

Le sanzioni sono ridicole. Chi fa una combine prende come uno che ha ingiuriato

Maurizio Galdi - Gasport -10-01-2012

Da poco è terminata una riunione con i sostituiti Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro. Il secondo filone dell’inchiesta barese sul calcioscommesse è finita e i fascicoli sono stati mandati ai difensori e alla Procura federale. Il capo della Procura di Bari, Antonio Laudati, ci concede un’intervista, ma sottolinea «senza parlare del procedimento nello specifico».

Procuratore Laudati come è partita la vostra inchiesta?

«Ci siamo trovati per caso con le frodi sportive, la nostra inchiesta era su scommesse e riciclaggio. Poi sono emerse le combine che riguardavano il primo filone e ora quelle del secondo. Solo per agevolare la giustizia sportiva abbiamo accelerato perché riteniamo che la collaborazione debba essere completa e sinergica».

Spesso ha sollevato il problemadella responsabilità oggettiva e dell’omessa denuncia.

«Sì, ritengo che la legislazione in materia sia ormai obsoleta e vada adeguata rispetto ai tempi. Per avere la possibilità che la magistratura ordinaria possa fare i suoi riscontri, bisognerebbe mettere le persone che vengono interrogate nelle condizioni di non essere penalizzate. In questa inchiesta c’è un calciatore di cui siamo certi abbia dato falsa testimonianza, ma noi non abbiamo chiesto il rinvio a giudizio in base all’articolo 384 del codice penale "perché ha commesso il fatto per esservi stato costretto". In questo caso c’è l’ipotesi di una squalifica sportiva».

Che cosa ha caratterizzato questa inchiesta?

«Il riscontro obiettivo degli elementi probatori. Non ci è bastata una semplice chiamata in correità, abbiamo fatto accertamenti patrimoniali, intercettazioni, ascoltato decine di testimoni e solo dopo abbiamo provveduto a chiedere il rinvio a giudizio».

È il caso di Conte e Ranocchia?

«Si tratta di due posizioni diverse. Conte non è mai stato indagato. Da noi è venuto come persona informata dei fatti e ci ha aiutato a capire i meccanismi dello spogliatoio. Il ruolo dei cosiddetti "senatori". Uomini che hanno un reale potere all’interno del gruppo. Poi esistono modi diversi di fare l’allenatore. C’è quello che ha un rapporto asettico e distaccato e chi invece è più amichevole».

E in quest’ottica c’è anche la posizione di Ranocchia.

«Al tempo era molto giovane sebbene di talento, manon aveva peso nello spogliatoio. Abbiamo chiesto l’archiviazione perché non abbiamo trovato riscontri penali».

Ora l’inchiesta sportiva.

«Abbiamo consegnato tutte le carte a Palazzi e lui dovrà valutare gli aspetti sportivi. Abbiamo solo evidenziato quei casi per i quali non c’erano rilevanze penali. Il problema di valutare se ci sono rilevanze sportive, anche per le società, tocca alla Procura federale».

Che cosa auspica per un rinnovamento della legislazione sia penale sia sportiva?

«La giustizia deve essere credibile e per esserlo deve essere capita da tutti. Non sempre le decisioni dei tre gradi di giustizia sportiva oggi sono chiare. Poi deve cambiare anche la legislazione penale. La legge sulla frode sportiva è nata nel 1989 e sull’emotività del calcioscommesse del 1980. Si parla ancora di alterazione del risultato e si parla del fatto che ci deve essere un soggetto che mette soldi per alterare il risultato. Oggi però le cose sono diverse. Non c’è più il totocalcio, si scommette in tempo reale in tutto il mondo e su ogni cosa. La combine per scommessa la fanno due soggetti protagonisti. La nostra inchiesta e anche quella delle altre Procure, evidenzia che i calciatori si accordano tra di loro e così come è oggi la legge è difficile trovare il reato penale. Infine le sanzioni sono ridicole. A fronte di un danno di immagine, un danno patrimoniale enorme agli altri scommettitori e alle società di scommesse, la sanzione è equiparata all’ingiuria. È la stessa di quella che si becca una persona che dà dell’imbecille a qualcuno».

Che cosa si può fare?

«Io so che il Coni si sta muovendo. È necessario che si operi a livello extranazionale e che ci siano leggi uguali in tutta Europa. Io sono uno che ama il calcio, ma con un calcio moderno e con l’evoluzione del fenomeno scommesse è necessario che ci sia una legislazione moderna che consenta alla magistratura ordinaria e a quella sportiva di lavorare in sinergia e soprattutto in maniera molto più rapida».

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

Le carte

Il fax del granata che scagiona Conte "L'allenatore non era presente"

L'interrogatorio Il nostro allenatore non smise di incitarci alla vittoria nemmeno in quella occasione

Marco Esposito Vennero a casa mia e si presero i soldi Anche Gillet? So che li ha presi anche lui

L'aggiunta di Gillet Voglio precisare che il tecnico non ha mai assistito a nessun incontro tra giocatori

Spedito prima di Natale

360.000 euro per quattro gare

GUGLIELMO BUCCHERI -La Stampa -10-01-2012

Quasi cinquemila pagine e un fax. Negli atti che raccontano lo scandalo scommesse (non tutto) nato a Bari c'è anche un foglio spedito prima di Natale negli uffici della procura barese, che ha definitivamente cancellato ogni residuo dubbio degli inquirenti sul possibile ruolo di Antonio Conte nella vicenda. «...voglio precisare, pur ribadendo quanto da me affermato durante il mio interrogatorio, che l'allenatore non è mai stato presente a nessun incontro fra giocatori...», in sintesi il contenuto del fax. La firma è quella di Jean Francois Gillet, oggi portiere del Toro, ma numero uno del Bari negli incontri con il Treviso e con la Salernitana.

Gillet, rispondendo alle domande dei pm baresi, si era soffermato a sottolineare come il clima nello spogliatoio prima del viaggio a Salerno per l'ultima giornata del campionato 2008/09 non fosse proprio da occhi di tigre, anzi: attorno alla squadra, già promossa in A, c'era un ambiente in festa e gemellato con la tifoseria della Salernitana, società ancora in cerca di punti salvezza. «Di questo clima era a conoscenza anche Conte?», sarebbero state le domande dei pm. «Posso immaginare di si, ma - avrebbe risposto Gillet - il nostro tecnico non smise di incitarci alla vittoria nemmeno in quell'occasione, come, del resto, ha sempre fatto...». Dopo e prima di quell'interrogatorio altri giocatori di quel Bari, convocati in procura, avevano fatto mettere a verbale passaggi sull'inusuale vigilia della gara con i campani. Fra questi l'attaccante Colombo, che ai compagni espresse la propria contrarietà a scendere in campo visto che la sfida di Salerno si annunciava non da «ok Corral» e, questo, a lui che cercava visibilità per trovare un nuovo ingaggio, non sarebbe giovato (al suo posto Conte concesse spazio a Kutuzov). Da qui, dalla volontà di allontanare dal campo ogni possibile equivoco, la scelta di Gillet di spedire il fax di precisazione a una procura che, comunque, aveva già deciso di non procedere sul nome di Conte. Nelle carte dell'inchiesta spuntano i tariffari per comprare le partite: 360 mila euro per due di A (Palermo-Bari e Bari-Sampdoria) e due di B, settemila euro a giocatore per ciascuna del campionato cadetto. Il nome di Marco Esposito è quello che assume un rilievo particolare. «Vennero a casa mia dopo il viaggio a Salerno. E si presero la somma che gli spettava. Anche Gillet? So che li ha presi anche lui...», la ricostruzione del racconto di Esposito agli inquirenti. Qualcuno sfilò sotto i suoi occhi per ricevere il particolare premio partita, altri non li ha mai visti, ma li ha citati lo stesso. I grandi auto-accusatori di questo filone d'inchiesta sono tre ex protagonisti del Bari degli anni passati: Andrea Masiello, Vittorio Micolucci, lo stesso Esposito. Poi, qualcosa l'ha raccontata anche Lanzafame. Per i pubblici ministeri della procura di Bari il lavoro d'indagine è terminato: adesso spetterà ai colleghi sportivi leggere le quasi cinquemila pagine che ricostruiscono la macchia barese dello scandalo senza fine.

394961_555793154447988_1955518444_n.jpg

Modificato da huskylover

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Figc, consiglio uscente ‘crea’ 3 dirigenti in extremis. A 350mila euro all’anno

Secondo quanto rivelato a ilfattoquotidiano.it da una fonte interna alla Federazione, nella riunione di oggi ci sarebbe l’intenzione di creare tre posti di vicedirettore generale. Cariche importanti e ben remunerate (dai 7 ai 10mila euro al mese) e, a quanto pare, tutt'altro che indispensabili

di Lorenzo Vendemiale |IL fatto quotidiano - 10 gennaio 2013

Altro che austerity: la Figc potrebbe distribuire nuove poltrone ai vertici del calcio italiano. Il Consiglio Federale si riunisce oggi alle 13.30, e l’ordine del giorno al sesto punto recita ‘Approvazione del modello organizzativo FIGC ex Decreto Legislativo 8 giugno 2011 n. 231′. Una definizione piuttosto ermetica, dietro cui però – come rivelato a ilfattoquotidiano.it da una fonte interna alla Federazione – si celerebbe l’intenzione di creare tre posti di vicedirettore generale. Cariche importanti e ben remunerate (dai 7 ai 10mila euro al mese), che porterebbero via una cifra a cinque zeri dalle casse federali. E che, a quanto pare, sarebbero tutt’altro che indispensabili.

La nostra fonte svela anche i nomi dei ‘prescelti’: Stefano Balducci, incaricato agli Eventi speciali, e Michele Uva, Responsabile dell’Ufficio studi; entrambi vicini al Presidente Giancarlo Abete, entrambi spingono per una promozione. Il terzo, invece, sarebbe Michele Acampora, un passato recente nel gruppo Mediaset e già assistente del direttore generale Antonello Valentini; lui rappresenterebbe l’elemento di equilibrio interno dell’accordo.

Secondo le voci che circolano in Federazione, nella riunione di oggi dovrebbero essere delineate ad hoc le aree di competenza per i nuovi uffici; addirittura non è escluso che si proceda alle nomine già in giornata. E questa tempistica non convince: lunedì 14 l’assemblea elettiva sarà chiamata a rinnovare le principali cariche federali (tra cui anche la Presidenza, dove sarà riconfermato Abete, candidato unico); probabilmente sarebbe più opportuno che a procedere ad un’eventuale nomina sia il nuovo consiglio. In ogni caso, adesso c’è da vedere se il provvedimento riceverà il lascia passare della giunta (dove approderebbe direttamente, senza passare dai comitati intermedi, bypassando quindi la fase di discussione), nonostante un certo malumore serpeggi nel Palazzo.

L’ipotesi, infatti, ha messo in fibrillazione l’ambiente, dal momento che configurerebbe l’ingresso di tre nuove figure nell’organo direttivo centrale: in dipendenza dal d.g. Valentini, i vicedirettori verrebbero soltanto dopo il presidente e i suoi due vice nella gerarchia della Figc. E, soprattutto, le ragioni della loro istituzione non sono ancora chiare. “Non si vede una struttura e neppure un’ipotesi organizzativa che richieda tre vicedirettori: è una carica che non è mai esistita e di cui non c’è un reale bisogno”, spiega il dirigente che preferisce mantenere l’anonimato. E che conclude: “Affiancare al direttore generale tre vice presuppone o una scarsa fiducia nei suoi confronti, o uno sviluppo ulteriore delle sue competenze. Ma entrambe le condizioni non sussistono. La verità è che queste nomine rispondono solo a delle rivendicazioni di parte, e non alle esigenze della Federazione“.

Di certo c’è che, utili o meno, le nomine non sembrano rispettare i principi di spending reviewrecentemente sbandierati dalla Figc, che negli scorsi mesi aveva ridotto il numero dei consiglieri federali, passando da 27 a 20. Un taglio netto, di posti però a costo zero, visto che i consiglieri non percepiscono neppure un gettone di presenza. I tre vicedirettori uno stipendio invece lo riceverebbero: tra i sette e i dieci mila euro al mese, secondo quanto riferito dalla nostra fonte. Nella più generosa delle ipotesi, quindi, alla Figc potrebbero costare oltre 350mila euro l’anno. Non male, in tempi di crisi.

65143_494376187282045_297081884_n.jpg

Modificato da huskylover

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Calciopoli

Dondarini si dimette e attacca l'Aia

Dal primo gennaio non è più arbitro: «Da Nicchi neanche una telefonata, eppure..»

e.pi. - Corsport - 10-01-2012

ROMA - Oltre sei anni di silenzio. Da quando questa brutta storia è cominciata, anno di grazia 2006, ad un mese fa circa, il 5 dicembre, quando la Corte d'Appello di Napoli lo ha assolto dalle accuse di Calcio-poli. Paolo Dondarini, ex arbitro internazionale (confermato alla Fifa nel gennaio del 2009, inviato alla Uefa a marzo con Tagliavento in vista esordio Europa League e poi dismesso per motivi tecnici a giugno dello stesso anno...), ex vice commissario della Cai (si dimise il 14 dicembre 2009, dopo la condanna in primo grado e dopo una telefonata con Nicchi) ed ex presidente della sezione di Finale Emilia (fu commissariata dal Comitato Nazionale, un episodio che non gli è andato giù), adesso ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E lo ha fatto in maniera clamorosa: .Punto primo, dallo scorso primo gennaio mi sono dimesso dall'Aia. Ho consegnato una lettera con le mie dimissioni al presidente di sezione e poi ne ho inviata un'altra a Nicchi..... Ecco, questo è il secondo punto. «Pensavo che qualcuno mi chiamasse, pensavo che l'Associazione fosse contenta per l'assoluzione. Ho atteso un mese, nessuno dei vertici dell'Aia mi ha chiamato. Neanche Nicchi, che mi chiamò dopo la condanna in primo grado e mi chiese di dimettermi da vice della Cai di Pacifici. Io all'epoca lo feci immediatamente.... Ho inviato una lettera anche a lui, gli ho ricordato alcuni episodi successi in questi anni...»

603241_485277938191870_723389984_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
ADDIO AL CONI Petrucci: «Gioia Totti - Deluso da Agnelli»

Romolo Buffoni - Leggo - 10-10-2012

ROMA - «L'emozione più forte in questi 14 anni di presidenza del Coni? La corsa per abbracciare Totti, madido di sudore, dopo il rigore segnato all'Australia ai Mondiali del 2006. L'amarezza? Leggere l'intervista di Agnelli in cui dice che il Tavolo della Pace post-calciopoli non servì a nulla. Mi è molto dispiaciuto sul piano umano e gliel'ho detto». Gianni Petrucci ha aperto il libro dei ricordi ieri, giorno della sua ultima Giunta da presidente del Comitato Olimpico che presiede dal 28 gennaio 1999. «Se sabato sarò eletto a capo della Federbasket - ha annunciato Petrucci, unico candidato - lunedì darò le dimissioni».

Ma perché tornare al basket? «Volevo rimanere nello sport e contribuire a far tornare ai livelli che le competono la pallacanestro, che per me è lo sport più bello del mondo. Non dimenticate che sono sindaco di San Felice al Circeo e non è una passeggiata». In corsa per la sua successione sono Raffaele Pagnozzi (attuale segretario generale), Giovanni Malagò (presidente del Circolo Canottieri Aniene) e Simone Gambino (Presidente della Federcricket). Elezioni il 19 febbraio

548787_484476241605373_327020732_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

SAVONA/ I TIFOSI INVESTIVANO IN “BOND NERAZZURRI”

Inter Club, una truffa da mezzo milione

Assegni nascosti sotto una botola. Il presidente Uzzauto denunciato da una professoressa

di EMANUELE ROSSI (IL SECOLO XIX 10-01-2013)

SAVONA. «Rubava come la Juve». La battuta è peggio di un marchio di infamia, per un interista. Ma Raffaele “Lele” Uzzauto, presidente da vent’anni dell’Inter Club Savona, il cui striscione è sempre presente sugli spalti a San Siro come in trasferta, ha altro a cui pensare, ora. Da quando è stato denunciato dalla procura di Savona per «truffa aggravata e continuata ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria» si è già guadagnato un altro soprannome: il “Madoff” nerazzurro.

Come il finanziere newyorchese, infatti, Uzzauto aveva messo in piedi una truffa da centinaia di migliaia di euro (520mila, secondo gli investigatori), articolata sulla base dipromesse di rendite da capogiro e la ricerca di continui nuovi “investitori”. Un raggiro che, secondo gli investigatori della polizia marittima savonese, gli permetteva di campare facendo null’altro che il presidente di un club di tifosi. Ufficialmente solo con la rivendita di biglietti delle partite, magliette, trasferte e abbonamenti. Poco per giustificare automobili (gliene sono state sequestrate tre) e case intestate a lui e a prestanome. Cinquantatré anni, ex dipendente della Esso, esponente dell’estrema destra da una vita, Uzzauto da anni si occupava solo del vistoso club nella centrale via Gramsci, ora sotto sequestro, sulla cui facciata spiccano striscioni nerazzurri, una coppa campioni gigantesca, foto di Mourinho e Zanetti trionfanti.

Il giochetto era semplice: Uzzauto, vantando conoscenze dirette con esponenti della famiglia Moratti, con gli eredi di Facchetti, con i giocatori dell’Inter e con personaggi della Savona bene e del tribunale, convinceva i tifosi della Beneamata a prestargli grosse somme di denaro: da poche migliaia di euro a oltre centomila. Come “garanzia” scriveva un assegno per l’importo pattuito (che tratteneva) e metteva tutto nero su bianco in una scrittura privata. I poliziotti ne hanno trovati una decina, di fogli scritti a mano, con importi da capogiro, insieme agli assegni (per un totale da 360mila euro), in una botola all’interno dell’Inter club. In mezzo ad altre amenità come busti del Duce, calendari adorni di fasci littori e croci celtiche, spille con la svastica nazista. «Materiale di libera vendita di proprietà dei soci», sottolinea il presidente del club sotto accusa. A mandare nei guai Lele Uzzauto è stato l’incepparsi di un ingranaggio del suo meccanismo ben oliato: una professoressa che aveva investito la bellezza di centocinquantamila euro nei “bond” nerazzurri, stanca di aspettare la sua quota, lo ha denunciato. Nessuno lo aveva fatto prima, in parte per vergogna di fronte alle autorità, in parte perché Uzzauto, quando l’insistenza dei creditori si faceva pressante, li placava con un “anticipo” da qualche migliaio di euro, frutto della vendita di biglietti per le partite regalatigli dall’Inter oppure dell’ingresso di qualche nuovo “socio”.

Adesso, però, la sua posizione è davvero scomoda: Uzzauto si difende dicendo che «il debito sarà ripianato e la querela sarà ritirata, ne usciremo a testa alta come ogni volta che ci hanno infangato». La Procura però è convinta che della truffa si sia scoperta solo la punta dell’ iceberg: «Riteniamo che andasse avanti da anni con questo modus operandi, ora l’invito è che chi ha avuto contatti di questo tipo con l’indagato possa venire da noi a raccontarci la sua esperienza. Da parte nostra l’attività va avanti». Solo ieri sono arrivate altre quattro querele. E si è mossa anche l’Inter: il centro coordinamento Inter ha sospeso sino a quando l’inchiesta non sarà conclusa le attività del club e il presidente «è da considerarsi inabilitato a esercitare le proprie funzioni».

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Ed è anche fiorente. In Germania, si punta sulla buona gestione economica delle squadre

Il calcio teutonico è in attivo

Il Dortmund rischiava di sparire per 20 milioni di debiti

di ROBERTO GIARDINA (ItaliaOggi 10-01-2013)

A noi basta dirlo. «Italians do it better» c’era scritto su una maglietta molto venduta qualche anno fa. Inutile precisare cosa. Forse si trova ancora in qualche negozio di souvenir. Noi facciamo tutto meglio, a parole. Abbiamo il sistema sanitario più efficiente del mondo, sulla carta. Il clima più bello, i paesaggi più romantici, la democrazia più democratica. E, naturalmente, il campionato di calcio più affascinante al mondo. Chissà perché gli stadi sono vuoti, e i giocatori (ovviamente i migliori del pianeta) sgambettano su campi spelacchiati, perfino in quella che defi niamo la Scala del calcio, cioè San Siro?

I club sono sommersi dai debiti, tanto, a fine anno, c’è il mecenate che firma un assegno per pareggiare i conti. Credo che una delle poche società in pareggio, o quasi, sia il mio Palermo, ma questo non fa notizia. In Germania le squadre vengono amministrate come normali imprese, e per pochi milioni in rosso rischiano il fallimento.

Eppure il calcio tedesco ha successo in Europa, e noi no. I bianchi perdono sempre contro gli azzurri, ma è un altro discorso. Le eccezioni sono rare: un milionario ha voluto portare l’Hoffenheim, paesetto di 5 mila abitanti, nella Bundesliga, la serie A, ci è riuscito, ha costruito un nuovo stadio, poi ha stretto i cordoni della borsa. La Gazprom di Putin sponsorizza lo Schalke, gli sceicchi cercano di comprare il 1860 di Monaco, che gioca in B, tutto qui.

Per il resto, si punta sulla saggia amministrazione. Il Dortmund rischiava di sparire per 20 milioni di debiti. Ha comprato giovani calciatori sconosciuti, e li ha fatti giocare (da noi vengono lasciati in panchina a maturare), e ha vinto due campionati di seguito. Il Wolfsburg, che appartiene alla Volkswagen, dunque sarebbe la Juve della Germania, rischia di retrocedere, come l’Hertha, squadra della capitale. La Vw sponsorizza, ma non prevarica.

Il Bayern di Monaco, squadra campione, ha chiuso l’ultima stagione con un attivo di poco superiore agli 11 milioni. Il presidente Uli Höness, ex campione, dichiara: «Messi ci piace, ma non ce lo possiamo permettere. Noi non abbiamo i soldi di Berlusconi». Il segreto è anche un abile merchandising: vendendo magliette, bandiere e altri gadget ai tifosi, il club ha guadagnato 57 milioni di euro su un bilancio complessivo di 370 milioni, quanto costa un campione come Ibrahimovic. Il Dortmund ne ha incassati 24, lo Schalke 17, gli altri club della Bundesliga fatturano in media 5 milioni ciascuno, per un totale di oltre 166 milioni.

Qui è considerato un gran successo commerciale, ma il solo Moratti ne sborsa di più (172 milioni, credo) per salvare i conti della sua Inter. Dieci anni fa, i gadget resero poco più di un terzo, 68 milioni. Il Sankt Pauli, squadra del quartiere a luci rosse di Amburgo, ogni tanto gioca in A, quasi sempre resta in B, ma le sue maglie con il teschio e le tibie dei pirati sono diventate di moda anche tra chi non va mai allo stadio. Gli articoli per i fan della piccola e simpatica squadra coprono il 20% delle sue necessità finanziarie.

Un successo che è anche sportivo. «La simpatia di un club aiuta a vendere», commenta Franz Beckenbauer, «le vittorie, soprattutto in Europa, aiutano, ma non una vittoria senza merito». Un favore da parte degli arbitri serve a battere l’avversario, ma rende una squadra odiosa e alla fi ne un rigore ingiusto nuoce agli affari. Il 15% dei quasi mille prodotti venduti dal Bayern vengono acquistati all’estero, ricordano a Monaco, in Germania la squadra ha 10 milioni di simpatizzanti, e quasi altrettanti in Europa. Quale sarà mai il quoziente di simpatia dei nostri club con troppi soldi, almeno fino a ieri?

___

Manchester United and Liverpool

fans unite against away ticket prices

• Supporters want cap on price of away match tickets

• 'Away crowds are a crucial part of matchday experience'

by JAMES RIACH (The Guardian 09-01-2013)

Rival fans from Liverpool and Manchester United will work together with other trusts and the Football Supporters' Federation to campaign for a maximum away ticket price in the Premier League, following Manchester City's decision to send back a third of their allocation for Sunday's match at Arsenal.

The FSF and Supporters Direct are in the process of arranging formal meetings between fan groups in the top flight, to lobby the Premier League and its clubs to introduce a £20-£25 cap for away games. City sent back 912 tickets, priced at £62, for this weekend's match at the Emirates Stadium.

Premier League rules state that away fans must be charged the same price for the same match as home supporters. However, Malcolm Clarke, the FSF president, believes fans have had enough and increased TV revenue from next season should result in lower costs.

"Though we have our club rivalries, what we recognise is that without the rival sets of supporters inside a ground the atmosphere is much poorer," he said. "We're going to be launching a campaign within a few weeks, we will be calling for a maximum ticket price in the Premier League for away fans.

"Next season they could knock off £32 from every single ticket, for every single game, for every single supporter in the Premier League and still have the same amount of money that they have this season because of the TV income."

Supporters of both Manchester clubs, Liverpool, Chelsea, Arsenal and Tottenham routinely get charged the highest category prices to attend away matches while followers of other sides are able to pay less. Indeed, Stoke City fans will each pay £32.50 when they go to Arsenal next month.

Liverpool play at the Emirates in two weeks. The club expect to sell their allocation but the consensus from supporters is that they are being exploited for their loyalty and dedication. The group Spirit of Shankly believes opposing supporters need to unite if away ticket prices are to be capped. "We are trying to get supporters of all clubs around the table," a spokesman said. "Liverpool fans aren't going to change it on their own. At the moment we're a mid-table club still paying category A prices."

Paul Martin, a committee member for the group, added: "We're looking at working with the arch enemy Manchester United and others to put a bit of pressure on the clubs to introduce a cap for prices on away tickets. Everybody jokes about Manchester United fans being from outside of Manchester but the core of them are from the Manchester area. The rivalry will start to dwindle when the prices are driving local people away from the game."

The Manchester United Supporters Trust chief executive, Duncan Drasdo, said the key issue is the disparity in prices, with fans of bigger clubs paying more compared to others.

He said: "The attack on traditional football fan culture continues relentlessly but until recently away support remained as at least one bastion of hard-core support which had remained largely intact.

"However, the threat to the away fan is very clear now and this should concern even the most self serving of club owners as the large vocal away following has long been a hugely attractive aspect of British football.

"If the home club wishes to charge different prices to home fans depending on the opposition that isn't unreasonable but to charge one set of away fans a higher price than another is clearly inequitable.

"Price categorisation for away fans should be outlawed and this is something MUST has been lobbying for. It has brought together arch rivals such as Manchester United and Liverpool fans who both recognise the essential importance of genuine vocal away fans to the culture of English football."

Arsenal supporters have been increasingly vocal in protest of high ticket prices. The most expensive season ticket at the club is £1,955 while the dearest individual matchday ticket is £126. However, for games that are regarded as "category C", namely Sunderland, Southampton, Swansea City, West Bromwich Albion, Reading and Norwich City, a ticket can be purchased for £25.

Tim Payton of the Arsenal Supporters' Trust defended the City fans who will not attend Sunday's game and said that without away supporters inside the stadium the "product" of the Premier League would be seriously harmed. "The away fan is disproportionately important. They create the noise, tribalism and the atmosphere, all part of this wonderful product that is the Premier League. Every fan is important but without the away fans you get a tepid atmosphere. The problem with this categorisation is for the away fan, if you follow Arsenal, a Chelsea or a Manchester City you'll get clobbered everywhere you go."

A survey into the price of football conducted last year found that the cost of the cheapest adult ticket in the Football League had risen by 11.7%, more than five times the rate of inflation. With travel and refreshment costs also rising, and the most expensive matchday programme costing £4, a large number of supporters feel that they are being priced out of watching their side.

Martin has followed Liverpool home and away for 12 years but is considering missing a match for the first time during that period due to the cost of a ticket at Arsenal. He says that per year, with a season ticket, it costs £2,000 in admission fees to watch Liverpool at home and on the road, and giving a conservative estimation believes he pays more than £1,000 in other costs throughout the campaign. "I don't think I'm going to buy a ticket for Arsenal. It's £62, the price is just unbelievable, more than double what it should be. This will be the first time in 12 seasons I've seen a price of a ticket and thought I'm not going to get one. Arsenal is not a £62 experience. You'd consider that as a price for an FA Cup final ticket."

However, the Premier League insisted that attendances are still high and that the quality of stadiums in the top division has greatly improved. "Ticket pricing is a matter for individual clubs, many of which work hard to fill their stadiums with offers at different points during a season that make top flight football accessible to large numbers of fans," a spokesman said. "The quality and safety of stadia is as a result of extensive and continued investment from the clubs. Fans clearly enjoy the environment in which they watch Premier League matches and the football on offer with occupancy rates at grounds tracking at 95% for this season and having been 90%+ for the last 15 seasons in a row."

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Scommesse Indagini chiuse: 33 saranno rinviati a giudizio, 27 sono calciatori

Bari, un’intera squadra corrotta

360 mila euro per perdere

Ranocchia e Conte rischiano solo l’omessa denuncia

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 10-01-2013)

MILANO — La procura di Bari ha emesso il suo particolarissimo elenco di convocati. Portieri: Jean François Gillet, Nicola Santoni, Vitangelo Spadavecchia. Difensori: terzino destro Andrea Masiello, Nicola Belmonte o Gianluca Galasso; sull’altra fascia Alessandro Parisi o Simone Bonomi; centrali Cristian Stellini, Raffaele Bianco, Marco Esposito, Luca Fusco, Marco Rossi o William Pianu. A centrocampo Davide Lanzafame, Stefano Guberti, Daniele De Vezze, Mark Edusei, Simone Bentivoglio, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Ivan Rajcic; per l’attacco Vitali Kutuzov, Corrado Mario Colombo, Vincenzo Santoruvo, Francesco Caputo, Massimo Ganci.

È l’abbondante rosa dell’Atletico Combine (compresa di panchina lunga perché sono 27 calciatori): tutti hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini e per loro sarà chiesto il rinvio a giudizio. Quasi tutti (tranne uno: Fusco) hanno giocato nel Bari. Gli indagati che andranno a processo sono 33. C’è un’altra squadra, poi, per la quale è stata chiesta l’archiviazione: di questa fanno parte l’ex del Bari Andrea Ranocchia, ora all’Inter, Barreto e Gazzi. Non è mutata la posizione di Antonio Conte, l’allenatore, che è sempre stato solo un illustre testimone.

Sono quattro le partite che il Bari avrebbe perso in cambio di soldi per un totale di 360mila euro, due in serie B (Bari-Treviso del 2008, Salernitana-Bari del 2009) e due in A nel 2011: Palermo-Bari e Bari-Sampdoria. Quest’ultima, secondo il pm Antonio Laudati, è stata persa anche per paura, sotto le minacce degli ultrà Alberto Savarese, Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, intervenuti anche per Cesena-Bari «con violenza consistita in uno schiaffo che Sblendorio sferrava a Parisi e con minaccia consistita nell’aver proferito le seguenti frasi: «avete fatto questo campionato di m... non vi è successo niente, nessuno ha preso mazzate, domani dovete perdere, io sono in debito con gente pericolosa e ho bisogno di soldi».

Dei tesserati indagati potrebbe occuparsi presto anche la Procura della Figc. Rischiano tutti un deferimento per illecito e quindi un possibile stop di 3 anni e mezzo. Ma, come si sa, la giustizia sportiva ha maglie molto più strette e punisce anche gli eventuali peccati d’omertà: per esempio, anche Ranocchia potrebbe dover fronteggiare un deferimento per omessa denuncia. E il rischio lo corre anche Conte: tra i giocatori qualcuno lo avvisò che con la Salernitana l’impegno non ci sarebbe stato, tanto che, dalle ricostruzioni dei verbali, risulta che Colombo disse: «Non gioco, perché sarà una farsa». Nessuno però gli ha parlato di scambio di soldi. Basterà per un altro contenzioso con Palazzi?

Come aveva raccontato al Corriere Cristian Stellini, le proposte indecenti iniziarono nel maggio 2008, quando Pianu, un ex passato al Treviso, propose ai giocatori del Bari di perdere la partita in cambio di 7 mila euro a testa. Dieci dissero sì: tra loro non c’è Andrea Masiello, che poi divenne titolare del «protocollo» del tarocco. C’è però il portiere Gillet, ora al Torino, all’epoca stimatissimo capitano. C’è quasi tutta la rosa (16 giocatori), invece l’anno dopo, all’ultima partita, quando la Salernitana ha bisogno di punti per non retrocedere. La combine costa 150 mila euro ai campani: la proposta la fanno Luca Fusco e Massimo Ganci (il solito ex che contatta i compagni). Il team manager Cosimo D’Angelo, cognato del proprietario e, incredibilmente, carabiniere, avrebbe portato i soldi. Il factotum Iacovelli li avrebbe divisi tra i giocatori (tenendosene un po’). Quando il Bari è in serie A lo schema si ripete. Cambiano i nomi (a vendere la gara col Palermo per la Procura sono Parisi, Rossi e Bentivoglio, a offrire il denaro è il capo degli zingari Ilievski oppure Guberti passato alla Samp) e cambiano le tariffe: ciascun giocatore costa 30 mila euro. Identico, lo scandalo.

-------

Calcioscommesse Ventisei giocatori hanno intascato illecitamente

360mila euro per quattro partite truccate. E dagli ultras ordini alla

squadra: «Perdete». La Procura chiude la seconda inchiesta

Il Bari in vendita

di VINCENZO DAMIANI (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI 10-01-2013)

BARI — Novantamila euro per Palermo-Bari, 50mila per Bari-Sampdoria, 70mila per Bari-Treviso, 150mila euro per Salernitana-Bari, sfida che valeva la salvezza in serie B per i campani. Ogni partita aveva un proprio tariffario, a seconda del rilievo del match. La "stecca" per i giocatori pronti a vendere i tre punti in palio poteva variare da un minimo di 7mila euro ad un massimo anche di 30mila. I soldi li prendeva in custodia l’ausiliario "tuttofare", Angelo Iacovelli, amicone degli ex calciatori biancorossi, poi bastava citofonare a casa sua e ritirare la busta. Qualcosa restava anche per lui, per il fastidio. Il secondo capitolo del film horror dal titolo «il calcio in vendita» è descritto nelle oltre 500 pagine dell’inchiesta sul calcioscommesse condotta dalla Procura di Bari e dai carabinieri. Una sceneggiatura che contempla giocatori disposti a tradire il gioco più bello del mondo e le regole dell’onestà anche per poche migliaia di euro, scommettitori vicini alla criminalità come gli "Zingari", faccendieri che, non si sa come ma ora si conosce il perché, ronzavano attorno ad una squadra professionisticaa e ultras che imponevano la sconfitta ai propri beniamini. Ieri mattina, sono stati notificati 33 avvisi di conclusione delle indagini firmati dal procuratore Antonio Laudati e dal pm Ciro Angelillis.

Quattro le partite truccate, due di serie B (Bari-Treviso del 10 maggio 2008 che finì 0-1 e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, 3-2) e due di serie A (Palermo-Bari 2 a 1 e Bari-Sampdoria 0-1). Tra gli indagati, che rischiano un processo penale per frode sportiva e uno sportivo, ci sono ben 26 giocatori che hanno indossato, tra il 2007 e il 2010, la maglia biancorossa: dal portiere e vecchio capitano Jean Francois Gillet ai difensori Nicola Belmonte e Marco Rossi, passando per gli attaccanti Davide Lanzafame e l’attuale capitano Francesco Caputo, senza dimenticare Stefano Guberti, il recidivo Andrea Masiello, Cristian Stellini (ex collaboratore di Antonio Conte), tutti protagonisti della promozione in serie A. E’ stata invece chiesta l’archiviazione per il difensore dell’Inter e della nazionale, Andrea Ranocchia, per il mediano Alessandro Gazzi e l’attaccante brasiliano dell’Udinese, Vitor Barreto, oltre che per l’ex team manager Tarantino.

Tutto sarebbe cominciato con Bari- Treviso, anche se il dubbio che la prassi abbia origine più antica resta. L’ex difensore biancorosso, Willian Pianu, chiama i suoi vecchi compagni di squadra: i pugliesi non hanno più nulla da chiedere al campionato, il Treviso deve salvarsi. Detto fatto, Pianu porta una borsa con 70mila euro al San Nicola, i baresi - da Rajcic a Santoruvo a Gillet, dieci in tutto - intascano e regalano la vittoria. Salernitana-Bari, il copione si ripete. La paura di una retrocessione spinge i giocatori campani a contattare i colleghi avversari nella settimana della sfida. La richiesta, fatta da Massimiliano Ganci (un ex), Luca Fusco e un carabiniere, il dirigente della Salernitana, Cosimo D’Angelo, è la solita: «Perdete ». L’incontro avviene in autostrada: il Bari già promosso e il gemellaggio fra le due tifoserie avrebbe fatto da "cuscinetto". I senatori del Bari convocano l’intera squadra in palestra. Avrebbero spiegato: «C’è questa offerta. Dobbiamo essere tutti d’accordo». Il "sì" alla combine arriva, ma per la Procura di Bari non tutti accettano. Non lo fanno certamente Ranocchia, Gazzi e Barreto che si dissociano dal tarocco. I soldi vengono consegnati prima a casa della moglie di un calciatore del Bari, poi a Iacovelli, che li distribuirà in parti uguali. Il giorno dopo c’è di nuovo la fila per ritirare la busta.

Palermo-Bari è vicenda nota, per Bari-Sampdoria sarebbe stato ancora un ex, Stefano Guberti, a precipitarsi in Puglia (non da solo, ma gli altri non sono stati identificati) prima del delicato match per chiedere ad Andrea Masiello di perdere la partita in cambio di 50mila euro.

-------

L’intervista Il legale del club: in arrivo penalizzazione di uno o due punti

Paniz patteggerà

«Ma è un caso alla Bosman»

di VINCENZO DAMIANI (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI 10-01-2013)

BARI — Dipendesse solamente da lui la scelta della strategia difensiva, questa volta andrebbe allo scontro istituzionale, porterebbe la vicenda Bari nelle aule dei tribunali europei e proverebbe a buttare giù il principio della responsabilità oggettiva dei club. «Un nuovo caso Bosman», tuona l’avvocato Maurizio Paniz. Ma è probabile che la famiglia Matarrese, proprietaria del Bari, decida di intraprendere la linea della collaborazione e voglia nuovamente patteggiare la pena per ridurre i danni, ovvero incassare una penalizzazione di «uno o due punti almassimo». «Una cosa, però, è certa: al di là di quello che si deciderà di fare, la società è palesemente parte lesa e, con il collega Aurelio Gironda, faremo valere i suoi diritti».

Gli avvocati del Bari, Paniz e Gironda, sono già al lavoro: il club pugliese, a distanza di nemmeno sei mesi, si ritrova ancora nella bufera con la prospettiva, più che scontata, di doversi sobbarcare un altro processo sportivo con l’accusa di responsabilità oggettiva. «Un’assurdità - sbotta al telefono Paniz - la norma sulla responsabilità oggettiva è fuori dal mondo, è vetusta e lontana dai tempi che viviamo. Fosse per me farei una battaglia giuridica, porterei il caso Bari in Europa e lo farei diventare il nuovo caso Bosman, vicenda che ha avuto il merito di rompere vecchi schemi nel mondo del calcio. Com’è possibile condannare una società che ha già subito un danno per colpa del comportamento scorretto dei suoi tesserati? Il Bari, non lo dico io ma la magistratura inquirente, non ha tratto alcun profitto, anzi ha subito una retrocessione in serie B che economicamente è costata milioni di euro. Delle partite ritenute truccate, non ce n’è una che la squadra pugliese abbia vinto. Tutte perse».

Allora, avvocato, perché patteggiare con la Procura federale?

«Non ho ancora parlato con la dirigenza, quindi non so dirle quale strategia adotteremo. Ma i Matarrese si sono sempre dimostrati leali e ossequiosi delle regole in vigore. Per questo ipotizzo che vorranno proseguire su questa strada, che gli fa onore. Io però andrei allo scontro e, a mio parere, ci sarebbero buone chance di abbattere il principio della responsabilità oggettiva. Certo, questo inizialmente potrebbe significare anche ricevere sanzioni più dure».

Patteggiando invece quanti punti di penalizzazione sono ipotizzabili?

«In estate, quando la situazione era ben più complessa, abbiamo incassato un grande risultato, solamente 5 punti in meno in classifica. Su questa base, direi che il rischio attuale per il Bari è di ritrovarsi, in caso di patteggiamento, con uno o al massimo due punti di penalizzazione».

Chiederete i danni agli ex tesserati infedeli?

«Certo, lo abbiamo già fatto. L’avvocato Gironda, nel corso della prima inchiesta sul calcioscommesse, ha presentato una denuncia per truffa contro chiunque sarà ritenuto responsabile delle combine. Ovviamente ci rivarremo nei loro confronti anche civilmente per essere risarciti del danno. Perché un dato è certo in questa brutta storia: la società è parte lesa, evidentemente solo la giustizia sportiva non riesce a convincersene».

___

Bari chiude, un terremoto

Ventisette giocatori coinvolti, c’è pure Gillet (ora al Toro). Archiviato Ranocchia

Quattro le partite coinvolte, introiti illeciti per 360mila euro. Le carte già nelle mani di Palazzi

di MICHELE PENNETTI (CorSport 10-01-2013)

BARI - Trentasei persone coinvolte, tra cui 27 calciatori in attività o appena ritiratisi. Quattro partite agli atti, anche se su due la giustizia sportiva ha già emesso sentenza. Il Bari (di allora) dentro fino al collo, a cominciare dall'ex capitano Jean Francois Gillet, attuale portiere del Torino, e continuare con Andrea Masiello (già appiedato per 24 mesi). Un introito illecito complessivo di 360.000 euro. L'accusa, in pratica, di concorso in frode sportiva. Il secondo filone dell'inchiesta barese sul calcioscommesse, condotta dal procuratore capo Antonio Laudati e dal pm Ciro Angelillis (attaccante della nazionale magistrati), è deflagrata ieri con la notifica di tre distinti avvisi di conclusione delle indagini.

BUONI E CATTIVI - Ne escono con le ossa sane alcuni nomi di spicco: Antonio Conte, all'epoca allenatore dei biancorossi, interrogato come persona informata dei fatti ma mai indagato; Andrea Ranocchia, centrale difensivo dell'Inter e della nazionale, per il quale è stata avanzata dalla Procura richiesta di archiviazione così come per l'attaccante brasiliano Paulo Vitor Barreto (ora all'Udinese) e il centrocampista Alessandro Gazzi (in forza al Torino): i tre, comunque, potrebbero essere inquisiti dal procuratore federale Stefano Palazzi con l'imputazione di omessa denuncia. Di contro però, in attesa di presentare una memoria difensiva o sollecitare un interrogatorio, ci sono molti tesserati che rischiano la richiesta di rinvio a giudizio oltre che la squalifica in sede di giustizia sportiva. Tutto per due match del campionato di serie B: uno della stagione 2007-2008, Bari-Treviso, terminato 1-0 a favore dei veneti; e l'altro del torneo successivo, Salernitana-Bari, vinto 3-2 dai campani impegnati nella lotta per non retrocedere e con i pugliesi già matematicamente promossi in A.

CADETTERIA MARCIA - Per perdere la gara con il Treviso - secondo i pm - dieci calciatori del Bari intascarono complessivamente 70.000 euro, consegnati dall'ex compagno di squadra Pianu a Rajcic, Santoruvo, Lanzafame, Gillet, Marco Esposito, Belmonte, Strambelli, Bonanni, Ganci e Spadavecchia. Per perorare la causa della Salernitana, invece, il team manager Cosimo D'Angelo e i giocatori Massimo Ganci (passato nel frattempo proprio ai granata) e Luca Fusco avrebbero offerto 150.000 euro a 16 calciatori del Bari e al faccendiere Angelo Iacovelli, sospettato anche di favoreggiamento reale. A detta dell'accusa, a ricevere circa 7.000 euro a testa sarebbero stati Masiello, Stellini (ex secondo di Conte alla Juventus, già fermato per l'illecito su Albinoleffe-Siena del 2011), Lanzafame, Kutuzov, Esposito, Santoni, Parisi, De Vezze, Galasso, Bonomi, Caputo (adesso capitano del Bari), Gillet, Colombo, Bianco, Edusei e Guberti. L'autore materiale della consegna dei soldi sarebbe risultato proprio Iacovelli, che li avrebbe distribuiti in parti eguali. Sempre nell'ambito della medesima sfida taroccata, per l'ex team manager barese Luciano Tarantino è stata chiesta l'archiviazione. Mentre per la formazione allenata da Vincenzo Torrente potrebbe prospettarsi un'ulteriore penalizzazione, dopo i 5 punti in meno (+ 2 per questioni amministrative) già computati nella corrente classifica.

SERIE A NEL MIRINO - Chiuse le indagini inerenti anche Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari (2-1) del campionato 2010-2011. Alcuni biancorossi incassarono 140.000 euro. Nel primo caso l'illecito fu pianificato dopo che Stefano Guberti (altro ex) offrì «in concorso con persone allo stato ignote» circa 50.000 euro a Masiello e compagni. Per perdere con i rosanero, di converso, Alessandro Parisi, Marco Rossi e Simone Bentivoglio accettarono 30.000 euro ciascuno da Hristan Ilievski, uno degli "zingari", grazie alla mediazione ancora di Masiello e Iacovelli. I patti saltarono, in quanto prevedevano in principio un successo del Palermo con più di tre gol.

___

Il caso Sotto tiro gare con Palermo, Samp, Treviso e Salernitana. 36 avvisi

di conclusione inchiesta della Procura, 33 contestazioni di frode sportiva

Calcioscommesse,

indagati a Bari 27 calciatori

Alcuni tra i biancorossi avrebbero venduto il ko per 360mila euro 4 partite

di ROBERTO BUONAVOGLIA (IL MATTINO 10-01-2013)

adegITmu.jpg

Bari. Trecentosessantamila euro per perdere 4 gare tra il 2008 e il 2011. È desolante il ritratto che si ricava dalle contestazioni di frode sportiva che la procura di Bari muove a 33 indagati - tra cui 27 calciatori, quasi tutti ex del Bari - che ieri hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagini alla fine di tre inchieste. Tra i calciatori coinvolti, l'ex portiere del Bari Jean Francois Gillet, ora al Torino, e l'attuale capitano biancorosso Francesco Caputo. Chiesta l'archiviazione invece per l'ex difensore del Bari Andrea Ranocchia, ora all'Inter, mentre non è mutata la posizione di Antonio Conte, all'epoca dei fatti allenatore del Bari, ora alla Juve, che dell'inchiesta è sempre stato un testimone.

«Siamo sereni - dice il ds del Bari, Guido Angelozzi, il Bari, come società e con la città, non è che parte lesa. Ci sono indagini, è giusto che chi ha sbagliato paghi». Le partite che sarebbero state vendute dai biancorossi sono due di serie A (per 140mila euro): Palermo-Bari (2-1) del 7 maggio 2011 e Bari-Sampdoria (0-1) del 23 aprile 2011; e due (per 220mila euro) di B: Bari-Treviso (0-1) del 10 maggio 2008, e Salernitana-Bari (3-2) del 23 maggio 2009. Per far vincere il Palermo i biancorossi Alessandro Parisi, Marco Rossi e Simone Bentivoglio - sostiene la procura - accettarono 90mila euro, 30mila ciascuno, dallo ”zingaro” Hristian Ilievski e altri, anche grazie alla mediazione dell'ex biancorosso Andrea Masiello (che ha già patteggiato 22 mesi di reclusione) e del tuttofare del Bari Angelo Iacovelli. I patti prevedevano la vittoria del Palermo con più di tre gol. La combine di Bari-Sampdoria fu invece pianificata - per i pm - dopo che il calciatore della Samp Stefano Guberti, «in concorso con altri», offrì circa 50mila euro ad Andrea Masiello e «agli altri calciatori del Bari partecipanti all'incontro» (nomi non specificati), per far vincere la Samp. Assai più poveri, non superarono i 7.000 euro a testa, i cachet dei biancorossi per perdere le due gare di B. Alla combine però parteciparono quasi tutti i calciatori in campo in un caso, e quasi tutta l'intera rosa nell'altro. Per perdere Bari-Treviso 10 biancorossi - per l'accusa - intascarono 70.000 euro. Il danaro sarebbe stato consegnato dal calciatore del Treviso William Pianu ai baresi Ivan Rajcic, Vincenzo Santoruvo, Davide Lanzafame, Jean Francois Gillet, Marco Esposito, Nicola Belmonte, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Massimo Ganci e Vitangelo Spadavecchia. Per far vincere alla Salernitana la partita, due calciatori e un dirigente della squadra campana - gli atleti Luca Fusco e Massimo Ganci (ex Bari) e il team manager Cosimo D'Angelo - avrebbero offerto 150.000 euro a 16 calciatori del Bari e al faccendiere del Bari-calcio Angelo Iacovelli (accusato anche di favoreggiamento reale). I biancorossi che - per l’accusa - hanno ricevuto il danaro, circa 7.000 euro a testa, sono: Andrea Masiello, Cristian Stellini (ex secondo di Conte alla Juve, poi squalificato), Davide Lanzafame, Vitali Kutuzov, Marco Esposito, Nicola Santoni, Alessandro Parisi, Daniele De Vezze, Gianluca Galasso, Simone Bonomi, Francesco Caputo, Jean Francois Gillet, Corrado Mario Colombo, Raffaele Bianco, Mark Edusei e Stefano Guberti. Secondo le indagini, Iacovelli avrebbe ricevuto la somma distribuendola in parti uguali e trattenendo per sé 38mila euro. Alle indagini non sono estranei tre capi ultrà del Bari - Roberto Sblendorio, Alberto Savarese e Raffaele Loiacono - arrestati il 10 maggio 2012, ai quali è contestata la violenza privata per aver minacciato e preso a schiaffi il biancorosso Alessandro Parisi per costringere la squadra a perdere le ultime due partite del campionato 2010/2011: Cesena-Bari e Bari-Sampdoria.

Gli atleti biancorossi estranei alla combine e, quindi, alla distribuzione del danaro nei campionati 2007/2008 e 2008/2009 furono il difensore Andrea Ranocchia (ora all'Inter), i centrocampisti Alessandro Gazzi (ora al Torino) e l'attaccante brasiliano Paulo Vitor Barreto (ora all'Udinese), oltre all'ex team manager biancorosso Luciano Tarantino, assistito dall’avvocato Ruggiero Malagnini. La posizione dei quattro indagati è stata stralciata e vi sono richieste di archiviazione.

-------

Le reazioni I pm: fece da tramite

Fusco, ex capitano Salernitana

«Sono pulito e voglio giustizia»

Lo stupore della tifoseria I club granata si schierano «Luca non ha responsabilità, questa storia è una montatura»

di EUGENIO MAROTTA (IL MATTINO 10-01-2013)

Salerno. La notizia era nell'aria da tempo e ci ha messo un attimo a fare il giro della città. Luca Fusco, ex capitano, bandiera storica e recordman di presenze con la maglia della Salernitana (252 tra campionato e coppa) dovrà rispondere di concorso in frode sportiva insieme all'attaccante Ganci e Cosimo D'Angelo (cognato dell'ex patron Antonio Lombardi), all'epoca dei fatti contestati team manager della Salernitana. Tutto per la presunta combine di Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, ultima gara del torneo cadetto conclusasi in favore dei granata (3-2). Secondo la Procura di Bari, che ieri ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini, i giocatori Fusco e Ganci, insieme al team manager D'Angelo, avrebbero offerto ai calciatori del Bari 150mila euro per accomodare la partita.

Fusco, salernitano doc del quartiere Mariconda, non ha rilasciato dichiarazioni. Ha parlato, invece, il suo legale Carlo De Martino. «L'imputazione non corrisponde a quanto realmente accaduto. Il mio assistito non ha nessuna responsabilità. Una volta presa visione di tutti gli atti dell'indagine decideremo come muoverci per dimostrare l'infondatezza dell'accusa». Come strategia difensiva si pensa ad un'indagine integrativa, ad una memoria oppure addirittura all'ipotesi di una sorta di “estorsione”. «Fusco – taglia corto De Martino del foro di Nocera Inferiore – ha la coscienza pulitissima e ci tiene a chiarire tutto quanto prima».

Negli ambienti più caldi del tifo granata tutti assolvono il giocatore. Il presidente del centro di coordinamento, Riccardo Santoro è perentorio. «Conoscendo Luca (a Salerno tutti lo chiamano con il nome di battesimo ndr) e la sua onestà, mi sembra una cosa quasi impossibile. Per noi resta sempre il calciatore più rappresentativo degli ultimi anni: non può essersi macchiato di una cosa del genere». Sulla stessa riga Salvatore Orilia, storico tifoso granata e presidente del Salerno Club 2010. «Io non ci credo. Non vedo Luca capace di invischiarsi in situazioni del genere. Conoscendo il giocatore e conoscendo il ragazzo mi rifiuto di pensarlo». Salomonico Maurizio Tagliaferri, presidente del Granata Group Center. «È una cosa assurda nata per via dello storico gemellaggio con il Bari. È chiaro che se fosse accertata sarebbe una cosa grave. Fusco? Conoscendo Luca non ci credo. Almeno spero che non sia vero. In caso contrario dovrà rispondere delle sue azioni e sarebbe comunque una macchia che rimane per tutta la città». Sponda ultras, laconico il commento di Giovanni Pagliarulo, presidente del Club Orgoglio Salernitano. «Luca Fusco è stato e rimarrà sempre il nostro capitano».

___

Bari, il reato è la frode

Notificati tre avvisi di conclusione delle indagini a carico di 36. Ci sono 27 calciatori

in attività ed ex giocatori a cui è stato contestato il reato di concorso in frode sportiva

di ANTON FILIPPO FERRARI (IL ROMANISTA 10-01-2013)

Tre distinti avvisi di conclusione delle indagini a carico di 36 persone sono stati notificati in tutta Italia dai Carabinieri di Bari al termine di distinti filone d’indagine sul calcioscommese della Procura pugliese. Tra coloro che hanno ricevuto le notifiche anche 27 calciatori ancora in attività ed ex giocatori a cui è stato contestato il reato di concorso in frode sportiva.

Nel primo avviso di fine indagine, nel quale compaiono i nomi dei 27 calciatori, viene contestato il reato di concorso in frode sportiva in relazione agli incontri di serie B ritenuti "truccati" dalla Procura: Bari-Treviso del 10 maggio 2008 (finì 0-1) e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009 (3-2). Entrambi gli incontri - secondo la Procura - furono venduti dai biancorossi in cambio di danaro. Nel secondo avviso di fine indagine compaiono i nomi di sei calciatori, quattro dei quali ex Bari, accusati di concorso in frode sportiva per le presunte combine di Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo- Bari (2-1). Secondo l’accusa per perdere le due partite alcuni giocatori incassarono 140mila euro. Per Palermo-Bari (2-1) del maggio 2011 i giocatori: Alessandro Parisi, Marco Rossi e Simone Bentivoglio accettarono la somma di 30mila euro ciascuno da Hristian Ilievski. L’accordo andò in porto anche grazie alla mediazione dell’ex calciatore del Bari, Andrea Masiello, (che ha già patteggiato la pena) e del tuttofare barese, Angelo Iacovelli. L’accordo prevedeva la vittoria del Palermo con un punteggio che prevedesse più di tre reti complessive.

La combine di Bari-Sampdoria (0-1) dell’aprile 2011 fu pianificata - secondo l’accusa - dopo che il calciatore della Sampdoria, Stefano Guberti, «in concorso con altre persone allo stato ignote», offrì circa 50mila euro al calciatore del Bari, Andrea Masiello, e «agli altri calciatori biancorossi partecipanti all’incontro », per far vincere i doriani. Nel terzo provvedimento, contestato a tre capi ultrà del Bari, già arrestati il 10 maggio 2012, è contestato il reato di concorso in violenza privata per aver minacciato e preso a schiaffi un calciatore biancorosso per costringere la squadra a perdere le ultime due partite di campionato: Cesena-Bari e Bari-Sampdoria della stagione 20120-2011 e per aver tentato di aggredire un atleta del Bari al termine della partita Bari- Chievo del 20 marzo 2011.

A quasi due anni dal processo penale nell’ambito dell’inchiesta sul Calcioscommesse, i processi sportivi relativi non sono ancora tutti iniziati. Solo lunedì il Procuratore Federale, Stefano Palazzi, ha infatti ricevuto le carte sul filone di Bari. In ritardo anche il processo sportivo legato al capitano della Lazio (dopo la cessione di Rocchi all’Inter), Stefano Mauri, e all’ex centrocampista del Genoa, Omar Milanetto, arrestati dalla Procura di Cremona lo scorso 28 maggio per poi essere rilasciati (definitivamente) il 14 giugno. In merito alla posizione dei due giocatori la Procura attendeva riscontri dalle parole dello zingaro pentito e costituito Almir Gegic, ma non sarebbero arrivati. Tant’è che, secondo quanto risulta a La Repubblica, c’è la possibilità che si possa arrivare anche a un’archiviazione del caso per il brianzolo della Lazio.

___

IL NUOVO FILONE LA PROCURA CERCA RISCONTRI AD ALCUNE IPOTESI

E adesso le indagini

puntano sul riciclaggio

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10-01-2013)

Chiuso il capitolo delle frodi sportive, si va avanti con quello sul riciclaggio. Dopo essere andata incontro alle esigenze della procura federale (la prescrizione delle possibili sanzioni è davvero breve, considerando che alcuni fatti sono del 2008), la Procura di Bari si concentra ora su ciò che ci sarebbe dietro il mondo delle scommesse sportive.

Nelle richiesta di archiviazione, ad esempio, non figurerebbero alcuni indagati, evidentemente non coinvolti nelle partite truccate, ma che avrebbero avuto un ruolo nella vicenda, da un altro punto di vista, sempre secondo l’accusa. Per questo, sembra di capire, gli accertamenti, in qualche modo proseguono. Nel mirino degli investigatori la possibilità che le vincite bancate possano nascondere una comoda possibilità per riciclare denaro proveniente da attività illecite.

In altre inchieste anche della Procura di Bari è già emerso l’interessamento della criminalità organizzata alle agenzie di scommesse, in astratto, possibili «lavatrici» di denaro sporco. Questo secondo aspetto, dunque, sembra ancora tutto da scrivere. Calciatori «infedeli», infiltrazioni degli scommettitori esteri, il ruolo della mafia nel sistema scommesse. Sono questi i perni attorno ai quali ruotano le inchieste baresi sul calcio malato.

La mafia - è noto - ha scoperto da molto tempo il mondo delle scommesse, soprattutto quelle giocate all’estero, anche per la facilità con cui si ricicla denaro. Il collegamento è tra alcune partite del Bari, le pressioni e le possibili interferenze sul rapporto tra scommesse e risultato sportivo. I sequestri di agenzie di scommesse ai clan locali non sono certo mancati.

Puntare durante le partite, potendo addirittura giocare sui tre risultati sportivi può aprire la porta del riciclaggio di soldi sporchi che diventano puliti. Un meccanismo non consentito in Italia, ma in Paesi dell’Est e del Medio Oriente, è prassi. Con l’over (partite che finiscono con più di tre gol, n.d.r.) si può guadagnare tanto. Per non parlare dei siti sui quali è possibile scommettere su una stessa gara l’1, l’X e il 2. Salernitana-Bari in quel contesto (padroni di casa che si devono salvare, ospiti già promossi, gemellaggio), è verosimile che, sul piano sportivo possa finire con la vittoria dei padroni di casa. L’over, però, fa guadagnare certo di più. Naturalmente si tratta solo di un esempio. La gara diventata un po’ simbolo del calcio malato resta confinata «solo» sotto la voce «frode sportiva». Dietro quelle gare truccate, però, potrebbe nascondersi altro.

-------

L’ESPERTO PARLA L’AVVOCATO PER 16 ANNI L’UOMO IN PUGLIA DEL PROCURATORE FEDERALE PALAZZI CHE SPIEGA COME FUNZIONA LA GIUSTIZIA SPORTIVA

Monaco: «La società rischia un’altra penalizzazione»

art.non firmato (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10-01-2013)

L’avvocato Pino Monaco, barese, 50 anni, è stato per 16 anni il referente per la Puglia della Procura federale. A lui abbiamo chiesto chiarimenti sulla vicenda del Calcioscommesse.

1. Quando si sconteranno le eventuali penalizzazioni?

Non c'è una norma che stabilisce quando scontare le penalizzazioni, in linea di principio le penalizzazioni devono avere natura ''afflittiva'', devono cioè recare un danno a chi le subisce ed essere applicate subito dopo la sentenza. quindi la loro applicazione dipende dai tempi del processo o dei processi, nel caso le sentenze vengano successivamente impugnate.

2. È vero che il processo sportivo sarà spostato alla fine di questo campionato ?

Nessuno può dire quando potrà esserci il processo. Quando la documentazione giungerà alla Procura federale, dovrà essere analizzata, riscontrata, saranno interrogate le parti e sulle base di questa attività istruttoria, la procura, se lo riterrà, notificherà i deferimenti a tesserati e società coinvolte, con riferimento alle rispettive violazioni del codice di giustizia sportiva. dopo i deferimenti, la commissione disciplinare fissa l'inizio del processo.

3. Cosa rischia la società del Bari?

Il Bari rischia una penalizzazione per responsabilità oggettiva; ritengo sia da escludere la possibilità di retrocessione diretta.

4. Cosa rischiano i giocatori del Bari?

I giocatori coinvolti nell'illecito rischiano, secondo i gradi di responsabilità e coinvolgimento, anche fino a 5 anni di squalifica.

5. Bari-Treviso, una delle partite incriminate, risale al 2008, quindi è a rischio prescrizione. Cosa potrebbe fare la giustizia sportiva in questo caso?

Con la riforma del c.g.s. del 2007, all'art 25 è previsto che la prescrizione in caso di illecito è di 8 anni, sia per i tesserati che per le società; con l'apertura di una inchiesta, la Procura federale interrompe i termini di prescrizione.

6. Chi non risulta tra gli indagati (da Conte a Ranocchia) è automaticamente fuori dal processo sportivo?

Che alcuni tesserati siano fuori dall'inchiesta penale, non vuol dire che non siano perseguibili dalla giustizia sportiva; chi sapeva dell'illecito, non vi ha partecipato, ma non lo ha denunciato alla Procura federale, è perseguibile per omessa denuncia.

-------

«Corretto»

Esultano i legali di Ranocchia

«Grazie ai giudici»

art.non firmato (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10-01-2013)

«La dichiarata estraneità di Andrea Ranocchia a qualunque condotta di frode sportiva ha trovato inequivoca conferma nella richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica di Bari». A sottolinearlo è il legale del calciatore, l’avvocato Nicola Di Mario. Lo fa parlando della decisione dei magistrati pugliesi. «La correttezza agonistica e il rispetto del principio di equità sportiva del mio assistito - dice l’avvocato Di Mario - sono stati ribaditi a conclusione di una vasta ed articolata attività di indagine che ha escluso, in modo perentorio, ogni forma di coinvolgimento di Andrea Ranocchia in asserite condotte illecite». «Le immagini televisive della partita Bari-Salernitana costituiscono, del resto, la migliore conferma che il giovane difensore centrale dell’Inter e della Nazionale italiana - conclude il legale - mantenne in quella partita, ed in ogni competizione da lui disputata, un ineccepibile contegno di gara anche sotto il profilo della piena lealtà di gioco».

___

Bari, il tariffario della vergogna

tre punti costavano 150 mila euro

Scommesse, una trentina i giocatori indagati. Fino a 30 mila euro a testa per un over

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 10-01-2013)

Le tariffe: 150mila euro per una partita di fine stagione con in ballo una salvezza (Salernitana-Bari, 23 maggio del 2009). 70mila (Bari-Treviso 10 maggio 2008) per tre semplici punti. Trentamila euro a testa costa invece un over da vendere agli scommettitori, 50mila fare un favore a una squadra di amici e regalare loro tre punti che non fanno troppo male. I prezzi del calcio di serie A e B italiano, una sorta di pacchetto pay per win, sono messi nero su bianco nella chiusura di indagine che ieri il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis hanno notificato a 33 persone, compresi 27 calciatori. Tra i coinvolti ci sono l'ex portiere del Bari Jean Francois Gillet, ora al Torino, e l'attuale capitano biancorosso Francesco Caputo. Chiesta l'archiviazione invece per l'ex difensore del Bari Andrea Ranocchia, ora all'Inter, mentre non è mutata la posizione di Antonio Conte, all'epoca dei fatti allenatore del Bari, ora alla Juve, che dell'inchiesta è sempre stato un testimone. Ranocchia rischia però, così come il centrocampista Gazzi e l’attaccante Barreto (nessuno indagato), il processo sportivo per omessa denuncia.

Oggetto dell’inchiesta sono le ormai note partite che il Bari avrebbe venduto a squadre avversarie e scommettitori tra il 2008 e il 2011: due di serie A (per 140mila euro complessivi): Palermo-Bari (2-1) del 7 maggio 2011 e Bari-Sampdoria (0-1) del 23 aprile 2011; e due (per 220mila euro) del campionato cadetto: Bari-Treviso (0-1) del 10 maggio 2008, e Salernitana- Bari (3-2) del 23 maggio 2009. Nella gara con il Treviso è stato accertato che il difensore veneto Williamo Pianu (ex del Bari) ha corrotto i biancorossi Ivan Rajcic, Vincenzo Santoruvo, Davide Lanzafame, Jean Francois Gillet, Marco Esposito, Nicola Belmonte, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Massimo Ganci e Vitangelo Spadavecchia affinché perdessero la gara. A provvedere materialmente alla consegna del denaro ci pensò la moglie di Rajcic. L’anno dopo (con in panchina Antonio Conte, però all’oscuro di tutto) nello spogliatoio del Bari arrivò una proposta simile da parte dei giocatori Luca Fusco e Massimo Ganci (anche lui un ex) e del team manager Cosimo D’angelo, che offrirono 150mila euro a 16 calciatori Bari. Si tratta di Andrea Masiello, Cristin Stellini, Davide Lanzafame, Vitali Kutuzov, Marco Esposito, Nicola Santoni, Alessandro Parisi, Daniele De Vezze, Gianluca Galasso, Simone Bonomi, Francesco Caputo, Jean Francois Gillet, Corrado Mario Colombo, Raffaele Bianco, Mark Edusei e Stefano Guberti. Tutto il resto dello spogliatoio era però al corrente dell’accordo. Tanto che ora l’intera rosa rischia il deferimento per omessa denuncia.

L’anno dopo in serie A furono almeno due le partite vendute. Nella gara con il Palermo Alessandro Parisi, Marco Rossi, Simone Bentivoglio e Andrea Masiello incassarono 30mila euro a testa dallo zingaro Hrystian Ilievsky per perdere con due gol di scarto: il risultato non si verificò e restituirono la somma. Nell’aprile del 2011, il Bari perse invece per 1-0 con la Sampdoria. In quell’occasione l’allora centrocampista della Samp Stefano Guberi offrì «in concorso con altre persone allo stato ignote» – si legge nel provvedimento - circa 50mila euro al calciatore biancorosso Andrea Masiello e «agli altri calciatori del Bari partecipanti all'incontro, al fine di far vincere la Sampdoria».

-------

Lo scandalo scommesse

Soldi e minacce, le pagine nere del calcio

Sono 36 gli avvisi della procura tra calciatori e i tre capi ultrà del Bari

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 10-01-2013)

Il calcio barese finisce nelle dodici pagine che la Procura ha fatto notificare ieri a una trentina di persone. Finisce perché questo avviso di conclusione delle indagini racconta tutto quello che lo sport non avrebbe mai dovuto essere e invece è stato: una partita di calcio che si vende come fosse (stesse modalità, stesse regole) una partita di droga. Uno spogliatoio, gli stessi giocatori che i ragazzi appendevano nei poster in camera o che il sindaco premiava con le chiavi della città che si comportavano come criminali incalliti. E persino quelli che avrebbero dovuto difendere la passione, i tifosi, che partecipano al disastro minacciando i loro “beniamini” nella speranza che perdessero (sì, perdessero) almeno una partita. Il tutto (questo non è scritto nell’avviso dell’inchiesta penale, potrebbe forse finire in quello sportivo ma certo è stampato nella cronaca) mentre la società non si accorgeva di nulla.

BARI-TREVISO

Il 10 maggio del 2008 il Bari perde 1-0 in campo. La Procura dice che quel due costò ai giocatori del Treviso settantamila euro. Li pagò un ex, William Pianu, che giocava in veneto, a Ivan Rajcic, Vincenzo Santoruvo, Davide Lanzafame, Jean Francois Gillet, Marco Esposito, Nicola Belmonte, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Massimo Ganci e Vitangelo Spadavecchia. A provvedere materialmente alla consegna del denaro ci pensò la moglie di Rajcic.

SALERNITANA-BARI

23 maggio del 2009. È probabilmente una delle storie peggiori del calcio italiano. Lo spogliatoio tutto del Bari (mister Antonio Conte rimane all’oscuro dell’accordo, Andrea Ranocchia, Andrea Gazzi, Paul Victor Barreto sanno ma non prendono la stecca: per loro è stata richiesta l’archiviazione infatti) decide di vendere la gara. La proposta arriva dai giocatori Luca Fusco e Massimo Ganci (anche lui un ex) e il team manager Cosimo D’angelo che offrono 150mila euro a 16 calciatori del Bari, e al faccendiere del Bari-calcio Angelo Iacovelli (accusato anche di favoreggiamento reale). I calciatori biancorossi che - secondo la pubblica accusa hanno ricevuto il danaro, circa 7mila euro a testa, sono Andrea Masiello, Cristin Stellini, Davide Lanzafame, Vitali Kutuzov, Marco Esposito, Nicola Santoni, Alessandro Parisi, Daniele De Vezze, Gianluca Galasso, Simone Bonomi, Francesco Caputo, Jean Francois Gillet, Corrado Mario Colombo, Raffaele Bianco, Mark Edusei e Stefano Guberti. Sarebbe stato Iacovelli personalmente a prendere la stecca e a dividerla poi in parti uguali tra i giocatori.

PALERMO-BARI E BARI-SAMPDORIA

Siamo nella stagione 2010-2011, è l’anno dell’ultima retrocessione del Bari dalla A. Secondo i pm alcuni giocatori incassarono complessivamente 140mila euro. Per perdere la gara con il Palermo Alessandro Parosi, Marco Rossi, Simone Bentivoglio e Andrea Masiello incassarono 30mila euro a testa dallo zingaro Hrystian Ilievsky per perdere la gara con due gol di scarto: il risultato non si verificò e restituirono la somma. Nell’aprile del 2011 il Bari perse invece per 1-0 con la Sampdoria. In quell’occasione l’allora centrocampista della Samp Stefano Guberi offrì 'in concorso con altre persone allo stato ignote” – si legge nel provvedimento - circa 50mila euro al calciatore biancorosso Andrea Masiello e 'agli altri calciatori del Bari partecipanti all'incontro', al fine di far vincere la Sampdoria”.

GLI ULTRÀ

Perdere la gara contro il Cesena e la Samp dell’aprile 2011. È quello che avrebbero chiesto gli ultrà ai giocatori del Bari. Roberto Sblendorio – secondo l’accusa schiaffeggiò Parisi e, insieme con Alberto Savarese e Raffaele Loiacono, lo minacciò dicendo a lui e i suoi compagni di squadra presenti - Andrea Masiello, Jean Francois Gillet, Massimo Donati e Nicola Belmonte - di perdere le partite con il Cesena e la Samp. Dissero loro: “Siete ultimi, avete fatto questo campionato di... non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani dovete perdere'. E ancora: 'Io sono in debito con gente pericolosa e rischio di morire e ho bisogno di soldi (...). Voi ora ci dovete fare un favore a noi, perché a voi non vi abbiamo mai rotto le scatole, non vi abbiamo mai alzato le mani, non vi abbiamo contestato, vivete da Dio... se volete fare una vita tranquilla fino a fine anno'.

Secondo l'accusa, i tre ultrà oltre alle minacce hanno 'assunto un atteggiamento dal quale emergeva inequivocabilmente che se non avessero fatto quello che veniva loro chiesto avrebbero subito conseguenze lesive per la propria persona'.

___

SCOMMESSOPOLI

Svelato il sistema Bari:

solo in tre erano onesti

Indagini chiuse: 36 coinvolti, 4 partite vendute. Ranocchia, Gazzi e Barreto dissero no, ma rischiano lo stop in sede sportiva

di VALERIO FELLETTI (Libero 10-01-2013)

Non uno, ma la procura di Bari ha concluso ben tre filoni d’indagine relative al calcioscommesse. E dalle accuse emerge un vero e proprio sistema-Bari, durato vari anni (almeno 3, dal 2008 al 2011) e al quale hanno partecipato praticamente tutti i giocatori della squadra pugliese. A tirarsi fuori sono stati soltanto i tre calciatori per i quali il pm Ciro Angelillis ha chiesto l’archiviazione, cioè l’attaccante brasiliano Paulo Vitor Barreto (adesso all’Udinese) e il centrocampista Alessandro Gazzi, in forza al Torino, e l’interista Andrea Ranocchia.

Tre diversi filoni, dicevamo. Il primo di questi riguarda le presunte combine delle partite di serie B Bari-Treviso del 10 maggio 2008 che finì 0-1, e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, 3-2. Il reato contestato è quello di concorso in frode sportiva. Per le due gare, secondo l’accusa, i giocatori biancorossi avrebbero ricevuto circa 220mila euro, 70mila per Bari-Treviso (da dividere tra 10 giocatori, tra i quali Lanzafame e Gillet) e 150mila per la sfida con la Salernitana (per 16 giocatori, tra i quali ancora i due sopra citati, oltre a Masiello e Stellini tra gli altri). Il secondo provvedimento riguarda invece le partite di serie A del campionato 2010/2011 Palermo-Bari e Bari-Sampdoria, per le quali alcuni calciatori biancorossi incassarono complessivamente 140mila euro. Per quanto riguarda la prima combine, a ricevere i soldi (30mila euro l’uno) furono, secondo l’accusa, Alessandro Parisi, Marco Rossi e Simone Bentivoglio, che ricevettero la somma la somma da Hristian Ilievski eda altre persone rimaste ignote. Protagonista dell’accordo per “sistemare” la gara con la Sampdoria fu proprio l’esterno dei doriani Stefano Guberti, che avrebbe offerto circa 50mila euro ad Andrea Masiello ed altri calciatori per far vincere la squadra ligure.

Per quanto concerne invece il terzo e ultimo provvedimento, la vicenda riguarda tre capi ultrà del Bari, già arrestati il 10 maggio 2012, a cui viene contestato il concorso in violenza privata, per aver minacciato e preso a schiaffi un calciatore del Bari, nonchè per aver costretto la squadra pugliese a perdere le partite contro il Cesena e la Sampdoria, sempre relative alla stagione 2010/2011. Il tifoso barese Roberto Sblendorio avrebbe sferrato uno schiaffo ad Alessandro Parisi e, assieme ai presunti complici Alberto Savarese e Raffaele Loiacono, lo avrebbe minacciato dicendo a lui e i suoi compagni di squadra presenti di perdere le partite Cesena-Bari (1-0) del 17 aprile e Bari-Sampdoria (0-1) del 24 aprile 2011. I tre ultrà, arrestati il 10 maggio scorso e poi scarcerati, sono accusati di concorso in violenza privata.

E la vicenda non si fermerà alla sola giustizia ordinaria. Perché le carte dell’inchiesta sono già in mano al procuratore della Figc Palazzi, che in alcuni giorni dovrebbe decidere riguardo i deferimenti. E a rischiare sarebbe anche Andrea Ranocchia, che potrebbe quindi essere fermato con l’accusa di omessa denuncia.

___

Una squadra a perdere

Scommesse, a Bari indagati 27 calciatori

Concluse le indagini su diverse partite dei pugliesi fra il 2008 e il 2011, complessivamente gli avvisi riguardano 33 persone per concorso in frode sportiva

di IVAN CIMMARUSTI (l'Unità 10-01-2013)

LA PROCURA DI BARI CHIUDE IL CERCHIO INVESTIGATIVO SUL CALCIOSCOMMESSE. NEL MIRINO LE SOSPETTE COMBINE BARI-TREVISO DEL MAGGIO 2008, SALERNITANA-BARI DEL MAGGIO 2009, PALERMO-BARI E BARI-SAMPDORIA DI MAGGIO E APRILE 2011. In tutto sono 33 indagati, tra i quali 27 diversi calciatori accusati di concorso in frode sportiva, reato disciplinato dalla legge 401 del 1989 - emessa dopo i noti scandali anni ’80 legati al totonero – che prevede una pena, nel massimo, pari a due anni di carcere. L’indagine è stata condotta dal sostituto procuratore Ciro Angelillis e dal maggiore del Reparto operativo dei carabinieri, Riccardo Barbera. Gli accertamenti avrebbero dimostrato un sistema “ben ramificato” all’interno dello spogliatoio biancorosso, per vendere gli incontri di calcio del Bari. Ma andiamo con ordine, in quanto la Procura ha notificato tre diversi avvisi di chiusura delle indagini preliminari. Il primo avviso riguarda gli incontri di serie B del Bari contro il Treviso del 10 maggio 2008, terminato 1 per i veneti, e contro la Salernitana del 23 maggio 2009, perso dai biancorossi per 3 a 2. Secondo i magistrati, il calciatore del Treviso Wiliam Pianu avrebbe pagato 70mila euro a Ivan Rajcic, Vincenzo Santoruvo, Davide Lanzafame, Jean Francois Gillet, Marco Esposito, Nicola Belmonte, Nicola Strambelli, Massimo Bonanni, Massimo Ganci e Vitangelo Spadavecchia. Il denaro sarebbe stato diviso equamente (7mila euro a testa). Tuttavia secondo la Procura, Pianu avrebbe pagato denaro anche ad altri giocatori del Bari “allo stato” rimasti “ignoti”. Agli atti (tutti stralciati alla Procura federale per l’avvio dei processi sportivi), risultano anche le rivelazioni dell’ex barese Vittorio Miccolucci. In un esposto al procuratore federale Stefano Palazzi, affermò che “in riferimento alle partite del Bari le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A, il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi, perché in quella stagione le ultimepartite del Treviso furono quasi tutte comprate”.

Con la Salernitana la ‘stecca’ è più grossa: 119mila euro sarebbero stati pagati dai calciatori Luca Fusco, Massimo Ganci e dal team manager Cosimo D’Angelo ai baresi. A organizzare la combine sono i calciatori biancorossi Andrea Masiello, Cristian Stellini, Davide Lanzafame, Vitali Kutuzov, Marco Esposito, Nicola Santoni, Alessandro Parisi, Daniele De Vezze, Gianluca Galasso, Simone Bonomi, Francesco Caputo, Jean Francois Gillet, Corrado Mario Colombo, Raffaele Bianco, Mark Edusei e Stefano Guberti. Secondo le indagini l’incontro tra i campani e i pugliesi sarebbe avvenuto in autostrada, senza che l’allora allenatore del Bari, Antonio Conte, ne fosse a conoscenza. L’ok alla combine arriva dopo che i baresi ricevono un “sì” collettivo dalla squadra. Per il pm Angelillis, però, non tutti avrebbero partecipato. Le posizioni di Ranocchia, Gazzi e Barreto, infatti, sono state stralciate e dopo alcuni ulteriori approfondimenti potrebbero essere archiviate. L’incontro della Salernitana, comunque, è al centro di altre indagini. L’ipotesi è che ci sia stata una scommessa milionaria su un bookmaker straniero, col solo scopo di riciclare del denaro provento da altre attività illecite.

Il secondo avviso di chiusura indagini riguarda gli incontri del campionato di serie A, Palermo-Bari (2 a 1) e Sampdoria-Bari (0 a 1) di maggio e aprile 2011. Alessandro Parisi, Marco Rossi e Simone Bentivoglio ricevono 90mila euro “offerto” dallo ‘zingaro’ Hristian Ilievski. Stessa cosa avviene per la partita contro la Sampdoria. Questa volta è Stefano Guberti a pagare la tangente: 50mila euro liquidate a Masiello e “ad altre persone allo stato ignote”. Il terzo avviso di chiusura delle indagini, infine, riguarda il tentativo di tre ultras biancorossi di manipolare gli incontri di A, Cesena-Bari e Sampdoria-Bari di fine campionato 2010-2011. “Siete ultimi, avete fatto un campionato di ɱerda, non vi è mai successo niente, nessuno ha preso botte e cose varie, domani dovete perdere”: una minaccia esplicita dei capi ultras Alberto Savarese Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, che sarebbe dovuta essere da monito per tutta la squadra biancorossa. Secondo i magistrati, ci sarebbero state pressioni tanto “violente” che il calciatore Parisi sarebbe stato “schiaffeggiato” e l’intera tifoseria sarebbe stata spinta “a contestare” la squadra in corrispondenza del derby contro il Lecce del 15 maggio.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Jorge Mendes, il procuratore di Cristiano

Ronaldo che sa sporcarsi le mani con stile

di FRANCESCO CAREMANI (IL FOGLIO.it 10-01-2013)

José Mourinho, Cristiano Ronaldo e Radamel Falcao rappresentano il triangolo d’oro della Gestifute, società portoghese fondata nel 1996 che fa capo a Jorge Mendes, eletto da Globe Soccer miglior agente al mondo. Il migliore? Sicuramente il più potente con un giro d’affari di 160 milioni di euro l’anno e un parco assistiti valutato 536 milioni.

Meno presenzialista di Mino Raiola ma decisamente più elegante, i due svolgono la stessa professione ai livelli più alti sporcandosi le mani con stili diversi. Mendes era un attaccante del Vianense (D2 portoghese) che, conscio dei propri limiti, chiese al presidente la gestione dei cartelloni pubblicitari intorno allo stadio. Contemporaneamente aprì un negozio di videocassette e infine diede il via al business dei locali notturni, tra vip e calciatori. Determinazione, intransigenza, energia da vendere ma, soprattutto, una grande empatia e una diplomazia senza pari che gli hanno permesso di tessere una tela unica di relazioni. Perché i contratti si possono stracciare ma i rapporti umani no: “Se qualcuno, domani, non vuole più lavorare con noi non c’è problema. Non lo porteremo mai davanti a un tribunale. I giocatori sono liberi di decidere e desiderare ciò che è meglio per loro”, ha detto Mendes.

Quindici dei ventitrè lusitani convocati per la partita degli Europei Portogallo-Germania (0-1, 9 giugno scorso) erano assistiti dalla Gestifute che potrebbe così schierare una Nazionale tutta sua. Fantacalcio? In fondo anche gli ex Ct Luiz Felipe Scolari e Carlos Queiroz appartengono alla galassia della società portoghese, forte inoltre di un’associata per gestire i diritti commerciali dei calciatori, la Polaris Sports, in mano al nipote di Mendes, Luis Correia. Il grande salto di qualità l’ex attaccante del Vianense l’ha fatto grazie al chiacchierato e munifico presidente del Porto, Pinto Da Costa, desideroso di contrastare il potere dell’agente di Luis Figo, José Veiga. Una rivalità che dopo un volo aereo nel quale i due hanno cercato d’ignorarsi è poi sfociata in rissa. Mendes ha avuto la peggio sul momento ma oggi, a 46 anni, potrebbe mourinhianamente affermare: “Veiga chi?”.

In Italia a fare la voce del padrone è attualmente Mino Raiola; in Spagna sono Gines Carvajal, Manuel Garcia Quilon e Pere Guardiola il fratello di Pep; in Germania Roland Eitel, in Francia Jean-Pierre Bernès e in Inghilterra Paul Stretford e David Dein. La maggior parte dei calciatori è però in mano a sigle internazionali come l’inglese Stellar Football (209 giocatori per un valore di 274 milioni di euro), la connazionale Base Soccer Agency (114 per 239 milioni), la spagnola Bahia Internacional (68 per 223 milioni), che seguono nella classifica redatta da futebolfinance.com l’imbattibile Gestifute. Ci sono anche società brasiliane, francesi, olandesi, argentine e tedesche, ma nessuna italiana compare tra le prime 20 recensite da un minimo di 38 assistiti (Kick & Run Sports, Germania) a un massimo di 264 (Europe Sports Group, Brasile).

È stato Jorge Mendes a convincere Mourinho a preferire il Chelsea al Liverpool: “Avrai più soldi e libertà”. È ancora lui a far firmare Deco con il Barcellona: “Gli darete 2 milioni l’anno, se a Natale non avrà esaudito le vostre aspettative lo venderete alla stesa cifra per cui l’avete comprato (22 milioni, ndr), se invece deciderete di tenerlo gli rinnoverete subito il contratto per 5 milioni”, detto e fatto. Anche Mendes ha il suo ‘preferito’, la gallina dalle uova d’oro: Cristiano Ronaldo: “Sono il padrino di suo figlio e per me è come un fratello. È la migliore persona e il migliore giocatore al mondo e passerà alla storia come il migliore di tutti i tempi”. E Mourinho? “Se decidesse di smettere di allenare adesso resterebbe il migliore di sempre”. Nel frattempo CR7 ha rifiutato l’offerta di rinnovo, da 10 a 15 milioni annui, da parte del Real Madrid; nel silenzio interessato di José Mourinho.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Pianti, bustarelle, truffe

Il Conte tradito: "Sono un co..."

A quelli staccherei la testa"

Esposito: "I soldi li divisi così

Il verbali della Procura di Bari sui presunti tarocchi con Treviso e Salernitana.

Il tecnico scopre la combine dai pm: "Mi viene da piangere..." Il gelo con Stellini

Francesco Ceniti - Matteo Pierelli - Gasport - 11-01-2013

Pagine e pagine d'interrogatorio. Davanti al procuratore di Bari, Antonio Laudati, e ai pm Ciro Angellilis e Giuseppe Dentamaro sfilano diversi calciatori e il tecnico Antonio Conte. I primi sono indagati per frode sportiva (per le gare contro Treviso e Salernitana), il secondo è persona informati sui fatti. Nei giorni scorsi la Procura ha chiuso l'indagine e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per 27 giocatori. Non per Ranocchia, Gazzi e Barreto: sono fuori dal processo penale, ma rischiano davanti alla giustizia sportiva un deferimento per omessa denuncia. Conte, invece, spiega ai magistrati come mai non si sia accorto di nulla e anche per questa ragione si dà più volte del "co*****e". La versione è stata ritenuta credibile, mentre quella di Gillet "ondivaga". Anche per questo il tecnico della Juve è fuori dal processo penale e non dovrebbe correre rischi nel procedimento sportivo (sarà comunque sentito da Palazzi). Di seguito alcuni stralci dei verbali più significativi.

INTERROGATORIO CONTE — "Sono un allenatore che non è amico dei calciatori. Lo faccio per gestir al meglio la squadra. Per questo con me il calciatore non si confida. Non mi sono stai accorto di qualcosa di anomalo accaduto quando allenavo il Bari. Prima della partita con la Salernitana eravamo in festa. Tra i tifosi c'era un forte gemellaggio. Ho riscontrato una sola anomalia: quando la Salernitana segnava si abbracciavano i nostri tifosi con quelli campani... Gillet dice che ci fu una riunione tecnica prima della gara e che Colombo si rifiutò di giocare? Non ricordo assolutamente questa riunione, escludo che le cose siano andate così. Prima della partita dissi di stare molto attenti onde evitare del chiacchiericcio. Cosa voglio dire? Il fatto del gemellaggio. Certo, come dice Kutuzov avevo grande gratitudine nei confronti della squadra... E comunque non ricordo e non ho visto litigi prima di Bari-Treviso, così come non ho mai visto Gazzi piangere al cinema in ritiro... E possibile come dice Lanzafame che abbia parlato ai giocatori prima della gara con il Treviso. C'erano due situazioni che ti fanno rizzare le antenne: noi eravamo salvi e c'erano molti ex nel Treviso. Per questo posso aver detto: "Diamoci dentro". Questo è il senso... Se dietro una partita come quella con la Salernitana c'è un accordo in denaro così importante, mi viene da piangere a sapere che ci stanno dei soldi dietro e che fanno (i calciatori, ndr) anche i figli di p*****a. Ci stanno dei soldi e fanno i figli di p*****a! Ma qualcuno ha detto che ho preso i soldi anche io?... Mi parlate di buste negli spogliatoi, non è normale che ci siano buste con i soldi. Non esistano più i premi partita...". Il procuratore Laudati domanda a Conte se non abbia intuito qualcosa, magari dal comportamento dei giocatori. Il tecnico ribatte: "Quello che sto scoprendo è una vergogna. Se lo avessi saputo, gli staccavo la testa una alla volta. Ma un allenatore come fa, come fa. Secondo lei mi fa piacere sapere questo? Oppure mi considero un co*****e? Gustinetti, ad esempio, è una bravissima persona. Si portava nelle sue squadre questi delinquenti e non aveva nessun sospetto. Ora è disperato e dice: "Sono un co*****e". E' un co*****e lui, sono un co*****e io... Guberti getta il telefono in piscina? E' qualcosa d'incredibile, c'è grandissima amarezza. Ma come facevano a essere organizzati? Come facevano? Uno mi dice: "hai avuto Doni, Carobbio, Masiello e non ti sei accorto?". Io gli dico: "Sono un co*****e...". Ma vogliamo parlare di Masiello: avrei gettato mia moglie e mia figlia nel fuoco, mai avrei pensato una cosa simile. Stellini? Conosceva il mio sistema di gioco e avevo bisogno di un collaboratore. Quando è uscita la notizia che si stava indagando su Bari-Salernitana venne da me e mi disse che c'era qualcosa. Lo mandai via brutalmente e non lo feci nemmeno parlare. Gli dissi: "Non mi dire nulla perché sono molto amareggiato e deluso".

INTERROGATORIO A. MASIELLO — "Qualche giorno prima di Bari-Treviso, negli spogliatoi, Santoruvo, disse ad ognuno di noi giocatori se ci stavamo ad alterare il risultato. Solo io, Galasso, Gazzi e Stellini abbiamo rifiutato. I soldi li ha presi a Treviso, dopo la partita, l'ex moglie di Rajcic. Il portavoce del Treviso secondo me era Pianu. Anche Marchese rifiutò la proposta. Stellini disse a Esposito, negli spogliatoi, che se si fosse accorto di qualcosa di strano durante la partita sarebbe uscito dal campo e avrebbe denunciato tutti. Il tecnico Conte non sapeva nulla. Per quanto riguarda Salernitana-Bari, Esposito, De Vezze, Santoni e Stellini negli spogliatoi ci chiesero di perdere in cambio di denaro perché avevano preso accordi con quelli della Salernitana. Negli spogliatoi erano presenti tutti i calciatori, tranne Bellomo, Infimo e Galano. Abbiamo detto di sì perché le tifoserie erano gemellate ed eravamo già promossi. Mi chiede se Conte sapeva? No, non sapeva nulla... Mi ricordo che in ritiro a Salerno, il giorno prima della gara, Guberti telefonò a Fusco, capitano della Salernitana, davanti a tutta la squadra per parlare dell'accordo. Dopo Guberti ha buttato in piscina il telefono usato... Una volta tornati a Bari, di mattina, siamo andati a casa di Esposito che distribuiva le quote. Io ho preso 7.000 euro. I soldi sono stati consegnati anche ai calciatori che non hanno giocato ma avevano accettato l'accordo".

INTERROGATORIO ESPOSITO — "Mi chiede di Bari-Treviso? Ho preso soldi per quella partita. C'era chi non voleva fare la combine, come Stellini. Fu Rajcic a darmi 20.000 euro. Ricordo una riunione negli spogliatoi e non ci fu una decisione unanime. Ganci, Santoruvo e Rajcic erano sicuramente a favore. Gillet disse di non aver preso i soldi ma secondo me li ha presi perché non disse nulla quando negli spogliatoi qualcuno propose di perdere. Anche Belmonte ha preso i soldi... Per quanto riguarda Salernitana-Bari, ci fu un incontro con Fusco e Ganci, poi c'era una persona che diceva di essere il vicepresidente della Salernitana. Andammo io, Stellini, De Vezze e Santoni. Ci proposero 150.000 euro. Tutti a Bari ci chiedevano di perdere. Lo dicemmo ai ragazzi e loro ci dissero che senza soldi avrebbero giocato per vincere. Per De Vezze e Guberti soldi erano pochi... Ranocchia, Gazzi e Barreto non furono coinvolti. Dopo la partita passarono da casa mia per avere i soldi. Lanzafame arrivò prestissimo. "Ma come hai fatto" dissi. Era mattina presto, fu il primo".

INTERROGATORIO GILLET — "Prima della gara contro la Salernitana ci fu una riunione tecnica e Colombo, che non giocava spesso, disse di non voler scendere in campo se la squadra fosse entrata moscia". Il pm gli chiede di spiegare meglio il comportamento di Conte e visto il tentennamento del portiere lo riprende: "L'ho già sentita come teste e lei ondeggiava parecchio. E io m'infastidisco. Ha il diritto di dire il falso, però non ondeggi, faccia delle scelte senza passare da una versione all'altra...". Gillet allora precisa: "Conte prese atto del fatto che Colombo non voleva scendere in campo". Gillet nelle scorse settimane ha mandato un fax alla Procura di Bari proprio per rivedere queste parole. In pratica è una marcia indietro...

INTERROGATORIO LANZAFAME — "Ricordo una scena che mi colpì molto: Conte ci portò tutti al cinema e Gazzi si mise a piangere per la tensione accumulata nella settimana prima di Treviso. Conte non se ne accorse. Rajcic, Santoruvo ed Esposito vennero da me a propormi di perdere contro la Salernitana. Credo che Conte non sapesse nulla, ma venne singolarmente a dirci di non comportarci male e non agevolare il Treviso. Ci disse che se si fosse accorto di qualche comportamento sleale ci avrebbe sostituiti. Io uscii dopo 20' per infortunio, ma anche perché ero stanco della situazione. Portarono i soldi nello spogliatoio: mi diedero una busta con 6-7.000 euro dentro. Ricordo che c'era Pianu del Treviso che faceva parte dell'accordo... Per quanto riguarda la Salernitana, quando eravamo in albergo in ritiro De Vezze e Guberti parlarono con Fusco e si accordarono per la cifra. A Bari Esposito mi diede circa 6-7000 euro. Barreto non veniva mai interpellato perché si isolava.

INTERROGATORIO STELLINI — "Ho avuto contatti con i giocatori della Salernitana: c'erano Fusco e Ganci. Dissero che erano diposti anche ad offrire dei soldi. Io risposi che di soldi non ne volevo sentire parlare. Raccolsi, con il capitano Gillet, tutta la squadra nella palestra. Furono tutti d'accordo per perderla. Sono certo che Donda e Salvatore Masiello non c'erano. Non giocai la gara, ero a Milano per problemi familiari. Al ritorno trovai negli spogliatoi una busta col denaro. Diedi una parte di soldi a Iacovelli e una parte in beneficenza. Conte non sapeva nulla. Per la gara con il Treviso andai da Gillet e dissi "se mi accorgo di qualcosa vi denuncio tutti". Il giorno dopo venne da me Santoruvo e mi disse che non mi avevano detto nulla perché sapeva che sarei stato in disaccordo. Era stato Gillet a parlare con lui...

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

Il punto

La "lezione" per Gazzi e Osvaldo

Francesco Ceniti - Maurizio Galdi - Corsport -11-01-2013

Anatomia di una combine. Fa male. molto male. leggere i verbali contenuti nella chiusura inchiesta spedita dalla Procura di Bari a 27 calciatori. La fotografia di un mondo imprigionato nelle proprie contraddizioni. E' II pianto dl Gazzi (centrocampista ora al Torino). Disperato perché alcuni compagni si stanno vendendo una gara e lui ha detto di 'no' ma non ha la forza di denunciarli. II sogno di quasi tutti i bambini è diventare un giocatore. La passione che spinge tifosi di ogni età a comprare un biglietto (sempre meno...) per seguire la propria squadra è un atto di fede.

Tutto si traduce In una venerazione verso chi tira calci a un pallone e In cambio riceve molti soldi. Da quasi due anni le Indagini di diverse Procure (Cremona, Napoli) stanno picconando la credibilità dello sport piu amato.

Truffe, scommesse illegali, denaro. In cambio di una vittoria, accordi sotto banco e protagonisti compiacenti. La Federazione per anni ha sottostlmato il problema, preferendo far finta dl nulla nonostante le continue crepe. I processi sono stati gestiti in modo ondivago. Il codice dl giustizia sportiva è Inadeguato. Le sentenze sempre più difformi tra il primo e II terzo grado di giudizio alimentano la confusione. Certo, la cosa più semplice sarebbe quella di prendere i verbali e catalogarli alla voce "quattro sfigatl", come se tutti i mali del calcio fossero annidati tra i giocatori del Bari. Oppure dell'AlbinoLeffe o del Siena, giusto per citare tre club che hanno pagato un conto salato.

E Invece le Procure hanno messo nero su bianco che si tratta di un "sistema radicato". Un sistema diffuso che le scommesse hanno reso ancora più evidente. La mentalità sbagliata, la mancanza di motivazioni, la propensione a "regalare" la partita vanno avanti da tempo. Poi sono arrivate le bande criminali a gestire un business miliardario e internazionale. I giocatori, spesso ragazzi, "corteggiati" o "minacciati", per ottenere il risultato voluto. Per arginare Il fenomeno ci vorrà del tempo e una coscienza diversa. Osvaldo, attaccante della Roma, di recente ha dichiarato: "Se scoprissi un compagno implicato in una combine? Ciò che succede nello spogliatolo deve restare Iì. Non faccio il delatore, ma non mi volto. In silenzio, lo ammazzo di botte". Ecco, se nonostante arresti e vergogne questo è il pensiero dominante, siamo davvero lontani dall'uscita del tunnel.

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

«Conte ci disse: io sto con voi»

Ecco i verbali degli interrogatori nell'inchiesta di Bari

Kutuzov accusa il suo ex allenatore, che nega tutto

Ramazzotti - Corsport - 11-01-2013

Centinaia di pagine di interrogatori e confessioni choc per infliggere un nuovo schiaffo alla credibilità del calcio italiano. Le carte dell’inchiesta della Procura di Bari fanno allungare minacciose ombre su quello che è successo nel capoluogo pugliese nelle scorse stagioni. Nei faldoni dell’inchiesta c’è un po’ di tutto. Compresi l’interrogatorio di Conte, che nega «di essersi mai accorto di qualcosa di anomalo attorno al Bari nel periodo in cui l’ho allenato», e racconti che lasciano di sasso gli amanti di questo sport.

C’è Andrea Masiello che indica in Santoruvo l’organizzatore della combine per Bari-Treviso, nella moglie di Rajcic la persona che ritirò nella città veneta i soldi-premio per la sconfitta e in Guberti il compagno che cercando di cancellare le tracce delle telefonate illecite con il granata Fusco per Salernitana-Bari buttò in piscina il suo telefonino. C’è Davide Lanzafame che racconta di un «Gazzi che si mise a piangere per la tensione accumulata tutta la settimana» al cinema, alla vigilia della sfida taroccata contro i campani, nel maggio 2009. C’è Gillet, che prima di aggiustare il tiro in un fax inviato alla Procura lo scorso dicembre («Conte non ha mai partecipato a incontri con i giocatori in cui si parlava di illeciti» il senso del documento) spiega che Conte era venuto a conoscenza che la squadra non avrebbe giocato alla morte contro la Salernitana e che ne prese atto «dispiaciuto».

Una tesi rafforzata dall’interrogatorio di Kutuzov. Nel verbale del bielorusso si legge: «Conte ci disse che lui era comunque con noi e quindi rispettava la decisione della squadra di impegnarsi o meno». Diversa la versione di Stellini: «Ritengo che Conte non sapesse nulla. Ci riunimmo in palestre (argomento la combine, ndr) per rimanere soli. Credo ci fosse paura che lui lo potesse sapere». Gli inquirenti ritengono che di sicuro il tecnico bianconero, prossimo all’archiviazione come Ranocchia, non fosse a conoscenza dello scambio di soldi. Come si comporterà la giustizia sportiva con Conte lo capiremo in futuro.

LA DEPOSIZIONE DI KUTUZ0V A Salerno senza impegno: tutti sapevano»

Ecco alcune delle dichiarazioni di Kutuzov nell'interrogatorio del 20 agosto. "Prima della partita con la Salernitana ricordo che ci furono dei discorsi per decidere sull'esito dell'incontro.. Ricordo che i più anziani della squadra iniziarono a fare dei discorsi sull'esito della partita. Ricordo il capitano, Gillet, e forse Stellini vicecapitano, che fecero un discorso sull'andamento della partita con la Salernitana». -Si, ci furono dei discorsi espliciti riguardanti la vittoria da lasciare alla Salenitana, ricordo Gillet che propose di non giocare impegnandosi al massimo in quanto eravamo gemellati con le tifoserie e avevamo già vinto il campionato. Tutta la squadra, alla fine, fu d'accordo nel non giocare la partita con il massimo impegno.. .•Stellini in quelle riunioni cercava di tenere la squadra unita, anche nella decisione di lasciare la partita alla Salernitana.. "L'allenatore Conte ci disse che lui era con noi se anche non avessimo giocato con il massimo impegno con la Salernitana, dal momento che avevamo già vinto il campionato. Conte disse questa cosa, a tutta la squadra, perché credo avesse sentito qualche voce che circolava negli spogliatoi sul non giocare al massimo contro la Salernitana.. Durante quella settimana ci furono un sacco di voci che circolavano, ricordo che Conte, negli spogliatoi, ci disse che lui era comunque con noi e quindi rispettava la decisione della squadra di impegnarsi o meno con la Salernitana..

LA DEPOSIZIONE DI CONTE «Vergogna: avrei staccato la testa a tutti» Ecco alcune delle dichiarazioni di Conte nell'interrogatorio, come persona informata dei fatti, del 6 settembre. «Io sono un allenatore che non è amico dei calciatori. Lo faccio per gestire al meglio la squadra (...). Per questo con me il calciatore non si confida.. «I calciatori quando vogliono "chiudere la porta" lo fanno. In quel caso l'allenatore non entra.. «Non ricordo della riunione tecnica della quale parla Gillet. Escludo che le cose siano andate così. Nella riunione tecnica prima della partita con la4iiernitana dissi di stare attenti per evitare del chiacchiericcio.. «Per quel che riguarda Bari-Treviso drizzai le antenne sia perché eravamo salvi sia perché nel Treviso c'erano tanti ex calciatori del Bari. Dissi a tutti di giocare con serietà. Dissi a Perinetti (ex ds del Bari, ndr) di fare un discorso alla squadra perché non volevo un minor impegno.. «È una vergogna. Se io avessi saputo una cosa del genere, ad uno ad uno gli staccavo la testa. Se dietro una partita del genere c'è un accordo in denaro cosi importante Ma. viene da piangere.. «Quando venne fuori la notizia che si stava indagando su Bari-Salernitana e Bari-Treviso, Stellini venne da me e disse che su Bari-Salernitana c'era qualcosa. Io lo mandai via brutalmente e non lo feci nemmeno parlare. Eravamo a Torino negli spoglia-

LA DEPOSIZIONE DI GILLET «Il Treviso era una squadra un po' discussa»

Riportiamo alcune dichiarazioni di Gillet nell'interrogatorio del 3 agosto. «Treviso-Bari del 2008 era una partita di fine stagione. Il Treviso si doveva salvare e noi eravamo vicini alla salvezza o salvi.. «Non ricordo alcun discorso che Santoruvo fece prima della partita con il Treviso, nel 2008. Ricordo che il Treviso era una squadra un po' discussa. Noi facemmo una partita normale, ma siamo rimasti in dieci poiché fu espulso Donda.. «E noto che io e Andrea Ma'g.ello non abbiamo un buon rapporto.. «Non presi soldi in occasione di quella partita. Non ricordo di aver regalato un computer a Gazzi, con i miei compagni, nel 2009.. «Prima della partita Salernitana-Bari c'era un clima particolare in quanto noi eravamo già promossi e le tifoserie gemellate. Ci dicemmo, noi calciatori, di giocarci la partita senza esagerare. Durante la riunione tecnica prima della partita il mio compagno di squadra Colombo, che già non giocava spesso, disse di non voler giocare se la squadra fosse entrata in campo "moscia".. «Alla riunione tecnica c'era anche Conte che, ascoltate le parole di Colombo, non lo schierò.. «Conte ci fece capire di volere sempre il massimo da noi e prese atto della situazione. lo non giocai quella partita. Confermo di non aver partecipato ad alcuna combine..

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

Conte sul caso Bari

«Mai accorto di nulla»

Tuttosport - 11-01-2013

BARI -Non mi sono mai accorto di qualcosa di anomalo accaduto intorno alla squadra del Bari, nel periodo in cui l'ho allenata.. Lo afferma l'ex allenatore del Bari Antonio Conte, ora alla Juve, ascoltato come testimone dagli inquirenti baresi il 6 settembre 2012 nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse. I tatti su cui i magistrati hanno fatto domande a Conte - emerge dalle 94 pagine del verbale - si riferiscono ad alcune partite giocate dal Bari nei campionati 2007-2008 e 2008-2009, quando era allenatore dei bisticci-ossi. In particolare, gli inquirenti gli chiedono delle presunte combine di Salernitana-Bari del 23 maggio 2009 e Bari-Treviso del 10 maggio 2008, vendute complessivamente, secondo la Procura, dagli atleti biancorossi in cambio di 220mila euro. Su Salernitana-Bari, Conte fa riferimento al gemellaggio tra le tifoserie. -L'anomalia che ho riscontrato - afferma - è stata che quando la Salernitana segnava si abbracciavano i tifosi della Salernitana con quelli del Bari'. Su Bari-Treviso . Irizzai le antenne - prveegue Conte - sia perchè eravamo salvi sia perché nel Treviso c'erano tanti ex calciatori del Bari». All'inizio dell'audizione Conte sottolinea ai magistrati di essere -un allenatore che non è amico dei calciatori. Per questo motivo si crea distanza tra me e loro». -I calciatori - spiega - quando vogliono chiudere la porta lo fanno. In quel caso l'allenatore non entra»

≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠ ≠

L'inchiesta Tutti gli interrogatori di Bari. Finta rissa in campo per coprire la combine La squadra del calcio truccato "Così ci spartivamo il bottino"

L'inchiesta "

L'appello dopo ogni partita così ci dividevamo i soldi" le confessioni del calcio corrotto

Ecco i verbali dei 37 indagati per i 4 incontri venduti da/Bari La finta lite Nel sottopassaggio prima di Ban-Treviso fingemmo di litigare con gli awersari, per evitare sospetti di combine Marco Esposito, ex calciatore del Bari, ora non in attività

È quasi l'ora di pranzo del 6 settembre scorso quando, nel palazzo di giustizia di Bari, il testimone Antonio Conte, messo alle strette dalle domande dei pm, conduce la sua linea difensiva all'estrema conseguenza.

Non sento assolutamente niente, non so assolutamente niente, non so niente di niente, ma niente, zero! zero!", dice. Del resto è abbastanza difficile, per un allenatore di fama, spiegare come sia possibile che lo spogliatoio, il proprio spogliatoio, si sia trasformato in un suk nel quale i calciatori vendono partite e gol a ultrà, mafiosi e avversari: "Quando uno dice: "Eh! ma è impossibile che non ti sei accorto" Io dico: è impossibile? Io ho avuto Carobbio, ho avuto Masiello, ho avuto Doni... e voi a me mi state dicendo... E io gli dico: "Io sono un co*****e!" ". È senza dubbio il momento più drammatico della testimonianza di Conte, 90 pagine di verbale nelle quali l'allenatore ha spiegato ai pm la sua versione di cosa accadde nel Bari durante il finale dei campionati 2008 e 2009 e, in particolare, in due partite: Bari- Treviso e Salernitana-Bari, due partite di calcio trattate come due partite di droga. Vendute per soldi - secondo il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis - dallo spogliatoio della squadra pugliese.

Cosa accadde in Salernitana-Bari (2009) è raccontato nell'informativa del comandante del reparto operativo dei Carabinieri, Riccardo Barbera. "L'allora team manager Luciano Tarantino - scrive - la settimana precedente alla partita fissò un incontro con l'allora difensore del Bari Marco Esposito presso il bar Mozart di Poggiofranco e gli disse che l'allenatore della Salernitana, Fabio Brini, gli aveva chiesto di interessarsi per far vincere loro la partita. Esposito racconta. "Ne parlai con la squadra: andammo io, Stellini, De Vezze e Santoni. A un certo punto scesero dalla macchina tre persone: Ganci, che giocava prima con noi, il capitano della loro squadra, che era Fusco e un'altra persona che ha detto che era il vice presidente della Salernitana... ". In realtà gli accertamenti hanno dimostrato che si trattava di Cosimo D'Angelo, appuntato dei carabinieri e cognato del presidente della Salernitana Antonio Lombardi. "I tre ci chiesero di "lasciare" la partita in cambio di 150 mila euro perché "noi abbiamo bisogno di vincere questa partita, perché ci dobbiamo salvare...". I quattro "senatori " del Bari presero tempo dicendo che avrebbero dovuto parlarne con la squadra. Il sabato della partita, prosegue Esposito, "vado in centro e incontro Iacovelli (ndr, il factotum dei calciatori che faceva da tramite per le scommesse) con quella persona, che era il vice presidente della Salernitana... ".

Le buste per Bari-Treviso. Nel tardo pomeriggio Marco Esposito torna a casa. "Trovai Iacovelli con questi soldi ed aveva un elenco di... non ricordo il numero esatto, però indicativamente 25 persone a cui distribuire i soldi". Ecco la lista della stecca: 2.000 euro a Cosimo D'Angelo, 3.000 a Iacovelli. Una cifra indefinita al ristoratore Aldo Guarino, un regalo in soldi per Luciano

Tarantini, e 140mila da dividere tra i calciatori. Chi? Secondo Esposito: "Santoni, Masiello, Parisi, De Vezze, Galasso, Bonomi, Kutuzov, Caputo, Gillet, Colombo, Bianco, Stellini, Edusei, Lanzafame, Guberti e De Vezze. "Marco Esposito annotano i carabinieri ha escluso che Nicola Bellomo, Galano, Ranocchia, Gazzi, Barreto e Donda abbiano percepito il denaro mentre non ha ricordi chiari in merito a Rivas, Salvatore Masiello, Kamata e Doumbia ". Tutti calciatori che hanno scansato il processo penale ma difficilmente usciranno indenni da quello sportivo.

Ma nell'indagine dei carabinieri - coordinata dal procuratore Antonio Laudati e dai pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro - c'è anche Bari-Treviso. Questo il racconto, riscontrato da numerose prove documentali, di Davide Lanzafame: "Ero stato avvicinato dai senatori della squadra, da Rajcic, Santoruvo, Esposito. La partita deve finire con la vittoria del Treviso... Uno dei promotori del Treviso - ricostruiscono i Carabinieri - era l'ex calciatore del Bari, William Pianu che nell'intervallo della partita simulò per rendere credibile l'impegno sul terreno gioco, un violento alterco con Massimo Ganci ". Racconta Lanzafame: "All'interno del sottopasso litigarono volutamente per non dare all'arbitro modo di pensare che la partita fosse finta ma... accennarono un litigio in modo che questo, che tutto questo contorno sembrasse vero. Mi ricordo questa scena che per me fu ridicola". Il Treviso, ovviamente, vinse. "Il lunedì Rajcic e Santoruvo portarono i soldi negli spogliatoio. Poi a me diedero una busta con dei soldi, 6 o 7mila euro circa: io pensai che arrivassero direttamente dal Treviso perché si diceva che il Treviso in quel periodo ne comprò diverse di partite".

Un capitolo a parte è quello che riguarda Antonio Conte. Tutti i calciatori raccontano che l'allenatore in nessuna delle due occasioni era stato informato delle intenzioni della squadra. E per questo il tecnico non è mai stato iscritto al registro degli indagati. E però dal punto di vista della giustizia sportiva la cosa non è così pacifica. Tre le testimonianze "delicate". Quella di Lanzafame: "Conte ci disse che non dovevamo comportarci male in campo", i calciatori non dovevano cioè "agevolare il Treviso" (...) "ci disse che se ci fosse stato qualche comportamento sleale avrebbe sostituito qualche giocatore anche dopo

10 minuti".

"Ragazzi, io sto con voi". Kutuzov è ancora più esplicito: "Sicuramente lo staff sapeva, perché pure l'allenatore ha detto: "Ragazzi io sto con voi. Io ho vinto il campionato (matematicamente, ndr)", e l'allenatore sicuramente sapeva questa cosa qua, "faccio quello che volete voi", cioè era al corrente e diceva: "Vado con voi". Lui ha detto: "Ragazzi, se voi andate, potete giocare come volete alla fine, se si decide insieme che la partita a voi non serve, magari a tutti insieme, io sto con voi a me non interessa". Imbarazzante anche la deposizione del portiere Jean Francois Gillet (che dopo l'anticipazione di Repubblica ha

chiesto però alla procura di essere interrogato per spiegare meglio). Gillet parla proprio di Kutuzov che giocò perché l'attaccante designato, Colombo, si era rifiutato di giocare. "Durante il prepartita, Colombo disse: "Già non gioco mai, se devo giocare questa partita con una squadra moscia, dico di no". (...) Conte era presente alla situazione. Era un po' dispiaciuto ma prese atto".

La versione di Conte. Ai magistrati che gli chiedono se lui si sia mai accorto di nulla, l'allenatore risponde in maniera netta: "Zero! zero!". Del resto, spiega, quando uno spogliatoio decide di chiudere la porta all'allenatore, non c'è niente da fare. Entrando nello specifico, Conte dice di non ricordare la riunione tecnica di cui parla Colombo e di ritenere contraddittoria la versione di Kutuzov ("prima preparo la partita, mostro i filmati della Salernitana, poi dico: "Fate come vi pare?""). Quanto a Lanzafame: "Se avessi saputo una cosa del genere a uno a uno gli staccavo la testa (...) mi viene da piangere a sapere che ci stanno dei soldi dietro e che fanno anche i figli di p*****a, capisci?". Su Stellini: "È venuto a a dirmelo nello spogliatoio della Juve, dopo che era uscita la notizia sui giornali: "C'è una cosa che non sai sulla Salernitana...". L'ho mandato via brutalmente e non lo feci nemmeno parlare". La Procura ha chiesto l'archiviazione per 17 persone. In particolare per alcuni giocatori di serie A: su Andrea Ranocchia (Inter), Alessandro Gazzi (Torino) e Paool Vicotr Barreto (Udinese). Per loro però comunque si profila un processo sportivo per omessa denuncia.

65143_494376187282045_297081884_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Le mezze parole di Kutuzov e Gillet, ma Conte rischia poco

Solo i due ex giocatori lo coinvolgono nelle combine del Bari. Le differenze rispetto a Siena..

Giovanni Capuano - sportPanorama.it -11-01-2013

Adesso che le carte dell'inchiesta della Procura di Bari sul calcioscommesse sono a disposizione di tutti gli elementi per capire se Antonio Conte rischia un nuovo deferimento per omessa denuncia ci sono. Serve un'analisi delle 94 pagine rese pubbliche e l'incrocio con l'esperienza dei mesi scorsi, quella che portato il tecnico juventino a uno stop di 4 mesi, ma anche la Procura federale a vedere sgretolate una dopo l'altra, molte certezze della sua inchiesta.

Il punto di partenza è che quello finito nelle carte dei magistrati di Bari era certamente il "Bari di Conte" come detto all'inizio di questa vicenda dal pentito Micolucci con susseguente ridda di ipotesi e polemiche. Era il "Bari di Conte", ma l'autodifesa del tecnico nel lungo (e segreto) interrogatorio dello scorso 6 settembre ha convinto pienamente il procuratore Laudati sull'estraneità dal punto di vista penale. Dunque niente richiesta di rinvio a giudizio e archiviazione piena.

Il passaggio non è secondo perché l'esperienza della scorsa estate insegna come Palazzi prenda comunque in grande considerazione il parere espresso dalle Procure sugli atti che vengono trasmessi alla Figc. E, dunque, avrà certamente un peso che Laudati abbia definito "credibile" la versione di Conte e, ad esempio, "ondivaga" quella di Gillet.

L'altra certezza è che Palazzi sicuramente chiamerà Conte prima della fine della stagione e lo inserirà nell'elenco delle audizioni da chiudere in fretta per evitare la prescrizione. Rischia un deferimento per omessa denuncia? A prima vista no, malgrado ci siano un paio di passaggi che indirettamente lo chiamino in causa. Ma paiono esistere anche profonde differenze rispetto a Carobbio e all'inchiesta sul Siena.

La testimonianza più scomoda per Conte è certamente quella di Vitali Kutuzov, giocatore della sua rosa al tempo dei fatti. E' lui a rompere il fronte compatto degli interrogati dai pm e dai carabinieri: nessuno parla della presenza del tecnico alle riunioni in cui si discute delle combine e tutti lo tengono esplicitamente fuori dai sospetti.

Kutuzov, invece, spiega: "... sicuramente lo staff, come staff, sapeva perché pure l'allenatore ha detto 'ragazzi, io sto con voi, io ho vinto il campionato'. Sicuramente sapeva questa cosa qua, ha detto 'faccio quello che volete voi'. Lui ha detto 'Ragazzi, se volete andare in Salernitana potete giocare come volete alla fine. Se si decide insieme che la partita a voi non serve, magari, ma tutti insieme". Conte ha spiegato di avere solo le"antenne drizzate" conoscendo le logiche di fine stagione e lo stesso Kutuzov a domanda diretta ha negato il coinvolgimento del tecnico. Però la frase è ambigua perché presuppone la conoscenza e quindi (anche) la mancata denuncia.

C'è poi la deposizione del portiere Francois Gillet, che fa arrabbiare il magistrato che lo ritiene "ondivago" e gli ricorda che ha diritto anche di mentire purché prenda una posizione certa, e definisce Conte "presente" alla riunione tecnica in cui un giocatore, Colombo, dichiara di non voler giocare "una partita con una squadra moscia". Non sono tanto le parole di Gillet ad essere scomode per Conte, quanto la circostanza di essere presente a una riunione tecnica 'delicata'. Poi Gillet ha cambiato versione via fax smentendo tutto.

Tutti gli altri tengono fuori Conte dalle vicende di quel Bari. Ai magistrati all'inizio la cosa non quadra, tanto è vero che ne chiedono conto all'allenatore anche in maniera brusca ricordandogli come sia stato anche il tecnico di Stellini, Carobbio e Doni, ma poi si convincono della sua buona fede. E a differenza di quanto accaduto per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena cambia anche la posizione di Stellini il quale questa volta conferma di averne parlato a Conte (che lo caccia in malo modo) solo nei mesi scorsi dopo l'uscita di notizie sull'inchiesta.

Insomma il quadro sembra diverso e Conte non dovrebbe temere nulla dalla giustizia sportiva. La certezza, però, è che a lui Palazzi farà domande scomode e le risposte date a Laudati potrebbero anche non essere convincenti per la Procura della Figc.

819_484475311605466_330981207_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

L’analisi

La lezione degli idoli nella polvere

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 11-01-2013)

Hanno ammazzato Holly e Benji. Joao Paolo è dato per disperso e anche Maiellaro pare non si senta tanto bene. Per provare a capire qualcosa di più di questa storia del calcioscommesse - una litania che da un anno e mezzo si ripete sulle pagine dei giornali e nei sottopancia televisivi - forse è il caso di partire dalle parole. E chiamare le cose con il proprio nome. In questa storia il calcio non c’entra nulla. Perché non è una questione di sport (non si gioca per vincere), non è una questione di agonismo (non vince il più forte e nemmeno chi si impegna di più) e non esiste nemmeno la poetica dei gesti del pallone, tipo il gol di Cassano con l’Inter (qui c’è l’autogol di Masiello con il Lecce). Questa è una storia di malavita. E come tutte le storie di malavita ha due punti fermi: i soldi e la complicità del silenzio.

I soldi (pochi) sono quelli che i giocatori si dividevano negli spogliatoi come fanno in tv quelli di Romanzo Criminale nella sala giochi alla Magliana. E i (tantissimi) che grazie a loro guadagnano gli scommettitori disonesti per poi depositarli su conti cifrati esteri. Il silenzio è quello che Bari per anni ha assicurato (e ancora continua a fare) a chi gestisce questo business, travestito da passione. Chi sapeva (i calciatori, gli scommettitori) non ha mai parlato, e mai lo avrebbe fatto se la Procura non avesse messo loro le mani addosso. Chi invece doveva controllare all’epoca (la società) non ha controllato.

E ora? Oggi si continua a dimenticare che nelle camerette dei ragazzini, nelle bancarelle della città sono appese le magliette del Bari con il nome di gente (compreso l’attuale capitano, Francesco Caputo) accusata di aver venduto la propria dignità e un sogno collettivo per pochi spiccioli. Quelli non sono né terzini né mediani metodisti. Basta guardare solo un po’ meglio, per capire che sono soltanto tanti piccoli (e magri) Fiorito italiani.

-------

L’inchiesta

“L’appello dopo ogni partita

così ci dividevamo i soldi”

le confessioni del calcio corrotto

Ecco i verbali dei 37 indagati per i 4 incontri venduti dal Bari

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 11-01-2013)

È quasi l’ora di pranzo del 6 settembre scorso quando, nel palazzo di giustizia di Bari, il testimone Antonio Conte, messo alle strette dalle domande dei pm, conduce la sua linea difensiva all’estrema conseguenza.

«Non sento assolutamente niente, non so assolutamente niente, non so niente di niente, ma niente, zero! zero!», dice. Del resto è abbastanza difficile, per un allenatore di fama, spiegare come sia possibile che lo spogliatoio, il proprio spogliatoio, si sia trasformato in un suk nel quale i calciatori vendono partite e gol a ultrà, mafiosi e avversari: «Quando uno dice: “Eh! ma è impossibile che non ti sei accorto” Io dico: è impossibile? Io ho avuto Carobbio, ho avuto Masiello, ho avuto Doni... e voi a me mi state dicendo... E io gli dico: “Io sono un co*****e!” ». È senza dubbio il momento più drammatico della testimonianza di Conte, 90 pagine di verbale nelle quali l’allenatore ha spiegato ai pm la sua versione di cosa accadde nel Bari durante il finale dei campionati 2008 e 2009 e, in particolare, in due partite: Bari- Treviso e Salernitana-Bari, due partite di calcio trattate come due partite di droga. Vendute per soldi — secondo il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis — dallo spogliatoio della squadra pugliese.

PERDERE A SALERNO PER 150MILA EURO

Cosa accadde in Salernitana-Bari (2009) è raccontato nell’informativa del comandante del reparto operativo dei Carabinieri, Riccardo Barbera. «L’allora team manager Luciano Tarantino — scrive — la settimana precedente alla partita fissò un incontro con l’allora difensore del Bari Marco Esposito presso il bar Mozart di Poggiofranco e gli disse che l’allenatore della Salernitana, Fabio Brini, gli aveva chiesto di interessarsi per far vincere loro la partita. Esposito racconta. «Ne parlai con la squadra: andammo io, Stellini, De Vezze e Santoni. A un certo punto scesero dalla macchina tre persone: Ganci, che giocava prima con noi, il capitano della loro squadra, che era Fusco e un’altra persona che ha detto che era il vice presidente della Salernitana... ». In realtà gli accertamenti hanno dimostrato che si trattava di Cosimo D’Angelo, appuntato dei carabinieri e cognato del presidente della Salernitana Antonio Lombardi. «I tre ci chiesero di “lasciare” la partita in cambio di 150 mila euro perché “noi abbiamo bisogno di vincere questa partita, perché ci dobbiamo salvare...». I quattro «senatori » del Bari presero tempo dicendo che avrebbero dovuto parlarne con la squadra. Il sabato della partita, prosegue Esposito, «vado in centro e incontro Iacovelli (ndr, il factotum dei calciatori che faceva da tramite per le scommesse) con quella persona, che era il vice presidente della Salernitana... ».

LE BUSTE PER BARI-TREVISO

Nel tardo pomeriggio Marco Esposito torna a casa. «Trovai Iacovelli con questi soldi ed aveva un elenco di... non ricordo il numero esatto, però indicativamente 25 persone a cui distribuire i soldi». Ecco la lista della stecca: 2.000 euro a Cosimo D’Angelo, 3.000 a Iacovelli. Una cifra indefinita al ristoratore Aldo Guarino, un regalo in soldi per Luciano Tarantini, e 140mila da dividere tra i calciatori. Chi? Secondo Esposito: «Santoni, Masiello, Parisi, De Vezze, Galasso, Bonomi, Kutuzov, Caputo, Gillet, Colombo, Bianco, Stellini, Edusei, Lanzafame, Guberti e De Vezze. «Marco Esposito annotano i carabinieri ha escluso che Nicola Bellomo, Galano, Ranocchia, Gazzi, Barreto e Donda abbiano percepito il denaro mentre non ha ricordi chiari in merito a Rivas, Salvatore Masiello, Kamata e Doumbia ». Tutti calciatori che hanno scansato il processo penale ma difficilmente usciranno indenni da quello sportivo.

Ma nell’indagine dei carabinieri — coordinata dal procuratore Antonio Laudati e dai pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro — c’è anche Bari-Treviso. Questo il racconto, riscontrato da numerose prove documentali, di Davide Lanzafame: «Ero stato avvicinato dai senatori della squadra, da Rajcic, Santoruvo, Esposito. La partita deve finire con la vittoria del Treviso... Uno dei promotori del Treviso — ricostruiscono i Carabinieri — era l’ex calciatore del Bari, William Pianu che nell’intervallo della partita simulò per rendere credibile l’impegno sul terreno gioco, un violento alterco con Massimo Ganci ». Racconta Lanzafame: «All’interno del sottopasso litigarono volutamente per non dare all’arbitro modo di pensare che la partita fosse finta ma... accennarono un litigio in modo che questo, che tutto questo contorno sembrasse vero. Mi ricordo questa scena che per me fu ridicola». Il Treviso, ovviamente, vinse. «Il lunedì Rajcic e Santoruvo portarono i soldi negli spogliatoio. Poi a me diedero una busta con dei soldi, 6 o 7mila euro circa: io pensai che arrivassero direttamente dal Treviso perché si diceva che il Treviso in quel periodo ne comprò diverse di partite».

Un capitolo a parte è quello che riguarda Antonio Conte. Tutti i calciatori raccontano che l’allenatore in nessuna delle due occasioni era stato informato delle intenzioni della squadra. E per questo il tecnico non è mai stato iscritto al registro degli indagati. E però dal punto di vista della giustizia sportiva la cosa non è così pacifica. Tre le testimonianze “delicate”. Quella di Lanzafame: «Conte ci disse che non dovevamo comportarci male in campo», i calciatori non dovevano cioè «agevolare il Treviso» (...) «ci disse che se ci fosse stato qualche comportamento sleale avrebbe sostituito qualche giocatore anche dopo 10 minuti».

“RAGAZZI IO STO CON VOI”

Kutuzov è ancora più esplicito: «Sicuramente lo staff sapeva, perché pure l’allenatore ha detto: “Ragazzi io sto con voi. Io ho vinto il campionato (matematicamente, ndr)”, e l’allenatore sicuramente sapeva questa cosa qua, “faccio quello che volete voi”, cioè era al corrente e diceva: “Vado con voi”. Lui ha detto: “Ragazzi, se voi andate, potete giocare come volete alla fine, se si decide insieme che la partita a voi non serve, magari a tutti insieme, io sto con voi a me non interessa». Imbarazzante anche la deposizione del portiere Jean Francois Gillet (che dopo l’anticipazione di Repubblica ha chiesto però alla procura di essere interrogato per spiegare meglio). Gillet parla proprio di Kutuzov che giocò perché l’attaccante designato, Colombo, si era rifiutato di giocare. «Durante il prepartita, Colombo disse: “Già non gioco mai, se devo giocare questa partita con una squadra moscia, dico di no”. (...) Conte era presente alla situazione. Era un po’ dispiaciuto ma prese atto».

LA VERSIONE DI CONTE

Ai magistrati che gli chiedono se lui si sia mai accorto di nulla, l’allenatore risponde in maniera netta: «Zero! zero!». Del resto, spiega, quando uno spogliatoio decide di chiudere la porta all’allenatore, non c’è niente da fare. Entrando nello specifico, Conte dice di non ricordare la riunione tecnica di cui parla Colombo e di ritenere contraddittoria la versione di Kutuzof («prima preparo la partita, mostro i filmati della Salernitana, poi dico: “Fate come vi pare?”»). Quanto a Lanzafame: «Se avessi saputo una cosa del genere a uno a uno gli staccavo la testa (...) mi viene da piangere a sapere che ci stanno dei soldi dietro e che fanno anche i figli di p*****a, capisci?». Su Stellini: «È venuto a a dirmelo nello spogliatoio della Juve, dopo che era uscita la notizia sui giornali: “C’è una cosa che non sai sulla Salernitana...”. L’ho mandato via brutalmente e non lo feci nemmeno parlare».

La Procura ha chiesto l’archiviazione per 17 persone. In particolare per alcuni giocatori di serie A: su Andrea Ranocchia (Inter), Alessandro Gazzi (Torino) e Paool Vicotr Barreto (Udinese). Per loro però comunque si profila un processo sportivo per omessa denuncia.

-------

L’intervista

Il sindaco aveva consegnato le chiavi della città a Gillet: “Ma allora il portiere era senza macchia”

Emiliano: “Dopo quello che ho visto

ho deciso di non andare allo stadio”

di GABRIELLA DE MATTEIS (la Repubblica - Bari 11-01-2013)

«Dopo le confessioni di Masiello sull’autogol nel derby con il Lecce ho smesso di andare allo stadio a vedere le partite del Bari. Eppure da ragazzino sono andato tante in volte a seguire la squadra in trasferta a Lecce, correndo anche dei rischi». Il sindaco Michele Emiliano è amareggiato. L’inchiesta sul calcioscommesse restituisce nuovi particolari sul comportamento di alcuni giocatori che hanno indossato la maglia del Bari. Uno su tutti l’ex portiere Jean Francois Gillet.

All’ex portiere del Bari lei ha consegnato anche le chiavi della città. Lo rifarebbe ?

«La consegna delle chiavi non è il conferimento della cittadinanza onoraria. E’ un segno di benemerenza. La carriera di Gillet è stata straordinaria. Certo ora ci sono fatti nuovi, ma non posso esprimere un giudizio sino a quando non ci sarà una sentenza penale o sportiva. Voglio ricordare che, in Italia, il 98 per cento delle indagini finiscono con un provvedimento di assoluzione. Comunque la procedura della restituzione delle chiavi non è neanche tecnicamente possibile.

Crede che lo scandalo che ha coinvolto alcuni giocatori del Bari abbia danneggiato l’immagine di questa città ?

«Mi permetto di dire che Bari non ha un problema diverso rispetto a quello di altre dieci città le cui squadre di calcio sono egualmente coinvolte nello scandalo. Le vicende del Bari Calcio non sono più un elemento in grado di determinare un buono o un cattivo umore nei cittadini. Mi permetto di dire che in questa città si vive bene lo stesso. Anzi Bari ha fatto una bella figura».

In che senso ?

«L’indagine della procura ha rafforzato l’immagine di questa città. La procura ha dimostrato di essere in grado di reagire. Penso che la vera squadra di Bari sia la procura, non la formazione calcistica. Del resto i giocatori coinvolti non sono di Bari, i magistrati invece sono baresi».

L’inchiesta ha coinvolto anche tre capiultras.

«Dico che gli ultras di questa città hanno fatto bene a sciogliersi. Se vorranno ricostituirsi nuovamente dovranno mutare la loro cultura».

Cosa auspica adesso per i giocatori coinvolti nello scandalo qualora le accuse venissero confermate ?

«Io penso che chi ha venduto una o più partite non debba più giocare, non debba più essere tesserato per una squadra di calcio perché giocare in una squadra è un enorme privilegio. La mia sensazione è che la Lega, pur di avere confessioni o certezze, stia concedendo sconti. Masiello, ad esempio, ha ripreso gli allenamenti».

Consiglierebbe oggi ad un ragazzino di andare a vedere le partite del Bari allo stadio ?

«In questo momento ai ragazzin sto consigliando più che altro di andare a giocare a pallone, come sto facendo con mio figlio che accompagno agli allenamenti».

-------

Il caso

Il boss Bonaventura rivela i piani della ’ndrangheta per controllare club e campionati italiani

Il pallone nelle mani delle cosche

“Giocatori, arbitri e dirigenti

in Calabria è tutta roba nostra”

“Volevamo portare il Crotone in serie A per fare i soldi con le scommesse”

“Aronica e Sculli erano amici e sapevano chi siamo e come funziona qui”

di FABIO TONACCI (la Repubblica 11-01-2013)

ROMA — «Questo l’hanno ammazzato, questo è stato arrestato, questo è sotto indagine, questo pure è morto... e questo seduto al tavolo è Salvatore Aronica». Il dito dell’ex reggente della cosca di ‘ndrangheta Vrenna-Bonaventura di Crotone si pianta sullo schermo della televisione, mentre la ripresa amatoriale continua la panoramica sui tavolini della sala addobbata. «Sì, Aronica il difensore del Napoli, ora al Palermo. Era amico mio quando giocava nel Crotone, dal 1998 al 2002. Quasi un fratello. Per questo l’ho inviato al mio matrimonio nel 2000. E lui mi invitò al suo in Sicilia. Certo che sapeva chi ero, il calcio a Crotone era roba nostra ».

Tutti in quegli anni sapevano chi era Luigi Bonaventura, reggente di una delle cosche più potenti della costa ionica e capo della security della squadra del cugino, quel Raffaele Vrenna presidente del Crotone negli anni della grande scalata dalla Promozione alla Serie B. Di lì sono passati calciatori poi diventati famosi, da Aronica a Giuseppe Sculli (coinvolto nell’inchiesta calcioscommesse), ora alla Lazio, nipote del boss Giuseppe Morabito. «Ero in rapporti con tutti — racconta Bonaventura — andavo alle feste con loro e con altri giocatori meno noti, come il capitano Alfredo Cardinale, Generoso Rossi, Giuseppe Geraldi. Si vantavano di essere amici miei, amici del boss. C’era anche Nocerino, ora al Milan, ma con lui non ho mai legato». Bonaventura nel 2007, all’età di 36 anni, è diventato collaboratore di giustizia. Le sue testimonianze su come la ’ndrangheta si è presa il calcio al Sud, dalle squadre minori a società medie come il Crotone («volevamo portarlo in Serie A, il progetto era di farne un nuovo Chievo, una squadra da metà classifica su cui scommettere aggiustando i risultati») sono diventate oggetto di un lungo interrogatorio (22 novembre) davanti al pm di Bari Giuseppe Dentamaro, titolare di un filone d’inchiesta sui rapporti tra la criminalità organizzata e le agenzie di raccolta delle puntate, coordinata dal procuratore Laudati.

«A Crotone — dice Bonaventura — i miei uomini nella società che gestiva la sicurezza dello stadio avevano anche il compito di falsare il risultato delle gare. Aggredivamo i calciatori avversari, avvicinavamo i dirigenti, compravamo giocatori. Le partite contro il Benevento (playoff 2003-2004) e contro il Locri (stagione 1997) ce le siamo aggiustate. Intervenivamo anche sui tifosi che contestavano la squadra. Nel 2006 per Crotone-Juventus sugli spalti c’era il gotha della ‘ndrangheta: i Nicosia, gli Arena e altri». Ai pm baresi però non ha raccontato solo il passato remoto. «Sapevo che su Salernitana- Bari del 2009 c’era stato un qualche tipo di accordo, così come sapevo di una raccolta di scommesse anomala sull’over per Inter-Chievo». Di questa partita (31 maggio 2009), finita 4 a 3 per i neroazzurri, ha parlato anche Angelo Iacovelli, uno dei pentiti dell’inchiesta, che sostiene di aver scommesso per conto di alcuni giocatori del Bari sull’over. E come fa ad avere queste notizie Bonaventura, che dal 2007 è “fuori dai giochi”? Lo spiega così, aprendo una pista utile agli investigatori. «Sono stato avvicinato a Termoli da esponenti di clan campani, hanno provato a tirarmi dentro l’affare scommesse. A quanto ne so la Camorra è coinvolta in quegli episodi». Bonaventura ha molto da raccontare, sui rapporti tra calcio e ’ndrangheta. «Controllare la squadra del proprio paese porta prestigio alle ’ndrine, crea consenso, getta le basi per il voto di scambio». Interpiana Cittanova, Rosarno Calcio, Delianuova, San Luca, il Marina di Gioiosa Ionica, Schiavonea 97, Valle Grecanica. Società minori, dalla Serie D in giù, finite a vario titolo nei tentacoli della mafia calabrese. E però poi ci sono i giocatori. Alcuni fanno il grande salto, fino alla Serie A. «Per noi erano carriere da “accompagnare” - sottolinea Bonaventura - mandavamo i nostri calciatori al Nord, soprattutto a Torino e a Genova, per fare aumentare il loro valore». Un patrimonio da gestire, come una partita di droga.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Oltre 250 milioni già investiti sul mercato, ora folle offerta a Ronaldo e Mou. Il

fair play finanziario Uefa? Aggirato. Grazie ai 700 milioni dello sponsor di famiglia

140milioni di euro l’offerta per Cristiano Ronaldo

Il caso Psg

Le spese senza limiti degli emiri

alla faccia delle regole di Platini

La federazione europea finora non ha mai applicato sanzioni: il club di Parigi sarà un test

di GIULIO CARDONE & MATTEO PINCI (la Repubblica 11-01-2013)

abtmaVku.jpg

«Possibile: lo è qualsiasi cosa per chi abbia sufficiente perseveranza. E denaro». Chissà se il “Dizionario del Diavolo” di Bierce, con questa frase, pensava anche alla possibilità di eludere le regole. A sfidare quelle del sistema calcio continentale è ancora una volta il Paris Saint Germain: 140 milioni per strappare Cristiano Ronaldo al Real Madrid, l’ultima offerta shock formulata dalla proprietà qatariota del club parigino, destinata a ridisegnare gli equilibri non solo del mercato trasferimenti, ma dell’intero sistema sportivo in Europa. Operazione da quasi 300 milioni complessivi tra i 17 milioni a stagione per 5 anni al fuoriclasse portoghese e quelli destinati all’ingaggio del suo mentore José Mourinho. E finanziata grazie al tesoro del Qatar Investment Authority – controllante diretta della società francese dal 2011 – ma anche al nuovo accordo di sponsorizzazione con cui la Qatar Tourism Investment, società di famiglia dell’azionista di maggioranza del club, verserà ai parigini 700 milioni in 4 anni, con validità retroattiva al 2012. Un doppio schiaffo in faccia all’Uefa e al suo Fair Play Finanziario, bandiera della gestione Platini, che ha fatto gridare allo scandalo anche dirigenti equilibrati come il presidente del Bayern Rummenigge: ma anche un’occasione dell’istituzione sportiva continentale per dimostrare di voler combattere davvero le sperequazioni dovute agli investimenti individuali nel calcio.

Perché l’ingaggio di Ronaldo chiuderà in estate la terza faraonica campagna acquisti, dopo le ultime costate oltre 250 milioni: la metà spesi soltanto per portare a Parigi Thiago Silva, Lucas e Pastore, a cui aggiungere star come Ibrahimovic, Verratti, Lavezzi, solo per citare i più noti. E i 150 milioni annui a crescere fino a 200 che finiranno da qui al 2016 nelle casse della squadra di Ancelotti serviranno soprattutto per ripianare i conti ed evitare sanzioni: un modo sfacciato per provare a eludere i vincoli del Fair Play Finanziario sul valore equo dei ricavi e sul controllo delle sponsorizzazioni. Fin troppo evidente la sproporzione con i 3,5 milioni del precedente accordo con Fly Emirates. Cifre fuori mercato persino per la Qatar Foundation, che ha potuto marchiare con il proprio nome le maglie vergini del Barcellona soltanto a fronte di bonifici per 170 milioni in 5 anni: oltre cinque volte meno. Un trucco contabile, soprattutto una sfida alle norme europee che regolamentano le transazioni commerciali tra società collegate: riuscirà l’Uefa a fermare le manovre spericolate di quella che si è già dimostrata la maggiore potenza economica nel mercato del calcio? Quando il Manchester City, con un escamotage simile, annunciava di aver venduto per 400 milioni il naming dello stadio, lo spazio sulla maglia e un campus giovanile alla Etihad riconducibile alla stessa proprietà, Platini alzò l’allerta. Chissà se sarà in grado di fare altrettanto con la QIA, che controlla il Psg e per cui lavora suo figlio Laurent, cancellando l’ombra di un ingombrante conflitto d’interessi. Non c’è dubbio che il Fair Play Finanziario si trovi davanti al primo, vero, banco di prova dal giorno della sua creazione: entro il 2018 le norme impongono il pareggio di bilancio per tutti, ammettendo un’esposizione massima di 45 milioni negli anni dal 2012 al 2014 e di 30 milioni dal 2015 al 2017. Il Psg sarebbe già fuori, ma le sanzioni non sono ancora state applicate (il Malaga è stato escluso dalle coppe per debiti scaduti verso altri club) e le eventuali pene – dall’ammenda all’esclusione dalle coppe passando per il blocco del mercato – passeranno per la discrezionalità di una commissione disciplinare, dunque inevitabilmente per le maglie della politica sportiva. A meno che l’Uefa non decida, per rispetto di un continente in recessione e flagellato dall’aumento sistematico della pressione fiscale, di lanciare un segnale forte. Evitando l’ennesima follia perpetrata a colpi di milioni.

adbR2jw3.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Cannavaro, urla del silenzio

Un mese d’inferno: senza calcio e sotto choc, aspettando giustizia

di MARCO AZZI (la Repubblica - Napoli 11-01-2013)

Avrebbe voglia d’urlare: invece il suo avvocato gli ha consigliato il silenzio. Ma è già scivolato via quasi un mese e ogni giorno che passa, per Paolo Cannavaro, l’insostenibile esilio dal Napoli e dal calcio giocato si fa sempre più sofferto. Le partite perse per colpa della pesante squalifica, emessa dalla giustizia sportiva lo scorso 18 dicembre, stanno per diventare tre: Siena, Roma e domenica il Palermo, terza stazione della via crucis del capitano azzurro. Non è mai facile rassegnarsi a una condanna: neppure per i colpevoli.

Ma da innocenti è ancora peggio. E non basta condividere il mal comune con un grande amico come Gianluca Grava: squalificato anche lui. Il mezzo gaudio esiste infatti soltanto per il proverbio, nella vita reale è tutta un’altra storia: che per Paolo Cannavaro si è materializzata di colpo in un inferno. La consegna del silenzio, imposto al capitano azzurro dal suo avvocato, per non caricare di ulteriori tensioni i prossimi gradi del giudizio, pesa quasi quanto la severa punizione da scontare. Urlare le proprie ragioni, infatti, poteva essere il sistema giusto per scrollarsi di dosso almeno una fetta delle tensioni accumulate in questo primo mese di stop, che invece sta scivolando via con interminabile lentezza. E davanti ce ne potrebbero essere addirittura altri cinque: soltanto il pensiero è un ennesimo macigno con cui fare i conti, giorno dopo giorno.

Quelli di Cannavaro, e di Grava, stanno passando in un’irreale alternanza tra l’apparente normalità delle settimane e la resa dei conti delle domeniche: quando gli allenamenti a Castel Volturno finiscono e sono solo i compagni ad andare in campo. È successo a Siena e contro la Roma.

Capiterà di nuovo dopodomani, contro il Palermo al San Paolo. Giocare le gare e guardarle non è proprio la stessa cosa. Ecco perché la condanna di un calciatore è molto, molto più pesante di quella di un allenatore, che può continuare a svolgere regolarmente il suo lavoro nel quotidiano e si mette un po’ da parte solamente durante i 90’: dando peraltro lo stesso gli ordini dalla tribuna. L’ennesima ipocrisia della giustizia sportiva.

I sei mesi di Cannavaro rischiano di diventare un’eternità. E al morale del capitano stanno facendo malissimo. De Laurentiis s’è reso conto del suo stato d’animo e ha chiesto a tutti di cercare di consolarlo: dai dirigenti a Mazzarri e ai compagni. Ma l’allarme è scattato soprattutto per le parole di papà Pasquale. «Hanno tolto il sorriso a mio figlio: questa condanna è stata una infamia. Paolo non lo riconosco più...». Nemmeno le coccole e la solidarietà del fratello Fabio («La squalifica è stata un’ingiustizia, hanno colpito una mosca bianca nel mondo del calcio») hanno risollevato dalla sua malinconia il difensore della Loggetta, che aspetta con ansia la ripresa del processo per proclamare la sua innocenza. Davanti ai giudici, il 17 gennaio, allora si che potrà smetterla di star zitto.

Ma le sue urla, sia pure nel rispettoso silenzio della sentenza di primo grado, stanno rimbombando lo stesso. E lo stesso vale per Grava, in cui difesa è sceso in campo il papà, con un po’ d’enfasi. «Hanno colpito le Torri Gemelle del Napoli». Chissà se domenica i due azzurri saranno di nuovo in curva, a fare il tifo, come contro la Roma. Almeno lì hanno potuto gridare a squarciagola, senza il timore di urtare la suscettibilità dei giudici. Che mese di inferno.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Un calcio alla vita

Dove si producono i palloni. Ma si gioca a cricket

Sialkot, nella fabbrica che sforna 2 milioni di pezzi all’anno, con

piccoli lavoratori di dieci anni. Che odiano lo sport più famoso del mondo

di FRANCESCO CAREMANI (l'Unità 11-01-2013)

A EST LE CIME DEL KASHMIR, A SUD IL CONFINE CON L’INDIA, SIALKOT È ACCERCHIATA DA ANTICHE TENSIONI. POCO DISTANTE DA LAHORE, CAPITALE DEL PUNJAB, QUI SI PRODUCE OLTRE IL 70 PER CENTO DEI PALLONI DA CALCIO DI TUTTO IL MONDO, UN MESTIERE CHE VIENE DA LONTANO E CHE HA PORTATO RICCHEZZA E CONTRADDIZIONI. Nell’omonimo distretto ci sono 2.400 aziende che realizzano un giro d’affari di 450 miliardi di dollari l’anno; 200.000 le persone impiegate su una popolazione di 3 milioni di abitanti, con un reddito pro capite di 1.200 dollari.

In questa terra di cricket e hockey su prato il calcio è arrivato a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Durante le due guerre angloboere i prigionieri afrikaner furono spediti in giro per le colonie del regno britannico, tra cui l’attuale Pakistan, e mentre l’alta borghesia preferiva destreggiarsi tra i wicket gli altri fecero arrivare dalla madre patria un piccolo stock di palloni per alcune anteprime tra Olanda e Inghilterra. I primi a ricucirli furono gli impiegati delle botteghe che vendevano gli accessori per l’equitazione, in particolare chi si occupava di confezionare le selle.

È così che Anwar Khawaja ha iniziato, con un piccolo negozio che produceva una manciata di palloni ogni giorno. Cosa ha lasciato? I figli, oggi, gestiscono la Anwar Khawaja Industries (Pvt) Ltd, fornitore esclusivo della danese Select Sports, con due milioni di palle prodotte ogni anno; comunque seconda dietro la Forward Sports, subappaltatrice del marchio Adidas. A Sialkot un monumento ricorda la figura di Khawaja, un altro quella di Saga Trading, un omaggio a chi ha dato il via a una produzione che ha portato una prosperità crescente fino alla costruzione dell’aeroporto internazionale, per meglio gestire la spedizione della merce e non solo: da qui partono dai 40 ai 60 milioni di palloni ogni anno. Quelli con cui giochiamo, quelli che segnano la nostra beatitudine o la nostra dannazione.

BAMBINI A LAVORO

Mohammed Saleem ha 30 anni e lavora dall’età di 11 per l’Anwar Khawaja Industries: «So chi sono Zidane, Ronaldo, anche Maradona, ma il calcio non m’interessa, nel mio villaggio ho sempre giocato a cricket». Un suo omonimo ne ha 27: «Ho iniziato a lavorare quando ne avevo 8, dalle otto di mattina alle quattro del pomeriggio, con una pausa di 45 minuti, dal lunedì al sabato. Oltre ci pagano gli straordinari», lui ne fa molti, ha il padre malato e deve mantenere due sorelle.

A Sialkot la squadra della comunità cristiana gioca ogni tanto contro una rappresentativa degli operai che cuciono palloni, in un campo di terra dietro il collegio islamico: «Hanno tra i venti e venticinque anni, il livello medio è buono - afferma Ashraf Ali, presidente della locale federazione calcistica -, ma il calcio è uno sport ricco e il Pakistan è un paese povero». Ahmed Yar Khan Lodhi, segretario generale della federazione nazionale, pensa che nel 2022 il Pakistan sarà tra le prime quindici squadre asiatiche: «Il calcio è diventato il terzo sport dietro il cricket e l’hockey su prato e dal 2005 abbiamo lanciato un piano per avvicinare i giovani al football ».

Già i giovani, se sono gli stessi bambini che cuciono i palloni difficile che s’innamorino di questo sport. . . ma dalla denuncia del senatore democratico americano, Tom Harkin, nel ’94 a oggi le cose sembrano cambiate. A Sialkot, nelle aziende, non c’è un bambino, ma è anche la città mediaticamente più esposta verso il resto del mondo. Più facile nei piccoli villaggi dove si rifinisce il lavoro industriale sul prodotto: «Lì non ci sono scuole e se ci sono non ci sono insegnati, allora le famiglie preferiscono mandarli a lavorare che lasciarli per strada», sottolinea Nasir Dogar, che dirige l’Independent Monitoring Association for Child Labor. Dogar punta anche il dito contro l’Ong Global March Against Child Labour: «Ha sede a New Delhi, in India, dove sono forti le lobby che cercano di minare la leadership pakistana in questo settore».

Shazia è una ragazza di vent’anni: «Io non ho scelta, vengo da una famiglia povera», lavora da quando ne aveva otto e guadagna 12 euro la settimana. Jorge Luis Borges ha detto: «Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio», a Sialkot invece si è fermata.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

  • Chi sta navigando   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...