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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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UN’ALTRA STORIA · La squadra «alternativa» di Amburgo fa proseliti

Che Guevara e gol antifascisti,

il Sankt Pauli sbarca in Catalogna

Sport e coscienza sociale, il football come cooperazione e la visione di un futuro diverso

di NATXO PARRA ARNAIZ (il manifesto 05-01-2013)

Avvocato, membro del FanClub St. Pauli Catalunya

Amburgo, Germania. Fine settimana. La palla percorre un verde intenso nel centro di uno stadio macchiato di marrone e bianco. E rosso. Cori che rintronano, assordanti. Onde di tessuti che fluttuano, ancheggiando al ritmo di Hells Bells degli AC/DC. Gol che imperversano sulle note dei Blur, Song 2. E il Che presente, siempre. Anche l’Antifaschistische Aktion, in tutti gli angoli degli spalti. Sulle bandiere, sulle sciarpe, nel cuore. È il Sankt Pauli.

Catologna, il sud. Immagini proiettate in diretta su un telo bianco. In un ateneo popolare, rivestito di rosso e nero. Pareti che trasudano storia, di movimenti popolari, di movimento operaio. Un luogo di intensità, impegno, militanza. Ci sono anche il tempo libero e lo svago. Antifascismo e gol celebrati a ritmo di ska. Un gruppo di persone che fanno il tifo, sciarpa in mano. È il Sankt Pauli FanClub Catalunya.

E il legame? Doppio. Sportivo e politico. Duemondi che alcuni, in modo formale, solo formale, pretendono separare. Il tempo libero e la gestione. Il divertimento e la serietà. Rifeudalizzazione dello spazio pubblico, nelle parole di Habermas. E nonostante questo, alcuni si ostinano a mostrare l’altra faccia, l’altro rovescio della realtà.

Il pallone e la Politica

Devono sempre essere estranei lo sport e la Politica? Quella con maiuscola, non la Real Politik, non il mero scontro elettorale. Fu questa la radice, la causa per cui un gruppo catalano decise di costituire, a più di 1500 chilometri di distanza, un fan club di una squadra tedesca di serie B. Non certo i successi sportivi. È dignità cosciente. Non è semplice svago per sfuggire all’apatia. È la visione del calcio come una attività umana relazionale, iscritta nella vita sociale, radicata nella comunità. E, insieme a questo, la stessa definizione della squadra, il FC Sankt Pauli, nei suoi statuti, come antifascista, antirazzista e antisessista. Un esempio, forse unico, nella pratica professionale. Questa è la causa dell’ammirazione, dell’unione tra due realtà territoriali: la concezione concreta dello sport. Non significa la sua politicizzazione, ma la sua nozione come spazio che non è isolato dal contesto sociale in cui si iscrive.

Il capitalismo, nella sua continuità storica, ha cooptato la totalità delle sfere della vita, imponendosi anche in maniera inesorabile al tempo libero, sotto la sua idea di business. Il calcio e i suoi partecipanti si creano come oggetti di consumo dimassa all’interno di una industria che, cercando la massimizzazione dei suoi profitti, finisce per occupare i consigli di amministrazione delle diverse squadre. L’uniformizzazione si impone e si intravede in tutto il territorio, solo distinta dal colore delle magliette.

E in questo manto di sabbia, in bianco e nero, emergono esperienze che raccolgono la memoria del passato e la visione di un futuro diverso. La dignità di un’altra idea, di un’opzione differente.

Una alternativa all’unicità imposta dalle elite e diffusa dai mezzi di comunicazione di massa. Una aspettativamaterializzata nel quartiere portuale e rosso di Sankt Pauli, ad Amburgo, con spigoli che convergono nella realtà sociale.

Un modello di ribellione

Viene raffigurata da un esempio di empowerment del tifo, che adotta la bandiera pirata, la quale finisce per diventare quella ufficiosa. È un modello di ribellione, di traslazione dell’asse alle persone.

La squadra con il maggior numero di tifosi.Quella in cui le tifose, perdendo una fonte di finanziamento, riuscirono a far ritirare dallo stadio una pubblicità di una rivista destinata al genere maschile. È la realizzazione di un’opzione contraria alla sottomissione e al patriarcato.

La prima squadra che proibisce ufficialmente nel suo stadio qualsiasi simbologia fascista. Pirati che lottano per la trasformazione e la presa di coscienza sociale.

È la forza della comunità. Quella per cui il tifo la riuscì a salvare dalla bancarotta attraverso la creazione e la vendita di magliette, e mediante una campagna capeggiata dai bar del quartiere: per ogni birra consumata, mezzo euro di salvezza.

Una squadra in cui le principali vittorie sono le campagne per stabilire distributori di acqua potabile nelle scuole di diversi paesi latinoamericani. Solidarietà, sport come cooperazione, non come rivalità.

Il legame fra il nord e il sud. Amburgo e la Catalogna. Una boccata di aria fresca nell’oppressione. Il rifiuto del calcio come business. Una visione opposta dello sport e del tempo libero. Cooperazione e solidarietà. Posizionamento. Manifestazione di alternative sociali sugli spalti. Resistenza. È il Sankt Pauli.

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I nuovi padroni del pallone

Il gol degli sceicchi al calcio europeo: comprare e vincere

Emiri (e oligarchi) alla conquista dei club storici

Incuranti del fair play finanziario. Altrimenti...

MERCATO INQUINATO Birmani, uzbeki, nepalesi per spostare il centro gravitazionale del calcio

IL MONOPOLI DELL’EST Al Psg 800 mln, l’Anhzi ne offre 30 a Messi, Mansour ne ha spesi 550

di CLAUDIO DE CARLI (il Giornale 05-01-2013)

L’ultimo a cedere è stato il Leeds Utd. La Gulf finance house con sede in Bahrain riverserà sul club dello Yorkshire tutti i petrodollari necessari per tirarlo fuori dai guai, tornare a farlo galleggiare e rispedirlo in Premier league dove manca da dieci stagioni. I tifosi sono entusiasti e sognano di riprendersi il dominio del calcio inglese come negli anni Sessanta. Pensano a quelli del City per intere stagioni nel gregge, e prima ancora a quelli del Chelsea di Roman Abramovich, quinta piazza nella gerarchia dei russi più ricchi del Paese dove sono segnalati in ascesa alcuni­oligarchi vicini al premier Vladimir Putin, tutti potenziali presidenti di club europei, addirittura il suo sparring partner di judo Arkady Rotemberg. Ma nel 2008 Abramovich era il quindicesimo più abbiente nel mondo con un capitale di 23, 5 miliardi di dollari, senza idea di cosa farne se non gli fosse venuto in soccorso il football. Nel 2003 per 60 milioni di sterline si era comprato il Chelsea, spiccioli, dopo dieci anni e un investimento vicino al miliardo tra acquisti e ingaggi lo ha portato sul tetto d’Europa.

A ruota lo ha seguito l’emiro Mansour bin Zayed Al Nahyan, uno dei figli dello sceicco Shaykh Zayed bin Sultan Al Nahyan e fratellastro del presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa bin Zayed Al Nahayan. Mansour per 210 milioni si è preso tutto il pacchetto Manchester City, club house, campi, parco giocatori e debiti, prima di iniziare a inquinare il mercato. Dal 2008 ha speso oltre 550 milioni per acquistare 24 giocatori e rifondare totalmente il club, portando il City al titolo nella Premier League che mancava dal 1968.

Oligarchi e sceicchi funzionano, i loro soldi fanno vincere e ai tifosi frega zero chi comanda il club, l’importante nel calcio è vincere e loro adesso vincono.

È quello che si aspetta Nasser Al-Khelaifi, cugino dell’emiro Mansour del City che nel frattempo si è comprato anche il Getafe. Adesso è il Paris Saint Germain a dettare legge sul mercato attraverso la Qatar Investment Authority, e Al Khelaifi a comandarlo con il 70 per cento del pacchetto azionario e mano perenne al portafogli. Ha già speso in pochi mesi oltre 263 milioni di euro per gli acquisti di Lavezzi, Ibrahimovic, Thiago Silva, Pastore, Thiago Motta, Verratti e recentemente Lucas Moura. Ingaggi esclusi. Il Psg è in testa alla Liga 1, mina vagante in Champions e sta per ricevere 800 mln di dollari dall’Autority qatariota per la promozione turistica del Paese guidato dallo sceicco Al Thani. È una sponsorship record per il calcio mondiale, in realtà lo sceicco ha in mente di portarsi via tutto. Cifre fuori mercato: l’Anzhi di Samuel Eto’o e dell’oligarca Sulejman Kerimov ha offerto al Barcellona 400mln e a Lionel Messi un triennale a 30 mln a stagione.

Stanno comprandosi il calcio europeo finito sotto l’ombrello del Fair play finanziario di Michel Platini. Il Psg ha accumulato un debito piuttosto cospicuo che Al-Khelaifi ha liquidato senza giri di parole: «Impossibile recuperare subito gli investimenti». Se ne è preoccupata anche Famiglia Cristiana che stupita si è chiesta: «Ora gli sceicchi adorano il calcio». Un problema globale e di fede, non c’è dubbio. Forse ora alcuni top club stanno iniziando a capire cosa hanno provato per stagioni e stagioni le società di provincia davanti al loro strapotere economico. Ma i club metropolitani sono il prestigio, e se ora il calcio del Vecchio continente è sotto assedio, il fair play finanziario che li costringe a cedere lo può rianimare. Virtuosismi finanziari e gabole al limite della decenza pur di far quadrare i libri, Platini adesso sta mettendoci una pezza, anche se le nuove regole sono il dito nella diga che si sta sgretolando, e non è una visione catastrofica. Platini ha chiesto libri societari in ordine, si spende quanto si ricava. Se hai tanti soldi, li spendi e poi ripiani, frega zero, non si ripiana più, spendi quanto ricavi, punto. Gianni Infantino, segretario Uefa e braccio destro di Platini, ha fatto sapere: «I club conoscono le regole, le hanno chieste, approvate, e la maggior parte si sta adeguando. Non siamo preoccupati, eventualmente lo sarà il Psg qualora non dovesse riuscire a generare ricavi almeno pari alle spese».

Ci sono già i primi morti, il Besiktas, club turco sommerso da un debito pari a 200 milioni, è escluso dalle coppe europee per due stagioni. City, Psg, Barcellona, Real Madrid, Liverpool, Manchester United, Chelsea, Valencia, Milan, Inter e Juventus hanno debiti da ripianare. E c’è dell’altro. Abdullah bin Nasser bin Abdullah Al Ahmed Al Thani, proprietario da due anni anche del Mala­ga, ha messo in vendita il club, ufficialmente perché per competere con Barcellona e Madrid servirebbero investimenti spropositati in contrasto con il Fair play finanziario. In realtà voleva costruire un hotel a Marbella, un nuovo stadio e mettere mano al porto della città, glielo avevano promesso. Lui per ritorsione ha mollato la squadra senza stipendio e ha venduto i top player, adesso anche il Malaga è fuori dalle coppe europee. Il fpf li farà fuggire? Non potendo fare ciò che vogliono dei loro soldi, sceicchi ed emiri potrebbero ritirarsi nei loro Paesi e da lì attirare le star europee con ingaggi fuori range. È una forma di spopolamento anche questa, il capitano della Nazionale campione del mondo, Fabio Cannavaro, quando venne ingaggiato negli Emirati Arabi dall’Al Ahly, disse con stupefacente ardore: «Erano anni che pensavo di trasferirmi qui». Con gli oligarchi russi che gonfiano di top player i loro club per spostare il centro gravitazionale del calcio, ecco i cinesi, chiedere a diversi club italiani cosa ne pensano. Nel 2022 i mondiali si disputeranno in Qatar, facciamocene una ragione, dovesse arrivare questa mattina lo sceicco, faremmo tutti un salto in chiesa.

TIRI A EFFETTO

Prima il potere poi il piacere

ma non sempre finisce bene

Sulejman Abusaidovic Kerimov
(Derbent, 12 marzo 1966) Presidente dell’Anhzi. Principale azionista Gazprom e Sberbank, la più grande banca russa. Possiede miniere d’oro e d’argento, ha un patrimonio di 6,5 miliardi di dollari, 146º posto della classifica mondiale. Problemi per partite truccate.

Than Shwe
, capo della Giunta militare birmana dal 1992. Nel 2009 ha offerto un miliardo di dollari per acquistare il Manchester United di cui è tifoso. Ha desistito perché in quei giorni il ciclone Nargis con 140mila morti aveva gettato la Birmania nella crisi economica.

Isok Akbarov
, presidente del Bunyodkor, Uzbekistan, e proprietario del colosso energetico Zeromax, sede legale in Svizzera e interessi in tutto il globo. É un uomo di Gulnara Karimova, classe 1972, poliedrica, fascinosa e ricchissima figlia di Islom Karimov, presidente uzbeko dal 1991. Akbarov nel 2008 ha offerto 40 milioni a stagione a Samuel Eto’o quando giocava nel Barcellona.

Tale Heydarov
, 26 anni, presidente del Gabala fc, figlio di Kamaladdin Heydarov l’uomo politico più influente dell’Azerbaigian. La città conta 12mila abitanti, il club sta costruendo uno stadio da 25mila posti. È finanziato dalla Gilan Holding, edilizia, agricoltura, tessile, nuove tecnologie, altro, tutto.

Balram Chainrai
, businessman nepalese ex proprietario del Portsmouth, uno dei più influenti uomini d’affari di Hong Kong. Sotto la sua presidenza nel 2010 il club è finito in Amministrazione controllata.

Carson Yeung
, ex parrucchiere di 51 anni, finanziere di Hong Kong sua città natale. Attraverso la sua compagnia, la West Midlands con capitale di 92 milioni di dollari, ha acquistato il Birmingham City. Arrestato nel luglio 2011 per riciclaggio di denaro sporco.

Thaksin Shinawatra
, ex primo ministro thailandese. Nel giugno 2007 attraverso la controllata UK Sport Investments ha rilevato il Manchester City, costretto poi a cederlo dopo una sola stagione per la confisca di gran parte dei beni, alle condanne nei tribunali, alla revoca del passaporto e del visto di soggiorno nel Regno Unito poi esteso anche alla Thailandia.

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IL PRESIDENTE DELLA FIGC INTERVIENE ANCORA SUL CASO BOATENG

Abete: «Non vinci il razzismo

con altre penalizzazioni»

«Isolare l’ignoranza, ma non punire ancora le società»

di GIAMPIERO TIMOSSI (IL SECOLO XIX 05-01-2013)

Giancarlo Abete, presidente della Figc, sarà possibile sospendere una partita di serie Aper cori o striscioni razzisti?

«Certo, la normae siste, dunque è possibile».

Allora perché non è mai stato fatto? Neppure durante l’amichevole Milan-Pro Patria. Di fatto a Busto Arsizio ha deciso Boateng.

«C’è un iter, va seguito, non si può dire che la responsabilità sia dell’arbitro o di altri, non serve cercare responsabilità, ma capire le norme e rispettarle».

Sarebbero?

«L’arbitro può interrompere la partita, ma la sospensione è una decisione che può essere presa solo dal responsabile dell’ordine pubblico. Le nostre regole sono chiare, anche i regolamenti sportivi devono ovviamente rispettare la gerarchia dell’ordinamento. Decide il responsabile dell’ordine pubblico, che è presente a ogni gara, esattamente come l’arbitro».

Quindi solo dal ministero dell’Interno può arrivare l’ordine: tutti a casa per cori razzisti?

«Esatto, è un vincolo ineludibile».

E si finisce per non sospendere mai una gara di serie A: il vincolo è un ostacolo?

«Non direi, senza regole sarebbe il caos».

Insisto: con le regole le partite, non sempre, ma comunque troppo spesso, continuano tra espressioni razziste. Perché?

«Non è così, per cultura non generalizzo un mondo di 1.400.000 tesserati e un Paese rappresentato da circa 10 milioni di tifosi».

Quindi?

«Sospendere una partita come Genoa-Samp, Milan-Inter, Roma-Lazio, una qualsiasi partita di serie A, significa mandare a casa decine di migliaia di persone, senza la certezza che tutti si siano davvero accorti di cosa stia accadendo. È una valutazione che comporta pesanti decisioni sul piano dell’incolumità degli spettatori. Non solo: spesso la procedura, sollecitata anche dai vertici Uefa, prevede che prima vengano lanciati messaggi che invitano a smetterla con quelle espressioni, pena sospensione della partita. È dimostrato che hanno un effetto deterrente».

Non sarebbe meglio una linea più dura, per sradicare un fenomeno del genere?

«Ripeto, la regola c’è, legare tutto alla sensibilità dei singoli giocatori significherebbe creare un sistema privo di regole».

Però nel 2004 un derby tra Roma e Lazio è stato sospeso; niente cori razzisti, ma falsa notizia di un morto per scontri prima del match. I capi delle tifoserie in campo, decisero che non si doveva giocare. Niente problemi per il rischio incolumità di chi doveva lasciare l’Olimpico?

«Fu una decisione presa dai responsabili dell’ordine pubblico».

Ma i capi tifosi dissero che non si poteva andare avanti. Episodi come questa, come quello di Busto Arsizio, non significa una sconfitta per il calcio italiano?

«Li vivo con grande amarezza e non come una sconfitta. Ripeto,per cultura non credo nelle generalizzazioni: 10 milioni di tifosi rappresentano lo splendore e le miserie di un Paese. Serve andare avanti sulla strada della testimonianza, dell’impegno, della sensibilizzazione».

Se è “rischioso” interrompere un match con 50 mila spettatori, non si potrebbe penalizzare i tifosi razzisti penalizzando le loro squadre?

«Così si tornerebbe alle generalizzazioni. E negli ultimi anni il sistema delle penalizzazioni sta già incidendo molto, non solo in Lega Pro. Condannare con la penalizzazione le società per le colpe di alcuni tifosi? Credo si correrebbe il rischio di allontanare ancora altri imprenditori seri dal mondo del calcio. Ma ora posso chiedere io una cosa ?»

Prego.

«Perché ieri sul Secolo XIX avete parlato di responsabilità del commissario tecnico Prandelli. Passi per le mie, ma il ct cosa c’entra?».

Credevamo fosse chiaro: oltre all’indignazione, servono anche i gesti concreti.

«Li facciamo».

Non sempre: due anni fa, dopo gli insulti razzisti a Balotelli, era stato proposto di schierare una nazionale dell’Italia multietnica. Prandelli aveva aderito all’idea, dalla Federazione non era arrivata nessuna smentita. Non si poteva fare?

«Si poteva fare».

E non si potrà fare ancora?

«Certo, anche questa sarebbe una buona idea».

Ma non si farà?

«Bisognerebbe trovare le modalità che salvaguardino anche l’evento sportivo e comunque io credo che certi messaggi debbano passare nella normalità e non nell’evento eccezionale, non so se rendol’idea».

Proviamo a renderla più esplicita.

«Le scelte del nostro commissario sulle convocazioni, devono ovviamente essere prese in piena autonomia. Certo, rispecchiano quei valori nei quali noi e lui crediamo. Guardate le convocazioni e non parlo solo di Balotelli: il Paese nel quale noi crediamo è un’Italia multietnica ».

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FALSI ACCOUNT Il violentatore spesso si spacciava per donna: filmati porno e prestazioni estorti a ragazzini di età inferiore ai 14 anni

Foggia, allenatore seduceva

ragazzini su Facebook

Inchiesta barese: obbligati a girare video. Lui seguiva una squadra

POLIZIA POSTALE Incastrato dagli agenti e da molte sue vittime che hanno parlato

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 05-01-2013)

Smessa la tuta da allenatore di una squadra di calcio di ragazzini della provincia di Foggia, si precipitava su Internet, dove, sotto mentite spoglie, mostrava in chat a minorenni materiale pornografico. Un modo come un altro per convincerli a superare qualsiasi inibizione. E quando le esibizioni pornografiche dei ragazzini non venivano riprese e catalogate, il presunto orco si dilettava a convincere altri minorenni, conosciuti nella sua veste di allenatore, ad avere rapporti sessuali con lui.

Con queste accuse il foggiano Salvatore Miggiano, di 28 anni, è finito in carcere. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Bari Marco Guida su richiesta del pm barese Domenico Minardi. I reati ipotizzati, pornografia minorile, pornografia virtuale, atti sessuali con minorenni sono di competenza della procura distrettuale di Bari commessi, dunque, anche nel circondario di Foggia.

Le vittime sarebbero state «selezionate » anche tra coloro che frequentavano la società sportiva dove allenava atleti minorenni con i quali fino a ieri era a stretto contatto. La storia scoperta dalla polizia postale di Foggia dopo la denuncia presentata dal padre di una delle presunte vittima è raccapricciante. I fatti sarebbero stati commessi nel capoluogo dauno tra dicembre 2009 e il maggio 2012. Secondo l’accusa (tre i capi d’impu - tazione) l’allenatore, utilizzando nickname femminili come «Roberta La Neve» o «Miki Morelli», senza mai svelare la sua vera identità, avrebbe invitato una decina di minorenni, uno persino più piccolo di 14 anni, ad esibire gli organi genitali e a toccarsi.

Sarebbe bastato mostrare materiale pornografico, facendo credere loro che chi avevano di fronte su Facebook o su Live Messanger era una avvenente adolescente e non un uomo di 28 anni, per vincere la loro resistenza. Dodici i filmati che sarebbero stati «estorti» in questo modo, ritrovati dalla polizia postale nell’abitazione dell’uomo. La durata dei quattro file visionabili in cui vengono ripresi atti sessuali con minorenni è compresa tra poco meno di dodici minuti (il più breve) e oltre mezzora (il più lungo).

In due occasioni, Miggiano, con il pretesto di giocare a un videogioco, avrebbe invitato a casa sua due ragazzini che avevano meno di 14 anni. Dopo avere visionato un film pornografico, avrebbe avuto con loro rapporti sessuali. Nel racconto di una delle presunte vittime c’è anche il ricordo di un torneo in Romagna. Il ragazzino ha raccontato alla Polizia di un invito ricevuto dall’allenatore nella stanza di albergo per vedere un film e inviare sms a una ragazza «disponibile ».

Secondo l’accusa, dopo la perquisizione, Miggiano avrebbe continuato ad agire nello stesso modo. Non solo. In un caso avrebbe contattato su Facebook un ragazzino dopo che questi aveva raccontato tutto agli inquirenti. In un altro avrebbe ricattato un’altra presunta vittima: pubblico il video scottante se non riprendiamo i rapporti.

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La squadra di calcio di Capo Verde al debutto nel torneo grazie ai soldi dei tifosi

Per il sogno della Coppa

d’Africa una colletta nazionale

IN CAMPO IL 19 GENNAIO Gli Squali Blu giocheranno la partita inaugurale con il Sudafrica a Soccer City

500 Mila abitanti È la popolazione di Capo Verde, arcipelago di dieci isole, a circa 500 km dalle coste senegalesi nell’oceano Atlantico

131 Posizioni Scalate nella classifica Fifa dal 2000. Capo Verde in Coppa d’Africa è nel gruppo A con Sudafrica, Marocco e Angola

di GIULIA ZONCA (LA STAMPA 05-01-2013)

Lista della spesa per la Coppa d’Africa: divise (ci pensa lo sponsor), alloggio e pasti in Sudafrica, trasporti, premi partita (uno cumulativo per la qualificazione che vale anche per qualsiasi risultato potrà arrivare), telefonate in trasferta, massaggiatori al seguito. Non è proprio così, ma l’elenco è molto simile a quello preventivato da Capo Verde che sta per affrontare la sua prima Coppa d’Africa, è la nazione più piccola che si sia mai qualificata al torneo ma compensa i numeri con la partecipazione perché si porta dietro tutto il Paese.

Nell’arcipelago sono in 500 mila e praticamente ognuno ha offerto qualcosa, quanto meno una firma per il referendum che consentirà al governo di stanziare fondi speciali. Si chiama «Operação Can 2013», il coinvolgimento totale di tutta la popolazione fiera e pronta a godersi una Coppa d’Africa da protagonisti.

Il sorteggio li ha messi nel gruppo dei padroni di casa e li ha scelti per la partita inaugurale del 19 gennaio a Soccer City, lo stadio della finale Mondiale nel 2010. Un segno del destino: la minuscola squadra al debutto subito in primo piano, in evidenza, e Capo Verde fatica a trattenersi. Festeggiano dalla metà di ottobre, da quando hanno eliminato ai playoff il Camerun di Eto’o. Leoni indomabili contro squali blu, con tanto di sorriso stilizzato sugli striscioni, come dire animali feroci contro animali della Disney e il gioco dei simboli si riproduceva esattamente in campo. Solo che ha vinto il cartone animato.

Una squadra che dal 2000 a oggi ha scalato 131 posizioni nella classifica Fifa, una nazionale che ha sempre dovuto rinunciare ai migliori originari delle isole: Patrick Vieira ha scelto la Francia, Henrik Larsson la Svezia, molti altri il Portogallo o la Svizzera, qualsiasi Stato concesso dalle parentele perché tutti sembravano dare più opportunità di Capo Verde.

Quando hanno eliminato il Camerun la gente è scesa in strada e ci è rimasta, travolta dall’euforia. Hanno ballato, sventolato lenzuoli e bandiere, bevuto per celebrare e anche dopo la bolgia sono rimasti lì a mettere insieme idee e risorse per spedire la nazionale in Sudafrica. Hanno organizzato concerti di sostegno, hanno deciso che il 10 per cento della vendita dei francobolli andrà nella cassa per la Coppa d’Africa, hanno bussato alla porta dei pochi che potevano investire, hanno fatto collette tra chi non aveva niente da dare e il presidente Jorge Fonseca ha ringraziato commosso: «Ci hanno resi orgogliosi, ora potranno farlo ancora di più. Questo successo ha unito il Paese e tirato fuori il meglio di noi».

Chi pensa che basti far rotolare il pallone per muovere l’economia di un Paese si sbaglia. Tanto per citare l’ultimo caso: lo Zambia sta per rinunciare alle qualificazioni dei Mondiali 2014 perché non ha soldi per spostarsi. Avrebbero una partita a marzo in Egitto e non sono in grado di andarci e anche se ci riuscissero all’ultimo momento il problema si riproporrebbe per la gara successiva, quindi la proposta è quella di lasciare subito. La federazione locale ne sta discutendo, credeva di creare allarme ma al momento ha trovato solo indifferenza. Non basta avere un traguardo sportivo per inventarsi fondi che non esistono, ci vuole altro. Coraggio, fantasia e la testa dura che serve per credere ai sogni.

Qualcuno ha paura che lo scontro con la realtà sia traumatico, il tecnico Lucio Antunes, che ha studiato alla scuola Mourinho (qualche stage al Porto ai tempi dello Special One, ma il suo staff rivendica il legame) cerca di calmare l’agitazione: «È tutto nuovo per noi». Lo ignorano, elettrizzati dall’idea di sentire l’inno e anche dalle statistiche che in realtà non li classificano come gli ultimi arrivati. Privi di esperienza, hanno più risultati positivi in questi ultimi anni dei compagni di girone: Sudafrica, Marocco e Angola.

Non avranno la stella che li ha guidati nelle eliminatorie, Ricardo resterà con il suo club portoghese, il Paco Ferreira, ma gli squali non si spaventano e anzi rinunciano a convocare altre glorie datate. Questo viaggio è per spiriti forti che sappiano reggere il peso, e sfruttare la spinta, di un Paese in preda alla calcio-euforia.

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Is Arenas. Il Comune aspetta una richiesta ufficiale, ma prima è necessario il via libera della Questura

«Stadio, pronto il piano alternativo»

Cagliari calcio: diverse ipotesi per il prefiltraggio in via Olimpia

L’amministrazione comunale ha convocato per martedì prossimo un rappresentante dell’impresa Andreoni per capire come procedere con i lavori del Pia.

di CRISTINA COSSU (L'UNIONE SARDA 05-01-2013)

«Per il completamento delle aree di prefiltraggio e di esodo in via Olimpia, con la sistemazione delle cancellate previste, il Cagliari calcio ribadisce e dichiara la propria disponibilità all’immediata realizzazione, a propria cura e spese, previo rilascio di apposita autorizzazione da parte del Comune, proprietario della strada e delle recinzioni esistenti». Così la società rossoblù in una lettera inviata in via Eligio Porcu. Ma nel frattempo - fanno sapere da Palazzo - non è stata fatta nessuna richiesta ufficiale. E la soluzione è ancora in alto mare.

IL NODO. Come dal principio, per la promozione definitiva dello stadio da parte delle autorità, il nodo da sciogliere è quello delle vie di fuga. Bisogna predisporre un “progetto di variante” che spieghi tutti i cambiamenti dal disegno originale. Archiviata la zona catering, cioè il ristorante e il bar inizialmente pensati nella main stand, perché l’investimento fatto da Cellino è già lievitato oltre i limiti, restano da trasmettere (il Cagliari calcio al Comune e quest’ultimo alla Commissione provinciale di vigilanza) gli elaborati grafici e le relazioni descrittive su impianto elettrico e prefiltraggio. Il primo si risolve con l’acquisto di un altro gruppo elettrogeno, il terzo, perché sulla cabina elettrica è il momento di metterci una pietra sopra. L’opera infatti è stata realizzata dalla ditta Andreoni, che ha vinto il bando del Programma integrato d’area accanto all’impianto sportivo e, essendo al centro dell’inchiesta della magistratura, non è ancora stata trasferita al Comune. Il cantiere non è sotto sequestro ma di fatto, con l’arresto dell’imprenditore Antonio Grussu (e dei due dirigenti comunali che seguivano l’appalto, Pierpaolo Gessa e Andrea Masala) è tutto sospeso. Martedì prossimo il nuovo responsabile dei Lavori pubblici, Antonella Cacace, ha convocato un rappresentante dell’impresa (non sarà Grussu perché gli è vietato andare al Comune) per capire che destino avrà il Pia.

VIA OLIMPIA. Tornando allo stadio, il problema più grosso rimane via Olimpia. Oltre i cancelli, che per ora sembrano pure questi “congelati”, il Cagliari calcio «pone all’attenzione della Commissione una soluzione alternativa per le aree di prefiltraggio che, pur assicurando le necessarie condizioni di sicurezza, consenta altresì la riduzione dell’impatto ambientale». L’ipotesi è che l’afflusso e il deflusso dei tifosi avvengano come già succede per la curva nord, con il sistema cosiddetto “a bolla”. E, per quanto riguarda gli ospiti, si prospetta il passaggio dei pullman in uno sterrato che porterà direttamente ai posti assegnati. Oppure, si dovrà cambiare posizione, i sostenitori delle squadre avversarie si dovranno sedere in un settore diverso dal “formaggino” tra curva sud e distinti. Alla Questura l’ultima parola.

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LA PARTITA

Per la Lega è ufficiale: il 13 si gioca in casa

di CRISTINA COSSU (L'UNIONE SARDA 05-01-2013)

Sul sito della Lega calcio di serie A è già ufficiale: Cagliari-Genoa, domenica 13 gennaio alle 15, si gioca a Is Arenas. Il sindaco Mauro Contini ha firmato la sua autorizzazione alla partita il 28 dicembre, con una serie di prescrizioni e pure la possibilità di revoca. Lunedì prossimo chiamerà il prefetto Alessio Giuffrida e gli chiederà un incontro per parlare del via libera su ordine pubblico e sicurezza che dovrebbe partire da piazza Palazzo.

La Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo si riunirà di nuovo il 16 gennaio, allo scadere dei trenta giorni concessi alla società rossoblù per ottenere, «con il completamento dei lavori e la documentazione mancante», l’agibilità dell’impianto sportivo. Se entro quella data le autorità non saranno soddisfatte del progetto di variante, delle certificazioni e del sopralluogo, la pratica Is Arenas sarà archiviata.

Modificato da Ghost Dog

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Lega di A

Lotito lancia Ghirelli

Corsera -5-01-2012

MILANO — Giovedì alle 14 la Lega di serie A prova a eleggere il nuovo presidente, quello che dovrà prendere il posto del dimissionario Maurizio Beretta. Sono giorni di intenso lavoro per i due candidati, Andrea Abodi, che ha lasciato la Lega di B e Ezio Maria Simonelli, già presidente del collegio dei revisori dei conti, che stanno mettendo a punto i loro programmi, per uscire dalla paralisi nella quale la Lega si trova, a causa di metodi di gestione che ne pregiudicano l'efficienza. In queste ore si è fatta però strada l'ipotesi di un'altra candidatura, la sorpresa è legata al nome di Francesco Ghirelli (foto), che della Lega (quando A e B convivevano) era già stato direttore generale, prima di occupare analogo incarico nella Lega Pro. La candidatura di Ghirelli è sponsorizzata dal presidente della Lazio, Lotito, che ha sempre indirizzato la linea politica di Beretta, ma l'obiettivo della Lazio potrebbe essere semplicemente quello di bloccare l'elezione di Abodi o Simonelli e per far rientrare in gioco proprio Beretta. Giovedì si capirà se le venti società di serie A, che non sono state in grado di designare un candidato alla presidenza della Figc (Abete ha avuto il sostegno di Lega di B, Pro, Dilettanti e Assoallenatori), hanno intenzione di costruire una Lega che sappia ristrutturarsi sul modello delle altre Leghe europee oppure se, dopo l'accordo sui soldi delle tv, l'unico obiettivo è quello di continuare a litigare, per non costruire nulla di nuovo.

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Is FIFA Facing a Player

Revolt Against Racism?

by TONY KARON (TIME 05-01-2013)

FIFA, you have a problem.

The player walk-off led by AC Milan’s Ghana midfielder Kevin-Prince Boateng last week to protest racist abuse during a friendly match against a lower-tier Italian club could mark the beginning of a player revolt against the ineffective anti-racism efforts by soccer‘s international administrators. Until now, players have been required, under threat of cards and suspensions, to take no action in response to racist abuse from the crowd, but instead to leave it the issue to the referee and match officials. But the efforts by FIFA and its affiliates haven’t stopped the abuse, not least because of the wrist-slap fines imposed on teams and national federations whose fans have transgressed. Boateng’s action was a defiant rebuke, not only to the racists in the crowd, but to the officialdom that has failed to tackle the problem with any kind of conviction. If it becomes a trend, which it threatens to do, it will present a profound crisis for the game’s administrators.

Even though he’d face punishment if he walked off in a competitive game, Boateng has warned that he intends to repeat his action if encountering similar abuse. “I don’t care what game it is, a friendly, Italian league or Champions League match, I would walk off again,” he told CNN on Friday.

And the huge outpouring of support from fellow players — and even from AC Milan’s owner, a certain Mr. Silvio Berlusconi — underscores the view that Boateng’s action was a moment of rupture: “I was angry and I was sad, but it all came together and I said I don’t want to play anymore,” he told CNN. “It’s not the first time in my life that I’ve heard these things, but I’m 25 now and I’ve had enough this bullshit.”

They had initially tried to restrain him from leaving the field, but when he walked, Boateng’s teammates followed, and even many in the crowd applauded. If it had been a competitive fixture, UEFA would be in a quandary: The European body actually suspended two black players from England for gesturing angrily at the crowd after suffering a whole game of racial abuse, and before being

. Some of the Serb players and coaching staff involved were given longer suspensions, but their federation’s only punishment was a $105,000 fine. More activist football personalities such as former France captain Lillian Thuram suggested at the time that Serbia should be warned that any racial hostility from their fans in any future game would resulted in them being thrown out of international competition.

Given the storm of protest over the Serbia-England verdict, both FIFA President Sepp Blatter and UEFA President Michel Platini urged UEFA’s disciplinary committee to revisit their findings.

FIFA and UEFA have long sought to protect their multibillion dollar franchise from association with racism, which might unsettle some of their global consumer-brand sponsors. But despite repeatedly denouncing racism, they haven’t managed to stop it from being a problem in stadiums, and have effectively tied the hands of players in responding. Blatter had earlier been at the center of an earlier firestorm after appearing, in a CNN interview, to diminish the impact of racism in the game.

Now, Boateng has potentially created a turning point.

“He’s raised the bar by taking this action and being so widely praised for it, because other footballers in the same situation will now have to respond to his lead,” says Duke University historian Laurent Dubois, who has written extensively on soccer and blogs at Soccer Politics . “It’s a pivotal moment because Boateng has introduced a new option, which creates a moral quandary for his fellow players. Many black players believe that only when football clubs and federations are made to pay a price for racism in the stadium will they act decisively to resolve it. The next step will be doing it in a place where it really hurts a team or a tournament — in a competitive match. That would create an institutional crisis for FIFA.”

(VIDEO: Mario Balotelli On Soccer Racism)

Some football pundits — and even Boateng’s former teammate and fellow black player Clarence Seedorf – repeated the argument that stopping the game simply rewards the racists. But the Ghanaian’s action drew a huge outpouring of support from some of the game’s most celebrated black players. “It was brave of Kevin-Prince Boateng to do what he did today, and it was the right thing,” tweeted former French World Cup winner and Arsenal legend Patrick Vieira. ”We need to stand up and stand together. Well done.”

There were also salutes from, among others, Manchester City and Belgium captain Vincent Kompany and Manchester United and England defender Rio Ferdinand. Former AC Milan and Dutch legend Ruud Gullit tweeted: “Great action of #princeboateng and again the referee didn’t do anything. Very proud of #milan who support boateng…”

Boateng and the players who’re supporting him have put the onus on fans and officials to stamp out racism, just as they have stamped out other forms of hooliganism at European stadiums two decades ago. That’s a course of action Thuram has been urging. Interviewed last year over racist comments attributed to French football officials, Thuram said:

“Imagine if all those players on the French national team today declared that, until something is done about this case, they’ll refuse to wear the jersey. You’d see things get worked out very quickly. Rosa Parks left a mark on history because one day she, and African-Americans, said: ‘We can’t sit in any seat we’d like? Well, then we won’t get on the bus.’ If players did the same thing, the French Federation would take the problem of racism in football much more seriously… That’s why I think they need to stand up and say, ‘If that’s the way it is, then you can go on without us.’ And you’ll see, there will be a response. Because at that point you’ll be hurting the money men behind sports, and they won’t accept it.”

Boateng has acted on Thuram’s call to rebellion — and his stance has been greatly amplified and reinforced by social media. “Thanks to social media, the whole football world has seen the video of Boateng’s action, and that has allowed an event in an irrelevant game at a marginal club to potentially start an international firestorm,” says Sean Jacobs, a professor in International Affairs at the New School for Social Research and editor of the Africasacountry blog. “Then, Twitter became the vehicle for dozens of other top players to come out and back Boateng’s action, creating a groundswell of support for a challenge to the status quo of football’s handling of crowd racism.”

Sepp Blatter should be worried. FIFA is viewed by many players as feckless in dealing with racism in the game. Just five years from now, the Federation will stage its multibillion-dollar quadrennial centerpiece World Cup tournament in Russia, which remains a hotbed of racist and fascist mobilization in football stadiums. Three weeks ago, Russia’s top club, Zenit St. Petersburg hit the headlines when their largest fan organization demanded that only white footballers play on the team, and racial abuse of black players is commonplace in the country’s professional league. If players are drawing a line in the sand and warning that crowd racism will bring an end to games, FIFA could be put in an untenable position. Or, at least, it will be unless the game’s administrators find the courage to start imposing some real pain on clubs and federations that fail to stamp it out before then.

(MORE: Zenit’s Nadir: Russian Team’s Fans Call For Whites-Only Policy)

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Cori razzisti, ecco chi

deve fermare le partite

Fulvio Bianchi - Spy calcio - la Repubblica.it - 5-01-2013

"Non c'è più alibi per nessuno: le norme ci sono, vanno solo applicate": al Viminale non tutti condividono la scelta di Boateng che all'ennesimo insulto razzista, a Busto Arsizio, si è tolto la maglia e se n'è andato negli spogliatoi seguito dai suoi compagni del Milan. Sì, perché erano razzisti (se ne faccia una ragione Gattuso...). Idioti e razzisti. Cinque sono già stati denunciati e alla fine ci dovrebbero essere 10-15 Daspo, conseguenza della legge Mancino contro l'istigazione all'odio razziale. E' vero, quello che sostengono dal Viminale: le leggi ci sono e vanno applicate. Ma cosa doveva fare, Boateng? Fare finta di nulla? Eh, no. Ha fatto benissimo ad andarsene, lasciando così a metà l'amichevole fra Pro Patria e Milan. E' vero che l'arbitro alle sue rimostranze gli ha detto, "non preoccuparti?". Se è così, è un incapace, ed è meglio che cambi mestiere. L'arbitro avrebbe dovuto chiamare il delegato di polizia, responsabile dell'ordine pubblico, e chiedergli di fermare (momentaneamente) la partita. Portare le due squadre a centrocampo, e fare un appello con l'altoparlante. Se gli idioti non avessero smesso con i loro cori vergognosi (ma io credo che avrebbero smesso), allora il funzionario di polizia, solo lui, avrebbe dovuto e potuto considerare la partita definitivamente chiusa. Perché è sua la responsabilità di rimandare i tifosi a casa. "Ha fatto bene il Milan, ma occorrono regole", ha detto Antonio Conte. Le regole in Italia ci sono, sono chiare anche se non tutti le conoscono, e le fanno rispettare, e anche se ci sono addirittura giornalisti che su giornali importanti scrivono, "e chi altri potrebbe decidere se non l'arbitro?". Si rilegga l'articolo 62 comma sei delle Noif: "... il responsabile dell'ordine pubblico ordina all'arbitro, anche per il tramite dell'ufficiale di gara o dell'assistente dell'arbitro, di non iniziare o sospendere la gara". Previsti, nella casistica, anche "cori e grida" razzisti (la norma è stata adeguata dalla Figc dopo i cori contro Balotelli). Ha fatto bene a ricordarlo, nella sua nota, Giancarlo Abete, n.1 della Figc, che ha chiesto un incontro urgente al capo della polizia, Antonio Manganelli. Forse per sollecitare alcune questure ad una maggiore attenzione. In Europa le norme sono diverse: l'ultima parola, nelle Coppe e nelle manifestazioni Uefa, spetta all'arbitro. Da noi no. A Busto è mancata la "catena": l'arbitro, il delegato di polizia, la società che non ha fatto alcun annuncio e si è svegliata solo il giorno dopo (così come il sindaco). Facile, il giorno dopo. Che doveva fare Boateng? Prendersi gli insulti mentre gli altri dormivano? Certo, non potrebbe farlo nè in campionato e nemmeno in Champions perché il Milan rischierebbe lo 0-3 a tavolino: anche il patron Berlusconi non conosce le regole (e il Milan, già una volta, a Marsiglia uscì dal campo...). Ripeto: in Italia decide il funzionario di polizia, in Europa l'arbitro. Basta però che decidano e non lascino la responsabilità ai calciatori, come successo a Busto.

Bisogna isolare gli idioti che cercano solo visibilità. Ci sono ovunque. Certi cori e striscioni non vanno mai sottovalutati: innescano odi, faide che non finiscono mai. E si trova sempre qualche emulatore che copia le cose peggiori. Lo striscione degli juventini su Superga è stato ignobile, e non va dimenticato anche perché si dovrà giocare il derby di ritorno. Il Grande Torino era amato da tutti gli sportivi: anche gli juventini anziani (e intelligenti) se la ricordano con affetto e ammirazione. Andrea Agnelli, il giorno dopo, aveva stigmatizzato l'episodio ma nessun presidente, almeno sinora, ha avuto il coraggio di dire: "Noi quella gente non la vogliamo". Si può, si deve farlo: a maggior ragione quando si hanno stadi di proprietà. Meglio qualche abbonato in meno ma vanno "ripulite" certe tribune o curve dagli idioti, dai protagonisti negativi, dai disperati che cercano solo una facile visibilità (come a Busto). Questo-ovviamente- vale per tutti, non solo per la Juve: per i fiorentini che offendono la memoria dei caduti all'Heysel, per i veronesi che se la prendono con Morosini, per i milanisti che insultano Pessotto, per i cori razzisti all'Olimpico dei sostenitori laziali (in campionato e in Europa). Nessuna squadra è immune da una percentuale di gentaglia. Questa va emarginata.

Bisogna tagliare i ponti con i violenti: a Bergamo c'è un'indagine della magistratura sull'Atalanta e suoi rapporti con certi personaggi, pluridaspati e finiti ai domiciliari. Enrico Preziosi, giustamente, dice che non tocca al calciatori o ai club fermare le partite, perché così "diventiamo ostaggio di pochi scemi". Che siano pochi ho qualche dubbio, ma certo a Genova ci sono stati episodi inquietanti (e c'è anche un processo in corso). Bisogna tagliare il cordone ombelicale fra club e delinquenti. Io sono contro con chi fa la semplice equazione ultrà uguale violenti. E' sbagliato. Gli ultrà sono una categoria di tifosi che tengono alla loro identità e alla diversità. I violenti possono essere ovunque, non solo in curva. Ma anche in tribuna vip (o tribuna stampa). Loro vanno messi fuori dagli stadi.

(05 gennaio 2013)

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Il calcio marcio di sua maestà: razzismo, combine e droga

Francesco Saverio Intorcia - La Repubblica - 5-01-2013

Depressione, droga, razzismo, partite truccate. La faccia sporca del calcio di Sua Maestà compare nell'autoritratto spietato dipinto dai protagonisti. Cento calciatori che militano in Inghilterra e Scozia, interpellati dal magazine FourFourTwo dietro garanzia dell'anonimato, hanno svelato vizi (tanti) e virtù (poche) del football d'Oltremanica.

Per due mesi, i giornalisti del mensile hanno sottoposto a un campione eterogeneo di atleti - 11 di Premier League, 29 di Championship, 18 di League One, 31 di League Two e 11 di Scottish Premier League - 27 domande su temi scottanti, ricavandone un quadro fosco, pubblicato ora sul numero di febbraio in edicola.

La depressione, innanzitutto. Per il 78% degli interpellati «è un problema diffuso fra i calciatori». «C'è bisogno di maggiore educazione, di più informazioni sulle persone cui chiedere aiuto, molti giocatori si rifugiano nella droga o nell'alcool», raccontano gli intervistati. Ma la cocaina in realtà, secondo metà di loro, riempie spesso i momenti di svago, soprattutto d'estate, quando i controlli antidoping si allentano. E, inoltre, non è considerata dannosa per le prestazioni.

«Ho visto una trasferta di fine stagione in cui il presidente ha comprato droga per tutti », racconta un difensore del campionato scozzese. Più difficile ammettere l'esistenza e la portata del doping (solo il 13%). Ma cade il velo sulle partite truccate: il 14% rivela di essere stato a conoscenza di risultati combinati o di scommesse contro il club. E se poi un calciatore gay facesse coming out? Per il 25% degli intervistati verrebbe emarginato.

A sgonfiare il pallone inglese resta pure la spina del razzismo. Un calciatore su quattro è stato testimone di un episodio di intolleranza in campo. L'offesa, raccontano i protagonisti, spesso serve a intimidire l'avversario. Allo stesso tempo, i calciatori manifestano la propria insofferenza all'invasione dall'estero: per il 43%, in Inghilterra giocano troppi stranieri.

Trionfa la sincerità, poi, nelle questioni contrattuali e nel rapporto con la società d'appartenenza. Il concetto di bandiera viene cassato definitivamente: per il 54% la fedeltà al club è un concetto obsoleto o mai esistito, ma per il 51% è più importante militare nella squadra che ti paga piuttosto che in nazionale. Poi, però, a uno su quattro non interessa perdere, se lui ha giocato bene.

La maggioranza (62%) ammette che il mercato ha raggiunto cifre fuori controllo per le cessioni dei giocatori, ma solo per uno su cinque gli stipendi sono sproporzionati. E il 20% ammette anche di aver sfruttato i media per lucrare un aumento. Tre su quattro sono favorevoli alla tecnologia per aiutare gli arbitri. E il 70% è contrario al divieto di usare Twitter. Nei momenti di svago, lasciate loro almeno il diritto di cinguettare.

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Roma, Zeman allontana il mercato: ''Stiamo bene così''

Il tecnico boemo esclude nuovi arrivi in casa giallorossa: ''Ho una buona rosa e nessuno sarà ceduto''. Totti e Osvaldo recuperati per Napoli. Sul razzismo: ''Non riguarda solo gente di colore. Il gesto di Boateng? Se lo fa un altro calciatore sicuramente viene espulso''

di PIETRO ANDREA COLETTI [repubblica.it]

ROMA - "Il gesto di Boateng? Se lo fa un altro calciatore sicuramente viene espulso". Non le manda a dire Zdenek Zeman. La conferenza stampa di presentazione del posticipo di domani sera al San Paolo contro il Napoli si apre proprio sul tema razzismo. E la posizione dell'allenatore della Roma è, come sempre, originale: "Il problema è che negli stadi spesso si fanno cose che fuori dallo stadio non succedono, a prescindere se giocano ragazzi di colore o ragazzi bianchi. Io ho visto tante partite dove ho sentito cori e insulti tra bianchi. Il problema è generale, sul campo sono tutti uguali, non si può fare una valutazione su quali offese siano più importanti. Per me è questione di educazione e di controllo, allo stadio dovrebbero andare solo quelli che vogliono vedere la partita. La soluzione? Non sarebbe male iniziare a dare esempi positivi".

Per la sfida champions di domani sera Zeman avrà a disposizione l'intera rosa ("Totti e Osvaldo non sono al massimo, vengono entrambi da un'influenza, ma sono a disposizione") e non appare preoccupato dalla possibile stanchezza dei suoi, dovuta al viaggio in Florida per la tournée invernale: "Penso che il fuso orario non influisca, forse il primo giorno si sente ancora qualcosa ma già oggi non si è lamentato nessuno, stanno tutti riposati, non è questo il problema". L'allenatore giallorosso ha tracciato un bilancio positivo del "Winter Training" americano, individuando nell'entusiasmo

e nel contatto con la proprietà i due fattori più rilevanti: "In America Pallotta è stato tutto il tempo con noi. Ora i giocatori sanno di avere alle spalle una società vera. La tournée ha portato entusiasmo, come gruppo credo ci abbia fatto bene stare insieme per una settimana".

Inevitabile un commento sul caso Osvaldo: "Era malato, ora è tornato e si è messo a disposizione, per me ha recuperato anche abbastanza in fretta, e di questo sono contento. Certo avrei preferito fosse stato con noi in Florida, ma capita a molti in questo periodo di star male. Non vedo nessun problema".

Da due giorni si è aperta la finestra invernale del calciomercato. Da Trigoria fanno sapere che a Roma non arriverà nessun nuovo giocatore mentre in uscita ci sarebbero Stekelenburg e Marquinho, ma Zeman non ne è convinto: "A me risulta che sul mercato oggi non ci sia nessuno, poi se ci sono delle offerte bisognerà valutare. Se uno perde il posto in squadra non dovrebbe chiedere di essere ceduto. Ho sempre detto che la mia è una buona rosa, poi è normale che di mercato si parlerà fino al 31 gennaio e si spareranno tanti nomi, poi qualcosa sarà vero e qualcosa no. Io sono contento che i miei giocatori siano richiesti da altre squadre, vuol dire che stanno facendo bene".

(05 gennaio 2013)

Lazio-Cagliari, fischi razzisti a Ibarbo, ma lo stadio si dissocia

Alcuni sostenitori biancocelesti hanno preso di mira il colombiano, ma il resto dell'Olimpico li ha sovrastati con la propria disapprovazione. La dirigenza isolana protesta con l'arbitro O

rsato

ROMA - Dopo l'episodio di Busto Arsizio, altra nota dolente per il calcio italiano: durante il primo tempo di Lazio-Cagliari, il calciatore colombiano è stato infatti preso di mira da alcuni ululati da parte di alcuni sostenitori laziali, peraltro sovrastati dai fischi di disappunto del resto dello stadio. La dirigenza isolana a bordo campo ha segnalato prontamente all'arbitro Orsato la situazione, il fischietto di Schio ha a sua volta preso da parte i due capitani (Mauri e Conti) per chiarire i rischi a livello regolamentare: pronto un messaggio da diffondere via altoparlanti, in caso di reiterazione degli ululati il match potrebbe essere sospeso. Conciliabolo a fine primo tempo tra ispettore federale ed esponenti dei due club.

(05 gennaio 2013)

Modificato da totojuve

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Padiglione Italia di ALDO GRASSO (CorSera 06-01-2013)

Abete, re del «barcamenarsi»

Ma al nostro calcio piace così

La battuta più bella su Giancarlo Abete, detto Giancarlino, è di Zdenek Zeman. A cena con un nemico, con Abete? «Perché no? Abete non è mio nemico, ma nemico del calcio». A rincarare la dose ci ha pensato poi Mino Raiola, il potente procuratore italo-olandese: «Parliamo di un presidente che non è riuscito a portare a casa gli Europei, che non è riuscito ad aiutare i club a fare gli stadi di proprietà, non ha fatto un solo cambiamento dal basso, dal profondo del calcio italiano, eppure è ancora lì».

Abete è ancora lì, seduto sulla sedia della presidenza della Federcalcio dal 2007, e forse ci resterà ancora a lungo, visto che si è candidato per un nuovo mandato al vertice del football italiano (elezioni il 14 gennaio). 62 anni, ex deputato dc dal ’79 al ’92, da anni ha ricoperto varie cariche all’interno della Figc: è il Petrucci del pallone, il classico democristiano per tutte le stagioni, uno che di fronte al declino inesorabile del calcio italiano, alla frode sportiva, alla violenza degli ultras, all’inadeguatezza degli stadi (non abbiamo in Italia un solo stadio decente, eccezion fatta per quello della Juve), alla farsa della giustizia sportiva è capace di dire: «Bisogna avviare una riflessione sulla crisi strutturale del calcio italiano».

«È ubiquo e versatile. Capace come nessuno — ha scritto Malcom Pagani —di contraddirsi nel corso di una stessa frase. Sugli scandali del calcio marcio appannati dall’Europeo, bisogna essere "severi", ma anche dimenticare: "Negatività, scommesse e processi in corso". Il linguaggio è nemico di Abete. Sintesi una parolaccia. Ogni tanto tra una overdose di "finalizzazione", di "non so se mi sono spiegato" (il suo intercalare preferito) o un eccesso di "tecnicalità", Giancarlo è un poco criptico. E si smarrisce».

Ci smarrisce. Da più parti lo accusano di improvvisazione, di mancanza di coerenza e coraggio. La sua dote principale è quella di barcamenarsi.

Non è stato sfiorato dagli scandali del calcio solo perché gli scandali non si sono accorti di lui. Giancarlino sarà rieletto. In attesa di emiri e oligarchi, nel rutilante e meraviglioso mondo del pallone non si trova uno meglio di lui.

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COSA CI DICONO QUEI CORI

di ALESSANDRO DAL LAGO (il manifesto 06-01-2013)

La pallonata di Boateng in tribuna, seguita dall’uscita dal campo, è stata una liberazione per qualsiasi giocatore costretto finora a tollerare i cori razzisti. In un certo senso, il gesto del giocatore del Milan fa giustizia di tutti i distinguo, gli equilibrismi e la finta indignazione con cui il baraccone italiano del calcio ha reagito (o, meglio, non ha reagito) al razzismo negli stadi. Le norme ci sono: il responsabile dell’ordine pubblico allo stadio può chiedere all’arbitro di interrompere le partite e l’arbitro può farlo. Tutto il resto è retorica pallonara e dimostra solo che in Italia il razzismo ufficiale, gridato, pubblico è stato sempre tollerato nei fatti, anche se untuosamente deplorato da qualcuno a parole.

Detto questo, la vicenda di Busto Arsizio è una piccola finestra sulla straordinaria ipocrisia di cui si nutre – in Italia più che altrove – lo spettacolo politico. La Lega, che forse alcuni, ancora oggi, considerano un innocuo movimento localista, ha sempre alimentato il razzismo: dai manifesti contro gli ambulanti stranieri gli albanesi o i rumeni criminali, fino agli slogan contro i terroni e alle scemenze sugli insegnanti meridionali. E ha sempre tollerato, se non favorito, la presenza nella sua base di gruppuscoli di estrema destra (di cui un Borghezio è un’espressione). Di conseguenza, sia l’ex ministro Maroni, notoriamente specializzato in «contrasto dell’immigrazione clandestina», sia il sindaco di Verona Flavio Tosi, condannato in via definitiva nel 2009 per razzismo, fanno francamente ridere quando prendono le distanze dai razzisti di Busto Arsizio. A modo suo, il prode Reguzzoni è più coerente con il proprio universo culturale e morale quando dà della «mammoletta» a Boateng.

Ma anche lo sdegno di Berlusconi è assai peloso. Con il mondo in cui la cultura razzista ha potuto avere dignità di parola lui, in questi anni, ha trafficato in lungo e in largo, dall’arruolamento nelle sue coalizioni di fascisti duri e puri come Storace fino, appunto, al ventennale rapporto con la Lega. E, per quanto riguarda il Milan, è un dato di fatto che la sua tifoseria organizzata, che alla fine degli anni Ottanta era complessivamente di sinistra, oggi è schierata in grande maggioranza dall’altra parte e soprattutto è stata infiltrata da gruppuscoli di estrema destra se non criminali. Lo scioglimento forzoso nel 2005 della Fossa dei leoni, una delle formazioni ultrà più antiche d’Italia, si colloca perfettamente in questo quadro: al gruppo, che manteneva un atteggiamento indipendente rispetto alla società e non si era allineato alla dominante cultura di destra veniva letteralmente intimato, dagli altri ultrà, di non farsi più vedere allo stadio, pena pesanti rappresaglie (in un paio di casi le minacce hanno avuto un seguito).

Oggi, Berlusconi gioca all’antirazzista nel disperato tentativo di rifarsi una faccia presentabile alle elezioni, così come ha strizzato l’occhio agli elettori di Grillo e spara bordate, proprio lui, contro la finanza mondiale. Ma la realtà di un paese che in vent’anni si è impoverito e incattivito, e ha tollerato che il razzismo divenisse più o meno legittimo nel discorso pubblico, resta. Proprio questo ci dicono i cori di Busto Arsizio.

___

Il caso Il vicepresidente dell’Osservatorio alla sicurezza spiega le norme

Stop in caso di razzismo?

Ecco perché sarà difficile

Massucci: «Per 20 persone non ci si ferma

Non possono essere le società a decidere»

Vincenzo Montella A volte si discrimina non solo per il colore della pelle ma anche per le origini

Antonio Conte Servono regole: se per ogni «buu» si dovesse sospendere una partita se ne giocherebbero poche

Francesco Guidolin Non so se sia giusto fermare una partita per pochi imbecilli ma sono solidale con la scelta del Milan

Walter Mazzarri Io proporrei qualcosa di forte, ma spetta ai giudici prendere provvedimenti

di ARIANNA RAVELLI (CorSera 06-01-2013)

MILANO — Il Milan è «pronto a fermarsi ancora» di fronte a manifestazioni razziste, come ha ripetuto anche ieri l’allenatore Massimiliano Allegri, Kevin Prince Boateng si ritoglierebbe la maglia in caso dovesse sentire altri insulti, quasi tutto il mondo del pallone solidarizza con il gesto dei rossoneri, ma la realtà è che sarà molto difficile che una partita ufficiale venga sospesa per razzismo. O per lo meno, non nei termini che si sono visti l’altro giorno a Busto Arsizio. Non basta infatti che una minoranza dello stadio urli idiozie per decidere di andare tutti a casa. «Serve, diciamo così, che il sentimento di quello stadio sia razzista: se ci sono 5 mila persone sugli spalti e 20 razzisti non possiamo mancare di rispetto agli altri 4.880 che magari si dissociano apertamente. Inoltre la seconda valutazione da fare riguarda l’ordine pubblico: un conto è far sfollare la gente in un’amichevole, un altro in una partita ufficiale, magari con lo stadio pieno. L’interesse di tutti è prevalente».

A parlare è Roberto Massucci, il vicepresidente dell’osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, l’organo che deve garantire la sicurezza alle partite di calcio, e non solo. «Cominciamo con il biasimo e la condanna per i cori di Busto, che sono doverosi e scontati».

Nessuna intenzione di alimentare contrapposizioni, Massucci spiega solo qual è la procedura da seguire in certe situazioni. Anche perché ci si è trovato in prima persona: in passato è stato infatti anche «il responsabile dell’ordine pubblico», il dirigente di polizia che — a volte da una sala di coordinamento allo stadio davanti a decine di monitor, altre a bordo campo —, è poi la persona che deve decidere l’eventuale sospensione (articolo 62 delle Noif). E quindi: ha fatto bene Boateng a fermarsi e a dire che si rifermerà? «Diciamo che Boateng non dovrebbe tutelarsi da solo, ma dovrebbero essere le norme a tutelarlo. Che ci sono già e sono chiarissime: ba ta seguirle». Sentiamole. «C’è un percorso che deve portare allo stop. In caso di cori ‘‘od ogni altra manifestazione discriminatoria’’ spetta all’arbitro ordinare una prima interruzione: si deve quindi fare l’annuncio pubblico per comunicare che, se la situazione non cambierà, la gara sarà sospesa. Non dovesse produrre effetto, il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio deve chiamare il quarto uomo, parlare con l’arbitro e poi eventualmente decidere la sospensione definitiva ». E quindi nell’episodio di Busto Arsizio era forse l’arbitro che doveva mostrare più coraggio. Ma per chiarire la procedura da seguire il presidente della Figc Giancarlo Abete ha chiesto un incontro al capo della polizia Antonio Manganelli.

Di sicuro per Massucci non possono essere le società o i giocatori, pur se esasperati dall’inciviltà, a decidere di interrompere la gara. «Le società hanno un ruolo importante, però no, la decisione finale non può spettare a loro. Mettiamo per assurdo che al derby Milan-Inter una delle due squadre se ne vada. Poi 80 mila persone da sfollare chi le gestisce? Questo per noi è un elemento fondamentale: il dovere di intervenire in certi casi è grande, però lo è altrettanto tutelare l’incolumità di tutti». Ma gli stadi italiani sono razzisti? «Mi sembra difficile sostenerlo. Spero di non essere smentito in futuro, ma per la mia esperienza i razzisti sono sempre una netta minoranza, piccoli gruppi di ignoranti che spesso non conoscono nemmeno il significato di quello che gridano. La strada giusta è quella di isolarli e identificarli, bisogna intervenire su di loro. Così come sta facendo la procura di Varese».

Sono saliti a sei i tifosi denunciati per i cori dell’altro giorno a Busto, tutti accusati di violazione della legge Mancino contro l’istigazione all’odio razziale. Un ragazzo di 20 anni era già stato identificato al termine della partita, altri cinque si sono aggiunti ieri grazie alle immagini registrate: hanno dai 22 ai 30 anni, sono privi di precedenti penali e sono tifosi della Pro Patria, quattro risiedono nella provincia di Varese e uno in quella di Milano. Per tutti scatterà il Daspo. Intanto il sindaco di Busto Gigi Farioli ha invitato i presidenti delle società, Abete e il presidente della Lega Maurizio Beretta a una riunione sul razzismo.

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SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI

LA PROTEZIONE DELLO STADIO

GIANNI MURA - La Repubblica - 6-01-2013

Venerdì Berlusconi ribadisce che Balotelli non lo convince come uomo. Ieri, nei titoli di molti quotidiani, il Milan sta cercando di acquistare Balotelli. Ora, cosa possiamo pensare? Che Gallianisimuova indistoniaeche Berlusconi al Milan conti come il due di spade, con briscola coppe? No, dai, non è possibile. Che Berlusconi sia stato frainteso? Non sarebbe una novità. Anzi, ripensando a qualche precedente gli indizi sono precisi: Nesta non arriverà mai al Milan, disse Berlusconi. Il giorno dopo Nesta era del Milan. Ibrahimovic non ci interessa, disse Berlusconi E Ibrahimovic arrivò al Milan. Siamo di fronte a un tentativo di depistaggio? Sono i primi effetti di una campagna elettorale che già dalle prime battute inocula la fortissima voglia di essere altrove? C'è molta differenza tra la campagna elettorale e il calciomercato? Su tutt'e due i versanti si parla molto di giovani. In politica è la solita musica: garantire un futuro. Anche perché sarebbe difficile raccogliere voti proclamando il contrario. S'è già visto chelanegazione del futuro è nei fatti. Nel calcio è depistaggio. L'Inter ha bisogno di una pu

Balotelli, classe 1990, rappresenterebbe, condizionale d'obbligo, un'inversione di tendenza. Se il Milan chiude l'affare, è già certo di vincere il mio personalissimo Premio Boomerang2013, e giuro che sto parlando da appassionato di calcio. Dopo il placcaggio di Mancini, pare che Balotelli da un po' conversi con Peter Horlock, cappellano del City. Titolo del Daily Mail: "Il City si affida a Dio per salvare la carriera di Mario". Sempre dell'idea che Dio abbia cose più importanti di cui occuparsi e in attesa che a salvare la carriera di Mario provveda in qualche modo, magari giocando bene a pallone, il diretto interessato, penso che mai, a memoria d'uomo, si sia trattato sulla base di 30 milioni o giù di II un attaccante che nell'ultimo campionato ha segnato meno gol delle dita di una mano. In compenso, in meno di due settimane, ci siamo beccati, a vario titolo di cronaca, storie riguardanti suo fratello, sua sorella, più una lettera aperta (due colonne) dei suoi genitori adottivi alla madre della presunta figlia di Balotelli o alla presunta madre, ma come si usa dire non è nel mio Dna parlare del Dna altrui. Ho solo da ridire sull'etichetta "Genio e sregolatezza". La sregolatezza, credo d'averla individuata. E' il genio che non vedo, se non asprazzi troppo brevi, anche in azzurro. A proposito di etichette, so giàche a criticare Balotelli si è additati come razzisti. Non ritenendo di esserlo, non mi censuro. Uguaglianza è con considerare nessuncolore di pelle come superiore o inferiore, tutto qui.

Al colore di pelle ci portano i fatti (razzisti) diBustoArsizio. Il Milan ha fatto benissimo a lasciare il campo: 9. E benissimo a garantire che farà la stessa cosa anche in caso di gare importanti, non amichevoli. E' proprio l'etichetta di amichevole a rendere più imbecilli i buuu. Neanche l'alibi della posta in palio eiltentativodiinnervosire giocatori avversari. Un pomeriggio per famiglie rovinato non da quattro pirla, come paternamente li ha definiti il sindaco, ma da gente che allo stadio c'era andata con quella precisa intenzione. Il primo degli identificati, 20 anni, studente, è in possesso della tessera del tifoso, altro che infiltrati. La cosa migliore è che ognuno si faccia carico dei suoi. Nulla c'entra l'alacre associazionismo bustocco, la medaglia al merito della Resistenza, la maggioranza del pubblico che ha battuto le mani alla decisione del Milan, l'esistenza di un pubblico compostissimo come quello della Yamamay di pallavolo. Juan, ex difensore della Roma, ha detto che in nessuna città d'Italia gli è arrivato il soffio del razzismo, ma in molti stadi sì. Vuol dire che allo stadio i razzisti si sentono più protetti, sanno di rischiare meno e realmente rischiano meno. Nessuno steward chiede loro di uscire, nessun poliziotto interviene, a Roma come a Busto, anche se si tratta di poche persone. Nessun arbitro può sospendere la partita, solo un rappresentante del Ministero dell'Interno ha questo potere. E dove sta seduto costui, cosa ascolta, come è collegato con uno degli arbitri? L'arbitro di Busto che dice "non si preoccupi" a Boateng non sarà un mostro di personalità, ma la soluzione più spiccia starebbe in una decisione dell'arbitro, come avviene per razzi, petardi, lacrimogeni e, ma sì, impraticabilità di campo. Perché è civilmente impraticabile un campo su cui arrivano cori razzisti.

Faccenda complicata, ma sarà opportuno chiarirla in fretta perché da oggi in tutti gli stadi, non solo in quelli dove si esibisce il Milan, c'è il rischio che qualche pseudopirla o camerata effettivo intoni cori nella speranza che l'altra squadra se ne vada dal campo. A mettercisi di buzzo buono si può far saltare il campionato.

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DIVERSO PARERE

L'EURO-DEPUTATO DEL CARROCCIO E' NATO E VIVE PROPRIO A BUSTO ARSIZIO

«lo sono contro l'immigrazione»

Speroni della Lega: «Condanno il razzismo, ma la gente lavori a casa propria»

SEBASTIANO VERNAZZA - Gasport -6-01-2013

Lui li conosce bene. I bustocchi, i «nativi» di Busto, intendiamo dire. Francesco Speroni, 66 anni, euro-deputato della Lega, è il leader carismatico del Carroccio a Busto Arsizio: «Sono in consiglio comunale dal 1990».

Speroni, che cosa pensa del fattaccio di Pro Patria-Milan?

«Il calcio è in mano a inaccettabili frange di tifosi. Nel rugby ci sono sostenitori molto più civili. E poi non sopporto che al calcio vadano dei soldi pubblici: gli stadi devono appartenere alle società, non devono gravare sui Comuni».

Sì, ma i «buu» a Boateng li condanna o no?

«Certo, sono cose inconcepibili. Dico no al razzismo».

Però?

«Però sono contrario all'immigrazione, lo considero un fenomeno abbastanza negativo. Penso che la gente dovrebbe lavorare nel Paese d'origine».

Gli immigrati contribuiscono all'economia della Padania.

«Questa cosa è tutta da vedere. Comunque sì, molti immigrati lavorano al Nord».

E poi?

«Poi mi chiedo se Boateng abbia fatto bene o male a scagliare il pallone in curva e ad abbandonare il campo. Un professionista non deve smettere di giocare, non fosse altro che per rispetto dei tifosi. Il giudice sportivo dovrebbe interrogarsi anche sul comportamento di Boateng».

Maroni, segretario della Lega, si è schierato contro i razzisti. Reguzzoni, ex capogruppo Lega alla Camera, ha definito Boateng una «mammoletta».

«Non sapevo che Reguzzoni si occupasse di calcio. Battute a parte, io politicamente sto con Maroni, ma il caso Boateng è un altro discorso».

La Pro Patria?

«Non è più quella di una volta, manca il legame col territorio. Ogni tanto vedo la formazione dell'Inter e sono tutti stranieri. Preferisco il Barcellona: là la maggioranza è del luogo».

A Busto c'è il circolo di estrema destra «Ardito Borgo».

«Per carità, è gente fissata col tricolore. Vogliono un governo centrale forte. Io sono secessionista e della bandiera dell'Italia non so che cosa farmene».

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Caro Boateng, il razzismo è una cosa seria...

Giovanni Capuano -calcinfaccia - 6-01-2012

Caro Boateng,

Le scrivo perché noi italiani avremo mille difetti e mille colpe, ma non siamo né meglio né peggio rispetto al resto del mondo. E, soprattutto, non siamo così sciocchi da farci prendere in giro. Il razzismo è una cosa seria e va combattuto prima di tutto evitando di strumentalizzare le situazioni o anche solo di dare l’impressione di volerlo fare. Cosa significa dire, come ha detto Lei alla Bild, che deve “pensare tre notti e poi parlare col procuratore per capire se ha senso restare in Italia”?

Che senso ha mi scusi? Cosa c’entra restare in Italia o andare via? E poi dove? Perché noi dobbiamo vergognarci di quanto successo a Busto Arsizio e di quello che accade ogni domenica nei nostri stadi, anche a San Siro, anche nella curva del Suo Milan.

Epperò non possiamo nemmeno accettare che si racconti in giro per il mondo che gli unici siamo noi, che il mostro del razzismo si alimenta solo da noi e altrove, invece, è stato sconfitto da tempo.

Dove vorrebbe andare una volta lasciato il Milan? In Spagna magari? Chieda a Samuel Eto’o cosa ha significato per lui, negro africano, stare nella Liga da protagonista. Oppure mira all’Inghilterra, dove potrebbe incrociare Suarez o Terry, oppure ancora leggere sui tabloid degli scandali che lì capitano a causa del colore della pelle?

Il fatto che Lei scelga la Bild tedesca per esprimere questo giudizio ingeneroso su di noi fa sospettare che la voglia di lasciare l’Italia sia più che altro il desiderio di abbandonare il Milan. Già in estate Lei è stato al centro di voci di mercato. Voleva un aumento di ingaggio e non l’ha avuto…

Caro Boateng, se il suo procuratore viene a Milano per discutere con lei del suo futuro professionale è legittimo e non c’è nulla da dire. Ma, per favore, non faccia violenza alla nostra intelligenza e sopportazione. Il razzismo di Busto Arsizio non c’entra nulla. E’ gennaio. Il mercato è aperto. Se vuole andarsene prenda appuntamento con Galliani e glielo spieghi. Sappia, però, che altrove troverà gli stessi imbecilli che popolano i nostri stadi. Non uno in meno.

Cordialmente

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Pessotto non è negro come Boateng

La Terza Stella - blog.panorama.it -6-01-2013

Sarebbe facile, anche per noi, accodarci all’indignazione pressoché planetaria che hanno sollevato i cori contro i giocatori di colore del Milan da parte di alcuni esponenti del tifo organizzato della Pro Patria. Ma, ci chiediamo, a cosa servirebbe? C’è qualcuno che crede davvero che basti questo per trasformare gli stadi italiani in teatri del fair play e della buona educazione?

Raccontare il cosiddetto “razzismo da stadio” senza raccontare cos’è uno stadio di calcio è tempo perso. La nostra testimonianza da juventini praticanti è pari a quella di tanti altri tifosi dello Stivale. Ogni domenica, ogni maledetta domenica, vediamo striscioni che reclamizzano le Pessotto Airlines, sentiamo intonare cori contro ogni genere di minoranza (razziale e non) e come in una macabra e insaziabile liturgia sentiamo scandire frasi aberranti. Accade, per esempio, che i carnefici dell’Heysel vengano celebrati molto più delle vittime, e che quegli stessi tifosi juventini che tanto si indignano per l’oltraggio verso i propri caduti (Heysel, Pessotto, Andrea Fortunato) inneggino a “Baretti e Superga, due schianti perfetti” contro i rivali di sempre (Torino e Fiorentina).

Diciamo le cose come stanno. La ricostruzione dei più beceri sfottò da stadio è in molti casi una cronistoria delle sciagure che hanno accompagnato il calcio e lo sport Italiano. Lo stillicidio non risparmia niente e nessuno: difetti fisici, infortuni gravi, sciagure e lutti familiari, fedi religiose e, sì certo, anche il colore della pelle.

Tutte aberrazioni che provengono dalla frange più estreme del tifo organizzato, ma che semplicemente sono meno spendibili a livello mediatico degli insopportabili buu che accompagnano regolarmente i calciatori neri al loro ingresso in campo.

Non sappiamo se coloro i quali hanno fischiato a Busto Arsizio siano davvero razzisti, magari sono gli stessi che idolatravano qualche stagione orsono il trio colored Toledo-DoPrado-Fofana che per poco non riuscì nella storica impresa di portare la Pro in Serie B. Non sappiamo se siano davvero razzisti, perché non sappiamo se conoscano il vero significato della parola “razzismo”. Sappiamo semplicemente che, loro come altri, hanno fatto ricorso agli strumenti più beceri del tifo calcistico. La parte più animalesca dello sfottò. Di questo si tratta. Di strumenti di una battaglia domenicale che si combatte senza esclusioni di colpi.

A questo poi va aggiunto un gap culturale che non alberga solo nelle arene calcistiche. In fondo gli stadi di calcio raccolgono decine di migliaia di persone e così si prestano benissimo a fungere da campione demoscopico di un mondo che non è migliore o diverso là fuori. Episodi simili accadono tutti i giorni ai semafori, nei supermercati e nelle discoteche. Non possiamo pensare che negli stadi la quantità di deficenti sia minore. Semplicemente negli stadi sono solo condensati tutti insieme. Negli stadi Italiani poi, vige da sempre l’impunità per tutto e tutti. Pensiamo, ad esempio, alla legalizzazione delle droghe leggere di cui tanto si dibatte da decenni nel paese e che da molto più tempo è prassi tollerata nelle curve italiane.

Le offese ai giocatori di colore sono solo l’apice di un degrado che va molto più in là. Più in là di Busto Arsizio, più in là di un singolo coro, più là anche degli stadi stessi. Ecco allora troviamo abbastanza stucchevole questa indignazione urbi et orbi di gente che scrive e dibatte di un fenomeno che forse non ha mai visto da vicino.

Certo qualsiasi cosa che vada nella direzione di un’evoluzione è apprezzata, ma forse avremmo apprezzato di più una presa di posizione in una partita ufficiale, magari un match di gande importanza. Interrompere un’amichevole che è poco più di un allenamento, pare più una capriccio da star che un atto di denuncia.

Da domani tutto tornerà come prima, si fischieranno gli inni nazionali, si urlerà zingaro a ogni giocatore proveniente dall’est europeo, si insulteranno mamme, figli, stirpi. Si oltraggeranno i lutti e gli affetti più cari di ogni nemico domenicale. E, quando gioca la Juventus, continueremo a sentire i cori contro Pessotto, che tanto lui non è negro, e nessuno potrà gridare al razzismo. Che poi il razzismo quello vero è tutta un’altra cosa.

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Stramaccioni, dure accuse all'arbitro

Il tecnico dell'Inter si scaglia contro l'arbitro: "L'episodio su Palacio nel primo tempo avrebbe cambiato la partita".

Notizia del 06 Gennaio 2013 - 15:28

Andrea Stramaccioni dopo il 3-0 subito ad Udine è furente. Non contro la sua squadra, ma con l'arbitro Giannoccaro, che, secondo il tecnico dell'Inter, avrebbe fortemente condizionato la partita con il suo atteggiamento.

L'allenatore nerazzurra punta il dito sul rigore non assegnato a Palacio: "L'episodio su Palacio nel primo tempo avrebbe cambiato la partita perché era rigore ed espulsione. Domizzi sbilancia Palacio, il mio giocatore taglia la strada all'avversario. Non parlo di sospetti perché siamo in buona fede ma ci sono delle valutazioni sfortunate in questo periodo. Forse era meglio fischiare il fuorigioco, è meglio. Per 65' è stata una buona Inter, poi 2-0 o 3-0 cambia poco per me".

Poi scusa il ko con le tante assenze: "Mancavano Sneijder, Mudinga, Milito, Obi. In panchina avevamo 3 giocatori da serie A. Il mercato? Credo nei miei ragazzi anche se le squadre si possono migliorare".

[libero.it]

Stramaccioni evidentemente non ha letto l'ntervista a ssanett

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CALCIOSCOMMESSE TRE LE PARTITE NEL MIRINO, SI VA VERSO UN NUOVO PROCESSO SPORTIVO

Si chiude il filone barese incontro Laudati-Palazzi

Giovanni Longo - giornalaccio rosa del Mezzogiorno - 7-01-2013

BARI. Un nuovo incontro tra il procuratore federale Stefano Palazzi e il procuratore della Repubblica di Bari Antonio Laudati, tra oggi e domani. Subito dopo, a metà settimana, la formale chiusura delle indagini sul secondo filone barese sul cal-cioscommesse. Una settimana quella iniziata oggi che si annuncia davvero intensa sia sul piano della giustizia ordinaria, sia su quello della giustizia sportiva.

I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari, coordinati da Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis, hanno chiuso il cerchio sulle presunte combine legate alle partite Salernitana-Bari del 23 maggio 2009 (3-2) e Bari-Treviso del 10 maggio 2008 (0-1). Sono decine le persone, soprattutto calciatori, ma anche dirigenti, indagati per frode sportiva dalla procura di Bari che, partendo dalle dichiarazioni del solito Andrea Masiello, ha svelato l'ennesimo velo sul calcio malato.

A Palazzi, invece, toccherà valutare se deferire l'Associazione sportiva Bari non più «solo» per «omesso controllo» (i biancorossi nel primo filone hanno patteggiato una penalizzazione di cinque punti). Con un ex tesserato della società indagato per la partita contro la Salernitana, il rischio che si possa aprire un procedimento per responsabilità diretta non si può escludere. Lorenzo Tarantino, infatti, per quasi tre anni è stato il «braccio destro» dell'allora direttore direttore generale Giorgio Perinetti. Un contratto, quello di Tarantino, a tempo, da team manager e «ancorato» alla permanenza di Perinetti. Una circostanza che, in astratto, sembrerebbe meno grave rispetto al coinvolgimento di Pierandrea Semeraro nella presunta combine nel derby Bari-Lecce che è costato ai giallorossi la retrocessione. Spetterà, comunque, a Palazzi, fare le proprie valutazioni sulla base delle carte che Laudati gli consegnerà e delle audizioni di tesserati in procura federale dove, non è chiaro quando, partirà un nuovo processo sportivo che vedrà decine di ex calciatori biancorossi rischiare sanzioni. Anche l'ex allenatore biancorosso Antonio Conte, non indagato sul piano penale, potrebbe essere deferito. E per il tecnico della Juventus sarebbe la seconda volta.

Consegnate le carte a Palazzi e chiusa l'indagine, il lavoro di Laudati e Angelillis prosegue. Nel mirino degli investigatori c'è sempre l'ipotesi che attorno al mondo delle scommesse sportive si nascondano possibilità per riciclare soldi sporchi, provenienti anche dalla criminalità organizzata.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 07-01-2013)

Al Psg 800 milioni

E il financial fair play?

Ottocento milioni di euro nelle casse del Paris Saint Germain: li verserà sino al 2016, con effetto retroattivo, la Qatar Tourism Autorithy che fa parte del governo del ricco Stato arabo (che dalla Fifa ha avuto i Mondiali di calcio del 2022), così come la Qatar Sports Investments, proprietaria del club francese. Il Psg, allenato da Carletto Ancelotti (ma si parla già di Mourinho), sinora potuto acquistare Ibrahimovic e Thiago Silva (46 milioni versati al Milan), Pastore, Lavezzi, Menez, Lucas, Verratti, Sirigu e la prossima estate potrebbe arrivare anche Cristiano Ronaldo. Ma così si truccano le carte: con l'escamotage di questa sponsorizzazione, si aggirano le norme stabilite dall'Uefa per il financial fair play (consentito un "rosso" massimo di 45 milioni spalmato su tre esercizi) e si mettono in crisi i club che cercano, disperatamente, di ridurre il deficit. Il Psg fattura circa 100 milioni all'anno, che ora potrebbero aumentare con la Champions, ne prende 150 (ma arriveranno a 200) con questo sponsor "mascherato" e ne ha spesi in poco tempo già 300 per il mercato. E' fuori quindi dai parametri Uefa.

Ora il club parigino potrebbe avere anche un nuovo sponsor sulle maglie: la Qatar National Bank potrebbe versare cinquanta milioni all'anno, prendendo il posto della Emirates che sinora ne ha pagati sette a stagione... Ma, così, come detto, si falsa il mercato del calcio. "Quello che versa la Qatar Tourism Autorithy si tratta di un chiaro aiuto da parte di uno Stato non europeo, e questo non è accettabile", spiega Ernesto Paolillo, ex ad dell'Inter e consulente Eca. Lo stesso Kalle Rummenigge, n.1 del (virtuoso) Bayern di Monaco e presidente dell'European Club Association, è preoccupato: "Sì, lo sono: ma spero che l'Uefa faccia chiarezza". L'Eca, che ha come vicepresidente Umberto Gandini, direttore organizzativo del Milan, sinora è stata molto collaborativa e in buoni rapporti con Michel Platini. Ma c'è grande attenzione sul fronte del fair play finanziario: i club italiani (Milan e Inter per primi) hanno iniziato un percorso, non facile, per "ripulire" bilanci in profondo rosso. La stessa Juventus si è riaffacciata nell'Europa che conta con progetti (vedi lo stadio di proprietà) in linea con le strategie suggerite dell'Uefa, e lo stesso presidente Andrea Agnelli è entrato a fare parte del board dell'Eca. Ma cosa succederà in futuro? Per ora l'Uefa ha cacciato dalle Coppe il Malaga, e altre squadre minori. Che succederà quando si troverà di fronte ai big? "Adesso cominceranno le sanzioni e non guarderemo in faccia a nessuno", ha garantito Michel Platini. C'è da credergli: sinora ha rispettato sempre quello che ha promesso. Ma il Psg per lui è una vera spina nel fianco: con l'ex presidente Sarkozy ha "sponsorizzato" infatti l'arrivo degli arabi e in più il figlio di Michel, Laurent Platini, cura in Europa gli interessi della Qatar Sport Investments. Insomma, una situazione molto delicata. Ma in ballo ci sono anche il Chelsea, il Manchester City (altra sponsorizzazione record...) e altri club importanti. Che farà l'Uefa fra due anni? Calerà davvero la mannaia?

Bari, inchiesta chiusa: ipotesi omessa denuncia per Conte?

Antonio Laudati, procuratore della Repubblica di Bari, e Stefano Palazzi, capo della Procura Figc, sono due magistrati che si stimano molto: dopo un nuovo incontro, la Procura pugliese chiuderà il nuovo filone sul calcioscommesse e passerà subito le carte a Palazzi (non come Napoli che ci mise molto tempo, e chissà perché...). Il Bari Calcio, ora in B e da tempo messo in vendita dai Matarrese, è di nuovo coinvolto in due partite, sospette, del 2008 e 2009 con Treviso e Salernitana. Ipotesi, combine e scommesse. Sotto indagine dirigenti e una decina di giocatori, molti dei quali non hanno ancora parlato (ma con Palazzi dovranno farlo): bisognerà vedere se la procura federale contesterà la responsabilità diretta anche alla società pugliese , dopo aver mandato in Lega Pro il Lecce. Palazzi dovrebbe sentire di nuovo (ma quando?) anche Antonio Conte, ora tecnico della Juventus: alcuni suoi ex calciatori del Bari lo tirano in ballo. Di sicuro Conte non ha mai partecipato ad alcune combine, ma la procura Figc dovrà verificare se sapeva e se c'è stata omessa denuncia, così come successo quando allenava a Siena. Non si conoscono i tempi di questa nuova inchiesta: ma è probabile che si arrivi a fine stagione. Come mai, allora, altre società (vedi ad esempio il Napoli) sono state giudicate, e condannate (per ora...), a torneo in corso? Una giustizia a tappe che non convince.

Il ministro Cancellieri: "Niente stop se pochi fischiano". Abete: "Ci vogliono i Daspo"

Il Ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha ribadito oggi la linea del Viminale: "Niente stop alle partite in caso di cori razzisti di pochi tifosi. Non bastano certo venti persone per mandarne a casa migliaia, con problemi di ordine pubblico". La Cancellieri però vorrebbe più attenzione e decisione da parte degli arbitri (quello di Busto ha dormito, non ci sono dubbi), anche se la decisione finale spetta sempre al funzionario di polizia. Ma basterebbe fermare l'incontro per qualche minuto, identificare (e poi daspare) gli idioti e riprendere la gara con tranquillità. Sospenderla del tutto può essere, in alcuni casi, estremamente pericoloso. Presto ci sarà un incontro fra il capo della polizia, Antonio Manganelli, e il n.1 della Figc, Giancarlo Abete. Va ribadita la linea di comportamento: le norme già ci sono e basta solo rispettarle. Abete oggi in radio è stato durissimo:"Cacciamo certa gente dagli stadi. Auspico migliaia di Daspo, anche di cinque anni". A Busto stanno facendo un ottimo lavoro, da altre parti no: è un problema di polizia, tutte le questure dovrebbero rendersi conto che gli stadi non vanno lasciati nelle mani dei delinquenti, di qualsiasi colore siano.

Rai, oltre 2 milioni e 700.000 per "Novantesimo"

Voglia di calcio. Non tanto negli stadi (vuotini come al solito) ma davanti alla tv. Stadio Sprint, condotto da Enrico Varriale, ha fatto il 9,24%, con 1.527.984 spettatori. Manca il traino di "Quelli che", una trasmissione che ha perso la sua identità e la stessa Cabello sembra un pesce fuor d'acqua. Novantesimo Minuto, condotto da Franco Lauro (e con Jacopo Volpi in regia), è andato a gonfie vele: 14,06% di share e 2.700.480 spettatori. La Domenica Sportiva, con la conduzione di Paola Ferrari, ha sfiorato il 10 per cento di share (9,58%), con 1.551.099 spettatori. Il botta e risposta di Carlo Paris su Rai 1, "5 minuti di recupero", ha fatto oltre 4 milioni e mezzo di spettatori, con un ottimo share (17,77%). Un'idea vincente.

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Italia, paradiso fiscale dei calciatori

Aliquote più basse di Spagna e Uk

Gli sportivi lasciano il Belpaese in cerca di nuovi stimoli e stadi pieni. I dirigenti si lamentano per le aliquote

più vantaggiose all'estero, ma in realtà sono più vantaggiose solo in Francia e nei campionati secondari

di GIULIANO BALESTRERI (Repubblica.it 07-01-2013)

Sorpresa. L'Eldorado dei calciatori è l'Italia. Niente Spagna, niente Inghilterra: è l'Italia il paese con l'imposizione fiscale più vantaggiosa per gli sportivi milionari. A patto - ovviamente - di voler giocare in campionato di primo livello e non voler emigrare verso Svizzera o Slovacchia. E sì perché un calciatore con uno stipendio di due milioni di euro in Serie A paga 874mila euro di imposte contro il milione della Liga spagnola, i 927mila euro della Premier League inglese e gli 876mila euro della Bundesliga tedesca. Insomma la tassazione resta più bassa di quella dei concorrenti anche dopo il contributo di solidarietà del 3% introdotto dal governo Monti per la parte eccedente i 300mila euro di reddito.

Certo qualche stella potrebbe scegliere il campionato francese dove l'imposta si ferma a 806mila euro, ma solo fino a quando il presidente Francois Hollande non riuscirà a imporre la super tassa sui redditi milionari: l'aliquota del 75% è stata bocciata dalla Corte costituzionale, ma l'inquilino dell'Eliseo non ha intenzione di mollare la prese e promette battaglia. A costo di assistere a una vera e propria migrazione di transalpini - come Gerard Depardieu - sta già pensando a una nuova forma di tassa patrimoniale.

Insomma dallo studio di Kpmg sulla diversa imposizione fiscale all'interno dell'Unione europea emerge un progressivo allineamento tra i singoli Paesi come negli auspici della Commissione che nella sua raccomandazione di dicembre chiedeva una maggiore armonizzazione tra i governi membri. Una strategia volta a disincentivare gli spostamenti da un Paese all'altro solo alla ricerca di una più favorevole imposizione fiscale.

Una raccomandazione che colpisce come un boomerang il mondo del calcio - italiano - mettendone a nudo tutti i limiti: mentre l'Uefa discuteva di fair play finanziario i club italiani si lamentavano della fuga dei calciatori verso la Spagna dove ad aspettarli c'era la "legge Beckham". La norma, introdotta nel 2005, prevedeva un'aliquota di tassazione ridotta dal 43% al 24% per tutti i lavoratori stranieri in Spagna con introiti superiori ai 600mila euro annuali. Una legge pensata per attrarre cervelli dall'estero, ma che, invece, ha attirato - soprattutto - piedi fini: da Beckham a Kakà fino a Ibrahimovic. Una norma che per i dirigenti italiani era fumo negli occhi, ma che una volta abolita, ha rivelato la fragilità dell'economia calcistica made in Italy e lo scarso appeal del campionato. Come dimostrano le numerose società in vendita e i pessimi risultati a livello di competizioni europee.

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FRANCE football | VENDREDI 4 JANVIER 2013

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Dopo diverse modifiche nel pomeriggio di oggi, il commento sul calcioscommesse di F.Bianchi è stato cancellato

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Controlling a Top Soccer Team

Without Actually Buying One

It’s because of soccer’s laissez-faire regulations that

Mendes enjoys huge influence over Real Madrid.

by GABRIELE MARCOTTI (THE WALL STREET JOURNAL 07-01-2013)

Jorge Mendes is an agent who doesn’t live in Madrid. But it doesn’t take a rocket scientist to figure out why the former semiprofessional soccer player, DJ and nightclub owner might feel that the Spanish capital is very much his town.

Mendes represents three important players at Atletico Madrid: Tiago, Diego Costa and Radamel Falcao. He also has Ruben Micael, currently on loan at Braga. And it is across town at Real Madrid where his presence is really felt. Cristiano Ronaldo, the man challenging Lionel Messi for the unofficial crown of world’s greatest player, is a Mendes client. So are two more regulars, Pepe and Angel di Maria, and two reserves, Fabio Coentrao and Ricardo Carvalho. Even Real Madrid’s manager, Jose Mourinho, is a Mendes man.

It isn’t unheard of for a single superagent to represent a big chunk of one team. But it is extremely rare for him to also manage the manager.

What this means is that Mendes’s role at Real Madrid may be unprecedented at the highest level of soccer—and possibly all of sports.

In some other sports leagues, such as the NBA, Mendes’s situation is expressly forbidden because of the potential for conflicts of interest. Imagine if the same agent represented Kobe Bryant, Pau Gasol and Metta World Peace, plus Los Angeles Lakers coach Mike D’Antoni, and you begin to understand why. Soccer, however, remains largely unregulated in this regard.

With Mendes, it isn’t just the quantity of clients, but also the quality. Then there is the fact that Real Madrid is among the biggest clubs in the world by any metric.

Placing a transfer value on players is tricky and subjective, but it isn’t a stretch to suggest that his Real Madrid clients alone approach the $500 million mark. The Atletico crew is less lucrative, but Falcao also has a buyout clause in his contract of about $78 million.

Indeed, the recent Globe Soccer Awards in Dubai were an ode to Mendes’s hegemony. Falcao won Player of the Year; Atletico Madrid won Team of the Year; Mourinho won both Coach of the Year and an award for being the biggest media attraction in soccer. And Mendes himself won Agent of the Year—for the third straight year.

These awards aren't the oldest or most prestigious in the game— it sometimes feels as if baubles are handed out based on whoever shows up—but they’re still a decent bellwether of soccer clout.

And there is little question that Mendes’s influence is outsize and unmatched. At Real Madrid, it is becoming an issue that could turn messy as contractual and personnel issues come to the fore. Further complicating matters is the club’s unusual structure.

At most clubs, the coach works with a general-manager figure to decide personnel matters. Usually, the general manager gets his way, pending final approval from the chief executive and/or president. But Real Madrid hasn’t had a traditional general manager since Jorge Valdano, who often failed to see eye-to-eye with Mourinho, left the club in 2011. Mourinho now answers directly to Jose Angel Sanchez, the club’s de facto CEO.

So what does this mean? Take Ronaldo, who has expressed interest in extending and revising his contract, which expires in June 2015. There is no question that he deserves a new deal and a raise. The questions are how much, and who makes that decision. Ordinarily, the CEO, general manager and manager would huddle together, with the chief executive consulting the bean-counters and having ultimate say. But here, there is no general manager, and the manager and player share the same agent. It isn’t an untenable situation, of course, but it is far from ideal.

Such is Mendes’s status as a superagent that there seems to be no limit to what he might do.

The most fanciful—but theoretically possible—theory is that one day he’ll package a bunch of his clients with Mourinho and offer a giant bulk deal to one lucky club, perhaps some nouveau-riche entity with a billionaire owner looking to make an instant splash. With a bit of foresight, he could assemble an impressive Mendes United team (managed by Mourinho, of course) without breaking the bank in transfer fees.

Mendes rose to the top of the soccer world because he’s good at what he does. But it’s because of soccer’s existing laissez-faire regulations that Mendes now enjoys huge influence over Real Madrid’s affairs.

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Scommesse Pronte le notifiche per gli oltre 20 indagati, nessuna informativa per Conte, potrebbe restare aperto il fronte sportivo

Chiuso il Bari bis, Ranocchia verso l’archiviazione

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 08-01-2013)

Il Bari bis, il filone di inchiesta sul calcioscommesse relativo alle combine del Bari con Salernitana (maggio 2009) e Treviso (maggio 2008), è giunto a conclusione delle indagini preliminari: entro la settimana i carabinieri si occuperanno di recapitare le notifiche agli oltre venti, tra giocatori e dirigenti, che sono indagati dalla Procura della Repubblica di Bari dopo la ricostruzione dei fatti partita dalle parole di Andrea Masiello. Per l’ex portiere biancorosso, ora al Toro, Jean François Gillet, per l’ex braccio destro di Conte, Cristian Stellini, per i vari Fusco, Ganci, Kutuzov, Colombo c’è l’accusa di frode sportiva, la Procura è convinta che in prossimità delle partite in questione siano circolate cifre a cinque zeri (dai 250 mila euro per la sconfitta 2-3 di Salerno ai 300 mila per lo 0-1 di Treviso) e che i giocatori del Bari si siano spartiti i proventi a combine avvenuta. Mentre andrebbero verso l’archiviazione le posizioni giudicate «penalmente non rilevanti» di Ranocchia, Gazzi e Barreto, che ora potrebbero doversi preoccupare solo della giustizia sportiva.

Antonio Conte invece non riceverà nessuna informativa, è indagato a Cremona e non a Bari dove è stato ascoltato solo come persona informata dei fatti. Per il tecnico della Juventus le indagini baresi potrebbero però portare grane in sede sportiva dove balla ancora una possibile omessa denuncia. Che potrebbe risultare aggravata dalla recidiva visto che il 9 dicembre Conte ha finito di scontare la squalifica di quattro mesi per l’omessa denuncia in AlbinoLeffe-Siena.

A breve il procuratore di Bari Laudati e il pm del pallone Palazzi stabiliranno di nuovo un contatto, forse si vedranno di persona entro sabato. Il materiale accumulato in mesi di interrogatori sarà completamente girato alla Procura sportiva che inizierà la fase di valutazione sui prossimi passi, audizioni e deferimenti. Come ovvio il nome di Conte, l’ex allenatore di quel Bari, ricorre spesso nei verbali e i nuovi interrogatori in sede ordinaria che precederanno la fase dei rinvii a giudizio potranno approfondirne ulteriormente la posizione e quindi rappresentare nuovi elementi per l’inchiesta della Figc. Oltre al gruppo di giocatori indagati che si è avvalso della facoltà di non rispondere, saranno certamente riascoltati Gillet, Kutuzov, Lanzafame ed Esposito, ex baresi che nelle loro prime deposizioni non hanno escluso il fatto che l’allenatore sapesse e che adesso sembrano voler correggere il tiro delle loro prime dichiarazioni. In particolare sull’episodio pre-Salernitana, quando «Colombo disse al mister che non voleva giocare perché la sfida sarebbe stata una farsa», aveva raccontato Gillet agli inquirenti. Adesso anche il diretto interessato, Colombo; andrà a parlare e chiarirà se si rifiutò o meno di scendere in campo. «Mai successo», disse Conte a domanda diretta, ma è chiaro che il diniego di Colombo associato alla contromisura di Conte che schierò Kutuzov possono prefigurare un’altra omessa denuncia. Di sicuro il fatto di non ricevere la notifica della Procura di Bari non è una brutta notizia, viceversa il deferimento sportivo sarebbe stato scontato. Entro qualche giorno la Procura di Bari concluderà anche le indagini sulle presunte combine di Bari-Sampdoria e Palermo-Bari.

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Scommesse Molto delicate le posizioni di Caputo e Gillet

Scagionati Ranocchia, Barreto e Gazzi senza reati alle spalle

Inchiesta chiusa

il Bari trema

In 23 nel mirino della Procura, le carte ora da Palazzi

Responsabilità oggettiva Le partite con Treviso (2007-08) e

Salernitana (2008-09) potrebbero portare a nuovi punti di penalizzazione

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 08-01-2013)

Il nuovo terremoto giudiziario sta per sconquassare il calcio italiano e per portare nuovi guai al Bari. La Procura barese ha messo la parola fine al secondo filone dell’inchiesta sul calcio scommesse, tra domani e giovedì i carabinieri notificheranno gli avvisi di conclusione delle indagini. Tra giocatori e dirigenti, gli indagati dovrebbero essere 23 ma ci sono anche richieste di archiviazione eccellenti formulate dal pm Ciro Angelillis. Andrea Ranocchia, centrale dell’Inter e della nazionale, ad esempio, è tra coloro che dovrebbero uscire dall’inchiesta, con lui potrebbero presto tirare un sospiro di sollievo anche l’attaccante Vitor Barreto dell’Udinese e il mediano del Torino, Alessandro Gazzi. Gli ex Bari, l’estate scorsa indagati per frode sportiva dal pm Ciro Angelillis, almeno penalmente non dovrebbero correre più alcun rischio. Diverso è il discorso dal punto di vista della giustizia sportiva: le carte dell’indagine, infatti, sono state trasmesse a Roma, alla Procura federale, e il pericolo è l’omessa denuncia. Dovranno invece difendesi dall’accusa di frode sportiva altri protagonisti della cavalcata vincente in serie B con Antonio Conte in panchina (il tecnico della Juventus non è indagato): l’ex capitano Jean Francois Gillet, il suo vice, Cristian Stellini, e un’altra dozzina di calciatori dovrebbero ricevere ad ore l’avviso di garanzia che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Delicata pure la posizione dell’attuale capitano biancorosso, l’attaccante Francesco Caputo, anch’egli indagato in estate. Ovviamente a rischiare una nuova penalizzazione è anche la società deiMatarrese, che potrebbe essere tirata in ballo nuovamente per responsabilità oggettiva. Il che significherebbe sopportare una sottrazione di punti dalla classifica.

Sono due le partite attorno alla quale ruota l’indagine, Bari-Treviso (0-1) del campionato cadetto 2007-2008 e Salernitana- Bari (3-2), sempre di serie B ma del 2008-2009. Per quest’ultima gara aveva fatto scalpore il coinvolgimento di Andrea Ranocchia, difensore dell’Inter e della nazionale, all’epoca centrale di Conte. Ma la sua posizione, almeno sul piano penale, va verso l’archiviazione. Secondo i riscontri degli inquirenti, Ranocchia, tra gli ultimi arrivati nello spogliatoio di quel Bari e tra i più giovani del gruppo, non sarebbe stato a conoscenza diretta dell’illecito macchinato per garantire la vittoria e la salvezza della Salernitana. O quantomeno avrebbe deciso di non partecipare alla combine profumatamente pagata dai campani, si parla di circa 150mila euro distribuiti nello spogliatoio. Stesso discorso dovrebbe valere per Gazzi e Barreto. Insieme agli atti sulle due partite in questione, alla Procura federale sono state inviate anche le carte relative a due gare del campionato di serie A 2010- 2011 facenti parte del primo filone d’inchiesta: Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari (2-1). Anche in questo caso sono in arrivo, nelle prossime ore, gli avvisi di conclusione delle indagini. A svelare le presunte combine sono stati prima Andrea Masiello e Vittorio Micolucci, alle loro parole hanno fatto seguito le ammissioni successive di Stellini, Davide Lanzafame e Marco Esposito. «In riferimento alle partite del Bari - scrisse Micolucci in una memoria consegnata in estate al procuratore federale, Stefano Palazzi - le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza- Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana. . . ».

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Ranocchia “archiviato”

Il pm di Bari vuol procedere contro una ventina di indagati, escluso l’interista

Questo non esclude però un suo coinvolgimento nel processo

sportivo (stesso discorso per Conte, per un’altra omessa denuncia)

di ANTONIO GUIDO (CorSport 08-01-2013)

Archiviazione per Andrea Ranocchia, difensore dell'Inter e della Nazionale, nel secondo filone barese del calcio scommesse. L'avrebbe chiesta il pm Ciro Angelillis. Una ventina, invece gli indagati, tra questi molti giocatori del "vecchio Bari", ex dirigenti e calciatori di Salernitana e Treviso, a cui la Procura di Bari sta per notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Tra i nomi di spicco ci sarebbero il portiere belga Jean Francois Gillet, passato quest'anno al Torino, e Cristian Stellini, ex collaboratore tecnico di Conte, Caputo, capitano nel Bari di Torrente, Fusco e Ganci che allora militavano nella Salernitana, oltre naturalmente ad Andrea Masiello, già squalificato per ventisei mesi.

RINVIO A GIUDIZIO - Per i giocatori si profila il rinvio a giudizio. La richiesta di archiviazione per Ranocchia non esclude però un suo coinvolgimento nel processo sportivo per omessa denuncia. Anche Antonio Conte che era l'allenatore di quel Bari riapprodato in A con una fantastica cavalcata, sarebbe a rischio sanzione per omessa denuncia, pur essendo l'unico a non essere indagato. « Quando una spogliatoio - si è difeso il tecnico - decide di tenere nascosta una cosa al proprio allenatore non c'è modo di sapere nulla ».

Tutto è nato da un fax inviato al procuratore federale Stefano Palazzi, da Vittorio Micolucci, il primo pentito del calcio scommesse, che avrebbe riferito di presunte combine avvenute in Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, (conclusa 0-1) e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, terminata 3-2, entrambe relative al campionato cadetto. Rivelazioni che trovano pronto riscontro nelle dichiarazione fatte dall'altro pentito Andrea Masiello davanti al procuratore federale Palazzi. « In riferimento alle partite del Bari le posso dire - scrive Micolucci a Palazzi - che l'anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate ».

DOCUMENTI - Documentatissima la ricostruzione della combine riguardante Salernitana-Bari. Due giocatori della squadra campana contattarono alcuni loro amici all'interno dello spogliatoio del Bari. Accordo raggiunto. Sul tavolo una cifra tra i 200 e i 300 mila euro. La consegna in una valigetta. E fu un 3-2, un over passando l'imbeccata agli scommettitori. All'indomani del match, la divisione della somma, ma Ranocchia e Gazzi rifiutarono la loro parte. Le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini, che solitamente preludono alla richiesta di rinvio a giudizio, saranno eseguite nei prossimi giorni dai carabinieri del Reparto operativo di Bari che hanno condotto le indagini. Copia degli atti sarà contestualmente trasmessa alla procura federale della Figc che darà il via ai processi sportivi. A breve la procura pugliese concluderà anche le indagini sulle presunte combine di Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari. Anche in questo caso sono in arrivo nei prossimi giorni, gli avvisi di conclusione delle indagini. Trema mezza serie A, ma anche il Bari potrebbe ritrovarsi con uno o due punti di penalizzazione oltre alla possibile squalifica di Caputo.

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È sempre calcioscommesse

LA PROCURA DI BARI CHIUDE IL SECONDO FILONE D’INCHIESTA SULLE COMBINE DEL 2008/09. RISCHIANO IN TRE

di LUCA PISAPIA (il Fatto Quotidiano 08-01-2013)

Con l’anno nuovo, le vecchie abitudini e i soliti nomi riemergono nelle inchieste sul marcio del calcio italiano. Si è infatti conclusa l’indagine della Procura della Repubblica di Bari relativa al secondo filone d’inchiesta per sulle partite di serie B Bari-Treviso 0-1, (10 maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (23 maggio 2009). Mentre lo sarà a breve quella sulle presunte combine di Bari- Sampdoria 0-1 e Palermo-Bari 2-1 (serie A 2010-11).

Non appena il pm Ciro Angelillis notificherà agli indagati l'avviso di conclusione indagini, partiranno le richieste di rinvio a giudizio. Poi gli atti saranno trasmessi alla Procura Federale della Figc per i reati sportivi. Sono circa una ventina gli indagati, tra cui diversi accusati di frode sportiva. Tra loro spiccano diversi ex biancorossi ora protagonisti in Serie A con altri colori. Per la partita con la Salernitana sono indagati il portiere François Gillet, ora al Torino, e gli ex difensori Andrea Ranocchia, ora all’Inter, e Cristian Stellini.

QUEST’ULTIMO divenuto poi collaboratore di Antonio Conte (all’epoca proprio sulla panchina del Bari) al Siena e poi alla Juve: prima di patteggiare 2 anni di squalifica per illeciti sportivi e omesse denunce e dimettersi dallo staff tecnico bianconero. E non manca proprio il nome dell’attuale tecnico juventino, che ha appena terminato di scontare quattro mesi di squalifica per omessa denuncia. Come nel caso di Ranocchia, la cui posizione penale è archiviata (non sarebbe stato coinvolto direttamente nella combine) per la Giustizia sportiva Conte – che penalmente non è indagato - dovrà comunque rispondere nuovamente del reato di omessa denuncia. Sembra, infatti, che durante gli interrogatori quasi tutto lo spogliatoio biancorosso abbia escluso una partecipazione del tecnico alla combine: tranne uno (almeno) che ha invece riferito agli inquirenti che il loro allenatore ne era a conoscenza. Passato capodanno, i fuochi d’artificio nel calcio italiano continuano.

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Bari «libera» Conte

Ranocchia rischia

solo un'omessa denuncia

Chiusa l'inchiesta penale: il difensore verso l'archiviazione

ma Palazzi può deferirlo. Ok il tecnico, guai per Gillet e altri 20

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 08-01-2013)

Ci siamo: anche il secondo filone barese sul calcioscommesse è arrivato al capolinea. Le notizie sono due: Andrea Ranocchia va verso l'archiviazione nell'inchiesta penale, ma rischia un'omessa denuncia sul piano sportivo, mentre Antonio Conte (persona informata sui fatti) non avrebbe questa preoccupazione. Nelle prossime ore prima i difensori degli indagati e poi il Procuratore federale Stefano Palazzi (avrebbe avuto un'anteprima), riceveranno l'avviso di chiusura indagine e il fascicolo sulle presunte combine di Bari-Treviso 0-1 (maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (maggio 2009).

Giustizia sportiva Solo l'ipotesi che possa andare in prescrizione l'intera vicenda, potrebbe spingere Palazzi ad accelerare e chiudere audizioni e deferimenti entro maggio. Sono oltre 20 i tesserati coinvolti e si farebbe delicata la posizione del Bari: dai verbali emergerebbe il nome di un dirigente pugliese. In questo caso il club potrebbe perdere la posizione che lo ha portato al patteggiamento come parte danneggiata. I biancorossi di allora erano allenati da Conte, in difesa giocava un giovanissimo Ranocchia. Il tecnico della Juve era stato sentito il 10 settembre per tre ore. La sua posizione non era cambiata: la versione sulle presunte combine «fatte alle sue spalle» ritenuta credibile dal pm. Ecco perché Conte può guardare con serenità ai prossimi mesi: negli atti non dovrebbe esserci materiale per un deferimento. Certo, l'audizione in Procura federale è scontata. E da quello che si sussurra nessuno «vorrebbe questo privilegio», che tocchi direttamente a Palazzi? E veniamo a Ranocchia: molti indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, compreso l'attuale calciatore dell'Inter. Una linea difensiva, legittima, che ha costretto investigatori e magistrati (inchiesta coordinata da Antonio Laudati, capo della Procura, con i sostituti Angelillis e Dentamaro e dai carabinieri del nucleo provinciale del maggiore Riccardo Barbera) a un lavoro supplementare, ma alla fine la sua posizione si è alleggerita: era troppo giovane per avere un peso nello spogliatoio, nessuno lo avrebbe coinvolto nei tarocchi, ma soprattutto non è provato che abbia preso i soldi spartiti dalla squadra e che li abbia regalati al tuttofare Angelo Iacovelli. Ecco perché il pm è intenzionato a chiedere l'archiviazione (cade la frode sportiva). Sul piano sportivo il discorso cambia: confermato da più giocatori l'incontro in palestra dove la squadra decise di perdere contro la Salernitana. Ranocchia e un altro paio (Gazzi e forse Barreto) sarebbero stati in disaccordo, ma nessuno di loro ha denunciato il fatto alla Procura federale. Insomma, una classico caso di omessa denuncia. Su questo binario dovrebbe muoversi Palazzi.

Gillet e gli altri Molto più complicata (ipotesi illecito) la posizione di altri giocatori: tra loro probabilmente Gillet, Guberti, Ganci, Santoruvo, Fusco, Pianu, De Vezze, Colombo, Caputo e Belmonte; mentre Stellini, Lanzafame, Marco Esposito, Spadavecchia, Parisi e Andrea Masiello dovrebbero collaborare con gli 007 federali (lo hanno già fatto a Bari) e quindi usufruire di un patteggiamento. La somma pagata per Salernitana-Bari sarebbe stata di 300 mila euro e i soldi furono consegnati a casa delle moglie di un calciatore solo al termine della partita. Sarebbe un carabiniere (imparentato con un dirigente della Salernitana di allora) ad aver fatto da tramite.

Caso Mauri Da un'inchiesta all'altra: Palazzi stava aspettando da Cremona eventuali dichiarazioni di Gegic, ma non sono arrivate. Per questo un gruppo di lavoro della Procura federale sta esaminando le carte per decidere se le prove, che vengono definite «indiziarie», siano sufficienti per un deferimento del calciatore della Lazio o se si andrà verso un'archiviazione.

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CALCIOSCOMMESSE SI VA VERSO IL PROCESSO SPORTIVO

ENTRAMBE DI SERIE B Salernitana-Bari del maggio 2009 (3-2) e Bari-Treviso del maggio 2008 (0-1) le partite incriminate

UNA TRENTINA NEL MIRINO Calciatori, ex dirigenti, anche l’ex tuttofare di alcuni biancorossi: per tutti l’accusa sarebbe di frode sportiva

Bari chiude le indagini

Conte estraneo ai fatti

Meno gravi le posizioni di Ranocchia, Barreto e Gazzi

UN ELENCO RICCO Figurano anche Cristian Stellini

e Luciano Tarantino, ex team manager biancorosso

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 08-01-2013)

Calciatori, ex dirigenti, ma anche l’ex tuttofare di alcuni biancorossi. In tutto sono una trentina le persone indagate per frode sportiva. Il secondo filone sul calcioscommesse è chiuso. Le carte che daranno il via al nuovo processo sportivo sono già in viaggio verso la procura federale. Come la «giornalaccio rosa» aveva anticipato ieri, in settimana i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari notificheranno l’avviso di chiusura indagini sulle presunte combine Salernitana-Bari del 23 maggio 2009 (3-2) e Bari-Treviso del 10 maggio 2008 (0-1), entrambe del campionato di serie B, di due stagioni diverse. Gare che sarebbero state vendute a cifre comprese tra i 200mila e i 300mila euro.

Nell’elenco non figurano quattro-cinque persone. Nel «totonomi» per i quali il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis hanno chiesto l’archiviazione non è ancora chiaro se c’è anche quello di Andrea Ranocchia. L’ex difensore biancorosso, oggi in forza all’Inter, è stato tirato in ballo in merito alla presunta combine nella gara contro la Salernitana. Si tratta - ricordiamo - della penultima gara di campionato, con il Bari già promosso in A da un mese e i padroni di casa in cerca di una vittoria per centrare la permanenza tra i cadetti. La posizione di Ranocchia, come quella di Gazzi e Barreto, appare meno grave. A giorni se ne saprà di più.

Una cosa è certa: Antonio Conte, ex allenatore del Bari, tecnico campione d’Italia in carica con la Juventus, nel fascicolo è solo un testimone. Non solo. Stando ad alcune indiscrezioni, oltre a nessun coinvolgimento sul piano penale, al contrario di quanto era emerso sino a non molto tempo fa, pare che il tecnico leccese potrebbe uscire indenne addirittura dalla vicenda anche sul piano sportivo.

Per tanti ex biancorossi, invece, come ad esempio il portiere Jean-François Gillet oggi in forza al Torino, la notifica dell’avviso di chiusura indagini, atto che, di solito, prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, sembra certa. A tirare in ballo Gillet il «pentito» del secondo filone barese sul calcioscommesse, Marco Esposito e anche un altro suo ex compagno di squadra, Davide Lanzafame. Naturalmente si tratta di ipotesi investigative e non ancora di un verdetto sulle loro presunte responsabilità.

Nell’elenco, infine, figurano anche Cristian Stellini, poi divenuto assistente di Conte e due ex dirigenti di società professionistiche. Si tratta di Luciano Tarantino, ex team manager dei biancorossi, stretto collaboratore dell’allora direttore generale Giorgio Perinetti, e di Cosimo D’Angelo, suo omologo nella Salernitana, carabiniere, nonché cognato dell’allora patron della Salernitana Lombardi. La presenza di due ex dirigenti, anche se senza potere di firma, potrà avere delle conseguenze sul piano della giustizia sportiva. Spetterà, naturalmente, al procuratore Stefano Palazzi, valutare i deferimenti per le società, oltre che per i tesserati.

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Dopo Bari-Treviso

Quei trecentomila euro in viaggio

in auto con la moglie di Raijcic

di GIOVANNI LONGO (LA ĠAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 08-01-2013)

Prelevati dopo un lungo viaggio in auto o consegnati a domicilio a Bari, in via Sparano. Trecentomila euro a sconfitta «chiavi in mano». Le modalità per riscuotere il malloppo potevano cambiare. Quelle per dividere la stecca no: a combine riuscita «citofonare Esposito».

Alla vigilia della chiusura spuntano nuovi particolari sul filone partito a seguito delle dichiarazioni del solito Andrea Masiello e confermate, tra gli altri, dal «pentito». «Stasera a casa Esposito». Sotto casa del’ex difensore biancorosso, nel cuore del centro murattiano, come egli stesso avrebbe ammesso nel corso del suo interrogatorio della scorsa estate, c’era chi aspettava pazientemente il suo turno e chi, al contrario, dopo avere venduto la sconfitta della sua squadra, si presentava anzitempo al «bancomat» per così dire ospitato nella sua abitazione. Esposito tira in ballo direttamente Ivan Rajcic che avrebbe avuto un ruolo importante nella presunta combine. Il calciatore avrebbe inviato a Treviso la sua ex moglie per riscuotere da persone vicine alla società veneta 300mila euro, il prezzo della sconfitta. La Procura di Bari ha forti sospetti sul coinvolgimento di alcuni ex dirigenti della formazione veneta. La somma, trasportata dalla donna in auto, sarebbe stata gestita da Esposito. Il «pentito» avrebbe ammesso sostanzialmente di avere fatto da cassiere per i suoi compagni di squadra. Il calciatore, infatti, nel suo appartamento nel cuore del quartiere Murat, avrebbe poi provveduto a dividere la stecca. Una quota un po’ più alta rispetto ad altre circostanze perché non sarebbero stati in molti a decidere di giocare per perdere.

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L’inchiesta La Procura sta per notificare gli avvisi per due gare di B: Bari-Treviso del 2008 e Salernitana-Bari del 2009

Calcioscommesse, chiuso il filone di Bari per 20 indagati

L’accusa «Frode sportiva». Conte rischia sotto l’aspetto sportivo per omessa denuncia

I nomi Gli ex biancorossi Gillet, Stellini Ranocchia per il quale è stata chiesta l’archiviazione

di ROBERTO BUONAVOGLIA (IL MATTINO 08-01-2013)

Le partite di serie B Bari-Treviso e Salernitana-Bari sarebbero state vendute a cifre tra i 200-300mila euro. Ne è convinta la procura di Bari che sta per notificare una ventina di avvisi di conclusione indagini preliminari a calciatori delle tre squadre e ad alcuni dirigenti. Il reato è concorso in frode sportiva.

Tra gli indagati ci sarebbero soprattutto ex calciatori biancorossi, che quelle partite - secondo l'accusa - decisero di perderle tutte e due: Bari-Treviso del 10 maggio 2008 finì 0-1; Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, 3-2. La prima partita sarebbe stata venduta dai baresi per 300mila euro, per la seconda sarebbero stati incassati tra i 200 e i 250mila euro. I soldi del match con la Salernitana - stando agli accertamenti dei carabinieri - non furono consegnati subito dopo l'incontro ma divisi tra i calciatori una settimana dopo.

Filtra poi che gli indagati sono una trentina e che per alcuni di essi il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis chiederanno al gip l'archiviazione. I destinatari dell'avviso di conclusione indagini, che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, dovrebbero essere non più di 25. Tra questi vi sarebbero diversi ex calciatori di Bari, Salernitana e Treviso, e alcuni dirigenti. Estraneo ai fatti l'allora allenatore del Bari e attuale tecnico della Juve, Antonio Conte, che nell'inchiesta è un semplice testimone. Di Conte non è escluso che si possa occupare presto la giustizia sportiva per valutare eventuali profili di omessa denuncia. Il 9 dicembre Conte ha finito di scontare una squalifica di 4 mesi.

A Bari sono invece indagati ex calciatori biancorossi del calibro di Cristian Stellini, poi divenuto assistente di Conte, di Andrea Ranocchia che sarebbe tra i destinatari di uno degli avvisi, ora difensore dell'Inter, e del portiere Jean Francois Gillet (ora al Torino). Le notifiche degli avvisi di conclusione indagini saranno eseguite dai carabinieri del nucleo investigativo di Bari, guidati dal maggiore Riccardo Barbera, che hanno condotto le indagini. Copia degli atti sarà trasmessa alla procura federale della Figc per le valutazioni disciplinari. A breve la procura pugliese concluderà anche le indagini sulle presunte combine di Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari (2-1).

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Inchiesta scommesse

Rinvii a giudizio a Bari

fuori Conte e Ranocchia

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 08-01-2013)

Due partite sospette e circa venti indagati. La Procura di Bari ha chiuso il secondo filone d'inchiesta sul calcioscommesse con una convinzione: le partite Bari-Treviso 0-1 del 10 maggio 2009 e Salernitana-Bari 3-2 del 23 maggio 2009 furono combinate. Per questo saranno rinviati a giudizio diversi ex calciatori delle tre squadre (non dovrebbe esserci Ranocchia, pur indagato) e alcuni dirigenti.

Nell'inchiesta è stato ascoltato anche l'ex tecnico del Bari Antonio Conte, ma solo come persona informata sui fatti. Ora le carte passeranno in mano alla Procura federale per l'indagine sportiva.

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Pagati per perdere, venti indagati

Concluse le indagini sulle partite del Bari con Treviso e Salernitana

La società ora rischia una nuova penalizzazione. Estraneo ai fatti il tecnico Conte

di ENZO TAMBORRA (la Repubblica - Bari 08-01-2013)

Per il Bari i guai non finiscono mai. La chiusura delle indagini preliminari sulle presunte combine nelle partite Bari-Treviso (0-1) di serie B del 10 maggio 2008 e Salernitana- Bari (3-2) del 23 maggio 2009 sempre del torneo cadetto, lasciano pochi dubbi: la Procura di Bari sta per notificare a una ventina di indagati l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Tra i destinatari ci sarebbero molti giocatori che allora vestivano la maglia biancorossa ed anche l'ex team manager Luciano Tarantino, sempre del torneo cadetto. Il possibile coinvolgimento di quest'ultimo ha fatto anche pensare al rischio della responsabilità diretta da parte del club biancorosso, ma Tarantino era tesserato come osservatore e in ogni caso non era un dirigente con potere di firma, presupposto dal quale scaturirebbe la retrocessione della squadra.

Molto più probabile invece il rischio di penalizzazione del Bari per responsabilità oggettiva, come accadde in occasione dell'altro filone di inchiesta. Tra gli indagati, tutti per frode sportiva, non figurerebbe il nome di Antonio Conte, che nell'ambito di questa inchiesta è stato ascoltato come persona informata sui fatti. L'ex allenatore del Bari non rischia nulla sotto il profilo penale, ma potrebbe essere accusato di omessa denuncia dalla giustizia sportiva.

Giallo invece sulla posizione dell'interista Andrea Ranocchia, indagato come molti altri suoi ex compagni di squadra, ma la cui posizione aveva sfumature diverse. Il difensore, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe partecipato alla combine di Salerno, ma non voleva i soldi e forse li regalò all'allora factotum dei calciatori Angelo Iacovelli. Per perdere quella partita, con il Bari ormai in A e i campani in lotta per non retrocedere, sarebbero stati messi su un piatto d'argento 160mila euro, da dividere in caso di sconfitta tra gran parte dei componenti della rosa del Bari. Lo ha spifferato Andrea Masiello, che da pentito ha detto tutto. I biancorossi persero tre a due e la spartizione del denaro sarebbe avvenuta nella palestra dello spogliatoio.

Qualcuno degli ex giocatori di quel Bari felice e vincente, che aveva in Gillet il capitano e Stellini il leader carismatico dello spogliatoio, avrebbe raccontato ogni dettaglio di quello che accadde. Giovani come Lanzafame si sono presentati pallidi in volto davanti ai magistrati. Un anno prima della gara di Salerno, accade qualcosa del genere in Bari-Treviso, ma in quella occasione in pochi giocarono per perdere. Il quadro sarebbe chiarissimo, al procuratore federale Stefano Palazzi giungeranno fascicoli ricchi di testimonianze sulle quali c'è poco da discutere. Per molti ex giocatori del Bari si profila l'accusa dell'illecito sportivo, per la quale si rischiano squalifiche sino a tre anni. Tra domani e venerdì, quando verranno recapitati gli atti, per loro inizierà un conto alla rovescia da brividi.

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Conte respira, si allontana un altro processo

Scommesse, 20 indagati a Bari. Ranocchia verso l’omessa denuncia, difficile il deferimento del tecnico

L’allenatore per la procura non sapeva nulla. Gillet e altri quattro giocatori di A rischiano l’illecito

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica 08-01-2013)

La prima notizia è che Antonio Conte terminerà la stagione senza problemi sulla panchina della Juventus: nessuna nuova informazione di garanzia e soprattutto nessun processo sportivo in arrivo. La seconda è che Andrea Ranocchia probabilmente non finirà alla sbarra in un’aula penale ma rischia un processo per omessa denuncia davanti ai tribunali sportivi. La terza notizia, infine, è che il calcio italiano per troppi anni ha custodito due segreti che ora non sono più segreti. Ma che comunque restano due vicende terribili: Salernitana-Bari e Bari-Treviso, manifesti di come una partita di pallone possa diventare una partita criminale.

Come ha raccontato Repubblica nelle scorse settimane, la Procura di Bari ha chiuso l’inchiesta sulle due partite della stagione 2009-2010 e 2008-2009. I carabinieri del reparto operativo notificheranno nei prossimi giorni poco meno di venti avvisi di garanzia. Si tratta praticamente delle intere rose delle due stagioni trionfali per il Bari che portarono alla promozione. Tra gli indagati ci sono giocatori che oggi giocano in serie A: Jean Francois Gillet (Torino), Andrea Gazzi (Siena), Paul Victor Barreto (Udinese). Iscritto è anche il difensore del-l’Inter, Andrea Ranocchia. Ma per lui la Procura potrebbe decidere l’archiviazione.

I fatti: siamo alle ultime giornate di campionato. Il Bari è già promosso. La Salernitana cerca punti salvezza. Due giocatori campani – Fusco e Ganci – contattano i colleghi baresi e offrono loro una cifra tra i 200 e i 300 mila euro per vincere la partita. I senatori del Bari ne parlano nello spogliatoio: uno dei più attivi è Stellini, all’epoca difensore, poi assistente di Conte al Siena e alla Juve. Decidono di accettare. A portare la mazzetta è un carabiniere che lavora come dirigente nella Salernitana. Il contatto è Luciano Tarantino, allora team manager del Bari. L’incontro con la consegna del denaro avviene, per la prima tranche, sull’autostrada. La seconda verrà consegnata invece al termine della partita che l’emissario della Salernitana guarda a casa di un calciatore, in compagnia della moglie di un altro giocatore del Bari. La Salernitana vince per 3-2. Il giorno dopo avviene la distribuzione della stecca: l’ordine è che tutti la debbano intascare. Gazzi fa qualche resistenza (avrebbe ricevuto un computer), Ranocchia invece rifiuta. Qualcuno dice che in realtà anche lui ha partecipato alla spartizione, ma non ci sono riscontri. Ecco perché la Procura aspetta una memoria del giocatore (Ranocchia si è avvalso della facoltà di non rispondere nel primo interrogatorio) ed è pronta a chiedere a quel punto l’archiviazione.

Da un punto di vista sportivo, per il difensore si profila però una denuncia per omessa denuncia. Mentre per tutti gli altri l’accusa è molto più pesante: illecito sportivo. E Conte? Conte è salvo. La Procura ha creduto alla sua versione: «Era un segreto dello spogliatoio. E gli spogliatoi sanno tenere i segreti ». Troppo deboli, per i magi-strati, invece le incongruenze venute fuori dai racconti di Kutuzov, Colombo e Gillet. Colombo rifiutò di giocare la partita, usando le parole «tanto sanno tutti come andrà a finire», riferite a Conte che gli chiese invece di scendere in campo e di impegnarsi. Colombo fece resistenza, così Conte decise di schierare Kutuzov. Ma tutto questo è troppo poco, secondo i magistrati, per sostenere che Conte si fosse accorto della combine: «Pensavo – ha spiegato l’allenatore della Juve agli inquirenti – che lo scarso impegno si riferisse al gemellaggio tra le tifoserie. Non potevo certo immaginare a una compravendita». Una teoria che avrebbe convinto anche il procuratore della Figc Palazzi, in stretto contatto con il procuratore di Bari, Antonio Laudati: se nell’istruttoria sportiva non emergeranno altri elementi, Conte non sarà neppure deferito.

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SECONDO LA PROCURA PUGLIESE SAREBBERO DUE LE PARTITE DI B TRUCCATE: CON IL TREVISO NEL 2008 E IN CASA DELLA SALERNITANA NEL 2009

Bari, Ranocchia archiviato. Gillet no

Scommesse, chiuse le indagini: Conte estraneo ai fatti, coinvolto il portiere granata

Ancora in corso l’inchiesta su Bari-Samp e Palermo-Bari giocate in serie A nel 2011

di MATTEO DE SANTIS (LA STAMPA 08-01-2013)

Fine delle indagini su due partite di serie B al di sotto di ogni sospetto. La Procura di Bari è convinta che Bari-Treviso (0-1) del 10 maggio 2008 e Salernitana-Bari (3-2) del 23 maggio 2009 siano state vendute per cifre comprese tra i 200 mila e i 300 mila euro. Ora, come prevede l’articolo 415 bis del codice di procedura penale, è arrivato il momento delle notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. I destinatari dell’avviso, che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio, non dovrebbero essere più di 25. Questo significa che per alcuni indagati, complessivamente quantificabili in una trentina tra calciatori e dirigenti, il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis chiederanno al gip l’archiviazione. Tra le posizioni ritenute «non penalmente rilevanti» dall’accusa c’è quella dell’interista Andrea Ranocchia, all’epoca dei fatti in forza al Bari. E, molto probabilmente, anche quella dell’allora suo compagno di squadra Alessandro Gazzi, ora al Torino. Diverse, invece, le situazioni di Cristian Stellini e di Jean François Gillet. L’ex collaboratore di Antonio Conte e l’attuale portiere granata, ma allora a difendere i pali del Bari, sono accusati di frode sportiva. Non saranno soli, ma accompagnati da un bel numero di ex giocatori di Bari, Treviso e Salernitana e dirigenti dei tre club coinvolti. I giocatori del Bari, per l’accusa, avrebbero deciso di perdere con il Treviso per incassare 300 mila euro e con la Salernitana per una cifra tra i 200 e i 250 mila euro. Il malloppo ricavato dalla «vendita» della gara di Salerno, secondo gli accertamenti effettuati dai carabinieri, non fu consegnato subito dopo la partita ma spartito tra i calciatori sette giorni più tardi.

Completamente estraneo ai fatti, sotto l’aspetto penale, Antonio Conte, coinvolto nell’inchiesta in qualità di semplice testimone. Altro discorso, invece, per quanto riguarda la giustizia sportiva: l’attuale tecnico della Juve, ma in quegli anni sulla panchina del Bari, può rischiare il deferimento per un’omessa denuncia. Un rischio valido, nonostante l’archiviazione penale, anche per Ranocchia e Gazzi. Gli atti, infatti, verranno trasmessi dalla Procura della Repubblica alla Procura Federale della Figc di Stefano Palazzi per le valutazioni disciplinari. Ma le indagini baresi non finiscono qui. A breve la Procura del capoluogo pugliese concluderà le inchieste sulle presunte combine, stavolta di serie A, in Bari-Samporia (0-1) del 23 aprile e Palermo-Bari (2-1) dell’8 maggio 2011.

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Chiusa l’inchiesta scommesse

Archiviazione a Bari per Conte e Ranocchia

di DOMENICO SECONDI (Libero 08-01-2013)

Anno nuovo, filone nuovo. Per il procuratore Figc, Stefano Palazzi, sta per aprirsi una nuova pagina dell’indagine calcioscommesse.

Le novità sono in arrivo da Bari, dove la Procura si prepara a notificare a una ventina di persone l’avviso di conclusione delle indagini. Due le partite di Serie B sotto indagine: Bari-Treviso 0-1 del 10 maggio 2008 e Salernitana-Bari 3-2 del 23 maggio 2009 (due match che sarebbero stati venduti dai “galletti” per 300mila e 200mila euro). A breve si concluderà il lavoro parallelo su Bari-Sampdoria 0-1 e Palermo-Bari 2-1. Il prossimo passaggio sarà la richiesta dei rinvii a giudizio per frode sportiva a carico degli indagati, molti ex calciatori delle squadre coinvolte tra cui da tempo figurano l’ex vice di Conte, Stellini, e il portiere del Torino, Gillet. Archiviata la posizione del difensore dell'Inter, Andrea Ranocchia, così come quella di Antonio Conte. Nessun rischio penale dunque per l’allenatore dei pugliesi in quelle due stagioni, ma il tecnico juventino potrebbe rischiare un’altra squalifica per omessa denuncia. A inguaiare l’ex tecnico del Bari sarebbe Corrado Colombo che si sarebbe rifiutato di giocare il match con la Salernitana (giocò Kutuzov).

Palazzi riceverà nelle prossime ore le carte ma non andrà a Bari dopo l’incontro con il procuratore Laudati di questa estate. Il procuratore Figc è infatti impegnato nella preparazione del secondo grado di giudizio sul Napoli (il 16 o il 17) e del processo processo sportivo sul Genoa e su Stefano Mauri.

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CALCIOSCOMMESSE

20 indagati nel filone barese

Ranocchia forse archiviato

art.non firmato (l'Unità 08-01-2013)

La Procura di Bari sta per notificare ad una ventina di indagati (tra cui molti calciatori) l'avviso di conclusione delle indagini preliminari per presunte combine nelle partite Bari-Treviso (0-1) di serie B del 10 maggio 2008 e Salernitana-Bari (3-2), sempre del torneo cadetto, del 23 maggio 2009. Lo si apprende in ambienti giudiziari. Tra i destinatari del provvedimento ci sarebbero anche Jean Francois Gillet, ora in forza al Torino, e Cristian Stellini, ex vice allenatore di Antonio Conte. Proprio l'attuale allenatore della Juve sarebbe a rischio sanzione peromessa denuncia mentre noncorre pericolo dal punto di vista penale poichè non è indagato. Il pm Ciro Angelillis avrebbe invece chiesto l'archiviazione per il difensore dell'Inter, Andrea Ranocchia. Le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini, che solitamente preludono alla richiesta di rinvio a giudizio, saranno eseguite nei prossimi giorni.

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CALCIOSCOMMESSE SVOLTA NELL’INCHIESTA PUGLIESE

IL TECNICO DELLA JUVE E’ ENTRATO NELL’INDAGINE COME PERSONA INFORMATA

DEI FATTI: FU ASCOLTATO LO SCORSO SETTEMBRE DAI MAGISTRATI PUGLIESI

GARE TRUCCATE: ALTRI 20 INDAGATI

Conclusa l’indagine a Bari. Partite vendute per 200-300 mila euro. Archiviata la posizione di Ranocchia

Conte testimone L’allenatore della Juve era stato convocato come testimone. Ora Palazzi potrebbe risentirlo

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 08-01-2013)

L’inchiesta sul «laboratorio del tarocco» di Bari è giunta alla svolta decisiva. Una ventina di giocatori e dirigenti di Bari, Treviso e Salernitana, stanno per essere raggiunti dall’avviso di conclusione indagini — che precede la richiesta di rinvio a giudizio — con la contestazione del reato di frode sportiva.

Le partite oggetto dell’inchiesta della procura barese sono due: Bari-Treviso del 10 maggio 2008 (0-1) e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, (3-2). Secondo l’accusa, alcuni giocatori del Bari decisero di perderle entrambe. La gara con il Treviso sarebbe stata venduta per 300mila euro, mentre quella con la Salernitana avrebbe fruttato una cifra tra i 200 e i 250mila euro. Un ‘tesoretto’ quest’ultimo, che secondo la ricostruzione degli investigatori non fu consegnato subito dopo il match ma diviso tra i calciatori implicati una settimana dopo.

Gli indagati, sarebbero una trentina e per alcuni di essi il procuratore di Bari Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis chiederanno al gip di archiviare. Tra i destinatari degli avvisi vi sono molti ex calciatori di quel Bari, oltre che alcuni tesserati del Treviso e della Salernitana. Una volta conosciuta l’accusa, molti dei tesserati, tra i quali anche coloro che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nella fase dei primi interrogatori, potrebbero decidere di raccontare le loro verità dando nuova spinta all’inchiesta.

Tra gli indagati di spicco dell’indagine, l’ ex Bari oggi al Torino Jean Francois Gillet, Cristian Stellini, ex collaboratore di Conte (e all’epoca dei fatti giocatore del Bari) già condannato nel processo sportivo della scorsa estate, e l’interista Andrea Ranocchia, la cui posizione dovrebbe essere archiviata. L’allenatore di quel Bari era Antonio Conte, interrogato agli inizi dello scorso settembre per tre ore dai magistrati baresi, senza avvocato e semplicemente come persona informata dei fatti. Sul piano penale, dunque, il tecnico della Juve non rischia nulla. Sul fronte della giustizia sportiva, Conte, al pari di Ranocchia, potrebbe essere convocato dagli ispettori federali per capire se fosse a conoscenza degli accordi presi dai suoi giocatori.

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Gillet, torna l’ansia

Rinvio a giudizio? Gazzi e Barreto sperano nell’archiviazione

La Procura di Bari chiude le indagini: pure Palazzi dovrà fare i processi. Toro su Lobont e Benussi per la porta. Non molla Barreto, ma...

di MARCO BONETTO & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 08-01-2013)

La procura di Bari cala le carte e forse già da oggi il pm Angelillis notificherà a una ventina di indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (preludio al rinvio a giudizio) sulle presunte combine Bari-Treviso (0-1) e Salernitana-Bari (3-2) delle stagioni 2007/08 e 08/09. L’inchiesta nasce dalle nuove rivelazioni di Andrea Masiello nella scorsa estate, confermate da un fax di Micolucci in procura federale. Frode sportiva, questa l’accusa per tutti. Tra questi ci sarebbero i nomi di quasi tutto il Bari di Antonio Conte , compreso il suo ex vice (allora giocatore) Cristian Stellini e l’attuale portiere del Toro, Francois Gillet . Tra gli indagati anche gli ex giocatori della Salernitana Ganci e Fusco , che secondo l’ipotesi dell’accusa si adoperarono per “abbordare” i loro ex compagni e organizzare un accordo di circa 300 mila euro come dividendo per l’intero spogliatoio barese. Gli unici a rifiutare furono i più giovani: Gazzi, Barreto e Ranocchia . I primi due ebbero un pc in regalo, l’attuale interista regalò la sua quota al tuttofare Iacovelli . Per i tre si profila l’archiviazione perché ritenuti soggetti «penalmente non rilevanti». Anche la posizione dell’ex tecnico Conte si sarebbe notevolmente attenuata. Per gli archiviati in sede penale non va però esclusa l’accusa (in sede di giustizia sportiva) di omessa denuncia (da 6 a 12 mesi di squalifica). Per gli altri il rischio è il ben più grave illecito sportivo: 3 anni e mezzo di stop. In questi giorni il pm federale Stefano Palazzi farà tappa a Bari per raccogliere l’intero materiale utile ad allestire una nuova inchiesta sportiva che al momento si ferma proprio su Masiello e Micolucci più le parole di Lanzafame , l’unico ad aver chiesto di parlare con Palazzi appena esplose il polverone. Il pm del pallone dovrà ascoltare circa 20-25 tesserati, ma dovrà anche andare di pari passo con gli ulteriori sviluppi dell’indagine penale: da questo momento chiunque potrà chiedere di essere sentito dalla magistratura per chiarire la propria posizione e la gran parte dei convocati finora si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Tutto lascia pensare che il seguente processo non avverrà prima di fine stagione, a meno di clamorosi anticipi in primavera.

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Network Lotito: calcio del futuro

Lazio e Salernitana volano: la sinergia funziona

E' questo il miglior momento sportivo del dirigente: biancocelesti secondi granata primi.

di Michele Marchetti -Corsport Roma -8-01-2012

Piaccia o no, Lotito ha bruciato tutti sul tempo ed è il primo che in Italia ha capito che il futuro del calcio passa attraverso la creazione di un sistema integrato di società. La crisi economica che attanaglia il Paese colpisce anche il mondo del pallone e fa sentire ancora più pesanti le conseguenze man mano che si scende di categoria. L’altra faccia della medaglia però è che proprio queste difficoltà aprono – come sempre avviene – occasioni interessanti a chi riesce a intravedere luce al di là delle nubi. Lotito ebbe questo fiuto due estati fa. Ed è qui che comincia la storia.

Caldo a Via Allegri - Nel 2011 l’estate a Roma fu rovente, solito clima che accompagna il consueto Consiglio Federale che decide le ammissioni in Lega Pro. In parole povere chi resta tra i professionisti e chi invece scivola nelle sabbie mobili del mondo dei Dilettanti. Tra le tante “vittime” quell’anno si contava anche la Salernitana: bocciata dalla Covisoc per non avere i conti in regola, non aveva avuto neppure la forza di presentare ricorso. Solo qualche settimana prima tuttavia aveva accarezzato il sogno di salire in Serie B perdendo ai play off contro il Verona. Fu in quel momento che Lotito decise in un attimo. Prese sottobraccio il vicepresidente federale, Carlo Tavecchio, presidente della Lnd (la Serie D ricade dunque sotto il suo controllo) e gli confidò la sua intenzione. Il resto avvenne con grande rapidità, grazie al supporto decisivo del cognato Marco Mezzaroma. Lotito entrò in possesso della Salernitana per 300mila euro. La nuova società fu chiamata Salerno, ma il nome e gli inediti colori sociali blaugrana sono durati appena un anno. Poi il ritorno all’antico.

La cavalcata - Dopo un anno di purgatorio in Serie D la squadra campana ha subito fatto ritorno tra i professionisti. Nel campionato di Seconda Divisione in corso la Salernitana (con nome e colori tradizionali) veleggia verso la promozione. Prima a sei punti di distanza dalla seconda.

La combinazione - Lotito sta vivendo il suo miglior momento da quando è diventato dirigente sportivo. La Lazio ha chiuso il girone d’andata al secondo posto, riducendo il gap con la Juve a cinque punti. Petkovic tiene volutamente i toni bassi, ma se si indovineranno gli innesti nel mercato di gennaio, la Lazio potrebbe davvero tentare il colpo grosso. A Roma si gioisce. A Salerno anche. La squadra campana lanciata verso la Prima Divisione sembra già lontana anni luce dalle tenebre della Serie D.

Lotito re mida - Tutto ciò che tocca si trasforma in oro? No, non è una formula magica, ma i risultati di una strategia oculata studiata su alcuni punti di forza. La sinergia volta a creare un bacino straordinario per la società di Serie A e al contempo fornire prospettive di crescita importanti per un club rinato dalle ceneri di un fallimento. Lotito dopo un anno e mezzo vede tangibili i frutti della sua intuizione sportiva: trasformare Salerno in una fruttifera sponda calcistica per la Lazio in un’idea di network capace di autorafforzarsi. Ogni soggetto del sistema fornisce e riceve aiuti in uno scambio fluido di calciatori, esperienze e conoscenze. La squadra granata è diventata naturalmente la formazione dove mandare a far maturare i giovani talenti biancocelesti. Senza costi aggiuntivi e comproprietà, con la certezza di giocare comunque in casa. Un nuovo progetto per il calcio italiano che tutte le componenti, visti i chiari di luna, guardano con grande interesse.

Oltre cinquemila spettatori di media allo stadio Arechi

Salerno si conferma piazza caldissima. Con oltre cinquemila spettatori dl media è di gran lunga il record In tutta la Seconda Divisione. In Prima Divisione tengono testa alla Salernitana, soltanto i numeri del tifo prodotti dal Lecce. E dal Perugia: la media spettatori al Curi è di 7.500 con punte anche di undicimila come avvenuto In occasione del derby con il Gubbio. Tremila gli abbonati. Quella granata resta comunque una performance che al mette alle spalle sei-sette piazze dl Serie B

LA NORMA NOIF

Ma le partecipazioni a più club sono vietate

Come può Lotito, già presidente della Lazio, diventare proprietario di un'altra società professionistica? La domanda è ancora senza risposta. I vertici della Figc sono al lavoro per risolvere un caso spinoso: come permettere compartecipazioni societarie in un calcio che ha estremo bisogno di imprenditori che vogliano impegnarsi anche nelle categorie inferion.

IL TESTO - L'articolo 16 delle Noif non ammette «partecipazioni o gestioni che determinino in campo al medesimo soggetto controlli diritti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica.. Discorso chiuso? Non proprio, ma per modificare la norma è necessario che si pronunci l'assemblea statutaria e i tempi non appaiono brevissimi, anche se un'apertura sul tema è attesa per la stagione 2013-2014.

LA DEROGA - In attesa che il gruppo di lavoro formato dai tre vicepresidenti federali (Albertini, Macalli e Tavecchio) proponga una soluzione tecnica, la scorsa estate Lotito ha incassato il sì del Consiglio Federale (una moratoria temporanea?) all'iscrizione. Il problema pratico potrebbe esplodere in Tim Cup: se la Salernitana dovesse andare avanti nella competizione e arrivare alla fase finale, come ci si comporterebbe davanti a una sfida Lazio-Salernitana?

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Palazzi accelera su Bari

Prescrizione da evitare

Il procuratore al lavoro: audizioni e deferimenti entro maggio Circa 30 tesserati coinvolti per le gare con Treviso e Salernitana Le indagini penali vanno avanti: si punta al clan e a un possibile riciclaggio

Francesco Ceniti-Maurizio Galdi - Gasport - 9-01-2012

GLI AVVISI — Nel primo avviso di fine indagine, nel quale compaiono i nomi di 27 calciatori, viene contestato il reato di concorso in frode sportiva in relazione agli incontri di serie B ritenuti truccati: Bari-Treviso del 10 maggio 2008 che finì 0-1, e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, 3-2. Gli incontri - secondo l'accusa - furono venduti dai biancorossi in cambio di danaro. Nel secondo avviso di fine indagine compaiono - a quanto è dato sapere - i nomi di sei calciatori, quattro dei quali ex biancorossi, accusati di concorso in frode sportiva per le presunte combine di Bari-Sampdoria (0-1) e Palermo-Bari (2-1). Nel terzo provvedimento viene contestato a tre capi ultrà del Bari, già arrestati il 10 maggio 2012, il reato di concorso in violenza privata per aver minacciato e preso a schiaffi un calciatore biancorosso per costringere la squadra a perdere le ultime due partite di campionato Cesena-Bari e Bari-Sampdoria della stagione 20120-2011, e per aver tentato di aggredire un atleta biancorosso che si sottoponeva ai controlli antidoping al termine della partita Bari-Chievo del 20 marzo 2011.

I FATTI — Tutto cominciò con Bari-Treviso: soldi in cambio di una vittoria che valeva la salvezza. Il precedente avrebbe innescato e condizionato anche la gara con la Salernitana. La paura di una retrocessione spinge i giocatori dei campani a "convocare" i colleghi avversari nella settimana della sfida. La richiesta è la solita: "perdete". L’incontro avviene in autostrada: il Bari già promosso e il gemellaggio fra le due tifoserie avrebbe comunque fatto da "cuscinetto". Conte, allora tecnico dei biancorossi, è tenuto all’oscuro di tutto. Qualcuno gli dice che le motivazioni sono poche, ma nessuno parla di combine e il risultato (3-2) non gli lascia sospetti. Lo ha detto chiaramente al capo della Procura di Bari, Antonio Laudati, nell’interrogatorio di tre ore. E lo ha convinto.

AARIVANO I SOLDI Ma torniamo all’incontro in autostrada: il "favore" gratis non regge anche perché c’è il precedente col Treviso. Arriva il rilancio: "Possiamo pagare". I senatori del Bari allora convocano l’intera squadra in palestra. Avrebbero spiegato: "C’è questa offerta. Dobbiamo essere tutti d’accordo". Il "sì" alla combine arriva, ma la Procura di Bari negli atti di chiusura indagini spedite l’altro ieri fanno dei distinguo: Ranocchia, Gazzi e Barreto si dissociano dal tarocco rifiutando i soldi. E’ una scelta che dovrebbe evitargli una richiesta di rinvio a giudizio per frode sportiva (ma non l’omessa denuncia in sede sportiva). Il resto della ricostruzione è semplice. Gli inquirenti sono convinti che i soldi (300 mila euro circa) siano consegnati a casa della moglie di un calciatore: lo fa un carabiniere forse legato alla dirigenza della vecchia Salernitana. Aspetta la fine della gara per evitare sorprese. Dal giorno dopo c’è la fila per avere la busta. Ma la Procura non è convinta che si sia limitato a questo. Troppe voci parlano di accordo "venduto" ad altri calciatori. C’è una traccia: su un sito estero ci sono puntate enormi su quella partita. Si parla di milioni di euro. Chi li ha giocati? L’inchiesta punterà ora al livello superiore, quello da sempre nel mirino. L’ipotesi di reato è riciclaggio

LA GIUSTIZIA SPORTIVA Palazzi, rientrato ieri dalle vacanze, ha già cominciato a leggere il fascicolo di Bari. Il problema in questo caso è la prescrizione e per questo il Procuratore federale vorrebbe chiudere audizioni e deferimenti entro maggio. Si tratta di sentire almeno una trentina di tesserati tra calciatori e dirigenti. Intanto la posizione del Bari, con un eventuale coinvolgimento di un suo dirigente, non comporta rischi: sarebbe tesserato come osservatore e senza poteri di firma.

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C'eravamo tanto amati

Finiti i tempi delle strategie comuni: ora Juve-Milan si gioca pure in Lega

Nell'era Giraudo, battaglie assieme a Galliani per la gestione dei diritti televisivi; adesso è "match" per eleggere il nuovo presidente. Le polemiche per le sviste arbitrali, però, sono in calo...

FABIO RIVA TORINO. In campo è facile: 3-5-2 da una parte. 4-3-3 dall'altra. E vinca il migliore, a suon di giocate o episodi che siano. Fuori dal campo, invece, è diverso: strategie e tattiche sono ben più complesse, laboriose. Di sicuro, poi, le partite durano più di 90 minuti più recupero: durano settimane, fors'anche mesi... Al di là del match di coppa Italia di oggi, dunque, è curioso vedere, capire come andrà a finire la "partita" che Juventus e Milan stanno giocando all'interno della Lega calcio di serie A: c'è un presidente da eleggere, ci sono due candidati (e un "jolly") da votare. Nello specifico, c'è un partito - di cui fanno parte anche il club bianconero, insieme con Inter, Roma e Napoli tra le altre - che spinge per Andrea Abodi... premier. E ce n'è un altro che invece preme per la "promozione" dell'attuale presidente del collegio dei revisori della Lega, Ezio Maria Simonelli: una candidatura lanciata proprio dal club rossonero. Sullo sfondo, nel caso in cui la difficoltà di trovare una figura alternativa risultasse insormontabile, prenderebbe quota l'eventualità di una conferma di Maurizio Beretta, presidente uscente e dunque - nel caso - rientrante.

IL PASSATO Venerdì potrebbe esserci un verdetto, al quarto tentativo dopo i tre scrutini andati a vuoto. A prescindere dall'esito, è comunque curioso porre l'accento - come anticipavamo - sul fatto che Juventus e Milan si ritroveranno "rivali". A dispetto dei forti rapporti che hanno caratterizzato i due club in passato. La grande sintonia tra Antonio Giraudo e Adriano Galliani (presidente di Lega, anche, dal 2002 al 2006), le battaglie combattute insieme per la gestione dei diritti televisivi. Vissute parallelamente alle battaglie che invece venivano combattute "contro", sul campo, laddove ci si contendevano scudetti e coppe Europee.

IL PRESENTE Con il passare del tempo, la situazione è cambiata. Sotto la gestione DI Andrea Agnelli e Giuseppe Marotta i rapporti diplomatici hanno vissuto alti e bassi, dettati - inizialmente - soprattutto da questioni legate al calcio giocato: il famoso gol non convalidato a Muntari, le liti furibonde e gli insulti nel tunnel degli spogliatoi tra Antonio Conte e Galliani, gli strascici polemici che hanno accompagnato la volata scudetto a suon di botta e risposta tra protagonisti. A margine della stagione 2012-2013, invece, è paradossalmente "scoppiata la pace" per ciò che riguarda le sviste arbitrali: meno provocazioni, meno attacchi, anche quando la Juventus ha subito un torto degno del caso Muntari e si è vista assegnare contro un rigore per un presunto fallo di mano di 'ala, che invece fallo di mano non era. Al di là della comprensibile voglia di rifarsi, voglia di rivincita da consumare oggi, nessuno è andato sopra le righe, le polemiche sono state ridotte al minimo. Quanto alle strategie politiche, però, la contesa continua. Ben più accesa ed equilibrata di quanto non sia quella per la conquista dello scudetto

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IL SOPPORTATO E L'IDOLATRATO

MAURIZIO CROSETTI - La Repubblica 9-01-2012

Tra il sopportato Allegri e il santificato Conte c'è l'esatta misura per calcolare la distanza tra Juventus e Milan. Perché non è immaginabile un modo più diverso di trattare il proprio allenatore.

Neppure ai tempi del "comunista"Zaccheroni, con il suo bizzarro scudetto non previsto, Berlusconi aveva tanto sullo stomaco un tecnico. E neppure all'epoca dei gloriosi Trapattoni e Lippi, lafamigliaAgnelli (oggi, in parte, famiglia Elkann) aveva idolatrato così l'uomo della panchina. Il povero Allegri è tenuto da mesi sotto scacco, il suo presidente scende dall'elicottero a Milanello e incensa Guardiola; invece Conte è stato difeso sempre, a oltranza, persino e soprattutto nel giorno della prima sentenza sulle scommesse del Siena: ed erano dieci mesi di squalifica, mica dieci minuti. Nella capacità bianconera di far quadrato attorno all'allenatore, subito e comunque, c'è la spiegazione di gran parte dei successi ottenuti con Conte in contumacia. E nello scetticismo del vertice rossonero (non di Galliani, almeno in parte) nei riguardi di Allegri c'è sicuramente un'incrinatura, l'anticamera di un indebolimento se non addirittura uno svuotamento di potere, e di credibilità, verso colui che deve condurre la squadra: un capo debole non può mai chiedere vera forza alla truppa.

Inviso a Berlusconi e clamorosamente solo, eppure ugualmente sereno ed equilibrato, Allegri fa quello che può con la squadra che ha, vampirizzata nell'ultimo mercato per ragioni di cassa: è ancora in Champions, provaarisalire in campionato ed evita di guardare il cielo, non fosse mai che poi plana un elicottero. Sostenuto ed anzi esaltato da Agnelli, carismatico di suo e pressoché messianico nei fatti, Conte raccoglie i fiotti di un vero gioco di squadra: a dimostrazione che una società forte è il primo mattone di qualunque edificio, catapecchia o cattedrale che sia.

Difficile vincere e resistere a dispetto dei santi (e dei cavalieri), ma Allegri insiste e il calcio non è algebra, qualche stranezza la regala sempre. Difficile non diventare un sovrano assoluto quando il consenso è così sterminato, anche se il calcio di cui sopra ha memoria vari abile e volubilità manifesta: contano solo i risultati, e Conte lo sa. Ma provate voi a ottenerli con un presidente quasi schifato o almeno schizzinoso, un presidente choosy.

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