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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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intervista

Vulpis: «Il calcio fattura milioni, servono più controlli»

di MASSIMILIANO CASTELLANI - Avvenire - 4-10-2012

«Credo che nel calcio italiano essendoci società che fatturano oltre 50 milioni di euro, non dovremmo meravigliarci se la Guardia di Finanza poi proceda a un controllo. Vigilare su un business come quello del pallone forse sarebbe d'obbligo. E per fortuna che questi controlli sono in sensibile aumento». È il commento dell'esperto, il direttore di SportEconomy, Marcel Vulpis, che non è affatto sorpreso dell'azione di indagine compiuta dagli agenti della Guardia di Finanza nella sede del Napoli.

Converrà, però, che il tifoso napoletano - e non solo - in qualità di privato cittadino rimanga un po' spiazzato.

«Il tifoso deve stare tranquillo ed, anzi, essere contento, perché mentre il suo conto bancario in ogni momento è sotto gli occhi di un qualsiasi "Serpico', per quello delle società calcistiche non accade. Non esiste una tracciabilità dall'inizio alla fine per ciò che attiene alle operazioni di calciomercato e questo, spesso, può riservare delle sorprese. E non alludo al caso specifico del Napoli, ma a un "problema di sistema calcio».

Per essere più chiari?

«Vuol dire che troppe volte i conti non tornano. Che non esiste mai una cifra oggettiva e reale riguardo all'effettivo valore commerciale e al relativo pagamento del cartellino di un calciatore. Per questo, poi, si creano delle situazioni paradossali, tipo il "caso Pastore':.».

Ci rinfreschi la memoria...

«L'argentino del Palermo quotato 4 milioni di euro che nell'arco di una stagione, per incanto, è passato alla stupefacente cifra di 43 milioni. Tanto l'ha pagato il Paris Saint Germain l'estate del 2011 al presidente Zamparini. E, colpo di scena, un minuto dopo la firma del contratto il presidente del Palermo ha denunciato il procuratore di Pastore (Simonian) con l'accusa di estorsione. Sono ancora in causa e questo lo trovo pazzesco... Serve una Borsa valori del calciatore, con parametri commerciali reali».

A Napoli si indaga sul contratto di Lavezzi, passato anche lui al Paris Saint Germain. Una casualità?

«Sicuramente c'è una nemesi storica tra l'esperienza napoletana di Lavezzi e quella di Diego Armando Maradona...».

Ovvero?

«In entrambi i casi le problematiche di natura fiscale - nel caso di Maradona evasione milionaria -, casualmente escono fuori dopo che i giocatori hanno varcato la dogana di Ventimiglia».

Situazioni comunque torbide, quanto il denaro in "nero" che viene impiegato per pagare gli stipendi ai calciatori.

«È un fenomeno che, indubbiamente, esiste ma riguarda per lo più società di categorie minori. E una delle cause del prepotente rigurgito del Calcioscommesse. La cronaca recente ci parla di ingaggi in "nero" non rispettati dal presidente e il calciatore che fa? Si mette d'accordo per "combinare" la partita e guadagnarsi i soldi persi per via di quelle promesse non mantenute dal club».

Uno scenario che non ha nulla a che vedere con lo sport.

«Quando il giudice Guariniello parla del calcio come di un mondo "omertoso" dice la sacrosanta verità. I calciatori che non vedono rispettati i propri contratti potrebbero mettere in mora il proprio presidente e fare fallire la società. Ma, guarda caso, non lo fa nessuno, perché poi dovrebbero rispondere dei premi e degli ingaggi pattuiti in "nero'. Denunciando romperebbero il "giocattolo" e questo non è previsto dal sistema»

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e venne il giorno delle esequie di Huskylover - così aveva voluto l'Or-co

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Calcio, Moggi: Chiederò all'Inter e a Moratti molto più di 1 milione

Roma, 4 ott. (LaPresse) - "Chiederò all'Inter e a Moratti un mega risarcimento. Non un milione di euro, ma molto di più". Luciano Moggi si è così espresso ai microfoni di 'Radio2' riguardo all'affaire Telecom. Dall'indagine sarebbero emersi pedinamenti nei confronti dell'ex direttore generale della triade; "La verità sta pian piano venendo a galla -ha aggiunto- io avevo parlato di uno spionaggio industriale ,che seguiva i nostri percorsi commerciali e anche sportivi". Moggi ricorda che furono gli stessi che lo pedinavano a confermare queste vicende: "hanno detto che era Moratti a decidere ed è emersa un'altra cosa importante, che seguivano addirittura i nostri osservatori" ha ricordato l'ex protagonista del mondo del calcio italiano. Moggi ha detto la sua anche sul calcio giocato lontano dai tribunali, difendendo gli allenatori sotto il mirino delle critiche come Allegri e Zeman: "Se Allegri si trova mezza squadra non è colpa sua -ha commentato- Il posto dovrebbero rischiarlo chi ha venduto i giocatori del Milan senza rimpiazzarli". Sul tecnico della Roma invece Moggi invita ad avere pazienza: "Bisogna conoscere le sue caratteristiche, la società può avere sbagliato a dargli giocatori non adatti alla sua idea di calcio". Non poteva mancare il riferimento ad Antonio Conte, verso cui l'ex manager appare totalmente solidale: "Ci mancherebbe che non tornasse -ha concluso- non ha fatto nulla".

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Calcio: Rivoluzione nelle sponsorizzazioni di maglia italiane

La Federcalcio italiana apre alle sponsorizzazioni di maglia. Non sarà come il campionato francese o brasiliano (dove appaiono improponibili patchwork), ma i club di serie A e di altre Leghe potranno sfruttare maggiormente la superficie espositiva per fini commerciali. Nella massima serie i 20 club potranno vendere alle aziende sponsor fino a 350 cmq, in B, e nelle Leghe a seguire, invece, sarà possibile non solo apporre marchi sui calzoncini di gara, ma anche un brand sul retro-maglia (è la prima volta nella storia del calcio tricolore), come già avviene in altri campionati. Una scelta epocale segno dei tempi, considerata la crisi economica del Paese.

Di seguito il testo del comunicato della FIGC del 28 settembre 2012, dove si parla di queste importanti novità:

Il Consiglio Federale Vista la modifica all’art. 72 delle N.O.I.F. approvata in data odierna; ritenuto opportuno alla luce di tale modifica ridefinire dimensioni e modalità di utilizzo degli spazi pubblicitari sugli indumenti di giuoco; visto lo statuto federale, delibera:

Le società della Lega Nazionale Professionisti Serie A possono utilizzare sulle maglie da giuoco uno spazio per la pubblicità da sponsor commerciale fino a 350 cmq. e possono inserire all’interno di tale spazio non più di due marchi, di cui uno al massimo di 250 cmq.

Le società delle altre Leghe e del S.G.S. possono utilizzare sulle maglie da giuoco uno spazio per la pubblicità da sponsor commerciale fino a 250 cmq nella parte anteriore e fino a 150 cmq, nella parte posteriore. In tal caso le società della L.N.P. Serie B e della Lega Pro possono inserire nello spazio anteriore fino a due marchi e nella parte posteriore un solo marchio, mentre le società della L.N.D. e del S.G.S. possono inserire nella spazio anteriore fino a tre marchi e nella parte posteriore un solo marchio. Le società della L.N.P. Serie B, della Lega Pro, della L.N.D. e del S.G.S. possono apporre altro marchio pubblicitario, di dimensioni non superiori a 75 cmq, sui pantaloncini da giuoco.

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Narducci, pm Napoli: "Calciopoli non ha cancellato i mali del calcio"

04.10.2012 18:41 - calciomercato.com

Il pm di Napoli Giuseppe Narducci è intervenuto a Retesport sullo scandalo Calciopoli risalente al 2006. Queste le sue dichiarazioni.

Che idea si è fatto del mondo del calcio?

"Non avevo idea prima del 2004 - quando feci la prima indagine sul Calcioscommesse di Serie A e B - di che mondo fosse, avevo solo un'idea da tifoso, devo dire che l'impatto fu agghiacciante. Vivendolo dall'interno ho scoperto tutta un'altra realtà con molti lati oscuri perché le cose sono in modo diverse rispetto a come appaiono".

Su Calciopoli.

"E' stato fatto un ottimo lavoro perché dal punto di vista investigativo ha rappresentato qualcosa di irripetibile nella storia giudiziaria italiana. Le difficoltà e l'impegno in un'indagine di questo tipo è stata di gran lunga superiore rispetto ad un'indagine di criminalità mafiosa, perché si trattava di verificare le nostre ipotesi di reato rispetto ad una realtà particolare. Sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto".

Perché non si è andato avanti nelle indagini che riguardavano anche l'Inter?

"Dal materiale del processo sono rimaste fuori tante cose perché alla fine dell'indagine bisognava portare solo i fatti che dimostrassero l'esistenza di reati, non quelli che riguardavano episodi di malcostume; di quelli comunque ce ne sono tantissimi all'interno dell'indagine. I Pubblici Ministeri avevano l'obbligo di esporre solo i fatti che dimostravano l'illecito penale, non altro".

Su Scommessopoli.

"Quando parlo di una situazione migliorata o comunque di una situazione diversa rispetto a quella che esisteva prima del 2005/2006 penso di non fare un'affermazione esagerata. I mali del calcio non si esauriscono nei fatti accertati da Calciopoli e non finiscono con i protagonisti di Calciopoli, però non esiste più quel meccanismo illecito che ha operato attraverso un'associazione a delinquere. Dopo quella esperienza abbiamo voltato comunque pagina e certo, proseguono comunque tante vicende ma secondo me tra Scommessopoli e Calciopoli non c'è nessun rapporto, nessun legame. Nella gerarchia dei fatti penso ci sia poco da discutere: ciò che emerso da Calciopoli sono fatti molto duri perché quell'entità, chiamato Gruppo Moggi, aveva i caratteri propri dell'associazione per delinquere prevista dal Codice Penale. Questa gravità non la riscontro in Scommessopoli, la mia non è una lettura riduttiva perché non sto parlando di fatti trascurabili, anzi. Sono situazioni strutturali del calcio italiano perché in futuro si riparlerà di questa vicenda, basta pensare a cosa è successo negli anni '80-'90, cioè la presenza di un organizzazione estranea al calcio che penetra in questo mondo corrompendolo".

Si può parlare di occasione persa?

"Ricordo come all'epoca si aprì un periodo di speranza che coincise con i pochissimi mesi di gestione quale Commissario Straordinario della Federcalcio di Guido Rossi, qualcosa che possiamo paragonare al primissimo periodo di Mani Pulite o Tangentopoli. Furono delle speranze che però vennero tradite perché sarebbe toccato al mondo del calcio rigenerarsi anche nella sua cultura e nella sua mentalità. Questa sì che è stata un'occasione persa. Nel libro ("Calciopoli, la vera storia", ndr) ho voluto ricostruire la vicenda cercando di offrire ai lettori solo ed essenzialmente i fatti. Su Calciopoli si è scritto di tutto e di più, un'orgia di notizie e di commenti in cui sembra che sia stato detto tutto. A volte invece credo che, soprattutto dopo passati alcuni anni, sia opportuno ripensare a quegli avvenimenti per offrire il ventaglio maggiore possibile di fatti e circostanze".

Sulla giustizia sportiva.

"La giustizia sportiva ha il problema di dover per forza fare in fretta perché il Campionato preme. Comprendo le critiche rivolte da più parti perché questa esigenza di celerità può scontrarsi con l'esigenza di approfondimento e conoscenza vera del materiale. Nell'agosto del 2006 ricordo che ci fu questa esigenza, anche perché eravamo a ridosso dei Mondiali; le decisioni prese confermarono la bontà di quel materiale anche se si verificò una circostanza strana perché la giustizia sportiva emise quelle sentenza senza avere a disposizione qualcosa che poi nel processo penale si rivelò essere elemento di forza maggiore: scoprimmo la rete delle schede telefoniche straniere soltanto nel 2007, quelle avrebbero accertato l'associazione a delinquere. Probabilmente le sanzioni sarebbero state più dure perché quella rete clandestina sarebbe stata uno dei capisaldi per accertare l'associazione a delinquere".

Sulle dichiarazioni di Moggi che parla continuamente di complotto ai suoi danni.

"Potremmo scoprire svariate altre entità, parlando di complotto giudaico-massonico (ride, ndr), che ha guidato le menti e le mani di Carabinieri, PM e Giudici. Sono dichiarazioni ossessive queste. Ci sia stato un collegamento tra i fatti riguardanti le storie Telecom, Tavaroli, Cipriani e la nostra indagine, ogni volta questa tesi viene riproposta ma io e i miei colleghi ci domandiamo cosa c'entra tutto questo. I fatti veri sono che dopo aver concluso quella famosa indagine del 2004 circa le scommesse e gli incontri alterati che riguardarono alcuni calciatori come Bettarini, la nostra indagine proseguì e attorno alla storia della famosa "combriccola romana" cioè di un gruppo arbitrale, partirono delle intercettazioni che durante il Campionato 2004-2005 cominciarono a dare i propri frutti. Non si tratta di storie segrete perché si trovano tutto nelle carte del processo e nelle deposizioni testimoniali. Non penso ci sia altro da aggiungere".

Se le intercettazioni fossero cominciate prima?

"In parte io credo che si sarebbe trovato qualcosa perché ci sono una serie di avvenimenti che saltano fuori attraverso alcune deposizioni e intercettazioni - fra tutte una vicenda che riguarda Carlo Ancelotti - che fanno ritenere che tutto questo non sia nato improvvisamente il 15 di agosto del 2004. Le prime intercettazioni a partire furono quelle della Procura di Torino e attraverso queste si capisce che quel gruppo di persone era già attivo da un bel po' di tempo prima. Credo che si sarebbe colto quasi lo stesso tipo di dinamiche studiate poi in quel periodo".

Sulla figura di Carraro.

"Ritenemmo di individuare a carico di Carraro non una responsabilità uguale a quella degli altri, ma eravamo convinti che lui non appartenesse a questa associazione; cogliemmo invece che nello sforzo di assicurare un sottilissimo e precario equilibrio delle dinamiche interne alla Federazione, Carraro si fosse adoperato nell'interesse di alcune squadre, come della Lazio. Facemmo così richiesta di processare anche lui. I giudici non ritennero che vi fossero elementi sufficienti per farne un processo a suo carico, noi però eravamo convinti della bontà delle nostre idee ma non ci fu data ragione e quella sentenza di proscioglimento ai danni di Carraro rimase tale".

Su Carlo Petrini.

"Il mio libro è dedicato a Carlo per varie ragioni, tanto più che oggi penso sia diventato il simbolo di un calcio pulito in tutti i sensi. E' un'immagine di speranza proprio perché è il simbolo di un calcio scellerato visto che è stato protagonista di qualsiasi nefandezza di questo mondo: doping, incontri truccati e mille altre vicende. Era però protagonista di una storia unica del calcio, cioè di chi si riscatta scegliendo di rompere il muro dell'omertà. E' giudicata ancora oggi un'eresia quella di Carlo visto che il mondo del calcio è un mondo omertoso. Chi ricorda i nomi dei pochi coraggiosi che hanno detto qualcosa sul processo Scommessopoli? Basta pensare al caso Farina".

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FATTURE, SPONSOR E RIMBORSI SPESE

COSÌ LO SPORT SI INVENTA IL NERO

La grande evasione I sistemi che grandi e piccoli club utilizzano

per evadere il Fisco: dirigenti fantasma, contratti all’estero

di ROBERTO DE PONTI (CorSera 05-10-2012)

Il calcio, certo, ma non solo: così fan (quasi) tutti, professionisti e dilettanti. I conti sono in rosso? Basta far girare il nero. Solo che ora, pressato dalle incursioni della Guardia di Finanza, lo sport italiano si trova in precario equilibrio sull'orlo del precipizio, tradito dal principio comune del «tanto a noi non ci beccheranno mai»: e invece tutti, dai club più blasonati fino all'ultima delle società dilettantistiche, senza distinzione di sesso e di specialità sportiva, ora che c'è la Finanza in casa hanno scoperto, guarda un po', che le pratiche utilizzate per far quadrare i bilanci spesso e (molto) volentieri di legale hanno ben poco. Ogni espediente è buono per cercare di dribblare il Fisco, anche se fondamentalmente i sistemi usati sono sempre gli stessi. Ecco allora un piccolo vademecum dell'evasore fiscale sportivo, con un paio di necessarie premesse. La prima: se le società professionistiche, quando evadono, per forza di cose lo fanno alla grande, quelle dilettantistiche, pur su numeri decisamente inferiori, essendo meno controllate dalla legge (possibilità di bilanci semplificati) alla fine possono evadere molto di più. La seconda: i sistemi per aggirare il Fisco, come il doping, sono sempre un passo avanti. Il sistema più banale per fare il nero? La fattura gonfiata. Unisce molto democraticamente club ricchi e poveri e funziona all'incirca così: lo sponsor X versa la cifra 100 alla società sportiva Y ricevendo regolare fattura, approfittando così degli sgravi fiscali, poi però se ne fa restituire una parte importante, diciamo 50 (non a caso li chiamano multipli), dalla società Y. Lo sponsor è contento e la società pure, perché sa che è l'unico modo per racimolare qualche euro. Ed ecco a voi il nero. Come lo giustifico? Semplice, girando i 50 di cui sopra a finti fornitori, amici dello sponsor, che in realtà non mi forniscono alcun servizio ma che mi fattureranno quei 50 in modo da chiudere il cerchio. Variazione sul tema: produzione di fatture che, sotto una tot cifra, non devono essere dichiarate al Fisco. Ovvero: la società emette fatture per rimborso spese a collaboratori fittizi, li paga e si fa restituire la cifra versata che, miracoli della finanza creativa, diventa nero. Variazione aummaumma: lo sponsor e il proprietario del club sono la stessa persona, le fatture escono dalla mano destra e finiscono in quella sinistra, quanto ai soldi non serve nemmeno che ci siano. Variazione esagerata: mi stampo direttamente qualche fattura falsa, tanto chi mai potrebbe venire a controllare i conti di una società di palla elastica di serie Z? Poi si passa alla voce «prestazioni professionali»: qui trionfa il contratto volante. Basta un procuratore con uffici in Lussemburgo (o in qualsiasi altra località offshore) ed ecco che il contratto con l'atleta (meglio ancora se straniero) viene registrato all'estero, anche se il giocatore di fatto è prestatore d'opera nel nostro Paese. Significa zero ritenuta d'acconto, zero tasse versate in Italia, e se i pagamenti sono estero su estero l'operazione è invisibile. Tu chiamale, se vuoi, elusioni. La versione meno elaborata? Quella dei due contratti: uno «ufficiale», ovvero quello depositato, e uno privato che aggiusta tutti gli altri costi. Se il club versa 100 a un giocatore, un conto è dichiarare tutti i 100 come compenso per prestazione sportiva (l'aliquota fiscale è piuttosto alta), un altro è dichiarare un compenso di 50 (si dimezza evidentemente l'aliquota) e pagare gli altri 50 come diritti d'immagine e servizi vari (soggetti a trattamenti fiscali meno onerosi). Ci sono società che hanno a bilancio una voce «servizi vari» molto più alta del monte stipendi, il che è tutto dire. Quanto ai dilettanti, il contratto è poco più che un foglio su carta da salumiere che spesso ha poco o nulla valore legale, e giustifica un pagamento cash. C'erano una volta le plusvalenze e gli scambi gonfiati, e in parte ci sono ancora. Ci sono mille modi per evadere il Fisco, ma c'è anche la Finanza all'orizzonte. E c'è il precipizio a pochi centimetri.

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Il giorno della verità

Conte, squalifica ridotta

In panchina dal 6 gennaio?

In mattinata l'esito del ricorso al Tnas contro i 10 mesi: è sicuro un

forte sconto, lo stop potrebbe finire a inizio 2013. Deluso l'allenatore

Cade l’aggravante Mastronunzio, resta in piedi l’omessa denuncia per l’AlbinoLeffe

Il tecnico sperava nell’assoluzione. Juve-Sampdoria la partita del possibile rientro

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 05-10-2012)

Molto probabilmente Antonio Conte tornerà a sedere in panchina allo Juventus Stadium il giorno della Befana: il 6 gennaio 2013. Qualche giorno in più dei quattro mesi che sembravano essere una sorta di «accordo» preventivo ma che sicuramente — nelle sue anticipazioni — non era certamente piaciuto al Collegio del Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport (Tnas) del Coni. Il presidente Massimo Zaccheo e gli arbitri Guido Calvi ed Enrico De Giovanni questa mattina hanno limato le ultime cose e consegnato al segretario del Tnas la «sentenza breve». Cosa cambia in realtà rispetto alle attese? Il fatto che la squalifica sia quantificata in giorni e non in mesi.

La forbice Da giorni lo sconto che Antonio Conte avrebbe avuto dal Tnas è stato al centro del dibattito sui media. Dopo le anticipazioni di martedì che davano per sicuro i quattro mesi — ma Ġazzetta era sempre stata per una forbice tra i cinque e i sei mesi —, alla fine era parsa predominante la voce che quattro, sì, sarebbe stato però lo sconto. Poi è intervenuta «la Befana», ultima di andata, diciannovesima giornata. Alla fine una soluzione che accontenterebbe tutti, ma con commenti diversi. Gli avvocati di Antonio Conte (Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero) puntavano al proscioglimento (l'unica ipotesi contemplata dal tecnico), ma in via «subordinata» avevano chiesto 4 mesi di stop in «linea» secondo le loro memorie con quanto dato ad altri (il caso di Mutti), considerando anche i patteggiamenti. I sei mesi era quello che veniva definito «minimo edittabile»: gli ultimi casi di omessa denuncia (a Conte è contestata per AlbinoLeffe-Siena) erano stati sanzionati proprio con 180 giorni d'inibizione.

Il principio Al di là della squalifica e dello stop che dovrà scontare Conte, la Federcalcio (con i suoi legali Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli) ha visto comunque confermare l'impianto accusatorio: c'è stata l'omissione di denuncia. Inoltre il Collegio arbitrale del Tnas ha respinto le richieste istruttorie presentate dalla difesa di Conte e che prevedevano l'audizione di Mastronunzio sulla sua esclusione dalle ultime gare del Siena di quella stagione attribuite, nelle memorie difensive, a un infortunio. L'accoglimento avrebbe solo allungato i tempi. Infatti in caso di audizione di Mastronunzio, la Figc aveva replicato che si sarebbe dovuto ascoltare anche Carobbio. Stessa situazione nel caso fosse stato sentito Stellini. In quel caso la Figc aveva già sottoposto al Collegio una serie di domande alle quali l'ex collaboratore di Conte avrebbe dovuto rispondere sui motivi per cui avrebbe deciso di allertare Carobbio per combinare AlbinoLeffe-Siena.

L'amarezza di Conte Fino all'ultimo il tecnico bianconero aveva sperato nell'assoluzione. La squalifica ridotta non gli restituirà il sorriso: si sente vittima di una enorme ingiustizia e lo ha ribadito a muso duro anche agli avvocati che gli facevano notare il bicchiere mezzo pieno. «Mi condannano sul nulla, i miei colleghi non capiscono che una accusa del genere può essere contestata a tutti. Come posso difendermi? Vorrà dire che girerò con una telecamera in testa così ogni cosa che dico e faccio resterà registrata» si è sfogato con gli amici più cari e i familiari. L'amarezza del tecnico sarà mitigata solo quando ritroverà il campo. E forse la rabbia accumulata potrebbe essere l'arma in più della Juve. Specie in Champions: se i bianconeri supereranno la fase a gironi, potranno schierare il top player (visto che quello invocato da Conte, specie in attacco, non è mai arrivato...) in panchina. Oggi, comunque, si chiude il processo sportivo (a Cremona gli avvocati attendono fiduciosi l'archiviazione) e la lettura della difesa di Conte è più razionale. Il rischio iniziale di un deferimento per illecito sventato grazie alle indagini difensive (con le testimonianze giurate che hanno smentito Carobbio); la doppia omessa denuncia ridotta a una smontando la versione del pentito su Novara-Siena; neutralizzata infine l'aggravante Mastronunzio sbandierata in una quantomeno inopportuna intervista radio dal giudice Sandulli. Sul «campo» è rimasta la gara contro l'AlbinoLeffe. Una combine confermata da molti giocatori e dal patteggiamento di Stellini che hanno impedito agli avvocati di ribaltare del tutto il risultato. Come è noto, a Conte non interessano i pareggi. Ecco perché oggi la sua delusione sarà infinita e non commenterà la sentenza. Compito che toccherà alla Bongiorno, a Chiappero e a De Rensis.

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Tnas

Squalifica Conte oggi

si decide sulla riduzione

di MATTEO PINCI (la Repubblica 05-10-2012)

ROMA — Il giorno dello sconto. Il Tnas del Coni emetterà oggi il dispositivo che definirà i termini della squalifica di Antonio Conte, dopo il ricorso dell’allenatore contro i 10 mesi di squa-lifica deliberati dalla Corte Federale. Il collegio arbitrale si riunirà alle 10.30 per emettere il lodo: in vista una riduzione sostanziale della pena, che potrebbe portarla fino a 4 mesi. Possibile, dopo il crollo praticamente scontato della accusa più grave, l’esclusione di Mastronunzio perché rifiutatosi di prendere parte alla combine. Oppure uno sconto del 50 per cento, fino a 5 mesi, secondo il precedente di Daniele Quadrini: da 12 a 6 mesi al Tnas per l’ex giocatore del Sassuolo. L’accusa tiene soprattutto alla conferma dell’affermazione di responsabi-lità, certificando la colpevolezza di omessa denuncia del tecnico.

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JUVE IL GIORNO DELLA VERITA’

«Conte, 4 mesi

a un innocente»

PANIZ «Non ci sono prove, andrebbe assolto»

«La giustizia sportiva va contro la Costituzione: mi sto muovendo

con altri cento parlamentari perché il Governo intervenga»

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 05-10-2012)

BUONGIORNO onorevole Paniz, questa mattina si conoscerà il destino di Antonio Conte: alle 10.30 il Tnas si esprimerà in modo definitivo sulla sua squalifica. Lei, da avvocato ed esperto di questioni juventine, cosa si aspetta?

«Partiamo dal fondamentale concetto che Conte è totalmente innocente per me che, figlio di una cultura garantista, non vedo prove di responsabilità contro di lui. Non può esserlo quell’abnorme “non poteva non sapere” con il quale lo accusano. Quindi per me dovrebbe essere assolto. Purtroppo, temo che per il Tnas l’assoluzione rappresenti un atto di coraggio notevole perché non solo andrebbe contro quanto sentenziato dalla Figc, ma andrebbe a scardinare certi principi della stessa giustizia sportiva, invertendo - per esempio - l’onere della prova che per i codici dello sport impone all’imputato di dimostrare la propria innocenza in modo ancora più efficace di quanto faccia l’accusa. Insomma, mi aspetto una sospensione di quattro mesi».

Un buon compromesso?

«Per certi versi sì, anche se stiamo sempre parlando di una condanna senza prove certe. Si tratta di un compromesso frutto di scelte che oggi possiamo definire sbagliate».

A cosa si riferisce?

«Al tentativo di patteggiamento. Intendiamoci, parlo con il senno di poi e, all’epoca, quella strada aveva più o meno convinto anche me. Ora però è chiaro che si trattò di un errore, considerata l’innocenza di Conte bisognava avere l’incoscienza giuridica di affrontare l’iter processuale. Lì si sarebbe potuto far pesare maggiormente quanto è emerso a favore di Conte, dal caso Mastronunzio che può diventare un boomerang per la giustizia sportiva fino all’incongruenza del “non poteva non sapere” che vale per lui e non per Mondonico, tecnico dell’AlbinoLeffe, in posizioni identica e certamente non meno carismatico all’interno dello spogliatoio del suo club».

Lei, intanto, si è mosso per cambiare le regole della giustizia sportiva.

«Sono stato promotore di un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dello sport Gnudi che ha come argomento le violazioni della Costituzione da parte di alcune norme della giustizia sportiva che lede il diritto alla difesa. La presunzione di colpevolezza che sottende ai codici sportivi va contro la Costituzione e, pur avendo un loro ambito e le loro leggi, le Federazioni devono rispettare la Costituzione che è sopra ogni ordine. Tengo a precisare che l’interrogazione è stata firmata da altri cento parlamentari di ogni gruppo politico e di ogni... fede calcistica, questo per sottolineare come il problema sia trasversale e non solamente una sensibilità di un partito o di alcuni tifosi».

Che conseguenze potrà avere?

«Dal punto di vista pratico si tratta di un messaggio molto forte lanciato alle istituzioni, a partire dal Coni e dalla Figc, perché si rendano conto di come le loro norme violino gravemente la carta costituzionale. Oltretutto la storia recente, mi riferisco per esempio a Calciopoli, ci ha insegnato come lasciare più spazio alle difese possa garantire processi più giusti. E’ quindi anche nel loro interesse modificare le loro leggi. E non solo sul diritto alla difesa. Anche il meccanismo della responsabilità oggettiva è completamente da rivedere».

In molti sono perplessi di fronte al fatto che la pena di Conte è stata immediatamente esecutiva, con il risultato che, in caso di proscioglimento del Tnas, il tecnico si ritroverebbe ad aver scontato due mesi di squalifica in modo del tutto gratuito.

«Nella giustizia ordinaria, d’altra parte, esiste la carcerazione preventiva che, se vogliamo, può essere anche più grave in caso di proscioglimento, visto che è stata comminata senza un giudizio, mentre tutto sommato Conte ha già avuto due gradi di giudizio. Nel penale esiste, comunque, il diritto a chiedere i danni per ingiusta detenzione e quindi, in teoria, potrebbe esserci una richiesta danni anche da parte dell’allenatore juventino».

Pensa che questo possa essere un ulteriore freno per l’assoluzione nella testa dei giudici del Tnas? «Non credo. Non ho mai visto un giudice che si fa condizionare da questo fattore. Se si convince dell’innocenza, certamente non è frenato dall’ipotesi di una richiesta danni. E penso che i giudici della giustizia sportiva siano persone esperte e degnissime. Sono gli strumenti a loro disposizione che vanno cambiati e adeguati».

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IL PENTITO E IL GOSSIP

Corona: «Carobbio e

l’intervista venduta»

«Era un affare da 15/20 mila euro, però alla fine

l’intervista è stata pagata cinque mila e li ho presi io...»

di FABIO RIVA (TUTTOSPORT 05-10-2012)

«FILIPPO Carobbio , insieme con la moglie Elena, è venuto da me per cercare di vendere un’intervista con foto sul caso Conte ». E il “da me” sta per Fabrizio Corona , che - ospite del programma “La Zanzara”, su Radio 24 - ha raccontato questo retroscena riguardando il grande accusatore di Conte. E parlando del pentito, Corona ha spiegato: «Non c’è niente di male, ormai tutti hanno capito che su queste storie è possibile far soldi. Antonio Conte è l’allenatore della Juventus Campione d’Italia e la storia avrebbe creato un grandissimo problema. Sono venuti da me e hanno cercato di trattare un’intervista. Poi l’intervista l’ha fatta la moglie».

SOLDI Una intervista (al settimanale “Oggi”) che, ovviamente, ha fatto molto scalpore. Tra le altre cose, la Carobbio spiegava anche che «Filippo è sempre stato semplice, fin troppo umile, attaccato alle cose vere della vita. Le sue cavolate le ha fatte per ingenuità, perché è stato influenzato da gente con la personalità più forte. Non per soldi...». Inevitabilmente, però, proprio la questione soldi risulta affatto marginale, da spiegare, in relazione all’intervista rilasciata. Corona ha svelato le cifre dell’operazione: «Era un affare da 15, 20 mila euro, però alla fine l’intervista è stata pagata cinque mila euro, e li ho presi io». Poi, incalzato, ancora, dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo , il noto agente e personaggio televisivo, ha aggiunto: «Se sono venuti a dirmi che volevano essere pagati per raccontare ciò che era successo? Oltre a essere pagati volevano pulire un po’ l’immagine. Alla fine, ripeto, i Carobbio non hanno preso una lira».

GLI AVVOCATI E su questo aspetto, ovviamente, insistono anche gli avvocati del calciatore - Riccardo Donzelli e Simone Giuliani - intervenuti apposta per sottolineare che «né il signor Carobbio, né la moglie Elena Ghilardi , sono stati retribuiti in alcun modo per l’intervista resa dalla sola signora Elena e pubblicata sul settimanale “Oggì”». E ancora, più in generale: «Carobbio non ha mai concesso interviste a pagamento nonostante le molteplici proposte ricevute e che ha sempre rifiutato».

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L’inchiesta

Contratti, altri club nel mirino

Abete: “Un blitz gonfiato...”

Verifiche sui procuratori, interviene il presidente federale. Il legale della società: “Nessun rischio”

di DARIO DEL PORTO (la Repubblica 05-10-2012)

«Capisco che il calcio determini un livello di visibilità assoluta, ma qui stiamo parlando di un’acquisizione di documenti », replica il presidente federale Giancarlo Abete a chi gli chiede dell’indagine che ha portato la Guardia di Finanza a chiedere a Castel Volturno e negli uffici della Figc i contratti dei calciatori stipulati dal Napoli dal 2008/2009 ad oggi. E in effetti l’inchiesta, partita dai dubbi sorti intorno all’acquisto dell’oggetto misterioso argentino Cristian Gabriel Chavez, amico di Lavezzi con il quale condivide uno dei procuratori, è ancora in una fase conoscitiva e non ci sono indagati. «Non sono stupito — aggiunge Abete — perché se lo fossi non vivrei nel mondo del calcio, però una qualsiasi persona che valuti serenamente le situazioni vede il rapporto tra l’acquisizione di documenti e l’effetto mediatico e si rende conto che si tratta di un rapporto largamente scompensato».

L’inchiesta è condotta dai magistrati del pool coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo con i pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri. Al centro degli accertamenti, stipendi e indennità dei calciatori, premi, compravendite ma soprattutto i rapporti con i procuratori, gli accordi ed eventuali pagamenti estero su estero. E proprio seguendo la pista degli affari con gli agenti dei calciatori, la lettura degli atti potrebbe aprire nuovi filoni investigativi e allargare le verifiche anche ad altri club. Il Napoli comunque è tranquillo, come ribadisce ai microfoni di radio Crc uno dei legali della società di Soccavo, l’avvocato Mattia Grassani. «Il Napoli ha una gestione contrattualistica, sia per quanto riguarda i rapporti di prestazione sportiva sia per quanto riguarda la gestione dei diritti d’immagine, che è all’avanguardia nell’ambito sportivo. Ha affrontato ogni negoziazione nel pieno rispetto delle normative».

Grassani esclude pertanto qualsiasi rischio per il club presieduto da Aurelio De Laurentiis: «Ipotizzare una ricaduta di un’indagine conoscitiva rispetto alla quale il Napoli ha solo messo a disposizione la documentazione mi sembra alquanto fuori luogo e azzardata — afferma il legale — Sotto il profilo sportivo il Napoli è assolutamente estraneo a qualsiasi conseguenza e responsabilità disciplinare».

___

Napoli 05-10-2012

Corriere del Mezzogiorno

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Champions, quanto mi costi

Confronto con l'Europa: le curve a 40 euro in linea con gli altri club, le tribune no

Nostra inchiesta: seguire United, Chelsea o Bayern in Coppa costa meno in ogni altra zona dello stadio. La Juve cambierà strategia per le prossime partite di Champions

MARINA SALVETTI - GUIDO VACIAGO - Tuttosport -5-10-2012

TORINO - Per i tifosi erano troppo cari. Per Agnelli non più di tanto. Ma i biglietti di Juventus-Shakhtar, rispetto alle altre grandi squadre di Champions League, comerano? Il confronto dei listini può essere, infatti, molto interessante e per certi versi illuminante, perché si scopre che il settore rimasto più vuoto nella partita di martedì sera, la tribuna Est, è quello il cui prezzo risulta meno in linea con i tariffari europei. Insomma, 40 euro per una curva nellEuropa della Champions è una cosa plausibile, dai 110 ai 130 per la seconda?? tribuna molto meno. Tantè che le curve (ancorché una in silenzio) erano piene, il settore Est no. Cera quindi qualcosa di sbagliato nel prezziario stabilito dalla Juventus per la partita di Coppa ed è immediatamente saltato agli occhi.

IN INGHILTERRA Mettendo a confronto i dati (raccolti in modo schematico dal blog www.barzainter.it ) si nota immediatamente come Chelsea e Manchester United, i primi campioni dEuropa in carica, i secondi uno dei club più famosi nel mondo, hanno prezzi decisamente più bassi della Juventus. Per tutte le partite della fase a gironi (senza distinzione, quindi, fra Juventus e Nordsjaelland), il Chelsea ha ununica tariffa per Stamford Bridge (da dove si ha unottima visuale ovunque): 35 sterline, ovvero 43 euro. Piuttosto conveniente, quindi. Lo United ha invece una politica completamente diversa, visto che esistono distinzioni per ogni settore e addirittura tre categorie di prezzo: interno, Under 15 e over 65 (che costa in media il 40% in meno) ma anche 18-30, ovvero i giovani??, categoria che magari non ha ancora uno stipendio consistente e possono quindi comprare i biglietti con un 20% circa di sconto. Al di là della giungla di prezzi del tariffario dellOld Trafford, si può notare che la tribuna più cara, intitolata a Sir Alex Ferguson costa 64 euro (molto meno dei posti più cari della Juventus), mentre le curve sono in linea con quelle bianconere: dai 48 ai 37 euro.

FASCINO SPAGNA Costa meno anche la seconda?? tribuna del Barcellona che a seconda della centralità del posto passa dai 46 ai 93 euro, mentre quella più prestigiosa tocca al massimo 124 euro, spesa che un tifoso affronta – va ricordato – per vedere da vicino un certo Lionel Messi . Stesso discorso per il Real Madrid, che è in media più caro, ma solo i posti più belli del Santiago Bernabeu superano i 130 euro della tribuna Est dello Stadium. Anche in Spagna, infine, le curve sono in linea con quelle bianconere, anzi perfino più costose: da 46 a 60 euro. NellAllianz Arena di Monaco di Baviera vale lo stesso discorso, curve che vanno dai 30 ai 50 euro a seconda dellaltezza (40 euro di media, come a Torino), mentre più abbordabili sono le tribune che vanno dai 60 agli 80 euro.

CORRETTIVI Insomma, esclusi i prezzi folli dello Zenit di San Pietroburgo, il ragionamento trova conferma: i biglietti di curva per Juve-Shakhtar, per quanto cari per le abitudini italiane, non erano posizionati male rispetto ai listini europei, la tribuna Est, invece sì. E unanalisi ancora più accurata, che mettesse cioè in relazione anche i redditi medi di ogni nazione, finirebbe per avvalorare ancora di più la tesi. Non a caso, la Juventus sta ragionando e probabilmente correggerà il tiro in vista dei prossimi impegni di Champions: prelazioni più lunghe e sconti per gli abbonati sembrano il primo passo per andare incontro ai tifosi.

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La Juve guarda al modello Dortmund

Fiuto e gioco per sfidare gli sceicchi

A Manchester, contro il City, non c’è partita solo sulla lista della spesa: 235 milioni contro 39,5.

Ma in campo dominano i tedeschi

MASSIMILIANO NEROZZI - La Stampa - 5-10-2012

TORINO

L’altra sera il direttore sportivo della Juventus, Fabio Paratici, era all’”Etihad Stadium” di Manchester per guardarsi City-Borussia Dortmund, gran duello di Champions League e, allargando l’obiettivo, pure il confronto di due modi opposti di fare il calcio all’alba del terzo millennio. Sfogliando i prezzi d’acquisto degl

undici giocatori sul prato non ci sarebbe dovuta essere partita: 235 milioni di euro contro 39,5. Non c’è stata, ma a favore dei tedeschi, che hanno dominato, finendo per pareggiare 1-1 solo per aver sbagliato quattro-cinque occasioni clamorose (e colpito un palo e una traversa), e aver beccato il rigore di Balotelli a una manciata di minuti dalla fine. Per dare l’idea della sproporzione, il Borussia aveva cinque pezzi raschiati sul mercato, negli anni, a parametro zero, cioè gratis. Compreso il gioiellino di casa, Mario Gotze, cresciuto nella giovanili giallonere. Acquisto più pesante, Marco Reus, preso quest’anno, a 17,5 milioni di euro. Dall’altra parte, Roberto Mancini aveva sul prato sei giocatori pagati oltre venti milioni di euro, per non parlare dei tre cambi entrati a partita in corso: Balotelli, Rodwell, Kolarov, ovvero 67,4 milioni ai tempi dello shopping. I soldi aiutano a vincere, tanto, ma ancora non ti consegnano il risultato a domicilio.

Detto che blasone, storia e ambizioni sono differenti, se c’è un modello di produrre calcio, e selezionare giocatori, cui la Juve tenderà è proprio quello del Borussia Dortmund. La tendenza ormai è chiara, anche in casa bianconera: grande attenzione alle infrastrutture del club, dallo stadio al centro d’allenamento, contenimento del monte ingaggi, e tenere sotto controllo l’età della rosa. Per essere brutali, bisognerà scordarsi i top player da stipendi oltre i sei milioni di euro: non è cosa per il Borussia Dortmund, non lo sarà neppure per l’Italia (e la Juve), almeno per un po’. Ma la necessità aguzza ancora l’ingegno, se solo la scorsa stagione i bianconeri sono stati capaci di impachettarsi uno come Arturo Vidal a 10,5 milioni di euro (più due di bonus): uno che, dopo un anno, vale il triplo del prezzo pagato. E allora, si potrà anche fare una mini follia, ma solo per prendere un giovane talento, sui 22-23 anni, sperando poi che diventi un crack: l’importante, è che la busta paga sia accettabile.

Perché a far gara di milioni con gli sceicchi non conviene: Kolarov, che di mestiere fa il terzino, riceve dal City una retribuzione da 3,7 milioni di euro a stagione, cioè più di qualsiasi attaccante della Juve. Se quello dovrà essere il metro di giudizio, hai già perso in partenza. Bisogna pensare in modo diverso, e di conseguenza agire: roba da «Moneyball», il film sul baseball dove un monte ingaggi ordinario finisce per valere i play-off, facendo molto meglio dei club nababbi. Era una storia vera. La Juve ha appena iniziato, ma quella tracciata dal Borussia è l’unica via di salvezza: per rendere l’idea, uno come Lewandowski, fu pescato al Lech Poznan, a 4,75 milioni di euro. Ora è un buon attaccante di livello europeo. Idem Hummels, il difensore che pure piaceva alla Juve e che ora è quotato sui 18 milioni: i gialli di Dortmund lo presero dal Bayern Monaco, a 4,2 milioni, ceduto come fosse uno scarto. Chiaro che poi, all’impasto, ci devi abbinare due mani (e una testa) capaci come quelle di Jurgen Klopp, grande allenatore. Ma nel mestiere, con Antonio Conte, la Juve s’è già attrezzata per il cammino.

SCEICCHI E IMPRENDITORI

(dati in milioni di euro, riferiti ai bilanci 2011/12)

MANCHESTER CITY

Prezzi d’acquisto degli undici titolari

J. Hart 2

P. Zabaleta 7

V. Kompany 8

M. Nastasic 16

G. Clichy 11

D. Silva 30

F. Javi Garcia 20

Y. Toure’ 30

S. Nasri 30

E. Dzeko 35

S. Aguero 45

SPESA TOTALE: 235

MONTE INGAGGI DELLA ROSA: 142

BORUSSIA DORTMUND

Prezzi d’acquisto degli undici titolari

R. Weidenfeller 0

L. Piszczek 0

N. Subotic 4,5

M. Hummels 4,2

M. Schmelzer 0

I. Gundogan 5,5

S. Bender 0

J. Blaszczykowski 3,05

M. Gotze 0

M. Reus 17,5

R. Lewandowski 4,75

SPESA TOTALE: 39,5

MONTE INGAGGI DELLA ROSA: 69

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II caso - L'Osservatorio: «Attenzione agli ultimi segnali»

Sponsor e ultrà - Lo Juve Stadium è sotto esame

Sportfive: «Difficile vendere il nome»

Paolo Tomaselli - Corsera -5-10-2012

MILANO — Un simbolo, nel bene e nel male. Lo Juventus Stadium è forse l'immagine più riconoscibile della rinascita bianconera, perché unisce i risultati del campo a quelli economici. «Ma manca ancora la "ciliegio«" sulla torta, ovvero lo sponsor che dia il nome all'impianto — riconosce Walter Crippa, amministratore delegato di Sportfive Italia, la società che si occupa di trovare il marchio per lo stadio torinese —. I tempi? Al più presto possibile. Dobbiamo farcela entro la fine della stagione perché l'investimento del nostro azionista è stato importante, al punto che senza il nostro aiuto la stessa Juve non avrebbe fatto lo stadio». Sportfive è una società del gruppo Lagardère con ramificazioni in tanti altri Paesi: ha pagato alla Juve 75 milioni per 12 anni e ora cerca uno sponsor per un contratto di almeno 5 anni, a 6 milioni a stagione. «Siamo ancora in tempo e non c'è alcuna necessità di svendere il prodotto — premette Crippa —. Ma un anno fa ai tempi dell'inaugurazione ero convinto che sarebbe stata un'operazione più veloce. Le difficoltà è doppia e riguarda da un lato la scarsa conoscenza nel mercato italiano delle potenzialità dell'investimen-to e dall'altra l'impatto economico, impegnativo nel contesto attuale». E meno male che la Juve si è impegnata sul campo a rendere il prodotto sempre più appetibile: «E infatti in tanti dopo i primi contatti ci hanno richiamato, grazie proprio ai risultati e al fatto che lo stadio è sempre pieno, senza contare che per almeno cinque anni rimarrà unico nel suo genere, un concetto chiave nel marketing — continua Crippa —. In Italia abbiamo contattato praticamente tutti. Il 5o dei nostri interlocutori comunque è straniero e su certi mercati la valenza del calcio italiano è minore. Esempi? Penso all'Oriente, in cui sono pazzi solo per la Premier League o al marchio Allianz del gruppo Generali che dà il nome allo stadio del Bayern. Si sono informati, ma hanno espresso delle perplessità sul nostro calcio, considerato un po' turbolento. Gli abbiamo spiegato che lo Juventus Stadium è qualcosa di molto diverso». Ma bisogna convincere in fretta gli investitori, prima che i mali endemici rischino di svalutare il prodotto: dl calcio italiano deve cambiare, la Juventus lo sta già facendo» è non a caso la chiosa finale della lettera di ieri del presidente Agnelli agli azionisti bianconeri, in cui si pone l'accento sui vantaggi dello Stadium in un contesto che non cresce. E in un'intervista a Panorama.it, Roberto Massucci, dirigente dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, lancia un preallarme: d segnali delle ultime gare (con le proteste per il divieto di usare bandieroni) fanno crescere l'attenzione verso uno stadio che ci lasciava del tutto tranquilli. Alcuni tifosi hanno denunciato insulti e intimidazioni per chi non si allineava allo sciopero contro lo Shakhtar? Sono fatti gravi che non devono accadere. Né lo stadio di proprietà, né una politica di fermezza possono completamente cancellare questi atteggiamenti verso i quali bisogna mantenere alta la guardia».

All'estero

Fonte di guadagno

I naming rights di uno stadio vengono ceduti dalla società proprietaria dell'impianto a una società che acquista il diritto, per cederli a sua volta. La Juve ha incassato dalla Sportfive 75 milioni per una concessione di 12 anni.

Tedeschi in prima fila Fly Emirates ha pagato 112 milioni per dare il nome allo stadio dell'Arsenal. Lo stadio del Manchester City è diventato Etihad Airways per 168 milioni fino al 2019. In Germania il naming è più diffuso: I'Allianz ha garantito al Bayern Monaco 80 milioni per 30 anni, il Borussia Dortmund ha ottenuto 40 milioni per 8 anni dalla Signal Induna. Lo Schalke 5 milioni a stagione dalla Veltins.

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Sentenza Tnas: Conte torna il 9 dicembre. Agnelli: "Resta un uomo innocente. Lo aspettiamo in panchina"

Il Tnas cancella in parte le sentenze. Agnelli: "Adesso riformare la giustizia sportiva". Caduto il teorema Mastronunzio

Giovani Capuano - panorama.it -5-09-2012

Antonio Conte[/b] tornerà in panchina il 9 dicembre contro il Palermo. Il Tnas gli ha infatti riconosciuto uno sconto di 6 mesi sulla squalifica di 10 che Disciplinare e Corte di Giustizia gli avevano comminato. Alla fine Conte è stato punito con 4 mesi meno 2 giorni di squalifica perché tecnicamente la sanzione termina l'8 dicembre. La sentenza del Tnas ribalta in parte quella dei primi due gradi di giudizio che prevedevano per il tecnico juventino il rientro il 10 giugno 2013. Una sconfessione che era annunciata e che riporta la vicenda processuale di Conte sui livelli dell'accordo per il patteggiamento raggiunto in estate con la Procura federale e poi ritenuto incongruo dai giudici della Disciplinare.

Una soluzione che non soddisfa la Juventus. Il presidente Andrea Agnelli si è schierato con il tecnico in una nota ufficiale pubblicata sul sito: "Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico. La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce ad esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla Squadra".

Poi il richiamo alla battaglia durissima intrapresa con la Federazione: "Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimettrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano mai più".

In attesa della pubblicazione delle motivazioni, è evidente che nel confronto serrato sul tavolo del Tnas è certamente venuta meno l'aggravante morale che aveva spinto i giudici della Corte di Giustizia federale (che è il secondo grado d'appello) a considerare l'omessa denuncia per la combine di Albinoleffe-Siena meritevole da sola di una pena durissima (10 mesi) perché quasi al limite della stessa partecipazione all'illecito da parte di Conte.

I giudici lo avevano scritto con chiarezza parlando di "particolare gravità del comportamento nei fatti quantomeno omissivo" e argomentandolo non tanto per il 'non poteva non sapere' e per il suo carattere "accentratore" che rendeva poco credibile che il collaboratore Stellini si fosse mosso di sua iniziativa, quanto per la vicenda di Salvatore Mastronunzio.

E' proprio questa parte delle due sentenze è caduta. Per i giudici valeva come prova della partecipazione diretta dell'allenatore alla combine. Secondo la Corte (in conferme di quanto scritto dalla Disciplinare), Mastronunzio sarebbe stato l'unico ad opporsi alla combine contro l'Albinoleffe avendo "preteso che un analogo trattamento il Siena lo riservasse anche alla propria ex squadra (Ascoli) che avrebbe di lì a poco incontrato". Per questo Conte lo avrebbe escluso dalla rosa nella parte finale della stagione. Il dialogo sarebbe avvenuto alla vigilia di Ascoli-Siena del 14 maggio 2011.

Una tesi smontata dallo stesso Mastronunzio in un'intervista televisiva nella quale l'attaccante ha confermato una delle tre versioni fornite da Conte e cioè che la sua esclusione fosse per infortunio. "Mi sono infortunato (stiramento) a tre giornate dalla fine. Titolare? Nel girone di ritorno ho fatto più panchina. Conte? Con lui il rapporto è stato buono".

Ma siccome il Tnas non ha ascoltato nuovi testi per non creare precedenti e nelle memorie difensive non esiste traccia della cartella sanitaria del giocatore ma solo di un comunicato stampa pubblicato allora dal Siena, vale sottolineare come la stessa sentenza della Corte contenesse sul caso-Mastronunzio delle imprecisioni sostanziali.

Ad esempio viene indicato come Mastronunzio fosse un ex dell'Ascoli, cosa non vera visto che l'attaccante arrivò al Siena dall'Ancona (42 gol in 83 presenze in due stagioni) che è fiera nemica proprio dell'Ascoli che - secondo la sentenza - Mastronunzio avrebbe preteso di favorire. Errore da matita blu come la ricostruzione del tabellino delle presenze in quella stagione al Siena. Dice la Corte: "Non risulta altrimenti spiegabile la decisione del Conte di non convocare Mastronunzio, uno dei giocatori maggiormente impegnati nel campionato... Questa Corte non intende mettere in discussione il fatto che Mastronunzio non fosse più titolare dalla 27° giornata quanto, invece, il fatto che dopo la riunione tecnica svoltasi prima di Ascoli-Siena, nella quale Mastronunzio aveva espresso la propria contrarietà di lasciare la vittoria all'Albinoleffe, il predetto calciatore sia stato messo fuori rosa".

Anche qui l'errore è grave. Intanto perché l'attaccante gioca da titolare anche la 30° e la 31° (12 marzo 2011, ultima in campo dall'inizio) e poi perché le date non coincidono. La riunione tecnica pre-Ascoli è del 13 maggio 2011 (40° giornata). Nelle partite precedenti Mastronunzio non ha giocato tre volte (32°, 34° e 36°) ed è subentrato nelle altre occasioni per un totale di 113 minuti. Poi dopo la partita contro il Torino (7 maggio) non viene più convocato. Secondo la Corte perché alla vigilia della trasferta ad Ascoli (40° giornata) avviene la ribellione, secondo Conte e il giocatore per infortunio. In ogni caso già da due mesi Mastronunzio aveva perso il posto da titolare.

Conte tornerà in panchina il 9 dicembre nella trasferta della Juventus a Palermo. La Figc otterebbe comunque la vittoria di non veder sbugiardata la sua linea sulla vicenda calcioscommesse e di aver 'sporcata' la fedina sportiva di Conte. Il tutto in attesa delle carte dalla Procura di Bari dove il tecnico è già stato sentito e sarà presto riascoltato. Il rischio, per lui, è un altro processo sportivo per omessa denuncia anche se la posizione sembra più marginale

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Il disastro della giustizia sportiva

Aligi Pontani - repubblica.it - 5-08 2012

Dicono che Antonio Conte sia più arrabbiato che sollevato, dopo l'ultimo atto della sua partita con la giustizia sportiva. Si è sempre detto innocente, si ritrova comunque condannato e - a suo giudizio - senza aver avuto la possibilità di difendersi davvero.

Ognuno può farsi naturalmente la propria opinione sulle responsabilità del tecnico della Juve, in un ventaglio che va dal complotto antijuventino (allenatore innocente e chiamato in ballo solo per destabilizzare la squadra) a quello pro Conte (il diabolico sistema che diluisce accuse e condanne nei vari gradi di giudizio per insabbiare le colpe reali). Ma in realtà c'è un unico fatto incontestabile emerso in questi mesi di angosciante tira e molla: il disastro della giustizia sportiva, della Federcalcio e della sua procura, in tutte fasi in cui sono stati coinvolti.

Per ricapitolare le gaffe, le incongruenze, le marce indietro, le ingiustizie di questa giustizia servirebbe un libro. Basti allora ricordare alcuni capisaldi dell'azione di Palazzi:

1) Nessuno del mondo del calcio si era accorto che le partite, tante partite, erano fasulle, concordate, vendute. Né gli ispettori federali (ormai una categoria dello spirito), né i dirigenti. Nessuno.

2) Le prime denunce erano state accolte con alzate di spalle, sorrisetti, battute ironiche. E cassetti in cui custodirle accuratamente per mesi, come nel caso di Farina.

3) Il proclama iniziale era stato: chiuderemo tutto prima dell'inizio dei campionati. Palazzi ha chiuso invece quello che pareva a lui: il caso Conte, che aveva il giusto impatto mediatico per dare un'idea di efficienza, e tutti i processi ai pesci piccoli. Su Napoli, Genoa e Lazio stiamo ancora aspettando di sapere quando ci saranno i giudizi, mentre in campo sgambettano ogni domenica decine di giocatori in attesa di giudizio.

4) Su Conte il procuratore Palazzi ha provato nell'ordine: a patteggiare al ribasso, a condannare al rialzo, a ripatteggiare in appello, ad avere una conferma dal Tnas: è stato sempre sbeffeggiato dai giudici, uno dei quali ha anche messo per iscritto che la sua istruttoria era sbagliata. Inoltre, anche per colpa della sua azione incoerente, è stata fatta strage dei principi fondamentali del codice di giustizia sportiva.

Ora, e sorvolando sulle altre atrocità come il fatto che tutte le sentenze hanno avuto come prelibato antipasto una fuga di notizie che ha permesso ai giornali italiani in coro di saperle con esattezza in anticipo, bisogna pensare bene alla potenza distruttiva di quanto appena riassunto. La credibilità del sistema di giustizia sportiva ne esce ridicolizzata, come dice a ragione Andrea Agnelli, che ha posto la sua riforma tra le cose imprescindibili per salvare il calcio. E c'è un ultimo elemento da aggiungere al quadro, per renderlo completo. Quello della conferma, secca e indiscutibile, di Palazzi alla guida della procura federale, annunciata qualche giorno fa con orgoglio dal presidente Abete. Premiato per meriti sul campo, evidentemente. Un messaggio forte e chiarissimo: noi siamo questi, ne siamo fieri, continuiamo così. Con gli stadi vuoti, gli sponsor che scappano, i campioni che emigrano e qualche scandalo ogni tanto, da sistemare come al solito, perché le tempeste passano sempre. Fino a quando qualcuno, magari chi gestisce il Paese nel suo insieme, non si sveglierà e capirà che c'è un problema, lì. Nel favoloso mondo del calcio italiano.

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Palazzi, troppi casi

sono ancora aperti

Fulvio Bianchi - repubblica.it - 5-08-2012

Risolto il caso Conte, rimane ancora tantissimo lavoro alla Procura della Figc. E se in alcuni casi, indubbiamente, si potrebbe fare più in fretta, di sicuro in altre situazioni il cammino di Stefano Palazzi e della sua "squadra", che lavora ormai a tempo pieno, dipende dai tempi delle Procura della Repubblica. Prendiamo il caso Genoa-Siena: l'inchiesta è stata particolamente lunga ma Palazzi, come spiegano da fonti Figc, prima non poteva chiuderla dovendo sentire i tesserati (non sempre è facile) ma soprattutto doveva aspettare le fine delle indagini a Genova da parte della magistratura ordinaria. Non poteva, di sua iniziativa, sentire il vicequestore di Genova, la cui testimonianza è risultata estremamente importante. La polizia infatti sconsigliò Preziosi nell'ordinare ai calciatori di togliersi la maglietta: vedremo adesso cosa deciderà la Disciplinare, il caso è inedito. Ma su certe inchieste credo che la procura possa, e debba, fare più in fretta di quello che normalmente fa: cosa ci vuole, ad esempio, a decidere se archiviare o deferire in merito al comunicato della Juve sulla giustizia sportiva (definita "barbara"), sulle dichiarazioni di Conte (che aveva accusato pure lui la giustizia sportiva) e sulla decisione di De Laurentiis (11 agosto scorso) di non presentare il Napoli alla premiazione della Supercoppa a Pechino. Cosa c'è da indagare così a lungo? Sul calcioscommesse è più complicato, d'accordo, ma fra Cremona, Napoli e Bari ormai credo ci siano molti punti fermi. Molti calciatori continuano ad andare in campo, quando saranno deferiti? E ricordiamo che i punti di penalizzazione se dati ad inizio stagione hanno peso, ma se arrivano a metà annata ne hanno un altro, e scatenano inutili polemiche di cui il calcio italiano farebbe volentieri a meno. Detto questo, Palazzi non può certo aspettare gli eventuali rinvii a giudizio delle procure della Repubblica: le inchieste penali durano anni, la giustizia sportiva deve essere più veloce. E per fortuna, non si parla più di amnistia. Meglio al limite i processi a rate, come quest'anno, ma i colpi di spugna nello sport non sono affatti graditi. Palazzi, però, a questo punto della stagione deve dare una bella accelerata.

Volata Coni: la Federsport è per la "continuità"

La lunga volata fra Pagnozzi e Malagò per la presidenza del Coni continua. Nei giorni scorsi si è riunita a Roma la Federsport: il motivo? Ringraziare Giovanni Petrucci e ribadire l'importanza della continuità politica. Oltre a Petrucci, al summit, erano presenti venticinque massimi dirigenti delle Federazioni sportive (tra gli altri i presidenti della Federvolley Carlo Magri, della Federtennis Angelo Binaghi, della scherma Giorgio Scarso e dell'hockey Luca Di Mauro). "Abbiamo parlato dei problemi inerenti l'attività delle federazioni - ha dichiarato il presidente della Federsport Romolo Rizzoli e a pochi mesi dalle elezioni abbiamo ribadito l'importanza della compattezza e del'unità per un indirizzo politico-sportivo basato sulla continuità. L'esperienza fatta da Giovanni Petrucci negli ultimi 13 anni credo sia ammirata da tutti, ora aspiriamo a proseguire su questa strada che ha portato lo sport italiano nel G8 mondiale".

Giornata paralimpica in dieci città

Sarà il Salone d'Onore del CONI ad ospitare la conferenza stampa di presentazione della settima edizione della Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico. L'evento, in programma lunedì 8 ottobre, vedrà la presenza del Presidente del Coni Giovanni Petrucci, del Presidente del Cip e Vice Presidente del Coni Luca Pancalli, del Segretario Generale del Coni Raffaele Pagnozzi e del Segretario Generale del CiP Marco Giunio De Sanctis, del Consigliere Enel Cuore, partner della manifestazione, Paolo Iammatteo, dell'Assessore alla Comunicazione e Diritti dei Cittadini - Progetti Strategici e Grandi Eventi del Comune di Roma Rosella Sensi, dell'Assessore alla Provincia di Roma per le Politiche del Turismo, dello Sport e Giovanili Patrizia Prestipino e del Direttore Progetti Editoriali Speciali Sky Sport Giovanni Bruno. Dieci le piazze italiane che, giovedì 11 ottobre, ospiteranno l'edizione 2012 della Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico: Assisi, Milano, Brindisi, Caserta, Mirandola, Pescara, Ragusa, Montevarchi, Roma, Cagliari.

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SQUALIFICHE SENZA UN SENSO

5 ottobre 2012

Nicola Calathopoulos - sportmediaset - 5-10-2012

Per commentare la sentenza, bisogna conoscere le motivazioni che hanno portato il Tnas a ridurre la squalifica di Conte. Saranno rese pubbliche nei prossimi giorni. In attesa, sorge insopprimibile una considerazione: le squalifiche agli allenatori, così come sono congeniate oggi, sono ridicole. Il caso Conte ha portato alla luce in tutta la sua evidenza questo fatto.

Riflettete: da mesi si parla solo del luogo da cui l’allenatore bianconero vedrà la partita, di come potrà essere tutelata la sua incolumità fisica, se darà ordini via telefono a Carrera in panchina, se non lo farà lui allora chi lo farà, se è meglio che stia in albergo (d’altra parte lo aveva già fatto Mourinho una volta) anziché andare allo stadio causando tutta una serie di problemi anche diplomatici tra le società e così via. Dal momento che non può parlare lui, ma non ci riferiamo più a Conte, diciamo in generale l’allenatore squalificato, che senso ha mandare un vice o un vice del vice che tanto dicono un paio di banalità delle quali si può fare tranquillamente a meno?

La Juventus stravince anche senza Conte in panchina perché Conte continua ad allenarla durante la settimana. Questo è il punto. Se un allenatore può continuare a fare il suo vero lavoro, che è quello di allenare la squadra durante la settimana e, alla fine, può comunicare con la panchina in mille modi durante la partita, che senso ha la squalifica?

Se la sanzione deve essere afflittiva, come ogni pena, all’allenatore squalificato non dovrebbe essere concesso di andare al campo d’allenamento a fare il suo lavoro. Questo dovrebbe valere tanto per le squalifiche lunghe quanto per quelle brevi. Prendi un turno di squalifica perché hai mandato al diavolo l’arbitro? Bene, la settimana successiva te ne stai a casa, vai in vacanza con tua moglie, guardi la tv, leggi 3 libri o vai a fare shopping.

Prendi 3 mesi di squalifica? Allunghi le tue vacanze, leggi 30 libri o spendi una fortuna in acquisti in giro per negozi. Ma non alleni. Solo così paghi veramente per quello che hai fatto. A meno di non considerare una squalifica ad un allenatore una sorta di pagliacciata, una presa in giro per tutti, una robetta di facciata che non incide nella sostanza.

A questo punto vorrei vedere Conte in panchina già da domenica, vorrei sentirlo parlare al posto di Filippi alla vigilia (per non innescare nuove polemiche sulla mancanza di rispetto ai media ed ai tifosi), vorrei sentire cosa pensa della prestazione della sua squadra, che ha allenato in settimana e teleguidato dalla tribuna, dopo la partita.

Qualcuno faccia qualcosa, tutto questo è ridicolo.

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Giustizia sportiva: regna il caos

di Luca De Carolis | - il Fatto Quotidiano - 5 ottobre 2012

La notizia è il maxi-sconto sulla squalifica ad Antonio Conte. Il nodo vero, profondo, sta nella gestione del suo caso, che è lo specchio della confusione della giustizia sportiva.

Primo, fondamentale punto: se la procura federale era davvero convinta che Conte avesse riferito a giocatori della sua squadra, il Siena, di combine contro il Novara e l’Albinoleffe, doveva chiederne la condanna per illecito sportivo e non per omessa denuncia. Imputazione (o meglio incolpazione, nel gergo dei giudici del pallone) molto più grave (vale minimo tre anni di squalifica), che però corrispondeva a quella tesi accusatoria, basata sulle accuse del pentito Filippo Carobbio. Optando per l’omessa denuncia, la procura ha dato l’impressione di non credere troppo alla sua tesi. O di non voler calcare la mano.

Poi, dopo la tragicomica trattativa sul patteggiamento, si arrivò ai dieci mesi di squalifica, per due episodi. In appello, la Corte di Giustizia federale aveva cancellato l’imputazione per l’Albinoleffe, confermando però i dieci mesi di squalifica. Almeno bizzarro. Evitabile, invece, la dichiarazione di uno dei giudici della Corte, Sandulli: “A Conte è andata anche bene”. Della serie: puoi pensarlo, ma è davvero meglio non dirlo. Poi si è arrivati al Tnas. Voci di trattative, spifferi su quattro-cinque mesi di squalifica, e alla fine sei mesi di sconto. Solo a rileggerla, per sommi capi, la storia non fila.

Conte può essere innocente o colpevole, e stabilirlo non pare semplice. Ma quella di un processo con troppe contraddizioni, omissioni o strani calcoli, è una sensazione che confina con la certezza: di una giustizia sportiva da ripensare, totalmente.

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5 ottobre 2012

Squalifica Conte, Crosetti: ''Sconto giusto, processo pasticciato''

Un testimone poco credibile, la posizione dell'attuale allenatore della Juventus alleggerita dagli atti; l'illecito sportivo diventato omessa denuncia prima per due partite poi per una sola: una storia confusa chiusa con un clamoroso successo per i bianconeri

di Maurizio Crosetti

http://video.repubblica.it/sport/squalifica-conte-crosetti-sconto-giusto-processo-pasticciato/106976/105356

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Milano non lascia

e raddoppia

Il Milan vuole restare e ampliare San Siro. L'Inter costruirà uno stadio

tutto nuovo con l'aiuto dei cinesi. E la giunta Pisapia dà la sua benedizione

PER I NERAZZURRI IMPIANTO DA 60 MILA POSTI SUL MODELLO

DEL BAYERN. UNA CITTADELLA DELLO SPORT PER I ROSSONERI

di ENRICO AROSIO (l'Espresso | 11 ottobre 2012)

Uno stadio ciascuno, e vinca il migliore. La Pax ambrosiana celebrata sull'altare del 2015 vale anche per il calcio. Milano, in materia di pallone, è una capitale europea. Ed è una notizia che interessa tutti, politica, economia, turismo, sapere che l'accordo è cosa fatta indipendentemente dagli atti firmati. Il Milan erediterà San Siro, da trasformare e arricchire di funzioni come una location fruibile sette giorni su sette (e nell'anno dell'Expo potrebbe ospitare la finale di Champions League). L'Inter si costruirà uno stadio tutto suo, operativo dal 2017, per un investimento stimabile sui 250 milioni di euro. L'attuale legame dei club rivali, in teoria, vale fino al giugno 2016, data in cui scade la concessione comunale per l'affitto di San Siro, ma l'anno prima l'Inter potrebbe già sfilarsi.

Andiamo con ordine, cominciando dai nerazzurri. Prima domanda: dove? La short list si è ridotta a cinque aree possibili. Tre sono a nord-ovest: la caserma Santa Barbara (che i milanesi chiamano "la Perrucchetti"), demanio militare; un'area a Sesto San Giovanni, a nord della Bicocca; e i terreni appunto dell'Expo 2015, al confine con Rho. Due sono a sud: a San Donato, vicino al campus dell'Eni; e a Rozzano, comune confinante in direzione Genova. L'area Expo sembra quella preferita dalla giunta Pisapia, che ha il problema di allocare la quota di futuro uso pubblico, che affiancherà l'edilizia abitativa e il parco: escludendo che vi traslochino la Rai o la cittadella della Giustizia, lo stadio dell'Inter sarebbe una soluzione gradita. A inizio estate Giuliano Pisapia e il presidente Massimo Moratti si sono anche incontrati. Ma non è stata compiuta alcuna scelta.

Il direttore generale Marco Fassone, che ha seguito dal 2003 al 2010 il progetto del nuovo Juventus Stadium a Torino, anticipa a "l'Espresso": «L'orientamento della società prevede un impianto a tre anelli da 60 mila posti, un terzo più della Juventus, in un'area ben servita dalla rete di trasporto pubblico. Il modello culturale, diciamo così, è più tedesco che inglese. Tra gli stadi realizzati in Germania per il 2006, come Amburgo, Dortmund, un modello molto buono è l'Allianz Arena di Monaco, di proprietà del Bayern». Interessante: la famiglia Moratti, come approccio al football, è stata a lungo filo-inglese. È il figlio Angelo, consigliere della società, che più spinge per studiare l'Arena, che i bavaresi chiamano affettuosamente il Gommone. Impianto di architettura innovativa, con straordinaria illuminazione notturna, realizzato dallo studio elvetico Herzog & de Meuron (autori dell'Olimpico di Pechino), tiene 71 mila posti, ha risolto brillantemente i flussi di accesso e l'area verde intorno ma è costato ben 340 milioni di euro, il triplo dello Juventus Stadium.

All'Inter hanno capito che gli stadi di nuova generazione sono indispensabili a una gestione economica sana. I migliori esempi europei sono grandi attrattori anche turistici, con negozi, bar, ristoranti, tour guidati, merchandising. Fassone è esplicito: «A Madrid e Barcellona, il Bernabeu e il Nou Camp sono i monumenti più visitati dopo il Prado». E, per la verità, già oggi a San Siro, il museo e lo stadium tour fanno 200 mila visitatori l'anno. Le due Notti bianche sono state un successo. Sul modello di business è stato consultato uno specialista, Nicholas Gancikoff dello Sports Investment Group di Londra, che a proposito dei suoi contatti con Moratti dichiara: «Non posso commentare».

Secondo punto: chi lo costruirà? Il 1° agosto è stato firmato un contratto con la Crcc, China Railway Construction Company, gigante dell'engineering. A settembre c'è stato un ulteriore contatto tra Moratti e i vertici cinesi, mentre un pool di investitori vicino alla Crcc ha acquisito una quota di minoranza dell'Internazionale F. C. L'alleanza, dice Fassone, è confermata. Per lo stadio si possono prevedere management e tecnici cinesi, partner costruttore italiano, gli architetti sono da decidere. La scelta di puntare a 60 mila spettatori (la Juventus ne offre 41 mila) è motivata dal maggior potenziale di afflusso dall'area metropolitana, da altre città e dall'estero nelle occasioni di maggior richiamo, come le partite in notturna delle coppe europee.

E ora la questione Milan. Finora c'era troppa distanza tra i club e il Comune proprietario di San Siro: secondo Milan e Inter, che insieme pagano 9 milioni l'anno di affitto, il Comune dà un valore eccessivo allo stadio nell'ipotesi di una vendita; e infatti nessuno dei due si è offerto di comprarlo. Ora la situazione è più fluida, spiega il consigliere di amministrazione del Milan Alfonso Cefaliello. I club cugini fino al 2015 investono insieme: dopo i tornelli d'ingresso per i biglietti elettronici, bisogna rifare i servizi igienici, costruire le nuove sky lounge sopra la tribuna arancio, abbattere le barriere per avvicinare il pubblico al campo, realizzare un'esedra esterna di tre piani, sul lato sud, per ampliare i negozi, il museo del calcio, l'offerta di cibo e bevande.

«Già con la giunta Moratti», ricorda Cefaliello, «avviammo discussioni per acquisire la proprietà dell'impianto,ma senza esito». Oggi non si sa se il Milan comprerà o resterà in affitto. Ma l'idea è fare di San Siro una cittadella per lo sport, grazie anche all'adiacente Ippodromo. «Siamo in contatto con Snai e Trenno per un futuro utilizzo congiunto dell'Ippodromo del trotto. Pensare che la cittadella già c'era, con il Palasport accanto allo stadio che andò distrutto con la nevicata record del 1985 e non fu mai ricostruito». Anche il Milan punterà a 60 mila spettatori, chiudendo il terzo anello sottoutilizzato che intristisce le immagini tv.

Proposte recenti, come il progetto del Quarto Anello, il parco dello sport avanzato nel 2005 dall'urbanista Stefano Boeri (oggi assessore alla Cultura) e dall'agenzia Multiplicity, non hanno avuto seguito. L'area dell'Ippodromo, decine di ettari di verde, è stata oggetto di sfrontati appetiti immobiliari, non escluso il gruppo Ligresti. Ma ora la cifra politica è cambiata. Il Milan è intenzionato a difendere la vocazione sportiva del quartiere San Siro; la giunta Pisapia, col suo approccio riformista e attento all'ambiente, impegnata nel rilanciare l'Area C e a investire sul trasporto pubblico, è ostile a ipotesi di speculazione edilizia.

Per riassumere. La separazione fisica dei due club milanesi è inevitabile. Entrambi, come si esprime Marco Dragone portavoce di Pisapia, hanno «bilanci risicati». Soprattutto Moratti deve raddrizzare i conti (nel 2011 l'Inter aveva ancora 430 milioni di debiti) per ottemperare alle regole del Fifa Fairplay. Oggi, per esempio, a San Siro non si può fare una tribuna Adidas, perché Adidas è sponsor del Milan e Nike dell'Inter. Il futuro è uno stadio dove ogni club possa sfruttare i propri marchi in esclusiva, noleggiare spazi, fare business. Come si dice, è il mercato, bellezza. Ognun per sé e Fifa per tutti.

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Calcio femminile, arriva fino in

Parlamento la vicenda della Pink Bari

Il presidente della lega Dilettanti maschile e commissario straordinario della Divisione, Carlo Tavecchio, è accusato di snobbare il girone meridionale. "Il modo in cui vengono trattate le squadre del Mezzogiorno - afferma Alessandra Signorile, presidente della squadra che milita nella A2 - è il simbolo di un sistema che non funziona"

di LORENZO VENDEMIALE (ilFattoQuotidiano.it 05-10-2012)

Un’interrogazione parlamentare al Ministro Gnudi sulla discriminazione delle squadre meridionali nel campionato di calcio femminile. L’iniziativa è della A.S.D. Pink Bari, che accusa la Divisione calcio femminile di adottare criteri iniqui nella formazione dei gironi del torneo di Serie A2. Un disagio che parte da lontano, e che è esploso definitivamente quest’anno, quando è stato annunciato il calendario della prossima stagione. Alessandra Signorile, presidente della Pink, spiega il perché a ilfattoquotidiano.it: “In A2 ci sono 44 squadre, che vuol dire in teoria quattro gironi da 11. Dopo l’esperienza poco positiva dell’ultimo campionato – in cui c’erano tre gironi da 14 e solo il nostro da 11 – questa era l’unica richiesta che avevamo avanzato. E invece non è cambiato nulla: due gironi da 12, uno da 11, nel nostro solo 9 squadre. Allora abbiamo deciso di dire basta”.

Quello della “ghettizzazione” dei gironi meridionali è un problema tutt’altro che insolito negli sport minori. “Il costo delle trasferte ci preoccupa relativamente. Noi vogliamo crescere, confrontarci con altre realtà, mentre la Divisione non ce lo permette. Anche il criterio della vicinanza geografica non regge, visto che nel nostro girone gioca Foligno ma non Jesi, che pure sarebbe più facile da raggiungere”. Le calciatrici della Pink hanno sottoscritto un appello, ricevendo la solidarietà di molte squadre in tutta Italia. “Giocare in un girone a ranghi così ridotti – prosegue la Signorile – presenta molti inconvenienti: sportivi, perché 16 partite nell’arco di 9 mesi sono troppo poche; e anche economici, perché il 27% di partite in meno equivale al 27% di visibilità in meno e quindi al 27% di probabilità in meno di attirare uno sponsor”.

Ne è nata, come detto, anche un’interrogazione parlamentare, promossa dall’onorevole Dario Ginefra (in quota Pd), che si è fatto carico di sottoporre la questione alle istituzioni. E i risultati non sono mancati. In un primo momento la Pink Bari aveva addirittura deciso di ritirarsi dal campionato. Poi, nei giorni scorsi, è arrivata la notizia dell’iscrizione al girone D di una nuova compagine campana, la S.S.D. Centro Ester. Una decisione, però, che soddisfa solo parzialmente i vertici della squadra barese. “È una pezza messa dalla Divisione, niente di più. Nel girone adesso siamo in 10 e proprio domani iniziamo il campionato. Ma è assurdo che a due mesi dalla scadenza dei termini una squadra, che per altro l’anno scorso giocava in Serie C e non si è guadagnata la promozione sul campo, possa essere iscritta ad un campionato importante come la A2, solo ‘in virtù dei poteri conferiti al Presidente’”.

“Evidentemente ha poteri infiniti”, chiosa sarcastica la Signorile. E così la protesta continua. “Siamo affiliati alla Lega nazionale dilettanti, siamo commissariati: vogliamo autonomia, regole certe, trasparenza di gestione. È assurdo che nella patria del calcio, l’Italia, il movimento femminile sia ai livelli del terzo mondo, quando invece nel resto d’Europa ottengono risultati straordinari, come dimostrato dalle ultime Olimpiadi”. Dove, giusto per la cronaca, l’Italia non era presente. “La colpa è dei dirigenti – conclude la Signorile – e finché ci sarà questa mentalità le cose non cambieranno. Il modo in cui vengono trattate le squadre meridionali è il simbolo di un sistema che non funziona. E Tavecchio (il presidente della Lega Dilettanti, commissario straordinario della Divisione calcio femminile, nda) continua ad ignorarci”. Ma non potrà farlo ancora a lungo: per convocare un’assemblea straordinaria servono le firme dei 2/3 dei membri della Divisione, la petizione della Pink ha già raccolto l’adesione di 30 squadre su 60. E per questo prosegue anche l’iter dell’interrogazione parlamentare.

Attualmente bloccata da una questione di competenza sollevata dal sindacato ispettivo, e su cui dovrà esprimersi il presidente della Camera, Gianfranco Fini. “Ma noi siamo fiduciosi”, afferma Ginefra. In caso di pronunciamento favorevole sull’ammissibilità, l’interrogazione potrà quindi essere calendarizzata ed arrivare davanti al ministro. “È una battaglia che mi sta particolarmente a cuore – conclude Ginefra – perché non parliamo di un problema specifico della Pink Bari, è una questione di principio: così facendo si mette in discussione l’idea stessa di nazionalità del campionato; un modello di frazionamento del Paese non può e non deve passare, nello sport come nella nostra società”.

Modificato da Ghost Dog

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Tanti dubbi

Roberto Beccantini - Beck is Back - 6-10-2012

Gira e rigira, siamo tornati alla richiesta iniziale di patteggiamento, quando però le omesse denunce erano due (Novara-Siena e Albinoleffe-Siena) e non una (Albinoleffe-Siena). Allora, tre mesi più duecentomila euro di multa, concordati con il procuratore Stefano Palazzi e bocciati dalla Disciplinare; oggi, quattro mesi. Dai quindici richiesti e rispetto ai dieci inflitti. Antonio Conte potrà tornare in panchina il 9 dicembre, a Palermo.

Cosa posso aggiungere di nuovo, di inedito? Sapete come la penso: per me, o era illecito o niente. L’iter giudiziario ha imboccato altre strade. Il pentito Filippo Carobbio è stato considerato credibile a metà. Conte «non poteva non sapere»: è vero che ogni caso fa storia a sé, ma il Grosseto, spedito in Lega Pro dal verdetto di secondo grado, ha recuperato la serie B proprio perché il suo presidente, Piero Camilli, «poteva non sapere» che dentro la società, non lontano dal suo istinto accentratore, i suoi Cristian Stellini ne avevano combinate più di Carlo in Francia. Dov’è l’errore?

Naturalmente, i pro e gli anti si scateneranno e si scanneranno. La giustizia sportiva si presta a questo tipo di «pugilato». In pratica, quattro mesi di cui due già scontati sono un buffetto. Nella sostanza, per coloro che allo sport – e al calcio, in particolare – abbinano ancora un briciolo di etica, sono tanti.

Ricapitolando: Leonardo Bonucci e Simone Pepe prosciolti, quattro mesi a Conte. Sono misure che scacciano l’idea del complotto, cara a ogni tifoso quando viene tirata in ballo la squadra del cuore. Da un lato, la caduta del fortino Mastronunzio, dall’altra il patteggiamento di Stellini, che Conte trovò a Bari e si portò a Siena e a Torino (ma a Bergamo, con Cristiano Doni, litigò): sono queste le corde del ring dentro il quale si è boxato senza esclusione di cavilli. Non ho certezze, se non una: Antonio, occhio ai collaboratori.

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A Conte non è stata resa totale giustizia

Xavier Jacobelli - calciomercato.com - 06-10-2012

A Conte non è stata resa totale giustizia: è questa la prima considerazione che s'impone dopo il verdetto del Tnas. La riduzione addirittura del sessanta per cento della squalifica comminata in primo grado e confermata dal secondo grado di giudizio sportivo costituisce solo un parziale risarcimento per il tecnico della Juve. Il quale, peraltro, in appello si era visto prosciogliere per Novara-Siena: ciononostante, la sanzione era rimasta incredibilmente invariata.

La verità è che contro Conte non c'è mai stato lo straccio di una prova, di un riscontro, di un'intercettazione: niente di niente. Solo la parola di un pentito, la cui credibilità è stata giudicata a corrente alternata. Il verdetto del Tnas è un'altra mazzata sulla Procura Federale: il suo impianto accusatorio è stato demolito.

Agnelli ha ragione: questa giustizia sportiva deve essere riformata. Ma le parole non bastano più. Contano i fatti. Staremo a vedere se alle prossime elezioni per il presidente federale, Agnelli darà seguito ai suoi propositi. Conte ha pagato sn troppo per non avere fatto nulla.

______________________________________________

Caso Conte, squalifica ridotta del 60%: la Juve a dicembre il suo dicembre

Fabrizio Bocca - Bloooog - repubblica. it - 06-10-2012

Antonio Conte esce dalle cabine TV degli stadi italiani e torna in panchina. La Juventus potrà disporre del suo allenatore titolare in partita il 9 dicembre. Inutile lanciarsi nel merito e sull’opportunità della condanna a 10 mesi e del relativo sconto del 60% arrivato adesso. E’ stato un argomento talmente dibattuto in termini velenosi che credo che quattro parole non spostino assolutamente nulla: da una parte il partito di Conte che si ritiene innocentissimo e dall’altra il partito colpevolista che comunque almeno un’omessa denuncia gli imputa, tesi rafforzata anche dal fatto che si era aperta una procedura di patteggiamento in cui di qualche responsabilità l’ex allenatore del Siena si faceva carico. Da queste due trincee è impossibile muoversi.

La Juventus ha vissuto l’intera vicenda in primissima persona, quasi come un’aggressione al club, pur non essendo tecnicamente coinvolta in nulla di tutto ciò. Ma soffrendone inevitabilmente le conseguenze si è difesa legittimamente con i denti. Adesso la squalifica di 4 mesi viene definita “una sconfitta ingiusta”, il presidente Agnelli parla di riforma della giustizia sportiva, ma insomma il risultato per la difesa della Juventus, capitanata da Giulia Bongiorno, è da considerarsi soddisfacente. Alla fine non ha vinto né il partito innocentista, né quello colpevolista, e i quattro mesi sanno di compromesso.

Quando Conte avrà esaurito la sua squalifica di quattro mesi, saranno trascorse 16 giornate di campionato e l’intero girone di Champions League: non poco. Ho sostenuto fin dall’inizio che la Juventus avrebbe tecnicamente pagato questa assenza a caro prezzo, anche in termini di punti. Proprio perché Conte è un allenatore capace di trasformare la propria squadra in partita, sa comunicarle qualcosa in più. E dal punto di vista tecnico e da quello caratteriale. Fino ad ora sono stato discretamente smentito, anzi direi che è proprio accauto il contrario. Il tandem Conte (in cabina tv) e Carrera (in panchina) credo che abbia addirittura arricchito la squadra in campionato – dopo la partita con la Roma ho parlato addirittura di una “diarchia tecnica”, assai notevole dal punto di vista dei risultati – , forse perché nei momenti complicati tutti, dai tecnici alla squadra stessa, moltiplicano la propria attenzione. In Champions l’ultima partita con lo Shakhtar ha però dato effettivamente quella sensazione di una squadra frastornata, che forse le parole e l’intervento diretto in campo di Conte avrebbero potuto trasformare.

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Lo sconto per Conte

non piace a nessuno

Il Tnas riduce da 10 a 4 mesi la squalifica del tecnico bianconero: tornerà in

panchina il 9 dicembre. Ma Agnelli attacca: «È innocente, è una sconfitta ingiusta»

di ANGELO MARCHI (Avvenire 06-10-2012)

Alla fine, lo sconto di pena tanto atteso (nel senso di annunciato) è arrivato davvero. Antonio Conte potrà tornare a guidare la Juventus dalla panchina a partire dal 9 dicembre. Lo ha deciso il Tribunale Nazionale di Arbitrato sportivo del Coni, sanzionando con 4 mesi di stop il tecnico, con riduzione di 6 mesi rispetto alla squalifica per omessa denuncia deliberata dalla Corte di Giustizia Federale ad agosto. Per la precisione, il Tnas ha disposto uno stop di 120 giorni che il tecnico finirà appunto di scontare il 9 dicembre (Palermo-Juventus). Per conoscere le motivazioni dello “sconto” bisognerà però aspettare ancora: il collegio arbitrale depositerà infatti il lodo completo solo il prossimo 15 novembre.

Due mesi dopo la proposta respinta dai giudici di primo grado, perchè ritenuta «non congrua», dunque è stata scritta la parola fine ad un’estate di veleni e polemiche, di pentiti e perizie difensive. Conte dovrà convivere con la squalifica per omessa denuncia nella combine di AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. Una macchia indelebile che il collegio arbitrale presieduto da Massimo Zaccheo e composto da Guido Calvi (nominato dalla Juventus) ed Enrico De Giovanni (designato dalla Federcalcio), seppure accogliendo parzialmente il ricorso bianconero, non ha cancellato. Forse non abbastanza per un Conte che ha sempre respinto le accuse del pentito Filippo Carobbio, che lo ha tirato in ballo per le combine contro Novara (1 maggio 2011) e appunto AlbinoLeffe.

Con il suo tridente di avvocati, Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte, sostituito in corsa dalla top player Giulia Bongiorno, l’allenatore salentino ha cercato di difendersi in una vicenda da lui stesso definita «assurda e agghiacciante». Ad agosto, ha scelto anche di guardare in faccia i suoi giudici, nel processo d’appello. Una Corte che aveva fatto cadere una delle due omesse denunce (Novara-Siena) confermando però i dieci mesi di squalifica con una motivazione dura: «La responsabilità di Conte poteva essere valutata, sia dalla Procura che dai Giudici di prime cure, in modo da poter configurare una fattispecie diversa e più grave di incolpazione». Tradotto: l’illecito sportivo, punito con almeno tre anni di stop. Gli arbitri del Tnas, ieri, hanno ridimensionato tale giudizio, ma la macchia dell’omessa denuncia rimane.

Durissima la reazione della Juventus. Il presidente Agnelli è categorico: «La conferma della squalifica ­spiega - è una sconfitta ingiusta, che deve fare riflettere tutto il sistema». Una posizione coerente con la linea tenuta dalla società in questi mesi sul caso di Conte. C’è però anche soddisfazione (non esternata) per due motivi: lo scampato pericolo di sei mesi di squalifica in più (cioè tutta la stagione) e l’onore salvato in una linea difensiva che questa volta è stata unitaria e non ha puntato al patteggiamento, ma al proscioglimento. Non esultano i legali di Conte, che dicono: «È stato condannato un uomo innocente, ma non siamo riusciti a dimostrarlo».

-------

IL PUNTO

Il triste paradosso

Tutti colpevoli, giustizia compresa

di ALBERTO CAPROTTI (Avvenire 06-10-2012)

Le sentenze non si commentano. Si accettano per quello che sono. Anche quando più che una condanna o un’assoluzione per l’imputato, segnano il fallimento di chi le ha emesse. Perchè ognuno può essersi fatto l’idea che vuole sulla vicenda di Antonio Conte, e più in generale sul Calcioscommesse. Ma è difficile non pensare che ad uscirne peggio di tutti oggi sia la giustizia sportiva.

Il paradosso di uno sconto di pena che scontenta profondamente anche chi ne beneficia, come nel caso di Conte che proclama da sempre la propria innocenza e l’impossibilità di potersi difendere per dimostrarlo come avviene in qualunque sistema civile, è solo una parte del problema. Tra patteggiamenti accettati e respinti in maniera arbitraria, sconti di pena, scommettitori incalliti e infami realizzatori di autoreti puniti proporzionalmente molto meno di chi è solo stato sospettato di non aver denunciato un accordo illecito, lo scandalo delle scommesse è diventato un’enorme bolla, del tutto incomprensibile.

Alla fine abbiamo solo colpevoli. Il procuratore federale Palazzi che voleva punire Conte addirittura per illecito sportivo, ma non è riuscito nemmeno lontanamente a provarlo. I giudici, che hanno condannato Conte per due omesse denunce, salvo poi venire smentiti in appello dove le omesse denunce sono diventate una sola ma la pena è rimasta immutata, fino allo sconto di ieri del Tnas. E infine Conte che ha sbagliato di certo qualcosa, ma non è ancora chiaro cosa. Troppi indizi per non chiedere a chi può farlo di riformare questa giustizia ingiusta e sommaria. In fretta, prima che altri si facciano del male.

___

Calcioscommesse Ieri il giudizio del Tnas, in linea con le previsioni

Scontato

Squalifica ridotta a 4 mesi

Conte tornerà il 9 dicembre

Agnelli: «Ma è innocente

La giustizia va riformata»

Figc: «La responsabilità resta»

Diplomazie al lavoro La nuova punizione è il frutto di

contatti tra le parti che hanno trovato un punto d’equilibrio

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 06-10-2012)

Previsioni confermate: la pena passa da dieci a quattro mesi, Antonio Conte tornerà sulla sua panchina il 9 dicembre, nella trasferta della Juve a Palermo, dopo che alla fine avrà saltato 22 partite, 15 di campionato, le 6 del girone di Champions e la gara di Supercoppa a Pechino.

Così ha stabilito il Tnas nel verdetto arrivato ieri secondo i tempi stabiliti, per le motivazioni si dovrà aspettare al massimo fino a metà novembre. Saranno utili a districare definitivamente la matassa che ha ingarbugliato l'estate dell'allenatore e del suo attuale club, entrambi insoddisfatti nonostante il cospicuo sconto di sei mesi arrivato sì, dagli arbitri del terzo grado, ma al quale hanno lavorato sottotraccia le diplomazie di parte: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti — il comunicato firmato Andrea Agnelli —. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico. La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce a esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra. Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano mai più».

Ma l'insoddisfazione può dirsi reciproca. Nella storia processuale di Conte, dall'atto di deferimento alle motivazioni della Corte federale, oltre alle due omesse denunce si è sempre alluso a un reato d'illecito poi non contestato perché impossibile da provare. Il fatto è che dal primo al terzo grado l'accusa ha solo perso pezzi per strada, ed è forse per questo che la conferma di un «quid» di squalifica, seppure ridimensionata di molto, è stata accolta con un certo sollievo dai legali della Federazione: il rischio di veder vacillare l'intero processo è stato appena schivato. «Da parte della Figc c'è soddisfazione per la conferma della responsabilità relativa all'omessa denuncia di AlbinoLeffe-Siena».

È stata la confessione di Cristian Stellini ad aver blindato una squalifica e ad aver deluso le speranze del pool bianconero, convinto fino all'ultimo di poter strappare un proscioglimento. Quella e nient'altro. Dopo aver assistito alla caduta della credibilità del pentito Carobbio e aver visto depennare l'omessa denuncia di Novara-Siena, nel terzo grado il pool di Conte (Bongiorno, De Rensis, Chiappero) è riuscito a far saltare anche l'aggravante Mastronunzio, il puntello che aveva indotto la Corte federale a mantenere costanti i dieci mesi di pena pur dimezzando il capo d'imputazione. Ridimensionati in ambito sportivo, Stellini e Mastronunzio saranno richiamati a deporre in sede penale, a Cremona, forse proprio per un ulteriore controllo sulla loro credibilità.

Ma come si è arrivati ai quattro mesi per Conte? La nuova quantificazione è il frutto di numerosi contatti tra le parti e di una riflessione tecnica sull'iter processuale dell'allenatore bianconero: nel patteggiamento tentato in primo grado, Juve e Figc avevano raggiunto l'accordo su 3 mesi e 200 mila euro prima che la Disciplinare rigettasse l'istanza per «non congruità». Secondo i giudici sarebbero stati sufficienti 5/6 mesi di squalifica come sanzione per le due omesse denunce. Con la sola contestazione semplice rimasta, il punto d'equilibrio è stato trovato nel mezzo, a quattro mesi: come dire, meglio due feriti che un morto.

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Il retroscena Sconto ottenuto senza accordi

No ai patti col nemico ma ora la

condanna può diventare un peso

L’inchiesta di Bari Ora preoccupa l’inchiesta di Bari:

un’altra omessa denuncia farebbe scattare la recidiva

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 06-10-2012)

Pesano di più i sei mesi di sconto o i quattro di squalifica? Antonio Conte piange o ride dopo il giudizio del Tnas?

Sbaglia chi pensa a una delusione di facciata e a un sospiro di sollievo nel privato dello spogliatoio. Vista con gli occhi juventini la delusione per il mancato proscioglimento è reale. Nasce dalla convinzione che di fronte a un tribunale ordinario (o al tribunale sportivo che ha in mente Andrea Agnelli) Conte sarebbe stato assolto. Delusione magari sì, sorpresa no: era già chiaro da tempo che l'assoluzione non sarebbe mai arrivata.

Ciò nonostante non troverete un briciolo di soddisfazione per lo sconto consistente. La Juventus ci tiene a tenere alto il livello dello scontro anche perché il presidente Agnelli ha in mente un obiettivo più ambizioso: la riforma della giustizia sportiva. Il ragionamento è che società professionistiche, e magari quotate in Borsa, necessitino di maggiori tutele o, visto dall'altra parte, servano più riscontri prima di giungere a condanne.

Ma anche se i bianconeri ripetono che dal Tnas non è arrivato nessun regalo (dovranno comunque affrontare tutto il girone di Champions senza l'allenatore) non si può negare che il procedimento sportivo, passaggio dopo passaggio, sia diventato sempre più amico delle tesi portate avanti dal tecnico bianconero. Fino ad arrivare ai quattro mesi di squalifica, frutto della decisione del presidente Massimo Zaccheo, ma anche di contatti già tenuti tra la società e la Federazione.

Conte, quindi, può esultare perché quattro mesi corrispondono circa al «patteggiamento» chiesto dai suoi avvocati prima dell'inizio del dibattimento e ritenuto incongruo dalla Disciplinare, ma arrivandoci in questo modo non si è dovuto piegare a nessun compromesso e a nessuna conciliazione. Può continuare a proclamare la propria innocenza a petto in fuori, come uno che non è sceso a patti col nemico. È stato condannato ma da un punto di vista mediatico è più forte di quanto non sarebbe stato patteggiando. Però c'è un però. Perché l'idea iniziale degli avvocati di Conte non era un patteggiamento con un'ammissione di colpa (articolo 24), bensì quella che tecnicamente si chiama «applicazione di sanzioni su richiesta delle parti» (art. 23). Sarebbe stato più difficile da spiegare ai tifosi, magari, ma formalmente le due parti si sarebbero messe d'accordo su una «sanzione ridotta», senza che nel curriculum di Conte comparisse la colpa.

Invece adesso la condanna c'è. E potrebbe pesare particolarmente se le indagini che sono in corso a Bari e riguardano le stagioni 2007-2008 e 2008-2009 (con Conte allenatore) descrivessero uno scenario simile a quello di Siena. Ovvero combine tra giocatori, che in alcuni casi avrebbero anche confessato, e — di nuovo — una parziale ammissione da parte del collaboratore Cristian Stellini di essere a conoscenza dei fatti. Conte andrà presto a farsi reinterrogare a Bari perché vuole fornire alcune precisazioni e ribadire di non aver mai saputo niente. Certo, se si arrivasse a un altro deferimento per omessa denuncia, la condanna di ieri potrebbe pesare come un macigno. Un pericoloso precedente che potrebbe far parlare di recidiva. E in caso di recidiva non è previsto accordo su «sanzioni ridotte». Ci stiamo portando molto avanti, ma i legali ci stanno già pensando.

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GLI ERRORI E I DUBBI

di MARIO SCONCERTI (CorSera 06-10-2012)

Dopo un lungo giro di insulti, la condanna di Conte torna a quattro mesi canonici previsti da sempre per questo tipo di reato sportivo. L'errore più grosso l'ha commesso la Corte d'Appello federale.

L'errore è stato cancellare a metà agosto uno dei due reati di Conte senza cancellare una parte equivalente di pena. Conte era stato in prima istanza condannato a 10 mesi per non aver denunciato due illeciti del Siena. In appello divenne chiaro che la prima partita, Novara-Siena, per la quale tanto si era speso il pentito Carobbio, non era stata un illecito. Ne rimaneva dunque soltanto uno, AlbinoLeffe-Siena, per il quale aveva dato molto di sé Stellini, assistente di Conte, che poi ha patteggiato una condanna di 2 anni e 6 mesi. Siamo ora vicinissimi alla sintesi del patteggiamento iniziale richiesto da Conte, 3 mesi e 200 mila euro di multa. L'errore allora fu la multa troppo alta. Fu chiaro che con quella multa si pagavano alcuni mesi di squalifica. E questo, a inizio processi, sembrò arroganza. In circa cento condanne mai era stata richiesta una multa così forte. Se il procuratore federale Palazzi avesse avuto l'accortezza di mettere un mese in più di squalifica nelle sue richieste, si sarebbe arrivati esattamente al risultato di adesso. Ora che il caso Conte è alle spalle, è giusto trarre alcune conclusioni.

1) La condanna è stata esattamente quella prevista: 6 mesi per un'omessa denuncia, meno i due mesi per le attenuanti.

2) La giustizia sportiva ha potentemente corretto se stessa in corso d'opera, rifacendosi sul campo degli errori commessi da alcune sue sedi, prima di tutto la Corte d'appello.

3) La Procura federale, impropria e sgradevole all'inizio, ha finito per vedere accettate nella sostanza quasi interamente le sue proposte (da 3 a 4 mesi, meno la multa).

4) La giustizia sportiva nell'intero ciclo delle scommesse ha dimostrato di aver molto limitato l'obbrobrio della responsabilità oggettiva. Oggi vale 2-3 punti a illecito, non di più.

5) L'illecito di cui è accusato Conte per omessa denuncia è conclamato. E l'ha commesso al Siena. Conte dovrebbe una spiegazione sul perché l'ha commesso e sul perché ha scelto di farsi difendere dalla Juventus.

6) Questo processo è cominciato in luglio con l'avvocato Briamonte difensore di Conte e nel cda della Juve. Si è concluso con l'avvocato Giulia Bongiorno che lo sostituiva nel cda e nella difesa di Conte. Anche la Juve ha avuto la sua Corte d'appello nella strategia.

7) Ci sono stati un centinaio di condannati nel processo delle scommesse, ma si è parlato solo di uno. È buona giustizia questa? O è da ripensare come quella sportiva?

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Il Conte scontato

PENA RIDOTTA DA 10 A 4 MESI DI SQUALIFICA. MA PER AGNELLI “RESTA UN’INGIUSTIZIA”

NESSUNA TRACCIA dei 200 mila euro di penale promessi ai terremotati

dell’Emilia dal più pagato allenatore di Serie A (3 milioni di euro netti all’anno)

di PAOLO ZILIANI (il Fatto Quotdiano 06-10-2012)

Concludendo – come diceva Mike buonanima –, ora che sulla telenovela-Conte scorrono i titoli di coda, l’unica cosa certa è che a rimetterci (e non è una battuta) sono i terremotati dell’Emilia: ai quali, al tempo dei titoli di testa, l’allenatore della Juventus si era impegnato a devolvere la somma di 200 mila euro, che assieme ai 3 mesi di squalifica patteggiati col procuratore Palazzi avrebbero dovuto costituire la pena per la colpa di omessa denuncia di due illeciti commessi, dai giocatori del Siena, nelle partite contro (o meglio: pro) Novara e Albinoleffe. E davvero bisognerebbe rivolgere un appello al presidente della Figc Abete perché riporti le lancette dell’orologio a quel giorno infausto, l’1 di agosto, in cui la Disciplinare – in un rigurgito di dignità rivelatasi del tutto inutile – si rifiutò di considerare congrua, per Conte, la squalifica di 3 mesi e mise alla porta sia il tremebondo inquisitore Palazzi, sia il grifagno mister juventino. Non era il caso.

PERCHÉ tra i 4 mesi di sospensione (e zero euro ai terremotati) decisi ieri dal Tnas, a conclusione della prostrante vicenda, e i 3 mesi più 200 mila euro per i senzatetto dell’Emilia previsti dall’iniziale (e abortito) patteggiamento, la sola differenza è la beffa per i bambini di Reggiolo, o di Cavezzo, o di Crevalcore, che oggi potrebbero andare a scuola in un edificio ricostruito e invece no, faranno i loro compiti in un capannone. I 200 mila euro sono rimasti sul conto di Conte – il tecnico più pagato della Serie A con un ingaggio di 3 milioni netti – che tornerà a ringhiare in panchina invece che il 9 novembre il 9 dicembre, giorno di Palermo-Juve, a pochi giorni dalla ricorrenza di Santa Lucia (13 dicembre), la santa che porta i doni ai bimbi del Nord Italia. Considerando che Santa Lucia è la martire cui vennero cavati gli occhi, Conte – che non ha visto nulla in ben 8 partite del Siena taroccate e finite sotto inchiesta – può fin da ora iscriversi nell’elenco dei suoi devoti; e magari accenderle un cero, visto che i grattacapi non sembrano finiti.

A BARI il sostituto procuratore Laudati sta indagando sulle partite che il Bari allenato da Conte (“Una vera squadra di calcio scommesse” per dirla con gli inquirenti) truccò, vendendo la vittoria agli avversari, negli anni 2008 e 2009. Ci sono le confessioni di due giocatori (Micolucci e Masiello) che quattro compagni di squadra hanno confermato: Gillet, Lanzafame, Kutuzov e Stellini, l’uomo che Conte portò poi con sé al Siena e alla Juventus come braccio destro (reo confesso, nel processo sportivo ha patteggiato 2 anni e 6 mesi per illecito). Inutile dire che Conte ha detto agli inquirenti che no, lui non ricorda nulla perché nemmeno a Bari ha visto nulla; d’altronde, gli capitava così anche ai tempi in cui giocava nella Juve, e al giudice Casalbore che gli chiedeva il perché della reiterata assunzione di un potente antidepressivo (il Liposom forte) rispondeva: avevo dispiaceri in famiglia, fatti privati che ora non ricordo bene e no, non ricordo nemmeno quando mi capitarono. Nella sentenza di quel famoso processo-doping alla Juve (imputati l’a.d. Giraudo e il medico sociale Agricola), il giudice Casalbore, a proposito di Conte, parlò di teste reticente e non collaborativo.

RICAPITOLANDO: la Disciplinare, dopo aver rifiutato il patteggiamento della premiata ditta Palazzi & Conte (3 mesi + 200 mila euro pro-terremotati) infligge al tecnico juventino una squalifica di 10 mesi. Conte insulta i giudici dicendo che sono pappa e ciccia con i pentiti ma il Palazzo non batte ciglio (nessun deferimento). In secondo grado tutti si aspettano il dimezzamento della sanzione, ma la Corte Federale – pur assolvendo Conte per una delle due partite in questione – conferma i 10 mesi di squalifica per il sospetto, forte, che nella partita con l’Albinoleffe il comportamento del mister abbia sfiorato pericolosamente l’illecito. Urla e strepiti in casa Juve, ma alla fine torna il sereno: il Tnas, in versione outlet, riporta tutto al punto di partenza con un maxi-sconto di 6 mesi e squalifica ridotta da 10 a 4 mesi. Insomma: tanto casino per nulla.

Pensierino della sera: se è vero che Conte ha avuto un quarto di squalifica in più (4 mesi e non 3) rispetto al patteggiamento richiesto, lunedì vada in banca e spedisca ai bambini terremotati 150 mila euro. Sono un quarto in meno dei 200 promessi: ma così va a pari con la coscienza. O no?

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SCONTATO

Conte colpevole

ma non troppo

Condonati 6 mesi

Juventus delusa: il tecnico rientrerà solo il 9 dicembre

dopo 120 giorni di stop. Agnelli: «Assurdo, è innocente»

I LEGALI INSODDISFATTI «Responsabilità ribadita.

Non siamo riusciti a dimostrare l’estraneità»

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 06-10-2012)

Colpevole ma con uno sconto di pena. Antonio Conte paga l’omessa denuncia su Albinoleffe-Siena del 2011 con una squalifica di 4 mesi (anzi per essere corretti di 120 giorni), che permetterà all’allenatore della Juventus di tornare davanti ai microfoni l’8 dicembre e in panchina 24 ore dopo nella sfida di Palermo. La forte riduzione è arrivata ieri con il dispositivo del lodo del Tnas non senza discussioni dell’ultima ora. L’equilibrio con gli arbitri (Guido Calvi per Conte e Roberto De Giovanni per la Figc) sembrava raggiunto, ma il presidente del tribunale di arbitrato per lo sport Massimo Zaccheo avrebbe voluto allungare di qualche giorno la pena (circa una ventina) per posticipare al 2013 il rientro del tecnico pugliese. In pratica una sanzione di 5 mesi «mascherata», sanzione che ai tempi del processo davanti alla Commissione Disciplinare sarebbe andata bene anche al procuratore federale Palazzi. Alla fine però si è optato per l’ulteriore sconto che terrà fuori Conte dal campo per altri due mesi.

A vederla così è una pena giuridicamente difficile da motivare (il Tnas lo farà entro il 15 novembre). Pena passata dalla richiesta di 15 mesi di Palazzi dopo due tentativi di patteggiamento (quello concordato di 3 mesi e 200mila euro di ammenda ma ritenuto incongruo dai giudici e un altro di 5 mesi proposto dal pm Palazzi), divenuta di 10 nelle sentenze di Disciplinare e Corte di Giustizia Federale e ora più che dimezzata. Insomma, sembra quasi che si sia voluti arrivare a punire la colpevolezza di Conte ma senza aggravanti e senza particolari appigli. «Una sentenza di buon senso», l’opinione di più di un esperto di diritto sportivo. E dire che si era partiti con un rischio di deferimento per illecito sventato dalle indagini difensive che hanno smentito il «pentito» Carobbio (che tirò in ballo Conte il 17 maggio scorso), si era poi arrivati alla doppia omessa denuncia ridotta a una smontando la versione dello stesso Carobbio su Novara­Siena, è stata infine neutralizzata l’aggravante Mastronunzio, indisponibile perchè infortunato - come attestato dal certificato medico del medico del Siena - e non escluso dal gruppo perchè contrario alla presunta combine.

Quel che è certo è che questa decisione del Tnas aprirà sicuramente scenari diversi anche per gli altri condannati negli ultimi processi sportivi (è già arrivata al Tnas una pioggia di ricorsi). Plausibile a questo punto l’assoluzione del vice di Conte, Angelo Alessio (per ora squalificato per 6 mesi), la cui udienza si terrà il 10 ottobre.

Soddisfatta la Figc, deluso Conte, assolutamente insoddisfatti la Juventus e i legali dell’allenatore. «È stata ribadita e confermata l’affermazione di responsabilità ed è fisiologico che possano esserci diversità di valutazioni nei vari gradi di giudizio », dice l’avvocato della Federcalcio Luigi Medugno. Il tecnico non parla ma è arrabbiato: aveva rifiutato fermamente l’ipotesi del patteggiamento che riteneva un’ammissione di colpevolezza, si sente vittima di una profonda ingiustizia tanto da sfogarsi con amici e familiari: «Mi condannano sul nulla, come posso difendermi? Vorrà dire che d’ora in poi girerò con una telecamera in testa così ciò che dico e faccio resterà registrato... ». «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati», così i legali Giulia Bongiorno, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis che puntavano al proscioglimento, unica ipotesi contemplata dal tecnico.

Durissimo il commento del presidente Andrea Agnelli: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico. Ora le istituzioni sportive devono dare seguito alle mille parole pronunciate su questa vicenda con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie ». Conte salterà così un totale di 22 partite (15 di campionato, le 6 della prima fase di Champions e la finale di Supercoppa di agosto) e poi diventerà il top player in panchina.

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La sentenza Il Tribunale dello sport del Coni accorcia a 4 mesi rispetto ai 10

iniziali la squalifica inflitta al tecnico della Juve: finirà nel giorno dell’Immacolata

Maxi-sconto di sei mesi:

Conte torna a dicembre

In panchina a Palermo e in Champions eventuali ottavi a febbraio

di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 06-10-2012)

ROMA Palermo-Juventus sarebbe stata una partita qualsiasi, ma da ieri è diventata «la partita»: quella del ritorno di Antonio Conte sulla panchina della Juventus allo scadere, anticipato, della squalifica per la vicenda calcioscommesse. Il collegio arbitrale del Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, presso il Coni, ha deciso infatti di ridurre da dieci a neanche quattro mesi lo stop inflitto al tecnico bianconero dalla Commissione Disciplinare della Figc e confermata dalla Corte di Giustizia federale. Un maxi-sconto che permette all'ex tecnico del Siena di chiudere con un sollievo il processo sportivo, che era cominciato con il fallito tentativo di patteggiamento con la Procura Figc, fissato in tre mesi di squalifica e 200mila euro di ammenda.

Due mesi dopo la proposta respinta dai giudici di primo grado, perchè ritenuta «non congrua», oggi è stata scritta la parola fine ad un’estate di veleni e polemiche, di pentiti e perizie difensive. Conte risparmia 200mila euro, ma dovrà stare fermo un mese di più. E soprattutto, dovrà convivere con la squalifica per omessa denuncia nella combine di AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. Una macchia indelebile che il collegio arbitrale presieduto da Massimo Zaccheo e composto da Guido Calvi (nominato dalla Juventus) ed Enrico De Giovanni (designato dalla Federcalcio), seppure accogliendo parzialmente il ricorso bianconero, non ha cancellato. Forse non abbastanza per un Conte che ha sempre respinto le accuse del pentito Filippo Carobbio, che lo ha tirato in ballo per le combine contro Novara (primo maggio 2011) e appunto AlbinoLeffe.

Con il suo tridente di avvocati - Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte, sostituito in corsa dalla top player Giulia Bongiorno -; l’allenatore salentino ha cercato di difendersi in una vicenda da lui stesso definita «assurda e agghiacciante». Ad agosto, ha scelto anche di guardare in faccia i suoi giudici, nel processo d'appello svoltosi all'ex Ostello della Gioventù del Foro Italico. Una Corte che ha fatto cadere una delle due omesse denunce (Novara-Siena) confermando però i dieci mesi di squalifica con una motivazione dura: «la responsabilità di Conte poteva essere valutata, sia dalla Procura che dai giudici di prime cure, in modo da poter configurare una fattispecie diversa e più grave di incolpazione». Tradotto: l’illecito sportivo, punito con almeno tre anni di stop.

Gli arbitri del Tnas hanno ridimensionato tale giudizio, ma quell’ombra ormai indelebile dell'omessa denuncia rimane. «Dobbiamo attendere le motivazioni (previste per il 15 novembre, ndr): è chiaro che per ora posso esprimere solo moderata soddisfazione perchè è stata ribadita la responsabilità di Conte e avallata l'ipotesi inizialè, ha dichiarato il legale della Figc, Luigi Medugno, ai microfoni di Radio Sportiva.

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IL CASO L'allenatore della Juve, condannato per omessa denuncia, potrà tornare in panchina dal 9 dicembre

Conte, lo sconto è maxi

Squalifica più che dimezzata dal Tnas: da 10 a 4 mesi. Ma Agnelli s’infuria

Il presidente bianconero «Antonio è innocente resta un’ingiustizia. Ora serve una riforma»

I legali del tecnico «Non siamo riusciti a dimostrare la sua estraneità ai fatti»

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 06-10-2012)

ROMA – Antonio Conte tornerà in panchina per Palermo-Juventus, gara valida per la sedicesima giornata di andata del campionato di serie A. Il Tnas ha infatti ridotto da 10 mesi a 4 la squalifica del tecnico della Juventus che durerà dunque fino all'8 dicembre (le motivazioni attese entro il 15 novembre, ndc). Calendario alla mano, l’allenatore alla fine della sanzione comminata, sarà rimasto fermo 120 giorni (lo stop è iniziato il 10 agosto, data di pubblicazione del primo grado di giudizio).

Nella nota emessa nel pomeriggio di ieri dal Coni, si legge che il Tnas ha respinto «la domanda principale formulata con istanza di arbitrato da Antonio Conte e in parziale accoglimento della stessa infligge al medesimo la sanzione della squalifica sino all'8 dicembre 2012». Il Collegio arbitrale, ha aggiunto la nota «dichiara assorbita ogni altra domanda, anche di carattere istruttorio; dichiara integralmente compensate le spese del giudizio e pone a carico di ciascuna delle parti nella misura del 50% gli onorari del Collegio arbitrale».

Due mesi dopo, quindi, si è tornati al punto di partenza, ossia a quei 4 mesi che già la Commissione Disciplinare avrebbe ritenuto (in via ufficiosa) «congrui» come patteggiamento in primo grado (magari aggiungendo altri 15 giorni e 100 mila euro), dopo aver rifiutato 3 mesi e 200 mila euro proposti da Palazzi. Almeno ufficialmente, umori diametralmente opposti tra le parti in causa. Soddisfatta la Figc che ha visto così ribadita la responsabilità dell’allenatore: «La riduzione è una misura che spetta al collegio arbitrale e alla loro sensibilità: per ora non ho elementi per commentarla – ha spiegato il legale Luigi Medugno a Radio Sportiva - Dobbiamo attendere le motivazioni. È chiaro che per ora posso esprimere solo moderata soddisfazione perché è stata ribadita la responsabilità di Conte e avallata l'ipotesi iniziale. Le parole di Agnelli? Ha espresso un'opinione figlia di uno stato d'animo che posso anche capire. Penso però che propositi di riforma non possono essere espressi solo perché sono coinvolti propri tesserati. Tutto è perfettibile: il lavoro fatto dagli organi di giustizia è stato imponente e il Tnas è lì apposta per rimediare ad eventuali errori dovuti a celerità e concentrazione degli atti».

Il riferimento dell’avvocato della Federazione è alle parole del presidente della Juventus, contrariato per il mancato proscioglimento del tecnico: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la società, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico».

Sotterrata l’ascia di guerra, Andrea Agnelli con toni soft invoca una «riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano mai più. La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina». Dello stesso tenore le parole dei legali del tecnico: «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati stati – hanno spiegato Giulia Bongiorno, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis - non c'è quindi in noi alcuna soddisfazione». Anche perché gli arbitri del Tnas, hanno ridimensionato la pena, ma la macchia dell'omessa denuncia per Conte rimane.

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Sconto alla squalifica di Conte

le capriole della giustizia sportiva

di PIERO MEI (Il Messaggero 06-10-2012)

Contrordine, compagni: Antonio Conte è più innocente di quanto non fosse all’atto della richiesta negata di patteggiamento o della prima sentenza. È colpevole solo un po’, visto che la squalifica di dieci mesi è stata ridotta a quattro e scadrà dunque l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata e anche giorno nel quale in Lombardia cominceranno gli sconti. Antonio Conte lo ha preso in anticipo, come si fa con i buoni clienti. C’è un risvolto positivo, ma uno solo, in tutto questo: almeno finirà quell’inverecondo spettacolo dell’allenatore in vetrina. Perché, regolamentare Watson, pur da squalificato poteva continuare a lavorare e farsi vedere e vedere a sua volta, il che rendeva pressoché nulli gli effetti della cosiddetta pena, se non per il silenziatore messogli nelle conferenze stampa. Parlava da ventriloquo tramite Carrera, oppure da comico, tramite Crozza.

Il resto è tutto in negativo: non è questione di essere innocentisti, come Andrea Agnelli e la Juve, naturalmente, o colpevolisti. È che, in casi come questi, non si può essere né innocenti né colpevoli a metà. L’omessa denuncia o c’è o non c’è, non è il segreto bisbigliato all’orecchio di un amico. Forse le motivazioni e il lodo completo del Tnas, il tribunale dell’ultima sentenza, attesi, pare, per il 15 novembre, dissiperanno le ombre e chiariranno il perché dell’intera vicenda e del verdetto sconcertante, per quanto anticipato da tutte le voci del partito della trattativa.

Rimane lo sconcerto: tutti pagheranno a metà le spese dell’arbitrato, come se nessuno avesse davvero torto ma nessuno davvero ragione. Il che non è molto etico, specie in un campo nel quale l’etica dovrebbe contare più del cavillo, in un senso o nell’altro. Si direbbe sentenza salomonica. Ma in realtà Salomone, con le sue maniere, accertò la verità.

Nel frattempo la giustizia sportiva si è distinta per un’altra sentenza. Il ciclista paralimpico Macchi che, accusato più o meno di doping, fu privato dei Giochi di Londra è stato riconisciuto anche lui né innocente né colpevole ma non perseguibile. Pur essendo conclamato campione ai tempi dei fatti addebitati, non era tesserato. C’è qualcosa da rivedere in tutti i regolamenti. Arbitrati, arbitraggi o arbitrii che siano.

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MA LA JUVE VOLEVA L’ASSOLUZIONE

Super sconto: Conte in

panchina dal 9 dicembre

Il Tnas gli toglie 6 mesi di squalifica

di LUCA PASQUARETTA (IL SECOLO XIX 06-10-2012)

Antonio Conte tornerà in panchina il 9 dicembre a Palermo. Così ha deciso il Tnas del Coni, che ieri a Roma ha più che dimezzato la squalifica di 10 mesi che la Corte di Giustizia Federale in secondo grado aveva confermato al tecnico della Juve. Lo sconto era nell’aria. E c’è stato: 6 mesi in meno. La Figc esulta comunque, perché l’impianto accusatorio messo in piedi da Stefano Palazzi ha rischiato di crollare, come la posizione di Carobbio, il grande accusatore di Conte, ritenuto poco credibile sia dal procuratore di Cremona, Di Martino, che dalla stessa Corte Federale, che nelle motivazioni aveva smontato Carobbio e Novara-Siena, lasciando in piedi solo Albinoleffe-Siena. Il tecnico «non poteva non sapere». Tesi confermata dagli arbitri del Tnas con molte attenuanti. Se ne saprà di più quando sarà reso pubblico l’intero dispositivo, entro il 15 novembre.

«Siamo soddisfatti» ha sottolineato il legale della Federazione, avvocato Luigi Modugno: «A noi bastava che venisse riconosciuta la responsabilità di Conte». Questo ha fatto andare su tutte le furie l’allenatore e la Juve, che non riescono a gioire per la forte riduzione della pena. Meglio che niente. Eppure a Torino sono furibondi. Lo sconto non è servito a rasserenare gli animi. Conte è deluso, perché anche un giorno di condanna per uno che si sente innocente, è una sconfitta difficile da digerire. La Juventus da una parte tira un sospiro di sollievo, perché il tecnico tornerà in panchina il 9 dicembre a Palermo, dall’altra è consapevole che senza Conte in Champions League (assenza che ha pesato contro lo Shakhtar di Lucescu) la squadra rischia di non passare il turno. «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c’è quindi in noi alcuna soddisfazione» è il commento del collegio difensivo, apparso sul sito ufficiale della Juve. Arrabbiato anche Andrea Agnelli, che non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’allenatore campione d’Italia: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico». L’amarezza si mescola a un piccolo sollievo, perché la fine del tunnel è lì. «La Juventus aspetta il suo allenatore in panchina, dove il suo talento riesce a esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra» hacontinuato il presidente, che ha lanciato un appello al mondo del calcio: «Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano più». Luigi Modugno, legale della Figc, ha spiegato: «La Federazione è soddisfatta del fatto che sia stata ribadita l’affermazione di responsabilità per omessa denuncia». Poi su Mastronunzio: «Lui scagiona Conte dicendo che era infortunato e probabilmente l’episodio è stato valorizzato in senso favorevole per l’allenatore. Non è avvenuta però un’esibizione della scheda sanitaria. Probabilmente questo è accaduto perché sono state prese in considerazione altre prove importanti. I legali di Conte avevano le dichiarazioni del medico e i dati forniti dal sito del Siena. Era stato chiesto da loro di ascoltare Matronunzio e Stellini, ma questo non è avvenuto». Cosa che nella giustizia ordinaria sarebbe avvenuta. In quella sportiva funziona così. Ha regole, modalità e tempi diversi. Ecco perché la Juve e Andrea Agnelli vogliono cambiarla.

Conte, intanto, ha annunciato che per portesta non farà più conferenza stampa di qui alla fine del campionato, quindi neppure a squalifica finita.

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UN PALAZZI DA DEMOLIRE

UN PROCURATORE

SENZA VERGOGNA

di GIANCARLO TIMOSSI (IL SECOLO XIX 06-10-2012)

CORSI E RICORSI. Il 28 settembre 2003 l’Italia rimane al buio a causa di un colossale black-out. Il 28 settembre 2012 il consiglio federale della FIGC rinnova per i successivi quattro anni la carica di procuratore federale a Stefano Palazzi. Sono problemi, entrambi.

La legge del pallone è flessibile, corre sul filo di precedenti che non sempre esistono, si ostina ad applicare princìpi e norme che non rispettano quelle che sono le leggi dello Stato italiano. È come se la Federazione fosse territorio neutrale, come se tutto dipendesse solo dalle regole dello sport. Fingendo di ignorare (con ostinata ipocrisia) che nel calcio italiano ci sono società quotate in Borsa e tutto il resto. È un insieme di situazioni che stridono e non è facile trovare una soluzione. Anche usando il buon senso. Equilibrio e lucidità che, però, sembra far difetto alla procura federale.

Ieri il Tribunale Nazionale del Coni ha vergognosamente smentito tutti e ridotto a 4 mesi la squalifica di Conte. Tutto alla faccia dell’accordo Palazzi-Juve, quello che voleva chiudere la partita con un “patteggiamento”: con 3 mesi di stop e 200.000 euro di multa. Accordo diventato carta straccia davanti al rifiuto della Commissione disciplinare, con relativo rilancio di Palazzi a quota 15 e pena poi stabilita a 10 mesi.

E sempre ieri, ancora Palazzi, ha chiesto e magari otterrà quasi un milione di multa (910.000 euro complessivi) per il presidente del Genoa, i suoi giocatori e un dirigente che con 30.000 euro da sborsare vedrà praticamente ridursi all’osso tutti i guadagni di un anno di lavoro. Il fatto è che la giustizia ordinaria, il pubblico ministero che si occupa dei fatti di Genoa-Siena, sostiene che i giocatori rossoblù e il loro presidente e pure quel dirigente, il 22 aprile scorso fossero delle vittime di quanto stava accadendo in campo. Vittime che ora dovrebbero risarcire lo “sport” con 910.000 euro. Senza vergogna.

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Sentenza Maxi sconto da 10 a 4 mesi: era la pena prevista dal fallito patteggiamento

Pasticcio Conte

Torna a dicembre

Il Tnas del Coni conferma

l’omessa denuncia del tecnico

In panchina contro il Palermo

Reazioni Agnelli: non ci basta. Per noi il tecnico era del tutto innocente

Scenario Caso da giurisprudenzza. Gli avvocati delle difese sorridono per il futuro

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 06-10-2012)

E alla fine arrivò il maxi sconto. Antonio Conte non lo farà, perché si è sempre dichiarato totalmente innocente ed estraneo allo scandalo del calcioscommesse, ma certo ieri sera ha potuto sorridere per la decisione del Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport (Tnas), organo del Coni e ultimo grado della giustizia sportiva: Conte è colpevole perché sapeva eppure non denunciò l'accertata combine della gara AlbinoLeffe-Siena del maggio 2011, ma i 10 mesi di squalifica stabiliti dalla Commissione Disciplinare Nazionale e confermati, seppure con diverse motivazioni, dalla Corte di Giustizia Federale sono all'improvviso spariti, sostituiti da una mini-squalifica, appena 120 giorni.

Conte non sorriderà – quanto meno a livello ufficiale – perché in cuor suo ha sempre sperato nell'assoluzione piena, ma al di là delle dichiarazioni di rito la Juventus può guardare con soddisfazione al lodo emesso dal collegio arbitrale – presidente Massimo Zaccheo, componenti Guido Calvi (nominato dalla Juventus) ed Enrico De Giovanni (designato dalla Federcalcio) – perché tra soli due mesi potrà riabbracciare il proprio allenatore: la squalifica terminerà l'8 dicembre e già il giorno successivo Conte potrà sedere sulla panchina dello stadio Barbera e guidare i bianconeri dal campo nella trasferta di Palermo.

«Mantengo la mia convinzione – ha dichiarato il presidente della Juventus Andrea Agnelli – Antonio è un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, ma la conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico. Ora serve una riforma profonda della giustizia sportiva per evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie». Una posizione chiara, condivisa dal collegio difensivo composto dagli avvocati Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero («Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e non essere riusciti a farne proclamare l'estraneità ai fatti contestati: non c'è quindi in noi alcuna soddisfazione»), ma almeno in parte contraria ai fatti perché per il Tnas Conte non è innocente.

Dopo un'estate piena di polemiche, patteggiamenti invocati e falliti, sentenze dure e condanne pesanti, si è in effetti tornati al punto di partenza: a fine luglio il collegio difensivo del tecnico bianconero aveva raggiunto un accordo con l'accusa rappresentata dal procuratore Stefano Palazzi – 140 giorni di squalifica tramutati in 90 giorni e 200 mila euro di ammenda per due omesse denunce – una sanzione ritenuta però «non congrua» dalla Commissione Disciplinare; circa due mesi dopo il Tnas ha stabilito 120 giorni di squalifica per una sola omessa denuncia, probabilmente – ma per questo bisognerà attendere le motivazioni del lodo, previste per metà novembre – facendo cadere l'aggravante Mastronunzio, alla base della durissime motivazioni della Corte federale («La responsabilità di Conte poteva essere valutata, sia dalla Procura che dai giudici di prime cure, in modo da poter configurare una fattispecie diversa e più grave di incolpazione», ovvero l'illecito sportivo, pena minima 3 anni).

Parole pesanti e mal digerite da Conte, per il quale il patteggiamento è solo un «ricatto» a cui è stato obbligato dagli avvocati. E allora meglio andare alla discussione e al confronto davanti al collegio arbitrale, evitando la conciliazione con i nemici della Federcalcio, anche se poi - lunedì scorso, ancor prima del decisivo dibattito al Tnas - il maxi sconto era già noto: 4 mesi, o meglio ancora 120 giorni, giusto in tempo per Palermo-Juventus. Una decisione che farà giurisprudenza e fa già sorridere gli avvocati della difese. E in fondo sorride anche Conte, perché tra due mesi potrà tornare sulla panchina dei campioni d'Italia.

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Il Tnas Coni conferma la sentenza annunciata: la squalifica del tecnico per omessa denuncia ridotta da 10 mesi a 120 giorni. Sarà in panchina contro il Palermo. La Figc: “Ribadita la sua responsabilità”. La Juve respira, ma non arretra: “Sistema da cambiare”

Il saldo

Conte torna l’8 dicembre: “È conto alla rovescia”

Salterà ancora 9 gare di campionato e 4 di coppa. Per lo sconto decisivo il caso Mastronunzio

La sentenza apre a forti sconti per tutti i condannati dell’ultimo procedimento

di EMANUELE GAMBA & MATTEO PINCI (la Repubblica 06-10-2012)

Smaltita la rabbia per una condanna che ha sempre considerato ingiusta, Antonio Conte ha subito misurato lo sconto appena incassato: «E adesso comincia il conto alla rovescia», è stato il suo modo di reagire. Non manca molto all’ora ics, dopo tutto: grazie alla sostanziosa (e annunciatissima) sforbiciata del Tnas, la squalifica dell’allenatore juventino si è ridotta da dieci a quattro mesi (anzi meno: 120 giorni), scadrà l’8 dicembre e consentirà a Conte di tornare in panchina il giorno successivo a Palermo. Nel suo vagabondaggio tra uno sky box e l’altro dovrà dunque saltare ancora tredici partite, nove di campionato e quattro di Champions League, competizione nella quale potrà esordire solamente se la sua squadra si qualificherà per gli ottavi di finale.

Il lavoro di avvocati e diplomazie ha dunque sostanzialmente riportato la vicenda Conte al punto di inizio, a metà strada tra i tre mesi del patteggiamento respinto dalla Disciplinare e i quattro mesi e venti giorni di quello rifiutato dall’allenatore. La reazione della Juventus, questa volta, è stata morigerata, almeno in confronto alla violenza di altre volte.

Interessava, ad Agnelli, ribadire prima di tutto due cose: Conte è una vittima e la giustizia sportiva è da cambiare. «Mantengo la mia convinzione che Antonio Conte sia un uomo innocente. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico », è stato l’incipit di un comunicato che, per gli standard bianconeri, va valutato come quasi conciliante: «Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie». E quindi, «la Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina». Il conto alla rovescia è un coro.

Il collegio arbitrale del Tnas avrà tempo fino al 15 novembre per scrivere le motivazioni. Per assottigliare così tanto la pena di 10 mesi con cui s’era chiuso il processo d’appello, è stata fondamentale la questione Mastronunzio: per i giudici di secondo grado, la sua esclusione dalle ultime tre gare del Siena 2010-11 (per motivarla Conte era caduto in triplice contraddizione) lasciava configurare un reato più grave della semplice omessa denuncia, ma il semplice certificato medico prodotto dai legali Bongiorno, De Rensis e Chiappero (che dicono: «Abbiamo difeso un innocente») avrebbe convinto gli arbitri dell’infortunio del giocatore, escludendo quindi la tesi per cui Conte avesse preferito lasciarlo fuori dopo il suo rifiuto di combinare Albino-leffe Siena. Facile immaginare come lo sconto sia da ascrivere soprattutto all’inapplicabilità di un minimo edittale: la condanna minima di 6 mesi per una omessa denuncia, infatti, entra in vigore dal giugno 2011 con l’inasprimento dell’ordinamento federale in termini di pene. Ma i reati contestati al tecnico risalgono a qualche mese prima, e per questo possono essere valutati in “ratione temporis”. Si tratta dunque di una sentenza che aprirà a grossolani sconti a tutti i condannati dell’ultimo procedimento sportivo, cancellando precedenti limpidi come il caso Quadrini, che dal Tnas aveva avuto un sconto del 50 per cento. Qui si è andati oltre, un caso più unico che raro.

In definitiva, però, l’accordo sulla riduzione è soprattutto il frutto di contatti, incontri e delle pressioni arrivate nelle ultime settimane sull’organo giudicante. Il legale della Figc, Medugno, in ogni caso assicura: «Per quanto ci riguarda siamo contenti sia stata ribadita l’affermazione di responsabilità».

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Il retroscena Match truccato nel 2009, l’allora allenatore dei pugliesi potrebbe essere di nuovo deferito

Inchiesta Bari,

il tecnico rischia ancora

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 06-10-2012)

BARI — I guai con la giustizia sportiva potrebbero non essere finiti qui, per Antonio Conte. Nelle prossime settimane arriveranno da Bari nuovi atti sulla scrivania di Stefano Palazzi, atti nei quali ci sarà il nome dell’allenatore della Juventus che rischia una nuova accusa per “omessa denuncia”. I fatti si riferiscono alla stagione 2008-2009 quando Conte allenava il Bari: nella penultima partita di campionato, con i biancorossi già promossi, la sua squadra perse per 3-2 a Salerno. Quella partita - dicono oggi i magistrati di Bari con prove alla mano che sembrerebbero schiaccianti - fu venduta.

La comprarono due giocatori della Salernitana. L’incontro con lo scambio del denaro avvenne con un giocatore biancorosso in autostrada. Un emissario campano guardò però la gara insieme con le mogli di alcuni giocatori del Bari e al termine della partita consegnò il resto della somma. Il malloppo fu poi spartito dai senatori il giorno dopo nello spogliatoio seguendo anche un criterio: cifre più alte ai più carismatici, spiccioli agli altri. Tutti dovevano però prendere la “stecca”, regola mutuata dalla criminalità organizzata per assicurarsi la complicità e dunque l’omertà del gruppo. E così chi aveva rifiutato la busta con i soldi il giorno dopo ha trovato nello spogliatoio un regalo, che ha dovuto prendere. La bomba sta per scoppiare. I carabinieri del reparto operativo di Bari, coordinati dal procuratore Antonio Laudati e dal pm Ciro Angelillis, stanno chiudendo gli ultimi dettagli: nei giorni scorsi hanno interrogato i giocatori fuori rosa (tra cui Salvatore Masiello del Torino). Molti gli indagati, tra i quali gente come Gillet, Lanzafame, Ranocchia, Barreto e l’ex vice di Conte Stellini.

L’allenatore della Juve è stato sentito come testimone. Poteva non sapere ciò che nello spogliatoio tutti sapevano? Conte ha raccontato di non essersi accorto di nulla, sostenendo che esistono segreti dei quali l’allenatore viene tenuto all’oscuro. I pm però manderanno le carte a Palazzi. Al procuratore federale basterà la spiegazione di Conte?

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IL BALLETTO DI

UNA GIUSTIZIA

DA RIFONDARE

di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 06-10-2012)

Antonio Conte non era un mostro e non è un martire. Nessun complotto. Solo una colossale, mondiale dimostrazione di incompetenza da parte di chi istruisce i processi e poi li smarrisce, nel labirinto dei propri errori. I saldi di fine stagione della giustizia sportiva - magari, fosse davvero alla fine - confermano che da quei giudici e da quei tribunali non si può avere trasparenza né equilibrio. Perché sono, nella migliore delle ipotesi, dei pasticcioni. Nella peggiore, invece, non può mancare l’ombra di un sospetto: incompetenza o malafede?

Durante l’inaccettabile tira e molla, la procura federale aveva tentato di convincere Conte a patteggiare e c’era quasi riuscita, poi lo aveva condannato, poi di nuovo l’ipotesi di un patteggiamento, infine lo sconto del Tnas del Coni annunciato con ampio anticipo e dovizia di particolari da giornali e tivù: come si fa a non pensare a sentenze già scritte, e concordate fuori dall’aula?

Questa orribile vicenda diventa la sintesi di come non dovrebbe mai operare la giustizia: senza garanzie, senza certezze riguardo tempi e modi, sotto pressione continua. Senza, soprattutto, il caposaldo dell’indipendenza, che sembra smentita dai fatti. È tempo di riscrivere le regole e di togliere la giustizia sportiva allo sport, cioè alla Federcalcio e al Coni, perché così è troppo confusa, debole, troppo legata se non collegata a chi (a volte, non sempre) deve giudicare.

Invece, cosa combina il presidente federale Abete (uscente ma rientrerà presto)? Conferma il procuratore Palazzi per altri quattro anni, prima ancora di essere sicuro della propria rielezione, lo conferma prima di lasciare il suo posto, come una Polverini qualsiasi. Una giostra sulla quale salgono sempre i soliti, e mai nessuno scende. Una giostra immobile, ridicola.

Tutto questo va molto oltre Torino, Conte e la Juventus. È l’ennesima crepa di un sistema che non si regge in piedi, di un calcio che patisce la fuga degli sponsor e dei giovani talenti, il vuoto degli stadi, la povertà tecnica ma di più morale, i giocatori in attesa di giudizio che intanto giocano. I colpevoli? Nessuno. Tutti assolti, tutti confermati, tutti perdonati.

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IL LODO TNAS SUL TECNICO DELLA JUVE: SOLUZIONE DI COMPROMESSO

Maxi sconto

Squalifica da 10 a 4 mesi, Conte in panchina a Palermo il 9 dicembre

Agnelli amaro: “Il mancato proscioglimento una sconfitta ingiusta”

Albinoleffe-Siena, regge l’omessa denuncia. La Figc: «Riconosciuta una sua responsabilità»

I legali dell’allenatore «Abbiamo difeso un uomo innocente». L’incognita di Bari

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 06-10-2012)

Niente brindisi, nessun sorriso. Antonio Conte legge il dispositivo del collegio arbitrale del Tnas con l’animo di chi accetta lo sconto di sei mesi di squalifica - l’esilio per il tecnico bianconero finirà la notte dell’8 dicembre - come un’ingiustizia. Conte chiedeva il proscioglimento, dai tre arbitri del Tribunale Arbitrale Nazionale per lo Sport è arrivato uno stop di 120 giorni perché, come afferma il legale della Federcalcio Luigi Medugno, «evidentemente dai giudici del Tnas è stata confermata una responsabilità di Conte sui fatti contestati. E noi, per questo, siamo soddisfatti...».

Quattro mesi di panchina vietata, questo il verdetto della Cassazione dello sport. Il tecnico campione d’Italia con la Juve sarà di nuovo a bordo campo il pomeriggio del 9 dicembre, quando i bianconeri scenderanno in campo a Palermo, e dopo 22 partite vissute fra i box in tribuna o le poltrone degli stadi (l’ultima sfida da squalificato in campionato sarà il duello con il Toro alla quindicesima giornata). Conte è arrabbiato, deluso, infastidito. Andrea Agnelli, numero uno della Juve, ne condivide gli umori. «Mantengo la mia convinzione - così Agnelli -, condivisa da tutta la società, che Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico: la Juve aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce ad esprimersi pienamente...». Il presidente bianconero si augura che «alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva».

Il cammino davanti ai giudici sportivi di Conte era cominciato con la nomina dell’avvocato Antonio De Rensis come legale di fiducia e con la Juve pronta ad affiancargli prima Luigi Chiappero (decisivo in tandem con l’avvocato De Rensis nella fase di indagine difensiva) e, dopo l’appello, Giulia Bongiorno. Due le accuse per il tecnico bianconero: doppia omessa denuncia - Novara-Siena ed Albinoleffe-Siena - che gli costa in primo grado dieci mesi di squalifica. Stop confermato dalla Corte Federale, ma con la cancellazione dell’accusa per la sfida di Novara. Su quale fondamento giuridico il collegio arbitrale può aver scritto il proprio verdetto? In attesa del lodo arbitrale (i giudici hanno tempo fino a metà novembre per consegnarlo alle parti), è la stessa storia processuale di Conte a spiegare il perché dello sconto di pena. Il tecnico bianconero, controvoglia e senza ammissione di colpa, si era deciso a patteggiare. Patteggiamento di 3 mesi e 200 mila euro non ritenuto congruo dalla Commissione Disciplinare, ma che se riproposto un po’ più pesante - intorno ai 5 mesi - avrebbe ottenuto il via libera dai giudici di primo grado. Quell’accordo fra Conte e il pm Palazzi rifiutato nasceva dal peso di due omesse denuncia: ieri il Tnas ha dovuto giudicare il tecnico solo su un’accusa e senza aggravante. Conte non ha motivo per sorridere, la Juve nemmeno. La Federcalcio accoglie il dispositivo del tribunale arbitrale sottolineando come, al di là dei mesi di sconto, anche in terzo ed ultimo grado l’allenatore bianconero, a processo per l’anno trascorso a Siena, sia stato ritenuto responsabile.

Il cammino processuale di Conte nelle aule di tribunale (sportivo) si chiude. Resta da capire se e in quale misura il tecnico della Juve verrà toccato dall’inchiesta in corso a Bari sulle partite della squadra pugliese contro il Treviso e la Salernitana nella stagione 2008/09, gare considerate dalla procura della Repubblica pugliese combinate. Conte è già stato ascoltato come persona informata sui fatti - era il tecnico di quel Bari - e i tempi dell’inchiesta non si annunciano brevi: prima che gli atti finiscano sul tavolo di Palazzi passeranno diversi mesi. «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente...», è stato il commento, ieri, dei tre legali di Conte.

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Scontati e scontenti

Ridotta a quattro mesi la squalifica di Conte

Come previsto il Tnas «sforbicia» di sei mesi la sospensione.

Il tecnico in panchina dal 9 dicembre

Agnelli protesta: «ingiustizia»

di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 06-10-2012)

QUALCUNO IPOTIZZAVA UN RIENTRO NEL GIORNO DELLA BEFANA. PIÙ REALISTICAMENTE SI PENSAVA PRIMA DI NATALE. MA NO, ANCORA PRIMA, NIENTE SMACCO, ANZI: IL GIORNO DELLA MADONNA. Antonio Conte resterà fermo fino all'8 dicembre, potendo così tornare a seguire la Juventus dalla panchina già dal giorno successivo per la trasferta del Barbera di Palermo. È il momento dell'etimologia, sinonimi e affini di sconto, scontento. Oppure semplicemente “scontato”. Nella voce del verbo di Antonio Conte e del suo casus belli contro la Figc, vale più di tutti il terzo: “scontato” appunto. Che per la Treccani sta a significare sia «su cui è stato operato uno sconto», ma anche «sicuro, certo, in quanto facilmente prevedibile».

Il punto di equilibrio che il Tnas (Tribunale per l'arbitrato dello sport) del Coni, ha sancito ieri attraverso un comunicato che stabilisce la chiusura del ricorso del tecnico bianconero contro la sanzione di 10 mesi di squalifica inflitta dalla Corte di giustizia nel secondo grado del caldissimo agosto di scommessopoli. Tre i punti scandagliati dagli arbitri Tnas (Massimo Zaccheo presidente, Guido Calvi arbitro Conte e Enrico De Giovanni arbitro Figc): «Il Collegio arbitrale, definitivamente pronunciando, nel contraddittorio delle parti, disattesa ogni altra istanza deduzione ed eccezione, così provvede: 1. Respinge la domanda principale formulata con istanza di arbitrato del 29 agosto 2012 da Antonio Conte; 2. In parziale accoglimento della domanda subordinata formulata con istanza di arbitrato del 29 agosto 2012 da Antonio Conte infligge al medesimo la sanzione della squalifica sino all'8 dicembre 2012; 3. Dichiara assorbita ogni altra domanda, anche di carattere istruttorio». Difficile dire chi, nella guerra mezza politica e mezza economica, tra poteri forti in contrasto da dopo Calciopoli, Figc da un lato e Juventus ferita dall'altro, possa dirsi pienamente viottorioso. Asentire le dichiarazioni di facciata, sorride la Figc: «Da parte della Figc c'è soddisfazione – ha detto l'avvocato Luigi Medugno - per la conferma della responsabilità relativa all'omessa denuncia di Albinoleffe-Siena». Positivo anche il computo del calcolo, che per Medugno «non è sbagliato che nei confronti di un allenatore ci sia una squalifica a tempo e non a giornate. Poi spetta al collegio stabilire la data, ma non c'è nulla di strano».

In assenza di motivazioni (arriveranno entro il 15 novembre), e accontentandoci del solo dispositivo, attraverso un semplice calcolo si capisce il criterio per cui Conte è stato fermato fino all’8 dicembre. Non è un ulteriore sconto sulla pena iniziale, né un favore semplicistico per farlo tornare in campo nella gara con il Palermo. Semplicemente sono in tutto 120 giorni, tanti quelli che separano il 10 agosto (data di pubblicazione della sentenza di primo grado) all'8 dicembre stesso. Una storia lunga 167 giorni, da quando (21 aprile) l'ex Siena, Filippo Carobbio accusò Conte: «Sapeva delle combine con Novara e AlbinoLeffe ». «Sono sereno», spiegò Conte il 13 luglio successivo, dopo la sua audizione in procura federale. Neanche a dirlo e il 26 luglio arriva il deferimento per doppia omessa denuncia. Seguì il caos sul patteggiamento (3 mesi e 200 mila euro di multa) rifiutato dalla Disciplinare e la conseguente richiesta di Palazzi per 15 mesi, poi abbassati a 10 dai primi giudici. In vista del secondo grado, il cambio della guardia: fuori Briamonte, dentro la Bongiorno (anche nel cda Juve), che con gli avvocati De Rensis e Chiappero, è riuscita a togliere l'omessa denuncia di Novara-Siena. Non è bastato: il 10 agosto la Corte di Giustizia lascia 10 mesi per la sola omessa di AlbinoLeffe-Siena, per l'aggravante del presunto illecito non dimostrato: l’aver messo fuori rosa Mastronunzio rappresentava la partecipazione attiva del tecnico alla combine.

La nuova impresa degli avvocati del tecnico, oltre ad essere tornati al dialogo con la Figc dopo la bufera di Vinovo (in cui conte parlò di «giustizia agghiacciante», ben parodiato da Crozza), è stata quella di aver fatto crollare il castello dell'illecito. Se la Figc sorride, la Juventus non può far altro che contrattaccare mantenendo la linea della totale estraneità dei fatti: «Mantengo la mia convinzione – dice il presidente Andrea Agnelli sul sito bianconero - condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico. Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva». Il patron juventino reclama quanto chiesto da tutti, non ultimo il presidente del Coni Gianni Petrucci, che forse riuscirà a regalare come ultima ciliegina del suo illustre mandato anche quella di una riforma della giustizia sportiva finalmente celere masoprattutto garantista nei confronti degli imputati, con meno gradi di giudizio e maggiore attenzione nel concedere i contraddittori, che sono il nettare del diritto positivo.

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La giustizia sportiva è in saldo

di MARCO BUCCIANTINI (l'Unità 06-10-2012)

PER CHI CREDE CHE LA GIUSTIZIA DEBBA ESSERE ANZI TUTTO UNA COSA CERTA, INEQUIVOCA, capace - per essere giusta, per essere vera - di allacciare un reato chiaro, evidente, provato a una pena adeguata, qualsiasi sentenza che odora di compromesso È una perdita. Non c’è tifo in questa considerazione: Conte è un prezioso tecnico per il calcio italiano, ha saputo organizzare e allenare la Juventus così bene da proporla come esempio e come vanto in giro per il Continente. Ma questo processo racchiude tutti i limiti, le esuberanze, le timidezze di una giustizia sportiva che non riesce a illuminare i fatti, né spiegarli. Che - infine, come fosse un’ammissione di colpa - si rifugia nella “media” fra la condanna massima e l’abiura di se stessa: qualsiasi ufficio che ragiona così finisce per delegittimarsi. Quest’ultima sentenza si piazza lì, come un cuscino morbido fra il patteggiamento mancato (Palazzi e gli avvocati si accordarono per 3 mesi e una multa) e l’insicurezza della Disciplinare, che ripudiò quell’intesa e chiese qualcosa di più congruo, attorno ai 5 mesi: il diritto è dunque un aggiustamento, il contrario della sua essenza.

Il Tribunale nazionale dell’arbitrato sportivo (Tnas) ha di fatto azzerato la credibilità della giustizia sportiva e ha - va detto - sancito “storicamente” la colpa di un tesserato, Antonio Conte: la sua ripetuta innocenza non è stata creduta o avvalorata in nessun grado di giudizio. Questo resta della vicenda che raccontiamo alla meglio, per pezzi: l’impianto dell’accusa trova polpa nelle esplicite parole di Filippo Carobbio, giocatore del Siena: Conte sapeva di due partite combinate, con il Novara e con l’Albinoleffe. Si rafforza della colpa di Cristian Stellini, collaboratore di “campo” di Conte, e cerca conferme nella decisione del tecnico di escludere Salvatore Mastronunzio, detto “la vipera”: non avrebbe accettato di truccare il match. Tutto questo “quadro” d’accusa era svilito dallo stesso protagonista che lo aveva dipinto, il procuratore federale Stefano Palazzi, che lo ridusse alla semplice «omessa denuncia», pronto ad accettare il patteggiamento al minimo. Sconfessato, per rifarsi una verginità Palazzi chiese allora 15 mesi di squalifica per Conte. Al netto furono 10, con questa paradossale considerazione di uno dei giudici della corte federale (Piero Sandulli): «Gli è andata bene, a Conte. Più che l’omessa denuncia si poteva ipotizzare l’illecito. Sarebbe stato più coerente con il problema giuridico che si è posto». Per quel reato le condanne si misurano in anni, non in mesi. Eppure, mentre ragionava così il tribunale toglieva la partita di Novara dal fardello di Conte, e di fatto addolciva le richieste del procuratore accusato di essere stato troppo tenero!

Questo groviglio di interpretazioni ha tolto i doverosi contorni alla storia: dove comincia, dove finisce. Troppe sfumature laddove si può essere innocenti o colpevoli, nient’altro, in quanto anche la conoscenza del reato (senza la sua denuncia) è una colpa. Poteva essere - nell’uno o nell’altro caso, nell’affermazione dell’innocenza e nella giusta considerazione di un reato odioso per uno sportivo - una “festa” del diritto. Invece ci resta la solita foto di macerie sparse senza criterio: è il nostro calcio.

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PAPOCCHIO ALL’ITALIANA

Contentino

Squalifica ridotta a 4 mesi: Conte torna in panchina il 9 dicembre

in Palermo-Juve. Ma la via di mezzo non fa giustizia e scontenta tutti

di GIAMPIERO MUGHINI (Libero 06-10-2012)

Per la giustizia sportiva è l’ennesima stazione di quella sua via crucis eternamente zigzagante tra il dramma e la farsa. Per quelli che di mestiere odiano la Juve è un brutto giorno, relativamente orbo com’è di sangue bianconero. Per Antonio Conte è la notizia liberatoria che fra due mesi, la domenica 9 dicembre, sarà di nuovo ritto in piedi accanto alla panchina della Juve e non più rincantucciato in una tribuna o dietro un vetro fumé.

Tanto tuonò in fatto di accuse all’allenatore che non poteva «non sapere» i brogli architettati dalle parti di due squadre da lui allenate prima di arrivare al timone della “fidanzata d’Italia”, che la sentenza di ieri pomeriggio conferma l’accusa di avere lui almeno una volta “omesso” la denuncia di tali brogli. Conte non è stato completamente assolto come avrebbe voluto a ogni costo, e difatti il suo collegio difensivo non è minimamente «soddisfatto» della condanna a quattro mesi.

Seppure afflitto da una pena minimale, l’ex mister del Bari è stato dichiarato colpevole, e mentre Andrea Agnelli ci mette la sua faccia e il nome fastoso della sua famiglia nel dirsi convinto che Conte sia «completamente estraneo ai fatti».

Dopo un estenuante saliscendi di accuse e falliti patteggiamenti e pene comminate da successivi tribunali sportivi, questa sentenza si avvicina di più al dramma o alla farsa? Come giudicare un processo in cui un cavallo di battaglia dell’accusa era che Conte avesse cacciato di squadra un suo giocatore che lui sì si opponeva al broglio, e laddove erano lampanti i certificati medici che attestavano che quel giocatore era bell’e infortunato?

«Non poteva non sapere», insistono gli odiatori di professione della Juve, quelli che mettono nero su bianco che per 12 anni la Juve di Moggi e Giraudo ha “ta - roccato” i campionati, dato che non ce la faceva proprio a mettere la palla dentro con le sole forze di Zidane, Vialli, Del Piero, Trézéguet e di quell’altro fottìo di campioni del mondo del 2006. E quanto a un uomo di sport e a un valoroso allenatore come Zdenek Zeman (da me laudato su queste colonne) mi aspetto invece che si dica contento del ritorno alla prima linea agonistica del migliore allenatore dell’ultima generazione. Se Conte è in campo, è il calcio che vince e non le miserevoli partigianerie dall’una o dell’altra tribù di tifosi. Non conosco talmente di primamano le cartedi questonuovo processo calcistico agostano, da concludere che l’impianto accusatorio generale fosse debole.

Direi di no, a giudicare dal fatto che qualcuno degli imputati ha “patteggiato” la pena, e tra questi un collaboratore stretto di Conte. È tuttavia innegabile che il processo ha lasciato per strada delle vittime innocenti, puntualmente dimenticate dagli schiamazzatori anti-Juve, eccitatissimi com’erano dal fatto che tanti degli imputati avessero comunque a che fare con la famiglia bianconera. Non ho letto un granché sul fatto che un campioncino del nostro calcio (anche lui un ex calciatore della Juve), Domenico Criscito, è stato rapinato della partecipazione a un campionato europeo e sulla base di un’accusa che non aveva il minimo fondamento. Sarebbe stato lo stesso per un vicecampione europeo (e attuale giocatore della Juve), Leonardo Bonucci, se non fosse che l’allenatore della nazionale italiana - Cesare Prandelli - avesse creduto alla sua parola e non a quella del pagliaccio che lo accusava di avere partecipato ai brogli da protagonista. E a non dire di un ennesimo giocatore della Juve, Simone Pepe, accusato anche lui di “omessa denuncia” e seppure da uno che aveva dichiarato che Pepe di fare brogli non aveva la benché minima attenzione. Farsa o dramma? Tutt’e due le cose, purtroppo.

Solo che il destino del calcio italiano, ossia della seconda o terza industria del Paese, non può restare appeso a una giustizia talmente estemporanea. Quando vengono buttate giù delle società o dei loro giocatori rappresentativi, sono in gioco nonsoltanto i sogni degli italiani che parlano di calcio la mattina al bar e si infiammano per l’una o l’altra squadra. Sono in ballo i miliardi di euro che fanno funzionare il giocattolo più amato degli italiani. Fa paura che il sistema calcio sia poggiato su piloni portanti talmente traballanti, a cominciare da come funziona la giustizia sportiva.

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CALCIOSCOMMESSE

Conte colpevole a metà

Da dieci a quattro mesi

La decisione del Tnas riduce la squalifica all’allenatore

Il presidente Agnelli: «È innocente, sconfitta ingiusta»

di GIANCARLO PADOVAN (Pubblico 06-10-2012)

Antonio Conte è colpevole o innocente? E se è colpevole, perché la squalifica di dieci mesi gli è stata ridotta a quattro? Al contrario, se fosse innocente, come mai non è stato prosciolto? E, tornando all’inizio della vicenda giudiziaria, qual è stata la ragione per la quale la Disciplinare rifiutò il patteggiamento a tre mesi più la multa? Forse perché il codice Tnas (Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport) «conferisce all’arbitro un potere di integrale riesame del merito della controversia, senza subire limitazioni, se non quelle derivanti dal principio della domanda e dai quesiti ad esso proposto dalle parti » ?

Solo le motivazioni della decisione sveleranno l’arcano (di questo, in fondo, si tratta). Nel frattempo le certezze sono che Conte tornerà sulla sua panchina della Juventus, in campionato, il 9 dicembre a Palermo. E che l’allenatore bianconero è del tutto insoddisfatto del pronunciamento. Aveva saputo dai suoi avvocati che un proscioglimento era impossibile e questo gli è bastato per sentirsi definitivamente vittima dell’ingiustizia. Un atteggiamento che non è mai cambiato da quando c’è stato il deferimento e che si estende all’intera società.

Andrea Agnelli non solo condivide il pensiero del suo allenatore, ma lo ribadisce in maniera netta e inequivocabile, parlando a nome di tutti: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico».

La prima affermazione di Agnelli serve da premessa ad un discorso più approfondito e già anticipato: «Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano mai più».

Non poteva che allinearsi al presidente anche il collegio difensivo. Scrivono gli avvocati: «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c’è quindi in noi alcuna soddisfazione».

Eppure sul piano delle ipotesi, peraltro più che fondate, c’è da ritenere che i legali di Conte si possano ritenere soddisfatti, visto che quattro mesi era esattamente quanto richiesto per l’omessa denuncia contestata, quella per AlbinoLeffe-Siena. A maggior ragione se, nonostante il Tnas avesse respinto le richieste istruttorie presentate dalla difesa, le dichiarazioni di Mastronunzio (che ha con fermato di essere stato infortunato e ha smentito di essere stato estromesso per non aver partecipato alla combine di Novara- Siena), hanno avuto un peso. Questo particolare, per nulla secondario, spazza via un presunto errore del procuratore federale Stefano Palazzi: quello di aver evitato a Conte l’accusa di illecito sportivo. Il lettore più avvertito ricorderà infatti l’improvvida intervista del giudice Sandulli nel quale, dopo la sentenza di secondo grado che confermava i dieci mesi, veniva detto che la vicenda Mastronunzio avrebbe rappresentato un’aggravante.

Ci si domanderà: perché quattro mesi e non cinque o sei? Perché gli avvocati Giulia Bongiorno, De Rensis e Chappero chiedevano un trattamento conforme ad altri casi come quello del tecnico, ex Bari, Bortolo Mutti. Sul tema gli arbitri sono stati concordi.

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CONFERMATO: 4 MESI

Conte torna

il 9 dicembre

Come da noi annunciato lo sconto è stato di sei mesi: la Juve riavrà

in panchina il suo tecnico nella partita sul campo del Palermo

Entro il 15 novembre le motivazioni del Tnas

La Figc: «Ci auguriamo che il lodo non venga smentito in sede penale»

di ALBERTO ABBATE (CorSport 06-10-2012)

ROMA - Toh, che sorpresa: 4 mesi. Nessuna sfera di cristallo, nessun potere occulto, eppure lo avevamo anticipato lunedì: Antonio Conte torna il 9 dicembre, ora è ufficiale. Clamoroso sconto di 6 mesi del Tnas sulla squalifica inflitta dalla Corte di giustizia federale, ratificato l’accordo di massima raggiunto nelle scorse settimane. Voci, sussurri, contatti frenetici, strette di mano: adesso è tutto nero su bianco. In un dispositivo emesso dagli arbitri Calvi, De Giovanni e dal presidente Zaccheo, che pure sembravano imbarazzati in aula, martedì mattina, dalle anticipazioni della futura sentenza. Era esatta. Ma guai anche solo a bisbigliarlo, c’è la prova contraria: sono 120 i giorni di stop, è sottile il lodo del collegio arbitrale. Per non dare nell’occhio. Perché, aritmeticamente parlando, Conte avrebbe dovuto chiudere il 12 dicembre - in Coppa Italia - il suo esilio dalle sfide ufficiali. Invece potrà godersi l’erba della Favorita, respirare l’odore del campo in Palermo-Juventus, tre giorni prima.

CONFERMATA RESPONSABILITA’ - « Non è sbagliato che nei confronti di un allenatore ci sia una squalifica a tempo e non a giornate. Giusto che il collegio abbia indicato una data », assicura Luigi Medugno, legale della Figc. S’accontenta di poco: « Siamo soddisfatti per la conferma della responsabilità dell’omessa denuncia relativa ad Albinoleffe-Siena ». Persino questo concetto viaggiava nel futuro. L’affermazione del reato sportivo preserva infatti la Federazione dalle ombre di Bari: Conte potrebbe essere riascoltato già la prossima settimana in Puglia, ancora una volta dai carabinieri, dopo l’interrogatorio - adesso non più segreto - di settembre.

NON E’ FINITA - Le motivazioni del Tnas arriveranno entro il 15 novembre. Giustificheranno - comunque con la libertà legislativa per fatti contestati in epoca in cui non esisteva una normativa della pena - la riduzione di sei mesi dello stop di Conte. Crollata senz’altro l’aggravante Mastronunzio: « Non è stato oggetto d’istruttoria - spiega l’avvocato Medugno - eppure non è stata esibita alcuna scheda sanitaria, che certificasse l’infortunio del giocatore. Il collegio ha ritenuto di poter procedere senza ascoltare né lui né Stellini. L’audizione dell’ex collaboratore di Conte tra l’altro interessava anche noi, in quanto la sua confessione toccava solo una parte iniziale. E c’è invece reticenza sugli ulteriori sviluppi dell’accordo con Carobbio ». Che potrebbero interessare invece la procura di Cremona. Mai sazia di nuovi spifferi.

GIU’ LE MANI DA CAROBBIO - Non è finita. Il pm Di Martino potrebbe presto interrogare Stellini sulle nuove rivelazioni, fatte in sede di patteggiamento sportivo. Persino Mastronunzio. E il legale della Figc Medugno precisa: «Mi auguro che il collegio non venga smentito da nuovi elementi processuali relativi all’ambito penale ». A Cremona c’è tutto l’interesse a non smantellare la credibilità del superpentito Carobbio. Anzi, va fortificata. Perché regge parte di un’inchiesta nella quale il nome di Conte compare ancora. La camera di consiglio di ieri mattina al Tnas può restituire il sorriso al tecnico bianconero prima del previsto. Ma la sua panchina rimane all’ombra. E fa freddo.

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«Ma la squalifica è un ko ingiusto»

Il presidente Agnelli: «Necessaria una riforma della giustizia sportiva»

di ALBERTO ABBATE (CorSport 06-10-2012)

ROMA - E' un’esultanza frenata. Sbirciatela nella compostezza del messaggio: «La conferma della squalifica a Conte è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutti. Le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie»,scrive Andrea Agnelli. Dieci partite di campionato dopo, quattro di Champions in tribuna, il suo Antoniocapitano riabbraccerà i gradi sul campo di Palermo: «La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina - si legge in una nota - dove il suo talento riesce a esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra». Riecco Conte, è un ritorno al futuro. Rosanero, come quella sensazione agrodolce di chi voleva vincere pure la bella. E alla Juve, il successo, è l’unica cosa che conta: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutto il club, che Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti», giura il presidente bianconero. S’è messo in spalla una croce, Agnelli. La Juve non c’entrava nulla, ma non poteva mollare chi - dopo anni - gli aveva strappato un sorriso tricolore. Ha creato una macchina “legale” da guerra per limitare le ferite. Che, almeno in superficie, rimangono: «Sappiamo d’aver difeso un innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità dai fatti contestati. Non c’è quindi alcuna soddisfazione», assicurano la Bongiorno, De Rensis e Chiappero, il pool di avvocati bianconeri. Chiaro o scuro, non ci sono vie di mezzo. Eppure i 4 mesi di Conte sono una vittoria di misura. Quella acciuffata al novantesimo. In una finale. Solo che Antonio non può certo alzare una coppa.

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CALCIOSCOMMESSE

Juve, scontati e sContenti

Il Tnas riduce da dieci a quattro mesi la squalifica del tecnico per l’omessa denuncia della combine di Albinoleffe-Siena

Tornerà in panchina il 9 dicembre, ma Agnelli non ci sta: «Sentenza ingiusta, serve una riforma di tutto il sistema calcio»

di ANTON FILIPPO FERRARI (IL ROMANISTA 06-10-2012)

Sei mesi di sconto. Questa è stata la decisione del Tribunale nazionale di arbitrato dello sport (Tnas) in merito alla squalifica dell’allenatore della Juventus, Antonio Conte, per l’omessa denuncia della combine di Albinoleffe- Siena del maggio 2011. Non più 10 mesi di squalifica, come stabilito in primo grado e confermato in secondo (insieme all’archiviazione dell’omessa denuncia per Novara-Siena), quindi, ma quattro (le motivazioni usciranno il 15 novembre). Quattro mesi di squalifica, cioè come la richiesta di patteggiamento avanzata dagli avvocati di Conte al procuratore federale, Palazzi, ma che fu rigettata. Insomma alla fine la montagna ha partorito un topolino.

Il tecnico bianconero, dato lo sconto, avrà la possibilità di sedersi nuovamente sulla panchina della Juventus dall’8 dicembre, giorno dell’Immacolata. Un controsenso. Uno scherzo del destino dato che Conte non è uscito affatto immacolato dalla sentenza di ieri. «Il Collegio arbitrale - si legge nel comunicato - definitivamente pronunciando, nel contraddittorio delle parti, disattesa ogni altra istanza, deduzione ed eccezione, così provvede: respinge la domanda principale formulata con istanza di arbitrato prot. n. 2165 del 29 agosto 2012 dal Sig. Antonio Conte. In parziale accoglimento della domanda - prosegue il Tnas - infligge al medesimo la sanzione della squalifica sino all’8 dicembre 2012». La prima partita che vedrà Conte seduto in panchina sarà il prossimo 9 dicembre: Palermo-Juventus, valida per la 16esima giornata di andata.

Nonostante lo sconto più che generoso concesso dal Tnas la Juventus, e in particolare il suo presidente, Andrea Agnelli, ha avuto da ridire: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico», spiega sul sito della società. «La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce ad esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra - prosegue -. Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perchè tali deviazioni non si ripetano mai più».

Dello stesso avviso il collegio difensivo di Antonio Conte: «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c’è quindi in noi alcuna soddisfazione».

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Conte

alla rovescia

Il Tnas: per il tecnico Juve

è sconto da 10 a 4 mesi

Il 9 dicembre in panchina

Tornerà a Palermo, ma è molto deluso: puntava all'assoluzione

Lodo emesso dopo lunga discussione: si è rischiato lo stallo

Trovato un punto d’incontro tra la richiesta di proscioglimento e uno stop più lungo

Soddisfatti i legali della Figc, quelli di Conte ribattono: «È un uomo innocente»

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 06-10-2012)

Quattro mesi esatti: 120 giorni di squalifica. Antonio Conte tornerà in panchina il 9 dicembre a Palermo. L'attesa è finita e sono terminate anche le polemiche. O almeno si spera. Ieri, comunque, la sentenza si è fatta aspettare a lungo. Il punto d'incontro, tra la Juventus e la Federcalcio, tanto sbandierato nei giorni precedenti a questo punto forse c'era davvero, ma il riserbo era stato strettissimo: neanche i legali della federazione (gli avvocati Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli) ne erano al corrente tanto che si erano preparati a ribattere colpo su colpo alle richiesta degli avvocati di Antonio Conte (Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero). Ma gli arbitri naturalmente avevano bene in mente quale piega avrebbe preso la discussione. Probabilmente — come ormai sembra noto — il presidente Massimo Zaccheo è stato l'ultimo a cedere. Guido Calvi (arbitro nominato da Conte) ed Enrico De Giovanni (per la Figc) erano d'accordo: quattro mesi, ma Zaccheo riteneva la squalifica ancora non «congrua». Nemmeno avesse sentito il dibattito che era stato fatto all'inizio di questa storia processuale alla Disciplinare...

Le ipotesi Ed ecco che il lodo, atteso in mattinata, è arrivato solo alle 16. Zaccheo ha fatto resistenza fino alla fine: voleva arrivare ai 145 giorni, ma c'era da affrontare un percorso minato. Dopo il fallimento della trattativa del patteggiamento saltato nei primi giorni di agosto (allora per due omesse denunce si parlò di tre mesi e 200 mila euro: guarda caso l'equivalenza dei 120 giorni decisi ieri) non si poteva fare un'altra figuraccia. Zaccheo ha anche provato una strada diversa e per certi versi coraggiosa: riaprire il dibattito, accettando le «richieste istruttorie» degli avvocati di Conte (su tutte le audizione di Stellini e di Mastronunzio), ma a quel punto consentendo i controesami dei testi anche alla Federcalcio, ammettendo in primis l'ingresso in aula di Carrobbio come «accusatore». Insomma, i tempi del lodo si sarebbero allungati a dismisura. E sarebbe rientrata dalla porta principale una delle richieste avanzate dei legali di Conte: concedergli la sospensione cautelare della sentenza. In altre parole, il tecnico avrebbe potuto ritornare in panchina già domani a Siena nell'attesa che il procedimento concludesse il suo iter. Un vero e proprio stallo. Ecco perché alla fine si è ritornati al punto di partenza: squalifica ridotta a quattro mesi per l'omessa denuncia riferita ad AlbinoLeffe-Siena.

Gli avvocati Diverse le opinioni e le reazioni alla sentenza una volta resa pubblica. «Dobbiamo attendere le motivazioni: è chiaro che per ora posso esprimere solo moderata soddisfazione perché è stata ribadita la responsabilità di Conte e avallata l'ipotesi iniziale» sono state le parole dell'avvocato Luigi Medugno, legale della Federcalcio, ai microfoni di radio e televisioni. «La riduzione è una misura che spetta al collegio arbitrale e alla loro sensibilità: per ora non ho elementi per commentarla», ha aggiunto. Nessuna apparizione pubblica, invece, per i legali del tecnico bianconero che hanno affidato ufficialmente a un comunicato la loro amarezza: «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c'è quindi in noi alcuna soddisfazione».

Conte Resta il silenzio assordante del protagonista principale di questa storia: Antonio Conte. Una scelta meditata e piena di significati. Il tecnico ha sperato fino all'ultimo nell'assoluzione. Ha rifiutato qualsiasi compromesso dopo aver detto «sì» controvoglia e a malincuore all'accordo (poi saltato) di agosto. «L'innocenza non si patteggia», ha ripetuto in queste settimane agli amici. Ieri ha saputo la data del suo ritorno in panchina, ma l'umore è rimasto nero. «Un'ingiustizia, mi contestano una omessa denuncia: ma come si fa a denunciare qualcosa che non sai?» ha ripetuto al telefono agli avvocati che gli hanno comunicato l'esito del ricorso. Aveva già deciso da giorni che avrebbe commentato solo il proscioglimento. E ora resterà in silenzio fino al 9 dicembre: per il tecnico non ha senso spendere altre parole per una vicenda che lo ha ferito nel profondo. La rabbia di questi mesi sarà messa al servizio della Juvents.

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E Agnelli fa l'avvocato

«Bisogna riformare

la giustizia sportiva»

Il presidente della Juve difende ancora il proprio allenatore:

«La conferma della squalifica deve far riflettere il sistema»

di MIRKO GRAZIANO (GaSport 06-10-2012)

Il 9 dicembre, a Palermo, Conte si riprenderà la panchina della Juve. Si dice: poteva andare peggio. Ma in corso Galileo Ferraris nessuno sorride. L'epilogo con sconto lascia comunque tanto amaro in bocca in chi non ha mai dubitato dell'innocenza del tecnico salentino.

Il presidente Pochi minuti dopo l'ufficializzazione della decisione del Tnas arriva la posizione di Andrea Agnelli, affidata al sito ufficiale del club. «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti — scrive il presidente —. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico». E ancora: «La Juventus aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce ad esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra». Infine: «Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano mai più». Coerente con la linea di sempre, in testa al gruppo di chi ora pretende la profonda e probabilmente necessaria rivisitazione dell'intero sistema della giustizia sportiva.

Conte avvelenato Insomma, pur nell'amarezza, il club guarda avanti. Cosa che per qualche tempo faticherà a fare Antonio Conte. Uno, tre, quattro o dieci mesi non fa differenza per chi non ha mai smesso di urlare la propria innocenza, «e infatti noi non possiamo dirci soddisfatti — hanno detto gli avvocati del tecnico —, perché sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti...». Antonio si sente vittima di un intero sistema, vive come un fatto personale il tutto, e non è da escludere che come suo piccolo gesto di protesta decida di disertare fino al termine della stagione tutte le varie conferenze istituzionali in programma prima e dopo le gare di campionato. E questa mattina, vigilia di Siena-Juve, a Vinovo manderà nuovamente a parlare Claudio Filippi, preparatore dei portieri. L'impressione è che non si tratti di «normale alternanza».

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l'Analisi di FRANCESCO CENITI (GaSport 06-10-2012)

Giustizia sportiva

che cosa insegna

la vicenda Conte

A desso che siamo ai titoli di coda sul caso Conte, forse si può iniziare a discutere in modo sereno sui limiti della giustizia sportiva. Perché al di là delle proprie convinzioni personali sul fatto che il tecnico della Juve sia stato condannato sul nulla — come sostiene il diretto interessato e il popolo bianconero — oppure squalificato per una omessa denuncia «confermata dall'arbitrato» seguendo le parole dei legali Figc, quello che appare evidente agli occhi del semplice spettatore è questo: le attuali regole alimentano dubbi e non danno quasi mai certezze. Il rischio di una giustizia non giusta è la cosa peggiore che possa capitare in una democrazia, figuriamoci se accade nel pianeta calcio dove bisogna rendere conto a milioni di tifosi (per natura faziosi). La credibilità deve essere la bussola e basta prendere in esame l'inchiesta su Conte per capire che qualcosa (forse molto) non va.

Anche chi ha seguito da vicino l'intera vicenda ha fatto fatica a comprendere la gestione di una Procura federale chiamata a far luce su fatti inquietanti. Perché una cosa bisogna chiarirla: il calcioscommesse non è roba da «quattro sfigati» come in modo improvvido qualcuno aveva definito l'inchiesta. Molte gare degli ultimi anni sono state combinate, il calcio è finito tra gli interessi primari della criminalità, i giocatori corrotti senza molti problemi. La giornalaccio rosa aveva denunciato queste cose mesi prima che la Procura di Cremona si muovesse. La Federcalcio aveva risposto alle nostre domande sempre in un modo: «Non abbiamo gli strumenti per fronteggiare il fenomeno». Ecco perché è andata a ruota della magistratura ordinaria. Acquisendo atti su atti e imbastendo i processi. Ma proprio alla prova più grande, quando c'era da emettere sentenze e gestire centinaia di posizioni diverse, la giustizia sportiva è crollata sotto il peso di regole vetuste. Non si può comprimere, quasi fino a negare, il diritto delle difese. Si deve trovare il modo di conciliare i tempi rapidi (necessari) con un dibattimento che dia la sensazione di equità. I pentiti sono fondamentali per qualunque inchiesta, ma le loro dichiarazioni devono essere riscontrate (magari con un confronto tra accusatore e accusato) e gli avvocati devono avere il modo di contro interrogarli.

Oggi questo non è possibile. Il rischio è altissimo. E subdolo. Conte si è sempre dichiarato innocente, la sua battaglia amplificata dal fatto che alleni la Juve. Ma prima altri imputati sconosciuti sono stati condannati in modo discutibile senza che questo meritasse una discussione. C'è pure il rovescio della medaglia: sulla scia di Conte si sono messi molti tesserati colti con le mani della marmellata nella speranza di un effetto domino che li sollevasse dalle loro responsabilità (e c'è chi ne ha tratto beneficio). Una giungla dove si passa da un possibile patteggiamento (rigettato), a richieste di condanna quintuplicate, a giudici che mettono sotto accusa il pm anticipando motivazioni ai media e scovando «aggravanti» (leggi Mastronunzio) consistenti come la farina.

Ecco perché la riforma della giustizia sportiva è una priorità di tutti e non solo del presidente Agnelli. La Federcalcio ha dichiarato di essere pronta a questo passo «ma a procedimenti conclusi». Giusto. Non si cambiano le regole nell'intervallo. Ma anche l'intervallo ha una sua durata. Si è processato con celerità Conte, il Lecce e decine di altri casi. E' incomprensibile il perché non siano state ancora affrontate le posizioni di Lazio, Napoli, Genoa e i calciatori accusati di aver commesso reati. Se si vuole recuperare credibilità nell'attesa della riforma, s'inizi da qui. Perché anche questa legge un po' caduca deve essere uguale per tutti.

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IL TECNICO TORNERA’ IN PANCHINA IL 9 DICEMBRE

A PALERMO: MA IL LODO FA INFURIARE LUI E LA JUVE

MAXI SCONTO

Il Tnas riduce a 4 mesi

la squalifica di Conte

Si ritorna all’inizio Epilogo simile alla richiesta

iniziale di patteggiamento: 3 mesi e 200mila euro

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 06-10-2012)

Il 9 dicembre in panchina, contro il Palermo. Il Tnas ha rispettato il pronostico e ha ridotto da 10 a a 4 mesi la squalifica di Antonio Conte per l’omessa denuncia di Albinoleffe-Siena. Il prossimo 8 dicembre scadrà dunque lo stop e, a quel punto, Conte avrà saltato 22 partite: 15 in campionato, 6 gare di Champions e la Supercoppa dello scorso agosto.

Conte è arrabbiato, infastidito deluso. Puntava all’assoluzione e il trio difensivo Bongiorno-Chiappero-De Rensis lo ribadisce: «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non esser riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c’è quindi in noi alcuna soddisfazione». E’ arrivato, però il maxi sconto. Ha pagato, dunque, almeno in parte, il certosino lavoro d’indagine difensiva degli avvocati Chiappero e De Rensis, in particolare nel caso Mastronunzio che una volta scardinato, ha indotto il collegio arbitrale a cancellare l’aggravante dell’omessa denuncia. E non solo. Anche la giurisprudenza passata avuto il suo peso. L’omessa denuncia di Conte era infatti precedente al nuovo codice che prevede il minimo edittale di 6 mesi. Nei casi pregressi al 10 giugno 2011, data in cui è entrata in vigore la nuova norma, c’era la semplice discrezionalità del giudice. E i precedenti (Agroppi nel 1985 ad esempio) con 4 mesi di squalifica c’erano e hanno avuto il loro peso, una volta cancellata l’aggravante.

La strategia processuale, alla fine ha determinato il forte sconto del Tnas.

La Disciplinare rifiutò il patteggiamento proposto da Palazzi di 3 mesi e 200mila euro, quantificazione in soldi di 40 giorni di squalifica. In tutto, quindi, 4 mesi e 10 giorni, che la Disciplinare avrebbe anche accettato, ma senza la ‘commutazione’ in danaro dei 40 giorni e un’aggiunta di ammenda pari a 100mila euro. Due mesi dopo, si è arrivati a 4 mesi senza alcuna ammenda.

E la FIGC? E’ soddisfatta: «La determinazione della sanzione dipende dalla sensibilità di chi giudica e una diversità di valutazione è fisiologica. Comunque, è stata ribadita l’affermazione di responsabilità — ha commentato l’avvocato della Federcalcio Luigi Medugno — il nostro obiettivo era questo, anche per superare le polemiche estive». Chiuso il capitolo processuale, adesso bisognerà capire se e in quale forma peserà sul tecnico juventino l’inchiesta Bari-bis.

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Bianconeri furiosi «Il nostro allenatore è innocente ed estraneo ai fatti»

Agnelli: «Un’altra ingiustizia è fatta»

di LUCA PASQUARETTA (Quotidiano Sportivo 06-10-2012)

Meglio piuttosto, che niente. Eppure a Torino sono comunque furibondi. Lo sconto non è servito a rasserenare gli animi. Conte è deluso, arrabbiatissimo perché anche un giorno di condanna per uno che si sente innocente, che sa di non aver fatto nulla e che non centra nulla con le scommesse, è una sconfitta difficile da digerire. La Juve da una parte tira un sospiro di sollievo, perché il suo top player tornerà in panchina il 9 dicembre a Palermo, dall’altra è consapevole che senza Conte in Champions League (assenza che ha pesato contro lo Shakhtar) la squadra rischia di non passare il turno.

Anche Andrea Agnelli, che non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’allenatore campione d’Italia, ha voluto chiarire alcuni concetti: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juve, che Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico». L’amarezza si mescola ad un piccolo sollievo, perché la fine del tunnel è lì. «La Juve aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce ad esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra» ha continuato il presidente, che ha lanciato un appello al mondo del calcio: «Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, verificatesi negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie».

Intanto Conte, come protesta personale, pensa di non fare più conferenze e interviste fino a fine anno.

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Un compromesso

all’italiana

E i dubbi restano

di ALESSANDRO FIESOLI (Quotidiano Sportivo 06-10-2012)

La prossima volta, se possibile, cerchiamo di non perdere tutto questo tempo. O è illecito sportivo, o non è niente. Ma così no. Così, di sentenza in sentenza, si arriva alla fine più o meno con gli stessi dubbi di partenza. La decisione del Tnas, nel merito, non smentisce il pronunciamento dei tribunali calcistici, in quanto Conte viene riconosciuto colpevole di omessa denuncia. Ma nella sostanza, la consistenza dello sconto (sei mesi su dieci) è così forte da derubricare, se possibile, la stessa imputazione che ha portato alla condanna. E’ come se Conte fosse stato riconosciuto responsabile di «omessa denuncia colposa».

Sa molto, la conclusione di questa intricata storia, di compromesso all’italiana. Dal ring della giustizia sportiva, passando da Carobbio, Mastronunzio, Stellini, escono più o meno tutti contusi, gli stessi organi di giustizia calcistica, Palazzi, Conte, i suoi avvocati, ma nessuno resta al tappeto per ko, e si vede che è quello che conta. Una vittoria dell’accusa, sì, ma con lo sconto. Una sconfitta della difesa, sì, ma sempre con lo sconto. Una vicenda che dovrebbe far riflettere molto su come migliorare e riformare la giustizia sportiva. In principio era stata aperta una procedura di patteggiamento, con quei tre mesi concertati, bocciati dalla Disciplinare, e che ora sono diventati quattro, nientemeno. Gira che ti rigira, siamo tornati a quella richiesta di patteggiamento, quando però le omesse denunce erano due. Ci si capisce poco, a dire la verità. Una verità, appunto, anch’essa con lo sconto.

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Conte all’Immacolata

Il Tnas riduce la squalifica a 4 mesi, fine

pena l’8 dicembre. In panchina il 9 a Palermo

La Figc, tramite l’avvocato Medugno, si dice soddisfatta

«perché è passata la responsabilità dell’omessa denuncia»

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 06-10-2012)

ROMA. Niente sgambetti, sconto di 6 mesi. Per Antonio Conte sono 4 mesi lordi, 6 in meno rispetto ai 10 inizialmente richiesti dalla Disciplinare per due omesse denunce e tutti accollati dalla Corte di giustizia per la sola gara AlbinoLeffe-Siena, sull’ipotesi (mai dimostrata) del presunto illecito. E se c’era il timore che Conte potesse tornare alla Befana (ipotesi basata su un’aggiunta di una ventina di giorni), il presidente del Tnas Massimo Zaccheo , e gli arbitri Guido Calvi (per Conte) ed Enrico De Giovanni (per la Figc), hanno ritenuto dover basare la loro sanzione al totale dei giorni di squalifica, piuttosto che affidarsi al perfezionismo matematico e alla prassi consolidata. Insomma, per i giudici “quattro” mesi può essere anche fino all’8 dicembre, frutto di un calcolo che non fa una piega: Conte è stato squalificato per 120 giorni esatti, tanti quanti separano il 10 dicembre (giorno di emissione della sentenza di primo grado) dall’8 dicembre. Rientrerà per la Festa della Madonna, che per uno religioso come lui, probabilmente avrà un sapore tutto particolare. Per il momento resta lo sconforto, perché la stangata è stata evitata ma anche quei 4 mesi al tecnico salentino bruciano, essendosi dichiarato innocente fin dall’inizio.

SODDISFATTI? In fin dei conti, tanto è valso ribellarsi alla spirale del patteggiamento imposto: dopo il primo accordo saltato tra Conte e Procura (3 mesi e 200mila euro di multa), la Disciplinare si sarebbe accontentata di 5 mesi, ma Conte ha rifiutato (Vinovo docet) ed è stato “premiato” con un mese in meno. Sempre troppo per uno che si dichiara estraneo anche a al “non poteva non sapere”. La Figc, tramite il suo legale Luigi Medugno , si dice comunque soddisfatta perché “è passata la responsabilità dell’omessa denuncia”. Che in soldoni Conte paga con il minimo ipotizzabile, frutto di una media ponderata che il Tnas ha calcolato tra il primo patteggiamento saltato e il secondo rifiutato dall’allenatore. “Il Collegio arbitrale - il comunicato pubblicato ieri sul sito del Coni attorno alle 16:30, oltre al comunicare le spese del giudizio - definitivamente pronunciando, nel contraddittorio delle parti, disattesa ogni altra istanza deduzione ed eccezione, così provvede: 1. Respinge la domanda principale formulata con istanza di arbitrato del 29 agosto 2012 da Antonio Conte; 2. In parziale accoglimento della domanda subordinata formulata con istanza di arbitrato del 29 agosto 2012 da Antonio Conte infligge al medesimo la sanzione della squalifica sino all’8 dicembre 2012”.

CARTA VINCENTE Grazie al lavoro degli avvocati Bongiorno , Chiappero e De Rensis , decisiva è stata la derubricazione dell’aggravante sulla presunta esclusione di Mastronunzio dalla rosa, ottenuta attraverso l’intervista dello stesso giocatore (”Conte non mi ha mai messo fuori rosa”), e dal certificato firmato dal medico sociale del Siena Causarano , che testimoniava l’infortunio del giocatore. Il Tnas ha rigettato tutte le altre istanze, accorciando di molto i tempi tecnici per arrivare al lodo (per le motivazioni bisognerà attendere entro il 15 novembre), che prevedevano le audizioni di Mastronunzio, Causarano e Stellini , mentre la Figc aveva chiesto la scheda sanitaria di Mastronunzio e l’audizione di Carobbio. Ai giudici di ultimo grado è bastato il materiale raccolto dalle parti: tolta l’aggravante si è scesi a 6 mesi, ma avendo giudicato sulla normativa risalente all’epoca dei fatti (l’inasprimento con lo stop minimo di 6 mesi per chi non denuncia è arrivato nel giugno successivo ad AlbinoLeffe- Siena), non è stato difficile arrivare a quel punto di equilibrio di cui si è tanto discusso in questi ultimi giorni.

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«Antonio innocente

Sconfitta ingiusta»

AGNELLI «E ora aspettiamo Conte in panchina»

Il presidente: «Subito una riforma profonda della giustizia sportiva».

Gli avvocati: «Non soddisfatti»

di ELVIRA ERBI’ (TUTTOSPORT 06-10-2012)

TORINO. Scontissimo. Eppure, scontentissimi. La squalifica di Antonio Conte passa da 10 a 4 mesi, ma nessuno alla Juve - ufficialmente - fa salti di gioia. Perché si parte da una convinzione di base, che via via si è rafforzata: l’allenatore è innocente ed è stato al centro di una vicenda kafkiana. Innocente, e quindi ingiustamente allontanato dalla panchina, il suo habitat naturale. Innocente, e di conseguenza un solo giorno di pena da scontare sarebbe stato comunque eccessivo. Con la sentenza del Tnas, infatti, la “fedina penale sportiva” del salentino scudettato resta macchiata per sempre. Sì, una macchia indelebile. Per Conte inaccettabile. Per il presidente Andrea Agnelli un’ingiustizia.

ZERO CHAMPIONS Non a caso gli avvocati difensori (Giulia Bongiorno , Antonio De Rensis , Luigi Chiappero ), nel comunicato pubblicato sul sito, mantengono i toni del ko processuale: «Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c’è quindi in noi alcuna soddisfazione». Ma è chiaro che rientrare pienamente operativo il 9 dicembre è un passo positivo per Conte: a Palermo, in un bell’ambientino caldo, avrà modo di sfogarsi per bene, dopo il “silenzio” più o meno indotto. Certo, perderà l’intera fase a gironi della Champions League, visto che la gara conclusiva, chissà quanto decisiva, si giocherà al freddo di Donetsk mercoledì 5 dicembre, contro lo Shakhtar dei diavoli brasiliani.

ESTRANEO Ma tant’è. Bisogna fare buon viso a cattivo gioco. Intanto, un incubo verrà allontanato: quello della stagione trascorsa completamente in tribuna. Agnelli, però, resta fermissimo e ribadisce la linea del club, che peraltro è stata retta dall’inizio alla fine: «Mantengo la mia convinzione, condivisa da tutta la Juventus, che Antonio Conte sia un uomo innocente e completamente estraneo ai fatti che gli vengono attribuiti. La conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico». Un avviso ai naviganti, la ciambella di salvataggio gettata con tempismo nel mare pallonaro in tempesta. D’altronde, è chiaro a tutti che l’iter vada profondamente innovato, modificato. «Alle mille parole fatte da più parti su questa vicenda, le istituzioni sportive devono oggi dare seguito con una riforma profonda del sistema della giustizia sportiva, che sia in grado di evitare le pericolose asimmetrie, cronologiche e di giudizio, che si sono verificate negli ultimi anni e che hanno spesso dato luogo a vere ingiustizie. Auspico che questo appello venga raccolto rapidamente, perché tali deviazioni non si ripetano mai più».

LA VOCE Quindi, felici e scontenti. E con un obiettivo inquadrato: il 9 dicembre, la domenica di Palermo-Juventus. «La Juventus - ribadisce il presidente - aspetta il suo allenatore finalmente in panchina, dove il suo talento riesce ad esprimersi pienamente, proseguendo il lavoro che quotidianamente sta garantendo, con abnegazione e dedizione alla squadra». Fin qui, la soluzione d’emergenza ha comunque funzionato: Massimo Carrera e Claudio Filippi a dare le direttive in campo, l’allenatore a suggerirle dall’alto. Lo score recita: vittoria in Supercoppa a Pechino, 5 successi e 1 pareggio in campionato (record da imbattuti attestato a quota 44 per i contiani , 45 per i bianconeri in generale), 2 pari in Champions. Insomma, niente male. Eppure, la Juve avrebbe voluto - o dovuto avere, vista la soggettiva - il suo Conte sbraitante a bordocampo. Quello combattivo. Quello capace di ribaltare il gruppo come un calzino, nel momento del bisogno. Quello che poi si sarebbe presentato afono, eppure con tante cose da dire...

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Ma è un pareggio che si può accettare

di PIERO CALABRO’ * (TUTTOSPORT 06-10-2012)

Alla fine, il Tnas ha deciso di ridurre la squalifica di Antonio Conte da 10 mesi a 120 giorni. In attesa di conoscere le motivazioni del lodo arbitrale, che verranno depositate entro metà novembre, sono opportune alcune considerazioni, non solo giuridiche. Se ci si ferma alla rigida logica del codice di giustizia sportiva, essendo prevista per una sola omessa denunzia la sanzione minima di 6 mesi di squalifica nonché di 30.000 euro di ammenda, la conclusione non può che essere la seguente: il Tnas ha sì riconosciuto l’esistenza dell’omissione di Conte per la partita AlbinoLeffe-Siena, ma ne ha ridotta in misura notevole la portata, applicando attenuanti tali da consentire di abbattere di oltre un terzo il minimo della pena sancito dall’articolo 7 comma 8 del codice stesso. E’ quasi obbligatorio pensare che, al di là dell’immacolato curriculum disciplinare della persona giudicata, abbiano pesato sulla riduzione i pesanti dubbi che hanno inficiato sin dall’inizio la vicenda processuale.

Siamo ben lontani, dunque, dalle avventate considerazioni contenute nella sentenza di secondo grado e dalle improvvide esternazioni di uno dei giudici della Corte federale, secondo le quali a Conte avrebbe dovuto addirittura essere imputato l’illecito sportivo: evidentemente, il materiale probatorio offerto dalla difesa in relazione alla “vicenda Mastronunzio” deve essere stato convincente. La decisione restituisce a Conte la piena onorabilità ed allontana l’ombra di comportamenti disdicevoli. Non rimarrebbero, pertanto, che le sole dichiarazioni di Carobbio e la incredibile teoria del “non poteva non sapere”, posta in campo dai giudici d’appello per il solo fatto che Antonio Conte sarebbe un “accentratore”. Che dire, però, della credibilità di un testimone/tesserato che, reo confesso di illecito sportivo, si è più volte contraddetto? E che dire di una assurda presunzione per la quale chi controlla ed accentra l’operato dei propri collaboratori, dovrebbe per forza conoscerne anche i comportamenti illeciti? La mancata piena assoluzione di Conte rappresenta una sicura sconfitta per tutti. Di fronte al giudice ordinario, difficilmente si sarebbe giunti ad una soluzione diversa da quella pienamente assolutoria. Paragonerei il risultato della battaglia giudiziaria di Conte a quello di Juve-Shakhtar: un pareggio che si può accettare, solo perché il finale sarebbe potuto essere peggiore.

* Giudice presso il Tribunale di Monza

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dalla Borsa

II numero 1 bianconero prende 490 mila euro Lotito gratis, e quel milione per Dibenedetto...

CARLO LAUDISA - Gasport -6-10-2012

MILANO Nell'anno-scudetto Andrea Agnelli ha portato a casa 490 mila euro lordi, mentre Claudio Lotito è rimasto a zero. Nel leggere i bilanci della stagione 2011-12 colpisce che il presidente della Juventus abbia percepito uno stipendio, mentre quello della Lazio abbia scelto una linea d'austerity. Il bello è che nessuno dei sette amministratori laziali, a partire dal patron Lotito, può contare su emolumenti.

Il caso-Roma Curiosa, invece, la situazione nell'altro club della Capitale. Il presidente uscente Thomas Dibenedetto aveva uno stipendio di un milione 280 mila euro lordi, ma l'assegnazione è rimasta virtuale perché il cda giallorosso non l'ha mai ratificata. E già in primavera l'uomo di Pallotta era stato esautorato. In compenso l'a.d. Claudio Fenucci, il d.g. Franco Baldini e il d.s. Walter Sabatini sono remunerati con 600 mila euro netti a testa. Tornando alla Juventus, il numero uno Andrea Agnelli percepisce una retribuzione che al netto gli permette di guadagnare circa 250 mila euro netti e dispone di due auto aziendali. Ma è anche vero che questa è la sua principale attività manageriale e la proprietà del club, in definitiva, è della Exor: quindi dell'intera famiglia Agnelli. E comunque il numero uno bianconero guadagna all'incirca quanto il preparatore dei portiere Claudio Filippi, ora a 200 mila euro netti, mentre Massimo Carrera è a quota 140.

Conti bianconeri - Da segnalare anche i cachet dell'amministra-tore delegato Aldo Mazzia (circa 390 mila euro lordi), del consigliere Pavel Nedved (200 mila euro lordi) e soprattutto dell' altro amministratore delegato e direttore generale dell'area sportiva, Beppe Marotta, che nello scorso esercizio ha incassato circa 1,4 milioni netti di euro per entrambi gli incarichi. Nel 2011 il club di corso Galileo Ferraris è ricorso a una ricapitalizzazione da 120 milioni, ma ha dimezzato le perdite, riducendo il rosso di 48,6 milioni di euro. Infine la Lazio ha chiuso il bilancio con un piccolo utile (580 mila euro). La cautela sulle buste-paga del management di Lotito è dovuta anche ai 66 milioni di debiti residui verso il Fisco, oggetto di un richiamo anche dagli stessi revisori.

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RIPARTENZE di LUIGI GARLANDO (SPORTWEEK 06-10-2012)

CONTE, ADESSO

PARLI (DI CALCIO)

CLAUDIO FILIPPI: Antonio ha piacere che ci alterniamo a raccontare

Che il calcio sia soprattutto un gioco, ce lo ricordano gli atteggiamenti infantili dei protagonisti. Per esempio, quello di colpire indirettamente un avversario sgradito negando la propria presenza. Espediente caro a José Mourinho, che ama farsi rappresentare in conferenza stampa da un suo collaboratore con l’intento di declassare a distanza l’allenatore nemico, grazie alla proprietà transitiva: tu parli alla conferenza stampa del mio secondo, quindi tu sei un secondo.

L’espediente risale in origine all’incazzatura del bambino che raccoglie il pallone sotto braccio e lascia l’oratorio: «E io non gioco più!». Nella reinterpretazione strategica dello Speciale, l’allenatore tuona: «E io non parlo più!». Anche Antonio Conte, tecnico della Juventus e grande estimatore di Mou, è ricorso allo stratagemma. In occasione del recente Juve-Roma, ha esasperato la proprietà transitiva spedendo a parlare il collaboratore Claudio Filippi e riducendo di fatto l’odiato Zeman a preparatore dei portieri. Neppure secondo: terzo! In genere, Conte si fa rappresentare in conferenza dal suo vice, Massimo Carrera, in segno di rispetto per l’aiutante che lo sostituisce in panchina, ma soprattutto per esprimere attraverso l’assenza e il silenzio tutto il suo dissenso per la squalifica subita. Perché nessun regolamento gli vieterebbe di parlare a Vinovo alla vigilia di una partita. Un consiglio: Antonio, lo faccia. Magari non sempre. Lasci pure un po’ di ribalta al fido Carrera, se crede, ma ogni tanto torni a farsi ascoltare.

Perché la squadra può ricevere impulsi importanti anche dalle parole pubbliche del suo allenatore. Perché il popolo juventino ha diritto di ascoltare la sua guida tecnica. Perché la Juve, che lei ha creato bella e vincente, continua a esserlo e quindi è suo diritto associare la sua immagine a quella della squadra. Perché, a prescindere da responsabilità e sentenze, l’inchiesta scommesse le ha intossicato la vita e tornare a parlare serenamente di pallone potrebbe essere un modo per depurarsi e scaricare stress.

Perché la sua ultima conferenza pubblica, quella contro il “giudice tifoso”, è stata livida di sentimenti e di toni e merita di essere ricoperta da una chiacchierata da vigilia, che magari lasci margini per scherzare, come quella volta sui parrucchini viola. Perché la squalifica prima o poi finirà e parlare ogni tanto a Vinovo, nell’attesa, è un modo, come dire, per conservare il tono muscolare. Perché gliene sarebbe grato il fido Carrera che soffre più davanti al microfono che un tempo davanti a Van Basten. Perché una presenza conta sempre più di un’assenza. E perché farsi rappresentare dalla propria faccia è sempre meglio che farsi rappresentare dalla faccia degli altri.

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Conte, la Juve: storia di una disonorevole vittoria

Mensurati-Foschini - Lo Zingaro e lo Scarafaggio - 6-10-2012

Facciamo un po’ di chiarezza. La lieve pena inflitta – in barba ad ogni precedente – ad Antonio Conte dal Tnas sta facendo passare la sentenza di venerdì come una mezza assoluzione.

Ovviamente non è così.

A voler prendere sul serio quella decisione – e purtroppo, almeno in teoria, dovremmo essere costretti a farlo – non si può infatti non osservare come Conte e la Juventus escano devastati dalla vicenda calcioscommesse.

Conte da oggi è ufficialmente un omertoso. Definito così da una sentenza passata in giudicato. Incontestabile. Non è un uomo di sport, tanto meno un campione, men che mai un ginnasiarca. Ma soltanto un omertoso: uno sportivo (sportivo?) che, pur sapendo che i suoi ragazzi - del cui comportamento aveva piena responsabilità, sportiva ed etica – si stavano vendendo una partita, pur avendone le prove, non ha detto nulla, non li ha rimproverati, non li ha fermati, non li ha denunciati. Si è messo i propri doveri sotto le scarpe e si è girato dall’altra parte, come farebbe uno di quei complici silenziosi che a Gela o Milano di fronte a un delitto si girano dall’altra parte provocando lo sdegno dei ben pensanti.

Dall’arbitrato di venerdì, Conte è descritto come uno che lascia fare, tacendo. Un soggetto di certo non degno di sedere sulla panchina gloriosa della Juventus, la squadra più amata, più importante d’Italia. Che da oggi è dunque ufficialmente disonorata, trovandosi come allenatore un uomo condannato per un reato sportivo tanto odioso.

Questo e non altro dice la sentenza emessa dal Coni.

Ecco. Forse vale la pena di partire da qui. Da questo esito tanto sciagurato. Qualcuno di voi, lettori tifosi juventini ma anche non juventini, qualcuno di voi persone normali, normalmente istruite e in buona fede, pensa davvero che le prove a carico di Conte – per come sono state sviluppate e analizzate, per come sono state raccolte e discusse durante il processo – legittimino un esito così disastroso? Non vi stiamo chiedendo se ritenete giusta o no la sentenza. Vi stiamo chiedendo se – dopo aver seguito sui vari organi di informazione tute le fasi del processo – pensate onestamente che ci sia qualcuno in Italia che possa dire di avere in mano un quadro sufficientemente chiaro per esprimere un’opinione fondata. Non diciamo una sentenza, ma una semplice, maledetta, opinione fondata.

Noi pensiamo di no. Anzi, ne siamo certi. Spappolato a piacimento dal procuratore (per mancanza di prove) Palazzi, ipocritamente parcellizzato, sminchiato in ogni fase, il processo è stata una vergognosa presa in giro. E il suo esito, tanto doloroso (Conte nel fango e Juve disonorata) quanto infondato, ne è la perfetta conclusione.

Epperò, alla fine del tunnel, stavolta, abbiamo intravisto un filo di luce. Noi abbiamo scritto un libro. Si intitola lo Zingaro e lo scarafaggio. Non ce lo nascondiamo: il nostro scopo sin da quando abbiamo cominciato a scriverne la prima pagina era quello di mandare a casa Abete e tutti i burocrati centenari che stanno devastando il pallone. In questo libro abbiamo parlato – sia pure in chiave romanzesca – delle responsabilità di tutti: della Roma degli anni 2000, dell’allenatore del Milan Allegri e del suo ruolo nella prima grande partita venduta della nuova era, della Lazio, dell’Inter, e di Conte. Ma abbiamo parlato soprattutto delle responsabilità della Federcalcio. Invocando l’intervento forte e alto di chi il calcio lo ama e di chi nel calcio investe.

Bene. La conduzione così sciagurata del delicatissimo processo a Conte ha fatto sì che in molti si siano accorti dell’emergenza in cui versa il calcio italiano (la stessa che abbiamo raccontato nel libro). E ha portato Andrea Agnelli ad assumere una posizione che condividiamo dalla prima all’ultima riga. Potremmo definirlo il primo manifesto per la liberazione del calcio. Nella lettera agli azionisti della Juve, ha indicato le priorità parlando “delle riforme del sistema del calcio professionistico italiano ed europeo”, considerate “assolutamente imprescindibili”. Ha parlato di un problema di “governance a livello di Lega di Serie A e a livello di Federazione Italiana Giuoco Calcio, di tutela rigorosa dei marchi, di costruzione o recupero degli impianti sportivi, di riforma dei campionati e del calcio giovanile, di legge sul professionismo sportivo e, infine, di giustizia sportiva efficace e in grado di tutelare realmente sia chi investe nel calcio sia i valori inderogabili dello sport”. Ecco.

Se la demenziale conduzione (e il demenziale esito) del processo Conte porterà l’intero movimento calcistico a serrare le fila dietro un programma del genere, allora, almeno, a qualcosa tanta vergogna sarà servita.

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