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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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In Spagna Decisione choc a favore dell’Hercules: «Necessario per sopravvivere»

«C'è la crisi» Per il tribunale

anche il calcio può licenziare

di PAOLO TOMASELLI (CorSera 09-09-2012)

Licenziare per sopravvivere. Nel calcio spagnolo adesso si può. Il tribunale della Comunidad Valenciana, dopo oltre un anno, ha dato ragione all'Hercules che aveva chiesto per venti dipendenti, tra cui cinque calciatori, di applicare il cosiddetto ERE (Expediente de Regulaciòn de Empleo), una formula di licenziamento con buonuscita, concesso alle aziende in grave stato di crisi: per il calcio è una prima assoluta e destabilizzante.

La squadra di Alicante nel 2010 era tornata nella Liga dopo tredici anni di assenza, battendo anche il Barcellona. Gli innesti di Trezeguet e Drenthe non erano bastati a evitare la retrocessione e a dichiarare la bancarotta. In due anni le perdite della società sono arrivate fino a 34 milioni di euro (il 70% dei quali per il monte ingaggi). Le entrate sono passate da 26 milioni in serie A a 11 in serie B. Per questo al termine del mercato estivo del 2011 l'Hercules ha chiesto l'ERE per cinque giocatori in esubero, il cui salario lordo ammontava a 2,48 milioni. Piet Velthuizen e Momo Sarr hanno denunciato la società alla Fifa e si sono subito accasati al Vitesse in Olanda e al Genk in Belgio. Con una spesa per gli ingaggi di 3,5 milioni, l'Hercules ha preso 17 nuovi giocatori. E per questo gli altri tre «esodati» (Joseba del Olmo, Cristian Hidalgo e Francisco Joaquín Pérez Rufete, vecchia gloria che ha dato il suo meglio nel Valencia ma prendeva mezzo milione a stagione) hanno fatto ricorso al giudice del lavoro: le cifre, secondo loro, testimoniano che l'Hercules aveva disponibilità economica, ma ha voluto tagliare i giocatori (che avevano un altro anno di contratto) prima di tutto per ragioni squisitamente sportive.

Il tribunale non ha accolto l'obiezione, sottolineando che le cause economiche che hanno portato alla dismissione dei giocatori (con un indennizzo pari a 20 giorni per ogni anno lavorato, fino a un massimo di 12 mesi) «derivano non solo dalla retrocessione in seconda serie ma anche dalla crisi globale che affligge la Spagna, ancora più profonda in un settore ricreativo come lo sport. Non ci sono dubbi — continua le sentenza — che la decisione abbia motivazioni tecniche, ma queste sono secondarie rispetto a quelle economiche e alla bancarotta: il club ha ridotto drasticamente i costi per garantirsi la sopravvivenza». Per una società in bancarotta quindi è perfettamente lecito licenziare dei calciatori per assumerne altri meno onerosi. Forse rimarrà un caso isolato e difficilmente verrà esportato fuori dalla Spagna, ma il segnale è chiaro: anche il pallone è in piena «guerra» di sopravvivenza.

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SETTE GIORNI

DI CATTIVI PENSIERI

di GIANNI MURA (la Repubblica 09-09-2012)

LA POMATA DI BIN LADEN

E LA LIBERTÀ DEL TIFOSO

Leggo su un settimanale sportivo (Sw, che sta per Sport week) che Bradley, centrocampista della Roma, parla benissimo l’italiano. Al Chievo, spiega, il club metteva a disposizione un insegnante per lezioni collettive due volte a settimana. Lui se n’è pagato un altro per due lezioni individuali a settimana ed ecco spiegato l’arcano. La mia modesta proposta è che i giornali si assumano, parzialmente, l’onere di corsi accelerati d’inglese per lettori che non lo conoscono (non è un reato, ancora) o insistono, convinti di vivere in Italia, con l’italiano. Quelli che sentono qualcosa che vibra al loro interno, se leggono red carpet quando si può scrivere tappeto rosso. La crisi ci ha portato in casa lo spread, il bund (“Mi chiamo Bund. James Bund”) e la spending review, che una volta sistemata sarà salutata con una standing ovation. Ma prima della crisi era entrato di tutto. E poi ci preoccupiamo di quanti pochi italiani giochino nelle squadre di serie A. Abbiamo aperto le porte a talking, stalking, briefing, jogging, petting, outing, pressing, stretching, dumping, carpooling, shopping, mobbing e qui mi fermo, con un pensiero a Kipling, mi fermo perché se mi allargo a happy hour, new town, brain trust e call center non se ne esce più, ammesso che ci siamo entrati, incautamente.

Sui giornali ci sono però spazi ancora incontaminati e sempre interessanti: le lettere dei lettori. E’ in quello spazio che si trova un po’ di vita vera, raccontata da chi l’ha vissuta. Cose che si presume non facciano notizia, ma danno il polso di dove si vive, e di come si vive. Sulla Stampa di ieri trovo di che sguazzare come un fischione. Quel che scrive la lettrice M.S. cerco di riassumerlo. Va allo stadio per Torino-Lecce e un’addetta del personale Man Power (a proposito di inglese, già) le toglie dalla borsa un tubetto in plastica da 50 ml, che contiene una pomata, abbastanza cara, usata per curare un’allergia alle mani. Alla signora vien detto che si tratta di nuova normativa sulla sicurezza, ma sul tabellone posto all’esterno, insiste la signora, non si fa cenno a prodotti farmaceutici o a flaconi da 50 ml. Intanto la signora vede passare tifosi con bottiglie da un litro e mezzo di minerale, del tutto liberamente. Chiede di parlare con un responsabile, che “con aria strafottente e pieno di sé, senza guardare di cosa si tratta”, conferma.

All’uscita, M. S., che dev’essere un tipo tenace, va a cercare la sua pomata nei bidoni dove si buttano gli oggetti che non superano il controllo di sicurezza. E ci trova “pomate mignon, biro, burrocacao, boccette di Autan, collirio e altre creme”. Conclusione: “Trovo giusto che la società sappia come vengono effettuati i controlli”. Signora, se la società è intesa come club calcistico, nella fattispecie il Torino, ma potrebbe essere qualunque squadra di A o B , ho il fondato sospetto che ne sbatta serenamente. Se è la società, in senso più vasto, credo che molti abbiano già capito che in nome della sicurezza (che gestita così è una pagliacciata che non fa neanche ridere) si continuano a erodere, bucherellare, limitare piccole, sane e radicate (ma sradicabili, a quanto pare) libertà individuali e collettive. Quello che è capitato a lei è solo un esempio. La tessera del tifoso a qualcosa sarà servita ma continuo a ritenerla incostituzionale e da lì, a pioggia, è nato il resto. Nel ’94 al mondiale Usa, ho avuto l’anticipazione. A proposito di pioggia: Boston, stadio scoperto, piove, vietati gli ombrelli. Solo impermeabili di plastica trasparente, presto esauriti. E vietato portarsi i panini da casa, si possono acquistare solo all’interno dello stadio perché quei panini hanno lunghezza, larghezza, peso e imbottitura in regola con le misure di sicurezza. I cani antidroga e antiesplosivi si mostrano un po’ turbati dalla mia vecchia Olivetti 32, ma tutto sommato m’è andata bene.

Ora, nessuno discute una realtà: stiamo vivendo anni difficili, il calcio non può essere un’isola felice, e via col tango. Ma un giorno, spero ma non ci scommetto, si potrà pur discutere su questa sempre più ossessiva limitazione di libertà, su questo trattare gli incensurati (penso che M.S. lo sia) come potenziali criminali o come irresponsabili, su questo avviarsi a diventare, se già non lo siamo, una società divisa in controllori e controllati. Pochi, credo, saprebbero raccontare l’umiliazione, il disagio e anche, alla fine, la rabbia di chi vorrebbe solo andarsi a vedere pacificamente una partita ed è trattato come fosse inviato dal Bin Laden che fu. Ci sono cose più importanti, certo, ma questa non è delle più futili.

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Milan news, Niang minorenne senza patente fermato dai vigili: "Sono Traorè"

Niang comincia alla grande: l'atttaccante minorenne del Milan fermato dai vigili mentre gira in macchina per Milano. E poi dice: "Sono Traorè".

Non è più il Milan di una volta. Diciamolo. Anni fa questa storia non sarebbe mai uscita. E forse, anni fa, un giovane rossonero non avrebbe mai commesso una "marachella" (dichiarazione testuale di Mauro Suma...) di questo tipo.

Ma non è tutto. Fermato dai vigili ha detto di avere dimenticato i documenti in hotel (NH di Piazza della Repubblica). E alla domanda sulle generalità ha risposto:"Sono Traorè". Bakaye Traorè, per chi non lo sapesse, è un centrocampista (bravissimo, anzi di più...) del Milan.Vado a raccontarvi: oggi il mitico M'Baye Niang è stato beccato dai vigili in macchina (auto del Milan, che lo scorso anno era di Gattuso) nei pressi di Piazza della Repubblica. Sapete quanti anni ha Niang? Esattamente 17. E per questo motivo non può avere la patente e di conseguenza guidare.

Tornato in hotel per mostrare i documenti (di Traorè...) loscambio d'identità sarebbe stato smascherato alla reception. Insomma, una bella storiella resa nota questa sera da Telelombardia. Il tutto raccontato dal bravo Roberto Dupplicato, volato sul posto per girare un video (qui vedete un breve stralcio).

Come detto, non è più il Milan di una volta. Gattuso lo aveva detto: "Nello spogliatoio le cose non vanno più come ai bei tempi...". Adesso che c'è Niang non credo che andranno meglio. Qualcuno lo avvicina a Balotelli, che di "marachelle" come questa ne ha collezionate a decine. Io dico: fosse solo la metà di Balotelli già sarei contento. Ma questo non è stile Milan. Anzi, questo non è più il Milan.

http://sportemotori....ono-traore.html

A quanto pare la macchina l'ha ricevuta dal Milan, è del parco macchine della società...

L'anno scorso era assegnata a Gattuso....

Si tratta di un fatto gravissimo. Marachella una cippa. .oddio

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Milan news, Niang minorenne senza patente fermato dai vigili: "Sono Traorè"

Niang comincia alla grande: l'atttaccante minorenne del Milan fermato dai vigili mentre gira in macchina per Milano. E poi dice: "Sono Traorè".

Non è più il Milan di una volta. Diciamolo. Anni fa questa storia non sarebbe mai uscita. E forse, anni fa, un giovane rossonero non avrebbe mai commesso una "marachella" (dichiarazione testuale di Mauro Suma...) di questo tipo.

Ma non è tutto. Fermato dai vigili ha detto di avere dimenticato i documenti in hotel (NH di Piazza della Repubblica). E alla domanda sulle generalità ha risposto:"Sono Traorè". Bakaye Traorè, per chi non lo sapesse, è un centrocampista (bravissimo, anzi di più...) del Milan.Vado a raccontarvi: oggi il mitico M'Baye Niang è stato beccato dai vigili in macchina (auto del Milan, che lo scorso anno era di Gattuso) nei pressi di Piazza della Repubblica. Sapete quanti anni ha Niang? Esattamente 17. E per questo motivo non può avere la patente e di conseguenza guidare.

Tornato in hotel per mostrare i documenti (di Traorè...) loscambio d'identità sarebbe stato smascherato alla reception. Insomma, una bella storiella resa nota questa sera da Telelombardia. Il tutto raccontato dal bravo Roberto Dupplicato, volato sul posto per girare un video (qui vedete un breve stralcio).

Come detto, non è più il Milan di una volta. Gattuso lo aveva detto: "Nello spogliatoio le cose non vanno più come ai bei tempi...". Adesso che c'è Niang non credo che andranno meglio. Qualcuno lo avvicina a Balotelli, che di "marachelle" come questa ne ha collezionate a decine. Io dico: fosse solo la metà di Balotelli già sarei contento. Ma questo non è stile Milan. Anzi, questo non è più il Milan.

http://sportemotori....ono-traore.html

A quanto pare la macchina l'ha ricevuta dal Milan, è del parco macchine della società...

L'anno scorso era assegnata a Gattuso....

Si tratta di un fatto gravissimo. Marachella una cippa. .oddio

cioè costui ha guidato senza patente e poi ha dichiarato il falso?

MARACHELLA?!

.oddio poi però non lamentiamoci eh...

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Abete è pronto a ricandidarsi ma soltanto a una condizione: non essere ostaggio delle Leghe

Fabio Monti - Gasport - 10-09-2012

Ci sono forti pressioni perché Giancarlo Abete presenti la propria ricandidatura alla presidenza della Figc, per le elezioni del 17 dicembre. Eletto il 2 aprile 2007 e riconfermato il 23 aprile 2009, non ha ancora sciolto la riserva e per ora prende tempo. Vuole verificare se esistono le condizioni per essere un presidente che possa incidere e proseguire nel piano di riforme avviato soprattutto nell’ultimo biennio. Il secondo posto a Euro 2012 ha dato nuove energie a tutto il movimento; alcune idee, che sembravano ottime, non hanno dato gli esiti sperati (Baggio presidente del Settore Tecnico), altre invece hanno funzionato (la scelta di Prandelli, il ritorno di Sacchi). L’ultimo Consiglio (5 settembre) ha dato però risultati sconfortanti: si è litigato sulla riduzione dei consiglieri (da 27 a 20), imposta dal Coni e quindi obbligatoria e sul numero dei vicepresidenti (c’è chi vuole salire a quattro). A chi proponeva di escludere dal Consiglio l’unico rappresentante degli arbitri, il presidente dell’Aia, Nicchi, ha urlato: «Vergogna; siamo l’unica componente intoccabile». Anche la nomina di un commissario ad acta (Giulio Napolitano), già fatta dal Coni (vale per tutte le federazioni), ha suscitato la reazione di uno dei vicepresidenti, Mario Macalli (Lega Pro): contesta il fatto che il commissario ad acta abbia la possibilità di stabilire la nuova composizione del Consiglio. La conseguenza è che possa essere commissariata l’intera Figc, ma questa è un’ipotesi di estrema conflittualità per ora remota. Abete invece vuole capire quali potranno essere i rapporti con la Lega di A. C’è un presidente dimissionario dalle dimissioni, ma, quel che pesa, è che nell’ultimo biennio i dirigenti della A si sono distinti per litigiosità, assenteismo, aggressività, gesti di sfida. E Abete è il primo a sapere che fare il presidente non è un obbligo.

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Conte-Tnas: una finale.

Si punta sulle contraddizioni della Figc. E Gattuso: "Condanna ingiusta"

Giudicherà un collegio "forte" che potrebbe anche assolverlo, ma deve confutare il "non poteva non sapere"

Guido Vaciago - Tuttosport -10-09-2012

TORINO, 10 settembre 2012 - Da oggi ogni giorno è buono perché il Tnas inizi i lavori sulla vicenda Conte . Nel senso che, nominato il consiglio dei tre arbitri che dovranno produrre il lodo definitivo entro il 7 ottobre, si tratta di incrociare le loro agende e trovare i giorni in cui calendarizzare le udienze. E non è da escludere che si possa cominciare già in questa settimana, visto che non serve un grosso preavviso per convocare le parti.

APPROCCIO E proprio perché si tratta di un tribunale arbitrale, il primo approccio sarà quello del tentativo di conciliazione fra le parti, ovvero Conte e la Figc. In pratica gli arbitri potrebbero proporre una mediazione. In questo caso sarà un passaggio puramente formale, perché - di fatto - sarebbe come un patteggiamento e Conte ha fatto capire, e pure in modo colorito, che non ha intenzione di patteggiare. Superata questa fase, dunque, si entrerà nel dibattimento che, solitamente, inizia con un appuntamento successivo (ma nulla vieta che nello stesso giorno non si inizi, la gestione del rito è piuttosto libera).

ATTACCO A quel punto i legali di Conte inizieranno l'attacco alla sentenza di secondo grado, che ha confermato i dieci mesi di squalifica pur togliendo un capo di imputazione (l'omessa denuncia riferita a Novara-Siena). Per motivare la scelta piuttosto inusuale, i membri della Corte Federale hanno spiegato che l'accusa per Albinoleffe-Siena poteva in realtà essere più grave. Anzi, in proposito c'è stato uno scivolone mediatico del giudice Sandulli , che prima ancora di depositare la sentenza ne stava già parlando per radio (rischia un provvedimento disciplinare): «Se per Novara-Siena non abbiamo avuto elementi tali da giustificare laccusa di omessa denuncia perché sembrava curioso che un allenatore esperto come Conte andasse nello spogliatoio a dire che c'è l'accordo per il pareggio, per la gara con l'AlbinoLeffe si poteva ipotizzare qualcosa di diverso...». Insomma, la Corte Federale nel suo appello ha giudicato il coinvolgimento di Conte per la sfida di Bergamo tanto pesante da sfiorare un capo di imputazione più grave. «Se il procuratore federale avesse proposto lillecito sarebbe stato accolto? Non lo so, ma probabilmente sarebbe stato più coerente visto la questione giuridica che si è posta...».

AUTOGOL Ma le motivazioni della Corte Federale, una volta depositate, non sono parse inattaccabili. E in particolare c'è il cosiddetto caso Mastronunzio a minare l'impianto. Per provare il coinvolgimento di Conte, infatti, i giudici sostengono che il tecnico avrebbe escluso Mastronunzio dalla formazione del Siena fino alla fine del campionato perché il giocatore si era detto contrario alla combine con l'Albinoleffe. Mastronunzio, secondo la ricostruzione del pentito Carobbio , per dare il suo assenso avrebbe voluto combinare anche la partita con l'Ascoli, squadra alla quale era legato. Tante, troppe inesattezze: Mastronunzio era infortunato (certificati lo provano) e solo per questo era stato escluso. Non solo: Mastronunzio è stato un idolo dell'Ancona e, nonostante un anno ad Ascoli, è tutt'altro che legato a club e tifoseria. Un pastrocchio, insomma. Tant'è che i legali della Figc nelle memorie depositata al Tnas per difendere la sentenza della Corte Federale sembrano puntare molto meno su Mastronunzio, accortisi del possibile autogol.

PILASTRO Tutta la partita, quindi, si giocherà sul secondo pilastro su cui si regge la sentenza che condanna Conte: non poteva non sapere. In sostanza, dicono i giudici, Conte non poteva ignorare che il suo vice, Christian Stellini si fosse messo d'accordo con il vice di Emiliano Mondonico , Mirko Poloni , per combinare la partita. Non poteva non sapere perché, si legge nella sentenza, «Conte è un accentratore». Un passaggio sul quale si è molto discusso, perché il concetto di accentratore si presta a molte interpretazioni e non necessariamente può essere una prova inequivocabile del sapere cosa combinino i propri collaboratori. I legali di Conte sono pronti ad attaccare proprio su quel fronte, mostrando tutte le incongruenze della sentenza e l'insostenibilità della tesi. Una strategia che punta a cancellare la squalifica del tutto più che a ridurla, puntando anche sulla forza di un collegio che certo non si spaventa a gestire una vicenda, quella di Conte, che si è ingigantita mediaticamente e, soprattutto, politicamente.

SOLIDARIETA' Tutto questo mentre Conte continua a ricevere la solidarietà e l'appoggio dei colleghi. «Penso che nella vicenda del Calcioscommesse sia stato fatto un po' di casino - ha spiegato Rino Gattuso ai microfoni di RaiSport -. In una conferenza stampa l'ho visto molto arrabbiato, ma con una carica incredibile. È un controsenso farlo allenare, ma penso che non sia stato giusto condannarlo, perchè alla fine i giocatori del Siena hanno smentito Carobbio. E poi a Conte e agli altri giocatori non hanno dato la possibilità di difendersi».

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Nel collegio anche un membro del Csm

Tuttosport -10.09.2012

TORINO, 10 settembre 2012 - Gli esperti lo definiscono «forte» e «indipendente», perché il collegio arbitrale che si occuperà del ricorso di Antonio Conte vanta nomi importanti. Il membro scelto dall'allenatore juventino è il professor Guido Calvi, che nel 2010 è stato eletto come membro non togato del Consiglio Superiore della Magistratura. Ex parlamentare nei Ds fu avvocato di parte civile nel processo per la morte del poeta e regista Pier Paolo Pasolini. Difese il prigioniero politico cileno Luis Corvalan, il perseguitato politico greco Alexandros Panagoulis e, in Italia, assunse la difesa di Pietro Valpreda nel 1969 (ingiustamente additato come colpevole della Strage di Piazza Fontana) e quella delle parti civili nei processi per le stragi di piazza della Loggia a Brescia, della stazione di Bologna e del rapido 904. La Figc ha indicato Enrico De Giovanni, già magistrato ordinario, a partire dal 1984 è avvocato dello Stato presso l'Avvocatura Generale, in Roma. Il terzo arbitro e presidente del collegio sarà Massimo Zaccheo, professore di Diritto Privato allUniversità La Sapienza di Roma.

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IL RETROSCENA.

Se vince, può chiedere i danni

Guido Vaciago - Tuttosport -10-09-2012

TORINO, 10 settembre 2012 - Un mese di squalifica l'ha già scontato e un altro l'avrà scontato il 7 ottobre, data entro la quale il Tnas dovrà produrre il lodo. Insomma, se per quel giorno Conte dovesse essere riconosciuto innocente, avrebbe scontato due mesi di squalifica senza alcun motivo. Questo per l'assurdo meccanismo delle sentenze immediatamente esecutive della giustizia sportiva che rischia di diventare un boomerang per la Figc. Una volta riconosciuto innocente, infatti, Conte potrebbe procedere attraverso i tribunali civili per chiedere un risarcimento danni e insieme a lui potrebbe esserci la Juventus, che dalla squalifica ha avuto un danno ancora più grave. Decisioni in merito, tuttavia, non ne sono state prese. Lo stesso amministratore delegato della Juventus, Beppe Marotta, ha spiegato a Tuttosport: «Non so, so che il danno che sta patendo è forte, ma quelle sono scelte personali». Non c'è fretta, dunque. Curiosità, dopo che il presidente del Tnas l'ha respinta, il collegio potrebbe accogliere la richiesta di sospensiva della pena. Difficile, tuttavia, che lo faccia, visti i tempi stretti in cui deciderà.

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Il personaggio Ma l’incubo scommesse non è ancora finito

Il riscatto di Mauri

Dalla prigione

a modello per Petko

Per il capitano della Lazio ottobre il mese decisivo

di ANDREA ARZILLI (CorSera - Roma 10-09-2012)

Due vite in una. Da una parte gli allenamenti, le partite, gli assist e la nuova bella Lazio di Petkovic. Dall'altra le accuse, il carcere, le scommesse e lo studio frenetico delle carte. Stefano Mauri deve sdoppiarsi ancora per un po', di giorno si corre a Formello e di sera si studiano i verbali. Così almeno fino ad ottobre quando il rischio non sarà più pendente, se la certezza sarà la squalifica o il proscioglimento lo vedremo. Per ora, comunque, la vicenda sembra non aver intaccato il rendimento sul campo, lì è andata benone.

A 32 anni cardine del progetto del nuovo tecnico, una partita di estro a Bergamo impreziosita dal passaggio decisivo a Hernanes e una di sacrificio e intelligenza col Palermo. Eclettico come nessuno dei compagni, Petkovic lo considera il modello del calciatore perfetto, per come legge il gioco e per la qualità che mette a disposizione della squadra sia in attacco che in copertura. La testa del grande giocatore, è forse il solo che riesca a pensare alla stessa velocità di Klose e Hernanes, sembra incredibilmente sgombra dai cattivi pensieri e completamente rivolta alla nuova Lazio che cresce.

Di Mauri «Petko» non farebbe mai a meno, l'unico che può sottrarlo alla Lazio è la giustizia sportiva. Che, con il procuratore Stefano Palazzi, attende il via libera da Cremona, in fase di chiusura inchiesta (arriveranno Gegic e Ilievski?), per la fase dei deferimenti. Quello a Mauri sembra telefonato, così come la responsabilità oggettiva della Lazio. La società è in attesa degli eventi, il presidente Lotito ha sempre difeso il suo giocatore incensandone valori e serietà, ma prendendo le distanze da un eventuale suo coinvolgimento. Su Mauri ci sono le parole del pentito, lo studio delle celle telefoniche, c'è l'amicizia che scotta con Zamperini, ma più di tutto pesa la faccenda della «sim» dedicata che Mauri ha ammesso di usare per scommettere, però solo su basket e tennis.

Nei giorni bui a Ca' del Ferro il laziale ha fornito spiegazioni «appiccicate» che non hanno convinto gli inquirenti. Ma suoi i legali avrebbero in mano le prove a conferma che il loro assistito non puntava sul calcio, aspettano il nullaosta della Procura di Cremona per prelevarle dall'agenzia di scommesse Aureli dove sono registrate le giocate e perfezionare lo studio sui tempi e sulle incongruenze nella ricostruzione del pentito. Poi il dossier sarà quasi completo, pronto a essere brandito per far cascare il castello delle accuse. Con Mauri che spera di portare in aula anche una sentenza con cui la Cassazione potrebbe sancire l'illegittimità dell'arresto di fine maggio da parte della magistratura cremonese. Potrebbe essere quello l'elemento che fa saltare il banco liberando Mauri per Petkovic e per la Lazio.

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Calcioscommesse L’ex Milan si schiera con lo juventino: «Carobbio smentito»

Gattuso è con Conte:

«Squalifica ingiusta»

art.non firmato (Quotidiano Sportivo 10-09-2012)

Avversari in campo nella corsa scudetto dello scorso anno, «alleati» nel caso del Calcioscommesse. Dalla Svizzera, Rino Gattuso fa un assist ad Antonio Conte, che sta scontando la squalifica. «Penso che sia stato fatto un po’ di casino — dice l’ex Milan in una rubrica del Tg1 — . In una conferenza stampa ho visto Conte molto arrabbiato, ma con una carica incredibile. E’ un controsenso farlo allenare, ma penso che non sia stato giusto condannarlo, perché alla fine i giocatori del Siena hanno smentito Carobbio. E poi, a Conte come agli altri giocatori non hanno dato la possibilità di difendersi».

Gattuso si è soffermato poi sulla vicenda Vieri: «Il pedinamento a Bobo? Si sapevano certe cose — continua —. Tante società, e non solo in Italia, adottano questo metodo. Io non so se sono stato pedinato: ho vissuto bene, vivo bene e non mi creerebbe nessun problema esserlo. Penso che i club debbano prendere informazioni sui calciatori prima di comprarli».

Sull’esodo dei campioni dalla Serie A, Gattuso ha poi concluso: «In questo momento, dopo la partenza di gente come Ibra e Thiago Silva, c’e’ stato un ridimensionamento: bisogna aspettare. I campioni torneranno in Italia. Anche perché, nel nostro Paese si vive bene».

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L’INTERVENTO

Spiegatelo a un bambino...

di PAOLO BERTINETTI* (TUTTOSPORT 10-09-2012)

Su Tuttosport abbiamo letto tutte le possibili spiegazioni tecniche sulla sospensione di 10 mesi inflitta a Conte. Ciò detto, come potremmo spiegare a un bambino innocente che, per la cosiddetta giustizia sportiva, i giocatori colpevoli di aver truccato delle partite se la cavano con pochi mesi, mentre invece Conte (la cui colpa sarebbe di avere saputo e non avere denunciato) meriterebbe una pena superiore? Su Zeman, che si voltava verso la tribuna per l’evidente manfrina dei suoi giocatori, ma mai denunciò, il procuratore Palazzi non indagò. E oggi ci spiegherebbe, quell’eventuale reato è ormai prescritto. La prescrizione, d’altronde, sembra essere il faro di Palazzi. Su Conte va di corsa. Come nel 2006 andava di corsa sulla Juve. Poi, procedendo con lentezza, anni dopo Palazzi ci ha fatto sapere che l’Inter era colpevole. Ma prescritta. Vieri ha vinto la causa. E subito Abete ha fatto sapere che in ogni caso tutto era prescritto. Solo la Juventus e gli juventini sono da condannare di corsa. Abete ha detto che con la Juve (ovvero due terzi della Nazionale) non c’è conflitto. D’altra parte se i giocatori della Juve, come a suo tempo Nesta e Totti, dicessero che giocano solo per il loro club, Abete che farebbe?

*Presidente Associazione Nazionale Amici della Juventus

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Il caso

E Albertini non dimentica Farina

“Incredibile che sia emarginato”

di ENRICO CURRÒ (la Repubblica 10-09-2012)

Da eroe messo volentieri in vetrina dal calcio italiano per ripulirsi la coscienza a paria, un intoccabile dimenticato e disconosciuto: oggi per Simone Farina, trentenne calciatore disoccupato, scade la possibilità di trovare squadra nella finestra di mercato concessa ai club ripescati (Vicenza e Grosseto) o retrocessi (Lecce) per il calcioscommesse. Ma la parabola triste dell’ex terzino del Gubbio, che denunciò un tentativo di corruzione e per questo nell’inverno scorso fu addirittura premiato dalla Fifa durante la cerimonia del Pallone d’oro proprio come simbolo della lotta al calcioscommesse, indigna Albertini, vicepresidente della Figc e membro del comitato di presidenza dell’Associazione calciatori. «Trovo incredibile che un calciatore di soli trent’anni, che ha alle spalle una dignitosa carriera in Lega Pro e alcune partite in serie B l’anno scorso, non trovi squadra nemmeno a parametro zero e al minimo di stipendio. Non so se ci sia un collegamento tra la sua denuncia coraggiosa e l’emarginazione attuale, però qualche domanda me la faccio. Può darsi che Farina non sia giudicato all’altezza della serie B, ma mi pare un po’ strano che improvvisamente non sia più in grado di giocare in quella che è sempre stata la sua categoria».

Nel giorno della solidarietà all’Emilia ferita dal terremoto, la Figc si è resa dunque protagonista di un altro gesto solidale ugualmente simbolico. Sul tema, la sensibilità della Nazionale è nota: uno tra gli azzurri che meglio conoscono Farina, il romanista De Rossi, è stato sempre durissimo con i colleghi implicati in Scommessopoli. Quanto a Prandelli, nel raduno pre-Europeo “convocò” addirittura Farina e il terzino della Ternana Fabio Pisacane, autore a sua volta della denuncia di un tentativo di combine: il ct volle così sottolineare che il mondo del calcio non lasciava soli in preda all’omertà i due carneadi dalla carriera di secondo piano e dagli stipendi non certo milionari. Le successive vicende hanno purtroppo dimostrato il contrario. Dopo l’ondata di popolarità, Farina non ha praticamente più giocato, malgrado si sia tenuto lontano dai riflettori. Rescisso il contratto col Gubbio retrocesso dalla B, in teoria avrebbe dovuto trovare facilmente ingaggio al minimo di stipendio (25-30 mila euro l’anno). L’unica seria proposta gli è arrivata dall’estero: l’Aston Villa l’ha contattato per farne un educatore sul tema del fair-play. L’Italia lo ha cancellato. «È la crisi: ho molti amici che non trovano squadra», argomenta Marchisio. Ma Tommasi, il presidente del sindacato calciatori, non sembra pensarla esattamente così, nel suo editoriale per la rivista dell’Aic. «Nel mercato che si è chiuso c’è un’assenza ingiustificata: un’offerta seria a un top player, nel suo piccolo: Simone Farina».

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Farina denunciò le scommesse: ora è senza squadra.

I pentiti invece vengono premiati

di XAVIER JACOBELLI dal blog Mister X (Quotidiano.net 10-09-2012)

La denuncia è del vicepresidente della Federcalcio, Demetrio Albertini che l'ha formulata intervenendo alla trasmissione di Radiorai "La politica nel pallone": "Simone Farina è stato il simbolo del calcio pulito per aver denunciato una tentata combine eppure, nonostante abbia solo 30 anni, non trova una squadra. Farina ha dimostrato di poter giocare in Lega Pro, ha vinto un campionato col Gubbio e ha giocato in serie B, ma è spasso. Pensare che in questo momento un fuoriclasse, un top-player per quello che ha fatto non trovi un club, sia dal punto di vista del valore sportivo sia dell’etica, non è un bel segnale per il nostro calcio. L’ho visto il 27 agosto scorso, lui si sente calciatore e vuole fare il calciatore, spero possa proseguire la sua carriera”.

I pentiti dello scandalo scommesse, intanto, la sfangano, grazie a una legislazione sportiva premiale che più premiale non si può.

Non solo, c'è di peggio. I pentiti non possono essere controinterrogati dai legali degli incolpati; in alcuni casi la loro parola vale quella degli incolpati, ma c'è chi crede solo ai pentiti, come dimostra l'incredibile procedimento subito da Conte in due gradi di giudizio che gli sono costati 10 mesi di squalifica pur senza lo straccio di una prova che comprovasse le accuse mosse nei suoi confronti.

E' giustizia sportiva questa, egregio presidente Abete? No, questa non è giustizia. Farina, intanto, è disoccupato.

Non è e non vuole essere considerato un eroe. Semplicemente, è un ragazzo che ha fatto il suo dovere. Possibile che in Italia non ci sia una squadra che abbia bisogno di lui?

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Ebagua e gli insulti dei suoi tifosi

“Faccio gol anche agli ignoranti”

“Do tutto per il Varese, ma ho il Toro nel cuore e gli ultras non me lo perdonano”

di ALESSANDRO DI MARIA (la Repubblica 10-09-2012)

Ebagua, che effetto le ha fatto vedere i suoi tifosi girarsi di spalle al momento del rigore calciato a Modena?

«Non me ne sono neanche accorto, mi è stato riferito dopo, però va bene così. Sono contento di aver risposto sul campo».

E dopo allora?

«Avevo sentito solo i soliti cori, però in quel frangente non mi sembrava carino, poteva essere il gol dell’1-0. Ma è andata, ho fatto gol lo stesso e questo è l’importante».

Come si è arrivati a questo punto con i tifosi?

«Storia lunga. Quando sono arrivato a Varese ho manifestato la voglia di giocare in un club più ambizioso. A loro questa cosa non è andata giù. Non sono falso e non dichiaro amore se non lo provo. Ringrazio il Varese per avermi dato la possibilità di giocare ad alti livelli, però per me non è amore. Ho sempre dato tutto, ma il Torino è il Torino. Quella maglia mi fa battere il cuore. E loro ce l’hanno con me per questo».

Il razzismo c’entra?

«Loro sono di estrema destra, però non è un discorso di razzismo, è un appiglio che usano, non sanno come insultarmi e si attaccano a questo. Poi c’è qualcuno che si nasconde dietro un dito, gente che non sa cosa sia il razzismo. Sono ignoranti».

E il dito medio mostrato ad agosto dopo un gol?

«Era per dare un segnale forte. Da professionista ho sbagliato, da uomo non so. Mi è dispiaciuto perché non è stato un bello spot per i bambini. Se tornassi indietro non lo farei perché sono sceso al loro livello».

Ma in altre città ha avuto problemi con i tifosi?

«No. A Varese sono 3/4.000 e c’è una piccola minoranza di 30, 40 che pensa di comandare. Con me però ha sbattuto contro un muro. Ma ora sono contento di aver risolto con la società e a breve firmerò il rinnovo».

Quindi è contento di essere rimasto?

«Qui sto benissimo. Per fare calcio Varese è uno dei posti dove sono stato meglio, è una piccola famiglia, non posso dire niente. Anche la città è carina, l’unico appunto è che fa un freddo cane. La gente mi ferma, mi chiede gli autografi».

Situazione insanabile?

«Non penso siano abbastanza intelligenti da risolverla. Anche solo per orgoglio non faranno mai vedere di essere stati sconfitti da Ebagua. Ma in fondo, in fondo, se sono veri tifosi, credo che siano contenti quando segno».

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Giornalismo sportivo, che fare?

di ROBERTO BECCANTINI (EUROSPORT.COM 10-09-2012)

Se vi va, parliamo di giornalismo sportivo, a patto di non ridurre l'argomento, così vasto, al tema Calciopoli, così rissoso. Dunque: c'era una volta il giornalismo sportivo, in Italia. Ecco, primo semaforo: c'era o c'è ancora? Verde moscio: c'è ancora, ma non gode di buona salute. Penso alle tirature, ai contenuti. In assoluto, il giornale italiano più letto rimane «La Ġazzetta dello Sport». Ma attenzione: più letto, non più venduto. Negli anni Ottanta era, addirittura, il più venduto. «Quantum mutata ab illa», direbbe il Cavaliere, oggi, della rosea.

Su come la televisione abbia «stuprato» il mestiere del giornalista «di carta», è inutile soffermarsi. Come sapete, le vendite all'edicola sono calate e, in alcuni casi, addirittura crollate. L'uno-due televisione-web è paragonabile ai cazzotti che, nell'epico combattimento del 1974, a Kinshasa, Muhammad Ali rovesciò addosso a George Foreman. Poi, naturalmente, vengono le nostre responsabilità (nostre, quorum ego).

Dare voce al potere è più facile che dare potere alla voce, tanto per cominciare. Non solo: dal leccaggio passiamo al linciaggio, e viceversa, con una leggerezza da ballerini. Inoltre: quanti lettori possono fruttare certe interviste sdraiate ai padroni del vapore (cito alla rinfusa: Carraro, Petrucci, Abete)? Perché non dedicare quello spazio alle inchieste? Già, le inchieste. Nell'assenza di editori puri (non nel senso di casti, ma nel senso di editori, punto) si corre il rischio, prima o poi, di finire a pestare i calli a uno degli azionisti che, non essendo puro (vedi sopra), possiede casualmente uno degli oggetti dei quali il cronista si sta occupando o sui quali sta indagando (che so: una squadra di calcio, una scuderia di formula 1, eccetera).

Altro tasto. Il lettore. In Italia, il calcio è guerra di religione e, di conseguenza, la stampa sportiva funge da chiesa, da setta, da pulpito. Non scopro nulla di nuovo. Ogni tanto, però, repetita iuvant. Il lettore, dicevo. Nel tempo, è stato confuso con il tifoso, proprio per gli eccessi fanatici che il pallone diffonde. Non credo sia stato un buon affare.

Dal generale al particolare. Troppo gossip. Troppo mercato. Troppe allucinazioni, tipo Van Persie alla Juventus. Il «dramma» è che i tifosi continuano a goderne: al tifoso piace «drogarsi» di mercato, la sentenza Bosman del 15 dicembre 1995 gli ha spalancato una sorta di «sexy-shop» aperto tutti i giorni. I giornali ci sguazzano. Io, il mercato, lo odio da quando, ragazzo, lessi che Amarildo sarebbe passato alla Juventus e invece firmò per il Milan.

Il lettore legge sopra le righe; il tifoso, sotto le righe. La qualità di scrittura rimane snodo cruciale e selettivo. L'obiettività è una chimera: mi accontento della sincerità. Ciò premesso, fatemi per favore capire che giornale vorreste. Scritto come, e con quali contenuti, quali sezioni, quale impronta. La dittatura del calcio e del calcio-mercato vi eccita così tanto? O forse sono io che chiedo troppo a una stampa comunque d'evasione?

Il passaggio da giornale popolare a foglio populista risulta, a volte, terribile. Le notizie prima di tutto, certo. E informazione, non deformazione: sicuro. Insomma: che fare?

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IL FUTURO ROSSONERO CLAMOROSE INDISCREZIONI

LE GRANDI MANOVRE FINANZIARIE CHE RUOTANO ATTORNO ALLA GALASSIA FININVEST POTREBBERO RIGUARDARE ANCHE IL DESTINO DEL CLUB

MILAN, VOGLIA D’ARABIA

Berlusconi tentato dalle sirene degli sceicchi per Villa Certosa e per il calcio

Tifosi alla finestra Sembra però complicato che l’ex premier ricominci a investire nella squadra

di GIULIO MOLA (Quotidiano Sportivo 10-09-2012)

IL SILENZIO di Silvio Berlusconi (anche) sul futuro del Milan da settimane preoccupa non poco i tifosi rossoneri. E uno stato confusionale maggiore potrebbe creare, se fosse vera, la notizia (più che un’indiscrezione) data ieri da “L’Unione Sarda“, secondo cui Silvio Berlusconi avrebbe deciso di vendere la residenza estiva estiva Villa Certosa. Il facoltoso acquirente, pronto a sborsare la bellezza di 470 milioni euro, sarebbe il magnate degli Emirati Arabi Khalifa bin Zayed bin Sultan Al Nahayan, uno degli uomini più ricchi del pianeta, con un patrimonio personale stimato in 25 miliardi di dollari. Si capisce che qualcosa di vero potrebbe esserci leggendo i dettagli, visto che la trattativa si sarebbe svolta nei giorni scorsi in Costa Smeralda, dove lo sceicco è approdato con il suo megayacht (il Topaz) di ben 147 metri.

CHE CI SIANO ottimi rapporti fra l’ex Premier e ricchissimi emiri è cosa già nota; che Berlusconi (come già fatto da Moratti) stia cercando altri facoltosi uomini d’affari desiderosi d’investire nel calcio, magari comprando parte delle azioni del club di via Turati, nessuno lo ha smentito. La cifra di cui si parla è importante, e non si possono escludere a priori dei legami fra questa trattativa e il mondo del pallone. I beninformati assicurano che dietro la vendita della residenza estiva del patron del Milan ci sarebbero almeno un paio di ragioni: le continue violazioni della privacy subìte e la situazione economica delle aziende di famiglia. E in tal senso pesano sicuramente anche i 540 milioni di euro che la Fininvest ha dovuto pagare alla Cir di Carlo De Benedetti (sentenze Lodo Mondadori). Ma la cessione di Villa Certosa, una volta tappate le falle più evidenti, potrebbe servire ad aiutare il Milan. Almeno è quel che sperano i tifosi rossoneri, ancora sotto choc dopo le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva. In realtà chi conosce molto bene il Cavaliere già ieri smorzava qualsiasi entusiasmo, escludendo l’ipotesi che Berlusconi possa decidere di destinare soldi derivanti da eventuali vendite alla causa del club. Semmai non ci si dovrebbe stupire se, sull’asse Arcore-Emirati Arabi, nascesse qualcos’altro d’importante. Le cessioni dei big, l’abbattimento del monte ingaggi, il mercato low cost, sono tutte operazioni che aiutano a rimettere a posto i bilanci societari.

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Gli altri casi

Gheddafi juventino

e Roma made in Usa

art.non firmato (Quotidiano Sportivo 10-09-2012)

GLI SCEICCHI, per il momento, non sono ancora arrivati. I magnati russi non ci pensano. Il calcio italiano resta ancora, tranne qualche rara eccezione, roba di casa nostra. Ma negli ultimi anni si è mosso qualcosa. Dalle quote della Lybian foreign investment company nella Juventus con l’ingresso nel cda di Gheddafi, che toccarono l’apice nel 2002 con il 7,5% e vennero sequestrate nel marzo scorso, alla Roma in versione Stelle e Strisce. Il 60% della squadra della Capitale è stato ceduto nell’aprile del 2011 a un gruppo di imprenditori statunitensi guidato da Thomas DiBenedetto che, inizialmente, ha ricoperto il ruolo di presidente. Poi, nei giorni scorsi, il passaggio di consegne con James Pallotta. Non è questo l’unico caso di americani nel nostro calcio: ci ha provato pure Joseph Cala, prima con la Salernitana (per una decina di giorni), poi con il Lecco, con la promessa di una quotazione a Wall Strett. Risultato? Un doppio bluff.

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Il precedente

E l’Inter tratta con i cinesi

art.non firmato (Quotidiano Sportivo 10-09-2012)

Se il Milan fa l’occhiolino agli arabi, l’Inter guarda ancora più a Oriente. E’ di poco più di un mese fa la notizia dell’accordo con la China Railway Construction per risanare le casse della società. Accordo, anche se ancora non c’è l’ufficializzazione, che prevedeva in un primo tempo l’ingresso in società con quote pari al 15% per una cifra complessiva attorno ai 75 milioni di euro, che avrebbe fatto della China Railway Construction il secondo azionista nerazzurro. Ma i primi passi saranno la costruzione di un nuovo stadio di proprietà e la diffusione più rapida del marchio Inter in Oriente.

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Scommesse

Al centro delle indagini Salernitana-Bari e Bari-Treviso del 2009.

Il tecnico sentito giovedì scorso come persona informata sui fatti

Conte ascoltato 4

ore dai pm di Bari

L’allenatore rischia l’omessa denuncia

Per un match sarebbero stati pagati 200mila euro

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 11-09-2012)

Lo spettro di un’altra omessa denuncia ingombra il futuro di Antonio Conte. In attesa di capire come finirà il primo processo sportivo che lo riguarda (quello relativo a Siena-Novara e Siena-Albinoleffe, il Tnas si pronuncerà entro il prossimo 7 ottobre) il tecnico è stato ascoltato dai pm di Bari in relazione ad altre due partite: Salernitana-Bari e Bari-Treviso. Conte, che al tempo delle partite in questione allenava il Bari, non è indagato. È stato sentito come persona informata sui fatti. Giovedì scorso, in gran segreto. Per quattro ore molto serrate.

In particolare i pm, guidati dal procuratore capo Antonio Laudati, hanno insistito su Salernitana- Bari, ultima di campionato del 2009. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, un emissario dei calciatori della squadra campana avrebbe avvicinato alcuni senatori del Bari (al tempo già promosso) — tra questi Stellini (già stretto collaboratore di Conte) — e avrebbe offerto dei soldi. Una cifra superiore ai duecentomila euro. I senatori avrebbero preso tempo e, dopo un sondaggio nello spogliatoio, avrebbero deciso di accettare. La partita finì 3-2 per la Salernitana.

Gli investigatori sono convinti che dietro quei duecentomila euro non ci fossero solo i calciatori ma anche la malavita del calcioscommesse. E questo sarebbe confermato dal risultato (3-2 è un over, più tipico delle scommesse che delle combine sportive) e dalla particolarità del metodo di pagamento, avvenuto secondo uno schema tipicamente malavitoso. I soldi, stando a quanto risulta alla procura, sarebbero stati poi suddivisi negli spogliatoi, con una quota maggiore riservata ai senatori.

La ricostruzione, confermata dai racconti dei pochi calciatori che hanno scelto di collaborare (tra questi Masiello e Lanzafame, pur non accusando direttamente Conte (nessuno dice esplicitamente che sapesse qualcosa) mette comunque non poco in imbarazzo il tecnico della Juve il quale, nella migliore delle ipotesi, come già a Siena, ancora una volta non si sarebbe accorto di quanto accadeva nel suo spogliatoio. Nella peggiore, invece, se ne sarebbe accorto, ma non avrebbe denunciato nulla. Quando uno spogliatoio decide di fare muro e non far sapere nulla al proprio allenatore — è stata sostanzialmente la versione di Conte — questi non ha alcuna possibilità di avere informazioni.

L’indagine — gli inquirenti sono convinti che le frodi sportive siano ormai acclarate — prosegue in questi giorni nella direzione della malavita organizzata. Gli inquirenti presto sentiranno nuovamente Conte, convinti che il tecnico deciderà di collaborare fornendo un quadro approfondito della situazione interna allo spogliatoio e, soprattutto, esterna, illustrando quanti più dettagli possibile su chi e come frequentava la squadra. Vista la delicatezza della sua posizione — è il ragionamento dei pm — un atteggiamento collaborativo potrebbe rivelarsi risolutivo per il tecnico.

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SCOMMESSOPOLI: IN ATTESA DEL TNAS AVANZA L’INCHIESTA PUGLIESE

Conte sentito a Bari

come testimone

Due gare nel mirino

Tre ore e mezza di audizione, svolta giovedì scorso, ma il tecnico juventino non è indagato. Nel mirino due partite del Bari fra il 2008 e il 2009. Oggi a Roma riprendono i processi per il “Cremona bis”

di SIMONE DI STEFANO & GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 11-09-2012)

ANTONIO CONTE è stato sentito dai magistrati di Bari in qualità di persona informata dei fatti nel quadro del filone pugliese di Scommessopoli. Un’audizione di tre ore e mezza in una caserma di Molfetta nei pressi Bari, durante la quale si è parlato di Salernitana-Bari del 2008 (3-2), Bari-Treviso del 2009 (0-1) e in generale del periodo in cui l’attuale allenatore della Juventus era il tecnico del Bari. E’ accaduto giovedì scorso, in gran segreto (per questo la scelta di utilizzare una caserma fuori mano e non la Procura di Bari, cuore dell’inchiesta) e, da quanto è trapelato, tutto si è svolto in grande serenità. Conte, non essendo indagato ma solamente testimone, si è presentato senza avvocati e il colloquio - sempre secondo le indiscrezioni - è andato bene. Al momento, quindi, non c’è nulla a carico di Conte dal punto di vista degli inquirenti della giustizia ordinaria. Certo, alla vigilia delle udienze presso il Tnas (presso il quale il tecnico ha fatto ricorso contro la squalifica di dieci mesi inflittagli dalla Corte Federale per omessa denuncia), ritrovare il nome dell’allenatore associato a una vicenda di scommesse può essere controproducente dal punto di vista ambientale.

GLI STRALCIATI Intanto, riprende oggi (ore 14) presso la sede della Commissione Disciplinare, il processo alle posizioni stralciate lo scorso 31 maggio per il filone Cremona Bis: Cristian Bertani , Marco Turati , Paolo Acerbis, Alessandro Pellicori e Joelson , tutti stralciati a seguito dell’arresto avvenuto lo scorso 28 maggio, in quanto veniva meno la «condizione di essere parte attiva e di presenziare al procedimento e, quindi, di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa». Nel filone successivo del Cremona Ter, Bertani fu condannato a 3 anni e mezzo per illecito in Novara-Siena, oggi dovrà difendersi dalle accuse per Chievo-Novara e Novara-Ascoli. Discorso simile per Alessandro Pellicori, già squalificato a 3 anni per Siena-Torino, oggi dovrà rispondere delle presunte combine in Grosseto-Mantova, Empoli-Mantova, Brescia-Mantova e Cittadella-Mantova. Dovrebbero patteggiare invece Acerbis, Turati e Joelson, ai quali vengono contestati illeciti della stagione 2009/10 per Torino-Grosseto, Ancona-Grosseto, Grosseto-Reggina e Empoli-Grosseto. Marco Turati risponde anche di AlbinoLeffe-Ancona e Padova-Grosseto.

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CALCIOSCOMMESSE

Conte, quattro ore sotto torchio

Interrogato giovedì in segreto a Monopoli sul Bari: «Non so nulla». Rischia un’altra omessa denuncia

Non è indagato nella nuova indagine, ma persona informata su Bari-Treviso e Salernitana-Bari

Il Tnas si riunisce il 18-20 settembre Arbitrato: l’Atalanta deve 2,5 milioni al Bari per Masiello

di ALBERTO ABBATE (CorSport 11-09-2012)

ROMA - Un’altra partita a Monopoli: giovedì era lì, Antonio Conte, in gran segreto. A pochi chilometri da Bari, è stato ascoltato dai carabinieri come persona informata sui fatti sulla nuova indagine del calcioscommesse del pm Laudati. Era stato convocato, aveva chiesto il massimo riserbo per non essere investito dall’ennesimo polverone mediatico. Ma gli spifferi erano assordanti da agosto: come anticipato, doveva essere interrogato entro il 10 settembre. Così è stato. E presto potrebbe anche fare il bis.

TESTIMONE - Non solo a Roma. Le nubi erano nere pure a Bari quando Conte veniva processato all’ex Ostello della Gioventù per i trascorsi toscani. Arrivavano i primi bisbigli persino nelle aule della Giustizia Sportiva. Per carità, Conte non era e non è - così è uscito dalla caserma - indagato a Bari. Tant’è che giovedì scorso s’è presentato dai carabinieri di Monopoli senza legali. L’allenatore può essere però un testimone, perché quel Bari dei miracoli - «una vera squadra di calcioscommesse» , secondo gli inquirenti - era guidata proprio da Antoniocapitano. «E tutti nello spogliatoio sapevano» , avrebbe tuonato il pentito Masiello. Per il quale l’Atalanta dovrà pagare al Bari la seconda metà del cartellino: 2,5 milioni, arbitrato favorevole.

QUATTRO ORE SOTTO TORCHIO - Prima ancora di scrollarsi la terra di Siena, Conte si ritrova altro fango sul capo. Non bastava la battaglia davanti al Tnas, ieri era furioso alla fuga di notizie, pensava d’aver eluso occhi e orecchie indiscrete. Impossibile, giovedì 6 settembre era stato quasi quattro ore sotto torchio a Monopoli: domande incalzanti su Bari-Treviso (0-1) del 2008 e Salernitana-Bari (3-2) del 2009. Potrebbe anche esserci una nuova audizione. Intanto gli è stato chiesto se sapesse di scambi di soldi nello spogliatoio o di partite vendute dai suoi ex giocatori. Fra quelli indagati c’è ancora Stellini, collaboratore-dimissionario bianconero, che lo “inchioda” ai 10 mesi di stop comminati dalla Corte di Giustizia per Albinoleffe-Siena.

RISCHIA ANCORA SPORTIVAMENTE - L’incubo non è affatto finito. Ogni giorno per Conte può essere quello della verità: i tre arbitri (Calvi, De Giovanni e il presidente Zaccheo) hanno già calendarizzato le udienze tra il 18 e il 20 settembre, il Tnas produrrà il lodo entro il 7 ottobre. La sua difesa è pronta a smontare la prova Mastronunzio - con i certificati che ne testimoniano l’infortunio - ma sarà arduo cancellare l’ammissione (nonostante la similitudine Poloni-Mondonico) di Stellini su Albinoleffe-Siena. Anche a Bari il collaboratore, allora allievo in campo, non ha invischiato Conte. Ma il tecnico s’è dovuto difendere, eccome. In particolare su Salernitana-Bari (3-2 per i campani) del 23 maggio 2009, considerata dagli investigatori la gara madre di tutti i tarocchi: fruttò 250mila euro, mazzette distribuite dopo la doccia. C'erano dubbi già all'epoca e Antonio Conte li scansava: «E’ stata una partita vera e mi sarebbe piaciuto uscirne indenne» . Giovedì a Bari giurava: «Non ne so nulla di gare vendute, mai visti girare soldi» . C’è un premio sportivo al quiz: la liberazione dal pericolo di un’altra omessa denuncia. Nella partita di Monopoli c’è una carriera in gioco. Altro che finti denari.

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Oggi le posizioni stralciate davanti alla Disciplinare

di ALBERTO ABBATE (CorSport 11-09-2012)

ROMA - E arrivò anche il loro giorno: gli “stralciati”. La Disciplinare si riunirà oggi (ore 14) in udienza a via Po per dibattere le sorti di Acerbis, Bertani, Joelson, Pellicori e Turati. Cinque posizioni rimaste congelate nel processo del 31 maggio perché i calciatori erano appena stati colpiti da misure cautelari: il carcere a Cremona, domiciliari solo per Joelson. Quest’ultimo, insieme ad Acerbis e Turati, aveva travolto Camilli nel vortice del calcioscommesse. S’è “ripulito” in secondo grado, il presidente del Grosseto. Ha esultato perché le accuse poggiavano su altre confessioni di Iaconi. A proposito: l’ex ds ha inoltrato al Tnas istanza di arbitrato nei confronti della Figc. Il dirigente del Brescia ha ricorso contro il provvedimento con il quale la Commissione d’Appello Federale aveva confermato la sanzione d’inibizione di 3 anni e 9 mesi in violazione dell’art. 7, commi 1, 2 e 5, del Codice di Giustizia Sportiva in relazione alla gara Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010. Era scontato.

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Scommesse L’allenatore è stato sentito come «persona informata dei fatti»

Bari fabbrica di tarocchi

Interrogato anche Conte

I pentiti parlano di partite vendute negli spogliatoi

Senza avvocato Colloquio di quattro ore senza avvocato. Già indagati 25 giocatori

di ANDREA ARZILLI (CorSera 11-09-2012)

ROMA — Giovedì scorso Antonio Conte è entrato da solo nella caserma dei carabinieri di Monopoli, una quarantina di chilometri da Bari. L'avvocato non serviva, il tecnico della Juventus è stato ascoltato per quattro ore come persona informata dei fatti nell'ambito dell'inchiesta che la Procura della Repubblica barese sta conducendo sul «laboratorio del tarocco», cioè il Bari descritto dai pentiti come un'autentica fucina di illeciti. A Conte è stato chiesto in particolare di due partite che risalgono alla sua gestione tecnica — Bari-Treviso (0-1) del 2008 e Salernitana-Bari (3-2) del 2009 —, sulle quali gli inquirenti indagano seguendo le indicazioni che Andrea Masiello e Vittorio Micolucci hanno fornito nelle loro deposizioni. «Tutti sapevano», hanno detto i pentiti nelle varie Procure, entrambi hanno parlato di combine a fini di lucro, di partite vendute dai giocatori del Bari con tanto di tariffario (dai 200 ai 250 mila euro a tarocco) e di pagamento effettuato in contanti e direttamente negli spogliatoi.

Un'accusa che attraversa varie stagioni dei biancorossi, parte dal 2010-11 (infatti i pugliesi sono ripartiti in B con un -5), va a ritroso verso il 2008-09, l'anno con Conte in panca, e prosegue sfumando fino al limite della prescrizione. È ancora Andrea Masiello, che è uscito dal processo sportivo di agosto dopo aver patteggiato 26 mesi, a far scoppiare la scintilla della nuova inchiesta, il Bari-bis. Il 10 luglio in Procura federale ha tirato fuori nuove partite e le sue parole hanno trovato riscontro nel memoriale che l'altro pentito ex barese, Vittorio Micolucci, ha faxato sia a Palazzi sia alla magistratura ordinaria. Da lì sono partiti interrogatori a raffica per i giocatori transitati da Bari nelle stagioni setacciate dai pm, in 25 sono finiti iscritti nel registro degli indagati e molti hanno confermato la teoria della fabbrica di combine. Se dal punto di vista penale Conte è uscito dalla caserma di Monopoli così com'è entrato, senza macchia, da quello sportivo potrebbero arrivare altre grane.

Una ferita aperta. In corso c'è il terzo grado di giudizio davanti al Tnas, il tecnico della Juventus sta combattendo una battaglia legale contro la squalifica di dieci mesi (ieri è finito il primo) per l'omessa denuncia che gli è stata sanzionata dalla Corte federale. Il collegio arbitrale (Calvi per Conte, De Giovanni per la Figc e Zaccheo presidente) si è appena insediato e già la prossima settimana, dopo aver analizzato l'eventualità della sospensiva, potrebbe tentare la prima conciliazione. Difficile, perché dopo l'episodio del patteggiamento saltato Conte si è sempre opposto alla via del compromesso puntando esclusivamente all'assoluzione. Ma il passaggio è obbligato. Dopo, comunque entro il 7 ottobre, si entrerà nel merito e i legali della Juve tenteranno di smontare l'accusa su AlbinoLeffe-Siena.

Sarà certamente un mese caldo per Conte: entro la fine di ottobre l'allenatore della Juventus potrebbe essere convocato dalla Procura Figc, come persona informata dei fatti e in relazione alle partite del Bari oggetto dell'inchiesta penale. Anche Mutti e Ventura passarono da Palazzi per dire la loro, il primo ha patteggiato 4 mesi e il secondo è andato liscio: come ne uscirà Conte?

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Calcioscommesse L’ex tecnico biancorosso

Conte testimone dal pm,

non vide le «combine»

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 11-09-2012)

BARI — Con l'audizione di Antonio Conte l'inchiesta bis sul calcio scommesse è ormai agli sgoccioli. Il tecnico della Juventus, già alle prese con una squalifica di dieci mesi per omessa denuncia per fatti risalenti a quando sedeva sulla panchina del Siena, è stato ascoltato come persona informata dei fatti dalla Procura di Bari: giovedì scorso, in gran segreto, è stato convocato nella caserma dei carabinieri di Monopoli ed è stato chiamato a rispondere alle domande del capo della Procura, Antonio Laudati, del pm Ciro Angelillis e del colonnello Francesco Rizzo. L'allenatore salentino non è indagato, ma gli inquirenti gli hanno chiesto conto di quanto sarebbe accaduto nello spogliatoio del Bari durante i finali di stagione dei campionati di serie B 2007/2008 e 2008/2009. Gli avrebbero domandato se si fosse accorto di qualcosa di anomalo, persino di soldi che alcuni ex giocatori del Bari si sarebbero divisi al termine di almeno due partite. Cifre considerevoli, sino a 250mila euro che sarebbero stati incassati da ex tesserati del club pugliese dopo le sconfitte con Salernitana e Treviso. Il tecnico sembra che abbia risposto di non aver notato nulla di strano, che a suo dire tutto si sarebbe svolto nella regolarità.

L'audizione è durata circa quattro ore, il verbale è stato secretato. Sono 25 gli ex giocatori biancorossi indagati per frode sportiva, praticamente quasi tutti i calciatori che hanno fatto parte della formazione guidata da Conte in quei due anni, l'ultimo finito in gloria con la promozione in serie A. Due, invece, le partite, entrambe del campionato di serie B, attorno alle quali ruotano le indagini: Salernitana-Bari (3 a 2) del 2009 e Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, terminata 0 a 1 per gli ospiti (ma nel calderone ci sono almeno altre tre sfide del torneo cadetto, più un Parma-Bari di serie A). I baresi, all'epoca guidati proprio da Conte, non avevano più nulla da chiedere alla loro stagione, mentre sia al Treviso che alla Salernitana serviva una vittoria per evitare la retrocessione in Lega Pro. A rivelare le presunte combine agli inquirenti sono stati gli ex Andrea Masiello e Vittorio Micolucci. Le loro parole sarebbero state confermate in parte da altri ex biancorossi interrogati a luglio e agosto scorsi.

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Faccia a faccia

Conte, altro interrogatorio

Oltre 3 ore dai magistrati

Il tecnico è stato ascoltato giovedì come persona informata dei fatti

per 2 gare del Bari. Ha spiegato di non sapere di combine, sarà risentito

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 11-09-2012)

Oltre 3 ore di domande serrate, un'ora per rileggere e firmare il verbale: Antonio Conte ha trascorso buona parte dello scorso giovedì nella caserma dei carabinieri di Monopoli. A sentirlo, come «persona informata dei fatti», c'era il capo della Procura di Bari (Antonio Laudati), il pm Ciro Angelillis e il maggiore dei carabinieri Riccardo Barbera. Il faccia a faccia doveva restare segreto per tante ragioni. Ma il silenzio è stato spezzato ieri quando una fuga di notizie ha rivelato l'incontro, mandando su tutte le furie la Procura. Il tecnico potrebbe a breve essere riascoltato, ancora come persona informata dei fatti, dopo che gli inquirenti gli hanno lasciato del tempo per consentirgli di «fare il punto» su alcuni aspetti dell'inchiesta.

I fatti Antonio Conte è stato interrogato su alcuni episodi che si sarebbero verificati nel periodo in cui allenava il Bari. Le partite oggetto dell'indagine, al centro di presunte combine, riguardano i campionati di serie B 2007-2008 (Bari-Treviso 0-1) e 2008-2009 (Salernitana-Bari 3-2). Si tratta di un filone «sportivo» nato dalle ammissioni fatte dall'ex capitano del Bari Andrea Masiello e confermate da Vittorio Micolucci sia con una fax alla Procura federale (acquisito anche agli atti dalla Procura di Bari), sia con l'interrogatorio reso ai pm Angelillis e Giuseppe Dentamaro dallo stesso Micolucci (anche lui è persona informata sui fatti).

Filone parallelo Quello «sportivo» è un filone parallelo dell'inchiesta principale della Procura di Bari nella quale sono entrati ristoratori, calciatori e loro amici e che si basa soprattutto sull'ipotesi che clan della malavita organizzata barese abbiano potuto approfittare delle partite del Bari (in questo caso dell'ultima stagione in A) per riciclare denaro proveniente da attività illecite attraverso le scommesse. Il filone principale (per quanto riguarda le ripercussioni sportive) ha già avuto un ritorno che ha portato alla penalizzazione del Bari, alla retrocessione del Lecce e alle squalifiche di alcuni calciatori.

Stagioni precedenti Per quanto riguarda questo filone parallelo, la Procura di Bari ha già sentito in agosto molti dei calciatori coinvolti, tutti indagati. In parecchi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in attesa di conoscere nel dettaglio le contestazioni. Alcuni, però, hanno avuto un atteggiamento collaborativo, fornendo ai magistrati le conferme che in occasione di Salernitana-Bari e Bari-Treviso c'erano state delle combine. Si sarebbe anche parlato di scambio di denaro e soprattutto di «divisioni» fatte all'interno dello spogliatoio. Fonti investigative parlano di modalità «raffinata» usata per saldare la combine con la Salernitana. Modalità che presuppone familiarità con usanze tipiche della criminalità.

Domande a Conte E proprio sui soldi che sarebbero stati versati per le due sfide i magistrati hanno insistito con Conte. Gli inquirenti volevano in particolare sapere se il tecnico si fosse accorto dell'accordo intercorso tra i calciatori e se avesse in qualche modo avuto sentore della divisione del denaro. All'epoca dei fatti giocava nel Bari anche Stellini (in seguito collaboratore di Conte al Siena) che secondo voci non confermate avrebbe fatto parziali ammissioni sulle due partite sotto inchiesta. L'attuale allenatore della Juve ha spiegato la sua posizione, ribadendo la divisone dei ruoli: «Se avessi avuto anche il minimo sospetto di combine avrei appeso al muro il responsabile e poi lo avrei denunciato. Per questo se è accaduto qualcosa hanno fatto in modo che io non sapessi nulla» è stato più o meno il ragionamento dell'allenatore che portò il Bari in A nel 2009. Ai magistrati per ora è bastato, ma hanno chiesto a Conte di ripensare con calma ad altri particolari. Anche sulle persone che gravavano intorno allo stadio. Le stesse che secondo gli investigatori tenevano sotto scacco il Bari: «Più che una scuola calcio era una scuola di calcioscommesse», è la frase choc utilizzata da un inquirente per fotografare la portata dell'inchiesta.

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PROCEDIMENTO A ROMA

Disciplinare: da Acerbis

a Bertani, in 5 a giudizio

di MAURIZIO GALDI (GaSport 11-09-2012)

Oggi la Disciplinare (presidente Lo Giudice) si occuperà delle posizioni stralciate nel procedimento sul calcioscommesse del 31 maggio. In particolare si tratta dei deferimenti di Paolo Acerbis, Cristian Bertani, Inacio Joelson, Alessandro Pellicori e Marco Turati. Si dovrebbe trattare di una riunione comunque breve. Acerbis, Joelson e Turati dovrebbero scegliere la via del patteggiamento e della collaborazione. Molti di loro hanno già ammesso alcune delle contestazioni che venivano loro fatte e soprattutto per alcuni c'è stata la collaborazione sia davanti all'autorità giudiziaria di Cremona che della Procura federale (Turati e Joelson al Gip di Cremona).

In discussione Saranno Bertani, assistito dall'avvocato Mattia Grassani, e Pellicori, assistito dall'avvocato Paolo Rodella, ad affrontare la discussione. Bertani si è sempre dichiarato innocente e farà anche questa volta valere il fatto che il tribunale del riesame gli ha cancellato l'accusa di associazione per delinquere. Bertani è stato già squalificato per tre anni e sei mesi in relazione a Novara-Siena, oggi deve rispondere di Chievo-Novara e Novara-Ascoli. Pellicori è stato squalificato per tre anni, oggi deve rispondere di illecito e omessa denuncia.

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LA NOVITÀ CAMBIO DI ROTTA 15 MESI DOPO L’ARRESTO A CREMONA E LE MOLTE SQUALIFICHE DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA

Bellavista: «Campionati

di A e B da fermare»

L'ex biancorosso: «Ho deciso di collaborare con le Procure. Ci sarà da divertirsi»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 11-09-2012)

«Pronto, sono Antonio Bellavista. Domani (oggi per chi legge, ndr) manderò dei fax indirizzati alla Procura Federale della Figc e alle Procura di Bari e Cremona. Ho deciso di lavarmi la coscienza, raccontando tutto quello che so. Ci sarà da divertirsi. Non posso dire di più. Fatti nuovi e altre squadre coinvolte? Credetemi è giusto che ne parli con i magistrati prima, ma se proprio lo volete sapere c'è materiale per fermare i campionati di A e B...». Sono le otto della sera quando Bellavista ci chiama sul cellulare per comunicarci la sua decisione. Una scelta che se sarà seguita dai fatti, potrebbe davvero rivelarsi dirompente. L'ex capitano del Bari era stato arrestato il primo giugno dello scorso anno dalla Procura di Cremona: accusato di associazione per delinquere, era stato l'unico a non rispondere alle domande dei magistrati. Deferito dalla giustizia sportiva ha già sommato diverse condanne con proposta di radiazione. L'ultimo stop, lo scorso agosto, di 4 anni per i fatti riferiti all'illecito Cesena-Bari e svelato da Andrea Masiello. «Ecco — aggiunge Bellavista — partiremo proprio da quella gara. Palazzi ha ipotizzato una combine per favorire delle scommesse. Non è così, dietro c'è qualcosa di molto, ma molto più grave. E siccome sono stufo di restare in silenzio, adesso parlo io. Almeno tutti si assumeranno le proprie responsabilità».

Rischio reale Ma davvero Bellavista è a conoscenza di fatti così gravi che potrebbero addirittura «bloccare i campionati»? Non resta che attendere, ma che l'ex capitano del Bari possa davvero essere un uomo chiave lo dicono da tempo i magistrati. Per la Procura di Cremona proprio Bellavista è una figura centrale e quindi custode di meccanismi e nomi importanti. A Bari era uno dei senatori dello spogliatoio e molti giocatori (a iniziare da Masiello) lo hanno indicato come attore principale in molte proposte di tarocchi. Di sicuro a Bari negli ultimi anni è accaduto di tutto: tra partite vendute, ultrà che spadroneggiavano, un gruppo di scommettitori senza scrupoli e forse la criminalità, il calcio è finito nel tritacarne. Forse Bellavista, che dal calcio ha avuto tantissimo, anche per questo motivo ha deciso di collaborare.

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Scommessopoli Il tecnico, che era senza avvocato, ascoltato per 4 ore

Conte, interrogatorio segreto in Puglia

S’allarga l’inchiesta sulle combine del Bari

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 11-09-2012)

ANTONIO Conte è stato ascoltato in gran segreto dal procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, il 6 settembre scorso, per il filone barese di Scommessopoli. Il tecnico della Juventus si è presentato senza avvocato, in qualità di testimone e come tale ne è uscito al termine di quattro ore di audizione, che sarebbe avvenuta nella caserma dei carabinieri di Monopoli, a una quarantina di chilometri da Bari. Al centro della convocazione di Conte, due partite dei pugliesi: Bari-Treviso 0-1 del 2008 e Salernitana-Bari 3-2 del 2009, quando il tecnico campione d’Italia era seduto sulla panchina barese.

L’allargamento delle indagini alle stagioni precedenti a quella 2010-2011 — nel centro del mirino della prima fase di inchiesta — è arrivato con le dichiarazioni di Antonio Masiello, il pentito del filone barese, che nell’interrogatorio alla procura federale del 10 luglio scorso, fa riferimento proprio alla partita con il Treviso, mentre del match con la Salernitana parla un altro pentito, Vittorio Micolucci. Rivelazioni che, ne sono convinti gli investigatori, proverebbero come il laboratorio scommesse del Bari fosse attivo da molto tempo. Il magistrato ha chiesto a Conte se fosse al corrente di partite combinate e di scambi di danaro negli spogliatoi e, nei mesi scorsi, ha già ascoltato i giocatori del Bari.

Sul fronte federale, Stefano Palazzi darà il via all’inchiesta Bari-bis il prossimo ottobre e il tecnico della Juventus potrebbe essere convocato dalla procura federale per essere ascoltato. Tra il 18 e il 20 settembre prossimi, sarà invece fissata l’udienza al Tnas per il ricorso di Conte contro i 10 mesi di squalifica per l’omessa denuncia di Albinoleffe-Siena.

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L’inchiesta

Combine nel 2009 con la Salernitana?

Conte interrogato dai pm di Bari

art.non firmato (IL MATTINO 11-09-2012)

BARI. In attesa della giustizia sportiva, quella penale prosegue le indagini sulle presunte partite truccate. Antonio Conte, allenatore della Juventus ed ex tecnico del Bari, è stato ascoltato giovedì scorso, in gran segreto, dalla Procura barese. Conte ha giàavuto una squalifica di dieci mesi per un'omessa denuncia quando sedeva sulla panchina del Siena e aspetta la sentenza definitiva del Tnas che arriverà in ottobre. A Bari è stato convocato come persona informata sui fatti e non come indagato. È stato sentito nella caserma dei carabinieri di Monopoli, ad una cinquantina di chilometri dal capoluogo. A quanto si è appreso, Conte ha risposto per circa quattro ore alle domande del procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, del sostituto procuratore Ciro Angelillis e del comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Bari, Riccardo Barbera. Massimo riserbo sul contenuto dell'audizione. Le partite oggetto d'indagine sono Salernitana-Bari del 23 maggio 2009, finita 3-2, e Bari-Treviso dell'11 maggio 2008, finita 0-1, quando Conte era sulla panchina biancorossa.

La convocazione dell'allenatore rientra nella seconda tranche di interrogatori disposti dalla Procura di Bari per accertare presunte partite truccate nel campionato di serie B 2008-2009, sulla base delle ultime dichiarazioni fatte prima alla Procura federale e poi agli inquirenti baresi dagli ex giocatori biancorossi Andrea Masiello e Vittorio Micolucci. In particolare Conte è stato tirato in ballo in un fax inviato da Micolucci al procuratore federale Palazzi, in cui avrebbe riferito di altre partite truccate dei due campionati nei quali sulla panchina del Bari c'era Conte.

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SCOMMESSE

Conte ascoltato su presunte

combine ai tempi del Bari

Audizione secretata. Non è indagato e avrebbe detto di non sapere nulla

di VINCENZO DAMIANI (Il Messaggero 11-09-2012)

BARI – Gli hanno chiesto se si fosse mai accorto di nulla, di quegli scambi di soldi che sarebbero avvenuti almeno un paio di volte addirittura nello spogliatoio del suo Bari dopo due sconfitte. Antonio Conte - l’allenatore della Juve in attesa del giudizio davanti al Tnas, dove proverà ad ottenere una riduzione dei 10 mesi di squalifica - è stato ascoltato come persona informata dei fatti dalla Procura di Bari. L’audizione (il tecnico non è indagato) è avvenuta in gran segreto giovedì scorso nella caserma dei carabinieri di Monopoli. E’ stato ascoltato per circa quattro ore dal capo della Procura, Antonio Laudati e dal pm Ciro Angelillis: il lungo verbale è stato secretato. Stando alle indiscrezioni, l’allenatore avrebbe riferito di non essersi accorto di nulla di strano, tantomeno di presunte combine e del coinvolgimento dei suoi ex giocatori.

Seppur non indagato e con nessun ruolo nella vicenda, dal punto di vista della giustizia sportiva Conte rischia nuovi guai per una eventuale accusa da parte della Procura federale di omessa denuncia. L’inchiesta bis sul calcio scommesse è arrivata ormai agli sgoccioli e gli inquirenti hanno incassato anche qualche ammissione dai calciatori interrogati durante l’estate a Bari. Al momento sono 25 gli ex giocatori biancorossi indagati per frode sportiva (da Gillet a Barreto, passando per Ranocchia e Lanzafame), due le partite, entrambe del campionato di serie B, attorno alle quali ruotano le indagini: Salernitana-Bari (3-2) del 2009 e Bari-Treviso dell’11 maggio 2008, terminata 0-1 (ma nel calderone ci sono almeno altre tre match). I baresi, all’epoca guidati proprio da Conte, non avevano più nulla da chiedere alla loro stagione, mentre sia al Treviso che alla Salernitana serviva una vittoria per evitare la retrocessione in Lega Pro. Per i pm in cambio dei tre punti sarebbero stati consegnati, direttamente negli spogliatoi, circa 250 mila euro.

Intanto oggi inizia, presso la Disciplinare in via Po, il mini processo riguardante quei tesserati le cui posizioni in primo grado erano state stralciate in seguito alle ordinanze di misura cautelare della Procura di Cremona. Si tratta di Marco Turati, Paolo Acerbis, Alessandro Pellicori, Cristian Bertani (anche se per alcune gare, è stato già giudicato) e Joelson. Sentenze lampo: sono attese infatti tra stasera e domani.

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Scommesse Audizione top secret giovedì scorso per l’allenatore della Juventus

Conte sotto torchio a Bari

Dai pm per allontanare i sospetti sul passato. Intanto il Tnas accelera

di MICHELE DE FEUDIS (IL TEMPO 11-09-2012)

BARI Antonio Conte, allenatore della Juventus, è stato ascoltato giovedì scorso dalla Procura di Bari come persona informata sui fatti nell'ambito dell’ultimo filone dell'inchiesta sul calcioscommesse, quello partito dalle dichiarazioni degli ex calciatori del Bari, Andrea Masiello e Vittorio Micolucci, prima alla Procura federale e poi agli stessi inquirenti baresi. Il tecnico salentino, non accompagnato dai legali, in una audizione tenuta nella caserma dei carabinieri di Monopoli ha risposto per quasi quattro ore alle domande del procuratore capo di Bari Antonio Laudati e del pm Ciro Angelillis: i quesiti vertevano su presunti episodi di frode sportiva avvenuti nei campionati 2007-2008 (Bari-Treviso 0-1) e 2008-2009 (Bari-Salernitana 2-3), tornei nei quali Antonio Conte sedeva sulla panchina pugliese. Il collegio difensivo che segue Conte non ha rilasciato nessun dichiarazione sulla vicenda, ribadendo che le sommarie informazioni testimoniali sono state fornite con tranquillità dall'assistito. Riguardo le due partite sotto i riflettori della Procura sono stati già ascoltati il mese scorso numerosi calciatori ai tempi in forza al Bari: tra gli altri sono stati interrogati Jean Francois Gillet, Davide Lanzafame, Cristian Stellini, Andrea Ranocchia, Alessandro Parisi, Daniele De Vezze, Stefano Guberti, Vitalj Kutuzov, Francesco Caputo. A Conte sono state formulate delle domande sulla situazione della squadra e gli è stato chiesto se avesse notato insoliti comportamenti tra i suoi giocatori in merito alle due partite oggetto di presunta combine. L’allenatore della Juventus, squalificato per dieci mesi dalla giustizia sportiva, attende entro il 7 ottobre il pronunciamento del Tnas sul ricorso contro questa sanzione: ma il verdetto potrebbe arrivare già entro il 20 settembre.

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DOPO LE RIVELAZIONI DI MASIELLO

Combine del Bari, ascoltato Conte

Testimone sulle gare con Treviso (2008) e Salernitana (2009): all’epoca guidava i pugliesi

Il tecnico bianconero potrebbe essere di nuovo convocato dalla procura federale

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 11-09-2012)

Tre ore, poco più. Giovedì scorso, in gran segreto, Antonio Conte è stato sentito come persona informata sui fatti dai magistrati della Procura di Bari in una caserma dei carabinieri di Monopoli, mezz’ora di macchina dal capoluogo pugliese. Bari-Treviso (0 a 1) dell’11 maggio del 2008 soprattutto, ma anche Salernitana-Bari (3 a 2) del 23 maggio dell’anno dopo quando il tecnico campione d’Italia era sulla panchina barese: a Conte, il procuratore della Repubblica Antonio Laudati e il sostituto procuratore Ciro Angelillis hanno chiesto se prima, durante o dopo le due partite avesse notato qualcosa di strano.

Il laboratorio scommesse Bari sembra aver avuto, dunque, il proprio battesimo ben prima della parte finale della stagione 2010/11. Ne sono convinti gli investigatori della procura della Repubblica del capoluogo pugliese, ma anche gli uomini del pm del pallone Stefano Palazzi: il Bari di Andrea Masiello, il pentito dello scandalo scommesse, diversi mesi prima avrebbe giocato a perdere anche la sfida con il Treviso e con la Salernitana. Masiello lo ha raccontato nell’ultimo interrogatorio negli uffici della procura federale il 10 luglio scorso. E le carte delle nuove rivelazioni del difensore già squalificato dalla giustizia sportiva per ventisei mesi (il Bari è uscito dal processo sui fatti del 2011 con 5 punti di penalizzazione) sono finite sul tavolo della procura della Repubblica pugliese.

Conte è entrato in caserma senza avvocato perché persona informata sui fatti. E, come tale, ne è uscito. Di quel Bari sono stati già ascoltati quasi tutti i componenti, qualcuno avrebbe anche confermato le rivelazioni di Masiello come già fatto in Figc dall’ex pugliese Vittorio Micolucci: si parla di partite vendute per 250 mila euro. Ad ottobre Palazzi comincerà le proprie audizioni sul già battezzato filone Bari-bis: Conte potrebbe essere convocato in procura perché gli investigatori federali vogliono capire se il tecnico fosse a conoscenza degli accordi di fine stagione presi dai suoi giocatori. L’allenatore bianconero, intanto, aspetta di conoscere la data della prima udienza del collegio arbitrale del Tnas che dovrà giudicarne il ricorso contro i dieci mesi di squalifica (ieri è scaduto il primo) confermati dalla Corte Federale della Figc in appello, seppur con la cancellazione di una delle due omesse denuncia. I tre arbitri potrebbero convocare le parti all’inizio della prossima settimana per il tentativo, obbligato, di conciliazione. Entro il 7 ottobre, comunque, dovrà essere emesso il lodo.

Modificato da Ghost Dog

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Ecco la virata tanto attesa, anche se la strada dei risparmi è ancora lunga. Finalmente le grandi hanno dato l’esempio e il loro monte-stipendi è sceso, con le milanesi a fare da battistrada. E in modo sostanziale. Un anno fa le venti di serie A avevano sfondato la soglia psicologica del miliardo e cento milioni, considerando il companatico dei bonus. Invece l’ormai noto sacrificio estivo di talenti ha indirettamente aiutato a centrare i salutari risparmi. Il danno tecnico è eloquente. Senza Ibra e Thiago Silva, Lavezzi, Maicon o Julio Cesar la serie A ha meno appeal. Purtroppo.

Maxi-dieta In compenso i conti sono meno in rosso. Anzi, il Milan centra il pareggio di bilancio dopo l’ultima chiusura a -69. Così il club di via Turati vanta un dimagrimento-record di 60 milioni dovuto non solo alle vendite, ma anche alla linea di austerità appena introdotta. Una scelta che sta complicando non poco la vita ad Allegri, viste le incertezze ambientali di queste settimane. Ma il club di Berlusconi ora può programmare una crescita negli anni compatibile con le esigenze del Fair play finanziario.

Svolta Inter In questo solco c’è anche l’inversione di tendenza dell’Inter di Moratti, che cala di 40 milioni. Persi gli introiti della Champions, il club di Palazzo Saras doveva frenare l’emorragia di denari causata dall’ultimo -93. Così Branca e Ausilio hanno ben gestito una difficile campagna di rinunce. Via gli ingaggi più pesanti (Julio Cesar, Maicon, Lucio e Forlan) hanno avviato i primi passi del risanamento. Poi, alla scadenza dei prossimi contratti, tutto avverrà in maniera più graduale. Lo scatto Invece la Juventus, con il ritorno in Champions, ha investito sul mercato e le spese sono aumentate, facendo leva su contratti flessibili che danno molto spazio ai bonus. Così il tetto dei 115 milioni a fine anno avrà un sensibile ritocco, ovviamente a seconda dei risultati in Italia e in Europa. E virtualmente il club di Agnelli è destinato al primo posto di questa hit.

L’esempio Nell’analisi generale il virtuoso Napoli fa sempre bella figura. Nonostante una crescita complessiva e il ritocco a Cavani (4,5milioni) il resto della rosa di Mazzarri ha stipendi contenuti, tanto che il totale lordo per De Laurentiis resta sui 54 milioni lordi. Meno bluff Anche la Roma ha provato a limare le spese, ma il lordo resta lo stesso sui 95 milioni. E c’è una spiegazione tecnica: rispetto a un anno fa sono spariti molti bonus, facendo crescere la base fissa. In più pesa il rinnovo a Daniele De Rossi, uno dei tre top player del campionato. È considerevole anche l’ascesa delle spese della Lazio. E non perché Lotito abbia cambiato politica. Sono tornati a casa tanti tesserati in esubero: tanto che ora Petkovic ha disposizione ben 34 giocatori. con il fardello di 66,2 milioni. I risparmi Ad ogni modo la media- borghesia della serie A ha provato a contenere la voce emolumenti: il Genoa più di tutti con un -7milioni, il Siena è sceso di 4 milioni e il Palermo ha ridotto di 2,6 milioni. Ci sono poi i casi di Samp e Torino, due club da sempre attrezzati con costi di gestione notevoli. E il loro ritorno in A incide sui conteggi generali, visto che prendono il posto di Cesena, Lecce e Novara. E anche questo fattore incide nella disamina complessiva. Certo, è esemplare il Pescara con soli 10,8 milioni di spese. Una sfida impossibile? Merita simpatia. Con l’auspicio che la voglia di dimagrire si diffonda

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Il pallone di Luciano

Viaggio sul treno Roma-Torino

a parlare di pallone (più o meno)

di LUCIANO MOGGI (Libero 11-09-2012)

Amici lettori, devo ammettere che adoro viaggiare con il Freccia Rossa delle FFSS: il tempo scorre veloce, puoi lavorare come se fossi in ufficio, leggi giornali sportivi e non con i vari gossip di giornata. Pillole varie descrivono un mondo particolare, spesso poco veritiero, e la fantasia corre sui binari del treno alla ricerca di quel mondo che non potrà mai raggiungere.

Leggi ad esempio di Enzo Bucchioni, direttore del QS, firma del libro «Calcio nel Cuore» dove lo scrittore pone al servizio la sua penna per descrivere Calciopoli in un ambiente, quello calcistico, con pochi pregi e tanti difetti. Pensi e rivedi, come in un film, il buon Enzo a girare l’Italia con il sottoscritto per la sua presentazione, lo esalta e a giusta ragione perchè ben scritto e portatore di verità (vendute 60.000 copie). Poi però succedono due cose: il cambio di proprietà del giornale per cui lavora e i tifosi fiorentini che lo insultano per aver scritto un libro in chiave bianconera. Improvvisa inversione di tendenza dello scrivano ed eccolo nella nuova versione sul caso Berbatov.

Il giocatore bulgaro stava per essere acquistato dalla Fiorentina quando si è intromessa la Juve e l’affare è sfumato per entrambi. Il nostro non ha trovato di meglio che dire che si era ritornati al tempo di Moggi, delle sue scorrettezze che non sono poi tali perchè nel mondo commerciale pallonaro e non, chi è più furbo arriva prima. Si è anche inventato intercettazioni in proposito che non esistono, per le quali prenderà una querela. Ha detto ad esempio bugie quando vuol far credere di aver speso soldi della benzina per venire a Napoli dal sottoscritto, domandare per credere a Mario D’Ascoli, collega di Bucchioni nella stesura del libro. Il nostro arrivava con la macchina al casello autostradale di Arezzo, dove lasciava la sua e saliva su quella del buon Mario, che regolarmente pagava benzina e pedaggio autostradale, contrariamente a quello che dice ha ricevuto anche un compenso economico dalla casa editrice del libro. Così lo descrive il sig. Gambelli Riccardo, con il modo di fare tipico del toscano: «Ti facessero fogo tutte le ribollite che hai mangiato a casa Moggi».

Leggi di Marco Fassone, attuale dg dell’Inter che dice: «Siamo sorpresi della sentenza Vieri. Proporremo ricorso convinti delle nostre ragioni». E ancora: «Inter garanzia al di là del risultato sportivo. La rassicurante certezza di valori come etica, morale, traspartenza». Questo dopo che il tribunale di Milano ha condannato Inter e Telecom a versare 1 milione di euro a Vieri come risarcimento per i dossier illegali. Per chi non lo sapesse nel 2006, l’anno di Calciopoli, il nostro Marco era il secondo e l’ombra di Romi Gai, direttore commerciale della Juve. Nel 2007 ne prese il posto e parlava ben altro linguaggio in difesa della Juve e contro l’Inter. Evidentemente anche il tempo corre veloce come il treno, se l’uomo, questo uomo, cambia parere con la velocità della luce. Soprattutto cambia faccia oltre ai modi di pensare: prima era l’ombra di Cobogli Gigli e Blanc, ora è l’ombra di Moratti, sempre ombra naturalmente perchè per essere sole occorre saper riscaldare. Il treno intanto corre, si mescolano i paesaggi, un pensiero fisso però ti prende, cosa sarà successo mai tra «quella Juve» e l’Inter, dopo Montezemolo e Tronchetti, anche Ibra e Vieira (!) per vincere i campionati, adesso Fassone per la recita delle solite litanie... Mah!

Mentre cerco di mettere a posto un po’ di scartoffie, mi imbatto in una pagina del corriere.it, a firma Mario Porqueddu, datato 29/06/12, dal titolo «Arrigo Sacchi, una figlia segreta». Non potevo non leggerlo. Chi conosce Arrigo conosce anche la sua rettitudine: qualsiasi cosa avessi letto mi avrebbe lasciato impassibile. Si legge che il Tribunale dei minori di Bologna ha sentenziato che una bambina di 5 anni, residente in provincia di Brescia, è la figlia segreta di Arrigo Sacchi, che i magistrati sono arrivati alla «dichiarazione giudiziale di paternità» in base alle prove documentali raccolte. Trasecolo. Sapendo che Arrigo è sposato e ha due figlie, non posso credere ai miei occhi, arrivo ad ipotizzare che qualcuno, a cui l’uomo non sta simpatico, gli abbia teso tranello divulgando notizie non vere. Il mio pensiero corre verso il Sacchi opinionista Mediaset, ma soprattutto al Sacchi dirigente federale. Il presidente Abete (chi, se non lui) lo ha infatti incaricato di sovrintedere al Settore Giovanile della Federazione Italiana Gioco Calcio per insegnare ai giovani come diventare prima uomini e poi calciatori. Immaginate cosa potrebbe rispondere Arrigo ad eventuali domande ingenue di bambini quando lui, per primo, è caduto in un simile... infortunio. Io comunque non credo e sto con Sacchi. Al prossimo viaggio...

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Paradosso Brasile

Ci sono le stelle

non gli spettatori

Fuga dagli stadi a due anni dal Mondiale

E nel frattempo sorgono impianti giganteschi

12 MILA PERSONE Il pubblico del derby Fluminense -Botafogo mentre la recente sfida tra Palmeiras e Sao Paulo ha avuto solo 8 mila spettatori

BIGLIETTI TROPPO CARI Un tifoso deve investire ogni mese un quarto dello stipendio

I BIG RESTANO Non si esportano più talenti, ma la gente li guarda in tv

di PAOLO MANZO (LA STAMPA 11-09-2012)

«Il Brasile non è un paese per principianti». Lo diceva il grande compositore Tom Jobim sintetizzando in poche parole le grandi contraddizioni di questo gigante dell’America Latina. Una verità ancora attuale di cui il calcio è forse l’esempio più lampante. Concluse le Olimpiadi con la consegna del testimone al paese del Samba per l’agognato appuntamento del 2016, si pensa già alla prossima scadenza: i Mondiali di calcio del 2014. E mentre ovunque è una corsa contro il tempo per la realizzazione delle infrastrutture necessarie all’evento, con polemiche annesse visti i ritardi già accumulati finora e rimproverati dalla Fifa, sconcerta lo status quo del calcio brasiliano e, soprattutto, lo scarso pubblico sugli spalti sempre più deserti. Se per esempio nella capitale dell’Amazzonia Manaus - che paradossalmente non ha neanche un club di serie D - si sta costruendo come un’autentica cattedrale nel deserto un gigantesco impianto sportivo, stupisce un fenomeno che sta dilagando a macchia d’olio, ovvero la fuga dagli stadi.

Se ne era accorto già qualche anno fa il grande Zico. «Gli stadi sono vuoti –diceva - si salvano solo i grandi club dotati di infrastrutture». Ma il fenomeno col tempo è andato precipitando. Qualche esempio? Il recente derby tra Palmeiras e Sao Paulo ha visto un pubblico di appena 8mila persone. Stesso, misero scenario a Rio de Janeiro dove a vedere Fluminense contro Botafogo anche questa una stracittadina erano solo in 12mila mentre per una partita della massima serie come Atletico Goianense-Portuguesa si sono presentati allo stadio 891 tifosi.

Le ragioni di questo fuggi fuggi generale sono molteplici,a partire dal costo dei biglietti, considerato troppo alto dalle torcidas verde-oro. Un posto in curva costa sui 30-40 reais, circa 12-15 euro, mentre per sedersi in tribuna si spende almeno 5 volte di più. Considerando che le partite da vedere al mese, per un tifoso che segua solo i match casalinghi del suo team, sono in media tre, a conti fatti va via un quinto dello stipendio base. A tutto ciò si aggiunge l’enorme campagna acquisti dei diritti tv che fa sì che sia più comodo e meno costoso organizzarsi a casa o al bar con gli amici seguendo il tutto dal piccolo schermo. «La verità è che il gioco non è più quello di una volta e il livello tecnico è calato», spiega Mauricio Dias grande tifoso del Palmeiras, l’ex Palestra Italia fondata da nostri emigranti, prestigiosa ai tempi di Altafini che qui tutti ricordano come Mazzola, ma oggi in crisi. E poi c’è anche la paura di andare allo stadio. «La violenza è sempre in agguato - continua Mauricio - e quello che dovrebbe essere solo un divertimento si trasforma in un incubo».

Davvero un paese non per principianti il Brasile. Perché mentre gli stadi si svuotano e i tifosi appaiono sempre più sfiduciati, mai come adesso i grandi club brasiliani riescono a trattenere i loro calciatori. Secondo i dati Fifa, nei primi 6 mesi del 2012, grazie al boom economico, il Brasile ha sì esportato 230 calciatori ma ne ha importati dall’estero più del doppio, ben 478.

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ULTIMO STADIO

Partite senza pubblico

Il nostro calcio è solo

Lanciano e Pro Vercelli sfrattate, spalti vuoti ovunque

Nella domenica senza A solo lo Spezia fa 2000 spettatori

di ALESSANDRO GONZATO (Libero 11-09-2012)

Campi indecenti, spalti vuoti e squadre che giocano sempre in trasferta a causa dell’inadeguatezza dei propri stadi. Come la Pro Vercelli, costretta all’esilio forzato al «Garilli» di Piacenza; il Lanciano, emigrato all’«Adriatico» di Pescara perché il proprio impianto con i suoi cinquemila posti non risponde agli standard richiesti dalla Federazione; la Ternana, in affitto al «Barbetti» di Gubbio, ed il Sassuolo, che ormai è fisso al «Braglia» di Modena. Nemmeno la squadra presieduta dal leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, riesce a disputare in uno stadio tutto suo le partite interne. Questa è la Serie B 2012-2013. Lo spettacolo è desolante.

Domenica, allo stadio «San Nicola» di Bari - un’autentica cattedrale nel deserto progettata da Renzo Piano in occasione dei mondiali di Italia 90 - gli spettatori paganti erano meno di 700. In tutto, con gli abbonati, c’erano poco più di 5.000 persone. E gli irriducibili presenti hanno assistito ad una partita giocata su un campo dove da mesi, ormai, non si vede spuntare un ciuffo d’erba. Un po’ come al «San Paolo» di Napoli. Lo scempio del «manto» di Bari si era già palesato lo scorso luglio in occasione del Trofeo Tim, quando in Puglia, come da tradizione, si erano affrontate Milan, Inter e Juventus. I bianconeri, a causa di quel terreno dissestato devono tuttora rinunciare a Caceres e Pepe, usciti infortunati dalla classica estiva. La città, invece, probabilmente dovrà dire addio alla manifestazione, considerando le vibranti lamentele avanzate dalle società, dai tifosi assiepati (ed inferociti) sulle tribune e dai telespettatori.

Anche laddove però il campo si presenta in discrete condizioni, come al «Castellani» di Empoli, lo stadio, in serie B, rimane deserto. Ieri, a seguire la squadra di Sarri c’erano 2.580 persone, compresa la tifoseria ospite. A Crotone, invece, i paganti hanno toccato la mirabolante quota di 881, mentre all’incontro tra Juve Stabia e Vicenza - a Castellammare - hanno assistito ben 3.900 tifosi. A Pescara, poi, Lanciano-Ascoli ha richiamato 2.300 sostenitori.

Certo, quest’anno la serie B è orfana di squadroni come Torino, Sampdoria e Pescara, promosse nella massima categoria. L’appeal dunque è minore, ma non basta questo a giustificare una media di 5 mila spettatori a partita. Perché anche nella Football League Championship, la cadetteria inglese, militano formazioni non certo di grido, come il Peterborough United, l’Huddersfield Town, il Cardiff City ed il Burnley, eppure ogni fine settimana allo stadio ci sono mediamente 17 mila persone, nonostante i biglietti costino quanto da noi, se non di più in certe occasioni.

Merito di stadi confortevoli, puliti, ordinati e di proprietà. Merito di terreni di gioco dove l’erba cresce ancora. Unica isola felice della nostra serie B per numero di spettatori è Verona con i suoi 15 mila sostenitori.

Segue, distantissimo, il Cesena, dove la media è di 9.500. Poi il deserto. Ma di questo passo la Championship inglese, oltre ad aver più che triplicato le presenze rispetto alla B italiana, è destinata a superare anche la nostra serie A (23 mila spettatori per partita). Che, tra sagome di cartone al posto degli spettatori, squadre obbligate a disputare il turno casalingo a centinaia di chilometri dalla propria città, tifosi costretti a sedersi su gradoni sudici ed impianti resi impraticabili da un paio d’ore di pioggia, invoglia sempre più persone a guardare il campionato dal divano di casa.

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PREMIER SPACCATA

FAIR PLAY?

MACCHÉ. SUI CONTI È GUERRA UNITED-CITY

Liverpool e Red Devils spingono per controlli finanziari rigidi, gli arabi non ci stanno. Neutrale il Chelsea dei russi

di STEFANO BOLDRINI (EXTRATIME 11-09-2012)

C'è un altro derby in atto a Manchester: quello del fair play finanziario. Da una parte la voglia dello United di imporre anche in Premier League un sistema di controlli, dall'altra quella del City di non avere troppi vincoli e limiti di spesa. Questa sfida tra i due club che hanno dominato la scena la scorsa stagione nasconde poi un'altra lotta intestina: quella tra le proprietà americane e quelle del mondo arabo.

Dibattito di fuoco

Questa storia comincia con la recente riunione annuale in Lega, in cui il Liverpool dello statunitense John W. Henry ha sollecitato controlli finanziari più rigidi in Premier per allinearsi all'Europa e ridurre l'indebitamento complessivo. La proposta è stata immediatamente raccolta da David Gill, amministratore delegato del Manchester United, che superando la storica rivalità con il Liverpool ha ribadito la necessità di fare un giro di vite. «Ci sono club che vorrebbero introdurre il fair play finanziario in Premier League - ha ammesso Gill - e altri che sono contrari. È un dibattito che prima o poi doveva cominciare. Lo stiamo affrontando». Il Manchester United dal 2005 è nelle mani della famiglia yankee Glazer. L'Arsenal dell'altro tycoon americano Stan Kroenke, da tempo club molto attento ai conti - è l'unico tra i grandi ad aver chiuso il mercato con un leggero utile - si è allineato alle posizioni di Liverpool e United, portandosi dietro West Ham, Stoke City e Wigan. «Bisogna fare attenzione ed evitare fallimenti come quelli del Portsmouth», il commento di Dave Whelan, proprietario del Wigan.

Proposito o ostacolo?

Il Manchester City dello sceicco Mansour ha preso le distanze, intravedendo nella proposta del Liverpool e nell'adesione di club come United e Arsenal l'ennesimo tentativo di ostacolare la politica che ha permesso al club di Roberto Mancini di diventare una potenza del calcio europeo. Il City ha trovato nel Fulham del miliardario egiziano Al Fayed un convinto alleato: «Non si uccidono i sogni di chi vuole diventare grande». Il Chelsea di Abramovich ha scelto invece una posizione neutrale. Dopo aver speso qualcosa come 100 milioni nell'ultimo mercato, aderire al partito dei falchi sarebbe stato troppo, ma la nuova rivalità con il City esclude alleanze russo-arabe. Il Chelsea, che ha dovuto condividere in Europa i principi del fair play voluti da Michel Platini, in Inghilterra preferisce chiamarsi fuori da scontri economici che nascondono finalità politiche. Tra americani e arabi, i russi stanno con i russi.

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ARGENTINA

SCANDALO FISCALE

446 INDAGATI

di A.S. (EXTRATIME 11-09-2012)

Lo scandalo delle triangolazioni esploso in Argentina un mese fa (con contratti di giocatori fittizi e all’estero per evadere il fisco o per avere una tassazione inferiore a quella bairense) ha portato all’apertura di una nuova inchiesta che coinvolge 446 giocatori e decine di agenti, tecnici e dirigenti sospettati di falsificazione di documenti e riciclaggio di denaro. Nel fascicolo aperto dal giudice Norberto Oyarbide figurano nomi illustri come quelli di Aguero, Mascherano, Andujar, Carrizo, Heinze, Banega, Bergessio, Forlan e Martin Palermo.

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GLI ULTRÀ NON VOGLIONO LE PARTITE

I fan dell'Al Ahly contrari a riprendere col calcio giocato assaltano la sede della federazione: giustizia per Port Said

I movimenti rivoluzionari e alcuni islamisti si schierano con gli assalitori

di ANDREA LUCHETTA (EXTRATIME 11-09-2012)

Non si può dire che il portavoce della Federcalcio egiziana sia un genio della comunicazione: «Se potete fare qualcosa per fermare il campionato, fatelo e basta» ha detto giovedì, sprezzante, a quanti si opponevano alla ripresa. Poche ore dopo 400 ultrà mettevano a soqquadro la sede della federazione, fra cori, petardi e trofei rubati. Difficile trovare un Paese in cui il calcio abbia un valore politico più definito. Gli stadi in Egitto sono chiusi dallo scorso febbraio, quando 74 persone - in buona parte tifosi dell'Al Ahly - sono state massacrate sulle gradinate di Port Said, nell'indifferenza della polizia. Sono in molti a credere che quella notte si sia consumata la vendetta dei militari sugli ultrà, una forza decisiva per il successo della rivoluzione anti-Mubarak. Da allora gli Ahlawy hanno messo in guardia il governo: impensabile riprendere a giocare senza giustizia. La ripresa del campionato doveva essere una cartina di tornasole del nuovo Egitto: rivoluzionari e restauratori sono pronti a una soluzione mediata del conflitto? La risposta non poteva essere più chiara.

Supercoppa deserta

Dopo il blitz del Cairo, gli Ahlawy hanno intimato alla Federcalcio di sospendere la finale di Supercoppa. In calendario una marcia sullo stadio di Alessandria, con tutto quello che poteva conseguire. Buona parte del mondo politico si è schierata al loro fianco, e persino la Fratellanza musulmana ha espresso solidarietà. La Federcalcio, nel panico, ha deciso di rinviare di un mese l'inizio del campionato, ma non la Supercoppa. All'ultimo momento gli Ahlawy hanno revocato la marcia. La partita si è giocata domenica, in un uno stadio da 86 mila posti deserto e blindato come neanche il Pentagono. I giocatori dell'Al Ahly (2-1 sull'Enppi) portavano il lutto al braccio, mentre i loro tifosi, dal Cairo, li maledivano a ogni passaggio.

Spada di Damocle

A fine mese sono in calendario le prime elezioni della Federcalcio. Si presentano tre liste, che ricalcano le linee di faglia dell'Egitto post-rivoluzionario: islamisti, restauratori e riformatori laici. Comunque vada, gli equilibri del dopo Mubarak non possono prescindere dagli ultrà, «il gruppo di cittadini più organizzato dopo la Fratellanza musulmana» (James Dorsey). Il processo sul massacro di febbraio resta lì, a pendere sul futuro del Paese. «Militari bastardi, quanto costa il sangue di un martire?» cantano gli Ahlawy da mesi.

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IL CASO NIENTE TESSERE A CHI HA CHIESTO I RISARCIMENTI PER LE GARE A TRIESTE

Tifosi «epurati» dal Cagliari

Il club nega gli abbonamenti

di MARIO FRONGIA (GaSport 11-09-2012)

Tremila e ottocento tessere rinnovate, sessanta negate. In casa Cagliari si va sull'altalena. Da un lato, la corsa alla prelazione, che si è chiusa nei giorni scorsi, per gli oltre 4400 ex abbonati al campionato 2011/12. Che hanno risposto entusiasti e in massa: poco meno di quattromila rinnovi in neanche una settimana sono numeri che erano stati raggiunti solo ai tempi di Zola e Suazo. Dall'altro lato, invece, è aperta la feroce polemica di quelli che su social network, blog e siti specializzati, sono stati battezzati come «epurati».

Fuori perché... E gli epurati sono una sessantina di ex fedelissimi rossoblù che si sono presentati al Cagliari point per rinnovare l'abbonamento e hanno avuto per risposta un secco «no». Le motivazioni? Si tratta di quelli che lo scorso campionato hanno aderito alla class action. L'azione giudiziaria, promossa dall'Associazione Casa dei diritti e consolidatasi via via sul web, ha avuto per obiettivo il ristoro da parte del club di Cellino, non solo del rimborso per le 4 partite giocate al Rocco di Trieste ma anche i danni morali legati al fatto di non aver potuto seguire i propri beniamini nelle gare decisive e di pregio contro Catania, Chievo, Inter e Juventus. «Non potremo avere l'abbonamento neanche a prezzo pieno fino a che ci sarà la causa in corso» scrive un tifoso. Dunque, puniti e messi da parte. Così, mentre l'udienza è fissata a ottobre, si va avanti tra rabbia e amarezza. «Anche perché — spiega su twitter un'altra ex abbonata — ci hanno chiesto di rinunciare alla causa per avere l'abbonamento».

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Vialli attacca Zeman

«Fa solo le battaglie

che gli convengono»

L'ex punta al tecnico: «Grandissimo parac... E aspetto

ancora le sue scuse». E così si riaccende Juve-Roma

di ANDREA PUGLIESE (GaSport 11-09-2012)

Niente, è una battaglia senza fine. E a pensare che a Juve-Roma mancano «solo» 18 giorni, vengono i brividi. L'ultimo capitolo della polemica tra bianconeri e giallorossi ieri l'ha scritto Gianluca Vialli, il grande accusato del 1998. «Zeman è una persona molto intelligente, ma è anche un grandissimo paraculo — ha detto su Radio 24 — Combatte le battaglie che gli convengono e le altre se le dimentica. Io, tra l'altro, non l'ho mai perdonato quando ha gettato un'ombra sulla carriera mia e di Del Piero. E non mi ha ancora chiesto scusa». Non succederà, conoscendo il boemo.

Zuccherino La Roma ha deciso di non replicare. Forse lo farà lo stesso Zeman sabato, nella conferenza pre-Bologna. Una partita che anche per Vialli può lanciare i giallorossi: «La Roma e il Napoli possono dare fastidio alla Juve fino in fondo. I giallorossi hanno il vantaggio di non avere le coppe. E il tridente, con Totti "anarchico" dietro Osvaldo e Destro, può essere l'attacco più forte del campionato». Uno zuccherino, che arriva dopo quel "paraculo" che riapre una ferita vecchia 14 anni.

La fiammata Già, perché la «battaglia» tra Zeman e la Juve affonda le radici nelle dichiarazioni del boemo dell'estate del 1998. «Il calcio è finito in farmacia, girano troppi farmaci», con la Juve nel mirino. La prima replica arrivò da Ferrara: «Parla per finire in prima pagina, visto che non vince mai. In farmacia ci vada lui per darsi una calmata, i nostri successi sono figli di duri allenamenti». Il terremoto mediatico era però oramai a un passo e scoppiò nel ritiro di Predazzo, dove il boemo rilasciò un'intervista a l'Espresso: «I giocatori sono condizionati dagli interessi e non si preoccupano della salute. Il mio sbalordimento inizia con Vialli e finisce con Del Piero. Pensavo che certi risultati si raggiungessero solo con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro». È il fulmine che spacca il cielo. «Ha un modo di fare da terrorista, ha detto delle coglionate a cui non vale la pena rispondere se non con gli avvocati — replicò Vialli — Se non si vuole fare una figura da buffoni, la Figc lo squalifichi». Vialli querelò Zeman, poi si mosse la magistratura. Indagini e audizioni che sfociarono in un processo penale, fino alla Cassazione nel 2007: la Juve fu assolta per prescrizione, pur ritenendo provato l'abuso di farmaci (nel magazzino bianconero furono censiti 281 medicinali, «la dotazione di un ospedale medio»).

Antipatia Nel mentre le polemiche con Lippi («Vuole che mi condannino? Lui è abituato a sostituirsi alle istituzioni»), le accuse alla Gea («Con 250 assistiti può fare quello che vuole. E quando parli di Alessandro Moggi, risponde il d.g. della Juve») e un'antipatia eterna. Fino ai colpi della scorsa stagione («I trenta scudetti della Juve? Anche 28 sono troppi, saranno al massimo 22-23...») e gli ultimi su Antonio Conte: «Un allenatore squalificato non dovrebbe allenare». La risposta, stavolta, è arrivata da Marotta: «Si faccia gli affari suoi e ci spieghi Lecce-Parma 3-3». A Juve-Roma mancano 18 giorni, è ancora molto lunga.

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Vialli, che attacco a Zeman!

«Grandissimo paraculo, combatte le battaglie per convenienza. Non l’ho perdonato»

«Per l’ombra gettata su me e Del Piero non si è mai scusato» Infinita la polemica tra la Juve e il boemo

di ROBERTO MAIDA (CorSport 11-09-2012)

ROMA - Se è vero che certi amori non finiscono mai, anche il disprezzo gode del privilegio dell’immortalità. Tanto più quando è reciproco, come nel caso della Juventus e di Zeman che non perdono occasione per stuzzicarsi con cadenza quasi settimanale. Ieri a rinfocolare l’antipatia ha pensato Gianluca Vialli, che di mestiere ormai fa l’opinionista ma nell’immaginario collettivo rappresenta uno dei simboli della Juve che Zeman ha più criticato: quella che ha vinto tutto con Lippi in panchina negli Anni Novanta e che è finita in tribunale dopo i riferimenti al «calcio che deve uscire dalle farmacie» diramati a mezzo stampa da Zeman nell’estate del 1998.

LE FRASI - Interpellato da Radio 24, Vialli ha descritto il nemico senza tanti ghirigori: «E’ una persona molto intelligente ma è anche un grandissimo paraculo» . Un furbacchione, via: «Combatte le battaglie che gli convengono e le altre se le dimentica. Io, tra l’altro, non l’ho mai perdonato quando ha gettato un’ombra sulla carriera mia e di Del Piero. Non mi ha neanche chiesto scusa» . Vialli si riferisce ai sospetti di doping che avanzarono i magistrati di Torino, ispirati proprio dalle dichiarazioni di Zeman, aprendo un lungo processo che si è concluso nel 2007 in Cassazione con l’assoluzione dell’a.d Giraudo e del medico sociale Agricola. Per prescrizione del reato, dopo che già in appello i giudici avevano ordinato il proscioglimento degli imputati perché tra i farmaci assunti dai calciatori della Juventus non c’era l’epo. Zeman all’epoca chiamò in causa direttamente Vialli e Del Piero, parlando di esplosioni muscolari sorprendenti «da culturismo più che da calcio» . Vialli già in passato si espresse con un insulto pesante ( «Zeman fa terrorismo» ) ma lo scambio di colpi non si è ancora esaurito.

SILENTE - La Roma non ha risposto alla stilettata di ieri. Ma è probabile che sabato, nel corso della conferenza stampa di vigilia di Roma-Bologna, Zeman replicherà a modo suo. Non sarebbe la prima volta, nelle ultime settimane e non solo, che le sue parole tirano in ballo la Juventus. A maggio, quando ancora allenava il Pescara, commentò così la richiesta di Andrea Agnelli di restituzione dei due scudetti cancellati da calciopoli: «Per me gli scudetti della Juve non sono né 30, né 28. Sono 22 o 23...» .

BOTTA E RISPOSTA - Una volta che è passato alla Roma, poi, Zeman ha rinfrescato il dibattito: «Per me un tecnico squalificato dovrebbe dimettersi» ha detto a proposito del caso scommesse che ha coinvolto Conte, suscitando la reazione di Beppe Marotta: «Zeman è stato inopportuno, spero che l’assoallenatori prenda provvedimenti. E poi ricordo che nel 2005, proprio Zeman abbandonò la panchina della sua squadra (il famoso Lecce-Parma 3-3 che è stato una delle partite-chiave di calciopoli, ndr) senza mai spiegarne il motivo» . Ma le schermaglie non si sono fermate qui. Di fronte alla provocazione di John Elkann successiva alla Supercoppa di Pechino ( «Carrera ha vinto più di Zeman in una sola partita» ), Zeman ha glissato con una patina di snobismo: «Non mi offende. Abbiamo opinioni diverse sullo sport e la Juve negli ultimi anni non ha offerto esempi positivi» .

VERSO LA SFIDA - Una cosa è certa: in questo clima teso, Zeman non troverà un ambiente accogliente allo Juventus Stadium il 29 settembre. E pensare che da ragazzo, per ammirazione dello zio Vycpalek, faceva il tifo per la Juve.

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LA STORIA LA PARABOLA DEL GIOCATORE DIVENTATO UN SIMBOLO DELLA LOTTA AL CALCIOSCOMMESSE

Farina eroe disoccupato

La Federcalcio si mobilita

Dopo la denuncia e la risoluzione del contratto, a favore del difensore c'è l'appello del c.t.

di MASSIMO CECCHINI (GaSport 11-09-2012)

Il 21 agosto si è capito che questa storia così poco (e così tanto) italiana non avrebbe avuto un lieto fine. Simone Farina, diventato uno degli «eroi» di Scommessopoli, a 31 anni ha in pratica dovuto dire addio al calcio giocato per il motivo più semplice del mondo: risolto consensualmente quel giorno stesso il contratto col Gubbio, nessuno lo ha voluto davvero e perciò ha deciso di accettare la proposta dirigenziale dell'Aston Villa. Per «lavorare» in difesa come aveva fatto fino a quel momento? Niente affatto. La società di Birmingham lo ha voluto come dirigente per occuparsi del settore giovanile, visto che ai ragazzi inglesi avrebbe saputo senz'altro insegnare la prima lezione per chi fa sport: la lealtà. Insomma, a tutti quell'addio è parsa una sconfitta — l'ennesima — del nostro calcio. La Figc stessa si è sorpresa della sua emarginazione e a confermare l'impressione ieri ci ha pensato anche Cesare Prandelli.

Da Gubbio alla Fifa «Avevamo detto che avrebbe avuto difficoltà dopo qualche mese, e si è verificato proprio questo. È compito nostro non abbandonarlo. Simone è un esempio da seguire, da difendere. Speriamo che fra un mese, quando la Nazionale si radunerà ancora, si possa parlare di un contratto nuovo. Se lo merita». Il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, è fiducioso: «Il mercato si è chiuso, ma lui è libero ed è un patrimonio che sarebbe irresponsabile perdere. Sarebbe più grave perdere Farina che Ibra o Thiago Silva». Ma in Italia è comodo avere a che fare con un personaggio come lui? La sua storia parla chiaro. Il 30 novembre 2011 Simone rifiutò 200 mila euro (da spartire con altri tre compagni) per truccare il match Cesena-Gubbio di Coppa Italia. L'offerta gli era stata fatta da Alessandro Zamperini, suo compagno nelle giovanili della Roma, forte del fatto che Farina guadagnasse «soltanto» 50 mila euro. Ma gli andò male, perché Simone denunciò il tentativo di illecito alla procura federale e da quel momento partì un altro filone dell'inchiesta sulle scommesse illegali.

Notorietà Da quel momento è cominciato un periodo di sovraesposizione (ha partecipato anche alla consegna del Pallone d'oro) che di sicuro non ha giovato alla sua carriera, ma probabilmente alla sua autostima. Prima dell'Europeo, Prandelli lo ha invitato a Coverciano, ma la visita si è concretizzata il 28 maggio, cioè proprio il giorno in cui la polizia ha fatto irruzione nel centro sportivo azzurro per l'avviso di garanzia a Criscito. Il destino, a volte, ha un gran senso dell'umorismo.

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loSpunto di FRANCESCO CENITI (GaSport 11-09-2012)

LA PARABOLA DI FARINA, L'EROE AL

QUALE IL CALCIO HA VOLTATO LE SPALLE

Restare senza lavoro per aver fatto il proprio dovere. E' il triste epilogo (non definitivo) della storia che ha portato Simone Farina a essere nello stesso tempo ospite d'onore della Nazionale, ambasciatore della Fifa e disoccupato. Eroe di un mondo, quello del calcio, che gli ha voltato le spalle. Riassunto delle puntate precedenti: quasi un anno fa il difensore del Gubbio riceve la visita dell'ex compagno Alessandro Zamperini. Che tra un caffè e un «come stai?» gli offre 200 mila euro per perdere la gara di Coppa Italia contro il Cesena. Il giugno precedente la Procura di Cremona aveva arrestato diversi giocatori, svelando per la prima volta un sistema gestito da bande criminali anche grazie all'omertà dei giocatori.

Per fortuna ci sono le eccezioni: la prima si chiama Fabio Pisacane. A scandalo non ancora avvenuto, aveva denunciato alla procura della Figc il suo ex d.s. Buffone (poi arrestato a Cremona) che al telefono gli aveva proposto un tarocco per una sfida di Lega Pro. Al rifiuto secco, lo rimprovera: «E' una cosa normale...». Normale ovviamente non è. Pisacane è il capitano della Ternana. Non ha perso il lavoro. Farina, sì. Certo, in Italia il problema tocca molti altri trentenni. Ma quello che fa male è il motivo di questa sua condizione: denunciando ha infranto la regola non scritta dell'omertà. Uno «spione». Da lasciare a casa. Ieri Figc, il c.t. Prandelli e il presidente di B Abodi gli hanno mandato un messaggio di solidarietà: «Non abbandoniamolo». Giusto. Ma lo scandalo delle scommesse, la mentalità «sbagliata» che porta da sempre i giocatori a ritenere normale «regalare» le gare di fine stagione, sono la testimonianza di anni sprecati, dove anche le istituzioni non hanno brillato. Siamo ancora in tempo per cambiare le cose. Il messaggio per i più giovani può essere uno solo: le combine uccidono lo sport e chi non denuncia è colpevole allo stesso modo. Ecco perché è fondamentale non perdere Simone Farina. Quale credibilità possiamo avere se sarà costretto ad emigrare in Inghilterra per insegnare le regole del fair play a dei ragazzi?

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Farina, il calcio pulito

non trova un contratto

PRANDELLI ATTENTO «Sapevamo che avrebbe faticato non lasciamolo solo»

SILENZI E MISTERI Proposte per spot e tv e strane trattative mai davvero ufficiali

di NICCOLÒ ZANCAN (LA STAMPA 11-09-2012)

Ultimo messaggio ricevuto: «Non mettermi in difficoltà, scusami. Lo sai come sono fatto. Ciao, Simone». È fatto così: pudore e gentilezza. Mentre tutti parlano di lui, Simone Farina continua solitario sulla sua strada. Non commenta, non rilascia interviste. Silenzio. È il giocatore simbolo del calcio pulito. Quello che ha denunciato la proposta di una combine. È ormai un ex terzino del Gubbio, perché 20 giorni fa ha rescisso il contratto che lo legava alla squadra fino a giugno 2013. E adesso rischia di stare fuori da tutti i campi, forse proprio perché ha «tradito» l’ambiente.

Il primo ad insinuare il dubbio è stato il vicepresidente della Fgci, Demetrio Albertini: «Simone Farina ha solo 30 anni, eppure non trova squadra...». Ieri si è preoccupato anche il Ct della nazionale, Cesare Prandelli, che in primavera lo aveva convocato per uno stage celebrativo: «Sapevamo che dopo aver denunciato un tentativo di combine, Farina avrebbe avuto difficoltà a trovare un contratto. Non lasciamolo solo. Spero che nel prossimo ritiro azzurro, arrivi il nome della sua nuova squadra».

Avere notizie direttamente da lui è complicato. In questi mesi ci ha provato mezzo mondo. Anche giornalisti inglesi, tedeschi e francesi. Gli hanno offerto di tutto: una partecipazione in un programma Rai, una copertina di Vogue, una campagna pubblicitaria per un noto marchio di pannolini. Farina ha sempre detto no. Qualcuno dice, per paura. E in effetti, quelle poche volte che siamo riusciti a scambiare due parole, ripeteva sempre: «Non sono un eroe. Non ho cercato tutto questo. Ho due bambini piccoli. Io e mia moglie abbiamo bisogno di tranquillità».

Il futuro di Simone Farina è incerto. Era girata voce di un’offerta dell’Aston Villa, club inglese in Premier League. Per lui, un ruolo inedito: maestro di fairplay a 150 mila euro all’anno. Ma non si trovano conferme ufficiali. E poi, secondo gli amici: «Simone vorrebbe continuare a fare il calciatore». A luglio l’ha cercato l’Ascoli, che gioca in serie B e ha avuto diversi giocatori coinvolti nello scandalo del calcioscommesse. «È stato il presidente in persona a pensare a Farina - racconta il direttore sportivo Paolo De Matteis - averlo in squadra sarebbe stato importante anche dal punto di vista simbolico. Lui era d’accordo. Gli avevamo proposto un biennale in linea con i nostri ingaggi». Cioè? «50 mila euro netti all’anno. Ma per poterlo tesserare, avevamo chiesto al Gubbio di prendere uno dei nostri. Dovevamo sfoltire la rosa. Bastava che tesserassero un giovane. Un terzino che guadagna 1500 euro al mese e non hanno voluto. Purtroppo non se n’è fatto nulla».

Non sono note altre offerte del calcio italiano. Per la verità, pure quella dell’Ascoli viene messa in discussione. «Nessuna richiesta ufficiale», dice il presidente del Gubbio, Marco Fioriti. Lui conosce bene Farina: «Intendevo rinnovargli il contratto per un altro anno - racconta ma il ragazzo è frastornato. Non sa che vuole fare. Se continuare a giocare o cambiare vita. Quando ha lasciato Gubbio, mi ha assicurato che sarei stato il primo a sapere». Il fatto è che non si sono più sentiti.

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Stavolta il Direttore Luciano ha fatto proprio centro.

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CALCIO e GOSSIP

1960-1980

Scandali e vizi

tra le lenzuola

e l’area di rigore

Così spiavamo i segreti dei calciatori dal buco della serratura...

Angelillo cacciato dall’Inter per una ballerina. E Rocco assoldava spazzini per spiare i suoi...

Albertosi giocava senza le mutande. Zigoni prima delle partite si divertiva. E Cruyff liberò tutti

di FURIO ZARA (CorSport 11-09-2012)

La storia del calcio è un dribbling attorno alla camera da letto: occhio alla biancheria intima dimenticata per terra, se inciampi lì sopra rischi di sbagliare il gol a porta vuota. Per anni sdoganare il sesso è stata un'impresa titanica. I ritiri monacali e l'astinenza sessuale hanno fatto parte del bagaglio indispensabile del bravo allenatore, come l’olio canforato, la minestrina a cena e il 4-4-2. E' stato per anni un gioco delle parti. Io vieto, tu trasgredisci. A Bologna negli anni '60 l'allenatore Oronzo Pugliese, l'Esorciccio del calcio italiano, il mago di Turi, la notte rincorreva sotto i portici l'attaccante-viveur Bruno Pace, reo di fare la bella vita. Il sesso è controproducente, rischi lo strappo.

SCANDALI - Eppure: si faceva, ma non si diceva. Sono anni in cui il sesso si fa in silenzio sotto le lenzuola e il gossip è patinato, pudico, casalingo. Le trasgressioni sono poche: Angelillo si innamora della ballerina bresciana Attilia Tironi, in arte Ilya Lopez, la storia finisce sui rotocalchi, l’asso interista viene cacciato da Herrera: ho detto taca, non toca. Alla Juventus negli anni ‘60 e '70 consigliano ai nuovi acquisti di sposarsi subito. Boniperti prende da parte il nuovo arrivato, una mano sulla spalla, l'aria di chi ti fa una confidenza. « Trovati una moglie, così stai più tranquillo ».

I campioni sono ancora Figurine Panini: visti dall’esterno, dentro le tivù in bianco e nero dell’epoca, hanno la stessa fissità, una sorta di asessualità celestiale. Zoff non emana sesso, non come un Borriello qualsiasi di oggi. Nelle pubblicità si limita a saltare con un certo orgoglio la staccionata dell’Olio Cuore, mai gli verrebbe in mente di posare con mutande rinforzate come hanno fatto Zambrotta e Gattuso qualche anno fa. La vita sessuale dei calciatori di quegli anni? Come guardare manichini da dietro una vetrina. Se fanno sesso, se trasgrediscono, se fanno le acrobazie con cameriere rimediate nei grigi alberghi dei ritiri estivi; non lo dicono, lo tengono per se: è un mondo adulto, ci si stende sui materassi da professionisti.

TUTTI AL MARE - E quando il campionato va in vacanza, cala il sipario. Le vacanze fino agli anni ‘70 si fanno lungo l’Adriatico, nella riviera Romagnola, tra Cervia e Cesenatico, a Lignano Sabbiadoro o in Versilia. Trionfa la sonnolenta pigrizia del privilegiato. I calciatori stanno sotto l’ombrellone, la moglie sfoglia distrattamente «Oggi» o «Famiglia Cristiana», più in là i figli ci danno dentro con paletta e secchiello. E’ tutto molto placido, di una banalità borghese che il nostro calciatore ha conquistato a fatica. Ulivieri la notte va in giro a tastare i cofani delle macchine: se sono caldi, significa che il centravanti ha avuto l’orgasmo verso sera. Il presidente del Pisa Romeo Anconetani si avvale di una rete di benzinai; e vent’anni prima - nei ‘60 - già Nereo Rocco, il Paròn, ai tempi del Padova aveva affiliato la loggia segreta degli spazzini: tutti arruolati come spie. Il poeta e regista Pierpaolo Pasolini nel 1963 gira un’inchiesta televisiva sul sesso, « Comizi d’amore ». Si ferma a Bologna, chiede lumi ai giocatori. Negri, Furlanis, Pascutti, Pavinato e Bulgarelli danno risposte per lo più pudiche e maldestre, l’educazione cattolica ispira anche per loro il senso di colpa. Se Pasolini avesse girato l’Italia pallonara in questi tempi, si sarebbe sentito rispondere che « Io faccio sesso anche quattro volte al giorno » (Matteo Ferrari, ex Roma e Inter), oppure sarebbe rimasto ammirato dal macho-mondo del Cassano pre-matrimonio, quello che ha scritto di aver avuto tra le seicento e le settecento donne, ovviamente calcolando per difetto, perché è facile dimenticarne una cinquantina di qua e una cinquantina di là.

CROCIATE - I tempi però stanno cambiando. Il maestro di calcio Corrado Viciani, Ternana anni ‘70, parte con una crociata contro il sesso: gioco corto, e orgasmo pure. E tutti a letto presto. Ma è fuori tempo massimo. E’ il periodo dell’Olanda a sesso libero di Cruyff: mogli e fidanzate ammesse ai ritiri, hai visto mai. In Italia, ma questo lo scopriremo più tardi, matti e dannati come Gianfranco Zigoni e Ricky Albertosi, si appartano per una sveltina prima della partita. Renzo Garlaschelli tra una notte al Jackie O’ e una al Number One, gioca pure a calcio, nella Lazio scudettata del ‘74. Sono anni di cappotti di cammello, basettoni e decappotabili col motore acceso. I calciatori cominciano a frequentare i salotti, le terrazze romane, la gente che conta. Ciccio Cordova sposa Simona Marchini. Il calciatore e l’attrice, il capitano della Roma e la figlia del presidente. I calciatori di un certo nome scoprono che c’è vita anche altrove, persino lì dove Heidi canta e le caprette che fanno ciao. A metà anni ‘70 fa scalpore la love-story tra l’immenso Gianni Rivera e la soubrette e cantante Elisabetta Viviani, nota al grande pubblico per aver dato la voce alla sigla iniziale del cartone animato «Heidi ». Lui ha trentadue anni, lei ventuno: la liason dura poco. Ma a quel punto stiamo già scavallando gli anni ‘80, Maradona è all’orizzonte, cambia il costume e si resta tutti in mutande: scopriamo ammirati che la foto del campione con la mogliettina che sorride al suo fianco è di cartapesta, basta un colpo d’anca di una qualsiasi cubista per farlo crollare.

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LO SAPEVATE CHE...

Buffon e la valletta

quando il calciatore

scoprì l’altro mondo

di FURIO ZARA (CorSport 11-09-2012)

All'inizio c'è una torta nuziale. 26 giugno 1958. E' il giorno del matrimonio tra il famoso portiere del Milan e della nazionale, Lorenzo Buffon, e la valletta per eccellenza, una velina prima delle veline, Edy Campagnoli, presenza fissa e muta, a fianco di Mike Bongiorno, in uno dei programmi più visti della storia della televisione italiana: Lascia o raddoppia. Lui ha 28 anni, lei 24. Sono giovani, belli. Piacciono. I corpi statuari e atletici rimandano ad una vita sana. E’ la storia rosa più chiacchierata degli anni '50. Il rotocalco «Bolero», il giorno del matrimonio, esce con un fotoromanzo sulla cerimonia. L'amore tra il campione e la ragazza della tivù dura dieci anni. Il lavoro li porta lontani, la quotidianità viene a mancare. Edy va a Roma, l'hanno chiamata a Cinecittà dove gira alcuni film non memorabili; Buffon cambia squadra, dal Milan passa al Genoa, poi Inter, infine Fiorentina, al tramonto, nel 1963, di una gloriosa carriera. Nel 1968 Lorenzo ed Edy si separano. E' una separazione che fa scandalo nell'Italia bigotta che sta cambiando pelle senza accorgersene, rincorrendo una contestazione che arriva da altrove.

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LA STORIA

Quella volta che Heather Parisi

stregò Maradona al telefono...

Diego, la soubrette e gli occhi dolci a «Domenica In» fino al casellante che scoprì tutto...

di FURIO ZARA (CorSport 11-09-2012)

Napoli, Maradona, le donne. Una tentazione continua. Sesso, droga, cibo, orge,festini: El Pibe non si fa mancare niente. Ha storie da una notte e via, e ne ha tante, e storie da prima pagina, come quella con la soubrette Heather Parisi. Si conoscono - c'è bisogno di dirlo? - grazie alla tivù. E' il 22 dicembre del 1984. Siamo negli studi televisivi di Fantastico 5, il varietà Rai condotto all'epoca da Pippo Baudo e la valletta Heather Parisi. C’è pure il corvo Rockfeller. Siamo in buona compagnia. Pippo chiede la linea per il collegamento con un albergo di Torino. L'indomani si gioca Juventus-Napoli. Il Napoli è in ritiro, ma c'è tempo per un breve collegamento. Signore e signori, Diego Armando Maradona. Baudo dirige lo scambio di battute, Maradona pare emozionato, ride, fa i complimenti a Heather, ci vediamo presto. Ciao, ciao. I due si salutano, linea alla pubblicità. Tutto avviene davanti a milioni di telespettatori, ignari di quello che capiterà da lì a pochi giorni. Il lunedì successivo, il giorno dopo la partita, Maradona comincia a tempestare di telefonate Heather. La ragazza cede. E’ un colpo di fulmine, l'incontro tra due anime ribelli.

SEGRETI - Ma è una liason a lungo tenuta segreta. Qualche sospetto sorge il 13 gennaio dell’anno dopo, il 1985. Si gioca Fiorentina-Napoli. Al Franchi di Firenze gli spettatori non possono fare a meno di torcere il collo verso la tribuna. C'è una ragazza bionda che non può passare inosservata. Segna Maradona, Heather sorride ai flash dei fotografi. Diego alla fine le dedica il gol. Si viene a sapere che alla fine della partita i due se ne vanno assieme a Napoli, nella villa di Diego. E’ un problema. Diego è sposato con Claudia Villafane, la compagna di una vita, conosciuta da ragazzino. Ma Diego a Napoli è intoccabile. Tutto gli è concesso.

Più di una volta, di notte, Maradona sale sulla sua Porsche e spinge l’acceleratore fino a Roma, dove si incontra con Heather. Un casellante li riconosce mentre El Pibe allunga dal finestrino i soldi del pedaggio autostradale, la notizia comincia a circolare. «Novella 2000» li fotografa al balcone della casa di Diego, nel momento in cui si affacciano stropicciati alla finestra dopo la consumazione. La fine della storia coincide con il momento più alto della carriera di Dieguito: il Mondiale di Mexico '86 vinto, praticamente da solo.

MAI SAZIO - Non è mai sazio, Diego. Gli nasce un figlio che non riconosce, frutto di una relazione con Cristina Sinagra, all’epoca ragioniera di ventidue anni, «senza lavoro», come specificano le cronache. Il giorno dopo l'inviato di «Novantesimo minuto» raggiunge la Sinagra nella clinica Sanagrix del Vomero a Napoli, le porge il microfono, lei racconta tutto. Il figlio è frutto della sua relazione col Pibe. Un'intera città, Napoli, le si rivolta contro. E' una approfittatrice, cerca pubblicità, danneggia El Pibe. Che, da par suo, nega tutto e - richiesto della prova del dna - rifiuta sdegnato. Manco per sogno. La Sinagra, addirittura, denuncia un caso di censura televisiva e al settimanale «Oggi» svela: « Ho scoperto che Craxi vale meno di Maradona. La figlia del leader socialista mi aveva fatto registrare su RaiDue una puntata della «Macchina della verità» dalla quale risultava che non mento a proposito della partenti di mio figlio Diego. Ma non andrà in onda: hanno tappato la bocca a me e a lei ». Ha inizio in quei giorni una battaglia legale che durerà più di vent'anni. L'autista personale di Maradona, racconterà di aver procurato a Diego, nei sei anni in cui resta a Napoli, più di diecimila donne: molte a pagamento, altre sedotte dal campione. Vero? Falso? Resta la leggenda, si stampi quella.

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CALCIO e GOSSIP

1980-2012

Belli e ricchi

i divi moderni

sono calciatori

Dalla zona mista alla zona privè: così è cambiato un mondo

Centravanti tronisti e terzini televisivi: soubrette e pupe showgirl e wags puntano a loro...

Il connubio tra calciatore e velina ebbe inizio nel 1996 con il fidanzamento tra Maini e la Merz

di FURIO ZARA (CorSport 12-09-2012)

Centravanti tronisti da esposizione, mezze tacche che se la tirano da sultani, terzini tatuati circondati e lisciati da branchi di ragazze con la fregola; belle rifatte e bestie depilate, rospi e principesse da parata, trequartisti tamarri col codazzo di veline, letterine, meteorine, microfonine ed escort da paghi due prendi tre; sexy paperette da rimorchio, fidanzate last minute, co.co.co e wags da combattimento, pupe e secchioni da tempi supplementari: tutti insieme in quel bordello di reality-life che stiamo vivendo. Si chiama pressing sul portatore di palla. E comunque, ce l’abbiamo fatta: lo star-system si è spostato in area di rigore. I calciatori hanno occupato nell'immaginario popolare il posto che negli anni ‘50 e ‘60 toccava di diritto ai divi del cinema. Sono belli, irraggiungibili, sono razza piaciona, occupano militarmente tivù e rotocalchi; sono casta privilegiata e vip per dna. Se stiamo insieme ci sarà un privè. E dentro al privè: liberi tutti. Loro. E noi? A sbirciare dal buco della serratura.

SEX, GOL E TABU’ - Viviamo nell'epoca del calcio-spot. Sex, gol e tabù. Il calciatore è diventato un prodotto. Da consumare, da vendere, da usare, da riciclare. La rete, twitter, Facebook hanno amplificato un bisogno primordiale: far sapere di esistere. Cinguetto, dunque sono. Faccio le acrobazie a letto con una fanciulla rimediata in corner, dunque sono due volte. Il problema, ai nostri occhi, è quando gli amanti escono dalla camera da letto: una foto in mutande non si nega a nessuno. Vai, che la mettiamo su Twitter. Eppure: davvero a qualcuno interessa se un panchinaro della Pro Vercelli la sfanga con una cubista di Gabicce? Una volta era tutto più faticoso: la fama era privilegio di pochi. In quest’epoca mediocre che tutto appiattisce, il re e il giullare di corte, il fuoriclasse e il terzino schiappa, sono sulla stessa barca, ops, sullo stesso yacht.

L’INIZIO DELLA FINE - La novità, rispetto al passato, è che il perimetro del mondo-calcio si è allargato a dismisura, deragliando oltre la linea laterale e andando ad invadere altri campi. Non più grugniti nel dopo-partita, ascelle pezzate, fronte che suda e pensieri che inciampano sulle parole come in alcuni filmati vintage da Burgnich a Benetti, ma anzi cipria e cremine sul visino perché è sempre showtime, un minuto e poi c’è la diretta. Beckham ha fatto scuola. E’ un mondo-macho, si razzola e si spazzola da professionisti. E poi finisce tutto nella centrifuga del gossip. Una tonnara di football-sex, un mischione dove tutto si confonde, il gesto atletico in area di rigore e la rovesciata in camera da letto, la dichiarazione del post-partita del centravanti e quella del post-coito della letterina che ha fretta di svelare i segreti sessuali dell'amante.

Dalla zona mista alla zona privè: il passaggio epocale del nostro calcio si è consumato mentre ci aggrappavamo al Duemila. Fino ad un certo punto, diciamo la metà degli anni '90, il fidanzamento ad alto livello - prevalentemente con l'attrice famosa - è consentito solo ai campioni. Ai comprimari restano le briciole. Dal 1996, invece, l'arruolamento di soubrette, pupe da parata e attricette di spot televisivi diventa democratico. E’ una data definitiva. Niente sarà più come prima. Tutti possono sperare, dai campioni miliardari al mediano che tiene mutuo e famiglia: una velina non si nega a nessuno.

HAPPY HOUR - Ce n’è per tutti. Basta farsi sotto. C'è trippa per gatti. L’happy hour siamo noi, nessuno si senta escluso. E’ il 1996 quando un’onesta mezzala del Vicenza, Jimmy Maini, si fidanza con la velina del momento, Alessia Merz. Dopo di loro, il diluvio. Calciatori e showgirl diventano un’unica cosa. E’ una contaminazione letale. Bettarini e la Ventura in prima pagina, ma anche - nella cronaca rosa e prima dello sport - Ciccio Cozza e la neoeletta Miss Italia, Manila Nazzaro. Bobo Vieri e la Canalis, ma anche Simone Tiribocchi detto il Tir e Gloria Zanin, e chi è? Sono love-story che appartengono a tutti. Si va di fretta, è difficile star dietro al dai e vai dell’allegra armata dei pallonari. Samantha De Grenet esce la sera con l'immortale Pippo Inzaghi, che più tardi si scoprirà felice con tale Elena Barolo e poi con Aida Yespica, che a sua volta avrà un figlio da Matteo Ferrari che prima si era fidanzato con la valletta di Biscardi, tale Debora Salvalaggio, già avvistata in zona Inzaghi, per poi abbandonarsi - Inzaghi - alle grazie di Francesca Lodo, quella che stava con Coco, e infine per fidanzarsi ufficialmente con la showgirl Alessia Ventura.

SEX-SUDOKU - Capito il giro? E’ un sudoku. Non se ne esce vivi. La stagione della caccia è aperta tutto l’anno. Al Pineta di Milano Marittima e all’Hollywood sui Navigli si fa mercato. E all’estero? Si balla. La Premier Escort League riserva uno scoop al giorno, spalmandoli in anticipi e posticipi. Cristiano Ronaldo, il divo fashion del pianeta, è uno serial-lover indiavolato. Orge, ammucchiate, festini a luci rosse: niente ci è risparmiato. Piquè punta in alto e si fidanza con Waka Waka Shakira, e pure il castigato Messi viene beccato mentre fa il trenino con la brutale Xoana che il giorno dopo si confessa ai tabloid: « Me lo sarei mangiato ». E il roaaar ce lo concedi?

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LO SAPEVATE CHE...

Follie e stranezze:

sesso allo stadio

e nello spogliatoio

di FURIO ZARA (CorSport 12-09-2012)

L’ex romanista Fernando Gago e la compagna Pia Martinez, nello spogliatoio dello Stadio Monumental dopo Argentina-Colombia, qualche anno fa. Sesso allo stadio: l’hanno rivelato loro. Roba che neanche Cicciolina e Moana ai Mondiali. Ma il caso più eclatante, e forse il meno conosciuto, resta quello del calciatore croato della Dinamo Zagabria Dino Drpic. E di sua moglie, la modella e cantante Nives Zeljkovic, in arte Nives Celsius. Primavera del 2008, il giorno prima della partita di qualificazione agli Europei tra Croazia e Inghilterra. Nives ha un sogno erotico ricorrente: o’ famo strano? Vuole farlo in mezzo al campo, sai la perversione: sesso e gesso. Così al tramonto Dino e Nives entrano al Maksimir Stadium di Zagabria. E' vuoto, lo stadio. Amplesso, oh yes. Il giorno dopo la Croazia batte l’Inghilterra e la dolce Nives batte il cellulare e spiffera tutto alle amiche: sapete dove l’abbiamo fatto? Ah sì? Dino viene licenziato dalla Dinamo Zagabria. Faccia sesso in trasferta, non a casa nostra.

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LA STORIA

SuperMario tanti flirt

e un figlio in arrivo

La lista delle sue conquiste è infinita. Ma (forse) nel suo cuore c’è posto soltanto per una...

di FURIO ZARA (CorSport 12-09-2012)

Quando schiocca le dita già partono gli urletti di un orgasmo preventivo. Fammi la ola, che sto arrivando. Con lui c'è sempre la fila per una toccata e fuga. Staccare il biglietto, please . Alla tenera e feroce età di ventidue anni Mario Balotelli, in english Balo e tanto basta, vanta l'invidiabile record di avere più fidanzate stese che trofei alzati, più flirt più o meno taroccati che gol pesanti realizzati.

E’ lui l’emblema del calciatore moderno, bad boy da rotocalco, sciupafemmine tarantolato per molta fregola e ancora di più perché questa è la vita dei divi. Balo non capisce, ma si adegua benissimo, come se non ci fosse altra via di scampo che farsi mitragliare dai flash dei fotografi e vedere - il giorno dopo sui tabloid - la propria vita replicata a puntate, tipo feuilleton 2.0 . Reduce dalla storia con Raffaella Fico inclusa paternità di serie, il buon vecchio Balo da qui a qualche mese si districherà tra avvocati e prove del dna; ma per ora nulla sembra scuoterlo.

Parentesi sulla Fico. Qualche anno fa la fanciulla balzò alle cronache della chiacchiera estiva per un rapidissimo flirt con Cristiano Ronaldo. Un attimo prima di venire scaricata, lasciò ai posteri la seguente dichiarazione. « Io sto con Cristiano in quanto persona e non per sfruttare il momento o per avere popolarità. Per il matrimonio è ancora un po’ prestino, anche se entrambi desideriamo una famiglia, più avanti. Siamo giovani no? ».

ORMONI - Sono giovani, no? Perché imbavagliare gli ormoni? Perché non concedersi alle notti folli e disperate, in quanto persone che si fidanzano con altre persone? Se andate su Google e scrivete « Balotelli fidanzate » escono 590.000 risultati nello straordinario tempo di 0,26 secondi. Se solo lo volessero, potrebbero formare un partito, un sindacato, una comunità. Qualche nome? Janine Catalina Facco, vocalist milanese. Vanessa Lawrens, modella. Melissa Castagnoli, miss. Sophie Reade, fritto misto. Eliana Cartella, ex fidanzata di Renzo Bossi (si sono conosciuti su Facebook: sarebbe bello studiare, diciamo tra mille anni, il loro botta e risposta come si fa con certe iscrizioni degli Ittiti). Dahiana Rojas, genericamente detta soubrette. Quelle della Bentley Gt, cioè le tre salite sulla SuperMario’s Car all’uscita di un ristorante di Manchester, una notte come tante. Titolo di « The Sun »: « It’s SuperMario 3 », roba da Nintendo.

UNA SOLA - Eppure, in questo tourbillon da togliere il fiato, in questa campagna acquisti e cessioni da grandissimo club che tutto può, in questo giro di giostra che scatena molta invidia a chi è senza biglietto per salire (tutti noi, per esempio); l’unica donna a cui Mario - così pare di capire - riserva il suo amore più genuino e spontaneo è la mamma, la signora Silvia, immortalata per sempre in quell’istantanea dopo il gol agli Europei: abbracci e lacrime per questo campione rabbuiato, sempre in copertina suo malgrado, primo e massimo esponente del gossip-football di questi tempi. Viva la Balo-mamma che un giorno voleva fare le pulizie nella casa del figlio, chiese detersivi e ferro da stiro e lo vide tornare dal supermercato con i petardi (aveva vent’anni, non sei); viva la Balo-mamma che si toglie di torno truppe affamate di showgirl come fanno certe signore dalla mira infallibile, ciabatta contro zanzara e vediamo chi vince.

Modificato da Ghost Dog

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Il caso Il giro di vite dopo lo scandalo «bagarini» che ha coinvolto l’esponente pdl

San Siro, stretta sui biglietti

a consiglieri e assessori

Obbligati a chiederli ogni volta. Vagliati «cancellato»

di ARMANDO STELLA (CorSera - Milano 11-09-2012)

Non è il «calcio ai privilegi» che le tifoserie più accese avevano invocato dalle tribune anticasta, ma «un primo e concreto segnale di trasparenza e rispetto dei cittadini». Giro di vite sui biglietti gratuiti per San Siro assegnati ai partiti. Il Comune stringe regole e porte d'accesso allo stadio per le partite di Inter e Milan. Punto primo: i tagliandi diventano nominali, riconoscibili e non cedibili. Punto secondo: Giuliano Pisapia e la sua squadra non avranno più la «disponibilità automatica» dei ticket (due a testa), ogni assessore (sono dodici) dovrà fare «esplicita richiesta» degli omaggi all'assessorato allo Sport di Chiara Bisconti. Punto terzo: sarà la presidenza del consiglio a gestire i 96 biglietti destinati ai 48 membri dell'aula. Punto quarto, e ultimo: il consigliere pdl Armando Vagliati sarà probabilmente «squalificato» e dovrà fare a meno della sua quota di pallone a costo zero.

Il nuovo regolamento finisce alla V di Vagliati ma in realtà tutto nasce da lui. Due biglietti ritirati dal consigliere azzurro (il 28 agosto) sono stati trovati in mano a un bagarino prima della sfida Inter-Roma del 2 settembre. Lui, Vagliati, ha spiegato: ho regalato gli omaggi a mia madre, che li ha girati a un signore, che probabilmente li ha rivenduti al bagarino, che ha chiuso la catena facendoseli pagare da due tifosi avvicinati davanti ai cancelli del Meazza. «Un episodio inaccettabile», è stato il giudizio dell'amministrazione. Di qui, la svolta. Per evitare nuovi legami imbarazzanti tra i politici di Palazzo Marino e la figura fuorilegge del bagarino.

La «stretta» ai privilegi è la sintesi raggiunta fra l'assessore Bisconti e il presidente del consiglio Basilio Rizzo: «Rivediamo l'impianto delle regole per evitare storture — spiegano dall'assessorato allo Sport —. La fine degli automatismi è il primo passo verso la responsabilizzazione di uomini e partiti». Rizzo assicura trasparenza e chiarezza: «I ticket nominali — con nome e cognome stampato sul cartoncino, anziché il generico Comune di Milano — obbligheranno i consiglieri a tenere un atteggiamento consapevole. Ciascuno pagherà per le proprie leggerezze e per i propri errori. I tagliandi non sono vendibili né possono essere monetizzati». Presi questi accorgimenti, continua Rizzo, «evitiamo di parlare ancora di privilegi. Palazzo Marino riceve 320 biglietti a costo zero, come previsto dalla convenzione trentennale che lega il Comune al Consorzio di gestione del Meazza fin dal 2000. Se Milan e Inter volessero rivedere il contratto, ritirare i biglietti e compensare economicamente il Comune, io non avrei alcuna esitazione. Accetterei. Non rinuncerei a un'entrata per l'amministrazione».

Il grillino Mattia Calise ha comunicato ufficialmente il suo rifiuto: non vuole corsie preferenziali per entrare al Meazza. Chiunque altro vorrà rinunciare ai biglietti sarà cancellato dall'elenco. Quanto a Marco Cappato, il radicale che ha lanciato la battaglia ai benefit da stadio, ecco, Cappato non s'accontenta di questi ritocchi al regolamento: «Tutte le piccole misure di trasparenza sono benvenute, ma all'origine resta il nodo della convenzione, che va sciolto. È giusto che ci siano categorie di persone che arrivano gratis in tribuna arancio? Io rispondo: "No, una ragione sensata non c'è". Il contratto con il consorzio del Meazza va modificato al più presto». Metà dei 320 biglietti comunali continueranno ad essere assegnati, con lotteria settimanale, a 160 tra studenti, anziani e dipendenti pubblici.

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Biglietti gratis, niente tagli

Cartellino rosso a Vagliati

I consiglieri: sì ai ticket. Rizzo squalifica il pidiellino

di MASSIMILIANO MINGOIA (Il Giorno 11-09-2012)

NESSUN TAGLIO, nessuna rinuncia, ma Armando Vagliati rischia il «cartellino rosso». I consiglieri comunali si tengono stretti i biglietti omaggio per le partite di Milan e Inter e i concerti a San Siro. Da ora in poi, però, la gestione dei due ticket gratuiti per ognuno dei 48 eletti di Palazzo Marino non sarà più in capo all’assessore allo Sport Chiara Bisconti ma è stata affidata direttamente al presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo. È questa la sintesi dell’incontro di ieri mattina tra la Bisconti e Rizzo dopo il caso che ha coinvolto Armando Vagliati, il consigliere comunale del Pdl i cui due tagliandi omaggio per Inter-Roma dello scorso 2 settembre sono finiti nella mani di un bagarino che li ha venduti a una coppia di albanesi.

POLITICAMENTE parlando, la Giunta passa al Consiglio la patata bollente dei ticket gratuiti. Sì, perché gli assessori non riceveranno più in automatico due biglietti a partita e a concerto, ma li potranno ottenere solo per esigenze di rappresentanza. Gli assessori si tagliano, almeno in parte, il privilegio dei ticket gratuiti, i consiglieri no. L’assessore Bisconti sottolinea: «In un’ottica di trasparenza, dopo il grave episodio di Vagliati, in accordo con il gabinetto del sindaco ho chiesto e ottenuto che i biglietti omaggio per i consiglieri comunali siano gestiti dal presidente Rizzo». Rizzo conferma, si dichiara «soddisfatto dell’incontro con l’assessore» e rilancia: «I biglietti gratuiti non sono un privilegio per i consiglieri e non rappresentano un costo per la collettività». Il presidente del Consiglio comunale, poi, sottolinea: «Ogni consigliere comunale continuerà ad avere due biglietti a partita, tranne il grillino Calise che vi ha formalmente rinunciato. Abbiamo chiesto a Milan e Inter che siano biglietti nominativi. Se il consigliere deciderà di cederli, sarà sua la responsabilità su un loro uso improprio». A proposito di ticket finiti nelle mani dei bagarini, Rizzo è netto: «Per usare un linguaggio sportivo, credo che Vagliati meriti una squalifica». In altre parole, «niente ticket al consigliere del Pdl, almeno per un periodo. Discuterò di questa proposta nell’ufficio di presidenza e nella riunione dei capigruppo e mi batterò perché venga accettata».

CARTELLINO ROSSO a Vagliati. La replica del pidiellino non si fa attendere: «Non sono assolutamente d’accordo con Rizzo. Per dire parole del genere dovrebbe provare la mia malafede. Ma io quei biglietti li regalo, non li ho mai utilizzati, se non in un paio d’occasioni, mentre Rizzo dice di andare allo stadio con suo figlio». Oggi alle 18, intanto, il presidente della commissione Trasparenza, il radicale Marco Cappato, ha convocato una seduta proprio sul caso biglietti. «La soluzione? Rivedere la convenzione tra Comune e Milan e Inter per risolvere il problema alla radice. Stop ai biglietti omaggio».

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L’inchiesta Nel mirino dei magistrati il mancato utilizzo del defibrillatore

Tre indagati per Morosini

C'è il medico del Livorno

Spinelli: «Accuse ingiuste, non poteva fare di più»

di MARCO GASPERETTI (Corriere Fiorentino 11-09-2012)

LIVORNO — Ancora non vuole parlare Manlio Porcellini, da 26 anni medico del Livorno calcio, una vita professionale ineccepibile e un curriculum da 110 e lode. «Per rispetto nei confronti di Piermario — dice — lo farà quando la vicenda giudiziaria sarà conclusa». Ma chi gli sta accanto racconta la vita di un uomo provato sì dalla morte di Morosini (è stato lui il primo a intervenire) ma anche sereno e sicuro di aver fatto tutto il possibile per tentare di salvarlo.

Da ieri il dottor Porcellini è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo insieme con altri due colleghi, il medico del Pescara calcio, Ernesto Sabatini e del 118 del capoluogo abruzzese, Vito Molfese. La sensazione però è che le eventuali responsabilità del medico livornese siano molto labili. Tutto ruota intorno al defibrillatore, l'apparecchio «salva vita» che quel 14 aprile dello scorso ann0 doveva essere pronto allo stadio Adriatico. Non fu usato e questo resta ancora un grande punto interrogativo nell'inchiesta, ma una cosa è certa: la macchina non era a disposizione del medico del Livorno, bensì del collega di Pescara che intervenne subito dopo. «In ogni campo la responsabilità della predisposizione e dell'uso dei mezzi soccorso — spiega l'avvocato Massimo Girardi, legale del dottor Porcellini — è ad onere e responsabilità della squadra ospitante. Dunque sotto questo profilo il mio assistito non ha nulla di rimproverarsi. Il dottor Porcellini si è precipitato in campo senza neppure attendere il segnale dell'arbitro ed ha compiuto il suo dovere». L'uso del defibrillatore è decisivo nell'inchiesta. Nella perizia medica predisposta dal pm, Cristian D'Ovidio, si certifica che il calciatore è morto per una malformazione cardiaca, ma allo stesso tempo s'ipotizza che l'uso del dispositivo avrebbe aumentato le possibilità di sopravvivenza del «Moro». L'inchiesta però si annuncia ancora complicata. La decisione del pm di Pescara, Valentina D'Agostino, d'indagare i tre medici sembra infatti preludere alla richiesta di incidente probatorio davanti al gip, ovvero una prova «irripetibile» che poi sarà acquisita nell'eventuale dibattimento. «Durante l'incidente probatorio tutti gli atti del procedimento saranno valutati dai periti — spiegano alla procura di Pescara— e infine il gip invierà gli atti al pm che deciderà se archiviare o rinviare a giudizio uno o più indagati per omicidio colposo». La notizia dei tre indagati ha nuovamente scosso l'ambiente calcistico livornese che proprio in questi giorni festeggia l'inizio del campionato spumeggiante (tre vittorie in tre partite) degli amaranto. E il presidente del Livorno. Aldo Spinelli, è tornato a ipotizzare gravi ritardi nell'arrivo dell'ambulanza. «Qualora ci saranno i play-off e ci sarà la parola magica della vittoria, quella sarà solo per Piermario Morosini — ha detto ieri il presidente della società Aldo Spinelli — ma ritengo ingiusto che sia stato accusato il nostro medico, che a Pescara non poteva fare di più di quello che ha fatto. Poi c'è stato il ritardo dell'ambulanza. Se fosse arrivata nei tre-cinque minuti con il defibrillatore forse sarebbe finita diversamente, ma lo lascio giudicare agli altri».

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Tre medici indagati per Morosini

«Non usarono il defibrillatore»

Il calciatore morì in campo. Accusa: omicidio colposo

di IGOR VANNI (Il Giorno 11-09-2012)

TRE MEDICI indagati per la morte del calciatore del Livorno Piermario Morosini. L’accusa per la procura di Pescara è omicidio colposo. Non parla il medico sociale del Livorno, Manlio Porcellini, raggiunto dall’avviso di garanzia assieme al collega del Pescara, Ernesto Sabatini, e a Vito Molfese, medico del 118 che quel giorno prestava servizio allo stadio. Morosini colpito da un arresto cardiaco, cadde sul campo del Pescara lo scorso, maledetto, 14 aprile e il fatto commosse il mondo intero. Ai giorni del dolore seguirono immediatamente gli interrogativi sul perché di quella morte assurda, soprattutto gli inquirenti si chiedono il motivo per cui non sia stato usato il defibrillatore per tentare di rianimare il giovane calciatore del Livorno. Porcellini, molto scosso dalla vicenda, non ha mai voluto raccontare in pubblico quei terribili momenti, collaborando però fattivamente con gli inquirenti quando è stato chiamato a dare la sua versione dei fatti. Morosini era per lui come un figlio, un po’ come tutti i calciatori che giorno dopo giorno si affidano alle sue cure.

IN SUA DIFESA è intervenuto anche il presidente del Livorno, Aldo Spinelli: «Noi siamo solidali con il nostro medico — ha dichiarato Spinelli — tanto che abbiamo subito incaricato un nostro avvocato per la difesa. L’ambulanza è stata chiamata immediatamente e il nostro medico, insieme agli altri due colleghi professionisti che sono intervenuti, ha fatto tutto quello che c’era da fare; poi, se il soccorso non è arrivato in tempo, che possiamo farci? Sono molto dispiaciuto che tre medici professionisti che vivono del loro lavoro debbano prendersi colpe che non hanno». Nella circostanza infatti, ci fu anche il contrattempo di un’ambulanza che non riuscì a raggiungere subito terreno di gioco perché l’ingresso della curva era ostruita da un’auto della Polizia Municipale, il cui autista si era allontanato e l’aveva chiusa a chiave. Fu poi rotto il vetro e rimosso l’ostacolo, ma passarono sei minuti prima che il mezzo di soccorso potesse arrivare sul terreno di gioco, e poi caricare Morosini: in quel momento il calciatore era agonizzante e morì durante il trasporto all’ospedale di Pescara.

INTANTO PORCELLINI si è affidato ad un legale di sua fiducia che lo segue da quando questa tragica storia è iniziata. «Non c’è niente di nuovo — ha detto l’avvocato Massimo Girardi che difende il medico del Livorno —. L’avviso di garanzia è arrivato nel fine settimana perché il pm titolare delle indagini (Valentina D’Agostino, ndr) ha fatto richiesta di incidente probatorio al giudice delle indagini preliminari. E se così accadrà, la data che sarà fissata sarà presumibilmente dopo il 15 settembre. Il mio cliente ha piena fiducia nella magistratura ed il suo comportamento è stato deontologicamente corretto ed irreprensibile».

Gli esami a cui fu sottoposto il corpo di Piermario Morosini evidenziarono una rara malformazione cardiaca: cardiomiopatia aritmogena. Resta da capire se l’utilizzo del defibrillatore avrebbe potuto salvare la vita al giovane calciatore.

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Tre medici indagati

per la morte di Morosini

Sono i responsabili sanitari del Pescara, del Livorno e del 118

Ipotesi: omicidio colposo per il mancato uso del defibrillatore

di VALERIO PICCIONI (GaSport 11-09-2012)

L'inchiesta sulla morte di Piermario Morosini è a una svolta. La pm pescarese Valentina D'Agostino ha iscritto sul registro degli indagati i tre medici che furono protagonisti dei primi soccorsi al giocatore il 14 aprile, allo stadio Adriatico. Si tratta del medico sociale del Livorno, Manlio Porcellini, di quello del Pescara, Ernesto Sabatini, e del responsabile del 118 in servizio allo stadio, Vito Molfese. Il pm li ha invitati a nominare il proprio legale in vista dell'incidente probatorio, una nuova perizia questa volta con tutte le parti presenti, in programma per la fine del mese. Ormai l'ipotesi di reato, omicidio colposo, ruota soltanto intorno a un punto: il mancato uso del defibrillatore per puntare tutto sul massaggio cardiaco durante i soccorsi, i 6 minuti e 10 secondi in campo, più il tempo del viaggio dallo stadio all'ospedale. Tutto il resto, compreso l'episodio dell'auto dei vigili urbani parcheggiata in zona vietata, che ostruì l'arrivo dell'ambulanza per qualche momento, sembra essere uscito di scena. S'indaga sull'efficacia dei soccorsi, non è sotto accusa la loro tempestività.

Qualche chance in più L'autopsia ha individuato la patologia che aveva prodotto la morte di Morosini: cardiomiopatia aritmogena, una malattia di origine genetica. Conclusioni che hanno portato due mesi fa la professoressa Cristina Basso, perito della famiglia Morosini, a ribadire «che l'uso del defibrillatore avrebbe dato qualche chance in più di salvezza del ragazzo», e aggiungendo: «Mi risulta che la malattia fosse all'inizio del suo percorso e che fosse molto difficile diagnosticarla».

Chi era il responsabile? Il problema è stabilire la catena delle responsabilità. Qual è l'autorità sanitaria più alta in grado in una partita? Per ora prevale l'ipotesi di un concorso di soggetti (i due medici sociali e quello del 118 di servizio allo stadio). Poi c'è il mancato uso del defibrillatore. L'inchiesta per prima cosa ha accertato che lo strumento era nella disponibilità dei soccorsi.

Non fu usato Il defibrillatore c'era, ma non fu usato sul terreno di gioco. Probabilmente neanche in ambulanza, mentre Morosini fu defibrillato al pronto soccorso dell'ospedale nell'ultimo, disperato tentativo di salvarlo. L'incidente probatorio dovrà ricostruire questa fase, dopodiché il magistrato deciderà se chiedere o meno il rinvio a giudizio. Il nodo è stabilire se il comportamento dei medici, questa «omissione», sia stata determinante o comunque concausale della morte di Morosini.

Ingiusto indagare Ieri anche il presidente del Livorno è sceso in campo per difendere il suo medico: «Ritengo ingiusto indagare su di lui, i medici non potevano fare più di quello che hanno fatto». Secondo l'avvocato Massimo Girardi, che difende Porcellini, non si tratta «di un atto dovuto, ma piuttosto conseguenziale e sarà il modo per dimostrare l'ineccepibilità del suo comportamento». C'è anche un'altra lettura: la decisione di non far intervenire i periti di Livorno e Pescara all'autopsia obbligherebbe la Procura all'incidente probatorio, un'interpretazione della decisione come «atto dovuto».

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4 domande a...

PAOLO ZEPPILLI

responsabile settore medico Figc

di MAURIZIO GALDI (GaSport 11-09-2012)

«Defibrillatore utile pure per malattie congenite

Ma rimangono scarse possibilità di rianimare»

Sull’uso del defibrillatore e soprattutto su quando usarlo, abbiamo posto quattro domande al professor Paolo Zeppilli direttore della scuola di specializzazione in medicina sportiva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e responsabile del settore medico Figc di Coverciano.

1 Quando serve il defibrillatore?

«Ogni volta che c’è un arresto cardiaco e se il cuore è andato in fibrillazione. L’uso del defibrillatore può garantire un buon successo della rianimazione».

2 Massaggio cardiaco o defibrillatore?

«Innanzitutto si deve intervenire con il massaggio cardiaco e questo va continuato se non è disponibile un defibrillatore, ma appena possibile si deve applicare il defibrillatore che è in grado anche di "monitorare" la fibrillazione del cuore e dare un quadro preciso della situazione».

3 Per quanto tempo si deve massaggiare prima di passare al defibrillatore?

«Se il defibrillatore è disponibile lo si deve immediatamente utilizzare. Anche perché con il defibrillatore è possibile verificare come si comporta il cuore. Il massaggio è il primo intervento».

4 Se l’arresto cardiaco è provocato da una malattia congenita il defibrillatore serve?

«Il defibrillatore serve sempre anche nel caso di malattie congenite. In questo caso, comunque, la letteratura internazionale ci insegna che se siamo difronte a una cardiomiopatia diffusa o grave, le possibilità di successo della rianimazione è ridotto».

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Sprechi e boom

Da Iaquinta a Palombo tanti milioni in tribuna. Florenzi, che low cost

I calciatori accettano l'addio al netto. Ora ingaggi solo al lordo e se aumentano le tasse le pagano loro.

Giulio Di Feo -Gasport - 11-07-2012

Il pomo della discordia non c'è più. L'anno scorso di questi tempi il campionato era appena iniziato, con una settimana di ritardo perché calcio e calciatori erano sul piede di guerra e l'Aic aveva proclamato un turno di sciopero. E tra i punti di discussione c'era il prelievo fiscale extra previsto dal governo per i redditi superiori ai novantamila euro annui e soprattutto chi avrebbe dovuto pagarlo. I calciatori o i club? Il vecchio accordo collettivo prevedeva che la retribuzione potesse essere anche espressa al netto, cosa che però avveniva spesso e di conseguenza pagare le tasse era un'incombenza della società. Che ovviamente, di fronte a un prelievo che applicato sui contratti monstre di certi big sarebbe arrivato a costare una tombola, non ci stavano. E difatti il nuovo accordo, firmato e approvato ad agosto, oltre a novità di rilievo come la possibilità di sospendere lo stipendio agli squalificati per scommesse, illecito sportivo o doping, prevede che la retribuzione vada espressa al lordo. Così, in parole povere, al cambiare delle tasse cambia quello che entra in tasca all'atleta senza intaccare le casse del club.

Quelli pesanti Tasse a parte, spulciando gli stipendi di A si trovano 120 milionari. Ovviamente al netto dei bonus, perché contando quelli (alcuni sono facili facili da ottenere) diventano tanti di più. La paga, però, non è sempre direttamente proporzionale al posto in squadra. Anzi, ci sono tanti casi di stipendi gravosi che non giocano. Uno, per esempio, èIaquinta, al suo ultimo anno di contratto da 3 milioni con la Juve: nei piani di Conte non rientra, qualche timido tentativo di cessione c'è stato ma senza esiti, magari a gennaio ci si riproverà ma l'impressione è che si vada a scadenza. Al top degli ingaggi della Samp, invece, spicca il milione e mezzo di Palombo, contratto fino al 2015. In estate era appetito, ma di questi tempi a medio-alto livello un ingaggio così non se lo accolla nessuno. L'ex centrocampista dell'Inter aveva anche trattato la risoluzione con i blucerchiati, ma l'accordo non si è trovato. Ora, chiusi anche mercati interessanti tipo Russia o Turchia, si allenerà col gruppo e deciderà Ferrara.

Scadenze spinose L'ingaggio è questione particolarmente spinosa nel caso dei contratti in scadenza. Alla Lazio, che già di suo spende quasi 7 milioni di giocatori (Foggia, Matuzalem e Sculli, al lordo) che si allenano a parte ed è riuscita a smaltire poco sul mercato, c'è Diakite: a libro paga per 300mila euro per l'ultimo anno, l'estate è stata tutta un trattare tra Lotito e i suoi agenti per il rinnovo ma tra domanda e offerta resta tanta distanza. La Lazio vuole tenerlo e possibilmente firmare il nuovo accordo prima di gennaio, quando il ragazzo può accordarsi con un altro club: il braccio di ferro continua. Sempre Roma, sponda giallorossa, c'è in arrivo un contratto nuovo nuovo per Florenzi: Zeman ne ha già fatto un uomo chiave in mediana, i 30mila euro che prende ora ne fanno un titolare low cost da applausi ma vanno perlomeno decuplicati. Ma di talento a basso costo ce n'è. Occhio a Stoian, romeno che a Bari ha fatto un paio di gol da manicomio, al Chievo nell'affare Bradley. O al regista Onazi (Lazio), e alle punte Sosa (Palermo) e Tallo (Roma): viaggiano tutti sui centomila. Uno sguardo anche a Diop, attaccante senegalese sgrezzabile ma con una voglia matta di emergere e i mezzi per farlo: se il Toro avesse preso un'altra punta sarebbe andato in B (Grosseto) rinnovando, invece è restato e Ventura lo vede bene, benissimo.

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Modificato da huskylover

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Middle Eastern soccer investment:

clubs skyrocket or dive

By JAMES M. DORSEY (The Turbulent World of Middle East Soccer 11-09-2012)

When the going is good, it’s really good. Just witness Manchester City’s rise from the doldrums to win the Premier League on the back of Middle Eastern oil dollars and Paris Saint Germain’s (PSG) steady march towards regained glory. But when it’s bad, it’s really bad as is evident from the struggles of Portsmouth FC, Malaga SC and Servette FC trying to cope with the aftermath of a Middle Eastern investment gone wrong.

Portsmouth, financially bankrupt and relegated from the premier to the third league after two acquisitions by Arab owners with little real interest in the club, is facing the question whether it wishes to give Middle East investors a third chance.

The club’s administrators, PKF (UK) LLP, announced this week that a group of unidentified Middle Eastern investors had become the third bidder for debt-laden Portsmouth in competition with the Portsmouth Supporters Trust and former club owner Balram Chainrai's Portpin. PKF said bidders had until Friday to submit their final offers.

"We have received an initial offer from a Middle East-based group and are currently awaiting clarification of financial issues," Reuters news agency quoted a PKF spokesman as saying.

Dubai-based magazine Arabian Business said the investors had put $20.4 million on August 30 into an escrow account held by Dubai Bank.

A winner of the English Football Association Cup in 2008, Portsmouth was relegated in 2010 after it was slapped with a ten-point penalty for going into administration.

The difference between a Middle Eastern investment that pays off the club and one that can deepen its problems appears to be whether the investor is institutional or a member of a Gulf royal family with a strategic interest in the acquisition or a whimsical, opportunistic businessman operating on his own irrespective of the fact whether he is also a member of a royal family.

Sheikh Mansour bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, a member of the Abu Dhabi royal families who sits on the board of several of the emirate’s key economic entities, quickly emerged as the real buyer of Manchester city after the acquisition was initially fronted by United Arab Emirates billionaire businessman Sulaiman al-Fahim, whose subsequent acquisition of Portsmouth sent the struggling club off the deep end. Similarly, PSG was purchased by the Qatar Investment Authority, the Gulf state’s premier sovereign wealth fund.

These soccer investments by Qatar and the UAE serve to increase the small Gulf’s states international prestige, enable them to punch internationally above their weight, build sports as an economic sector that enhances tourism and makes them key nodes in the world’s sports infrastructure and provides leverage for further business opportunities. Qatar moreover has identified sports as a key pillar of a national identity it is trying to forge. The strategy is long-term and is reflected in the two states’ approach towards their sport investments.

By contrast, Sheikh Sulaiman, upset by having been pushed aside by the Abu Dhabi royals, moved swiftly in April 2009 to take control of Portsmouth after beating a rival bid by the club’s CEO Peter Storrie, who was backed by Saudi property tycoon Ali Al-Faraj. Barely five months later, Sheikh Suleiman sold 90 per cent of his stake to Mr. Al-Faraj whose equally brief reign effectively put the company definitively on the road to humiliation and administration.

Like Portsmouth, Malaga is experiencing the travails of a businessman who has taken on more than he has wanted or is able to bite even if it is in better shape than the English club. Malaga went through a high acquiring numerous players after it was acquired in 2010 by Sheikh Abdullah Al-Thani, a member of the Qatari royal family. The acquisitions helped the club qualify for the Champions League for the first time in their history.

The writing was nonetheless on the wall when soon after its qualification when players initially were not paid and the club was forced to start selling some of its most valuable assets. With a debt of 90 million euros, Malaga too could be relegated and may have to forfeit competing in the Champions League.

Geneva’s Swiss Super League club Servette FC and Austria’s Admira Wacker haven’t fared much better. Servette is on the brink of collapse after Iranian businessman Majid Pishyar who acquired it in 2008. It filed for bankruptcy earlier this year. Mr. Pishyar, who managed the club on a shoe string, tried unsuccessfully to attract government funding by last year appointing Robert Hensler, a former top civil servant for the canton of Geneva, as vice-president. His earlier efforts to salvage Admira, his first European acquisition, failed too. Servette’s problems come on the heels of the bankruptcy in January of Neuchatel’s Super League team Xamax whose Chechen owner was arrested on charges of fraud and financial mismanagement.

The lesson is obvious: Middle Eastern investors can be an enormous asset but make sure they have a long-term strategic view rather than one that is driven by individual vanity or personal satisfaction.

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