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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Dossier illegali L’ex bomber aveva chiesto 21 milioni

A Vieri un milione

di risarcimento

da Inter e Telecom

Lui: depresso per la privacy violata

Le telefonate Tra il 2000 e il 2004 vennero controllati i tabulati telefonici dell’attaccante

di LUIGI FERRARELLA & GIUSEPPE GUASTELLA (CorSera 04-09-2012)

MILANO — L'autogol più al rallentatore della storia — tirato nel 2000, impennatosi nel 2006 sui giornali, rimbalzato nel 2007 in tribunale, e ieri dopo 12 anni insaccatosi nella porta giudiziaria dell'Inter — è un autogol al contrario: non lo segna un calciatore alla propria società, ma è l'Inter a esserselo fatta da sola, dando mandato a Giuliano Tavaroli, capo della Security di Pirelli e poi di Telecom, di far pedinare il suo bomber Christian «Bobo» Vieri nel 2000 e soprattutto violarne la privacy fino al 2004, non con intercettazioni ma con accessi abusivi ai tabulati telefonici. Un autogol costato all'Inter 1 milione di euro: è infatti questo l'ammontare del risarcimento al quale il giudice della decima sezione del Tribunale civile di Milano, Damiano Spera, ha condannato non soltanto la squadra di Massimo Moratti, ma anche in solido la Telecom (azionista dell'Inter) nell'era Marco Tronchetti Provera.

L'ex attaccante della Nazionale e di Juventus, Atletico Madrid, Lazio, Inter, Milan, Monaco, Fiorentina e Atalanta, che con l'avvocato Danilo Buongiorno attribuiva a questa intrusione nella vita attribuiva l'innesco di una grave forma di depressione, chiedeva 12 milioni a Telecom e 9,2 all'Inter per danni patrimoniali, biologico e di lesione della privacy, tutti negati dalle due società che smentivano lo «spionaggio» e tacciavano Vieri di prospettare una «ricostruzione artificiosa e contraddittoria».

Solo oggi, con il deposito della motivazione, si conoscerà quale sia stato il percorso del giudice, anche se l'esito rende evidente che abbia ritenuto provato, a fini civili, ciò che Tavaroli (arrestato nel 2006 e poi uscito dal processo con un patteggiamento a 4 anni) e l'investigatore privato Emanuele Cipriani (attualmente sotto processo) avevano affermato durante le indagini dei pm Napoleone-Civardi-Piacente sullo scandalo delle migliaia di dossier illeciti.

Nell'interrogatorio del 22 settembre 2006, ad esempio, Tavaroli disse di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Ne sarebbe seguito «un incontro brevemente con Moratti che mi presentò le sue preoccupazioni», e «credo con l'amministratore delegato Ghelfi». Tavaroli diceva di ricordare che il problema fosse «capire se rispetto al regolamento della squadra esistesse o meno un comportamento rispettoso dei calciatori... vanno a letto alle 5, vanno in discoteca o non vanno in discoteca, hanno comportamenti diversi...»; e nel caso di Vieri c'era da «capire in quel momento la marea di persone che ruotavano intorno a lui».

A dire di Tavaroli, «allora in quella sede semplicemente feci il transito della esigenza tra Inter e Cipriani», l'investigatore di cui si serviva Tavaroli, «che svolse la sua pratica e venne pagato autonomamente dall'Inter». In realtà Cipriani non fatturò all'Inter, ma alla Telecom: «Lo feci perché — ha affermato Cipriani ai pm — nelle intenzioni dell'Inter, così come segnalatomi da Tavaroli, era opportuno che l'investigazione non risultasse o comunque fosse difficilmente individuabile».

Anche sull'entità del risarcimento riconosciuto dal Tribunale a Vieri bisognerà leggere le motivazioni con le quali il giudice deve aver risolto una diversità di vedute tra periti. «Voglio uscire dal buio della depressione», si era sfogato con il Corriere, lamentando quel «disturbo paranoide della personalità» effettivamente attestato da un consulente tecnico del Tribunale, Renato Ventura, «una forma di abnorme sospettosità riguardo il presunto e irrealistico pericolo di essere tuttora oggetto di pedinamenti e controlli da chi vorrebbe danneggiarlo». Ma un altro consulente del Tribunale, Raffaele Castiglioni, aveva invece concluso che pedinamenti e violazione della privacy, «fatti pur gravi e riprovevoli, ben difficilmente possono ritenersi causa di vera e propria "malattia" psichica».

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PRIMA SENTENZA SUI DOSSIER

Un milione a Vieri:

condannate Inter e Telecom

L’ex giocatore aveva chiesto 22 milioni di risarcimento. Il suo legale: «Soddisfatti, ma non ci fermeremo»

di PIETRO GUADAGNO (CorSport 04-09-2012)

MILANO - Un milione di euro. E' il risarcimento a cui sono state condannate l'Inter e Telecom Italia per aver "spiato" Bobo Vieri. La sentenza, «provvisoriamente definitiva», come si legge nel dispositivo, porta la firma del giudice della decima sezione Damiano Spera, che ha ritenuto «entrambe le società solidalmente responsabili del danno subito». Nei prossimi giorni verranno fornite anche le motivazioni e si comprenderà meglio come proseguirà la battaglia. Nessuna delle 3 parti coinvolte ha intenzione di finirla qua. L'ufficialità ancora non c'è, ma si può già dare per scontato l'appello del club nerazzurro e di Telecom, che sono state condannate a pagare a Vieri anche due terzi delle spese processuali sostenute per un totale di 38.195 euro.

RICHIESTE INIZIALI - E lo stesso ha già annunciato anche l'avvocato Bongiorno, legale dell'ex-attaccante interista. «Leggeremo le motivazioni che hanno portato a stabilire l'entità del risarcimento e poi valuteremo come presentare ricorso. Di sicuro non ci fermeremo», ha spiegato. Le richieste iniziali erano decisamente più elevate: 12 milioni al gruppo di telecomunicazioni e di 9,250 milioni alla società di Moratti, il tutto a causa dello stato depressivo in cui dichiarava di essere precipitato Vieri quando scoprì di essere stato pedinato dalla squadra per cui era tesserato.

GIUSTIZIA SPORTIVA - Stando alle parole dell'avvocato Bongiorno, sembra che la battaglia proseguirà anche in altri ambiti. «Utilizzeremo la sentenza per chiedere alla Federcalcio la riapertura del procedimento sportivo», ha affermato. Per la verità, però, altri tentativi del genere erano già stati effettuati, dopo che i fatti sotto giudizio erano stati già stati giudicati come prescritti dalla giustizia sportiva. E, infatti, le risposte erano state negative, oppure non erano nemmeno arrivate. Ecco perché l'Inter, da questo punto di vista, si sente totalmente tranquilla.

POSSIBILE PRECEDENTE - Il legale di Vieri non nasconde la soddisfazione per la sentenza del tribunale. «E' stata una bella vittoria, perché non è facile ottenere un risarcimento per queste cose. E' stata accertata per la prima volta la responsabilità di Inter e Telecom per il pedinamento e la raccolta di tabulati telefonici. Si tratta di una materia del tutto innovativa e non è da escludere che la sentenza possa costituire un precedente». Contento anche Bobo: «Anche lui è soddisfatto, ma vuole capire come si è arrivati alla cifra di un milione di euro», ha concluso Bongiorno.

SOLO IL 5% - Già, perché il totale delle richieste era superiore ai 20 milioni e ne è stato riconosciuto soltanto il 5%. Non a caso, da corso Vittorio Emanuele hanno provveduto a sottolineare proprio questo aspetto. Ad ogni modo l'Inter attenderà le motivazioni per stabilire la nuova strategia. Anche perché gli episodi contestati sono 2: l'effettivo pedinamento che risalirebbe agli anni 2000 e 2001 e il cosiddetto dossier Tavaroli, datato invece 2004. Ed è necessario capire se la condanna è stata comminata per entrambi oppure per quale dei 2.

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L’ATTACCANTE FA GOL IN TRIBUNALE Seguito e controllato quando giocava per i nerazzurri

Spiare Vieri costa 1

milione a Inter e Telecom

Condannate le due società: Bobo denunciò di essere finito in depressione per colpa dei continui pedinamenti

VITA PRIVATA Le indagini fatte su ordine di Moratti. L’ex punta chiedeva 20 milioni

di LUCA FAZZO (il Giornale 04-09-2012)

Milano Non tutte le privacy hanno lo stesso valore. Per le centinaia di dipendenti di Telecom, «dossierati» uno ad uno dall’ufficio Sicurezza dell’azienda ai tempi di Marco Tronchetti Provera e del suo segugio Giuliano Tavaroli, il risarcimento è stato di poche migliaia di euro. Per Christian Vieri detto «Bobo», già centravanti dell’Inter e della Nazionale nonchè fidanzato seriale di veline e starlette, il risarcimento sancito da una sentenza del tribunale di Milano ammonta a un milione tondo tondo, più rivalutazione e interessi. Poca cosa, rispetto ai venti milioni che il vecchio bomber aveva chiesto all’Inter e a Telecom. Ma comunque una soddisfazione. Anche perché le costose indagini compiute su ordine di Massimo Moratti e dei vertici della compagnia telefonica non arrivarono a scoprire sul conto di Vieri niente che già non si sapesse: e cioè come il giovanotto avesse una robusta passione per le ore piccole, le feste e le pupe.

La storia dei dossier su Vieri era emersa quando le indagini della Procura di Milano avevano scoperchiato il calderone delle attività della Security di Telecom, scovando - nascoste in un dvd criptato - migliaia di pratiche investigative a carico di italiani oscuri o celebri, realizzati per conto di Telecom e Pirelli dall’agenzia investigativa fiorentina Polis d’Istinto. Tre di quelle pratiche chiamavano in causa i vertici dell’Inter, di cui Tronchetti Provera era all’epoca vicepresidente e secondo azionista. Una, la più ingombrante, chiamata «Ladroni», puntava a scoperchiare il «sistema Moggi», ovvero le relazioni occulte della Juventus con il mondo arbitrale: e qui Vieri non c’entrava. Due dossier, invece, portavano nell’intestazione il nome del corpulento centravanti nerazzurro. Uno realizzato alla fine degli anni Novanta dalla Polis d’Istinto su richiesta diretta di Massimo Moratti, allarmato dalle voci sempre più ricorrenti sulla condotta di vita non propriamente da atleta di Vieri. Questo incarico venne svolto dalla Polis d’Istinto pedinando a lungo Vieri nei suoi spostamenti diurni e notturni, spesso in compagnia di compagni di squadra, e documentandone abitudini discutibili come quella di violare ampiamente e regolarmente i limiti di velocità: ma i private eye lavorarono sempre in luoghi pubblici, senza tentare incursioni nelle residenze private frequentate da Vieri. Ciò nonostante la sentenza del tribunale civile dichiara illecita tale attività di spionaggio, dalla quale Vieri sostiene di avere ricevuto gravi traumi psicologici.

Il secondo dossier invece era stato commissionato da Carlo Buora, amministratore di Telecom, in vista di un possibile arruolamento di Vieri come testimonial. Il contratto alla fine non venne stipulato, anche perché Vieri pretendeva di essere pagato tramite una società offshore: ma nel frattempo la Security di Tim sottrasse dai computer aziendali i tabulati del telefonino di Vieri.

Analizzandoli emersero contati e amicizie «a rischio»: ed anche questa seconda attività viene considerata ora dai giudici una invasione inammissibile nella vita privata di Vieri, e viene anch’essa sanzionata con il megarisarcimento. Che Telecom e Inter impugneranno in appello, ma che nel frattempo dovranno iniziare a pagare.

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Un milione di euro a Bobo Vieri

«Spiato dall’Inter è andato in crisi»

Milano, il tribunale riconosce i danni e la violazione della privacy

LA CONDANNA

A pagare saranno società e Telecom

Tavaroli testimone chiave: «Mi hanno

cercato gli uffici di Tronchetti e Moratti»

di NICOLA PALMA (Il Giorno 04-09-2012)

BOBO VIERI batte Inter 1-0. L’ex bomber vince il primo match (legale) contro i vertici della sua ex squadra, accusati di averlo fatto spiare negli anni in cui vestiva la maglia nerazzurra: il giudice civile Damiano Spera ha condannato il club di corso Vittorio Emanuele e Telecom a risarcire con un milione di euro i danni psico-fisici lamentati dal calciatore. Che sostiene di essere stato controllato e pedinato per mesi, tra il 2000 e il 2001 e ancora nel 2004, ventiquattro ore su ventiquattro da una mezza dozzina di persone. Attività di cui si sarebbe occupato in prima persona l’investigatore privato Emanuele Cipriani, su input di Giuliano Tavaroli, allora capo della security di Telecom. Si parte proprio dalle parole di Tavaroli che, in un interrogatorio del 22 settembre 2006, racconta di avere ricevuto una telefonata della segreteria di Marco Tronchetti Provera, ai tempi presidente della società nonché membro del board nerazzurro: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti (Massimo, presidente dell’Inter, ndr), ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». A questa comunicazione, sempre secondo Tavaroli (che ha patteggiato quattro anni e due mesi nel procedimento penale sui presunti dossier illegali Telecom), fa seguito un incontro, definito «breve», con il patron della Beneamata e il vicepresidente Rinaldo Ghelfi, durante il quale Moratti avrebbe espresso le sue preoccupazioni sulle frequentazioni di Christian Vieri.

TAVAROLI affida la pratica a Cipriani, chiamato a scoprire i motivi che starebbero alla base, secondo l’Inter, del calo di rendimento dell’attaccante. In particolare, l’ex investigatore privato della Polis d’Istinto ha il compito di individuare i componenti dell’entourage di Vieri, «le persone che ruotavano intorno a Vieri, su cui c’era una marea di...». Quindi, sostiene ancora Tavaroli, «feci il transito dell’esigenza fra Inter e Cipriani, che svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall’Inter...». Pagato per quelle informazioni. Che finiscono qualche tempo dopo nelle mani dei magistrati milanesi che indagano sulla presunta attività di dossieraggio illegale portata avanti in seno a Telecom.

LA NOTIZIA trapela, Bobo lo viene a sapere dai giornali. Si dice choccato e amareggiato del fatto che la società alla quale ha dato sei anni della sua carriera l’abbia fatto spiare. Non ci dorme la notte, sostiene. Si fa prendere dalla depressione. Così, nell’aprile 2007, dà mandato all’avvocato Danilo Buongiorno di chiedere un maxi-risarcimento: il bomber vuole dodici milioni da Telecom e altri nove dall’Inter, a compensazione della violazione della privacy e per i danni morali, esistenziali, di immagine e patrimoniali patiti nella spy story. Per accertarne l’effettiva entità, il tribunale, su richiesta di Buongiorno, affida una perizia a uno psichiatra e a un medico legale.

AGLI ATTI finiscono pure le dichiarazioni rese da Tavaroli e un cd-rom consegnato ai pm dall’ex segretaria di Adamo Bove, il dirigente della security governance di Telecom morto suicida a Napoli: secondo il legale di Vieri, quei file documenterebbero tutti i contatti di Bobo fino al 25 giugno 2004. Tesi accolte, anche se con ogni probabilità sia l’Inter sia la Telecom, ritenute entrambe responsabili «nella produzione dei danni», impugneranno la sentenza (oggi le motivazioni) davanti alla Corte d’appello. «Il mio assistito è davvero contento — fa sapere l’avvocato Buongiorno —. Giustizia è fatta, è stato riconosciuto il danno subìto. Non era affatto scontato che avvenisse: questa sentenza potrebbe creare un precedente importante».

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LA SENTENZA Su di lui era stato trovato un dossier commissionato, secondo i giudici, dal club nerazzurro

Spiato da Telecom e Inter

un milione per Bobo Vieri

Le società condannate a risarcire l’ex calciatore

Il bomber rivendica danni all'immagine alla vita di relazione e mancati guadagni

di CLAUDIA GUASCO (Il Messaggero 04-09-2012)

MILANO Insonne e depresso. Bobo Vieri, come raccontava a luglio di un anno fa, era diventato l’ombra di se stesso. E il motivo, aveva spiegato, era l’incessante spionaggio cui era stato sottoposto dall’Inter quando vestiva la maglia nerazzura. Ora la squadra di Moratti e Telecom Italia sono state condannate al risarcimento in solido di un milione di euro in favore di Vieri, proprio per quell’operazione di intelligence di cui sarebbe stato vittima quando giocava nel club di Milano.

«Siamo soddisfatti per la sentenza. È stato riconosciuto il fatto illecito e che da questo è derivato un danno - commenta l’avvocato Danilo Buongiorno - Vieri mi ha detto di essere contento, per lui è una vittoria dato che ha subito un danno reale». Certo la decisione del giudice della decima sezione civile Damiano Spera è assai distante dalla richiesta di risarcimento avanzata dal bomber: 12 milioni di euro a Telecom Italia, 9 milioni e 250 mila euro all’Inter. «Leggeremo le motivazioni della sentenza», rinvia la valutazione il suo legale. Il tribunale, in ogni caso, ha riconosciuto che il malessere di Vieri sarebbe stata conseguenza del dossieraggio illegale effettuato dalla security di Telecom, in particolare sotto la guida di Giuliano Tavaroli, per conto dell’Inter. Un’attività particolarmente intensa, ha spiegato il calciatore, che sarebbe stato indebitamente controllato per sei, sette mesi consecutivi, di giorno e di notte, da cinque persone. A completare il dossier sui suoi spostamenti avrebbe contribuito l’acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici. A una simile pressione il calciatore non ha retto, tanto che tre anni dopo ne subiva ancora gli strascichi: «Esco di casa e devo stare attento se qualcuno mi segue, se parlo al telefono con i miei amici ho paura di essere ascoltato, se uno mi chiede di fare una foto con me non so mai se lo fa perché è un vecchio fan oppure se vuole usare quella foto per altro. Non ce la faccio più». Lo sfogo è stato raccolto dal tribunale che ha disposto anche una perizia medica per verificare i contraccolpi sulla salute del cannoniere che con la maglia nerazzurra ha giocato 190 partite ufficiali segnando 123 reti. E’ stato proprio in questo periodo, tra il 2000 e il 2001, e poi ancora nel 2004, che Vieri avrebbe subito i pedinamenti oggetto della causa civile.

L’incarico di raccogliere i dati arrivò tra il 2002 e il 2003 da Adamo Bove, il direttore della security Telecom morto suicida nel luglio del 2006 e della questione si sarebbe occupato, tra gli altri, l’ex capo della security di Telecom e Pirelli Giuliano Tavaroli, che nel processo milanese sui dossier illegali ha patteggiato una pena di quattro anni e due mesi. In un interrogatorio del 22 settembre 2006 Tavaroli raccontò di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Quindi ci fu un successivo incontro con Moratti, definito «breve» dal capo della security, in cui il presidente del club avrebbe espresso le sue preoccupazioni nei confronti dell’attaccante. La pratica finì sulla scrivania dell’investigatore privato Emanuele Cipriani, con l’incarico di fare chiarezza sull’entourage del bomber, sulle persone «che ruotavano intorno a Vieri su cui c'era una marea di...». Riferì Tavaroli: «Feci da tramite fra l’Inter e Cipriani, il quale venne pagato autonomamente dall’Inter». Agli atti della causa l’avvocato Buongiorno ha depositato anche un cd-rom che l’ex segretaria di Adamo Bove consegnò ai magistrati e in questo dischetto sarebbero stati riversati tutti i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004.

Adesso nel dispositivo il giudice afferma che «entrambe le società devono essere ritenute solidalmente responsabili del danno subito» da Vieri, da cui consegue la dichiarazione di «responsabilità di Telecom Italia spa e di F.C. Internazionale Milan spa nella produzione dei danni subiti dall’attore» e la condanna «in solido, al pagamento, in favore dell’attore, della somma di euro un milione, oltre interessi». Le due società dovranno pagare a Vieri anche due terzi delle spese processuali sostenute per un totale di 38.195 euro.

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A MILANO

Spiava Vieri, Inter condannata

La società nerazzurra e Telecom Italia dovranno risarcire con un milione l’ex attaccante che aveva denunciato

le due società per spionaggio negli anni 2000, 2001 e 2004. Presto ci dovrebbe essere il ricorso in Appello

Bobo sostiene di essere stato controllato anche 24 ore al giorno

di EMMA MASETTI (Il Romanista 04-09-2012)

Spiavano Christian Vieri, la sua vita, le sue abitudini e le sue amicizie. Quando l’attaccante indossava la maglia dell’Inter la stessa società nerazzurra e Telecom Italia avrebbero controllato i movimenti del giocatore il quale, una volta scoperta la cosa, ha fatto causa alle due società. Causa vinta, visto che l’Inter e Telecom Italia sono stati condannati al risarcimento in solido di un milione in favore dell’ormai ex calciatore.

Vieri nelle sue richieste aveva chiesto cifre più alte: 12 milioni a Telecom e 9,250 all’Inter. Lo spionaggio risale alla vicenda dei dossier illegali della passata gestione di Telecom. La decisione è stata presa dal giudice della decima sezione civile Damiano Spera nell’ambito della causa intentata dall’ex bomber che, ha lamentato di aver subito danni psico-fisici da quell’attività di dossieraggio illegale effettuata dalla security di Telecom, in particolare sotto la guida di Giuliano Tavaroli, per conto dell’Inter.

Per questo nei mesi scorsi il Tribunale ha disposto anche una perizia medica d’ufficio per accertare se l’ex attaccante soffra o meno di insonnia e di una forma depressiva, a causa del presunto spionaggio che avrebbe subito dall’Inter quando giocava nel club nerazzurro e che, anche in base all’indagine penale, si ritiene sia avvenuto tra il 2000 e il 2001 e nel 2004.

Bobo Vieri, assistito dall’avvocato Danilo Buongiorno, ha sostenuto di essere stato indebitamente controllato anche per 6 o 7 mesi consecutivi, 24 ore su 24, da quattro o cinque persone e tramite un’acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici. Tavaroli, che nell’inchiesta penale ha patteggiato la pena ed é stato condannato definitivamente a poco più di 4 anni di carcere, in un suo interrogatorio del 22 settembre 2006, raccontò di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette ».

Poi, un incontro definito breve con Moratti in cui il presidente gli avrebbe espresso le sue preoccupazioni nei confronti dell’attaccante e con Rinaldo Ghelfi «credo amministratore delegato». Da qui la decisione di incaricare Cipriani (sotto processo davanti alla Corte d’Assise di Milano) di capire quale fosse l’entourage di Vieri, «le persone che ruotavano intorno a Vieri su cui c’era una marea di...».

«Allora - raccontò Tavaroli, in quel momento in carcere - feci il transito dell’esigenza fra Inter e Cipriani che svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall’ Inter. . . ». Tra gli atti della causa ci sono, oltre ai verbali dell’ex capo del servizio di sicurezza della compagnia di telecomunicazioni, un cd-rom - depositato dall’avvocato Buongiorno - che l’ex segretaria di Adamo Bove, già dirigente della security governance della Telecom morto suicida a Napoli, consegnò ai magistrati. Il cd documenterebbe tutti i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004.

La sentenza del Tribunale civile è stata dichiarata "provvisoriamente esecutiva", come si legge nel dispositivo (non sono ancora disponibili le motivazioni), ed è probabile che le due società impugnino il provvedimento davanti alla Corte d’Appello.

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Calcio e inchieste. Il tribunale dispone un milione di risarcimento per le attività di «spionaggio»

Vieri batte Inter (e Telecom) per 1 a 0

LA VICENDA

L'ex attaccante aveva chiesto 21 milioni alle due società

per le intercettazioni subite tra il 2000 e il 2004

Probabile il ricorso in appello

di MARCO BELLINAZZO (Il Sole 24ORE 04-09-2012)

Un milione di euro. A tanto ammontano i danni alla privacy provocati a Bobo Vieri dalle attività di spionaggio commissionate dall'Inter e realizzate tra il 2000 e il 2001 e nel 2004, quando il bomber indossava la casacca nerazzurra, fra gli altri, dall'ex capo della security di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli e dall'investigatore privato Emanuele Cipriani. Questa almeno è la convinzione del tribunale di Milano che ieri ha condannato in solido Telecom e il club presieduto da Massimo Moratti.

Nell'autunno 2006, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura milanese sui dossier illegali creati nel "cono d'ombra" dell'azienda di tlc, gli inquirenti ne avevano scovato uno relativo all'ex attaccante della Nazionale. Vieri aveva perciò fatto causa alle due società chiedendo un risarcimento di 12 milioni a Telecom e di 9,2 milioni all'Inter per danni all'immagine, alla vita di relazione e per mancati guadagni. In particolare, Vieri ha sostenuto di essere stato spiato su richiesta dei vertici della squadra nerazzurra interessata a conoscere le sue frequentazioni e le sue abitudini, attraverso l'acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici e di essere stato monitorato per 6 o 7 mesi, 24 ore su 24, da quattro o cinque persone. Per valutare l'esistenza dei danni lamentati dall'ex bomber – insonnia e una forma depressiva – il tribunale aveva affidato nei mesi scorsi una perizia a uno psichiatra e a un medico legale. I due esperti, nonostante valutazioni non convergenti su alcuni punti, hanno concluso che «l'attività lavorativa di calciatore (...) è stata certamente e gravemente influenzata negativamente e totalmente fino a oggi». E proprio su questo assunto potrebbe essere fondata la sentenza emessa ieri dal giudice Damiano Spera. La decisione, di cui non sono ancora note le motivazioni, è stata dichiarata «provvisoriamente esecutiva» ma è molto probabile che sarà impugnata davanti alla Corte d'appello.

Agli atti del processo, nel quale è stato ascoltato anche l'ex presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera, c'è l'interrogatorio che Tavaroli ha reso il 22 settembre 2006. L'ex capo della sicurezza - che ha patteggiato ed è stato condannato definitivamente a poco più di quattro anni di carcere - ha raccontato di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera (in cui gli sarebbe stato detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette») e di aver avuto un breve incontro con Moratti, in cui il presidente nerazzurro gli avrebbe espresso le sue preoccupazioni nei confronti dell'attaccante. Da qui la scelta di rivolgersi a Cipriani (sotto processo davanti alla Corte d'assise di Milano).

L'avvocato di Vieri, Danilo Buongiorno, ha anche depositato un cd-rom che l'allora segretaria di Adamo Bove, il dirigente della security governance della Telecom morto suicida a Napoli, consegnò alla Procura. Il cd documenterebbe tutti i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004.

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Spy story

vince Vieri

Inter e Telecom

un milione a Bobo

di risarcimento

L'avvocato dell'ex attaccante:

«Riconosciuta la responsabilità

per la violazione della privacy»

di MARCO IARIA (GaSport 04-09-2012)

Vieri-Inter 1-0. Bobo incassa una prima vittoria contro la squadra in cui militò per 6 stagioni e segnò 123 gol: il Tribunale di Milano ha condannato la società nerazzurra e Telecom a versare un milione di euro in solido (più interessi e spese legali) all'ex attaccante. È il risarcimento stabilito dai giudici di primo grado della causa civile intentata da Vieri per essere stato spiato negli anni in cui giocava nell'Inter.

La genesi Tutto nasce dallo svelamento dei dossier illegali del gruppo di telecomunicazioni. Si scoprì che in mezzo a politici, imprenditori, giornalisti venivano pedinati pure giocatori, dirigenti, arbitri. Operazione «Progetto Care», questo il nome in codice dell'attività spionistica risalente al 2000 e riguardante non solo Vieri, ma anche Mutu, Ronaldo, Jugovic. Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza di Telecom, ha raccontato di una telefonata ricevuta dalla segreteria di Marco Tronchetti Provera: "Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette". «Quella fu la prima volta — il ricordo di Tavaroli — che l'Inter si rivolse a Tronchetti Provera e quindi a me per un supporto professionale». Le indagini vennero eseguite dalla Polis d'Istinto, il cui responsabile Emanuele Cipriani ha fatto mettere a verbale: «Tavaroli mi chiese di svolgere un'attività investigativa approfondita comprensiva di pedinamenti e di rilevamenti su tutte le persone che i predetti giocatori frequentavano nella vita privata. L'attività si è compendiata anche in appostamenti sotto casa ed in pedinamenti oltre che nell'acquisizione di informazioni dalle banche dati Sdi e anagrafe tributaria. Inoltre abbiamo svolto tutta un'analisi delle società a cui i predetti giocatori erano interessati». Fu la Wcs, società estera riconducibile a Cipriani, e non la Polis d'Istinto a fatturare il compenso all'Inter, «perché nelle intenzioni dell'Inter — spiegò Cipriani — così come segnalatomi da Tavaroli era opportuno che l'investigazione non risultasse o comunque fosse difficilmente individuabile».

Il legale Vieri aveva chiesto un risarcimento di 12 milioni a Telecom e di 9,25 all'Inter per il danno procurato e i disturbi psico-fisici (insonnia e depressione) sorti una volta che scoprì di essere stato spiato. Il suo avvocato Danilo Buongiorno è soddisfatto: «È stata riconosciuta la responsabilità delle due società per i fatti contestati, per la violazione della privacy, la raccolta illecita di tabulati telefonici, le interferenze nella vita privata. Ci riserviamo di appellare la sentenza per il quantum, una volta lette le motivazioni». Cosa che faranno sicuramente Inter e Telecom, di fronte a una sentenza che è comunque «provvisoriamente definitiva».

Nuovo fronte Dal punto di vista sportivo è già caduta la prescrizione, anche se Buongiorno annuncia che trasmetterà gli atti alla procura federale. Vieri aveva già chiesto invano alla Figc, due anni fa, la revoca dello scudetto 2005-06 dell'Inter e l'interdizione delle cariche societarie per il presidente Moratti e il vice Ghelfi. La sentenza Vieri potrebbe, comunque, giocare a favore dell'ex arbitro Massimo De Santis: anche lui ha fatto causa al club nerazzurro per l'attività spionistica relativa al Dossier Ladroni, quello della «combriccola romana». A ottobre nuova udienza, col giudice che dovrà sciogliere la riserva sull'ammissione di alcune prove. L'avvocato Paolo Gallinelli ha chiesto che il danno venga parametrato a quanto ottenuto da Vieri. E il 19 settembre riprende il processo Telecom, con la deposizione di Cipriani.

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Il dossier «Progetto Care» è una delle migliaia di attività spionistiche scoperte dalla magistratura milanese che ha indagato su Telecom. Il dossier è datato 2000, anche se l’avvocato di Christian Vieri, Danilo Buongiorno, ha depositato documenti che proverebbero che l’attività si è protratta fino al 2004. L’indagine, commissionata dall’Inter, è stata compiuta dalla società di investigazioni private Polis d’Istinto, con Giuliano Tavaroli, ex capo sicurezza Telecom che ha patteggiato una condanna a 4 anni, a fare da intermediario. Il club nerazzurro ha ammesso di aver chiesto controlli sulla vita privata di Vieri, ma senza immaginare che sarebbero state commesse intrusioni illecite nella vita privata del suo calciatore. Durante la causa civile intentata da Vieri, Cipriani ha raccontato: «Tavaroli telefonò in mia presenza almeno una volta a Moratti e almeno una volta a Ghelfi e riportò l’esito degli aggiornamenti intermedi dell’operazione. Quando consegnai il rapporto ho sentito personalmente Tavaroli chiedere alle segreteria di Moratti di fissare un appuntamento per riferire l’esito dell’indagine. Poi Tavaroli mi disse di essersi incontrato con Moratti, che era rimasto soddisfatto del lavoro svolto».

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L’Inter paga ancora Vieri

Risarcimento di 1 milione

per aver spiato il bomber

La società nerazzurra condannata con Telecom

Il legale di Bobo: “Ora la giustizia sportiva”

DANNI PSICOFISICI Il dossier di Cipriani ha causato «insonnia e depressione»

BATTAGLIA Il club ricorre L’ex giocatore anche «Chiediamo più soldi»

di ANDREA SCERESINI (LA STAMPA 04-09-2012)

Un milione di euro più gli interessi. È questa la cifra che Inter e Telecom dovranno versare – in solido – a favore di Christian Vieri, come risarcimento per l’attività di spionaggio che l’ex attaccante avrebbe subito quando giocava nel club nerazzurro. Lo ha stabilito ieri il giudice della decima sezione civile del tribunale di Milano Damiano Spera. Gli 007 – che furono assoldati con l’incarico di far luce sulle ragioni dell’improvviso calo di rendimento del bomber – avrebbero agito tra il 2001 e il 2002 e nel 2004: durante questo periodo, Bobo Vieri sostiene di essere stato illegalmente controllato, anche per sette mesi di fila, 24 ore su 24, da quattro o cinque persone e tramite l’acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici. Il famigerato dossier venne alla luce nell’autunno 2006, durante l’inchiesta Telecom: l’ex calciatore intentò causa civile, chiedendo 9 milioni e 250mila euro di risarcimento all’Inter e 12 milioni di euro alla società di telecomunicazioni. Oggi, a sei anni di distanza, Chistian Vieri può finalmente esultare: «È una sentenza storica, che mi riempie di soddisfazione – conferma il suo legale, l’avvocato Danilo Buongiorno -. Nei prossimi giorni saranno rese pubbliche le motivazioni della sentenza, che ci riserviamo comunque di impugnare, anche perché la cifra da noi richiesta era molto più consistente. Si tratta comunque di un risultato eccezionale: ho sentito Bobo, anche lui è contento». Ma non finisce qui: la battaglia legale dell’ex campionissimo nei confronti del suo vecchio club potrebbe ora estendersi su un nuovo fronte, quello della giustizia sportiva. «La nostra intenzione è senza dubbio questa – ha annunciato ieri sera l’avvocato Buongiorno -. La sentenza del tribunale di Milano ci ha dato chiaramente ragione, confermando la nostra ricostruzione dei fatti: la utilizzeremo al più presto per sollecitare un provvedimento del giudice sportivo a carico dell’Inter». Negli scorsi mesi il giudice Spera aveva disposto una perizia medica d’ufficio per accertare i danni psicofisici subiti da Vieri in seguito all’attività di dossieraggio, che gli avrebbe causato insonnia e depressione: il test ha avuto esito positivo. Secondo le tesi dell’accusa, il fascicolo riguardante il bomber sarebbe stato compilato dall’investigatore privato Emanuele Cipriani, dietro incarico della società nerazzurra. L’ex security manager di Telecom, Giuliano Tavaroli, in un interrogatorio del 2006 raccontò di essere stato contattato dalla segreteria di Tronchetti Provera: «Guardi – gli sarebbe stato detto -, la cercherà il dottor Moratti; ha bisogno di una mano;le chiederà una consulenza, tra virgolette». Il patron interista, preoccupato per le condizioni fisiche non eccelse del suo attaccante, avrebbe chiesto a Tavaroli di aiutarlo ad escogitare una soluzione. «Allora - raccontò Tavaroli agli inquirenti feci il transito dell’esigenza fra Inter e Cipriani, che svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall’Inter». La sentenza emessa dal giudice Spera è stata dichiarata – come si legge nel dispositivo «provvisoriamente esecutiva». In serata, la società nerazzurra ha fatto sapere che impugnerà il provvedimento di fronte alla corte d’appello. È probabile che la Telecom deciderà di adottare una strategia analoga.

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“Vieri spiato e pedinato per 4 anni

Inter e Telecom paghino un milione”

Maxi risarcimento all’ex attaccante: depressione e danni d’immagine

Sul calciatore un dossier illegale: la società lo faceva controllare

perché non si fidava del suo stile di vita e delle sue frequentazioni

di SANDRO DE RICCARDIS (la Repubblica 04-09-2012)

MILANO — Dopo i milioni spesi per i suoi gol, l’Inter dovrà pagare ancora Bobo Vieri. La società nerazzurra è stata condannata, insieme a Telecom Italia, a risarcire il suo ex attaccante con un milione di euro per l’attività di spionaggio che Bobo avrebbe subito tra il 2000 e il 2004. Anni in cui, nonostante le decine di reti che facevano tremare San Siro, la società evidentemente non si fidava dello stile di vita e delle frequentazioni del suo fuoriclasse.

Per quella attività di “spionaggio”, emersa durante le indagini della procura di Milano sui “dossier illegali” della vecchia gestione Telecom, società telefonica e Inter sono stati condannati in solido a risarcire il calciatore. L’ex attaccante di Inter, Milan e Juve, della Nazionale e di molte altre squadre di serie A, aveva chiesto un risarcimento di ben 21 milioni — dodici a Telecom, nove all’Inter — ma il tribunale ha stabilito equo solo il cinque per cento della somma, pur certificando la responsabilità delle due società nella «produzione dei danni subiti » dall’atleta.

Vieri aveva lamentato danni psicologici, come insonnia e depressione, tra il 2000 e il 2001, poi ancora nel 2004, quando — per conto dell’Inter — era stato pedinato e spiato, per di più con l’acquisizione dei suoi tabulati telefonici. Secondo l’accusa, dell’attività di spionaggio si sarebbe occupato tra gli altri il capo della security di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, che ha poi patteggiato una pena di quattro anni e due mesi nel procedimento penale. Proprio il manager aveva raccontato come era nata l’operazione. Tutto sarebbe partito da una telefonata ricevuta dalla segretaria di Marco Tronchetti Provera.

«Guardi, la cercherà il dottor Moratti — avrebbe detto la donna a Tavaroli — Ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Poi Tavaroli avrebbe incaricato Emanuele Cipriani, l’investigatore ancora oggi sotto processo, per rendere operativo il dossieraggio. «Allora — ammise Tavaroli — feci il transito dell’esigenza fra Inter e Cipriani che svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall’Inter». Da qui la richiesta del calciatore e del suo avvocato, Danilo Buongiorno, che a maggio hanno chiesto al tribunale di quantificare il danno attraverso un perizia medica. Vieri aveva denunciato un lavoro serrato di controllo nei suoi confronti: pedinamenti, verifiche sulle sue frequentazioni, accessi abusivi ai tabulati telefonici. Un’attività continua, secondo il calciatore, durata fino a sei o sette mesi consecutivi, ventiquattr’ore su ventiquattro, da parte di quattro o cinque persone. Agli atti anche un cd rom con tutti i contatti telefonici di Vieri fino al giugno 2004, depositato dalla difesa di Vieri. Il dischetto fu consegnato ai magistrati dall’ex segretaria di Adamo Bove, all’epoca dirigente della security governance di Telecom, poi morto suicida a Napoli. «Entrambe le società — si legge nel dispositivo del giudice Damiano Spera — devono essere ritenute solidalmente responsabili del danno subito» dal calciatore. Per questo Telecom Italia e Internazionale dovranno risarcire «in solido, un milione di euro, oltre interessi» e spese processuali. Le due perizie, non univoche, hanno stabilito che «l’attività lavorativa di calciatore è stata certamente e gravemente influenzata negativamente e totalmente fino ad oggi».

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Un milione per risarcire Vieri

Condannate Inter e Telecom

Dossier illegali Il giudice civile: tabulati controllati per 4 anni

Tavaroli disse: mi chiamò Tronchetti per conto di Moratti

di GIANNI PAVESE (l'Unità 04-09-2012)

L’INTER E TELECOM DOVRANNO RISARCIRE IN SOLIDO UN MILIONE DI EURO A BOBO VIERI, RICONOSCIUTO VITTIMA DELLO SPIONAGGIO SUBITO QUANDO MILITAVA NEL CLUB NERAZZURRO, ESATTAMENTE FRA IL 2000 E IL 2001 E NEL 2004. Lo ha stabilito il Tribunale di Milano. L’ex centravanti aveva chiesto un risarcimento di 12 milioni a Telecom e 9 milioni all’Inter. Per valutare l’esistenza del presunto danno subito da Vieri, il giudice civile Damiano Spera aveva affidato nei mesi scorsi una perizia a uno psichiatra e a un medico legale su richiesta dell’avvocato Danilo Buongiorno, legale dell’ex bomber, per dimostrare gli effetti (depressione, insonnia) che Vieri ha attribuito al dossieraggio subito.

Dello spionaggio si sarebbe occupato, tra gli altri, l’ex capo della security di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, che ha patteggiato 4 anni e due mesi nel procedimento milanese sui dossier illegali. Vieri sostiene di essere stato «spiato» dall’Inter tramite un’acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici e di essere stato «controllato» per 6 o 7 mesi consecutivi, 24 ore su 24, da quattro o cinque persone. Lo stesso Tavaroli è stato sentito come teste ed ha confermato di aver ricevuto, quando il bomber indossava la maglia nerazzurra, una telefonata dalla segreteria di Marco Tronchetti Provera (anche lui sentito come teste) in cui gli sarebbe stato detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Poi, un incontro definito breve con Moratti in cui il presidente gli avrebbe espresso le sue preoccupazioni nei confronti dell’attaccante e con Rinaldo Ghelfi «credo amministratore delegato». Da qui la decisione di incaricare Cipriani (sotto processo davanti alla Corte d’Assise di Milano) di capire quale fosse l’entourage di Vieri, «le persone che ruotavano intorno a Vieri su cui c’era una marea di...». «Allora - raccontò Tavaroli, in quel momento in carcere - feci il transito dell’esigenza fra Inter e Cipriani che svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall’ Inter...».

Tra gli atti della causa ci sono, oltre ai verbali dell’ex capo del servizio di sicurezza della compagnia di telecomunicazioni, un cd-rom - depositato dall’avvocato Buongiorno - che l’ex segretaria di Adamo Bove, già dirigente della security governance della Telecom morto suicida a Napoli, consegnò ai magistrati. Il cd documenterebbe tutti i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004. La sentenza del Tribunale civile è stata dichiarata «provvisoriamente esecutiva», come si legge nel dispositivo (non sono ancora disponibili le motivazioni), ed è probabile che le due società impugnino il provvedimento davanti alla Corte d’Appello.

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LA SENTENZA

Moratti risarcisce Vieri per le spiate

Inter e Telecom condannate a pagare un milione all’ex bomber, pedinato nel 2001 e 2004. Ne voleva 21

di MARCO CAPIZZI (Libero 04-09-2012)

Un milione di euro. È la cifra che l’Inter e Telecom Italia dovranno risarcire a Christian Vieri nell’ambito dell’inchiesta «Sismi-Telecom». La condanna arriva per lo «spionaggio» commissionato dalla società di Massimo Moratti nei confronti dell’ex attaccante nerazzurro durante le stagioni 2000-2001 e nel 2004. La sentenza conclude un processo iniziato cinque anni fa con la richiesta di Vieri di un indennizzo di 21 milioni di euro (9 milioni dall’Inter e 12 da Telecom).

L’inchiesta sull’ex attaccante della Nazionale fa parte di un ramo molto più ampio, quello della cosiddetta vicenda «Sismi-Telecom», scoppiata nel 2006 e relativa ad alcune intercettazioni illegali compiute allo scopo di realizzare un cospicuo numero di dossier su personalità della politica, dello spettacolo e dello sport. Tra questi, compare appunto, quello su Bobo Vieri, richiesto dall’Inter. Il fascicolo venne trovato dalle forze dell’ordine negli archivi informatici di Emanuele Cipriani, all’epoca direttore dell’agenzia investigativa «Polis d’Istinto» di Firenze. Cipriani era a stretto contatto con l’altro grande protagonista della vicenda Giuliano Tavaroli, responsabile della sicurezza della Telecom. Dal dossier si capiva chiaramente che Vieri era stato pedinato durante le sue uscite notturne. I periodi in cui Bobo veniva spiato erano quelli in cui la punta non trovava più il gol, con prestazioni sempre più deludenti. Da lì, il sospetto della società che il tesserato svolgesse una vita notturna esagerata al punto tale da non rendere al meglio poi la domenica in campo. Lo spionaggio era documentato da una fattura di pagamento emessa dal club milanese a beneficio di una società estera di proprietà di Cipriani. Inoltre, la security dell’azienda telefonica aveva a sua volta compiuto degli accertamenti illegittimi sui tabulati del calciatore.

Non appena scoperta tutta la vicenda, nel 2006, Vieri ha denunciato la sua vecchia squadra assieme alla Telecom, richiedendo un risarcimento di circa 21 milioni. Nella richiesta di rimborso venivano anche allegate le documentazioni mediche per cui Bobo, dopo aver saputo di essere pedinato, era caduto in un periodo di depressione e aveva anche pensato di ritirarsi dal calcio giocato. A nulla erano valse le scuse di Massimo Moratti che, interrogato sei anni fa da Francesco Saverio Borrelli, capo dell’ufficio indagini Figc, aveva ammesso le proprie colpe: «È stata una cosa non bella, vi chiedo di scusarmi con lui». Bobo ha comunque voluto andare avanti nella causa richiedendo anche la revoca dello scudetto 2006 assegnato all’Inter e la sospensione dalle cariche di presidente e di vicepresidente dell’Inter di Massimo Moratti e Rinaldo Ghelfi anche perché i pedinamenti e le intercettazioni avrebbero riguardato non il solo Vieri, ma anche altri giocatori nerazzurri, tra cui Mutu, Ronaldo e altri. La giustizia sportiva aveva comunque archiviato la pratica già cinque anni fa: «Il Procuratore federale, esaminata la relazione dell’ufficio Indagini sugli accertamenti richiesti dalla Procura federale in ordine a numerosi articoli di stampa riguardanti il comportamento di dirigenti della società Internazionale nei confronti dell’arbitro Massimo De Santis, dei calciatori Christian Vieri, Adrian Mutu, Luis Ronaldo Da Lima Nazario, Vladimir Jugovic e del tesserato Mariano Fabiani, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte». La giustizia ordinaria invece ha deciso in maniera opposta: Inter e Telecom condannati, Vieri risarcito.

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Decisione giusta

Un’altra vittima degli «onesti»

Adesso riscriviamo Calciopoli

di MISKA RUGGERI (Libero 04-09-2012)

Se la giustizia sportiva fa acqua da ogni parte, e gli esempi sono troppo numerosi e noti per essere qui riportati, quella ordinaria, di tanto in tanto, funziona. E stavolta lo ha dimostrato. Svelando, con quel timbro dei tribunali che tanto piace, al punto che molti con esso vorrebbero riscrivere la storia del calcio, la barzelletta degli «onesti». Altro che vittime innocenti dei maneggi di Calciopoli, questa sì adesso da riscrivere davvero. Qui siamo davanti a una vera e propria centrale di spionaggio, dipinta di nerazzurro, che spiava i propri calciatori, gli arbitri e gli avversari. Moggi compreso, tramite un ex manager della Telecom morto suicida. Per poi consegnare tutto al vicepresidente dell’Inter Facchetti.

Insomma, non riuscendo a vincere nulla sul campo nonostante i milioni e milioni di euro investiti, o perché avevano una squadra di bidoni o perché i loro campioni si davano alla bella vita o perché semplicemente non erano baciati dalla fortuna o per qualsiasi altro motivo, provavano a farlo fuori, in segreteria direbbe Mourinho, ricorrendo a ogni mezzo. Legale o illegale. Pedinando e intercettando a tutto spiano.

E poi, se un tuo giocatore non rende come preventivato (cosa tutta da dimostrare, visto che Vieri e Ronaldo, pur tra inevitabili alti e bassi, hanno onorato la maglia con il sudore e i numerosissimi gol segnati), lo convochi in sede, lo affronti a muso duro e quindi lo mandi via. Ma non lo tratti come un mafioso o uno spacciatore di droga.

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Decisione sbagliata

Tutelare il proprio capitale

non può essere una colpa

di GIANLUCA VENEZIANI (Libero 04-09-2012)

Che mister 90 milardi ora ne ottenga 2 (un milione di euro) per essere stato vittima di spionaggio, potrebbe suonare come una svalutazione di Vieri. In realtà dimostra quanto le prodezze calcistiche e non di Bobo pesino ancora sull’Inter. Chi ha speso così tanti soldi per accaparrarsi un giocatore (parliamo di 45 milioni di euro, mica quisquilie) ha forse il diritto di tutelare il suo capitale, di assicurarsi e verificare che i suoi soldi siano stati ben spesi. Se invece uno come Vieri, che nel 2004 aveva iniziato a farsi notare più per le gesta fuori dal campo che per le sue prodezze sotto porta, comincia a non ripagare quell’investimento, anzi fa di tutto per dissipare il suo talento e dunque i denari della società, forse non è così scandaloso che l’azienda si tuteli, monitorando anche la vita privata del suo «dipendente». A questo punto i soloni della difesa della privacy potrebbero arrabbiarsi. Ma il punto è: fino a che punto è vita privata quella che inficia le prestazioni sul campo, che condiziona la vita professionale? Se Vieri fosse stato Maradona - imperdonabile nel privato, ma impagabile nel pubblico, davanti al suo pubblico - non avremmo nulla da ridire e anzi condanneremmo la dirigenza per il controllo eccessivo. Ma se i bagordi notturni finiscono per far dimenticare le reti, se il gossip prevale sullo sport, allora è meglio porre un freno. A mali estremi, estremi rimedi.

E poi, un professionista come Vieri non avrebbe dovuto avere bisogno di un «padre» che ne tenesse a freno gli eccessi. A una certa età e con un certo stipendio, è giusto diventare responsabile da soli.

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CONDANNA PESANTISSIMA

Un milione a Vieri da Inter e Telecom

di ALBERTO PASTORELLA (TUTTOSPORT 04-09-2012)

MILANO. Bobo Vieri ha vinto la sua battaglia contro l’Inter e contro Moratti. Il tribunale di Milano ha condannato il club nerazzurro e Telecom Italia, in solido, a risarcirgli un milione di euro per l’attività di spionaggio fatta a più riprese nei suoi confronti, tra il 2000 e il 2001 e poi ancora nel 2004. Vieri, assistito dall’avvocato Danilo Buongiorno, aveva chiesto un maxi indennizzo di 12 milioni a Telecom e di 9 milioni e 250 mila euro per l’Inter. La cifra è stata dunque assai ridimensionata, ma resta una condanna pesantissima, oltre che da un punto di vista economico, anche e soprattutto da quello morale. Non solo, questa condanna rischia di essere anche il lasciapassare verso altre condanne per “spionaggio”: il prossimo 24 ottobre ci sarà una nuova udienza su un altro processo per risarcimento, quello intentato dall’ex arbitro De Santis, anche lui, secondo le accuse, spiato dalla Telecom per conto dell’Inter. Moratti, proprio per questa vicenda, era stato anche interrogato da Borrelli, allora capo dell’Ufficio Indagini, e già allora aveva confermato i pedinamenti, dicendo che si era trattato di “una cosa brutta” e di volersi “scusare con Vieri”. In realtà, i rapporti tra i due sono da anni ai minimi termini, tanto che Bobo aveva addirittura presentato un esposto per revocare lo scudetto assegnato all’Inter nel 2006. Peraltro, anche successivamente, con la famosa relazione di Palazzi relativa alle nuove interecettazioni emerse dal processo di Napoli, si è capito che il comportamento dell’Inter era stato tutt’altro che limpido in quegli anni.

IN PROCURA Il Tribunale di Milano, anche alla luce di una perizia medica d’ufficio disposta ad accertare se l’ex attaccante soffrisse di insonnia e di una forma depressiva, a causa del presunto spionaggio, ha dunque stabilito il maxi risarcimento, che è stato dichiarato provvisoriamente esecutivo. E’ certo il ricorso delle due società condannate, che mentre preparano una nuova difesa contro Vieri, dovranno anche guardarsi dall’analoga richiesta fatta, come detto, dall’ex arbitro De Sanctis. Anche lui parte da 21 milioni di euro di risarcimento: non essendo un dipendente nerazzurro, come invece era Vieri, c’è un’aggravante in più per chi lo spiò.

Modificato da Ghost Dog

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 04-09-2012)

Ma l'Inter spiava

anche gli arbitri?

E' normale spiare un dipendente di cui non ci si fida? Secondo il tribunale di Milano no, tanto ad aver condannato Inter e Telecom a versare in solido a Bobo Vieri un milione di euro (ne aveva chiesti in totale 21). Il club nerazzurro, anni 2000, temeva le frequentazioni di Vieri, e non solo di lui (Mutu, Ronaldo, Jugovic). Per questo aveva attivato un apparato di controllo, legato appunto alla Telecom di Tavaroli e Cipriani, che ha portato ora alla condanna in primo grado, ma già in parte esecutiva.

Ma la cosa non finisce qui, a quei tempi (siamo ai primordi di Calciopoli) succedevano cose strane nel mondo del calcio, succedeva di tutto. Ci sono state condanne sportive (passate in giudicato e che hanno portato alla radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini: anche se i tre non si arrendono di sicuro). C'è stata una condanna penale di primo grado, pesante soprattutto nei confronti di Moggi, mentre Giraudo ha scelto il rito abbreviato, è stato condannato pure lui e ora aspetta l'appello. Molte situazioni di frode sportiva per andranno in prescrizione. "Ma io rinuncio, voglio andare avanti: voglio la verità", ci ha detto l'ex designatore arbitrale, Paolo Bergamo. La vicenda lascia ancora grandi ombre, su quello che è successo realmente e sugli eventuali coinvolgimenti di altri club: molti di questi (fra cui l'Inter) hanno scampato il processo sportivo (ripeto: processo, che non vuole dire assolutamente condanna) solo per la prescrizione. Ci sono state polemiche feroci sullo scudetto 2006 assegnato ai nerazzurri dai "saggi" di Guido Rossi: la Juventus ha rapporti pessimi con la Figc e non è ancora finita (in autunno la parola al Tar del Lazio). Ora questo caso di spionaggio, con questa prima condanna. Altri personaggi del mondo del calcio però sono interessati a questa vicenda: Massimo De Santis, poi Moggi, Paolo Bergamo, eccetera. Normale che un club di calcio metta in atto un'attività investigativa (illegale) su propri dipendenti, arbitri, designatori, dirigenti di società e federali, eccetera eccetera?

Bergamo, con l'avvocato Silvia Morescanti, si è rivolto al tribunale di Firenze: ha chiesto la stessa cifra di risarcimento di Vieri (ma forse si accontenterebbe di un milione...) e la causa è già a buon punto. Pare che l'attività di spionaggio e di dosseraggio della Telecom fosse molto estesa a quei tempi, anche in campo sportivo: da stabilire semmai il coinvolgimento diretto del club di Massimo Moratti. Secondo l'avvocato Paolo Gallinelli, che difende l'arbitro (ex arbitro) Massimo De Santis, l'Inter è responsabile e questa vicenda potrebbe avere riflessi anche su calciopoli. Non tanto a livello sportivo (ormai è tutto prescritto) ma penale in occasone del processo d'appello. "Certo, a livello sportivo l'Inter non ci ha fatto di sicuro una bella figura....", sostiene Gallinelli. L'articolo 1 delle Figc parla di lealtà e correttezza: ma a quei tempi, si sa, c'era una guerra in atto e nessuno si fidava degli altri. Anche De Santis ha chiesto un risarcimento danni, quantificando la cifra sulla falsariga di quella chiesta da Vieri. "Questa condanna-spiega Gallinelli-è importantissima anche per noi. La nostra causa sta andando avanti, ormai siamo a buon punto: Tavaroli ha già confermato tutto e adesso il 19 ottobre tocca a Cipriani deporre in tribunale: nonostante sia ancora imputato nel processo Telecom (mentre Tavaroli ha patteggiato), Cipriani si è detto disposto a parlare". De Santis era stato spiato a lungo: su di lui il Dossier Ladroni 1 (mentre del n.2 non c'è traccia). Controlli sui tabulati telefonici (pare non ci siano intercettazioni, o, se ci sono, non sono mai venute a galla), suoi suoi redditi, su eventuali ipoteche, sul suo tenore di vita. Non solo, andava a controllare anche negli hotel dove alloggiava alla vigilia delle partite. Di fatto, gli spioni di Cipriani, incaricato della indagine, non scoprirono nulla di compromettente per De Santis e la sua famiglia. Niente provenienza sospetta di denaro, niente di niente. Ma è normale per una società sportiva controllare un arbitro? D'accordo che non si fidavano di lui, come di nessuno: ma c'è (anzi, c'era) l'Ufficio indagini della Figc, ci sono le procure della Repubblica. Lì, avrebbero dovuto passare le indagini. Possibile che Moggi facesse così paura? Manovrasse tutto? Pur rispettando le condanne che ci sono state, si può dire che di quegli anni restano ancora troppe zone d'ombra, e troppe macchie...

Figc: Lotito torna in consiglio. Ma arriva il commissario ad acta...

Oggi la Giunta del Coni, la prima dopo Londra, ha deciso di sospendere l'articolo 11 del codice di comportamento sportivo, il codice etico che vietava qualsiasi carica ai dirigenti sportivi condannati anche in primo grado. In attesa del giudizio definitivo. Assurdo in Italia dove la giustizia ordinaria ci mette una vita a chiudere i processi (quando non vanno in prescrizione). Per questo si pensa ad una modifica da attuare entro ottobre: massimo uno stop di 24-30 mesi. Nel frattempo, Claudio Lotito, patron della Lazio, già domani può rientrare in consiglio federale. La Figc deciderà, sempre domani, di annullare l'assemblea statutaria del 17 settembre, come da noi annunciato, in quanto non c'è accordo fra le Leghe per la ripartizione dei posti in consiglio federale. La Lega di A ne chiede 3, la B 1, la Lega Pro tre. Totale sette, ma i posti in futuro saranno solo sei perché i consigli federali dovranno avere al massimo 20 dirigenti (il presidente più 19). Non essendoci accordo in Figc arriverà il commissario ad acta, Giulio Napolitano, "che avrà pieni poteri sulla riforma di questo statuto" come spiega Petrucci. Secondo il Coni il professor Napolitano, docente universitario e figlio del presidente della Repubblica, potrà quindi riscrivere la norma stabilendo anche le quote di ripartizione delle Leghe. Secondo la Lega Pro non è così: ci sarà battaglia? In autunno dovranno votare Leghe e componenti con le nuove norme stabilite dal Coni, poi in dicembre le elezioni alla Figc (via libera per Abete). Infine, il Coni terrà la sua assemblea elettiva il 19 febbraio 2013 (Pagnozzi favorito su Malagò). Oggi Petrucci ha elogiato Renato Di Rocco per la lotta al doping (niente azzurro per i ciclisti anche solo indagati dalla procura antidoping del Coni) ma ci sono proteste dall'associazione corridori e da alcune società. Date le cifre infine delle spese olimpiche. La spedizione a Londra, fatta in economia, è costata al Coni circa 1 milione e 700.000 euro. Contributo Cio, 600 euro. Casa Italia a parte (hanno pagato gli sponsor). A parte anche i premi ai vincitori di medaglia, che saranno di circa 6 milioni. Si aspetta la fine dei Paralimpici. Ora la resa dei conti in alcune Federazioni, fra cui quella di atletica. Petrucci continua infine a difendere la Pellegrini: ma ci crede davvero?

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Tempo Scaduto di ALIGI PONTANI (Repubblica.it 04-09-2012)

Nel mondo fatato del calcio

ora si facciano i processi

Nel mondo fatato del calcio ogni cosa torna al suo posto, come per incanto. L'importante è partire, lasciare che lo spazio indebitamente occupato da faccende noiose come corruzione, scommesse, illeciti, impicci e imbrogli venga riconquistato dai primi gol e pure dai primi insulti, che fanno tanto colore. Bastava aspettare, avevano ragione quelli che la sanno lunga: quando c'è una tempesta, chiuditi in casa e aspetta che passi, pazienza se quando sarà finita troverai qualche albero sradicato per strada. E chi gestisce il calcio la sa lunghissima: aveva chiesto a Palazzi di far cominciare a qualsiasi costo e in qualsiai modo i campionati in tempo, e pazienza se ad essere sradicati sono stati alcuni elementari principi di giustizia, come la parità di condizioni e il diritto alla difesa. Ora che ci sono i gol, chissene frega: alla gente quello interessa.

Seguendo queste profonde linee di pensiero, il calcio è in effetti ripartito alla grande: magari gli stadi sono solo un po' più vuoti, uno non aveva proprio pubblico, in un altro non c'era il prato, qualche giocatore nemmeno proprio famosissimo ha detto che in Italia no, meglio non venirci, allenatori invece celebri sono stati più diretti nelll'affermare che da noi il campionato fa schifo, il signorile boss dei procuratori, quello che vende ogni anno Ibrahimovic, ha sepolto il tutto sotto la lapide del declino irreversibile, e visto che lui fa il mercato c'è pure da credergli, pensa come siamo ridotti.

Purtroppo nell'oblio provocato dalla rinnovata festa del calcio da tv, molti si sono dimenticati che la faccenda scommesse non è finita. A metà settembre ci sarà il processo ter (o quater, dipende dal metodo di conteggio) riservato con lungimirante ritardo al troncone che riguarda Napoli, Lazio e Genoa. Tenere i pesci grossi alla fine è stata una geniale trovata di una giustizia sportiva che esce maciullata dall'estate: dev'essere per questo che il procuratore Palazzi, al quale hanno più o meno riso in faccia tutti, dagli accusati ai condannati agli assolti ai giudici di secondo grado, è stato prontamente confermato per altri 4 anni dal soddisfatto Abete. Basta un numero, per capirsi: 17, come i giocatori del Bari stagione 2009-10 indagati dai magistrati per aver venduto due partite e ancora a spasso per mezza serie A.

Adesso, però, questi processi bisogna farli, e i tifosi delle squadre processande hanno già cominciato un fuoco di sbarramento feroce contro chi si è azzardato a ricordare lo scempio di una giusitizia a puntate, che ha privato subito qualche squadra dei propri giocatori o allenatori, consentendo invece ad altre di usufruirne almeno fino a quando non arriveranno le sentenze. Sembra irrilevante: non lo è affatto. Il principio fondante della giustizia è quello, nello sport come ovunque, di essere uguali di fronte alle regole e ai giudici. Alzi la mano chi davvero pensa che il calcio italiano lo stia rispettando. Oppure, meglio, si unisca al folto grupppo di chi pensa, e talvota perfino dice, che non poteva andare diversamente perché l'unica vera missione era far ripartire lo show. Le ingiustizie si dimenticano, gli affari e le poltrone restano.

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COLPI DI TACCO

Se la Vecchia gioca ancora sporco

di MARIO BIANCHINI (Il Romanista 04-09-2012)

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Spettacolo sontuoso offerto dalla Roma in terra interista, il solito scandaletto juventino a Udine, la costante luce partenopea che continua a brillare sul cielo di Napoli. Riscontri emblematici che lasciano intuire su quali probabili binari potrebbe scorrere il treno del campionato. Ad appena due giornate dall’inizio, sarebbe saggio non formulare pronostici affrettati. Ma il nostro è soltanto un giochino affidato al fiuto del segugio con tutte incognite che ne conseguono. Al momento, fermiamoci ai primi segnali, terreno di provvisorie realtà che spesso però finiscono per confermarsi.

Dipende dallo spessore delle concorrenti e la Roma scintillante di San Siro ha conquistato già il primo posto nella scala della qualità. La squadra di Zeman ha dimostrato di saper coniugare la freschezza della gioventù con lo sfarzo di un gioco moderno, a tratti “terrificante“ per gli incolpevoli avversari. Facendo un paragone con il rugby, in certi frangenti è sembrato di rivedere le azioni devastanti del “gioco alla mano”, come cunei possenti che hanno mandato in frantumi la difesa meneghina. Le luci della ribalta hanno illuminato tutte assieme il palcoscenico dello spettacolo, ma è stata soprattutto la stella cometa di Francesco Totti a guidare la compagnia verso l’applauso finale.

Per rispetto al Capitano non ci inoltreremo sul terreno delle lodi. Rischieremmo di essere banali e ripetitivi avendo egli “saccheggiato” gli aggettivi più prestigiosi di tutti i vocabolari. Resta nella mente quella scritta curiosa apparsa qualche giorno fa sulla maglietta di Francesco: "Il bello deve ancora venire". Eh no, caro Capitano, dove ci vuoi portare? In Paradiso? Ma i tifosi romanisti non si spaventeranno, anzi ci sperano dopo aver sostato troppo a lungo nel Purgatorio.

La piccola rassegna accennata in antefatto, ci riporta purtroppo all’inquietante realtà di antiche malefatte che subdolamente potrebbero ripresentarsi, ad inficiare la corsa. Come recitava uno striscione sugli spalti milanesi, esibito dagli stessi interisti, Zeman viene considerato un’icona del calcio pulito. Ma la vecchia signora pare che non abbia perduto il vizio di giocare sporco, aiutata da puntuali compari in giacchetta nera. Non inganni il risultato di quattro gol con cui si è imposta ad Udine. Una nefanda decisione arbitrale ha indebolito la diga friulana e giù reti a ripetizione , con Giovinco “maramaldo” contro avversari mortificati e dimezzati.

Considerati i precedenti di Pechino e le “strane” decisioni alla prima di campionato contro il Parma, c’è davvero da temere per il calcio nitido di Zeman. Signori del potere, dopo aver chiuso un occhio in Cina, dopo gli insulti rimasti impuniti alla magistratura sportiva, seguiti da allegre scampagnate in favore delle “vittime” Conte, Bonucci, Pepe, non fateci assistere ad altri scempi. Non lo gradirebbe neppure il Napoli di Mazzarri il quale, insieme con la Roma sta portando pesanti minacce all’ex "triangolo" nordista. Due, contro la mela stregata dei juventini. Dietro, il deserto. Ci sono soltanto alcune pulci di colore biancoceleste che hanno la tosse. Ma a quelle, se non soccomberanno prima, penserà lo “sciroppo” del giudice Stefano Palazzi. Dettagli ricordati giusto per curiosità e che interessano relativamente poco ai romanisti, “puliti” e trionfanti alla cosiddetta Scala del Calcio.

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Dossier illegali, motivazioni sentenza: per Vieri ansia e sofferenza psico-fisica

04.09.2012 14:34 di Daniel Moretti

Bobo Vieri ha subito ''un'indebita intromissione nella propria sfera privata'' che gli ha causato ''uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica''. E' un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui il giudice di Milano Damiano Spera ha condannato l'Inter e Telecom al risarcimento di 1 milione di euro a favore dell'ex attaccante nerazzuro per la vicenda dello 'spionaggio' ai suoi danni messo in atto dalla security di Telecom quando era guidata da Giuliano Tavaroli.

'Le prove testimoniali - scrive il giudice della decima sezione del Tribunale civile di Milano - hanno comprovato che l'apprendimento della notizia di aver subito una rilevante violazione della propria vita privata ha comportato'' per Vieri, che nella causa e' assistito dall'avvocato Danilo Buongiorno, ''una indubbia sofferenza''. Secondo il magistrato, ''tale circostanza appare del resto verosimile in quanto puo' ritenersi massima di comune esperienza che un'indebita intromissione nella propria sfera privata da parte di soggetti estranei, tanto piu' quando viene effettuata in modo subdolo e con modalita' illecite, ingenera nella vittima uno stato di sofferenza''. Del resto, si legge ancora nelle motivazioni, anche la perizia medica sulle condizioni dell'ex attaccante stilata da due esperti (Vieri aveva detto di soffrire di insonnia e di una forma depressiva da quando aveva saputo di essere stato spiato e pedinato) ''ha confermato uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica che, sebbene inidoneo a comprovare la lesione (temporanea e permanente) del diritto alla salute, integra il danno non patrimoniale in esame''. All'ex bomber, infatti, che aveva chiesto alla Telecom e all'Inter in totale oltre 21 milioni di euro di danni, non sono stati riconosciuti il danno patrimoniale e il ''danno non patrimoniale da lesione del bene salute'', ma quello ''non patrimoniale da lesione del diritto alla privacy''. Ai fini della liquidazione del danno, chiarisce il giudice nella sentenza, ''deve altresi' tenersi conto della durata dell'attivita' illecita delle convenute (Inter e Telecom, ndr), protrattasi per circa 4 anni e dell'enorme (acclarato) effetto mediatico che ha certamente aggravato lo stato di inquietudine e di ansia dell'attore''.

http://www.tuttojuve...dnotizia=108702

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Avv. Vieri: Sentenza contro Inter a giustizia sportiva

Il legale dell'attaccante, Danilo Buongiorno, trasmetterà alla Giustizia sportiva, per chiedere la riapertura del procedimento che era stato archiviato, la sentenza con la quale Inter e Telecom sono state condannate a pagare un milione di euro all'ex calciatore per un'attività di dossieraggio ai suoi danni

MILANO - L'avvocato di Bobo Vieri, Danilo Buongiorno, trasmetterà alla Giustizia sportiva, per chiedere la riapertura del procedimento che era stato archiviato, la sentenza con la quale Inter e Telecom sono state condannate a pagare un milione di euro all'ex calciatore per un'attività di dossieraggio ai suoi danni. La società nerazzurra e quella telefonica sono state condannate per violazione della privacy. Un primo procedimento a carico dell'Inter era stato archiviato dalla Figc.

INTROMISSIONE - Bobo Vieri ha subito "un'indebita intromissione nella propria sfera privata" che gli ha causato "uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica". È un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui il giudice di Milano Damiano Spera ha condannato l'Inter e Telecom al risarcimento di 1 milione di euro a favore dell'ex attaccante nerazzuro per la vicenda dello 'spionaggiò ai suoi danni messo in atto dalla security di Telecom quando era guidata da Giuliano Tavaroli.

MOTIVAZIONI - Lo 'spionaggio' subito non può essere considerato una causa che ha impedito a Bobo Vieri di partecipare ai Mondiali del 2006. Lo scrive il giudice di Milano, Damiano Spera, nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato l'Inter e Telecom a risarcire l'ex bomber con un milione di euro, non riconoscendo però all'ex attaccante nerazzuro un "danno patrimoniale" legato alla fine della sua carriera. "Allo stato - si legge nelle motivazioni - non risultano danni patrimoniali accertati. Non può, infatti, ritenersi provato che i fatti per cui è causa abbiano determinato per l'attore minori possibilità di guadagno". Vieri, spiega il giudice, "ha concluso un contratto di ingaggio con la società Atalanta ed ha giocato per la predetta squadra anche in epoca successiva alla diffusione della conoscenza dei fatti per cui è causa a mezzo dei mass media; successivamente, lo stesso ha anche giocato con la società calcistica Fiorentina".

MONDIALI 2006 - A ciò bisogna aggiungere "che proprio l'età del giocatore (33 anni), oltre che il notorio infortunio dallo stesso subito proprio nel 2006, costituiscono eventi che secondo la normalità dei casi nel settore calcistico influenzano negativamente ed in modo determinante le aspettative di carriera di giocatori di calcio professionisti, specie se ingaggiati nel ruolo specifico rivestito dall'attore (attaccante)". Non risulta quindi "affatto provato il nesso di causalità tra gli illeciti oggetto del presente giudizio e la mancata partecipazione dell'attore ai Campionati del Mondo di calcio". E non risultano "provati i danni lamentati dall'attore per la perdita di ingaggi da parte di prestigiose società calcistiche e per la asserita 'carriera stroncata'". Vieri, prosegue il giudice, "all'epoca dei fatti ma soprattutto all'epoca del grave infortunio che gli ha impedito di svolgere la propria professione per quasi un anno e di partecipare ai Mondiali, aveva 33 anni; tale circostanza ha sicuramente inciso sulle prospettive di ripresa e di carriera dell'attore negli anni successivi alle vicende per cui è causa".

http://www.corriered...stizia+sportiva

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Vieri, il giudice: "Spionaggio non precluse Mondiale"

Ecco le motivazioni della sentenza che prevede il risarcimento

04.09.2012 14:24 di Christian Liotta

Nessun danno patrimoniale accertato, e soprattutto nessuna preclusione dell'opportunità di giocare in grandi club a seguito dello spionaggio ai suoi danni, perChristian Vieri. Queste le motivazioni della sentenza del giudice di Milano Damiano Spera sul caso che ha visto di fronte l'ex attaccante, l'Inter e Telecom Italia, accusate di spionaggio ai suoi danni. Nel testo si legge che "non risultano danni patrimoniali accertati - spiega il giudice nelle motivazioni alla sentenza con cui ha disposto sì un risarcimento di un milione di euro a favore dell'ex bomber ma solo per 'danno non patrimoniale alla motivazione della privacy' - Non può, infatti, ritenersi provato che i fatti per cui è causa abbiano determinato per l'attore minori possibilità di guadagno".

Nel dettaglio, Spera precisa: "Tale circostanza è dedotta in modo del tutto generico quale compromissione della possibilità che l'esponente venga ingaggiato da un grande club per il futuro, ma senza dar conto di quale sia il nesso di causalità tra il fatto dedotto e tale specifico danno. Al contrario è stato dedotto in atti dalla convenuta Telecom che il signor Vieri ha concluso un contratto di ingaggio con la società Atalanta ed ha giocato per la predetta squadra anche in epoca successiva alla diffusione della conoscenza dei fatti per cui è causa a mezzo dei mass media; successivamente, lo stesso ha anche giocato con la societàcalcistica Fiorentina".

"A ciò aggiungasi - prosegue Spera - che proprio l'etàdel giocatore (33 anni), oltre che il notorio infortunio dallo stesso subito proprio nel 2006, costituiscono eventi che secondo la normalità dei casi nel settore calcistico influenzano negativamente ed in modo determinante le aspettative di carriera di giocatori di calcio professionisti, specie se ingaggiati nel ruolo specifico rivestito dall'attore (attaccante). Dulcis in fundo, il giudice scrive che "non risulta affatto provato il nesso di causalità tra gli illeciti oggetto del presente giudizio e la mancata partecipazione dell'attore ai Campionati del Mondo di calcio. Dall'istruttoria orale espletata è emerso chiaramente che l'attore si era infortunato durante la partita Paris Saint-Germain -Monaco del 26 marzo 2006 e che successivamente venne sottoposto a due operazioni, la prima in data 9.05.2006 e la seconda nel novembre del 2006; solo nel febbraio del 2007 l'attore ricominciò ad allenarsi con la squadra dell'Atalanta".

Risulta evidente che l'impossibilita' per l'attore di partecipare ai Mondiali di Calcio e' derivata esclusivamente dall'infortunio avvenuto in prossimita' delle convocazioni (maggio 2006) per i Campionati del Mondo di calcio".

http://www.fcinterne...idnotizia=91337

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Vieri, sentenza contro Inter va alla giustizia sportiva

Gli avvocati dell'ex attaccante nerazzurro chiederanno la riapertura del procedimento che era stato archiviato

MILANO- L'avvocato di Bobo Vieri, Danilo Buongiorno, trasmetterà alla Giustizia sportiva, per chiedere la riapertura del procedimento che era stato archiviato, la sentenza con la quale Inter e Telecom sono state condannate a pagare un milione di euro all'ex calciatore per un'attività di dossieraggio ai suoi danni. La società nerazzurra e quella telefonica sono state condannate per violazione della privacy. Un primo procedimento a carico dell'Inter era stato archiviato dalla Figc.

LE MOTIVAZIONI - Bobo Vieri ha subito "un'indebita intromissione nella propria sfera privata" che gli ha causato "uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica". È un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui il giudice di Milano Damiano Spera ha condannato l'Inter e Telecom al risarcimento di 1 milione di euro a favore dell'ex attaccante nerazzuro per la vicenda dello 'spionaggio' i suoi danni messo in atto dalla security di Telecom quando era guidata da Giuliano Tavaroli.

"Le prove testimoniali - scrive il giudice della decima sezione del Tribunale civile di Milano - hanno comprovato che l'apprendimento della notizia di aver subito una rilevante violazione della propria vita privata ha comportato" per Vieri, che nella causa è assistito dall'avvocato Danilo Buongiorno, "una indubbia sofferenza". Secondo il magistrato, "tale circostanza appare del resto verosimile in quanto può ritenersi massima di comune esperienza che un'indebita intromissione nella propria sfera privata da parte di soggetti estranei, tanto più quando viene effettuata in modo subdolo e con modalità illecite, ingenera nella vittima uno stato di sofferenza".

Del resto, si legge ancora nelle motivazioni, anche la perizia medica sulle condizioni dell'ex attaccante stilata da due esperti (Vieri aveva detto di soffrire di insonnia e di una forma depressiva da quando aveva saputo di essere stato spiato e pedinato) "ha confermato uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica che, sebbene inidoneo a comprovare la lesione (temporanea e permanente) del diritto alla salute, integra il danno non patrimoniale in esame". All'ex bomber, infatti, che aveva chiesto alla Telecom e all'Inter in totale oltre 21 milioni di euro di danni, non sono stati riconosciuti il danno patrimoniale e il "danno non patrimoniale da lesione del bene salute", ma quello "non patrimoniale da lesione del diritto alla privacy". Ai fini della liquidazione del danno, chiarisce il giudice nella sentenza, "deve altresì tenersi conto della durata dell'attività illecita delle convenute (Inter e Telecom, ndr),protrattasi per circa 4 anni e dell'enorme (acclarato) effetto mediatico che ha certamente aggravato lo stato di inquietudine e di ansia dell'attore".

A ciò bisogna aggiungere "che proprio l'età del giocatore (33 anni), oltre che il notorio infortunio dallo stesso subito proprio nel 2006, costituiscono eventi che secondo la normalità dei casi nel settore calcistico influenzano negativamente ed in modo determinante le aspettative di carriera di giocatori di calcio professionisti, specie se ingaggiati nel ruolo specifico rivestito dall'attore (attaccante)". Non risulta quindi "affatto provato il nesso di causalità tra gli illeciti oggetto del presente giudizio e la mancata partecipazione dell'attore ai Campionati del Mondo di calcio". E non risultano "provati i danni lamentati dall'attore per la perdita di ingaggi da parte di prestigiose società calcistiche e per la asserita 'carriera stroncatà". Vieri, prosegue il giudice, "all'epoca dei fatti ma soprattutto all'epoca del grave infortunio che gli ha impedito di svolgere la propria professione per quasi un anno e di partecipare ai Mondiali, aveva 33 anni; tale circostanza ha sicuramente inciso sulle prospettive di ripresa e di carriera dell'attore negli anni successivi alle vicende per cui è causa".

Lo 'spionaggio' subito non può essere considerato una causa che ha impedito a Bobo Vieri di partecipare ai Mondiali del 2006. Lo scrive il giudice di Milano, Damiano Spera, nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato l'Inter e Telecom a risarcire l'ex bomber con un milione di euro, non riconoscendo però all'ex attaccante nerazzuro un "danno patrimoniale" legato alla fine della sua carriera. "Allo stato - si legge nelle motivazioni - non risultano danni patrimoniali accertati. Non può, infatti, ritenersi provato che i fatti per cui è causa abbiano determinato per l'attore minori possibilità di guadagno". Vieri, spiega il giudice, "ha concluso un contratto di ingaggio con la società Atalanta ed ha giocato per la predetta squadra anche in epoca successiva alla diffusione della conoscenza dei fatti per cui è causa a mezzo dei mass media; successivamente, lo stesso ha anche giocato con la società calcistica Fiorentina".

L'ex vicepresidente dell'Inter e ex ad di Telecom, Carlo Buora, "nel momento in cui procedeva a conferire l'incarico di investigazione allo stesso Tavaroli poteva ben prevedere come possibile l'esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri)". Lo scrive il giudice civile di Milano, Damiano Spera, nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato la società nerazzura e il gruppo di telecomunicazioni a risarcire l'ex bomber con un milione di euro per l'attività di 'spionaggiò ai suoi danni. Agli atti del procedimento civile, infatti, c'era anche l'interrogatorio che Giuliano Tavaroli rese nel 2006 ai pm che indagavano sulla vicenda dei dossier illegali 'fabbricatì dalla security di Telecom e Pirelli. L'ex capo della sicurezza aveva raccontato a verbale di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Marco Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato detto: "Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette". Poichè la società calcistica, scrive il magistrato nelle motivazioni, "si era rivolta al dirigente di una nota società di telecomunicazioni per l'espletamento di 'una consulenza tra virgolettè (...) si può ragionevolmente ritenere che la richiedente avesse intenzione di estendere l'indagine anche a controlli sui tabulati telefonici. Ciò -prosegue il giudice - a maggior ragione, se si considera il modus operandi già tenuto nelle precedenti investigazioni compiute negli anni 1999-2000 sulle quali ha riferito il teste Cipriani (Emanuele, investigatore privato tuttora sotto processo, ndr)". Se a ciò si aggiunge, si legge ancora nelle motivazioni, "che già nel 2000 l'attività investigativa era stata compiuta materialmente dal Cipriani, ma per il tramite del sig. Tavaroli (..) deve affermarsi che il dirigente Inter (indicato nel vice presidente dott. Buora) nel momento in cui procedeva a conferire l'incarico di investigazione allo stesso Tavaroli poteva ben prevedere come possibile l'esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri)".

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ITALIOPOLI - SE FINO A IERI, DOPO GLI ENNESIMI SCANDALI, C’ERA CHI AVREBBE GIURATO DI FARLA FINITA UNA VOLTA PER TUTTE COL CALCIO, OGGI CI SIAMO GIÀ DIMENTICATI TUTTO E SIAMO TORNATI AD ESSERE PIÙ TIFOSI DI PRIMA - È COME PER LA POLITICA (E COME PER TUTTO IN ITALIA): POSSIAMO ESSERE STANCHI E INDIGNATI, MA ALLO STESSO TEMPO CI RISCOPRIAMO TIFOSI APPASSIONATI

Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano" - dagospia.com. - 4-09-2012

La mutazione del calcio italiano (in peggio, a giudizio di tutti e a prova di tifo) sta diventando molto interessante. E non parlo degli scandali fuori campo, degli arbitraggi, dei terreni da beach-soccer alla napoletana, ecc., di cui sappiamo. No. Parlo del rapporto che c'è tra il calcio giocato e il contenitore-calcio: da sempre le partite, belle o brutte che fossero, coinvolgendo emotivamente milioni di persone specie davanti alla tv erano servite da straordinaria arma di distrazione di massa.

Nel doppio uso strumentale di distrarre dal sistema-Paese fatiscente (versione aggiornata del solito "oppio") e di non far incentrare l'attenzione del consumatore pallonaro sulle nequizie del sistema rotondolatrico. Negli ultimi anni la successione incredibile di scandali interni al calcio e commisurati allo sfaldamento italiano complessivo sembrava aver destato un minimo di indignazione all'interno dell'ambiente pallonaro: di qui la versione politicizzata del "che schifo, il calcio è come tutto il resto" e quella ipercalcistizzata del "se è così, non vado più allo stadio".

Il tutto ovviamente fino a quando l'arbitro non rifischiava l'inizio della partita successiva della squadra del cuore (e del fegato) del tifoso ritratto "nello stadio della maturità" di cui ho grossolanamente tracciato l'identikit. Dunque indignazione contro tifo, con massiccia prevalenza del secondo. Mi sembra che ultimamente - ed è questa la mutazione profonda che avremmo sotto gli occhi se non prendo abbagli - si stia passando da "indignazione contro tifo" a "indignazione e tifo insieme", a una sorta di convivenza.

Nella sensibilità collettiva c'è questa difesa estrema del calcio e del tifo che prevede una coabitazione nella stessa persona di due atteggiamenti molto diversi. Da un lato gli scandali e la non funzionalità del pallone nostrano sono talmente evidenti da non poter evitare l'indignazione, per recitativa e spesso di parte che sia (i tuoi sono innocenti, gli altri colpevoli pressoché a priori, cfr. lo scandalo di Scommettopoli); dall'altro nessuno vuol rinunciare alla franchigia umorale del tifo, che si rinnova quotidianamente o alle brutte (senza Coppe...) settimanalmente.

stefano-mauri-168869_tn.jpgSTEFANO-MAURI

Si sentirebbe deprivato di qualcosa in un Paese già trafitto dalle deprivazioni. Quindi il calcio giocato non esorcizza più gli scandali, come in passato, né ne subisce le conseguenze: semplicemente i due aspetti convivono in una sorta di piano indifferenziato di logica e logistica, a un livello di coscienza sempre più menefreghista. Se è così, per l'ennesima volta il mondo del pallone farebbe da cartina di tornasole ai più generali umori degli italiani offrendone una lettura politicissima.

Da Tangentopoli a Italiopoli vent'anni dopo, da un calcio che si indignava a uno che mescola l'indignazione al tifo come se niente fosse. E questo sembra valere un po' per tutto. L'incidenza delle prime sentenze di Scommettopoli - in attesa tutt'altro che fremente delle seconde - sull'andazzo del campionato? Vicina allo zero: sì, qualche giocatore in ballo, qualche altro assolto (sempre in termini di giustizia sportiva), allenatori condannati che comunicano ai giocatori per interposto telefono e relativo vice le disposizioni vanificando le sentenze per fasulle che siano, squadre penalizzate ma senza pathos...

striscione-interista-zeman-186125_tn.jpgSTRISCIONE INTERISTA PRO-ZEMAN

Si convive con la degenerazione come se fosse un fenomeno naturale. Gli arbitri e la new entry dei giudici di porta che continuano a sbagliare sospettamente a senso unico (cfr. la Juve, è il suo momento...)? Tutto regolare, è così per le squadre al comando dalla notte dei tempi pallonari. Inter e Telecom condannate a risarcire Bobo Vieri con un milione di euro per l'indebito spionaggio nei suoi confronti? Uno scherzetto da niente, impervio da collegare con tutta la faccenda di Calciopoli su cui si vuole stendere il noto velo non pietoso ma opportunista: chi ricorderà che Tavaroli spiava anche Moggi "prima", ripeto cronologicamente e illegalmente "prima" di quando sono partite le intercettazioni legali (e poi manipolate) dello scandalo degli scandali?

Si andrà allo stadio sapendo di tutto ciò "come se" fosse irrelato dagli eventuali gol di Milito... Anche se poi lo stesso stadio di Milano contempla il mistero gaudioso di uno striscione interista a favore dell'avversario in panchina, pro-Zeman e la sua etica... Che non è solo anti-juventina, come si vorrebbe forse far credere, ma anti-imposture del potere, nel caso quello rotondocratico.

E la convivenza tra indignazione e tifo si trasferisce ora alla Nazionale di Prandelli, ricettacolo di perversioni alla vigilia degli Europei (clicca su Monti, Bonucci, Criscito, lo stesso Prandelli ecc.) e risurrezione del pallone nella "cavalcata" quasi vincente (clicca su Napolitano e tutti gli altri, fino a Balotelli ecc.).

zeman-185461_tn.jpgZEMAN

Venerdì la Bulgaria, martedì Malta, con convocazioni di necessità per Pazzini e di investimento per Insigne. Nel livellamento generale, possono bastare anche i resti italiani, pur nel dubbio del giocatore più importante infortunato, De Rossi.

Ma è calcio patriottardo giocato lontano dal resto che si vuol far dimenticare oppure sono due facce della stessa medaglia? Bah... intanto la Roma gioca bene e vince mentre la Fiorentina gioca bene e perde, ma almeno si vede un po' di spettacolo sportivo e non solo televisivo, teatrale e non solo cinematografico, del calcio non consueto e quasi reagente alla consunzione generalizzata. Zeman for president, comunque vada.

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Dossier illeciti, Vieri spiato anche nel 1999. E Moratti ordinò “consulenza”

E' stato lo stesso ex presidente Telecom Marco Tronchetti Provera, sentito come teste nell'ottobre del 2010 - a confermare che ci fu un’indagine investigativa negli anni 1999 e 2000 e che fu Moratti, tramite la segretaria, a dare disposizioni a Giuliano Tavaroli che poi ha patteggiato la pena nel processo penale

di Giovanna Trinchella | Il Fatto Quotidiano -4 settembre 2012

Christian Vieri fu “spiato” in due distinte occasioni dall’Inter. Appena arrivato nella squadra neroazzurra – 1999 – e tra il 2002 e il 2004. E l’ordine di tenere d’occhio anche i tabulati telefonici dell’ex bomber, attraverso alcuni passaggi, fu dato anche dal presidente Massimo Moratti. Emerge anche questo particolare nelle motivazioni della sentenza del giudice civile di Milano Damiano Spera che ieri ha condannato Telecom e Inter a risarcire il calciatore per un milione di euro per la violazione della privacy.

E’ stato lo stesso ex presidente Telecom Marco Tronchetti Provera, sentito come teste nell’ottobre del 2010 – a confermare che ci fu un’indagine investigativa negli anni 1999 e 2000; anche se l’incarico sarebbe stato limitato alle attività consentite dalla legge. Tronchetti al giudice ha spiegato che i contatti con Giuliano0 Tavaroli, all’epoca responsabile della sicurezza di Pirelli poi passato a guidare la security della società di telecomunicazioni ”avevano l’unica finalità di sapere in che modo agivano le altre società calcistiche ed, in particolare, se seguivano la vita privata dei calciatori”. Tavaroli ha poi patteggiato una pena di 4 anni e 2 mesi nell’ambito del processo sullo scandalo dei dossier illeciti su una lunga lista di personaggi della politica, dell’imprenditoria, dello sport.

Sempre da Tronchetti, riporta il giudice nelle motivazioni, arriva l’informazione che agli inizi del 2004 “la propria segretaria avrebbe contattato il signor Tavaroli per riferire ‘guardi la cercherà il dott. Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza tra virgolette’”. Un episodio confermato anche da Tavaroli; anche se l’ex carabiniere aveva precisato che quella “consulenza” avrebbe riguardato “Calciopoli” e non Vieri. E in effetti una impiegata, prima di Tim e poi di Telecom, fu incaricata – come lei stessa ha dichiarato – “di annotare i numeri in entrata ed in uscita dalle utenze di Vieri che si ripetevano con maggiore frequenza prendendo degli appunti cartacei”.

Tavaroli ricevette l’incarico di investigazione anche da parte di Carlo Buora (vice presidente Inter e amministratore delegato di Telecom); la spiegazione del manager fu che era necessario un dossier per la valutazione dell’utilizzo di Vieri per una campagna pubblicitaria della Pirelli. L’iindagine investigativa fu poi interrotta perché era “venuto meno” l’interesse della società che produce pneumatici. I tabulati, come raccontano Tavaroli e l’investigatore privato Emanuele Cipriani, furono consegnati all’Inter. Ed è proprio l’uomo che guidava la società di investigazione “Polis d’istino” a raccontare che la fattura per il primo spionaggio, quello del 1999 presentata da Telecom in corso d’udienza, era stata emessa da società investigativa W.C.S. Ltd “per soddisfare l’interesse della committente di rendere più difficilmente ad essa riconducibile tale attività di indagine”.

Lo spionaggio di Vieri però, secondo il giudice, non gli avrebbe stroncato la carriera come affermato dal calciatore (che ha dichiarato di essere stato escluso dai mondiale e di non aver accettato un ingaggio in Brasile perché non se la sentiva), né gli avrebbe scatenato la depressione. Certo che è che “le prove testimoniali hanno comprovato che l’apprendimento della notizia di aver subito una rilevante violazione della propria vita privata ha comportato per l’attore una indubbia e innegabile sofferenza. Tale circostanza - argomenta il giudice – appare del resto verosimile in quanto può ritenersi massima di comune esperienza che un’indebita intromissione nella propria sfera privata da parte di soggetti estranei, tanto più quando viene effettuata in modo subdolo e con modalità illecite, ingenera nella vittima uno stato di sofferenza”. Quindi non essendoci il danno patrimoniale (il mancato proseguimento della carriera, ndr), né quello morale da lesione della salute (l’insonnia e l’ansia non sono stati attribuili alla depressione, ndr) il magistrato ha riconosciuto a Vieri il danno morale per l’intrusione delle due società nella sua privacy e quindi ha fissato in un milione il risarcimento contro i 20 circa chiesti dall’ex attaccante. L’avvocato di Bobo Vieri, Danilo Buongiorno, trasmetterà alla Giustizia sportiva, la sentenza per chiedere la riapertura del procedimento che era stato archiviato. Un primo procedimento a carico dell’Inter era stato archiviato dalla Figc.

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Zeman esonerato dopo 90 minuti Non è Zdenek ma il figlio Karel

Sport - Suo padre fa già sognare la Roma giallorossa, lui è costretto a fare le valigie dopo appena 90 minuti di campionato. E' la favola al contrario di Karel Zeman, il 35enne figlio del più titolato boemo ...

Da noi, in Salento, si dice: "L'arte ti lu tata è menza mparata" (trad: "Il mestiere del padre è metà imparato")

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Caso Vieri, l’Inter spieghi o taccia per sempre

Mario Sconcerti - Lo sconcerto quotidiano - corriere.it - 05.09.2012

E’ molto seria la sentenza che condanna l’Inter a pagare un milione a Vieri per aver violato ripetutamente la sua privacy con pedinamenti e intercettazioni telefoniche. E’ così brutta da sembrare la fantasia di un brutto film americano. E temo non si possa più nemmeno discutere se sia accaduto o meno, perchè la sentenza finale, da quanto si capisce, è frutto di un accordo. Vieri aveva chiesto nel complesso oltre 21 milioni di euro. Il milione rimasto è un’ottima transazione finale.

Essendo dunque stata una storia reale, è giusto dire che è stata una storia terribile, sconvolgente, non degna del Moratti limpido e al di soprea delle parti che sono abituato a vedere. Che sia per sbaglio o per amore, siamo davanti a una società che fa pedinare un proprio giocatore e mette sotto controllo il suo telefono. Credo sia giusto che questa società adesso spieghi tutto, o taccia per molto tempo.

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QUESTO CALCIO

CI FA SCHIFO

di CARMINE FOTIA (Il Romanista 05-09-2012)

Moratti faceva spiare i suoi dipendenti, la Juventus vince tre partite

su tre grazie agli errori arbitrali, adesso il Coni grazia il moralizzatore

Lotito sospendendo l’articolo del codice etico che lo sospendeva per

Calciopoli. Però ai tifosi è proibito accendere un fumogeno...

Mentre noi celebriamo il bello e il giusto del calcio che corrisponde ai nomi di Francesco Totti e Zednek Zeman (leggete qui sotto le due perle di letteratura che ci regalano Giuseppe Sansonna e Giuseppe Manfridi, dopo la solita psichedelica rasoiata di Tonino Cagnucci che abbiamo pubblicato lunedì), la cronaca ci offre la solita disgustosa rappresentazione di un calcio malato, sporco, un calcio che fa schifo. Mettiamo in fila le notizie.

Ieri Claudio Lotito, il presidente della Lazio, è stato graziato dal Coni che lo ha riammesso in Consiglio Federale, dopo averlo sospeso, applicando il suo codice etico, in seguito alla condanna penale per Calciopoli. Evidentemente l’intransigenza etica dura lo spazio di un mattino. Ieri l’altro, l’Inter è stata condannata in sede civile a risarcire con un milione di euro il calciatore Bobo Vieri, fatto spiare, secondo la sentenza, dai servizi privati della Telecom allora presieduta da Marco Tronchetti Provera, consigliere nerazzurro. Lo stesso avvocato dell’Inter ammette lo spionaggio giustificandolo con la necessità di verificare se l’attività del suo calciatore fuori dalla Pinetina fosse o no corretta secondo i parametri stabiliti dalla società. Come se non vigessero le leggi che tutelano i diritti di tutti i lavoratori, miliardari o no che siano, e che impediscono a qualsiasi azienda di intromettersi nella vita privata dei suoi dipendenti. Un simile comportamento non merita l’intervento della giustizia sportiva (che aveva invece archiviato la pratica senza nulla contestare all’Inter)? Già si parla (ancora!) di prescrizione. Questa è l’Inter che si ammanta di moralità. A questo punto lo striscione esibito dai tifosi interisti (“Onore a Zeman, icona del calcio pulito”) suona come uno schiaffo in faccia ai propri dirigenti.

Infine, la solita, immancabile Juventus, che esibisce il proprio allenatore condannato in tutti gli stadi (ancorché in gabbia) come uno sberleffo alle sentenze della giustizia sportiva. Intanto non sappiamo ancora né come né quando si arriverà al deferimento delle squadre coinvolte in Scommessopoli. E il pugno di ferro promesso da Petrucci e Abete? Quello vale solo per i tifosi contro i quali la repressione si abbatte senza pietà, anche quando non è minimamente giustificata dalla gravità degli atti commessi.

Dunque per i potenti le regole sono sempre interpretate a favore, mentre per i poveri cristi senza potere e senza agganci a sfavore. Fateci un favore, cari Signori del potere calcistico, cari Soloni Incipriati che soloneggiate dalle colonne dei giornali e dalle tribune tv, risparmiateci le solite frasi di circostanza su quanto è bella l’etica del Boemo: finchè non farete e chiederete una giustizia uguale per tutti, non nominate il nome di Zeman invano.

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DANNI PSICOLOGICI PER VIERI

TELECOM, CRONACA DI

UNA SPY STORY ALL’ITALIANA

di ANTONELLA MASCALI (il Fatto Quotidiano 05-09-2012)

Lo spionaggio di Bobo Vieri, voluto dall'Inter e avallato dalla Telecom di Marco Tronchetti-Provera ha causato all'ex calciatore nerazzurro una “sofferenza psichica” . Lo scrive il giudice del Tribunale civile di Milano, Damiano Spera, che ha condannato la squadra di calcio e la società di telecomunicazioni a un milione di euro di risarcimento. L’avvocato, Danilo Buongiorno, ne aveva chiesti 21. Tra il 2000 e il 2004, Vieri è stato pedinato. Passati ai raggi x i tabulati telefonici e i dati tributari. Sotto osservazione le notti milanesi per controllare se aveva condotte preoccupanti, soprattutto per un calciatore.

SCRIVE il giudice: ha subito “un'indebita intromissione nella propria sfera privata” che gli ha provocato “uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica”. Spera fa riferimento ai disturbi avuti dal calciatore dopo aver scoperto di essere stato spiato. E cioè nel 2006, quando scoppiò lo scandalo dei dossier illegali Telecom-Pirelli, realizzati dalla security di Giuliano Tavaroli. Il giudice descrive “un danno alla salute consistente in episodi di insonnia, stati di ansia, mutamento delle proprie abitudini di vita”, documentato da una perizia medica e da alcuni testimoni: l'ex fidanzata, Melissa Satta, Riveaux e Veronica Vieri. Ai fini della liquidazione del danno, prosegue il giudice “deve altresì tenersi conto della durata dell’attività illecita protrattasi per circa 4 anni, e dell’enorme (acclarato) effetto mediatico che ha certamente aggravato lo stato di inquietudine e di ansia”. Quanto alla perizia medica, il giudice sostiene che non prova, però, la lesione del “diritto alla salute”, come prospettato dall’avvocato Buongiorno, ma la “lesione del diritto alla priva cy”. Inoltre, non è stato lo spionaggio ad escludere Vieri dai Mondiali del 2006 o a “stroncargli la carriera”. Bensì il grave infortunio subito, e l'età: 33 anni. A pedinare il calciatore fu l'investigatore privato, Emanuele Cipriani, sotto processo a Milano. Durante la causa civile, Cipriani ha fatto il nome del presidente dell'Inter, Massimo Moratti: "Tavaroli telefonò in mia presenza a Moratti e a Rinaldo Ghelfi (ad dell'Inter, ndr) e riportò l'esito degli aggiornamenti intermedi dell'operazione Care (lo spionaggio di Vieri e altri calciatori nerazzurri, tra cui Ronaldo, ndr). Quando consegnai il rapporto ho sentito Tavaroli chiedere alla segreteria di Moratti un appuntamento per riferire l'esito dell'indagine...". Tavaroli (che ha patteggiato una pena a 4 anni) nel 2006 racconta ai pm di aver ricevuto una telefonata della segretaria di Tronchetti Provera, amico di Moratti e nel cda dell’Inter: “La cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette”. Poi, Tavaroli si sarebbe incontrato con Moratti: “Mi presentò le sue preoccupazioni...”. A quel verbale fa riferimento il giudice Spera nel ricostruire la responsabilità delle due società. In particolare parla del ruolo di Carlo Buora che “conferì l’incarico a Tavaroli”. “Nella duplice veste di vice presidente dell’Inter e amministratore delegato Telecom poteva ben prevedere come possibile l'esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri, ndr)”. Il giudice riporta anche le deposizioni di Tronchetti Provera e Tavaroli, sentiti nella causa civile, come prova dello spionaggio ai danni di Vieri. Tronchetti “ha confermato la circostanza”, sebbene “abbia precisato che la consulenza riguardava i cosiddetti fatti di calciopoli (lo spionaggio di alcuni arbitri, tra cui Massimo De Santis, ndr) e non Vieri”; Tavaroli “precisava che tale investigazione veniva richiesta ai fini della valutazione dell’utilizzo di Vieri per una campagna pubblicitaria della Pirelli”.

GLI SPIONI Telecom-Pirelli, tra il 1997 e il 2004 hanno prodotto 4287 dossier su persone e 120 su società. La security di Tavaroli ha spiato giornalisti come il vicedirettore del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, violato il pc di Vittorio Colao, ex ad di Rcs e ha schedato centinaia di dipendenti della Pirelli. Tronchetti-Provera è stato indagato dalla Procura di Milano solo nel 2010, su ordine del gup, Mariolina Panasiti. A giugno, gran parte dell’inchiesta a suo carico è stata archiviata. Resta in piedi, al momento, l’accusa di ricettazione legata allo spionaggio della società brasiliana Kroll, concorrente di Telecom.

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il caso di LUCA FAZZO (il Giornale 05-09-2012)

PARADOSSI GIUDIZIARI Risarcimenti vergognosi

Se stuprare una donna vale dieci

volte meno che spiare Bobo Vieri

AUTOCRITICA Forti perplessità sul verdetto vengono dalle stesse toghe

SPROPORZIONE All’ex bomber una somma enorme solo perché intercettato

Un milione al calciatore, meno di centomila euro alle vittime di violenze che segnano un’intera esistenza

Non ha ricevuto danni alla carriera, che era comunque al tramonto. Non ha subìto traumi psicologici documentabili. Non ha perso contratti di sponsorizzazione. Non è stato esposto al ludibrio della stampa.

Eppure Bobo Vieri per essere stato spiato dall’Inter viene risarcito con un milione di euro in contanti. Ovvero dieci volte tanto di quel che lo stesso tribunale riconosce alle vittime dei peggiori casi di violenza carnale.

Centomila euro, centocinquantamila se la violentata è minorenne: questo è il «tariffario» che la giustizia milanese applica abitualmente quando si tratta di quantificare il danno inferto all’esistenza di una donna da stupri continuati e ripetuti (per gli episodi singoli il risarcimento è ancora inferiore), tragedie destinate a restare impresse per sempre nella psiche di chi le ha vissute. A Vieri, per avere curiosato nei suoi tabulati telefonici, l’Inter e Telecom dovranno versare un milione.

La cifra era apparsa piuttosto generosa già nell’immediatezza dell’annuncio, l’altro ieri, quando era stato divulgato il dispositivo della sentenza emessa dal giudice Damiano Spera della 10a sezione civile. Ma ieri accadono due cose che costringono a rileggere la notizia più in profondità e con maggiore stupore. La prima è che vengono pubblicate le motivazioni della sentenza, da cui si evince che non c’è traccia di alcun danno nè economico nè di immagine nè mentale subìto da Vieri.

La seconda è che la notizia rimbalzata dai giornali e dai siti Internet viene commentata nei corridoi del palazzo di giustizia milanese. E suscita tra gli addetti ai lavori - per usare un eufemismo - robuste perplessità: non per la condanna in sè, ma per l’ammontare della cifra. Un magistrato che conosce bene la vicenda dei dossier Telecom dà voce a questi dubbi: «Un milione di risarcimento a Vieri? Complimenti. Andate a vedere quanto prendono di risarcimento le donne stuprate».

Detto fatto. Si scopre che non esiste, ovviamente, una tabella ufficiale dei risarcimenti cui condannare i violentatori. Esiste però un orientamento costante, seguito dai tribunali penali (prevalentemente la quinta sezione) che a Milano giudicano i casi di stupro. Nei casi meno gravi - quelli che vanno dalle molestie spinte agli stupri occasionali - la vittima deve accontentarsi in genere di qualche decina di migliaia di euro.

La soglia dei centomila si supera solo nei casi più brutali e prolungati nel tempo. A centocinquantamila si arriva solo se a venire stuprate sono bambine o ragazzine.

Così diventa difficile capire come si sia arrivati a consolare Bobo Vieri con ben un milione. La privacy del bomber è stata sicuramente violata, a due riprese: prima nel 2000, quando Moratti chiese di sapere qualcosa di più sulla vita privata, diurna e soprattutto notturna, del giocatore, sul cui conto circolavano antipatiche dicerie; la seconda, qualche anno dopo, quando Pirelli volle cautelarsi prima di assumerlo come testimonial. Ma dei danni morali e materiali che Vieri, nella sua citazione, sostiene di avere patito per via dei dossier, il giudice non ha trovato traccia.

Dopo i dossier ha continuato a giocare per Atalanta e Fiorentina, e non è certo per colpa dei dossier se non ha più vestito l’azzurro: «Risulta evidente che l'impossibilità per l'attore di partecipare ai Mondiali di Calcio è derivata esclusivamente dall'infortunio avvenuto in prossimità delle convocazioni (maggio 2006)», scrive il giudice. Quanto ai traumi psicologici, «al test di Rorschach emerge, sì, “una condizione depressiva” che, però, la psicologa accortamente definisce “non primaria, correlabile ad un deficit nella capacità di gestione delle richieste sociali e relazionali”. Condizione che non necessariamente configura un Disturbo dell'Umore; e che, di certo, dipende da fattori personologici e non da questo o quell'evento di vita ». Insomma, come ben sanno i cronisti sportivi, Vieri ha un caratteraccio, ma i dossier non c’entrano. E allora perché trattarlo meglio di dieci stuprate?

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«Vieri, sconvolta la vita privata»

Ecco perché l’Inter deve pagare

Il giudice: dossier illegali ordinati per il controllo del giocatore

UN MILIONE DI EURO Il risarcimento inferiore alla richiesta. «Non ha perso i mondiali per questo»

di NICOLA PALMA (Il Giorno 05-09-2012)

«INDEBITA invasione della sfera privata». Con questa motivazione, il tribunale ha condannato Inter e Telecom a risarcire Christian Vieri, vittima di dossieraggio illegale ai tempi in cui vestiva la maglia nerazzurra. In 25 pagine, il giudice Damiano Spera certifica la violazione della privacy del Bobo nazionale, che ha arrecato al centravanti un danno da un milione di euro; in particolare, sarebbero stati infranti tre dei dettami dell’articolo 11 del decreto 196/2003 sul trattamento dei dati personali. Nel mirino è finito soprattutto «l’abusivo controllo del traffico telefonico in entrata e in uscita dalle utenze» di Vieri. Acquisizioni illecite in due tranche. La prima nel 2000 dal detective privato Emanuele Cipriani che, stando al suo racconto, avrebbe agito su mandato dell’allora capo della security di Pirelli, Giuliano Tavaroli, a sua volta contattato dall’Inter. Circostanza confermata solo in parte da Marco Tronchetti Provera, ex numero uno di Telecom: secondo il manager fu sì commissionata un’indagine tra il 1999 e il 2000, ma solo per «sapere in che modo agivano le altre società calcistiche e se seguivano la vita privata dei calciatori».

ALTRI testimoni hanno parlato anche di un secondo filone. Tavaroli ha raccontato ai pm che indagavano sui dossier illegali Telecom di avere ricevuto nel 2004 una telefonata della segretaria di Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Lo stesso Tronchetti, sentito come teste nella causa civile, ha «confermato la circostanza», sebbene «abbia precisato che la consulenza riguardava i fatti di Calciopoli e non Vieri». Secondo Tavaroli, le verifiche erano state richieste in realtà «ai fini della valutazione dell’utilizzo di Vieri per una campagna pubblicitaria della Pirelli». A commissionarle sarebbe stato Carlo Buora, all’epoca vicepresidente dell’Inter e ad di Telecom. Che, dice il giudice, poteva «ben prevedere come possibile l’esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri)». Di qui, la responsabilità delle due società.

RIGETTATE dal giudice, invece, le altre doglianze di Bobo, che lamentava danni patrimoniali (contratti saltati e carriera contromessa) e la mancata convocazione per Germania 2006: «Non risulta provato il nesso di causalità tra gli illeciti oggetto del presente giudizio e la mancata partecipazione dell’attore ai campionati del mondo di calcio». Infine, secondo il tribunale, l’intromissione nella sfera privata ha sì provocato a Vieri «uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenze psico-fisica», ma non una «vera e propria malattia psichica» tale da ledere «il diritto alla salute». In ogni caso, la sentenza è solo il primo capitolo di una lunga contesa. Ieri il legale dell’ex bomber, Danilo Buongiorno, ha annunciato che trasmetterà il verdetto alla giustizia sportiva per chiedere la riapertura del procedimento archiviato dalla Figc. Ma l’Inter fa quadrato e si prepara alla discussione del ricorso.

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La legge argina le investigazioni

«Due limiti: casa e telefonate»

Franco Ponzi: «La sfera privata di ogni individuo va rispettata»

di NICOLA PALMA (Il Giorno 05-09-2012)

«Il limite l’abbiamo ben chiaro in testa: è quello dell’articolo 617 bis del codice penale, che prevede pene da uno a quattro anni per chi compie intercettazioni telefoniche e ambientali non autorizzate da un magistrato». Ovviamente, non c’è solo questo per Franco Ponzi, nipote del leggendario detective privato Tom e presidente di «Gruppo Ponzi investigazioni», agenzia con 7 sedi in Italia (di cui 4 in Emilia): «Noi possiamo osservare, fotografare e filmare quello che succede in pubblico: il resto appartiene alla sfera privata di un individuo, e lì ci dobbiamo giustamente fermare».

Su Vieri, il giudice sostiene che Inter e Telecom avrebbero commissionato l’acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici. Si fossero rivolti a lei, cosa avrebbe risposto?

«Che esistono strumentazioni tecnologicamente avanzate in grado di fare tutto, ma che il loro utilizzo è illegale. Sa quanti clienti mi chiedono di farlo?».

E lei che cosa risponde?

«Che la legge lo impedisce».

Le sono mai capitati casi di un datore di lavoro che paga per informarsi sulla vita di un dipendente?

«Ogni giorno. In tanti ci contattano perché vogliono sapere se i dipendenti malati o infortunati sono davvero tali o se piuttosto vanno a lavorare da altri o giocano a calcetto con gli amici con un piede che dovrebbe essere rotto».

E voi come agite?

«Li pediniamo, li fotografiamo. E, mi creda, ne becchiamo tanti: nel caso di finti infortuni non truffano solo la loro azienda, ma anche l’Inail. Alla fine scriviamo una relazione alla quale, 9 volte su 10, alleghiamo foto e filmati che provano l’infedeltà. Tra i committenti ci sono anche molte società a partecipazione pubblica».

Tutto è lecito in questi casi?

«No, ci sono norme ben precise da seguire. Ad esempio, ai detective privati è garantita una sorta di deroga sulla privacy, che consente di svolgere l’attività senza chiedere il consenso dell’interessato in caso di investigazioni difensive o per far valere un diritto in sede giudiziaria. Sia chiaro, non andiamo a sbirciare sotto le lenzuola né possiamo passare attraverso i muri: è violazione di domicilio».

E allora, che cosa potete fare?

«Registrare quello che accade sulla pubblica piazza: se un marito bacia la sua amante in centro, noi possiamo immortalarlo e mostrare le foto alla moglie. Tutto ciò che avviene all’interno delle mura domestiche o quello che le persone si dicono al telefono è fuori dalla nostra competenza: non si può fare, e chi è disposto a farlo non è un professionista».

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«Porteremo alla Figc

la sentenza su Vieri»

Ma c’è la prescrizione

Il legale di Bobo punta a riaprire il fronte sportivo

dopo il risarcimento. L’Inter: «Investigazioni regolari»

di MARCO IARIA (GaSport 05-09-2012)

Le investigazioni illegali subite da Christian Vieri non hanno determinato minori possibilità di guadagno né la mancata partecipazione al Mondiale 2006. Hanno sì causato «innegabile e comprovata sofferenza » ma non una «malattia psico-fisica». È così che il giudice Damiano Spera ha stabilito un milione di euro di risarcimento, contro una richiesta di 21 milioni, condannando Inter e Telecom al pagamento in solido più interessi e spese legali. Com’è scritto nelle motivazioni della sentenza di primo grado, è stato riconosciuto all’ex attaccante nerazzurro il danno non patrimoniale per la violazione della privacy e si è tenuto conto della durata dell’attività illecita, «protrattasi per circa 4 anni».

Fronte sportivo Il legale di Bobo, Danilo Buongiorno, ha annunciato che trasmetterà la sentenza alla procura federale per tentare di riaprire il fronte sportivo. Il reato ipotizzato è quello della slealtà (articolo 1), ma i fatti sono già caduti in prescrizione. Spiega l’avvocato Mario Stagliano, esperto di diritto sportivo: «Il codice vigente all’epoca prevedeva la prescrizione dopo 2 anni per le società e dopo 4 per i dirigenti. Non si scappa. Eventuali fatti nuovi? Si riferiscono comunque al periodo delle investigazioni, quindi coperto dalla prescrizione ». I tempi, appunto. Ecco la ricostruzione del Tribunale di Milano. Una prima tranche spionistica si è conclusa nel 2000 (la cosiddetta operazione Progetto Care), poi c’è una telefonata del 2004 della segreteria di Marco Tronchetti Provera a Giuliano Tavaroli, capo della sicurezza di Telecom: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Tavaroli ha confermato precisando però che si trattava di Calciopoli e non di Vieri. In più c’è l’ex dipendente della società di telecomunicazioni, Caterina Plateo, che ha detto di aver annotato i numeri in entrata e uscita dalle utenze di Bobo nel 2002 o 2003. Parliamo, comunque, di fatti esauritisi nel 2004: fuori tempo massimo per la procura Figc che, nel 2007, aveva già archiviato l’inchiesta partita dalle prime rivelazioni sui dossier «non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte» e che, nel 2010, non aveva dato seguito a un esposto di Vieri il quale chiedeva la revoca dello scudetto 2006 assegnato all’Inter. «Vieri vuole solo avere giustizia — dice l’avvocato Buongiorno — perché la sua squadra si è comportata in modo illegale. Se poi ci sarà la prescrizione ci adegueremo».

Reazioni «Siamo un po’ sorpresi dalla sentenza», commenta il d. g. dell’Inter Marco Fassone. Verrà fatto ricorso, anche perché, rileva il legale Fabio Judica, «è stato stabilito che la carriera di Vieri non è stata intaccata dal comportamento del club. Comunque ci affidammo a un’agenzia investigativa per verificare se il suo comportamento fosse conforme al regolamento del club». Secondo il giudice, però, l’allora vice presidente dell’Inter Carlo Buora «nel momento in cui procedeva a conferire l’incarico di investigazione a Tavaroli poteva ben prevedere come possibile l’esecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico di Vieri».

Modificato da Ghost Dog

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Vieri tira in ballo la Figc

Alavaro Moretti - Tuttosport - 5-09-2012

Come in certi thriller, un corpo che riaffiora dal pelo dell'acqua di un tranquillo laghetto. La vicenda Telecom per l'Inter, però, non è un cold case. Il giudice Spera a Milano e la condanna al risarcimento per violazione della privacy da parte di Telecom e Inter nelle sue motivazioni ha aperto un altro scenario, sportivo. Attribuire all'allora vicepresidente e amministratore delegato interista, Buora , fatti nel 2004 cambia il quadro che emerse agli occhi di Borrelli e Palazzi nel 2006-2007 quando si archiviò per prescrizione il caso dei dossieraggi su Vieri e altri giocatori nerazzurri (per improcedibilità si chiuse la vicenda De Santis e altri a causa della morte di Giacinto Facchetti , proprio il 4 settembre 2006).

ISTANZA FIGC Nei prossimi giorni Vieri e il suo legale, Danilo Bongiorno , hanno intenzione di riproporre una istanza alla procura federale Figc su quel caso archiviato nel 2007. Riaprite il caso, cambia tutto il fatto che Buora si fosse mosso nel 2004 («Buora, nel momento in cui procedeva a conferire l'incarico di investigazione allo stesso Tavaroli , poteva ben prevedere come possibile lesecuzione di illecite attività di controllo anche del traffico telefonico del dipendente (Vieri)» scrive il giudice). Cambia il quadro della prescrizione è l'idea di base. Corroborata dal fatto che nel 2007 e nel 2010 Vieri aveva inviato memorie (nel 2010 chiedendo di togliere lo scudetto 2006 allInter) che potevano interrompere i termini prescrittivi. Il ragionamento (ardito) sarebbe il seguente: se Buora agisce nel 2004, l'eventuale sanzione sarebbe dovuta ricadere sulla stagione a seguire con una eventuale penalizzazione nella prima stagione utile, quella 2005-2006, quella dello scudetto contestato dagli juventini e salvato dalla Figc nonostante la Relazione Palazzi», il 18 luglio 2011. Fuorigioco il Parere Scudetto??, partorito nel luglio 2006, mentre Borrelli comincia (tardivamente: lo scandalo Telecom e Nucini avevano già portato la questione allevidenza di tutti) a indagare nell'ottobre 2006.

ATTO DOVUTO «Non c'è nessuna volontà persecutoria nei confronti dell'Inter, ma ci è sembrato giusto – dice l'avvocato Bongiorno a Sky -, un atto dovuto, anche trasmettere alla procura federale la sentenza. La motivazione indica il modo subdolo dell'interferenza nei confronti di Vieri, che ha causato in lui grave sofferenza. Inoltre, ai fini della liquidazione, si deve tenere conto anche della durata di 5 anni dell'attività. Il giudice ha riconosciuto l'esistenza dellattività in due periodi precisi, nel 1999-2000 e nel 2004; però, se il fatto illecito risale al 2004, bisognerebbe rivedere tutta la situazione. Secondo noi c'è violazione dellarticolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva, con implicazione degli articoli 18 e 19 (che prevedono come sanzioni anche la squalifica dei dirigenti e revoca di titoli vinti, ndr); ci si aspettava che la Figc e Palazzi (come fatto per Calciopoli e Scommessopoli, ndr), avendo avuto la conoscenza della condanna di una società calcistica chiedesse d'ufficio gli atti e la revisione, è quella la parte che si deve davvero attivare. Noi abbiamo fatto un esposto di assunzione di responsabilità nei confronti dell'Inter quando non avevamo la sentenza, sarebbe stato incoerente non farlo quando la sentenza è arrivata. Quanti erano gli intercettati? Preferisco non dirlo, perché se no si aprirebbero altri fronti – prosegue Bongiorno -. Vieri vuole solo giustizia, perché la sua squadra per la quale ha dato tanto si è comportata male. Se ci sono poi dei problemi di natura processuale, come la prescrizione, ci adegueremo. Vieri vuole solo far valere i suoi diritti. Cosa può succedere? Che possono esserci responsabilità nei confronti della dirigenza, ma parlarne ora è prematuro»

LA DIFESA Il duello prosegue con le tesi difensive dell'avvocato interista, Fabio Iudica . «Per la giustizia sportiva i fatti sono ormai sepolti dalla prescrizione – dice a Sky -, che sono (erano, ndr) di due anni per le società. Eppoi il giudice ha stabilito che la carriera sportiva non è stata lesa, quindi la deriva sportiva non la vedo. La sentenza, al di là del diritto alla privacy che sarebbe stata lesa, nega risarcimenti per il danno alla carriera, per il danno biologico ed esistenziale, che sono stati esclusi. Siamo abbastanza tranquilli, perché questa decisione è impugnabile anche dal punto di vista della privacy. Perdere gli scudetti? I fatti si riferiscono a un lasso di tempo dal 99 al 2004. In quel tempo l'Inter non ha vinto scudetti, quindi non c'è niente da discutere. Voglio tranquillizzare i tifosi, al di là della prescrizione. Perché li spiavano? Si affidò ad una agenzia investigativa, non a Telecom per verificare che Vieri si comportasse come prevedeva il regolamento interno. Allo stato non mi risulta che ci siano altri soggetti sottoposti ad indagini illegali (può trovare qualche esempio nell'articolo qui accanto, ndr), allora. Se Vieri si rivolge da non tesserato alla Figc, a nostro parere c'è una carenza di legittimazione attiva, ma io confido che non arriveremo di fronte alla giustizia sportiva e credo a titolo personale che Vieri arriverà a tanto». L'ad nerazzurro, Marco Fassone , ha parlato in Lega: «Siamo sorpresi per la sentenza, proporremo ricorso in Appello convinti delle nostre ragioni. Quando avremo atti a disposizione e se faranno delle mosse Vieri e il suo legale, agiremo di conseguenza».

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Alavaro Moretti - Tuttosport - 5-09-2012

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Doppio Alvaro Moretti su Tuttosport di oggi 05-09-2012

Alvaro Moretti lascerà Tuttosport per andare a dirigere "Leggo" del gruppo Caltagirone dal prossimo 12 settembre.

In bocca al lupo!

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Calcioscommesse La Figc ufficializza De Giovanni. Intanto anche Alessio ricorre al Tnas

Conte-Palazzi, scelti gli arbitri dello scontro finale

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 05-09-2012)

LA FIGC consegnerà oggi al Tnas la documentazione relativa al ricorso di Antonio Conte. E comunicherà il nome dell’arbitro scelto dal presidente Giancarlo Abete, che sarà Enrico De Giovanni, dell’Avvocatura di Stato.

La Juventus da tempo ha comunicato il suo arbitro, l’avvocato Guido Calvi, ex senatore e membro non togato del Csm. Calvi è stato lo storico legale di parte civile al processo per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, ha difeso Pietro Valpreda per la strage di piazza Fontana, il prigioniero politico cileno Luis Corvalan e il perseguitato politico Alexandros Panagoulis. E’ stato avvocato di parte civile nei processi tristemente famosi per le stragi di Piazza della Loggia e Brescia, della stazione di Bologna e del rapido 904. Recentemente ha ha difeso i vertici Ds coinvolti nella vicenda delle scalate bancarie dei furbetti del quartierino e guidato la commissione del Csm che ha indagato sui magistrati coinvolti nella nuova P2. Ieri, ha presentato ricorso al Tnas contro i 6 mesi di squalifica per omessa denuncia (Albinoleffe-Siena) anche Angelo Alessio, collaboratore tecnico di Conte.

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Italy's current use of TV replays makes little sense

Authorities don't clear the innocent

by RICHARD MASON (WSC | When Saturday Comes 04-09-2012)

4 September ~ The second round of matches in Serie A highlighted some of the current contradictions and peculiarities of Italian football. For several years TV evidence has been allowed in cases where acts of violence have escaped the notice of the official but the idea that it might also be used to correct blatant injustices remains taboo. Juventus's 4-1 win at Udinese was effectively decided after 15 minutes, when home goalkeeper Zeljko Brkic was sent off for an alleged professional foul and Arturo Vidal scored the subsequent penalty. The dynamics of the incident show that Brkic was innocent of any wrongdoing.

As Sebastian Giovinco chased Andrea Pirlo's lob and Brkic came to meet him, Giovinco was pushed from behind by Udinese's Brazilian defender Danilo. His momentum caused him to collide with the keeper, who could hardly disappear into thin air and was only doing his job. It is also extremely doubtful that the collision deprived Giovinco of a clear goalscoring opportunity. If there was any justice, without altering the result on the field, Brkic's red card would be rescinded.

This will not happen and he will be suspended for something that everyone knows he did not do, including those responsible for handing down the punishment. The authorities are terrified of admitting publicly that a referee's decision was wrong, while they are happy to act in cases where no decision was taken. It is illogical to use TV evidence to punish the guilty but not to clear the innocent. It should be used for both or not at all but always with the proviso that the result is sacrosanct.

In Saturday's 3-1 win by Milan in Bologna a clear dive by Milan's new striker, Giampaolo Pazzini, earned them an early penalty. Having pushed Bologna defender Nicolo Cherubin and caused him to stumble, Pazzini fell over without being touched. In this case, again without altering the result, he should be punished for simulation. Both matches suggest that controversy will not go away just because games are now controlled by a team of six. Touch judges Andrea Gervasoni, at Bologna, and Nicola Rizzoli, at Udine, both failed to interpret key incidents correctly.

Two other games deserve a mention for different reasons. Napoli beat Fiorentina 2-1 on a surface more suitable for beach soccer. It would have been a disgrace at an English non-League ground in January. At a top European club at the beginning of September it is totally unacceptable. The state of the pitch is being blamed on the hot summer (in Naples!) and a virus but the condition has been known for several weeks and nothing has been done so far to remedy it. If referee Antonio Damato had done his job properly he would have ruled the pitch unfit for play, though in reality the decision should already have been taken higher up.

Cagliari and Atalanta drew 1-1 on a perfect surface but in a building site without supporters. Cagliari's new stadium is being built in the city of Quartu Sant'Elena but as yet it is not ready to admit spectators. Cagliari named Trieste as the venue for their first four home games but during the week players threatened to strike if they could not play in Sardinia. The local authorities declared the building site fit to hold a game but without spectators and the league caved in provided that Atalanta agreed.

A stadium not ready to hold spectators is also not ready to host matches. Obviously the buffoons who are currently in charge of Italian football think otherwise and are prepared to present to the watching world a beach in Napoli's San Paolo Stadium and the desolation of empty seats in Sardinia. One day we might be led by people who understand that football needs spectators if it is to have any meaning and level playing fields if it is to offer them a decent spectacle in return for their money.

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Calcioscommesse La Figc ufficializza De Giovanni. Intanto anche Alessio ricorre al Tnas

Conte-Palazzi, scelti gli arbitri dello scontro finale

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 05-09-2012)

LA FIGC consegnerà oggi al Tnas la documentazione relativa al ricorso di Antonio Conte. E comunicherà il nome dell’arbitro scelto dal presidente Giancarlo Abete, che sarà Enrico De Giovanni, dell’Avvocatura di Stato.

La Juventus da tempo ha comunicato il suo arbitro, l’avvocato Guido Calvi, ex senatore e membro non togato del Csm. Calvi è stato lo storico legale di parte civile al processo per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, ha difeso Pietro Valpreda per la strage di piazza Fontana, il prigioniero politico cileno Luis Corvalan e il perseguitato politico Alexandros Panagoulis. E’ stato avvocato di parte civile nei processi tristemente famosi per le stragi di Piazza della Loggia e Brescia, della stazione di Bologna e del rapido 904. Recentemente ha ha difeso i vertici Ds coinvolti nella vicenda delle scalate bancarie dei furbetti del quartierino e guidato la commissione del Csm che ha indagato sui magistrati coinvolti nella nuova P2. Ieri, ha presentato ricorso al Tnas contro i 6 mesi di squalifica per omessa denuncia (Albinoleffe-Siena) anche Angelo Alessio, collaboratore tecnico di Conte.

.oddio

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Inchiesta

Lo sport, il crimine

Squadre giocattolo dei boss

così il clan scende in campo

Il calcio «sotto controllo» in provincia e nelle serie minori

Marano Mandante del delitto Siani era mediano e falciava gli avversari senza pietà

Casal di Principe Un manifesto annunciò: «Finalmente un raggio di sole. L’imprenditore Schiavone è nella dirigenza»

Castellammare Appetitoso giro di scommesse per le cosche. Gli atleti della Juve Stabia costretti a restare in mutande

di GIGI DI FIORE (IL MATTINO 05-09-2012)

In campo, nel torneo di Promozione, era sempre aggressivo. Tirava calci, pugni, provocava. Luigi Baccante, detto Maurizio, giocava da mediano nel Marano e tutti sapevano che era un affiliato del clan Nuvoletta. Oggi è all’ergastolo, accusato di essere uno dei mandanti dell’omicidio di Giancarlo Siani.

Calcio e camorra, lo sport più popolare in Italia che, soprattutto nei piccoli centri e nelle serie minori, attira simpatie, consensi. Le squadre sono per questo appetite da dirigenti in odore di camorra. È successo per il Quarto calcio, arrivato fino alla serie D con la presidenza di Castrese Paragliola, imprenditore considerato vicino al clan Polverino. E succedeva, anni fa, con il Posillipo calcio a Napoli, che aveva in prima divisione dirigente-allenatore Giovanni Paesano, il boss del quartiere ucciso dinanzi al’ippodromo di Agnano il 4 giugno 1995. Nell’ottobre del 1980, Antonio Sibilia, presidente dell’Avellino in seria A con simpatie per il boss della Nco Raffaele Cutolo, costrinse il suo calciatore di colore Juary a consegnare durante un processo una medaglia al noto capocamorra. Per la gioia di telecamere e giornalisti.

In tempi più recenti, quelli in cui inchieste della Dda napoletana sui clan sono incappate nelle intercettazioni del calcio scommesse, le sorprese sono state continue. Tutte legate al giro di affari delle scommesse legate al calcio controllate, anche nelle serie inferiori, dai clan camorristici. Raccontò, negli anni Novanta, il pentito Raffaele Giuliano di Forcella: «Fu mio fratello a inventarsi il sistema del totonero, il sistema delle scommesse clandestine legate al calcio. Già agli inizi, rendeva fino a 200 milioni di lire a settimana». E aggiunse il fratello Guglielmo, anche lui pentito: «Le scommesse rappresentano il maggior introito del nostro clan. Con il tempo, siamo arrivati a guadagnare due miliardi a settimana».

Furono proprio i Giuliano ad accogliere, nella loro casa di Forcella, addirittura Maradona dopo la vittoria del primo scudetto del Napoli. Le foto del calciatore con Carmine Giuliano fecero il giro del mondo. E si parlò del pibe de oro e di camorra anche dopo il furto del pallone d’oro alla Banca della Provincia di Napoli. Alcuni amici di Maradona si rivolsero ai Lo Russo di Miano, per cercare di recuperare i beni del calciatore rubati nel caveau durante la clamorosa rapina.

Il sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio, ex magistrato, non ha mai perso occasione di denunciare le infiltrazioni del clan D’Alessandro nell’area stabiese. E non ne è stata estranea neanche la squadra locale, la Juve Stabia, che finì nell’inchiesta Golden goal per la partita con il Sorrento al centro di un appetitoso giro di scommesse. Due calciatori del Sorrento, ipotizzò l’indagine dei carabinieri, accettarono 25mila euro da esponenti dei clan stabiesi D’Alessandro-Di Martino per alterare l’incontro. I calciatori della Juve Stabia furono anche costretti da malintenzionati a rimanere in mutande dopo una trasferta.

Denunciò due anni fa l’allora procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore: «I clan sono sempre più attivi nel giro delle scommesse legate al calcio». Oltre alle scommesse, la squadra locale è anche un mezzo per apparire e attirare simpatie sul clan. A Pagani, provincia di Salerno, due dirigenti della squadra furono arrestati per associazione camorristica dalla Dda di Salerno. Ritenuti vicini al clan D’Auria Petrosino, da finanziatori della campagna elettorale del sindaco, bussavano a soldi al Comune, per la squadra: almeno diecimila euro all’anno.

Da una provincia all’altra. Albanova era il nome antico di Casal di Principe. Un nome dato alla squadra locale, che arrivò a sfiorare la promozione in C1 con la presidenza di Dante Passarelli, imprenditore dello zucchero morto in un incidente misterioso, considerato affiliato al clan dei Casalesi. Nel 1992, tra i dirigenti ci fu anche Francesco Schiavone detto Sandokan uno dei vertici della mafia-camorra casertana. Un famoso comunicato annunciò quell’ingresso societario: «Finalmente un raggio di sole nel Casale calcio. Il noto imprenditore Francesco Schiavone è entrato a far parte della dirigenza». L’investimento nella squadra serviva a far girare soldi, cambiarli, trasformarli. Riciclaggio, ma anche consenso sociale sul territorio. Allo stadio, si consolidavano le simpatie dei tifosi per un boss definito «solo un imprenditore».

Anche la Mondragonese, sempre provincia di Caserta, squadra di serie D, ha avuto dirigenza inquinata, con Renato Pagliuca, ex calciatore che fu reggente del clan La Torre. Diceva in giro di voler comprare il brasiliano Cerezo. La squadra era il suo giocattolo. Finì male, ucciso nel 1995.

Storie di camorra e di calcio inquinato. Nelle ultime inchieste sul calcio scommesse, protagonisti sono gruppi di clan slavi. Ma le squadre dei piccoli centri restano strumenti di potere e controllo sociale. E, su questo, le mafie sono molto sensibili. In Campania, come nelle altre regioni. Sicilia e Calabria in testa.

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Stadio, telecamere sabotate

La Procura apre l’inchiesta

Raid al circuito interno che monitora il pubblico sugli spalti

Il sopralluogo Ieri i tecnici hanno verificato un primo miglioramento delle condizioni del terreno di gioco

La strategia Nei prossimi giorni sarà realizzata una nuova semina e una rizollatura nelle aree di rigore

Il consulente del club «Prevediamo un aiuto chimico alla crescita dell’erba se il clima non ci aiuterà» ha detto Castelli

di FELICE NADDEO & MONICA SCOZZAFAVA (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 05-09-2012)

NAPOLI - Al momento non c’è alcuna prova che il fungo sia stato innestato artatamente nel manto erboso del San Paolo. Ma in Procura c’è già un fascicolo di inchiesta sui sabotaggi allo stadio di Fuorigrotta. L’erba non c’entra, almeno per ora. Nel mirino degli inquirenti è finito il danneggiamento doloso del sistema di videosorveglianza interno che monitora il comportamento del pubblico sugli spalti. La denuncia è datata un mese fa ed ha fatto immediatamente scattare le indagini sui possibili responsabili del raid, avvenuto proprio nelle settimane successive al cambio di gestione dell’impianto. Il Comune, infatti, aveva affidato ad una nuova ditta la manutenzione delle telecamere. Che, appena insediatasi, ha dovuto fare i conti con un danneggiamento alla rete di cablaggio per il funzionamento della videosorveglianza. Distrutti anche alcuni congegni elettronici di ripresa. Due indizi non fanno ancora una prova, ma in Procura potrebbe scattare d’ufficio una nuova indagine, riferita proprio alla devastazione del campo causata dal fungo. Non è esclusa, infatti, l’ipotesi di un collegamento tra gli episodi, sulla base di due considerazioni. La prima: mai si era presentato, al San Paolo, un fenomeno così invasivo di inaridimento del manto erboso (ma vi smentite da soli nella cronistoria successiva, ved. "San Paolo story" - ndt), nonostante altre estati di grande calura ed arsura. Sia due anni fa che lo scorso anno era stata necessaria una rizollatura solo in poche aree del rettangolo verde. La seconda: oscurare le telecamere - ma è una pista tutta da verificare - avrebbe potuto facilitare o garantire l’anonimato ad eventuali sabotatori del terreno di gioco. «C’è un elemento evidente — afferma l’assessora allo Sport del Comune, Pina Tommasielli — ci troviamo al cospetto di un fenomeno che va tutto decifrato. Tra il teorema complottista e l’idea che il danno possa essere stato causato tutto da un problema crittogamico, c’è da decifrare il legame tra causa ed effetto di questa devastazione. E se anche la Procura dovesse intervenire, per quanto ci riguarda, siamo pronti alla piena collaborazione».

Nel frattempo, ieri mattina il pool di tecnici e consulenti del Napoli ha effettuato un sopralluogo al San Paolo. Giovanni Castelli, l’agronomo della Lega calcio, ha già potuto constatare una prima ripresa del prato dell’impianto di Fuorigrotta. Nei prossimi giorni sarà attivata una strategia differenziata per zone del campo. Nelle aree di rigore, ritenute a maggiore stress di gioco, verrà effettuata una rizollatura per ottenere un risultato positivo immediato. In tutte le altre zone del manto erboso, invece, ci sarà una risemina con granelli speciali a crescita accelerata e protetti chimicamente per evitare che il clima possa danneggiarli. «La condizione del prato è in notevole miglioramento — ha rivelato Castelli al termine del sopralluogo — e gli interventi effettuati nello scorso week-end sono stati fondamentali sia per poter giocare la partita con la Fiorentina, che per avviare la ricrescita dell’erba. In questi giorni monitoreremo costantemente la condizione delmanto erboso, per capire se bisognerà apportare dei correttivi chimici per proteggere il prato. All’inizio della prossima settimana ci sarà un nuovo sopralluogo per testare il campo in vista dei prossimi impegni del Napoli. Che dovrà giocare al San Paolo nel giro di pochi giorni: prima il campionato e poi l’Europa League».

San Paolo story

Tre anni vissuti pericolosamente per il manto erboso dello stadio San Paolo che già dal 2009 aveva presentato qualche problema di assetto. Tant’è che il Napoli, all’inizio del 2010, aveva programmato un riassetto del terreno e dell’impianto di drenaggio inaugurato a fine luglio del 2010. Appena un anno e un fungo pesticida apparve, nell’estate 2011, sul campo rendendo necessaria una rizollatura del terreno. Che anche con l’inizio del nuovo anno, il 2012, mostrò qualche problema. Proprio in prossimità della gara di Coppa Italia tra Napoli e Siena. Gli interventi successivi consentirono al manto erboso di Fuorigrotta di diventare uno dei migliori prati di calcio d’Italia. Ma il primato è durato poco: ad agosto di quest’anno la ricomparsa di un fungo —il Pythium— che ha inaridito l’erba dello stadio.

L’ex assessore

Ponticelli: così noi gestivamo i rapporti col club

di MONICA SCOZZAFAVA (Corriere del Mezzogiorno - Napoli 05-09-2012)

NAPOLI - Alfredo Ponticelli, assessore allo Sport del Comune di Napoli per due legislature. Cinque anni di rapporti (l'ultimo mandato della giunta Iervolino) con il Calcio Napoli. A discutere di problemi ordinari e straordinari del San Paolo, di convenzione e di transazioni. Provando, in una clima di collaborazione, a risolvere situazioni difficili riguardo alla sicurezza e all'ordine pubblico. Anche allora il Comune era costretto al «conto della serva» per amministrare con pochi soldi. Anche allora le esigenze del San Paolo erano legate alla convenzione con il Napoli.

Oggi il Comune paventa il rischio chiusura per il San Paolo. Se entro dicembre non verranno espletati i lavori di messa in sicurezza, dice l'assessore con delega allo Sport Tommasielli, il prefetto non ammetterà ragioni. Il Comune batte cassa, il Napoli deve un milione e trecentomila euro.

«Se la transazione è chiusa, giusto che il Napoli saldi il suo debito, altrettanto giusto che il Comune impieghi quei soldi per la manutenzione dello stadio. Ma il discorso è un altro: se oggi stesso De Laurentiis versasse un milione di euro al Comune, ci sarebbero i tempi tecnici per il sistema antincendio, rifacimento degli intonaci e restyling di massima? Credo di no. Bisogna indire gare, assegnare appalti. Dicembre è vicino».

Ma sono esigenze di ordine pubblico.

«Certo, hanno l'assoluta priorità. Forse sarebbe il caso di ragionare col Napoli in un clima di collaborazione reciproca. Fermo restando il rispetto della transazione chiusa».

Sì, ma chi paga i lavori? Il nodo è sempre quello.

«Quando fu emanato il decreto Pisanu, avevamo esigenza di far istallare i tornelli, pena la chiusura dello stadio, noi Comune non avevamo un euro. Anche allora vantavamo soldi dal Napoli, chiedemmo al presidente di sobbarcarsi la spesa così da evitare i tempi burocratici di gare e appalti. Lo fece, sborsando di tasca propria due milioni di euro. Accadde la stessa cosa per il completo rifacimento del terreno di gioco. Secondo convenzione, erano lavori che avremmo dovuto fare noi, almeno la prima volta. Li fece De Laurentiis, costarono centomila euro che andarono defalcati dai canoni di fitto arretrati ed altri introiti che dovevamo incassare dal Napoli».

Avevate in bilancio una somma destinata comunque alla manutenzione del San Paolo?

«Certo, quattrocentomila euro. Poca roba, che comunque ci consentiva di intervenire per un bene della città».

Un bene della città gestito dal Napoli, però.

«Certo. Ma il Napoli valorizza la città con i suoi risultati sportivi. E' una delle pochissime risorse di questa città. Quindi si ragiona insieme, ci si aiuta reciprocamente. Secondo me il principio: o mi dai i soldi o chiudiamo non funziona».

Lei apparteneva al partito del San Paolo da rifare altrove.

«Sì, la mia idea era Bagnoli. Ma anche questa è una decisione che va presa col Napoli. Inutile pensare ad altre sedi se il Napoli vuole il San Paolo».

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ESCLUSIVA TJ - Paolo Ciabattini: "Juve, Fair Play Finanziario e Top player solo se molto bene in Champions"

05.09.2012 15:00 di Gaetano Mocciaro - Tuttojuve.com

In esclusiva per TuttoJuve abbiamo incontrato Paolo Ciabattini. Autore del libro “Vincere con il Fair Play Finanziario”, Direttore Operativo di Pioneer Italia Spa. e grande esperto di calcio business per parlare della Juve e della sua posizione a riguardo il FPF.

Paolo Ciabattini, come si pone la Juve rispetto al Fair Play Finanziario dopo questa campagna acquisti che si è appena conclusa?

“Il bilancio che si è chiuso al giugno 2012 potrebbe evidenziare una perdita di circa 60/65 milioni di euro soltanto in parte compensati dalla clausola della normativa del Fair Play Finanziario che prevede che il costo degli stipendi derivante dai contratti firmati entro il primo giugno 2010 possa non essere considerato nel calcolo del risultato di bilancio del primo periodo di monitoraggio (biennio 2012- e 2013) solo in riferimento al bilancio dell’esercizio 2012. Il costo degli stipendi da dedurre potrebbe essere di circa 30 milioni di euro e quindi la perdita ai fini del Fair Play Finanziario del 2012 sarebbe di circa 30/35 milioni di euro. Di conseguenza la massima perdita di bilancio possibile per il 2013 sarebbe di circa 10/15 milioni di euro”.

Come è arrivato a questa stima?

“La Juventus ha chiuso il bilancio 2011 con una perdita prima delle tasse pari a 94 milioni di euro contro un utile di 2 milioni dell’esercizio 2010. Questo risultato è la conseguenza sia della notevole diminuzione del fatturato che della presenza di significativi costi straordinari. Il fatturato ha evidenziato infatti un netto calo pari a 43 milioni di euro, 20 milioni di euro, come conseguenza della mancata partecipazione alla Champions League e 23 milioni di euro a causa dell’introduzione del criterio di ripartizione collettiva degli introiti derivanti dalla cessione dei diritti TV. I costi straordinari ammontano a 54 milioni di euro. 12,3 milioni di incentivi all’esodo; 12 milioni di svalutazione dei diritti alle prestazioni dei calciatori (6,7 Diego, 5,3 Amauri), 10,6 milioni di impatto acquisti e cessioni a titolo temporaneo (Quagliarella 4,5, Matri 2,5, Pepe 3,75, Motta 1,25) 11,7 milioni di costi per accantonamenti relativi a personale non rientrante più nel progetto tecnico ed infine 7,4 milioni relativi ad un accordo transattivo con l’agenzia delle entrate. Questi sono costi sostenuti nell’esercizio 2011 che in buona parte non si ripeteranno nell’esercizio 2012 nel quale possiamo prevedere quindi un impatto positivo di quasi 50 milioni rispetto al 2011. Il confronto tra i ricavi per plusvalenze/minus derivanti dalla cessione dei diritti calciatori del 2011 pari a 13,3 milioni di euro (Molinaro 2,7, Ekdal 2,2, Ariaudo 3,8, Criscito 4 , Mirante 1,4) verso l’esercizio 2012 (Sissoko 2,4, Giovinco 2,7 Ekdal 0,7), non genera sostanzialmente alcun impatto se consideriamo anche le plusvalenze di gennaio relative alla cessione delle comproprietà di Immobile e Sorensen. Il nuovo stadio potrebbe aver portato 20/25 milioni di ricavi aggiuntivi compresi i 6,25 milioni derivanti dalla cessione dei diritti del nome dello stadio. I costi relativi allo stadio (ammortamenti immobilizzazioni materiali, interessi passivi sui finanziamento ricevuti) sono considerati costi nobili e quindi non sono presi in considerazioni nel calcolo del risultato di bilancio ai fini del Fair Play Finanziario. 5 milioni potrebbe essere l’impatto positivo dell’ottima stagione sportiva sui ricavi commerciali tra bonus sponsor e merchandising. La campagna acquisti del 2012 ha comportato un investimento di circa 100 milioni di euro ( Elia 9, Lichtsteiner 10, Matri 15,5, Motta 3,75, Pepe 7,5, Quagliarella 10,5, Vidal 12,5 Vucinic 15, Giaccherini in comproprietà 3,) contro cessioni comprese le comproprietà per un importo pari a circa 20 milioni di euro (Sissoko 7 + 1 di bonus raggiunto, Giovinco 3, Immobile 4, Sorensen 2,5, Almiron 0,3). L’impatto dei nuovi acquisti in termine di ammortamenti potrebbe essere intorno ai 20 milioni a stagione e quello derivante dagli stipendi di circa altri 35 milioni a stagione. Considerando il risparmio su alcuni giocatori che hanno lasciato e considerando che alcuni dei giocatori acquistati erano già a libro paga in quanto prestiti dello scorso esercizio, l’impatto sugli stipendi della stagione 2012 potrebbe essere intorno ai 20 milioni di euro aggiuntivi. Nell’ipotesi che le voci minori che non abbiamo considerato non possano portare impatti rilevanti, l’esercizio 2012 si potrebbe chiudere con una perdita intorno ai 60/65 milioni di euro, complice anche la vittoria del campionato che potrebbe avere portato un costo aggiuntivo di diversi milioni di euro per premi ai giocatori, come sempre accade in questi casi, diciamo circa 10. Questa perdita verrebbe soltanto in parte coperta dalla clausola del costo degli stipendi dei contratti dei giocatori stipulati prima del primo giugno 2010. L’importo deducibile nel caso della Juve, sarebbe piuttosto ridotto a causa dell’elevato turnover che ha contraddistinto la rosa calciatori in questi ultimi 2 anni. Gli unici contratti deducibili sarebbero quelli di Buffon, Del Piero, Grosso, De Ceglie, Chiellini, Marchisio. Iaquinta. Chiellini Marchisio e De Ceglie solo per la parte di costo antecedente al rinnovo del contratto avvenuto dopo il 1 giugno 2010. Diciamo che la perdita sarebbe ridotta di circa 30/35 milioni. In conseguenza di questo, la perdita dell’esercizio 2013 non dovrebbe superare i 15 milioni di euro al fine di mantenere la perdita aggregata degli esercizi 2012 e 2013 all’interno della massima soglia prevista dalla normativa del FPF pari a 45 milioni di euro”.

Ed è possibile già stimare adesso il risultato del 2013?

“La struttura del conto economico dei club di calcio è molto semplice. La voce costo degli stipendi rappresenta circa il 60 % dei costi e quella degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei calciatori sfiora il 20%. Insieme rappresentano quasi l’80% dei costi. Questi costi sono sostanzialmente determinati dalla campagna acquisti estiva. Quindi già all’inizio dell’esercizio, una volta chiuso il mercato estivo, è possibile fare una stima abbastanza puntuale di quelli che saranno i costi di tutto l’anno. Per i ricavi è un po’ più difficile in quanto dipendono anche dai risultati sportivi della stagione ed in particolare dal percorso fatto in Champions League. Per il 2013, la Juve punta ad un aumento significativo dei ricavi. Soltanto la partecipazione alla Champions a livello di girone garantisce tra premi uefa e diritti TV quasi 20 milioni ai quali vanno aggiunti altri quasi 10 per gli incassi da botteghino. Il superamento del girone eliminatorio e quindi il raggiungimento dei sedicesimi di finale, porterebbe tra premi uefa e diritti TV circa 30 milioni ai quali vanno aggiunti altri oltre 10 milioni per gli incassi delle 4 partite casalinghe che verrebbero disputate. Totale oltre 40 milioni. Nel caso di raggiungimento della finale, i ricavi potrebbero raggiungere perfino gli 85/90 milioni di euro compresi bonus degli sponsor. A questi andranno aggiunti ricavi provenienti dall’aumento dei prezzi dei biglietti, diciamo 5 milioni, e dal nuovo sponsor Jeep, altri 2 milioni circa. Gli ottimi risultati della squadra potrebbero portare altri 10 milioni di euro di ricavi tra nuovi sponsor e merchandising. Gli investimenti anche quest’anno sono stati importanti. Asamoah, Isla, Leali, Gabbiadini, Caceres riscattato, Giovinco, Lucio, Bendtner hanno rappresentato una spesa di circa 50 milioni, con un impatto sul bilancio 2013 di circa 30 milioni tra ammortamento e stipendi, soltanto in parte compensati dalle cessioni di Elia, Krasic, Pazienza Ziegler, Pasquato Troisi ed il prestito di Melo per un valore totale di circa 20 milioni. Le cessioni dovrebbe comportare un risparmio tra ammortamenti e stipendi di circa 20 milioni. Krasic ha comportato una minusvalenza di 1,7 milioni ma la sua cessione rappresenta comunque un risparmio di oltre 7 milioni se pensiamo allo stipendio ed all’ammortamento che erano presenti nel bilancio 2012 . Allo stesso modo la cessione di Elia, pur generando una minusvlenza di 2,2, milioni, evidenzia un risparmio di oltre 6/7 milioni di euro tra stipendio e ammortamento. Melo rispetto all’esercizio 2012, garantisce 0,25 milioni in più di ricavi per il prestito. Se consideraimo i circa 5 milioni di euro di ammortamento, forse meno tenuto conto che il contratto dovrebbe essere stato prolungato, Melo rappresenta pur sempre un costo di circa 3/4 milioni sul conto economico 2013.Il risparmio sulle partenze di Del Piero, Grosso, Borriello potrebbe valere circa 10 milioni di euro. Il confronto fra le plusvalenze del 2012 e del 2013 potrebbe generare un impatto negativo di circa 10 milioni. L’obiettivo di non superare la perdita di 10/15 milioni di euro nel 2013 e quindi essere all’interno della massima soglia di 45 milioni di perdita nel biennio 2012-2013, dovrebbe essere centrato nel caso in cui la Juve raggiungesse almeno i quarti di finale di Champions così da ottenere oltre 50 milioni di euro di ricavi tra premi diritti e botteghino. Con il raggiungimento della semifinale ci sarebbero pure i soldi per il top player a gennaio ( Llorente potrebbe costare 20 milioni di cartellino + 8 di stipendio) che avrebbe un impatto di circa 6 milioni sul 2013 e 12 milioni di euro sul 2014".

Quale sarà la strategia della Juventus nei prossimi anni ?

“Con lo stadio di proprietà la Juve ha colmato il gap in termini di ricavi del botteghino che la divideva da Milan e Inter, passando dagli 11 milioni del 2011, ai probabili 30/35 del 2012. Con i ricavi da stadio che arriveranno dalla partecipazione alla Champions, dal maggiore utilizzo dello stadio anche nei giorni non della partita, dal Museo, dal Centro Commerciale, dall’aumento del costo dei biglietti e magari dall’allargamento delle aree adibite a Corporate Hospitality, la Juve potrebbe superare tranquillamente i 50/55 milioni di ricavi da stadio che sono tanti per un club italiano, ma ancora troppo pochi rispetto agli altri club europei come il Manchester United il Real Madrid e il Barcellona che incassano anche 130 milioni di euro stagione. Con uno stadio da 41.000 posti, sarà molto difficile ridurre ulteriormente questo divario. Riguardo gli introiti di natura commerciale, credo che il marchio Juventus valga di più dei 35 milioni in tre anni del nuovo sponsor Jeep. Anche i 12 milioni della Nike come sponsor tecnico aumenteranno. L’attività di merchandising si gioverà delle recenti vittorie sul campo. Gli sforzi si concentreranno anche sullo sviluppo del settore giovanile così da aumentare la possibilità di vedere sempre più campioni fatti in casa indossare la casacca biancnera. Che bello vedere Marchiso, De Ceglie, Giovinco, Marrone, tutti prodotti del vivaio, giocare in prima squadra. Complimenti alla Juventus. Certo, gli 11 milioni di Giovinco non sono facili da digerire se si pensa che solo 1 anno prima il Parma aveva pagato la stessa metà 3 milioni. Ma credo che insistendo su di lui, la Juve otterrà un ritorno in linea con l’investimento.Puntare sui giovani significa ridurre gli infortuni, ridurre il numero di giocatori nella rosa e quindi ridurre automaticamente in maniera significativa i costi. Complimenti anche per l’arrivo di Pogba e gli acquisti di Leali e Gabbiadini. La Juve investe sui giovani riuscendo a rinforzare anche la prima squadra. In questo senso in Italia in questo momento è regina incontrastata. Un altro aspetto importante per aumentare gli introiti sarà una maggiore commercializzazione del marchio in Italia e all’estero. La Juventus ha il monte stipendi più basso tra le grandi italiane. E’ frutto anche di una politica che ha visto spesso negli ultimi 2 anni acquisti di giocatori provenienti da compagini minori e quindi con stipendi “modesti”. Matri, Asamoah, Isla, Giaccherini, Bonucci, Padoin, Litchsteiner, Pepe sono tutti giocatori che quando sono stati acquistati guadagnavano sicuramente meno di 1 milione all’anno. La Juve, a parte i casi Pirlo e Lucio, sta perseguendo la politica opposta a quella del Milan che compra spesso a parametro zero ma con ingaggi alti. Gli unici stipendi dai 4 milioni in su, sono quelli di Buffon, Pirlo e Vucinic. Sarà importante per la Juve continuare la strada intrapresa già l’anno scorso,cercando di legare una parte significativa dello stipendio dei calciatori non solo al raggiungimento dei risultati sportivi, ma più ancora all’andamento del fatturato e del risultato di bilancio. Vale a dire che se la Juventus malauguratamente in una stagione dovesse mancare la partecipazione alla Champions perdendo magari 60/70 milioni di fatturato, che rappresentano il 25%/30% del fatturato totale del club, anche gli stipendi dovrebbero diminuire della stessa percentuale in modo da ammortizzare almeno in parte, l’impatto sul risultato di bilancio. Mi rendo conto che sia molto facile dirlo e molto più difficile realizzarlo, ma sono sicuro che la dirigenza juventina insisterà su questa strada. Gli stipendi dei giocatori devono essere in linea anno per anno con il trend del fatturato che a sua volta dipende in maniera significativa dai risultati sportivi. Basta con i contratti che vengono rivisti verso l’alto su una durata di cinque anni nell’anno dei successi sportivi, e che poi rimangono tali indipendentemente dall’andamento dei risultati economici del club. Risultati economici, sportivi e costo degli stipendi devono essere strettamente collegati. Il successo della Juventus dipenderà anche dalla capacità del management di mantenere il costo degli stipendi nella giusta proporzione rispetto al fatturato anche nel momento delle vittorie sportive. La squadra è molto forte e darà grandi soddisfazioni”.

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UN ALTRO CALCIO

È POSSIBILE

Il Direttore del Fatto, Padellaro. «In questo calcio il reato più grave sono le frasi di Zeman su Conte non le gare vendute, i pedinamenti, Scommessopoli senza fine. Il boemo serve a chi può dire "C’è anche anche lui, visto?". Ma è Zdenek con i giovani che indica la strada. Volevano far fuori Baldini, mi è stato dato quel dossier ma non l’ho pubblicato». I tifosi: «Zdenek è un’icona»

di TONINO CAGNUCCI (Il Romanista 06-09-2012)

Il Direttore del Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, in questa intervista al Romanista dice che «sì Zeman è la speranza di questo calcio, soprattutto per come lavora con i giovani in un paese che li tratta malissimo». Parla di Zeman e lo chiama maestro senza bisogno della emme maiuscola perché «ce ne sono pochi così, dico di maestri che insegnano le cose che contano nella vita: il sudore e la fatica». Come a dire, per salvare il calcio non servono super uomini e non servono nemmeno uomini necessariamente di parte («La mia utopia è che gli juventini dedichino a Zeman uno striscione come quello fatto dagli interisti domenica»).

Il calcio che vende le partite, che trucca i bilanci, che si rifà le regole a seconda delle convenienze, che riabilita Moggi, revisiona Calciopoli, che cerca di rifarsi il trucco coi denti ingialliti di Moratti, mentre vieta ai tifosi di tifare, alle persone di uscire la domenica per seguire una passione, è un calcio che può ancora tornare a essere pallone se non si dimentica di esserlo. Se sa scegliere gli esempi. Zeman lo è, ma non perché sia romanista (almeno non solo per quello). Per esempio, un esempio è Simone Farina che non solo non ha accettato il gioco sporco, ma lo ha denunciato. Lo sono i tifosi del Lecce che per colpe non loro si sono ritrovati, mortificati, nel giro di tre mesi dal pareggiare 1- 1 con la Juventus a Torino all’esordio in Lega Pro (la chiamano così adesso la serie C) contro la Cremonese in questa prima giornata appena giocata: eppure erano in 10.000 a cantare il loro orgoglio di essere tifosi. Un esempio è Abidal che alza la Champions dopo l’operazione che gli ha tolto un tumore al fegato. Un esempio è chi gliel’ha fatta alzare. Ce ne sono di esempi. E non si tratta di essere eroi o martiri (il modo che ha questo sistema per omologarti, spesso retroattivamente) si tratta di rispettare il gioco della vita. «Non è vero che non mi piace vincere, mi piace vincere seguendo le regole», la massima di Zeman. Basterebbe il minimo. Anche se in Italia è questa l’utopia.

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ANTONIO PADELLARO

«Zeman è il loro alibi e la nostra speranza»

Il Direttore del Fatto: «Il boemo è una fortuna per i padroni di questo calcio sporco che così possono dire: "Vedete è un mondo pulito". Ma da lui e dai giovani si può rinascere»

«Hanno sospeso la sua sospensione... Lotito è un’Opera Buffa»

«Qui si rubano le partite eppure le frasi di Zdenek su Conte passano per reato!»

«Gli Agnelli insultano la Figc e Abete non fa niente.Io non capisco nemmeno come parla»

«Scommessopoli? Se continua così finirà con la stretta di mano per i colpevoli»

«Il pedinamento? È un Melodramma. E’ una dura storia di spionaggio»

«Il calcio è lo specchio della politica,ma con la fatica si può salvare. Questa politica no»

«Idea:perché non sospendiamo anche la pena al tecnico della Juve»

di TONINO CAGNUCCI (Il Romanista 06-09-2012)

Direttore è quasi un gioco di parole. Il Coni ha graziato Lotito sospendendo la sua sospensione scattata in seguito alla condanna di Calciopoli. Insomma, hanno cambiato le regole che regolavano un codice etico.

Le regole? Sono parole grosse. Le regole si aggiustano, si semplificano, si interpretano a seconda della opportunità. Di Lotito se ne sentiva la mancanza nei Consigli, vedrai che avrà già una citazione latina pronta. E poi che volete voi forcaioli! Basta con questo giustizialismo! A proposito, la sospensiva è un altro degli straordinari strumenti della giustizia italiana, non solo di quella sportiva intendo.

Cioè?

Quella di Lotito è una riproposizione in termini di potere calcistico di ciò che vediamo nel mondo politico: un’apparenza fatta di annunci roboanti, grandi riforme, appelli all’etica, al buon governo di cui i giornali sono pieni. Slogan pronti all’uso, tipo: "Ecco come supereremo la crisi". Oppure: "Vediamo la luce in fondo al tunnel". In questo senso devo dire che la battuta di Marchionne non è male: "Forse è un treno che sta arrivando". E’ un’apparenza straordinaria di una realtà che la contraddice. Poi ci sono questi splendidi dietro le quinte, i colleghi che si esercitano a scriverli, anche se retroscena spesso non lo sono veramente...

A proposito di retroscena. Il primo agosto c’è stata una partita amichevole fra la Nuova Circe e la Lazio, la Nuova Circe è la squadra di San Felice Circeo, il sindaco di San Felice Circeo è Gianni Petrucci, il presidente del Coni che ha deciso di sospendere la sospensiva di Lotito dopo una lunga querelle legata allo stadio...

Ma questo è un bel retroscena però! Possiamo dire che è finito tutto a tarallucci e Circe. Sono bei segnali di distensione e di pace. Evviva.

D’altronde Petrucci aveva avuto belle parole quest’estate per Zeman.

Perché tutto si tenga, perché tutto si tiene. Questo e quello per me pari sono: è così che funziona il sistema.

Questo e quello. Lotito e Moratti, la vicenda del pedinamento...

Quella è un’altra vicenda. Lì si giocava duro. Il pedinamento di Vieri è un piccolo esempio di un’azione di spionaggio gigantesca di cui si sa pochissimo. Fra l’altro sono d’accordo per una volta con ciò che ha scritto Il Giornale: "Stuprare una donna vale dieci volte meno che spiare Bobo Vieri": un milione di euro da una parte, meno di centomila euro alle donne vittime di violenza dall’altra". Sia chiaro, è giusto aver sanzionato chi ha violato la privacy e i diritti del cittadino Vieri, però la sproporzione è immorale. Ma non è questo è il punto. Non è questa la differenza.

Quale è?

Sono due filoni molto italiani: da una parte l’Opera buffa, che è Lotito, dall’altra il Melodramma, questo dramma a tinte fosche sul pedinamento che riguarda l’inchiesta Telecom, che ha fatto una vittima, Bove che dicono si sia suicidato. E’ una storia dura, di spionaggio e controspionaggio. Che parte da lontano.

Tra queste due grandi tradizioni italiane, Conte e la Juventus dove si collocano?

Direi nella commedia italiana, ma quella grande, quella di Alberto Sordi. Tutta questa messinscena, questi processi, maxi-superprocessi, Conte condannato eccetera, poi uno prova a dire - come ha fatto Zeman - ma non perché l’abbia fatto lui -: "Guardate ma che condanna è se continua ad allenare?". E subito si scatenano tutti: "Come ha osato!" . "Ma perché s’è permesso di entrare in vicende che non lo riguardano"! Mentre nello stadio di Udine Conte è in bella mostra nel gabbiotto, quasi a ostentare questa privazione della libertà, questo spettacolo "dolorosissimo". E adesso aspettiamo il quarto, il quinto, il sesto grado di giudizio e, vedrete, Conte tornerà presto tra noi. Ecco a questo punto faccio pure una considerazione: perché l’istituto della sospensiva non viene applicato anche a Conte? Sospendiamola questa squalifica, potrebbe essere un suggerimento.

Alla Figc?

I vertici della Juventus l’hanno attaccata a livello dialettico in qualsiasi modo, insulti sanguinosi, urla di processo alle streghe e così via. E in tutto questo la risposta del presidente federale Abete quale è stata? Abete mi ha molto divertito. Abete parla una lingua piena di incisi, con periodi molto lunghi, uno alla fine si perde il soggetto: io non lo capisco però ha sempre un carattere di soavità. Ecco io devo dire che il presidente della Figc è un uomo molto soave, lui ti dà sempre l’altra guancia. Siamo nel perfetto cattolicesimo, uno gli dice qualunque cosa e non succede niente.

In questo quadro cos’è Zdenek Zeman?

E’ un gigantesco alibi. Devo dire che sono stati fortunati i Signori del pallone, quando, improvvisamente, non si sa come, è stato chiamato alla guida della Roma questo signore per bene. E’ stata la loro fortuna perché così hanno potuto dire: "Non è vero che il calcio in Italia è malato, che è il calcio di Moggi, di Scommessopoli, avete visto che c’è Zeman in questo mondo?!". E’ come se l’avessero preso loro. E’ il loro alibi. E’ un grande paravento. Molti di quelli che parlano bene di Zeman penso che se potessero lo strozzerebbero. Ci sono sempre delle locuzioni che accompagnano i discorsi su Zeman "E’ il migliore però..", "Zeman è grandissimo però sulla storia con la Juventus doveva evitare... ". Ecco è stato detto pure che le parole di Zeman su Conte fomentano la violenza, è stato detto anche che quando la Roma andrà a Torino se succederà qualcosa di brutto sarà colpa di Zeman. Ma come!? Qui si rubano le partite, si falsano i campionati, si pedinano gli arbitri, si vendono i giocatori, è un mondo in cui tutti possono fare qualcunque cosa senza che succeda niente e il reato più grande è quello di dire le cose di buon senso!!

Mentre non si vede l’orizzonte (neanche di senso) di Scommessopoli.

Scommessopoli è una cosa senza fine e senza inizio. Questi sono processi che andavano fatti prima del campionato. Funziona così: ti danno i punti di penalizzazione, poi vengono ridotti, poi patteggi, e infine ti danno la mano e ti chiedono scusa. E’ una tarantella meravigliosa. Però se parli degli arbitri - guarda caso - scattano immediatamente i deferimenti e la morale pubblica a buon mercato che ti condanna perché non accetti le regole. Le regole?! Parole grosse, soprattutto quando viene punito il labiale di un giocatore perché i bambini ci guardano. Però chi vende le partite no.

Vengono puniti i tifosi che accendono un fumogeno allo stadio.

Beh, d’altronde è terribile accendere un fumogeno no! Sì adesso che ci penso è proprio uno spettacolo terribile! Dall’altra parte fanno le rapine a mano armata e non succede niente, ma si vieta alla gente di andare allo stadio. Questa è l’Italia del politicamente corretto, e questo è il loro politicamente corretto.

In che senso è stato fortuito il ritorno di Zeman? E’ solo un caso che sia stato chiamato da questa società, da Franco Baldini?

Non è un caso. Io adoro Franco Baldini. E’ stato fortuito nel senso che nessuno pensava ad una fine così repentina di Luis Enrique, fra l’altro un personaggio che a me piaceva e un allenatore molto interessante. Chiamare Zeman è stata una scelta romantica ma anche etica. E’ stata una grande idea, era il beniamino dei tifosi dlla Roma che non l’hanno mai dimenticato, e questo a pensarci bene è la cosa più bella. E’ stata una grande scelta di Baldini che per altro è odiatissimo, forse anche per questo.

Anche lui come Zeman è stato quasi costretto all’esilio dal calcio italiano.

Ma io non mi riferivo solo a questo, parlo delle campagne diffamatorie che ancora si fanno nei suoi confronti. Dei dossier assurdi, cose impubblicabili che anche a me sono state sottoposte. Quel dossier appena l’ho visto l’ho definito un tarocco, qualcosa di ridicolo. Ho dato anche la mia testimonianza in tal senso. Baldini è odiato, ci sono persone che si preparavano a cacciarlo via. Credo che per molti la vittoria della Roma a Milano sia stata una disgrazia, aspettavano un altro ko per dire "basta! Baldini ha fatto un altro errore". Purtroppo per loro la Roma ha vinto, giocando anche bene. Poi usano la contrapposizione con la famiglia Sensi. Io, per esempio, ho apprezzato la presidenza Sensi, per certi versi e in alcuni momenti hanno fatto anche dei miracoli: chi l’ha detto che questo debba essere usato come contrapposizione a Baldini?

Siamo sempre alla doppia lingua del potere.

La lingua italiana è biforcuta, detto in termini più semplici si pratica bene e si razzola male nella società italiana e nel calcio italiano. L’uno è lo specchio dell’altra. D’altronde non si vede come possa essere diversamente. Si dice che stiamo ricostruendo le basi morali dell’Italia, ma non c’è mai stata una classe politica così squalificante, non è una mia interpretazione, sono i sondaggi per i quali solo il 5% degli italiani crede in questa politica, in questa classe politica, di questi partiti (non parlo della politica in generale che è una grande cosa). Siamo pieni di scandali, di corruzioni, siamo il paese di mani pulite, Tangentopoli, delle frodi, dei furbetti non si vede perché il calcio debba essere un’isola felice. Il calcio è esattamente come la politica.

Da cosa può essere salvato?

A differenza della politica il calcio è fatto di grandi interpreti, di talento, del valore in sé del gesto, della poesia dell’attimo, dell’aggregazione, della bellezza del gioco, è ciò che ci riscatta, ciò che ci spinge ad andare allo stadio, ad amare questo sport.

In questo senso Zeman è una speranza?

Sì. Il suo lavoro con i giovani, sopprattutto in un paese dove i giovani vengono trattati malissimo. I giovani calciatori si salveranno se allenati a inseguire la verità, le cose vere che fanno di questo gioco uno sport. I maestri non sono tanti, e non mi riferisco ai maestri con la emme maiucola, ma a chi insegna i valori della vita. Zeman in questo senso è un maestro.

Il suo insegnamento più bello?

La fatica. La fatica è una risorsa, è una sofferenza, è un sacrificio, è esaltante quando arrivano i risultati, che arrivano solo così. Sono queste le soddisfazioni. L’esaltazione del sudore, Zeman impone dei modelli sportivi molto belli.

Dove arriverà la sua Roma?

Non lo so, ma so che con Zeman si andrà allo stadio a vedere una squadra che farà tutto quello potrà fare. Fino alla fine, sempre. Saprò che quello che si poteva fare è stato fatto. E questo è il massimo che si può chiedere.

Juventus-Roma sempre particolare, la prossima, forse ancor di più.

Io spero che parole sagge accompagneranno questa partita, come le ultime di Buffon. Io sogno che i tifosi della Juventus facciano uno striscione come quelli dell’Inter domenica scorsa a San Siro.

Utopia?

Lo so, ho esagerato. Forse chiediamo troppo. Allora, mi accontenterei del rispetto verso il maestro.

Del rispetto delle regole.

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L’idea del Viminale Il nuovo registro

Risparmiateci almeno

l’albo degli striscioni

Che assurdità regolamentare altezza, peso e parole degli slogan da stadio

di TONY DAMASCELLI (il Giornale 06-09-2012)

Arriva l’albo degli striscioni da stadio. Da ora in poi solo quelli registrati potranno essere esposti in curva. Una regola assurda che burocratizza il tifo. A quando un ufficio dedicato ai cori di sfottò contro arbitri e avversari?

Capirei l’album degli striscioni: una raccolta di frasi, vignette, slogan stadio per stadio, una collezione di figurine uniche per genialità. Già esiste in commercio roba del genere e in tivù si sono inventati tanto di rubrica «striscia lo striscione» che tira parecchio. Ma l’albo no, il registro dei lenzuoli è proprio la penultima (ce ne sarà un’altra di sicuro) delle decisioni imbecilli del Paese Italia, alla voce giuoco del calcio. Quelli dell’Osservatorio del Viminale una ne fanno ma cento e una ne pensano. Si svegliano al mattino e, dopo un vertice di cervelli fumanti e fumosi, passano all’azione. Decidono quali siano le partite a rischio, vietano le trasferte dei tifosi, condizionano il calendario, falsano il campionato. Dal loro punto di Osservazione vedono il football con il binocolo messo al contrario. Questa storia dell’albo degli striscioni conferma un certo appannamento dell’organo di controllo. Già gli stadi italiani si fanno riconoscere nel resto d’Europa per lo stato di abbandono di prati e spalti (fanno eccezione le aree vip), già siamo facilmente segnalati per aggressioni, violenze e affini, già siamo al primo posto mondiale per l’esposizione degli striscioni di cui sopra (verificate lo stato dell’essere in Inghilterra, Spagna, Germania) ma ecco la svolta epocale, da oggi i tifosi artisti e creativi sanno che debbono passare all’ufficio registro, ricevere istruzioni, altezza, larghezza, zona di affissione, peso del lenzuolo, carattere grafico, bodoni, gotico, segue timbro di approvazione e via col vento. Già in verità esistono norme che disciplinano la questione, è vietata l’esposizione di striscioni, cartelli o insegne di tipo politico, religioso e razzista ma non basta, lo stadio è una caserma, la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza e i forestali occupano le zone calde e dunque parte l’opera di bonifica e repressione. Ci vuole poco ad essere ridicoli e noi italiani siamo sempre sul podio. Nessuno pensi alla censura, a un attacco alla libertà di pensiero e di parola, a una norma che violi la Costituzione, al minculpop del pallone; qui siamo di fronte a roba piccola spacciata per grande, a una barzelletta narrata come un romanzo del Campiello. Tranquilli, non faremo a meno di Giulietta è ’na żoccola o Voi comaschi noi co e femmine, lo striscione divertente last minute continuerà ad apparire in curva e l’Osservatorio sarà costretto ad osservare. Preoccupa piuttosto la testa che ha partorito questa novità regolamentare.

Penso che prossimamente l’Osservatorio si occuperà dei cori, istituendo un albo degli inni, una football list dei testi con eventuale accompagnamento in sottofondo musicale di tamburi e trombe, rigorosamente registrati. Dopo la tessera del tifoso arriva la patente dello striscione. Chissà perché mi risuona nell’orecchio un solo grido: Sceeemo sceeemo sceeemo!

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Stadi Panopticon e albo striscioni

di MAURIZIO MARTUCCI (ilFattoQuotidiano.it 06-09-2012)

Giù la maschera: nemmeno il Panopticon di Jeremy Bentham era mai arrivato a tanto. Il futuro degli stadi di calcio, presto a nuova vita col disegno di legge sugli impianti sportivi in terza lettura al Senato, è quello di veri e propri laboratori sperimentali a cielo aperto per il controllo delle masse. Tecnocrazia, burocrazia, mutazione genetica del tifoso in cliente profilato, strategie preventive in odor di repressione generalizzata, con tanto di verifica telematica di carichi pendenti e casellario giudiziario. Lo sfogatoio sociale è chiuso: allo stadio come in chiesa, più di cinema, museo e teatro.

Dopo la famigerata Tessera del Tifoso, gradualmente rivisitata dalle sentenze di garanti, Tar e Consiglio di Stato, l’Albo degli Striscioni è l’ultima novità dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazione Sportive, di stanza al Viminale. Con l’inizio della stagione calcistica, solo striscioni valutati, fotografati, schedati e autorizzati saranno esposti su spalti di casa e in trasferta. Come? Seguendo un iter al limite di gag di fantozziana memoria che, in tempi di semplificazione e snellimento procedurale, suona esattamente così. Labirintismo cristallino: “il tifoso che intende portare in trasferta uno striscione già regolarmente ne darà comunicazione alla società sportiva che organizza l’evento entro le ore 19,00 del giorno antecedente la gara. La società sportiva trasmetterà senza ritardo la comunicazione al responsabile del Gruppo Operativo di Sicurezza (coordinato da un funzionario di Polizia) per il prescritto parere, acquisito se non vi siano motivi ostativi”.

Lasciandovi ogni commento sull’Art. 21 della Costituzione (libertà di manifestazioni del pensiero) e sulla tutela dei diritti di espressione garantiti dall’Unione Europea (gli stadi, per lo più, sono comunali, quindi spazi pubblici e l’Albo degli Striscioni non è altro che una restrizione dell’opinione scritta dei cittadini, qui soggetta ad autorizzazione e censura della pubblica sicurezza), è chiaro ormai che il calcio della finanza, il calcio globalizzato del neocapitalismo di frontiera, il calcio industria delle multinazionali, spolpato dalle reti internazionali del crimine, il calcio violento della società della paura che per logiche di causa-effetto mischia spread, borsa, scandali, carte di credito e palloni gonfiati, con l’Albo degli Striscioni raggiunge l’apice dell’asfissia per tifosi disorientati, lobotomizzati, schiacciati, svuotati anche delle più elementari consuetudini, alimentate nei decenni da una religione civile giunta al tramonto.

Facciamocene una ragione. In America, i tifosi telecomandati dei Washinghton Wizards di basket, al centro del palazzo dello sport hanno un maxi-schermo che dice quando tifare, quando fischiare, cosa inneggiare e come farlo. In Inghilterra ci sono settori dove è vietato tifare in piedi. In Italia, più o meno, si è arrivati qui. Ecco perché uno spirito libero ed estroso come Filippo Tommaso Marinetti, avrebbe sicuramente abbandonato il calcio al suo destino e gli stadi alla loro tragicomica fine.

La tecnocrazia, la razionalità dell’irrazionale e la chiusura di ogni spazio vitale, anche verso il più elementare slancio ignoto e imprevedibile, è il colpo di grazia che schiaccia la goliardia del circo calcio, soffocando fantasia ed originalità degli striscioni. E’ il segno dei tempi, la morte dell’aggregazione sociale di curva, per un oscurantismo sovrano che amputa linguaggi giovanili e ritualismi sugli spalti, un tempo decodificati, oggi vietati: “Attente mamme, gli ultrà mangiano i bambini”, “Giulietta è na żoccola”, “Ilary e Totti: una letterina per un’analfabeta”, “Voi comaschi, noi cò le femmine”, “Baciamo le mani a Don Luciano”, “No agli steward, si alle hostess”, “Siete come il dentifricio, per-denti”…. è tutta roba da archeologia preistorica. Avvisate il buon Cristiano Militello di ‘Striscia la Notizia’: domani dovrà trovarsi un nuovo lavoro.

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La fine degli ultras (e dei tifosi)

di STEFANO NAZZI (ilPOST 06-09-2012)

L’ultimo gruppo a sciogliersi è stato quello dei Vigilantes del Vicenza: era comparso in curva, allo stadio, 34 anni fa. Poche settimane prima si erano sciolti gli Ultras Bari, nati nel 1976. Alcuni loro capi erano finiti in carcere per la storia delle scommesse: minacciavano i giocatori perché perdessero le partite assicurando così a loro buoni introiti con scommesse sicure. Tanti gruppi ultras di serie minori si sono sciolti e si stanno sciogliendo.

La verità incontestabile è che le norme del Ministero dell’Interno (tessera del tifoso, restrizioni sulle trasferte) stanno avendo successo: secondo l’osservatorio del Viminale le partite con incidenti sono diminuite da 208 del campionato 2005-2006 a 107 dello scorso campionato. I feriti tra le forze dell’ordine sono passati da 510 a 66, i tifosi feriti erano 206 nel 2005-2006 sono oggi 123. Le persone denunciate sono state in questi anni 887, oltre 4.700 quelle sottoposte a Daspo, e cioè al divieto di accedere a manifestazioni sportive. Che la situazione sia drasticamente cambiata lo dimostra il pugno durissimo utilizzato dopo i fatti di Genoa-Siena dell’aprile scorso, quando gli ultras della curva nord, protestando perché il Genoa perdeva 4-0, “obbligarono” i giocatori rossoblù a togliersi la maglia (in realtà non ci fu da parte dei giocatori nessuna resistenza). Dodici tifosi vanno a processo per direttissima accusati di violenza e minacce agli steward e di minacce ai giocatori. Per quella partita i Daspo sono stati 110, in pratica la curva genoana è stata decimata.

Ora anche gli striscioni sono sottoposti a controlli rigidi: da quest’anno saranno ammessi solo quelli registrati presso il Ministero dell’Interno all’inizio del campionato: ci sarà quindi un albo degli striscioni “certificati”. Poi chi frequenta gli stadi sa benissimo che ormai da anni nelle curve compaiono gli striscioni “estemporanei”: lenzuolate bianche con scritte a vernice spray fatte al momento, già dentro lo stadio (ce n’erano un bel po’ contro Palazzi e la giustizia sportiva alla prima partita in casa della Juventus, allo Juventus Stadium).

Perché la verità è che allo stadio continuano a entrare cose che in teoria non dovrebbero entrare: basta sentire le esplosioni fortissime durante alcune partite. Ci sono stewart, in molti stadi, che chiudono un occhio. O che comunque non hanno nessuna intenzione di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica. In molte curve continuano a farla da padroni gruppi della criminalità organizzata che gestiscono gli affari dei biglietti, del merchandising e, a volte, anche dello spaccio.

Molti capi ultras hanno ottimi rapporti con dirigenti delle società e con giocatori: i loro nomi sono saltati fuori spesso nell’inchiesta sulle scommesse. Insomma, le norme del Ministero dell’Interno stanno ottenendo gli obiettivi che si erano prefissati, ma da parte delle società e spesso anche dei calciatori il salto in avanti non c’è stato. Nessuna società calcistica in Italia, per esempio, ha mai adottato norme severe contro i cori razzisti (cosa che è stato fatto da parte di molti club in Inghilterra e Germania).

Il successo è l’eliminazione, o almeno il notevole contenimento, della violenza. Il rischio è che i gruppi ultras più furbi, gestiti dalla criminalità, continuino a prosperare nei loro affari mostrandosi però assolutamente tranquilli e accondiscendenti.

C’è poi un altro fatto: la gente allo stadio comunque non ci torna. In trasferta non va quasi più nessuno, troppe le limitazioni e le procedure burocratiche. I biglietti (ma qui posso solo citare la realtà di Milano, che conosco) costano un’enormità. Gli stadi (a parte l’esempio dello Juventus Stadium) fanno schifo, non offrono nulla. Contano solo le esigenze televisive. Insomma, non spariscono solo gli ultras, spariscono proprio gli spettatori.

Modificato da Ghost Dog

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l'Allarme

L'ABUSO DI FARMACI NON PUÒ ESSERE

LA SOLUZIONE ALLE TROPPE PARTITE

di PIERO VOLPI (GaSport 06-09-2012)

Qualche settimana fa Francesco Guidolin, allenatore dell'Udinese e grande esperto del nostro calcio, ha sottolineato il proprio disappunto per iniziare la stagione giocando il preliminare di Champions (andata e ritorno) e la prima giornata di campionato in sei giorni. Sotto il profilo tecnico e competitivo è chiaro che ci sono degli svantaggi, ma è soprattutto il rischio degli infortuni che preoccupa di più e giustifica la preoccupazione di molti. Qualche mese fa esponenti della Fifa e della Fa (Football Association) hanno riferito che il calcio d'elite ha sempre più spesso atleti che giocano 70 partite e effettuano 240 allenamenti a stagione.

Il calcio è nato per essere giocato ogni sette giorni, questo per consentire un fisiologico recupero e per preparare bene la partita successiva. I calendari sempre più fitti, con elevata densità di gare in autunno e in primavera, hanno spinto ad aumentare il numero delle rose non tanto per effettuare un ragionevole turnover, ma per ovviare al costante incremento degli infortuni. Già da diversi anni abbiamo pubblicato studi scientifici che rivelano come i giocatori titolari di una squadra di vertice italiana fra campionato, coppa Italia, coppe Europee, gare delle nazionali arrivano a disputare 60/70 partite a stagione. Gli allenamenti oscillano fra 230/240 a stagione con un rapporto allenamenti/gara di 3.6 a 1 che testimonia come ci sia poco tempo per recuperare rispetto agli impegni agonistici, soprattutto in considerazione che l'allenamento che precede e che segue la gara non può essere considerato «allenante», in quanto finalizzato alla partita: prevalentemente tattico quello che precede la gara, prevalentemente defaticante quello successivo. Questo indice appare sempre più affidabile: più basso è il quoziente allenamento/gara, più alto risulta il rischio lesivo dei giocatori utilizzati.

Occorre suddividere 7/8 squadre (circa 200 giocatori) che partecipano alle competizioni nazionali e alle coppe europee e contribuiscono fornendo giocatori per le partite delle rappresentative nazionali, dal resto delle squadre che non hanno impegni ogni tre giorni, ma possono allenarsi per una settimana intera. Non bisogna poi dimenticare che le trasferte settimanali implicano viaggi, rientri a notte inoltrata con l'impossibilità spesso di alimentarsi correttamente.

Collateralmente a questo il capo della Commissione Medica della Fifa J. Dvorak recentemente ha segnalato come durante la fase finale dell'ultima coppa del Mondo in Sudafrica nel 2010, sia stato rilevato un forte utilizzo da parte dei giocatori di farmaci leciti, in particolare antiinfiammatori e antidolorifici, soprattutto per consentire recuperi più rapidi in una competizione con impegni molto ravvicinati. Mi auguro che l'abuso di farmaci segnalato dalla Fifa, non rappresenti, a scapito della salute degli atleti, la soluzione più facile di un problema più ampio e complesso come l'organizzazione degli eventi e la gestione dei calendari

Responsabile chirurgia del ginocchio Humanitas di Milano e consulente medico Associazione italiana calciatori (AIC)

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Quindi il fatto è proprio una squadra che è antijuventina.

Direttore, vicedirettore,..... tutti all'unisono

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sefz continua ... l'autobeatificazione dei romanisti, della Roma e di Zeman ... quello che firma le magliette con su scritto Juve ti odio .... eh Padellaro? Che schifo Conte e la Juve vero? ... lo stabrismo (non quello fisico) di Padellaro spiega perfettamente la linea de Il Fatto ... un giornale abituato a proporci icone pulite ... tipo Ingroia ... quello che intercetta Napolitano e dice in radio che l'Inter è la squadra simbolo dell'onestà ...

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E si, loro sono diventati i paladini della giustizia e dell'onesta a prescindere ma non guardano la trave nel loro occhio.

Anche loro sono nati per indottrinare le menti, pensiero unico e chi non è in sintonia con il regime non solo viene censurato ma addirittura licenziato. Alla faccia della giustizia e della libertà di opinione: 78°posto nel mondo grazie a pennivendoli come loro.

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E adesso si capisce di più Calciopoli…

di OLIVIERO BEHA dal blog olivierobeha.it 05-09-2012

risarcimento_vieri.jpg

Se non si collega la sentenza-Vieri, questa intervista a Tavaroli e l’intiero paesaggio in cui si è sviluppato Calciopoli, vuol dire che si è in malafede. Invito dunque i lettori a verificare quanti (oltre al sottoscritto negli anni…) tra i media e i “mediani” dei media riporteranno le dichiarazioni di Tavaroli ma creando il nesso logico con lo scandalo che ha decapitato Moggi. E a proposito, del suicidio di Bove come mai nessuno parla più? Cliccate sul cognome… e soprattutto collegate, collegate, forse qualcosa si capirà.

TAVAROLI (EX CAPO SECURITY TELECOM) VUOTA IL SACCO – “DI CONTROLLARE VIERI ME LO CHIESE MORATTI DI PERSONA, NON AL TELEFONO. LE OPERAZIONI POI SONO STATE FATTE DALL’AGENZIA DI CIPRIANI – FURONO SICURAMENTE COMMESSI DEGLI ABUSI SUL TRAFFICO TELEFONICO DI VIERI – ABBIAMO SPIATO ANCHE ALTRI GIOCATORI DELL’INTER E MOGGI – FURONO SVOLTE ATTIVITA’ ILLECITE”…

Dagospia.com

“Di controllare Vieri me lo chiese Moratti di persona, non al telefono. Le operazioni poi sono state fatte da un fornitore, la famosa agenzia di Cipriani. Sono due episodi, 2001 e 2003. Il primo riguardava l’Inter, la verifica del rispetto contrattuale dei comportamenti di certi giocatori, non solo Vieri. Il secondo invece riguardava la Pirelli perchè Vieri doveva fare il testimonial. In questo caso abbiamo controllato il suo traffico telefonico”.

Così Giuliano Tavaroli, ex capo della security Telecom, a La Zanzara su Radio24. “Abbiamo controllato anche altri giocatori dell’Inter – racconta Tavaroli – ma non hanno fatto causa. Vai a sapere perché. Forse non hanno accusato inquietudine e ansia come Vieri. Moratti lo incontrai di persona. C’era un regolamento di squadra sulla vita dell’atleta che andava rispettato, il problema era il rispetto di questo regolamento. Furono sicuramente commessi degli abusi sul traffico telefonico di Vieri”.

Avete controllato anche Luciano Moggi, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo?: “Su Moggi non esisteva un dossier, ma ci fu la richiesta di verificare alcune informazioni date all’Inter da un arbitro su presunti comportamenti di Moggi. Moratti mi disse: abbiamo ricevuto queste informazioni, vogliamo vedere se sono credibili. Parte degli accertamenti vennero svolti con attività illecite. Giraudo invece non venne controllato”.

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L'etica si prescrive anche per Tavaroli?

di SIMONE STENTI dal blog DIECI SCUDETTI 06-09-2012

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L'etica non si prescrive, blaterava Abete lo scorso luglio, allorché il Palazzi, sostenendo che l'Inter sarebbe stato perseguibile ex fantasmagorici articoli 1 e 6 del codice sportivo, sottolineava che comunque ci si poteva mettere l'animo in pace perché era acqua passata.

Ieri Tavaroli, ex capo della security Telecom, sollecitato dai due benedetti paraculi de La zanzara su Radio24, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ha ammesso: «Su Moggi non esisteva un dossier, ma ci fu la richiesta di verificare alcune informazioni date all’Inter da un arbitro su presunti comportamenti di Moggi. Moratti mi disse: abbiamo ricevuto queste informazioni, vogliamo vedere se sono credibili. Parte degli accertamenti vennero svolti con attività illecite».

Quando Moggi parlava di spionaggio industriale si sogghignava e ci si regalava facezie sulle sim svizzere e dell'Est. Ora sappiamo da un tribunale della Repubblica italiana che la Telecom spiava Vieri e, da questa gravissima dichiarazione, pure il direttore generale della Juventus, una concorrente diretta non in classifica (l'Inter viaggiava a 30 punti di distacco), ma sul mercato. Perché tra Società per azioni non si parla più di scudetti di cartone o meno: si parla di spionaggio industriale e/o societario. E il codice coinvolto non è più quello sportivo, ma quello penale.

Postilla.

Articolo 621 cod. pen.. Rivelazione del contenuto di documenti segreti. Chiunque, essendo venuto abusivamente a cognizione del contenuto, che debba rimanere segreto, di altrui atti o documenti, pubblici o privati, non costituenti corrispondenza, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, è punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione fino a tre anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni.

Agli effetti della disposizione di cui al primo comma è considerato documento anche qualunque supporto informatico contenente dati, informazioni o programmi (1).

Il delitto è punibile a querela della persona offesa.

(1) Comma aggiunto dall’Articolo 7, L. 23 dicembre 1993, n. 547.

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Juve-Inter, le proposte di Riccardo Ric

di ROBERO BECCANTINI dal blog Beck is back 06-09-2012

Come uscire dalla guerra Juventus-Inter? Lo spionaggio illegale ai danni di Vieri, con relativa condanna della casta Diva in primo grado, ha rilanciato l’argomento, infiammando i ceppi della memoria. Cosa grave, pedinare un proprio dipendente. E cosa ancora più grave, spiare un arbitro (De Santis) e il dirigente di una società concorrente (Moggi). In attesa degli appelli di Napoli, là dove ballano le associazioni a delinquere inflitte a Giraudo e Moggi, persino i neutrali si chiedono cosa sarebbe successo, sei anni fa, qualora le telefonate coinvolgenti Moratti e Facchetti (per tacere di Meani) fossero state passate subito, dal distratto Auricchio, al procuratore Palazzi. Già, cosa sarebbe successo?

Sul web e non solo, le polemiche infuriano. Riccardo Ric, juventino, paziente di questa Clinica, ha cercato di offrire una bussola per uscire dal pericoloso labirinto in cui Juventus e Inter si sono cacciate. Ecco qua le sue proposte:

1) Restituzione, da parte dell’Inter, dello scudetto 2006. Anche per il 2006 casella vuota, come per la stagione 2004-2005.

2) La Juventus cessa le ostilità sui 30 scudetti. Niente scritte sulle maglie, niente tricolore con 30 allo stadio. La società bianconera ritira, inoltre, il ricorso al Tar contro la Figc.

3) Comunicato congiunto nel quale si conviene, ferme restando le sentenze sportive emesse, che il clima di malcostumi diffusi, di lotte di potere ha inquinato il corretto rapporto con le istituzioni, che tutte le squadre ne son rimaste coinvolte e che vi è stata evidente disparità di trattamento.

4) Si conviene altresì che, al termine dei procedimenti giudiziari a carico di Moggi e Giraudo, verrà celebrato il processo sportivo di revisione ai sensi dell’art.39 C.G.S., con la promessa che, fino a quel giorno, nessuno ne parlerà più.

Il dibattito è aperto. A voi, interisti. A voi, tutti.

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Cuper minacciato dalla camorra per una combine malriuscita.

Indaga l'antimafia di Napoli. Spuntano gli audio

di SIMONE DI MEO (Il Sole 24ORE 06-09-2012)

Hector in trappola. Lo hanno braccato fin dentro gli spogliatoi, i camorristi. Rincorrendolo lungo il tunnel che porta sul campo verde, urlandogli quello che un hombre vertical mai vorrebbe sentirsi dire: che è un truffatore, un poco di buono. Che ha incassato i soldi sporchi del clan in cambio di soffiate fasulle. Quei criminali non scherzavano, quel giorno, nello stadio del Racing Santander. E pure Hector l'aveva capito.

La camorra scommette (e perde) sulle partite sbagliate

Hector Cuper è indagato dalla Dda di Napoli per riciclaggio e per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Avrebbe intascato 200mila euro in contanti, da parte dei broker del clan D'Alessandro (famiglia malavitosa di Castellammare di Stabia, nel Napoletano) per rivelare i risultati combinati di due partite della Liga Spagnola e della serie A argentina dei campionati 2006/2007. Match che poi sarebbero terminati diversamente da quanto previsto dall'ex tecnico dell'Inter, provocando l'ira dei boss della camorra danneggiati sul piano economico dalla mancata vincita e dalle ingenti risorse puntate e su quello dell'immagine dalla figuraccia con le altre organizzazioni criminali.

Il clan voleva ricattare l'ex tecnico dell'Inter

La prima volta che l'allenatore sudamericano incontra gli emissari del clan D'Alessandro è nella sua abitazione spagnola. Prende i soldi e consegna un foglietto su cui sono annotati i risultati combinati. Probabilmente, un errore di comunicazione tra i «messaggeri» in Spagna e i criminali rimasti a Napoli manda all'aria la giocata. Ma gli errori non sono previsti in terra di mafia. Il boss non vuole sentire ragioni. Già pregustava una ricca e facile vincita al banco, si trova invece quasi sul lastrico. E punta l'allenatore del Racing Santander come farebbe un toro durante una corrida contro il matador.

Gli manda sotto per ben due volte i suoi «picchiatori» migliori. Con un ordine preciso: farsi restituire i soldi, senza andare troppo per il sottile. Insomma, da hombre vertical a hombre horizontal se necessario. E se le minacce non fossero state sufficienti, sarebbe partito il ricatto. I camorristi napoletani registrano di nascosto i colloqui con il mister, rinfacciandogli il tradimento. A questo punto la storia s'intreccia con le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli: i pm Filippelli e Siracusa e il procuratore aggiunto Cantelmo già da qualche tempo stanno monitorando le linee hot degli scommettitori e dei camorristi stabiesi. Una mossa che si rivelerà vincente.

Le minacce negli spogliatoi del Racing Santander

L'ultimo (e più drammatico) incontro tra Cuper e i malviventi napoletani avviene nel tunnel dello stadio del Racing Santander, la squadra allenata dal tecnico sudamericano. I camorristi napoletani inseguono il mister fin quasi sul campo di gioco. Cuper, davanti ai giocatori e alla terna arbitrale, cerca di reagire come può: «Non so chi siete, non vi conosco… che cosa volete da me?».

Il messaggio del clan arriva forte e chiaro, e Cuper lo comprende perfettamente: non avrà pace finché resterà in Spagna. Per alcune settimane ritorna in Argentina, dove i camorristi non hanno agganci e amicizie in grado di portarli alla tana del loro uomo. Nel frattempo, i malavitosi commettono l'errore di parlare della vicenda al telefono. I carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata (comandati dal tenente colonnello Conforti e dal capitano Amadei) ascoltano in diretta. Al ritorno in Italia degli «emissari» della cosca, i militari li fermano e sequestrano il registratore digitale che contiene le prove degli incontri con Cuper. Dentro ci sono tre files. Arriva l'avviso di garanzia. Il tecnico che amava incitare i suoi giocatori battendo la mano sul cuore lascia la Spagna e approda in Turchia. E ai pm che lo interrogano ammette: «È vero, ho preso quei soldi. Ma erano destinati a mia suocera…».

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