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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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JUVE IL DIBATTITO SULLA GIUSTIZIA / 1

L’INIZIATIVA

Parole per provare a costruire

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 27-08-2012)

Oltre le urla, le accuse, le polemiche. Oltre il rumore, a volte assordante, delle ultime settimane, resta il problema della giustizia sportiva da riformare. Ma come? In che modo? Perché si ha l’impressione di processi inquisitori, frettolosi e, in certi casi, ingiusti? E in che modo si può intervenre? Iniziamo oggi un dibattito che porteremo avanti nei prossimi giorni, coinvolgendo i massimi esperti e permettendo loro di ragionare sull’argomento. E’ un tentativo di capire di più. In fondo il modo migliore per essere costruttivi e non solo polemici. Iniziamo proponendo un’interessante analisi dell’avvocato Stagliano, che entra nel cuore del problema (il diritto alla difesa) in modo chirurgico. Affilato anche l’intervento di Maurilio Prioreschi, brillante penalista prestato al diritto sportivo, che mette a nudo la mancanza di applicazione delle regole da parte di chi giudica.

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«Più tempo per difendersi»

STAGLIANO «Solo due gradi, ma più giusti»

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 27-08-2012)

TORINO. Mario Stagliano è un avvocato, esperto di diritto sportivo (nella vicenda Scommessopoli difende la Nocerina), ma è anche stato il vicecapo dell’ufficio indagini della Figc fino al 2006. Si può sostanzialmente dire che la giustizia sportiva la conosce da entrambi i lati. E non è convinto che debba essere rasa al suolo.

Avvocato Stagliano, il grido di questi giorni è «la giustizia sportiva va riformata». E’ d’accordo?

«Dipende da cosa intendiamo per riforme. Come tutte le cose, anche la giustizia sportiva è perfettibile, ma credo che considerate le esigenze a cui deve rispondere, prima fra tutte la rapidità, non sia da abbattere».

Molti suoi colleghi lamentano il fatto che i margini di manovra delle difese siano molto stretti.

«Ed effettivamente servirebbe più tempo per approfondire gli argomenti. A volte vengono concessi cinque giorni per leggere 10.000 pagine, 48 ore per presentare un appello, meno per delle controdeduzioni. Una follia. La mia soluzione sarebbe abolire il terzo grado di giudizio al Tnas».

Quale sarebbe il vantaggio?

«La fretta con la quale si conducono i primi due gradi è perché poi deve esserci il tempo per il terzo. A questo punto per fare tre gradi frettolosi, meglio due più ponderati in cui le difese possano avere la possibilità di operare in modo migliore. Oltretutto, avere un terzo grado di giudizio che entra nel merito è un controsenso giuridico, non avviene in nessun ordinamento. Il Tnas è un tribunale arbitrale che entra nel merito delle vicende dopo che si sono espressi i giudici della Disciplinare e della Corte Federale è illogico, come certi patteggiamenti...».

Già, altro tema molto di moda.

«E altra cosa che si potrebbe ritoccare. Si deve stabilire una regola che tolga discrezionalità al procuratore federale. Si decida, insomma che chi collabora possa avere un terzo o al limite anche la metà della pena scontata, ma che ci sia un parametro e rimanga quello. Il procuratore ora ha troppa libertà, il che può creare disparità. Inoltre deve esserci una norma che, qualora il pentito abbia omesso qualcosa o non abbia detto il vero perda tutti i vantaggi e venga condannato alla pena originale».

Si accusa la giustizia sportiva di commettere errori clamorosi in fase di indagine.

«Non crediate che nella giustizia ordinaria non esistano gli errori. E che non ci siano drammi di innocenti che affrontano processi. Non parlerei neppure di patologia della giustizia, ma di fisiologia del diritto. Non giustifico, semplicemente constato. E tornando alla giustizia sportiva direi che sarebbe maggiormente necessaria una riforma culturale».

In che senso?

«Le sentenze si possono commentare e criticare, anzi mi permetto di dire che si devono commentare e criticare perché siamo in una democrazia. Ma si deve rispettare il sistema. Se si viene condannati non si può accusare i giudici di parzialità e malafede, ipotizzando complotti contro di sé. Questo è profondamente diseducativo e poco civile. Un po’ come succede con gli arbitri in campo: da anni la tv ha portato la Premier League nelle nostre case, eppure non abbiamo imparato nulla della cultura sportiva anglosassone».

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L'INTERVENTO

Le regole ci sarebbero

di MAURILIO PRIORESCHI Avvocato, difensore di Moggi

nel processo Calciopoli (TUTTOSPORT 27-08-2012)

E adesso tutti scoprono che la giustizia sportiva non offre la possibilità di difendersi e chiedono a gran voce di cambiarla. Bene! Senza spirito polemico domando: dove erano oltre due anni fa? All’epoca la Figc, dopo aver mendicato pareri alla Corte di Giustizia Federale e all’Alta Corte del Coni ha partorito una norma ad personam per radiare Moggi, Giraudo e Mazzini, che prevedeva la celebrazione di un nuovo procedimento disciplinare: una farsa perché si basava “sulle sentenze rese”, che erano sentenze della giustizia sportiva passate in giudicato, e quindi non consentiva alcuna possibilità di difesa. Sono anni che dico che la giustizia sportiva non dà garanzie di difesa, ma siccome tutti ritenevano – sbagliando – che la questione riguardasse solo i “cattivi” Moggi, Giraudo e Mazzini, nessuno ha speso una parola o mosso un dito. Adesso che tutti - giocatori, allenatori, dirigenti e avvocati - sono stati toccati nel vivo, si grida allo scandalo. Meglio tardi che mai.

Anche perché la soluzione del problema è molto più semplice di quanto si pensi e non richiede riforme epocali. Sarebbe sufficiente che i giudici sportivi applicassero correttamente delle norme che già esistono nell’ordinamento sportivo, ma che tutti fanno finta di non conoscere. Mi riferisco anzitutto all’art. 33 n. 2 dello statuto della Federcalcio il quale stabilisce che: «Le norme relative all’ordinamento della Giustizia Sportiva devono garantire il diritto di difesa». Così come l’art. 41 n. 9 del C.G.S. prevede che: «La Commissione disciplinare è investita dei più ampi poteri di indagine, in ordine alla assunzione delle prove». E infine i principi di Giustizia Sportiva emanati dal Coni prevedono il «rispetto del principio del contraddittorio». Questo vuol dire che gli organi disciplinari sportivi sono tenuti a rispettare i principi costituzionali, appunto del contraddittorio e del giusto processo, che implicano una effettiva possibilità di intervento e di interlocuzione, anche sotto il profilo del diritto alla prova della difesa.

Ed infatti, su questa linea si è mossa, per la prima volta, l’Alta Corte del Coni che decidendo sulla radiazione di Moggi ha stabilito che «l’ordinamento della giustizia sportiva, per quanto autonomo e indipendente, non può sottrarsi ai principi fondamentali irrinunciabili contenuti nella Costituzione Italiana e negli atti anche essi fondamentali dell’Unione europea, dovendo, invece, interpretare ed applicare le norme dello stesso ordinamento sportivo alla luce degli anzidetti principi fondamentali soprattutto quelli attinenti alla persona umana e alla sua tutela (sul punto che riguarda il giusto processo)».

Se gli organi della giustizia sportiva applicassero, come sarebbe loro dovere e come richiederebbero elementari principi di civiltà giuridica, questi criteri, non leggeremmo più nelle loro decisioni le mostruosità giuridiche che abbiamo letto in questi giorni, come quella ad esempio che le indagini difensive non contano nulla. Non si farebbero più procedimenti disciplinari sulla base di parziali atti di indagini preliminari, quando queste peraltro non sono ancora concluse. Cosa non consentita dall’art. 2 co. 3 della legge 401/89. E soprattutto, per i procedimenti disciplinari basati sulle dichiarazioni di un cosiddetto “pentito” ( che già troppi danni hanno fatto nella giustizia ordinaria e francamente non se ne sentiva la mancanza in quella sportiva), deve essere data a tutte le parti la possibilità di interrogarlo in contraddittorio, perché non c’è esigenza di celerità che possa essere anteposta al sacrosanto esercizio del diritto di difesa. Se la giustizia sportiva non capisce questo, allora io credo che quanto prima è destinata ad essere spazzata via da un giudice ordinario o sovranazionale.

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JUVE LA NUOVA POLEMICA

Petrucci anti Conte

«Ha ragione Zeman»

«Dice quello che tutti pensano anche se tacciono»

«La colpa non è dei giudici». Frecciata al Napoli: «Il peggiore spot siamo noi dirigenti con comportamenti e dichiarazioni»

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 27-08-2012)

TORINO. « Zeman ? Dice cose che tutti pensano, ma pochi hanno il coraggio di dire». Il presidente del Coni Gianni Petrucci si schiera. E certamente non dalla parte di Antonio Conte , stroncato in diretta tv durante“Cinque minuti di recupero” di RaiSport . Nel mirino c’è la conferenza stampa, durante la quale l’allenatore della Juventus si è scagliato contro la giustizia sportiva, dopo la conferma dei dieci mesi di squalifica anche in appello. Zeman aveva detto che parole come quelle di Conte avrebbero meritato il deferimento e la squalifica. Petrucci, ieri sera, si è allineato. «Le parole di Conte? Contano i regolamenti vigenti. Conte che allena in settimana? Devo rispettare i regolamenti, e i regolamenti sono questi. I regolamenti si rispettano quando si rispetta l’etica. Non ce l’ho con Conte o con la Juve. Ma se si stava zitti, ne uscivamo prima. Si parla a sentenze definitive. Questo è un mondo bello, rovinato dallo stress. Una volta il parroco ci chiedeva un fioretto: ecco, di fronte alle troppe parole servirebbe un fioretto».

DEFERIRE Insomma, per Petrucci il procuratore federale Palazzi avrebbe dovuto (o dovrebbe, visto che anche in tempo) prendere provvedimenti riguardo al durissimo intervento di Conte che fra l’altro aveva detto: «Tutto questo è una vergogna. Il patteggiamento è un ricatto, un’istigazione alla bugia. Non mi è piaciuto niente della giustizia sportiva. Per fortuna con la giustizia della Figc ho chiuso». Vero, il problema per Conte è che ora dovrà affrontare quella del Coni, il cui presidente non sembra essere esattamente ben disposto sulla vicenda. Per carità, il Tnas è un tribunale indipendente, in cui gli arbitri vengono direttamente nominati dalle parti in causa, ma le parole di Petrucci rappresentano pur sempre un segnale che la massima istituzione sportiva italiana non ha gradito la clamorosa reazione di Conte alla doppia condanna rimediata in sede di Federcalcio, dopo l’imbarazzante pasticciaccio del patteggiamento non riuscito.

PAR CONDICIO Petrucci, tuttavia, in una sorta di par condicio si scaglia anche contro il Napoli e le reazioni seguite alla Supercoppa: «Il peggior spot siamo quasi sempre noi dirigenti, con comportamenti e dichiarazioni». Come dire che non solo Conte è finito nel mirino, ma anche De Laurentiis e Mazzarri . Non aver mandato il Napoli alla premiazione è stato un gesto che il presidente del Coni non ha certamente apprezzato e ancora meno le polemiche contro l’arbitro.

LA COLPA Riportare a livelli normali il dibattito sportivo e il rispetto delle istituzioni è l’obiettivo del numero del Coni. «Alcuni mesi fa, quando è partito il caso calcioscommesse, sembrava lo scandalo più grosso del calcio italiano. Poi si è affievolito. Ora sembra che i responsabili siano i giudici. Non è vero, non è così». Anche se, forse, bisognerebbe ragionare sul modo in cui è stata condotta la fase inquisitoria e su alcune incongruenze che hanno sfalsato le tempistiche (ieri c’era chi, indagato, giocava in attesa di giudizio e chi, già giudicato, scontava la squalifica).

EDEN Ribadita la convinzione che «la responsabilità oggettiva resta un caposaldo della giustizia sportiva», Petrucci ha anche parlato della cattiva immagine all’esterno del calcio italiano: «Gli altri non sono l’eden. Nel calcio giocato, siamo tornati tra le prime sei nazioni grazie a un ottimo allenatore. Per il resto, servirebbe che si parlasse di meno e si rispettassero di più le sentenze».

VIATICO E adesso? Pensare che questa presa di posizione possa condizionare in modo concreto l’esito del terzo grado di giudizio della vicenda Conte è forse troppo, ma certe interviste e quella conferenza stampa di Vinovo non rappresentano certo il miglior viatico per affrontare il Tnas.

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Gasport 27-08-2012

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la Repubblica 27-08-2012

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Legge sugli stadi, svolta o speculazione?

Macalli: “E’ una norma per i condomìni”

La mancanza di una normativa ad hoc per favorire la costruzione di nuovi impianti sportivi per molti è l'handicap maggiore del sistema calcio italiano. Ora il vuoto è stato colmato, ma c'è chi grida alla speculazione. Il presidente della Lega Pro: "Se per fare uno stadio vengono su dieci e più palazzi vuol dire che non è lo stadio il centro del progetto"

di LORENZO VENDEMIALE (ilFattoQuotidiano.it 25-08-2012)

Invocata da più parti, attesa per anni alla fine è arrivata: la ‘disposizione per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi’ (o, più comunemente, la Legge sugli stadi) è quasi realtà. E’ stata approvata lo scorso luglio in commissione alla Camera e dopo la pausa estiva si tornerà al Senato, per la ratifica definitiva. Poi ci saranno stadi di proprietà, praticamente per tutti. Secondo molti la loro assenza rappresentava uno dei grandi problemi del calcio italiano. Adesso potrebbe trovare soluzione. Anche se il disegno di legge presenta diversi punti che fanno discutere.

A partire dall’iter legislativo che il procedimento sta seguendo. Con l’approvazione diretta in Commissione (Cultura e Sport; ma secondo alcuni la competenza sarebbe spettata alla Commissione Territorio e Lavori pubblici…) e senza passare per il vaglio della Camera. Tempi brevi di sicuro, forse anche qualche strappo alla regola. E questo per “sostenere la candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale”, come riporta la denominazione stessa del disegno normativo. Una piccola forzatura, visto che l’Italia ha perso tutte le gare d’assegnazione a cui ha recentemente partecipato e che Monti l’ha ufficialmente ritirata dalla corsa alle Olimpiadi del 2020. Addirittura uno “scandalo”, secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, che denuncia: “Non ci sono motivi per adottare questa procedura straordinaria, che rivela come dietro alla legge ci siano gli interessi di lobby molto potenti”.

Non è solo la forma, infatti, a destare qualche dubbio. Nel disegno ci sono alcuni passaggi che, secondo i critici, potrebbero prestare il fianco ad abusi e speculazioni. In particolare, sotto accusa è finita la parte che regolamenta la costruzione dei cosiddetti “impianti multifunzionali” a corollario degli stadi. E’ la chiave di volta del progetto: ciò che dovrebbe permettere di costruire impianti sportivi finalmente integrati nel tessuto cittadino, funzionanti tutti giorni tutto l’anno e non solo la domenica. E per questo redditizi. Ma nel disegno di legge non è previsto alcun limite di cubatura o di proporzionalità tra lo stadio e le strutture altre; e neppure di tipologia, con gli edifici che potranno essere “commerciali e direzionali” ma anche “residenziali”. E questo non ha convinto tutti. “E’ una manna dal cielo per i costruttori e una sciagura per i cittadini”, sostiene sempre Zanchini, che contrasta l’approvazione della legge sin dai suoi primi vagiti. “Dobbiamo prepararci alla più selvaggia speculazione edilizia degli ultimi 20 anni: per stravolgere il profilo urbanistico delle città di mezza Italia basterà un piccolo impianto da 7mila posti”. Anzi, 4mila: la capienza minima per poter usufruire dei vantaggi della nuova legge è stata ulteriormente ridotta nella stesura definitiva. All’ultimo minuto, per non escludere proprio nessuno.

Quella di Legambiente non è una voce di protesta isolata. Durante il passaggio in Commissione il testo è stato limato dagli emendamenti, che hanno corretto una serie di punti controversi. Uno su tutti: su proposta dei membri Pd e Idv all’articolo 2 sono state soppresse le parole “non contigue”, che di fatto avrebbero autorizzato le imprese edili a costruire i complessi multifunzionali ovunque, senza neppure il vincolo del limite territoriale di adiacenza allo stadio. Ma anche così le polemiche non si placano. Persino nel mondo del calcio – che generalmente ha salutato con un sorriso a trentadue denti l’ok della Camera – c’è chi storce il naso. Mario Macalli, presidente della Lega Pro, a ilfattoquotidiano.it avanza il dubbio che la costruzione degli impianti sportivi possa finire per essere solo un pretesto per coltivare altri interessi: “Vogliono far credere che questa legge faccia bene al calcio italiano. Ma se per fare uno stadio vengono su dieci e più palazzi vuol dire che non è lo stadio il centro del progetto. Degli incentivi possono anche essere previsti, ma devono avere un limite. Altrimenti questa non è più una legge per gli stadi ma per i condomìni”.

Non tutti, però, la pensano così. “Siamo di fronte ad una legge ‘scossone’ che presenta alcuni passaggi forti ma ha sicuramente degli aspetti positivi; una burocrazia eccessiva porta spesso a risultati antitetici a quelli desiderati. E poi non c’è nulla di rivoluzionario: l’urbanistica contrattata fra le parti è prassi corrente da anni, ora viene solo certificata”. Pierluigi Paolillo, professore ordinario di Architettura ed Urbanistica presso il Politecnico di Milano, è abbastanza deciso nel giudicare il provvedimento varato dalla Camera. “Una buona legge”, spiega: “La commistione funzionale rende viva la città e questo vale anche per gli stadi: il passato ci insegna che non ha senso continuare a costruire cattedrali nel deserto. Certo, ci vorranno delle amministrazioni non supine per avere risultati positivi ed evitare storture”.

Già, il ruolo delle amministrazioni. Che potrebbero ritrovarsi schiacciate dalla pressione di imprenditori, presidenti e tifoserie, tutti smaniosi (chi per un motivo, chi per l’altro) di costruire al più presto un nuovo stadio, con annessi e connessi. E’ un’altra delle incognite di questa legge, l’ennesima. 2Avremmo voluto qualche vincolo in più a cui poterci aggrappare per tutelare le nostre città, ma faremo i conti con la legge che ci arriva dal Parlamento. Almeno si chiude una partita che va avanti da troppo tempo”, è il commento prudente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

Ma la vera partita comincerà fra qualche mese, in molte città d’Italia. Tra cavilli, emendamenti e opinioni discordanti difficile capire chi abbia ragione. La legge adesso è al vaglio della Commissione Cultura in Senato: il termine per la presentazione degli emendamenti è il 5 settembre; poi, stavolta, dovrà anche passare in Aula. Ma non sono previste sorprese, la svolta è dietro l’angolo: presto, forse già entro fine mese prossimo, costruire uno stadio diventerà molto più facile. E vantaggioso. Se sarà un bene o un male si vedrà in futuro.

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Tommasi: "Farina vuole continuare a giocare"

di Redazione Sportitalia

pubblicato il 27 Agosto 2012 17:46 in Calcio

Articolo letto 19 volte.

Simone Farina, il difensore che denunciò un tentativo di combine, sta ancora valutando la proposta dell'Aston Villa, che gli ha offerto un ruolo nel club inglese anche per insegnare fair play ai più giovani. Dell'argomento Farina, che ha da poco rescisso il suo contratto con il Gubbio, ha preferito non parlare al termine del direttivo dell'Assocalciatori. Damiano Tommasi ha sottolineato invece che "Farina è un calciatore e vuole continuare a giocare". "Quello che ha portato alla ribalta Simone fa parte del suo bagaglio personale - ha notato il presidente dell'Aic - La sua volontà è quella di giocare ancora e dopo la rescissione con il Gubbio altre società potranno farsi avanti.

Mi auguro che possa ancora giocare, non ha mai voluto essere un personaggio".

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IL BOEMO E I GIORNALISTI

A ZEMAN,

DACCI IL TITOLO

di ½GAUDIO PAGANI (il Fatto Quotidiano 28-08-2012)

Il maestro sa come aggirare il repertorio. Ribaltare il già visto, dare nuova forma al paradosso. “La Juve è ossessionata” dice Zeman. Vent’anni di farmacie, letteratura e minacce. Titoli che tornano. Titoli che, forse, non verranno mai. Zdenek ha vinto comunque. È uscito dalla bolla eretica per librare nella santificazione collettiva. È in piedi, a 65 anni. I cattivi ai margini. L’utopia intatta. I giornalisti grati: “Signor Zeman, cosa pensa di Antonio Conte? Può allenare?”. E lui, l’eterno Candide che indossava la maglia della Juve a un anno d’età, impegnato a ristampare un aggiornato capitolo della sua poetica. La zemanite si avvia al ventennio. Risse, risposte, puntualizzazioni, insulti, nervi vigili persino nella narcosi agostana, ma sempre, rigorosamente, in prima pagina. Lui non sa trattenersi. Non ha mai voluto. Non vuole più. Se giura il contrario: “Voglio fare solo calcio” va perdonato. Zeman è un flusso di coscienza continuo. Si alimenta di fideismo e analisi, verità e scudiscio: “Voglio vincere sul campo, in passato non sempre è accaduto”. Aspira Zdengo e nel fumo, vuole vedere ancora con i suoi occhi. Non ci può essere riconciliazione perché le inchieste dimostrano che l’esilio dalla parte del torto, il decennio di parole regalate ai sordi, a qualcosa, è servito. A Pescara, Zeman non ha scaricato le pistole. Le ha oliate per l’ultimo spettacolo. A Roma lo aspettavano. Non li ha delusi. Una smorfia. Una parola. Reazioni a catena, a prescindere dal contenuto. Unica concessione al plebiscito, il sorriso. A volte Zeman lo sventola ancor prima di parlare. Bandiera senile, prova provata che si cambia, anche quando ci si vorrebbe opporre e gli altri continuano a vederci identici a noi stessi.

DA RAGAZZO – i muscoli facciali immobili, il disprezzo in uno sguardo – Zdenek faceva paura. Ora può permettersi di scoprire il fianco. Osservare la città ai suoi piedi. Partecipare alle conferenze stampa con la pretesa teatralità alla quale torme di tossici della materia non sanno più rinunciare. Lui si siede e trova il tempo immobile. Accende il fiammifero e incendia un contesto secco, da irrigare con il lampo. Ieri sosteneva sicuro: “Io conosco solo amici. I nemici non li calcolo”.

Oggi può dire lo stesso, senza avvertire l’isolamento, sicuro che siano i secondi, da sempre, a valutarne istericamente l’anomalia. A differenza dei romani, rapiti come sempre accade di fronte all’abitudine che si credeva perduta, la riparazione dei cristalli di Boemia ha infranto la tranquillità di chi lo odiava e, consolato, lo sapeva in periferia. Zeman è tornato al centro del sistema. È l’unica novità. Quasi sicuramente l’ultima carta del mazzo da giocare. L’Atlante che tiene sulle spalle un universo mediatico in via di implosione, non ha il fiatone: “Perché la Juventus mi risponde sempre in maniera acida? Non so, io continuo a dire che dormo tranquillo, loro dormono poco”. Mancano 37 settimane e mezzo.

Le rughe. Le dita gialle. Le “bionde” a vista. La platea assetata: “Zeman, scusi, a che punto è la lotta al doping?”.

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MAIL BOX (il Fatto Quotidiano 28-08-2012)

Conte condannato

da un giudice “tifoso”

Egregio dott. Travaglio, pur essendo indubbiamente vero quello che dice Giampaolo Pansa: che lei è un giornalista “dedito a un giustizialismo totalitario” per il quale “i magistrati hanno sempre ragione”, dovrà ammettere che anche tra i giudici c’è di tutto. Nonostante questo, un giudice che, nel momento stesso in cui condanna qualcuno dice ai giornalisti (nella stessa aula dove ha appena pronunciato la sentenza!) che quello meritava di più e gli è andata bene, bè, non si era mai visto. Forse perché il magnifico prof. Sandulli, che nelle lezioni alla Sapienza esterna agli studenti la sua fede calcistica (ovviamente della Capitale), tanto per dimostrare la serenità con cui ha giudicato l’allenatore della Juve, non è un giudice e la (sedicente) giustizia sportiva non è, appunto, giustizia. Conte è stato condannato per una mezza frase che un giocatore, che per anni si è venduto le partite, ha dichiarato di aver sentito in uno spogliatoio (se lei ha mai giocato a pallone saprà quello che succede in uno spogliatoio prima della partita) mentre tutti gli altri presenti hanno dichiarato il contrario. Eppure, “Pippo” è credibile e gli altri no. Nel frattempo, giocatori arrestati e indagati giocano regolarmente in campionato. Dieci mesi per due omesse denunce in primo grado; in secondo grado le omesse denunce si dimezzano ma la pena no. Il “giudice” tifoso come lo spiegherà ai suoi ragazzi della Sapienza?

Paolo Pendola

Come forse avrà notato, io non ho scritto che la condanna per Conte è giusta: mi sono limitato a far notare al rappresentante della famiglia Agnelli, proprietaria della Juventus, che non si screditano la giustizia sportiva e le sue regole e non si insultano i giudici, nemmeno quelli che parlano troppo (peraltro per spiegare una sentenza subito motivata). Ci si difende NEL processo, ci si proclama a buon diritto innocenti (possibilmente evitando prima di tentare di patteggiare), e se una sentenza è negativa la si appella. Dire che Conte è stato condannato perché il giudice è “tifoso” di un’altra squadra è berlusconismo puro, anche perché lo stesso giudice ha condannato e credo condannerà anche calciatori di altre squadre, e ha assolto altri due juventini (Pepe e Bonucci). Questo, almeno, è ciò che da bianconero mi aspetto dalla Juventus, un tempo detta “Signora del calcio italiano” e ora ridotta a copiare i testi di Berlusconi e Ghedini.

cacas.travaglio

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JUVE IL DIBATTITO SULLA GIUSTIZIA / 2

«Pentiti? Sì

Ma non così»

RODELLA «Serve il contraddittorio»

E’ incredibile che non sia concesso alla difese interrogare chi accusa.

E’ previsto dall’ordinamento italiano, può essere utilizzato anche nel processo sportivo

di GUIDO VACIAGO (TUTTSPORT 28-08-2012)

TORINO. L’avvocato Paolo Rodella è uno dei massimi esperti di diritto sportivo, che frequenta da parecchi anni. Protagonista dei processi di Scommessopoli, dove ha difeso una decina di tesserati (fra cui Emanuele Pesoli , che si è autoincatenato per protesta davanti alla Figc). Sulla riforma della giustizia sportiva ha un’idea chiara.

NIENTE RIVOLUZIONI «Mi considero un autentico addetto ai lavori dei processi sportivi. Nel senso che non solo conosco profondamente l’ordinamento e le sue caratteristiche, ma le rispetto. Sono conscio della necessaria celerità dei procedimenti, così come del fatto che la formazione della prova non può essere la stessa di un processo penale. E accetto tutto questo, perché i connotati del processo sportivo hanno una loro coerenza e devono essere mantenuti. Ma, a mio parere, deve esserci la possibilità di gestire in modo diverso situazioni straordinarie».

CASI ECCEZIONALI «Per fare un esempio molto pratico, quando ci si trova davanti a grandi calamità naturali, come un terremoto, non si agisce con gli stessi iter burocratici della normalità, ma cambiano le procedure. Allo stesso modo si dovrebbe fare nella giustizia sportiva, quando ci si trova di fronte a casi eccezionali, come per esempio Scommessopoli e le procedure non possono essere le stesse, soprattutto per quanto riguarda il diritto alla difesa».

TRE PROCURE «Scommessopoli è un’inchiesta enorme. Ha coinvolto tre procure della Repubblica e una sessantina di tesserati, per certi versi è ancora più devastante di Calciopoli. Io seguo dall’inizio questa vicenda, nella quale il diritto alla difesa è stato esageratamente compresso, soprattutto riguardo alla questione dei pentiti, che è nodale».

TRE PENTITI «Tutta questa enorme inchiesta, infatti, si regge sulle dichiarazioni di due o tre pentiti, che non sempre hanno trovato riscontro. Quello che trovo incredibile è che non sia stato concesso alle difese il contradditorio in aula con queste persone. Io, fra gli altri ho difeso Pesoli, il calciatore che si è poi incatenato davanti alla Figc. Fin dall’inizio lui mi diceva: sono sicuro che i miei accusatori, se si trovassero davanti a me non avrebbero il coraggio di ripetere le bugie che hanno detto al procuratore federale. Ma questo non è stato possibile e, a mio parere, non è giusto».

IL NOSTRO ORDINE «Eppure il contradditorio con il pentito è previsto dal nostro ordinamento giuridico. Ho sentito parlare, nelle ultime settimane di “confronto”, ma questo sarebbe effettivamente extra ordem , perché il cosiddetto confronto all’americana appartiene alla cultura giuridica anglosassone. Ma il contradditorio in aula è assolutamente previsto dall’ordinamento italiano, quindi si potrebbe utilizzare nel processo sportivo, magari in casi eccezionali come questo».

IL PRECEDENTE «Anzi, a dire il vero è stato già utilizzato e io l’ho sostanzialmente “subìto”. Nel 2007, difendevo Sculli nel caso Crotone-Messina davanti alla Caf presieduta da Artico e il procuratore federale era Palazzi . Proprio Palazzi chiese e ottenne l’audizione in aula con il contradditorio. Ironia della sorte, lo stesso Artico che presiedeva la Disciplinare nel primo grado di Scommessopoli ha bocciato l’istanza con la quale chiedevo di poter ascoltare Carobbio e gervasoni in aula».

FALSI DOGMI «In questo modo le parole di Carobbio e Gervasoni vengono dogmatizzate sulla base del ragionamento: siccome si autoaccusano sono più credibili di chi si deve solo difendere. Un ragionamento che zoppica se si considera l’alto valore premiale della collaborazione. Se gli sconti sono forti, il collaborare non è più genuino pentimento, ma diventa frutto di una strategia. E per collaborare meglio si rischia di pronunciare qualche mezza verità e, chissà, pure qualche bugia. Perché i pentiti non si difendono più dalle loro malefatte, che sono tante, ma cercano di dimostrare che facevano parte di un vero e proprio sistema generalizzato in modo da attenuare le loro posizioni. E’ ovvio che in questo modo il loro interesse è coinvolgere quante più persone possibile. E se qualcuno è più noto di altri è pure meglio, perché tutto fa brodo, ma qualcuno fa più brodo di altri...».

MORALE «Insomma, il meccanismo dei pentiti è da gestire in modo diverso, soprattutto in situazioni come queste. Ecco perché dico di distinguere i processi normali da quelli eccezionali. Quelli normali possono seguire le solite regole del processo sportivo e obbedire ai connotati classici, quelli straordinari devono prevedere dei cambiamenti. Per esempio il contradditorio in aula, che in quest’ultima vicenda sarebbe stato fondamentale per ristabilire la verità di certe dichiarazioni»

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IL GIUDICE MALERBA

«Riformare le leggi però prima i giudici»

di GUIDO VACIAGO (TUTTSPORT 28-08-2012)

TORINO. Giovanni Malerba è stato un magistrato della Corte d’Appello di Roma per oltre quarant’anni e ha ricoperto il ruolo di membro della Corte d’Appello Federale della Figc. Oggi è in pensione, ma segue con attenzione e anche un pizzico di indignazione ciò che accade nel mondo della giustizia sportiva.

Giudice Malerba, anche lei pensa che la giustizia sportiva sia da riformare completamente?

«In tutta sincerità credo che qualche riforma sia da portare avanti, ma citando un mio vecchio maestro dico che prima delle leggi andrebbero riformate le capocce. Anche delle norme ballerine possono funzionare se chi le amministra si rifà veramente ai principi di terzietà e di imparzialità».

E’ rimasto così deluso dalle “capocce” che hanno amministrato la giustizia negli ultimi tempi?

«E’ un sistema immarcescibile e inossidabile. Mi sembra di riscontrare se non gli stessi nomi, gli stessi atteggiamenti. Anzi, mi viene da dire che si stava meglio quando si stava peggio, ovvero prima della rivoluzione del 2006. Non mi sembra che i giudici abbiano fatto grande sfoggio di terzietà e cultura giuridica».

Ċ'è qualche cosa in particolare che l’ha colpita?

«In 43 anni di carriera nella giustizia cosiddetta ordinaria non ho mai visto un componente di una giuria parlare per radio delle motivazioni di una sentenza appena pronunciata e non ancora depositate (il riferimento è a Sandulli che ha anticipato le motivazioni della sentenza d’appello su Antonio Conte, ndr). Se questo è il livello raggiunto, la situazione è preoccupante. L’ho trovato ampiamente fuori luogo. Vi posso garantire che tante volte mi è stato chiesto di commentare una sentenza, anche dopo anni che questa era stata pronunciata, come per esempio il caso di Emanuela Orlandi, ma non l’ho mai fatto. Semplicemente non si fa».

Molti hanno lamentato il poco spazio concesso alle difese. Concorda?

«Quando parlo di qualche riforma mi riferisco soprattutto a questo. Sono d’accordo con la Bongiorno: se vogliono e devono fare in fretta per fare iniziare i campionati, allora trattino separatamente le situazioni dei club. Poi per le posizioni individuali si possono fare processi anche di tre mesi. Cosa cambia se Conte viene squalificato da agosto a giugno o da gennaio a ottobre? L’importante è che sia sottoposto a un processo giusto, no? Questa fretta è un controsenso, anche perché l’esclusione del contradditorio in aula è una barbarie degna del medioevo».

Si discute molto anche dell’utilizzo dei pentiti. Cosa ne pensa?

«Dopo 43 anni di servizio nella magistratura posso dire con una certa sicurezza che bisogna sempre andare con i piedi di piombo quando si tratta con i pentiti. Nel caso di Scommessopoli, oltretutto, non si riescono neppure a trovare troppi riscontri delle loro accuse. A questo punto, se mi si nega di poterli ascoltare in aula e gli si crede incondizionatamente, allora le sentenze le può direttamente scrivere la procura federale, no?».

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Riforma: Abete apre «Vogliamo

proposte non solo proteste»

Il presidente della Figc: «Tutto è migliorabile, anche la giustizia. I campionati sono partiti anche se ci sono ancora indagini in corso. Con gli arbitri di porta diminuiscono gli errori»

art.non firmato (TUTTOSPORT 28-08-2012)

ROMA. Soddisfatto che i campionati siano iniziati regolarmente nonostante Scommessopoli, il presidente della Figc Giancarlo Abete apre alla riforma della giustizia sportiva dopo le innumerevoli critiche che sono piovute sul sistema. «Tutto è migliorabile, non esistono sistemi perfetti. Il progresso però è frutto di proposte, non di proteste. Se la giustizia può migliorare del 10, 20 o 30%, la qualità dei comportamenti può migliorare del 300%», dice ripetendo le parole pronunciate già venerdì, a Coverciano, nella conferenza di chiusura dei raduni arbitrali della Can A e B.

LEGITTIMI Ai microfoni di Radio Anch’io Sport il numero 1 della Federcalcio assicura che l’attacco di Antonio Conte , squalificato per dieci mesi per omessa denuncia, non delegittima la Figc. «Ċ'è delegittimazione solo se si svolge una funzione diversa da quella che si deve svolgere. La federazione ha il diritto-dovere di rispettare le regole, garantire l’indipendenza degli organi di giustizia e questo sta facendo, poi gli organi si possono criticare nelle sentenze ma non nella loro funzione. Bisogna mantenere il diritto di critica all’interno di una logica di responsabilità e di riconoscimento dei ruoli».

NIENTE CAOS E con le indagini ancora in corso l’avvio della stagione viene accolto da Abete con un plauso. «Si è riusciti a governare una fase che rischiava di diventare caotica. Con tutte le difficoltà, i campionati sono cominciati regolarmente. Ci possono essere sviluppi delle indagini a Cremona, Bari, Genova. La procura federale opera sulla base della documentazione validata dalle procure della Repubblica. Ci saranno percorsi che ci accompagneranno in questa stagione, è noto».

ARBITRI DI PORTA Già visti in anteprima in Supercoppa, anche il campionato ha aperto ai giudici di porta. «Con gli arbitri addizionali l’errore non può essere cancellato ma il margine di errore diminuisce»: così Abete giudica la novità. «Sono tutti arbitri in attività ed è la testimonianza della volontà di fare il massimo affinché la partita possa essere arbitrata nelle condizioni migliori. Tutto questo consente anche omogeneità con ciò che succede in Europa».

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SCOMMESSOPOLI

Conte contro Figc: tocca al Tnas

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 28-08-2012)

ROMA. Chiusa la parentesi con la Figc, la battaglia di Antonio Conte sta per spostarsi al Tnas, che dovrà valutare il ricorso del tecnico contro i 10 mesi di squalifica inflitti dalla Corte di Giustizia. L’appello al terzo grado - Conte contro Figc - verrà presentato tra oggi e domani dagli avvocati di Conte, De Rensis, Chiappero e Bongiorno, con richiesta di sospensiva e d’urgenza. La prima sarebbe subordinata a un eventuale ricorso al tribunale per violazione del diritto al lavoro, l’unico cavillo che potrebbe indurre il Tnas ad accoglierlo. Anche se resta difficile che possa essere accolto: «Ci sono possibilità vicine allo zero», secondo l’avvocato Mario Stagliano. «Statisticamente le richieste contro sanzioni erogate hanno percentuale di accoglimento di fronte al Tnas molto bassa», dice l’avvocato Mattia Grassani, il cui ricorso per il Lecce è congelato al Tnas in attesa delle motivazioni. Grazie a Sandulli e alle sue “anticipazioni” per radio, quelle relative al tecnico sono arrivate invece il giorno dopo la sentenza, e Conte può procedere da subito. Spetterà al presidente del Tnas, Alberto De Roberto, e la statistica non è positiva. Ċ'è però del cauto ottimismo sull’accoglimento dell’urgenza, che consentirebbe di arrivare al lodo nel giro di 30-40 giorni. Accolto il ricorso, Conte e Figc indicheranno un loro arbitro che andrà a comporre il collegio.

NICCO La Figc ha pubblicato le motivazioni alla sentenza di II grado del Cremona Bis dello scorso 6 luglio. Tra i vari ricorsi, la derubricazione in omessa denuncia dell’ex Pescara, Gianluca Nicco, che nella gara Piacenza-Pescara stava per pagare con 3 anni di squalifica la frase di Gervasoni («Ma domani ci fate vincere?»). Per la Corte, Nicco non comprese le finalità dell’illecito, per la giovane età e perché non giocò: «Nicco - dicono i secondi giudici - non si è mai attivato nei confronti dei compagni di squadra». Per il giocatore si scende a un anno e 30mila euro di multa, per il Pescara tolto il -2.

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Scommesse

Doppia istanza al Tnas

Le tre carte della Juve

per far prosciogliere Conte

di ANDREA ARZILLI (CorSera 28-08-2012)

ROMA — Ricorso d'urgenza e sospensiva della pena: entro domattina la Juve consegnerà le due istanze al Tnas, sono i primi passi che conducono Antonio Conte e i suoi dieci mesi di squalifica al terzo grado del giudizio sportivo. Due richieste in leggero conflitto tra di loro (o ċ'è l'urgenza e si arriva in breve al dibattimento o serve la sospensiva) che lanciano lo studio nel merito con cui combattere nell'arbitrato presso il Coni. Gli avvocati De Rensis, Bongiorno e Chiappero stanno setacciando le carte per arrivare al proscioglimento, l'obiettivo dichiarato e riconfermato per il terzo grado. La difesa si sta organizzando su tre fronti per smontare i dieci mesi con cui la Corte federale ha condannato Conte pur dimezzandone i reati. Il primo punto è proprio questo: se nelle motivazioni del secondo grado la credibilità di Carobbio su Novara-Siena è caduta, come si fa a considerarla inattaccabile su AlbinoLeffe-Siena? Secondo i legali della Juve non ċ'è più traccia del riscontro «ping-pong» della Procura e non può esserci più certezza sulle parole del pentito. Al punto due, infatti, ci sono i riscontri sulla partita in questione, in primis il caso Mastronunzio. Dai verdetti del secondo grado emerge che la «vipera» Mastronunzio sarebbe finito in tribuna perché si era messo di traverso ai presunti piani di combine con l'AlbinoLeffe chiedendo a Conte un tarocco in «par condicio» per l'Ascoli, sua ex squadra. Per la difesa non regge, gli avvocati si sono procurati le carte che certificano l'infortunio a causa del quale Mastronunzio perse il posto da titolare e sottolineano come la «vipera» fosse invece una bandiera dell'Ancona (56 gol e 119 presenze) l'acerrima rivale nel derby con l'Ascoli. La terza carta è quella del doppio peso dato dai giudici ai collaboratori tecnici: a inchiodare l'allenatore della Juve sarebbe stata la confessione pro-patteggiamento di Cristian Stellini, suo braccio destro a Siena oltre che a Bari e Torino. Stellini ha ammesso di aver ordito il tarocco con l'AlbinoLeffe chiedendo ai giocatori di andare a prendere accordi. Nell'incontro di Stezzano quelli del Siena incontrarono i giocatori dell'AlbinoLeffe, tra i quali Mirko Poloni, collaboratore tecnico di Mondonico che, però, non è implicato nel calcioscommesse: perché solo Conte «non poteva non sapere»?

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CALCIOSCOMMESSE IL TECNICO JUVENTINO PRONTO AL TERZO GRADO DI GIUDIZIO

Conte oggi o domani

farà ricorso al Tnas

di G.B.OLIVERO (GaSport 28-08-2012)

Un weekend di lavoro perché non ċ'è tempo da perdere. Il pool di legali che sta affiancando Antonio Conte nella complicata vicenda del calcioscommesse ha fatto gli straordinari per presentare al Tnas (Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport) probabilmente oggi, o al massimo domani, il ricorso d'urgenza contro la sentenza della Corte d'Appello federale che ha confermato i 10 mesi di squalifica per il tecnico bianconero pur prosciogliendolo su Novara-Siena. Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero chiederanno anche la sospensiva della pena affinché Conte possa sedersi in panchina domenica a Udine, ma è difficile che la richiesta venga accolta perché i tempi del terzo grado di giudizio saranno probabilmente più rapidi del previsto. Venerdì, comunque, ci sarà la risposta sulla sospensiva. Il Tnas, poi, potrebbe esprimersi entro il 15 settembre grazie alla rapidità con la quale sono state pubblicate le motivazioni della Corte d'Appello: una rapidità indispensabile per tamponare gli effetti del singolare intervento del giudice Piero Sandulli, che in pratica commentò il verdetto alla radio in tempo reale.

Il caso Mastronunzio Il ricorso punta soprattutto sulle numerose incongruenze riscontrate a partire dal caso Mastronunzio, considerato un autogol da parte della Procura federale: l'attaccante che giocava nel Siena di Conte fu escluso, per sua stessa ammissione, non perché non volesse partecipare a una combine ma perché infortunato, come dimostrano bollettini medici e certificati di quel periodo. E lo stesso Mastronunzio ha dichiarato pubblicamente quali fossero le ragioni della sua esclusione e che comunque, da ex giocatore dell'Ancona, non avrebbe mai accettato di combinare una partita a favore dell'Ascoli, storica rivale. Per quanto riguarda, infine, la vicenda di AlbinoLeffe-Siena e del famoso «Conte non poteva non sapere che Stellini si era accordato» che poi determina l'omessa denuncia e la squalifica, si fa notare come siano stati condannati Garlini e soprattutto Poloni, collaboratore di Mondonico, ma non il tecnico stesso. Mondonico poteva non sapere?

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IL PRESIDENTE DELLA FIGC TORNA SULLE SENTENZE

Abete: «Ci vuole il rispetto dei ruoli»

di FRANCESCO CARUSO (GaSport 28-08-2012)

Giancarlo Abete in Sicilia per ritirare il premio Oscar dello Sport, insieme al cittì della nazionale, Cesare Prandelli, ha parlato dei temi caldi di questi giorni. A proposito del calcio scommesse, della sentenza di Antonio Conte e della Juve. Evidente che ancora ai vertici del Palazzo non sono andate giù le pesanti dichiarazioni del tecnico e del presidente bianconeri: «Qui non si tratta di digerire o meno certe affermazioni, bensì di avere il rispetto dei ruoli. E quello della giustizia è fondamentale e ogni democrazia si basa sulla separazione fra i soggetti politici e quelli chiamati a fare rispettare le sentenze. Sentenze che si possono anche criticare, importante è essere propositivi nella critica. La giustizia sportiva è differente da quella statuale (o ordinaria, n.d.r.) e tiene ben saldi i principi di lealtà, probità, correttezza e rettitudine dei tesserati e contempla la responsabilità oggettiva che per altro è presente anche negli ordinamenti dell'Uefa e della Fifa».

Il dribbling E a proposito dell'affermazione del presidente del Coni, Petrucci secondo il quale «ciò che dice Zeman è sostanzialmente quel che tutti pensano», Abete se l'è cavata con un bel dribbling: «Petrucci ha mostrato attenzione verso questi temi rivendicando il l'importanza del ruolo della giustizia sportiva. Poi si sa che la dialettica è il sale del calcio, si può anche criticare ma serve la proposta. Si può professare la propria innocenza ma senza perdere il rispetto dei ruoli e delle regole».

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Ricorso Juve pronto:

certificato medico scagiona Conte

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 28-08-2012)

Tra oggi e domani i legali della Juventus presenteranno al Tnas il ricorso contro i 10 mesi di squalifica di Antonio Conte. Gli avvocati presenteranno due istanze, il ricorso con procedura d’urgenza e la richiesta di sospendere la pena fino al giudizio. E’ chiaro che il primo esclude la seconda: se sarà accolta la richiesta d’urgenza, con l’udienza fissata entro 15-20 giorni, la sospensiva non avrebbe più senso. Il ricorso juventino è corposo e ricco di documenti, preparato dagli avvocati Chiappero, Bongiorno e De Rensis. La Juve metterà a fuoco le incongruità sulla posizione di Mastronunzio, secondo l’accusa escluso da Conte nella gara con l’Albinoleffe perchè si sarebbe chiamato fuori dall’accordo dopo il «no» a rendere analogo favore alla sua ex squadra, l’Ascoli, «in virtù dei suoi recenti trascorsi tra le file dell’Ascoli», hanno scritto i giudici di secondo grado. Un elemento che per la Juve non torna, perchè il giocatore ha militato una sola stagione nell’Ascoli nel lontano 2003-2004 divenendo poi bandiera dell’Ancona, notoriamente ‘nemico’ della squadra picena. Eppoi perchè Mastronunzio (sarà prodotto certificato medico) era infortunato e non più titolare ai tempi del match con l’Albinoleffe. Si valuterà poi la mancata ‘par condicio’ di Palazzi secondo il quale Conte «non poteva non sapere», dell’operato del vice Stellini, artefice della combine con l’Albinoleffe. Stesso metodo, secondo i legali juventini non è stato usato con i lombardi, per i quali è coinvolto Poloni, vice di Mondonico che però non è stato neanche ascoltato.

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PAROLE D’AUTORE

Se il campionato è falsato almeno ditecelo

di GIUSEPPE MANFRIDI (IL ROMANISTA 28-08-2012)

Per piacere, voi che operate là dove si può, ditelo chiaramente. Ma a noi, proprio a noi romanisti, a noi che tutti insieme siamo la Roma, ditecelo e facciamola finita: state per partecipare a un campionato per voi inutile. Così, con parole più semplici dei fatti in cui comunque le traducete. Ditelo senza remore, a mo’ di sfogo, tanto che cambia? Nulla. O sarà forse che l’arroganza non può non pascersi di ipocrisia? E perciò forse le compiacenti parole di Petrucci, che dà pacche simboliche sulle spalle del nostro allenatore alludendo a una sintonia di facciata ancor più fastidiosa, come a significare: “E bravo lo scemo del villaggio!”, tranne che lo scemo del villaggio, ad altre quote ideologiche e morali, può essere immaginato come il pazzo shakespeariano, come colui che deve far supporre di delirare per esclamare la verità in tutta la sua banale quintessenza.

Per piacere, dichiaratelo una volta per tutte e non se ne parli più! La mia preghiera è anche un consiglio, un’induzione alla leggerezza. Fatelo per voi stessi, liberatevi dal dèmone che vi rimorde come qualcosa che vorreste estirparvi da dentro ma non ce la fate, e che può essere sia uno specchio che vi costringe costantemente a ricordarvi quel che siete. Ditelo con parole pubbliche, cosa che non vi sarà troppo difficile fare, vista la supponenza che esibite senza ritegno poiché convinti che anche mostrare al mondo la protervia del vostro sprezzo sia un dono che ci fate. Forza, ditelo: “Ebbene sì, domenica sera siamo ripartiti da un fermofotogramma bloccato quindici anni fa, né più né meno”. E più chiaramente ancora abbiate il coraggio di dire: quest’uomo non lo vogliamo; non vogliamo chi crede in lui; non vogliamo chi ci fa capire di pensare le stesse cose che pensa lui. Non vogliamo l’entusiasmo vero di oltre cinquantamila anime senzienti che hanno l’ardire di mostrare tanta passione poiché consapevoli che la Roma in assoluto e questa Roma in particolare rappresentano una questione profonda che ha che fare con la coscienza umana, con un’Italia che vorremmo ma che non vuole esistere. Qualcosa che ha a che fare con chi gioca a suo piacimento con le regole del gioco, consentendosi il lusso di farne ciò che crede ostentando la pretesa di tutelarle.

Oggi, ai tanti padroni di questo Paese funestato dalla tara endemica della scaltrezza e che da un anno appena ammette di essere in conclamata crisi ma solo perché la crisi è planetaria, si è aggiunta di fresco l’ultima imbarcata dei Conte e di Carrera. Cos’è? Sono io adesso a delirare con la visione parossistica di una trama che li legherebbe entrambi allo scempio di Roma-Catania? Se così, non chiedo scusa a nessuno, è quel che credo, e quel che credo è quel che vedo: Roma-Catania, appunto! Ovvero, il consueto paesaggio nazionale che insiste a ribadire se stesso. E dunque, evviva il supervincente Carrera, gratificato a Pechino col dono di un curriculum che quello già si diverte a sbattere in faccia a chiunque non gli renda omaggio! Ma ancor di più, evviva lo zazzeruto Antonio Conte, totem perfetto messo a disposizione di chi è abituato a ossequiare il feudatario da cui ama farsi sovrastare nell’illusione tipica del servo che, in quanto servo, si sente compartecipe del potere che lo governa.

Grande invenzione juventina questo allenatore apparentemente condannato (ma guai a dirlo!) che può assurgere a vittima di un complotto senza pagare nulla e che traducendo il suo finto luogo di castigo – di fatto, un altare per la beatificazione – in un pulpito ad alto tasso mediatico da cui annunciare sentenze trasversali contro chiunque (uno solo, in verità) si limiti a osservare: “Se uno deve essere punito, vorrei vedere la punizione”.

Ho tanta rabbia, e spero si capisca. Non meritavamo questo. Per parafrasare il carrieristico Carrera, non meritavamo di accumulare in 90 minuti tanti torti quanti a lui non toccheranno nei prossimi dieci mesi che vivrà da personaggio/fantoccio. Sì, è tutto un gioco, va bene. E’ solo un gioco, lo so che è solo un gioco. Che senso ha, direte, cavarne giudizi civili che dovrebbero nascere da ben altre e più drammatiche realtà? Ma non sarà forse che proprio dove la circostanza si presta a questa ambigua lettura di cosa poco seria che però a conti fatti può rivelarsi serissima (parliamo pur sempre di business, di finanza, di posti di lavoro e di occupazione) è più facile insinuare strategie capaci di sdrucire il tessuto prezioso del sogno e dell’effimero? Parola, quest’ultima, che non uso a caso, nel ricordo di un grande sognatore, fomentatore di sogni: di Renato Nicolini, che con tanto cuore questo giornale ha voluto ricordare, come a riconoscervi un tratto di identità che ci riguarda. E non c’è nulla che sia più inviso al potere di chi è in grado di fomentare sogni, e, ancora di più, di chi – come Nicolini, che di Roma seppe fare una fucina di allegrie, e come il Boemo – si dimostra in grado di realizzarli.

Modificato da Ghost Dog

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IL PRECEDENTE «Anzi, a dire il vero è stato già utilizzato e io l’ho sostanzialmente “subìto”. Nel 2007, difendevo Sculli nel caso Crotone-Messina davanti alla Caf presieduta da Artico e il procuratore federale era Palazzi . Proprio Palazzi chiese e ottenne l’audizione in aula con il contradditorio. Ironia della sorte, lo stesso Artico che presiedeva la Disciplinare nel primo grado di Scommessopoli ha bocciato l’istanza con la quale chiedevo di poter ascoltare Carobbio e gervasoni in aula».

Quindi il contradditorio si può fare, ma solo se lo chiede l'accusa.

Proprio giustizia, non ######'è che dire.

Modificato da totojuve

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Travaglio stamattina si scaglia contro Bersani reo di aver appellato Grillo "Fascista" e paragona Bersani a Berlusconi che per i propri nemici aveva sempre sulla bocca "Comunista".

Travaglio, la cui mente è ossessionata evidentemente da Berlusconi, combatte la sua battaglia contro il "berlusconismo" e in ogni episodio in cui gli pare di riscontrarlo.

Il tratto comune a tutti è che prima di capire nel merito ciò che viene detto da qualcuno ed il contesto in cui ciò viene detto ci si è già schierati da una parte o dall'altra come in una guerra santa.

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Noi, Ilievsky e i farabutti

di GIULIANO FOSCHINI dal blog Lo zingaro e lo scarafaggio 28-08-2012

Per essere chiare, le cose hanno bisogno di essere chiamate con i loro nomi. Ecco perchè è bene chiamare uno dei frequentatori di questo blog, tale Gianni Pinoli, per quello che è: un farabutto. Perchè farabutta è l’operazione che, lui insieme con altri decine di utenti quasi sempre anonimi, ripropone in rete e anche nelle pagine di questo blog. Un’operazione che è bene svelare per quella che è una volta per tutte: sollevare un venticello falso di calunnia, anonimo, che parte dal basso e rimbalza sui blog e sui social network, per provare a delegittimare il nostro lavoro. Così magari ci spaventiamo e smettiamo di rompere le scatole agli juventini, ai milanisiti, gli interisti, ai laziali, ai romanisti e a tutti quelli che fanno soldi sulle passioni genuine (a proposito: provate a vedere chi c’è dietro alcuni siti di tifosi, no perchè noi lo stiamo facendo e a breve lo racconteremo anche).

Il caso è l’intercettazione tra Marco Mensurati e Hristyan Ilievsky. Anzi, le intercettazioni. Si tratta di circa quattro ore di conversazioni che sono state registrate e trascritte fedelmente dagli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia. E poi manipolate ad hoc (stralciandole dalla conversazione e riproposte qui e la) da alcuni siti Internet vicini ai tifosi della Juventus, per fare passare il demenziale messaggio che io e Marco fossimo in qualche maniera “amici” di Ilievsky. In ogni caso, di questo i siti che si sono resi protagonisti di questa operazione stanno già rispondendo in sede civile e penale visto che le denunce sono state già depositate al tribunale di Roma.

Comunque, con ordine:

1) Io e Mensurati contattiamo Ilievsky, latitante in Macedonia, chiamandolo al numero di telefono riportato in ordinanza di custodia cautelare (alle volte, la furbizia)

2) Ci presentiamo come giornalisti e Ilievski si dice d’accordo a rilasciare un’intervista

3) Partiamo per la Macedonia e intervistiamo ) Ilievski

4) Torniamo in Italia e pubblichiamo la sintesi di quella intervista

5) Il giorno dopo Ilievski è infuriato: ci accusa di aver scritto tutto quello che ci aveva raccontato. Anche quello che voleva non fosse riportato (la vicenda Sculli)

6) Dopo qualche frase di circostanza, al telefono gli chiediamo - com’era suo diritto – se volesse fare qualche precisazione. “Scriveremo quello che vuoi!”. Quella frase significa che siamo dei professionisti: è un suo diritto fare una precisazione. Così come è un nostro, eventualmente, rispondere alla precisazione. Guardate ogni giorno le pagine delle lettere dei giornali

7) Nella stessa conversazione Ilievsky ci minaccia

8) Per nostra fortuna il suo telefono era intercettato. Le nostre conversazione sono tutte registrate dalla Polizia

9) La Polizia ci convoca per ascoltarci come persona informate dei fatti. Raccontiamo nei minimi dettagli cosa è accaduto in quell’incontro, e come è nostro dovere forniamo anche testimonianze di quella conversazione

10) La Polizia chiede arresti anche sulla base del nostro lavoro. Il gip Salvini, parte, ne concede anche. Nell’ordinanza e nella conferenza stampa veniamo ringraziati dalle forze di Polizia e dai magistrati per aver semplicemente fatto il nostro lavoro: i giornalisti.

11) Alcuni siti cominciano una campagna di manipolazione, stravolgendo quelle conversazioni riportate correttamente in atti (e dove il gip Salvini spiega che Ilievsky ci chiama, conscio di essere intercettato, per provare a depistare le indagini). Vengono pubblicati i nostri numeri di telefono, informazioni private sulla nostra vita. Scatta un’inchiesta della Polizia. Presentiamo denuncia penale e richiesta di risarcimento danni. Per fortuna, tra non molto, tutto questo renderà felici molti bambini: compreremo tanti giocattoli grazie ai risarcimenti pagati dai vari signor Pinoli (a proposito: si chiama davvero Pinoli?).

Modificato da Ghost Dog

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Il campionato più pazzo del mondo

di JOHN FOOT (Opinioni | Internazionale.it 28-08-2012)

Non ci sono dubbi, la Serie A è il campionato più folle del mondo. Per esempio, abbiamo una classifica di Serie B che vede nove squadre (nove!) cominciare la stagione con dei punti di penalizzazione, a causa dello scandalo del calcioscommesse. Sembra un leaderboard di golf piuttosto che una classifica di calcio. E siamo solo all’inizio, perché le indagini sono in corso in diverse città, dal nord al sud.

Sicuramente ci saranno ancora delle rivelazioni durante la stagione. Poi ricorsi e controricorsi al Coni, o al famoso Tar del Lazio. Per seguire il calcio italiano bisogna avere le spalle larghe, visto che i tifosi insultano tutti i giornalisti che osano indagare e cercano la verità, e come minimo una laurea in giurisprudenza. E non c’è più Gigi Garanzini a Radio 24. Che tristezza.

Abbiamo passato un’estate con trionfi (Prandelli, Balotelli, Pirlo, Cassano e Buffon agli Europei, piegati solo dalla Spagna dei miracoli in finale) e con veleni. La vicenda Conte ha oscurato il disastro dello scandalo in sé. Tutto è finito, come sempre, in una guerra fra tifoserie e fra reciproche accuse di complotti e dietrologie. Ognuno difende la sua squadra contro tutti, anche quando i cosiddetti “crimini” sono stati commessi altrove.

E intanto il sistema crolla. Non ci sono più soldi. Gli stadi non stanno più in piedi. Il Cagliari gioca a Quartu, o a Trieste. Il campo di Bari fa schifo. Persino Berlusconi, il magnate che ha comprato tutti (

, Lentini, Papin, Rivaldo, Gilardino, Ronaldinho) non tira fuori più un euro. Vende. Negli anni ‘90, ai tempi d’oro, c’erano 70mila abbonati a San Siro per vedere il Milan. Quest’anno? Sono appena 20mila.

E ci sono ancora i vari Petrucci, Abete e il povero, tragico Stefano Palazzi, il “procuratore” che lavora 24 ore al giorno, ma non sa più cosa fare. Un disastro. Si è parlato molto di un cosiddetto top player, ma non è arrivato nessuno, per ora.

Ma, come ha detto Bob Dylan, “the darkest hour is right before the dawn”. Il calcio Italiano è sempre una sistema che produce tanti, ma proprio tanti giovani di qualità: Insigne, Verratti, Destro, per citarne solo tre. Stelle del futuro, in un’Italia sempre più multietnica dove giocatori come El Shaarawy, Ogbonna e Balotelli giocano in nazionale.

Senza i soldi per comprare un sacco di stranieri, le società dovrebbero puntare sui giovani. L’ultima grande epoca dell’austerità ha preceduto i grandi mondiali del 1978 e 1982. Chissà questa volta? In ogni caso, siamo sulle montagne russe. Tighten your belts.

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Non so a qule blog si riferisca, non so chi sia il sig. Pinoli o se esista ma una cosa mi salta all'occhio. Se nel tritacarne finiscono i due giornalisti chi li delegittima è un farabutto, ipse dixit, se invece sono i giornalisti a vomitare fango e veleno oppure qualche magistrato a nascondere le carte come dovremmo chiamarli?

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5193 messaggi

Non so a qule blog si riferisca, non so chi sia il sig. Pinoli o se esista ma una cosa mi salta all'occhio. Se nel tritacarne finiscono i due giornalisti chi li delegittima è un farabutto, ipse dixit, se invece sono i giornalisti a vomitare fango e veleno oppure qualche magistrato a nascondere le carte come dovremmo chiamarli?

Ho seguito la discussione su quel blog.

I due "giornalisti" sono stati sempre messi in difficoltà nel rispondere a Pinoli che li attaccava sul loro modo di trattare farsopoli e tutto ciò che è capitato alla Juve nel 2006 e a Conte questa estate.

Adesso si sentono offesi per la vicenda ilievscky ed è per questo che lo minacciano di querela e lo chiamano farabutto.

Loro chiamano farabutto Pinoli......

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Ho seguito la discussione su quel blog.

I due "giornalisti" sono stati sempre messi in difficoltà nel rispondere a Pinoli che li attaccava sul loro modo di trattare farsopoli e tutto ciò che è capitato alla Juve nel 2006 e a Conte questa estate.

Adesso si sentono offesi per la vicenda ilievscky ed è per questo che lo minacciano di querela e lo chiamano farabutto.

Loro chiamano farabutto Pinoli......

Dal blog "Lo zingaro e lo scarafaggio" ho riportato alcuni articoli: @giannipinoli l'ho seguito su twitter e non mi sembra affatto un farabutto, al massimo un "pungolatore" informatissimo. Su twitter ho scoperto che spesso MM (specialmente) & GF tendono a "provocare" con commenti amabilmente faziosi. Stanno promuovendo il loro romanzo con le buone e con le cattive, imho.

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Ho seguito la discussione su quel blog.

I due "giornalisti" sono stati sempre messi in difficoltà nel rispondere a Pinoli che li attaccava sul loro modo di trattare farsopoli e tutto ciò che è capitato alla Juve nel 2006 e a Conte questa estate.

Adesso si sentono offesi per la vicenda ilievscky ed è per questo che lo minacciano di querela e lo chiamano farabutto.

Loro chiamano farabutto Pinoli......

Questi onesti giornalisti dicono:

“Scriveremo quello che vuoi!”. Quella frase significa che siamo dei

professionisti: è un suo diritto fare una precisazione. Così come è un nostro, eventualmente, rispondere alla precisazione. Guardate ogni giorno le pagine delle lettere dei giornali

Si infatti per Moggi hanno sempre rispettato questo diritto questi santi giornalisti, che dal 2006 hanno riportato solo quello che poteva metterlo in cattiva luce facendo per il resto zero informazione. Hanno dato molta più tutela a Ilievski che a Moggi.

Che schifo.

PS: leggo sopra che Garanzini non è più a Radio24. Dal 2006 a causa sua, antijuventino a prescindere, non ascolto più quella radio (che era la mia preferita). Ora forse posso riprendere.

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PS: leggo sopra che Garanzini non è più a Radio24. Dal 2006 a causa sua, antijuventino a prescindere, non ascolto più quella radio (che era la mia preferita). Ora forse posso riprendere.

Scrive ancora per Il Sole 24ORE, però. Vedi prima con chi l'hanno sostituito in radio, non si sa mai che sia ancora più antijuventino...

Per la cronaca Giancarlo Padovan ha confermato che sarà con L.Telese a "Pubblico": il Fatto Q. ha già assoldato un certo Paolo Ziliani in sua vece.

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I conti in tasca ai campionati più

poveri del mondo (serie A compresa)

di FRANCESCO CAREMANI (IL FOGLIO 29-08-2012)

Roma. Bayern Monaco, Juventus, Manchester City, Psg e Real Madrid. Sono questi i club europei che nei cinque campionati più importanti hanno il passivo peggiore delle campagne acquisti dell’ultimo lustro, rispettivamente: meno 114 milioni e 350 mila euro, 185 milioni e 955 mila, 466 milioni e 252 mila, 233 milionie 298 milioni e 300 mila. Dodici i trofei conquistati ma solo quattro campionati con il Bayern Monaco che è stato l’unico a giocare due finali di Champions, perdendole entrambe.

La Premier League è il torneo col passivo più pesante (ultimi cinque anni), poco più di 1 miliardo di euro, seguono la serie A con 365 milioni e 852 mila euro, la Liga (286 milioni e 155 mila euro), la Bundesliga (202 milioni e 834 mila euro) e la League 1 (155 milioni e 618 mila euro). Il G5 del calcio europeo, però, deve registrare una new entry prepotente, quella della Premier Liga russa che (nello stesso periodo) ha registrato un passivo di 396 milioni e 575 mila euro, secondo solo all’inarrivabile Premier. Il sorpasso sul campionato francese non è ancora completo alla luce del valore di mercato dei giocatori schierati: poco più di un miliardo di euro contro il quasi miliardo e mezzo dei transalpini. Ma tanto basta per parlare di G6, con l’Anzhi che ha registrato un meno 113 milioni di euro, davanti allo Zenit di Spalletti (quasi 93 milioni di euro) e al Rubin Kazan (quasi 81 milioni).

In questo panorama spicca l’Udinese che nell’ultimo lustro ha chiuso sempre con il segno più le campagne acquisti totalizzando 111 milioni e 196 mila euro. In Europa nessuno come i friulani, anche se il Valencia è un degno emulo con poco più di 81 milioni di euro, poi ci sono il Lille (55 milioni), il Newcastle Utd (41 milioni e mezzo) e lo Stoccarda (36 milioni e 350 mila euro). Segnatevi questi nomi, perché potrebbero essere i nuovi paladini (anche nelle coppe) del calcio al sapor di fair play finanziario. Che i soldi non siano tutto lo dimostra proprio il Napoli che con un passivo di 114 milioni di euro (secondo solo alla Juventus) si deve accontentare dell’Europa League e in Champions ci è andato solo una volta, pur schierando giocatori appetiti dai club più forti del continente. Passivo anche per il Barcellona (194 milioni) che, però, ha vinto tutto, così come per il Chelsea (quasi 275 milioni), ritornato a spendere forte. La Premier è il campionato con più segni meno (spiccano anche Liverpool, 90 milioni, e Stoke City, 94); Ligue 1 e Liga quelli dove prevale il più, nel primo caso frutto di una politica virtuosa, nel secondo di una tendenza obbligata dai debiti che affliggono le squadre spagnole. Da sottolineare anche il Wolfsburg (-88) e la Roma (-75). Intanto è ripartita la serie A, l’81esima edizione a girone unico, e in molti parlano di un campionato in tono minore, privato dei suoi top player più rappresentativi, rimpiangendo i tempi di Platini, Maradona e Zico. Ma l’Udinese da una parte e gli indebitati dall’altra dimostrano che più che la crisi poté l’incompetenza dello scouting, perché inseguire giocatori famosi e costosi in tempi di vacche magre è frustrante e, ovviamente, dispendioso. E se è vero che mancano i top è vero anche che abbiamo davanti un calcio capace di esaltare più la corsa che il piede, più la forza che la grazia. L’unico talento (incompiuto) che possiamo schierare è Mario Balotelli e gioca nel Manchester City, se poi consideriamo che nel 2008 faceva coppia con Destro nelle giovanili dell’Inter ecco che il cerchio si chiude. Il problema non è solo italiano: dov’è finita la scuola olandese? Quella svedese? E quella dell’est? L’Italia aveva capito prima di tanti altri l’importanza dei top player, ospitando per decenni il campionato più bello del mondo, ma la disorganizzazione del management sportivo, le piccole beghe di quartiere e un regime fiscale non all’altezza della sentenza Bosman ci hanno fatto perdere quello scettro. In Inghilterra l’aliquota sugli stipendi dei calciatori è al 50 per cento, in Germania al 45, Italia 43, Francia 40. I club spagnoli hanno potuto, così, offrire ingaggi milionari a campioni come Kaká, Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo pagandoli il 33 per cento in meno rispetto a quelli degli altri campionati europei.

A dimostrarlo è la nostra presenza nelle coppe europee, non solo quantitativa ma anche qualitativa. Tenetevi pure stretta la serie A con una Lega litigiosa e dalle dubbie competenze, ma ricordatevi che il futuro del calcio si gioca all’estero, lì dove solo la Nazionale di Prandelli ha un rating accettabile.

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STATUTO FEDERALE

Leghe, scontro sulla riduzione dei consiglieri

di MARCO IARIA (GaSport 29-08-2012)

Le leghe di Serie A e B hanno convocato le rispettive assemblee per il 4 settembre, il giorno prima del consiglio federale. Sul tavolo la riforma dello statuto della Figc, in particolare la riduzione del numero dei membri del governo calcistico, dettata dalla spending review del Coni. Il consiglio federale dovrà scendere a 19 membri più il presidente: sei andranno alle componenti tecniche (quattro ai calciatori, due agli allenatori), sei ai dilettanti, uno agli arbitri. Le tre leghe professionistiche dovrebbero dividersi le sei poltrone rimaste, e qui i conti non tornano. I club di A (3 posti) e B (uno) ribadiranno in assemblea che non hanno alcuna intenzione di scendere di numero. Il motivo? La B, evidentemente, sparirebbe. La A da tempo lamenta lo scarso peso in seno al consiglio (12%), nonostante sia il motore economico di tutto il movimento. Tuttavia la Lega Pro, che attualmente vanta quattro rappresentanti, è disposta a ridurli a tre, ma non a due. Nessun accordo in vista, quindi. Quasi sicuramente il presidente Giancarlo Abete, il 5, ne trarrà le conseguenze: inutile l’assemblea federale statutaria, largo al commissario ad acta Giulio Napolitano.

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Scommesse Settanta pagine più dieci allegati, la Juventus prova a ridurre la squalifica del suo allenatore

Conte al Tnas per togliersi almeno quattro mesi

Dossier Video e certificati medici, un dossier contro l’aggravante Mastronunzio

di ANDREA ARZILLI (CorSera 29-08-2012)

ROMA — Settanta pagine più una decina di allegati, oggi la Juventus apparecchia il terzo grado depositando al Tnas il ricorso sui 10 mesi di squalifica comminati dalla Corte federale ad Antonio Conte per l'omessa denuncia «aggravata» di AlbinoLeffe-Siena. Con due istanze, d'urgenza e di sospensiva, che vanno a coprire ogni eventualità relativa alla tempistica di composizione del collegio arbitrale. Ieri gli avvocati De Rensis, Bongiorno e Chiappero hanno riletto singolarmente il fascicolo prima di convergere nella riunione notturna, un ultimo controllo sulle carte e un ulteriore confronto sulla linea da tenere nel dibattimento.

Lì la Juve spera di arrivare a discutere di un'omessa denuncia semplice, cioè con l'aggravante Mastronunzio smontata direttamente dalla documentazione. A questo sono dedicati molti degli allegati prodotti oggi: interviste video, articoli di giornale, certificati medici, un dossier completo che mira a far saltare sia la tesi dell'accantonamento pro-combine del giocatore, sia quella del tarocco in regime di «par condicio» con l'AlbinoLeffe che Mastronunzio avrebbe chiesto a Conte anche per l'Ascoli, squadra dove la «vipera» ha militato quasi dieci anni fa, molto prima di essere stato la bandiera dell'Ancona, rivale di derby dei bianconeri. Se la linea tiene, la discussione parte dai sei mesi di stop, dove arriverà lo vedremo.

Oltre al pentito, a puntellare l'omessa denuncia sono rimaste le ammissioni di Stellini, per il quale Conte pagherebbe una sorta di responsabilità oggettiva connessa al ruolo professionale e rapporto d'amicizia. Ma le parole di Carobbio si sono un po' sgonfiate in secondo grado, di sicuro non valgono su Novara-Siena, l'omessa denuncia depennata dai capi d'imputazione. I legali della Juve punteranno il dito verso la credibilità a metà del pentito, sulle sue telefonate con gli «zingari», prima smentite e poi rintracciate sui tabulati, sulla sua verità frutto di un «arricchimento» lungo sette mesi e sulla procedura d'indagine adottata dalla Procura: perché Mastronunzio, che è stato ascoltato solo a marzo, non è stato richiamato in via Po dopo che Carobbio, il 10 luglio, per la prima volta ha parlato di lui?

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Conte ricorre al Tnas

chiede la sospensiva

o la procedura d’urgenza

di LUCA PASQUARETTA (Il Messaggero 29-08-2012)

TORINO - Oggi i legali di Antonio Conte depositeranno al Tnas l'istanza (unica) con la richiesta di sospensiva della pena (10 mesi di squalifica) e di abbreviazione dei termini (procedura d'urgenza). La risposta - una esclude l'altra - arriverà entro una settimana, mentre l'udienza potrebbe essere fissata a metà settembre. Dopo aver letto le motivazioni della Corte Federale la linea difensiva si baserà su due capisaldi. Primo: screditare Carobbio, che nell'interrogatorio del 10 luglio scorso davanti a Palazzi ha tirato in ballo Albinoleffe-Siena e Mastronunzio, mai ascoltato dalla Procura Federale. I legali di Conte produrranno l'intervista del giocatore, i certificati medici e i comunicati del Siena, che dicevano che Mastronunzio era infortunato. Secondo: verrà messa in risalto una contraddizione. Se Stellini e Poloni, collaboratori di Conte e Mondonico (ai tempi tecnico dell'AlbinoLeffe) sono stati condannati, perché Conte non poteva non sapere e Mondonico sì?

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Scommesse

Incongruenze nelle motivazioni delle condanne. Oggi il ricorso

L’autogol della Corte

ora Conte può sperare

di MATTEO PINCI (la Repubblica 29-08-2012)

Un fax da Torino verso Roma ufficializzerà oggi l’istanza di arbitrato al Tnas del Coni dei legali di Antonio Conte. All’oggetto, la condanna emessa dalla Corte di Giustizia Federale contro il tecnico della Juventus a 10 mesi di squalifica per l’omessa denuncia sulla partita Albinoleffe- Siena del 2011. Ma quasi inaspettatamente, il più comodo degli assist alla difesa dell’allenatore potrebbe averlo fornito – seppur indirettamente – proprio chi ha messo la firma sulla sua condanna in secondo grado. Basta sfogliare le 15 pagine con cui la Corte Federale motiva l’assoluzione del presidente del Grosseto Camilli, infatti, per scorgere elementi favorevoli alla posizione di Conte. Per motivare il mancato illecito del presidente del club toscano, infatti, la Corte sancisce la «possibilità di imbastire un tentativo di combine da parte dei tesserati del Grosseto all’insaputa del presidente Camilli, nonostante l’acclarata propensione del predetto ad accentrare su di sé ogni rilevante decisione». Nettissima l’antitesi con quanto scritto nella sentenza sul tecnico bianconero: «Conte era un vero e proprio accentratore e, pertanto, non era in alcun modo concepibile che stretti collaboratori dello stesso potessero assumere iniziative, peraltro di notevole importanza, all'insaputa di Conte».

Un clamoroso autogol della stessa Corte, che in merito a Camilli, suggerisce come il ruolo di accentratore «non può ritenersi immediatamente replicabile rispetto al compimento di attività illecite». Parole che, a Torino, avranno strappato più di un sorriso. Ma l’istanza punterà anche a smentire l’assunto per cui l’esclusione di Mastronunzio nelle ultime 3 giornate di quel campionato fu dovuta al suo rifiuto di prendere parte all’illecito: già acquisiti i certificati che dimostrano il suo infortunio: resta semmai da spiegare il perché delle tre versioni diverse del tecnico su quelle esclusioni.

L’obbiettivo dichiarato dei legali di Conte è un’assoluzione che sconfessi i due gradi di giudizio sportivo precedenti. Ma uno sconto sostanziale sullo stop che costringerebbe l’allenatore a seguire dalla tribuna l’intera stagione sportiva avrebbe valore simile. Al ricorso gli avvocati Bongiorno, De Rensis e Chiappero hanno allegato anche la richiesta di sospensiva della pena: difficilissimo però che il presidente del Tnas De Roberto possa concederla, istituendo un precedente che porterebbe altri 24 condannati a presentare identica istanza. Più facile, semmai, venga concessa la procedura d’urgenza che snellirebbe notevolmente i tempi: entro 10 giorni la Figc dovrebbe comparire e nominare il proprio arbitro. La Juventus già oggi nominerà il proprio, a giorni invece il deposito delle motivazioni dell’istanza.

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Conte Gli avvocati portano al Tnas

70 pagine per il proscioglimento

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 29-08-2012)

Il giorno di Conte, parte terza. Gli avvocati del tecnico juventino, Bongiorno, Chiappero e De Rensis, depositeranno oggi al Tnas la doppia istanza — ricorso d’urgenza e richiesta di sospensione della pena — contro i 10 mesi di squalifica di Antonio Conte. Settanta pagine minuziosamente preparate dai tre legali, dieci diverse documentazioni allegate con l’obiettivo massimo nel mirino: il proscioglimento dell’allenatore campione d’Italia. Più realisticamente però, si punta nell’immediato ad ottenere l’udienza in tempi brevi (ipotesi che farebbe cadere la richiesta di sospensiva della sanzione), nel giro di un paio di settimane, per poi presentarsi in aula con l’obiettivo dichiarato di far decadere l’accusa di omessa denuncia aggravata, tramutandola in semplice omessa denuncia, una mossa che, se andasse in porto, renderebbe più agevole il terreno processuale, dal punto di vista della sanzione. Tutto ruota attorno a Mastronunzio, secondo Palazzi e i giudici messo fuori da Conte nella partita con l’Albinoleffe perchè restio a partecipare alla combine e perchè avrebbe chiesto un ‘favore’ analogo per l’Ascoli. Gli avvocati produrranno una corposa documentazione che, nell’intento, dovrebbe sgretolare queste accuse (certificati medici del giocatore, infortunato nei giorni di Siena-Albinoleffe, e non solo) alleggerendo la posizione di Conte da subito, per poi puntare a un ulteriore sconto.

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VERSO IL RICORSO AL TNAS

Dalle motivazioni del Grosseto

parte un bell’assist per Conte

Senza chiamata in correità, Camilli è stato prosciolto. Invece Conte è stato condannato per il principio opposto

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 29-08-2012)

ROMA. Si sono presi tutto il tempo necessario, hanno letto e scrutinato ogni cavillo delle motivazioni, e oggi consegneranno il ricorso con richiesta di sospensiva e di urgenza. Gli avvocati di Antonio Conte sono pronti per il prossimo step: il Tnas. E se la sospensiva difficilmente potrà essere accolta, di conseguenza sarà l’urgenza a spronare il presidente del Tnas, Alberto De Roberto , a fare in fretta. Diverse le incongruenze delle motivazioni, su tutte quella di Mastronunzio fuori rosa. Secondo Carobbio fu la conseguenza del fatto che la “vipera” voleva favorire anche i suoi ex compagni dell’Ascoli. Ma Mastronunzio giocò in bianconero una sola stagione nel 2004: «Quanti ex poteva avere dopo 7 anni?», si domanda la difesa di Conte, che chiede anche pari trattamento con l’ex tecnico dell’AlbinoLeffe Mondonico . Conte «non poteva non sapere» l’illecito commesso da Cristian Stellini , ma lo stesso ragionamento non è stato applicato per Mondonico in rapporto al suo ex vice Mirco Poloni .

ASSIST CAMILLI Ma agli avvocati di Conte non saranno passate inosservate nemmeno le motivazioni pubblicate ieri sul proscioglimento di Piero Camilli e del Grosseto. C’è un passaggio che veste a pennello per il caso-Conte e richiama l’individualizzazione per la chiamata in correità. La stessa Corte si avvale della Cassazione e dice: «La valutazione della chiamata in correità che contenga accuse nei confronti di più persone deve avvenire in modo frazionato per verificare l’esistenza dei riscontri individualizzanti a carico di ciascun accusato». Si tratta della chiamata in causa di Camilli da parte dell’ex ds del Grosseto, Andrea Iaconi , la quale «avrebbe comunque dovuto essere vestita da adeguati riscontri con chiara vocazione individualizzante». Ma come, per Conte valgono le sole parole di Carobbio, mentre per Camilli non bastano quelle di Iaconi, Carobbio, Acerbis , Turati e Conteh ? Per riscontrare la credibilità di Iaconi, i giudici si richiamano al metodo dei tre tempi: credibilità del dichiarante, attendibilità intrinseca della dichiarazione, riscontri esterni. «La chiamata in correità - scrivono - perché possa assurgere al rango di prova necessita anche di riscontri estrinsechi, e cioè di ulteriori elementi o dati probatori, non predeterminati nella specie e qualità, e quindi aventi qualsiasi natura, sia rappresentativa che logica, che confermino l’attendibilità del racconto». Però nelle motivazioni di Conte, la stessa Corte non parla mai di «correità», né di riscontri alla responsabilità del tecnico, che per AlbinoLeffe-Siena si ferma ai «molteplici elementi (mai specificati, ndr), quali, fra tutti, le dichiarazioni dei calciatori dell’Albinoleffe nonché le ammissioni di Stellini, strettissimo collaboratore di Conte». Peccato che nessuno di questi abbia mai nominato la parola «Conte». Dove sta l’individualizzazione di Conte?

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JUVE IL DIBATTITO SULLA GIUSTIZIA / 3

«No certezza, no condanna»

TORTORELLA «Va riformata la norma sulle prove»

Spiega l’avvocato: «Serve un criterio che vada oltre ogni ragionevole dubbio. E per garantire un giusto processo, i tempi tecnici delle difese non possono essere ulteriormente compressi»

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 29-08-2012)

TORINO. L’avvocato Flavia Tortorella è una delle massime esperte italiane di diritto sportivo, al quale ha dedicato tutta la sua carriera. Si è occupata di doping (ha difeso fra gli altri Danilo Di Luca), così come di questioni disciplinari (ha seguito Mazzini e Moggi negli strascischi di Calciopoli) e ora è protagonista anche dei processi di Scommessopoli, nei quali ha difeso il Pescara.

Avvocato Tortorella, pensa che la giustizia sportiva si debba radere al suolo o c’è qualcosa da salvare?

«Io penso che la giustizia sportiva vada solo completata. Ovvero vadano colmate alcune lacune normative che sono alla base dei disagi che oggi tutti denunciano. Non penso sia da riscrivere completamente, sarebbe a mio parere un errore».

Quali sono queste lacune?

«Credo che si debba intervenire soprattutto sulla norma che ha per oggetto la prova. Intorno a quella girano molte delle polemiche di questi giorni, perché vanno chiariti due aspetti: il grado e l’onere».

Partiamo dal grado.

«Per stabilire quale debba essere il grado della prova, la giustizia sportiva, e più precisamente il Tnas, ha stabilito che la fonte sia il regolamento antidoping della Wada che, effettivamente, era l’unico che ne stabiliva i confini. Ma così ci troviamo di fronte a un sistema il cui criterio non è il costituzionale “oltre ogni ragionevole dubbio”, ma quello “dell’alta probabilità”. Il che, a mio parere è profondamente sbagliato, perché il caso dell’antidoping è molto specifico: lì, infatti, si parte da una prova scientifica certa rappresentata dalle analisi e quindi ci si può, diciamo, accontentare del criterio dell’alta probabilità. In un processo come quelli che stiamo vivendo in questi mesi, non si può accettare: bisogna condannare solo se le prove vanno oltre ogni ragionevole dubbio, non solamente se sono altamente probabili».

C’è poi il discorso dell’onere.

«Altro punto sostanzialmente oscuro del codice sportivo, perché non è chiaro se l’onere della prova sia a carico dell’accusa o della difesa. In sostanza, senza riforme profonde basterebbe chiarire questi due aspetti con una norma formulata in modo inequivocabile».

Anche quelli della compressione del diritto alla difesa?

«Quello è stato effettivamente un problema perché non si può abbreviare un procedimento come quello sportivo che nasce già con delle caratteristiche di estrema rapidità. Come si fanno a ridurre da 7 a 2 i giorni per elaborare un ricorso? Sono già pochi sette, due è impossibile! Chi come me si occupa di diritto sportivo da sempre è consapevole che il tempo per parlare in aula non è molto, ma comprimere ulteriormente gli spazi del nostro lavoro non è possibile. Se bisogna tenere conto dell’esigenza di far partire i campionati che si trattino con urgenza le posizioni dei club, poi in modo più approfondito e rispettoso si possono analizzare le posizioni individuali».

Altro argomento che tiene banco in queste settimane: l’utilizzo dei pentiti. Qual è la sua opinione?

«Anche in questo caso non penso che ci sia nulla da rivoluzionare, ma solo da chiarire. Se si decide di utilizzare degli atti provenienti da procedimenti penali, e questo secondo me va benissimo, allora si deve usare anche tutta la cautela che, in quell’ambito, si utilizza con i pentiti. Il rigore sull’attendibilità delle dichiarazioni deve essere lo stesso. In ambito penale chi si contraddice tre volte non è più credibile, in ambito sportivo a quanto pare sì. E bisogna prestare attenzione anche al falso mito delle dichiarazioni “autoaccusatorie” quindi più credibili. Una chiamata in correità è per definizione autoaccusatoria, non c’è niente di eccezionale dunque. E il fatto che queste collaborazioni abbiano un valore premiale molto alto dovrebbe far venire qualche dubbio: sono pentimenti genuini o strategie per diminuire la pena?»

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Il caso Fontana. Condannato perchè dice che prese soldi da un albanese (assolto) di A.Corsa

Ogni giorno che passa se ne scopre una nuova, o meglio Antonio Corsa ne scopre una nuova e ce la racconta. Ogni giorno qualcosa in più non quadra nelle sentenze emesse dalla giustizia sportiva. E’ ancora degna di chiamarsi giustizia, sempre e comunque, un qualcosa che funziona nel modo che vi stiamo raccontando? Leggete e rifletteteci su…

(di Antonio Corsa – @antoniocorsa)

Premessa: quando si parla di “giustizia” e della vita delle persone, non esistono maglie e non esistono distinzioni.

Avendo saputo che il ragazzo è distrutto e non riesce a darsi pace, mosso da quella voglia di capirne di più che colpevolmente continua a mancare a tanti giornalisti, ho letto le sue “carte”. E, anche in questo caso, ci troviamo dinanzi ad un calciatore rovinato senza una sola prova. L’accusa nei suoi confronti è quella di aver contribuito a combinare la gara Chievo-Novara del 30.11.2010. Gli “zingari”, faccio una breve ricostruzione di quanto sostenuto dalla procura federale, avrebbero chiesto e ottenuto un “Over” tramite il (loro) “collaboratore” Gervasoni , il quale avrebbe a sua volta contattato Bertani del Novara (per l’accusa il referente del Novara per combinare le gare) per chiedergli di cercare alcuni “complici” all’interno della squadra che potessero essere d’aiuto per raggiungere l’obiettivo. Bertani, secondo Gervasoni, si sarebbe sicuramente servito di Ventola e poi di “qualcun altro”. Inoltre, a differenza di altre gare, ci sarebbe anche una somma di denaro come ricompensa: si parla di 150.000 euro che sarebbero stati loro consegnati direttamente e personalmente nell’albergo che ospitava il Novara. “A chi?”, vi starete chiedendo. Ed è proprio questo il punto.

In questo caso l’accusatore è il “pentito” Gervasoni, cui la Disciplinare crede perché rilascia dichiarazioni autoaccusatorie (e questo, a differenza di Carobbio in Novara-Siena è anche vero). Lo fa inoltre perché “caratterizzate per la dovizia di particolari descrittivi e per il riferimento preciso a una serie, nominativamente individuata, di calciatori del Novara” (cioè perché spara pure dei nomi, e non è generico) e perché nei confronti di queste persone “non è emerso alcun motivo di risentimento da parte di Gervasoni o un qualsiasi interesse dello stesso al loro coinvolgimento” (cioè dice la Disciplinare: siccome non erano nemici – e nel caso di Fontana neanche si conoscevano – allora se Gervasoni ha fatto il loro nome c’è da credergli). Ma non solo: anche Gegic, lo zingaro che avrebbe rivelato queste cose a Gervasoni – come vedremo – non avrebbe” alcun interesse ad accusare un calciatore piuttosto che un altro”. E c’è di più! (vedete quante “prove”..). Dice la Disciplinare: “la narrazione di Gervasoni trova riscontro in ulteriori elementi, quali l’effettivo raggiungimento del risultato concordato” (e ci mancherebbe altro, aggiungo, visto che il pentimento è arrivato mesi dopo). Basta? No. “I calciatori del Novara deferiti sono risultati – inoltre – accomunati da rapporti di particolare confidenza”. Quindi: siccome erano pure amici, quelli del Novara, allora è credibile che abbiano potuto combinare la partita come racconta Gegig a Gervasoni.

Non vi scandalizzate: le “prove”, in questi processi, sono quasi sempre queste, ovvero ragionamenti ad esclusione partendo dal preconcetto che i nominati dai pentiti (o presunti tali) siano colpevoli.

Come si arriva, ad ogni modo, a questi nomi e a quello di Jimmy Fontana, in particolare?

Così Gervasoni nell’ interrogatorio del 22.12.2011 davanti al GIP di Cremona: «Io amico di Bertani del Novara gli dissi che potevo accettare le proposte di G.A. (Gegic, ndr) e infatti così andò e qualcuno degli stranieri, per l’occasione, andò ad alloggiare nell’albergo dove c’era il Novara. Di questa squadra fu coinvolto anche Ventola e qualcun altro, in quanto, se non sbaglio, Bertani quel giorno non giocò e ci voleva l’intervento di qualcun altro».

Questo è l’interrogatorio più importante. E’ qui che descrive l’illecito: ricapitolando – questo sostiene Gervasoni – gli zingari lo contattano proponendo un Over 2.5, lui contatta l’amico Bertani per proporglielo e questi, d’accordo con Ventola e qualcun altro, si attiva per cercare nella loro squadra, il Novara, qualche altro complice (dato che Bertani non avrebbe nemmeno giocato e combinare una partita con un solo giocatore in campo sarebbe stato impensabile). Il nome di Fontana non c’è. Gervasoni riferisce i fatti di cui è a conoscenza diretta e non sa indicare altri nomi.

Non lo fa nemmeno il giorno dopo, quando sostiene un secondo interrogatorio: anche in questa circostanza non nomina Fontana tra i “promotori”.

La svolta avviene dopo quattro altri giorni, il 27.12.2011, nell’interrogatorio davanti al PM di Cremona. Dice Gervasoni: «Ho appreso da G.A. (Gegic, ndr) che gli slavi offrirono 150.000 € ai giocatori del Novara perché perdessero con il Chievo con un Over, risultato che venne effettivamente conseguito. Ricordo di avere appreso che gli slavi si incontrarono con Ventola nell’albergo e consegnarono ad un albanese che giocava nel Novara (ora che me ne fate il nome confermo dovrebbe trattarsi dell’albanese Shala) la somma di circa 150.000 € che gli stessi divisero anche con altri giocatori, tra i quali il portiere Fontana. Quanto a Bertani fece da tramite in quanto non partecipò attivamente alla trasferta».

La dichiarazione diventa da testimonianza diretta a de relato. E’ Gegic che gli avrebbe detto che. Ed è qui che esce fuori il nome di Fontana. Non come organizzatore diretto della combine, ma come “incassatore” (“tra i quali Fontana”) della ingente somma messa a disposizione dagli zingari come ricompensa e consegnata ad un albanese del Novara (parentesi: l’albanese verrà assolto) e poi distribuita.

C’è poi un quarto interrogatorio, quello reso al P.M. di Cremona il 12.03.2012, dove Gervasoni afferma: «Confermo quanto già dichiarato precisando che nell’occasione andò I.H. (Ilievski, ndr) in albergo per incontrarsi con i giocatori del Novara per combinare la partita. L’albergo era quello dove solitamente era in ritiro il Novara nella trasferta di Verona. Io in quell’occasione rientrai dalla perdita che avevo subito a seguito della soffiata sbagliata di Paoloni per la partita Atalanta-Livorno».

Anche in questo caso, quando descrive il momento in cui si perfeziona la combine, non tira fuori il nome di Fontana tra i promotori che si incontrarono con Ilievski.

Per la Giudicante non importa: “Le prove di cui sopra sono sufficienti a far ritenere che i deferiti Ventola e Fontana abbiano posto in essere le condotte loro ascritte”, commenta la Disciplinare. Prove, ancora una volta, inteso come nel senso di cui sopra (spara nomi che esistono di giocatori del Novara, non li conosce né ci ha litigato prima, questi sono amici tra loro).

Per questo, 3 anni e 6 mesi a Fontana.

Ora: l’albanese del Novara, come anticipato, è stato assolto non essendo stato Shala identificato da Gervasoni in maniera sufficientemente certa (diciamolo diversamente: Gervasoni è stato “imboccato”, e non si può fare). Cosa resta, quindi, alla fine? Resta che Fontana avrebbe partecipato alla spartizione dei soldi ritirati… da un calciatore… assolto! (a voler essere buoni quantomeno non identificato). E non viene mai nominato da Gervasoni come organizzatore della combine ma solo, de relato (dice Gegic che) e con dichiarazione “di terza mano” (arricchimento progressivo, lo chiamano in procura) quale “incassatore” («tra i quali Fontana»).

Ancora una volta: cosa sia successo lo sanno soltanto i diretti interessati, ed è pretestuoso “schierarsi” con l’illusione si possa conoscere tutta la verità semplicemente leggendo le carte. Ma, maledizione, si può porre fine alla carriera agonistica di un calciatore (con altri 4 anni di contratto) solo perché un ricercato avrebbe detto ad un aggiustatore di partite pentito un qualcosa, tra il vago (un albanese) e il non provato, senza alcun riscontro se non le “prove” logiche (ma lo sono?) addotte per avvalorarne la storiella? Per me, assolutamente, no.

[barzainter.it]

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L'INTERVISTA

Tagliavento: con l’arbitro di porta

avrei visto anche il gol di Muntari

di ROBERTO AVANTAGGIATO (Il Messaggero 30-08-2012)

«Se ci fosse stato l’arbitro di porta, il famoso gol di Muntari alla Juventus non sarebbe stato annullato». Paolo Tagliavento, 125 partite in serie A, una quindicina in campo internazionale per una carriera da fischietto top sia in Italia che all’estero, racconta la sua nuova esperienza da arbitro, per così dire, di supporto. C’era proprio lui a dirigere, lo scorso 25 febbraio a San Siro, quel match fondamentale per lo scudetto (finì 1-1) caratterizzato dall’errore dell’assistente Romagnoli. Romagnoli non vide il pallone che aveva varcato la linea difesa da Buffon di quasi mezzo metro. Domenica Tagliavento ha esordito, appunto, da arbitro di porta nel campionato italiano.

Com'è andata?

«Bene, indubbiamente bene. Si vive la partita da una prospettiva diversa, ma sempre nel vivo. Ma io avevo già l'esperienza fatta nelle coppe e nell'ultimo Europeo».

Partiamo dall’episodio Muntari.

«Come ho detto con l’innovazione di questa stagione quell’episodio non ci sarebbe mai stato. Per questo il gol concesso a Pirlo sabato sera a Torino è stato molto importante: il primo impatto con la novità. Ciampi è stato bravo a vedere un gol che, senza arbitro addizionale, nessuno avrebbe mai concesso».

I primi ad essere stati designati sono stati gli arbitri più esperti. Lei in Superocoppa e a Siena domenica scorsa, poi Rizzoli e lo stesso Ciampi, il più bravo della Can B.

«Stefano Braschi ha forse voluto dare subito un sostegno ai più giovani, che comunque hanno più di dieci anni di arbitraggio alle spalle; o forse è soltanto l'inizio di un normale turn over perché tutti dovremo ricoprire questo ruolo».

Già, ma serviranno direttori di gara con molta personalità per prendere decisioni importanti e resistere agli "accerchiamenti" già visti domenica a chi è a fondo campo.

«Accade in Italia, perché i calciatori sentono quando segnaliamo all'arbitro, attraverso l'auricolare, il rigore o il fallo. All'estero, invece, la differenza di lingua rende una decisione dell'arbitro di porta più difficile da individuare da parte del calciatore».

Stile italiano a parte, l'impatto con i calciatori com'è stato?

«Bisognerebbe chiederlo a loro, ma ho l'impressione che non tutte le squadre siano preparate alla novità che sei occhi vedono meglio di quattro, cioè dell’arbitro e dell’assistente».

Vuol dire che in area continueremo a vedere trattenute e abbracci?

«Spero proprio di no, perché l'Europeo ci ha insegnato che proprio grazie agli arbitri addizionali la percentuale di trattenute in area è diminuita notevolmente e sono stati segnati più gol di testa».

Rispetto a quanto visto in Europa, i sei arbitri italiani sembrano più collaborativi tra loro.

«E' solo un'impressione, perché la determinazione che mettiamo è la stessa, sia quando arbitriamo in Italia che in Europa. Siamo una squadra che gioca insieme per uno stesso obiettivo: ridurre al minimo l'errore nostro e di un collega».

Ora non si può più dire che l'arbitro è un uomo solo in mezzo al campo.

«No, davvero. Siamo in sei, più della metà di una squadra di calcio. E quando entriamo in campo siamo guardati con maggiore attenzione dagli stessi calciatori».

L'introduzione dell'arbitro di porta quanto può incidere anche sul fuorigioco?

«Sono convinto che gli assistenti, che sono importantissimi per noi, una volta sgravati da alcuni compiti di controllo delle aree possono concentrarsi meglio sul fuorigioco».

Nel primo week-end, però, non è andata così bene.

«Episodi come quelli visti nello scorso fine settimana ce ne saranno sempre, perché non si può far passare l'idea che l'errore venga cancellato. D'altronde, anche se una squadra di calcio mettesse tre portieri a difendere la propria porta, non avrebbe la garanzia di non prendere gol».

Prima giornata di campionato e prime polemiche...

«Il campionato presenta numerose squadre che si equivalgono e quindi ha un grado di difficoltà superiore. Noi siamo pronti a sopportare le critiche, che accettiamo quando sono legittime e costruttive. Se, invece, come spesso accade, c'è approssimazione nel valutare le situazioni, le critiche lasciano molto a desiderare».

Cosa si aspetta Paolo Tagliavento dalla decima stagione in A?

«Di crescere ancora. Come mi hanno insegnato Collina e Braschi, non basta l'exploit di una stagione: bisogna ripetersi anno dopo anno. E soltanto attraverso il lavoro è possibile ottenere un miglioramento».

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Scommesse

Caso Conte

Sì all'urgenza

no per ora alla sospensiva

di ANDREA ARZILLI (CorSera 30-08-2012)

ROMA — Sì all'urgenza e no, almeno per ora, alla sospensiva. Ieri il Tnas ha ricevuto via e-mail il ricorso della Juventus sui 10 mesi di squalifica ad Antonio Conte ed ha accolto l'istanza relativa all'urgenza lasciando al collegio arbitrale, ancora da comporre, la decisione sulla misura cautelare della sospensione pena. Nelle carte del ricorso la Juve ha presentato il nome del suo arbitro: si tratterebbe dell'avvocato Guido Calvi, membro laico dei Pd al CSM che fu legale di parte civile nei processi Pasolini, Valpreda, Piazza Fontana, Piazza della Loggia e Stazione di Bologna. Accolta l'istanza d'urgenza, la Figc ha tempo fino al 5 settembre per presentare anche il suo uomo, dopodiché si andrà alla nomina del presidente e alla composizione del collegio. La decisione sulla sospensiva sarà presa a ruota, probabilmente già nella settimana che introduce la sosta per la trasferta dell'Italia in Bulgaria. Il collegio arbitrale potrebbe aprire il dibattimento subito dopo Italia-Malta dell'11 settembre e la sentenza di terzo grado su Antonio Conte potrebbe arrivare a stretto giro di posta. Intanto Michele Briamonte, tra i difensori di Conte davanti alla Disciplinare, si è dimesso dal cda della Juventus.

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IL RICORSO AL TNAS

Conte, sospensiva respinta

Collegio riunito d’urgenza

di EDMONDO PINNA (CorSport 30-08-2012)

ROMA - Procedura d’urgenza, poi spetterà al collegio prendere eventualmente una decisione sulla sospensione cautelare (che al momento, però, è stata respinta): è attorno alla tempistica che gira il futuro del ricorso al Tnas formalizzato ieri dai legali di Antonio Conte. L’allenatore della Juventus è stato condannato a dieci mesi per l’omessa denuncia “rinforzata” per Albinoleffe-Siena, la partita che Stellini (vice fidato del tecnico pugliese) ha ammesso di aver combinato e nella quale era assente Mastronunzio, l’attaccante che - secondo la Corte - finì fuori squadra perché si era rifiutato di partecipare al “tarocco”. Contro questi due capisaldi (che non sono gli unici, però, imputati all’allenatore) si sono scagliati i legali di Antonio Conte, nelle settanta pagine circa di ricorso (con dieci allegati), presentato ufficialmente ieri (primo pomeriggio) al Tribunale Nazionale Arbitrale dello Sport presso il Coni. Sarebbe stato scelto anche l’arbitro (che insieme con quello che proporrà la Federcalcio dovrà scegliere un terzo, che avrà le funzioni di presidente).

I TEMPI - Il primo passo lo ha compiuto ieri il presidente del Tnas, Alberto De Roberto. Accogliendo la richiesta avanzata dai legali dell’allenatore della Juventus in merito alla procedura d’urgenza. Il che significa che il collegio si riunirà entro pochi giorni - il 5 settembre - e la decisione di terzo grado potrebbe arrivare entro metà settembre. Rigettata, invece, la richiesta di sospensiva (il che avrebbe significato una riunione del collegio fra oltre un mese, nel frattempo Conte avrebbe, in caso di concessione del provvedimento cautelare, tornare in panchina), ma la decisione finale sarà presa dal collegio, che potrebbe decidere anche in questo senso.

I MOTIVI - Conte punta alle incongruenze delle motivazioni sulla credibilità di Carobbio (le parole della Corte su Camilli, accentratore sì ma non in grado di sapere della combine del Grosseto non sposterebbero, secondo i legali dell’allenatore, molto il peso della difesa) e sulla figura di Mastronunzio. L’attaccante - lo ha confermato lui stesso - non ha mai detto di essere stato messo fuori rosa perché non avrebbe partecipato alla combine di Albinoleffe-Siena perché non era stato usato uguale trattamento per la partita contro l’Ascoli (fra l’altro Mastronunzio è un idolo ad Ancona, e fra le due città adriatiche non corre buon sangue). Il motivo, dice la punta e dicono i certificati medici allegati al ricorso, era banalmente un infortunio.

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Niente sospensiva per Conte

Ma il Tnas si pronuncerà d'urgenza sul tecnico. Briamonte esce dal cda Juve

L'addio del legale non è legato solo dalle divergenze sul processo: è venuta meno la fiducia della Exor

di MIRKO GRAZIANO & MARCO IARIA (GaSport 30-08-2012)

No alla sospensione della squalifica in attesa del giudizio di terzo grado, sì alla procedura d'urgenza. È quello che ha deciso ieri il presidente del Tnas, rispondendo alle richieste contenute nel ricorso presentato da Antonio Conte. L'allenatore della Juventus non potrà tornare subito in panchina, ma almeno dovrà aspettare meno tempo del previsto per conoscere definitivamente il suo destino, cioè se quei dieci mesi di stop per le vicende relative al calcioscommesse verranno confermati, ridotti o annullati.

Decisione Il presidente del Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, Alberto de Roberto, rinviando ai giudici del futuro collegio la richiesta di sospensiva, ha ravvisato «la sussistenza di ragioni d'urgenza per la definizione della controversia», riducendo a un terzo il termine di pronuncia del lodo e il tempo entro il quale la Figc dovrà nominare il suo arbitro. Conte lo ha già fatto pescando dall'elenco un nome altisonante: l'avvocato Guido Calvi, ex parlamentare Ds, attualmente membro non togato del Csm. La Federazione ha tempo fino al 5 settembre per compiere la sua scelta, dopodiché bisognerà nominare l'arbitro-presidente. Quindi ci sarà un tentativo di conciliazione tra le parti e, in caso di fallimento, al termine dell'istruttoria verrà emesso il lodo. Difficile prevedere i tempi: la procedura d'urgenza, in teoria, apre le porte a una pronuncia nel giro di 10 giorni. Può darsi che Conte debba saltare solo la partita di domenica con l'Udinese prima del lodo, considerato che dopo la sosta il campionato riprenderà il 16 settembre. Venuta meno in appello l'incolpazione di omessa denuncia per Novara-Siena, il ricorso di Conte punterà a far cadere anche quella per la gara con l'AlbinoLeffe.

Briamonte Dal pool dei legali Bongiorno, Chiappero e De Rensis era già uscito Michele Briamonte. Ieri il giovane avvocato si è dimesso dal consiglio d'amministrazione della Juventus (la società ha comunicato che non verrà sostituito per cooptazione, vista l'imminenza dell'assemblea dei soci). È facile dedurre che proprio le divergenze sulla difesa di Conte abbiano causato l'uscita di scena. Questa lettura non trova riscontri in ambienti vicini al club bianconero. Insomma, ci sarebbe dell'altro. È vero che Briamonte era stato tra gli ispiratori della richiesta di patteggiamento, poi bocciata dalla Disciplinare, entrando in rotta di collisione con Conte e abbandonando il caso una volta giunti al secondo grado. Ma quel che si apprende, al di là della vicenda Conte, è che il legame di fiducia con l'azionista di maggioranza della Juventus, cioè Exor, è venuto meno. Anche ieri John Elkann, presidente della holding, e Andrea Agnelli, numero uno del club, si sono incontrati: l'unità di intenti è salda e l'addio di Briamonte ne rappresenta una conferma indiretta. Perché non c'è dubbio che l'ingresso nel cda, due anni fa, di Briamonte — avvocato dello studio Grande Stevens, protagonista di alcuni processi riguardanti Exor e Fiat — fosse stato sponsorizzato proprio da Elkann. Da quel momento Briamonte ha spalleggiato Agnelli nelle cause contro la Figc per Calciopoli e nelle battaglie di Lega su diritti tv e contratto collettivo. Poi qualcosa deve essersi rotto.

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Il caso

Briamonte si dimette dal cda bianconero

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 30-08-2012)

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TORINO — Michele Briamonte, l’avvocato che in questi anni ha condotto le battaglie legali - e in un certo senso anche “politiche” - della Juventus, si è dimesso dal cda bianconero. È una novità importante perché Briamonte, regista del patteggiamento poi respinto della squalifica di Conte, non era più in sintonia con il presidente Agnelli proprio sull’atteggiamento da tenere nei confronti dell’allenatore, con il quale ha anche vivacemente litigato. Uomo di fiducia di John Elkann e avvocato di punta dell’intero gruppo Fiat, Briamonte è stato il braccio armato di Agnelli nella guerra contro la Federcalcio ma anche nelle battaglie di Lega, finendo in prima linea pure nella vertenza con l’Aic sul contratto collettivo. Su Conte, si è consumata la spaccatura: Briamonte non ha condiviso la linea seguita dal club, anche perché preoccupato dai possibili sviluppi dell’inchiesta di Bari, ed è uscito dal collegio difensivo del tecnico.

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LA STAMPA 30-08-2012

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Conte, il ricorso a metà settembre

Silurato l’avvocato Briamonte

di PAOLO FRANCI (Quotidiano Sportivo 30-08-2012)

Antonio conte ha depositato ieri il ricorso al Tnas, contro i 10 mesi di squalifica inflitti dai tribunali Figc. Il presidente Alberto De Roberto ha accolto l’istanza di urgenza del ricorso — entro il 5 settembre la Figc dovrà scegliere il suo arbitro, quello della Juve dovrebbe essere l’avvocato Guido Calvi — ma ha respinto la richiesta cautelare di sospensiva della pena, rimandando la decisione al collegio arbitrale. A questo punto è evidente come la procedura d’urgenza non abbia più molto senso, perchè Conte sarà giudicato, se non ci soo intoppi, nella settimana tra il 10 e il 16 settembre, dopo la sosta e prima della terza giornata di A.

Ieri si è dimesso dal Cda della Juve l’avvocato Michele Briamonte, che, con gli avvocati De Rensis e Chiappero, aveva difeso Conte davanti alla Disciplinare. Briamonte si era reso protagonista di alcuni gesti di nervosismo nei confronti del presidente Sergio Artico, dopo il rigetto della richiesta di 3 mesi e 200mila euro di patteggiamento.

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Conte: urgenza sì ma sospensiva no

La Juve obbligata alla doppia richiesta. Calvi arbitro

Fino al lodo, entro fine settembre, il tecnico, difeso dalla Bongiorno, sconta i dieci mesi di squalifica

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 30-08-2012)

ROMA. Tutto in un giorno. Il Tnas ha subito accolto l’istanza di urgenza presentata da Antonio Conte a corredo del ricorso contro la squalifica di 10 mesi inflitta dalla Corte di Giustizia. Una mail spedita alle 15,30 con un pdf di 70 pagine contenente tutte le incoerenze dei giudici su cui Conte intende fare leva per ottenere il proscioglimento. In serata la tempestiva risposta del presidente del Tnas, Alberto De Roberto , che «ravvisata la sussistenza di ragioni d’urgenza per la definizione della controversia, ha accolto l’istanza ex art. 25, comma 4, del Codice e, per l’effetto ha ridotto a un terzo il termine di pronuncia del lodo; ha ridotto a un terzo il termine a disposizione della Federazione Italiana Giuoco Calcio per il deposito di quanto previsto dall’art. 12 del Codice, fissando termine fino al 5 settembre 2012 per l’adempimento». Data entro la quale la Figc dovrà indicare un proprio arbitro e presentare le sue contro motivazioni. Conte invece lo ha già scelto, si tratta di Guido Calvi , ex senatore Pd, ora membro del Csm. In questo modo il terzo grado per Antonio Conte potrebbe estinguersi già entro la fine di settembre. Ma fino al lodo, il tecnico dovrà restare fuori, visto che al momento è stata respinta la richiesta di sospensiva in quanto la situazione di «particolare gravità e urgenza», richiesta per l’adozione del provvedimento cautelare, secondo De Roberto è «insussistente, anche per l’ormai prossima costituzione del Collegio arbitrale». De Roberto però rimanda la decisione finale al collegio che si verrà a creare: «Con salvezza - si legge dal comunicato - ovviamente, della competenza a pronunciare sulla misura cautelare del Collegio arbitrale, giudice naturale della controversia proposta». Il tecnico bianconero aveva infatti chiesto al Tnas l’istanza cautelare facendo leva sul Codice dei Giudizi del Tnas, che prevede la richiesta di sospensiva «quando sussista pericolo di danno grave e irreparabile e ad un sommario esame sia possibile una ragionevole previsione dell’esito favorevole della lite».

MEMORIE La tesi del ricorso punta ad evidenziare le incoerenze della Conte di Giustizia che ha comminato 10 mesi per l’omessa denuncia di AlbinoLeffe-Siena nonostante il proscioglimento per Novara-Siena. Le memorie preparate dai legali del tecnico bianconero ( Bongiorno , Chiappero e De Rensi s), mirano molto più in alto che al semplice sconto. Sono pesanti le incongruenze con cui la Corte di Giustizia ha ritenuto Conte colpevole (avvicinandosi più all’illecito che all’omessa denuncia) soltanto perché «non poteva non sapere» dal suo vice Stellini e perché avrebbe poi messo fuori rosa Mastronunzio che voleva favorire anche l’Ascoli. Quanto a Stellini, la difesa di Conte si domanda perché per Mondonico non è stata fatta neanche un’audizione visto il coinvolgimento dei collaboratori Poloni e Garlini (anche se il vice di Mondo era Fortunato ).

LICENZIATO Anche la Reggina ieri ha fatto ricorso al Tnas contro il -3, mentre il Modena ha fondato una «commissione etica» interna di quattro giocatori che sarà riformulata ogni mese. Intanto Mirko Stefani è il primo calciatore condannato per illecito sportivo (4 anni) ad essere stato licenziato dal suo club. Ieri l’arbitrato ha dato ragione al Frosinone che (tramite l’avvocato Mattia Grassani ), ha ottenuto la rescissione del contratto con il calciatore.

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UN ADDIO ECCELLENTE

L’avvocato Briamonte si è dimesso dal Cda

art.non firmato (TUTTOSPORT 30-08-2012)

TORINO. Mentre Beppe Marotta si illudeva di sfilare Dimitar Berbatov alla Fiorentina, mentre l’avvocato Giulia Bongiorno presentava al Tnas il ricorso d’urgenza per la squalifica (di dieci mesi) di Antonio Conte, in una sessione rapida e ristretta del Consiglio di Amministrazione della Juventus, un altro avvocato, Michele Briamonte, salutava la compagnia bianconera. Uno dei legali di punta della società di corso Galileo Ferraris e della Fiat, particolarmente vicino al ramo Elkann della Famiglia, ha presentato le dimissioni: ovviamente irrevocabili. In una nota diffusa dal club, si legge che il manager non verrà sostituito tramite cooptazione, tenuto conto dell’imminenza dell’Assemblea degli azionisti, prevista nella seconda metà di ottobre. Una sedia che rimane vuota ma, di sicuro, verrà occupata a inizio autunno.

Briamonte era il responsabile degli affari legali della Juventus, ha avviato la pratica per il super risarcimento danni in merito a Calciopoli (440 milioni di euro chiesti alla Federazione), ha portato avanti altre situazioni delicate. Sul caso Conte, a quanto risulta, non c’è stata invece unanimità di intenti, tanto che nell’ultimo procedimento, davanti alla Corte federale, non era presente a Roma con la Bongiorno e Luigi Chiappero, l’altro avvocato della società bianconera. Un segnale di distacco che, verosomilmente, ha portato alla rottura. Nulla di traumatico, per la verità: solo dimissioni “fisiologiche”, accettate dal presidente Andrea Agnelli, che è in totale sintonia con il cugino John Elkann.

Modificato da Ghost Dog

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Mister X

Editorialista Quotidiano.net

di Xavier Jacobelli

Se Pippo Baudo leggesse le carte del processo Conte cambierebbe idea

Calcio28 agosto 2012

Pippo Baudo non ha dubbi e sputa sentenze su Antonio Conte, manco fosse un giudice della Corte Federale, un Procuratore Federale, un membro della Disciplinare.

Pippo dixit: " «L'allenatore deve tenere un atteggiamento etico, come un padre spirituale per la squadra. Un allenatore che sta zitto quando è a conoscenza di una combine è un'omissione gravissima per un tesserato, è come nel codice penale una omissione di soccorso in caso di incidente d'auto. Mi dispiace per Conte ma non ne farei un fatto eclatante. Starei in silenzio per rispetto della squadra che sta allenando. Io non andrei dietro i vetri oscurati ma me ne starei a casa. La Juve continua a giocare bene. È un'eccezione che Conte possa allenarla in campo per poi stare fuori della panchina. Si accontenti di questa punizione che in fondo è meritata".

E bravo Baudo: si vede lontano un chilometro che non ha letto le carte dei processi sportivi a carico di Conte, condannato senza lo straccio di una prova, di un riscontro oggettivo. Nulla di nulla. E allora, consapevoli dei numerosi impegni che scandiscono la giornata di un grande uomo di spettacolo, in suo soccorso chiamiamo Gianni Malerba , ex giudice di corte d' appello e ex membro della CAF .

Il quale,testualmente scrive:

"Come ha detto e scritto Agnelli, la misura è veramente colma. Si è celebrato l’ennesimo processo farsa, in cui:

- Il Procuratore

Federale:

a) insiste per chiedere la condanna per omessa denunzia in

totale assenza di prove;

b) omette di contestare la medesima

incolpazione a ciascuno dei giocatori presenti, al pari dell’

allenatore, alla riunione nella quale si sarebbe parlato degli illeciti

accordi, giocatori teoricamente responsabili, anche loro a questo

punto, di omessa denunzia;

c) omette di contestare a ciascuno dei

tesserati che, interrogati, hanno smentito Carobbio, la violazione dell’

art. 1, per avere reso dichiarazioni false e favoreggiatrici, così

ostacolando il corso della…giustizia (!)

- la Corte:

a) incorre in un clamoroso errore di diritto, laddove, prosciogliendo per una delle due

imputazioni, omette di ridurre la pena, sia pure di un solo giorno, per

il venir meno della continuazione: uno svarione in cui non incorrerebbe

neppure uno studente di secondo anno di giurisprudenza; legittimo il

sospetto che non di errore si tratti…

b) uno dei componenti, l’emerito Prof. Sandulli, non contento di avere – reiterando i fasti, o meglio le nefandezze della sentenza Calciopoli - contribuito alla castroneria

sub a), si avventura in strabilianti dichiarazioni pubbliche,

affermando che a Conte è andata bene, perché in realtà avrebbe dovuto

prendere tre anni per illecito. Premetto che non si è mai visto un

componente di un collegio giudicante che commenti pubblicamente la

decisione adottata, sostanzialmente rivelando il tenore della camera di

consiglio (non dimenticando che la camera di consiglio del primo grado

era stata addirittura anticipata alla giornalaccio rosa dello Sport, circostanza

sulla quale spero si occupi la magistratura penale ordinaria). Sta di

fatto che il sullodato Sandulli “non può non sapere…” che ogni giudice,

quando ritiene errata la contestazione elevata dall’accusa, non può

fare altro che restituire gli atti al PM; di certo non può quantificare

la sanzione avendo in mente la più grave pena prevista per il reato non

contestato.

Ma è inutile meravigliarsi o indignarsi di fronte ad una

giustizia tribale, amministrata da Tribunali del popolo, che celebra

processi negando alle difese l’escussione dei testi di accusa,

concedendo ai difensori tempi ristrettissimi di esame degli atti e di

intervento, e decidendo in poche ore la posizione di decine di

incolpati. Occorre invece porsi una domanda: quale sarebbe stata la

sorte di Conte se non fosse l’allenatore della Juventus ? Sbaglierò,

ma, ove non assolto, se la sarebbe comunque cavata con un paio di mesi

di squalifica...".

Xavier Jacobelli

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pippobaudo.......

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Elogio della coerenza

Da bianconero dico: meno male che esiste Zeman

di GIAMPIERO MUGHINI (Libero 31-08-2012)

Il mondo sarebbe noiosissimo se per ogni argomento e in ogni circostanza lo si dovesse spaccare in due con un colpo d’ascia, a separare i bianchi che stanno tutti eguali e compatti da una parte e i neri dall’altra. In questo caso sto parlando di calcio, e si tratta di un personaggio la cui risonanza massmediatica va oltre i confini del calcio strettamente inteso.

Sto parlando della nenia che ricorre in questi giorni frequentissima sui giornali e in tutti i bar dello sport dello stivale, ossia che una mortale inimicizia contrapponga Zdenek Zeman, l’attuale allenatore di una Roma che domenica prossima affronterà l’Inter a San Siro, ai tifosi a milioni della “fidanzata d’Italia”, la Juve. Una contrapposizione effettivamente alimentata dalle battute e battutacce che i due contendenti si lanciano in volto ogni giorno prima e dopo i pasti. Il più raffinato dei nostri cantautori e tifoso entusiasta della Roma, Francesco De Gregori, qualche giorno fa mi ha rimproverato per avere io scritto su Libero che Zeman è tanto «un grande allenatore» quanto «un impareggiabile cabarettista» tutte le volte che punge la Juve e ne sparla. Può darsi che io mi fossi espresso con un eccesso di sintesi. Ebbene voglio rassicurare Francesco: io sono un grande ammiratore di Zeman, e dell’allenatore e del personaggio letterario che incarna. Reputo Zeman niente affatto un nemico della Juve, argomento miserevole, buono per i palati dei babbei e bensì una risorsa del calcio italiano e del suo spettacolo. Se è vero che nella sua carriera il peso del piatto della bilancia su cui stanno le sconfitte e gli esoneri supera quello del piatto dove stanno le partite vinte trionfalmente e i tornei dove Zeman ha portato molto in alto squadre tecnicamente medie, se è vero che qualcuno lo definisce “un perdente” di lusso, tutto questo semmai me lo rende più speciale, perché è dalla parte dei “perdenti” che mi sono sempre schierato.

Non a caso parlavo di un personaggio letterario. Ne ha tutte le stimmate. Parole poche e aguzze quando lo intervistano, un orgoglio smisurato del proprio lavoro, tenace nelle sue virtù e nei suoi errori (i suoi attacchi fanno sempre una caterva di gol, le sue difese ne incassano altrettanti), quella sua superba gestione dei silenzi e degli ammiccamenti che nei siparietti televisivi dicono più di cento parole. Il mondo del calcio sarebbe infinitamente più povero e più banale non ci fosse uno come Zeman, di cui non ricordo chi scrisse che era assieme «un boemo e un bohémien». Crepi il lupo, mister Zeman, quando domenica prossima avrà di fronte i nerazzurri dell’Inter, quella strana squadra che ha vinto un quindicesimo e sedicesimo scudetto senza però avere mai vinto il quattordicesimo. E per quel che è degli scontri della mia amata Juve con qualcuna delle squadre da lei guidate, ancora mi ricordo la lezione di gioco contenuta nel 4-0 con cui la sua Lazio ci fece a brandelli una lontana domenica del torneo 1994-1995. Non c’era disonore nel perdere con una squadra che in quel momento giocava un football stratosferico. E tanto più che alla fine del campionato lo scudetto arrise alla Juve.

Ovvio che io non ami le volte che il boemo dice che gli scudetti conquistati sul campo dalla Juve non sono nemmeno 28, che lui li ha contati e che stentano a superare i 20. Quella è davvero una battutaccia, così come ci sono battute dei dirigenti della Juve nei confronti di Zeman che io non condivido, ad esempio quando il mio amico Marcello Lippi disse che nel parlare così tanto male del calcio italiano Zeman stava sputando sul piatto su cui mangiava. No, Zeman che è Zeman aveva tutto il diritto di dire quello che pensava. Meriti ed errori, lui ce l’ha scritta in faccia la storia del calcio italiano di questi ultimi anni, ultimo quel Pescara che lui ha preso per mano a fargli vincere trionfalmente il torneo di serie B. In fatto di fesserie pronunciate spudoratamente ne corrono sui giornali di ben altre. Ad esempio quel giornalista sportivo che lo fa di mestiere e che ha scritto sul Fatto che la Juve di Luciano Moggi ha taroccato ben 12 campionati uno di fila all’altro. Affermazioni che tolgono onore a chi le scrive. Ma non mescoliamo Zeman a queste miserie. Il teatro e la letteratura sono una cosa, la fogna un’altra.

Crepi il lupo, mister Zeman. Chi ama il calcio è felice che lei sia tornato alla prima linea dopo il purgatorio di questi ultimi anni. Ero ospite nel Salento nella casa dell’allora presidente del Lecce il quale ci raccontava la telefonata con cui la congedò dalla panchina del Lecce, telefonata in cui lei disse una o due parole e sembrava davvero la fine di una carriera e di un destino. Per fortuna non è stato così. Auguri, mister Zeman, di rifilarne tanti altri di 4-0. Magari non necessariamente alla Juve. E comunque vinca il migliore.

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I CLUB CONTRO LA CASTA DA STADIO

GUERRA AI BIGLIETTI GRATIS

DA PESCARA A ROMA, TAGLI AI POSTI PER I POLITICI.

E GASPARRI S’INFURIA: “LA SOCIETA’ PENSI AI RISULTATI”

di CARLO TECCE (il Fatto Quotidiano 31-08-2012)

Il politico scroccone, spiaggiato in tribuna autorità, insegue il pallone e le telecamere: ormai è una specie che rischia l'estinzione. Va protetta, va salvata. I tifosi pescaresi, solidali, hanno montato un video di pochi minuti eppure particolarmente toccante: “Adotta un consigliere comunale, campagna di sensibilizzazione a favore dei poveri indigenti amministratori locali”. A Pescara è successo. Anni e anni di serie B e C, di poltroncine piegate con sbadigli e sconfitte. Adesso, proprio adesso che il Pescara ritorna in A: no, incredibile.

PERÒ dovete crederci anche se vi sembra impossibile. Ma è successo. La società ha eliminato i 160 biglietti gratuiti che garantivano all’assessore uno struscio perlomeno di gomito con il presidente Massimo Moratti o il rampollo Andrea Agnelli. Niente. Dovete pagare, dicono. E voi, rinfrancati, v’immaginate il politico pescarese che riscatta la categoria, tumula il livore contro la casta e libera i portafogli dei colleghi. Non immaginatevi questo, per favore. A Pescara hanno chiamato i Carabinieri prima di ospitare l’Inter: dovevano spulciare la lista dei fortunati su richiesta di Fausto Di Nisio (Idv), ma neanche l’appuntato e il brigadiere sono riusciti a forare la muraglia. Renato Ranieri (Pdl), che presiede la commissione Finanze, e l'euro lo maneggia, s'appella all'articolo 26 del regolamento comunale: “Il testo stabilisce che il Municipio decide chi può transitare per lo stadio”. Qualcuno poteva citare Totò, Peppino e la Malafemmena: persino le galline raggiunsero Milano in treno. Non erano vietate, le galline. E l’articolo 26 non esisteva. A Roma la faccenda è più seria. Perché il Parlamento è abituato a riunirsi in seduta plenaria in quello spicchio di Olimpico che chiamano Tribuna Monte Mario Vip. Tutta d’un fiato. Le fusioni (ed effusioni) calcistiche funzionano, meglio di qualsiasi coalizione: tifano insieme Massimo D’Alema, Maurizio Gasparri, Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Mario Baldassari, Cesare Previti, Franco Baccini, Clemente Mastella. E se volete una lista più completa, basta consultare i siti di Camera e Senato. Pochi ne mancano. Pochi rinunciano a una passerella in notturna, soprattutto. Quando i disgraziati tifosi sormontano codoni per acquistare un biglietto per una partita di cartello, i politici compongono il numero di Roma e Lazio oppure s’affidano al Coni. Anche perché, di questi tempi cupi, meglio non chiamare né Claudio Lotito né gli americani giallorossi. Il Coni sottrae incassi, milioni veri per le società, e non molla i 550 posti liberi (per la Roma): tagliandi che vanno distribuiti con un criterio non propriamente olimpico. La Roma ha ridotto il lusso per i politici. Quando gli americani si ritrovarono più di mille poltroncine riservate, il presidente Thomas DiBenedetto osservò: “In America il settore migliore viene venduto a prezzi più cari. Lo status symbol non è essere in tribuna gratis, ma comprarsi il biglietto”. Ci vuole coraggio per spiegarlo a Gasparri: “La società pensi ai risultati”, che lui si concentra per arraffare un sediolino riscaldato. Non un’operazione semplice. Perché gli americani quei mille riservati li hanno fatti diventare prima 250 e ora 200: come mettere il Parlamento nella ventiquattrore. Questa è la capitale. E il direttore generale Franco Baldini l’ha ricordato pubblicamente: “Un primo grande problema sono i biglietti. È difficile spiegare alla proprietà la chimera del biglietto gratuito”. La Roma, però, insiste: mette in vendita centinaia di biglietti - in quel riparo che fu per vecchi tromboni e giovani politici – a prezzi elevatissimi che variano da 6mila e 8mila euro.

A VOLTE, il potere compra: non chiede. La Roma conosce il rischio (a parte le telefonate) e quel sistema mediatico, infiltrato da politici-tifosi e tromboni, appunto –che cercano di screditare la dirigenza per un biglietto negato. Anche questo è successo, davvero, e siamo a Roma. A Milano rivendicano il privilegio: “Fermate le ipocrisie, al Meazza si parla di politica”, spiegò ad Affari italiani, e con una certa convinzione, il capogruppo Carmela Rozza (Pd). Non buttano così 320 tagliandi per assistere a qualsiasi incontro di Milan o Inter, tutti destinati al Comune che poi li consegna a mano. Forse quest’anno la metà verrà donata. Questo è il piano in vigore per la stagione 2012/13, ecco la rosa di Giuliano Pisapia: 4 biglietti a partita per il sindaco, 2 ciascuno per i 12 assessori e 48 per i consiglieri consiglieri. A Parma, Palermo, Firenze, Napoli si combattano le stesse battaglie: società di qua, politici di là. Al Bentegodi di Verona, solitario e con la solita aria triste, il presidente Luca Campedelli (Chievo) si guardò intorno e disse: “Perché queste poltroncine sono per il Comune?”.

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«Seimila agenti di scorta al calcio

Il ministro faccia pagare i club»

Parla la vedova di Raciti, il poliziotto morto nella guerriglia ultras

di ALESSANDRO FARRUGGIA (Il Giorno 31-08-2012)

«Dopo la morte di mio marito la situazione negli stadi è migliorata, grazie a leggi nuove, alla messa a norma degli impianti e all’impegno del Viminale. Ma ci sono ancora seimila uomini impegnati ogni domenica, a spese nostre. E credo che sarebbe giusto che le società sportive contribuissero alle spese».

Marisa Grassi è la vedova di Filippo Raciti, l’ispettore capo della Polizia morto a Catania il 2 febbraio 2007 durante gli scontri allo stadio Massimino. E si schiera senza mezze misure a favore della proposta lanciata sul Qn dal sindacato di polizia Siulp.

Signora Grassi, le società sostengono che pagano già molte tasse, che chieder loro di contribuire ancora sarebbe difficile...

«Le società pagano molte tasse, come tutti gli italiani, ma i cittadini italiani non possono disporre delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza delle loro feste private. Feste che oltretutto, nel caso del calcio, sono, fuor di metafora, eventi a pagamento. E quindi...».

Ma gli spettatori sono in calo, e i bilanci non sono più quelli del passato...

«Le società siano oneste con se stesse, il calcio ha un fatturato di quasi due miliardi e mezzo di euro all’anno. Che, non riescono a trovare 40 milioni per pagare indennità e straordinari di chi garantisce che il sistema non vada in tilt? Ma siamo seri. A meno che...».

A meno che?

«Non ci siano figli e figliastri, che il calcio si senta in diritto di avere una protezione straordinaria che altri, come le società concessionarie di autostrade, non hanno gratis. Ma mi rifiuto di crederlo. Il calcio ci costa tre volte. Per quel che il contribuente paga, per quel che rischia chi va in strada e per l’onere sulle famiglie degli appartenenti alle forze dell’ordine».

Pensa che contribuire le spese, oltre a gestire il servizio interno agli stadi come già oggi fanno, responsabilizzerebbe ancora di più le società?

«Sicuramente. E maggiore è la responsabilizzazione, maggiore è anche la prevenzione, che è poi la chiave giusta per evitare altri morti e altri feriti».

Eppure un servizio d’ordine pubblico sarà comunque necessario per proteggere gli spettatori dagli incidenti causati dagli ultras.

«Anche qui, a tutto c’è un limite. Nella partita costata la vita a mio marito furono impiegati 800 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri. e ci furono un centinaio tra feriti e contusi. E cos’è, una guerra? Mi chiedo, ha un senso un tale dispiegamento di forze per un partita di pallone? Al ministro dell’Interno Cancellieri, che all’epoca della morte di mio marito era prefetto proprio di Catania e quel 2 febbraio dispose il servizio d’ordine, io lancio un appello: faccia propria la richiesta dei sindacati di polizia e faccia pagare le società per le migliaia di uomini che ogni fine settimana rischiano di persona per consentire a tutti di vedere i campionati. E’ una questione di equità, di responsabilità e di giustizia. E visti tagli ai bilanci e agli organici consentirebbe anche di avere un po’ più di risorse per tenere poliziotti e carabinieri sul territorio e tutelarci dalla criminalità».

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PROCESSO SCOMMESSE LE MOTIVAZIONI DELLA CORTE DI GIUSTIZIA FEDERALE

Bonucci-Pepe prosciolti, ecco perché

Ritenuti «non superabili» i dubbi sulla credibilità di Masiello, loro accusatore

di VALERIO PICCIONI (GaSport 31-08-2012)

Andrea Masiello non è Filippo Carobbio. E' il telegramma con cui si potrebbero riassumere le motivazioni con cui la Corte di Giustizia Federale, i giudici del secondo grado del calcio, ha motivato ieri l'assoluzione di Leonardo Bonucci dall'accusa di illecito sportivo, quella di Simone Pepe per omessa denuncia, e degli altri tesserati sotto accusa per il 3-3 di Udinese-Bari del 9 maggio del 2010, Nicola Belmonte, Salvatore Masiello e la stessa società friulana, che doveva rispondere di responsabilità oggettiva proprio per il comportamento di Pepe. In pratica, per i giudici d'appello, che hanno invece più volte sottolineato (in primis sul caso Conte) la credibilità di Carobbio, non si possono avere le stesse certezze riguardo alla testimonianza di Andrea Masiello, su cui «esistono dubbi non superabili». Per tutto questo, i giudici hanno dunque confermato ciò che già i loro colleghi del primo grado avevano scritto, rigettando il ricorso del procuratore Palazzi, che nella sua requisitoria aveva chiesto invece le condanne.

Senza riscontro Nelle motivazioni depositate ieri si contesta la meccanicità accusa-condanna, denunciando il rischio di trovarsi «nella situazione, assolutamente delatoria, nella quale qualunque accusa darebbe luogo ad una condanna disciplinare». Le dichiarazioni di Andrea Masiello sono quindi «prive del richiamato riscontro esterno». E «le diverse, successive e non collimanti versioni fornite dal dichiarante circa i tempi e le modalità del suo colloquio con Bonucci non possono non suscitare dubbi sull'esattezza dei ricordi di Masiello».

Chiamata «finta» Poi la telefonata Salvatore Masiello-Pepe, negata dai diretti interessati, in cui a giudizio della Corte, il primo «avrebbe finto di sottoporre la proposta a Pepe per non inimicarsi il suo omonimo limitandosi peraltro a parlare d'altro con il giocatore allora all'Udinese». Infine i giudici spiegano come «non siano affatto comprensibili le ragioni per cui Pepe, Bonucci, Belmonte e Salvatore Masiello non si siano rivolti dopo la gara ad Andrea Masiello per riscuotere il dovuto».

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SCOMMESSOPOLI: LE MOTIVAZIONI DEL PROSCIOGLIMENTO DEI BIANCONERI

«Bonucci e Pepe

Accuse prive di

ogni riscontro»

La Corte di Giustizia sulle rivelazioni di Andrea Masiello: «Le dichiarazioni di un tesserato devono avere una conferma esterna, altrimenti qualunque accusa porterebbe a una condanna»

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 31-08-2012)

ROMA. Per Bonucci e Pepe è finita da un pezzo, ma c’è ancora una coda attesa e da leggere con gusto. Le motivazioni del loro proscioglimento, pubblicate ieri dalla Corte di Giustizia. Cinque pagine comprese le assoluzioni di Belmonte (per lui omessa denuncia in Cesena-Bari) e di Salvatore Masiello . In poche parole: il lieto fine di Udinese-Bari. La Corte ricalca le motivazioni della Disciplinare, e sembra quasi raccomandarsi al pm federale per i procedimenti futuri: guai a fidarsi dei pentiti pelosi, perché «vi è un limite al di sotto del quale neppure un procedimento esclusivamente disciplinare può scendere». Per ritornare al caso di Andrea Masiello e delle sue false rivelazioni a rate su Udinese-Bari: «Le dichiarazioni accusatorie di un tesserato nei confronti di altri tesserati devono avere un qualche riscontro esterno o, per usare una terminologia di origine penalistica, estrinseco, oggettivamente valido, senza il quale si verserebbe nella situazione, assolutamente delatoria, nella quale qualunque accusa darebbe luogo ad una condanna disciplinare». Né è servita a «mutare la fragilità dell’impianto accusatorio» la nuova documentazione fornita da Palazzi (ritagli di giornale e nuove dichiarazioni di Masiello e Lanzafame su gare del Bari 2009 coperte da omissis). L’accusa di Masiello in questo caso «lascia dubbi non superabili non solo perché i diretti interessati smentiscono il collega, ma perché sono in realtà privi del richiamato riscontro esterno». Una nuova versione viene fornita dai giudici riguardo la presunta telefonata tra Pepe e Salvatore Masiello, una telefonata che lascia dubbi anche perché «tutto il suo contenuto - ecco la novità - così come riferito, non sembra relativo ad una proposta di illecito, quasi come se Salvatore Masiello avesse finto di sottoporre la proposta a Pepe per non inimicarsi il suo omonimo, limitandosi però a parlare d’altro con il calciatore dell’Udinese». Non sembra comprensibile che Andrea Masiello sia stato promotore della combine «e che i suoi compagni non si siano rivolti in nessun modo a lui per riscuotere il dovuto», circostanza negata anche da De Tullio .

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