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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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la Repubblica SERA 3 agosto 2012

il commento di SALVATORE TROPEA

UN AFFARE DI FAMIGLIA

http://k004.kiwi6.com/hotlink/s55i88ym11/2012_08_03_rsera_s_tropea_un_affare_di_famiglia.mp3

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Calcioscommesse: la richiesta di 15 mesi

di squalifica sCONTEnta la Juventus

di EDOARDO REVELLO dal blog SPORT&LEGGE (Ġazzetta.it 03-08-2012)

Mentre è tutt’ora in corso il processo sportivo a Roma scaturito a seguito delle indagini delle Procure della Repubblica di Bari e Cremona, veniamo oggi a soffermarci sulla posizione di uno dei personaggi maggiormente di spicco coinvolti nella vicenda, ovvero l’attuale allenatore della Juventus Antonio Conte.

Come tutti ormai sanno, il tecnico bianconero è stato deferito per violazione dell’articolo 7 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva, ovvero per aver contravvenuto – secondo l’accusa – al dovere di informare senza indugio la Procura Federale, omettendo di denunciare quei fatti integranti illecito sportivo con riferimento alle gare Novara-Siena e Albinoleffe-Siena del 2011.

Escluso, quindi, in prima battuta il rischio di una imputazione per illecito sportivo, i legali di Conte avevano di fronte a loro due alternative: affrontare il giudizio contrastando le richieste accusatorie (che il Procuratore avrebbe formulato all’apertura del dibattimento) o cercare la via del c.d. patteggiamento, così come espressamente offerta dall’articolo 23 del Codice di Giustizia.

Tale soluzione, che non equivale ad una ammissione di colpevolezza, permette all’incolpato, fino alla chiusura della fase dibattimentale di primo grado, di concordare con la Procura una sanzione ridotta.

Nel caso di specie, il Procuratore Palazzi e la difesa del tecnico bianconero avevano trovato un’intesa per una squalifica di 3 mesi e 200 mila Euro di ammenda. E’ bene ricordare come per la singola omessa denuncia, la sanzione minima prevista – ex art. 7.8 del Codice – sia di 6 mesi con un’ammenda non inferiore a 30 mila Euro.

Il passaggio successivo è quello che ha destato le maggiori polemiche: in base, infatti, al secondo comma del sopracitato articolo 23 sul patteggiamento, l’organo giudicante (leggasi la Commissione Disciplinare Nazionale), dispone l’applicazione delle pena concordata non in via automatica ma soltanto se “ritiene corretta la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata“. Nello specifico, il collegio giudicante ha ritenuto che i 3 mesi più ammenda non costituissero una sanzione sufficiente, respingendo pertanto tale richiesta.

A quel punto, aldilà del teso scambio di comunicati stampa tra Federazione e Juventus, era ancora teoricamente possibile accordarsi su una pena differente che potesse superare, questa volta, il vaglio della Commissione. In assenza, però, di una tale successiva richiesta, il Procuratore Palazzi formulava autonomamente la propria richiesta di condanna, ovvero un anno e 3 mesi di squalifica (12 mesi per la prima omessa denuncia e 3 per la reiterazione legata alla seconda).

Arrivati al presente, cerchiamo quindi di delineare i possibili scenari nella peggiore delle ipotesi per l’incolpato, ovvero in caso di condanna definitiva (anche a seguito dell’appello di fronte alla Corte di Giustizia Federale e, successivamente, al TNAS del CONI).

Quali sarebbero le conseguenze pratiche per il tecnico di Lecce?

Ci viene in aiuto l’articolo 22 del Codice, in tema di esecuzioni delle sanzioni: la norma recita, infatti, espressamente come i tecnici squalificati non possano “svolgere per tutta la durata della stessa alcuna attività inerente alla disputa delle gare; in particolare sono loro preclusi, in occasione di gare, la direzione con ogni mezzo della squadra, l’assistenza alla stessa in campo e negli spogliatoi, nonché l’accesso all’interno del recinto di giuoco e degli spogliatoi“. Alla luce di ciò, Conte potrebbe guidare regolarmente le sessioni di allenamento durante la settimana, ma non potrebbe sedere in panchina durante le competizioni ufficiali, lasciando “l’incombenza” ad un suo collaboratore di fiducia.

In attesa dei prossimi imminenti sviluppi giudiziari, tenuto conto che la Commissione disciplinare si pronuncerà già verso metà della prossima settimana, non resta che constatare l’ennesima rovente estate per il mondo del pallone….aldilà degli Scipione e Caronte di turno!

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Ragazzi spiegatemi,se ho capito bene,Carobbio riceve solo 4 mesi squalufucaione e non 24 mesi? un tifoso interista dice che ha 24 mesi squalificazione ,ma non ha fatto patteggiamento e da 20 mesi arriva in 4 mesi? e vero? scusatemi per il mio italiano.

Allora,ha 4 o 24 mesi squalificazione?

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Ragazzi spiegatemi,se ho capito bene,Carobbio riceve solo 4 mesi squalufucaione e non 24 mesi? un tifoso interista dice che ha 24 mesi squalificazione ,ma non ha fatto patteggiamento e da 20 mesi arriva in 4 mesi? e vero? scusatemi per il mio italiano.

Allora,ha 4 o 24 mesi squalificazione?

Ne ha 24. 20 li aveva già, poi ne ha presi altri 4 patteggiando.

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Cannavaro? Mai dire no

di ROBERTO DE PONTI (CorSera 03-08-2012)

Magari la domanda aveva la risposta incorporata, ma la mancanza di stile resta. «Se mi proponessero la panchina della Juventus? Sono quelle sfide, quelle squadre, alle quali è difficile dire di no»: con queste parole, rivolte all'intervistatore di Rtl 102.5, Fabio Cannavaro ha deciso di svolazzare sulle spalle di Antonio Conte, che di quella panchina è proprietario malgrado la minaccia di 15 mesi di squalifica. Poi Cannavaro se l'è cavata con un «adesso però hanno un allenatore bravo, speriamo che risolva questa cosa», ma la frase resta. Poteva risparmiarsela. Non era necessario ribadire che alla Juve lui non sa dire di no: la cosa era nota già quando approfittò di un infortunio e dei consigli di Moggi per andarsene dall'Inter e vestire il bianconero. Solo una volta il Pallone d'oro del 2006 ha saputo direi di no alla Signora: il giorno dopo la retrocessione della Juventus in serie B. D'altra parte anche il Real Madrid faceva parte di quelle sfide «a cui non si può dire di no».

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il commento

IL PASTROCCHIO AZZURRO DI PALAZZI

di TONY DAMASCELLI (il Giornale 03-08-2012)

Il procuratore federale Palazzi ha chiesto tre anni e sei mesi di condanna per Bonucci, difensore della Juventus e della nazionale. Risulta, dagli atti, il comportamento illecito dello stesso calciatore. Debbo ritenere che le indagini abbiano avuto sviluppi clamorosi e imprevisti in quest’ultimo mese. Infatti lo stesso Palazzi, che lavora per la federazione italiana giuoco calcio, non aveva informato né il presidente Abete, né l’allenatore Prandelli sulla effettiva situazione legale dell’azzurro, convocato e disponibile per il campionato europeo, mentre si presume che lo stesso Palazzi fosse a conoscenza, e trasmesso la pratica relativa ai succitati personaggi, di un caso ben più grave, quello di Criscito, rispedito a casa prima dei giochi di Polonia e Ucraina, unico colpevole presunto e indicato alla folla. Ora delle due l’una: o Palazzi non ha avuto il coraggio di dire, al tempo, tutta la verità su Bonucci per interessi massimi della Patria calcistica oppure in queste ultime ore il quadro dei tesserati coinvolti nelle partite addomesticate è stato stravolto, al punto da ribaltare alcune situazioni, come quella di Conte e dello stesso Bonucci. Esiste una terza ipotesi, siamo di fronte a un colossale pastrocchio all’italiana di cui qualcuno dovrà rispondere e chiedere scusa, compresi i dirigenti federali oltre ai giudici che godono di immunità etica. È anche singolare come altri ex calciatori del Bari e o ex di altri club, siano per il momento in attesa delle richieste di Palazzi, magari in attesa di prescrizione, quasi a ripetere un film già visto nei favolosi anni duemila e sei e a seguire. Di certo le figure del procuratore e dello stesso governo calcistico federale escono smarrite da questa vicenda miserabile per i fatti commessi dai tesserati e i comportamenti assunti dai giudici, tutti. Nel frattempo il tribunale del popolo continua a emettere sentenze. Bonucci ha finito di giocare a football, sicuramente da colpevole, ancora di più da innocente. È il sistema Italia che piace tanto alle cosiddette anime pure della tifoseria e del giornalismo.

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ilParere di ANTONIO DI ROSA (GaSport 04-08-2012)

TROPPI DUBBI NELLA VICENDA CONTE

SPERO CHE I GIUDICI NON LI IGNORINO

Sappiamo che la giustizia nel nostro Paese sconta anni di ritardi legislativi. Processi lentissimi, inchieste lacunose, stragi senza verità. La giustizia sportiva sembra un'eccezione: processi rapidi, primo grado e appello nel giro di 15 giorni, l'imputato che deve dimostrare la sua innocenza (tutto il contrario del processo penale), pentiti garantiti da condanne risibili. Il caso Conte incarna alla perfezione le distorsioni di questo mondo.

È vero, le regole non si cambiano in corso. Semmai le società hanno la responsabilità di non aver fatto pressione per cambiare le norme e consentire agli accusati di difendersi. Ma quello che è emerso nell'inchiesta sull'allenatore è qualcosa di più di una stortura. Io credo nella sua innocenza come altri opinionisti ma la mia non è una professione di fede. Le contraddizioni tra i pentiti Carobbio e Gervasoni sono evidenti. Il primo, giocatore del Siena con Conte allenatore, accusa il tecnico in terza battuta solo davanti a Palazzi e non dice nulla ai pm di Cremona. Strano, molto strano. Solo quando Palazzi invia il dossier al procuratore Di Martino, il tecnico viene indagato (ma il magistrato in un'intervista alla Ġazzetta ha già anticipato che si andrà verso l'archiviazione). Ventitré giocatori hanno dichiarato che Conte non ha mai parlato di combine in quella famosa riunione. Se Palazzi crede a Carobbio come mai non ha messo sotto inchiesta tutti quei testimoni? Il procuratore aveva accettato il patteggiamento proponendo 3 mesi di squalifica e 200mila euro di multa da devolvere ai terremotati (non ho mai capito perché una cifra così elevata e quel tipo di destinazione). Fallito il patto, ha chiesto 15 mesi di squalifica. Ma 3 è un terzo di 15? Non mi pare.

Mi auguro che la commissione disciplinare valuti tutti gli elementi. Quelli emersi dall'inchiesta e quelli sottoposti dai legali di Conte. I giudici svolgono un ruolo diverso dai pm e la sete di giustizia non può trasformarsi in giustizialismo. In gioco ci sono la dignità e la vita delle persone. Nei processi ordinari quando non ci sono prove tangibili si assolve.

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C’era una volta a Torino:

com’è cambiato lo stile Agnelli

ANDREA SI SCAGLIA CONTRO I GIUDICI, MARCHIONNE GIOCA

A SPARARLE GROSSE. TRIONFA IL MODELLO BERLUSCONIANO

di FERRUCCIO SANSA (il Fatto Quotidiano 04-08-2012)

Chissà da dove ci guarda l’Avvocato. C’è la questione del cammello nella cruna dell’ago. Chissà se vede la sua famiglia toccata dal virus di questi anni: il berlusconismo. Le parole di Andrea Agnelli, quel “sistema dittatoriale” rivolto ai giudici sportivi, ne rivelano una forma galoppante. L’Avvocato, che pure si era trovato i giudici alle porte, non l’avrebbe mai detto. Mai. Vero, lui che trasudava fastidio per il Cavaliere aveva infine compiuto il grande inchino. Ma il gesto gli era stato perdonato, avvolto nella luce del tramonto. Ora è diverso, l’homo berlusconianus vive a villa Frescot.

Pure Sergio Marchionne pare contagiato. Quel maglione nero quattro stagioni, all’apparenza tanto diverso dal doppiopetto con cravatta Marinella del Cavaliere, risponde alla stessa logica: la divisa per creare un simbolo. E non sono neanche le battaglie contro i giudici per Pomigliano ad aver berlusconizzato Marchionne. No. Piuttosto è il ricorso alla politica degli annunci. Se ti trovi con le spalle al muro, spariglia. O, come dicono i critici, buttala in caciara. Ipotizza trasferimenti in America, chiusure di stabilimenti. Annuncia nuovi modelli poi spariti nel nulla oppure miliardi per Fabbrica Italia. Berlusconi docet. Poi c’è Lapo – in Famiglia considerato una delle menti più acute – che ti molla il suv sui binari del tram che “i milanesi ancor s’incazzano”. Una manovra tanto berlusconiana. Gianni non l’avrebbe mai fatto, era una categoria a parte. Oltre l’arroganza. Oltre le regole.

Ma forse l’Avvocato soffrirebbe anche di più vedendo la Fiat, perfino la Juve, guardate con antipatia. Sì, proprio la Juve, che resta la squadra simbolo d’Italia, con una tifoseria sterminata, dal Po al Belice.

Certo, ci sono gli scandali, gli Scudetti cancellati. Ma in questa Italia non sono un demerito. Il punto è che l’Avvocato era il re di un Paese bisognoso di sovrani. Se lo Stato era il padre, la Fiat era la madre.

Perfino le sue auto somigliavano agli italiani: fantasiose, scattanti, ma un po’ incostanti negli anni, con la ruggine che si mangiava la carrozzeria. Proprio come le virtù italiche che non resistono alla prova del tempo. Italia, Fiat e Juve unite nella buona e nella cattiva sorte. Ma ora basta: gli Agnelli-Elkann-Marchionne sono diventati internazionali, è bastata l’autocertificazione. Di italiano resta un tricolore sulla felpa. Dallo scudetto Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) rischiano di sparire la “i” e la “t”. Ma anche la “F” e la “a” traballano.

DA TORINO, anzi Auburn Hills, sembrano far capire che l’Italia – pur prodiga in passato di finanziamenti – sia ferma al Giurassico. Avranno pur qualche ragione, ma gli italiani sono legati ai propri difetti e non sopportano chi glieli ricorda. Soprattutto se, magari, li condivide con loro.

L’Avvocato godeva di immunità (che proteggono i potenti, ma anche i sudditi dal dubbio) da fare invidia al Quirinale. Ogni sua frase diventava aforisma (anche se a rileggerle adesso, senza la famosa “r”, viene qualche dubbio). Nessuno fiatava ai suoi attestati di stima per soggetti come Henry Kissinger e George W. Bush.

Oggi, senza re, la dinastia ha perso i privilegi. Certo, per gli ex sovrani è difficile sottostare alle decisioni di anonimi burocrati: i magistrati. Intanto i sudditi si sentono orfani. Dopo la politica e la Chiesa anche gli Agnelli ci lasciano. Dissolto il velo della soggezione – insondabile miscuglio di invidia e ammirazione – l’abbandono diventa rabbia. Per la Fiat, perfino per la Juve. E davanti alla foto di Lapo, vestito tipo domatore di leoni, ti assale un dubbio: sarà pure un maestro di stile, ma ricorda tanto quei ragazzi di borgata alla festa brasiliana di Capannelle.

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ilParere di ANTONIO DI ROSA (GaSport 04-08-2012)

TROPPI DUBBI NELLA VICENDA CONTE

SPERO CHE I GIUDICI NON LI IGNORINO

Sappiamo che la giustizia nel nostro Paese sconta anni di ritardi legislativi. Processi lentissimi, inchieste lacunose, stragi senza verità. La giustizia sportiva sembra un'eccezione: processi rapidi, primo grado e appello nel giro di 15 giorni, l'imputato che deve dimostrare la sua innocenza (tutto il contrario del processo penale), pentiti garantiti da condanne risibili. Il caso Conte incarna alla perfezione le distorsioni di questo mondo.

È vero, le regole non si cambiano in corso. Semmai le società hanno la responsabilità di non aver fatto pressione per cambiare le norme e consentire agli accusati di difendersi. Ma quello che è emerso nell'inchiesta sull'allenatore è qualcosa di più di una stortura. Io credo nella sua innocenza come altri opinionisti ma la mia non è una professione di fede. Le contraddizioni tra i pentiti Carobbio e Gervasoni sono evidenti. Il primo, giocatore del Siena con Conte allenatore, accusa il tecnico in terza battuta solo davanti a Palazzi e non dice nulla ai pm di Cremona. Strano, molto strano. Solo quando Palazzi invia il dossier al procuratore Di Martino, il tecnico viene indagato (ma il magistrato in un'intervista alla giornalaccio rosa ha già anticipato che si andrà verso l'archiviazione). Ventitré giocatori hanno dichiarato che Conte non ha mai parlato di combine in quella famosa riunione. Se Palazzi crede a Carobbio come mai non ha messo sotto inchiesta tutti quei testimoni? Il procuratore aveva accettato il patteggiamento proponendo 3 mesi di squalifica e 200mila euro di multa da devolvere ai terremotati (non ho mai capito perché una cifra così elevata e quel tipo di destinazione). Fallito il patto, ha chiesto 15 mesi di squalifica. Ma 3 è un terzo di 15? Non mi pare.

Mi auguro che la commissione disciplinare valuti tutti gli elementi. Quelli emersi dall'inchiesta e quelli sottoposti dai legali di Conte. I giudici svolgono un ruolo diverso dai pm e la sete di giustizia non può trasformarsi in giustizialismo. In gioco ci sono la dignità e la vita delle persone. Nei processi ordinari quando non ci sono prove tangibili si assolve.

Non credo ai miei occhi!

Un articolo imparziale su quella carta?

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04 agosto 2012

CORRIERE DELLA SERA

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il Fatto Quotidiano

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il Giornale

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IL MATTINO

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Il Messaggero

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Il Sole 24ORE

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IL TEMPO

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La Ġazzetta dello Sport

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la Repubblica

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LA STAMPA

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l'Unità

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Libero

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ilParere di ANTONIO DI ROSA (GaSport 04-08-2012)

TROPPI DUBBI NELLA VICENDA CONTE

SPERO CHE I GIUDICI NON LI IGNORINO

Non credo ai miei occhi!

Un articolo imparziale su quella carta?

Solo A.Di Rosa, solo lui.

Perché ha imparato a conoscere A.Conte (già qualche settimana fa era intervenuto sulla pravda rosa spiegando il suo punto di vista privilegiato: sta scrivendo un libro con e su A.Conte).

Un articolo di commento a favore ogni centinaio

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Ne ha 24. 20 li aveva già, poi ne ha presi altri 4 patteggiando.

[Mesi di squalifica per Carobbio Filippo]

Più altri due mesi pattuiti ieri per il filone barese. Tot.: 26 mesi finora.

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Sport

I DOLORI DEL CALCIO ITALIANO

di LUCIANO CANOVA (LAVOCE 03-08-2012)

Secondo uno studio di Deloitte, il calcio internazionale non sembra risentire particolarmente della crisi economica. Si tratta di un'industria che produce 4,4 miliardi di euro l'anno, con ricavi in crescita. Si conferma lo strapotere di Spagna, Inghilterra e Germania, mentre le squadre italiane appaiono in declino. Perché si affidano a una concezione del calcio padronale e antiquata. Tanto che i loro ricavi derivano principalmente dalla vendita dei diritti tv, mentre per lo più snobbano gli accordi commerciali. La questione dello stadio di proprietà.

Da qualche anno la Deloitte pubblica uno studio estremamente interessante, che s’intitola Football Money League. (1) È un documento che concerne un aspetto sicuramente molto discusso, la situazione finanziaria dei più importanti club di calcio, eppure trattato spesso con informazioni sommarie o addirittura fuorvianti.

I PIÙ RICCHI D'EUROPA

Lo studio del 2012, uscito lo scorso febbraio, fotografa la situazione economica delle venti squadre più ricche d’Europa, basandosi sui bilanci della stagione 2010/2011.

Un primo dato da evidenziare è che il business “calcio” non sembra essere particolarmente intaccato dalla crisi economica internazionale: si tratta di un’industria che produce, infatti, 4,4 miliardi di euro, con una crescita dei ricavi del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente.

La classifica evidenza una certa stabilità, da qualche anno a questa parte, nelle prime sei posizioni: accanto al dominio incontrastato delle due big spagnole (Real Madrid e Barcellona), ci sono Manchester United, Bayern Monaco, Chelsea e Arsenal.

Insomma, trova conferma l’evidenza empirica dello strapotere di Spagna, Inghilterra e Germania (in forte ascesa), in concomitanza con un declino delle compagini nostrane.

Milan e Inter, infatti, seguono immediatamente questo sestetto, mentre Juventus, Roma e Napoli sono staccate, rispettivamente, al tredicesimo, quindicesimo e ventesimo posto.

Nella classifica, rispetto agli ultimi anni, è aumentata la presenza delle squadre tedesche, che si prevede scaleranno posizioni su posizioni nel futuro immediato: la cosa non sorprende, se si pensa ai brillanti risultati calcistici e all’oculata gestione di molti team della Bundesliga. Spicca, tra questi, lo Shalke 04 che, pur non avendo ottenuto risultati particolarmente brillanti sul campo, ha operato una strategia commerciale estremamente efficace.

Per l’Italia, invece, si conferma un declino che sembra inarrestabile nel medio termine, e figlio di una concezione del calcio padronale e antiquata.

Spicca anche la distanza siderale negli introiti: il duetto Real Madrid–Barcellona viaggia su incassi vicini ai 500 milioni di euro, quasi doppi rispetto alle due squadre di Milano.

Inoltre, mentre i team iberici mostrano un trend positivo (incremento di 41 milioni per il Real Madrid, con un +9 per cento, e di addirittura 52,6 milioni per i blaugrana, con un + 13 per cento), Inter e Milan sono in una situazione declino. (2)

Immagine_3.1343950704.png

I PROBLEMI DELLE SQUADRE ITALIANE

Un elemento importante riguarda il metodo scelto dalla Deloitte: lo studio si basa su un’analisi economica, che tenga dunque conto delle attività produttive delle squadre di calcio. E non di mera rendita o di operazioni inevitabilmente straordinarie.

Essenzialmente, le tre voci principali riguardano: biglietti/stadio; entrate commerciali (contratti di sponsorship e merchandising); diritti tv.

Non vengono volutamente presi in considerazioni i dati relativi alle transazioni dei giocatori, considerati giustamente non come operazioni economiche, ma come boccate di ossigeno una tantum che non producono un costante flusso di reddito.

Già da questo punto si evince la situazione non rosea di Inter e Milan, che mostrano invece un’attenzione smodata per le operazioni di mercato, dettata dalla necessità di ridurre un folle monte ingaggi, e non colgono, o lo fanno molto in ritardo, le opportunità degli accordi commerciali.

Sembra quasi di assistere alle polemiche sul rigore fine a se stesso delle politiche dei paesi indebitati in Europa. Un rigore inevitabilmente nocivo nei confronti della crescita.

Un altro dato che salta all’occhio è la natura dei bilanci delle squadre italiane. E la loro conseguente vulnerabilità.

Per Inter, Milan, Juventus, Napoli e Roma, le entrate derivanti dagli accordi per la trasmissione tv delle partite vanno dal 46 al 63 per cento dei ricavi totali. I diritti tv rappresentano un ricavo piuttosto passivo, fortemente legato alla natura del mercato delle telecomunicazioni del paese di riferimento e, soprattutto, molto dipendente dai risultati sul campo.

È chiaro, per esempio, che l’Inter possa aspettarsi un futuro a breve piuttosto fosco, a causa dell’uscita dalla Champions League. Inutile nascondersi dietro il paravento dell’importanza dell’Europa League (la vecchia coppa Uefa): pur rappresentando un mercato in forte crescita e con prospettive interessanti, il confronto con la Champions è impietoso: 754 milioni di euro divisi tra 32 squadre contro 150 milioni distribuiti tra 56 squadre.

Insomma, il rischio è quello di un serpente che si morde la coda: prestazioni deludenti, introiti da diritti tv più bassi e prestazioni ancora più deludenti.

LO STADIO DI PROPRIETÀ

Tra le squadre italiane, quella più moderna, almeno in prospettiva, è la Juventus. Sicuramente lo stadio di proprietà, se adeguatamente supportato con campagne tese a stabilizzare negli anni il numero di abbonati e spettatori paganti, può essere un valido contributo all’incremento dei ricavi. (3)

Tuttavia, rispetto a questa soluzione, bisogna porre dei caveat importanti. Innanzitutto, è necessario per l’appunto un numero di spettatori adeguato. Barcellona, Real Madrid, Manchester United e Bayern Monaco, viaggiano su medie tra i 60 e i 70mila spettatori a partita. Milan e Inter si fermano a poco più di 50mila, segno di una politica di prezzi poco incentivante.

Inoltre, uno stadio di proprietà non solo è un investimento redditizio esclusivamente nel lungo periodo, ma è fortemente legato anche alle prestazioni della squadra: i ricavi sono chiaramente crescenti in funzione di quante partite si giocano durante una stagione. Uscire dalla Champions League o dalla vecchia coppa Uefa ai primi turni potrebbe vanificare lo sforzo ingente della costruzione di un impianto.

È lecito dunque guardare con un po’ di scetticismo alle dichiarazioni programmatiche, per esempio, della dirigenza interista, proprio in un momento di rifondazione in cui è verosimile che la squadra, per qualche anno, non possa che andare incontro a risultati calcistici modesti.

Come mostrano i bilanci delle prime classificate della Money League, un investimento veramente produttivo è piuttosto quello degli accordi commerciali.

Sia per il Real Madrid, sia per il Barcellona, i ricavi derivanti dalla questa voce ammontano a un terzo del bilancio, con cifre di 172 milioni e di 156 milioni, rispettivamente, e incrementi annui del 15 per cento. Milan e Inter traggono, dalla stessa componente di bilancio, 91 milioni e 54,1 milioni di euro (25 per cento delle entrate). Dalla sola sponsorship della Qatar Foundation, il Barcellona riceve 30 milioni di euro annui, contro i 12 di Emirates per il Milan e di Pirelli per Inter.

Aggredire i mercati emergenti (cinese, indonesiano) potrebbe rappresentare una buona strategia per recuperare un gap strutturale di qualche centinaio di milioni. In questo, l’Inter è la squadra italiana che, finalmente, sta muovendo qualche passo nella direzione giusta.

All’orizzonte, comunque, si prospetta un periodo assai difficile per il nostro calcio: vecchio nelle sue strutture, poco attraente in quanto a competitività dei mercati.

Se gli sceicchi acquistano squadre inglesi o il Paris Saint Germain, non è tutto dovuto ai capricci di un emiro, ma a precise motivazioni di carattere economico.

Spiace chiosare con le parole del discusso procuratore di calciatori Mino Raiola, ma non si può in parte non condividere, o quanto meno cogliere il campanello d’allarme, di affermazioni come la seguente: “Sono finiti i tempi in cui vedevamo arrivare in Italia Maradona e Platini. Non siete stati capaci di investire in nulla: gli altri campionati sono delle industrie che funzionano, dei marchi importanti. Se oggi dovessi chiedere a un giocatore di andare in Italia, soprattutto al Sud, scapperebbe”. (4)

(1) link Deloitte

(2) I ricavi del Milan si sono ridotti da 244 milioni di euro a 235,1; l’Inter è passata da 224,8 milioni a 211,4 (e la situazione è destinata a peggiorare sensibilmente, a causa dei brutti risultati in Europa con l’esclusione dalla prossima Cl).

(3) Soprattutto se rafforzato dalla creazione di musei e visite guidate ai trofei della squadra, come avviene per il Barcellona Fc.

(4) link Corriere.it

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Carobbio e Masiello, elogio del colpevole

di GIULIANO FOSCHINI dal blog Lo zingaro e lo scarafaggio 04-08-2012

Qualche minuto dopo l’ufficializzazione, si è aperta la corsa allo scandalizzarsi per i patteggiamenti e le richieste di condanna formulate dal procuratore federale Stefano Palazzi. Troppo bassi i primi, troppo alte le seconde, secondo i detrattori. Alla base del ragionamento lo stomaco dei tifosi (“ma come? Bonucci prende più di uno come Carobbio?”) e il ragionamento degli osservatori (si legga Dino Amenduni sul sito del Fatto).

Le motivazioni alla base del ragionamento sarebbero secondo noi condivisibili: in uno sport giusto, un calciatore che vende il derby, che elegge a sistema l’abitudine di vendere le partite, è inaccettabile che torni a giocare a pallone.

Sarebbero, però. Perché secondo noi invece quelle motivazioni non lo sono. Non lo sono perché è sbagliata la premessa che c’è alla base del ragionamento. Questo calcio, il calcio italiano, tutto è tranne che uno sport giusto. Anzi, tutto è tranne che uno sport. Non bisogna aspettare le sentenze per poter dire senza timore di essere smentiti, che l’unica regola alla base del calcio italiano è l’omertà, che i giudici chiamano “omessa denuncia”, ma alla fine il ragionamento è lo stesso. Tutti – dalla Juve al Milan, dalla Roma alla Lazio, dall’Inter al Napoli, dal Bellaria al Canicattì – in questi anni sono stati parte di quel sistema che permetteva agli zingari di girare indisturbati nei ritiri con la certezza che nessuno potesse raccontare nulla, a un giudice o anche al portiere di casa. Tutti i calciatori sono stati complici silenziosi delle partite di fine stagione, quelle delle meline in mezzo al campo e del risultato che si dà a chi serve di più. Possibilmente anche agli scommettitori, che a loro serve tanto.

In questo calcio qui, nessuno è innocente (neanche i giornalisti, ndt).

Per questo motivo chi, come Andrea Masiello e Filippo Carobbio ha avuto la dignità (o forse anche l’opportunismo) di raccontare quello che accadeva non doveva essere radiato. Senza di loro non avremmo mai saputo che l’autogol del derby Bari-Lecce era falso o che nei campi di serie A durante i festeggiamenti per un gol si potesse bisbigliare cose del tipo: “Bravo, ma ora ci ammazzano”.

Senza di loro, avremmo continuato a fare finta di niente.

Tragicamente, nonostante loro, continueremo a fare finta di niente.

(P.S.: Tra l’altro questi dirigenti non possono condannare davvero nessuno prima di non aver condannate se stessi. Per un’omessa denuncia lunga vent’anni)

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Giusto per precisione

di GIULIANO FOSCHINI dal blog Lo zingaro e lo scarafaggio 04-08-2012

L’avvocato della Juventus, scatenando immediatamente in rete il festeggiamento dei tifosi, ha sostenuto che Leonardo Bonucci non è indagato. A Bari. Hanno esibito anche un documento.

Gli avvocati della Juventus giocano evidentemente con le parole. Leonardo Bonucci è indagato. A Cremona. Che ora trasmetterà le carte anche a Bari. Ecco il documento.

(no, poi sicuramente Bonucci è innocente, Bari sicuramente lo archivierà non appena arriveranno le carte di Cremona, poi archivierà anche Cremona, sicuro. Però è giusto essere precisi)

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Calcioscommesse Il difensore azzurro rifiuta il patteggiamento

Masiello poco credibile

Bonucci può salvarsi

Trema il castello accusatorio del filone barese

Breccia aperta Palazzi tenta di ribadire la linea dura ma nella breccia aperta

dal giocatore della Juve si possono infilare Pepe, Belmonte e Salvatore Masiello

di ANDREA ARZILLI (CorSera 05-08-2012)

ROMA — Può un cerchio diventare quadrato? Ieri il procuratore Palazzi ha provato e riprovato più volte fino all'ultima arringa dei difensori di Bonucci e Pepe a far quadrare il cerchio del suo teorema sulla combine in Udinese-Bari 3-3 del maggio 2010, ma non ce l'ha fatta. Vacilla il tarocco e con lui la credibilità del pentito, una mazzata sulla partita incriminata che fa tremare l'intero castello dell'accusa sul filone barese, inferta al procuratore proprio dalla Juventus e dai suoi giocatori, ieri con occhiali e borse bianconere e accompagnati dal d.g. Marotta, per i quali si potrebbero addirittura spalancare le porte del proscioglimento.

Palazzi ha fatto tentativi su tentativi per mantenere dritta la linea della mano pesante usando le deposizioni progressivamente «arricchite» del pentito Andrea Masiello e cercando (ripetutamente e invano) di prendere per la gola Bonucci mostrandogli l'uscita d'emergenza della derubricazione da illecito a omessa denuncia, passaggio valido solo previa ammissione di colpa. Un «do ut des» in un documento elaborato dalla Procura e pronto per la firma del difensore della Juve: a lui un consistente sconto di pena, da 3 anni e mezzo del deferimento a 3 mesi e 20 giorni trattabili, al procuratore un puntello per continuare a sostenere la tesi della combine nella partita in questione e aggiungere forza alle parole del pentito per blindare il pacchetto dei tarocchi collegati a Masiello.

Ci hanno pensato a fondo i legali della Juve, la linea diretta con Torino era caldissima: «È ovvio che bisogna pensarci anche se hai ragione da vendere — ha detto l'avvocato Luigi Chiappero, la difesa di Bonucci insieme a Gian Pietro Bianchi —: non si può non calcolare il rischio nel processo. Ma niente da fare, lo juventino non ne ha voluto sapere: un po' per principio e un po' perché ha rivisto la possibilità di scendere in campo nelle sei partite che la nazionale giocherà nei prossimi tre mesi. Ma soprattutto per non entrare in contraddizione con la propria innocenza dichiarata a Bari e incorniciata dal magistrato col documento datato 21 luglio che descrive Bonucci come un testimone e non come un indagato.

È lì la chiave del match tra difesa e accusa: può la giustizia sportiva passare sopra quella ordinaria? In teoria no, lo dice la gerarchia del Diritto, in pratica lo vedremo all'uscita delle sentenze della Disciplinare, forse già mercoledì. Ma il segnale di Palazzi, che per la prima volta si è arrischiato nel sospendere le arringhe dei difensori bianconeri per tentare un ultimo disperato tentativo di patteggiamento, tradisce lo stato di difficoltà della Procura. È una breccia aperta da Bonucci nella quale si sono infilati a ruota Simone Pepe, Nicola Belmonte e Salvatore Masiello, tutti attori di una combine che non sembra avere più appigli se non nelle parole riviste e corrette per tre volte da parte del pentito.

«Un pm con le maiuscole non si limita a prendere per buona la verità che gli viene consegnata — le due parole di Chiappero all'indirizzo del procuratore federale — ma cerca di approfondire come ha fatto il magistrato Angelillis a Bari». La figura di Masiello esce così ridimensionata, nella combine in Udinese-Bari, ma moralmente anche nelle altre partite oggetto di rivelazioni. Il colpo di grazia al teorema accusatorio potrebbe arrivare dalla Disciplinare.

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Bonucci e Pepe

vanno a giudizio

Palazzi li rincorre, ma loro non ammettono la “colpa”

Sfuma la possibilità di patteggiamento Il presidente della CDN: «Trattativa troppo complessa»

Il difensore rischia tre anni e sei mesi di stop, l’esterno un anno: sperano nel proscioglimento

di ALBERTO ABBATE (CorSport 05-08-2012)

ROMA - E adesso è Palazzi che suda. Ore 16.45, il Procuratore Federale si alza in aula e, paonazzo, interrompe il processo. Non era mai successo: «Abbiamo bisogno di parlare un altro quarto d’ora con il legale di Bonucci» . L’avvocato Bianchi aveva appena finito la sua pungente arringa difensiva, aveva deciso di andare a giudizio col suo assistito, dopo un’intera giornata di tentativi di patteggiamento, solo dopo un’eventuale derubricazione del reato del difensore da illecito a omessa denuncia. Doveva chinarsi anche Salvatore Masiello: «Non ci penso proprio, non pago per qualcosa che non ho fatto, per salvare altri» , continuava a ripetere l’ex Bari. E ieri, dalle 9 di mattina, ha tenuto il punto sino al tramonto. Patteggiopoli non finisce col lieto fine. Soprattutto per Palazzi, in evidente imbarazzo di fronte all’ennesimo rifiuto di Bonucci, nel pomeriggio, di firmare “un’ammissione di colpa”. Addirittura lo rincorreva. Adesso la Disciplinare dovrà decidere sui 3 anni e 6 mesi, richiesti dalla Procura Federale, e sulla squalifica di un anno di Pepe. E' già in camera di consiglio.

PEPE E BONUCCI IN AULA - In contropiede, era iniziata la giornata. La Juve all’attacco. Marotta in prima linea, Bonucci e Pepe ai suoi fianchi. Tre “iene” furiose. Occhiali zebrati, viso teso e nervosismo palpabile, per Bonucci; lente da vista e camicia rabbiosa per Pepe. Irrompono poco dopo le nove al Foro Italico, invadono il processo. Mission impossibIle, la più ardua “trattativa di mercato” dell’ad Marotta: convincere Salvatore Masielllo a patteggiare la sua colpa. Se ammettesse il suo illecito, Bonucci potrebbe ottenere la derubricazione a omessa denuncia. Insieme a Pepe potrebbe patteggiare una mite pena (4-5 mesi). Si fa, non si fa, continua a vociferarsi per le stanze. Sino alle 15.45 quando, dopo un’altra sospensione di mezz’ora, il presidente della Disciplinare Artico annuncia: «Troppo complessa la trattativa» .

CONTRO MASIELLO - Si va a giudizio. L’avvocato Bianchi prende la parola e riduce in brandelli la credibilità di Andrea Masiello: «In quattro deposizioni, cambia quattro versioni su Udinese-Bari. Sul risultato, prima parla di un over, poi tanti gol, quindi un pareggio, infine un 2 a 2. Sull’incontro con Bonucci, prima negli spogliatoi, poi al campo, poi in pullman. La certezza dello score l’avrebbe dovuta dire nell’intervallo a Carella e Giacobbe, eppure non aveva il cellulare. Masiello spiega che c’è stata la sua passività nel secondo e terzo gol dell’Udinese, ma se bisognava fare un pari? Quindi inventa una visione alternativa che prevede l’accordo con gli attaccanti avversari (Pepe, ndr). De Tullio al gip assicura che Masiello è un grosso bugiardo, che Bonucci non c’entra nulla e che la combine l’ha fatta da solo» .

SPERANZA ASSOLUZIONE - Rosso, Palazzi, prova un ultimo tentativo di patteggiamento. Nulla da fare, ecco l’affondo dell’avvocato bianconero Chiappero: «Una procura seria non recepisce e verbalizza. I pm di Bari, invece, chiedono a Masiello perché i compagni non prendono i soldi e De Tullio assicura di aver pagato solo lui. Se Masiello conferma in procura federale che l’incontro con Giacobbe è stato all’aeroporto di Bari - e non i pullman - allora Bonucci neanche c’era. Anche sulla telefonata di Salvatore Masiello a Pepe. Non c’è nessun tabulato, c’è solo la parola di Andrea Masiello» . E allora perché i tentativi di patteggiamento per Bonucci e Pepe? «Era fisiologico con richieste di pena di 3 anni e mezzo e uno. E' possibile patteggiare 3-4 mesi senza ammettere la responsabilità. Non si può non calcolare il rischio del processo, non abbiamo la certezza dell'assoluzione» . Da ieri però s'è rinvigorita la speranza. Bonucci ieri urlava con lo sguardo e un sorriso amaro la sua innocenza.

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Di Vaio: Solo dubbi

Io voglio certezze

Portanova: Accuse infondate, soffro da mesi

L’attaccante: «Devo rendere conto alla famiglia e al club Chiedo di conoscere il mio futuro»

Il difensore: «Sono sempre stato un esempio per tutti Lotterò per far emergere la verità»

di ALBERTO ABBATE (CorSport 05-08-2012)

ROMA - Voce rotta: «Sono emozionato perché questa è la partita più importante della mia carriera» . E' un istante, Di Vaio scaccia subito l'agitazione e, sicuro della sua innocenza, riprende l'ascia. Combatte in aula per la sua “libertà” calcistica: «Chiedo certezze a questo processo e qui ce n'è solo una, la mia conoscenza con Andrea Masiello. Abbiamo giocato due anni insieme a Genova, eppure lui non ha mai fatto il mio nome, né mi ha mosso alcuna accusa. Non c’è stato nessun contatto né con Portanova né con altri. Adesso voglio conoscere il mio futuro» . Sogna di tornare in Canada, l'ex capitano. Annusare ancora l'odore dell'erba, giocare. Sulla sua testa aleggia una squalifica di un anno, adesso Di Vaio teme la rescissione del contratto con i Montreal Impact: «Devo rendere conto alla mia famiglia e ai miei datori di lavoro. Da Palazzi ho sentito solo dubbi, che non posso accettare. Voglio verità assolute» . Non “presunte” telefonate, né sussurri o ipotesi.

PORTANOVA - Amici-nemici. “O capitano, mio capitano”, urlerebbe ora. Con Di Vaio non si guardavano quasi più negli occhi, Portanova ora è nella stessa lacrima: «Sto soffrendo da mesi, sono sempre stato un esempio per i giocatori giovani ed esperti. E ora mi trovo qui a difendere la mia vita e la mia carriera dalle accuse di due scommettitori che hanno combinato diverse partite. Come si può pensare che abbia taroccato una partita (la gara col Bari del 22 maggio 2011, ndr) a piazza Maggiore alla presenza di mia moglie e mio figlio. Mi addolora anche solo il dubbio» . E' visibilmente scosso, il difensore rossoblù. Le rughe sono onde, non è affatto dolce naufragare in questo mare di fango: «Rispetto il lavoro della Procura, credo nella giustizia, lotterò perché la verità venga fuori in ogni sede».

IL BOLOGNA - Pure il Bologna scende in campo, avanti sino al 90'. Basta un gol al fotofinish, nessuna penalizzazione. Si è disposti ad andare persino davanti al Tnas. Non è questione di due punti da scontare, quelli sono una carezza: «Ci aspettiamo un verdetto di proscioglimento pieno che non calpesti l’onore e la storia dei giocatori e della club» , spiega l'avvocato Grassani. Nella sua arringa evidenzia: «Se la quotazione della vittoria del Bari era a 6 e quella del Bologna a 1,20, non è credibile che Carella e Giacobbe abbiano trattato con Portanova indifferentemente i due risultati. Se davvero volevano alterare la gara col difensore e fare tanti soldi, da scommettitori esperti, dovevano proporre, anzi imporre, esclusivamente la vittoria del Bari. Eppure ciò non è avvenuto e quindi non sono credibili. Inoltre, la gara era senza significato agonistico (Bologna salvo, e Bari retrocesso). Quale motivo avevano Portanova in primis e Di vaio in seconda battuta di prendere in considerazione proposte di alterazione, dal momento che non si parlò mai di soldi o ricompense per entrambi, come avviene in tutte le altre partite?». Due elementi su cui riflettere, Grassani ne espone pure un terzo in aula, noto a tutta la città di Bologna: «Se Portanova doveva parlare con qualcuno della sua squadra per aggiustare la partita, secondo voi avrebbe coinvolto proprio Di Vaio col quale non aveva più alcun rapporto da mesi, per i litigi dovuti al rinnovo contrattuale riconosciuto al capitano?» . Ancora ieri, in effetti, non si parlavano all’ex Ostello della Gioventù. Così lontani nella gioia, così vicini nel “dolore”.

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I CASI

Il Lecce e Semeraro in difficoltà

Padelli urla: Io innocente

di ALBERTO ABBATE (CorSport 05-08-2012)

ROMA - Rimangono flebili, quasi nulle, le speranze del Lecce. S’aggrappa alla B, per la Procura è già in Lega Pro a -6: «A mia memoria, la triplice contestazione di responabilità diretta, oggettiva e presunta, non è mai stata effettuata. Io vorrei capire come queste tre contestazioni possano coesistere», sottolinea l’avvocato Grassani. S’appiglia a qualsiasi cosa. Perché il rinvio a giudizio - da parte della Procura di Bari - dell’ex presidente Pierandrea Semeraro, è la prova regina per il Lecce dal punto di vista sportivo. Da ieri spera invece ancor di più il giocatore Vives, difeso dall’avvocato Chiaccio venerdì sera. Confida addirittura in un proscioglimento - e può conseguirlo - il portiere Daniele Padelli, colui che parò il rigore a Miccoli in Palermo-Bari del 2010: «Non patteggio perché sono innocente, lo dicono tutti. E non posso prendere un anno per qualcosa che non ho fatto. Ho chiesto alla Disciplinare con una sentenza ingiusta di non rovinare una carriera sudata di un 26enne». Con un sorriso ieri parava l’amarezza.

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Il pm Palazzi sbanda,

la Juventus spera

NIENTE PATTEGGIAMENTO PER

BONUCCI E PEPE: E L’ACCUSA VACILLA

Dubbi dei giudici della Disciplinare sulle pene chieste per i bianconeri

di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 05-08-2012)

Niente patteggiamento, in una giornata di trattative, voci contrastanti e scene grottesche. Ma la fortissima sensazione di un dibattimento pro-Juventus. Perché la procura federale è parsa in grande affanno, e i giudici della Disciplinare hanno diversi dubbi, su quei tre anni e sei mesi di squalifica chiesti dal procuratore capo Palazzi per il bianconero Leonardo Bonucci, accusato di illecito sportivo per la presunta combine in Udinese-Bari del 9 maggio 2010 (3-3). La stessa gara per cui è coinvolto un altro juventino, Simone Pepe, che rischia un anno di squalifica per omessa denuncia. Ieri mattina c’erano tutti e due, nell’aula del processo al Foro Italico, a Roma, assieme al direttore generale della Juventus, Beppe Marotta e ai loro legali. Ne sono usciti senza accordi. Ma con diverse speranze in più. Perché il proscioglimento, per entrambi, non è più un miraggio.

L’UNICA certezza è che, nella seconda e ultima giornata di dibattimento del processo sul filone di Bari, a dominare sono state le indiscrezioni che rimbalzavano fuori dell’aula del processo al Foro Italico, a Roma. Il primo passo lo fa Palazzi, promettendo uno sconto di pena consistente soprattutto per Bonucci. Gli rispondono chiedendo di derubricare l’accusa per il difensore da illecito a omessa denuncia. Ovvero, di far crollare la pena da tre anni e mezzo a pochi mesi. Non si chiude, ma i contatti continuano. Durante la pausa pranzo, l’accordo pare vicinissimo. Si parla di un mega-patteggiamento che includerebbe i due juventini, il torinista Salvatore Masiello (omonimo dell’ex Bari Andrea, grande accusatore di Bonucci e Conte) e Nicola Belmonte (Siena). Tutti legati a stretto filo nell’inchiesta barese, e nella requisitoria di Palazzi. Che non può cambiare singole imputazioni senza far crollare tutto il castello accusatorio. Nell’ipotesi di intesa, Bonucci prenderebbe tre-quattro mesi di squalifica, per omessa denuncia. Ma con una condizione: deve firmare un’ammissione di colpa. Lo juventino dice no. E la trama verso gli accordi si spezza di nuovo. Lo stesso Palazzi ammette: “La trattativa è troppo complessa”.

IN AULA parlano gli avvocati, per le arringhe difensive. Quando è il turno di Luigi Chiappero, legale della Juventus, Palazzi chiede l’ennesima sospensione. L’estremo, inutile tentativo di arrivare a un accordo. La palla torna agli avvocati bianconeri, che puntano a demolire la testimonianza cardine di Andrea Masiello (che venerdì scorso aveva patteggiato 26 mesi). I difensori parlano di continui cambi di versione da parte dell’ex barese “in un clima di progressiva illogicità”. E sottolineano: a Bari Bonucci è stato sentito come testimone, non come indagato. All’uscita, Chiappero spiega: “Era fisiologico cercare il patteggiamento. È possibile patteggiare tre-quattro mesi senza ammettere la colpa”. Ora a decidere sarà la Disciplinare. Ieri sera è iniziata la camera di consiglio, dove sono emersi dubbi sull’illecito sportivo a carico di Bonucci. Se cadesse l’imputazione per il difensore, crollerebbe anche quella per Pepe. E ci sarebbero due clamorosi proscioglimenti. Ma è presto per anticipare le sentenze, che arriveranno tra l’otto e il nove agosto. A margine, l’assenza di Conte sulla panchina bianconera ieri sera a Salerno, dove la Juventus ha giocato contro il Malaga. Piccolo caso invece per la Figc. Sul suo sito Facebook, un tifoso arabo della Juventus avrebbe pubblicato un post duro (poi tolto): “Il mondo vede le vostre sporche azioni, tutto ciò non verrà dimenticato”. Il moderatore gli avrebbe risposto: “Pensa alle leggi tribali del tuo paese”. Entrambi i post compaiono sul sito tuttojuve. Il portale Figc ieri sera è stato invaso da juventini che tacciavano la federazione di razzismo. Ma da via Allegri negano: “Era l’attacco di un hacker”.

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Calcio scommesse Dibattimento chiuso, sentenze entro una settimana

Bonucci e Pepe come Conte: nessun patteggiamento

A Roma colpi di scena a ripetizione. Palazzi messo alle strette dai legali Juve

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 05-08-2012)

Roma Al processo sul calcioscommesse (filone di Bari) era la giornata di Bonucci e Pepe (presenti ieri all’ex Ostello della Gioventù di Roma), finiti nei guai dopo le pesanti richieste di Palazzi: 42 mesi di squa­lifica per il difensore, un anno per l’esterno. E non sono mancati i colpi di scena durante le nove ore (pause comprese) di dibattimento, rivelatasi una rincorsa al patteggiamento, alla fine ottenuto solo dall’ex barese Bentivoglio, ora al Chievo (per lui 13 mesi e 50mila euro di ammenda).

Ripetuti i colloqui tra il procuratore federale Palazzi e i legali della Juventus per cercare la mediazione, addirittura due le sospensioni del dibattimento. Curiosamente, la seconda è stata chiesta proprio dal pm del pallone dopo il primo intervento degli avvocati bianconeri per un tentativo di accordo in extremis. Una cosa mai accaduta - come raccontano avvocati di lungo corso nei processi sportivi - che ha evidenziato un chiaro segnale di debolezza di Palazzi, già pressato dopo il mancato accordo per Conte bocciato dalla Disciplinare e messo alle strette da un’ottima arringa difensiva dei legali della Juve. La chiave di un accordo era però l’ammissione di colpa da parte di uno tra Belmonte e Salvatore Masiello, tirati in ballo da Andrea Masiello per la presunta combine su Udinese-Bari e a ruota gli altri deferiti (appunto Bonucci e Pepe e la società Udinese) avrebbero potuto patteggiare.

Nel caso del difensore, infatti, il reato di illecito sarebbe stato derubricato a omessa denuncia. Ma alla fine l’accordo non è arrivato e la Juve non avrebbe certo patteggiato un’accusa di illecito, come avrebbe voluto Palazzi. «Il patteggiamento è fisiologico, nessuno ha in tasca l’assoluzione sicura, è giusto fare valutazioni e ragionamenti per vedere se si può arrivare ad un’intesa», ha precisato l’avvocato Luigi Chiappero.

La Juve si è presentata al gran completo con i due calciatori, attesi poi in serata da Conte a Salerno per l’amichevole con il Malaga, l’ad Marotta e il pool di legali capitanato dallo stesso Chiappero e Gian Piero Bianchi.

E lo slittamento delle arringhe difensive riguardo le posizioni legate alla partita Udinese-Bari, previste all’inizio della giornata, facevano subito capire che qualcosa bolliva in pentola. I legali hanno tentato di smontare i racconti di Andrea Masiello, puntando proprio a indebolire quello che Palazzi considera il punto di forza del suo teorema accusatorio: il pm della procura Figc giudica un «arrichimento il fatto che Masiello abbia progressivamente modificato la sua versione», la difesa di Bonucci lo considera invece «un adeguamento perchè a cambiare nel suo racconto sono le circostanze».

E l’avvocato Chiappero ha poi giocato una carta a sorpresa: la dichiarazione scritta della Procura di Bari, che aveva ricevuto le carte dell’inchiesta di Cremona per competenza. Tale dichiarazione attesta come Bonucci sia ritenuto solo una persona informata sui fatti e non sia iscritto nel registro degli indagati.

Ieri si è conclusa la fase dibattimentale dei due filoni di Cremona e Bari, mercoledì 8 (più probabilmente giovedì 9) le sentenze di primo grado, mentre il 17 o il 20 agosto inizierà il processo d’appello davanti alla Corte di Giustizia Federale. L’attesa è per Conte (rischia 10-12 mesi) e gli altri juventini (non c’è da sperare in grandi sconti), ma anche per Lecce e Grosseto, per le quali è stata chiesta la retrocessione in Lega Pro.

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Calcioscommesse Gli juventini non patteggiano

Bonucci e Pepe

niente accordo

si va a sentenza

I legali: dovevamo provarci

Verdetto tra l’8 e 10 agosto

per il difensore e l’esterno

Gli altri

Di Vaio: la mia gara più importante

Portanova: lotterò per la verità

di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 05-08-2012)

ROMA. Una lunga giornata di trattative serrate non è bastata: i legali degli juventini Simone Pepe e Leonardo Bonucci non sono riusciti a trovare la quadra con il Procuratore federale Stefano Palazzi e i due calciatori dovranno attendere la prossima settimana per conoscere il loro futuro. Tra l'8 e il 10 agosto, infatti, la Commissione Disciplinare renderà pubbliche le sentenze del doppio processo al Calcioscommesse relativo agli atti delle Procure di Cremona e Bari.

A nulla è valsa la presenza in aula dell'amministratore delegato bianconero, Giuseppe Marotta, e degli stessi imputati. L'intesa cercata per tutto il giorno non è arrivata. Il Procuratore ha tentato di trattare sino all'ultimo con le parti, facendo bloccare il dibattimento per ben due volte nel pomeriggio. Nonostante la pausa pranzo, perfino tra l'arringa degli avvocati Gian Pietro Bianchi e Luigi Chiappero, difensore anche di Pepe. «Troppo complessa» la mediazione, si è lasciato sfuggire poi Palazzi. Troppi i soggetti coinvolti. Il destino di Pepe e Bonucci, infatti è legato a quello del senese Nicola Belmonte, del granata Salvatore Masiello e dell'Udinese: tutti deferiti per la presunta combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010. Pepe in quella stagione vestiva la maglia dei friulani, Bonucci, invece, quella dei pugliesi.

«Era fisiologico provarci. Anche se uno ha ragione da vendere, deve calcolare che al processo il rischio c'è sempre, quindi è giusto fare valutazioni e ragionamenti per vedere se sia possibile arrivare a un'intesa», ha spiegato Chiappero. L'intesa però non c'è stata ed entrambi andranno a sentenza. Pesanti le richieste: 3 anni e 6 mesi per Bonucci; un anno per Pepe. Ma ieri, nel caos generale delle contrattazioni, per la prima volta dall'inizio della stagione dei processi Palazzi è apparso in difficoltà e un po’ solo: schiacciato forse dalla pressione mediatica e di parte dell'opinione pubblica che due giocatori conosciuti come i bianconeri possono essercitare, anche indirettamente. Nel mero ambito del dibattimento, invece, a far vacillare l'accusa c'ha pensato prima l'avvocato Bianchi e poi Chiappero. Entrambi hanno cercato di demolire la credibilità dell'ex capitano Andrea Masiello, il «pentito» che incastrerebbe i due juventini. «Le dichiarazioni di Masiello sarebbero per la Procura federale progressive di arricchimento, ma è un progressivo climax di illogicità - ha attaccato Bianch - Di mano in mano che Masiello cerca di rendere utile la propria versione si contraddice. Tanto che non si capisce che ruolo avrebbe Bonucci in questa partita». Palazzi ritiene che abbia avuto un ruolo attivo e gli contesta l'illecito aggravato. Pepe, invece, sarebbe stato sentito da un altro ex barese, Salvatore Masiello, che in una telefonata avrebbe sondato la sua disponibilità alla combine promettendo allo juventino di potersi comprare così l'auto della vita: una Ferrari. I legali Juve confidano nell'assoluzione di entrambi. Una loro condanna sarebbe, secondo Chiappero, «una perdita per lo sport italiano e per il calcio in generale».

I due bianconeri però sono solo due dei 25 tesserati (tra cui l'altro juventino Antonio Conte) che rischiano squalifica. Ci sono anche l'ex capitano del Bologna Marco Di Vaio che ieri ha detto che il processo «è la partita più importante della mia carriera»; il difensore felsineo Daniele Portanova che si è dichiarato «pronto a lottare in ogni sede per dimostrare la verita» e il portiere Daniele Padelli, trascinato nel vortice per la presunta combine di Palermo-Bari. «È stata una delle mie tre partite disputate in Serie A, un sogno che oggi rischia di trasformarsi in incubo», ha sottolineato ai giudici.

Sei, invece, i club (Ancona, Grosseto, Novara, Bologna, Lecce, Udinese) con Grosseto e Lecce che vedono la Lega Pro. «Sul piatto della bilancia c'è una costruzione accusatoria, e dall'altra parte ci sono contraddizioni, incoerenze, vuoti e verità smentite dagli stessi fatti», si è lamentato Mattia Grassani, legale dei salentini.

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SCOMMESSE I calciatori si sono presentati davanti alla Commissione Disciplinare accompagnati dal dg bianconero Marotta

Juve, viaggio a vuoto

Bonucci e Pepe non arrivano al patteggiamento con il pm

La sentenza di primo grado attesa tra mercoledì e venerdì prossimi

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 05-08-2012)

ROMA – Una brutta figura. Nei modi, nei tempi e nella forma. Il processo sportivo si trasforma per un giorno nel set di una telenovela. Protagonisti il procuratore federale, Stefano Palazzi, e i legali di Simone Pepe, Leonardo Bonucci, Salvatore Masiello e Nicola Belmonte. La gara incriminata è Udinese-Bari. Il tema del contendere, o meglio dell’intesa da trovare, sono i patteggiamenti dei due calciatori della Juventus, arrivati a Roma accompagnati dall’ad bianconero Beppe Marotta.

La questione è chiara sin dall’inizio: per arrivare ad un accordo che preveda la derubricazione dell’illecito contestato a Bonucci (per il quale sono stati chiesti 3 anni e 6 mesi) in omessa denuncia, bisogna trovare un’intesa interna ai deferiti. Problema che a fine giornata si rivelerà insormontabile.

La difesa di Salvatore Masiello prova a inserirsi e impone l’ultimatum: o tutti o nessuno. Cosa impossibile per Palazzi: se anche lui ottiene l’omessa denuncia, dicendo che è venuto a conoscenza della richiesta di Andrea Masiello ma che poi l’ha rifiutata, chi sarebbe stato l’autore della telefonata a Pepe? Alla Procura mancherebbe l'aggancio con i friulani, Udinese-Bari diventerebbe solo un tentativo di combine di Andrea Masiello, non riuscito, con l'Udinese che si vedrebbe tolta la multa, Bonucci l'aggravante del risultato conseguito e Pepe addirittura prosciolto. Senza contare che inizialmente anche il difensore della Juventus non appare troppo convinto della possibilità: oltre a livello etico-morale (continua a dichiararsi innocente) sul piano tecnico-giuridico ammettere un’omessa denuncia comporterebbe a livello penale una sorta di ritrattazione. E alla Procura di Bari il nazionale azzurro (ascoltato come persona informata dei fatti) ha negato di aver ricevuto la proposta da Andrea Masiello.

Fatto sta che per tutta la giornata, mentre il processo va avanti, dai legali il pensiero del calciatore viene messo da parte, sicuri che in un secondo momento si riuscirà a persuaderlo. Intanto c’è da convincere Salvatore Masiello ad accettare un patteggiamento con una parziale ammissione di colpa (sull’onda di quanto accaduto tra Stellini e Carobbio). Se l’ex barese dicesse di sì, infatti, si troverebbe il passepartout alla situazione senza minare l’impianto accusatorio di Palazzi: Belmonte e Bonucci potrebbero ammettere parzialmente le proposte ricevute (magari recepite sotto forma di battuta e respinte al mittente senza dargli troppo peso, ndc), patteggiare una derubricazione da illecito a omessa denuncia e Pepe potrebbe tranquillamente accodarsi.

Semplice a dirsi, impossibile a farsi per il no di Salvatore Masiello, nonostante il presidente Artico, per favorire l’intesa, conceda tutto il tempo possibile permettendo a Palazzi di chiedere addirittura tre sospensioni. L’ultimo stop – anomalia assoluta – avviene al termine della brillante arringa difensiva dell’avvocato Bianchi, difensore di Bonucci – abile a mettere in rilievo le diverse contraddizioni di Andrea Masiello sia sul risultato della combine («Masiello dice ‘mi sembra di ricordare che la partita doveva finire con tanti gol’. Poi davanti al Gip che doveva essere un pareggio con tante reti») che sul luogo dove l’avrebbe proposta («Cambia 3 volte versione: prima nello spogliatoio, poi al campo e infine sul pullman») – interrompendo praticamente il collega Chiappero, pronto a parlare. Tra la sorpresa dello stesso legale, è Palazzi a cercare in extremis la mediazione. La proposta è di 3 mesi e 20 giorni ma Bonucci deve firmare un foglio dove ammette di aver appreso della combine ma di non averla denunciata. Tesi insostenibile con quanto riferito alla Procura di Bari: il difensore rifiuta.

Cala il sipario (le sentenze sono attese per mercoledì) e anche Chiappero fatica a spiegare quanto accaduto: «È fisiologico che abbiamo pensato a patteggiare, con richieste di sanzioni che da 3 anni è possibile ridurre a 3-4 mesi. Ci sono però una serie di ragionamenti, più persone a giudizio e le vicende sono spesso più complesse di quello che possono apparire». E magari spiegare, dopo il teatrino andato in scena ieri.

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LO SFOGO

Di Vaio: su di me soltanto dubbi

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 05-08-2012)

ROMA – Il rischio che il processo si riduca mediaticamente a Conte, Bonucci e Pepe, è alto. E invece, davanti alla Commissione Disciplinare, oltre alle articolate difese dei tesserati più famosi e dei club (ieri andate in scena quelle di Lecce e Bologna), ci sono tante storie che meritano di essere raccontate. Come quella del portiere Padelli, accusato di illecito e per il quale sono stati richiesti 3 anni di squalifica: «Sono stati soltanto anni di lavoro e sacrifici a portarmi a raggiungere il sogno di giocare in serie A che avevo fin da bambino - ha spiegato - e ora sono qui, accusato di illecito sportivo. Essendo stato due anni a Bari e avendo avuto la possibilità di giocare soltanto tre partite, quelle erano le mie grandi occasioni. In quel Palermo-Bari, gara di fine stagione, dovevo dimostrare il mio valore, perché non scendevo in campo da sette mesi, proprio dalla partita di andata. Se fossi stato a conoscenza di qualche combine, secondo voi avrei parato il rigore che avrebbe permesso il raggiungimento dell’accordo?».

Ma c’è anche chi, come Di Vaio, chiede semplicemente che vengano fugati i dubbi: «Sono emozionato perché mi sto giocando una delle partite più importanti della mia vita se non la più importante. Sinora, per quanto mi riguarda, ho sentito utilizzare dal procuratore Palazzi solo i termini verosimile e presumibilmente. Mi dispiace ma non lo posso accettare. Se devo smettere di giocare,datemi almeno delle certezze di quello che avrei fatto. Sinora ho ascoltato solo dubbi e accuse basate sul verosimile, solo perché ero capitano e dovevo decidere per altri 18 giocatori. Palazzi in questo momento ha soltanto dubbi. Soltanto questo».

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CALCIOSCOMMESSE

Anche Pepe e Bonucci a processo

Niente patteggiamento: per il difensore Palazzi chiede una squalifica di tre anni e sei mesi, per l’ex Udinese chiesto un anno di stop

Anche nel suo caso, come per Conte, si tratta di omessa denuncia. Chiesto un anno anche per Di Vaio. Bentivoglio ammette tutto

di BARTOLO DE VECCHI (IL ROMANISTA 05-08-2012)

Niente patteggiamento per Bonucci e Pepe, andranno a processo. I legali dei due bianconeri non hanno infatti raggiunto l’accordo per il patteggiamento con la procura federale. Il difensore e il centrocampista della Juve sono imputati per la presunta combine in Udinese-Bari, del 9 maggio 2010. Per Bonucci, ex Bari, deferito per illecito sportivo, il procuratore federale, Stefano Palazzi, ha chiesto la squalifica di tre anni e sei mesi. Per Pepe, ex Udinese, deferito per omessa denuncia, la richiesta è di un anno di stop. In attesa delle sentenze la Juventus ha comunque deciso di schierarsi al fianco dei due giocatori. Ieri, infatti, anche l’amministratore delegato del club bianconero, Giuseppe Marotta, è arrivato nell’ex Ostello della gioventù del Foro Italico, dove si sta tenendo il processo sportivo sul Calcioscommesse. Dopo la fase dibattimentale, che ieri il presidente della commissione Disciplinare, Sergio Artico, ha chiuso, ora sono attese le sentenze di primo grado. Sentenze che dovrebbero arrivare tra l’8 e il 10 agosto.

Ieri al processo sono arrivate anche le parole dell’ex capitano del Bologna, Marco Di Vaio, coinvolto nello scandalo: «Chiedo verità assolute, non dubbi. Io ero capitano, ma non per questo potevo decidere per altri». Per l’attaccante, ex Bologna, oggi in forza ai canadesi del Montreal Impact, il procuratore Stefano Palazzi venerdì ha chiesto una squalifica di un anno per omessa denuncia. «Sono emozionato perché mi sto giocando una delle partite più importanti della mia vita, se non la più importante - ha proseguito Di Vaio -. Sono qui da due giorni e c’è una sola certezza: la mia conoscenza con Andrea Masiello perché abbiamo giocato due anni a Genova, ma lui non fa mai riferimento a me, evita sempre il mio nome. Poteva chiamarmi tranquillamente perché il mio numero di telefono è sempre lo stesso, ma non mi ha mai contattato nè fatto riferimento a me: credo che sia significativo. Parlo di certezze perché da Palazzi ho sentito solo dubbi, parole come "verosimile" che non posso accettare, chiedo a voi certezze perché sono un padre di famiglia, devo rendere conto ai miei familiari e ai miei datori di lavoro. Se devo smettere di giocare, cosa che amo di più nella mia vita, chiedo almeno di stare a casa con una certezza. Altrimenti sarebbe logorante per resto della vita».

Coinvolto nello scandalo anche il difensore del Bologna, Daniele Portanova, per cui Palazzi ha chiesto 3 anni di squalifica per un presunto illecito commesso in occasione di Bologna-Bari del maggio 2011. Il difensore però continua a professarsi innocente: «Sono sempre stato un esempio per i miei colleghi, sia giovani che meno giovani, ma adesso mi trovo qui a lottare per difendere la mia carriera dalle accuse di due scommettitori che hanno combinato diverse partite. Credo nella giustizia e da oggi, finchè non viene fuori la verità, lotterò in ogni sede - ha proseguito Portanova -. Sto soffrendo da otto mesi. Ho sempre rispettato il lavoro delle Procure, ma mi trovo a combattere per la mia vita e la carriera. Voglio dire solo che ho rispettato Palazzi. Mi ha dato fastidio che abbia pensato come, assieme a mia moglie e mio figlio, abbia potuto combinare la partita in piazza Maggiore (l’accordo, secondo i "pentiti", sarebbe avvenuto nella piazza principale di Bologna, ndr)».

A differenza di Portanova e Di Vaio, il centrocampista del Chievo, Simone Bentivoglio ha invece deciso di ammettere le sue colpe e quindi patteggiare: tredici mesi di squalifica e 50 mila euro d’ammenda. Per lui il Procuratore federale, Stefano Palazzi, aveva chiesto venerdì uno stop di 3 anni e 6 mesi, era stato deferito per omessa denuncia nelle presunte combine di Bari-Sampdoria (23 aprile 2011) e Bari-Lecce (15 maggio 2011) ed illecito sportivo in Palermo-Bari (7 maggio 2011).

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Calcioscommesse. Ieri udienza a Roma

Juventus: niente patteggiamento per Bonucci e Pepe

di DARIO PELIZZARI (Il Sole 24ORE 05-08-2012)

«Sento tutto il peso di una causa gravissima: Bonucci e Pepe hanno dimostrato grande impegno e ottenuto risultati importanti. Facciamo attenzione, rischiamo di fare processi sommari: per un calciatore tre anni di squalifica possono essere un'interruzione drammatica». Con queste parole si è aperta nel tardo pomeriggio di ieri l'arringa difensiva di Luigi Chiappero, uno dei legali che segue i due giocatori della Juventus coinvolti nel processo sportivo sul calcioscommesse. Contrariamente a quanto si attendeva a metà giornata, Leonardo Bonucci e Simone Pepe non hanno patteggiato. Ora non resta che attendere le disposizioni finali della commissione presieduta da Sergio Artico, che dovrebbe dire la sua entro la fine della prossima settimana.

Bonucci e Pepe rischiano tantissimo. Per l'ex difensore del Bari, tra i protagonisti della spedizione azzurra agli ultimi Europei, Palazzi ha chiesto una squalifica di tre anni e sei mesi. Secondo l'accusa, avrebbe partecipato attivamente alla presunta combine per "sistemare" la partita Udinese-Bari del 9 maggio 2010. Nella stessa gara avrebbe avuto invece un ruolo più defilato l'ex centrocampista della squadra friulana, Simone Pepe. Per questa ragione, il pm ha ritenuto opportuno procedere nei suoi confronti per omessa denuncia, chiedendo alla Disciplinare di escluderlo dalle competizioni ufficiali per dodici mesi. All'uscita dell'aula, l'avvocato Chiappero ha spiegato, almeno in parte, le ragioni del mancato accordo con Palazzi. «Il patteggiamento diventa fisiologico quando si parla di un rischio di squalifica di tre anni e mezzo, ma sono considerazioni, si può trattare se si parla di tre mesi di squalifica, non oltre».

La Juventus esce dal quarto e ultimo giorno di processo sul calcioscommesse con tante preoccupazioni e poche certezze. Due giorni fa, la Disciplinare aveva rigettato la proposta di patteggiamento che i legali del tecnico bianconero Antonio Conte avevano concordato con Palazzi, ritenendola «non congrua». Tre mesi sono troppo pochi, aveva lasciato intendere la commissione, invitando il pm a formulare un'ipotesi di squalifica (15 mesi) che verrà esaminata dai giudici nel corso dei prossimi giorni. Il presidente Andrea Agnelli ha parlato di scandalo e ha ricevuto una pronta risposta da parte della Federazione, che sembra stia ora valutando il deferimento del numero 1 del club bianconero.

Conte è stato accusato dalla Procura di Cremona di aver taciuto della combine organizzata in due occasioni da alcuni giocatori del Siena nella stagione 2010-11, quando era alla guida dei toscani. Il regolamento sportivo parla chiaro: doppia omessa denuncia. Se la Disciplinare accogliesse le richieste di Palazzi, il tecnico bianconero rischia l'intera stagione. Ad aggravare l'impianto accusatorio, arrivano da Cremona le ultime rivelazioni del camionista Vittorio Gatti, coinvolto nell'inchiesta lombarda. «La moglie di Carobbio, che conosco bene, mi ha detto di non aver mai litigato con la moglie di Conte». Se ritenute attendibili, queste dichiarazioni smonterebbero parte della tesi difensiva dei legali dell'allenatore juventino, secondo la quale le accuse di Carobbio nei confronti del suo ex tecnico sarebbero state causate anche da un risentimento personale.

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Scommesse Niente accordi

Le sentenze entro venerdì

Processo farsa

Scontro finale

per Bonucci

Strategia Gli juventini in aula per cercare l'intesa con Palazzi: salta tutto

Altri casi Lecce: noi estranei. Di Vaio: «Voglio certezze prima di smettere»

di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 05-08-2012)

Pause, sospensioni, tentativi a vuoto e richieste imbarazzanti. L'ultima giornata del terzo processo sportivo stagionale sul calcioscommesse si è conclusa male per la Juventus, malissimo per la giustizia sportiva. Nonostante le ripetute e ostinate prove d'accordo tra Procura federale e difesa bianconera, l'infinito valzer dei patteggiamenti si è chiuso con una nuova delusione per il club campione d'Italia: nessun accordo per Antonio Conte mercoledì scorso, nessun accordo per Leonardo Bonucci e Simone Pepe ieri.

Eppure la Juventus ce l'ha messa tutta per permettere ai propri calciatori di uscire dal processo con sanzioni lievi. Lo si è capito subito, fin dalle prime ore del mattino, quando Bonucci e Pepe - assenti venedì per la prima udienza - si sono presentati all'ex Ostello della gioventù del Foro Italico insieme all'amministratore delegato bianconero Giuseppe Marotta. L'artigliera pesante, però, non ha prodotti i risultati sperati: i tentativi d'accordo tra difesa e accusa, andati avanti in modo quasi surreale per tutto l'arco della giornata, sono defintivamente tramontati a metà pomeriggio dopo l'ennesima imprevista sosta chiesta addirittura dal procuratore Stefano Palazzi, che ha colto di sorpresa persino l'avvocato bianconero Luigi Chiappero.

Svanita l'ipotesi del patteggiamento, i legali della Juventus hanno messo in campo la propria linea difensiva, provando a screditare il grande accusatore Andrea Masiello. «Dobbiamo fare attenzione - ha ammonito Chiappero - perché rischiamo di fare processi sommari. Per un calciatore tre anni di squalifica possono essere un'interruzione drammatica. E per quanto riguarda l'omessa denuncia contestata a Pepe, non c'è alcuna prova della telefonata fatta da Salvatore Masiello». Sulla stessa linea l'avvocato Bianchi: «Nelle accuse lanciate dal Masiello c'è qualcosa che non torna» ha osservato il legale di Bonucci.

Per sapere chi ha ragione, almeno secondo la Commisione Disciplinare - organo di primo grado della giustizia sportiva - bisognerà attendere pochi giorni: le sentenze del secondo e terzo processo stagionale, dunque anche la decisione su Conte, dovrebbero arrivare entro venerdì prossimo. Certo se i giudici accoglieranno anche solo in parte le richieste avanzate da Palazzi - 15 mesi per Conte, 12 per Pepe, addirittura 42 (tre anni e mezzo) per Bonucci - la Juventus uscirà con le ossa rotte dalll'ennesimo capitolo dello scandalo Scommessopoli.

Ma la Disciplinare ha tanti casi difficili da valutare, a cominciare da quello relativo al Lecce e all'ex presidente Semeraro, deferito per il presunto coinvolgimento nella combine del derby giocato contro il Bari nel maggio 2011. «Non ci sono addebiti provati», ha osservato l'avvocato del club salentino Mattia Grassani, ma il Lecce rischia la retrocessione in Lega Pro con 6 ulteriori punti di penalizzazione.

L'ultima udienza del processo è stata inoltre caratterizzata dall'intervento dei calciatori: se Bonucci e Pepe hanno preferito non parlare, Di Vaio, Portanova e Padelli hanno invece voluto difendersi personalmente. «Finora ho sentito solo dubbi e ipotesi – ha sottolineato l'attaccante romano, per il quale Palazzi ha chiesto un anno di squalifica - se devo smettere di giocare, chiedo almeno una certezza». Spiegazioni accorate, ora la parola passa alla Disciplinare.

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Bonucci e Pepe, che caos

Nessun accordo con Palazzi

La Disciplinare: «Ora basta»

Giornata frenetica e giudici infastiditi dagli stop: la Procura interrompe un'arringa

per trovare un'intesa allargata a 4 giocatori, ma Salvatore Masiello la fa saltare

Gli avvocati degli juventini: «Perché non mettere mai in dubbio la parola di Masiello?»

«Anche il gip di Bari ha detto che non è verosimile che non sapesse il loro compenso»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 05-08-2012)

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Si patteggia, non si patteggia. L'ultima giornata del terzo processo per il calcioscommesse è vissuta fino alle 17 nell'incertezza sul suo prosieguo. I calciatori Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Nicola Belmonte e Salvatore Masiello hanno tenuto sulla corda tutti fino alla fine: patteggiamento o dibattimento? Con una sola certezza: si è caduti nel ridicolo. La Disciplinare è dovuta intervenire: «Ora basta!», dopo l'ennesimo tentativo che ha anche rappresentato un record. Per la prima volta nella storia dei procedimenti sportivi (ma a memoria anche di quelli penali e civili) è stata la Procura, cioè Palazzi, a interrompere l'arringa dei difensori per «verificare le possibilità di un accordo».

Salta tutto Erano da poco passate le 14 quando la voce del patteggiamento dei quattro calciatori prende corpo ufficialmente. Al rientro in aula è immediata la richiesta di pausa per finalizzare l'accordo. Sono annunciate anche dichiarazioni «confessorie» di alcuni dei deferiti. Ma perché poi salta tutto? I motivi sono sempre molteplici: «Pensare al patteggiamento era fisiologico, ma il filo conduttore del nostro ragionamento non era la derubricazione dell'accusa», ha spiegato al termine l'avvocato di Bonucci, Luigi Chiappero. In termini pratici due sono stati gli ostacoli. Palazzi voleva presentare la proposta alla Disciplinare cosi articolata: per Udinese-Bari due patteggiamenti per illecito (avrebbero dovuto ammetterlo Belmonte e Salvatore Masiello) e due omesse denunce (per Bonucci e Pepe). Masiello, però, non voleva ammettere «qualcosa che non aveva fatto» e avrebbe potuto accettare solo una omessa denuncia. Dal canto suo anche Bonucci avrebbe avuto dei problemi ad ammettere di aver ricevuto una proposta (respinta con «indignazione») da Andrea Masiello e quindi pensare alla derubricazione. Ma se Bonucci avesse fatto queste ammissioni rischiava di essere accusato di falsa testimonianza dalla Procura di Bari. Infatti lì lui, sentito come persona informata dei fatti e «obbligata» a dire la verità, aveva sempre negato ogni cosa. Insomma, impossibile trovare una soluzione. E allora perché provarci? E poi, perché insisteva tanto Palazzi? Inutile dire cosa sussurravano gli avvocati: «Voleva patteggiare perché la posizione della Procura su Udinese-Bari è debole».

Credibilità di Masiello Tutta la fase difensiva (Bianchi e Chiappero per Bonucci e Pepe, Malagnini per Salvatore Masiello e Udinese, Conte per Belmonte) è stata improntata proprio a dimostrare la scarsa credibilità di Andrea Masiello e delle sue tre diverse dichiarazioni alla Procura di Bari e l'ultima alla Procura federale. «Perché non mettere mai in dubbio la parola di Masiello? Se non si va a fondo, se non si mettono le mani nella melma, non si arriverà mai alla verità», ha esordito Chiappero. «Lo stesso gip (di Bari, ndr) — incalza Gian Pietro Bianchi, l'altro difensore di Bonucci — nell'ordinanza di custodia cautelare per Andrea Masiello scrive che non è verosimile che lui in qualità di proponente della combine non sappia nulla del compenso dei giocatori che hanno partecipato alla stessa». «Nella Procura di Bari — prosegue Chiappero — si cercava di capire il perché di certe sue affermazioni. Ma perché i sodali di Masiello nella combine di Udinese-Lecce non sono andati a reclamare i soldi dopo la partita? Masiello risponde che probabilmente sono andati per conto loro da De Tullio, che era colui che avrebbe pagato la combine. Chiamato in causa dal pm di Bari, De Tullio ha risposto che i soldi li ha sempre e soltanto dati a Masiello e a nessun altro». E Malagnini chiude: «Che Andrea Masiello sia un bugiardo lo sappiamo tutti e lo sa anche il procuratore Palazzi». L'ultima parola alla Disciplinare.

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LA POLEMICA L’AVVOCATO DI CONTE CONTRO I COLLEGHI: «DICHIARAZIONE INOPPORTUNA»

«Esposto sul mandante di Stellini»

De Rensis: «La Procura faccia luce sulla frase detta dai legali di Carobbio»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 05-08-2012)

«I legali di Carobbio si domandano chi sia il mandante di Stellini per l'illecito patteggiato riguardo AlbinoLeffe-Siena? Bene, anche noi vogliamo saperlo. E siccome queste sono dichiarazioni pubbliche, inopportune a nostro giudizio, ci rivolgeremo alle autorità competenti. E quindi ci sarà un esposto alla Procura della Repubblica perché faccia luce su queste affermazioni». E' durissima la reazione di Antonio De Rensis, avvocato di Antonio Conte, alle parole pronunciate dai colleghi che difendono Filippo Carobbio, pentito e grande accusatore dell'allenatore della Juve.

Accordo saltato De Rensis è poi ritornato sul patteggiamento saltato dopo il no della Disciplinare: «Se Conte è innocente, perché voleva patteggiare? Era un'opportunità: convincerlo ad accettare i 3 mesi era stata un'impresa. Saltata la mediazione si è deciso di andare avanti per la nostra strada: la dignità non ha prezzo». Sulle accuse di Carobbio il legale va all'attacco: «La storia dei pentiti è costellata di episodi in cui una persona non si deve per forza definire credibile o meno, ma può dire 99 cose vere e una manipolata. Carobbio ha parlato 5 volte e ogni volta ha cambiato particolari, ma la sua versione non è confermata da nessuno, non c'è intercettazione telefonica e non c'è giro di denaro. Quando ad accusare è un soggetto che ha già commesso atti delinquenziali, credo sia doveroso quantomeno verificare le cose dette. E poi c'è un fatto paradossale: lo scorso 10 luglio Carobbio ha detto a Palazzi che il permesso negato da Conte per assistere alla nascita della figlia, lo aveva inorgoglito. Però lui era accanto alla moglie quando si è scagliata contro la compagna di Conte, accusandola davanti a tante persone che hanno prestato una testimonianza giurata. Questo anche per rispondere al signor Gatti che al Gip Salvini ha riferito di aver saputo che quella lite non c'è stata. C'è stata eccome e domando: può essere credibile un uomo che dichiara di essere fiero del permesso negato per assistere alla nascita della figlia? E se davvero è così, perché non ha fermato la moglie quando stava aggredendo per nulla la compagna del mio assistito?».

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LA SVOLTA DERUBRICAZIONE A OMESSA DENUNCIA?

Accorta difesa

Portanova forse

evita l'illecito

di MAURIZIO GALDI (GaSport 05-08-2012)

Giornata complessa per la Disciplinare, ieri: dopo tante ore di udienza è cominciata la camera di consiglio che durerà anche domani. Lunedì si inizierà a fare il punto e giovedì mattina si conosceranno le decisioni sia del primo che del secondo procedimento. L'esame più complesso dovrebbe riguardare Bari-Lecce. Ieri l'avvocato Saverio Sticchi Damiani ha ribadito la correttezza del suo operato nel raccogliere le dichiarazioni di Quarta nonostante l'assenza del suo legale di fiducia. Lo ha fatto anche la Procura federale con Carella, ma in quel caso si trattava di dichiarazioni spontanee e non sulla base di una procedura penale che prevede un procedimento più complesso. Comunque ora le carte sono in mano alla Commissione che però dovrebbe avere difficoltà a non accogliere la richiesta di Palazzi: Lecce in Lega Pro con penalizzazione, e sulla penalizzazione la difesa potrà lavorare nei successivi gradi di giudizio. Mentre la posizione di Vives, alla luce della documentazione presentata dagli avvocati Chiacchio e Fusco, potrebbe aver convinto la Disciplinare sulla mancanza di prove concrete per una squalifica.

Bologna e Portanova L'avvocato Grassani per il Bologna ha portato all'attenzione della Disciplinare alcuni interessanti aspetti sulle quotazioni delle scommesse e sottolineando la poca credibilità di Carella e Giacobbe, che dicono di aver «indifferentemente» trattato sulla vittoria dell'una o dell'altra squadra. Altro elemento sottolineato, quello del fatto che Portanova e Di Vaio avevano pessimi rapporti tra di loro. Queste tesi sono state ben illustrate e la Disciplinare, nei confronti di Portanova, potrebbe aver deciso per una derubricazione a omessa denuncia (del resto sempre ammessa da Portanova), mentre addirittura potrebbe essere prosciolto Di Vaio che tornerebbe subito a giocare in Canada. Se l'ipotesi sarà confermata, anche il Bologna ne avrebbe il suo vantaggio: invece della richiesta di due punti di penalizzazione potrebbe arrivare un'ammenda per la responsabilità oggettiva nell'omessa denuncia di Portanova.

Palermo-Bari Infine si aspetta la decisione per Padelli relativa a Palermo-Bari. L'avvocato Rigo ha illustrato come nessuno dei suoi compagni lo abbia mai chiamato in causa per il presunto illecito.

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L’EX DEL BOLOGNA

Ansia Di Vaio

Ma sarebbe

stato creduto

di MARCO CALABRESI (GaSport 05-08-2012)

ROMA Ora che il suo mondo è così lontano da questo, Marco Di Vaio deve sforzarsi due volte per accettare la realtà. Di questi due giorni del processo che lo vede accusato di omessa denuncia, non si è perso una parola: è stato lì, in aula, ad ascoltare, nonostante la squalifica di un anno penda sulla sua testa come un macigno pronto a crollargli addosso. «Sono emozionato perché sto giocando una delle partite più importanti della mia vita, se non la più importante. Qui c'è una sola certezza: la mia conoscenza con Andrea Masiello perché abbiamo giocato assieme a Genova (stagione 2007-2008, ndr), ma lui non fa mai riferimento a me, evita sempre il mio nome».

Prosciolto? Venerdì, il presidente della Disciplinare, Sergio Artico, aveva ammesso le prove documentali, ma non quelle testimoniali: niente audizione di Gianni Morandi (presidente onorario rossoblù) e niente deposizione di un ristoratore che avrebbe parlato della presenza di Di Vaio a Casteldebole nel giorno dell'incontro a tavola tra Portanova e gli amici di Masiello. «Io ero capitano, ma non potevo decidere per altri — ha proseguito Di Vaio —. Chiedo soltanto verità assolute, non dubbi, cosa che invece ho sentito da Palazzi. Parole come "verosimile" non le posso accettare, sono un padre di famiglia, devo rendere conto ai miei familiari e ai miei datori di lavoro. Se devo smettere di giocare, cosa che amo di più nella mia vita, chiedo almeno di stare a casa con una certezza. Altrimenti sarebbe logorante per il resto della vita». Probabile, però, che la Disciplinare si sia convinta (grazie anche al lavoro dei legali Magnisi e Savoi Colombis), e che l'incubo di Di Vaio finirà con il proscioglimento.

Gol senza festa Ha 36 anni, Di Vaio, ma anche tanta voglia di segnare ancora: lo ha fatto all'esordio nella MLS con la maglia dei Montreal Impact. Diagonale secco di sinistro contro i New York Red Bulls, un bacio all'anulare, nessuna esultanza, solo mezzo sorriso. Troppo difficile scrollarsi la preoccupazione di dosso, nonostante tra qualche giorno tutto questo potrebbe essere finito. Con un sorriso vero.

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L’INCHIESTA L’ULTIMO SCANDALO RISCHIA DI ESSERE DEVASTANTE:

TUTTO PARTE DALLE RIVELAZIONI DI ANDREA MASIELLO E MICOLUCCI

Tutto il «vecchio» Bari va dai pm

E spuntano nuove gare sospette

Settimana calda: saranno sentiti Stellini, Barreto, Gazzi, Lanzafame, Parisi e Guberti

di FRANCESCO CENITI (GaSport 05-08-2012)

Una squadra intera convocata dai magistrati: Santoni, Stellini, Lanzafame, Gazzi, Barreto, Sartori, Guberti, Parisi. Da domani farà molto caldo nei pressi della Procura di Bari e non solo a causa delle temperature torride causate dal «drago» africano. Sarà la nuova inchiesta sul calcioscommesse, condotta dai pm Angelillis e Dentamaro più il procuratore Laudati, a mettere sotto pressione il calcio italiano: lo scandalo in embrione sarebbe ancora più devastante dei tanti fin qui scoperti. Tutto nasce dalle rivelazioni di Andrea Masiello, confermate anche da Vittorio Micolucci (sarà sentito martedì come persona informata sui fatti). Le gare nel mirino per ora sono Bari-Treviso 0-1 (maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (maggio 2009), ma gli inquirenti ne avrebbero nel cassetto delle altre. Non solo, l'ipotesi delle combine sarebbe solo la punta di un iceberg rispetto a un movimento gestito dalla criminalità. Insomma, scommesse e riciclaggio. Con i giocatori corrotti pronti a esportare il metodo nelle altre squadre. «A Bari esisteva una scuola di calcioscommesse» è la frase di un investigatore per inquadrare il sistema. Dopo Ranocchia e Gillet, sotto torchio finiranno altri giocatori indagati per frode sportiva.

Calendario Apre le danze Stellini (collaboratore di Conte), mentre mercoledì sarà la volta di Lanzafame, Barreto e Gazzi. Sempre in settimana dovrebbe toccare a Santoni, Guberti e Parisi. La sensazione, purtroppo, è che sia solo l'inizio.

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Figc e Juve, nessun accordo

Pepe e Bonucci a sentenza

Salta l’ultimo tentativo di patteggiamento

Una decisione della Disciplinare attesa l’8 o 9 agosto. No dei giocatori alle proposte di Palazzi

di MATTEO PINCI (la Repubblica 05-08-2012)

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ROMA — Difficile immaginare un modo peggiore per chiudere la quattro giorni di dibattimenti. Pepe e Bonucci vanno a sentenza in una giornata che ha trasformato il processo al calcio scommesse in un mercato del patteggiamento. Degenerato, dopo quasi cinque ore, in figuraccia. Soprattutto sul fronte della procura federale, l’ultima ad approcciare a un tentativo di patteggiamento ormai tardivo. Sul piatto la presunta combine di Udinese-Bari, i 3 anni e mezzo di squalifica chiesti per Bonucci, i 12 mesi di Pepe. E, soprattutto, la credibilità di Andrea Masiello. Abbastanza perché dopo tre giorni di polemiche e guerra fredda, la Juventus e la Figc aprissero la giornata cercandosi, per ridurre i rischi reciproci. «Nessuno si porta l’assoluzione in tasca», sosteneva a fine giornata l’avvocato Chiappero. Ma evidentemente a scricchiolare non erano soltanto le certezze degli accusati. Anzi. Perché a spingere perché Bonucci e Pepe (e quindi anche l’altro accusato da Andrea Masiello, Salvatore Masiello) confessassero di aver ricevuto una proposta di illecito, pur avendola respinta, era anche – se non soprattutto – Palazzi. Pronto a concedere la derubricazione dell’accusa di illecito in omissione per il difensore, passando dai 42 mesi richiesti venerdì a non più di 4 o 5. Quasi dieci volte in meno. Ma scontrandosi, per tutta la mattinata, con il “no” dei giocatori: né Bonucci, né Salvatore Masiello volevano confessare una colpa che non si riconoscono. Anche – forse – perché avrebbero rischiato la falsa testimonianza nei confronti della procura di Bari. Dopo la pausa pranzo era proprio il procuratore a cercare le parti, chiedendo una nuova sosta. Poi, mentre i legali di Bonucci concludevano la prima arringa, la richiesta – evento più unico che raro – da parte di Palazzi di una nuova pausa, per rincorrere un (mancato) accordo in extremis. Che certifica la fragilità dell’accusa di fronte alle tante contraddizioni di Andrea Masiello su Udinese-Bari, evidenziate anche dal legale Chiappero, duro nel parlare di «Pm con la lettera maiuscola, a Bari», rispetto al sistema federale «in cui le mele marce che patteggiano tornano in campo dopo un anno e le brave persone stanno fuori 3 anni ». Eppure è tutt’altro che scontato che la commissione disciplinare assolva (sentenze l’8 o il 9) Bonucci & C.. Ma anche i “bolognesi” Di Vaio e Portanova, ieri a Roma per rigettare le rispettive accuse («La partita più dura, ma ora voglio verità e non dubbi», ha detto l’attaccante) e provare a salvare il Bologna dal possibile “meno 2”. Complicatissimo per il Lecce scampare la Lega Pro.

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Il Bari dei miracoli sfila

davanti ai carabinieri

Convocati da domani i giocatori della promozione in A, sott’inchiesta Salernitana-Bari

L’esposto di Micolucci: “Sono sicuro che la gara fu comprata dai campani”

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 05-08-2012)

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JEAN Francois Gillet e Andrea Ranocchia hanno già sfilato. Andrea Masiello anche. Nei prossimi quattro giorni, a partire da domani, toccherà ad Andrea Gazzi, Paul Victor Barreto, Davide Lanzafame, Ciccio Caputo, Nicola Santoni e probabilmente anche qualche altro dell’ultima ora, giusto per completare lo spogliatoio e il Bari dei miracoli — quello della grande promozione in serie A — si troverà in una stanza della caserma dei carabinieri come in uno spogliatoio. Soltanto che questa volta invece di rispondere al riconoscimento dell’arbitro si troveranno davanti a un verbale di polizia giudiziaria.

I carabinieri del reparto operativo stanno notificando le convocazioni in queste ore. Tutti i giocatori dovranno rispondere di una partita in particolare: Salernitana-Bari del maggio 2009, ultima partita del campionato di serie B. I campani vinsero per 3 a 2 davanti al Bari matematicamente promosso in serie A. Masiello ha raccontato che quella partita fu venduta da gran parte dello spogliatoio barese: per motivi sportivi e probabilmente anche ad alcuni scommettitori, anche se su questa parte l’indagine ha ancora un punto interrogativo. Per questo comunque il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis hanno deciso di chiamare tutti i “senatori” di quello spogliatoio per capire cosa è successo realmente. Al termine di questo giro, verrà chiamato poi come persona informata sui fatti Antonio Conte (non prima della fine di agosto) che all’epoca sedeva sulla panchina del Bari.

A supportare le parole di Conte potrebbero arrivare poi le dichiarazioni di Micolucci, l’ex difensore del Bari, l’altro pentito dell’inchiesta. Il calciatore ha già inviato un fax al procuratore federale Stefano Palazzi raccontando la sua verità. Ora i magistrati vogliono però sentire la sua versione dal vivo. «In riferimento alle partite del Bari — aveva scritto nell’esposto l’ex difensore biancorosso — le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana. Queste notizie le ho avute da A. G. (ndr, personaggio già coinvolto nell’inchiesta barese), un mio amico che è molto legato a Stefano Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria della Salernitana perché in quella stagione nelle ultime partite si avvicinavano alle squadre offrendo soldi. Non so chi sono ma sono sicuro che la Salernitana ha comprato quella partita».

Nel nuovo filone dell’inchiesta sono finite anche la partita con il Piacenza, della stessa stagione, e quella con il Treviso dell’anno precedente. La procura non è però interessata ai singoli illeciti quanto a ricostruire il sistema di scommettitori che da anni a Bari avrebbero messo su un sistema molto oliato, creando una sorta di scuola del calcioscommesse.

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il caso

Palazzi cerca l’accordo

Bonucci e Pepe rifiutano:

preferiscono le sentenze

I due juventini in aula dicono no al patteggiamento

A PROCESSO PER UDINESE-BARI

Per il difensore cancellata l’accusa di illecito se avesse firmato una dichiarazione

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 05-08-2012)

Gli occhiali da sole sono bianconeri così come la borsa a tracollo. Leonardo Bonucci e Simone Pepe si presentano all’appello in aula puntualissimi e, al termine di una lunga giornata fra arringhe difensive e prove di patteggiamento, raggiungono il resto dei compagni a Salerno sicuramente non indeboliti nelle loro rispettive posizioni davanti ai giudici della Commissione Disciplinare della Federcalcio.

Di illecito sportivo è accusato Bonucci, di omessa denuncia Pepe. Entrambi per la sfida del 9 maggio del 2010 UdineseBari, entrambi per le dichiarazioni di uno dei grandi pentiti dello scandalo scommesse Andrea Masiello. Il pm del pallone Stefano Palazzi non ha dubbi, o almeno non li ha avuti durante la fase inquirente: quella sfida fra friulani e biancorossi per l’accusa è stata combinata e, alla combine, ha partecipato anche il difensore oggi alla Juve e, di quella combine, era a conoscenza il centrocampista bianconero. Palazzi aveva cominciato e portato a termine la sua requisitoria di venerdì senza pausa prima di chiedere, come pena, tre anni e mezzo di squalifica per Bonucci e dodici mesi di stop per Pepe, ma, ieri, è andata in scena un’altra partita, senza successo, ma quantomeno inusuale.

Se, infatti, al fischio finale del dibattimento i due giocatori della Juve sono usciti dall’aula senza accordo con la procura federale e, quindi, in attesa delle sentenze di primo grado (forse già mercoledì), l’ultima udienza è vissuta su un quantomeno curioso dialogo fra le parti. Palazzi ha più volte cercato un accordo con il pool di legali di Bonucci e Pepe e lo ha fatto anche chiedendo una pausa mentre l’avvocato Luigi Chiappero era impegnato nel suo intervento: l’intenzione del procuratore federale era quella di derubricare l’accusa per Bonucci da illecito ad omessa denuncia non prima, però, di ottenere una firma da parte del giocatore sotto ad una dichiarazione dove il difensore azzurro avesse ammesso la circostanza del contatto avuto con Andrea Masiello alla vigilia di UdineseBari pur non recependone il reale pericolo che lo stesso nascondeva. Il patteggiamento è naufragato per Bonucci così come per Pepe e gli altri due giocatori, Salvatore Masiello e Nicola Belmonte legati ai fatti di UdineseBari. Naufragato perchè Bonucci avrebbe accettato un accordo solo se la procura, di sua iniziativa, avesse deciso di modificare il capo di imputazione per il difensore della Nazionale, ma Palazzi non si è spinto fino a tanto. Ora che saranno le sentenze a decidere il destino dei giocatori coinvolti, resta la sensazione di un teorema accusatorio per la sfida del 9 maggio di due anni fa meno blindato di prima proprio per l’insistenza a cercare un’intesa da parte dell’accusa. L’avvocato di Bonucci e Pepe, Luigi Chiappero, nella sua arringa difensiva ha sottolineato il modo radicalmente diverso di agire fra il pubblico ministero di Bari Ciro Angelillis e lo stesso pm del pallone Palazzi prima di fornire copia del documento a firma Angelillis del 21 luglio scorso dove si attesta che «Bonucci non risulta indagato da questa procura della Repubblica.

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E adesso le sentenze

Palazzi in difficoltà. La Juve non patteggia

In campo le difese della squadra di

Torino, che si presenta con Marotta

Sotto accusa le ricostruzioni processuali

...Pepe e Bonucci rifiutano un accordo e scelgono

di andare a giudizio nel processo calcioscommesse

di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 05-08-2012)

VI ERAVATE SCANDALIZZATI PER IL PATTEGGIAMENTO DI CONTE POI RIFIUTATO DAI GIUDICI IN PRIMA ISTANZA? Non avevate ancora guardato al futuro. Ieri la replica, sempre Juve-Figc: quando è l’accusa a chiedere di chiuderla lì, di patteggiare. Questa non l’avevamo ancora mai vista. Terzo giorno dal fronte, la procura federale ha finito le cartucce e arretra. Sebbene mascherati da scuri occhiali zebrati, ieri si sono voluti far guardare in faccia Simone Pepe e Leonardo Bonucci.

Erano a Roma, non hanno aggiunto nulla, Palazzi si aspettava altro. Sono arrivati di mattina presto e sono usciti con altri volti, a testa alta. Certo la loro posizione resta delicata, ma non hanno patteggiato, alla fine no, nonostante il pressing degli inquirenti, pronti a giocarsi il pudore per chiudere il discorso sulla combine meno combine che c’è: un pareggio riuscito senza un giocatore che abbia svolto un ruolo attivo dall’altra parte. Ecco l’autogol del pm Stefano Palazzi, un «riparate » in piena regola, al termine di una giornata condita da boutade e rumors continui su possibili accordi mai stipulati.

Sembrava il mercato delle pene, l’ex ostello della Gioventù. Ma stavolta la Juve ha preferito giocare d’anticipo, della serie: fessi una volta va bene, ma già due son troppe. Udinese-Bari comincia con il giallo, doveva essere la prima gara ad essere esaminata, diventa l’ultima, scala a dopo pranzo. I contatti sono fitti, Palazzi con un orecchio ascolta gli sfoghi di Di Vaio («È la partita più importante della mia vita, non posso pagare per Masiello che non mi ha mai citato») e Portanova («Sono sempre stato un esempio per tutti, andrò avanti in tutte le sedi se non ottengo il proscioglimento »), con l’altro attende un segnale dai legali Chiappero e Bianchi, in difesa degli juventini. Tra le parti corre rispetto, ma è solo giuridico. Per usare le stesse parole dell’avvocato di Conte, De Renzis, quel patteggiamento rifiutato dalla Disciplinare al tecnico, è stata una «scivolata».

E la Juve non vuole farla diventare un ruzzolone. «Patteggiamento? Può essere anche fisiologico quando si rischiano tre anni e mezzo, ma non si può patteggiare oltre i 3-4 mesi», osserva l’avvocato Chiappero a margine di una giornata che con il collega Bianchi lo ha visto mettere all’angolo Palazzi, che esce come un pugile ferito. «È verosimile che...», dice Palazzi per ogni tesi che scricchiola della sua accusa, e con le sue parole da ieri si può anche dire che sia altrettanto «verosimile» come sia stato lui stavolta a cercare di invogliare i casi di Udinese-Bari ad uscire con un accordo. Quello proposto a Bonucci era derubricazione a omessa denuncia (come il caso Larrondo) e patteggiamento. Per Pepe anche meno mesi (e forse l’esterno avrà anche spinto per uscire solo con qualche livido). I no juventini si ripetono, anche se la presenza di Marotta lasciava pensare esattamente il contrario. Il primo può essere letto come l’esca: perché per farla diventare un’omessa denuncia a Bonucci si chiedeva di firmare un foglio in cui ammetteva la colpa di aver saputo del tentativo di combine di Masiello.

Premesso che Bonucci ha sempre rifiutato di ritrattare quanto detto a Bari, per ovvie ragioni di rischio penale (peraltro ieri è stato anche esibito un foglio in cui il Gip di Bari, Ciro Angelillis, precisa che il difensore non è mai stato indagato da quella procura), ma quando a quell’ipotesi di patteggiamento si è andata ad aggiungere la richiesta dell’avvocato Malagnini in difesa di Salvatore Masiello (lui il presunto artefice della chiamata a Pepe). È crollato tutto il castello di Palazzi. Se anche lui avesse detto che sapeva ma si rifiutò, chi la fece la telefonata a Simone Pepe? A Palazzi sarebbe mancato l’aggancio con i friulani, Udinese-Bari sarebbe diventata solo un tentativo di combine di Andrea Masiello, non riuscito, l’Udinese si sarebbe vista togliere la multa, Pepe addirittura prosciolto. Era il cane che si mordeva la coda, e Palazzi su questa partita ha puntato quasi tutto.

La seconda scivolata del pm federale è anche peggio, perché dopo l’arringa dei legali juventini, tesa a evidenziare tutte le contraddizioni del pentito, per la prima volta è la procura che ferma il dibattimento e chiede di nuovo il patteggiamento. Ormai è evidente alla Juve che la nave è colpita e affondata e non servono neanche 15 minuti di stop per riprendere. Si va a sentenza, con qualche punto in più ma anche tanti timori ancora. Il rischio è la perdita dell’allenatore, del suo vice e di due giocatori per oltre un anno.

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CALCIOSCOMMESSE

Altri due bianconeri a processo con Conte

Squadra decimata: dopo il mister, rifiutato il patteggiamento a Pepe e Bonucci. Rischiano di saltare il campionato

di MARCO CAPIZZI (Libero 05-08-2012)

Patteggiamento sì, patteggiamento no; indagato oppure testimone? Regna una gran confusione durante il quarto giorno di dibattimento sul calcioscommesse all’ex ostello della gioventù di fianco al Coni. La certezza è che i giocatori della Juve non sono scesi a patti con la Procura federale e restano in attesa del verdetto di primo grado. Il fulcro della giornata di ieri è stata la difesa di Leonardo Bonucci e Simone Pepe dalle rispettive accuse di illecito sportivo (richiesta di condanna a 3 anni e 6 mesi) e di omessa denuncia (il procuratore aveva chiesto un anno di stop) per la partita della stagione 2009-2010 Udinese-Bari finita 3-3. I due giocatori della Juventus hanno deciso di presentarsi direttamente di fronte alla Commissione disciplinare insieme ai propri legali e all’amministratore delegato della squadra bianconera Giuseppe Marotta, segno di grande vicinanza della società ai propri tesserati indagati.

Nel pomeriggio le voci di un patteggiamento tra Bonucci, Pepe il procuratore federale Stefano Palazzi si erano fatte insistenti. L’obiettivo dei legali di Bonucci era quello di derubricare il reato da illecito sportivo a omessa denuncia e poi di andare al patteggiamento con Palazzi. Il difensore della Juventus e della nazionale è accusato di essere stato contattato da Masiello per taroccare il risultato di Udinese-Bari. Che cosa è andato storto tra la procura e i legali bianconeri? Innanzitutto Palazzi avrebbe rifiutato di derubricare il reato, ma avrebbe cercato in tutti i modi l’accordo con Bonucci e Pepe, tanto che ha chiesto un’interruzione del dibattimento per poter trattare con gli accusati. Ma le richieste sono state troppo divergenti, come ha spiegato l’avvocato Chiappero, legale dei bianconeri: «Il patteggiamento diventa fisiologico quando si parla di un rischio di squalifica di tre anni e mezzo, ma sono considerazioni, si può trattare se si parla di tre mesi di squalifica, non oltre». La difesa di Bonucci ha messo in difficoltà il procuratore e l’intera Commissione Disciplinare sottolineando due punti. Il primo è quello che riguarda la credibilità del grande pentito-accusatore Andrea Masiello, colui che avrebbe coinvolto Bonucci nella combine di Udinese-Bari. L’ex difensore biancorosso, infatti, in più interrogatori in Procura a Bari, si è contraddetto sul momento in cui avrebbe proposto a Bonucci di combinare il match. Prima aveva detto che lo aveva contattato i giorni precedenti, poi sul pullman appena prima della partita, perché nei giorni precedenti Bonucci era con la Nazionale e non avrebbe potuto essere stato contattato da lui. Di qui la decisione della Procura di Bari, e questo è il secondo punto forte della difesa di Bonucci, di non ritenere Masiello credibile e quindi di non inserire Bonucci nella lista degli indagati ma di considerarlo solo come testimone. La linea difensiva ha dunque mirato a dimostrare la discrepanza tra una Procura della Repubblica e quella federale. Per quel che riguarda Pepe, accusato di omessa denuncia, poiché sarebbe stato contattato telefonicamente per la combine sempre di Udinese-Bari, ma avrebbe rifiutato, i legali hanno sottolineato come di quella telefonata non ve ne sia traccia se non nella testimonianza resa da Masiello.

Oltre ai giocatori della Juventus, ieri è stata anche la giornata di Portanova e Di Vaio accusati anche loro rispettivamente di illecito e di omessa denuncia per Bologna-Bari di quella stessa stagione. Entrambi i giocatori sono stati presenti al dibattimento e rischiano un anno (Di Vaio) e tre anni (Portanova) di stop. Tre anni li rischia anche Padelli, ex portiere del Bari, accusato di combine per Palermo-Bari (partita in cui parò addirittura un rigore). Poi anche Lecce e Bologna hanno dovuto presentare la propria difesa: per i salentini, se condannati, ci sarà la retrocessione in Lega Pro; per gli emiliani due punti di penalizzazione. Le sentenze di primo grado (e stiamo certi che non saranno l’ultima parola) dovrebbero essere emesse tra l’8 e il 10 agosto.

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Su Facebook

La Figc offende tifoso arabo

«Pensa alle tue leggi tribali»

di MARCO CAPIZZI (Libero 05-08-2012)

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Lo si era intuito dalle prime dichiarazioni di Andrea Agnelli, e dalla pronta risposta della Federazione che la guerra Juventus-Figc sarebbe stata totale, anche quindi sui social network.

Ieri forse (viste le smentite piovute a tempo di record) la Federazione ha superato il limite, e lo ha fatto dalla propria pagina Facebook, prendendosela con un tifoso bianconero di origini arabe. Mohammed, supporter juventino, in lingua inglese ha scritto sul profilo Facebook della Figc: «Tutto il mondo sta assistendo alle vostre azioni sporche. Punire innocenti senza prove convincenti, sulla base di processi da terzo mondo tipo “colpevole finché dimostrato innocente”, tutto ciò non verrà dimenticato». Di qui la replica piccata e un po’ razzista (sempre in lingua inglese) del governo del calcio nostrano: «Mohammed, dovresti pensare alle leggi tribali del tuo Paese prima di parlare di qualsiasi altra cosa».

A questo punto la furia dei sostenitori juventini si è scatenata con insulti di ogni tipo sulla pagina ufficiale «Federazione Italiana Giuoco Calcio» e sui vari blog dedicati, con l’accusa di razzismo nei confronti del tifoso bianconero. Il post incriminato è sparito dal profilo Facebook della Federazione che ha poi parlato di «infondatezza dell’accusa» (qui sopra pubblichiamo lo scambio di vedute col tifoso) e di «discriminazione », ma non ha voluto fornire dettagli sull’autore della frase e come - o perché - il post sia stato eliminato dalla pagina.

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SCOMMESSOPOLI LE CONTRADDIZIONI DELL'ACCUSA

Bonucci, no a 3 mesi di stop

Palazzi, che caos: è lui a puntare al patteggiamento ma inutilmente. Si va a giudizio

Dopo aver chiesto il giorno prima 3 anni e mezzo di squalifica, il pm ieri ha cercato un accordo. Pure Pepe sceglie il processo

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 05-08-2012)

ROMA. Palazzi cade sul “paradosso- Masiello ” e passa dalla parte della difesa, chiedendo lui il patteggiamento a Bonucci : 3 mesi e 20 giorni, l’ultima proposta della procura ieri, rifiutata. Si va a sentenza, dunque, per Bonucci e pure Pepe , ieri accompagnati da Marotta al Foro Italico, per il quale Palazzi chiedeva pressappoco lo stesso. Entrambi decisi fin dall’inizio. Resta questo di anomalo: un’accusa che porta a deferimento e poi ritratta. Ormai nel pallone, Palazzi, quando capisce che deve incassare l’arringa dei legali di Bonucci e Pepe, Gian Pietro Bianchi e Luigi Chiappero , una difesa che dai calcoli del pm federale non doveva avvenire. Dopo oltre mezz’ora di fatti a confutare le «contraddizioni» del pentito, il procuratore federale ordina ad Artico il time-out, provando ad essere più incisivo rispetto alla prima proposta all’ora di pranzo. Raggruppa ancora una volta Bonucci e Pepe, tutti nello stesso brodo di Udinese-Bari, una matrioska in cui Bonucci entra in gioco solo dopo, alla seconda ritrattazione di Masiello. La combine più anomala che abbia mai descritto: un pareggio che prima è “over”, poi 2-2 preciso, ma senza un friulano dall’altra parte che vi abbia preso parte. La boutade del procuratore dura solo 15 minuti, poi al secondo adescamento fallito si rassegna.

ILLOGICITÀ Cosa è accaduto? Che in cambio a Bonucci hanno chiesto di firmare una dichiarazione auto-accusatoria per derubricare l’illecito in omessa denuncia, come accaduto per Larrondo , solo che stavolta doveva essere lui a sacrificarsi e non il pm ad ammettere l’errore. Ma se a Bari non è indagato («...e anzi i procuratori credono a noi quando ci chiamano da testimoni», dice Chiappero) - con tanto di missiva di Angelillis che lo testimonia e firmata il 21 luglio - proprio perché per Angelillis vale la versione del ritorno dal ritiro della Nazionale (e non quella nel bagno prima e sul pullman dopo l’atterraggio a Udine poi, di Masiello), dice il difensore in camera caritatis: «Il mio profilo penale è illibato, perché comprometterlo?». Fu tentato, questo sì («Per amore della Juve»), ma non ha ceduto. Per lo più, dopo l’assist di debolezza del pm, tanto vale andare fino in fondo. Difficile prevedere come possa andare a finire, ma ieri Leo e Pepe erano a Roma per guardarli negli occhi i giudici, nonostante gli occhiali zebrati dietro i quali forse un ghigno alla scivolata di Palazzi sarà uscito. Se ne vanno a testa alta, senza parlare. Per loro lo avevano fatto prima i legali. «Le dichiarazioni di Masiello vanno considerate un arricchimento progressivo», si era sbilanciato Palazzi. L’avvocato Bianchi lo attendeva al varco e ha replicato: «Un progressivo climax di illogicità, tanto che non si capisce che ruolo avrebbe avuto Bonucci in questa partita». E sulle contraddizioni relative ai mille luoghi dove per Masiello sarebbe avvenuta la proposta allo juventino: «Masiello dice prima di partire per Udine, e uno potrebbe dire basta - osserva il legale - è la quarta deposizione di Masiello, non è più un arricchimento. Ma non è finita: quando è ascoltato il 10 luglio dalla procura federale, lì ricorda “perfettamente” che Bonucci non era presente nel corso della settimana. Il colloquio avvenne allora nel percorso in pullman a Udine. Ma Bonucci era a Bari da giovedì e si allena regolarmente. Evidentemente c’è qualcosa che non torna, sono discrepanze illogiche».

CONTRASTO Ma c’è di più, perché il caso-Bonucci mette in contrapposizione procura federale e procura penale, che per paradosso è la fonte da cui Palazzi trae il materiale per l’inchiesta. Solo che il pm federale pare utilizzarlo a moti alterni, perché «il Gip - fa notare Bianchi - dice che Bonucci non c’entra nulla, che quanto dice Masiello è una bugia». Palazzi la vede diversamente, e la battaglia sul patteggiamento si è giocata in parallelo con l’aggiunta di Pepe al quale è stata fatta la stessa proposta. No, grazie. Al primo approccio ci si infila anche Salvatore Masiello : Palazzi ci pensa, ma derubricare il suo caso in omessa denuncia significa far saltare la telefonata a Pepe e l’aggancio con i friulani dall’altra parte. D’altronde, con pacatezza, lo stesso Chiappero avanza il dubbio a Palazzi, la prova del Nove: «Ma se fosse il solo Masiello ad avere scommesso in quella partita?».

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GLI ALTRI CASI

Di Vaio si difende «Mai contattato da Masiello»

«E’ una delle partite più importanti della mia vita. Da Palazzi solo dubbi».

Su Semeraro il Lecce chiede la certezza della prova. Bentivoglio patteggia

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 05-08-2012)

ROMA. Ma l’ultimo giorno di processo non ha riguardato solo Udinese-Bari. Altre tre le gare oggetto di discussione, a partire da Bologna-Bari, dove come preambolo alle arringhe degli avvocati, forse più incisivo è stato lo sfogo di Marco Di Vaio : «Mi sto giocando una delle partite più importanti della mia vita». Un contratto biennale con i Montreal Impact appena firmato, e il rischio di vederne bruciata la metà per una teoria accusatoria in cui, stavolta, nemmeno Andrea Masiello c’entra: «C’è una sola certezza - dice l’ex capitano rossoblù - Masiello non fa mai riferimento a me, e poteva chiamarmi tranquillamente perché ha il mio numero di telefono, ma non mi ha mai contattato. Io parlo di certezze, perché finora in quanto ho sentito dire da Palazzi ho notato solo dubbi. Sono un papà, devo rendere conto alla mia famiglia e ai miei datori di lavoro». I legali Magnisi e Colombis hanno dichiarato: «Abbiamo chiesto il proscioglimento totale di Di Vaio, in nome della logica e dell’intelligenza dei fatti, che debbono valere sempre e davanti a qualunque giudice». Legato a Di Vaio, anche Daniele Portanova , accusato di illecito con 3 anni di squalifica come richiesta: «Da oggi finché non uscirà la verità, lotterò in tutte le sedi». Nella sua arringa, l’avvocato del Bologna, Mattia Grassani , evidenzia che la quotazione della vittoria del Bari era 6 volte la posta, e quindi non è credibile che Carella e Giacobbe abbiano trattato con Portanova sia la vittoria del Bologna che quella dei pugliesi: «Non è vero che il risultato era indifferente - incalza l’avvocato, contro Palazzi - e ciò si contraddice con la ratio di questi soggetti scommettitori». Non ci sarebbe una proposta di denaro: «Ora, mi dovete dire dove Portanova avrebbe convenuto una contropartita. Non c’è il prezzo».

CERTEZZA DELLA PROVA Per Bari-Lecce, dopo che l’avvocato Sticchi Damiani ha cercato di scardinare l’accusa a Semeraro di aver fatto da mandante della combine, Grassani - in difesa del Lecce - chiede certezza della prova, oltre a contestare la commistione tra responsabilità diretta, presunta e oggettiva: «Il Tnas chiede per l’accusa la certezza oltre il ragionevole dubbio, e la Commissione Disciplinare ha già prosciolto in casi del genere. A mia memoria, la triplice contestazione di responsabilità diretta, oggettiva e presunta, non è mai stata effettuata». Va anche registrata la deposizione volontaria di Daniele Padelli , accusato di illecito in Palermo-Bari, gara in cui la combine saltò proprio per un suo rigore parato a Miccoli : «Io ho fatto solo tre partite in Serie A, e quelle sono il mio orgoglio. Non voglio neanche pensare di essere accusato in una cosa del genere. Rischio tre anni per nulla, quel sogno sta diventando un incubo. Secondo voi avrei parato quel rigore se fossi stato a conoscenza di quella combine?». Novità di ieri: l’avvocato Diana è riuscito a “strappare” un anno e un mese (con 50.000 euro di ammenda) per il patteggiamento di Bentivoglio .

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SI ENTRA NELLA SETTIMANA DECISIVA

Tra mercoledì e giovedì le sentenze

Rispetto alla richiesta di Palazzi, la Disciplinare può ridurre lo stop di Conte a 9 mesi

Ma c’è rischio di incompatibilità sulla tempistica dei verdetti. Così l’inizio del campionato di B è a forte rischio

di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 05-08-2012)

ROMA. Conte , Alessio , Pepe e Bonucci : la Juventus sceglie la strada della sentenza e i prossimi saranno giorni caldi in attesa delle decisioni della Commissione Disciplinare. C’è grande attesa per conoscere il destino del tecnico bianconero, senza il quale la Juve dovrà attrezzarsi in altro modo per la guida in panchina. Le sentenze sono attese tra l’8 e il 9 agosto, motivo per il quale Conte si troverà da subito a saltare il primo impegno ufficiale, la Supercoppa contro il Napoli in programma l’11 a Pechino. Qualunque sarà la decisione dei giudici, difficilmente l’allenatore potrà aspettarsi il proscioglimento. Al netto della richiesta di Palazzi , siamo a un anno e 3 mesi di stop (rientro a novembre 2013), ma già in sede Disciplinare il danno potrebbe iniziare a scendere: 9 mesi sembrano una pena «congrua». Da quel momento il tecnico è sanzionato e non potrà più sedere in panchina la domenica. Il passo successivo prevede il passaggio in Corte di Giustizia, il cui inizio sembra slittare oltre Ferragosto. Davanti ai giudici di secondo grado, la speranza è quella di limare ancora la pena, ma se colpo grosso dovrà essere, quello sarà al Tnas, quando Conte si troverà a trattare con gli avvocati della Figc. Discussione che potrebbe anche slittare perché, con molta probabilità, prima ancora ci sarà una seconda corsia preferenziale per gli spinosi casi dei club eventualmente retrocessi.

SE SLITTANO Il problema è che la corsia preferenziale sulle responsabilità dirette, motivo dell’estromissione (incomprensibile, dal punto di vista della par condicio agli effetti della Supercoppa) del caso Napoli, è stata rispettata solo da un certo punto di vista. La presenza di Giancarlo Abete alla presentazione dei calendari di B a Verona, era una sorta di piccola garanzia di regolarità. Pero è solo una parte del calvario che attende i club che rischiano la retrocessione dalla B alla Lega Pro (Grosseto e Lecce). La Corte di Giustizia, in caso di sentenza l’8 o il 9, potrebbe anche celebrare il rito di secondo grado il 13 agosto, ma è più probabile uno scavalcamento post-ferragostano. E allora i tempi per una seduta dell’ultimo grado, il Tnas, rispetto all’ouverture della B il 25 agosto, sono incompatibili. Se la Lega Pro può attendere per pensare a smottamenti di calendario (partenza il 2 settembre), la serie B prepara soluzioni alternative. Slittamento del primo turno, con recupero infrasettimanale a stretto giro, oppure - eventualità più calda - sospensione e quindi recupero delle gare che vedono impegnate in avvio le eventuali retrocesse. Con necessità, però, di riaprire i termini per le presentazioni delle fideiussioni (in Prima Divisione si paga meno) e dei termini per il mercato (la retrocessione e la promozione cambiano i budget). Il rischio di una partenza totalmente condizionata da Scommessopoli, a partire dalle classifiche già scritte e anche nei calendari, è grande. In ogni caso dalla Lega B arriva il segnale di voler cominciare il campionato il 25 (con due o una gara sospese, magari). Attenzione, però, c’è pure chi vorrebbe cogliere l’occasione per evitare ripescaggi e puntare a quella quota 20, obiettivo della serie B: le regole parlano di blocco dei ripescaggi solo per mancate iscrizioni, non per retrocessioni decise dai giudici sportivi, però. La corsa è partita, comunque, le sospensive al Tar incombono. Più facile il discorso che riguarda i tesserati squalificati e le società coinvolte con responsabilità oggettiva: per loro c’è il terzo grado di giudizio sportivo. Ai tempi di Calciopoli, il Tribunale di Arbitrato si pronunciò su tesserati e punti di penalizzazione ad ottobre 2006.

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LA NOVITÀ

Anche Lanzafame va in procura a Bari

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 05-08-2012)

ROMA. C’è pure Davide Lanzafame tra i nomi che saranno sentiti dalla procura di Bari. Anche l’ex juventino (ora al Catania) risulterebbe indagato dai pm Angelillis e Dentamaro a seguito delle nuove rivelazioni di Andrea Masiello su altre partite del Bari nella stagione 2008-09. Lanzafame sarà sentito mercoledì, mentre domani compariranno Gazzi e forse Stellini, martedì sarà la volta di Micolucci, che ha confermato le ammissioni di Masiello alla procura federale, e mercoledì toccherà anche a Barreto. Ci sono già 7 indagati tra i giocatori, tra i quali anche Ranocchia e Gillet che hanno deposto venerdì, con l’interista che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Intanto da Genova prosegue il lavoro di inchiesta sul derby Genoa-Sampdoria, in cui sono stati sentiti già Palacio e Marco Rossi. Si cerca di riscontrare la famosa “colletta” che, secondo l’ultrà Leopizzi, avrebbe rivelato l’ex doriano Zauri. Il pm di Cremona, Roberto Di Martino, attende che si costituiscano Gegic e Ilievski per chiudere il cerchio su casi ancora aperti come Lazio-Genoa e Lecce-Lazio.

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PALLONE ALLA SBARRA

Il tribunale del pallone

Corte marziale per la Juve

Quella sportiva non è giustizia

Avvocati con le mani legate e pentiti a raffica: nei processi del calcio è l’accusato

a doversi dimostrare innocente. E stabilire con chiarezza i fatti è impossibile

di GIAMPAOLO PANSA (Libero 05-08-2012)

Una sera, verso la mezzanotte, nell’occhieggiare dalla finestra, un vicino di casa mi vede fermo davanti a un bancomat. Sto portando il mio vecchio cane, un bretone, a fare quattro passi prima di andarcene a letto. Il bretone è molto anziano e mi ha imposto una sosta perché il suo respiro si è fatto pesante. La mattina successiva si scopre che quel bancomat è stato svaligiato. Il vicino, un signore lunatico che non mi può soffrire, si precipita dai carabinieri e mi denuncia. Viene aperta un’indagine giudiziaria e finisco di fronte a un magistrato della procura della Repubblica. Grazie al cielo, quel pubblico ministero non riesce a provare che ho commesso quel reato e tutto finisce lì.

Perché mi sono salvato? Perché anche da noi, come in tutti in paesi civili, vale il principio che è l’accusa a dover provare la colpa di un cittadino. Mentre non vale il principio opposto, ossia che tocca all’accusato dimostrare la propria innocenza. Tuttavia in Italia è così che si comporta la cosiddetta giustizia sportiva, per lo meno quella che si occupa dei reati commessi nel mondo del calcio. In questi giorni, a Roma, sta accadendo proprio questo. E a me sembra che sia scandaloso.

Confesso di essere un pallido tifoso della Juventus. Da ragazzo avevo una gran passione per il calcio. Soprattutto per la squadra della mia città, il Casale Football Club. Erano i nerostellati perché indossavano la maglia nera con una stella bianca. L’aveva inventata all’inizio del Novecento il fondatore del club, il professor Raffaele Jaffe. Era un insegnante di religione ebraica e nel 1944, durante le razzie degli ebrei del nostro territorio, venne arrestato anche lui. Dopo qualche mese di detenzione nel campo di Fossoli, in provincia di Modena, fu deportato ad Auschwitz e subito ucciso nelle camere a gas. Aveva 67 anni.

Dopo quella per i nerostellati, la seconda passione era la Juventus. Qualcuno potrebbe domandarmi: perché la Juve e non il grande Torino? Non saprei rispondere. Una squadra di calcio è come una donna. Per quale segreta ragione mi piacciono le bionde e non le more? E mi attraggono le cicciosette, non quelle che mostrano gli spigoli?

Comunque sia, con il passare degli anni il mio tifo per la Juventus si è molto attenuato. Mi accorgo che in me sta prevalendo il medesimo scetticismo che riservo ai partiti politici. Tanto che mi domando sempre se Antonio Conte, il tecnico juventino, abbia o meno commesso il reato che un pentito gli attribuisce. Però questo dubbio non cambia il mio giudizio sul tribunale che lo sta giudicando. E che immagino si stia preparando a condannarlo.

Il mio giudizio è assolutamente negativo. Tutto l’insieme che ha portato sulla scena il super-procuratore Stefano Palazzi mi rammenta una corte marziale. Quelle che nel corso delle guerre decidono in modo sbrigativo la sorte dei soldati caduti sotto le loro unghie.

Nel primo conflitto mondiale, la guerra del 1915-1918, le corti marziali italiane hanno lavorato a più non posso. Comminando a tutto spiano pene capitali o detenzioni molto severe. Facevano giustizia? No, decidevano sulla base di una ragion di stato e sulla rabbia dei generali che ritenevano i ragazzi in divisa soltanto carne da cannone.

Il lavoro del Palazzi grande accusatore e quello della Disciplinare che decide le condanne sarebbe piaciuto molto al generale Luigi Cadorna. A torto o a ragione, il numero uno dell’esercito italiano prima di Caporetto è passato alla storia come un infaticabile fucilatore. Forse il dottor Palazzi, che guarda caso è un magistrato militare ancora in servizio, invidia la fama di Cadorna. Pensa di restare nell’effimera storia del calcio italiano come un giustiziere implacabile.

Però la giustizia che Palazzi applica si fonda su criteri che, da semplice cittadino, non riesco a digerire. Non esiste soltanto il fatto inaccettabile che spetta all’accusato dimostrare la propria innocenza. Nel tribunale della Federcalcio si fa un uso eccessivo dei pentiti, presi quasi sempre per buoni e trattati con un’indulgenza davvero eccessiva. Dalle cronache di questi giorni, ho poi appreso un’altra stranezza. Se un organo come la Disciplinare viene ricusato dalle difese, tocca alla stessa Disciplinare decidere se accettare o no la ricusazione. E di solito la respinge, come è avvenuto nel caso della Juventus.

L’insieme della giustizia calcistica mi appare un sistema malato. Il processo che ne deriva è tutto tranne che garantista. Le difese hanno le mani legate. Non possono contro-interrogare i pentiti. Vedono considerate prive di valore le dichiarazioni giurate che li smentiscono. Scoprono che un patteggiamento concordato con il procuratore Palazzi viene smentito poche ore dopo dallo stesso Palazzi. Il motivo? Si sostiene che la Disciplinare, ossia i giudici, lo abbia considerato troppo generoso nei confronti di un accusato. Pare sia avvenuto così per il tecnico juventino. Ma nessuno ce lo hai mai spiegato con chiarezza.

Il sistema della corte marziale è così ferreo da mettere in secondo piano i personaggi che lo applicano. Mi sono sempre domandato perché il giornalismo italiano non ci abbia offerto una biografia accurata di Palazzi. Un cinquantenne molto occupato. Come magistrato in servizio presso la Corte militare di Appello a Napoli, la sua città natale, e al tempo stesso come capo della Superprocura calcistica.

In questa veste guida un ufficio che, secondo il sito di Repubblica, vede al lavoro un centinaio di collaboratori alle prese con un diluvio incessante di possibili inchieste. Si racconta che dentro gli uffici di via Po, a Roma, domini un affanno caotico. Manca il tempo materiale per esaminare gli atti delle difese. Un limite grottesco al giusto processo.

Il secondo personaggio è Giancarlo Abete, 62 anni, presidente della Federazione italiana gioco calcio. Senza correre il rischio di esagerare, possiamo definirlo uno dei padroni d’Italia. Il vecchio sport del football è diventato una gigantesca presenza nella nostra società. Mette in moto affari colossali e accende la passione di milioni di tifosi. Abete governa bene il tutto?

Confesso di avere parecchi dubbi. Come accade per Palazzi, anche su Abete non esistono adeguate narrazioni o inchieste dei media. Sappiamo soltanto che viene da una dinastia di stampatori e che il fratello maggiore, Luigi, è stato presidente di Confindustria. Ma pure Giancarlo è uno che conosce bene il campo dei suoi fagioli. Tanto da essere stato per tre volte deputato della vecchia Democrazia cristiana, nelle legislature ottava, nona e decima, dal 1981 al 1992.

Abete appartiene alla burocrazia alta della Federcalcio dal 1988 e la capeggia come presidente dall’aprile 2007. Come tanti della Casta dei partiti, anche lui è un sopravvissuto della Prima Repubblica. L’esperienza dovrebbe avergli insegnato che i sistemi malati prima o poi si sfasciano.

Per questo motivo, Abete aveva da tempo l’obbligo di sapere che la giustizia calcistica rischia la morte per collasso. Prima si darà da fare per riformarla in modo profondo e meglio sarà per tutti. Dal momento che sarà «imparziale e autonoma » come sostiene lui, ma non è giusta.

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E se Bonucci battesse Palazzi

Giustizia sportiva al bivio

Le difficoltà della Procura federale dietro alla montagna di patteggiamenti.

Juventini appesi alla sentenza, ma poi urge mettere mano alle norme per evitare il mercato dei 'pentimenti'

di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.IT 05-08-2012)

Il timer della Disciplinare è stato puntato tra l'8 e il 9 agosto. Non è una camera di consiglio come tutte le altre perché, comunque finisca, la sentenza che coinvolge Conte, Bonucci, Pepe e un pezzo di Juventus rischia di riscrivere per sempre norme e rapporti di forza della giustizia sportiva. Quello che sta accandendo interessa alla Figc e al Coni forse più di quanto coinvolga Agnelli e il club torinese. La sfida è stata portata, infatti, al cuore dell'ordinamento sportivo e della sua autonomia e per la prima volta da un anno a questa parte anche il procuratore federale Palazzi che sin qui ha mietuto deferimenti e condanne con medie da medaglia d'oro olimpica, rischia di veder crollare il suo castello accusatorio.

Alla fine la scelta di rinunciare al patteggiamento e andare a processo potrebbe rivelarsi vincente. Se non per Conte, almeno per Bonucci e Pepe perché la giornata di chiusura del dibattimento con l'offerta reiterata di un accordo al ribasso da parte di Palazzi rifiutata dai calciatori bianconeri ha segnato un punto di non ritorno. Cosa accadrà adesso? E' bene analizzare le posizioni in maniera distinta perché le carte di partenza sono diverse.

BONUCCI, PEPE E BARI 'SCREDITATA' - Secondo l'interpretazione comune la voglia di Palazzi di patteggiare con Bonucci (e Pepe) arrivando addirittura ad offrire uno sconto da saldi di fine stagione non può che nascere dalla consapevolezza di non avere in mano carte blindate per vincere. Bonucci, per il quale pende una richiesta di stop di 3 anni e 6 mesi per illecito si è sentito 'offrire' la derubricazione a omessa denuncia e un fermo da 3 mesi e 20 giorni.

Pepe è passato da un anno (omessa denuncia) a 3 mesi. Il difensore avrebbe dovuto patteggiare sottoscrivendo le sue responsabilità (articolo 24) e ha rifiutato e come loro anche Salvatore Masiello e Belmonte. Solo Masiello avrebbe voluto accettare, ma il problema è che le dichiarazioni dell'omonimo Andrea Masiello su cui si fonda la ricostruzione della Procura della combine di Udinese-Bari non hanno trovato riscontri. Lo hanno messo per iscritto i magistrati di Bari (Bonucci non è indagato) e lo lasciano sospettare alcune incongruenze. Morale: se salta la credibilità di Masiello è a rischio tutto il filone barese dell'inchiesta con duro colpo per Palazzi e chance di uscire puliti per Bonucci, Pepe e gli altri compreso Portanova che si è difeso con passione e pare aver convinto la Disciplinare.

CONTE VERSO LA CONDANNA - Diversa la posizione di Antonio Conte su cui pende, dopo il pasticcio del patteggiamento ritenuto non congruo, una richiesta di 15 mesi di stop. Difficile che li prenda tutti, ma altrettanto complicato che possa uscire indenne. Le carte della Procura di Cremona sono molto approfondite anche se restano le contraddizioni nelle parole di Filippo Carobbio. L'impressione, però, è che la tesi dell'odio per motivi personali tra il giocatore e il tecnico non abbia fatto breccia. La battaglia è durissima e la Juventus pare preparata alla squalifica del suo allenatore anche se in appello e nei gradi successivi potrebbe poi puntare a limare lo stop per evitare di perderlo per tutta la stagione.

Particolare da non sottovalutare: nella montagna di patteggiamenti ci sono anche alcuni protagonisti dell'affare-Conte: il Siena (6 punti di penalizzazione), Stellini (6 mesi) e lo stesso Carobbio (2 mesi). Conte si prepara allo stop che al momento sarebbe fino al novembre 2013. Una squalifica minore (9 mesi?) lo bloccherebbe fino alla primavera. La Corte di Giustizia si riunirà il 20 agosto per l'appello. Poi il Tnas che è un organo più 'politico' e meno tecnico. Qui, in una trattativa tra Juventus e avvocati della Figc, potrebbe trovare spazio la mediazione con ricomposizione dei rapporti tra Agnelli e Abete giunti ai minimi termini con possibile deferimento del numero uno juventino in arrivo.

SENTENZE E POI REVISIONE DEL PROCESSO SPORTIVO? - In ogni caso la conclusione del terzo processo sul calcioscommesse non chiuderà la storia di questa inchiesta. In arrivo ci sono i deferimenti per le carte di Genova (derby taroccato), Napoli e altro su Cremona. Una montagna che verrà smaltita nei prossimi mesi. Poi in un modo o nell'altro andrà anche messa la parola fine. Lo stesso procuratore di Cremona Di Martino ha fatto sapere di non essere disposto ad andare avanti in eterno pure nella certezza di poter aprire nuovi fronti.

Quello che rimarrà alla fine di questa vicenda, oltre a un numero spropositato di squalifiche e provvedimenti, sarà la necessità di riscrivere almeno in parte le norme della giustizia sportiva. Non si tratta di abolire la responsabilità oggettiva, come avventatamente chiedevano alcuni presidenti suscitando le ire del Coni, quanto di riequilibrare i rapporti di forza tra accusa e difesa. Un Palazzi sconfitto dalla Juventus per Bonucci e Pepe farebbe da apripista alla rivoluzione. E poi bisognerà mettere mano alla gerarchia tra ordinamento penale e sportivo. E' impensabile che testimonianze e personaggi giudicati contraddittori e addirittura non meritevoli di alcun procedimento da un pm ordinario finiscano per essere perni nel procedimento sportivo. Calciopoli 2006 e calcioscommesse 2012 dovrebbero aver insegnato la lezione.

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CALCIOSCOMMESSE

L’arroganza e le formiche di Buffon

di MARIO BIANCHINI (IL ROMANISTA 06-08-2012)

Ha fatto sobbalzare il cuore la foto del “vero”, indimenticabile avv. Gianni Agnelli, pubblicata l’altro giorno sulla prima pagina del Romanista. Perfetto pure il titolo: “Je serve un avvocato”. Esse hanno unito insieme passato e presente, ad accentuare il clima di desolazione che attualmente si respira all’ombra della Mole bianconera. I dirigenti di oggi stanno demolendo quella immagine, seppur di facciata, costruita con il “savoir-faire” di un uomo di classe come l’“avvocato”. Per noi romanisti è stato un rivale d’eccellenza, ma con uno stile che riusciva ad attenuare pure quella certa tracotanza bianconera che non ha mai potuto farci sentire amici. Se continua così, di benevolenza ne troverà sempre meno la Juventus di questi tempi. La convinzione dell’onnipotenza è tornata a prevalere con una spocchia che non conosce confini. Già una prima provocazione era stata lanciata affidando in segno di sfida la fascia di capitano all’imputato Bonucci, accusato di frode sportiva, regolarmente in campo pure nell’amichevole con il Malaga. Che sfrontatezza. Scene di autografi e applausi ci mostrano ripetutamente gli incriminati sorridenti e protetti da mamma Juve. Come se si fosse alla sagra della spensieratezza che non potrà mai essere offuscata dai "giudici dittatoriali" i quali non vorranno mica rendersi colpevoli di lesa maestà? Ma cercando qualche fastidioso pelo nell’uovo juventino, salta fuori che in fondo non dovrebbero lamentarsi troppo.

Ci ronza nella mente una storiella, come una zanzara fastidiosa, non per alimentare polemiche ma soltanto ricordare ai bianconeri che a volte la legge “non è uguale per tutti”. Esiste nel regolamento disciplinare della Federcalcio l’inequivocabile divieto a qualsiasi tesserato di scommettere sulle gare di campionato o di qualsiasi manifestazione organizzata dall’UEFA. Molti ricorderanno lo scalpore suscitato dalla scoperta di un assegno ammontante ad 1 milione e 600 mila euro, firmato da Buffon e destinato ad una tabaccheria di Parma. Si accennò a scommesse e indagini che ne sarebbero seguite. In pieno clima di campionato europeo , la notizia ebbe lo spazio di un giorno. Non se ne seppe più nulla. Rimase solo la “sgridata” dal portiere azzurro: «Con i miei soldi ci faccio quello che mi pare». Giustissimo, il simpatico Gigi ha pienamente ragione. Che c’entra il regolamento della FIGC? Noi che non siamo “maliziosi”, immaginiamo che quell’assegno, se non sia servito all’acquisto di sigarette, visto che il giocatore non fuma, sia stato speso per le scommesse, ma per quelle esclusivamente lecite. Sia chiaro. Non ne dubitiamo minimamente. Come ad esempio per una bella puntata sulla famosa corsa delle formiche. Una competizione affascinante che sollecita ancora di più l’interesse della gente, la quale desidererebbe conoscere almeno il nome della formica vincente.

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PROCESSI E INCHIESTE ANCHE BELMONTE, CAPUTO E DE VEZZE PRESTO DAI PM

Attesa Conte e Bonucci

A Bari nuovi interrogatori

Entro giovedì le sentenze della Disciplinare: sconto possibile per il tecnico Juve

di FRANCESCO CENITI (GaSport 06-08-2012)

E' la settimana decisiva, quella che porterà alle sentenze di primo grado sulle carte del calcioscommesse relativa agli atti di Cremona e Bari. I tanti patteggiamenti hanno snellito il lavoro della Disciplinare (erano stati deferiti 45 tesserati e 13 società) che si è riunita per giudicare 25 tra giocatori e dirigenti, mentre aspettano di conoscere il loro destino soprattutto due club: il Lecce e il Grosseto per il quale il procuratore Palazzi ha chiesto la retrocessione in Lega Pro. Ma l'attenzione di tutti è rivolta alla situazione che riguarda Antonio Conte (tecnico della Juve, ma accusato per fatti riferiti al Siena), Leonardo Bonucci e Simone Pepe.

Conte Le sentenze della Disciplinare sono attese entro giovedì. Conte rischia uno stop di 15 mesi (dopo il «no» della Disciplinare a un patteggiamento di 3 mesi più 200 mila euro di multa) per due omesse denunce, ma dopo la difesa dei legali bianconeri la condanna potrebbe fermarsi a 9/10 mesi. Soprattutto potrebbe saltare una delle due imputazioni: quella per Novara-Siena. La partita su Bonucci è più complicata: il deferimento è per illecito (3 anni e 6 mesi chiesti), il patteggiamento cercato a lungo da Palazzi può aver indebolito l'accusa. La Disciplinare, però, valuterà l'insieme delle carte, le stesse che dovrebbero spedire in Lega Pro il Lecce. Esito, quindi, incerto: i giudici potrebbero confermare la richiesta di Palazzi, abbassarla a omessa denuncia (e quindi al massimo 12 mesi di stop, come per Pepe) o prosciogliere Bonucci (e anche Pepe). Difficile fare previsioni. In una assoluzione sperano anche Di Vaio, Vives e il portiere Padelli.

Polveriera Bari Intanto da stamani riprendono gli interrogatori a Bari. Sfileranno moltissimi giocatori come indagati e persone informate sui fatti. Alcuni di loro escono o sono in attesa di giudizio nel processo sportivo, quasi una situazione paradossale che confermerebbe la gravità del fenomeno. Dopo Ranocchia e Gillet, dai pm Angelillis e Dentamaro sfileranno: Stellini, Micolucci, Barreto, Lanzafame, Gazzi, De Vezze, Belmonte, Guberti, Parisi, Fusco, Ganci, Rajcic, Santoni e Caputo. E non finisce qui.

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Scommesse

Fino a giovedì interrogatori per gli ex giocatori

Da Barreto a Lanzafame

trema il Bari del 2009

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica 06-08-2012)

Sfileranno davanti ai carabinieri come si fa davanti agli arbitri nel riconoscimento della partita: sono una dozzina gli ex calciatori del Bari che a partire da oggi sino a giovedì verranno interrogati dagli investigatori che si occupano dell’inchiesta sul calcioscommesse. Andrea Ranocchia e Jean Francois Gillet lo hanno già fatto. Ora toccherà a Barreto, Gazzi, Padelli, Lanzafame, Guberti, Stellini e altri protagonisti della promozione del Bari nella stagione 2008-2009. Era il Bari di Antonio Conte e Giorgio Perinetti: secondo gli investigatori, alle spalle di allenatore e società, i giocatori avevano creato un sistema calcioscommesse. Un sistema che vedeva alle spalle scommettitori accaniti e molto danarosi, pronti a mantenere i contatti con i giocatori anche quando venivano venduti e giocavano nelle nuove squadre sparse per l’Italia.

La partita dello scandalo è l’ultima del campionato 2009, quella che il Bari perse con la Salernitana per 3-2. Andrea Masiello ha raccontato che fu comprata dai campani. E ha fatto nomi e cognomi dei suoi compagni coinvolti. Ma secondo i pm quella partita altro non fu che l’ennesimo episodio di un sistema e di una stagione che andava avanti da tempo. Per questo ora il procuratore Antonio Laudati e i sostituti Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro vogliono ascoltare (molti sono stati già iscritti nel registro degli indagati) i protagonisti di quella promozione.

Sarà una settimana molto intensa anche per la commissione disciplinare della Figc. Da valutare la posizione di sei club (anche se l’Ancona è nel frattempo fallito) e 25 tesserati. Delicate le situazioni di Lecce e Grosseto che potrebbero salutare la Serie B, ed essere retrocessi in Lega Pro. In A rischia un meno 2 il Bologna, ma è chiaro che il caso più spinoso riguarda l’allenatore della Juventus, Antonio Conte, sotto processo per un’omessa denuncia per quando allenava il Siena. E i suoi giocatori Simone Pepe (omessa denuncia ai tempi dell’Udinese) e Leonardo Bonucci (illecito quando giocava a Bari). Alla base delle accuse a Conte ci sono le dichiarazioni di Filippo Carobbio mentre Pepe e Masiello sono nell’indagine per quanto raccontato da Masiello su Bari-Udinese. «Ma in quel racconto ci sono troppe contraddizioni » sono convinti i legali della Juve. Tra giovedì e venerdì le sentenze.

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ASPETTANDO LE SENTENZE

E se Conte alla fine

stesse fuori 3-4 mesi?

Al Tnas l’allenatore bianconero potrebbe ottenere una squalifica identica a

quella rigettata dalla Disciplinare. Oggi a Bari ascoltato il collaboratore Stellini

di ALBERTO ABBATE (CorSport 06-08-2012)

ROMA - Il cerchio della Giustizia Sportiva. Non succede, ma se succede qualcuno rischia la figuraccia. C’è un “caso” mediatico su tutti: e se alla fine della “tarantella” si tornasse ai 3-4 mesi (patteggiamento rigettato da Artico) richiesti da Palazzi per Conte? Andiamo per ipotesi. La Disciplinare è riunita da ieri in camera di consiglio, il 9 agosto emetterà le sentenze di primo grado. Presumibile una riduzione della richiesta (15 mesi) per il tecnico a 9-10 mesi. Quindi ci sarà l’appello: entro il 25 agosto la Corte di Giustizia Federale potrebbe ridurre ancora la squalifica a 6 mesi. Entro 30 giorni dal dispositivo o dal deposito delle motivazioni, ci si potrà presentare al Tnas: ultimo grado di giudizio sportivo, Conte potrebbe ottenere la sconto a 3-4 mesi o persino limitare la squalifica a quel frangente (2 mesi). Sperano invece d’essere assolti già in primo grado Bonucci e Pepe, così come Di Vaio. Portanova confida di evitare l’illecito. Sono ore decisive per il loro destino.

Cruciali per la nuova inchiesta di Bari, dove Antonio Conte al momento dovrebbe essere chiamato come “persona informata sui fatti”. Sui “misfatti” di Siena si è assunto ogni colpa il collaboratore Stellini, che però è indagato in Puglia per la stagione 2008/09 in cui era un giocatore del Bari di Conte: oggi verrà ascoltato in Procura, insieme a Lanzafame. Domani toccherà a Micolucci, colui che - insieme ad Andrea Masiello - ha spifferato nuove combine: Salernitana-Bari (3-2, maggio 2009), Bari-Treviso (0-1, maggio 2008), ma ci sarebbero anche altre gare. I pm Angelillis e Dentamaro, più il procuratore Laudati, stanno indagando. Mercoledì saranno ascoltati Barreto e Gazzi. In settimana anche il portiere Santoni, Guberti e Parisi. Spifferi in Procura Federale: «Sul calcioscommesse ne avremo sino al 2014» .

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«Bonucci si salva così»

Il suo legale: «Un pentito si contraddice, la giuria vacillerà»

«Leo non ha patteggiato: cosa doveva ammettere se è innocente?

Il castello di Palazzi salvo anche col suo proscioglimento»

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 06-08-2012)

ROMA. Quasi un’ora passata a illustrare le contraddizioni di Andrea Masiello su Bonucci. Dopo l’arringa dell’avvocato Giampietro Bianchi, per la prima volta è stato il procuratore federale a chiedere una nuova via al patteggiamento.

Avvocato Bianchi, è lì che lei e Chiappero avete preso coscienza della possibilità di salvare Bonucci dai 3 anni e mezzo di squalifica chiesti da Palazzi?

«Non nascondo che in quel momento le sensazioni sono state positive, come la grande attenzione che ha prestato la Commissione. Noi avvocati la chiamiamo una causa “buona”. Poi arriva qualcuno che ti propone il 10 per cento della causa finale: se è compatibile con la volontà del giocatore, da avvocato posso anche consigliarlo. In certi casi il patteggiamento diventa un obbligo perché la pena è troppo grande. Ma Bonucci non ha voluto patteggiare e da quel momento siamo tutti più liberi di fare ciò che volevamo fare dall’inizio, cioè discutere. Probabilmente il pm ha fatto lo stesso percorso argomentativo: Bonucci non doveva essere indagato, perché il procedimento penale è finito prima di quello sportivo, e arriva a una conclusione diversa».

Ma non è che Palazzi teme di far crollare il castello accusatorio di Udinese-Bari?

«Sa cosa salva il sistema? La Procura di Bari. Che in casi come Bari-Lecce utilizza le dichiarazioni di Masiello, in altri decide di non andare fino in fondo. Il modus operandi della Procura di Bari fa tenere in piedi il castello di Udinese-Bari anche senza Bonucci. Per Masiello l’offerta alla combine passa prima dagli spogliatoi al campo, poi al pullman. Dai primi giorni della settimana al venerdì, poi al sabato, ma soprattutto da Bari a Udine. Cambia sia il tempo che il luogo. Masiello dice “sono sicuro”, poi l’ultima volta dice “ricordo perfettamente che Bonucci ci raggiunse in ritiro” mentre Bonucci li raggiunse il giovedì, ma al campo. Per la Procura, la gara nasce prima che arrivi Bonucci e termina con la famosa ipotetica telefonata. È anomalo che Bonucci venga coinvolto nell’autobus, e non nella telefonata. Ma soprattutto, Masiello prima dice che la gara la combina negli spogliatoi, lontano da sguardi indiscreti, poi al centro del pullman. Francamente certe cose non si fanno al centro del pullman, quando ti può sentire l’allenatore o il team manager. In quella partita Bonucci è la matrioska nella matrioska».

Ma la Disciplinare su cosa potrebbe vacillare?

«Su un pentito che può essere credibile in tante dichiarazioni, ma dice una cosa non credibile in un’altra. Udinese-Bari sarebbe per Palazzi comunque salva, nonostante il proscioglimento di Bonucci. La motivazione specifica di Masiello, raccontata anche dall’ordinanza, è un’attività volta a elidere il reato associativo, e la bugia potrebbe spiegarsi con la volontà di evitare l’arresto e lo spettro dell’associazione. Masiello racconta di una combine fatta con i compagni di squadra per dire che era combinata in ambito sportivo e non con Giacobbe e Carella».

Rifiutando di patteggiare in molti vi hanno dato per matti, siete proprio certi che con questa accusa convenga andare a sentenza?

«La procura con molta onestà intellettuale e morale ci ha illustrato la disponibilità di derubricare l’illecito in omessa denuncia, ma solo qualora ci fossero stati dei fatti nuovi e realmente accaduti da ammettere. Bonucci non ha fatto nulla, che doveva ammettere? È vero che ci sarebbero stati rischi penali perché a Bari non ammette nulla, ma comunque non lo avrebbe mai fatto moralmente. Avrebbe valutato l’opportunità anche nell’interesse della Juve, ma mai patteggiando ammettendo qualcosa che non ha mai fatto».

Brucia che il pentito esca con due anni e due mesi di squalifica e Bonucci rischi 3 anni e mezzo?

«Diciamo che sarebbe meglio una gradazione della pena. Il pentito che fa altri nomi beneficia di grossi vantaggi premiali, e questo può portare anche al rischio del sentito dire. O si toglie l’effetto premiale o si usa maggiore scrupolo. I giudici devono avere una maggiore discrezionalità: pene più esemplari per chi fa cose più gravi, a prescindere da ulteriori collaborazioni».

Ma ora quante speranze ci sono che Bonucci venga prosciolto?

«Alla luce delle carte processuali, la fiducia è massima. Francamente non vedo altre ipotesi diverse dall’assoluzione, anche lui è molto fiducioso. I giudici hanno ascoltato bene, erano attenti, sono convinto che valuteranno con altrettanta attenzione».

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Un rito che va cambiato

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 06-08-2012)

Adesso lo dicono tutti, avvocati e (di nascosto) anche i giudici Figc: la giustizia sportiva così non può funzionare. Dov’erano nel 2006 o nel 2011, quando si creavano le corti o leggi ad hoc per Calciopoli o la radiazione di Moggi e Giraudo? In ogni caso, bando ai rimpianti: alcune piccole proposte per evitare spettacoli deprimenti quali quelli visti all’Ostello della Gioventù. Intanto il rito: indifferibile un dibattimento con l’ascolto dei testimoni chiave in aula, specie se i processi si portano avanti sulle risultanze di indagini penali sempre a rischio revisione (quante versioni darà, alla fine dell’inchiesta barese, Andrea Masiello?); eppoi il rito: il Procuratore arriva al processo con migliaia di pagine da studiare, partendo in quarta con requisitorie light e richieste di pena immediate. E se attendesse gli esiti del processo sportivo, ascoltando anche i difensori, per poi formarsi un’idea più chiara e solo alla fine sparare le sue richieste di pena? Inseguimenti al patteggiamento come quelli di sabato si potrebbero evitare e richieste di pena shock pure.

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Dannata precisione

di GIULIANO FOSCHINI dal blog Lo zingaro e lo scarafaggio 06-08-2012

Innanzitutto grazie. Ma davvero. Siamo onorati di essere i gestori del blog che raccoglie i pensieri dei più grandi esperti di procedura penale italiana. Grazie. Davvero.

Vorremmo solo provare a dare 2 risposte volanti.

1) Dire che una persona iscritta nel registro degli indagati non è indagato è una questione che ha a che fare con la sintattica, non con la giurisprudenza.

2) Cremona ha annunciato a fine maggio la trasmissione degli atti a Bari. Non lavorando alla Tnt, o altre ditte private di spedizioni, non sappiamo se il plico è arrivato. O è stato aperto.

3) Alla base di questo dibattito c’è evidentemente un conflitto di interpretazioni tra le due procure: a Cremona hanno stabilito di iscrivere nel registro degli indagati tutte le persone accusate da Masiello. A Bari no. Avendo poi deciso Cremona di “spogliarsi” del filone barese, non ha compiuto ulteriori atti di indagine su Bari-Udinese (ecco perchè la perquisizione al solo Criscito, la vera vittima di questa storia). Toccherà eventualmente ai magistrati di Bari farlo. Oppure, se considerano chiusa la vicenda, procedere all’archiviazione della posizione di Bonucci che hanno “ereditato” dai colleghi lombardi.

Bene, nella speranza (vana) che l’argomento sia chiuso, volevamo dire questo.

Noi avevamo pubblicato il documento che certifica l’iscrizione al registro degli indagati Bonucci non perchè pensiamo che sia la prova che Bonucci sia colpevole. Ma solo per rispondere agli avvocati della Juve che, giocando con l’equivoco delle competenze, volevano far passare il messaggio che tutti i giornali italiani avessero scritto una cosa falsa. Capiamo e rispettiamo le esigenze della difesa, però…

Detto questo, noi non pensiamo che Bonucci sia colpevole. E nemmeno che sia innocente. Noi non lo sappiamo. Nè, secondo noi, nessuno potrà mai saperlo. L’unica cosa certa è che un processo farsa come quello a cui stiamo assistendo, uno spezzatino diviso in decine di filoni e chissà quanti altri ancora, non potrà mai scrivere nessuna sentenza giusta. Nè per le accusa nè per la difesa.

Un processo del genere può condannare soltanto l’unica vera colpevole di questa storia: la Federcalcio

(P.S.: Ai tifosi juventini, ma Andrea Agnelli invece di trattare i pattegggiamenti con questi qui, perchè non ha montato un gran casino? Perchè li ha legittimati? Perchè non ha seguito Conte che voleva il muro contro muro? Perchè non si è fidato dei suoi campioni?).

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Tra il pentitismo e la Juventus,

ahimè sto con la Juventus

di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 06-08-2012)

Lo so, questo piccolo spazio personale - tu chiamalo, se vuoi, blog - si è da sempre caratterizzato per un sana, robusta vena anti-juventina. Un mix di sfottò, goliardia, sana rivalità calcistica che - ahimè - in rete trova scarso apprezzamento. Di fatto il rapporto si traduce nella seguente semplificazione: un breve scritto anti-juventino seguito da insulti dei tifosi bianconeri. La risposta ironica non ha spazio di rappresentanza. Ma questo riguarda il calcio in generale, e il web in una misura ancor più universale.

Eppure, dopo aver fatto arrabbiare gli juventini anche sul caso Conte, a pochi giorni dalla sentenza sull’ennesimo filone del calcio scommesse l’uomo di giustizia che è in me deve, sia pure a fatica, imporsi sul tifoso e denunciare quel che sta avvenendo. E cioè che la giustizia italiana, ancora una volta, sta affidando le proprie decisioni a un pentito sulla cui attendibilità esistono (a dir poco) forti dubbi.

La storia è nota. Secondo il pentito Filippo Carobbio, ex giocatore del Siena, l’allora allenatore dei toscani Antonio Conte rivelò ai giocatori che la partita in programma contro il Novara sarebbe finita in parità, e quindi non avrebbero dovuto dannarsi l’anima più di tanto in campo. L’incontrò in effetti finì 2-2, ma le rivelazioni di Carobbio non hanno mai trovato alcun riscontro. Nessuno le ha mai avallate e al momento non risulta alcun giro di denaro. Insomma, la parola di Carobbio contro quella di Antonio Conte. Un po’ poco per condannare un uomo, sia pure solo dal punto di vista sportivo.

Certo, altre cose dovrebbero essere ricordate. E cioè che qui entra in campo l’essere juventini. E quindi l’insipienza di un presidente - Andrea Agnelli - che pur di ottenere uno sconto di pena (poi negato) “impone” al proprio allenatore di patteggiare. E quindi di ammettere la propria responsabilità. Ma questo vuol essere un post indulgente nei confronti della Juventus e quindi si fa finta che Andrea Agnelli nemmeno esista.

Il punto è un altro: messo alle strette e dovendo scegliere tra il pentitismo e la Juventus, persino uno come me sta con la Juventus. In un Paese che ha vissuto e subito Tangentopoli, la cui vita politica e amministrativa è quotidianemente condizionata dagli umori e dalle decisioni dei palazzi di giustizia, adeguatamente veicolati da tanti organi di informazione, anche l’incrollabile fede anti-juventina deve momentaneamente essere accantonata.

Forse sarebbe il caso che qualche signore dello sport italiano dica qualcosa sul modo in cui la giustizia sportiva sta arrivando alla propria verità. Una modalità che sembra lontana anni luce da quella che tutti noi ci augureremmo se dovessimo trovarci nei panni di Antonio Conte.

p.s. che poi noi nei panni di Conte non ci troveremmo mai e poi mai perché non siamo juventini è un altro discorso. Lo riprenderemo un’altra volta. Dopo questa parentesi, che può essere considerata un’eccezione nel senso matematico del termine.

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comment

The FIGC is Executing The Innocent

Because of the FIGC's "guilty until proven innocent" policy, It seems Conte lost the war before it even began

by IDAN WALLER (SOCCERISSUE 06-08-2012)

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Conte. Guilty?

Juventus supporters are fuming. Their messiah, the former capitano and current manager Antonio Conte, is facing a potential hefty 15 months suspension by the Italian football association (FIGC).

And they’re not alone. As many as 13 teams and 44 individuals are involved in the latest Italian scandal – the Calcioscommesse.

All hell broke loose last year when it was discovered by Italian police that two Serie B players – Andrea Masiello and Filippo Carobio – received large chunks of cash to betray their teams and “sell” matches.

The two were investigated and claimed they were innocent but after realizing the prosecutors have a lot of evidences against them, they suddenly “recalled” others allegedly involved in the dirty world of match fixing. It was a clear attempt to soften their punishment.

Although declared innocent by the police, Conte and others found themselves facing allegations for a “non reporting offence” by the FIGC, meaning they allegedly knew about players selling their soul and matches but failed to report.

Chief FIGC prosecutor Stefano Palazzi based most of his allegations on the accounts of the two players caught. Problem is that the two called “unreliable witnesses” by police investigators. Carrobio didn’t mention Conte in his first two investigations. Besides, it is, after all, his word against Conte’s and 23 (!) other players that claimed their former teammate is bluntly lying.

As for Masiello, the lad continuously lied and changed his account of events no less than four times based on what he read in sports papers covering the scandal.

Because of the FIGC’s “guilty until proven innocent” policy, plea bargains were the answer for most individuals and teams involved. Siena’s plea bargain deal was accepted, meaning they will start the new Serie A season with a six-point deduction, but Conte’s proposal – which would have seen him serve a three-month suspension and pay a fine of €200,000 – was turned down.

After that the natural born winner said “no more” and decided to go to a trial in order to clear his name.

However, it seems that the FIGC prefers criminals over honest and innocent. It doesn’t bother with evidence before contaminating reputations and trashing careers. It seems Conte lost the war before it even began.

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A GAMBA TESA

JUVE, rottura con la giustizia sportiva con 6 anni di ritardo.

CONTE insostituibile come PIRLO, è il momento del top-player.

Se la ROMA di ZEMAN è la regina d'estate....

di STEFANO DISCRETI (Tutto.Juve.com 06-08-2012)

Doveva essere solo la stagione estiva della certificazione della rinascita bianconera post-calciopoli, dell’arrivo del campione che facesse diminuire la nostalgia nei cuori juventini per la perdita di Alessandro Del Piero.

Si sta trasformando invece in un piccolo remake dell’estate 2006, quando la Juventus fu attaccata a 360° dalla giustizia sportiva e dai media. Violentata nella sua storia quasi fino ad esser annientata.

Parziale e piccolo remake perché a differenza di 6 anni fa la Juve non è accusata direttamente ma si sta trovando pesantemente coinvolta nello scandalo calcio-scommesse per conto di alcuni importanti attuali tesserati, tra cui “il condottiero” Conte, Pepe e Bonucci a cui vengono contestati vari livelli di illecito sportivo, eventualmente compiuti però durante la permanenza in altre squadre. Meglio specificarlo sempre.

Ed è paradossale che Andrea Agnelli e la proprietà della Juventus siano arrivati proprio in questa circostanza allo scontro totale contro la Figc e le regole della (in)giustizia sportiva con 72 mesi di ritardo, dopo avergli permesso negli anni passati di fare il buono e il cattivo tempo.

Forse però dopo l’umiliazione pubblica ricevuta nei giorni scorsi, con il rifiuto della Disciplinare ad accettare il patteggiamento concordato tra i legali di Conte e Palazzi, la proprietà bianconera proprio non avrebbe potuto fare altrimenti. Ed è perlomeno singolare che nonostante quanto subito durante e dopo Calciopoli, la stessa Juventus abbia provato a negoziare lo stesso con Palazzi e la Disciplinare.

Personalmente, da grande estimatore di Antonio Conte ( cui sono ben felice di aver dedicato il libro “L’ultimo gladiatore”), difficilmente avrei digerito il patteggiamento.

Conoscendolo direttamente, uno come Antonio sempre leale e con la cultura del sacrificio e della vittoria come obiettivo unico non meritava una macchia del genere, seppur compromesso suggerito dalla proprietà per puntare al male minore per una S.p.a. come la Juventus, società che fattura milioni di euro ogni anno.

Per i tifosi passionali e nostalgici però meglio andare allo scontro a qualsiasi costo pur di dimostrare a tutti la propria innocenza e con la grande occasione di mettere con le spalle al muro una giustizia sportiva arcaica basata su principi non democratici, in cui l’accusatore è premiato e creduto più dell’accusato e dove bisogna dimostrare pubblicamente la propria innocenza, senza poter utilizzare o quasi prove a discolpa... Un dubbio nel frattempo: ma dopo la squalifica complessiva per 2 anni e 6 mesi per patteggiamenti vari è il caso di tenere ancora in bella vista Stellini accanto a Conte? Chissà come andrà a finire questa nuova brutta vicenda extra-calcistica. Di certo Andrea Agnelli ha l’obbligo di dimostrare con i fatti che la Juve non è più quella di Dr.Cobolli & Mr.Gigli, Presidente che un giorno si arrabbiava minacciando rivolte epiche e quello successivo sorrideva allegramente a braccetto con i rivali ritirando ricorsi al Tar…

Tutto questo caos ha comunque di sicuro creato confusione nel mercato bianconero e non solo per il rischio di perdere Pepe e Bonucci per squalifica ma soprattutto rallentando la corsa al top-player.

Se la Roma di Zeman, che compra Piris, Dodò, Bradley, Castan, Tachtsidis, Destro e Balzaretti viene ritenuta la regina del mercato estivo vuol dire che il livello del calcio italiano è ulteriormente diminuito e non bisogna abbassare la guardia nemmeno un secondo perché in mezzo a questa mediocrità i valori del campionato possono cambiare in un attimo.

La Juve fallimentare dei due settimi posti consecutivi è diventata un’armata imbattibile con l’arrivo di un fenomeno sul campo, Pirlo e uno in panchina, Conte.

Sono bastati 2 uomini a cambiare le gerarchie di un torneo sempre più povero, sia a livello economico che tecnico.

L’obbligo di arrivare quindi al top-player per la Juve è oggi ancor più fondamentale di ieri alla luce della possibile squalifica di Conte, uno dei 2 fattori principali dello scudetto bianconero dell’anno passato.

Sottovalutare l’importanza di non avere Conte fisicamente sulla panchina juventina sarebbe un errore imperdonabile e superficiale come quello fatto dal Milan nello scaricare il fenomeno Pirlo, mettendolo da parte come un ferro vecchio…

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PRIMAPAGINA

Conte, Bonucci, Pepe:

tutti i buchi neri di Palazzi.

Questa non è giustizia

di XAVIER JACOBELLI (calciomercato.com 06-08-2012)

A mano a mano che si avvicina la sentenza della Commissione Disciplinare, i buchi neri del castello accusatorio costruito da Palazzi si allargano a dismisura.

Sono così grandi che li vedrebbe anche Curiosity da Marte. Attenendoci rigorosamente ai fatti, mettiamoli a fuoco l'uno dietro l'altro. Così, il giorno del giudizio sarà interessante verificare se la verità avrà trionfato.

CONTE E IL PENTITO. Il paleolitico sistema della giustizia sportiva italiana attribuisce all'incolpato l'onere della prova, come ai tempi dell'Inquisizione; proibisce agli avvocati di controinterrogare i pentiti, induce il Procuratore Federale ad affermare, di fronte alla montagna di documenti prodotta dalla difesa di Bonucci e Pepe: "Non c'è più tempo". Non c'è più tempo? Ma che razza di parole sono queste? Abete, è così che si amministra la giustizia sotto il regime della Figc? Per fare luce sul verminaio delle commesse è indispensabile che la giustizia si prenda tutto il tempo che le serve: qualora, per questo e per gli altri procedimenti di questi giorni si fosse arrivati a sentenza anche a campionato iniziato (come peraltro succederà per il troncone napoletano dellì'inchiesta e il noo troncone barese) che cosa sarebbe cambiato? Ma possibile che la fretta di Calciopoli non abbia insegnato nulla?

Abbiamo già parlato a lungo del clamoroso dietrofront di Palazzi sul patteggiamento proposto dalla difesa di Conte il 1° agosto (3 mesi di squaliica e 200 mila euro di multa) e avallato dallo stesso procuratore federale che, dopo essere stato sconfessato dalla Disciplinare, il giorno dopo quintuplica la pena richiesta per l'allenatore.

Ma la prima domanda è: se Palazzi ritiene credibile il pentito Carobbio, allora perchè ha deferito Conte per omessa denuncia e non per illecito sportivo? Annota nell'intervista rilasciata a Gianluca Minchiotti per www.calciomercato.com, il giudice Piero Calabrò, che non è un passante all'esterno delle aule di tribunale, ma un fior di magistrato, "in pratica, per fare un esempio, se sono accusato di rapina, non posso essere condannato per furto". E ancora: perchè, per Larrondo, deferito per illecito sportivo, è stato accettato il patteggiamento di tre mesi e a Conte, deferito per duplice omessa denuncia, è stato negato dalla Disciplinare?

Seconda domanda: se 23 tesserati smentiscono Carobbio e se la procura crede a Carobbio e non a loro, perchè non ha deferito anche loro? O Conte la partita con il Novara l'ha combinata da solo.

Terza domanda: è vero, come sostiene l'avvocato De Renzis, legale di Conte, che Carobbio ha cambiato versione per 5 volte? Ed è vero che l'ha fatto sempre adeguandosi a quelle di Gervasoni?

Quarta domanda: i legali di Carobbio si sono chiesti pubblicamente chi sia il mandante di Stellini. Bene. Ce lo dice, Palazzi, chi sia il mandante di Stellini?

Quinta domanda: perchè il19 gennaio, davanti ai giudici di Cremona, Carobbio non parla mai di Conte e il 29 febbraio, davanti a Palazzi, invece lo accusa? Carobbio è credibile quando va a Cremona o quando depone a Roma?

BONUCCI E PEPE. La giustizia sportiva si muove sulla base degli atti e dei riscontri della giustizia ordinaria.

Prima domanda: se Bonucci e Pepe a Bari non sono manco stati indagati per la partita Udinese-Bari, perchè Palazzi li ha deferiti, uno addirittura per illecito (Bonucci) e l'altro per omessa denuncia (Pepe)?

Seconda domanda: davanti ai pm, il pentito Masiello non ha mai tirato in ballo i due giocatori. Davanti a Palazzi l'ha fatto, ma ha cambiato per tre volte la sua versione. E' credibile?

Terza domanda: perchè Palazzi deferisce Bonucci per illecito sportivo, ma durante i dibattimento, chiede alla difesa del giocatore se accetti il patteggiamento in cambio della derubricazione a omessa denuncia?

Quarta domanda: se il pentito è credibile, se Palazzi è convinto della colpevolezza di Bonucci, deve andare avanti come un rullo compressore sino ad ottenere la condanna del deferito, altro che preoccuparsi del patteggiamento via derubricazione. O no?

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PRIMAPAGINA

Calabrò a CM:

'Processo fuori dal mondo.

Bonucci e Pepe assolti subito'

di GIANLUCA MINCHIOTTI (calciomercato.com 06-08-2012)

Sono attese fra mercoledì e giovedì le sentenze della Commissione disciplinare della Figc per quanto riguarda il processo sul calcioscommesse in corso all'ex ostello della Gioventù di Roma. Per quanto riguarda la Juventus, le richieste del procuratore federale Stefano Palazzi sono state pesantissime: per Antonio Conte quindici mesi di squalifica, per Leonardo Bonucci tre anni e se mesi, per Pepe un anno. Sulle richieste di Palazzi e sulla giustizia sportiva, Calciomercato.com ha chiesto un commento al giudice Piero Calabrò, tifoso doc bianconero.

Partiamo dal caso Conte: un'omessa denuncia che fa discutere...

"Al di là del tifo e della posizioni personali, sono abbastanza duro nel giudicare la strategia scelta dal procuratore Stefano Palazzi. C'è un pentito, Carobbio, che sostiene che Conte abbia commesso un illecito sportivo. Carobbio dice una cosa precisa: se Carobbio è credibile, allora per Conte è illecito sportivo, se non è credibile, allora la posizione di Conte va archiviata. L'omessa denuncia non ha senso. In pratica, per fare un esempio, se sono accusato di rapina, non posso essere condannato per furto. E poi anche la richiesta di quindici mesi non ha senso: Larrondo ad esempio ha patteggiato tre mesi per illecito sportivo, mentre per un reato minore, l'omessa denuncia, per Conte non è stato accolto un patteggiamento di tre mesi e 200mila euro di multa, e ora c'è una richiesta di quindici mesi. Da magistrato sono molto perplesso".

Poi ci sono le situazioni relative e Bonucci e Pepe. Cosa ne pensa?

"Conosco il pm di Bari, Angelillis, uno che lavora e non rilascia mai interviste, a differenza di altri pm. E ho molta fiducia nella giustizia ordinaria, nell'ambito della quale opero. Bene, a Bari Pepe e Bonucci non risultano nemmeno indagati. Sono stati ascoltati solo come persone informate sui fatti, come testimoni. Come può Palazzi, sulla base dei documenti ricevuti dalla Procura di Bari, arrivare a un'accusa di illecito per Bonucci e di omessa denuncia per Pepe? Non lo si capisce proprio. Se si va a vedere la posizione di Masiello, ad esempio, si vede che di fronte alla Procura di Bari, Masiello non ha mai parlato di Pepe e Bonucci, mentre di fronte a Palazzi ha detto cose diverse. Ha cambiato versione tre volte ed è stato giudicato ugualmente credibile da Palazzi...".

A fronte di tutto ciò, i tifosi bianconeri parlano di accanimento e la Juventus di 'dittatura' della giustizia sportiva.

"Accanimento? Più che di accanimento parlerei di un voler raggiungere risultati a tutti i costi. La posizione di Agnelli? Io avevo suggerito fin dall'inizio alla Juventus di tenere un atteggiamento duro. Sono sicuro che Conte, Bonucci e Pepe siano innocenti e quindi, per me, non aveva senso patteggiare. Non perché, in sede processuale, equivalga ad una ammissione di colpa, ma perché agli occhi dell'opinione pubblica l'esito sarebbe stato quello. Per l'immagine della nuova Juve sarebbe stato un fatto negativo, perché ai tifosi rivali sarebbe sembrata una ammissisone di colpa. A quel punto, meglio andare a processo ed essere anche condannati, piuttosto che patteggiare. All'inizio la Juve ha tentennato e ha preferito vedere se c'erano i margini per il patteggiamento, anche perché il processo sportivo è inquisitorio e non lascia spazio alla difesa. Poi però la difesa della Juve ha preso una scoppola e ora è rinsavita e andrà fino in fondo. E credo che per Pepe e Bonucci ora si possa arrivare anche ad un'assoluzione già nel primo grado del giudizio sportivo".

Giustizia sportiva inquisitoria: una riforma del sistema ormai sembra inderogabile...

"E' fuori dal mondo. L'onera della prova a carico dell'imputato è una cosa che non sta davvero più in piedi. Si dice che ci sia l'esigenza di fare in fretta, per permettere al calcio giocato di andare avanti, ma non è vero, non è così. Quello che conta in un processo è che si stabilisca la verità, non contano i tempi. Se le sentenze arrivassero a campionato in corso non cambierebbe nulla, ma il processo sarebbe di sicuro più serio. Avete visto cosa ha detto Palazzi di fronte alla montagna di carte presentata dalla difesa di Bonucci e Pepe? 'Non c'è tempo'. Una cosa fuori dal mondo".

Oltre ai processi, l'attenzione dei tifosi della Juventus in questa fase è rivolta anche al mercato, al grande attaccante in particolare. Qual è il suo sogno?

"Il mio sogno è Van Persie e credo che sia anche il sogno di Conte. Si adatterebbe perfettamente al gioco della Juve. Favorirebbe gli inserimenti dei centrocampisti. Sarebbe il Pirlo dell'attacco".

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07/08/2012 - retroscena

Juve, il giallo della difesa di Conte

I legali del club smentiscono

di voler lasciare il tecnico: «Deciderà lui»

MASSIMILIANO NEROZZI

inviato a pechino

Come non preparare una partita, la Supercoppa con il Napoli in menù qui a Pechino, è un manuale che la Juve sta involontariamente rispettando: ieri, con una lettera al presidente Andrea Agnelli, s’è dimesso Cristian Stellini, da due stagioni fidato collaboratore di Antonio Conte e, prima, suo giocatore a Bari. Fatale, dopo qualche giorno di riflessione, s’è rivelata la condanna nel processo sul calcioscommesse, con il patteggiamento a due anni e mezzo di squalifica. «Qualunque sia l’evoluzione delle vicende giudiziarie che mi coinvolgono ha spiegato Stellini - penso che sia doveroso da parte mia dimostrare serietà e sollevare l’ambiente della Juventus da un peso, cadutole sulle spalle, per fatti risalenti nel tempo ad altre stagioni della mia carriera, quando militavo in altre società». Agnelli, di fronte a una decisione «irrevocabile», ha apprezzato il gesto: «Stellini, così come durante tutta la sua esperienza juventina, dimostra grande senso di responsabilità e rispetto per i colori bianconeri in un frangente così difficile della sua vita».

Appena appiccicate sul sito del club le due lettere, è tornata al centro del dibattito anche la posizione di Antonio Conte, in serata amplificata da Sky: i legali bianconeri non difenderanno più il tecnico. Poco dopo, ecco le nota della società bianconera: notizia «destituita di ogni fondamento. Eventuali integrazioni a tale collegio saranno valutate solamente laddove, malauguratamente, il caso le renda necessario». Comunicazione rinforzata dall’intervento sul satellite dell’avvocato Michele Briamonte, membro del cda juventino e consulente legale del club: «Il collegio difensivo è unito e ogni decisione dipenderà da Conte». Per tutta la vicenda, sarebbero utili alcune glosse, come nei testi degli antichi. Di certo, restano le parole di Agnelli, «nessuno sarà lasciato solo», sigillate il giorno seguente da John Elkann, presidente di Exor, azionista di maggioranza del club: fiducia nell’allenatore. Poi è chiaro che c’è anche la cronaca giudiziaria, sportiva e non, che andrà valutata e soppesata con grande attenzione: dalla sentenza del processo sul calcioscommesse, attesa tra domani e giovedì, agli sviluppi del nuovo filone della Procura di Bari, sul medesimo argomento. Per il quale, secondo fonti investigative, presto sarà ascoltato il tecnico bianconero. Da questi sviluppi, e da qualche discussione per la decisione del patteggiamento in sede sportiva (poi rifiutato dalla Disciplinare), dipenderà appunto il rapporto tra i legali e Conte: che potrebbe cambiare, «malauguratamente», mentre già s’aggirava il nome dell’avvocato Giulia Bongiorno. Illuminante era stato Briamonte: «Non escludo nulla, dipenderà dagli eventi».

Le dimissioni di Stellini, che forse hanno risparmiato alla società una sofferta decisione, due anni e mezzo sono uno stop eterno, vanno inquadrate in tutto questo, senza ignorare la fiducia che lega l’assistente di campo all’allenatore. Qualche indizio era stato sparso, se Stellini a Pechino non aveva volato con il resto della squadra, e fino a ieri sarebbe dovuto arrivare in Cina mercoledì. Macché, ai piedi della notte, fuso di Pechino, è arrivata la notizia delle dimissioni. In molti, che non vuol dire tutti, non se le aspettavano. «Da oggi penso che sia corretto dedicarmi con tutte le forze al chiarimento di quelle vicende - ha scritto ancora Stellini che riguardano esclusivamente la mia persona e non coloro i quali hanno semplicemente condiviso con me gli spazi di uno spogliatoio». Poche ore prima, dentro all’Olympic Sports Center, campo d’addestramento juventino, Conte s’era fermato a lungo a parlare con Angelo Alessio, suo vice: magari stava parlando di tagli, di pressing e schemi, ma l’espressione era preoccupata. In fondo sabato ci sarebbe anche una Supercoppa: come non esserlo?

Chiedo scusa all'amico GD se ho anticipato qualcosa

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Qui Juve

07/08/2012 - retroscena

Juve, il giallo della difesa di Conte

I legali del club smentiscono

di voler lasciare il tecnico: «Deciderà lui»

MASSIMILIANO NEROZZI

[cut]

Chiedo scusa all'amico GD se ho anticipato qualcosa

:cheers:.read

Maddeche?

Ho bisogno di ferie e credo che salteranno quelle

agostane previste nella Tuscia bonucciana.

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CORRIERE DELLA SERA 07-08-2012

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UN CICLONE SU CONTE!

Quelle urla da Bari

che fanno paura

di PAOLO DE PAOLA (CorSport 07-08-2012)

La vicenda Conte si complica in maniera forse definitiva. Non entriamo nella divisione concettuale fra colpevolisti e innocentisti. C’è chi improvvisamente scopre di aver visto carte che non proverebbero nulla e chi ce l’ha con la Juve (che non c’entra) puntando, a prescindere, il dito contro il suo allenatore. Gli estremi si elidono e resta la sostanza della vicenda con due aspetti fondamentali: 1) il rapporto che si complica fra la Juve e Conte; 2) una giustizia sportiva sconcertante per la comprensione popolare. Cominciamo da quest’ultima: come si possono pattuire (ci rivolgiamo a Palazzi) 3 mesi di condanna e poi chiederne 15? O percorrere un giro dell’oca così semplificato: il 9 agosto la Disciplinare assegnerà 10 mesi a Conte, entro il 25 agosto la Corte di Giustizia Federale (l’appello) potrebbe ridurre la squalifica a 6 mesi. Infine, entro 30 giorni, la conciliazione o l’arbitrato al Tnas potrebbe ulteriormente limare la condanna per farla tornare ai 3-4 mesi iniziali. A che serve tutto ciò? E non sarebbe più logico inserire la conciliazione/arbitrato fra il primo e secondo grado anziché alla fine?

Ma veniamo al primo punto. La Juventus ha attuato un piano difensivo complesso che andrebbe approfondito. Il presidente Agnelli considera tutti i suoi uomini componenti di un’unica squadra e li protegge con assoluta coerenza e lealtà. A condizione, ovviamente, che questa lealtà venga ricambiata. Se qualcosa muta in maniera determinante nel patto stabilito con chiunque entri nel gruppo si accettano poi anche le inevitabili conseguenze. E allora ognuno diventa padrone del proprio destino. La vicenda Stellini con le dimissioni del collaboratore di Conte propone una svolta importante: è la fine di un primo rapporto significativo. In una nota ufficiale la società avverte che non ci saranno variazioni nel collegio difensivo di Conte però è cronaca di qualche giorno fa l’uscita dell’avvocato Michele Briamonte. La prudenza è d’obbligo, ma a Briamonte potrebbe far seguito anche l’avvocato Luigi Chiappero. Ovviamente Conte sarà liberissimo di aggiungere altri legali, si fa il nome di Giulia Buongiorno, da affiancare ad Antonio De Renzis, ma qualcosa sta cambiando e non c’entra la qualità degli avvocati che escono (quelli della Juve) o che entrano (quelli di Conte). I prossimi giorni saranno determinanti e sveleranno i motivi di ciò che sta accadendo in rapporto alla consistenza dei fatti che arriveranno da Bari. La caduta di Stellini non è un bel segnale. Per niente.

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LA SENTENZA IN ARRIVO GIOVEDI’

Stop di 10 mesi

all’allenatore

Bonucci assolto?

Sentenza immediatamente esecutiva: Conte fuori tutta

la stagione senza sconto (o assoluzione) in appello

Contraddizioni nel racconto del pentito: la Disciplinare

pronta a prosciogliere il difensore da ogni accusa

di ETTORE INTORCIA (CorSport 07-08-2012)

ROMA - Uno schiaffo e una carezza, un urlo di rabbia ma anche una speranza. Perché nella sentenza della Disciplinare che sarà depositata giovedì la Juve non troverà solo un lungo stop per il suo condottiero, Antonio Conte, quantificato in 10 mesi, ma ha concrete possibilità, stando alle indiscrezioni che filtrano dalla camera di consiglio, di non perdere Leonardo Bonucci. Sì, perché per il difensore azzurro si profila un proscioglimento da ogni accusa: Palazzi lo aveva deferito per illecito sportivo chiedendo 3 anni e 6 mesi di stop.

CONTE A GIUGNO - Dieci mesi di squalifica ad Antonio Conte per omessa denuncia, cinque in meno rispetto a quanto aveva chiesto l’accusa. Comunque il triplo rispetto ai tre mesi con i quali il tecnico bianconero sperava di cavarsela attraverso il patteggiamento, approvato da Palazzi ma rifiutato dalla Disciplinare. Eccola la prima anticipazione che emerge dai lavori della Commissione Disciplinare Nazionale presieduta da Palazzi e attualmente al lavoro in contemporanea con due collegi difensivi. Uno è chiamato a giudicare il filone di Cremona, l’altro la parte del processo relativo all’inchiesta di Bari. Per entrambi i processi la sentenza è attesa per giovedì e sarà immediatamente esecutiva. Vuol dire che, calendario alla mano, Conte resterebbe lontano dalla panchina fino al 9 giugno 2013. Saltando per intero la stagione: campionato, Champions e Coppa Italia.

APPELLO - Lo stop è immediatamente esecutivo ma Conte potrà proseguire la sua battaglia davanti alla Corte di Giustizia Federale. Se non dovesse ottenere il prioscioglimento dalle accuse di duplice omessa denuncia, potrebbe quanto meno ottenere una riduzione della squalifica, diciamo uno sconto di un mese, un mese e mezzo. Il che significherebbe poter tornare in panchina per le ultime gare della stagione. Se anche la Corte di Giustizia Federale dovesse condannarlo, si giocherebbe tutto davanti al Tnas: è lì che realisticamente si può strappare uno sconto più importante.

IL PROCESSO - Il giudizio di primo grado ha già riservato clamorosi colpi di scena per quanto riguarda Antonio Conte. Il tecnico bianconero era pronto ad affrontare il processo per dimostrare la propria innocenza. Poi s’era convinto ad accettare l’idea del patteggiamento: una forzatura, perché lui, Conte, puntava al proscioglimento. Ma era l’unico modo per limitare i danni. Sui 3 mesi di stop più 200 mila euro di ammenda gli avvocati e il procuratore Palazzi avevano trovato un’intesa ma la Disciplinare ha detto no. Accantonata l’ipotesi di una seconda istanza di patteggiamento, Conte è andato fino in fondo. Ma siamo solo al primo round.

BONUCCI SPERA - Chi spera è invece Leonardo Bonucci che, stando alle indiscrezioni, va verso il prioscioglimento da ogni accusa. Era stato deferito per illecito sportivo per Udinese-Bari 3-3 del 2009-2010, la stessa gara che vede coinvolto Pepe (omessa denuncia, all’epoca giocava in Friuli). I giudici della Disciplinare avrebbero riscontrato delle contraddizioni nel racconto di Andrea Masiello (la telefonata che l’altro Masiello, Salvatore, avrebbe fatto a Pepe prima della partita alla presenza di Bonucci) ritenendo invece credibile la versione di Bonucci e attendibile il suo alibi (era in Nazionale in quella settimana).

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SI PROFILA UNA ROTTURA FRA TECNICO E SOCIETA’

Stellini se ne va

Antonio più solo

E intanto la Juve...

Il suo assistente si dimette dopo il patteggiamento

(2 anni e mezzo) e i nuovi filoni d’indagine di Bari

Il club nega ma dal collegio difensivo di Conte potrebbe

uscire anche Chiappero legale di fiducia della Juve

L’avv. Briamonte: «Il club darà però il suo appogggio»

Come new entry gettonato il nome dell’on. Bongiorno

di ETTORE INTORCIA (CorSport 07-08-2012)

ROMA - Un po’ più solo, all’improvviso, nel momento più delicato della sua carriera, sicuramente tra i più difficili in assoluto anche sul piano umano. Nel bel mezzo di un ciclone, Antonio Conte potrebbe intanto ritrovarsi ad affrontare l’ormai inevitabile processo d’appello senza avere al suo fianco almeno uno degli avvocati della Juve. L’indiscrezione è che tra pochi giorni, dopo la sentenza della Disciplinare, dal collegio difensivo potrebbe uscire l’avv. Chiappero - il nome più gettonato come nuovo legale è quello dell’avv. Giulia Bongiorno - anche se la Juve ha smentito le voci con una nota ufficiale. E intanto Conte vede formalmente andare via dalla Juve uno dei suoi collaboratori, Cristian Stellini.

L’ADDIO - Dopo aver patteggiato complessivamente 2 anni e 6 mesi per i fatti risalenti al periodo di Siena e a quello di Bari, Stellini ha rassegnato ieri le dimissioni per «sollevare l’ambiente della Juventus da un peso, cadutole sulle spalle, per fatti risalenti nel tempo ad altre stagioni» . Un gesto che secondo il presidente Agnelli «dimostra grande senso di responsabilità e rispetto per i colori bianconeri in un frangente così difficile della sua vita» . Scelta apprezzata dalla società, sicuramente opportuna alla luce degli ultimi sviluppi: il collaboratore di Conte sarà ascoltato a Bari dove la Procura della Repubblica sta continuando a indagare sulla base delle ultime rivelazioni di Andrea Masiello e Vittorio Micolucci. Il nuovo filone barese vede iscritti nel registro degli indagati molti calciatori di quel Bari con l’accusa di concorso in frode sportiva. L’attenzione dei magistrati è concentrata su nuove partite - Bari Treviso 0-1, Piacenza-Bari 2-2, Salernitana-Bari 3-2 e Bari-Livorno 4-1 di Coppa Italia spalmate su più stagioni - per le quali, sulla base di alcune testimonianze, i magistrati sospettano addirittura un giro di soldi (stimato in 300.000 euro) che sarebbero stati spartiti tra più tesserati per taroccare le partite. Per inciso, oggi Stellini sarà interrogato insieme a Micolucci. I pm considerano queste audizioni fondamentali per capire quando ascoltare come testimoni Conte e Perinetti, ex tecnico ed ex ds del Bari.

GLI AVVOCATI - Dicevamo delle indiscrezioni emerse ieri pomeriggio sulla possibile uscita dal collegio difensivo di Antonio Conte di uno o entrambi gli avvocati di riferimento della Juve, Briamonte e Chiappero. Un’ipotesi che la Juve ha smentito con una nota affidata al sito ufficiale, specificando che « eventuali integrazioni a tale collegio saranno valutate solamente laddove, malauguratamente, il caso le renda necessarie». Sul punto, prima che la Juve diramesse il comunicato, era già intervenuto in diretta a Sky Sport24 l’avv. Briamonte (già uscito di scena dopo il mancato patteggiamento): «La Juve in ogni caso non farà mancare il suo appoggio a Conte. Il collegio difensivo è molto unito nell’attesa della sentenza della Disciplinare. L’ultima parola spetta a Conte. Io e Chiappero valuteremo in base agli eventi» . Non escludendo, appunto, novità nella composizione del pool che affianca l’avv. De Renzis, legale di fiducia di Conte. Ovviamente quei rumors suggeriscono una sola interpretazione di questa scelta: un passo indietro della Juve, peraltro clamoroso alla luce della battaglia portata avanti dal presidente Agnelli con un attacco frontale alla Figc solo pochi giorni fa. Sul piano politico e della comunicazione, in ogni modo, la Juve resta formalmente al fianco del suo allenatore, del suo ex capitano, della sua bandiera. Potrebbe, però, non schierare in trincea, davanti alla Corte di Giustizia Federale, tutti i suoi legali di riferimento. Se così fosse, qualcosa inizierebbe a muoversi.

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SE SARA’ DIVORZIO CON CONTE

Tra la Juve e Prandelli

c’è la Figc: serve

l’ok per trattare

Via libera a un Ct: accadde nel ‘96, Sacchi tornò al Milan. Altre piste: Spalletti, Nedved...

di ALBERTO POLVEROSI (CorSport 07-08-2012)

Quanto sta accadendo sull’asse Torino-Roma può indurre il club bianconero a modificare nei prossimi giorni la propria linea tecnica su Conte. Il tecnico rischia una lunga squalifica e una squadra che punta ancora allo scudetto e rientra in Champions League può aver bisogno di una presenza fissa. Trattandosi della Juve, questa “presenza” deve avere anche un nome forte e un valore riconosciuto. Ecco perché molti individuano in Cesare Prandelli, ct della Nazionale, l’eventuale sostituto di Conte.

LA PRIMA MOSSA - Sgombriamo il campo dal primo equivoco: finora nessuno della Juve (e nemmeno per conto della Juve) ha telefonato a Prandelli, che sta preparando la prima amichevole della stagione fra l’Italia e l’Inghilterra in programma il 15 agosto a Berna, gara dove peraltro non dovrebbero esserci gli juventini (e nemmeno i napoletani) di rientro da Pechino il 12, quasi alla vigilia della partenza della Nazionale da Coverciano per la Svizzera. Per arrivare a Prandelli, la Juventus deve passare per forza dalla Federazione. Questo deve essere il primo passo: non sarebbe mai il ct a rompere il contratto con la Federcalcio, contratto che scade nel 2014, al termine del Mondiale in Brasile. Viste le tensioni passate e attuali fra la Juve e la Figc, sarebbe un passaggio delicato, ma che al tempo stesso potrebbe rappresentare anche l’occasione per riavvicinare le due parti, in rottura totale dopo le ultime dichiarazioni di Andrea Agnelli e la risposta di Giancarlo Abete.

PRANDELLI NON CI PENSA - Già in passato, in un lontano passato, la Federcalcio ha concesso il “via libera” a un suo commissario tecnico. E’ successo con Arrigo Sacchi, nel dicembre del ‘96, dopo un Europeo fallimentare e mentre stava iniziando la preparazione al Mondiale di Francia ‘98. La telefonata di Berlusconi convinse il ct a tornare a Milanello e anche l’allora commissario straordinario della federcalcio, Raffaele Pagnozzi, a lasciarlo partire. La storia si è ripetuta anche di recente con Ferrara, ex allenatore della Under 21, liberato per accettare la panchina della Samp. Stavolta, però, sarebbe molto diverso. Sacchi era stato assunto da Matarrese che, dopo la sconfitta all’Europeo inglese del ‘96, non era più presidente, e Arrigo era uscito da quello stesso torneo con una batosta imprevista. Prandelli è arrivato invece con Abete che, anche durante l’Europeo in Polonia, quando le voci di un probabile divorzio fra il tecnico e la federcalcio avevano preso consistenza, ha cercato di trattenere il ct. Non solo: la Nazionale ha terminato l’Europeo da protagonista, giocando il calcio più bello insieme a quello della Spagna che ci ha sconfitti in finale. E’ a metà del suo lavoro e mira a un grande Mondiale in Brasile fra due anni.

ANCHE BENITEZ - Si può ricordare una frase di Prandelli nell’ultima conferenza stampa, quando disse che sarebbe rimasto, ad una condizione però: «Se fra sei mesi vedo che le cose non cambiano e che devo allenare una squadra ogni otto mesi farò le mie riflessioni». L’Europeo ha reso ancora più forte il legame fra il ct e il suo gruppo e non sarà lui a fare il primo passo per andarsene, a meno che (ma questo potrebbe accadere appunto fra qualche mese) non si renda conto che i suoi sforzi vengono vanificati dall’atteggiamento di tutto il calcio italiano. Si può ricordare pure che anche quando lasciò la Fiorentina il suo nome venne accostato alla panchina della Juve. Ma oggi, per spingerlo a lasciare a metà il suo lavoro, ci vorrebbe una robusta opera di convinzione legata alle prospettive e non tanto all’aspetto economico. Altri nomi importanti in giro non ce ne sono. Lippi dovrebbe lasciare la Cina, Capello dovrebbe mollare la federcalcio russa che l’ha appena assunto. Potrebbe riaffiorare il nome di Spalletti, che però sta vivendo una grande stagione allo Zenit. Resta Rafa Benitez, ex tecnico dell’Inter. Oppure Pavel Nedved, la scelta interna, con Carrera allenatore di campo.

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GIORNATA CHIAVE PER L’INCHIESTA

Oggi sarà interrogato a Bari

Stellini davanti ai giudici, c’è anche Micolucci. Ieri Gazzi e De Vezze non si sono presentati

di ANTONIO GUIDO (CorSport 07-08-2012)

BARI - Cristian Stellini, sino a ieri collaboratore tecnico nella Juve di Conte, che lo aveva avuto al suo fianco anche nel Siena, comparirà oggi davanti al pm Ciro Angelillis per i suoi trascorsi in maglia biancorossa. L'interrogatorio rientra nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse per il nuovo filone di presunte partite truccate riguardante Bari-Treviso 0-1 nella stagione 2007-2008 e Salernitana Bari 3-2 della stagione successiva, quella della promozione dei pugliesi in serie A. Stellini era stato convocato per venerdì scorso con Ranocchia e Gillet, ma poi era stato costretto a chiedere un rinvio, subito accordato. Verrà ascoltato oggi anche Vittorio Micolucci, notoriamente vicino ad Antonio Bellavista nei tre anni in cui ha indossato la maglia del Bari. Andò via nell'estate del 2007 con l'arrivo di Giorgio Perinetti che gli dette il benservito dopo la salvezza faticosamente raggiunta da Beppe Materazzi. E' stato proprio un fax di Micolucci, che aveva raccolto le confessioni di un suo amico, Aldo Guarino, insieme alle rivelazioni di Andrea Masiello al procuratore federale Palazzi, che hanno svelato nuove presunte combine. Ieri mattina dovevano comparire davanti ai magistrati baresi anche i centrocampisti Andrea Gazzi e Daniele De Vezze, entrambi indagati per frode sportiva. L'interrogatorio di Gazzi, attualmente in forza al Torino, è saltato per un impedimento del giocatore che domenica era impegnato nell’amichevole che la squadra di Ventura ha disputato a Novara. Si è avvalso, invece, della facoltà di non rispondere Daniele De Vezze, che prese parte alla partita contro la Salernitana rimediando un'ammonizione per scorrettezze. Rinviato a data da destinarsi l'interrogatorio di Alessandro Gazzi, ora al Toro, sono state fissate per mercoledì 8 agosto le audizioni degli attaccanti Barreto, Lanzafame e Caputo. Mentre il giorno successivo toccherà a Guberti, Parisi e Marco Esposito presentarsi davanti ai magistrati della Procura di Bari. L'inchiesta mira ad individuare altri scenari ed il coinvolgimento della criminalità organizzata barese.

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DALLO STAFF JUVE

Si dimette Stellini

È soltanto il primo?

di DOMENICO LATAGLIATA (il Giornale 07-08-2012)

Aria (sempre più) pesante intorno alla Juventus, suo malgrado coinvolta nella vicenda scommesse. Ieri, alla vigilia dell'interrogatorio che oggi sosterrà in Procura a Bari, si è dimesso Cristian Stellini, dal 2010 collaboratore tecnico di Conte, già condannato a due anni e sei mesi per vicende risalenti sia al periodo di Siena che a quello nel capoluogo pugliese: Agnelli ha preso atto parlando di «grande senso di responsabilità e rispetto per i colori bianconeri». Nel frattempo, si sono diffuse voci circa la possibilità che si possa verificare un cambio nel collegio difensivo di Conte, con l'uscita di Luigi Chiappero (legale della Juventus) e l'ingresso di Giulia Bongiorno. La Juve ha replicato subito parlando di «notizia destituita da ogni fondamento: eventuali integrazioni a tale collegio saranno valutate solamente laddove, malauguratamente, il caso le renda necessarie». Poi però l'avvocato Briamonte, membro del Cda bianconero e lui pure difensore del tecnico juventino insieme ad Antonio De Rensis, ha precisato che «su eventuali sostituzioni, la decisione ultima spetta ad Antonio Conte. Fino al primo grado andremo avanti di pari passo, poi valuteremo». Potrebbe suonare come uno smarcamento: non resta che attendere.

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IL MATTINO 07-08-2012

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Stellini si dimette

A Bari l'inchiesta

stringe il cerchio

L'ex collaboratore di Conte oggi sentito dai pm

E il tecnico della Juve ingaggia la Bongiorno

di FRANCESCO CENITI (GaSport 07-08-2012)

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Una lettera di dimissioni, una mezza smentita, un acquisto in «difesa» e gli interrogatori che proseguono a Bari per tutta la settimana. Ieri è stata una giornata particolare per Cristian Stellini: il collaboratore di Antonio Conte alla Juve si è dimesso con una nota spedita al presidente Agnelli. Oggi l'ex giocatore del Bari, indagato per frode sportiva, sarà sentito dai pm nel nuovo filone d'inchiesta sul calcioscommesse. Ma c'è un'altra notizia che interessa l'allenatore bianconero: l'ingaggio di Giulia Bongiorno come avvocato di fiducia da affiancare all'altro legale personale, Antonio De Rensis. L'incarico diventerà effettivo nell'eventuale processo d'appello, vale a dire solo se Conte dovesse uscire con una condanna dalla sentenza della Disciplinare attesa per giovedì mattina (15 mesi la richiesta di Palazzi per due omesse denunce).

Frizioni La società ha smentito l'uscita dal collegio difensivo di Luigi Chiappero, legale del club. Ma che la situazione sia in evoluzione è sotto gli occhi di tutti. Lo stesso Michele Briamonte (altro avvocato della società oltre che membro del Cda) ha ammesso: «Se non ci sarà l'assoluzione che tutti auspichiamo, ci potrebbero essere delle modifiche o integrazioni». Insomma, l'unità è salva fino al primo grado e le frizioni restano per ora mascherate, ma ci sono. La Juve sta seguendo con grande attenzione lo sviluppo delle inchieste (non sottovalutandole) e studierà bene mosse e varianti a tutela del club (non coinvolto). Agire con legali esterni potrebbe anche essere un modo per avere mani totalmente libere. Una cosa è certa: la dirigenza in questo momento mette la tutela del club sopra ogni cosa. E i ringraziamenti di «prassi», ma gelidi nei confronti di Stellini (ha appena patteggiato una squalifica di 2 anni e 6 mesi, ammettendo l'illecito di AlbinoLeffe-Siena) ne sono una dimostrazione lampante. La nuova inchiesta di Bari investe in pieno l'oramai ex collaboratore di Conte che nella lettera di dimissioni scrive: «Penso sia corretto dedicarmi con tutte le forze al chiarimento di quelle vicende, che riguardano esclusivamente la mia persona e non coloro i quali hanno semplicemente condiviso con me gli spazi di uno spogliatoio».

L'inchiesta I pm di Bari sembrano avere prove a sufficienza per incastrare diversi giocatori. «Una scuola di calcioscommesse», è la definizione di un investigatore per spiegare il sistema. Giovani giocatori iniziati alle combine dai «senatori»; soldi da divedere negli spogliatori; gare vendute; scommesse clandestine; un giro d'affari ambiguo e capitali da riciclare. Insomma, un vero laboratorio nel quale i calciatori erano inseriti nel meccanismo. I pm giudicano altamente attendibili le rivelazioni fatte da Andrea Masiello e Vittorio Micolucci (oggi sarà sentito come persona informata sui fatti). Per ora nel mirino Bari-Treviso 0-1 (maggio 2008) e Salernitana-Bari 3-2 (maggio 2009), ma ci sarebbero altre partite combinate. Ci sono state, infatti, le prime ammissioni: solo una collaborazione può salvare i calciatori coinvolti da una squalifica pesante. La scorsa settimana dai pm Angellilis e Dentamaro sono sfilati Ranocchia e Gillet. Ieri è toccato a De Vezze (si è avvalso della facoltà di non rispondere), mentre è slittato l'interrogatorio di Gazzi. Oggi tocca appunto a Stellini e Micolucci, domani a Barreto, Lanzafame e Caputo. Giovedì sarà la volta di Guberti, Parisi e Marco Esposito. Ed è probabile che entro agosto siano ascoltati come persone informate sui fatti anche Conte e Perinetti (ex tecnico ed ex d.s. di quel Bari).

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La Juve scossa dall’inchiesta

Stellini si dimette, Conte trema

Da Agnelli nessuna difesa: “Ne prendiamo atto”

Il collaboratore del tecnico ascoltato oggi dalla procura di Bari per concorso in frode sportiva

In caso di appello, è probabile che l’allenatore non riceva l’appoggio legale della società

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 07-08-2012)

Siccome i tifosi, e anche gli juventini, sono uguali in tutto il mondo, ieri pomeriggio a Pechino c’erano cinquecento cinesi vestiti con maglie taroccate a regola d’arte (tre stelle, trenta scudetti) che cantavano, pieni d’entusiasmo, cori contro il procuratore Palazzi. Però l’ipotesi che i bianconeri siano vittima di un complotto giudiziario sta clamorosamente perdendo quota anche all’interno stesso della società, e lo dimostrano alcuni indizi che s’allungano come ombre sul destino di Antonio Conte, la cui posizione alla guida della squadra non è più così solida come sembrava qualche giorno fa.

Intanto, ieri si è dimesso il suo collaboratore più stretto, Cristian Stellini, appena squalificato per due anni e mezzo dalla commissione disciplinare: si tratta di dimissioni caldamente suggerite dal club. E poi, se Conte deciderà di fare appello qualora venisse a sua volta squalificato (la sentenza è attesa tra domani e dopodomani), quasi certamente non avrà più l’appoggio dei legali della Juve, Michele Briamonte (che è anche consigliere d’amministrazione e che già non partecipò all’arringa difensiva, una volta naufragato il patteggiamento) e Luigi Chiappero, ma dovrà tutelarsi con gli avvocati di fiducia. A Michele De Rensis potrebbe aggiungersi una celebrità, Giulia Bongiorno.

Le dimissione di Stellini sono una breccia inattesa nel muro che Agnelli aveva eretto a protezione dell’allenatore. Il collaboratore tecnico ieri ha scritto una lettera ad Agnelli, anche quella concordata con la società, in cui ha spiegato che «è doveroso da parte mia dimostrare serietà e sollevare l’ambiente della Juventus da un peso, cadutole sulle spalle, per fatti risalenti nel tempo, quando militavo in altre società. Da oggi penso che sia corretto dedicarmi con tutte le forze al chiarimento di quelle vicende, che riguardano esclusivamente la mia persona e non coloro i quali hanno semplicemente condiviso con me gli spazi di uno spogliatoio». Il tentativo di svincolare il suo destino da quello di Conte (e di Angelo Alessio, pure lui sotto processo) è evidente. Agnelli ha accettato gelidamente le dimissioni («Prendiamo atto, dimostra senso di responsabilità »), ma senza neanche un accenno di solidarietà né istituzionale né personale.

Perché le cose stanno cambiando? Perché a Bari la situazione di Stellini è delicatissima. Oggi verrà interrogato dalla procura da cui è indagato per concorso in frode sportiva in relazione a Salernitana- Bari (3-2) del maggio 2009. I pm sono convinti che la squadra campana abbia pagato alcuni giocatori baresi, tra cui Stellini, per vincere: la convinzione deriva dalle confessioni di Andrea Masiello e dai riscontri dei carabinieri. L’indagine rischia di lambire pure Conte (potrebbe essere ascoltato come persona informati sui fatti), che per quasi due anni ha comandato uno spogliatoio che, secondo in pm, era un vero e proprio laboratorio di calcio scommesse e che da quel gruppo scelse proprio Stellini per trasformarlo da giocatore in assistente, portandolo poi con sé anche a Siena. La Juve ha dunque ritenuto che da quel filone fosse meglio tenersi alla larga: è anche per questo che Conte dovrà andare avanti con i suoi avvocati, se avrà ancora processi da affrontare. In una nota, il club bianconero ha negato il disimpegno di Briamonte e Chiappero, ma impiantando il seme del dubbio: «Eventuali integrazioni al collegio saranno valutate solamente laddove, malauguratamente, il caso le renda necessario». Non poteva che comportarsi così: sgretolare nei giorni del giudizio la difesa a tre degli avvocati avrebbe senz’altro condizionato (e non a favore di Conte) la commissione disciplinare. Ma, per l’appunto, non è più vero che la Juve sarà al fianco del suo allenatore sempre e comunque, e a ogni costo. A indirizzare le prossime decisioni non sarà la sentenza del processo sportivo di questi giorni, ma gli sviluppi dell’inchiesta barese. La Juve non può più farsi coinvolgere in sentenze che non la riguardano se non di sponda, è questo il senso delle dimissioni concordate con Stellini. C’è chi giura che non saranno le sole.

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Scommesse, nuovo terremoto

Stellini e Micolucci in procura

Oggi l’interrogatorio dopo le dimissioni del vice di Conte

Ieri De Vezze si è avvalso della facoltà di non rispondere, Gazzi non s’è presentato

di ENZO TAMBORRA (la Repubblica - Bari 07-08-2012)

Quel Salernitana-Bari rispolverato dal dimenticatoio potrebbe provocare un vero e proprio terremoto. Le dimissioni di ieri di Cristian Stellini dallo staff di Antonio Conte, potrebbero essere collegate all’interrogatorio che l’ex difensore del Bari e leader dello spogliatoio biancorosso avrà questa mattina davanti ai magistrati baresi. Insieme con Stellini, è stato convocato anche Vittorio Micolucci, autore dell’esposto che, unitamente alle nuove dichiarazioni di Andrea Masiello, hanno sollevato al coperchio su quella gara di fine campionato 2008-2009, vinta per tre a due dai campani in lotta per non retrocedere contro un Bari ormai promosso in serie A.

Ma la Procura di Bari sospetta che quel risultato non sia solo il frutto delle differenti motivazioni delle due squadre, ma che dietro ci sia ben altro. Il primo a dirlo davanti al Procuratore federale è stato Andrea Masiello, che ha raccontato che quella partita fu venduta da gran parte dello spogliatoio barese: per motivi sportivi e probabilmente anche ad alcuni scommettitori, anche se su questa parte l’indagine ha ancora un punto interrogativo. A dare forza a quel racconto Vittorio Micolucci nell’esposto inviato a Palazzi dove faceva riferimento anche ad altre due partite del Bari all’epoca di Conte. «In riferimento alle partite del Bari — aveva scritto l’ex difensore biancorosso — le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana. Queste notizie le ho avute da A. G. (ndr, personaggio già coinvolto nell’inchiesta barese), un mio amico che è molto legato a Stefano Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria della Salernitana perché in quella stagione nelle ultime partite si avvicinavano alle squadre offrendo soldi. Non so chi sono ma sono sicuro che la Salernitana ha comprato quella partita». Oggi questa versione, Micolucci dovrà ribadirla davanti ai magistrati baresi, che lo hanno convocato nello stesso giorno di Stellini. Se c’è stato passaggio di denaro, è finito nelle tasche di chi? Degli ex giocatori del Bari?

È questo il punto chiave del nuovo filone di indagine della Procura di Bari, che non a caso sta facendo sfilare i senatori di quella squadra. Dopo Jean Francois Gillet e Andrea Ranocchia, ieri è stata la volta di Daniele De Vezze, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Alessandro Gazzi non si è presentato dopo averlo preannunciato con un fax. Domani sarà la volta di Caputo, Lanzafame e Barreto, mentre giovedì toccherà a Mauro Esposito, Guberti e Parisi. Gli ex biancorossi sarebbero indagati per conocorso in frode sportiva. E non è escluso che non prima di fine agosto venga ascoltato come persona informata sui fatti anche Antonio Conte.

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Il processo

Verdetto tra due giorni

Bonucci e Pepe sperano

Prosciglimento possibile: scricchiola

la credibilità di Andrea Masiello

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 07-08-2012)

Ancora 48 ore e, giovedì mattina, la Commissione disciplinare emetterà le proprie sentenze di primo grado sul processo scommesse con al centro gli atti d’inchiesta delle procure della Repubblica di Cremona e Bari. Il lavoro dei cinque giudici federali potrebbe lasciare spazio a sorprese, addirittura a colpi di scena: alcune delle richieste di pena avanzate dal pm del pallone Stefano Palazzi rischiano di essere cancellate. Il più grande punto interrogativo, infatti, ruota attorno alla credibilità di uno dei pentiti dello scandalo, quell’Andrea Masiello che ha strattonato dentro al processo, fra gli altri, Leonardo Bonucci e Simone Pepe. Per Bonucci, Palazzi ha chiesto tre anni e sei mesi di squalifica; per Pepe un anno, ma il destino del difensore e del centrocampista appare tutt’altro che segnato: la difesa degli avvocati Chiappero e Bianchi ha messo in evidenza molti punti di debolezza del teorema accusatorio della procura e non sarebbe per niente sorprendente leggere dalle motivazioni della Disciplinare attese fra poche ore addirittura il perché di un proscioglimento dei due calciatori, a dibattimento per la sfida Udinese-Bari del 9 maggio del 2010.

La credibilità di Andrea Masiello scricchiola, dunque. E sembra farlo anche nelle riflessioni che la Disciplinare sta per ultimare: se davvero fosse così anche tesserati come il granata Giuseppe Vives (a processo per Bari-Lecce del 15 maggio 2011) potrebbero sperare in una conclusione senza conseguenze del procedimento a loro carico e che ha proprio nell’accuse di Masiello la sua ragione.

Il conto alla rovescia è cominciato. Giovedì i cinque membri della corte faranno conoscere le loro decisione: se Bonucci e Pepe hanno motivi per sperare, diversa appare la posizione del tecnico Antonio Conte: per l’ex allenatore del Siena, a processo per doppia omessa denuncia nel periodo in cui lavorava nel club toscano, l’orientamento della Disciplinare è quello di arrivare a una squalifica in primo grado di dieci mesi. Dopo Ferragosto spazio al procedimento d’appello, a settembre la possibilità per le difese di presentare un ulteriore, e ultimo, ricorso al Tnas, il Tribunale arbitrale per lo sport presso il Coni.

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Conte perde un suo uomo

Stellini si dimette

di GIANNI PAVESE (l'Unità 07-08-2012)

«GLI EVENTI DELL’ULTIMO MESE MI HANNO PROFONDAMENTE SEGNATO. In poco tempo la mia prospettiva è cambiata: da componente dello staff tecnico della società campione d’Italia, obiettivo cui ho dedicato passione e professionalità , sono passato ad essere motivo di turbamento e di condizionamento per le persone con cui ho lavorato». Comincia così la lettera che Cristian Stellini ha scritto ieri al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, per dimettersi dopo il deferimento alla Commissione Disciplinare.

Stellini, 38 anni, ex difensore del Bari, lavora nello staff di Conte dal 2010 e attualmente sta scontando una squalifica di 2 anni e 6 mesi. Tirato in ballo nell’ambito dell’inchiesta del calcioscommesse con Conte e il resto dello staff del Siena, il 26 luglio 2012 è stato deferito dal procuratore federale Stefano Palazzi per illecito sportivo (Albinoleffe- Siena e Palermo-Bari) e omessa denuncia (Novara-Siena e Bari-Sampdoria, da calciatore). Il primo agosto la Commissione Disciplinare ha accolto la richiesta di patteggiamento a 2 anni e 50mila euro. Il 3 agosto è stato accolto un secondo patteggiamento richiesto da Stellini per quanto riguarda il filone della procura di Bari: al giocatore vengono accordati 6 mesi di squalifica in continuazione alla precedente squalifica.

Nella sua lettera Stellini spiega: «Qualunque sia l’evoluzione delle vicende giudiziarie che mi coinvolgono, penso che sia doveroso da parte mia dimostrare serietà e sollevare l’ambiente della Juventus da un peso, cadutole sulle spalle, per fatti risalenti nel tempo ad altre stagioni della mia carriera, quando militavo in altre società. Da oggi penso che sia corretto dedicarmi con tutte le forze al chiarimento di quelle vicende, che riguardano esclusivamente la mia persona e non coloro i quali hanno semplicemente condiviso con me gli spazi di uno spogliatoio. Con la presente, quindi, rassegno irrevocabilmente le mie dimissioni da collaboratore tecnico della Juventus, non prima di aver ringraziato lei, presidente, l’amministratore delegato Beppe Marotta, i dirigenti, Antonio Conte e tutti i calciatori, con cui ho avuto il privilegio di lavorare in questi 13 mesi. Tutti mi avete dimostrato grande solidarietà, a tutti devo grande riconoscenza». Conte perde quindi uno dei suoi uomini fidati. Forse non sarà neanche l’unico.

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Libero 07-08-2012

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CONTE: «VINCEREMO PIÙ DI PRIMA»

Il tecnico si sfoga con familiari e amici: «Sono infuriato e quest’anno faremo maggiori miracoli»

di MARIO D’ASCOLI (QUOTIDIANO SPORTIVO 07-08-2012)

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«MI HANNO fatto arrabbiare di brutto, mi sento un toro infuriato e adesso sono cavoli loro nel senso che quest’anno la Juve farà nuovi miracoli e vincerà più della scorsa stagione!». Antonio Conte, sangue caldo, uomo del sud in tutto e per tutto, si sfoga così in famiglia e con gli amici più cari. Il toro infuriato non parla che di giustizia, una giustizia che grida vendetta al cielo per chi si sente innocente al mille per mille. Questa doccia fredda è diventata insopportabilmente gelata, gli elogi per la splendida cavalcata di un miracoloso scudetto dove sono andati a finire? Un esempio: avete dimenticato che Paolo Rossi ha sentenziato che quella di Conte è la più divertente Juve degli ultimi trent’anni, superiore a quelle di Trap, Lippi e Capello? Altro esempio: avete dimenticato che Nevded lo ha definito un fuoriclasse della panchina? Terzo esempio: avete dimenticato che Montero qualche mese fa ha sentenziato che un uomo coraggioso come lui lo trovi sempre in prima linea?

E INFATTI non ha patteggiato perché «con le porcherie del calcio scommesse c’entro come il cavolo a merenda». Da uomo con la schiena diritta preferisce una dura condanna a un meschino compromesso. Certo lo accompagnano anche umanissimi dubbi, ovvero che la sua immagine, fra equivoci, chiacchiere, accuse vere o presunte venga definitivamente compromessa.

Di una cosa è sicuro: con Agnelli non rischia nulla, il presidente che pretende 437 milioni dalla Federazione per danni morali e materiali causati alla Juve non rinuncerebbe al suo allenatore neanche se le dessero cinque anni di squalifica.

PER QUESTO Conte si sente forte anche in un momento di debolezza, per questo è convinto che un briciolo di giustizia al processo non può non venire fuori, per questo pensa, nonostante tutto, che non ci sia solo l’Italia dei Carobbio e degli Schettino. Conte non commenta le parole al cianuro di Vergassola, vecchia bandiera del Siena che proprio a proposito di Carobbio, in questi giorni, ha sparato a zero: «Avevamo una serpe in seno e non ce ne eravamo accorti!».

Invece commenta la partita di Supercoppa col Napoli («Vinceremo sputando il sangue!»), aspetta quattro rinforzi (un difensore, un fluidificante di sinistra e due attaccanti) e sta pensando ai mesi di prigionia fuori dalla panchina. Un leone in gabbia che soffrirà da matti e che sta affinando l’intesa con l’amico Carrera perché vuole vincere, lo ha detto a chiare note, ancora di più. Per vendicare un’ingiustizia così grossa che più grossa non si può.

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Bufera tecnica E indiscrezioni rilanciano la rinuncia dei legali che difendono il tecnico leccese: smentite

Stellini si dimette e Prandelli torna a essere il favorito

di LUCA PASQUARETTA (QUOTIDIANO SPORTIVO 07-08-2012)

NIENTE terremoto. Per ora. Solo scosse di assestamento e voci di corridoio. Che hanno fatto tremare i tifosi della Juventus e che non escludono nulla, neanche che Conte possa lasciare la panchina della Vecchia Signora a Cesare Prandelli. Dopo le dimissioni irrevocabili - comunicate con una lettera - di Cristian Stellini, uno dei collaboratori più stretti del tecnico leccese, che la settimana scorsa ha patteggiato 2 anni e 6 mesi, ieri pomeriggio si era diffusa la voce che Luigi Chiappero e Michele Briamonte, gli avvocati che la società bianconera ha affiancato al tecnico leccese non lo avrebbero più assistito nella battaglia legale con la Procura Federale. E’ circolato il nome di Giulia Bongiorno, legale che segue la Sampdoria nel processo su scommessopoli, che potrebbe affiancare o sostituire in toto il collegio difensivo. Apriti cielo. E’ partita la corsa al chi scarica chi. Le indiscrezioni si sono susseguite. La più gettonata quella che porterebbe Conte – se condannato dalla Disciplinare ad una pena di un anno – a sua volta a dimettersi. Con il vice Alessio, che potrebbe seguirlo a ruota. A quel punto la guida tecnica di conseguenza potrebbe essere affidata a Cesare Prandelli. Immediata la smentita della Juventus sul sito della società. «La notizia relativa ad un avvicendamento nel collegio difensivo di Antonio Conte è destituita da ogni fondamento».

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SCOMMESSOPOLI ATTO DI RESPONSABILITA’

Stellini: «Lascio la Juve»

E oggi verrà sentito a Bari. Gazzi rinvia

Briamonte puntualizza: «Conte cambia avvocato? Deciderà lui. La Juve lo supporterà»

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 07-08-2012)

ROMA. Prima le dimissioni di Cristian Stellini e la lettera di commiato commentata dal presidente Andrea Agnelli , subito dopo il caso sul presunto cambio di guardia per la difesa di Antonio Conte . Pomeriggio movimentato in casa Juve, un tam tam mediatico che parte da Sky nel pomeriggio e parla di un «avvicendamento» del pool di legali a supporto di Conte. Indiscrezione smentita dalla Juve con un comunicato dal proprio sito: «Notizia destituita da ogni fondamento. Eventuali integrazioni a tale collegio saranno valutate solamente laddove, malauguratamente, il caso le renda necessarie». Si serrano invece i ranghi per procedere compatti verso l’auspicato proscioglimento, e a supporto dell’avvocato Antonio De Rensis , la Juventus andrà con l’avvocato Luigi Chiappero , e con la possibile aggiunta di Giulia Bongiorno e forse (ma più avanti) Franco Coppi . In serata sempre a Sky mette comunque ordine l’avvocato Michele Briamonte : «Il collegio difensivo sta aspettando il deposito della sentenza della Disciplinare. Ogni sostituzione o modifica sarà decisa da noi, insieme, e valutato alla base degli eventi. Ma ora siamo uniti in attesa della decisione favorevole». La Juve è con Conte, il tecnico rischia 1 anno e 3 mesi di stop qualora la Disciplinare (giovedì le sentenze) dovesse confermare le richieste di Palazzi. Conte è padrone del suo destino, è lui che deciderà come procedere in caso di mancato proscioglimento: «Ogni variazione - precisa Briamonte - spetta a mister Conte che in questa vicenda è ingiustamente accusato. La Juve non farà mancare come sempre il suo sostegno ed il suo aiuto al tecnico». Tra le cause di quella che sembra a tutti gli effetti un’integrazione al precedente pool, si è ipotizzato lo scarso feeling tra avvocati: «Contrasti? È piuttosto usuale - ammette Briamonte - in situazioni legali così complesse che ci siano diversi punti di vista: idee diverse, ma nessun contrasto con l’avvocato di fiducia di Conte, Antonio De Rensis». Una giornata caotica, condita come detto dall’addio di Stellini alla Juve. Alla sua lettera fa da contraltare il commiato del presidente Agnelli, che parla di «senso di responsabilità in un frangente così difficile della sua vita».

POLVERIERA BARESE Condannato a 2 anni e mezzo di squalifica dopo aver patteggiato, l’ex collaboratore tecnico della Juve oggi si troverà a giocare un’altra partita delicata, ma stavolta a livello penale. Dopo le rivelazioni di Andrea Masiello su nuove gare del Bari 2008/09, gli inquirenti a servizio dei pm Angelillis e Dentamaro , hanno intavolato una serie di interrogatori che mirano ad aprire il fronte su quella stagione dei Galletti che risulterebbe in parte taroccata. Stellini è atteso stamattina a deporre al comando provinciale dei carabinieri di Bari, ha preso l’aereo ieri appena rassegnate le dimissioni dalla Juventus, in serata era già nella sua Bari per difendersi dall’accusa di frode sportiva. Gli inquirenti lo ritengono una delle posizioni cruciali, anche per via della sua amicizia con Angelo Iacovelli (sentito giovedì), proseguita ai tempi di Siena, anche lui finito nel ciclone di quella che ad oggi gli 007 considerano «la scuola dei taroccatori». Una polveriera che coinvolge diversi altri giocatori, e dopo di lui oggi sarà sentito Micolucci . Lui Bari la conosce per averci giocato tre anni, ma fino al 2007, anche se poi i contatti proseguirono con l’aggancio di Bellavista . Udite le ammissioni di Masiello a Palazzi , anche Micolucci si è affrettato a dire «lo sapevo anche io, confermo», ma su questi punti la procura federale ha piazzato da subito degli omissis proprio perché ci stava lavorando già la magistratura. Che in questo frangente ha alzato il livello di guardia, e proprio per evitare la fuga di notizie sta agendo con il massimo della riservatezza. Già sentiti Gillet e Ranocchia la settimana scorsa, con l’interista che si è avvalso della facoltà di non rispondere, ieri si è ripreso con l’audizione di Daniele De Vezze , ma anche lui non ha parlato. Slittata invece quella di Alessandro Gazzi , che da Torino ha inviato un fax con cui annunciava la sua impossibilità a comparire. Si ritiene innocente, ma comunque anche lui potrebbe non parlare in attesa di conoscere gli atti. Domani sarà la volta di Vitor Barreto , Davide Lanzafame e Francesco Caputo , mentre giovedì sono attesi Marco Esposito , Stefano Guberti e Alessandro Parisi.

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Holding di famiglia. Le svalutazioni del calcio

La Sampdoria dimezza gli utili

della San Quirico dei Garrone

IL PESO DEI BLUCERCHIATI

Il bilancio 2011 si chiude con un risultato netto di 5,2 milioni di euro dopo rettifiche di valore per 25,7 milioni

di ANDREA GIACOBINO (Il Sole 24ORE 07-08-2012)

La passione calcistica per la Sampdoria costa cara alla famiglia Garrone, proprietaria del gruppo quotato Erg, con 25,7 milioni di euro di svalutazione sulla squadra blucerchiata che colpiscono il bilancio 2011 della cassaforte San Quirico che ha finanziato il team nello stesso anno per 21,4 milioni, ha rilasciato a suo nome fideiussioni e garanzie per 49,8 milioni e qualche settimana fa ha erogato un altro prestito di 25,7 milioni. Questo spiega perché il rendiconto civilistico ha visto l'utile dimezzarsi a 5,2 milioni dagli 11,3 milioni dell'esercizio precedente, anche se a fine dello scorso anno i Garrone si sono distribuiti un dividendo di 9,6 milioni. Le cose sono andate decisamente meglio a livello consolidato perché i ricavi della gestione caratteristica sono saliti da 5,3 a 6,7 miliardi, il margine operativo lordo da 145,8 a 182,4 milioni e il risultato netto è passato da una perdita di 14,5 milioni ad un utile di 2,3 milioni. Migliora anche la struttura patrimoniale di San Quirico visto che il rapporto di indebitamento (totale attivo/capitale proprio) si riduce da 2,9 a 2,72.

Nello specifico, a fronte di un patrimonio netto di gruppo stabile a circa 1 miliardo, l'indebitamento finanziario a lungo termine si contrae da 1,2 a 1,1 miliardi e la posizione finanziaria netta si riduce da -501 a -25 milioni. I versamenti a Sampdoria Holding nel corso dell'anno sono stati molteplici, sia a favore di Sampdoria Holding sia di Uc Sampdoria e ad essi vanno aggiunti i rilasci di fideiussioni per la squadra a diverse banche, tra cui Banca Popolare di Lodi, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Monte dei Paschi di Siena, Ubi Banco di San Giorgio e Unicredit. E tuttavia il conto economico ha accusato un writeoff di 25,7 milione proprio sul team blucerchiato «per adeguare - dice la nota integrativa - il valore di carico alla corrispondente frazione di patrimonio netto della partecipata». San Quirico, a monte di Erg assieme alla controllata lussemburghese Polcevera .- che hanno permesso l'incasso di dividendi rispettivamente per 33,6 e 11 milioni - ha poi sostenuto con 9 milioni anche la collegata QF Immobiliare, mentre nell'ambito di razionalizzare la tipologia di investimenti ha ceduto a Sq Invest quote del fondo Trilantic Capital Partners IV Europa per 3,3 milioni. Infine il capitolo della liquidità della holding dei Garrone affidata a terzi registra l'uscita di 20 milioni da Azimut sgr e la svalutazione di 4 milioni su alcuni attivi di una gestione targata Ubi Banca.

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IL CASO SI DISCUTE DELLA LEGA PRO A 60 SQUADRE

Riforma campionati

Oggi altra battaglia

in Consiglio federale

di MAURIZIO GALDI (GaSport 07-08-2012)

Un ordine del giorno molto ricco quello del Consiglio federale di oggi, ma gli argomenti più scottanti sono riforma di campionati e statuto federale. Nonostante il periodo estivo anche la Lega di A ha confermato la sua presenza: di sicuro ci sarà il presidente del Cagliari, Massimo Cellino.

Riforma dei campionati La Federcalcio oggi proporrà un campionato di Lega Pro a 60 squadre ma dalla stagione 2014-2015 dopo un anno sabbatico che consenta di modulare promozioni e retrocessioni senza traumi. L'1 agosto c'è stata un'altra riunione per arrivare a sintesi, ma sarebbero confermate le perplessità già mostrate dall'Assocalciatori sulla totale scomparsa della Seconda divisione. Invece la Lega Pro, oggi ferma a 69 unità, ritiene che si possa arrivare ai tre gironi da 20 squadre già dal 2013-2014. Si continuerà a trattare fino a due giorni dal via dei campionati. Intanto in Prima divisione oggi sarà ammessa l'Entella.

Statuto federale Per adeguarsi alle richieste del Coni, la Federcalcio deve ridurre il suo Consiglio federale che dovrà scendere da 27 a 19 membri più il presidente: le tre Leghe professionistiche dovranno dividersi i sei posti rimasti, sei vanno alle componenti tecniche (4 calciatori e 2 allenatori), sei ai Dilettanti, uno agli arbitri. Proprio sulla rappresentanza e sul peso di ogni singola componente si sta ancora discutendo e sono ancora lontani gli accordi. Ma la riforma dello statuto riguarderà anche l'abolizione del famoso «diritto di veto», che oggi impone di avere sempre una maggioranza ripartita tra le componenti per modificare lo statuto. Serve anche arrivare alla riforma della giustizia sportiva: sempre il Coni ha dato indicazioni precise sui gradi e sulla rapidità del giudizio. Difficile che si trovi un accordo e Abete oggi annuncerà che se l'intesa non dovesse arrivare all'interno si dovrà fare spazio al commissario ad acta (e il Coni da tempo ha già nominato Giulio Napolitano per tutte le federazioni). A questo punto sarebbe inutile arrivare all'assemblea del 17 settembre, che potrebbe essere cancellata.

___

SPY CALCIO di F.BIANCHI (Repubblica.it 07-08-2012)

Governo Figc, ecco come

cambierà il potere

Cambia la mappa del potere nel governo del calcio: in base a quanto stabilito dal Coni, il consiglio federale dovrà scendere da 27 a 19 membri, più il presidente: le tre Leghe professionistiche dovranno dividersi i sei posti rimasti, sei vanno alla componenti tecniche (4 calciatori e 2 allenatori), sei ai Dilettanti, 1 agli arbitri. Non sarà per niente semplice trovare un accordo. "Entro il 5 settembre le Leghe professionistiche dovranno decidere in che modo ripartire i sei posti spettanti all'interno del Consiglio federale": ecco l'ultimatum lanciato dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, a Lega di serie A, Lega di serie B e Lega Pro, ancora in disaccordo (e non è certo una novità) sul numero dei rappresentanti nel nuovo Consiglio federale. "Non ha senso organizzare un'assemblea statutaria il prossimo 17 settembre se le Leghe professionistiche non troveranno un accordo - ha spiegato Abete al termine del Consiglio federale- Qualora la decisione non arrivasse entro il 5 settembre, data del prossimo Consiglio se non interverranno fatti nuovi, rimetteremo la questione in mano al Commissario ad acta (già deciso dal Coni: Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica, ndr).

Il diritto di veto? Ne parleremo il 17 settembre se ci sarà l'assemblea statutaria, ma per ora mi sembra che la gran parte dei componenti del Consiglio non voglia rinunciarvi". Si vedrà. La Lega di A voleva più potere, ora che deciderà? Così rischia di essere messa in minoranza in consiglio: Carlo Tavecchio, ad esempio, ha sei voti e la Lega Dilettanti conta più di tutti. Inoltre in autunno vanno rinnovate le presidenze delle Leghe, perché a dicembre si vota per il n.1 della Figc. Che succederà a Milano? Potrebbe essere confermato Beretta? Possibile tutto con la Lega di A...

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Parigi è nel mirino Uefa

«Il fair play vale per tutti»

Il segretario Infantino: «Se non genera ricavi pari alle spese

il Psg deve preoccuparsi. Non guarderemo in faccia a nessuno»

di FABIO LICARI (GaSport 07-08-2012)

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La domanda di questo mercato ai tempi della crisi è: come farà il Psg a rispettare il fair play finanziario? Ibra, T.Silva, Lavezzi, Verratti, e prima ancora Pastore, Sirigu... Le ultime due campagne acquisti sono state spaventose: -106 milioni l'anno scorso, -100 quest'anno. Senza contare gli ingaggi e quel Lucas che, stando a Moratti, starebbe per arrivare a cifre non certo di saldo. Il tutto proprio mentre le regole di Platini sono ormai operative. A che gioco stanno giocando gli sceicchi del Qatar?

Risposta in due anni In questo momento il Psg non rientra nei parametri Uefa. A Nyon lo sanno bene. Però il primo controllo è nel 2014: in teoria c'è tempo per recuperare. E comunque, per la risposta, passare più tardi. Quando? Tra quasi due anni. Perché l'Uefa non può impedire a nessuno di spendere: non è il gendarme dei club che possono comprare chi e come vogliono. Viva il liberismo, no? I conti si faranno dopo. Nel maggio 2014 arriveranno le prime decisioni Uefa, e le prime eventuali sanzioni, relative al biennio 2012-13: allora si capirà davvero quanto il fair play è efficace e obiettivo.

Il silenzio di Platini Sull'obiettività del sistema l'Uefa giura. Gianni Infantino, numero 2 di Nyon, l'architetto (con Andrea Traverso) del regolamento preteso da Platini, non ha dubbi: «I club conoscono le regole, anche perché le hanno chieste e poi approvate. La maggior parte si sta adeguando. E sa che non ci saranno sconti o favoritismi: non guarderemo in faccia a nessuno». C'è chi rimprovera a Platini d'aver criticato a lungo le inglesi e le spagnole quando, con bilanci in profondo rosso, vincevano la Champions, e di non aver speso una parola sul Psg (con il particolare che il figlio Laurent lavora il settore abbigliamento del Qatar Sports Investments, gruppo proprietario del Psg ). Sarebbe bastata una battuta delle sue.

«Preoccupata l'Uefa? No» Ma questo non è un gioco e Platini lo sa bene. Il successo del suo secondo mandato Uefa — prima di lanciarsi verso la Fifa — si misura sugli arbitri di porta e sul fair play. Aggiunge Infantino: «Non siamo noi quelli preoccupati. In caso lo sarà il Psg, se non riesce a generare ricavi almeno pari alle spese». Nessuno però si nasconde le difficoltà: «Non sarà facile applicare il fair play, lo sapevamo, e proprio per questo ci affidiamo anche a personalità indipendenti e di spessore. Nell'organismo giudicante ci sono magistrati Ue e grandi esperti indipendenti, il che mette al riparo da qualunque insinuazione di condizionamenti politici».

Potenzialità Parigi Quello che si dice oggi sul Psg si diceva ieri sul City e l'altro ieri sul Chelsea che, scherza Infantino, «ha vinto la Champions quando ha smesso di spendere. La situazione generale sta cambiando. E, soprattutto, non possiamo basarci soltanto sul mercato. Ci sono anche le entrate. L'Arsenal ricava 120 milioni dal suo stadio di 60mila posti, il Bayern 80, in Italia uno stadio da 80mila posti come San Siro genera appena 25 milioni. Le entrate non sono soltanto dai biglietti ma da hospitality, ristoranti, eventi: altrove si "vive" lo stadio, in Italia no, Juve esclusa. Parlando di Psg bisogna anche chiedersi: come vengono spesi questi soldi? Una città come Parigi ha potenzialità per generare grandi entrate. Ripeto: è presto. Ognuno è libero di agire, poi noi prenderemo i provvedimenti necessari». Vedremo. Intanto presto, forse oggi, il Psg annuncerà Lucas e il deficit aumenterà ancora: a che gioco giochiamo?

6 Domande a...

ANDREA TRAVERSO

Responsabile UEFA Fair Play

«I club italiani ora sono virtuosi

Contano le cifre e anche il trend»

di FABIO LICARI (GaSport 07-08-2012)

1 Come va il fair play?

«Bene. La maggior parte dei club ha preso iniziative nella direzione giusta e gli italiani sono stati i più attenti».

2 Però un caso non può non preoccuparvi: il Psg.

«Il fair play non impedisce ai club di acquistare. Il Psg agisce in un contesto di norme che conosce bene, conseguenze comprese. Tra un paio d'anni, alla prima verifica, chi avrà agito positivamente sarà valutato con criteri favorevoli. Per gli altri, niente clemenza».

3 Pochi ricordano che la valutazione Uefa non è soltanto sulle cifre ma anche sulle intenzioni.

«Esatto. Sarà preso in considerazione il trend delle squadre. Magari ci saranno club che non rientrano nei parametri, che hanno un deficit superiore ai 45 milioni previsti, ma hanno invertito la tendenza e sono diventati virtuosi. Per l'Uefa questo è decisivo. E poi c'è uno spettro di sanzioni: l'esclusione dalle coppe è l'ultima».

4 Parliamo d'Italia.

«Qui va bene, un po' per la minaccia del fair play un po' per la crisi che impedisce le spese di un tempo. Inter e Milan hanno intrapreso un percorso di austerity evidente, la Juve ha sviluppato una strategia interessante con il nuovo stadio».

5 Le prime sanzioni?

«I dati del 2012 saranno controllati entro luglio 2013. I controlli proseguiranno lungo la stagione 2013-14 e, a maggio 2014, avremo le prime decisioni per il 2014-15».

6 E se un club cerca di prendervi in giro con false sponsorizzazioni o altro?

«Ci rende il compito più difficile. Ma noi chiediamo la massima trasparenza sulla struttura societaria e sugli affari con tutte le società di questa struttura. Le sponsorizzazioni dovranno avere valore di mercato. Se scoprissimo che i club hanno mentito, le sanzioni sarebbero esemplari. Gli ungheresi del Gyor avevano nascosto poche migliaia di euro e sono stati esclusi».

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