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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Bonucci, se la difesa è il tuo mestiere…

Non fare come Conte

Il tecnico della Juventus, nonostante le dichiarazioni di assoluta innocenza ed estraneità ai fatti di calcioscommesse, ha preferito un controverso patteggiamento per limitare i danni; Bonucci deve decidere entro venerdì: i rischi sono evidenti, ma scegliere di farsi giudicare gli assicurerebbe una maggiore rispettabilità

di FABIO DISINGRINI dal blog PALLONATE (EUROSPORT.COM 31-07-2012)

Partiamo da Antonio Conte, dalle sue dichiarazioni di fine maggio dopo l'avviso di garanzia ("Ho sempre dimostrato integrità morale, onestà, correttezza in tutte le situazioni, sia da giocatore che da allenatore"; "Lavoro con grande umiltà cercando di trasferire i veri valori ai miei ragazzi"; "Ribadisco la mia assoluta estraneità a qualsiasi tipo di fatto, mio e dei miei calciatori") alla scelta di patteggiamento dopo l'accusa di omessa denuncia (per le combine di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, stagione 2010-11) da parte della Procura federale. Estraneo ai fatti e moralmente integro, ma Conte sceglie di patteggiare per tornare sulla panchina della Juventus fra 3 mesi invece di farsi giudicare e rischiare fino a 2 anni di squalifica in caso di condanna. L'ammenda di 200mila euro che il tecnico dovrà poi pagare - una specie di cauzione per sopperire ulteriormente ai 6/8 mesi lontano dai campi dopo il patteggiamento (accordato con Andrea Agnelli) - sarà poi devoluta a sostegno delle popolazioni terremotate dell'Emilia, ma per favore non facciamolo diventare un santo.

Adesso tocca a Leonardo Bonucci, deferito dal procuratore federale, Stefano Palazzi, per illecito sportivo nell'ambito del calcio scommesse causa coinvolgimento nella combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010: venerdì inizia il processo sportivo sulle carte di Bari e il difensore della Juventus deve decidere se patteggiare il reato contestato o sconfessare le "dichiarazioni cremonesi" di Andrea Masiello, suo ex-compagno di squadra nella stagione 2009/10. Se tratta e ammette la competenza dei fatti senza coinvolgimento diretto, Bonucci farà 14 mesi di stop (fino a ottobre 2013); se patteggia senza collaborazione, la squalifica sarà di 2 anni; se si difende a processo, ma viene condannato, i tempi di squalifica possono diventare pesantissimi.

Noi non giudichiamo e scriviamo con cautela, perché Bonucci, certamente consapevole della delicatezza della situazione, si era limitato a qualche no comment, ai "Sono concentrato sull'Europeo" (disputato da grande protagonista, ndr) e ai "Risolvo la questione dopo le vacanze" dal ritiro della Nazionale italiana a Coverciano, raggiunto dalla notizia del suo nome sulla lista degli indagati. Bonucci insomma non ha sentito la necessità di ovviare a una francamente patetica sindrome di vittimismo con una conferenza stampa di lagnoso campionario dell'interezza morale e dell'assoluta non partecipazione ai fatti. Comprendiamo anche, a prescindere dalle false retoriche, le ragioni dell'omessa denuncia (da parte di entrambi) per le pressioni subite da un pericoloso e potenzialmente vendicativo sistema, mentre sul diretto coinvolgimento di Bonucci non possiamo proprio sbilanciarci, perché al cospetto di un'indagine è impossibile ponderare i vero o falso, confidando comunque in un happy ending. E speriamo ugualmente che Bonucci scelga di affrontare le accuse in tribunale, farsi giudicare e mostrarsi innocente, perché se è vero che il patteggiamento è la via più semplice per non perdere Juventus, Serie A e Mondiale 2014, anche scegliere la difesa a testa alta, dal campo alle aule di tribunale, non sarà così proibitorio per uno specialista del ruolo.

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Conte e i rischi della realpolitik

di SIMONE STENTI dal blog DIECI SCUDETTI 31-07-2012

Patteggiamento è una parola che mi fa orrore. Brutta, cacofonica, alludente. E assai equivocata. Nel codice penale non è ammissione di colpa. E non lo è neppure in quel purulento meandro di cavilli che è la giustizia sportiva, istituzione degna del più spietato Torquemada.

Il patteggiamento non porta neppure a sentenza, perché, come dice la Cassazione "stante carenza di quella piena valutazione dei fatti e delle prove che costituisce nel giudizio ordinario la premessa necessaria per l'applicazione della pena". Ovvero, il giudice non viene neppure coinvolto: è un accordo tra accusa e imputato per uscire dal processo. Tanto meno, tanto meglio. Accade quando ci si ritrova davanti a un vicolo cieco come quello che impone una giustizia che si basa sulle dichiarazioni fumose di un testimone attendibile a intermittenza.

Come avrebbe fatto Conte a difendersi dalle accuse di Carobbio è imperscrutabile. Come si fa a confutare uno che è considerato inattendibile se accusa il presidente del Siena Mezzaroma e invece rimane attendibile se altri suoi 30 compagni lo smentiscono (e nel qual caso, non sarebbero reticenti pure loro)? Una melma giuridica da cui non si esce come non si esce dalle sabbie mobili. Così ha prevalso la realpolik: meglio pagare poco che rischiare molto. Conte ha fatto bene?

Ad Adriano Sofri, uomo che per idee e convinzioni mi è sideralmente lontano, riconosco coraggio e coerenza fuori del comune. Pur di non ammettere una colpa che non sentiva, ha preferito farsi quasi trent'anni di carcere e non chiedere la grazia al Presidente della Repubblica. Richiesta che sarebbe quasi certamente stata accettata, ma avrebbe sottinteso un'ammissione di colpa.

I due casi non sono neanche lontanamente accostabili, né per gravità né per tipo di istituti giuridici, ma purtroppo l'onda anti-juventina monta e, in qualche modo, li accomuna. Per il sentire comune Conte sta già diventando reo confesso. Che non è nulla di più falso, ma sappiamo dove può portare il sentimento popolare. Senza contare che per la Juventus questo è davvero un incidente di rimbalzo: si trova coinvolta suo malgrado, ma radio private e televisioni popolari già le sparano addosso a palle incatenate.

Somma ignoranza o deliberata scelta per orientare le viscere del popolo calciofilo? Conoscendo la statura di troppi colleghi scelgo la uno. Finché le redazioni sono costituite da stagisti, l'approfondimento è optional e Palazzi può continuare a cercare le luci dei riflettori per ingrassare un ego incompatibile col ruolo.

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Palazzi light per Conte

di STEFANO OLIVARI dal blog GUERIN SPORTIVO.it 31-07-2012

Andrea Agnelli non è il solo al mondo ad avere capito che lamentarsi e minacciare in modo pretestuoso, per tacere del resto, paga sempre i suoi dividendi. Per questo è merito suo se Antonio Conte sta uscendo con un buffetto da una vicenda che per lo stesso reato sportivo (omnessa denuncia) è costata ad altri un anno di stop. La procura della Figc si è infatti inventata il patteggiamento ancora prima della condanna. In sostanza Conte non potrà sedere in panchina per tre mesi e dovrà pagare una multa di 200mila euro, che la Figc girerà in beneficenza ai terremotati dell’Emilia. Ma come si è arrivati a questa condanna light, molto gradita dalla Juventus e forse un po’ meno a Conte che avrebbe gradito il muro contro muro? Sette mesi di squalifica, tre mesi per ognuna delle due omesse denunce e un mese di aggravante per la reiterazione. Lo sconto di un terzo poi ha portato il conteggio a quattro mesi e venti giorni, con un mese e venti giorni trasformati poi quindi in soldi. Non una piccola cifra, ma comunque un principio vomitevole: posso pagare e quindi la condanna diminuisce. Stiamo parlando di un’ipotesi molto concreta, precisiamo, ancora da sottoporre al vaglio della Disciplinare, ma alla fine balleranno pochi giorni e non si andrà lontani da quanto abbiamo scritto. La figura chiave è proprio quella del procuratore Stefano Palazzi, che ha sconfessato una linea (e quindi se stesso) tenuta nel resto dell’indagine con altri personaggi molto meno famosi e protetti di Conte. Già salvato dall’accusa di illecito sportivo e adesso ulteriormente omaggiato. Un comportamento davvero strano, molto strano. Lo starà pensando di sicuro chi, per una sola omessa denuncia, è stato squalificato per un anno.

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Quindi Conte patteggia?

Sembra ormai certo, ma la faccenda è intricata: l'allenatore della Juve dovrebbe accettare una squalifica di tre mesi per doppia omessa denuncia

della Redazione ilPOST 31-07-2012

La Ġazzetta dello Sport ha scritto che l’allenatore della Juventus Antonio Conte avrebbe deciso, insieme alla società, di chiedere il patteggiamento dopo essere stato deferito dalla Procura federale della FIGC per omessa denuncia sul risultato della partita Novara e Siena (2-2) del primo maggio 2011 del campionato di calcio di Serie B 2010/2011. Un risultato su cui la Commissione federale aveva emesso sentenza di illecito sportivo il 18 giugno scorso nell’inchiesta su calcio e scommesse. Quando è stata giocata la partita, Conte era l’allenatore del Siena.

Benché inizialmente sembrava che la partita incriminata fosse solo una, a questa se ne deve aggiungere un’altra, sempre per omessa denuncia: quella tra Albinoleffe e Siena del 29 maggio 2011 (1-0). Mercoledì inizierà il processo e Conte ha tempo fino a oggi per presentare la proposta di patteggiamento alla Commissione Disciplinare della FIGC. La Commissione dovrà valutare se la richiesta, cioè l’accordo raggiunto tra gli avvocati dell’allenatore e il procuratore federale Stefano Palazzi, è “giusta ed equa”. L’ufficialità della decisione arriverà quando il procuratore Palazzi e gli avvocati di Conte firmeranno il documento. Poi la Procura federale lo sottoporrà alla Commissione Disciplinare, che a quel punto si riunirà in Camera di Consiglio ed esaminerà la “congruità” di tutte le richieste, prima di ratificarle.

Secondo la Ġazzetta dello Sport Conte avrebbe concordato la sanzione, insieme alla Juventus, con il procuratore Palazzi: squalifica di tre mesi e pagamento – da parte della Juventus – di una cifra tra 200 e 300 mila euro. Se la Commissione Disciplinare accoglierà la richiesta della Procura e degli avvocati difensori, la squalifica di Conte inizierà domani e finirà il 1 novembre prossimo.

Secondo la Ġazzetta se Conte non dovesse patteggiare, rischierebbe una squalifica di sette mesi totali. La sentenza di patteggiamento prevede il pagamento di una somma o la diminuzione della pena di un terzo. I sette mesi previsti dalla Ġazzetta dello Sport, ridotti di un terzo, diventerebbero 4 mesi e 20 giorni. La Juventus, pagando una sanzione economica, può ridurre ulteriormente la squalifica a tre mesi.

Si tratterebbe comunque di una sentenza senza processo e quindi senza prove (le prove sono definibili tali solo se si acquisiscono durante il procedimento). Conte potrebbe decidere di non patteggiare e affrontare il giudizio del tribunale sportivo, dichiarandosi estraneo alla vicenda dei risultati falsati. Questa ipotesi sembra improbabile, anche per volontà della Juventus, perché con il patteggiamento la società avrebbe la garanzia di ottenere il minimo danno. Nonostante la squalifica di tre mesi, infatti, Conte potrebbe continuare ad allenare la squadra tutti i giorni, ma non potrà andare in panchina durante le partite. C’è poi un’ulteriore questione, riguardo il tipo di patteggiamento.

La richiesta di patteggiamento è regolata dagli articoli 23 e 24 del Codice di Giustizia Sportiva. L’articolo 23 prevede il “patteggiamento tecnico”, che non prevede ammissione di colpa, l’articolo 24 prevede il “patteggiamento con ammissione di colpa”. Conte dovrebbe richiedere un patteggiamento tecnico, negando qualsiasi colpa. Nell’applicare le sanzioni, l’articolo 23 prevede al terzo comma:

L’applicazione di sanzioni su richiesta delle parti è esclusa nei casi di recidiva e nei casi di cui all’art. 7, comma 6.

Ecco cosa dice il Codice di Giustizia Sportiva all’art. 7 comma 6:

In caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito, le sanzioni sono aggravate.

È quindi importante capire se la Commissione, nella sentenza, definirà o no come recidivo il comportamento di Conte, visto che le partite in discussione sono due. L’accusatore di Conte è un suo ex giocatore al Siena, Filippo Carobbio, che il 29 febbraio scorso ha detto ai magistrati che Conte sapeva che Novara-Siena era stata combinata e che ne parlò nella riunione tecnica con i giocatori prima della partita dicendo di “stare tranquilli” perché era stato raggiunto un accordo. Tutti gli altri calciatori del Siena sentiti dai magistrati hanno smentito Carobbio. Conte ha sempre respinto le accuse dicendosi innocente.

C’è poi una nuova storia riguardo Conte. Ieri Repubblica ha pubblicato alcune rivelazioni di Vittorio Micolucci, riferite alla stagione 2008/2009. All’epoca Antonio Conte era l’allenatore del Bari in serie B e Micolucci un giocatore dell’Ascoli, sempre in serie B. Micolucci sta scontando 14 mesi di squalifica e nelle scorse settimane ha inviato un fax al procuratore federale della FIGC Palazzi. Secondo Micolucci «nella stagione della promozione con Perinetti e Conte è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con una sconfitta nostra. Queste notizie le ho avute da un amico vicino a Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria comprata dalla Salernitana perché in quella stagione si avvicinavano alle squadre alcuni personaggi offrendo dei soldi». Questa e le altre parti del fax sono state acquisite dalle procure di Bari e Cremona, che dovrebbero interrogare Micolucci.

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Come le scommesse

stanno rovinando il calcio

Nei paesi asiatici e su internet aumentano i soldi puntati sui campionati europei. Questo ha reso più redditizi gli incontri truccati. E più vulnerabili i calciatori che guadagnano meno

di Simon Kuper, Financial Times, Gran Bretagna (Internazionale 902 | 17 giugno 2011)

A marzo sono stato in Cina per la prima volta e mi ha colpito la diffusione del gioco d’azzardo. In un’agenzia di scommesse statale di Pechino uomini di mezz’età dallo sguardo vacuo issavano schermi pieni di numeri. Inoltre le bische clandestine sono numerosissime. Questa febbre del gioco potrebbe avere brutte conseguenze per il calcio europeo. A causa delle scommesse in Cina, ma anche di quelle giocate online, le cifre puntate sulle partite dei campionati europei hanno subìto una brusca impennata. Per questo in Europa gli incontri truccati sono diventati più redditizi ed è inevitabile che il fenomeno si allarghi.

Le stime relative al volume delle scommesse sono sbalorditive. In Calcio Mafia (Rizzoli 2008), Declan Hill cita “uno studio svolto per la rivista statunitense Foreign Policy secondo cui in Asia il gioco d’azzardo, compreso quello illegale, frutta 450 miliardi di dollari all’anno”. Una cifra circa venti volte più alta delle entrate del calcio professionistico europeo. Quando le somme puntate sulle partite superano nettamente le paghe dei calciatori, non stupisce che gli incontri truccati diventino una vera e propria industria globale.

La tendenza a truccare le partite non è una novità. Agli ottavi di finale dei mondiali del 2002, disputati tra Corea del Sud e Italia, l’arbitro ecuadoriano Byron Moreno decise in modo dubbio di annullare un goal dell’Italia e di espellere un suo giocatore. La Corea del Sud vinse per due a uno e molti italiani gridarono al complotto. Sulle prime la loro reazione sembrò paranoica, ma in seguito la lega del calcio ecuadoriana ha sospeso Moreno a causa di alcune partite sospette. Ora l’arbitro è in carcere a New York per traico di eroina.

Da allora la situazione si è aggravata. Oggi gli asiatici scommettono perfino sui campionati giovanili europei. Sulle gradinate semideserte degli stadi dove si gioca la serie B olandese, gruppi di cinesi armati di cuffia e microfono riferiscono a Shanghai o a Bangkok di ogni singolo calcio d’angolo dell’incontro. Nei Paesi Bassi è stato coniato perfino un neologismo per descriverli: belchinezen, cinesi al telefono. Negli anni novanta gli allibratori asiatici hanno truccato quasi tutti gli incontri internazionali di cricket, e ora si stanno concentrando sul calcio. David Howman, direttore generale dell’Agenzia mondiale antidoping, ha dichiarato che “la malavita controlla ormai una fetta importante del mondo dello sport. Le stesse persone che trafficano in steroidi e incoraggiano gli atleti a doparsi sono coinvolte nelle scommesse illegali. È un affare di riciclaggio di denaro sporco, tangenti e corruzione legato alle partite truccate e alle scommesse clandestine”. Le scommesse illegali sono uno strumento ideale per riciclare soldi, tanto meglio se la partita è anche truccata.

Venti volte superiore

I calciatori pagati poco sono i più facili da corrompere. A febbraio, nel corso di un congresso organizzato dall’Unione europea, il portiere ungherese Matyas Esterhazy ha detto di capire perché altri giocatori del suo paese accettano tangenti. “Quando uno non ha prospettive e riceve un’offerta venti volte superiore al suo stipendio, non può dire di no”. D’altro canto, succede che anche i calciatori pagati bene siano corrotti. Hill sostiene che molti giocatori sono vulnerabili quando diventano dipendenti dal gioco d’azzardo. L’ex centrocampista dell’Arsenal Paul Merson non truccava le partite, ma nella sua autobiograia descrive nel dettaglio la dipendenza dalle scommesse che affligge questo sport.

Gli inquirenti di diversi paesi europei si stanno occupando del fenomeno. In Germania si indaga sui risultati di 47 incontri. Hill ha fornito dati che lanciano sospetti anche sulle partite dei Mondiali. Purtroppo, non è facile dimostrare che un incontro è stato manipolato. Tutte le persone coinvolte negano decisamente. Sepp Blatter, presidente della Fifa, l’autorità calcistica mondiale, ha finalmente cominciato a parlarne, ma i funzionari del calcio europeo che si occupano a tempo pieno delle partite truccate non saranno più di cinque.

Eppure oggi è questa la minaccia più grave per il calcio. Come scrisse Nick Hornby nel 1994, se tra i tifosi crescerà la sensazione di assistere a una messinscena e non a un evento reale, sarà la fine. Con l’ascesa della Cina e di internet quel momento è sempre più vicino.

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Il traduttore ha omesso alcuni passaggi dall'originale

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«Lo del fútbol italiano es

corrupción industrial»

ENTREVISTA

Declan Hill

Periodista

El mayor experto en amaños deportivos espera que el mundo reaccione ante esta lacra

BRENDA VALVERDE (ABC.es/DEPORTES | MIÉRCOLES, 6 DE JUNIO DE 2012)

MADRID

Tres semanas después de que Michel Platini, presidente de la UEFA, recibiera el libro «The Fix» (Juego Sucio), de Declan Hill, el mandatario dio la orden de abrir un departamento anticorrupción. Hill, periodista canadiense que ha denunciado el fraude en el deporte, conversó por teléfono con ABC en plena tormenta en Italia por las apuestas ilegales y el amaño de partidos.

—Mario Monti propuso suspender la liga italiana durante dos años. ¿Le sorprende la reacción del Gobierno italiano?

—No. Ni estoy sorprendido con el escándalo ni con el Gobierno. Pero esto no es simplemente varios partidos arreglados. Esto es un sistema de corrupción a nivel industrial. Es algo casi nuevo en Europa, pero en Asiaya se conocía. Es el profesionalismo de la corrupción.

—¿Influye en la repercusión del escándalo que alguien tan popular como Gianluigi Buffon —portero de la selección italiana—esté supuestamente involucrado?

—Sí, pero no nos tenemos que quedar en el detalle individual. No entiendo a los periodistas que ahora llenan las páginas con Buffon, hay mucho más, no solo jugadores, entrenadores y árbitros, que en ocasionaes ya saben quién va a ganar y perder los partidos. Esto es un negocio que supera a los clubes.

—¿Es casualidad que cada vez que Italia se ha visto involucrada en este tipo de escándalos (1982 y 2006) haya conseguido ganar los Mundiales?

—La verdad es que es un caso digno de estudio.

—En China las autoridades ya tomaron cartas en el asunto. ¿Siente que su publicación influyó?

—Por supuesto. Esa investigación surgió a partir de mi libro. El fútbol es el juego más grande que existe, pero no todo en él es transparente: hay gente en la sombra que mueve los hilos para que la corrupción no trascienda. Al fin se consiguió romper esabarrera. Si tú hubiesessido jugador italiano en 1982 y te hablan de corrupción, no lo hubieras creído. ¿Por qué? Porque las leyes protegen al corrupto y los periodistas han ocultado durante años todo. Ese es el problema.

—¿Hay corrupción en el fútbol español?

—No he investigado sobre ello. Si te mintiera perdería credibilidad.

—En España existe una Agencia Estatal Antidopaje (LOL, ndt). ¿Sería necesaria una Agencia Anticorrupción?

—Sí, pero no en España. Hace falta una organización internacional independiente que controle estas irregularidades. Si en cada país se investigan las ligas nacionales, al final los conflictos de intereses entorpecerían la investigación.

—Usted denuncia que algunos árbitros que pitaron en la Liga de Campeones recibieron favores sexuales para amañar partidos...

—Es posible que siga ocurriendo. Lo importante es que las investigaciones policiales demostraron la veracidad de aquello.

—¿Quién ganará la Eurocopa 2012?

—Ja, ja, ja. No lo sé. Me encanta el fútbol y soy un experto en corrupción deportiva, pero no del juego en sí.

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Gli scandali?

Cavoletti di Bruxelles.

E di Liegi, e di Ostenda...

La Calciopoli belga è intricata quanto se non più di un romanzo di spionaggio di Frederick Forsyth. C'è anche il lieto fine. Ma lieto per chi?

di ALEC CORDOLCINI (lineaBianca n.10/2010 - Luglio 2010)

Introduzione.

«È suo figlio?». «Si». «Che bel bambino. Sarebbe davvero molto triste se gli succedesse qualcosa». L'incipit è da romanzo di spionaggio alla Frederick Forsyth. Una minaccia proferita da un volto anonimo, inghiottito dal nulla l'istante successivo. I cattivi tramano nell'ombra; loschi, sfuggenti, ovunque. Storie di intrighi e di segreti, una superficie di apparente normalità sotto la quale brulicano autentici verminai. Douglas De Coninck però non scrive romanzi, e la minaccia ricevuta da suo figlio non è fiction. Anche il suo libro Gokziek (tradotto letteralmente dal fiammingo: malato di scommesse) non è un'opera di finzione. Tra le sue pagine si celano storie di partite truccate via sms, pistole puntate contro direttori tecnici di società sportive, squadre controllate dalla mafia, ricatti, menzogne, riciclaggio di denaro sporco. Tutto documentato attraverso intercettazioni e atti processuali. Nella stagione 2005-06 il calcio belga viene improvvisamente travolto da una montagna di fango. La scintilla scocca la domenica sera del 5 febbraio 2006, quando il programma televisivo Panorama, canale VRT, manda in onda un reportage dal titolo De tackle van de maffia che porta alla luce una fitta trama di corruzione, scommesse clandestine e crimine organizzato nella Jupiler League e nella Tweede Klasse belga. Nomi, luoghi, date, incontri truccati. Calcio marcio show tra le Fiandre e la Vallonia. Come in Italia, i burattinai si annidano in una triade. Molto più pericolosa di quella juventina. Lo sa bene Douglas De Coninck. Eppure non ha smesso di scrivere.

Parte prima- I soliti sospetti

Zheung Ye. Uomo d'affari cinese, età indefinita, un'insana passione per le squadre belghe di piccolo cabotaggio, per le quali si propone, di volta in volta, come intermediario, finanziatore, sponsor, direttore tecnico, eccetera. Come Mr Wolf in Pulp Fiction, Ye risolve problemi, almeno in apparenza. È proprietario di un'azienda tessile chiamata Cecilia Bilanci, sede legale a Shangai, forza lavoro attorno alle cinquemila unità. Il luogo dove queste persone vengano impiegate rimane però un mistero. La sede di Shangai è un capannone semideserto. Al suo interno un orientale, uguale a migliaia di altri. «Mi chiamo Wang. Il signor Ye attualmente non è reperibile, ma potete riferire direttamente a me, sono il suo braccio destro». I telefoni non squillano. A Parigi, al civico 29 di Rue de Pyramides, il punto vendita dell'azienda è chiuso. Sulla serranda abbassata campeggia un cartello: «Liquidation totale. Boutique à cèder». Eppure i soldi ci sono. Ye prima investe nel Geel, poi nel Mons (Bergen in fiammingo), quindi nel Lierse (375 mila euro, disponibilità immediata), infine nel La Louvière. Quest'ultima, nell'ambiente delle scommesse clandestine in Asia, è una squadra famosa quanto il Real Madrid tra gli appassionati di calcio di tutto il mondo.

Pietro Allatta.

Italo-belga di origini siciliane, classe 1948, una licenza di agente di calciatori ottenuta in Togo. Domicilio conosciuto fino ai primi mesi del 2006: Chapelle-lez-Herlaimont, paese nella provincia dell'Hainaut, una delle aree più povere dell'intero Belgio. Ex-braccio destro di Carmelo Bongiorno, boss operante in quella giungla di leggi farraginose e mal applicate che è il mercato del lavoro contemporaneo, padrino iscritto nel registro degli indagati per l'omicidio di Stephan Steiner, giornalista del quotidiano belga La Nouvelle Gazette di Charleroi, da tempo sulle tracce degli affari poco puliti di certi «intermediari». Il maxiprocesso si chiude nell'anno 2000 con una raffica di condanne, carcerarie e pecuniarie; tra i vari nomi c'è anche quello di Allatta. Cinque anni più tardi stappa champagne per il passaggio di un suo cliente, il portiere Silvio Prato, dal La Louvière all'Anderlecht. Pranza al ristorante Piccolo Mondo di Bruxelles, gira con una Mercedes classe A noleggiata da Kenny, il suo abbigliamento d'ordinanza è formato da completo grigio, camicia bianca e revolver. Alza il telefono per contattare i club belgi più malconci, oppure quelli più ambiziosi. «Ho uno sponsor, una società tessile francese, che desidera investire. Metterebbero sul piatto 500 mila euro, subito disponibili. Un'offerta interessante, n'est pas?». Molti direttori commerciali impazziscono. Paul Creemers, ex presidente del Kvsk United Overpelt-Lommel, invece glissa. Sa benissimo che quelle sono cifre che girano solo per squadroni come l'Anderlecht. E soprattutto non gli piacciono le persone che girano armate.

Laurent Denis.

Splendido quarantenne, per dirla alla Nanni Moretti. Biondo, capelli corti e curati, viso pulito, aspetto piacente, laurea in Giurisprudenza. Avvocato del diavolo o diavolo di avvocato? Esercita la professione nel La Louvière, dove lo lega una forte amicizia con il presidente del club Filippo Gaone, un tipo pacioso che ama lasciar fare, basta che nessuno gli chieda di aprire il portafoglio. Denis difende anche i calciatori.

Lo svizzero Jean-Pierre La Placa, ad esempio, squalificato per tre anni dalla Federcalcio belga per aver tentato di corrompere Sébastien Dufoor offrendogli 5 mila euro per aggiustare Geel-Waasland. È lo stesso Dufoor a denunciarlo. La Placa resta basito; per lui si è trattato solo di un grosso fraintendimento. Ai giudici dichiara di avergli offerto semplicemente un pacchetto di biglietti per la partita. I giudici non gli credono. La Placa si rivolge a Denis. Qualche mese dopo, Dufoor cambia versione. «Era un'offerta per dei biglietti, ho capito male». La Placa viene prosciolto. Il Geel invece sprofonda; l'incontro risulta truccato, il club viene retrocesso d'ufficio in Derde Klasse, la serie C belga. All'epoca dei fatti, il club fiammingo aveva appena trovato un nuovo finanziatore: si chiamava Zheung Ye. Denis si diletta anche nel ruolo di intermediario «informale». Pochi giorni dopo il passaggio del tecnico norvegese Trond Sollied dal Club Brugge K.V. ai greci dell'Olympiacos Pireo, l'agente di Sollied, Harald Suain, riceve una visita serale nella sua villa a Genval. Due energumeni e un piccoletto.

«Monsieur Denis rimane in gentile attesa di ricevere il proprio compenso per aver favorito il trasferimento del suo assistito in Grecia. 30 mila euro possono bastare».

«Mi scusi, ma io con chi sto parlando? ».

«Mi chiamo Pietro Allatta. Porterò i suoi saluti a monsieur Denis».

Parte seconda - La tela del ragno.

Normalmente l'importo scommesso su una partita del campionato belga di Jupiler League si aggira attorno ai 30-50 mila euro. Su Sint Truiden-La Louvière del 29 ottobre 2005 l' agenzia inglese di scommesse Betfair rileva invece puntate per oltre 500 mila euro. La settimana dopo, per la trasferta del Sint Truiden in casa del Cercle Brugge, le cifre superano i 250 mila euro. Tom Van de Weghe, giornalista della citata trasmissione televisiva Panorama, vola a Londra per parlare direttamente con Betfair, quindi chiede e ottiene il permesso di recarsi a Shangai. Ufficialmente in Cina le scommesse sono illegali. Per evitare guai con la legge, molte società di betting sono registrate a Honk Kong, Macao o Londra, ma riescono ad operare tranquillamente anche a Pechino e dintorni perché altre sono le priorità della polizia e, di conseguenza, la ricerca delle agenzie di scommesse illegali non è propriamente in cima alla lista delle priorità del governo cinese. Anche perché, secondo quanto scritto dal giornalista sportivo Yang Ming nel suo libro Fischietti Neri, dedicato al ruolo ricoperto dall'industria illegale delle scommesse sul calcio in Cina, il giro di soldi generato da questo mercato si attesta attorno ai 15 miliardi di dollari. Una parte dei quali restano in Cina, mentre il resto viene investito sul mercato europeo per aggiustare le partite. Il sistema non è particolarmente complesso. Si individua un club di fascia medio-bassa, meglio se in un campionato di secondo piano, e lo si alletta proponendogli iniezioni di denaro fresco. Se il club si trova finanziariamente alla canna del gas si procede a rilevarlo, generalmente mediante fantomatiche cordate capitanate da uomini di paglia; in caso contrario si chiedono precise garanzie alla dirigenza del club, vincolando il denaro all'inserimento nell'organigramma societario di qualche pedina chiave: un direttore tecnico, un manager, un allenatore. Il passo successivo è l'individuazione degli anelli deboli all'interno della squadra. Un giocatore che ha problemi finanziari, uno che usa abitualmente cocaina, oppure che mantiene un tenore di vita superiore a quei 75-90 mila euro garantiti in media da una società belga di non primissimo piano. 15-20 mila euro rappresentano un incentivo più che sufficiente per convincere il soggetto a soddisfare i desideri dei suoi nuovi «amici». Gli ordini arrivano via sms, mediante incontri privati in qualche stanza d'albergo, o tramite i famigerati pizzini.

È un foglietto di carta marrone quello che Cliff Mardulier stringe nella mano in un privé del disco-dancing La Rocca di Lier. Gli era stato consegnato direttamente da Zheung Ye in una camera d'albergo dell'Astrid Plaza Hotel di Anversa, dove il giocatore era stato ricevuto assieme ai compagni di squadra Laurent Fassotte e Laurent Delorge. Quella sera di fronte a lui è invece seduto il suo allenatore, Paul Put. Aprile 2005, il Lierse è atteso da una trasferta a Genk. E deve perdere. Solo così può arrivare il denaro che Ye, il nuovo investitore del club, ha promesso a dirigenza e allenatore. «Mister, ci ho pensato tutta notte. Non me la sento di fare una papera di proposito. Non può chiedermi questo».

«Cliff, ti ho forse parlato di fare una papera?».

«Mi ha detto quanti saranno i palloni che andrò a raccogliere in fondo alla rete durante la partita. Sono le sue parole».

«Certo, perché so che andrà così. Ma tu Cliff non devi preoccuparti. Devi solo lasciar fare. Sono nove i giocatori che sono stati comprati. Nove».

In quell'incontro con il Genk il tecnico Paul Put manderà in campo la squadra riserve. Lo stesso farà Albert Cartier, allenatore del La Louvière, nella medesima trasferta nell'ex città mineraria. Se nel Lierse Ye si presenta come investitore, nel La Louvière è invece l'autentico uomo ombra di una società completamente controllata dai suoi sociali. Ci sono Denis e Allatta, c'è il manager Chris Benoît, ci sono allenatori (prima Cartier, poi Gilbert Bodart) scelti non certamente per le proprie idee calcistiche all' avanguardia. Sono sette gli incontri truccati dal La Louvière tra la stagione 2004-05 e quella successiva. O meglio, sette sono gli incontri nei quali sono state trovate le prove del tarocco. A questi si aggiungono le partite falsate dal Lierse, il cui ex allenatore Put ha ammesso in sede giudiziaria le proprie colpe. Uno dei pochi rei confessi dell'intera vicenda. L'esempio di Put non è stato seguito da Bodart, personaggio conosciuto anche in Italia per aver giocato come portiere con Brescia e Ravenna. Licenziato nel 2005 dall'Ostenda in quanto sospettato di scommettere sulle partite della propria squadra, lo scandalo La Louvière lo ha solo sfiorato. La tattica del «non so niente, non ho visto né sentito niente e, se ero presente, dormivo» ha pagato, nonostante durante la bufera sia stato scaricato dall'avvocato Denis.

«Sono l'avvocato del La Louvière, non dei suoi dipendenti».

«Signor Denis, ma alcuni di questi dipendenti - chiamiamoli così - sono implicati in faccende delle quali il club che lei difende, e quindi i suoi proprietari, non poteva non sapere».

«Signori, se vengo fotografato seduto vicino al Papa non implica automaticamente che io sia un prete. E delle azioni personali del signor Bodart il La Louvière non è assolutamente responsabile ». L'appuntamento con la galera per Bodart era comunque solo rinviato. Un anno e mezzo dopo l'ex giocatore viene arrestato con l'accusa di essere l'informatore di un gruppo di rapinatori penetrati nelle Grotte di Han, una delle maggiori attrazione turistiche dell'intero Belgio. Bodart, lasciato il calcio dopo un'ultima dimenticabile esperienza sulla panchina del Wevelgem City, aveva trovato un impiego presso il citato complesso speleologico, sito nelle Ardenne nei pressi del villaggio di Han-sur-Lesse. Il lupo insomma perde il pelo ma non il vizio.

Parte terza - Finlandia all inclusive.

Come Bodart, anche Olivier Suray è un ex calciatore. Come Bodart, anche Suray ama viaggiare lungo il lato buio della strada. Bodart però non guida una Porsche Cayenne intestata a Zheung Ye, ed è una pedina molto più piccola rispetto a Suray all'interno della maxi-frode sportiva made in China. Il giorno dell'ormai famoso Sint Truiden-La Louvière, Suray viene pizzicato in una stanza dell'Hilton Hotel di Bruxelles in compagnia di Ye, Allatta e una valigetta contenente 9 mila euro in contanti. Insieme al cinese, Suray era reduce da una trasferta in Finlandia, dove nel giro di pochi giorni era riuscito, autentico Re Mida alla rovescia, a mandare in rovina un club. Nella terra delle renne e della Nokia, Ye aveva acquistato delle quote di una società di Veikkausliiga (la massima divisione finlandese), l'Alliansi, rinnovandola completamente con nuovi giocatori (tra cui lo svizzero Jean-Pierre La Placa, il cliente difeso da Denis nell'affare Geel-Waasland), sostituendo l'allenatore e nominando come presidente il fidato Olivier Suray.

La nuova gestione sembra avere le idee molto chiare sui giocatori a disposizione. Al termine di uno dei primi allenamenti con il nuovo staff, il portiere Sillenpaa, uno dei migliori elementi della squadra, viene convocato nell'ufficio di Suray.

«Hai delle qualità, è innegabile. L'ho notato subito. Secondo me in un campionato come questo sei sprecato. Voglio offrirti la possibilità di uno stage all'estero. Partiresti nei prossimi giorni».

«È un'opportunità interessante, la ringrazio molto. Dove dovrei andare?».

«In Belgio. Al La Louvière».

La presidenza Suray dura una sola partita, la quale vede l'Alliansi scendere in campo con la squadra riserve (Sillenpaa è in vacanza premio in Vallonia, altri vengono esclusi per «scelta tecnica») e finire demolito 8-0 dall'Haka Valkeakovski. La Federcalcio finlandese apre un'inchiesta, ma non riesce a dimostrare che l'incontro è stato aggiustato. L' Alliansi viene comunque multato per condotta antisportiva, dal momento che ha schierato la squadra B. La partita incriminata rileva un elevato volume di scommesse, specialmente sul risultato esatto del primo tempo (2-0) e del finale (8-0). Entrambi gli score si sono puntualmente verificati. Non si verifica invece il pagamento della quota pattuita tra Ye e la vecchia dirigenza dell' Alliansi per l'ingresso nella società. I finlandesi chiudono ogni rapporto con il controverso cinese.

Ma i buoi ormai sono scappati. L'Alliansi non otterrà la licenza di iscrizione alla Veikkausliiga per la stagione successiva. Il club dichiara fallimento e chiude i battenti.

Olivier Suray significa anche Mons (Bergen nella versione fiamminga), giocattolo personale di Pietro Allatta e Stéphane Pauwels, ex manager del La Louvière. Nell'ottobre del 2004 l'ex juventino Sergio Brio viene esonerato, dopo un paio di stagioni di buon livello, dalla panchina del club vallone, tristemente relegato sul fondo della Jupiler League. Nemmeno il suo sostituto, però, il belga Jos Daerden, sembra riuscire ad invertire la rotta di una compagine di scoraggiante pochezza tecnica. Decisi a mantenere il Mons ad ogni costo nella massima divisione, Pauwels e Allatta passano all'azione truccando gli incontri Mons-La Louvière (4-1) e Mons-Westerlo(3-2); nel primo caso vengono comprati i giocatori Toyes, Van Handenhoven, Espartero e Brahami, nonché l'allenatore Cordier, nel secondo è invece sufficiente «assicurarsi» le prestazioni del portiere del Westerlo Jonathan Bourdon, autore di una colossale papera nella partita citata poco sopra. Fallisce invece il tentativo di manipolare l'incontro con il GBA, nonostante i contatti ben avviati con tre giocatori (tra cui l'ex Ajax Daniel Cruz e il portiere brasiliano Luciano, in seguito apprezzato giocatore in Olanda nel Groningen) del club di Anversa, a causa di una soffiata che annuncia come imminente un'indagine della Federcalcio belga sulle partite sospette del Mons. La squadra retrocede a fine stagione; Daerden, all'oscuro di tutto, viene licenziato per far posto al duo Michel Wintaq-Olivier Suray. Il cerchio si chiude.

Epilogo.

Pietro Allatta è stato arrestato a Bruxelles nel 2006. Sul suo capo pendeva un mandato di arresto internazionale. Laurent Denis è stato radiato dall'ordine degli avvocati. Zheung Ye, dopo un arresto e successivo rilascio nel novembre 2005, è latitante. La sua ultima apparizione risale al 6 maggio 2006, quando il suo avvocato ha inviato al giornale francese L'Équipe una lettera nella quale dichiarava il proprio cliente estraneo all'intera vicenda. Non ha invece evitato le manette Filippo Gaone, ex presidente del La Louvière. Il suo vecchio club ha dichiarato bancarotta, finendo tra i dilettanti senza nemmeno i soldi per pagare ai giocatori l'autobus per le trasferte. Olivier Suray ha ammesso di aver truccato incontri di Alliansi e Lierse. Il reo confesso Paul Put è stato licenziato dal suo nuovo datore di lavoro, l'Excelsior Mouscron, dopo aver ammesso le proprie colpe. Ha dichiarato che la sua famiglia era stata minacciata di morte. L'Anderlecht ha rescisso i contratti di Marius Mitu e Laurent Delorge, all' epoca giocatori del Lierse implicati nella vicenda. Lierse, Mons e Sint Truiden non sono stati sanzionati. Hanno tutti comunque pagato sul campo le proprie discutibili politiche gestionali retrocedendo, pur in tempi e modi diversi, in Tweede Klasse, la serie B belga.

Nel dicembre 2009 il settimanale olandese Voetbal International pubblica un reportage sul Namur, squadra neopromossa in Tweede Klasse nel 2007. Nell'agosto dell'anno successivo un gruppo di investitori italiani capitanato da Fabio Cordella e dalla sua azienda, la Zerozeronove, entra in società. Cordella, controverso personaggio con alle spalle esperienze in Costa d'Avorio con l'Africa Sports e in Italia con il Lanciano (fallito dopo pochi mesi), viene messo in contatto con la dirigenza del club belga da Daniel Striani, un procuratore che, di concerto con il collega Nenad Petrovic, aveva introdotto nel meraviglioso mondo del Belgio pallonaro nientemeno che Zheung Ye, presentandogli i bravi ragazzi a capo del Mons. Nel 2009 il Namur è retrocesso in Derde Klasse, perdendo quasi tutti gli incontri del girone di ritorno e vedendo un proprio match, quello disputato contro l'Olympic Club Charleroi, finire nell'elenco delle partite messe sotto indagine dalla Uefa per corruzione. La bufera questa volta esplode in Germania, e include numerosi paesi europei. Cordella a Namur non si è più visto. Assieme a Franco Dal Cin (per il curriculum vitae di quest'ultimo si rimanda alla Calciopoli italiana), ha spostato le proprie attenzioni sull'Union Saint-Gilloise, terza divisione belga. Cambiano gli interpreti, non la trama.

Sister Chen è il nick di un operatore di 05026.com, una delle numerose agenzie di scommesse on-line sparse tra Shangai e Macao. Nel novembre 2009 un giornalista olandese in incognito ha preso contatti con l'agenzia. «Sister Chen, ho dei soldi da investire ma chiedo garanzie». «Signore, tutte le partite che proponiamo sul nostro sito sono truccate. Minore è il livello del campionato, maggiore è la nostra offerta».

«Sarebbe a dire?».

«Se vuole risultati sicuri sulla Premier League inglese, non si rivolga a noi. Sono partite quasi impossibili da manipolare. Diverso è il discorso per le divisioni inferiori dei campionati europei. Abbiamo contatti diffusi con dirigenti e giocatori. Sappiamo in anticipo chi vince e chi perde». «E quanto mi verrebbe a costare tutto questo?». «La quota di iscrizione annuale al nostro sito ammonta a 1.500 euro. Ma visto che lei è straniero possiamo anche farle uno sconto. Sulla singola partita, la nostra percentuale è del 30 per cento. A questa si aggiunge il costo per l'acquisto delle informazioni. Un esempio: lei scommette 1.000 euro, noi le garantiamo il raddoppio della posta. Tolti 300 euro per l'acquisto del suggerimento, e sottratto il 30 per cento che spetta alla nostra società, le rimangono in tasca 1.400 euro, con un guadagno netto, e garantito, di 400 euro».

«Posso anche scommettere sul risultato esatto, su quale squadra segnerà il primo gol oppure si prenderà il primo cartellino giallo?». Douglas De Coninck continua a scrivere.

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Scanzi contro Zuliani a Radio 24:

"Conte non e' un modello di virtù".

Zuliani: "Conte non ha scandali a destra e sinistra"

di Redazione Tutto.Juve.com 31-07-2012

A Radio 24 nella trasmissione A Tempo di Sport sono intervenuti Andrea Scanzi e Claudio Zuliani. Pesanti le affermazioni di Scanzi a cui Zuliani ha replicato alla grande.

Scanzi del Fatto Quotidiano: "Se io sono innocente non patteggio mai, ma mai nella vita, e' vero che la giustizia sportiva non e' la giustizia ordinaria, e' vero che semplificando la giustizia sportiva e' colpevolista e quella ordinaria innocentista, dopo di che se io sono consapevole di essere estraneo ai fatti non lo faccio mai il patteggiamento e ancor più nel caso di Conte perché temeva un deferimento per illecito, c'è stata "soltanto" l'omessa denuncia, in due casi, sette mesi rischiava, tutto questo patteggiamento per risparmiare tre mesi, tre mesi e venti giorni, con un esborso di 200 MILA euro, siamo sicuri che a Conte convenga? Non e' un'ammissione di colpa, ma come ha scritto sul Corriere Battista, all'ammissione di colpa assomiglia tantissimo.

Zuliani: "Il messaggio normale e', Antonio Conte, il condottiero, il comandante patteggia, ma andrebbe spiegata meglio, la giustizia sportivamente, purtroppo si base sui principi opposti rispetto al procedimento penale, dove l'imputato e' innocente fino a prova contraria, qui invece ci si basa su una giustizia arcaica. Conte non fa il patteggiamento normale , ma quello con l'articolo 23, dove tu non ammetti un bel niente e la tua fedina penale rimane pulita. La Juventus ha detto, caro Antonio Conte, siccome tu vai con un deferimento che praticamente lo abbiamo visto nella storia della giustizia sportiva e' una condanna, ti conviene andare a processo, prendere un anno, un anno e mezzo e comunque per la gente sei colpevole? O ti conviene pigliare tre mesi e a novembre sei in panchina ?".

La replica di Scanzi: " E' una scelta conveniente dal punto di vista sportivo, se alla Juventus interessa la concretezza siamo tutti d'accordo. A me sembra che Antonio Conte sia ciclicamente sfiorato da scandali grandi o piccoli, dal caso Gea, fino a queste due omesse denunce, e' ovvio che sono sensazioni, ovvio che ha ragione lui, la macchia un po' per me rimane. Ok, rischiava sette mesi, forse un anno, pero' la Juventus grazie allo scudetto fortemente voluto da Antonio Conte quest'anno era risalita anche come immagine e aveva offuscato il brutto ricordo di Calciopoli, a me sembra che questa idea concreta, non sia come idea morale positiva, soprattutto per Conte, perché quelli che lo ritenevano colpevole lo riterranno ancora di più colpevole, dopo questa ammissione che non e' ammissione ma passa per larga parte per ammissione".

Zuliani replica nuovamente: "Questo e' quello che vogliamo far passare noi, la Juventus sfiorata da cosa, da quale macchia? Conte non ha alcuno scandalo a destra e sinistra, Conte e' accusato di omessa denuncia sportiva non illecito, con un procedimento sportivo strano, dove uno porta 23 testimoni che smentiscono il pentito, ma se il procurato decide che il pentito e' affidabile tu sei colpevole. La macchia ci sarà sempre perché quando la giustizia sportive ti deferisce la macchia ce l'hai e Calciopoli ce l 'ha insegnato.

Scanzi nuovamente: "Mi sono letto i libri di Petrini e Antonio Conte non appariva un modello di virtù, da quelle pagine non appariva come un modello di moralità".

Zuliani replica nuovamente: "Mettiamolo in galera subito senza passare dal via... Almeno siamo contenti, ne ho letti anche io di libri dove c'era dentro tutto il calcio italiano e tutte le squadre di Milano, se vogliamo parlare dei libri di tutti facciamo notte".

Saremo di parte, ma francamente a quello che scrive Petrini non ci crede nessuno, anche lui un pentito che arrivo' tardi, molto tardi.

Se dovessimo scegliere di leggere un libro, francamente sceglieremmo questo.

-------

Patteggiare o non patteggiare,

questo è il dilemma

Ormai è sicuro Antonio Conte patteggerà tre mesi di squalifica per l'omessa denuncia di combine in Siena-Novara e Albinoleffe-Siena della scorsa Serie B. Attorno al tecnico juventino si spacca l'opinione pubblica (tifosa e non): i pro-patteggiamento, rappresentati in diretta da Claudio Zuliani giornalista Mediaset Premium, e chi, come Andrea Scanzi de Il Fatto Quotidiano, ritiene che il tentativo di ottenere uno sconto di pena sia in pratica un'ammissione di colpa.

http://k005.kiwi6.com/hotlink/q9bytej2sc/2012_07_31_a_tempo_di_sport_patteggiare_o_non_patteggiare.mp3

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CALCIOSCOMMESSE

Dubbi anche sul Bari di Conte

la procura allarga l’inchiesta

Altre tre partite nel mirino: presto gli interrogatori

Nuove rivelazioni davanti a Palazzi

I pm ascolteranno di nuovo Andrea Masiello

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 01-08-2012)

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Si era intuito. Ora si ha la certezza. L'inchiesta barese sul calcioscommesse non è finita. Anzi, riparte esattamente dov'era cominciata: il Bari degli ultimi anni, compreso quello guidato da Antonio Conte e Giorgio Perinetti, i suoi calciatori e quel sottobosco di scommettitori che gli gira attorno. La decisione è del procuratore Antonio Laudati che ieri ha tenuto un vertice con il sostituto Ciro Angelillis e con gli uomini del comando provinciale dei carabinieri. La scelta arriva dalla trasmissione degli atti da parte della Federcalcio che oggi comincerà il processo sportivo.

Davanti a Stefano Palazzi sono emersi nuovi elementi sul Bari. E in particolare sulla squadra biancorossa nelle stagioni precedenti a quella oggetto d'indagine, la 2009-2010. Tre nuove partite (contro Treviso, Salernitana e Piacenza) ma soprattutto l'ennesimo riscontro a quella che è sempre stata la convinzione del procuratore di Bari: il calcioscommesse non era un fenomeno episodico, ma ben strutturato. In città da anni esisteva un gruppo organizzato che avvicinava i calciatori, comprava le informazioni e scommetteva in maniera importante. Un gruppo che non è escluso sia vicino alla cirminalità organizzata.

Per questo la procura chiederà ad Andrea Masiello tutto quello che sa e che non ha detto davanti ai magistrati, ma ha denunciato invece con Palazzi. Il difensore ha denunciato illeciti in Bari-Treviso dell'11 maggio 2008 e Salernitana-Bari del 23 maggio 2009. Molto più dettagliate invece le accuse di Vittorio Micolucci e contenute in un esposto inviato via fax al procuratore Federale, Stefano Palazzi, e pubblicato nei giorni scorsi da Repubblica. Anche Micolucci fa riferimento alle partite del Bari degli anni scorsi, quando la squadra era guidata dall'attuale allenatore della Juventus, Antonio Conte.

"In riferimento alle partite del Bari - scrive l'ex difensore biancorosso - le posso dire che l'anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana. Queste notizie le ho avute da A. G. ( ndr, personaggio già coinvolto nell'inchiesta barese), un mio amico che è molto legato a Stefano Guberti e Andrea Masiello. Sono sicuro e certo della vittoria della Salernitana perché in quella stagione nelle ultime partite si avvicinavano alle squadre offrendo soldi. Non so chi sono ma sono sicuro che la Salernitana ha comprato quella partita". Micolucci parla anche della stagione 2010-2011. Parte da quel Bari-Livorno di Coppa Italia che ha dato il via all'inchiesta barese.

"Sempre tramite Sommese scrive - ho saputo che alcuni giocatori, per rientrare da una partita andata male sotto una combine, organizzarono con certezza la partita di Coppa Italia (ndr, gara da cui nacque poi tutta l'inchiesta condotta dalla procura di Bari) Bari-Livorno con sconpochi, fitta e over perché dovevano recuperare ". "Nell'ultima stagione in serie A - continua poi il difensore - sentendo le voci di Pederzoli e Sommese che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e automaticamente agli Zingari, mi dissero che Parma-Bari era una partita fatta per la vittoria del Parma, infatti loro ci scommisero sopra ed erano arrabbiati perché persero tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine partita.

Nei giorni successivi l'incontro tutti e due dicevano che soltanto una parte della squadra del Bari sapeva della combine. In riferimento a Bari-Sampdoria il mio amico A. G. mi disse che tramite Guberti la Sampdoria si fece avanti per vincere la partita (...) Tramite Sommese ho poi saputo che soltanto qualcuno aderì alla combine, cioè perdendo". Le dichiarazioni di Micolucci potrebbero essere utilissime alla Procura non tanto sulle singole combine. Quanto per la descrizione del sistema. E' da qui che potrebbe partire la nuova storia dell'inchiesta barese.

___

Calcioscommesse Le nuove rivelazioni di Masiello fanno slittare la chiusura delle indagini. Sospetti sul match di Parma del 2011

Bari, combine infinita

La Procura allarga l'inchiesta a quattro partite del 2008

Nel mirino Sotto osservazione due gare con il Treviso, una con la Salernitana e l’altra con il Piacenza

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 01-08-2012)

BARI — L'inchiesta penale sul calcioscommesse sembrava aver trovato un approdo finale, con la chiusura delle indagini sul derby Bari-Lecce del maggio 2011 e dopo aver fatto luce anche sulle altre partite incriminate dei campionati 2009-2010 e 2010-2011. Invece la Procura di Bari ha deciso di non fermarsi e ora le indagini si allargano a macchia d'olio e gettano ombre sulla regolarità di sfide disputate dalla squadra biancorossa persino nel 2008. A dare nuova linfa all'inchiesta coordinata dal capo della Procura, Antonio Laudati, e dal suo sostituto, Ciro Angelillis, e condotta dai carabinieri, sono state le dichiarazioni rese da Andrea Masiello e Vittorio Micolucci davanti alla procura federale a Roma. I due ex giocatori del Bari agli 007 della giustizia sportiva hanno fatto rivelazioni inedite, racconti dettagliati che ai pm della Procura penale non avevano fornito. Sono almeno quattro le nuove partite finite nel calderone dell'indagine barese, ma il numero è destinato a salire ulteriormente e per il Bari all'orizzonte si paventa il rischio di un processo sportivo bis. Sotto osservazione è finita la sfida con il Treviso che si giocò del girone di ritorno del campionato di serie B 2007-2008 (i biancorossi persero in casa 1-0); dell'anno successivo, quello della promozione in serie A, ci sono sospetti su Piacenza-Bari (2-2), Salernitana-Bari (3-2) e Bari-Treviso (1-4). Infine, c'è anche il famoso Parma-Bari (1-2) del campionato di serie A 2010-2011, quello della retrocessione. Sia Micolucci che Andrea Masiello saranno interrogati dagli investigatori nei prossimi giorni e, quasi certamente, oltre a confermare quanto dichiarato al procuratore federale Stefano Palazzi, verrà chiesto ai due difensori di indicare altre partite che potrebbero essere state pilotate.

Intanto, da Roma la magistratura barese ha ricevuto i verbali senza omissis di interrogatorio e le memorie di Masiello e Micolucci. «In riferimento alle partite del Bari - scrive Micolucci nella denuncia inviata a Palazzi - le posso dire che l'anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana… Sono sicuro e certo della vittoria della Salernitana perché in quella stagione nelle ultime partite si avvicinavano alle squadre offrendo soldi. Non so chi sono ma sono sicuro che la Salernitana ha comprato quella partita». Micolucci parla anche della stagione 2010-2011. «Nell'ultima stagione in serie A - spiega ancora il difensore - sentendo le voci di Pederzoli e Sommese che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e automaticamente agli "Zingari", mi dissero che Parma-Bari era una partita fatta per la vittoria del Parma, infatti loro ci scommisero sopra ed erano arrabbiati perché persero tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine partita. Nei giorni successivi l'incontro tutti e due dicevano che soltanto una parte della squadra del Bari sapeva della combine». Micolucci fa rivelazione anche su Bari-Livorno di Coppa Italia: «Sempre tramite Sommese - spiega - ho saputo che alcuni giocatori, per rientrare da una partita andata male sotto una combine, organizzarono con certezza la partita di Coppa Bari-Livorno con sconfitta e over perché dovevano recuperare».

In attesa dell'avio del processo sportivo, l'ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, ha inviato alla commissione disciplinare una memoria difensiva con la quale nega il suo coinvolgimento nella combine del derby.

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Conte: si patteggia per disistima?

L'allenatore e il caso calcioscemmesse. Leggere le motivazioni dei deferimenti sarebbe, secondo molti, già sufficiente per l'assoluzione, senza iniziare il dibattimento.

di NINO ORI (forzajuve.globalist.it 01-08-2012)

E' difficile consigliare Conte nella decisione di patteggiare o meno una pena per due fatti che gli vengono contestati senza alcuna prova. O, meglio, sulla base di dichiarazioni di un solo soggetto, prive di riscontro alcuno. Si comprende la sua scelta, o quella della società, o di entrambi di andare al patteggiamento. E' tanta la disistima verso quella cosa che si definisce giustizia sportiva, che c'è da aspettarsi di tutto, anche che, in caso di giudizio, per compiacenza verso la Procura Federale e chi la sostiene, una persona possa essere condannata senza prova alcuna? Ma allora si patteggia per terrore, prima che per convenienza.

E allora in questo modo si ritiene che c'è un sistema arbitrario che sprezza le regole, contro cui non c'è difesa. E quali garanzie darebbe questo sistema, se basta raccattare un soggetto da radiare che si offre per la sua collaborazione? Potrebbe essere respinta l'offerta di collaborazione di qualche emulo di Carobbio dopo il patteggiamento? Il caso Conte non potrebbe, per l'abnormità del suo deferimento, mettere in crisi questo sistema, se c'è? E se i giudicanti sportivi non se la sentissero di sottoscrivere le motivazioni del deferimento della Procura Federale, molti di loro sono avvocati o giuristi, possibile che su questo terreno possano avallare una cosa simile? La parola di un reo confesso senza riscontri basta per condannare Conte e il suo staff tecnico? E perchè questo assurdo principio lo si applica solo a lui? Si vuole la sua testa per colpire la Juve prima che inizi la stagione sportiva?

Leggere le motivazioni dei deferimenti sarebbe, secondo molti, già sufficiente per l'assoluzione, senza iniziare il dibattimento. Lo si chieda in via preliminare nello stesso momento in cui si deposita alla Corte il patteggiamento, se lo si vuol fare. Un difensore si limiti a dire che lo fa per paura, non della condotta addebitata a Conte, ma dei suoi giudicanti. E li inviti, prima di avallare il patteggiamento, a valutare se già nella motivazione dei deferimenti non ci siano i motivi per un proscioglimento. E, se lo riterranno anche loro, respingano il patteggiamento.

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Da oggi il processo

La Disciplinare decide

il destino di Conte

di ANDREA ARZILLI (CorSera 01-08-2012)

ROMA — Tre mesi di squalifica più 200 mila euro di multa: è o non è una pena congrua per la doppia omessa denuncia contestata ad Antonio Conte? Oggi la Commissione disciplinare darà il responso definitivo nel primo giorno del processo relativo al filone di Cremona. La partita è ancora aperta, l'accordo raggiunto tra i legali della Juve e il procuratore Palazzi è a un passo dalla ratifica, ma il passaggio «tout court» in Commissione non è così scontato. Ieri i cinque giudici della Disciplinare sono stati insieme fino a tarda sera, la carte sono state analizzate nel dettaglio e qualcuno ha sollevato dubbi sulla consistenza della pena in relazione a quanto si legge nell'atto del deferimento, dall'analisi del caso fatta dai viceprocuratori che va verso l'illecito alle conclusioni scritte da Palazzi che virano verso l'omessa denuncia. Perplessità che emergono anche dal confronto con i precedenti nei processi celebrati in due estati di calcioscommesse, col timore che la ratifica possa scatenare una tempesta di ricorsi. Possibile qualche modifica, i giudici sono alla ricerca dell'«unanimità» nella decisione che, in ogni caso, stasera a Ginevra contro il Benfica non toglierà a Conte la sua panchina: la squalifica dovrà essere calcolata da oggi, ma avrà effetto solo alla proclamazione delle sentenze, il 9/10 agosto. Dei 31 deferiti per il filone cremonese tanti sceglieranno il rito abbreviato: c'è il secondo di Conte, Alessio, che propone due mesi, c'è il Torino pronto a patteggiare 40 mila euro e il Siena che spera nell'accordo per spuntare una penalizzazione inferiore al meno 8. Venerdì inizia il processo sul filone di Bari: 27 deferiti tra cui Pepe e Bonucci, rispettivamente omessa denuncia e illecito. Entrambi hanno deciso di non patteggiare.

___

Conte patteggia

con il brivido

Vigilia agitata, oggi la Disciplinare dirà se è congrua la pena di 3 mesi e 200mila euro

I giudici vorrebbero una delibera con l’unanimità che però ancora non c’è. Non patteggia Bonucci

di EDMONDO PINNA (CorSport 01-08-2012)

ROMA - E’ il giorno di Antonio Conte. Del patteggiamento di Antonio Conte. Lo aspetterà a Ginevra, se tutto andrà come la Juve e il pool legale che lo segue sperano, uscirà subito dal primo processo d’agosto davanti alla Disciplinare. Ma potrà continuare a stare in panchina, sia questa sera con la Juve impegnata contro i Benfica, sia sabato prossimo a Salerno, contro il Malaga, ultima tappa prima della partenza per Pechino. Perchè la squalifica di tre mesi (con 200mila euro di ammenda, soldi che la Federcalcio devolverà ai terremotati di Umbria e Emilia), arrivata dall’accordo con Palazzi, pure se certificata oggi dai giudici di Sergio Artico, diventerà esecutiva dal momento della pubblicazione del provvedimento. Il che dovrebbe avvenire fra mercoledì 8 e giovedì 9 agosto. E c’è addirittura una possibilità remota: qualora il verdetto della Disciplinare slittasse per qualche motivo di 48 ore, Conte per assurdo potrebbe guidare la Juve anche nella Supercoppa di Pechino.

BRIVIDI - Tutto sistemato, dunque. Sì, anche se.... Anche se la viglia, pure le ore immediatamente precedenti all’apertura dei lavori (oggi alle 9.30 presso l’ex Ostello della Gioventù al Foro Italico), è stata agitata. Molto agitata. Fatta di malumori, tensioni e spaccature palesi eppure poi rimangiate in tutta fretta, di “mal di pancia” (presente quelli che aveva l’Ibra milanese?), di ipotesi di protesta provocatoria da parte di alcuni legali che oggi saranno in aula (tipo: chiedere per tutti il proscioglimento, in virtù di quel dubbio pro reo che Palazzi ha resuscitato per il tecnico della Juventus campione d’Italia dopo che la stessa Disciplinare, nell’ultima sentenza (un mese fa circa), aveva in sintesi cancellato, facendo presente come non fosse più necessario provare un illecito ogni oltre ragionevole dubbio» . Qualcuno, fra i legali, ricorda che Leonardo Rossi, allenatore del Ravenna, 365 giornio fa per una sola omessa denuncia prese un anno di squalifica, come pure l’ex vicepresidente del Ravenna, Ciriello (deferito per illecito, derubricato a omessa denuncia, un anno di inibizione). Stessa sorte (un anno) sarebbe toccata all’ex tecnico del Grosseto, Maurizio Sarri, questa volta non più di un mese fa, se poi non fosse stato prosciolto. E altri (non avvocati) pescano addirittura il caso-Quadrini, un anno di stop nel processo dell’estate del 2011 per una sola omessa denuncia. Ieri sera le toghe sportive si sono ritrovare per una preriunione (con cena annessa), nella quale ragionare sul lavoro da portare avanti oggi (saranno giudicati sette club e 26 tesserati). L’obiettivo dei giudici, tutti di provata esperienza, sarà uscire dalla camera di consiglio con l’unanimità, ma questa andrà cercata, e non c’è bisogno di altre spiegazioni.

COMPLEANNO - Ieri Conte ha compiuto 43 anni, la Juventus ha voluto, ancora una volta, rimanere vicino al tecnico. «Da giocatore, ad Antonio Conte è successo molte volte di festeggiare il proprio compleanno da Campione d'Italia. Come tecnico è invece una piacevole novità. Ad Antonio, cuore bianconero e protagonista della vittoria dell'ultimo scudetto, vanno gli auguri della Juventus e di tutti i suoi tifosi» è l'auguro apparso sul sito bianconero ieri mattina.

STRATEGIE BIANCONERE - Dopo aver rincuorato Conte, ieri il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha incontrato altri tesserati bianconeri invischiati in questa brutta faccenda. Come Leonardo Bonucci. Secondo i legali che lo assistono, Chiappero (per la Juve) e Bianchi, ci sarebbero margini per un proscioglimento pieno, ecco perché il difensore della nazionale non si avvarrà del patteggiamento, così come sembrerebbe aver deciso di fare anche Pepe.

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IL CASO

Conte, il Bari e quel fax di Micolucci

di EDMONDO PINNA (CorSport 01-08-2012)

ROMA - C’è un fax che agita le acque già mosse del Bari, ma pure quelle del Treviso e anche di Antonio Conte, che proprio del Bari è stato allenatore. Il fax lo ha spedito, a giugno, Vittorio Micolucci, il primo, storico collaboratore di giustizia sportiva, colui che in pratica ha permesso alla Procura federale, con una deposizione fiume durata quasi quattordici ore totali (un anno fa era assistito dagli avvocati Chiaccio, Cozzone e Daniela Pigotti), di dare vita a questo lungo processo al calcio italiano. Tre pagine, scritte in stampatello maiuscolo, qualche cancellatura, come a significare che sono state scritte di getto. «In riferimento alle partite del Bari, le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso, perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Mentre nella stagione della promozione, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata fatta Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana». Descrive, Micolucci, una vita sotto scorta oggi, quando gli aveva confidato «Guarino Aldo, un mio amico che è molto legato a Guberti Stefano e Andrea Masiello». La lista delle partite è lunga, si intrecciano i racconti di Pederzoli e Sommese, Tisci, Erodiani e Parlato, gli zingari. Si citano Parma-Bari, Bari-Samp, Bari-Livorno di Coppa Italia, Brescia-Bologna, Siena-Torino, Albinoleffe-Siena, Padova-Atalanta, Piacenza-Albinoleffe, Crotone-Atalanta, Albinoleffe-Padova, gare alcune inedite, altre già inserite in questo procedimento. Certo, quel riferimento a Conte.... «Ma non c’era alcuna volontà accusatoria - precisa l’avvocato Daniela Pigotti - era più una connotazione temporale. Come se si dicesse, l’Inter di Mourinho...».

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GLI ALTRI PATTEGGIAMENTI

Il Siena blinda la A,

il Toro partirà da -1

I toscani, nei due processi (oggi e venerdì), puntano a contenere l’handicap sotto gli otto punti

di EDMONDO PINNA (CorSport 01-08-2012)

ROMA - Conte a parte, sarà la giornata dei patteggiamenti. Il processo di primo grado del filone di Cremona, rischia di perdere subito molti dei suoi protagonisti principali, che se troveranno semaforo verde da parte della Disciplinare all’accordo con i pm del calcio, usciranno immediatamente dal procedimento. I patteggiamenti saranno il primo atto della commissione presieduta da Sergio Artico e faranno parte della prima camera di consiglio.

CALCOLI - Un momento che interessa soprattutto il Siena, la società più coinvolta per numero di partite in questo prima tranche (oggi e domani) dei processi d’agosto. Il club toscano è stato deferito per cinque gare: Siena-Piacenza, Novara-Siena, Siena-Torino, Siena-Varese e Albinoleffe-Siena. Per due di queste, però, ovvero le sfide contro Novara e Albinoleffe, le ipotesi di reato formulate dalla Procura federale sono doppie (presunto illecito e omessa denuncia per la prima e presunto illecito e responsabilità oggettiva per divieto di scommessa per la seconda). Il miracolo dell’avvocato Rodella è quello di contenere il passivo sotto gli otto punti, il ragionamento deve comprendere anche le due partite (Bari-Samp e Palermo-Bari) per le quali il Siena sarà giudicato a partire da venerdì. Il calcolo è semplice: otto sono i punti che dividono il Siena dal Lecce, prima delle retrocesse. A prescindere da quello che succederà ai giallorossi (responsabilità diretta, rischia la retrocessione in Lega Pro con punti di penalizzazione), il club bianconero punterà a rimanere al sicuro, senza salire sopra quel tetto, diciamo che attorno ai sei, sette punti sarebbe un successo. Perché la penalizzazione si applicherebbe non all’anno scorso (non sarebbe afflittiva) ma alla prossima stagione.

ACCORDO E BATTAGLIA - All’accordo finirà anche il Torino, una delle società legate proprio al Siena. Il club granata è stato deferito da Palazzi per responsabilità oggettiva in illecito per Pellicori e per responsabilità presunta per la posizione di Carobbio. Il club granata avrebbe “chiuso” a meno un punto e una cifra attorno ai quarantamila euro di multa. Di sicuro darà battaglia il Grosseto e il suo presidente Camilli. I toscani hanno un macigno grosso così, responsabilità diretta nell’illecito di Ancona-Grosseto, i legali però hanno messo insieme una marea di incongruenze fra le dichiarazioni di Iaconi (grande accusatore postumo), Turati e Joelson, a cominciare dall’obiettivo della combine: vittoria o pareggio? In qualche caso, addirittura, i tre si contraddicono.

TERZE INTERESSATE - Si presenteranno, e chiederanno di essere ammesse al processo, anche le terze interessate, ovvero le società che potrebbero, in teoria, avere un interesse nelle “disgrazie” altrui. E così si costituiranno in giudizio il Cesena, che spera di poter rimanere in serie A nel caso in cui il Siena fosse retrocesso, così come Gubbio, Nocerina e Vicenza, queste interessate alle sorti proprio del Grosseto. Poi comincerà la fase dibattimentale, fino alle sentenze, attese prima della settimana di Ferragosto.

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Calcioscommesse Tesserati e club in aula

Bonucci tenterà di ribaltare

l’accusa di illecito

L’accordo fra Conte e Procura apre ad altri patteggiamenti

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 01-08-2012)

Il gruppo dei nuovi deferiti è meno numeroso di quello che a giugno ha dato vita al primo processo sul calcioscommesse, ma a pesare sono i nomi e le squadre coinvolte. Oggi all’ex Ostello della Gioventù del Foro Italico di Roma si parte con il filone di Cremona: saranno giudicati 7 club, di cui uno per responsabilità diretta, il Grosseto, e un altro già fallito, l’Ancona,e 26 tesserati,20 per illecito e 6 per omessa denuncia. Occhi puntati sulla situazione di Antonio Conte i cui legali si presenteranno davanti alla Commissione Disciplinare presieduta da Sergio Artico con l’accordo raggiunto con il procuratore federale Palazzi: un patteggiamento della pena per la doppia omessa denuncia riguardo le gare del Siena con Novara e Albinoleffe (quantificata da Palazzi in 7-8 mesi di stop) a soli tre mesi di squalifica e circa 200mila euro di multa, che andrebbero alle popolazioni terremotate di Abruzzo ed Emilia, come stabilito dalla Figc per tut­te le ammende che arriveranno da questi processi sportivi.

Se la Disciplinare accetterà la richiesta dei legali del tecnico della Juve, Conte dovrebbe dunque restar fuori per 100 giorni, saltando così le prime 10 partite di campionato e metà delle sfide del girone di Champions. Nella prima tranche del processo scommesse, tutti i patteggiamenti sono stati accettati, anche se sullo sfondo resta il timore che il collegio giudicante non accetti l’intesa, non ritenendola congrua alle accuse. Gli avvocati De Rensis e Chiappero nutrono però un moderato ottimismo. Il caso del tecnico della Juve non sarà l’unico trattato in apertura di udienza. Si prevedono almeno una decina di patteggiamenti che potrebbero riguardare società e tesserati. Anche Angelo Alessio, vice di Conte, si è accordato con la Procura federale per una pena di due mesi (omessa denuncia per Albinoleffe-Siena), ma probabilmente chiederanno lo sconto di pena anche Angelo Da Costa, ex portiere dell’Ancona, Marco Savorani e Giorgio D’Urbano, rispettivamente preparatore dei portieri e preparatore atletico del Siena, nonchè Daniele Faggiano, osservatore del club toscano. Per tutti il rischio è di 60, massimo 75 giorni di stop. Quasi certa la richiesta di patteggiamento anche per i principali collaboratori della Procura Figc, ovvero Gervasoni e Carobbio, probabile per Catinali, Cassano (quest’ultimo già condannato alla radiazione nel precedente processo), Passoni e Poloni. E non sono da escludere richieste di sconto anche tra i club: l’Albinoleffe, già penalizzato di 6 punti nel precedente procedimento, ci sta pensando, Torino e Novara potrebbero ridurre i danni con una penalità di 1-2 punti. Nella scorsa udienza dedicata al calcioscommesse furono accolte tutte le richieste. Chi invece dovrà lottare per dimostrare la propria innocenza è il Grosseto, che rischia la retrocessione in Lega Pro dopo aver patteggiato 6 punti di penalizzazione nella prima tranche di giugno (cosa impossibile ora, visto il coinvolgimento diretto del presidente dei toscani Camilli).

Da venerdì si passerà al filone di Bari (7 club, di cui uno, il Lecce, accusato di responsabilità diretta, e 22 tesserati coinvolti). Il caso più spinoso riguarda il difensore della Juve Bonucci, accusato da Andrea Masiello di illecito per la partita Udinese-Bari del 9 maggio 2010. In que­sto caso i legali del giocatore non chiederanno il patteggiamento, provando a ribaltare in aula la pesante accusa. Le sentenze di primo grado sono previste tra l’ 8 e il 10 agosto. Intanto la procura di Bari ha iniziato accertamenti sui due campionati precedenti a quelli già oggetto d’indagine. Gli approfondimenti si sono resi necessari dopo le nuove rivelazioni fatte dall’ex giocatore biancorosso Micolucci e da Andrea Masiello.

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SCOMMESSE Oggi il via al processo: il tecnico della Juventus verso il patteggiamento

Conte, si litiga

sulla condanna

Per la Disciplinare 3 mesi sono pochi

Il tecnico non sarà presente, Bonucci e Pepe rinunciano a concordare la pena

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 01-08-2012)

ROMA – Prende oggi il via l’ennesimo processo riguardante il calcio-scommesse. Stavolta sono in 58, tra club (13) e tesserati (45), i soggetti deferiti da Stefano Palazzi. Entro mercoledì verrà esaminato il filone di Cremona. Da giovedì, quello di Bari (che intanto ha disposto nuovi accertamenti su alcune partite del 2008-09). Tutte le attenzioni, però, sono incentrate su Antonio Conte. Il tecnico della Juventus è chiamato a rispondere di doppia omessa denuncia per le gare Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena.

C’è curiosità per capire se l’entità del patteggiamento - frutto di un accordo tra i legali del tecnico e la procura federale (3 mesi oltre ad una forte ammenda, circa 200mila euro) – riceverà l’avallo della Commissione Disciplinare. L’intesa raggiunta ha scontentato molti all’interno del pool federale e anche qualche giudice - nella riunione andata in scena ieri - ha mostrato qualche perplessità. Un patteggiamento di questo tipo, infatti, sconfesserebbe gli ultimi 5 anni della giustizia sportiva riguardo l’articolo 23. Inoltre, non bisogna andare troppo indietro nel tempo per appurare come le richieste di pena di Palazzi in materia fossero normalmente più pesanti. Leonardo Rossi, allenatore del Ravenna, per una sola omessa denuncia è stato squalificato 12 mesi lo scorso anno. E nel procedimento del 31 maggio scorso, la procura federale, sempre per una sola omessa denuncia, ha chiesto per un altro allenatore, Maurizio Sani, un anno di squalifica. Non può, dunque, non risaltare il diverso metodo di valutazione al quale segue anche un’altra perplessità dovuta al fatto che a Conte, come normalmente accade, non è stata applicata nemmeno l’aggravante di essere un tecnico.

Secondo il criterio utilizzato da Palazzi, verrebbe quantificata in 6 mesi (sanzione minima) la prima omessa denuncia, più un mese per la seconda (reato in continuazione). Con lo sconto dovuto al patteggiamento, si arriverebbe a 4 mesi e 20 giorni, ulteriormente diminuiti a 3 mesi, previo pagamento di una multa di 200mila euro (destinata alle popolazioni terremotate). Soluzione che dovrà ricevere l’ok in mattinata della Commissione Disciplinare ma che già stona con quanto riportato nella relazione della procura sia per la valenza data alla difesa di Conte - «Le motivazioni addotte – si legge nelle carte - appaiono incoerenti e prive di pregio, ove, la versione fornita da Carobbio appare più verosimile» - che riguardo l’attendibilità che gode il suo grande accusatore: «La credibilità, ripetutamente riscontrata di Carobbio, sorregge e conferisce idonea dignità probatoria».

Senza contare che non trova risposta nemmeno un altro quesito: se l'allenatore deve rispondere di omessa denuncia per la gara contro il Novara, perché i calciatori presenti nello spogliatoio del Siena ai quali Conte si sarebbe rivolto confidando che «c'era un accordo per il pari» non sono stati deferiti? Tante domande che difficilmente oggi troveranno delle risposte. Quello che è certo è che il tecnico non sarà presente in aula, visto che si troverà a Ginevra dove in serata è prevista l’amichevole tra Juventus e Benfica. L’ultima in panchina, prima della squalifica, che diventerà esecutiva da domani.

Capitolo Pepe e Bonucci: entrambi rinunceranno al patteggiamento. I motivi sono diversi. Se il centrocampista vuole prima attendere le richieste di Palazzi (e poi eventualmente cercare l’intesa), per il difensore, trovare un accordo senza avvalersi dell'articolo 24 (collaborazione, quindi ammissione) significherebbe solo ridurre al minimo lo sconto. Forse se la caverebbe con due anni, considerati comunque troppi. Inevitabile, quindi, il ricorso al processo, limitare i danni il più possibile nei due gradi di giudizio per poi giocarsi le proprie carte al Tnas.

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Conte e i patteggiamenti

Via al processo tra i veleni

Il tecnico Juve ha l'accordo con la Procura ma sono attese polemiche

sulla quantificazione della pena: Palazzi era sempre partito da un anno

Grosseto in ansia per le richieste dell’accusa: rischia la discesa in Lega Pro

Oggi e domani si lavora sul filone di Cremona, venerdì e sabato su quello di Bari

di MAURIZIO GALDI ft. MAURIZIO CALDARELLI (GaSport 01-08-2012)

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Parte oggi il secondo procedimento sportivo dell'anno per il calcioscommesse: 26 tesserati, 7 società per il filone sulla documentazione della Procura di Cremona. Domani la conclusione, tra l'8 e il 10 agosto le decisioni della Disciplinare. Piatto forte della giornata i patteggiamenti. Di quello di Antonio Conte se ne è parlato a lungo questi giorni e a lui si dovrebbe aggregare anche Angelo Alessio. Ma non mancheranno le polemiche. Tutte le difese si apprestano oggi a sollevare la questione: «Quanto vale l'omessa denuncia?». Il problema nasce dalla quantificazione che, secondo le indiscrezioni, avrebbe fatto la Procura federale per Conte: sei mesi la prima, un mese la seconda. E i dodici mesi chiesti in precedenza per gli altri come base anche per eventuali patteggiamenti, come nascono?, si chiedono diversi avvocati. Polemiche si alzano anche per la proposta di sostituire parte della squalifica con l'ammenda. Una strada che è stata percorsa in occasione dei patteggiamenti per l'inchiesta sugli agenti dei calciatori, e che è andata a buon fine anche per il calciatore Sbaffo (Ascoli) ma in base a condizioni molto particolari. Solo dopo che il giocatore aveva deciso di collaborare direttamente in aula fornendo il nome di un altro tesserato (Schiattarella) coinvolto.

Patteggiamenti Alla luce dei deferimenti è molto probabile che oggi si arrivi al patteggiamento per molte posizioni. Sicuramente quasi tutti i deferiti per omessa denuncia (visto anche l'esito della trattativa Conte) sceglieranno di patteggiare, come alla stessa decisione dovrebbero arrivare le società, Siena in testa. Molto più complessa la situazione per i deferiti che devono rispondere di illecito sportivo. Soprattutto c'è la posizione di Stellini che è deferito sia in questo procedimento che nel prossimo (comincia venerdì) e che deve ancora decidere la strategia difensiva. Per i deferiti per illecito la possibilità di patteggiamento deve comunque passare attraverso una collaborazione.

Responsabilità diretta La posizione più delicata nel procedimento che parte oggi è quella relativa al Grosseto e al suo presidente Piero Camilli. Il numero uno della società deve rispondere di illecito, il club con la responsabilità diretta rischia la retrocessione. La difesa del Grosseto (avvocati Bruno e Grassani) punta sulle contraddizioni che sarebbero emerse anche nello stesso atto d'accusa di Palazzi per le dichiarazioni di Turati, Joelson e dell'ex d.s. Iaconi. Solo domani gli avvocati del Grosseto scenderanno in campo lasciando oggi a Palazzi l'esposizione dell'accusa e delle richieste. Oggi, comunque, si conosceranno anche le decisioni della Disciplinare sui patteggiamenti.

Terze interessate Vicenza e Nocerina, in prima battuta, ma anche Cesena e Gubbio scendono in campo chiedendo di essere ammesse come terze interessate a eventuali ripescaggi in caso di retrocessione per effetto delle sentenze. Oggi spera il Vicenza per la posizione del Grosseto, da venerdì le aspettative saranno tutte della Nocerina per la posizione del Lecce. Per il Cesena opportunità nulle visto che il Siena è stato deferito solo per responsabilità oggettiva.

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IL CASO IL DIFENSORE PRONTO AD AMMETTERE DI AVERE RICEVUTO E SUBITO RIFIUTATO LA PROPOSTA DI COMBINE DI ANDREA MASIELLO PER UDINESE-BARI

Bonucci adesso tenta la

carta dell'omessa denuncia

È la mossa dei legali per evitare l'illecito e 3 anni di stop: ma forse è troppo tardi

di FRANCESCO CENITI (GaSport 01-08-2012)

Omessa denuncia. Potrebbe essere questa la mossa a sorpresa degli avvocati di Leonardo Bonucci nel tentativo di trovare un accordo in extremis con la Procura ed evitare il processo con l'accusa di illecito (rischio tre anni di squalifica). Non sarà facile, ma forse uno spiraglio c'è e lo stop in questo caso potrebbe persino fermarsi a sei mesi. Il difensore della Juve ammetterebbe a Palazzi una parte del racconto di Andrea Masiello: la proposta per alterare Udinese-Bari. Offerta rispedita al mittente in malo modo. Anzi, Bonucci non avrebbe dato neppure ascolto alle parole del compagno. Questo perché nella testa del giocatore c'erano altri pensieri: la possibilità di andare al Mondiale 2010 e l'approdo in una grande squadra (cosa che avvenne con la Juve). Bonucci aveva preparato con scrupolo maniacale quella gara, facendo arrivare nel ritiro friulano il suo motivatore personale. Sapeva che in tribuna a guardarlo ci sarebbe stato anche il c.t. Marcello Lippi. Insomma, non avrebbe avuto nessuno motivo per fare una pessima figura.

Mediazione Gli avvocati, con l'assenso di Bonucci, potrebbero invece esplorare la strada della omessa denuncia. Collaborando con Palazzi. Certo, questa apertura nei confronti della Procura giunge praticamente a tempo scaduto. Diverso sarebbe stato l'impatto se fosse arrivata durante una delle due audizioni. Ma forse l'Europeo alle porte ha condizionato Bonucci che nel primo interrogatorio ha ribadito con forza la sua estraneità dalla tentata combine, ma non ha parlato di altro. Ma proprio il rischio di una condanna dura a tre anni e il marchio dell'illecito potrebbe portare i legali del difensore a rivedere quella condotta. Se la Procura valuterà la buona fede del ragazzo, forse c'è ancora margine per un patteggiamento su basi diverse. A quel punto si discuterebbe su una pena che va da 6 mesi all'anno. Gli avvocati punterebbero ovviamente sulla prima ipotesi.

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Scommesse

Arriva lo stop a Conte

ma oggi sarà in panchina

il Siena cerca uno sconto

Processo sportivo, a giudizio 7 club e 29 tesserati.

Venerdì il filone di Bari con Bonucci

di MATTEO PINCI (la Repubblica 01-08-2012)

La prima certezza, il processo al calcio scommesse che stamani alle 9.30 aprirà le porte ad avvocati e imputati, la regala prima ancora di iniziare. Antonio Conte, il nome più illustre tra i 58 su cui tra oggi e venerdì dovrà pronunciarsi la Disciplinare, stasera guiderà ancora la sua Juventus: a Ginevra, contro il Benfica, l’ultima volta in panchina prima della squalifica (con la squadra non è partito Baroni, che lo sostituirà fino a novembre). Un regalo per il suo compleanno – era ieri – consentito dai regolamenti: la squalifica diventerà infatti esecutiva soltanto da domani 2 agosto, il giorno successivo al pronunciamento della Commissione Disciplinare sulla congruità del suo patteggiamento: tre mesi e una forte ammenda da 200 mila euro, l’accordo con il procuratore Palazzi. Che però il giudice Artico potrebbe rivedere lievemente al rialzo, portando lo stop fino a 100 giorni. Esisterebbe anche l’ipotesi di un colpo di scena: che i termini dell’intesa vengano rigettati è un’ipotesi possibile formalmente, meno praticamente: i contatti tra procura e commissione, riunita già ieri sera per iniziare a valutare il caso e magari abbozzare le motivazioni, sono già intercorsi in sede di trattativa. Anche a Torino – da dove arriverà a Roma in giornata una delegazione di tifosi radunati da un portale on line per sostenere il tecnico – sono sereni: per il risultato, ma anche per aver salvato l’immagine: la squalifica soft, che ricalca i termini auspicati prima ancora delle audizioni è arrivata dopo un patteggiamento per l’articolo 23: utile a «chiedere all’organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta », e che non prevede una «ammissione di responsabilità e di collaborazione fattiva» come invece l’articolo 24. Una sconfitta per la Figc, costretta ad accontentarsi di un accordo, ma senza che Conte si sia dichiarato colpevole di quella doppia omissione di denuncia contestata nel deferimento di Palazzi. E che farebbe quasi pensare a una fragilità accusatoria di cui gli stessi federali potrebbero aver avuto coscienza: meglio piegarsi che rischiare la faccia in giudizio.

Attenzione, però. Perché la riduzione di squalifica applicata per Conte, arrivando a superare la norma interpretativa dello sconto fino a un terzo della pena per un patteggiamento senza “collaborazione fattiva”, ha già attirato l’attenzione degli altri imputati interessati a cercare un accordo con la Procura Federale. E che a questo potrebbero appellarsi nelle richieste di patteggiamento che apriranno stamattina la giornata processuale per le 36 posizioni (7 club e 29 tesserati) relativa al filone di Cremona. Ipotesi possibile anche per il Siena, la parte più interessata dal procedimento odierno: delle 7 gare in cui al club viene contestata la responsabilità oggettiva, cinque (Novara-Siena, Albinoleffe-Siena, Siena-Torino, Siena-Piacenza, Siena-Varese) verranno discusse tra oggi e domani. E la collaborazione del proprio ex giocatore Carobbio apre a uno sconto anche per il club, che dovrebbe limitare la penalizzazione a 4-5 punti. Da venerdì invece verrà discusso il filone di Bari che interessa, tra gli altri, Bonucci: la Juventus spinge per il patteggiamento collaborativo, lui però è restio ad ammettere responsabilità che al contrario respinge. Oggi la decisione.

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IL TECNICO E PALAZZI HANNO TROVATO L’ACCORDO PER 3 MESI DI SQUALIFICA E 200 MILA EURO DI MULTA

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Juve, l’intesa fra Conte e la procura Figc all’esame della Corte:

se i giudici la ritengono congrua, l’allenatore esce dal processo

Il Torino proporrà di patteggiare un punto di penalità e 40 mila euro

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 01-08-2012)

Antonio Conte, questa mattina a Roma, non ci sarà. Ma la prima udienza del secondo processo sulle scommesse nell’aula più grande dell’ex Ostello della Gioventù è chiamata proprio a decidere, fra gli altri, il destino processuale del tecnico campione d’Italia con la Juve. Conte, lunedì, ha raggiunto l’accordo con la procura del pm del pallone Stefano Palazzi, un’intesa per 3 mesi di squalifica e 200 mila euro di multa grazie al patteggiamento e per colpa dell’accusa di doppia omessa denuncia per le partite Novara-Siena ed Albinoleffe-Siena del maggio del 2011. La stretta di mano fra i legali del tecnico bianconero e Palazzi ha messo fine alla prima, difficilissima, partita. Questa mattina andranno in scena i tempi supplementari con arbitro i giudici della Commissione Disciplinare .

La prima udienza, oggi, si aprirà con l’appello dei deferiti e di chi li rappresenta. Poi, la camera di consiglio con la corte chiusa in conclave per analizzare le proposte di patteggiamento. I cinque giudici, ieri sera, hanno avuto un primo incontro informale fra loro: una lunghissima cena per aprire le riflessioni sui casi più spinosi, quello di Conte su tutti. Atti (migliaia di pagine) e ancora carte quelle scritte da Palazzi e che raccontano del doppio deferimento per l’ex allenatore del Siena: l’obiettivo della Disciplinare è quello di arrivare ad una delibera sul patteggiamento di Conte all’unanimità, se non sarà possibile allora sarà la maggioranza a prevalere. Di sicuro, la corte di primo grado non si limiterà ad un atto notarile, ma darà vita ad un’accesa e approfondita discussione al suo interno prima di comunicare con una delibera il proprio verdetto. Conte aspetterà notizie da Ginevra e, qualora la Disciplinare dovesse accogliere il patteggiamento così come formulato dalle parti, uscirà immediatamente dal processo, ma non dal campo perchè la squalifica diventerà effettiva al momento della pubblicazione delle sentenze di primo grado attese per il 7 o l’8 agosto (qualora dovessero ritardare in modo imprevisto, Conte potrebbe avere addirittura qualche speranza di occupare il suo posto in panchina a Pechino per la finale di Supercoppa Italiana dell’11). I legali del tecnico, così come la procura guidata da Palazzi, sono convinti di aver raggiunto un accordo tale da poter essere giudicato come congruo dalla Disciplinare.

Questa mattina, fra i patteggiamenti all’esame della corte, ci sarà anche quello del vice allenatore della Juve, e collaboratore da sempre di Conte, Angelo Alessio. Per lui, gli avvocati e la procura della Figc hanno raggiunto un’intesa per due mesi di squalifica. L’udienza sul filone dell’inchiesta sulle scommesse di Cremona vedrà, oggi, in aula, anche il Torino per colpa del deferimento dell’ex giocatore granata Alessandro Pellicori: il club del presidente Urbano Cairo ha deciso di provare la strada del patteggiamento chiedendo alla Disciplinare il via libera all’accordo con Palazzi per un punto di penalizzazione e 40 mila euro di ammenda economica. A patteggiare proverà anche il Siena per una penalizzazione inferiore agli otto punti (il Cesena spera nel ripescaggio in A proprio ai danni del club toscano e, per questo, presenterà un’istanza alla corte).

Questa mattina saranno in aula i tesserati e i club a processo per gli atti di Cremona. Da venerdì toccherà agli imputati per il filone di Bari. Il difensore della Juve Leonardo Bonucci affronterà il dibattimento convinto di potersi difendere dall’accusa di illecito sportivo - rischio tre anni di stop - per le accuse di Udinese-Bari. A processo per omessa denuncia per la stessa gara, anche Simone Pepe ha deciso di farsi giudicare.

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Bari, si allarga l’indagine

Oggi il primo processo

senza nessuna sorpresa

Calcioscommesse Il filone di Cremona porterà a una serie di patteggiamenti. Tra questi anche Conte

di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 01-08-2012)

IL PROTAGONISTA PRINCIPALE ABBANDONA LA SCENA: OGGI È IL GIORNO DEL PATTEGGIAMENTO DI ANTONIO CONTE, TRE MESI PIÙ 200MILA EURO DI MULTA. Sempre che la Disciplinare accetti il patto, se ne discuterà oggi, in una mezzora da cardiopalma prima del verdetto.

Nelle ultime ore si è alzata la guardia, l’accordo con la Juve ha scontentato in tanti in procura federale, qualche giudice potrebbe mettersi di traverso, ma Palazzi si sarà fatto pure i suoi calcoli. Conte poteva scegliere la strada di Maurizio Sarri (un anno per omessa denuncia, poi prosciolto), ma i rischi erano più alti del possibile premio.

Non sarà il solo a patteggiare, la via prevede anche alcuni dei suoi assistenti tecnici, certo Alessio, probabili anche D’Urbano e Savorani, tutti con la stessa accusa di doppia omessa denuncia per Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena.

Lo stesso club del patron Massimo Mezzaroma, starebbe seriamente pensando al patteggiamento. Ai bianconeri vengono contestate cinque gare, il rischio sono 15 punti da scontare sul prossimo campionato di Serie A, una mazzata che patteggiando potrebbe scendere però attorno agli 8-9 punti più multa. Sulla graticola, per illecito, rischia tre anni e mezzo il vice di Conte, Cristian Stellini, e i suoi presunti sodali Coppola, Terzi e Vitiello, oltre ai giocatori dell’AlbinoLeffe, Garlini, Bombardini, Passoni, Sala e Poloni. L’AlbinoLeffe (già a -9) ora rischia altri 3 punti, con l’aggravante del risultato conseguito. Per Novara-Siena pesa la parola di Carobbio contro tutti, assieme al pentito accusati di illecito Stellini con i senesi Larrondo e Vitiello, e gli ex novaresi Bertani, Drascek e Gheller. Era la gara della riunione tecnica in cui Conte avrebbe rivelato gli accordi, partecipavano anche i giocatori, ma le incolpazioni definite da Palazzi prevedono l’omessa denuncia solo per Conte e per il resto del suo staff tecnico: il Vice allenatore Alessio, il preparatore dei portieri Savorani, e il preparatore atletico D’Urbano.

Sicuro del patteggiamento solo Alessio, ma forse lo seguiranno anche gli altri. A causa di Pellicori, rischia tre punti di penalizzazione il Torino, così anche i granata potrebbero patteggiare un punto e multa. Ma in fin dei conti è un processo per “direttissima”, visto che Palazzi ha maccelerato i tempi proprio per costituire la corsia preferenziale ai casi di responsabilità dei presidenti. Il primo a finire sul banco degli imputati è il patron del Grosseto, Piero Camilli, che annuncia una memoria difensiva al «contrattacco». È accusato di aver manipolato la gara Ancona-Grosseto del 2009/10.

I toscani dovranno battagliare per evitare la retrocessione in Lega Pro, così come farà il Lecce e il suo ex presidente Semeraro, venerdì, quando la Disciplinare aprirà i giochi del filone barese. Andrea Masiello patteggerà ma si porta dietro i “big” Bonucci, Pepe, Portanova e Di Vaio. Le sue rivelazioni hanno allargato il cerchio anche su tre gare del Bari del 2007/08, confermate anche via fax da Micolucci. Per questo la procura di Bari ha tenuto in piedi l’inchiesta e promette di mietere altre vittime.

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SCOMMESSOPOLI IL PATTEGGIAMENTO

Conte, il sì più duro

Oggi l’ok della Disciplinare. In panchina a Ginevra, poi out 3 mesi

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 01-08-2012)

ROMA. Fischio d’inizio, il martello batte un sospiro e via. Per Antonio Conte il dibattimento neanche comincerà, ha già patteggiato: tre mesi più multa di 200 mila euro, un accordo già raggiunto con il pm federale Stefano Palazzi , la cui richiesta inoltrerà oggi alla Commissione Disciplinare presieduta da Sergio Artico . Tre mesi di stop più multa di 200 mila euro, questa la richiesta ritenuta congrua da Palazzi. Stamattina Conte parte con la squadra verso Ginevra, dove la Juventus alle 19 affronta il Benfica. La squalifica comprende anche le amichevoli, ma partirà a decorrere da domani quindi fino al 2 novembre. Poco cambia: oltre alla gara di Supercoppa Italiana (11 agosto), Conte salterà le prime 10 giornate di campionato, ma tornerà puntuale per Juventus-Inter del 4 novembre. Secondo l’articolo 19 del Codice di Giustizia Sportiva, per i tesserati squalificati vige il «divieto di accesso agli spogliatoi e ai locali annessi, in occasione di manifestazioni o gare calcistiche». Durante questi tre mesi potrà allenare, consegnare i fratini, spiegare la tattica. E continuerà a stilare l’undici titolare. La sua squalifica rischia così di avere effetto un solo giorno a settimana, quello della partita.

BUONSENSO Niente dichiarazioni flash, pre e post gara in mixed zone : agli squalificati è precluso infatti l’accesso nella zona off-limits degli impianti, vale a dire recinto di gara, spogliatoi e tunnel. Ma grazie alle panchine “alte” dello Juventus Stadium, il club bianconero gli metterà a disposizione un seggiolino vicino alla panchina. Cosa accadrà invece in Champions League? La Uefa (dietro eventuale richiesta della Figc) proibisce agli allenatori squalificati di «dare istruzioni e accedere agli spogliatoi, al tunnel o all’area tecnica prima e durante l’incontro». Norma simile e che si presta a interpretazioni. Con «buonsenso» dicono gli esperti, perché tecnicamente Conte potrebbe sia parlare in conferenza stampa, sia allenare nel “match day -1” di Champions League. E questo vale anche per il campionato. Spetta alla Juventus decidere se affidare questi compiti al suo vice oppure legittimare Conte: nella vigilia di Genoa-Juve dello scorso andò Alessio in conferenza stampa. Con squalifica Uefa, Conte salterebbe i primi tre turni di Champions League. Magari imitando Mourinho , che lo scorso settembre seguì da squalificato il suo Real Madrid, ordinando con un iPad le indicazioni al suo assistente seduto in panchina.

PROCESSO Si parte alle 9.30, a giudizio 7 club e 26 tesserati, ma nel giro di poche ore il processo potrebbe svuotarsi per eccesso di patteggiamenti. Dopo Conte sono in molti a voler approfittare dello stesso trattamento, dovrebbe patteggiare anche il resto dello staff tecnico presente alle presunte riunioni tecniche in cui Conte - stando a Carobbio - avrebbe rivelato gli accordi con Novara e AlbinoLeffe: il vice allenatore Alessio , il preparatore dei portieri Savorani , e il preparatore atletico D’Urbano . Per cinque responsabilità oggettive, il Siena dovrà mettere in campo la diplomazia pesante, l’obiettivo, sempre mercanteggiando, si attesta attorno agli 8-9 punti da scontare sulla prossima serie A. Potrebbe fare altrettanto il Torino, sfruttando il “pentimento” di Pellicori in Siena-Toro. Un’impresa, ma per un tentato illecito nemmeno consumato, scendere da -2 alla multa cospicua non è utopia.

DIRETTISSIMA Ma in fin dei conti quello di oggi nasce come processo per “direttissima”, visto che Palazzi ha accelerato i tempi proprio per costituire la «corsia preferenziale» ai casi di responsabilità diretta. In attesa di Semeraro (il filone barese parte venerdì e sono coinvolti altri due bianconeri, Pepe che pare orientato a un probabile patteggiamento e Bonucci che invece si difenderà in aula), il primo presidente a finire sul banco degli imputati è il patron del Grosseto, Piero Camilli , che annuncia una memoria difensiva al «contrattacco». È accusato di aver manipolato la gara Ancona-Grosseto del 2009-10. Il club toscano ha già patteggiato -6 punti, ma le rivelazioni di Turati , Joelson e dell’ex ds Andrea Iaconi chiamano in causa proprio Camilli. Oggi i suoi avvocati, Grassani e Bruno , evidenzieranno alla Disciplinare alcune incongruenze: «Emerge chiaramente l’ideazione dell’illecito da parte di Iaconi e dei giocatori, e l’estraneità del Presidente», dicono i legali, secondo i quali, non solo i toscani non avevano interesse a pareggiare perché «tallonati dal Torino e in piena lotta play-off», ma le accuse stesse di Turati, Joelson e Iaconi sarebbero un gatto che si morde la coda: «Nessuno - sostengono - tranne Iaconi era a conoscenza della “proposta indecente” che sarebbe stata rifiutata da Camilli». Solo che Iaconi lo “avrebbe” appreso dai propri giocatori. Qualcosa non torna.

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Repubblica Tv 30-07-2012

Olimpiadi, una medaglia anche per Conte

Un altro italiano vince le Olimpiadi: è Antonio Conte. L'annuncio dell'inviato di Repubblica a Londra, Benedetto Ferrara

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Tempo Scaduto di ALIGI PONTANI (Repubblica.it 01-08-2012)

Lo sfascio di Palazzi:

ora dimissioni

Distratti (che meraviglia) dai Giochi, si rischiava di dover accettare tutto. Anche che nessuno spiegasse per bene il meccanismo che aveva portato la procura della federcalcio a proporre i patteggiamenti di ieri, così diversi da quelli di giugno. Dalla sproporzione generalizzata (cioè, per essere subito chiari: non si parla del solo Conte) delle richieste di Palazzi tra il primo e il secondo processo, è emersa invece una sola verità, quella che ha provocato il devastante no del giudice Artico al momento di ratificare l'accordo: la totale arbitrarietà con la quale Palazzi sta gestendo il proprio ruolo di accusatore nei processi sulle scommesse. I patteggiamenti? Oggi valgono tre mesi di sconto, ieri ne valevano sei, domani ne varranno uno, dopodomani chissà. Artico, che fa il giudice, ha chiarito che così nessuna giustizia può pensare di essere credibile. E che comunque non avrebbe mai potuto firmare provvedimenti palesemente in contrasto con quelli da lui stesso decisi un mese fa: se il criterio adottato nel patteggiamento per responsabilità oggettiva e omessa denuncia era scontare un terzo della pena, per nessuna ragione si poteva scendere a un quinto, un sesto, un decimo. Di fronte allo sfascio della sua linea, Palazzi dovrebbe ora prendere in seria considerazione l'ipotesi di dimettersi: non lo farà, naturalmente, benedetto da Londra dall'incauto Petrucci che aveva trovato il tempo per esaltarne l'operato.

L'odore fortissimo di compromesso che emanavano le scelte del procuratore - d'altra parte confermate da una trattativa pre-processuale a dir poco irrituale - non avrebbe reso giustizia a nessuno: non ai condannati nel precedente processo, che hanno ottenuto riduzioni di pena inferiori a quelle proposte ieri; non ad Antonio Conte, l'imputato più esposto, che sarebbe stato comunque punito continuando a proclamarsi innocente, senza avere più la possibilità di dimostrarlo; ma soprattutto non a tutti quelli che avevano abboccato ai proclami fieri di Abete e della gente che governa con metodi sommari lo sport italiano da troppi, troppi anni, impastata di una cultura che fa della furbizia e dell'opportunismo l'unica bussola possibile.

La vicenda delle scommesse, in fondo, questo ha confermato: dalla sbandierata tolleranza zero dei primi giorni, quando la pressione mediatica era formidabile e le poltrone traballavano, eravamo scivolosamente arrivati al più pragmatico volemose bene, coinciso con l'ingresso della serie A nelle stanze dei processi sportivi, sciaguratamente frazionati in una, due, tre, quattro puntate proprio per aumentare gli spazi di manovra. Sono stanze polverose, vecchie, inadeguate, da rinfrescare al più presto. Per dare la possibilità a chi è innocente di difendersi davvero, senza accettare sotterfugi risibili, e per punire chi è colpevole, ma solo se ci sono le prove. Una giustizia da rifare, togliendola al controllo di fatto di Coni e federazioni, che giudicano pezzi del proprio sistema, senza riuscire ad essere credibili. E si tranquillizzi chi vede tutto attraverso il filtro dei colori della squadra del cuore: ripulire i palazzi di una giustizia ingiusta è una missone di interesse generale. Serve a ridare a chi ama lo sport la possibilità di respirare, non soltanto guardandosi le Olimpiadi.

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Repubblica Tv 01-08-2012

"Conte, colpo di scena nella

Dinasty del calcioscomesse"

La Commissione disciplinare della Federcalcio ha respinto la proposta di patteggiamento per Antonio Conte, avanzata dalla Procura federale, nel processo sul calcioscomesse. E' stata giudicata non congrua una squalifica di 3 mesi e una sanzione di 200 mila euro. Ce lo racconta Marco Mensurati

http://k005.kiwi6.com/hotlink/9036r69egv/2012_08_01_rep_it_m_mensurati_dynasty_calcioscommesse.mp3

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La strategia sbagliata

della Juventus nel

patteggiamento di Conte

di FRANCESCO CAREMANI (IL FOGLIO.it 01-08-2012)

Tre mesi di squalifica e 200.000 euro di multa per Antonio Conte rinviato a giudizio per omessa denuncia? Poco secondo la Commissione disciplinare, presieduta da Sergio Artico, che ha definito “non congrua” la pena che i legali della Juventus avevano concordato, patteggiando, con la Procura federale, cioè con Stefano Palazzi. Un colpo di scena che riporta tutta l’attenzione mediatica sui filoni processuali del calcioscommesse e mette la società di Corso Galileo Ferraris di fronte a un problema che non è più solo d’immagine ma anche di sostanza, perché rischia di perdere il tecnico dello scudetto per più di metà campionato e tutto il girone di Champions, un periodo che difficilmente sarà gestito dall’allenatore della Primavera.

Gli avvocati del club bianconero Michele Briamonte e Luigi Chiappero hanno risposto ricusando i giudici componenti la Commissione disciplinare, poiché rifiutando il patteggiamento sarebbero entrati nel merito esprimendo un proprio giudizio, insieme allo stralcio della posizione del proprio assistito. Richiesta che Stefano Palazzi ha definito infondata. E a questo punto cosa succederà? Antonio Conte, attraverso i legali, può fare una nuova proposta di patteggiamento (con pena più alta) oppure decidere di difendersi in ogni grado processuale, fino al tribunale nazionale di arbitrato per lo sport.

Ma cosa significa patteggiare nella giustizia sportiva? Lo spiegano bene gli articoli 23 e 24 del relativo Codice: il primo è un’applicazione delle sanzioni (ridotte) su richiesta delle parti; il secondo una riduzione delle stesse dopo ammissione di colpa o collaborazione con la Procura federale. Come ci ha spiegato l’avvocato Mauro Messeri, nominato difensore di Marco Savorani (allenatore portieri del Siena) insieme al collega Roberto Turchini che difende Giorgio D’Urbano (preparatore atletico della squadra toscana), posizioni entrambe legate a quella di Antonio Conte. Stesso destino per Angelo Alessio (secondo di Conte), Mirko Paoloni, Dario Passoni e il Siena, che in totale fanno 7 patteggiamenti respinti su 16 richiesti. “La Procura spingeva per patteggiare, Conte non aveva intenzione di farlo, si espone e si cambiano le carte in tavola, trasformando la via processuale in una corsa ad handicap. Be’, questi contorni puzzano di trappolone”, ha detto al Foglio.it Simone Stenti, collaboratore dall’Italia di FourFourTwo e juventinologo. “Secondo me la Juventus avrebbe dovuto combattere la battaglia politica contro la Federazione fino in fondo, invece è caduta nel tranello, rimettendoci in immagine, rischiando di perdere il grande motivatore dello scudetto, alzando le mani di fronte a un sistema calcio malato e a una giustizia sportiva che così com’è non funziona”, ribadisce Stenti. Senza considerare la pubblica gogna web 2.0 che la Juventus, completamente estranea ai fatti contestati, in quanto Antonio Conte e gli altri all’epoca erano tesserati del Siena, è costretta a subire.

Apertamente critico verso Antonio Conte, ma anche verso Federazione e giustizia sportiva è Marcel Vulpis (direttore dell’agenzia sporteconomy.it): “Mi pare che si stia cercando di rimediare a una situazione imbarazzante perché in questo Paese, nella giustizia sportiva come in quella ordinaria, stava passando il principio del va bene così, del patteggiamento facile, del pentitismo d’urgenza. Se uno è innocente dovrebbe affrontare il processo fino all’ultimo grado di giudizio. E' ovvio che in questa situazione l’immagine di Antonio Conte (e della Juventus) ne esce danneggiata, non mi pare che abbiano fatto la scelta migliore. La risposta della Commissione disciplinare? Secondo me è anche un messaggio al sistema, ai club, ai giocatori, un modo per dire di finirla e un richiamo etico alle regole: chi sbaglia paga, sempre se viene dimostrato al 101 per cento che è colpevole”. “I buchi della giustizia sportiva (Fontana e Shala, n.d.r.) dimostrano che deve essere riformata e che ci deve essere più armonia con quella ordinaria”, sottolinea Vulpis invocando gli Stati generali del calcio italiano per una riforma dell’intero settore a partire dal management federale e salvando Andrea Abodi, presidente della Lega di B: “L’unico con il carattere e le competenze per portarci fuori dal guado”. E mentre Antonio Conte si prepara a un agosto di battaglie legali si avvicina l’inizio di una stagione triste e grigia, con calendari provvisori, squadre a rischio retrocessione e penalizzazioni ancora tutte da individuare. Niente di nuovo per il calcio italiano e per un giornalismo sportivo che si nasconde dietro il dito del gioco (scommesse legali comprese) per salvare un business che si sta sbriciolando dall’interno e che sopravvive solamente quando becero e schierato.

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Intervista

No al patteggiamento di Conte:

“nello sport la probità vale”

Ma perché il patteggiamento proposto da Antonio Conte, d’accordo con il procuratore Stefano Palazzi, non è stato accettato? La pena decisa è stata giudicata troppo lieve dalla Commissione Sportiva. Come spiega l’avvocato Paolino Ardìa, nello sport, la giustizia funziona in modo diverso da quella ordinaria, con altri parametri, come ad esempio la probità e la lealtà. E in questo senso, il comportamento di Conte è stato senz’altro molto grave.

di DARIO RONZONI (LINKIESTA 01-08-2012)

Conte ci aveva provato: tre mesi di squalifica e 200mila euro di multa. Il prezzo è giusto? Secondo la Commissione Disciplinare, no. La proposta, come prevede il procedimento, era stata formulata d’accordo con il procuratore federale Stefano Palazzi ed è stata respinta. Ora, tra gli avvocati della Juventus e la giustizia sportiva è cominciata una guerra. Richiedono lo stralcio della posizione di Conte, visto che, a loro avviso, rifiutando il patteggiamento, la Commissione ha già espresso un giudizio e quindi non potrebbe, secondo il regolamento, «giudicare Conte». Richiedono la ricusazione, che però è respinta e che, in ogni caso, lo stesso Palazzi ha già definito infondata. Conte può presentare una nuova richiesta di patteggiamento, magari con una pena più alta, oppure infilarsi lungo tutti i gradi della giustizia sportiva, fino al tribunale nazionale di arbitrato dello sport.

Così funziona la giustizia sportiva, in Italia. Si ispira alla giustizia ordinaria, e permette al giudice di controllare le proposte casi di patteggiamento e, se in caso, respingerli, come spiega l’avvocato Paolino Ardìa. Diversa da quella americana, lascia al giudice la possibilità di intervenire e controllare. Antonio Conte era stato deferito per doppia omessa denuncia, cioè la mancata denuncia dell’illecito sportivo compiuto ai tempi del Siena (cioè le partite Novara-Siena, finita 2-2, AlbinoLeffe-Siena, finita 1-0, del campionato di Serie B 2010-11) e su cui Conte avrebbe chiuso un occhio. Ma questa è una violazione che richiede una sanzione da parte della Commissione.

Da qui nascono le proteste dei tifosi juventini: perché per Stefano Carobbio, calciatore giudicato autore della combine del Siena, quattro mesi sono giudicati congrui, e per Conte, che ha compiuto un illecito minore, tre mesi non lo sono? Forse c’è un complotto anti-Juventus? Forse no. «Ci sono diverse possibilità. Forse non è stata giudicata precisa la qualificazione del reato. Ma più probabilmente, è stata giudicato che tre mesi, più una multa, fossero troppo poco». E se questo può lasciare perplessi, Ardia aggiunge: «Bisogna tener conto in mente che la giustizia sportiva e quella ordinaria sono due cose diverse. Sono diverse le norme sostanziali, anche se a volte ci sono dei punti di contatto». Ad esempio, per la frode sportiva, come è capitato a Moggi. In quel caso si tratta di un reato previsto anche nell’ordinamento penale, e quindi giudicato in entrambi i contesti.

In generale, rispetto alla giustizia ordinaria «sono diversi i parametri con cui vengono giudicate le azioni». La giustizia sportiva «è concentrata su questioni come probità e lealtà, rispetto per l’avversario e per la squadra», continua Ardìa. Cioè su cose che costituiscono fatti disciplinari importanti e da rispettare, ma che nell’ordinamento ordinario non rappresentano illecito, di nessun tipo. Forse la chiave è proprio qui. «Nel caso di Conte, è possibile che la Commissione abbia ritenuto grave la sua doppia omissione anche per il ruolo che rivestiva come allenatore». La sua funzione prevede una maggiore responsabilità, tra cui quella di controllare i giocatori, di occuparsi della disciplina dello spogliatoio e individuale. E invece, secondo le accuse, «pur sapendo che era stata organizzata una combine, ha scelto di far giocare lo stesso i giocatori responsabili, mentre poteva impedirlo». E allora, anche se la sua condotta è meno compromettente rispetto a quella di Carobbio, resta grave.

E chissà, forse da qui i giudici sportivi vogliono lanciare un messaggio nuovo al sistema del calcio: chi sbaglia paga, purché sia colpevole. E questo allontana ogni sospetto su complotti contro la Juve, malgrado quello che dicono i tifosi. Ma il tifo, si sa, è di parte e irrazionale, ed è giusto che sia così. La giustizia è un’altra cosa.

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Scommesse Dopo il lavoro delle diplomazie la ratifica sembrava automatica, ora tutto torna in alto mare

Conte, patteggiamento respinto

La Juventus: «Un atto gravissimo»

Per la Disciplinare la squalifica non può essere inferiore a 5/6 mesi

Controproposta Il club bianconero sta elaborando una controproposta, ma il tecnico potrebbe decidere di affrontare il processo

Ranocchia indagato Ranocchia nel registro degli indagati della Procura di Bari per un Salernitana-Bari del campionato 2008-09

di ANDREA ARZILLI (CorSera 02-08-2012)

ROMA — Si va ai supplementari di una partita ancora tutta da giocare. La Disciplinare boccia l'accordo tra la Juve e Palazzi, tre mesi (più 200 mila euro di multa) per la doppia omessa denuncia contestata ad Antonio Conte «non sono congrui» per mandare in buca il patteggiamento, certamente non sono in linea con i precedenti analoghi in due estati di processi. Non è finita per Conte, non ancora. E la questione può addirittura precipitare se il tecnico deciderà di non ascoltare più il suo club e di tentare lo sfondamento immolandosi verso il giudizio in nome della propria innocenza. è questo il primo tema del summit di fuoco iniziato nella notte e proseguito stamattina a Torino: Andrea Agnelli, il pool di avvocati, Pavel Nedved e Conte, appena tornato da Ginevra e ancora più determinato a non accettare compromessi, ma pur sempre un dipendente della società. Tutti intorno al tavolo per stabilire la linea da riproporre oggi in aula, sul piatto lo studio di un'altra formula che possa passare indenne all'esame della Disciplinare pur tenendo conto delle esigenze della Juventus. Secondo i giudici il punto di equilibrio non può essere inferiore ai 5/6 mesi: contano i precedenti e, soprattutto, i casi contestuali a quello di Conte, opportunamente fatte le debite proporzioni. Come il caso di Marco Savorani e Giorgio D'Urbano, fuori dai problemi perché hanno patteggiato la doppia omessa denuncia con cinque mesi e mezzo a fronte della richiesta di otto anche se erano «solo» preparatore dei portieri e preparatore atletico del Siena di cui Conte era allenatore, quindi una figura molto più «responsabile».

I bianconeri potrebbero tornare a Roma con una proposta vicina ai 4 mesi più una multa, un'aggiunta di 30 giorni alla precedente bozza di patteggiamento, ma la realtà parla di uno sforzo che potrebbe non bastare. Eppure Palazzi, per concedere una seconda chance, per la prima volta nei processi sul calcioscommesse ha messo in «stand-by» alcuni patteggiamenti evitando di lanciare le proprie richieste all'indirizzo degli interessati, Conte e Angelo Alessio, per concedere tempo ad una riflessione. Un time-out a una richiesta che per il tecnico della Juve sarebbe potuta essere anche di una anno.

Una situazione terribilmente complicata. La Juve pensava di andare sul velluto, che la ratifica fosse automatica dopo l'intenso lavoro delle diplomazie andato in scena prima di entrare ieri nelle aule dell'ex Ostello della Gioventù. Il rigetto dell'istanza è stato un colpo durissimo da incassare, proprio perché arrivato con la guardia abbassata e senza un piano B reale pronto all'uso. Almeno a giudicare dalla reazione scaglionata del club, prima in aula e poi sul sito ufficiale: «La Juventus è in silenzio stampa, domani la situazione sarà valutata — si legge su juventus.com —, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l'esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti».

Prima c'era stata la stizza degli avvocati, manifestata in udienza subito dopo la camera di consiglio dei giudici che, all'unanimità, hanno mandato alle ortiche gli accordi presi col procuratore Palazzi. Un foglio scagliato con sufficienza sulla cattedra del presidente della commissione, Sergio Artico, poi una reazione rabbiosa con una raffica di richieste prima formulate e poi rigettate «in toto»: lo stralcio della posizione di Conte, la ricusazione della corte, l'ipotesi minacciosa di rivolgersi al Csm sportivo, la Commissione di Garanzia, per una violazione del diritto di terzietà. Ma il collo dell'imbuto era già imboccato. Un caos patteggiamenti che ha visto istanze respinte, riformulate e andate a segno al secondo tentativo. Come nel caso del Siena, prima rigettato a -5 e poi accolto con una penalizzazione di -6. Esce dal processo il Torino che ricomincerà in A partendo da -1.

Intanto da Bari è arrivata la notizia che Andrea Ranocchia è indagato dalla Procura della Repubblica: nel fax inviato a Palazzi dal primo pentito del calcioscommesse, Vittorio Micolucci, si fa riferimento alla partita Salernitana-Bari della stagione 2008-09 e Ranocchia è stato chiamato a comparire a Bari per parlare proprio di quella gara e sostenere, probabilmente, un confronto con lo stesso Micolucci.

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Bufera su Conte

La Disciplinare boccia l’accordo con Palazzi per i 3 mesi di squalifica

Vertice nella nottata per decidere se provare a patteggiare 5 mesi

Nuove ombre da Bari possono coinvolgere l’allenatore nel terzo giudizio

Respinta l’istanza di ricusazione Stellini confessa Bonucci ora spera Insulti per Palazzi

di ALBERTO ABBATE (CorSport 02-08-2012)

ROMA - Gelo Artico: «Il patteggiamento di Conte non è congruo» . Si ribella il presidente della Disciplinare all’intesa raggiunta da Palazzi e i legali del tecnico bianconero: tre mesi e 200mila euro non bastano. E’ l’ora di pranzo all’ex Ostello della Gioventù: si scalda l’aula, brucia la collina di Montemario, s’infiamma la rabbia della Juventus. Succede di tutto: urla degli avvocati, ricusazione. Tante strette di mano: «La giustizia sportiva può mantenere la sua credibilità» , sussurrano alcuni avvocati all’orecchio del Presidente Artico. Già la Procura Federale s’era spaccata sulla squalifica e sul “reato” (doppia omessa denuncia) di Conte, ieri la Disciplinare ha bocciato il patteggiamento. E ora? «Nulla è precluso, possono essere riformulati gli accordi» , bisbiglia Artico. La Disciplinare non vorrebbe accettare richieste sotto i 6 mesi, ma a 5 più una sostanziosa multa, se ne potrebbe parlare. Altrimenti Antoniocapitano rischierebbe un anno, la fascia strappata persino dalla sua amata Juve.

NUOVE OMBRE - Riflettono la Juve e Conte, feriti nell’orgoglio. Il discorso patteggiamento (insieme a quello del vice Alessio: respinti 2 mesi e 60 mila euro) è rimasto in sospeso. Gridava l’allenatore al telefono a Ginevra: non voleva già chinare prima la testa, figuriamoci ora. Nella riunione di ieri notte a Torino hanno provato a placarne l’ira, ma c’è pure bufera all’interno del pool degli avvocati: oggi Briamonte non tornerà a Roma per il processo. Un segnale. E cominciano a origliarsi strani sussurri in lontananza. Sulla testa di Conte si addensano nuove nuvole, relative al prossimo processo: potrebbe rientrare in un nuovo troncone di Bari. E non solo.

IL NO DELLA DISCIPLINARE - E’ un no che fa male. La Disciplinare “sconvolge” il processo. Colpito Conte, ferita la Juve, che voleva chiudere subito questa triste faccenda. E che invece s’è ritrovata a far la guerra. Briamonte, legale del club, stizzito ha addirittura sbattuto sul tavolo di Artico un'istanza di ricusazione. «La Corte Costituzionale nel 1992 spiega con estrema chiarezza che non possono giudicare i giudici che rigettano una richiesta di pena concordata. C'è una violazione del diritto di terzietà», urlava l'avvocato Chiappero, di fronte al rifiuto. L'intesa per 3 mesi e 200mila euro per Conte era stata trovata lunedì in Procura Federale. Non è affatto piaciuta alla Disciplinare, così come la richiesta iniziale di 7 mesi - ne voleva 13 - per la doppia omessa denuncia. E ieri Palazzi, incassato il colpo, ha sostenuto la Commissione: « Non sussiste nessuna incompatibilità di questi giudici. Non hanno solo ritenuto congruo il patteggiamento, non c'è stata nessuna valutazione nel merito» .

INSULTI BIANCONERI A PALAZZI - China la testa, Palazzi. Incassa il “no” della Disciplinare al “suo” patteggiamento. E si becca pure gli insulti di una cinquantina di tifosi bianconeri in arrivo all'ex Ostello della Gioventù: «Pupazzo, uomo di m...» , urlavano in mattinata. Contro la Figc un immenso striscione sull’asfalto: «Dal 2006 solo noi. Omessa giustizia. Noi 30 scudetti, voi 30 denari. Palazzi e Carobbio i vostri top player» . Il Procuratore Federale sorrideva amaro, ma riceveva subito la solidarietà della Commissione. Sembrava tutto indirizzato verso i titoli di coda in bianconero. Sino a quel colpo di scena e alla furia della Juventus.

STELLINI E BONUCCI - Nel pomeriggio respinta subito l'istanza di ricusazione bianconera per Conte (associati il secondo Alessio, Savorani e D'urbano) perché, tra le altre cose, «inammissibile dopo l'apertura del processo» . Rigettato quindi anche lo stralcio della posizione. Autogol dei legali zebrati in mattinata: pur di usufruire del patteggiamento, avevano prodotto una dichiarazione in cui di fatto Stellini confessava l'illecito: «E' vero, con Carobbio ho alterato l'incontro con l'Albinoleffe» . Un'ammissione che ha permesso al collaboratore tecnico di agevolarsi dell'art 24 e di ottenere lo sconto a 2 anni e 50 mila euro (nel processo sul filone di Bari, accumulerà altri 6 mesi). Eppure, contemporaneamente, quel gesto è sembrata un’ulteriore conferma al “reato” di Conte. La derubricazione dell'illecito di Larrondo a omessa denuncia ha invece aperto qualche spiraglio per Leonardo Bonucci. E’ pronto a tutto per difendere la sua innocenza. Gli hanno dato pure la fascia. Come Antoniocapitano.

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LE ALTRE DECISIONI

Sei punti al Siena, accolte

le richieste di Torino e Varese

Patteggiano anche 11 tesserati, Grosseto nei guai

di ALBERTO ABBATE (CorSport 02-08-2012)

ROMA - Comunque, è un successo. Al secondo round. Il Siena patteggia sei punti - da scontare nel prossimo campionato - e 20mila euro: il 3 agosto, accumulerà altri 80mila euro d’ammenda per il filone di Bari. Mezzaroma non esulta: «Paghiamo per una mela marcia tra i nostri tesserati» . Dito puntato contro l'ex Carobbio, sul quale si scaglia ancora l'ira di tutti i processati. Palazzi ribadisce l'assoluta attendibilità del pentito. Accolti in tutto 15 patteggiamenti: 11 tesserati e 4 club. Oltre il Siena, Torino, Varese e Albinoleffe si beccano 1 punto e 30 mila euro.

IL SIENA - Sospiro di sollievo, ma tanta amarezza a Siena: «Abbiamo patteggiato perché è l'unico modo per chiudere il processo sportivo e voltare pagina» , spiega il presidente Mezzaroma. La sua squadra ripartirà dalla Serie A (scongiurato lo spettro della B) con 6 punti di penalizzazione: «Dovrà essere un ulteriore stimolo per tutti. Dimostreremo sul campo che siamo in grado di guadagnarci la salvezza, anche partendo con questa zavorra. Abbiamo valori e capacità per superare le difficoltà, saremo ancora più uniti per difendere il sogno della Serie A» . Palazzi aveva richiesto addirittura 11 punti di penalità, i toscani ne avevano patteggiati 5. A 6 - con una multa più importante - la Disciplinare ha dato il via libera all'avvocato Rodella. Raggiunto l'obiettivo.

LE ALTRE - Colpo ad effetto dell'Albinoleffe. Nel marasma della bufera Conte, l'avvocato Chiacchio patteggia 1 punto e 30mila euro. Stessa sorte per il Torino neopromosso in A e per il Varese, per la “combine” col Siena. Sprofonda il Grosseto fra le richieste di Palazzi: retrocessione e tre punti da scontare nella prossima Lega Pro. Rimane impassibile, il presidente Camilli in aula. Sulla sua testa incombe un'inibizione di 5 anni e la radiazione. La responsabilità oggettiva e presunta costa 4 punti al Novara, secondo l’accusa. Multa simbolica (10mila euro) per l’Ancona fallito.

I TESSERATI - Un’intera squadra di calcio patteggia: 11 tesserati. I pentiti Carobbio e Gervasoni scontano altri 4 mesi (in continuazione), l’ex doriano Da Costa concorda 3 mesi e 30mila euro, Larrondo 3 mesi, 20 giorni e 30mila euro, l’ex Albinoleffe Sala 2 anni, l’ex dirigente del Siena, Daniele Faggiano, 4 mesi.Il collaboratore di Conte, Stellini, s’inchina a 2 anni e 50 mila euro (più 60mila per gli atti di Bari). Al secondo tentativo ottengono il patteggiamento pure Dario Passoni (6 mesi e 15 giorni), Mirko Poloni (6 mesi), Marco Savorani (5 mesi e 10 giorni) e Giorgio D'Urbano (5 mesi e 10 giorni). Richieste pesantissime per tutti gli altri, che oggi continueranno a difendersi al processo: da Bertani a Pellicori, travolti dall’illecito aggravato, richieste di 3 anni e 6 mesi. Su Vitiello incombe addirittura una squalifica di 4 anni. Un’eternità. Da stamattina - il processo riprende alle 9.30 all’ex Ostello della Gioventù - ci sarà tempo per chi vorrà ancora patteggiare. Sino a quando la Disciplinare non si riunirà in camera di consiglio per deliberare. Da allora calerà il sipario. Su un’altra pagina nera.

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IL DIFENSORE CONVOCATO A BARI

Avviso di garanzia per Ranocchia

Frode sportiva l’ipotesi di reato

di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 02-08-2012)

MILANO - Andrea Ranocchia ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Bari e non è salito sul charter che ha portato l'Inter a Spalato, dove stasera la formazione di Stramaccioni disputerà il preliminare d’andata di Europa League. Il difensore nerazzurro sarà interrogato domani - insieme al factotum Iacovelli - dal procuratore Laudati e dal sostituto Angelillis, titolari dell’inchiesta sul calcio scommesse a Bari. Il centrale umbro, che probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere, sarebbe stato chiamato in causa da Andrea Masiello per la partita Salernitana-Bari 3-2 del 23 maggio 2009. Ranocchia firmò anche il gol del 3-2, al termine di un match che per i pugliesi, guidati da Antonio Conte, già promossi in Serie A aveva scarso interesse. Scosso per l’avviso di garanzia, ieri ha detto ai legali di essere estraneo alla vicenda e di non sapere niente della gara incriminata.

ASSENZA - La defezione del difensore è stata scoperta ieri pomeriggio quando alle 18 l’Inter è scesa sul campo di Spalato per svolgere l’allenamento di rifinitura. La società di corso Vittorio Emanuele si è limitata solo a dire che «il giocatore aveva chiesto di non partire con la squadra per un problema personale». Nessun’altra precisazione o aggiunta. In serata si era diffusa anche l’indiscrezione che il calciatore stamani potesse raggiungere i compagni per prendere parte al match contro l’Hajduk, ma l’ipotesi ha perso consistenza con il passare delle ore: troppo elevato il rischio di schierare un elemento distratto dalle vicende giudiziarie. A meno di sorprese, dunque, Ranocchia oggi resterà a Milano e, accompagnato da un legale della società, raggiungerà Bari.

FRODE SPORTIVA - L’avviso di garanzia che è stato recapitato a Ranocchia ieri mattina ad Appiano Gentile ha come ipotesi di reato la frode sportiva e sarebbe stato una conseguenza dell’interrogatorio di Andrea Masiello del 12 luglio davanti agli 007 della Figc, una deposizione con quasi 2 pagine di omissis che, trasmessa a Bari, è stata giudicata «molto interessante e meritevole di ulteriori accertamenti». Non a caso Masiello è stato nuovamente ascoltato dagli inquirenti pugliesi che adesso hanno intenzione di approfondire il discorso anche con gli altri tesserati chiamati in causa dal difensore ex Atalanta. Anche perché nel racconto, oltre che di Salernitana-Bari, Masiello avrebbe parlato pure di Piacenza-Bari 2-2 del 9 maggio 2009 e forse di altre partite del 2008-09 (c’è pure Bari-Treviso). Sulla vicenda indagherà anche la Figc. In caso di squalifica di Ranocchia, l’Inter dovrà acquistare un altro centrale.

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SCHIAFFO ALLA JUVENTUS

NO AL PATTEGGIAMENTO PER CONTE

La Disciplinare boccia Palazzi: “Troppo pochi tre mesi di squalifica”

Avviso di garanzia per l’interista Ranocchia. In A penalizzate Siena (-6 punti) e Torino (-1)

di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 02-08-2012)

Pareva una sentenza già scritta. Concordata tra accusa e difesa, gradita ai maggiorenti del pallone. E invece no, proprio no. La Commissione Disciplinare della Federcalcio ha respinto la richiesta di patteggiamento per Antonio Conte, allenatore della Juventus, imputato nel secondo processo per il calcioscommesse, scaturito dall’inchiesta della Procura di Cremona. Per i giudici, non era una “pena congrua” quella di tre mesi di squalifica e i 200mila euro di multa chiesti per Conte dal procuratore federale Stefano Palazzi (l’accusa, nei processi del calcio), in accordo con i legali del tecnico. Sanzioni chieste per due accuse di omessa denuncia relative a Novara-Siena e Albinoleffe-Siena della stagione 2010-2011, quando Conte era l’allenatore dei toscani.

TRADOTTO, il tecnico è accusato di aver saputo di due combine, ma di non averle denunciate. Secondo la procura, per “punirlo” bastavano i 90 giorni di stop concordati con la difesa. Troppo pochi però per la Disciplinare, che ha respinto anche la richiesta di due mesi di squalifica per il vice di Conte, l’ex Siena Angelo Alessio. Un muro contro cui ha sbattuto innanzitutto Palazzi. Fautore della linea morbida verso Conte (auspicata anche da ambienti federali), il procuratore esce debolissimo dalla giornata di ieri. Tanto che ieri sul web molti ne invocavano le dimissioni. Più che sorpresi i legali di Conte: talmente tranquilli alla vigilia, che non avevano neppure depositato memorie difensive. Furibonda la Juventus, che ieri sera ha alzato la voce in una nota: “I fatti odierni, qualunque sia l’esito della vicenda, sono un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società”. Ora Conte e il suo club sono di fronte a un bivio: o concordare una nuova richiesta di patteggiamento con Palazzi, per una pena ovviamente più alta, o affidarsi al giudizio della Disciplinare. Con il rischio di prendersi una squalifica tra i sei-sette mesi e un anno. Per decidere c’è tempo sino a stasera, quando si chiuderà il dibattimento. Poi sarà tutto nelle mani della Disciplinare.

L’impressione è che la trattativa tra legali juventini e la procura sia in corso, o comunque ancora possibile. Lo conferma la requisitoria finale di Palazzi, che non ha chiesto pene per Conte e Alessio, proprio per lasciarsi aperta la porta per patteggiamenti-bis. Il prologo di una giornata infinita è stata la contestazione a Palazzi, accolto al suo arrivo dagli insulti di una ventina di tifosi juventini. In aula, la Disciplinare gli manifesta “solidarietà”. Poi il microfono passa proprio a Palazzi, che sgrana le richieste di patteggiamento. Conte è il piatto forte. E Palazzi spiega: “La pena prevista per lui dalla procura era di 7 mesi, che con il patteggiamento scende di un terzo, a 4 mesi e 20 giorni. Ma 40 giorni sono stati tramutati in una multa di 200 mila euro”.

IL CONTO finale è: “Chiediamo per Conte tre mesi di squalifica”. Poco dopo le 12, i cinque giudici della Disciplinare si ritirano in camera di consiglio. La commissione si ripresenta dopo le 14. E respinge molte delle richieste di patteggiamento, compresa quella per Conte. “Pena non congrua” spiega. I legali della Juventus replicano chiedendo lo stralcio delle posizione di Conte e Alessio, e la ricusazione dei giudici. Non più neutrali, secondo l’avvocato Luigi Chiappero, “perché ricusando il patteggiamento avete già deciso nel merito”. Ma la Disciplinare respinge, ritenendosi “pienamente competente” nel continuare il processo “perché rigettare un patteggiamento non significa entrare nel merito”. Intanto Palazzi ripropone patteggiamenti con pene più dure. Alla fine, la Disciplinare decide: 6 punti di penalizzazione per il Siena e un punto di penalità per il Torino in Serie A, uno per il Varese in B. Più squalifiche e multe per tesserati. Spiccano i due anni di squalifica per Cristian Stellini: collaboratore tecnico di Conte, con lui anche al Siena. Alla procura, Stellini ha ammesso di aver chiesto all’ex bianconero Filippo Carobbio, il grande accusatore di Conte, di contattare giocatori dell’Albinoleffe per aggiustare la gara contro il Siena. Oggi al Foro Italico si riparte, per finire in serata. Ieri sera l’interista (ed ex Bari) Andrea Ranocchia, ha ricevuto nel ritiro dell’Inter un avviso di garanzia dalla Procura di Bari per l’inchiesta sul calcioscommesse.

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CALCIOSCOMMESSE L’allenatore nei guai

Pasticcio Juve:

Conte non può patteggiare

Per la commissione disciplinare la pena non è adeguata. Intanto sono stati raggiunti 15 accordi per 7 squadre

MURO CONTRO MURO Dai legali prima è arrivata la richiesta di stralcio, e dopo la ricusazione

SCANDALO SENZA FINE L’interista Ranocchia convocato in Procura per Salernitana-Bari

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 02-08-2012)

«La richiesta non è congrua, il patteggiamento non può essere accolto ». Intorno alle 14, mentre sulle colline di Monte Mario spunta qualche foco­laio di incendio per il caldo afoso, nel­l’exOstello della Gioventù del Foro Itali­co va in fumo l’accordo tra i legali di Con­te e il procuratore federale Palazzi. La Commissione disciplinare dice no alla richiesta per il tecnico della Juve (3 mesi e 200mila euro di multa) faticosamente concordata lunedì con il pm della Feder­calcio ma anche per quella del suo vice Alessio (due mesi e 60mila euro di am­menda). Nell’occasione la Corte presie­duta da Artico dopo un’accesa e appro­fondita discussione si è spaccata a me­tà, ma con una maggioranza (3 contro 2) contraria a dare l’ok alla richiesta dei legali dell’allenatore leccese.

Un colpo a sorpresa in un processo sul filone di Cremona del calcioscommesse che nella prima giornata rega­la ben 15 pat­teggiamenti accolti su 17, in pratica la metà dei sog­getti deferiti.

Sembrava tutto definito, la Juve non aveva di fatto approntato nessuna memoria difensiva sicura di po­ter far uscire subito dal processo il pro­prio allenatore, c’erano volti distesi al­l’ingresso nella sala del dibattimento. E invece la doccia fredda che suscita la rea­zione veemente degli avvocati juventi­ni. «Secondo una sentenza della Corte Costituzionale del 1992 - così l’avv. Chiappero - un giudice che ha già re­spinto una richiesta di pena concordata tra accusa e difesa non può giudicare nuovamente». Così arriva prima la ri­chiesta di stralcio di Conte dal processo, poi di ricusazione della Commissione. Insomma muro contro muro, acuito dal comunicato in serata che parla di «at­to gravissimo nei confronti dell’onorabi­lità di tutti i soggetti coinvolti: professio­nisti, manager, tesserati e società».

«Si tratta di incongruità della richiesta, il patteggiamento non entra, come ha sostenuto una sentenza del 2005, nel merito della valutazione della responsa­bilità e non crea incompatibilità- tende la mano alla Corte il pm Palazzi - . E poi quest’ultima è sostenibile solo su fasi procedurali diverse».

Infatti stralcio e ricusazione vengono ritenuti inammissibili dalla Disciplina­re, per ora Conte e Alessio restano nel processo. Anche se oggi, seconda e ulti­ma giornata del procedimento legato al filone di Cremona, c’è ancora tempo per patteggiare fino al termine del dibat­timento. E in tal senso è lo stesso Palazzi a invitare i legali della Juve a un possibile ripensamento notturno, decidendo di lasciare in sospeso le posizioni dei tecni­ci bianconeri e del calciatore Garlini quando elenca le richieste per i soggetti ancora a processo. La sensazione è che un accordo possa essere raggiunto sulla base di 4 mesi e 100 mila euro di multa per Conte e di 3 mesi e 60 mila euro di ammenda per Alessio. A meno che i le­gali della Juve- alla luce del comunicato di fuoco di ieri sera ma l’ipotesi sembra poco probabile - non decidano di prose­guire sulla linea d­ura e affrontare un processo che potrebbe anche non essere fa­cile (il rischio è una condanna in primo grado di 7-8 mesi per Conte).

Ieri intanto tra i 15 patteggiamenti ci sono stati quelli di 4 club su 7 (l’Ancona, tecnicamente fallito, ha rimediato 10mila euro di ammenda): il Siena incassa un-6 da scontare nel prossimo campio­nato e 20mila euro di multa a fronte di un possibile -15 che avrebbe compro­messo la stagione, l’Albinoleffe, il Tori­no e il Varese solo un- 1 e 30mila euro di ammenda. Più complicata la situazio­ne del Grosseto, a processo per respon­sabilità diretta e per il quale Palazzi ha ri­chiesto la retrocessione in Lega Pro e un -3 da scontare a inizio torneo.

Domani, poi, toccherà al filone bare­se e agli altri juventini Pepe e Bonucci. Ie­ri a Ginevra nella sfida con il Benfica Conte (alla sua ultima panchina prima dell’eventuale stop) ha dato al difenso­re la fascia di capitano. Un altro gesto di sfida verso la Figc o semplice fiducia al giocatore?

Colpi di scena anche dalla giustizia ordinaria: ieri Andrea Ranocchia ha ricevuto un invito a comparire dalla Procu­ra di Bari. Sarà interrogato nei prossimi giorni sulla partita Salernitana-Bari (3-2) del 23 maggio 2009 (Conte allena­va i pugliesi). Lo scandalo si allarga.

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Calcioscommesse Per il tecnico la Commissione Disciplinare non ha ritenuto congrua la richiesta presentata dal procuratore Palazzi

Conte, patteggiamento respinto. L’ira della Juve

L’allenatore rischia una squalifica superiore ai tre mesi preventivati. Inchiesta Bari, indagato Ranocchia

di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 02-08-2012)

Roma. È sempre più bufera su Antonio Conte, l’allenatore della Juventus. La Commissione Disciplinare ha definito «non congrua» la richiesta di patteggiamento per il tecnico bianconero, nell'ambito del processo sul calcioscommesse in corso al Foro Italico. La proposta della Procura federale per il tecnico juventino era di 3 mesi di squalifica e 200mila euro, ma la Disciplinare non l'ha accettata definendola «non congrua». Respinte anche le istanze di patteggiamento avanzate da Siena (5 punti di penalizzazione e 40mila euro) e dai tesserati Angelo Alessio (vice allenatore Juventus, all'epoca dei fatti al Siena), Marco Savorani (preparatore portieri Siena), Giorgio D'Urbano (preparatore atletico Siena), Dario Passoni (Folzano) e Mirko Poloni (collaboratore tecnico AlbinoLeffe).

Immediata la contromossa. I legali della Juve hanno chiesto lo stralcio della posizione di Conte e Alessio e la ricusazione dei giudici della Commissione Disciplinare che hanno negato loro il patteggiamento. «Respingendo il patteggiamento avete già deciso. La Corte Costituzionale nel 1992 - ha dichiarato l'avvocato Luigi Chiappero - ha detto con estrema chiarezza che non può giudicare un giudice che ha rigettato la richiesta di pena concordata». «Chiedo a questa Commissione che, una volta dichiarate non accoglibili le istanze, venga dichiarato lo stralcio perchè un'altra Commissione possa giudicare quello che è già stato giudicato», ha aggiunto Chiappero. I legali juventini, quindi, si sono dichiarati pronti a rivolgersi alla Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva per violazione del dovere di terzietà. Ma anche la Disciplinare ha risposto, dichiarando inammissibile l'istanza di ricusazione presentata dai legali della Juventus. «Il patteggiamento è un accordo negoziale tra le parti e non un accertamento nel merito effettuato dall'organo di giustizia», ha precisato il presidente della Commissione Disciplinare, Sergio Artico. «L'ordinamento sportivo non prevede alcun obbligo di sospensione nè incompatibilità per il giudice. E poi l'istanza di ricusazione è arrivata dopo l'apertura del dibattimento. È quindi inammissibile», ha concluso.

L’ira dell Juve in una nota: «Un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società».

Il tutto mentre il procuratore federale Stefano Palazzi lascia in sospeso le posizioni di Conte, Alessio e del tesserato Ruben Garlini, in attesa di un'eventuale ulteriore istanza di patteggiamento. Palazzi ha invece chiesto 4 punti di penalizzazione per il Novara per responsabilità oggettiva nella presunta combine di Novara-Siena dell'1 maggio 2011.

Il Procuratore ha altresì richiesto un'ammenda di 10 mila euro per l'Ancona e le seguenti squalifiche per 11 tesserati: 4 anni per Roberto Vitiello; 3 anni e 6 mesi per Cristian Bertani, Ferdinando Coppola, Claudio Terzi, Davide Drascek, Mavillo Gheller, Davide Bombardini, Alessandro Pellicori ed Edoardo Catinali; 3 anni per Emanuele Pesoli e 9 mesi di squalifica in continuazione per Mario Cassano.

Intanto il difensore dell'Inter Andrea Ranocchia è indagato dalla Procura di Bari per gara di B 2008-2009 tra i biancorossi, tra le cui fila militava quell'anno, e la Salernitana. Secondo i pentiti Andrea Masiello e Vittorio Micolucci, la gara sarebbe stata pilotata.

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SCOMMESSE La Disciplinare respinge l’accordo con Palazzi («Non congruo») e il club bianconero chiede la ricusazione

Juve contro i giudici

Negato il patteggiamento a Conte: «Un atto gravissimo»

Oggi il tecnico potrà presentare una nuova richiesta prima della riunione della Commissione in camera di consiglio

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 02-08-2012)

ROMA – «La Commissione Disciplinare non ritiene congruo il patteggiamento deciso per Conte, così come quelli per Alessio, D'Urbano, Passoni, Poloni, Savorani e per la società Siena». Sono le poche parole con le quali il presidente Artico gela i legali del tecnico della Juventus presenti in aula. E se nel pomeriggio cinque dei sette respinti trovano una nuova intesa riformulando il patteggiamento, Conte e il suo vice Alessio preferiscono restare in una posizione di attesa, rifiutando (per ora) un nuovo accordo.

Non è escluso che questo possa essere comunicato oggi in extremis: c’è tempo sino a quando la Commissione Disciplinare, dopo il dibattimento, non si riunirà in camera di consiglio per emettere le sentenze.

Di certo la giornata di ieri sarà ricordata a lungo. Sono da poco passate le ore 14. Mentre all’esterno brucia la collina di Monte Mario - funestata da ripetuti incendi – in aula vanno in fumo le certezze del tecnico bianconero. Dopo il respingimento delle istanze, Palazzi si affretta a chiedere il motivo, ricevendo come risposta dal presidente Artico che «si tratta semplicemente di un giudizio: le pene non vengono ritenute congrue. Anche in passato si è potuta rinnovare una nuova istanza di patteggiamento. Nulla è precluso...». Per tutte le parti in causa, occorrerebbe trovare un nuovo accordo con la Procura da sottoporre ancora una volta alla Commissione. Ma i legali di Conte, furibondi, provano a forzare la mano: «Nel 1992 la Corte costituzionale ha spiegato con estrema chiarezza come un giudice che ha già respinto la richiesta di pena concordata tra accusa e difesa non può giudicare nuovamente – attacca l’avvocato Chiappero - Chiedo dunque alla Disciplinare lo stralcio della posizione perché un'altra commissione possa giudicare quello che già è stato giudicato». Il legale, al quale si unisce il collega Briamonte, è un fiume in piena: «Invieremo l'istanza di ricusazione presso la Commissione di Garanzia della Figc per violazione del dovere di terzietà».

Palazzi è tra due fuochi ma tende una mano ai giudici: «Non sussiste alcuna incompatibilità. Una sentenza del 2005 decreta che il patteggiamento non entra nel merito della valutazione di responsabilità, ma è un giudizio in astratto. Non crea per questo, alcun motivo di incompatibilità in capo al giudicante. In più una ordinanza della Corte Costituzionale del 1999 esplicita come l'incompatibilità sia sostenibile solo su fasi procedimentali diverse». Senza contare poi, che la richiesta poteva essere avanzata nel caso di processo accusatorio e non come in questo caso, inquisitorio. Versioni confermate - dopo due ore di camera di consiglio - dallo stesso Artico che respinge le istanze dei legali dell’allenatore.

Palazzi riprende la parola. Riformula le nuove richieste di patteggiamento (per il Siena, ad esempio, si sale da -5 punti e 40mila euro a -6 e 100mila euro) ma all’appello mancano clamorosamente sia Conte che il suo vice Alessio. Si attende un rilancio dei due a chiudere una giornata a dir poco movimentata ma questo non avviene. E ora? Come già detto, oggi il tecnico e il suo vice (ai quali poi il procuratore aggiungerà Garlini) avranno tempo per presentare un nuovo patteggiamento sino a quando la Disciplinare non si riunirà in camera di consiglio. Diverse le versioni trapelate ieri riguardo ad una possibile accettazione della nuova proposta. Inizialmente si è mormorato che per rendere la pena «congrua», sarebbero bastati 4 mesi di squalifica e 100mila euro, saliti poi in serata addirittura a sei mesi, visto che i giudici non vorrebbero privilegiare una «giustizia che premia i ricchi».

Ieri Conte, una volta avvisato del respingimento dell’istanza, avrebbe chiesto di andare a processo, frenato dalla Juventus che invece prediligerebbe il ricorso al patteggiamento anche perché, in caso contrario, la pena richiesta da Palazzi oscillerebbe tra i 9 mesi e l’anno. Club che ha già fatto sentire la propria voce: «Quanto accaduto è un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». Nella notte, summit a Torino tra gli avvocati (che hanno posizioni contrastanti), l'allenatore (rientrato da Ginevra) e il presidente Agnelli. Questa mattina il verdetto.

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Caos Conte: tutto sospeso

«Lo stop di 3 mesi non è sufficiente»

La Disciplinare dice no a Palazzi

La Juve si infuria

I legali bianconeri reagiscono duramente e chiedono la ricusazione del Collegio: istanza

respinta. Oggi si saprà se ci sarà un nuovo patteggiamento oppure se si andrà a processo

Restano ancora da valutare le posizioni del tecnico, del suo vice e di Garlini

Palazzi: «La nostra forza è quella delle persone perbene, la maggioranza»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-08-2012)

Una giornata cominciata male e finita peggio. Pronti via, sono le 9.30 e per il procuratore federale Stefano Palazzi, appena arrivato all'ex ostello della gioventù, è accolto da fischi, striscioni e insulti da parte di una quindicina di tifosi juventini. Ore 20 i difensori di Antonio Conte, mentre la società diffonde un durissimo comunicato (ne parliamo a fianco), escono nerissimi dall'ex ostello per prendere la direzione aeroporto. è previsto un summit notturno a Torino per decidere che cosa fare. La Disciplinare ha fatto da terzo incomodo e ha stabilito la «non congruità» del patteggiamento dell'allenatore della Juventus. I tre mesi di squalifica con multa di 200mila euro concordati con Palazzi non vanno bene. Non bastano. Per i legali (e per la società) è un'azione di lesa maestà che «prescrive» la richiesta di ricusazione (respinta per inammissibilità) e tanto nervosismo con un collegio difensivo spaccato.

Cosa fare Stamattina si aspetta la decisione dei legali di Conte. Ieri sia la Disciplinare (lo ha detto subito il presidente Sergio Artico) sia il procuratore Palazzi hanno lasciato la porta aperta. Il procuratore per Conte, per il suo vice Angelo Alessio e per Garlini non ha presentato le richieste proprio perché è «in sospeso l'istanza di patteggiamento». Ma ora l'asticella del minimo si alza. I ri-patteggiamenti accettati, dopo quelli iniziali di quattro mesi, anch'essi «non congrui», di Savorani e D'Urbano a cinque mesi e dieci giorni (uno preparatore dei portieri, l'altro atletico del Siena) possono rappresentare il termine di paragone. La congruità viene anche dal fatto che non avevano un ruolo «direttivo» che è dell'allenatore. Quindi gli avvocati di Conte dovranno tenerne conto: tra i cinque e i sei mesi con l'ammenda. Altrimenti se si andrà a giudizio il tecnico rischierebbe uno stop più lungo (nove mesi?).

La rabbia e lo sfogo. S'era cominciato in apertura con il presidente della Disciplinare che esprime immediatamente «solidarietà per la contestazione subita dal procuratore Palazzi» e questi replica: «La nostra forza è quella delle persone per bene che sono la maggioranza». Palazzi a mezzogiorno finisce di leggere le sue proposte di patteggiamento. Il presidente della Disciplinare Sergio Artico (con lui il collegio era composto anche dal vice vicario Claudio Franchini e dai componenti Gianfranco Tobia, Amedeo Citarella e Federico Vecchio) annuncia: «Ci rivediamo tra un'oretta». In realtà l'attesa si allunga. Qualche dubbio sul fatto che le proposte vengano tutte ritenute «congrue» comincia a insinuarsi. Il dubbio diventa certezza alla lettura della decisione: il Siena, Poloni, Passoni, Savorani, D'Urbano, Alessio e Conte scivolano verso la fine della lettura. Sono respinte. è bagarre. Uno dei legali di Conte scaglia sul tavolo la cartella con l'ordinanza appena letta. Un altro replica annunciando la richiesta di ricusazione della Disciplinare in subordine all'immediato stralcio delle posizioni dei tesserati di cui la Disciplinare ha respinto le proposte di patteggiamento. Fortunatamente scatta la sospensione per il pranzo.

La ricusazione «L'ordinamento sportivo non prevede alcun obbligo di sospensione né incompatibilità per il giudice. E poi l'istanza di ricusazione è arrivata dopo l'apertura del dibattimento. è quindi inammissibile». Probabilmente sarebbero bastate queste poche righe a liquidare la richiesta dei legali di Conte. In precedenza più volte si era arrivati a richieste di ricusazione (lo aveva fatto l'avvocato di Bellavista l'anno scorso dopo il patteggiamento di Micolucci), ma al massimo la richiesta era stata liquidata dopo un brevissima camera di consiglio. Questa volta la Disciplinare ha impiegato oltre due ore per mettere a punto l'ordinanza. Un lavoro che ha demolito punto su punto tutte le contestazioni degli avvocati dell'allenatore juventino. Nell'ordinanza quando è scritto che «il patteggiamento è un accordo negoziale tra le parti e non un accertamento nel merito effettuato dall'organo di giustizia», si fa anche una netta distinzione tra il procedimento accusatorio (lo è il processo penale dove il giudice deve conoscere solo il capo d'accusa altrimenti deve astenersi e lo dicono sentenze della Cassazione citata dal collegio difensivo di Conte) e quello inquisitorio (come quello sportivo dove il collegio decide sulla documentazione fornita sia dalla Procura sia dalle difese).

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LE ALTRE DECISIONI MANO PESANTE CON VITIELLO (4 ANNI), COPPOLA E TERZI (3 ANNI E 6 MESI)

Il Siena limita i danni: -6. Il Torino da -1

Grosseto shock: chiesta la Lega Pro a -3

di MARCO CALABRESI (GaSport 02-08-2012)

Serse Cosmi è un combattente, come lo è Stefano Colantuono, che un anno fa si ritrovò a guidare l'Atalanta partendo da -6: stavolta toccherà al Siena iniziare la stagione con l'handicap, e se il presidente Mezzaroma se la prende con «una mela marcia all'interno dei nostri tesserati», il tecnico sembra abituato alle sfide: «Spesso nella mia vita non sono partito alla pari con gli altri». Sei punti di penalizzazione e 20 mila euro di ammenda (più 80 mila per il procedimento che partirà domani) per i toscani, verdetto che arriva al secondo tentativo: il primo, cinque punti e 40 mila euro, non era andato a buon fine, come quelli di D'Urbano (preparatore atletico), Savorani preparatore dei portieri) e come quelli di Passoni e Poloni (che si portavano già dietro rispettivamente 14 e 12 mesi), poi tutti accolti dopo la riformulazione.

Contropiede A questi se n'è aggiunto un altro, quello dell'AlbinoLeffe: l'avvocato Eduardo Chiacchio, nel momento di massima tensione della giornata — e dopo aver visto il precedente accoglimento dei patteggiamenti di Torino e Varese, 1 punto di penalizzazione e 30 mila euro di ammenda — dopo un rapido consulto con il club si è accodato alle richieste, riuscendo con una grande scelta di tempo a strappare il minimo. 1 punto e 30 mila euro, da sommare ai nove punti già inflitti al club seriano nell'ultimo processo dalla Corte di Giustizia Federale, in attesa dell'eventuale ricorso al Tnas.

Le richieste Il Grosseto, unica società del filone di Cremona deferita per responsabilità diretta, è quella messa peggio, ma non c'erano dubbi: retrocessione e tre punti di penalizzazione chiesti per il club, cinque anni e preclusione per il presidente Camilli. «Sono richieste molto pesanti, rispetto alle quali reagiremo con forza, dimostrando l'estraneità di Camilli — ha detto il legale del club, l'avvocato Mattia Grassani —. Soprattutto, faremo in modo che il calcio a Grosseto continui a esistere». Trema anche il Novara, per il quale Palazzi ha chiesto -4; e ancora, chiesti quattro anni per Vitiello, tre e mezzo per Bertani, Bombardini, Catinali (senza continuazione), Coppola, Drascek, Gheller, Pellicori e Terzi, tre per Pesoli. Per Mario Cassano, invece, «soltanto» nove mesi: confrontati con i cinque anni (e radiazione) del precedente processo, sono niente.

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DOMANI A ROMA COMINCIA IL TERZO PROCESSO SPORTIVO: L’AZZURRO COINVOLTO PER UDINESE-BARI 3-3 DEL 2010

Bonucci e l'omessa denuncia come «salvezza»

Il difensore della Juve potrebbe ammettere il reato più lieve per scansare l'illecito

di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-08-2012)

Domani comincia il terzo procedimento per calcioscommesse dell'anno, quello legato al filone Bari. Un procedimento nel quale il Lecce rischia la responsabilità diretta (e la retrocessione), ma anche il procedimento dove, per le confessioni di Andrea Masiello, rischiano l'illecito sportivo (almeno tre anni di stop) calciatori del calibro di Leonardo Bonucci e Daniele Portanova, l'omessa denuncia Simone Pepe. Un procedimento difficile sul quale oltre alle ammissioni di Masiello, pesano anche quelle di Vittorio Micolucci e dei «pentiti storici» Carobbio e Gervasoni.

Udinese-Bari La partita per la quale Bonucci è stato deferito è Udinese-Bari, ma ieri a SkySport 24 Angelo Iacovelli, l'infermiere che frequentava lo spogliatoio del Bari, ha dichiarato: «Quella partita doveva finire 2-2, non è andato in porto il risultato. Sento il nome di Salvatore Masiello, Bonucci, Belmonte, Pepe... ma quella gente non c'entra nulla perché se fosse vero io qualcosa l'avrei saputo. I soldi in quella partita se li è presi tutti il signor Andrea Masiello».

La scelta di Bonucci Ora bisogna vedere cosa vorrà fare Bonucci. Fino a ieri circolava l'ipotesi che potesse ammettere un'omessa denuncia in quanto avrebbe sì avuto una proposta illecita da Andrea Masiello, ma l'avrebbe respinta con indignazione. Potrebbe servirgli questa ammissione ad evitare l'illecito? Tecnicamente potrebbe funzionare, ma Bonucci potrebbe anche cercare di andare a giudizio e puntare al proscioglimento. Una scelta che in queste ore starà valutando insieme ai suoi avvocati.

L'omessa denuncia Ieri, intanto su una posizione simile — molto diversa nei contenuti, ma simile come accuse —, l'avvocato Paolo Rodella ha fatto un ottimo lavoro per il calciatore Marcelo Larrondo (Siena). L'accusa nei confronti del giocatore era di illecito sportivo. Carobbio aveva riferito nelle sue audizioni che in Novara-Siena Larrondo che era in panchina gli aveva chiesto cosa doveva fare appena entrato in campo. «Fai movimenti ma non tirare in porta», la risposta di Carobbio. Tanto era bastato a Palazzi per il deferimento, ma ieri — dopo diversi colloqui con Rodella — il Procuratore federale ha accettato il patteggiamento per omessa denuncia: 3 mesi e 20 giorni e 30mila euro di ammenda la sanzione finale e definitiva.

Strada percorribile Quindi la possibilità, anche alla vigilia dell'inizio del procedimento sportivo, di trasformare l'accusa da illecito a omessa denuncia, c'è. La vicenda Larrondo, ieri, ha dimostrato che la derubricazione del capo d'incolpazione è possibile. Una strada che vorrebbe percorrere probabilmente anche Daniele Portanova. Anche per lui l'incolpazione da deferimento è illecito sportivo per Bologna-Bari. Lui ha sempre detto di aver sì ricevuto una proposta dagli emissari inviati a Bologna da Andrea Masiello, ma di averla respinta e di averne parlato coi compagni. Anche lui punta alla derubricazione. Insomma da domani si prevedono altre battaglie legali in aula.

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Ranocchia indagato

per frode sportiva

perde già l'Europa

Il difensore interista è «citato» da Masiello per la gara

Salernitana-Bari 2009. Salta Spalato, domani interrogato

di FRANCESCO CENITI (GaSport 02-08-2012)

Iniziano ad avere un nome e cognome gli omissis presenti nel verbale di Andrea Masiello dopo l'interrogatorio dal procuratore Stefano Palazzi. Le stesse rivelazioni l'ex difensore del Bari le aveva fatte alla Procura del capoluogo barese che sta conducendo un'inchiesta sul calcioscommesse. Nel mirino ci sono due partite: Treviso-Bari e Salernitana-Bari 3-2 del maggio 2009. Per quest'ultima sfida è stato iscritto nel registro degli indagati anche Andrea Ranocchia, difensore dell'Inter. Il giocatore è stato convocato domani dalla Procura per essere ascoltato. L'ipotesi di reato è frode sportiva. Ieri la notizia si è abbattuta sul difensore.

Partita saltata Ranocchia era arrivato nel ritiro dell'Inter, pronto a partire per Spalato dove i nerazzurri sono impegnati nella gara di Europa League. Qualcuno della società ha avvisato il tecnico Stramaccioni del problema (l'avviso da Bari era arrivato in sede). A quel punto è stata data comunicazione al giocatore. In un primo momento Ranocchia è rimasto molto colpito: «Non ho fatto nulla, credetemi (tra l'altro in quella gara il difensore ha segnato un gol, ndr)». Aveva dato la sua disponibilità a partire lo stesso in Croazia, giocare la partita rientrare nella notte e poi mettersi in viaggio per la Puglia. La società, però, d'intesa con l'allenatore lo ha esentato dalla trasferta. Ranocchia adesso si consulterà con il suo avvocato, Raffaelli. Non è da escludere che domani a Bari possa avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo Andrea Masiello, Salernitana-Bari era stata «combinata» (vittoria dei campani con over) sotto la supervisione di Angelo Iacovielli, infermiere-faccendiere che bazzicava nell'ambiente del Bari. Un altro pentito, Vittorio Micolucci, ex del Bari, aveva inviato alla procura federale una memoria scritta in cui diceva di aver saputo da amici baresi che le due gare in oggetto erano state arrangiate, perciò sarà sentito dai magistrati di Bari come persona informata dei fatti.

Conte estraneo L'inchiesta promette nuovi sviluppi. Masiello avrebbe spiegato i dettagli delle due combine, facendo nomi di compagni e avversari coinvolti. Un dato però filtra dagli investigatori: non ci sarebbe il nome di Antonio Conte che quindi non rischierebbe nulla da questo nuovo filone. Non è così per altri. E scorrendo il tabellino di quella gara ci sono altre giocatori che sono già finiti in qualche modo dentro l'inchiesta sul calcioscommesse (anche solo in sede sportiva), come Santoni, Parisi e Guberti.

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GaSport 02-08-2012

IL VERBALE DAVANTI ALLA PROCURA FEDERALE RANOCCHIA HA DETTO DI AVER AIUTATO L’EX FACTOTUM DEL BARI

«Ho dato dei soldi a Iacovelli

Aveva dei problemi di salute»

Andrea Ranocchia era stato ascoltato dalla Procura federale il 16 luglio.

Ecco uno stralcio del verbale della sua audizione.

«Conosce il sig. Iacovelli Angelo (ex factotum del Bari, ndr)?

Sì. Ho conosciuto Iacovelli al mio arrivo a Bari perché presentato da altri colleghi. Lui si è proposto per risolvere qualche piccola incombenza così come aveva fatto per altri compagni, quali lavare la macchina o andare a prendere all'aeroporto dei miei ospiti. Il rapporto si è consolidato, ma non a livello di amicizia (...)

Intrattiene ancora contatti con il sig. Iacovelli?

Andato via da Bari ho continuato a sentirlo per telefono. Dopo quanto accaduto ho interrotto qualsiasi rapporto con lui.

Ha mai prestato soldi al signor Iacovelli?

Sì, effettivamente ho dato dei soldi a Iacovelli. La circostanza si era presentata quando nel corso di un contatto telefonico (...) mi aveva chiesto di aiutarlo perché aveva un problema di salute molto serio. Preciso che non mi ha chiesto soldi, ma io ho ritenuto di inviargli per vaglia postale la cifra di mille euro. Lui mi ringraziò calorosamente. (...) Successivamente, quando ci trovavamo in ritiro a Bari, si è presentato richiedendomi di nuovo soldi per lo stesso motivo. In quell'occasione gli ho dato circa 500 euro, ovvero tutto quello che avevo con me. Ulteriormente ho ricevuto una sua nuova comunicazione (...) in cui mi chiedeva altri soldi (...). Siccome era la terza richiesta ho pensato di chiamare Bonucci per verificare se tali richieste erano state fatte anche a lui. Quest'ultimo mi confermava di avere avuto anche lui delle richieste di denaro, aggiungendo che effettivamente si trattava dello stesso problema sanitario».

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ALTRO INTERROGATORIO

Genoa-Samp Rossi nega:

mai saputo dell'accordo

di ALESSIO DA RONCH (GaSport 02-08-2012)

Un altro interrogatorio per Marco Rossi del Genoa. A Bormio fu ascoltato dal pm Mazzeo nell'ambito dell'inchiesta sull'incursione degli ultrà a Pegli. Per Rossi ieri niente partenza con il resto della squadra per la seconda parte del ritiro, questa volta a Castel di Sangro. Il capitano rossoblù infatti era convocato dalla Digos, su mandato dello stesso magistrato, stavolta per essere ascoltato in quanto persona informata dei fatti in merito all'inchiesta sull'ormai famoso derby che, grazie alla rete nel finale dell'argentino Boselli, costò la retrocessione alla Sampdoria.

E ora Zauri Gli inquirenti indagano su quanto affermato da un capo ultrà in una telefonata intercettata, nella quale diceva che fosse stato messo in atto un tentativo di combine tra i giocatori blucerchiati, autori di una fantomatica colletta, e alcuni rossoblù. Accordo che sarebbe stato stoppato proprio da Rossi. Il capitano del Genoa, però, avrebbe negato di essere a conoscenza di un simile accordo. Adesso dovrà essere interrogato l'ex blucerchiato Zauri, ora alla Lazio, anche lui nominato nell'intercettazione del capo ultrà Leopizzi.

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Conte, no al patteggiamento

“Sono pochi tre mesi di stop”

Ira Juve, ora rischia un anno

La società: “Atto gravissimo”. Ma è respinta la ricusazione

Nella notte a Torino vertice tra Agnelli, il tecnico e il collegio difensivo al completo

di MATTEO PINCI (la Repubblica 02-08-2012)

ROMA — I sei giorni spesi per raggiungere un accordo con la procura azzerati in poche parole. «La pena non è congrua»: così la commissione Disciplinare ha respinto il patteggiamento di Antonio Conte. Un tuono rumorosissimo nel cielo della giustizia sportiva, che cancella il patto grazie a cui l’allenatore campione d’Italia se la sarebbe cavata con una squalifica di tre mesi e 200 mila euro di ammenda. Il “no” del giudice Sergio Artico ha smontato in un amen i piani della difesa, segnando anche un colpo durissimo per chi quell’accordo lo aveva voluto e disegnato, dalla Juventus al procuratore Palazzi. Ma rigettando quel patto, così favorevole al tecnico da spingere qualcuno a parlare di “compromesso” e a convincere più di un legale degli «altri» a stringere la mano del presidente Artico, la disciplinare ha di fatto scatenato la bufera. Fogli dell’ordinanza sbattuti sul tavolo e volati verso il presidente della commissione anticipano la risposta a caldo dei legali dell’allenatore campione d’Italia: richiesta di stralcio della sua posizione, in subordinazione a un’istanza di ricusazione della commissione, e con possibile nuova istanza alla commissione di garanzia per quella che gli avvocati definiscono una «violazione dei diritti di terzietà».

«Non possiamo essere giudicati da un giudice che ha già ritenuto incongrua l’ipotesi di pena concordata», il pronunciamento della Corte Costituzionale nel 1992 citato dal collegio difensivo. Istanze respinte però dalla commissione stessa, che le ha ritenute inammissibili in quanto «un patteggiamento è il frutto di un accordo negoziale — come recita una sentenza della Cassazione del 1999 — e non di accertamento di giustizia. E la commissione ha valutato la congruità senza entrare nel merito. In più l’istanza presentata dopo l’apertura del dibattimento va giudicata inammissibile. E nel caso di specie non esiste ipotesi di astensione e quindi ricusazione ». Il fronte, a quel punto, era già ufficialmente aperto.

«Un atto gravissimo», per la Juventus, il parere contrario della Disciplinare a un accordo, raggiunto lunedì mattina con i federali, grazie al quale il club bianconero si sentiva blindato. Anche a fronte delle garanzie ricevute a livelli indubbiamente più alti della procura di Palazzi. Per questo a Torino la sconfitta romana è stata ricevuta come un “tradimento” delle istituzioni.

Lasciando l’ex Ostello del Foro Italico i legali sono stati richiamati a Torino: un vertice notturno a Vinovo a ranghi completi, da Andrea Agnelli fino a Conte e al collegio difensivo al completo. Questi ultimi continuano a credere nella possibilità di riformulare un patteggiamento, sulla scorta del pronunciamento di Artico per il quale «nulla è precluso», a patto di rivedere al rialzo «l’entità della squalifica o dell’ammenda».

Ma ancora di più per quella porta aperta ad una trattativa lasciata da Palazzi, che ha preferito lasciare in sospeso la posizione di Conte (e del suo “vice” Alessio, a cui è stato ugualmente respinto il patteggiamento) rimandando a domani le richieste dell’accusa. Un modo per invitare a una nuova trattativa, che potrebbe chiudersi con uno stop forzato tra i 4 e i 6 mesi. Ipotesi che però rifiuta Conte: il tecnico, già poco convinto di patteggiare nei giorni scorsi, ha risposto a caldo al telefono ai propri legali di essere fortemente contrario. Pronto, adesso, ad andare a giudizio anche rischiando di andare incontro a una squalifica potenziale di 12 mesi. La Juventus, di fronte a una volontà ferrea, sembra orientata a lasciare al tecnico l’onere della scelta. E, inevitabilmente, anche quello delle conseguenze.

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L’inchiesta

“Frode sportiva” per Andrea Ranocchia

il difensore dell’Inter domani in Procura

Indagini su un gruppo criminale. Sotto accusa per combine i giocatori del Bari 2008

Non è partito con i nerazzurri per Spalato dove si gioca il match di Europa League

Secondo Andrea Masiello avrebbe partecipato alla combine insieme a Guberti e altri

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 02-08-2012)

BARI — Niente prima partita di Europa League. Il difensore dell’Inter, Andrea Ranocchia, domani mattina dovrà presentarsi davanti ai carabinieri di Bari per raccontare tutto quello che sa di una vecchia partita del 2009: Salernitana-Bari 3-2, ultima giornata di campionato di serie B. L’ex calciatore del Bari non dovrà parlare di calcio. Ma di frode sportiva: Ranocchia è infatti stato accusato dal suo ex compagno di squadra, Andrea Masiello, di aver partecipato alla combine. Vittoria per la Salernitana e over.

A organizzare la combine, sostiene Masiello, fu il factotum dei giocatori Angelo Iacovelli, indagato sia a Cremona sia a Bari, che domani dovrà tornare davanti agli investigatori per rispondere delle nuove combine. «Con riferimento alla figura di Iacovelli — mette a verbale Masiello — devo specificare che lo stesso fu tramite e co-protagonista di una combine relativa all’ultima giornata di campionato di serbe B, Salernitana-Bari». In quella gara Masiello giocava in difesa insieme a Ranocchia. E in campo c’erano anche altri due “protagonisti” dell’inchiesta sul calcioscommesse: il portiere Nicola Santoni, poi preparatore dell’Atalanta dove è stato travolto dalla vicenda Doni. Mentre a centrocampo giocava Stefano Guberti, l’uomo che secondo Masiello gli offrì di perdere la partita con la Samp nella stagione 2010-2011. E sulla panchina di quel Bari sedeva Antonio Conte, ma il difensore non ha mosso alcuna accusa all’allenatore. Ha parlato invece di un Bari-Treviso dell’11 maggio del 2008, anche questa gara sarebbe stata truccata.

Tutte queste accuse erano state messe a verbale davanti al procuratore federale Stefano Palazzi e poi sono state ripetute nei giorni scorsi davanti al procuratore di Bari, Antonio Laudati e al sostituto Ciro Angelillis che hanno riconvocato il difensore in gran segreto. Le accuse di Masiello, tra l’altro, si sposano anche con quello dell’altro pentito dell’inchiesta sul calcio-scommesse, Vittorio Micolucci, che per “puro caso” anche lui nelle scorse stagioni ha giocato a Bari. Le accuse sono contenute in un fax che l’uomo ha inviato nelle scorse settimane al procuratore federale Stefano Palazzi. E accusano lo stesso Bari del quale ha parlato Masiello. «In riferimento alle partite del Bari — scrive l’ex difensore biancorosso — le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata “fatta” Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana. Queste notizie le ho avute da A. G. (personaggio già coinvolto nell’inchiesta barese, ndr), un mio amico che è molto legato a Stefano Guberti e Andrea Masiello».

Micolucci parla anche della stagione 2010-2011. Parte da quel Bari-Livorno di Coppa Italia che ha dato il via all’inchiesta barese. «Sempre tramite Sommese (ex calciatore coinvolto nello scandalo, ndr) — scrive — ho saputo che alcuni giocatori, per rientrare da una partita andata male sotto una combine, organizzarono con certezza la partita di Coppa Italia (gara da cui nacque poi tutta l’inchiesta condotta dalla procura di Bari, ndr) Bari-Livorno con sconfitta e over perché dovevano recuperare ».

«Nell’ultima stagione in serie A — continua poi il difensore — sentendo le voci di Pederzoli e Sommese che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e automaticamente agli Zingari, mi dissero che Parma-Bari era una partita fatta per la vittoria del Parma, infatti loro ci scommisero sopra ed erano arrabbiati perché persero tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine partita».

Le dichiarazioni di Micolucci sono utilissime alla procura di Bari anche per ricostruire chi c’è dietro le scommesse: gli investigatori sono convinti si tratti di un gruppo organizzato, che lavora da anni sul calcio, contiguo alla criminalità organizzata.

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IL PROCESSO PER LA DOPPIA OMESSA DENUNCIA AL TECNICO DELLA JUVENTUS: NO ALLA PRIMA IPOTESI DI PATTEGGIAMENTO

Scontentati

La Corte respinge la richiesta di intesa tra Conte e il pm federale Palazzi

“Tre mesi e 200 mila euro sono pochi”. In giornata si cerca un nuovo accordo

I giudici potrebbero rifiutare un aumento di pena che resti inferiore ai sei mesi

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-08-2012)

Non esce dal processo sulle scommesse, Antonio Conte. Non può farlo perchè l’accordo raggiunto dal tecnico della Juve e dal procuratore federale Stefano Palazzi non ha superato l’esame della Commissione Disciplinare: tre mesi più 200 mila euro di multa non sono stati giudicati «congrui» dalla corte e, adesso, si apre una nuova partita.

Lunga, piena di trabocchetti, a tratti nervosa è stata l’udienza nell’aula più grande dell’ex Ostello della Gioventù, ai piedi della collina di Monte Mario. La bocciatura da parte della Disciplinare della proposta di patteggiamento per il tecnico bianconero è arrivata dopo una camera di consiglio dove non sono andate in scena spaccature fra i cinque membri della commissione: all’unanimità (o quasi), i giudici hanno valutato troppo leggera una squalifica di poco meno di cento giorni per un allenatore a processo per doppia omessa denuncia. A giocare al fianco delle toghe del pallone la giurisprudenza del passato, ma anche recente come i casi di ieri relativi all’ex preparatore dei portieri del Siena Marco Savorani e all’ex preparatore atletico del club toscano Giorgio D’Urbano, collaboratori di Conte ai tempi senesi: entrambi sono riusciti a patteggiare una pena di cinque mesi e 15 giorni dopo aver riformulato il proprio accordo con la procura ed entrambi erano a processo con l’accusa di una omessa denuncia ripetuta.

La nuova sfida di Conte è cominciata già nella notte. Appena rientrato da Ginevra, il tecnico campione d’Italia si è chiuso in conclave con i vertici della Juve, i suoi legali, Pavel Nedved: sul tavolo i termini del possibile nuovo accordo con Palazzi da presentare alla corte questa mattina alla riapertura del processo a Roma. Conte, già contrario all’idea di patteggiare prima, sembra esserlo ancor più ora che l’accordo su tre mesi di stop è naufragato davanti alla Disciplinare, ma chi gli sta accanto resta convinto che provare una nuova intesa sia la strada migliore da percorrere. Su quali basi? Il punto di equilibrio per la corte potrebbe essere una squalifica, tramite patteggiamento, di cinque o sei mesi. La difesa del tecnico, alla fine delle sue valutazioni notturne, potrebbe ripartire per Roma con una disponibilità all’accordo che non superi i quattro mesi più una consistente sanzione economica. La partita è ai supplementari: oggi all’ora di pranzo il destino processuale di Conte sarà noto.

La lunga e nervosa prima udienza del secondo processo sulle scommesse di questa estate è vissuta in un corto circuito di richieste, istanze, patteggiamenti, falliti e riproposti con successo come quello del Siena. Nel mezzo, i legali di Conte prima presi in contropiede, poi all’attacco: non appena respinto l’accordo fra il tecnico e la procura, gli avvocati del tecnico bianconero hanno chiesto lo stralcio della posizione di Conte e del suo vice Angelo Alessio e la ricusazione del collegio giudicante avanzando anche l’ipotesi di inviare gli atti al Csm del pallone, la Commissione di Garanzia per il diritto di terzietà violato. Risultato? Istanze rigettate e processo che non si ferma.

Conte resta dentro al dibattimento. Palazzi, in modo inusuale, al termine della propria requisitoria di ieri pomeriggio non ha formulato le sue richieste di pena per il tecnico della Juve e il suo vice Alessio, un modo per lasciare la porta aperta a un nuovo tentativo di accordo più pesante per il condottiero bianconerò. Servirà ad ottenere il via libera della Disciplinare? Il punto di equilibrio dei giudici e quello di Conte al momento non coincide: a dividerli c’è ancora almeno un mese.

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«Pochi tre mesi»

No alla proposta di accordo di Conte

Calcioscommesse Colpo di scena al processo.

Rigettato il patteggiamento per il tecnico della

Juve che ora rischia uno stop da 4 a 7 mesi

... Furia della Juventus che tenta di ricusare la Corte

ma poi tratta per giungere a una soluzione condivisa

di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 02-08-2012)

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GUERRA FREDDA TRA JUVENTUS E COMMISSIONE DISCIPLINARE, NON SIAMO AL RISCHIO NUCLEARE MA PER ALCUNE ORE SI È TEMUTO DI ARRIVARE A QUALCOSA MAI VISTO PRIMA NELLA GIUSTIZIA SPORTIVA. Il nodo che non si aspettava nessuno, il patteggiamento di Antonio Conte che pareva formalità dopo gli accordi presi con lo stesso Palazzi, è tutto da riformulare. La Disciplinare lo rigetta: tre mesi e 200 mila euro di multa non bastano ai giudici capitanati da Sergio Artico: «La richiesta non è congrua». La Juve si è messa così di traverso dichiarando guerra aperta alla Disciplinare fino ad inoltrare richiesta di ricusazione presso la Commissione di Garanzia. Delle 13 istanze di patteggiamento presentate in apertura al processo «Cremona Ter», 6 sono state bocciate in prima istanza, mentre vengono accolte quelle di Torino (1 punto e 30mila euro), Varese (-1 punto e 30mila euro), Carobbio (4 mesi in continuazione alla squalifica di 20 mesi dello scorso processo), Da Costa Junior (3 mesi e 30mila euro), il capo osservatore del Siena, Daniele Faggiano (4 mesi), Gervasoni (3 mesi in continuazione alla squalifica di 20 mesi inflitta nello scorso processo), Sala (2 anni).

Ben lasciava sperare per il tecnico bianconero che anche il suo ex giocatore, Larrondo, fosse stato derubricato da illecito a omessa denuncia, patteggiando 3 mesi, 20 giorni e 30mila euro, oltre al miracolo di Stellini che se la cava con 2 anni e 50 mila euro, per i due illeciti e un’omessa denuncia nel filone cremonese più la spalmatura delle pendenze di Bari per cui non dovrà essere più giudicato. La chiude qui il collaboratore tecnico di Conte, uno dei più inguaiati, non l’allenatore campione d’Italia, e nemmeno il Siena che per 3 responsabilità oggettive credeva di poter uscire con -5 punti e una multa di 40mila euro comprese le accuse per il filone barese. Rimandati a nuova proposta, che arriva poco dopo: -6 punti e 100mila euro. Con i toscani patteggia anche l’AlbinoLeffe (-1 e 30 mila euro) approfittando della riformulazione del patteggiamento di Passoni. Ci sono tutti, mancano solo gli uomini Juve: Conte e Alessio.

Dopo il niet della Disciplinare, su Conte si è giocata l’ennesima guerra tra Juve e Figc, un conflitto politico che rischia di riportare le lancette del calcio ai tempi di Calciopoli. A distanza di 6 anni, i bianconeri hanno acquisito più convinzioni, ma il pallino del gioco resta ai giudici. Dura la reazione immediata degli avvocati juventini Chiappero e Briamonte. Il primo ricorre agli epiteti richiamandosi «all’anzianità» del presidente di Commissione, e a quell’esperienza decennale che non avrebbe dovuto portare il processo in un punto così buio. Ricevuta la botta, la Juve ha reagito come un orso ferito, i legali appellandosi a due sentenze (Corte Costituzionale e Cassazione) chiedono la ricusazione della Commissione alla Corte di Giustizia, e subalterno alla Commissione di Garanzia (presidente Pasquale de Lise): «Respingendo il patteggiamento, avete già deciso e non potete giudicare quanto già avete giudicato.

La Corte Costituzionale nel 1992 ha detto che non può giudicare un giudice che abbia rigettato la richiesta di pena concordata». È il momento più basso, Palazzi prova a metterci una pezza (d’altronde l’accordo lo aveva preso lui...), respingendo la ricusazione: «Nessuno dei componenti di questa commissione – dice il pm rivolgendosi ad Artico - ha già preso parte in altro giudizio, nel senso che siete già parte del giudizio. Non sussiste nemmeno alcun motivo di inopportunità, perché sicuramente con il patteggiamento nessuna valutazione nel merito delle richieste ma solo in astratto, ma solo in astratto».

Artico osserva impassibile, la Commissione si ritira fino alle 16 fino a slittare la riapertura dei lavori alle 17 inoltrate. Nel frattempo, mentre qualcuno riempiva la pancia, gli avvocati di Conte ricominciavano quel lavorio diplomatico per evitare che la ferita di Calciopoli potesse riacuirsi riaprirsi con effetti devastanti sul piano politico e federale. E mentre all’interno dell’aula bunker dell’ex Ostello della Gioventù, alcuni federali sussurravano che «sì, un riavvicinamento c’è stato», iniziavano a girare le prime voci: «Conte patteggia a 4 mesi e 100mila euro. . . ». Forse la notte porterà consiglio, perché durante il pomeriggio Palazzi e Artico cercano con gli occhi un messaggio positivo dallo scranno juventino, dal quale però arriva solo silenzio. Non è un caso che Palazzi abbia chiesto tempo senza fare richieste per Conte (né per Alessio e Garlini, tutte istanze rigettate e «pendenti»). Oggi l’ultimo atto? Ci sono 24 ore per evitare di scendere alle armi. Con Conte che rischierebbe 7 mesi per due omesse denunce. In chiusura di dibattimento, le altre richieste non portano alcuna sorpresa: retrocessione in Lega Pro al Grosseto, -4 al Novara (da aggiungere al -3 precedente) e un fiume di condanne dai tre anni in su.

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SCOMMESSOPOLI CHOC

Il Conte non torna

La disciplinare rifiuta la proposta di patteggiamento del tecnico bianconero. Oggi la decisione: nuovo

accordo sulla pena (da 4 a 7 mesi) o processo. Furia Juve: «Atto gravissimo». Siena -6 punti, Torino -1

di MARCO CAPIZZI (Libero 02-08-2012)

Il colpo di scena c’è stato ed è stato servito in faccia ad Antonio Conte: la Commissione disciplinare della Federcalcio ha rifiutato la richiesta di patteggiamento a 3 mesi e 200mila euro di ammenda per il tecnico della Juventus nell’ambito del filone cremonese del calcio scommesse.

La giornata di ieri è stata molto intensa ed è iniziata con un capannello di tifosi bianconeri che all’ingresso dell’ex ostello della gioventù ha contestato Palazzi. Il procuratore si è quindi presentato dalla disciplinare presieduta dall’avvocato Sergio Artico con le varie richieste di patteggiamento concordate con gli indagati, tra cui spiccava quella definita coi legali del tecnico della Juventus. La Commissione ha rifiutato la richiesta di patteggiamento definendola «non congrua» insieme ad altre richieste. Accolte in prima istanza invece le richieste per Carobbio (4 mesi), Da Costa (3 mesi e 30 mila), Faggiano (4 mesi inibizione), Gervasoni (3 mesi), Larrondo (mesi 3 e 20 giorni 30mila euro), Sala (2 anni), Stellini (2 anni 50mila), Torino (-1 punto 30mila euro), Varese (-1 punto 30mila euro).

I legali di Conte, gli avvocati Briamonte e Chiappero, hanno quindi ricusato immediatamente la Commissione disciplinare sostenendo che respingendo il patteggiamento, la Commissione avrebbe già deciso e non avrebbe potuto giudicare quindi quanto già aveva giudicato. La richiesta, com’era prevedibile, è stata respinta dalla Commissione stessa che l’ha definita inammissibile.

Da qui sono ripartite, frenetiche, le trattative tra i vari legali e Palazzi: il procuratore ha così potuto riformulare nuove richieste tra cui però non figuravano le persone di Antonio Conte e il suo vice Angelo Alessio. Con le nuove richieste, tutte accettate dalla Commissione, si sono delineate le condanne definitive: Poloni (6 mesi), Savorani (5 mesi e 10 giorni), D’Urbano (5 mesi e 10 giorni), Passoni (6 mesi e 15 giorni), AlbinoLeffe (-1 e 30mila euro), Siena (-6 e 100mila euro). In serata sono poi continuate le riunioni tra i legali di Conte e lo stesso tecnico rientrato da Ginevra dopo l’amichevole col Benfica. Si profilano tre scenari che dovrebbero essere districati già nella mattinata di oggi: lo scenario più soft prevede un patteggiamento a 4 mesi e 20 giorni; quello più duro un patteggiamento a 7 mesi (che difficilmente però sarà accettato da Conte); il terzo scenario vedrebbe invece aprirsi il processo sportivo con il tecnico bianconero pronto a difendersi (qualora venisse condannato rischierebbe 12 mesi per ogni omessa denuncia più 3 mesi di aggravante per un totale di 27 mesi, e vista l’aria che tira sarebbe una scelta rischiosa).

E la posizione della società bianconera? La Juventus ha ordinato il silenzio stampa con un pesantissimo comunicato: «La Juventus è oggi in silenzio stampa. Domani in mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». E ha poi assegnato la fascia di capitano nell’amichevole di ieri a Leonardo Bonucci, il cui procedimento inizierà domani (è indagato per illecito sportivo, rischia fino a 3 anni). Più chiara di così...

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SCOMMESSOPOLI PATTEGGIAMENTO RESPINTO

Conte tradito, saltano i patti

La Disciplinare ferma pure il Siena, che poi concorda: -6 punti

Ora nuovo tentativo con Palazzi, o si va a processo. Anche per Stellini situazione sospesa

di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 02-08-2012)

ROMA. Altro che tre mesi e 200.000 euro di multa da devolvere in beneficenza, sei mesi di squalifica patteggiati sono la pena «congrua» per Antonio Conte , secondo la Disciplinare. La Juventus è con vivo raccapriccio e con reazione rabbiosa in diretta con i giornalisti assembrati nell’ex ostello della Gioventù del Foro Italico: il presidente, l’avvocato torinese Sergio Artico , e la sua commissione tirano le orecchie di brutto al procuratore Stefano Palazzi che aveva trovato un accordo sulle due omesse denunce (con capo d’imputazione ad avviso dei giudici pesante) troppo al ribasso e troppo sbilanciato dalla parte della salatissima multa.

SI RICUSANO La Juve ricusa i giudici («Hanno già giudicato nel merito rifiutando la congruità del patto con Palazzi, non sono terzi» sostengono gli avvocati Briamonte e Chiappero ); i giudici a loro volta “ricusano” la ricusazione dichiarandola inammissibile: momenti di tensione in aula perché quelli della Disciplinare digeriscono poco il modo rabbioso con cui l’avvocato Briamonte lascia il foglio della ricusazione sul loro tavolo. Il feeling non c’era prima, adesso tra Juve e Disciplinare siamo ai minimi. Palazzi si ri-schiera al fianco del giudici dicendo no alla ricusazione. Successe lo stesso anche con Moggi un anno fa durante il processo per la radiazione, che oggi approda al Tar del Lazio chiamato a giudicare sulla sospensione (domani tocca a Giraudo ). La Juve minaccia anche di rimettere il caso alla Commissione di Garanzia della Figc, il csm dei giudici sportivi , il procuratore - però - a sorpresa vuole tenere aperti i termini per la riproposizione di un patteggiamento per Conte, Alessio e il calciatore Garlini . «Aspettiamo fino a domani».

FASE 2 E da quel momento parte la fase 2. Che renderebbe meno pesante la posizione del procuratore, il Grande Bocciato del giorno. E non per la contestazione dei 20 tifosi juventini rumoreggianti all’esterno (lo slogan più in voga: «Omessa giustizia»): qualcuno nella commissione se ne è lamentato («si sono portati la claque » diceva qualcuno). Più delle fiamme che divampano nelle vicinanze e tengono in tensione gli astanti.

PARAMETRO D’URBANO In realtà i giudici hanno bocciato pesantemente il punto di partenza dal quale era cominciata la trattativa con gli avvocati di Conte: sei mesi più uno di aggravante è troppo poco, per la Disciplinare. Un anno come pena base. E a certificare questa distanza anche la formula adottata e approvata per alcuni dei ri-patteggiamenti, andata in scena dopo la clamorosa bocciatura dei patti presi per il caso Siena (da 5 punti di penalità rifiutati a 6 accettati), l’esempio dell’allora preparatore fisico senese, D’Urbano : al secondo giro la pena base - per un elemento definito meno decisivo nel gruppo del tecnico Conte - diventa 7 mesi più uno per la doppia omissione, che patteggiando si trasformano in 5 mesi e 10 giorni. Difficile immaginare una Disciplinare che dia il via libera a Conte senza almeno sei mesi di stop, ieri sera era difficile da immaginare.

SIENA BIS Riesce nell’impresa (a questo punto...) di strappare il sì della Commissione, il Siena. Inizialmente bocciato anche il suo ricorso (-5 e ammenda), il pool di Artico ritiene «congruo» un -6 (sulla prossima serie A) e 100.000 euro di multa da spalmare sui due filoni (Cremona e Bari). Domani i toscani sono fuori. Sorride anche Larrondo , derubricato dallo stesso Palazzi in un’omessa denuncia, patteggia 3 mesi, 20 giorni e multa. La notte ha portato vertici di avvocati e la certezza che in ogni caso, qui davanti alla Disciplinare si gioca in trasferta anche quando sembra che Palazzi giochi dalla tua parte. Il ribaltone, però, è stato di quelli clamorosi e che fanno storia, riaccendendo la guerra Juve-Figc.

GROSSETO GIù Nella requisitoria, Palazzi lascia vivo uno spiraglio per eventuali patteggiamenti di Conte & C. (anche Artico: «nulla è precluso...») ma non ha risparmiato gli altri. Come previsto, mannaia sul Grosseto, per cui Palazzi chiede la retrocessione in Lega Pro. Peraltro senza presidente, perché per Piero Camilli (ritenuto il mandante della combine, come sentenziano il suo ex ds Iaconi e diversi altri tesserati) ha chiesto 5 anni di inibizione più richiesta di preclusione (radiazione). Oggi c’è la replica dell’avvocato Grassani , ma Nocerina, Gubbio e Vicenza promettono battaglia a suon di eccezioni. Quel posto spetterebbe a una di loro. Palazzi usa lo stesso metro di giudizio dei processi passati, ritenendo « Carobbio e Gervasoni credibili». E chiede 4 anni per Vitiello , 3 anni e mezzo per Bertani , Bombardini , Catinali , Coppola , Drascek , Gheller , Pellicori e Terzi , 3 anni per Pesoli : tutti per le gare della discordia, AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena. Nove mesi in continuazione per Mario Cassano , che oggi deposita ricorso al Tnas contro la radiazione del primo processo. Il Novara esce con un -4 da aggiungere al -3 del primo processo.

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GLI ALTRI BIANCONERI

Assist Larrondo: Bonucci può sperare

Per l’argentino del Siena illecito derubricato in omessa denuncia: l’azzurro può seguire l’esempio

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 02-08-2012)

ROMA. Passo passo, l’assist della Procura e un tavolo pieno di carte da decifrare. Da domani finiranno anche loro nel calderone del processo Scommessopoli, Bonucci e Pepe , stessa partita, accusa differente. Nella sostanza la questione è sempre la stessa: scommettete che patteggiano? Ma per i due bianconeri la strategia è tutta da vagliare, nulla è scontato.

BONUCCI L’accusa di illecito in Udinese-Bari lascia perplessi i legali del difensore, per le diverse ritrattazioni e mille versioni fornite da Andrea Masiello . La linea difensiva di Bonucci farà leva sulle incongruenze del “pentito”, pronto a patteggiare (si parla di due anni) e sul fatto che dalle sue parole si evince come la presunta combine, l’avesse intavolata prima che il difensore ora in forza alla Juve tornasse dalla Nazionale. Per il difensore già questi elementi farebbero una prova della sua innocenza, quindi al momento niente patteggiamento. Ma nelle ultime ore, l’ipotesi di giungere a un compromesso con la Procura (sulla carta rischia sempre tre anni e mezzo) sembra stia prendendo corpo. Avverrebbe soltanto nel caso in cui Palazzi facesse lo stesso “mea culpa” avvenuto ieri per Larrondo: illecito derubricato in omessa denuncia, il senese passa dai 3 anni e mezzo a 3 mesi, 20 giorni e 30.000 euro di ammenda. Va detto che per Bonucci il caso è leggermente diverso, ma non è detto che Palazzi non possa tornare comunque sui suoi passi, perché le prove non sono poi molte: Masiello contro tutti. A quel punto, con un’omessa denuncia l’accusa si trasformerebbe in «Bonucci sapeva». Stop. E con un rischio di 6 mesi di squalifica, Bonucci potrebbe anche valutare identica strategia del senese. Bonucci attende un segnale da Palazzi, ma se il pm federale non tornerà sui suoi passi, la sua linea sarà quella di proseguire verso la sentenza e (spera) il proscioglimento. è convinto di farcela, la Juve è con lui. E ieri, da Bari, Angelo Iacovelli ha scagionato Bonucci e Pepe: «Sto sentendo i nomi di Salvatore Masiello, Pepe, Belmonte, Bonucci, secondo me quella gente non c’entra nulla. I soldi di quella partita se li è presi tutti il signor Andrea Masiello, poi ha regalato 1000 euro a me. Bonucci è una bravissima persona, è stato tirato in ballo ma è innocente».

PEPE Il bianconero era dall’altra parte del telefono quando a detta di Andrea Masiello, il suo omonimo Salvatore chiamò Simone chiedendogli se si poteva fare Udinese-Bari: «Nessuna richiesta, nessuna combine, voglio solo la verità» la risposta di Pepe in procura. Evidentemente non basta, Palazzi crede a Masiello, ma Pepe ha dalla sua un’accusa “leggera”, per questo, a differenza di Bonucci, potrebbe non attendere le richieste e liquidare il suo processo con il minimo sindacale: 3-4 mesi. Il patteggiamento non è un’ammissione di colpa, semmai di opportunità.

PROCURE AL LAVORO Due notizie irrompono dalla magistratura. La Procura di Bari, a seguito delle rivelazioni di Andrea Masiello su altre tre gare dei pugliesi della stagione 2008-09, avrebbe inviato un invito a comparire per Andrea Ranocchia . Per Genoa-Samp, ieri la polizia giudiziaria, su delega del pm di Genova Biagio Mazzeo , ha ascoltato Marco Rossi sulla presunta combine del derby 2011. Il capitano rossoblù ha ribadito quanto detto al pm Mazzeo nel ritiro di Bormio, e cioè che nulla sapeva di collette tra giocatori della Sampdoria per modificare il risultato.

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SCOMMESSOPOLI LA REAZIONE DELLA SOCIETA’

Juve al contrattacco

«Atto gravissimo contro la nostra onorabilità». Stamane si decide

Summit notturno: tutti con Conte e pressing per convincerlo ad accettare un “patteggiamento-bis”

di FABIO RIVA (TUTTOSPORT 02-08-2012)

TORINO. Incredulità, prima. Poi rabbia. Crescente. La notizia, ferale, del secco rifiuto ad un patteggiamento che sembrava cosa fatta e assodata, è stata accolta con questo duplice stato d’animo dal tecnico Antonio Conte e dai vertici bianconeri al completo. Mai ci si sarebbe aspettati una tale opposizione da parte della Commissione Disciplinare. In casa bianconera, si intende, ma non soltanto visto che in più o meno tutto il mondo sportivo (e sportivo-giudiziario) la squalifica di tre mesi con annessa pesantissima multa di 200 mila euro era data per assodata e i ragionamenti erano piuttosto già proiettati oltre: al quando sarebbe scattata la sanzione, al quali partite avrebbe saltato il tecnico, al cosa avrebbe potuto o non potuto fare Conte (allenamenti in settimana, conferenze stampa, dichiarazioni in zona mista). Insomma, nessun se : il problema era considerato chiuso, superato. Anche per questo, la vicenda ha “teoricamente” lasciato senza parole i dirigenti del club di corso Galileo Ferraris: «La Juventus è oggi (ieri, ndr) in silenzio stampa - il comunicato ufficiale, diramato ieri tramite il sito Internet -. Domani (oggi, ndr), in mattinata, verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società. Ulteriori comunicazioni saranno fornite in giornata».

COESIONE Un comunicato breve, conciso, secco che annuncia silenzio, ma che in realtà lascia trapelare eccome tutto il disappunto, tutta la rabbia covata per un atto, appunto, ritenuto gravissimo e disonorevole. Nonché un comunicato che rimarca anche un altro aspetto importantissimo e nodale quando lascia intendere che i “soggetti coinvolti” non sono soltanto Conte e i suoi collaboratori Cristian Stellini e Angelo Alessio , oppure i giocatori Simone Pepe e Leonardo Bonucci . No, i “soggetti coinvolti” sono manager, tesserati e società (più i tifosi, ovviamente). E dunque - eccolo, il concetto nodale - le idee di unità e di coesione restano basilari: tanto è vero che ieri s’è deciso di consegnare la fascia di capitano a Bonucci, in un evidente atto simbolico; tanto è vero che Stellini rimarrà nello staff. E lo saranno, basilari, pure quest’oggi, allorché sarà imboccata definitivamente una strada. Quale, spetterà tendenzialmente a Conte ed ai suoi legali definirlo. Pur sapendo di poter contare sul pieno appoggio della società: su tutti gli strumenti legali di sostegno.

RAGIONE E... Il summit di questa notte, però, è risultato affatto semplice e non ancora del tutto risolutore. Fin da subito la volontà dell’allenatore era orientata verso “lo scontro”. Ergo, il definitivo abbandono della strategia del compromesso, del patteggiamento, per andare invece a giocarsi a processo tutte le carte e dimostrare totale innocenza ed estraneità ai fatti. Già di per sé l’idea di turarsi il naso e patteggiare i 3 mesi non risultava particolarmente gradita a Conte; quanto all’ammenda di 200mila euro, poi, soltanto le rassicurazioni circa il fatto che la somma sarebbe stata devoluta in beneficenza hanno addolcito la prospettiva. Figurarsi però ora - date le premesse - come il tecnico possa valutare l’idea di dover sopportare uno stop di addirittura quattro, sei mesi. Di contro in casa Juventus hanno spinto e stanno spingendo per una visione più pragmatica delle cose: val davvero la pena rischiare di compromettere una intera stagione (e magari addirittura una carriera: senza patteggiamento, il rischio è addirittura di 12, 15 mesi di stop) per una questione di principio? Ecco la domanda cruciale. Oltre alla beffa, in palio ci sarebbe anche un danno enorme. A prescindere dalla strada intrapresa, comunque, ci sono alcune certezze: la Juventus - tutta, unita - andrà al contrattacco. Vuoi provando a definire nuovi parametri, condivisi, patteggiando con il pm Palazzi ; vuoi all’opposto scegliendo la strada del processo.

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SCOMMESSOPOLI LA GIORNATA PIù LUNGA

Conte è una furia

Il no della Disciplinare scatena la rabbia del tecnico a Ginevra

La notizia raggiunge l’albergo della squadra nel primo pomeriggio. Per la Juve e per l’allenatore è uno choc. Ma la società impone il silenzio stampa a tutti

Durante la partita col Benfica è il solito Conte: incoraggia Marrone, s’adira con Matri e lo sostituisce. Poi lascia lo stadio con un sorriso che nasconde mille pensieri

di GIANNI LOVATO (TUTTOSPORT 02-08-2012)

GINEVRA. La pessima notizia raggiunge Antonio Conte nella sua camera all’Hotel Intercontinental di Ginevra quando sono le 14.15. Zona semicentrale, a un chilometro in linea d’aria dal lago dove i cittadini svizzeri sono accorsi in massa per godersi la giornata di festa nazionale. La Juve sta un po’ più in su, verso la collina, lontano dal traffico e dalla ressa. L’atmosfera in effetti è particolare. Nessun assedio, come accade invece in tante trasferte. Si contano giusto una decina di tifosi a caccia di autografi e foto. Decisamente pochi per gli standard bianconeri. L’enorme buttafuori posizionato all’ingresso dell’hotel ha lo sguardo annoiato di chi, probabilmente, presagiva una giornata diversa. Anche il tecnico bianconero non l’immaginava così, la sua giornata. Quando aveva lasciato Torino, alle 10.45 di mattina, Conte aveva ormai metabolizzato l’idea che questa di Ginevra fosse la sua ultima panchina prima dei tre mesi di stop patteggiati con Stefano Palazzi . Una prospettiva non allettante, certo, ma con cui il tecnico campione d’Italia ormai era deciso a convivere. L’incertezza sulla propria sorte pensava di essersela lasciata alle spalle. Almeno così sembrava.

LO CHOC Invece no. La Juve pranza alle 12.30, con puntualità davvero svizzera, negli opulenti saloni dell’albergo che la ospita. Poi Conte sale gli scaloni di marmo che portano alle stanze e qui, appunto, apprende che la Disciplinare ha respinto la proposta di patteggiamento. L’annuncio arriva dall’Ansa ed è talmente tempestivo che precede addirittura i canali interni. Segue la conferma in capo a un minuto da parte del direttore della comunicazione Claudio Albanese , che si trova a Roma. Conte s’infuria, come non capirlo. Lui, lottatore per eccellenza, aveva accettato di scendere a patti con i suoi accusatori senza alcun entusiasmo ma con l’indotta consapevolezza che quella era la soluzione migliore per evitare contraccolpi (tecnici, s’intende) alla Juve, prima ancora che a se stesso. Invece la scelta concordata, improvvisamente, diventava persino beffarda nella sua inutilità. Non a caso in quei momenti l’ira di Conte si è manifestata, come dire, a 360 gradi. Rapido il consulto telefonico con Roma, immediata la decisione di andare all’attacco. Arriva la ricusazione della corte. A Ginevra si trovano anche l’amministratore delegato Beppe Marotta e il direttore sportivo Fabio Paratici che si riuniscono immediatamente con il tecnico. La Juve adotterà nel corso della giornata il silenzio stampa. Prima che la decisione venga presa, filtra una sola frase: «Siamo sotto shock». Nulla invece dice il diretto interessato quando si palesa nella hall dell’Intercontinental per salire sul pullman che condurrà la Juve allo Stade de Geneve. Elegante nella divisa sociale, percorre a passi svelti i pochi metri che lo separano dal mezzo, senza proferire parola. Forse ancora interrogandosi e magari capendo poco.

CERTEZZA DELLA PENA Già, la Juve non capisce. E decide di parlare con i fatti, come si evince, appunto dal comunicato stampa diramato quando Buffon e compagni stanno per terminare il primo tempo dell’amichevole con il Benfica: «Domani in mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». Anche la scelta di consegnare la fascia di capitano a Leonardo Bonucci , presa da Conte e da Marotta, è una risposta alla cosiddetta giustizia sportiva, chiamata a decidere parimenti della sorte del difensore. Intanto Conte si agita, ma per la partita. Novanta minuti di sollievo e distrazione, seppure vissuti con la consueta intensità. Lo si vede incoraggiare Marrone , suggerirgli i movimenti difensivi, soprattutto quando si tratta di far salire la squadra. Impassibile quando Matri sbaglia il rigore a inizio ripresa, il tecnico si adira assai 5’ più tardi, quando il centravanti bianconero sbaglia tempi e modi del controllo solo davanti ad Artur . Immediata scatta la punizione: Quagliarella richiamato dall’area riscaldamento viene spedito in campo in un batter d’occhio e la partita di Matri finisce lì. Giustizia sommaria, ma veloce almeno. E con certezza della pena... Si scatena il diluvio e la Juve va sotto, ma riemerge in tempo utile. Come farà il suo allenatore. Di questo nessuno dubita dentro e attorno alla squadra. E’ un’estate strana, così diversa da quella che toccherebbe a chi ha vinto lo scudetto. Conte lascia lo stadio sorridente ma meditabondo. Lo attende la decisione più difficile: patteggiare ancora o andare allo scontro frontale. Perché a questo punto la decisione sarà solo sua, non potrebbe essere altrimenti.

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L'analisi

QUELLA MULTA

COMPROMESSO

O INGIUSTIZIA?

di MARIO SCONCERTI (CorSera 02-08-2012)

È indubbiamente imbarazzante quello che sta succedendo su Conte nei processi del calcio.

Per tutti, innocentisti e colpevolisti. Perché non è più chiaro di cosa si stia parlando. Un intero fenomeno, le scommesse, riconosciuto ormai più grave del doping perché molto più facile da commettere e molto meno punibile a termini di legge, è diventato in Italia un unico problema: come poter continuare a discutere di Juventus. è la ferita di Calciopoli che si allunga e genera continuamente se stessa. C'è un errore logico, puramente calcistico, oltre questa catena di errori mistici? Credo di sì. è stato corretto accettare il patteggiamento. Il calcio ha il dovere di essere sbrigativo, non può dibattere. Non cerca giustizia pura, cerca un modo non scandaloso di risolvere questioni importanti per poter poi ricominciare il campionato. Se si facessero processi giusti non ci sarebbe il tempo di giocare. Con questo tipo di giustizia impossibile, è giusto patteggi chiunque. Non si cerca l'essenza dell'innocenza, si cerca di dimenticare in fretta qualunque cosa sia successa. Ma bisogna pur sempre farlo con equilibrio, altrimenti non è accettabile, perfino il calcio si ribella. L'errore del caso Conte non è stato il patteggiamento, inevitabile. è stato concordare con i tre mesi di squalifica una multa di 200 mila euro, cioè tantissimo, fuori perfino da qualunque canone di giustizia straordinaria. è stato come dare un prezzo ai mesi di squalifica e pagarne un paio con la multa, peraltro data volgarmente in beneficienza ai terremotati. Che c'entrano i terremotati con i tribunali? Se la Federcalcio vuol dare un contributo lo faccia da sola, senza farsi pagare da terzi in circostanze del genere. è tutta questa architettura a diventare eccessiva, non credibile. Nella stessa giornata di Conte è stata fatta un'altra decina di patteggiamenti, ma le multe sono state sempre fra i 30 e i 50 mila euro. Lo stesso Siena, implicato in illeciti diretti, cioè molto più gravi, è stato multato di 100 mila euro. Il patteggiamento di Conte ne vale 200 mila, addirittura il doppio. Perché? è questo l'errore che è balzato agli occhi: aver dato un prezzo troppo forte alla squalifica, aver creato una condanna per i poveri e una per i ricchi. Perché la Juventus avrebbe dovuto concordare di pagare una cifra mai vista per questi processi? Subiva una seconda ingiustizia o cercava con troppa insistenza un compromesso? Era stata costruita, volontariamente o meno, un'aria di privilegio da cui è meglio siano rimasti tutti fuori. Meglio ricominciare alla pari.

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La Juve è furiosa

«Atto gravissimo

comunque vada»

Il club si schiera al fianco del tecnico

Rabbia per il processo e silenzio stampa

di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 02-08-2012)

GINEVRA - Silenzio. La Juve lo annuncia sul sito ufficiale: scritta bianca su sfondo nero e una stringata spiegazione. Rabbia, ma anche riflessione: prima di reagire pubblicamente, in corso Ferraris vogliono analizzare bene la situazione. Il punto fermo, comunque, è che il patteggiamento respinto di Antonio Conte viene considerato inaccettabile: «La Juventus - si legge - è oggi (ieri, ndr) in silenzio stampa. Domani (oggi, ndr) in mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l'esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società. Ulteriori comunicazioni saranno fornite nella giornata di domani» .

COMPROMESSO - Nell'attesa ci sono sguardi preoccupati oppure torvi, facce tese, parole ingoiate. L'allenatore, in particolare, è furibondo. Maschera l'agitazione davanti ai tifosi che lo invocano, firma autografi anche se fatica a regalare sorrisi, ringrazia con gli occhi quando gli urlano di star tranquillo o intonano “Giù le mani da Antonio Conte”. E' furibondo perché pensava di chiudere, con un compromesso che nemmeno voleva, una pagina dolorosa e malinconica, invece si ritrova ancora nel calderone, sballottato e in qualche modo tradito: il patteggiamento era un modo per limitare nel tempo l'assenza dalla panchina, l'aveva accettato per il bene della Juve anche se personalmente avrebbe voluto il processo per poter dimostrare la sua innocenza. Com'è finita, invece? Con la richiesta respinta e un'infinità di nuove tensioni, con una strategia da dipanare in fretta e una panchina da abbandonare per un periodo più lungo di tre mesi.

INTERCONTINENTAL - In campo fa finta di nulla: si sbraccia, chiede movimenti e detta schemi, richiama i campioni, studia i ragazzini, misura la forma degli azzurri che s'affacciano, valuta l'impatto di Pogba che debutta. In mix zone fila dritto: è scuro in volto ma sfila la maschera per i tifosi che aspettano. Adesso, davanti ai flash, stiracchia perfino un sorriso. Prima e dopo la partita con il Benfica, telefonate con gli avvocati e il presidente Andrea Agnelli, colloqui serrati e sfoghi all'hotel Intercontinental o sul charter con l'ad Beppe Marotta e il coordinatore dell'area tecnica Fabio Paratici, risposte a cento sms di solidarietà. Appena rientrato a Torino, poi - atterraggio attorno alle 23 - il punto con i legali Michele Briamonte, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis, rientrati poco prima da Roma con un volo privato e riuniti con il presidente e il consigliere d'amministrazione Pavel Nedved.

FASCIA - Respinta, oltre a quella di Conte, la richiesta di patteggiamento del vice Angelo Alessio. Anche lui soffre la situazione, ma dissimula, come Leonardo Bonucci che torna in campo insieme agli altri azzurri protagonisti all'Europeo e non sa per quanto tempo dovrà stare senza tackle. Confida d'essere sereno, di pensare al suo piccolo Lorenzo per allontanare riflessioni amare e paure, e in campo, in effetti, non c'è traccia di quanto accade attorno se non in un gesto particolarmente significativo: la fascia di capitano, solidarietà e fiducia in una striscia di stoffa, l'ennesima conferma della vicinanza del club ai tesserati coinvolti in questa vicenda. Ieri era atteso il the end, si profila invece una battaglia legale durissima.

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La reazione

I bianconeri

«È gravissimo, silenzio stampa»

La controsfida: Bonucci capitano

art.non firmato (IL MATTINO 02-08-2012)

Torino. Antonio Conte ancora sulla graticola, dunque, e Juventus furibonda con la Commissione disciplinare. Chi aveva dato per scontata l'accettazione del patteggiamento proposto dai legali del tecnico bianconero, e concordato con il Procuratore federale Stefano Palazzi, è stato smentito: la richiesta di tre mesi di squalifica è stata giudicata ieri mattina «non congrua» dalla Disciplinare e quindi è guerra aperta - per l'ennesima volta - tra Juventus e Figc.

Il club bianconero reagisce con indignazione e proclama il silenzio stampa. «La Juventus - spiega una nota della società diffusa in serata sul sito - è oggi in silenzio stampa. Domani in mattinata (oggi, ndr) verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l'esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società».

Ed intanto proprio stamattina si saprà se il pool legale bianconero opterà per un nuovo patteggiamento - per forza superiore ai tre mesi - oppure per andare a giudizio. Che dovrebbe concludersi a questo punto l'8-9 agosto prossimi. Pochi giorni, ma sembra un'eternità per Antonio Conte, che già si era abituato all'idea, seppure mal digerita, di accettare il patteggiamento a tre mesi. Adesso che tutto potrebbe essere rimesso in discussione con un eventuale processo - e una possibile sanzione assai più grave - il tecnico rischia di vedere pesantemente condizionata la serenità essenziale per preparare la fase delicata di stagione. Dopo quella di ieri sera con il Benfica a Ginevra, finita 1-1, c'è solo una amichevole per la Juventus - quella di sabato con il Malaga, a Salerno - per prepararsi in vista della Supercoppa contro il Napoli, dell'11 agosto a Pechino. Il colpo di scena di ieri, con tutte le eventuali conseguenze che potrebbe comportare (cioè un allungamento della squalifica) non fa cambiare però di una virgola la linea bianconera, improntata all'assoluta fiducia e solidarietà verso il tecnico. Quindi, Marco Baroni, l'allenatore della Primavera, scalda più che mai il motore in attesa del ritorno di Conte.

Ma la Juventus continua a essere vicina, come promesso, anche a tutti gli altri suoi tesserati deferiti: estremamente significativa la scelta di Conte e della società di affidare ieri, nell'amichevole con il Benfica, la fascia di capitano a Leonardo Bonucci. Un gesto pieno di segnali simbolici, giunto oltretutto poche ore dopo essere venuti a conoscenza dei fatti della giustizia sportiva. Oggi, per il tecnico, sarà sveglia all'alba, perchè verrà consultato dai legali (il suo, Antonio De Rensis, e quelli della Juventus, Chiappero e Briamonte) per l'ultima decisione da assumere di fronte alla Disciplinare. In questo clima, la squadra deve trovare la concentrazione per lavorare sodo in vista della Supercoppa, ritrovando la condizione fisica (soprattutto i reduci dall'Europeo avevano speso tantissimo nel finale di stagione scorsa) e i numerosi infortunati: da Chiellini a Caceres, a Pepe, Isla, De Ceglie, Lucio.

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Il club di Agnelli: «Gravissimo»

Il tecnico ripensa al processo

Minacciate azioni forti, l'avvocato di Conte però sceglie la via della

mediazione: senza accordo, meglio discuterne in aula. Oggi la decisione

di FRANCESCO CENITI (GaSport 02-08-2012)

Tirano venti di guerra dalla parti di Corso Galileo Ferraris. Il rifiuto al patteggiamento di tre mesi per Antonio Conte da parte della Disciplinare ha scavato un solco profondissimo. Il terreno è il solito: la giustizia sportiva. Dopo le vicende del 2006 (ancora aperte), gli ultimi mesi erano stati vissuti sempre sul filo di nervi: le accuse di Carobbio all'allenatore bianconero (per fatti legati alla panchina del Siena) e la disputa sulla terza stella avevano alzato la tensione. Lo scontro si era fatto aspro soprattutto sul numero degli scudetti (30 per il club, 28 per la Federazione), mentre un profilo basso era stato tenuto sulla vicenda legata in primis a Conte, ma anche per Bonucci e Pepe deferiti dopo le rivelazioni di Masiello. A più riprese gli avvocati Chiappero e Briamonte e gli stessi dirigenti (compreso il presidente Agnelli) si erano dichiarati «fiduciosi» sull'operato della giustizia sportiva. Una mano tesa che si era poi concretizzata nella proposta di patteggiamento avanzata dai legali bianconeri a Palazzi, dopo il deferimento per doppia omessa denuncia. «Il male minore», con questa frase e altre spiegazioni tecniche la scelta era stata fatta digerire anche a Conte, da sempre contrario a questa strada. «Non ho fatto nulla, come è possibile credere a Carobbio nonostante non ci sia nessuno che confermi la sua versione, tra l'altro cambiata in corsa?» aveva sempre urlato l'allenatore. Ma poi la ragion di Stato (di Juve...) aveva prevalso. «Lo faccio per la società e per la squadra: abbiamo vinto un campionato in modo incredibile. Così ho la certezza di ritornare a breve», aveva confidato agli amici più ristretti. Quelle stesse persone con cui ieri Conte si è sfogato.

L'affondo della Juve La società bianconera ha fatto conoscere il suo stato d'animo attraverso il sito ufficiale: «La Juventus è oggi in silenzio stampa. Domani in mattinata (stamani, ndr) sarà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l'esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società. Ulteriori comunicazioni saranno fornite nella giornata di domani (oggi, ndr)». Insomma, il barometro è su tempesta. Anche perché Conte prima di sedersi in panchina a Ginevra aveva svelato ai collaboratori: «Una roba incredibile... Ma forse mi hanno fatto un piacere. Non volevo patteggiare perché non ho commesso nulla. Lo facevo turandomi il naso. Adesso andiamo pure a processo: almeno i giudici dovranno valutare tutte le carte...».

Scenari La strada sembra quindi incanalata verso il dibattimento. Ieri qualcuno aveva avanzato anche l'ipotesi di abbandonare il processo in polemica, non ritenendo ci fossero le garanzie per un giudizio equo (Chiappero e Briamonte avevano chiesto la ricusazione della Disciplinare). In questo caso la condanna di Conte sarebbe stata sicura (15/18 mesi) e qualunque azione successiva in sede ordinaria poggiata su basi fragili. Ecco perché Antonio De Rensis (legale del tecnico) non ha avuto dubbi: se ci sarà il processo, Conte si difenderà da dentro. Ma ci sono ancora margini per una mediazione. Per la Disciplinare il punto di caduta ritenuto equo, sarebbe 5 mesi. Inaccettabile per Conte e la Juve. Forse gli avvocati bianconeri potrebbero stamane provare convincere di nuovo Conte su un patteggiamento di 4 mesi più la multa. Solo una profonda riflessione e un gesto di grande responsabilità potrebbe evitare lo scontro finale tra la Juventus e la Federcalcio.

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l'Analisi di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 02-08-2012)

PIÙ BUONSENSO

MENO ARROGANZA

Partiamo dalla fine, che è meglio. E cioè dalla speranza che la notte porti consiglio.

A tutti. E che i tre mesi di squalifica e 200mila euro di multa di Conte possano diventare quel qualcosina di più, buono per un ri-patteggiamento capace di chiudere al più presto e senza ulteriori scosse la vicenda. Non si avverte davvero la necessità, tra l'emozione delle fiorettiste e quelle del canoista superman, di nuove puntate di calcio avvelenato. Facciamone almeno una questione di rispetto nei confronti di Londra 2012.

Detto questo, la giornata di ieri racconta esattamente il contrario. Certo, la prima cosa che viene da osservare è che la Disciplinare poteva risparmiarsi questo eccesso di zelo. Se proprio il famigerato Palazzi, il noto persecutore del calcio italiano e dei suoi tutti immacolati protagonisti, s'era accordato coi difensori di Conte sui tre mesi più supermulta, c'era proprio bisogno di andare a guardarci dentro, a quel patteggiamento? In una storia in cui la ragion di stato, le diplomazie e la politica sportiva avevano già fatto, con tutto il rispetto per l'autonomia della giustizia sportiva, la loro parte, tanto valeva andare fino in fondo.

E tuttavia, liquidare così i perché della Disciplinare, composta da cinque fior di professionisti, è troppo semplicistico. Ci sono almeno tre buoni motivi per cui quella valutazione di «non congruità» che peraltro, oltre a Conte, ha colpito altre sei situazioni su sedici presentate da Palazzi (segno che il «perseguitato» non è necessariamente il tecnico della Juventus, come invece si vuole dare a intendere), può avere un senso.

1. I precedenti. La prima tornata di Scommessopoli aveva istituito delle «unità di misura» che potevano pure essere rivisitate, ma non stravolte. Forse, di sconto in sconto, fino ad arrivare ai sei mesi più uno per la doppia omessa denuncia «intera», si è tirata un po' troppo la corda. Se qualcuno ha dei dubbi, vada a riguardarsi situazioni assimilabili.

2. L'accoglienza. Quella riservata ieri mattina a Palazzi dai soliti scalmanati fuori controllo non ha aiutato. E la tempestiva indignata e sottolineata solidarietà a Palazzi della Disciplinare ha rappresentato un segnale.

3. La norma. E' stata sottovalutata, in primis dalle difese, la possibilità-diritto dei giudici di respingere le ipotesi di patteggiamento.

La «non congruità» è ben presente nell'ordinamento giuridico-sportivo e aver dato per fatto, fin da domenica, quel che fatto non era, può avere dato fastidio.

«Un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società» dice in un durissimo comunicato la Juventus «qualunque sia l'esito di questa vicenda». Come a dire che magari si ri-patteggia ma siamo di nuovo in guerra con le istituzioni, se non col resto del mondo non juventino. Dell'onorabilità dei giudici, naturalmente, nemmeno a parlarne, al pari del ri-patteggiamento cui sono subito ricorsi in cinque su sette con successo e con modesti aumenti di pena. Ribadiamo: speriamo che la notte porti consiglio. A tutti. Con meno arroganza e maggiore buonsenso le vie d'uscita «congrue» si trovano. Magari anche per Bonucci.

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Le giravolte del mister e

l’eterna isteria da complotto

DOPO LE CRITICHE PER LA SCELTA DEL PATTEGGIAMENTO,

I TIFOSI JUVENTINI SI POSSONO SCATENARE: “INQUISIZIONE STALINISTA”

Andrea Agnelli, 28 maggio 2012

“Dai fatti che abbiamo potuto leggere, il ruolo che gli sarebbe attribuito è vicino all’insignificante”

L’allenatore, 28 maggio 2012

“Ho sempre mostrato onestà e integrità. Si può chiedere ai miei ex compagni, ai miei calciatori e agli avversari”

di MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 02-08-2012)

Pigi Battista, giornalista e ultrà, è tornato in curva. “Carobbio, imbroglione confesso che ha detto il falso su Conte, 4 mesi patteggiati. Tre per indimostrata omessa denuncia non congrui. Inquisitori e stupidi”. Fino a ieri, affranto dal patteggiamento scelto dal suo tecnico di riferimento, Pigi meditava di ripudiare Antonio Conte, blaterando di “inquisizione ridicola” e affidando dolore, speranze tradite e sgomento al suo speaking’s corner preferito. Lo stagno adolescenziale più libero del Corriere. La bacheca di Facebook: “Un anno di tribuna e chissenefrega . Lo avremmo osannato come un eroe e invece”.

Adesso, nelle ore gravi in cui sul suolo sabaudo in omaggio alla neoidentità juventina e nella scia dei venerati maestri del mestiere (Moggi, Previti, Berlusconi) si opta per la ricusazione del giudice, Pigi ha acceso un fumogeno. Lotta durà sarà. Non in dibattimento, non sia mai, ma arando i sentieri del “casino organizzato” già esplorato da un altro allenatore, Eugenio Fascetti, che di Conte, nella preistoria di Lecce fu mentore e maestro. Tavolo saltato dunque, o come amano sottolineare a Torino senza percezione del ridicolo, questione di “stile”. Così fan tutti, anche la guida (spirituale?) della Juventus, lo stesso Conte che a detta del suo presidente Andrea Agnelli, sulla fiducia e senza avere letto una sola carta, nel “preoccupan te” quadro del calcio scommesse rivestiva un ruolo “vicino all’insignificante”. Davanti alla giustizia, alla schiena dritta e al petto in fuori, Conte preferisce la corsa, lepre in fuga, cartonato vivente, luccicante assenza ingiustificata a Roma (amichevole con il Benfica per la sua Juve) dopo settimane spese a proclamare la propria estraneità alle combine. Conte fa parlare gli avvocati. O gli umoristi di riferimento di nome Daniele Capezzone, a suo agio nel territorio di Battista: “Quanto accade al cittadino e alla persona Conte, cui va la mia personale solidarietà, è degno dell’Inquisizione o di un processo stalinista. Questa non è giustizia, e tutti coloro che hanno interesse alla credibilità dello sport italiano farebbero bene a battersi per una riforma profonda di questa giustizia sportiva. Altrimenti continueranno a essere travolti i diritti e l’immagine delle persone coinvolte, oltre che i rilevanti interessi economici delle società di calcio, che sono un patrimonio sportivo e imprenditoriale da salvaguardare”. Quando era toccato a lui, Conte aveva delimitato il recinto.

CONFERENZE stampa nordcoreane tra farsa e tragedia in cui porre domande era vietato. Piagnucolose litanìe studiate a tavolino: “Ho sempre mostrato integrità e onestà in ogni situazione”. Trattative serrate con Palazzi in vista di un blandissimo patteggiamento relativo alla doppia omessa denuncia risalente all’epoca in cui allenava il Siena, ora naufragato. Così domandarsi con quale faccia Conte si presenterà (adesso? Tra sei mesi? In un domani indefinito) negli stadi di mezz’Italia non è quesito ozioso.

Secondo la giustizia sportiva, Conte seppe dell’alterazione delle gare del Siena e tacque. Invece di rispondere nel merito, mentre da Bari, il calciatore Micolucci (in rete affettuosamente soprannominato dalle claque ostili “Мerdolucci”) lo tira dentro ad altre fosche storie, Conte decide di negarsi. Rimandare, spostare il procedimento, cedere al vittimismo che già ai tempi di Moggi servì a poco. Avrebbe potuto andare in dibattimento e ripetere con rischi altissimi (la retorica non assolve) le parole fatte filtrare con parsimonia nelle ultime settimane: “Con il Siena ho vinto un campionato con tre giornate di anticipo. Sacrificio, sudore, lacrime e soddisfazione”. Non l’ha fatto. Sempre la stessa canzone: “Ribadisco l’assoluta estraneità, mia e dei miei calciatori a qualsiasi alterazione”. Ha provato invece a legare la deposizione di uno dei pentiti chiave dell’inchiesta cremonese, l’ex allievo Filippo Carobbio, al risentimento di quest’ultimo per aver negato al calciatore il permesso di assistere la moglie partoriente. Un atteggiamento degno del sergente Hartman di Full Metal Jacket, prontamente giustificato dalla stessa consorte di Conte: “Antonio si sarebbe comportato nello stesso modo se fosse capitato a lui”. Strategia, stando alla decisione della disciplinare, poco convincente. Conte d’altronde interpreta il codice a suo modo. Nell’imminenza dell’avviso di garanzia sbraitò manifestando fondamentali di diritto da rabbrividire: “Perché il pm di Cremona non mi ha ascoltato prima di ordinare una perquisizione? Prima di diventare un indagato, mi sarei aspettato almeno di essere sentito dagli inquirenti”. Giocò sul passato: “La mia storia calcistica, da giocatore e allenatore, parla chiaro: ho sempre dimostrato integrità, correttezza e lealtà in campo e in panchina” e concluse. “Buone vacanze a tutti, le mie saranno sicuramente buone”. Vaticinio corretto. Ferie dilatate, a forte, fortissimo rischio di prolungamento.

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il commento

È SOLO ACCANIMENTO

CONTRO IL MISTER E

LA VECCHIA SIGNORA

di TONY DAMASCELLI (il Giornale 02-08-2012)

Dal paradiso all’inferno. In due mesi. Antonio Conte è in mezzo al ciclone, aveva annusato l’aria infida, oggi sa che lo scudetto conquistato con la Juventus è storia antica, anche inutile, la cronaca impone altre riflessioni, anche drastiche. I giudici del calcio non hanno accettato il patteggiamento, la soluzione non era gradita dal tecnico salentino spontaneamente costretto ad accettare la strategia dei legali del club bianconero. Sei anni fa gli avvocati della Juventus si erano distinti davanti al tribunale calcistico per aver chiesto, caso unico e ridicolo, la condanna e la retrocessione della squadra. Furono puntualmente accontentati senza alcuna reazione della proprietà bianconera. Sei anni dopo la Juventus concede la replica, va a processo ammettendo la colpa dei propri tesserati, anche se gli assistiti negano il coinvolgimento in una vicenda aspra e dai contorni non del tutto definiti e che, si badi bene, appartiene a un periodo nel quale gli stessi erano dipendenti di altri club. La Juventus va a processo suonando le trombe mediatiche che hanno infastidito la controparte, l’arroganza e la sicurezza del verdetto sono state rispedite al mittente. Antonio Conte resta un uomo solo e non più al comando. Personalmente gli avevo suggerito di rassegnare le dimissioni subito dopo la conquista dello scudetto; già a quel tempo la sua popolarità, la sua forza carismatica all’interno del gruppo, avevano preso il sopravvento, provocando qualche prurito e allergia tra i dirigenti sabaudi, subito pronti a rimettere all’angolo l’intruso. Oggi la posizione del tecnico non è soltanto critica e imbarazzante. Oggi Conte e la Juventus si ritrovano con il cerino acceso in mano, senza conoscere il proprio futuro. Andrea Agnelli ha confermato la fiducia nell’allenatore ma Conte sa benissimo, al di là del proprio orgoglio, di non poter giocare una partita che non lo vedrà protagonista. Anzi, in questo splendido Paese degli avvisi di garanzia, ormai la sentenza è in atto, Conte è colpevole, anche i giudici del calcio hanno respinto la sua richiesta di pena attenuata, definendola non congrua, come se siano già in grado di pesare l’eventuale condanna, allineandosi alle tricoteuses dei vari giornali e televisioni, ai protagonisti del processo mediatico e al tribunale del popolo ché, tutti, hanno già emesso il verdetto. I legali potranno riproporre il patteggiamento, con altri termini ma ormai la frittata è fatta e resta sullo stomaco dell’allenatore.

Conte, tempo fa, ha espresso, agli amici il desiderio di abbandonare l’Italia e di continuare, all’estero, la propria esperienza. Potrebbe essere una buona soluzione. Nel frattempo deve però prendere una decisione che non può essere figlia del capriccio, della depressione o dell’orgoglio.

La Juventus, di contro, non può presentarsi, anche a livello europeo, con un allenatore sotto processo, condannato, squalificato e con l’ombra di nuove vicende. Altri club non si sono preoccupati di questo aspetto che non è soltanto etico, il campionato italiano è pieno di prescritti, onesti, puri, vincenti, che danno lezione di morale e di comportamento.

Ma la Juventus deve una volta per tutte voltare pagina e Antonio Conte deve e può dare l’esempio di grandissima dignità e coerenza, anche restando a disposizione del club. Altre vie di uscita, come quella avanzata da Briamonte e Chiappero, i due legali del club, con la richiesta di ricusazione dei giudici, appartengono ai giochi di corridoio e di tribunale.

Conte può vincere un altro scudetto, stavolta da solo.

Si difenda, attacchi, si assuma tutte le responsabilità da uomo e da allenatore. Ha tempo per riflettere, mentre il resto del Paese ghigna e se la spassa vedendo la vecchia Signora di nuovo nei guai e il suo allenatore alla vigilia della disoccupazione.

Dopo i coriandoli, le monetine, da piazza Venezia a piazzale Loreto. è la storia di sempre, miserabile e italiana.

P.s. Nell’attesa ballano sempre 443 milioni di richiesta danni della Juventus Fc nei confronti della Federazione giuoco calcio per le scandalo del 2006.

Qualsiasi riferimento alla decisione della Disciplinare è puramente casuale. Ma, come diceva Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca.

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IL COMMENTO

Il pasticcio di Conte:

pochi 3 mesi di squalifica

di VINCENZO CERRACCHIO (Il Messaggero 02-08-2012)

Una figuraccia: chiamiamola così, benevolmente, per amor di patria. Più che altro un eccesso di sicurezza. Un pasticcio della Procura federale o una corda troppo tirata dagli avvocati. Fatto sta che Antonio Conte, il tecnico scudettato con la Juventus, non uscirà dal processo del calcioscommesse con tre mesi di stop e una multa pesante. I suoi difensori avranno tempo fino a stamattina per rimodulare con il procuratore Palazzi un patteggiamento più pesante per la doppia omessa denuncia di cui deve rispondere, nell’intricata vicenda, il loro assistito. Il collegio della Disciplinare non ha inteso piegarsi.Il collegio, presieduto dall’esperto avvocato Artico, ha respinto l’accordo tra accusa e difesa. Che faceva acqua di per sé. Solo tre mesi per aver chiuso un occhio, diciamo così, su due combine dei giocatori del suo vecchio club, il Siena? E dopo tutto quel tuonare sulle porcherie del pallone e sulla necessità di una pulizia esemplare?

I giudici non hanno accettato lo sconto concordato. E i legali della difesa ne hanno chiesto, senza ottenerla, la ricusazione. La Juventus con un comunicato emesso in serata ha addirittura bollato come «atto gravissimo» la decisione. Lesa maestà, si direbbe. Ma il punto è questo: le richieste di pena del procuratore Palazzi sono state sempre più pesanti. Dodici mesi di squalifica sono stati inflitti lo scorso anno all’allenatore del Ravenna, Leonardo Rossi, per una omessa denuncia. Stessa sorte, nel procedimento del 31 maggio scorso, era stata chiesta per quello del Grosseto, Maurizio Sarri (poi assolto). Una omessa denuncia, mentre a Conte ne sono contestate due. Di qui la presunta incongruenza rilevata dalla Disciplinare. Che in pratica ha detto: alzate la pena o non se ne fa niente.

Qualcosa era trapelato già alla vigilia del secondo filone del processo partito ieri al Foro Italico. I giudici non erano d’accordo con la linea della Procura: sei mesi per la prima omessa denuncia, uno per la seconda (reato in continuazione), con lo sconto del patteggiamento pena ridotta a 4 mesi e 20 giorni e ulteriormente diminuita a 3 mesi più multa di 200mila euro. Linea troppo morbida, come detto, rispetto a casi precedenti di personaggi meno importanti. Poi gli interrogativi: perché Palazzi è stato d’improvviso così accondiscendente? E quale credibilità può avere una giustizia sportiva che chiede 12 mesi per un reato (art.23) e scende a 3 per lo stesso reato perpetrato peraltro due volte? Senza dietrologie, che pure qualcuno adombra, questi sono fatti. Il finale resta da scrivere: ulteriore patteggiamento o apertura al processo, alla ricerca magari di un’assoluzione piena. Senza scorciatoie.

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A MIO PARERE

E gli zoccoli son di zebra, non di cavallo!

di MARIO BIANCHINI (IL ROMANISTA 02-08-2012)

E così, adesso sappiamo con certezza che il sig. Conte allenatore della Juventus, ci ha raccontato un sacco di bugie. Non ci sarà bisogno di aspettare il processo. Bugie pesanti visto che la Commissione ha respinto il patteggiamento di tre mesi come incongruo. Quanto richiederà nuovamente Conte? Sei mesi? Fatto sta che fino a ieri la parola “innocente” risuonava chiara e forte nelle maestose stanze bianconere attraverso il “risentimento” di Andrea Agnelli, stantìo “cantore” della rettitudine. Poi cosa è accaduto? Perché è stato deciso di chiedere la “clemenza” della Corte? Due sono le spiegazioni, che tuttavia convergono sulla medesima meta dello sconcerto. Costretti dalla contingenza, si è pensato di scegliere il male minore affidandosi alla strada del patteggiamento. Bene, lo prevedono i regolamenti della giustizia sportiva. Ma dov’è allora il male maggiore che deve avere proporzioni imponenti, tanto da far temere la scelta di un altro allenatore per i prossimi due anni? Ora siamo davvero curiosi e dovrebbero esserlo pure i rappresentanti del tribunale, di poter conoscere le vere radici della piaga oggetto di premurosi “cerusichi” che ne decantano diagnosi benigne. Mettetela come volete, quella ferita esiste per stessa ammissione dell’imputato. Sembrerebbe di natura maligna, ma egli ha la fortuna di indossare sotto la giacca una maglietta a strisce bianconere, segno di onnipotenza, ammaliatrice di giudici siano essi in toga, oppure in mutande e calzettoni, dotati di fischietto. Solo che la fortuna questa volta non basta. Si merita il patteggiamento, povero tesoro. Ma non nella misura che hanno pensato i suoi legali e che Palazzi ha proposto. In fondo non si è certo ritrovato dentro una burla goliardica. E il rinomato “stile” juventino questa volta non ha incantato nessuno. O quasi. Visto che giornali e televisioni, quelli disciplinatamente “allineati” e che rappresentano la maggioranza, continuano a presentarci l’imputato come se questi fosse vittima di una congiura. Tanto da ricorrere, poverino, al patteggiamento, considerato unica scorciatoia per allontanare le “noie” che gli sono piovute addosso da parte dei cattivi. Neppure una parola, magari soltanto un accenno, ai motivi della contrattazione. Il bacillo bianconero sembra aver contagiato i “merli parlanti”, ma non le persone che usano il cervello. Aveva ragione un antico poeta anglosassone sorprendente precursore dei tempi: «Se senti gli zoccoli, pensa ad un nobile cavallo e non alle zebre»!

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L'OSSERVATORIO di GIANFRANCO GIUBILO (IL TEMPO 02-08-2012)

L'arroganza dei bianconeri non finisce mai

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Una notte di riflessione, il silenzio stampa della Juventus, l'immediato futuro di Antonio Conte diventa, alla fine, ricco più di ombre che di raggi di sole. Per ora è mancata una nuova e più «congrua» offerta di patteggiamento da parte del tecnico e di chi lo rappresenta, l'irritazione del club bianconero, espressa nei termini consueti e inaccettabili per chi privilegia la civiltà negli atteggiamenti. Dunque siamo alla sfida, già testimoniata dalla scelta di affidare la fascia di capitano, nell'amichevole di Lisbona, all'indagato Bonucci. Poiché siamo indignati della mancata ratifica del patteggiamento tra Palazzi e Conte, urlano a piena voce da Torino, andiamo al processo e staremo a vedere che cosa accadrà. Se la Juve respinge l'idea di un accordo per uno stop più lungo, da sei a otto mesi, le udienze davanti alla Disciplinare potrebbero avere più gravi conseguenze sulla stagione del tecnico bianconero. Difficile capire come un braccio di ferro possa realmente soccorrere Conte. Dalla vicenda che ha fatto passare in secondo piano, sui canali dedicati allo sport, perfino il ritorno all'oro dell'Italia olimpica con lo slalomista di canoa Molmenti, nessuno per ora esce a testa alta. La cosa più sorprendente di questo ignobile pastrocchio è il difetto di comunicazione, nella migliore delle ipotesi, tra le alte sfere della giustizia sportiva. Sembra strano che Stefano Palazzi sia potuto arrivare a un accordo, e sia pure da ratificare, con i legali di Conte, senza che i giudici della Disciplinare avessero fatto trapelare i propri umori, che non dovevano essere dei più sereni, stando allo sviluppo dei fatti. Molti gli aspetti sgradevoli e tra questi la persistente vocazione della Juve agli atteggiamenti arroganti, come la pretesa ricusazione della Commissione, evento non ipotizzabile per la giustizia sportiva, che non segue i binari di quella ordinaria. Sempre per chi avesse memoria corta, è onesto ricordare come la stessa società avesse patteggiato, a suo tempo, la retrocessione in Serie B con tanto di pesantissima penalità, un compromesso per evitare di ripartire della Lega Pro, come era accaduto al Napoli e alla Fiorentina in tempi non remoti. Ma i pentimenti sono stati presto archiviati, così che si è giunti a rivendicare le tre stelle sulle maglie per i 30 scudetti «vinti sul campo», un dettaglio che due fossero frutto di frodi accertate e ratificate. Insomma le regole esistono, tutte le società sono uguali ma, come i maiali di George Orwell, la Juventus è più uguale delle altre.

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Il caso Bianconeri in campo a Ginevra contro il Benfica (1-1). A Bonucci la fascia di capitano. Il club impone il silenzio stampa

La squadra sotto shock, i dubbi e la paura

per l’ultima volta di Antonio in panchina

Rimane nello staff il suo collaboratore Stellini condannato a 2 anni. Ma per lui non c’è un piano B

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 02-08-2012)

GINEVRA — In guerra anche i simboli sono importanti, e se ieri sera la Juve ha deciso di dare i gradi di capitano al soldato Bonucci, sotto processo per illecito sportivo, significa che sente fortissimo il rumore dei nemici e ha bisogno di provocarli, innervosirli, sbattere loro in faccia la rabbia, ma anche l’orgoglio, che ieri ha raccontato attraverso il silenzio e un comunicato: «La Juventus è in silenzio stampa. In mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società. Ulteriori comunicazioni saranno fornite in giornata». Ieri la Juventus era a Ginevra, dove ha giocato contro il Benfica (e pareggiato 1-1, gol di Krasic al 90’, rigore fallito da Matri al 47’ e Bonucci capiano invece di Buffon) e consumato una giornata rabbiosa finita a tarda notte a Torino: appena atterrati a Caselle, attorno alle 23, Antonio Conte e l’ad Beppe Marotta hanno raggiunto Andrea Agnelli, Pavel Nedved e i tre avvocati, da poco rientrati in città con un volo privato.

Oggi i bianconeri diranno cosa intendono fare, quale battaglia (sarà una battaglia, di sicuro) intendono scatenare ma anche come contano di placare Conte, imbizzarrito per quello che è successo ieri e non soltanto contro pm e giudici, ma pure con la sua stessa società, che in qualche modo lo ha mandato, o rischia di mandarlo, allo sbaraglio. Lui era sempre stato perplesso sull’ipotesi del patteggiamento (come del resto John Elkann, che avrebbe preferito che innocenza e colpevolezza fossero stabiliti da un processo), ma non si è affatto consolato quando ha capito di avere avuto ragione. Che non si potesse patteggiare, Conte lo ha saputo subito dopo pranzo, nella sua camera d’albergo. La notizia è arrivata violenta, inattesa e sorprendente come il temporale che ha squarciato l’afa della sera flagellando gli ultimi dieci minuti dell’amichevole con il Benfica. «Siamo sotto shock», era la frase che rimbalzava, ma nessuno era arrabbiato quanto Conte che poi si è ricomposto, ha indossato il completo nero con camicia bianca della divisa sociale e alle 17 è salito sul bus che ha portato la squadra allo stadio. In panchina è stato il solito: ha urlato, consigliato, sgridato, sacramentato e poi se n’è andato firmando autografi, protetto dal silenzio, mentre il capitano di guerra Bonucci ostentava calma sfacciata: «Va tutto bene. Mi è appena nato un figlio, potrei stare diversamente?».

Ma da oggi ricomincia la battaglia. La Juve si sente tradita, e vuole capite chi è il traditore perché l’accordo con Palazzi lo considerava blindato, protetto ai massimi livelli. Il tradimento è stato considerato talmente alto da definire «atto gravissimo » la decisione di una corte giudicante. Il club non ha ancora pensato a un eventuale piano B, da applicare nel caso di una lunga squalifica dell’allenatore, ma d’altronde non era preparata alla novità dello scenario. Intanto, ha deciso di mantenere in organico Stellini, il collaboratore di Conte appena squalificato per due anni: continuerà a lavorare con la squadra, come se il codice etico adottato dopo Calciopoli non significasse più nulla. D’altronde, per la Juve ogni sentenza è ormai un’offesa, non un giudizio.

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Sito a sfondo nero

Juve furibonda

“è un atto gravissimo”

Il club: “Qualunque sia l’esito della vicenda è stata

lesa l’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti”

SPIRITO DI GRUPPO Buffon lascia per una sera la fascia di capitano a Bonucci

di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 02-08-2012)

Sfondo nero, come l’umore. Tinteggiata così la parete del sito internet, verso sera il club ci scrive sopra quel che pensa della giornata appena trascorsa: «La Juventus è in silenzio stampa. Domani in mattinata (oggi, ndr) verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». I bianconeri sono solo neri. Di rabbia. Da Andrea Agnelli in giù. Casus belli, l’ultimo diciamo, il patteggiamento rigettato dalla commissione Disciplinare. Figurarsi Antonio Conte, che al patteggiare una pena, «per uno innocente», già era una contorsione d’animo non indifferente. Peggio non poteva andare. Del resto lui è uno da battaglia, e una lotta, a suo modo, è il processo. Patteggiare la punizione, accettarla, è un po’ come consegnarsi. Ragion di stato e buon senso, del club e suo, alla fine lì l’aveva condotto. Tutto da rifare. Per questo ora deve avere l’umore in bilico, e chissà se la notte porterà consiglio.

Questo strano pomeriggio svizzero, il posto più strano dove far scoppiare la guerra, gli porta almeno il conforto delle sue tribù. A poco prima di un’ora dall’amichevole con il Benfica, mette piede sul prato dello stadio di Ginevra e i cori sono tutti per lui: «Antoniocontecapitano», cantano in curva. E i tifosi stipati attorno alle panchine si sporgono per applausi e autografi. Lui alza le mani, saluta. E dopo si concederà a qualche foto e alle firme, che mai ha negato. Anche se il sorriso mica può essere il solito. Resta un po’ lì, poi rientra. C’è pur sempre il mestiere da fare. Così rimane quasi per tutta la partita in piedi, davanti alla panchina, come suo solito. Si sbraccia, dà indicazioni, sbraita, sgrida. Qualche saluto o pacca sulle spalle a quelli che escono. Insomma, una sfida come le altre, e chissà se è davvero l’ultima, prima di una squalifica. Dipende da ciò che succederà oggi. Doveva già essere tutto a posto, ieri, e lui in campo, sereno nella misura di chi conosce il futuro. In fondo, è sempre l’ignoto a far paura. La rabbia è un’altra cosa, quella c’è a prescindere: «Quando tutto sarà finito parlerò io», disse sabato scorso, a Berlino. Dovrà aspettare ancora. Quando esce dagli spogliatoi, firma altri autografi, e si sforza pure di sorridere nelle foto che i tifosi continuano a chiedergli. Meglio non parlare. Per questo la Juve sceglie il pennello nero del silenzio stampa: dentro al club, appena saputo del no al patteggiamento, gli animi erano furenti. Spiffero raccolto in mattinata: «Una cosa vergognosa».

Ma poi, il silenzio è anche un modo per essere uniti: «Nessuno verrà lasciato solo», aveva chiarito Andrea Agnelli, e ripetuto John Elkann. Tutti per uno e uno per tutti. Pure lo spirito dei giocatori, se il buon Gigi Buffon ieri ha lasciato la fascia di capitano a Leonardo Bonucci, un altro nella tempesta. Come dire: sei tutti noi. Verso la fine, il cielo sopra Ginevra si fa di piombo e butta giù saette e tempesta. Dura dieci minuti, poi la Juve lascia lo stadio sotto nuvole più clementi, e i fuochi d’artificio. «Magari è un buon segno».

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A tu per tu di MATTIAS MAINIERO (Libero 02-08-2012)

Calcio: la giustizia è finita nel pallone

Gentile Mainiero, un’osservazione per un suo arguto chiarimento: per quale motivo l’Inter la fa sempre franca o addirittura viene premiata a fronte di evidenti trasgressioni alle leggi sportive (vedi Calciopoli con telefonate ignorate, passaporto di Recoba etc.), spesso con l’aiuto di prescrizioni che non sono assoluzioni e forse sono dovute a indagini con tempistiche di proposito troppo lunghe? Qual è la vera ragione della propria immunità e del feeling con la giustizia sportiva?

Franco Trussi

Venegono Superiore (Varese)

Lei mi chiede dell’Inter. Io le parlo della Juve. Con una premessa: non sono juventino. Credo che conosca la vicenda. Antonio Conte, allenatore bianconero, è accusato da un pentito: avrebbe fatto parte di una combine. Prove? La parola del pentito, nient’altro. Ma alla giustizia sportiva basta questo. Strana giustizia dove è l’imputato che deve discolparsi, non il giudice che deve provare la colpevolezza dell’imputato. Si chiama inversione dell’onere della prova. Una barbarie. Andiamo oltre. L’accusato Conte porta quindici testimoni a suo favore. Tutti dicono di non saperne nulla. Conte la passa liscia? Neanche per sogno. Il giudice non crede al pentito, però continua ad accusare Conte. Reato: omessa denuncia. Era una barbarie, diventa una barbarica farsa. Mettiamola così: un pentito accusa il sottoscritto di furto. In quindici dicono: non ha rubato. La giustizia mi accusa di non aver denunciato il furto e vuole processarmi. Quale furto? Non si sa. La barbarica farsa si complica. Andiamo oltre. Conte è l’allenatore di una squadra prestigiosa, società quotata in Borsa. E la società, nell’interesse del club, gli dà un consiglio, che è un ordine: niente processo, devi patteggiare. Conte patteggia. La barbarica farsa ora è una lapidazione: se patteggia, vuol dire che è colpevole. Non è così, ma così pensa la gente. Finale della storia: se Conte ha sbagliato, la giustizia non è stata in grado di dimostrarlo, intanto ha sputtanato Conte. Se Conte non ha sbagliato, la giustizia sportiva non ha assolto Conte, che resta sputtanato. La barbarie, poi farsa barbarica, poi farsa barbarica complicata, poi lapidazione, era una roulette. Forse peggio. Veniamo a noi: per stabilire se una squadra è favorita dalla giustizia sportiva, innanzitutto bisognerebbe che esistesse la giustizia sportiva. Se lei la vede, mi faccia un fischio. Poi ne riparliamo.

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Commento

Che processo è se l’accusato

è colpevole a prescindere?

di TOMMASO LORENZINI (Libero 02-08-2012)

Filippo Carobbio, di nuovo a processo per illecito sportivo, ha patteggiato e ottenuto quasi a mo’ di premio solo 4 mesi di squalifica da aggiungere alla pena precedente, 20 mesi. Dunque, se troverà una squadra capace di dargli fiducia, il super pentito dello scandalo scommesse nel giro di due stagioni potrebbe tornare in campo.

Antonio Conte, per due omesse denunce, si è visto rifiutare il patteggiamento di 3 mesi. Una «pena non congrua», l’ha definita la Disciplinare, mentre quella di Carobbio, già arrestato e coinvolto in combine accertate, le mani ancora sporche di “marmellata”, sarebbe equa. Ed è stato perfino elogiato dal pm Palazzi «per l’aiuto fornito nello svelare gli illeciti». Insomma, il metodo Carobbio paga; invece, chi si proclama innocente e non parla (magari perché non ha nulla da dire?), come ad esempio l’ex mantovano Tomas Locatelli, è «costretto a patteggiare due anni pur non avendo commesso illeciti».

Ben venga che Conte sia l’allenatore della Juve e dunque la sua vicenda sia sotto i riflettori. Aiuta a scorgere più chiaramente le incongruenze della giustizia sportiva, dove la predominanza dell’accusatore ha un peso quasi inarginabile.

Il caso del mister juventino ne è emblematico. Ha prodotto 15 testimonianze che lo scagionerebbero, giocatori allora al Siena che hanno giurato di non aver mai sentito parlare di pari concordato con il Novara o vittoria regalata all’AlbinoLeffe. Non serve. La Disciplinare potrà anche non tenerne conto, basandosi solo quel che racconta Carobbio: perché nel processo sportivo l’onere della prova è a carico dell’accusato, una volta deferiti si è colpevoli in partenza, bisogna scagionarsi da soli. L’opposto della giustizia ordinaria. Una follia. E allora perché regge l’accusa per Conte? Si sibila perché forse un’assoluzione renderebbe Carobbio inaffidabile, facendo crollare almeno altri due processi.

Particolarmente fumoso poi è l’istituto del patteggiamento, un pasticcio all’italiana. Lo regolano gli articoli 23 e 24 del Codice di Giustizia Sportiva. L’articolo 23 riguarda il “patteggiamento tecnico”, che non prevede ammissione di colpa, il 24 prevede il “patteggiamento con ammissione di colpa”.

Dunque chi vi fa ricorso non è automaticamente colpevole ma, poiché sa che anche portando 100 testimoni potrebbe non uscirne pulito, preferisce accordarsi e beccarsi la pena ridotta di un terzo. è giustizia, questa?

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Giustizia sportiva

Giudizi lampo e difesa impossibile

art.non firmato (Libero 02-08-2012)

MILANO Il Codice di Giustizia sportiva, composto da 47 articoli, segue i principi dettati da una delibera della Giunta Nazionale del Coni. Si occupa delle norme di comportamento e delle sanzioni applicabili ai soggetti facenti parte della Figc, degli Organi Statutari della Giustizia Sportiva e degli organismi per la risoluzione di controversie. Rispetto alla giustizia ordinaria sono sostanzialmente due le differenze principali. La prima è che sta all’accusato produrre le prove della sua innocenza; la seconda è che la giustizia sportiva deve essere caratterizzata dalla rapidità per consentire lo svolgimento delle competizioni ed anche per garantire che la pena sia ed effettivamente scontata.

L’ormai noto Stefano Palazzi è il pubblico ministero, che svolge funzione requirenti e inquirenti. Il deferito è colui che verrà processato. Da sottolineare come il deferimento non indica colpevolezza ma semplicemente:

1) il deferito sarà citato in giudizio e potrà far valere le proprie ragioni;

2) il deferito potrà tanto esser condannato quanto prosciolto: non è detto infatti che ciò che è rilevante per il pm lo sia anche per la Commissione Disciplinare;

3) il deferito potrà far valere il ricorso dinanzi al secondo e ultimo grado di giustizia sportiva il quale produce una sentenza definitiva. Tuttavia, i regolamenti di giustizia devono prevedere un giudizio di revisione quando emergano nuove prove decisive dell’innocenza dell’incolpato.

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TUTTOSPORT 02-08-2012

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Bianconeri-Figc

Un anno di tensioni

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 02-08-2012)

ROMA. Un anno ad altissima tensione. Tra Juve e Figc, intesa come istituzioni (Consiglio Federale e giustizia sportiva) i rapporti tornano ai minimi dopo una “normalizzazione” dei rapporti durata mesi. Il 18 luglio Abete e il consiglio decidono di non decidere, dichiarandosi incompetenti, sulla vicenda scudetto 2006 all’Inter, parte la campagna con i ricorsi juventini al Tar per un risarcimento da 443 milioni di euro, Corte dei Conti... All’inaugurazione dello Stadium, Abete prende male i richiami ai 29 scudetti. Il presidente del Coni Petrucci organizza quindi il tavolo della pace a dicembre, il disgelo è reale anche se i ricorsi restano pendenti. La Juve, poi, vince lo scudetto: sono 30 sul campo lo slogan e la 3ª stella da esporre sulla maglia. Abete si mette di traverso: non si può. La Juve sceglie la scritta “30 sul campo”, ma toglie le altre 2 stelle: Petrucci benedice. Poi la vicenda Conte, fino al patto rifiutato: si torna in guerra con via Allegri.

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Questo poi è un rompikoglioni di prim'ordine!

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Questo poi è un rompikoglioni di prim'ordine!

Rompikoglioni sì ma non velenosissimo:

ormai spara ciclicamente battute tricologiche su Conte

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La Disciplinare rifiuta il biscotto

di GIANFRANCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA (l'Espresso.it 02-08-2012)

Il legal thriller con Antonio Conte protagonista fa registrare un nuovo colpo di teatro. I giudici sportivi hanno detto no alla pastetta organizzata dal procuratore Stefano Palazzi con i legali del mister juventino. Tre mesi e duecento sacchi da devolvere agli ignari terremotati dell’Emilia sono un accordo inaccettabile per la Disciplinare.

Chapeau. La giustizia sportiva, criticata a più riprese su questo blog e un po’ ovunque, non vuole ripagare i biscotti in campo con un biscotto nell’aula del Foro Italico.

La Juve ha reagito da Juve. Per meglio dire, ha reagito come avrebbero fatto tutti i club maggiori della serie A senza eccezione alcuna, con il tentativo di ricusare la Corte. Tentativo fallito.

Da indiscrezioni sembra che Conte sia intenzionato a respingere ogni ulteriore patteggiamento per difendersi. Questa intenzione gli fa onore ed è coerente con quanto l’allenatore ha sempre sostenuto. Conte si proclama innocente e vuole provarlo.

A quanto pare, i legali della Juventus non sono sulla stessa linea e preferirebbero comunque un patteggiamento, anche se più oneroso. Vedremo come andrà a finire ma non deve essere facile per Conte fare una battaglia di principio che va contro la strategia del suo datore di lavoro.

Un datore di lavoro – lo ricordo a tutti gli juventini che puntualmente si offendono e anche stavolta si offenderanno – che a rigore non c’entra assolutamente nulla con i processi sul calcioscommesse. Né Conte, né Pepe, né Bonucci, insignito della fascia di capitano, erano tesserati juventini al tempo dei fatti contestati dai giudici.

Nonostante questo, l’incauto protagonismo di Andrea Agnelli sta trasformando questo processo in una riedizione di Calciopoli. Esistevano tanti modi di sostenere Conte nella sua battaglia legale senza abbandonarlo. Ma il corto circuito con il trauma del 2006 e con il revanscismo condotto all’insegna di battaglie per recuperare gli scudetti perduti (i famosi 30 in campo) ha finito per mettere la Juventus, campione d’Italia con merito, in una situazione di grave difficoltà.

Se qualcuno tra Conte, Bonucci e Pepe sarà condannato, sarà la Juventus ad essere condannata. Un autogol incredibile da parte della dirigenza.

Quindi, prima di attaccarvi alla tastiera per mandare commenti insultanti, chiedo ai tifosi bianconeri di riflettere sull’esuberanza del loro presidente.

Lo chiedo senza troppe speranze (...) e concludo ricordando la bella foto di due giorni fa in cui Stefano Mauri posa sorridente con le nuove divise della Lazio. Entusiasmante.

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Juve... perchè non perseguire una terza via?

di PAOLO PEGORARO dal blog PALLONATE (EUROSPORT.COM 02-08-2012)

Non c'è pace per gli aficionados del calcio giocato. Purtroppo sarà un'estate sanguinosa, tra deferimenti, patteggiamenti, filoni e chi più ne ha più ne metta. Termini che non avremmo mai voluto entrassero nel vocabolario calciofilo nostrano, già vessato da anni di processi e attentati alla credibilità del movimento intero. Il caso più scottante è quello di Antonio Conte e del grande rifiuto della Commissione Disciplinare all'ipotesi di patteggiamento - con il nulla osta di Palazzi -con squalifica di tre messi e ammenda di 200 mila euro annessa. La notizia è stata battuta e analizzata in mille salse. Come al solito il nostro paese si divide tra fustigatori, difensori a spada tratta, guelfi e ghibellini, falchi e colombe. Noi proviamo ad analizzare la questione da un altro punto di vista, un po' come il Professor Keating de "l'Attimo fuggente" invitava i suoi sbarbati studenti a fare. Con buona pace del vespaio di polemiche che susciteremo.

Partiamo dal comunicato stampa della società juventina, ufficialmente in silenzio stampa e indignata per le decisioni del processo romano, "un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società". Commissione Disciplinare dipinta dunque come "Il tribunale dell'Inquisizione" e vertici della Juve pronti a dar battaglia per difendere i propri tesserati. Senza scendere nel merito dei cavilli giudiziari, non è questa la sede né il taglio di questo articolo, puntiamo il riflettore sul concetto di "onorabilità". Onorabilità della società Juve. Diciamolo a chiare lettere: mai come in questo caso la società Juventus non c'entra nulla in questa vicenda. I fatti contestati ai suoi tesserati si riferiscono a partite/stagioni in cui gli stessi militavano in altre società. La linea della società di Corso Galileo Ferraris è sempre stata quella di difendere con strenua tenacia allenatore e giocatori, scagliandosi contro le decisioni della Commissione Disciplinare. Le posizione dei tesserati e il loro eventuale coinvolgimento - anche in minima parte - nel calcio scommesse non sono mai stati presi in considerazione.

E allora ci chiediamo: ma proprio per preservare l'onorabilità del nuovo corso bianconero - il corso post-calciopoli - perché non valutare una terza via: quella di prendere le distanze dai propri tesserati, senza voler mettere ostinatamente la mano sul fuoco, rischiando magari lo sfortunato epilogo di Muzio Scevola? Lasciare che la giustizia faccia il suo corso e accerti eventuali responsabilità/colpe. Un atteggiamento per farci capire simile a quello adottato dallo Stato Maggiore della nazionale italiana nei confronti di Mimmo Criscito. Scaricare un tesserato può sembrare un atto brutale, ma anche virtuoso,rivoluzionario, quanto il gesto di denunciare un illecito alla maniera di Simone Farina. Invece il segnale di affidare i gradi di capitano a Bonucci nell'ultima amichevole va in tutt'altra direzione.

Lo stesso dispositivo del patteggiamento, concordato da diretti interessati e loro legali, non è in parte un'ammissione di colpa? Il calcio scommesse ha rappresentato una malattia endemica del nostro calcio. Ormai non siamo nelle condizioni di escludere a priori il coinvolgimento di nessuno. Sono in tanti ad esserci cascati. Non vogliamo essere moralisti. Chissà quali meccanismi possano essere scattati nella testa di un calciatore cui è stata proposta una combine, o che comunque di quella combine era a conoscenza. Ma la giustizia deve avere il suo corso...

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Juve, in guerra non si va con le fionde

La testa di Abete o emigrare all'estero: ecco perché la società bianconera deve affrontare lo scontro con la FGCI a muso duro, anzi durissimo

di LATERZA STELLA (PANORAMA.IT 02-08-2012)

Sembrerebbe che la Commissione Disciplinare se la sia presa perchè Antonio Conte e la Juventus hanno patteggiato senza ammissione di colpa e collaborazione fattiva.

Potermmo stare ore e ore a cercare di interpretare sentenze e giudizi senza logica di questi “cinque fior di professionisti” (cit. Ruggiero Palombo), ma sappiamo che non avrebbe più senso. Potremmo discutere della differenza tra articolo 23 e 24 del codice di gisutizia sportiva. Ma non è più il tempo di Calciopoli quando eravamo stati accusati direttamente di tutti i mali del calcio.

Qui la faccenda è molto più raffinata: la Juventus non è accusata di niente, ma verrà nuovamente abbattuta. Privata dell’intero staff tecnico e di due giocatori fondamentali. Non ci interessa capire perchè alla fine Carrobbio, accusato di illeciti plurimi, potrebbe scontare una pena più lieve di Antonio Conte deferito solo per omessa denuncia.

Sì è vero, potremmo cercare di capire dov’è l’inganno (e se c’è), ma ci sembra di essere in una di quelle situazioni in cui davanti a un viglie troppo “zelante” sai già che la multa la prenderai comunque, per una ruota sgonfia o per uno specchietto troppo sporco.

E quindi? Qual’è il ruolo del vigile? Favorire la circolazione, far rispetare il codice della strada, tutelare la sicurezza dei cittadini o dare le multe? Qual’è il ruolo della FIGC garantire la regolarità dei campionati o affossare comunque la Juventus?

Ma lo abbiamo detto: non è più il tempo di fare filosofia del diritto. Non è il tempo di leggere le carte. “non è il tempo della burocrazia, questo è il momento della sostanza” (Cit. Andrea Agnelli)

E allora qual’è la sostanza dei fatti?

Se la Juve deciderà di accettare il patteggiamento a rialzo della FIGC (che dalle nostre fonti dovrebbe essere di 4 mesi e 20 giorni, più qualche spicciolo di ammenda in più per i bisognosi dei palazzidivetro romani), la partita (per il momento) potrebbe chiudersi qui. Con buona pace della FIGC, dei Ruggiero Palombo e dello spirito Olimpico che in questi giorni aleggia sopra i nostri ombrelloni.

Però attenzione: se la Juve deciderà per questo nuovo accordo si potranno ufficialmente aprire le nuove Cobolliadi. Competizioni sportive in cui partecipi partendo già battutto, in cui non hai nemici, ma solo avversari più forti di te. Sempre e comunque.

Non si faccia l’errore di pensare che un’ennesima accettazione supina di regole irregolari possa permetterci di uscirne. Lo ribadiamo per l’ennesima volta: la risposta a questo attacco può essere solo politica. Altrimenti non se ne uscirà mai.

La Juve deve sapere che ci sono solo due modi per tornare ad avere certezze e garanzie sportive ed economiche in questo mercato da Far West.

La prima è quella di chiedere ed ottenere la testa di Abete e provare a diventare motore di una revisione dell’intero sistema; strada che visti gli attori in gioco ci sembra quasi totalmente impraticabile. La seconda è emigrare.

Può sembrare una buotade presidente, ma non lo è? Se non vuole ascoltare noi si faccia una chiaccherata con Marchionne, non le dovrà essere difficile immagino. Si faccia raccontare come si compete nel mercato globale, e si interroghi su come potermmo mai competerci noi con questa zavvorra tutta italiana che ci portiamo apresso.

E’ vero nell’immediato un’emigrazione sarebbe dolorosissima, probabilmente nel breve si perderebbero anche una 20 di milioni di euro di diritti TV, più molti altri oneri legati ai contratti in essere. Ma con quali prospettive però? Si immagini di iscrivere la Juve al campionato francese: certo saremmo visti con sospetto, soprattutto da un paese sciovinista come la Francia, ma con il PSG arabo e il Monaco russo siamo sicuri che le prospettive di medio termine non sarebbero migliori? Magari scopriremmo che la vocazione internazionale del Tour de France potrebbe essere facilmente replicata nel calcio.

Si ricorderà di certo, presidente il braccio di ferro FIA – Ferrari, nel quale Maranello minacciò di uscire dalla federazione, proprio a fronte di gravi dissidi normativi. Questo è quello che bisogna fare. Riaffermare il proprio ruolo guida del movimento. Senza la Juventus il calcio italiano è morto. Con questa consapevolezza ogni decisione verrà naturale. Se vogliono nuovamente uccidere la Juventus non glielo consenta. Li abbandoni al loro destino o accetti una guerra senza confini. Ma questa volta si ricordi, in guerra non si va con le fionde.

Intendiamoci qui nessuno chiede l’immunità, ma ci sembra che davvero questa volta non ci sia altra scelta a meno di non credere che la Juventus sia quella società che da sempre dopa i propri giocatori, paga gli arbitri e i moviolisti, assolda i designatori, chiude negli stanzini i propri oppositori, falsifica i bilanci, costruisce stadi con cemento irregolare, tessera allibratori clandestini. Vive sempre e comunque fuori dalle regole.

Noi di una squadrà così non sapremmo che farcene. Ma se non è così, presidente non gli permetta più di insinuarlo! Non gli permetta di andare oltre.

PS: Nel frattempo non possiamo fare a meno di aderire alla Campagna Nazionale per l’Abolizione della FIGC di Christian Rocca

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Juve, patteggiamento respinto.

Rocca: «Conte? L’unico reato del

pallone italiano è la Federcalcio»

La commissione disciplinare della Federcalcio ieri ha respinto il patteggiamento di Conte nell’ambito del calcioscommesse. Intervista a Christian Rocca: «La Juve ricorra alla magistratura ordinaria».

di FRANCESCO AMICONE (TEMPI.it 02-08-2012)

La Juventus è in silenzio stampa, gli avvocati di Antonio Conte sono furiosi, alcuni tifosi bianconeri minacciano il procuratore Stefano Palazzi. È stato respinto, ieri, il patteggiamento fra procura e avvocati dell’allenatore della Juve, ritenuto «non congruo» dalla commissione disciplinare incaricata di giudicare sulle vicende del calcioscommesse. Per la società bianconera, si tratta di «un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti». Per la commissione, invece, i tre mesi di squalifica e i 200 mila euro di multa, comminati a Conte per la presunta “omessa denuncia” di due combine, sono sanzioni troppo miti. Al procuratore Palazzi, che chiedeva spiegazioni di merito, la commissione ha spiegato laconica: «È un giudizio…». «Fondato su cosa?» si chiede Christian Rocca, juventino e direttore di IL, intervistato da tempi.it: «È davvero bizzarro. Viene accolto il patteggiamento di Filippo Carobbio, accusato di quattro illeciti e combine, a quattro mesi, un mese per illecito, ma non quello di Conte a tre mesi, per due omesse denunce. C’è qualcosa che non va».

Ma Carobbio si è pentito.

Ha confessato e poi ha ritrattato. Neanche il procuratore Palazzi lo ritiene attendibile.

Però è sulle sue parole che si fondano le accuse a Conte.

Se un unico testimone d’accusa viene dichiarato inattendibile, la conseguenza logica dovrebbe essere l’inattendibilità dell’accusa. In questo caso, poi, più di venti persone hanno testimoniato l’estraneità di Conte rispetto alle accuse di Carobbio. Sarebbe più che logico, quindi, che la giustizia sportiva chiedesse scusa a Conte.

E invece?

E invece Conte viene deferito per “omessa denuncia”. Accusa che è una via di mezzo utile a non minare totalmente la credibilità del pentito sul quale si è costruita l’impalcatura del processo.

La commissione disciplinare ha precisato di non aver precluso la strada a un altro patteggiamento.

È il trattamento umiliante riservato a chi è sotto un processo inquisitorio come quello istituito dalla Federcalcio. Con l’onere della prova ribaltato e la difesa che ha pochissimo tempo per agire, non ci si può difendere. Si è totalmente nelle mani delle decisioni dei giudici.

Però è stato Conte ad accettare il patteggiamento.

Su indicazione della Juventus. Non so cosa pensi Conte, ma, in generale, l’accordo si può dire sia stato un’ingenuità, un errore. L’idea non poteva funzionare. Questa giustizia sportiva è figlia di quella del 2006. Senza contare i 443 milioni di euro della causa per danni chiesti dalla Juventus alla Federcalcio. Una cifra più alta di quella per il lodo Mondadori. Come si fa a pensare che due soggetti implicati in una causa milionaria del genere possano trovare un accordo su altri livelli?

Quindi il problema è la Federcalcio?

La Federcalcio è un carrozzone parastatale, inutile e dannoso, costruito su modello dell’Inps. Fa soltanto danni. Come si fa a pensare di tenere in piedi un organismo del genere per uno sport professionistico che è anche un business milionario? Sarebbe come se Barack Obama nominasse il presidente del Nba. Ridicolo. Dobbiamo fare come gli americani. Ci abbiamo già provato, con la Lega calcio, ma non è abbastanza.

Cosa deve fare la Juventus?

Due cose: primo, aumentare di qualche milione la cifra del risarcimento danni chiesto alla Federcalcio; secondo, ricorrere alla magistratura ordinaria, rinunciando al processo sportivo. È una via rischiosa, ma c’è bisogno di percorrerla, di dare battaglia, di cancellare l’ingiustizia sportiva e abrogare l’unico reato del calcio italiano: la Federcalcio.

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Intervista

Cruciani: “Conte non doveva patteggiare,

ma la giustizia sportiva è da buttare”

Il caso Conte? Un esempio di come non funzioni la giustizia sportiva. Un organismo che tiene in piedi un’accusa infondata verso un allenatore che non può nemmeno provare la sua innocenza. Non ha dubbi il giornalista Giuseppe Cruciani, nel condannare l’intero sistema della giustizia sportiva. La sua posizione, che ha spiegato a Linkiesta, ha suscitato consensi nel popolo bianconero e dubbi in quello interista. Anche se, come dice lui, per queste cose bisogna togliersi gli occhiali del tifo.

di DARIO RONZONI (LINKIESTA 02-08-2012)

Ha fatto discutere l’intervento di Giuseppe Cruciani, giornalista e conduttore della Zanzara su Radio 24, sul caso Conte. «Sarebbe ora di togliersi gli occhiali da tifosi. La giustizia sportiva è un’indecenza. Provvedere», ha twittato. Un intervento molto gradito dai tifosi juventini, mentre non è piaciuto agli interisti. Ma, appunto, non si sono tolti gli occhiali. Il processo, però, sembra a molti un caso “politico”. Conte , dopo essersi visto rifiutato il patteggiamento, ha deciso di non rilanciare. E il procuratore federale Palazzi ha chiesto un anno e tre mesi di squalifica.

Giustizia sportiva indecente, secondo lei. Allora la Juventus è vittima di una persecuzione?

No, non lo è. Almeno, io non lo penso. Il problema non è la Juve, o Antonio Conte e i giudici sportivi, il problema è la giustizia sportiva stessa.

Ma perché?

Perché? Ma perché il caso Conte – che ripeto non è una persecuzione – è emblematico: c’è un pentito, che è Filippo Carobbio, ex giocatore del Siena, che sostiene che Conte sapeva della combine. Senza nessun sostegno, senza mezzo riscontro. Conte ha portato più di venti testimoni che hanno affermato il contrario, e non è bastato. L’unica cosa è che l’accusa è scivolata da illecito sportivo a omessa denuncia. La cosa incredibile è che nella giustizia sportiva Conte ha l’onore della prova della sua innocenza, di fronte all’accusa di Carobbio, che non è sostenuta da nulla.

Ma allora perché i giudici continuano a sostenere Carobbio?

Perché gli serve. Carobbio è un pentito fondamentale per altri tavoli, come il caso delle partite truccate. Perciò non possono permettere che passi l’idea che le sue accuse sono campate per aria, come nel caso di Conte. Magari ha ragione, ma come fai a dimostrarlo? Carobbio non ha nessuna prova, solo la sua testimonianza, contro quella di altre venti persone. Eppure prevale, perché Carobbio, per i giudici, deve restare un testimone credibile, a loro serve così. Ma Carobbio a parte il punto di tutto questo è un altro.

E qual è?

Che non si può accettare che un business miliardario come il calcio, con squadre come la Juventus quotate in borsa, sia nelle mani di quattro burocrati che applicano regole che nemmeno si sarebbero viste nei processi stalinisti.

Addirittura.

Solo che lì, c’era l’ideologia, il partito, un’adesione a una forza che giusitificava, o almeno spiegava certe cose. Qui cosa c’è? Moralismo. I giudici sono impegnati in una missione moralizzatrice, che contrasta ogni modo di immaginare un normale processo.

E allora la Juventus cosa dovrebbe fare?

Dovrebbe rifiutare la giustizia sportiva. Dovrebbe cercare lo scontro frontale, non riconoscere il tribunale, anche andando contro la Federcalcio. Questa giustizia non serve a nulla, va riformata.

Un po’ l’ha fatto: ha schierato Bonucci con la fascia di capitano.

Ma che roba è? Una cosuccia, una presa in giro. Io parlo di un rifiuto netto. Forte. Come Conte, che non avrebbe dovuto patteggiare. Io l’ho sempre detto: era un errore. Nemmeno un accordo politico tra la procura e la Juventus poteva bastare. E così è stato.

Zeman ha scritto che chi patteggia ammette la sua responsabilità.

E chi se ne frega di Zeman. Se patteggi, in teoria, ammetti una parte della colpa. Ma non è detto che sia vero. Conte ha scelto il patteggiamento per uscirne vivo. Se va avanti e affronta il processo, come fa a dimostrare che non sapeva? È quasi impossibile: non accettano gli altri testimoni, non vogliono retrocedere su Carobbio. Come può sperare di dimostrare le sue ragioni? È perduto. Il problema di questa giustizia, che è velocissima – troppo – indiziaria, che ripone l’onere della prova dell’innocenza all’imputato. Ma che giustizia è?

Scusi, un’ultima domanda. Ma non è che lei è juventino?

No. Io tifo per la Lazio. Ho scritto quel tweet, e i tifosi della Juve mi hanno incensato, mentre quelli dell’Inter mi criticavano. Ma io l’ho detto chiaramente: bisogna togliersi gli occhiali del tifo, e ragionare. Questa giustizia non funziona. È indecente e va rifondata. Provvedere.

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Clamoroso al Foro: 15 mesi per Conte

di GIANFRANCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA (l'Espresso.it 02-08-2012)

Incredibile al Foro Italico. Il procuratore federale Stefano Palazzi ha chiesto quindici mesi di squalifica per Antonio Conte poche ore dopo che la Disciplinare aveva respinto il patteggiamento a tre mesi con l’allenatore juventino.

Il presidente del club bianconero è fuori di sé. Andrea Agnelli ha sparato a zero su una giustizia sportiva che alterna clemenza lassista a oltranzismo giustizialista.

«Constato», dice il rampollo di casa Fiat, «che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale. Per molto tempo e con grande senso di responsabilità la Juventus e i suoi tesserati hanno mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle Istituzioni e rispetto ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco ai suoi danni e ai danni dei suoi tesserati. Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato».

In effetti, siamo al delirio. Ricapitoliamo. L’ex allenatore del Siena si proclama innocente, viene costretto dal suo nuovo club ad accettare un patteggiamento a tre mesi con multa di 200 mila euro, il patteggiamento è respinto e lo stesso pubblico accusatore che aveva concordato una squalifica a tre mesi gli quintuplica la pena.

Qualcuno chiami la neuro.

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Questa è scandalosa ingiustizia sportiva

Questa giustizia sportiva è figlia di un sistema da buttare.

Cambierà quando verranno mandati a casa quelli che lo difendono.

di XAVIER JACOBELLI (globalist.it 02-08-2012)

Premessa indispensabile e doverosa, perchè qui si tratta di analizzare con lucidità con lo stato della giustizia sportiva nell'Anno Domini 2012, sei anni dopo Calciopoli e l'ultima cosa che ci interessi, sono le speculazioni di carattere tifoideo. Queste considerazioni le scriveremmo per qualunque tesserato, qualunque squadra, qualunque società si ritrovasse nella situazione in cui si ritrova in queste ore Antonio Conte e, di riflesso, la Juventus.

Definirla allucinante, è dire poco.

Questa non è giustizia sportiva: questa è una scandalosa ingiustizia che si sta perpetrando ai danni di un tesserato per il quale, così come per tutti, deve valere la presunzione d'innocenza, sino a quando l'ultimo grado di giudizio non si sarà compiuto.

Questo non è il modo di procedere: non è ammissibile, non è tollerabile, non è accettabile che il Procuratore Federale ieri mattina avalli la proposta di patteggiamento formulata dalla difesa del tecnico (3 mesi e 200 mila euro di multa) e oggi pomeriggio chieda 15 mesi di squalifica. Ma, se Conte è colpevole secondo Palazzi, perchè ieri il procuratore federale si accontentava di tre mesi di squalifica cioè di una sanzione irrisoria e oggi li ha moltiplicati per cinque, dopo essere stato platealmente sconfessato dalla Commissione Disciplinare?

A carico di Conte non c'è un riscontro, non c'è un'intercettazione, non c'è un passaggio di denaro sospetto. Non c'è niente di niente. C'è un pentito, Carobbio, che nella fattispecie, per le sue rivelazioni si becca solo 4 mesi e c'è la sua parola contro quella di Conte. C'è di più, anzi di meno. Carobbio viene interrogato il 19 gennaio dai magistrati ordinari e quel giorno non cita mai una volta Conte, nemmeno per sbaglio. Poi arriva il 29 febbraio e davanti alla Procura federale, accusa Conte che è costretto ad attendere sino al 13 luglio per raccontare la sua verità. E' normale questo? No, non è normale.

Carobbio è considerato credibile dalla Procura Federale, ma Carobbio viene smentito da 23 tesserati, eppure, per omessa denuncia, ad essere deferito è Conte. E gli altri? Se fossero stati conoscenza della presunta combine, sarebbero dovuti essere rinviati a giudizio anche loro. O no?

Davanti alla Disciplinare, oggi l'avvocato Antonio De Renzis, legale di Conte, ha affermato: "Il gip di Cremona, Salvini, ha affermato che Carobbio non è del tutto trasparente in alcuni passaggi. Ma se Carobbio fa tutte quelle chiamate con una scheda di un egiziano e parlava con Ilievski e aveva detto il 29 febbraio che con lui non aveva avuto più alcun contatto, dovrete spiegarmelo nelle motivazioni perché continuate a credergli. Ci sono state contraddizioni enormi, e ammetterlo per voi significherebbe fortificare il vostro processo, non destituirlo".

Domanda a Palazzi: perchè, nell'interrogatorio del 10 luglio, nessuno ha chiesto a Carobbio se anche in ritiro avesse continuato a telefonate a Ilievski, uno dei personaggi-chiave di questo verminaio? Questa giustizia sportiva non funziona. Non è giusta. Non è chiara. Si regge sul caposaldo della responsabilità oggettiva totalmente da riformare essendo un autentico obbrobrio per la giustizia ordinaria dove, infatti, non ha diritto di cittadinanza.

Questa giustizia sportiva, fondata sull'onere della prova a carico di chi può essere incolpato dal primo pentito che passa e, pur di sfangarla, può essere capace di tutto, mette a repentaglio la reputazione, l'onore, il rispetto. Questa giustizia sportiva alimenta la convinzione che ci siano figli e figliastri. Premia i pentiti in maniera urticante, procede a passo di carica con superficialità e aprossimazione.

Questa giustizia sportiva è figlia di un sistema da buttare. Ma non deve essere solo la Juve a ribellarsi perchè, anche se non c'entra niente con il calcioscommesse, il club degli Agnelli si ritrova comunque in prima linea. Questo sistema potrà essere ricostruito dalle fondamenta quando verranno mandati a casa quelli che lo difendono incollandosi alle loro poltrone, facendo finta che tutto cambi perchè tutto rimanga come prima. Di questo sistema, Conte non può essere la vittima sacrificale.

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Gazza Connection

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ilCommento di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 03-08-2012)

Giuste o sbagliate

le regole ci sono

e vanno rispettate

Anziché portare consiglio, la notte scatena venti di tempesta. Il caso Conte diventa terreno di scontro tra Andrea Agnelli e Giancarlo Abete, al punto che il mancato ri-patteggiamento (e pensare che tra domanda e offerta alla fine c'era un solo mese di distanza) scivola in secondo piano insieme al successivo processo e alla richiesta di Palazzi. Quindici mesi di squalifica per il tecnico: un bel salto quintuplo, sia pure tecnicamente ineccepibile, rispetto all'iniziale ipotesi di accordo ritenuta «non congrua» dalla Disciplinare, che potrà ridimensionarlo. La scena se la prendono tutta i due contendenti. E' durissima la dichiarazione di Agnelli contro la Federcalcio, è altrettanto feroce la replica di Abete, prologo a un deferimento che si materializzerà nei prossimi giorni. Questo giornale, che ama il calcio, l'etica sportiva e il rispetto delle regole, esce assai scoraggiato da una due giorni che promette di riservarne tanti altri dello stesso tenore. Costretti a farcene una ragione, non intendiamo tuttavia sottrarci a mettere qualche necessario punto fermo.

Il processo. Le regole della giustizia sportiva erano e sono queste. Possono non piacere, possono essere considerate imperfette se non addirittura obsolete, ma sono state accettate da tutti. E da tutti, a cominciare da chi è più alto in grado e ha maggiori responsabilità, vanno rispettate. Un domani potranno pure essere modificate, ma questo andrà fatto nei modi e nei tempi opportuni. Certo non nel bel mezzo di un maxiprocesso.

Scommessopoli Questo processo si chiama scommessopoli, è una cosa enorme sulla quale lavorano fior di Procure della Repubblica del Paese. Non è un'invenzione dei giornali e tantomeno della Procura federale, che nel rispetto dei tempi necessariamente rapidi della giustizia sportiva deve fare, insieme alla Disciplinare e alla Corte di giustizia federale che verrà, il meglio possibile il più in fretta possibile. E' una vicenda che chiama in causa un gran numero di tesserati e di società, e tra queste non c'è la Juventus, coinvolta indirettamente solo perché alcuni suoi attuali dipendenti sono al centro di inchieste e processi relativi a periodi (e a club di appartenenza) precedenti. Ritenere che tutto questo possa rappresentare una congiura finalizzata a colpire il club bianconero è semplicemente grottesco.

Agnelli & Abete Inopportuna nella sostanza e nella forma, la dichiarazione di Agnelli rappresenta l'atto d'amore del presidente tifoso nei confronti di un tecnico di qualità indiscussa. Ma se auspicare di vederlo uscire col minor danno possibile dal processo sportivo era e resta una legittima aspirazione, sposarne a scatola chiusa l'assoluta illibatezza prematrimoniale potrebbe essere, oltreché esagerato, anche imprudente. Questo è quanto Abete ha cercato invano di trasferire ad Agnelli nelle tre telefonate che hanno preceduto e accompagnato la burrasca. Prudenza, perché non tutte le inchieste delle Procure della Repubblica si sono esaurite, e pazienza, perché comunque la giustizia sportiva, patteggiamenti a parte, ha diversi gradi di giudizio, e l'ultima parola è lontana dall'essere stata ancora scritta.

Petrucci Dopo le dichiarazioni al vetriolo di Agnelli la nota di Abete, più fredda e ragionata anche se «perfida» in un paio di passaggi, sancisce una rottura deflagrante. Questa volta il presidente del Coni Petrucci, che mercoledì da Londra aveva parlato con Agnelli cercando invano di dissuaderlo dall'alzare i toni, farà fatica a rimettere insieme i cocci. Che rischiano, purtroppo, di diventare quelli di tutto il calcio italiano e del prossimo campionato.

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Juve-Figc: scontro finale

Patteggiamento andato in fumo

«Condannate Conte a 15 mesi»

Palazzi: un anno per la prima omessa denuncia, 3 mesi per la seconda.

Scintille tra la corte e gli avvocati. Probabile squalifica di 9-10 mesi

Il verdetto arriverà tra giovedì e venerdì della prossima settimana

Chiappero: «Si condanna quando si va oltre ogni ragionevole dubbio»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 03-08-2012)

Cala il gelo quando il Procuratore federale Stefano Palazzi prende la parola. Sono le 15.45 e Palazzi annuncia che non si è arrivati a un accordo per il patteggiamento, riassume i termini del deferimento e spiega che «Carobbio non aveva bisogno di fare il nome di Conte per avere uno sconto di pena», per questo è credibile. Poi cala la stoccata e chiede 15 mesi per l'allenatore della Juventus e 15 mesi anche per il suo vice Angelo Alessio per le due omesse denunce dei tempi in cui allenava il Siena: un anno per la prima omessa denuncia, tre mesi per la reiterazione (la seconda omessa denuncia). Una mazzata pesante che, se accolta dalla Disciplinare, impedirebbe a lungo all'allenatore dei campioni d'Italia di sedere in panchina. È ipotizzabile, comunque, che alla fine la squalifica di Conte e Alessio sia tra i nove e i dieci mesi. Sicuramente il verdetto della Disciplinare si conoscerà tra giovedì e venerdì prossimo, mentre l'appello dinanzi alla sezioni unite della Corte di giustizia federale dovrebbe cominciare lunedì 20 agosto per il procedimento che si è concluso ieri e a seguire per quello che inizia questa mattina.

La richiesta Come si passa da sette mesi di squalifica (sei mesi per la prima omessa denuncia, uno per la seconda) del patteggiamento ai 15 di ieri? Il patteggiamento è un accordo tra le parti. Si fa un po' al contrario: partendo da quello che si vuole ottenere, per Conte tre mesi e 200 mila euro di multa che avrebbero «compensato gli ulteriori cinquanta giorni di squalifica». Ecco che per arrivare a questo bisognava partire dalle sanzioni minime: sei mesi per l'omessa denuncia, un mese per la reiterazione. Saltato l'accordo, Palazzi ha applicato quanto già chiesto in passato per casi analoghi: un anno di squalifica per l'omessa denuncia più tre mesi per la reiterazione.

Ultimo tentativo Prima della richiesta di Palazzi c'era stato un ultimo tentativo di mediazione. Gli avvocati di Conte erano arrivati da Torino poco dopo le 14 e avevano presentato una loro controproposta: quattro mesi più l'ammenda, ma Palazzi non ha potuto accettare questa ipotesi. La Disciplinare non avrebbe dato l'okay per una squalifica inferiore a cinque mesi e qualche giorno come già fatto per i collaboratori di Conte mercoledì. Inutile farsi respingere anche questa proposta di patteggiamento. I legali di Conte hanno allora deciso di andare al dibattito.

La difesa I due avvocati (De Rensis e Chiappero) hanno parlato per circa tre ore (e i legali degli altri deferiti non hanno mancato di protestare con la Commissione), ma il presidente Artico ha dato loro spazio perché non avevano potuto esporre le loro memorie. Polemico Antonio De Rensis: «Signor procuratore, la scivolata del patteggiamento, alla fine, l'ho apprezzata poco perché avevamo raggiunto un accordo con lei e lei sa che non è un'ammissione di colpa. Se lei pensa che questi onorevoli signori possano motivare le nostre colpe attraverso i patteggiamenti degli altri (riferimento a Stellini e agli altri collaboratori di Conte, ndr) siamo proprio fuori strada e le dico che non me l'aspettavo». Luigi Chiappero ha detto: «Si condanna quando si va oltre ogni ragionevole dubbio», motivando che su Conte non si sarebbe raggiunto. Poi Chiappero è stato al centro di un siparietto con Artico e con il vicepresidente della Disciplinare Claudio Franchini sulle motivazioni della sentenza del primo calcioscommesse. Chiappero critica i principi tratti dalle sentenze del Tnas e citati a pagina 44: «Avete copiato male», dice perché vorrebbe che fosse invece presa in esame una sentenza della Cassazione. Ma Franchini replica: «E' al Tnas che voi vi dovete appellare, mica alla Cassazione».

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L’UDIENZA DI IERI CAMILLI: «IL GROSSETO NON MERITA UN TRATTAMENTO SIMILE»

Bertani: «Gervasoni era mio amico

Gli ho detto no e mi ha accusato»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 03-08-2012)

«Ho visto mio figlio piangere dopo le richieste del procuratore federale Palazzi e questo mi ha fatto male: nè io nè soprattutto la mia famiglia meritiamo questo». Piero Camilli, assistito dall'avvocato Grassani, si dice accusato «da una persona di dubbia moralità (il d.s. Iaconi, ndr)». La Disciplinare dovrà decidere oltre alla radiazione di Camilli, anche della retrocessione in Lega Pro del Grosseto con 3 punti di penalizzazione e ieri le società terze interessate (Nocerina e Vicenza in testa) hanno ribadito le richieste di Palazzi.

Bertani In apertura di seduta era stato Cristian Bertani, calciatore della Sampdoria, sempre difeso da Grassani, a chiedere di parlare. «Con Carlo Gervasoni fino a un anno fa c'era un rapporto di amicizia radicato nelle rispettive famiglie — ha spiegato — Una volta che ho rifiutato una sua proposta economica sono iniziati per me i problemi e le accuse da parte sua. Non posso pensare che per liti e gelosie venga coinvolta la mia famiglia: le carte in vostro possesso possono cambiare il mio futuro. Ho chiesto alla Procura un confronto con lui, ma mi è stato negato. Per avere un confronto ci vogliono due persone». Bertani rischia tre anni e sei mesi di squalifica.

Patteggiamento Ieri c'è stato anche il patteggiamento di Ruben Garlini, assistito da Monica Fiorillo, che ha concordato con la Procura federale nove mesi di squalifica in continuazione con quanto aveva già avuto nel precedente giudizio, ma soprattutto si è impegnato a non rivolgersi al Tnas per appellare la prima sentenza.

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Agnelli: «Siete dittatori»

Rischia il deferimento

La federazione reagisce: «Valutazioni non accettabili, che

vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica»

Agnelli potrebbe aver violato l’articolo 5 del codice di giustizia sportiva

Rotta la tregua sancita a maggio, quando Abete aveva incontrato il presidente Juve

di SEBASTIANO VERNAZZA (GaSport 03-08-2012)

Preavviso di deferimento. Alle sei della sera la Federcalcio diffonde il comunicato in risposta all’affondo di Andrea Agnelli. Il testo - frutto di una riunione tra Giancarlo Abete, presidente federale, e Antonello Valentini, direttore generale della Figc - contiene un avvertimento: «Le valutazioni del presidente della Juventus non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica». Traduzione dal «politichese»: il rinvio a giudizio del tesserato Agnelli è molto probabile.

Violazione articolo 5 Agnelli rischia l’incriminazione per violazione dell’articolo 5 del codice di giustizia sportiva. Comma 1: «Ai soggetti dell’ordinamento federale è fatto divieto di esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione di persone, di società o di organismi operanti nell’ambito del CONI, della FIGC, dell’UEFA o della FIFA». Comma 5: «(...) all’autore delle dichiarazioni di cui al comma 1 si applica l’ammenda da €2.500 a €50.000 se appartenente alla sfera professionistica. Nei casi più gravi, si applicano anche le sanzioni di cui alle lettere f), g), h) dell’art. 19, comma 1 (nell’ordine: squalifica a tempo determinato, divieto di accedere agli impianti sportivi e inibizione temporanea, ndr)».

Che cosa aveva detto Agnelli ci era andato giù pesante nel pomeriggio, con una dichiarazione sul sito della Juve. Una botta dietro l’altra. In apertura: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale ». Più avanti: «La decisione di ieri (mercoledì per chi legge, ndr) della Commissione Disciplinare Nazionale della FIGC, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera». A chiudere: «Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità».

Lo scenario Ritornano a volare gli stracci tra federcalcio e Juve, divise dalla guerra nucleare di Calciopoli. Un mese fa, a poche ore dalla conclusione dell’Europeo, Abete rilasciava dichiarazioni distensive, raccontava come Agnelli a giugno lo avesse chiamato prima di ogni partita degli azzurri per dirgli «in bocca al lupo». A maggio i grandi litiganti si erano incontrati in via Allegri a Roma. Due ore nella sede della federazione. Faccia a faccia organizzato da Gianni Petrucci, presidente del Coni. Il primo passo verso l’armistizio e subito un risultato, l’accordo sulla questione degli scudetti. Agnelli aveva rinunciato alla provocazione della terza stella, Abete aveva accettato la scritta «trenta sul campo» a guarnire la nuova maglia bianconera. Il caso Conte ha fatto saltare la tregua. Figc e Juve sono di nuovo al muro contro muro.

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L’UDIENZA DI OGGI QUESTA MATTINA PARTE IL PROCESSO SPORTIVO SUL FILONE BARESE DELLE SCOMMESSE

Bonucci non ha ancora deciso che cosa fare

Il difensore incerto se ammettere o no l'omessa denuncia. Il Lecce nei guai

di MAURIZIO GALDI (GaSport 03-08-2012)

Parte questa mattina il terzo processo sul calcioscommesse per il filone di Bari. Molto delicata la posizione del Lecce: per il suo presidente dell'epoca, Pierandrea Semeraro, si parla di illecito sportivo, per la società di responsabilità diretta. Palazzi potrebbe chiedere la radiazione per Semeraro e la retrocessione in Lega Pro per la società. Non si sa ancora se patteggerà il Bologna coinvolto per l'illecito di cui è incolpato Portanova, ma il calciatore spera nella derubricazione a omessa denuncia. L'interesse lo catalizza lo juventino Leonardo Bonucci che ancora non ha deciso la strada che intraprenderà per l'incolpazione di illecito per Udinese-Bari di cui deve rispondere anche Simone Pepe ma solo per omessa denuncia. Probabile il patteggiamento del Bari, di Angelozzi e anche di Parisi.

Caso Padelli Un discorso a parte merita la posizione di Daniele Padelli (difeso da Rigo e Diana), ex secondo portiere del Bari. Nella relazione dei vice della Procura si legge che non ci sarebbero elementi a suo carico, ma Palazzi lo ha deferito per illecito in Palermo-Bari. «Ero il secondo di Gillet, uno che non perde una partita, e così in due anni a Bari ho fatto 3 presenze. A Palermo eravamo a fine stagione e sapevo che mi giocavo il futuro. Come potevo solo pensare di non dare il massimo in campo?». Parisi, però, riferisce di non averlo neppure mai sentito nominare con riferimento alla combine. Iacovelli invece ammette che mezz'ora prima della partita Gegic gli chiese di «comprare» anche Padelli, ma lui rispose che il portiere era già in campo e che non era possibile contattare i calciatori. Padelli parò anche un rigore a Miccoli.

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«Comunque vada

Conte resterà

il nostro tecnico»

Agnelli toglie ogni dubbio sul futuro. Ieri normale

seduta di allenamento: poche parole, tanto lavoro

di MIRKO GRAZIANO (GaSport 03-08-2012)

Palazzi chiede ora 15 mesi di squalifica per Antonio Conte. E Andrea Agnelli esplode. La Juve, che come società nulla c'entra con il calcioscommesse, continua a manifestare la massima fiducia nei confronti del suo tecnico e si dice stufa di doversi confrontare, in maniera più o meno diretta, con un sistema che ritiene superato e inattendibile. No al patteggiamento bis, con tutti i rischi che ne conseguono. Ma con una certezza: «Antonio Conte resterà l'allenatore della Juventus a prescindere dall'esito del processo». Sì, anche nella peggiore delle ipotesi. Il messaggio arriva forte, direttamente dagli uffici che contano in corso Galileo Ferraris. Sia Antonio sia il presidente bianconero provano in generale sentimenti ostili nei confronti di un qualsiasi patteggiamento, ma inizialmente avevano deciso di prendere quella strada perché apparentemente obbligata per uscire da un impasse figlio proprio dell'attuale sistema. Un «compromesso» maldigerito da chi ritiene di essere totalmente innocente. Per questo Agnelli, sconcertato dalla decisione della Disciplinare di rigettare un accordo (tre mesi più una forte multa) trovato direttamente con la Procura Federale, ha deciso di affidare la sua rabbia al sito ufficiale della società. Righe e parole chiare, dure, con pochi margini di interpretazione.

Conte combatte Una presa di posizione netta che ha fatto arrabbiare la Federcalcio, ma che allo stesso tempo ha scaldato il cuore di un Antonio Conte che vive quasi come una liberazione la possibilità di andare a processo. Sì, perché il tecnico bianconero non avrebbe mai voluto patteggiare, e lo aveva chiarito anche con parole colorite ai suoi legali. «Sono innocente e lo vado a dimostrare in ogni sede. La mia dignità non è in vendita», disse fin dalle prime battute di questa storiaccia. Si era poi «piegato» al patteggiamento appunto solo per andare incontro agli interessi della sua società, preoccupata da un sistema giudiziario sportivo ritenuto superato e pieno di contraddizioni, «in pratica inattendibile», parole dello stesso Agnelli. Ecco perché quando mercoledì pomeriggio è arrivata la notizia del patteggiamento respinto, tutti in casa Juve erano pronti a scommettere sull'impossibilità di arrivare a un patteggiamento bis. Zero margini, anche se fossero stati proposti a Conte tre mesi e un giorno. A dire il vero, qualche timido tentativo di rivedere l'accordo c'è anche stato fino a ieri mattina, ma la porta di Conte è rimasta sempre sbarrata. Il tecnico della Juve vuole il processo, per lui è una questione di dignità, sicuro di smontare ogni accusa. Ha passato vacanze avvelenate, dormendo poco, leggendo giornali, analizzando dichiarazioni e deposizioni, cercando di dare un senso a un qualcosa che sta vivendo come una terribile ingiustizia.

«Grazie mister» E intanto deve tenere lontano dal campo i suoi cattivi pensieri. Ieri pomeriggio, dopo la mattinata passata a confrontarsi con Agnelli e i vari legali, ha ripreso in mano la sua truppa a Vinovo. Niente discorsi alla squadra, tanto lavoro e testa all'ultima amichevole (domani contro il Malaga) prima della partenza per Pechino. Apparentemente sereno, all'uscita ha pure firmato autografi ai tifosi presenti, mentre via internet avrà potuto verificare di persona l'affetto della sua gente, che non ha fatto altro che ringraziarlo «per aver rinunciato al patteggiamento». Pure loro sono convinti della totale estraneità di Antonio alla vicenda del calcioscommesse.

Poi la rivoluzione Insomma, dal popolo bianconero appoggio totale. Come quello garantito da Agnelli a tutti i suoi tesserati, compreso Stellini. Uno «scudo», quello del presidente, che tende a riportare il più possibile serenità all'interno di una squadra che fra otto giorni si giocherà il primo trofeo della stagione. La parte finale del comunicato del presidente chiarisce bene come la società abbia in cima agli obiettivi quello di confermarsi ai livelli più alti pure quest'anno. Se squalifica sarà, Conte verrà temporaneamente sostituito in panchina da Baroni o Carrera (o magari da entrambi). Ma sui campi di Vinovo il «re» resterebbe unico. Passata poi la bufera giuridica, la Juve continuerà a restare in testa al gruppo di chi pretende una profonda rivisitazione del sistema calcio tutto e del codice di giustizia sportiva in particolare.

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Il Retroscena

Una mattinata di confronto

anche per il pool di avvocati

di FRANCESCO CENITI (GaSport 03-08-2012)

La scelta della Juve di andare a processo era stata decisa con gli avvocati nella scorsa mattinata. Un confronto teso, con il presidente Agnelli furente per lo smacco del mancato patteggiamento e Antonio Conte ben deciso a non accettare ulteriori compromessi e far valere le sue ragioni nel processo. Che qualcosa non abbia funzionato nella «macchina» messa a disposizione dalla società all'allenatore per tirarlo fuori dalle sabbie mobili è evidente. Agnelli ha chiesto spiegazioni allo staff legale: ha fatto molto «rumore» l'assenza di Briamonte nel successivo dibattimento, mercoledì aveva lanciato con stizza verso i giudici della Disciplinare dei fogli, gesto notato con imbarazzo da tutti gli altri legali. E comunque il presidente è andato giù duro anche sulla questione patteggiamento, dato per certo con troppa superficialità. Così come è stato un boomerang dare ai giornali fin da domenica la notizia di un accordo sicuro, quando c'era ancora un passaggio formale e decisivo. I giudici potrebbero essersi indispettiti. Insomma, tante cose non erano piaciute al club: forse con il senno di poi avrebbe preferito una linea più aggressiva invece di quella quasi silente. A Conte tutto questo non sarebbe andato giù, aggiungendo che solo l'insistenza del suo avvocato di fiducia (Antonio De Rensis) ha permesso di evitare una legnata più marcata.

In aula I chiarimenti hanno portato a Roma solo due avvocati: De Rensis e Chiappero. Con Agnelli che li aveva esortati a dimostrare l'innocenza di Conte attraverso i fatti, smontando le congetture dell'accusa. Il patteggiamento era di fatto già sepolto dopo il confronto della mattina. Certo, c'era ancora la possibilità di chiudere un accordo a 4 mesi, ma l'offerta della Disciplinare si è fermata a 5 anche se gli stessi avvocati bianconeri, calendario alla mano, si erano resi conto che con la pausa natalizia sarebbero stati circa 4 mesi e 20 giorni effettivi. C'è stata un'ultima telefonata a Torino. Identica la risposta di Agnelli e Conte: «dibattimento». A quel punto è toccato ai legali. E l'arringa di De Rensis è stata una sorpresa positiva (era all'esordio in un procedimento sportivo): toni per nulla aggressivi verso la controparte, ma nello stesso tempo le parole hanno focalizzato per bene i motivi che dovrebbero portare secondo la Juve al proscioglimento del tecnico. Uno dei massimi esperti di diritto sportivo, l'avvocato Eduardo Chiacchio, pubblicamente si è avvicinato allo sconosciuto collega per fargli i complimenti. Il lavoro è stato poi completato da Chiappero. Comunque vada, la Juve e Conte non avranno ripensamenti sulla strada intrapresa.

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L’OPINIONE/1 PIERLUIGI BATTISTA

«Questo processo è una farsa, Agnelli non esagera»

di FABIO LICARI (GaSport 03-08-2012)

«Avevo temuto il trappolone fin dall'inizio. E infatti…». Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, era stato quasi profetico lunedì con il suo commento contro il patteggiamento, considerato «compromesso al ribasso».

Si aspettava il «no» al patteggiamento?

«Mi sembrava che in questa storia qualcosa non funzionasse. Un atteggiamento ostile verso la Juve e la Juve che cercava soltanto di limitare i danni, accettando però la logica colpevolista. Risultato: l'umiliazione e la punizione. E poi in quale altro sistema succede che i giudici decidano sulla ricusazione nei loro confronti? No, non sono stupito».

Esagerata la reazione di Andrea Agnelli?

«Per niente. Come definire un giudizio nel quale non si rispetta un minimo di garanzia? Magari non usiamo la parola dittatura, ma allora parliamo di farsa. Chi è accusato non può difendersi. Non c'è un giudizio normale, con accusa, difesa e giudizio. Ecco, una farsa, appunto. E già nel 2006 difendersi non era stato possibile».

A chi gioverebbe?

«Intende se penso ci sia un complotto? No, in questo caso no. Si tratta di errori giudiziari: una cultura giustizialista non è un complotto, ma lo stesso il sistema ne soffre. Nel 2006, invece, l'intento era di colpire una squadra competitiva, con un tribunale speciale che dopo si sciolse: e un'altra squadra vinse di fatto due scudetti in via amministrativa».

E se Conte fosse squalificato per tutta la stagione?

«Allenerà la squadra per tutta la settimana e andrà in tribuna la domenica. Non vedo problemi. Spero che l'allenatore della Juve resti Conte, quale che sia la sentenza finale».

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L’OPINIONE/2 PIERO CALABRÒ

«Giustizia sommaria L'accusato non può difendersi»

di CARLO LAUDISA (GaSport 03-08-2012)

Il suo cuore batte forte per la Juve, ma è da magistrato che Piero Calabrò non manda giù il caso-Conte. «Purtroppo me l'aspettavo. Sin dall'inizio non mi ha convinto l'operato della Procura federale».

Da quale punto di vista?

«Carobbio ha prospettato un illecito dell'allora tecnico del Siena, ma almeno 10 tesserati hanno smentito quella ricostruzione. Palazzi non li considerava attendibili? Ma la loro tesi era coerente. E in giudizio sarebbe stata dura dimostrare la colpa di Conte».

E allora?

«Conte e la Juve hanno sbagliato ad accettare il tranello giuridico del patteggiamento per omessa denuncia. E come se un presunto rapinatore ammettesse di essere un ladro».

Conte sperava nei 3 mesi.

«Un errore. Io credo nella sua buona fede e ne apprezzo la serietà. E la giustizia sportiva non è stata coerente».

In che senso?

«Larrondo era accusato di illecito, nel patteggiare la sua è stata considerata un'omessa denuncia con una pena di 3 mesi. Perché ciò non è valso per Conte?».

Cosa vuol dimostrare?

«Questa giustizia sportiva non è garantista. Capisco che i cosiddetti collaboratori di giustizia debbano essere tutelati, ma la pena per Carobbio è tenue. Chi sbaglia è invogliato alla delazione: senza tutelare gli accusati, chiamati all'onere della prova. La ristrettezza dei tempi giustifica la fretta. Ma tutto è sommario».

Intanto Agnelli va allo scontro con la Figc.

«Conte e la Juve difendano sino in fondo le loro ragioni. Magari rivolgendosi a tribunali sportivi internazionali o alla magistratura ordinaria».

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Calciopoli, intercettazioni-bis

Juve-Palazzo, lotta senza fine

Dallo scandalo del 2006, dopo la retrocessione in B e gli scudetti revocati,

il club bianconero ha ingaggiato un continuo braccio di ferro con la Figc

La prescrizione dell'Inter letta come la volontà di usare due pesi e due misure

La «querelle» sulla terza stella e il deferimento di Conte sono solo gli ultimi strappi

di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 03-08-2012)

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Le guerre — quelle vere, con morti, feriti e famiglie distrutte — sono altre e provocano ben più profonde sofferenze. Quello tra Juventus e Federcalcio è semmai un eterno scontro. Durissimo, a volte persino rozzo nei toni e nei modi. Il «peccato originale» è Calciopoli e gli effetti che ha generato sulla squadra più seguita d'Italia.

Lo scandalo Era il mese di maggio 2006 quando spuntarono le prime, imbarazzanti intercettazioni tra vertici federali, dirigenti di società, arbitri, giornalisti. Per mesi si parlò di schede svizzere, sorteggi arbitrali accomodati, partite sospette. A sguazzare in quel malcostume c'erano Moggi e Giraudo, vero, ma non soltanto loro, come dimostrarono i processi sportivi. Furono penalizzate Milan, Lazio, Fiorentina, Reggina, Arezzo. La Juventus rischiava la C, ma prese subito le distanze dai suoi vecchi dirigenti con John Elkann, poi «chiese» (e ottenne) la retrocessione in B con penalizzazione attraverso l'avvocato Cesare Zaccone. Perse anche due scudetti, uno dei quali fu «regalato» all'Inter dalla Federcalcio guidata dal commissario Guido Rossi. Con questo «patteggiamento» pubblico e la rinuncia al ricorso al Tar, la Juve si sottomise alle decisioni della giustizia sportiva. La storia, dopo, non fu più la stessa.

Moratti e Facchetti La Juventus ci mise soltanto un anno per tornare in A, ma rimase lo sfregio all'orgoglio. La sensazione (per qualcuno la certezza) che la Juventus avesse pagato il conto più salato, oltre le reali colpe, e che gli altri avessero goduto di una «corsia preferenziale» i tifosi la ebbero presto e si rafforzò nel momento in cui, durante il processo di Napoli, spuntarono alcune telefonate, misteriosamente mai esaminate prima, riguardanti il patron dell'Inter Massimo Moratti, Giacinto Facchetti (presidente dal 2004 al 2006), i designatori Bergamo e Pairetto, l'ex designatore degli assistenti Mazzei, gli ex arbitri De Santis e Nucini. Il 10 maggio 2010 la Juventus, diventata più battagliera con Andrea Agnelli alla presidenza, presentò un esposto alla Figc per chiedere la revoca dello scudetto assegnato all'Inter. Sulle carte di Napoli lavorò — a lungo, troppo a lungo — il procuratore federale Stefano Palazzi. Che il 30 giugno 2011 arrivò a queste conclusioni: «Questo Ufficio ritiene che le condotte fossero certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale F.C. mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza, che devono necessariamente connotare la funzione arbitrale». Quando Palazzi scrisse quelle cose, il reato era però già prescritto. L'Inter non potè difendersi in un processo, ma non fu neppure punita. Per i tifosi e per Agnelli il «fuori tempo massimo» di Palazzi fu la prova di quella disparità di trattamento sempre sospettata.

Risarcimento Il 14 novembre 2011, in un turbinio di ricorsi e di carte bollate, il club bianconero sferrò l'attacco più violento alla Figc, rivolgendosi al Tar con una richiesta di 444 milioni di euro per i danni subiti dalla retrocessione in B e dalla mancata partecipazione alla Champions. «Ognuno ha il suo stile e la sua coerenza, la Figc prende atto serenamente perché ha la coscienza di operare nel rispetto dei ruoli e delle norme, con grande considerazione per tutti i protagonisti di queste vicende che datano dal 2006 e che purtroppo dureranno diversi anni», disse uno stizzito Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio. «Alcune istituzioni hanno l'abitudine di far trascorrere i tempi, altre no. Non è altro che una delle sette azioni che avevamo elencato nella conferenza del 10 agosto. Evidentemente in questo Paese non tutti mantengono quello che dicono. La nostra intenzione è quella di verificare gli atti amministrativi compiuti dalla Figc nel 2006 e nel 2011», rispose Agnelli.

Trenta sul campo Quest'anno, in una stagione non avara di polemiche (dai rigori non assegnati al gol non visto di Muntari), la Juventus è tornata meritatamente a vincere lo scudetto. Il ventottesimo per la Figc, il trentesimo per i tifosi e per il club bianconero, che voleva mettere la terza stella sulla maglia e che, alla fine, ha deciso di togliere anche le altre due, sostituendole con la scritta «30 sul campo». Una soluzione politico-diplomatica che sembrava avere contribuito ad abbassare i toni e a rendere più civile il confronto. Come non detto. Carobbio ha fatto il nome di Conte nell'inchiesta sul calcioscommesse, Palazzi l'ha deferito e sono tornati a volare gli stracci.

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Ranocchia interrogato

Bari è una polveriera

Il difensore, ora all'Inter, atteso per oggi. Dopo di lui

altri giocatori. Il capoluogo pugliese centro di combine

di FRANCESCO CENITI (GaSport 03-08-2012)

Gioca oggi la sua particolare partita Andrea Ranocchia. La fa accompagnato dal suo avvocato e lontano da un campo di calcio: da indagato per frode sportiva, sarà interrogato a Bari dal pm Angelillis nell'ambito del nuovo filone dell'inchiesta sul calcioscommesse che potrebbe mettere a soqquadro nuovamente il calcio italiano. Ci sarebbero altri sei giocatori iscritti nel registro degli indagati, ma la lista potrebbe essere molto più corposa e comprenderebbe anche dirigenti, professionisti della città barese e un gruppo di ristoratori già noto alle forze dell'ordine per la predilezione a questi affari. Le convocazioni sono già partite: solo questione di giorni e in Procura sfileranno altri volti conosciuti.

La genesi Tutto è partito dalle rivelazioni fatte da Andrea Masiello ai magistrati e ritenute attendibili per la ricostruzione ricca di particolari e nomi. Non solo, le accuse s'incastrano alla perfezione con quelle fatta da Vittorio Micolucci (altro ex dei biancorossi) in una memoria scritta presentata nei mesi scorsi alla Procura federale. Insomma, a centinaia di chilometri e senza possibilità di contatti, i due calciatori hanno raccontato molte cose uguali a partire dalle prime due sfide dei pugliesi sotto esame: il 3-2 con la Salernitana nel 2009 e lo 0-1 col Treviso nel 2008. La tesi degli inquirenti è questa: negli ultimi anni a Bari c'è stato un sistema oliato per combine, illeciti e puntate illegali. Una compravendita di partite da «far girare la testa» . Il sospetto dei magistrati è pesante: regista occulto dei traffici potrebbe essere il clan Parisi. Si parla quindi di mafia e riciclaggio. In tutto questo i calciatori sarebbero stati complici intascando denaro facile e facendosi corrompere. Per far capire la situazione un investigatore ha utilizzato una battuta: «A Bari più che una scuola calcio avevano aperto una scuola di calcioscommesse».

Chi rischia Ranocchia oggi dovrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Il difensore nerazzurro con l'avvocato Raffaelli vuole prima prendere visione delle accuse e poi decidere la strategia da seguire. Ai dirigenti dell'Inter ha spergiurato la sua innocenza. Ma presto altri calciatori potrebbero trovarsi a dover rispondere ai magistrati. Sui nomi c'è il massimo riserbo, ma si parla di «senatori» dello spogliatoio che avrebbero iniziato i più giovani. Un mix micidiale da esportare anche in altre società. Alle spalle, un fiume di denaro gestito da professionisti e forse la criminalità. Pagamenti in contanti, ma anche assegni e quindi tracciabili. I giocatori nel mirino potrebbero essere quelli già coinvolti nelle precedenti inchieste (da Santoni a Parisi; da Guberti a Gillet; da Stellini a Marco Esposito; da Bellavista ad atleti di altre squadre), ma non si escludono delle novità.

Micolucci e Conte La nuova inchiesta ha anche un altro aspetto delicato: l'allenatore di quella squadra era Antonio Conte. Il tecnico è citato nella memoria di Micolucci che parla di partite combinate «accostandole» al Bari di Conte e Perinetti. Ma fino a qui la cosa sarebbe stata interpretata dai magistrati come un'etichetta per «identificare» quel Bari. Micolucci, comunque, dovrà chiarire il senso di quella frase. Quanto al tecnico della Juve, la Procura di Bari lo considera in questa fase come persona informata sui fatti. Ecco perché entro agosto potrebbe essere sentito dagli inquirenti. Stessa cosa dovrebbe accadere con Giorgio Perinetti, ex d.s. dei pugliesi.

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Scommesse Niente patteggiamento per l’allenatore, la Juventus va allo scontro con la giustizia sportiva

Conte a processo, rischia 15 mesi

Agnelli: «Un sistema dittatoriale che priva del diritto alla difesa»

di ANDREA ARZILLI (CorSera 03-08-2012)

ROMA — Chiedi tre mesi e te ne prendi 15, Antonio Conte sbatte sulla giustizia mordi e fuggi dello sport dopo la deflagrazione dei piani di patteggiamento: la richiesta fatta alla Disciplinare dal procuratore Palazzi è da tabellario, un anno per la doppia omessa denuncia più la reiterazione del reato quantificata in mesi tre, e viene applicata anche al vice di Conte, Angelo Alessio. Ma c'è un abisso rispetto ai 7 mesi da cui la Juventus e la Procura Figc sono partiti nella discussione sul patteggiamento lavorando giorno e notte fino a ieri pomeriggio, fino a un attimo prima che i legali bianconeri scegliessero lo scontro di merito nel dibattimento. Ordine di Agnelli giunto in coda alla riunione fiume che ha tenuto allo stesso tavolo i vertici della società, il tecnico, Pavel Nedved e il pool dei legali bianconeri: si può ancora trattare per scendere a patti ma solo fino al tetto massimo dei 4 mesi, non di più. Dopodiché, se l'istanza è rigettata una seconda volta, si segue la tattica di Conte, si va dritti in giudizio alla ricerca dell'assoluzione. O la va o la spacca.

Ma la proposta manco ce l'ha fatta ad arrivare sul tavolo dei giudici, loro avevano stabilito un minimo di congruità per i reati contestati ad Antonio Conte, oltretutto indirettamente rafforzati dalla confessione di Cristian Stellini che ha finito per corroborare la versione del pentito Carobbio: 5 mesi e 10 giorni e 200 mila euro di multa per impacchettare il compromesso, più giù non si scende. Il patteggiamento è rimasto così nel limbo dell'informalità, paralizzato da due posizioni irremovibili che, per forza di cose, sono entrate in collisione al momento della richiesta di Palazzi. «Figc e giustizia sportiva operano fuori da ogni logica — ha attaccato sul sito della Juve Andrea Agnelli —, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva del diritto alla difesa e all'onorabilità». «Valutazioni che non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio per diritto di critica», la replica della Figc che fa notare come le parole di Andrea Agnelli possano configurare anche il rischio di un ulteriore deferimento a carico della Juve, una strada che difficilmente verrà praticata per non acuire i toni di un confronto già asprissimo.

Nel giro di una giornata si è passati dal lavoro delle diplomazie allo scontro in aula. Le arringhe dei difensori di Conte sono state apprezzate dalla Disciplinare, spunti tecnici e forza evocativa. Ieri sera la commissione si è riunita in camera di consiglio per decidere dei casi esaminati nella due giorni del filone cremonese, quello del tecnico della Juve in primis. L'8 o il 9 le sentenze di primo grado, probabile che la richiesta di Palazzi su Conte venga smussata fino a 9/10 mesi, ma sarà solo la prima tappa di un percorso che arriverà fino al Tnas.

Oggi, intanto, parte il processo sul filone barese. Ci sono Pepe e Bonucci, pene diverse (rispettivamente omessa denuncia e illecito), stessa tattica: no al patteggiamento. Così come il Bologna, mentre la Samp, invece, tenterà l'accordo con Palazzi per evitare il dibattimento.

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(ri)salto della ranocchia

GIUSTIZIA INADEGUATA

MA NON PUÒ VALERE

SOLO SE TI ACCONTENTA

Patteggiamento Non si può

trattare con un’istituzione e poi

attaccarla se la trattativa fallisce

di MARIO SCONCERTI (CorSera 03-08-2012)

Andrea Agnelli ha molte ragioni, la giustizia sportiva è spesso sbagliata e discretamente assurda. Ma dirlo a metà di un processo è assurdo almeno altrettanto. L'attacco di Agnelli, i toni usati nel comunicato e dallo stesso Conte in aula, entrano di diritto nella medesima arroganza che vorrebbero combattere. È vero, la giustizia sportiva è inadeguata, quasi sempre sommaria, ma lo è da sempre, non è stata inventata adesso per la Juve. Ed è la stessa giustizia con cui fino a ieri la Juve ha cercato di trovare un compromesso, la stessa blandita nei giorni scorsi e nelle lunghe ore in cui si è cercato l'accordo. Fosse stato accolto il patteggiamento, avrebbe la Juve parlato ancora di dittatura? Non si può portare avanti una trattativa con un'istituzione e definirla poi inadeguata e scorretta quando la trattativa fallisce. Dà l'idea che si consideri giusto solo quello che conviene. Personalmente sono convinto che Conte non c'entri niente, che sia innocente, ma capita vivendo di trovarsi dentro a queste cose, soprattutto in un mondo fragile come il calcio. Non per questo si può sempre pensare (e far pensare) di essere al centro di una guerra, che il mondo ci ha scelto solo come avversari. Troppo semplice. Si rischia di far credere di voler usare la forza del proprio popolo come arma politica, come disuguaglianza iniziale. Cosa che per certo non appartiene storicamente alla Juve e nemmeno al suo impetuoso giovane presidente. In questo stesso processo per molti altri casi di omessa denuncia sono state fatte le stesse richieste fatte per Conte. C'è uno stupido tariffario a gestire le accuse, non un Signore del Male. Tanto stupido e automatico che si era voluto evitare patteggiando. Cambiare opinione a seconda della sentenza è comprensibile, ma abbastanza sospetto. La Juve ha subìto molto dalle sentenze di Calciopoli, ha pagato un prezzo assolutamente sproporzionato. Ora che è tornata deve però imparare a riappropriarsi del suo ruolo. Una Juve costantemente sulle barricate è fuori dalla storia, non serve né al calcio né a se stessa. Né tantomeno a riscrivere una giustizia sportiva nuova. Cosa invece ormai indispensabile.

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Conte, chiesti 15 mesi di stop

Rabbia Agnelli: “È una dittatura”

Figc: “Parole inaccettabili”

Oggi tocca a Bonucci. I tifosi bianconeri: scenderemo in piazza

Gli avvocati della difesa: “Accuse prive di riscontri, questa non è giustizia”

di MATTEO PINCI (la Repubblica 03-08-2012)

ROMA — Un anno e tre mesi di squalifica. La procura della Figc quantifica così la pena per Antonio Conte, decretando a tutti gli effetti lo scontro con la Juventus. Patteggiamento addio, si va a processo con la richiesta pesantissima da parte del procuratore federale Palazzi, e rigettata con forza dal club bianconero nelle lunghe arringhe dei legali De Rensis e Chiappero. 15 mesi che segnano una retromarcia netta rispetto ai 3 mesi con ammenda del patteggiamento respinto, e rispecchiano i termini per l’omissione di denuncia contestata in passato ad altri tecnici: un anno per la prima, tre mesi per la seconda in continuazione di reato. Proposta che da oggi la Disciplinare dovrà valutare in camera di consiglio: tra l’8 e il 9 è atteso il pronunciamento, che potrebbe variare dalla conferma della richiesta a uno sconto, con pena ridotta a 9-12 mesi.

«Questo è un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità», è la dichiarazione di guerra del presidente della Juventus Andrea Agnelli, nei confronti di una giustizia sportiva «vetusta e contraddittoria ». Parole dure quanto e più delle richieste del procuratore federale. Parole, soprattutto, che avrebbero meritato un deferimento per dichiarazioni lesive dell’onorabilità delle istituzioni sportive, ma a cui la Figc si è limitata a rispondere con un comunicato: meglio una censura verbale rispetto a un nuovo provvedimento formale che avrebbe gettato altra benzina sul fuoco delle polemiche. «La scivolata sul patteggiamento l’ho digerita poco», sosteneva il legale De Rensis, ricordando le contraddizioni tra Gervasoni e Carobbio e le telefonate di questi a Ilievski prima di Novara-Siena. «No a condanne senza prove certe», la posizione aggressiva ribadita dall’avvocato Chiappero.

E pensare che i legali erano arrivati a Roma con intenzioni diverse, dopo una notte spesa a convincere inutilmente un furibondo Conte di ripercorrere la strada del patteggiamento. Poi il viaggio, senza l’avvocato Briamonte, che il giorno prima aveva colpito la commissione per un atteggiamento sopra le righe, e disertando la mattinata di discussioni — in cui l’avvocato di Mario Cassano ha evocato il principio del «in dubbio pro reo» applicato a Conte e non agli altri come bandiera della non uniformità. Poco prima delle 15, approfittando della pausa nel dibattimento, i legali hanno cercato comunque un nuovo accordo informale con la procura: qualche parola scambiata dietro un pilastro nella hall dell’ex Ostello. La richiesta: chiudere con 4 mesi di squalifica; la risposta: uniformarsi ai 5 patteggiati dai collaboratori di Conte, D’Urbano e Savorani. E, su questo punto, la rottura. A cui ha fatto seguito la presa di posizione dei tifosi bianconeri, pronti a manifestare pubblicamente il proprio dissenso, minacciando una marcia su Roma contro la Figc.

A questo punto il fronte rischia di travolgere anche altri tesserati. Oggi, in questo senso, una nuova Commissione disciplinare aprirà il secondo procedimento, quello relativo al filone di Bari, e che interessa anche il difensore della Juventus Bonucci. Per lui si era parlato di “effetto Larrondo”, ossia della possibilità di veder derubricato il reato di illecito in omessa denuncia. Dopo lo scontro di ieri, il rischio che l’atto possa essere letto come un segnale di debolezza delle istituzioni, è tutt’altro che da sottovalutare. A Processo anche il Lecce, che dovrà difendersi dall’accusa di responsabilità diretta causa illecito dell’ex presidente Semeraro, e il Bologna: nella memoria dei rossoblù, anche la testimonianza di Gianni Morandi, presidente onorario del club.

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Calcioscommesse,

la bufera infinita

Masiello: centrale operativa nello spogliatoio. Oggi interrogato Ranocchia

Indagini sul ruolo chiave di Bellavista e dei “senatori” e sui legami con la criminalità

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 03-08-2012)

L’ultimo interrogatorio è avvenuto in gran segreto all’inizio della settimana. E ha dato una nuova certezza: l’inchiesta barese sul calcio scommesse non è finita. Ma, forse, è appena cominciata. Andrea Masiello, l’ex terzino del Bari, nei giorni scorsi si è riseduto davanti al procuratore Antonio Laudati e al sostituto Ciro Angelillis e ha raccontato l’ultimo pezzo della sua verità. Forse la più incredibile. Da anni Bari è una scuola di calcio scommesse. Gli scommettitori hanno grande dimestichezza da varie stagioni con lo spogliatoio biancorosso dove avevano contatti con i “senatori”. In questo sistema Antonio Bellavista avrebbe sempre avuto un ruolo centrale.

Il caso più clamoroso è stata probabilmente la partita tra Bari e Salernitana, vinta per 3 a 2 dalla squadra campana nel maggio del 2009: il Bari è stato già promosso e alcuni giocatori intascherebbero denaro sia da alcune persone vicine alla squadra avversaria sia dagli scommettitori baresi. Ma chi sono? Ecco, questo sarebbe il vero salto di qualità che Masiello avrebbe fatto fare all’inchiesta dando altri nomi e cognomi e soprattutto spiegando l’organigramma della struttura.

Al centro ci sarebbero alcuni ristoratori insieme con imprenditori e professionisti. Ma il sospetto è sempre quello che sull’affare ci abbia messo le mani anche un pezzo della criminalità organizzata. I pagamenti avvenivano infatti soltanto i contanti, proprio per non lasciare nessuna possibile traccia. La cosa veniva gestita all’interno dello spogliatoio e spesso proprio nel San Nicola avveniva la distribuzione del denaro. La partita più incredibile è stata quella con la Salernitana ma non molto diversa era stata quella dell’anno precedente (anch’essa persa) con il Treviso.

Non solo. I giocatori che passavano da Bari acquisivano un vero e proprio “know how” quando poi si trasferivano nel resto d’Italia mantenendo i contatti con gli scommettitori pronti a investire capitali importanti in tutta Italia. La procura lo aveva sempre sospettato, ma non è un caso che la maggior parte dei protagonisti dello scandalo calcio scommesse sono passati da Bari: Gervasoni, Micolucci, Santoni, Bellavista o Masiello giusto per citare alcuni dei protagonisti. Al momento sono sette le persone iscritte nel registro degli indagati. Ma il numero sembra essere destinato a salire.

Stamattina verrà ascoltato dagli inquirenti il difensore dell’Inter, Andrea Ranocchia, tirato pesantemente in ballo da Masiello per la partita persa contro la Salernitana.

Convocato dai carabinieri anche Angelo Iacovelli, il factotum dei giocatori indicato sempre da Masiello come il tramite e in parte l’organizzatore della partita contro la Salernitana. Entro la fine del mese dovrebbero essere chiamati anche Antonio Conte e il suo assistente Christian Stellini. Quest’ultimo era il leader di quello spogliatoio del Bari. Per Conte non c’è nessuna accusa specifica, ma gli inquirenti vogliono capire se lui si sia mai accorto del suk raccontato da Andrea Masiello e dall’altro pentito di quest’inchiesta, l’ex difensore Vittorio Micolucci.

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Il caso

Voci di dimissioni, poi la smentita

la Juve difende il tecnico a oltranza

A Pechino con il mister della Primavera. Ma spunta l’idea Carrera

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 03-08-2012)

TORINO — La Juventus resta stretta attorno a Conte: la presa dell’abbraccio non s’allenta, il piano B non esiste, l’allenatore è destinato a restare al suo posto anche da squalificato, anche se squalificato sarà pure il suo vice, Angelo Alessio, e anche se squalificato è già uno dei suoi collaboratori più fedeli, Cristian Stellini. Oggi la società bianconera deciderà chi mandare in panchina durante i lunghi mesi (a Torino, la sospensione del tecnico è data quasi per scontata) in cui l’allenatore potrà invece sedersi soltanto in tribuna: toccherà scegliere tra Massimo Carrera, l’unico dello staff di Conte (assieme al preparatore dei portiere Filippi) di cui non si sta occupando la giustizia sportiva, e Marco Baroni, tecnico della Primavera. Conte, ovviamente, spinge per Carrera: la prima decisione del club suggerirà se la solidarietà all’allenatore è davvero senza scadenza e senza condizioni. Intanto, per Baroni è stato chiesto il visto per la Cina (che Carrera già aveva): domenica la Juve partirà per Pechino, dove l’11 agosto giocherà la Supercoppa contro il Napoli, e sarà là che saprà se e per quanti mesi Conte verrà punito. I bianconeri non vogliono mostrare segni di cedimento. «Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli» aveva detto la settimana scorsa Andrea Agnelli, e Conte (ma anche Alessio, anche Stellini, anche Pepe e Bonucci che aspettano di venire giudicati) solo non è, per il momento, anche se tra mercoledì notte e ieri mattina ci sono state discussioni accesissime, furibonde. L’allenatore era imbizzarrito, non avrebbe voluto patteggiare già all’inizio e s’è rifiutato di piegarsi alla possibilità di un accordo riparatore, preferendo mostrare il petto, andare a giudizio e rischiare il massimo della pena, nonostante sia Agnelli sia gli avvocati gli consigliassero di ammorbidirsi. Ma siccome la diplomazia (anche quella interna) ha fallito, la Juve ha deciso di andare in battaglia. E in battaglia, dare un’immagine di compattezza è essenziale.

La vicenda, però, ha lasciato delle scorie: inevitabile, quando la strategia è condivisa. Nel pomeriggio erano persino circolate voci sulle dimissioni di Conte, che però il tecnico ha negato — ridendoci sopra con sarcasmo — anche con i suoi collaboratori più stretti. Ma la Juve resta in una posizione di imbarazzo. Restare a lungo senza allenatore non è così grave da un punto di vista strettamente tecnico (un coach squalificato può fare tutto quello che fa di solito tranne che entrare negli spogliatoi prima della partita e sedersi in panchina durante), ma di certo non giova all’immagine di un club che ha appena ricominciato a vincere e che da settembre si riaffaccerà in Europa.

Inoltre, dopo Calciopoli la società redasse un codice etico, che ora verrebbe rinnegato: a questo tema pare sia particolarmente sensibile John Elkann, che di fatto è il proprietario della Juve. Finora non ha mai contraddetto suo cugino Andrea. Finora.

In ogni caso, nulla succederà né nulla potrebbe succedere fino a quando Conte non verrà squalificato, e non è detto che accada. Di certo, la dirigenza bianconera è pronta a sostenere il tecnico anche nei successivi gradi di giudizio, mirando quantomeno ad ottenere un robusto sconto alla pena di primo grado che, se ci sarà, difficilmente sarà inferiore a un anno di squalifica. L’obiettivo è di evitare che Conte perda la stagione intera, e l’imbarazzo di un giro d’Italia completo senza una guida ufficialmente e regolarmente riconosciuta. Di certo, non ci sarà un allenatore ad interim: la soluzione interna è giudicata ampiamente sufficiente. Ma il tempo può impolverare le convinzioni. E le scorie non sempre si lasciano smaltire.

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LA JUVE DICE NO AD UN PATTEGGIAMENTO DI 5 MESI E 10 GIORNI: SI FERMA A 4

La resa dei conti

Il procuratore Palazzi chiede per Conte 15 mesi di squalifica

Agnelli: “Sistema dittatoriale”. Abete: “Parole inaccettabili”

Mercoledì le sentenze. Ora il tecnico rischia una pena non inferiore ai 9 mesi

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 03-08-2012)

Tutto in un attimo e molto rumoroso. Sono passate da poco le tre di pomeriggio quando fra i legali di Antonio Conte e la procura Figc da un lato e la Commissione Disciplinare dall’altro naufraga anche il secondo tentativo per arrivare al patteggiamento: gli avvocati del tecnico bianconero sono tornati nella Capitale dal vertice notturno di Torino con il mandato di non andare oltre i quattro mesi (e 200 mila euro di multa) come base dell’accordo bis con il pm del pallone Stefano Palazzi da presentare all’esame dei giudici, ma una nuova intesa così formata è immediatamente ritenuto

«non congrua» dalla Disciplinare. Lo scenario cambia, i toni si accendono: Conte è a processo, Palazzi, dopo una brevissima requisitoria, chiede, per l’allenatore e per il suo vice Angelo Alessio, un anno e tre mesi di squalifica per la doppia omessa denuncia ai tempi in cui il tecnico campione d’Italia con la Juve era sulla panchina del Siena. Nell’aula dell’ex Ostello della Gioventù gli spifferi cominciano a raccontare di una possibile intesa fra le parti ad un soffio perchè se Conte e la Juve avessero deciso di spingersi fino ad accettare uno stop di 5 mesi, 10 giorni e 200 mila euro di multa, il patteggiamento avrebbe ottenuto il via libera della Disciplinare.

A Roma, il dibattimento si infiamma. Lontano dalle arringhe degli avvocati, va in scena un duello da resa dei conti. Il presidente della Juve Andrea Agnelli prende nota dei 15 mesi di squalifica richiesti dalla procura della Figc per Conte e gioca in contropiede: il sistema della giustizia sportiva viene definito «dittatoriale» e la stessa viene etichettata come «vetusta e contraddittoria», mentre la decisione della Commissione Disciplinare di rigettare la proposta del primo patteggiamento di 3 mesi e 200 mila euro di ammenda, per Agnelli, «è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera». Apriti cielo! La nota del presidente della Juve scuote il palazzo del calcio italiano e, da via Allegri, a tuonare è il numero uno della Figc Giancarlo Abete. «Queste valutazioni non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica...», risponde Abete quando, ormai, il nuovo, durissimo, scontro fra Juve e Federcalcio è servito.

Tutto in un attimo e molto rumoroso. Prima il naufragio del secondo tentativo di accordo per il patteggiamento, poi le richieste di Palazzi e i veleni fra Agnelli e la Federcalcio. Agli avvocati difensori di Conte, Luigi Chiappero e Antonio De Renzis, il compito, in aula, non di giudicare Filippo Carobbio, il grande accusatore del tecnico bianconero, come un «pentito non credibile», ma di indicarlo come «un pentito non sempre credibile». La strategia dei legali di Conte appare chiara, senza rischi di cadere in trabocchetti e riesce a calamitare l’attenzione dei cinque giudici chiamati, mercoledì, al massimo giovedì, prossimo ad emettere le sentenze di primo grado. Palazzi, nel formulare la proposta di patteggiamento respinta il primo giorno di udienza - quella dei 3 mesi più 200 mila euro di multa - era partito da una base di sette mesi di squalifica, ridotti di un terzo grazie all’accordo e, in parte, commutati in sanzione economica: ieri, al momento di avanzare le proprie richieste di pena, ha scelto una strada diversa giudicando di 15 mesi il peso dei fatti, secondo l’accusa, compiuti da Conte per le partite Novara-Siena ed AlbinoleffeSiena. La Commissione ha cominciato la propria camera di consiglio già nella serata di ieri: un primo scambio di riflessioni in attesa della decisione e della stesura delle motivazioni. Conte, non accettando un patteggiamento di 5 mesi e 10 giorni più multa, adesso rischia una squalifica ben più pesante: la valutazione della Disciplinare, presieduta da Sergio Artico e composta da Claudio Franchini, Gianfranco Tobia, Federico Vecchio e Amedeo Citarella potrebbe non essere inferiore ai nove, dieci mesi di squalifica.

Conte aspetta il primo verdetto. Poi, spazio all’appello davanti alla Corte Federale - prima udienza il 17 agosto - e al terzo grado di giudizio davanti ai giudici del Tribunale Nazionale Arbitrale dello Sport presso il Coni. Intanto, il duello fra Agnelli ed Abete fa discutere. L’uscita del numero uno della Juve, per la Figc, configurerebbe il rischio di un deferimento: una strada che difficilmente verrà praticata per non acuire i toni di un confronto già duro da tempo.

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Dal campo ai giudici Codice

Conte “Non patteggio, io vinco”

Il legale: “L’accordo? Quasi mi attaccava al muro”

NON C’È PIANO B Per il club lui rimane l’allenatore bianconero

TIFOSI CON LUI «Pronti a marciare a Roma contro la Federcalcio»

di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 03-08-2012)

Per dire quanto Antonio Conte sia ossessionato dalla vittoria e detesti la sconfitta: «Non vuole perdere mai, soprattutto quando ha ragione. Posso dirlo io stesso, che ho rischiato di essere appiccicato al muro quando gli ho parlato del patteggiamento». Rischi del mestiere d’avvocato, che Luigi Chiappero, uno dei legali del tecnico, confessa chiudendo l’arringa. Pare che, dopo il no della commissione Disciplinare, nessuno abbia azzardato un secondo tentativo. Non patteggio, neppure a un giorno in più, andremo fino in fondo a questa faccenda, confida l’allenatore bianconero agli amici. E già al mattino si capisce come gli avvocati, nel pomeriggio a Roma, tradurranno la rotta, impugnando codici e testimonianze: battaglia, quel che poi è un processo. Battaglia a Carobbio, l’unico, insisteranno i legali, che ha tirato in mezzo il tecnico.

Non è tempo di pace. Sarebbe stata negoziabile a tre mesi di stop, oltre non se ne parla neanche. Decide lui. Come in fondo confermano le parole di Andrea Agnelli: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere». Ma nessuno resterà solo, ricorda il presidente bianconero: «Con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio». Equipaggiati per la guerra, anche lunga. Su un’altra cosa Agnelli e la società non hanno dubbi: Antonio Conte sarà l’allenatore della Juve. Punto. E fine delle chiacchiere. Non ci vuole una nota, basta un messaggio telegrafico. Valutazione morale e tecnica: crediamo all’innocenza del nostro allenatore e pensiamo che sia parte centrale del progetto. Perché poi è il campo che conta, e lì finisce, anche l’intervento di Agnelli: «Sarà una stagione complessa e impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l’obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013». Vincere è l’ossessione del club e di Conte, sul prato e fuori. Le tribù approvano e sostengono società e allenatore se sono già pronte a marciare verso Roma, per protestare contro la Federcalcio, come annuncia il sito «Vecchia.Signora.com», che ha circa 84.000 tifosi immatricolati. L’armamentario dei fedeli va dalla fototessera di Conte con la scritta «War», all’immagine con il motto che fu del Gladiatore: «Scatenate l’inferno». S’alzano insomma i vessilli e i toni, e non è bella cosa per quando si ricomincerà a giocare. Guerre Stellari, episodio II. Nel frattempo, Conte allena a Vinovo, aspettando la prima pronuncia. Che qualcosa potrebbe cambiare, per lui o il club, perché un anno è lungo, e l’allenamento non è mai uguale alla partita. C’è chi spiffera che il tecnico si sia stufato di questo calcio italiano e che, nel caso, sarebbe pronto alle dimissioni. Lui smentisce: non ci penso neanche. E c’è sempre il miraggio dell’estero, in Premier magari, se nei voli delle trasferte, e durante la settimana, da tempo Conte s’esercita con l’inglese. Volontà e applicazione l’hanno portato fin qui, campione d’Italia al primo tentativo. Conte, che un anno fa non fu la prima scelta, ma si rivelò poi la migliore: ha moltiplicato il valore di una squadra e dei suoi giocatori. Perderlo non sarebbe la fine della Juve, ma di una bella storia appena iniziata, sì.

Modificato da Ghost Dog

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CALCIOSCOMMESSE

Per Conte chiesto stop di 15 mesi

È la pena chiesta da Palazzi, dopo che il tecnico bianconero ha

rifiutato il patteggiamento. Assurda la reazione di Andrea Agnelli,

che parla di «sistema dittatoriale». Il procuratore federale: «Per

Carobbio stesso sconto anche se non lo avesse nominato»

di FIAMMETTA CASSINI (IL ROMANISTA 03-08-2012)

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Un anno e tre mesi di squalifica per Antonio Conte. Questa la richiesta formulata dal procuratore federale Stefano Palazzi al termine dell’udienza di ieri nel processo sportivo sul calcioscommesse in corso a Roma. Definitivamente caduta l’ipotesi patteggiamento sia per il tecnico della Juventus sia per il suo vice Angelo Alessio, entrambi deferiti con l’accusa di omessa denuncia delle presunte combine di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena nel campionato di Serie B 2010/11. La Commissione Disciplinare si riunirà in camera di consiglio domenica sera e fra l’8 e il 9 agosto è atteso il verdetto. Intano, è durissima la reazione del presidente bianconero Andrea Agnelli, che parla di «sistema dittatoriale».

D’altra parte, dopo che la Disciplinare aveva giudicato non congrua la squalifica di tre mesi patteggiata con la Procura, Conte ha rinunciato al patteggiamento e gli avvocati del tecnico sono tornati a Roma per il dibattimento. A questo punto le richieste di Palazzi sono state particolarmente pesanti. Nell’arringa difensiva l’avvocato De Renzis si è rivolto ai giudici chiedendo il proscioglimento di Conte da ogni accusa: un ulteriore cambio di strategia per il tecnico della Juventus, passato dalle dichiarazioni di innocenza all’accettazione del patteggiamento, salvo poi virare ancora sulla richiesta di assoluzione una volta che la Disciplinare ha fatto presente che tre mesi e un’ammenda non erano da considerarsi una pena congrua per una doppia omessa denuncia. Nella sua requisitoria, Palazzi ha smontato parte dell’impianto difensivo di Conte sottolineando che «Carobbio avrebbe ottenuto lo stesso sconto di pena se non avesse fatto il nome di Conte. Non esiste il motivo di risentimento personale ».

La risposta della Juventus non si è fatta attendere: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale – ha detto in una nota ufficiale il presidente Agnelli -. Per molto tempo e con grande senso di responsabilità la Juventus e i suoi tesserati hanno mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle Istituzioni e rispetto ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco ai suoi danni e ai danni dei suoi tesserati. Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». Non solo: «La decisione di ieri (mercoledì, ndr) della Commissione Disciplinare, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità».

Pronta anche la replica di via Allegri: «La Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della Giustizia Sportiva così come disciplinata dall’Ordinamento Sportivo Nazionale. Le valutazioni del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio per diritto di critica». La sentenza dovrebbe arrivare per metà settimana, ma intanto il tecnico della Primavera Marco Baroni si prepara a guidare la Juve nel suo primo impegno ufficiale, perché se c’è una cosa certa è che a Pechino contro il Napoli Antonio Conte non sarà in panchina. Resta da capire se e quando ci tornerà.

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Calcio e tribunali

Il garantismo da curva Sud che trasforma i

casi gravi della giustizia sportiva in casi fatui

di PIERO VIETTI (IL FOGLIO 03-08-2012)

Il calcio è cosa buona e giusta, da quando è stato inventato diverte, educa, emoziona, insegna, esalta e intristisce. Il gesto atletico, il dribbling ubriacante, il gol capolavoro, il miracolo del portiere. Forse nessuno sport è così metafora della vita quanto il calcio, pulito per definizione e nel contempo naturalmente sporco, come tutto a questo mondo. Allo stesso modo la giustizia sportiva appare, mai come di questi tempi, metafora della giustizia italiana, con tutto quello che ne consegue: protagonismi dei magistrati, caccia alle streghe, arresti in favore di telecamera, processi mediatici che finiscono nel nulla e il solito schierarsi su due fronti, giustizialisti e garantisti. Con una differenza sostanziale, però: nel calcio il garantismo diventa immediatamente grottesco, allegro e spesso fatuo. Garantismo da bar sport, annacquato, e dunque svilito, dal tifo sportivo. Lo si vede in questi giorni di deferimenti sul calcioscommesse, con il caso del patteggiamento (rigettato) chiesto dall’allenatore della Juventus, Antonio Conte, accusato di non avere denunciato un paio di partite truccate dai suoi giocatori ai tempi in cui allenava il Siena. Di colpo nei commenti il capo d’imputazione svanisce, social network, blog e giornali diventano curve, il problema è l’attacco alla propria squadra, chissenefrega delle altre squadre colpite da penalizzazioni più gravi. Ieri, quando il procuratore Palazzi ha chiesto 15 mesi di squalifica per Conte, Andrea Agnelli ha parlato di “dittatura dei giudici” (come se fosse Berlusconi, o Cicchitto, o il Foglio). Nel paese delle carceri che esplodono, delle custodie cautelari che non finiscono, dei sospettati incarcerati perché confessino, il garantista tifoso (solitamente inappuntabile) trasforma casi gravi in casi fatui, riduce tutto in burla grottesca, meglio se con un tweet da curva Sud.

Il garantismo pallonaro, oltre che essere annacquato, viaggia a fasi alterne, è subito abbandonato se a essere colpito è il rivale storico, al quale anzi spesso e volentieri viene rinfacciato qualche trascorso con la giustizia sportiva, in quel caso sì giusta (o manchevole di avere colpito l’avversario a dovere, ma la differenza è sottile). Un conto è sostenere che – nel caso specifico – Conte non è colpevole di omessa denuncia, un altro partecipare al dibattito sul caso omettendo la gravità del reato contestato, trasformando la difesa da tali accuse in consigli da allenatore in canotta e rutto libero (“patteggia!”, “non patteggiare!”, “mandali a fanċulo!”, “dimostra la tua innocenza!”, come in un derby). Permettere che una partita di calcio sia truccata è cosa grave, nel paese in cui un accusato per bancarotta finisce in carcere per un anno e viene distrutto non si può ridurre un’accusa come la truffa sportiva alla stregua di un coro della tifoseria avversaria a cui ribattere dicendo che l’arbitro è ċornuto.

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il Fatto Quotidiano 03-08-2012

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Twitter 03-08-2012

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IL FOGLIO 04-08-2012

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SENTENZA La settimana prossima il verdetto. Oggi tocca ai casi Bonucci e Pepe

di MARCELLO DI DIO (il Giornale 03-08-2012)

Roma Quella «sgradita scivolata» sul patteggiamento (parole infelici dell’avvocato De Rensis nella sua requisitoria) costa cara ad Antonio Conte. Un anno e tre mesi di squalifica la richiesta del procuratore federale Palazzi, una mazzata per il tecnico della Juventus (e per il suo vice Alessio, che riceve lo stesso trattamento) la cui stagione è già a serio rischio. Tanto che qualcuno profila all’orizzonte un cambio in corso d’opera sulla panchina bianconera (con una rosa di nomi che vanno da Marco Baroni, promosso dalla Primavera, a uno straniero di esperienza come Benitez). Sempre che i vari gradi di giudizio (la prima sentenza arriverà tra l’8 e il 9 agosto, la seconda intorno al 21, l’eventuale ricorso al Tnas non prima di settembre-ottobre) non riducano il periodo di stop del tecnico leccese.

Quest’ultimo, al rientro dall’amichevole di Ginevra, aveva espresso la volontà di rinunciare al patteggiamento (già maldigerito nel cammino che aveva portato all’accordo poi sfumato con la procura Figc). Eppure i legali del tecnico aveva effettuato un tentativo in extremis nella pausa della seconda giornata del dibattimento: De Rensis e Palazzi hanno dialogato a lungo dietro una colonna dell’ex Ostello della Gioventù al Foro Italico, ma le parti sono rimaste lontane (in casa Juve si chiedeva un massimo di 4 mesi, la procura non sarebbe scesa sotto i 5 e mezzo coerentemente con altri patteggiamenti già sanciti dalla Disciplinare).

Dunque, il muro contro muro prosegue. Con parole di fuoco degli avvocati («no a condanne senza prove certe», tuona l’avvocato Chiappero in riferimento alle accuse di Carobbio) e da Torino di Andrea Agnelli. «Avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria - così il numero uno della Juve - . Ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità».

«Valutazioni inaccettabili che vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica, la Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della giustizia sportiva», l’immediata replica della Federcalcio. Che dovrebbe chiudere o quanto meno mitigare la contesa, evitando un possibile deferimento del massimo dirigente della Juve che alzerebbe ancora il livello dello scontro. Mai concluso dopo la «ferita» aperta della mancata decisione sullo scudetto prima revocato ai bianconeri con lo scandalo di Calciopoli e poi assegnato all’Inter. Intanto i tifosi juventini annunciano un’imminente manifestazione contro la Figc, mentre il club non sembra aver ancora «scaricato» Conte, sicuri di poter vincere la battaglia nei prossimi gradi di giudizio. «Se basta la mera probabilità del fatto per condannare una persona, non facciamo giustizia», così Chiappero nel suo lungo intervento di oltre un’ora.

Lo scontro potrebbe proseguire in fase dibattimentale nel filone di Bari che si apre oggi. Tra i 6 club e i 19 tesserati deferiti, ci sono anche il difensore Bonucci e il centrocampista Pepe: il primo accusato di illecito, il secondo di una semplice omessa denuncia, entrambi per un’Udinese-Bari del maggio 2010. Bonucci non patteggerà, in attesa magari di una derubricazione dell’imputazione sulla falsariga del caso Larrondo (posizione diversa ma simile come accusa). I legali di Pepe attenderanno invece lo sviluppo dell’udienza, che potrebbe prevedere la solita pioggia di accordi, almeno per chi ha l’imputazione meno grave (vedi l’Udinese che per la posizione dell’esterno rischia solo un’ammenda). Intanto ieri il processo sul filone di Cremona si è chiuso con il patteggiamento di Garlini: 9 mesi in continuazione dei 3 anni inflittigli a giugno.

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il commento

SALVATECI DA QUESTA GIUSTIZIA

di SALVATORE TRAMONTANO (il Giornale 03-08-2012)

Ci sono due cose che tolgono al calcio tutta la magia. Quei ragazzotti che vendono le partite, magari in combutta con i presidenti, e le sentenze da azzeccagarbugli della giustizia sportiva, lenta, con la litania delle penalizzazioni, l’incertezza del diritto, le prove ambigue e quel sapore equivoco che sta sempre in bilico tra la vendetta e il pasticciaccio. Il calcio sporco alla fine ti porta in dote un’altra schifezza. E quando il pallone finisce in tribunale ti viene voglia di darti al badminton.

Prendete il caso Conte. Si passa dal patteggiamento mite della procura alla mano pesante del giudice, con via d’uscita in allegato. Sembra il trionfo dell’ipocrisia. Se Conte è colpevole non deve più allenare. Se è innocente non doveva neppure patteggiare. Ma questo il tribunale non riesce a stabilirlo al di là di ogni ragionevole dubbio. Vince la logica del sospetto che si traduce con sentenze di compromesso. Conte verrà squalificato magari per tutto l’anno e forse di più, però continuerà ad allenare, con l’unico divieto di non andare negli spogliatoi e in panchina durante le partite.

All’allenatore campione d’Italia basterà il telefonino.

Il calcio salva la facciata, resta il dubbio se si sia condannato un innocente o salvato un colpevole e la sensazione amara che tutto questo serva a bastonare la Juve, rea di aver fatto causa per la vecchia Calciopoli e indisponente con quella storia delle tre stelle. Ipocrisie, ripicche e sporco sotto il tappeto. Sembra che la giustizia sportiva sia finita anch’essa nel pallone. In questo casino ti viene quasi voglia di tutelare la Juve, che in questa vicenda non c’entra nulla.

Il guaio è che a metà degli italiani non viene da dire forza Juve. Ma per giustizia ci tocca farlo. Con un paradosso non da poco. Tutta una vita passata a maledire quella vecchia e insopportabile signora. Vederla raccattare stracci in serie B fu uno spettacolo di pura «goduria», con le trasferte da provinciale a Frosinone o a La Spezia. In certi campi le due stelle e gli scudetti si vedono poco e le maglie bianconere sembrano tutte uguali. Quelli erano anni in cui l’Inter vinceva scudetti di cartone. Perché sta qui il punto. La misura della tua grandezza te la danno i tuoi avversari. Cosa che Moratti forse non ha capito. Noi milanisti siamo diversi. Preferiamo battere i migliori. è per questo che non ci piace nulla della Juventus, ma non vogliamo che il Palazzo si accanisca contro di lei. Il Milan non è l’Inter. Guardare per un anno la Juve in B ci può anche stare, come risarcimento per certi arbitri strabici o per le squalifiche «politiche» di Rivera, ma adesso basta. Non ci sarebbe gusto. Proprio perché ci sta sulle scatole possiamo anche permetterci di difenderla.

La Juventus nel calcio è come la regina d’Inghilterra. Si può anche essere repubblicani, ma senza quella vecchia signora con i suoi vestiti rosa, il protocollo, scandali e spese folli, quel mondo perderebbe senso. La Juve è il motivo per cui a fine agosto non vedi l’ora che ricominci il campionato. Quello che sogni è batterla, magari con un autogol al novantesimo all’ultima giornata. E gustarti il momento in cui la buttano fuori dall’Europa, mentre i rossoneri alzano la testa e fan­no ombra al Real Madrid.

La Juventus è indispensabile al calcio giocato. Allora, con le budella in braccio, almeno per una volta non possiamo non dire: Dio salvi la vecchia signora.

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IL MATTINO 03-08-2012

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L’INCHIESTA Palazzi crede a Carobbio. La stessa pena anche per il vice Alessio

Conte, chiesti 15 mesi

l’ira della Juve: una dittatura

Dopo il no al patteggiamento, mano dura del procuratore

Il tecnico ha scelto di andare a processo e non di cercare una nuova intesa

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 03-08-2012)

Conte alla rovescia. E non è solamente un titolo ad effetto. E' la cronaca di una partita infinita, incanalata sino ad un paio di giorni fa verso un esito scontato e che invece è stato ribaltato a più riprese. Tutta colpa di un accordo che due parti (avvocati del tecnico e Procura Federale) avevano considerato fatto, senza però prendere in considerazione chi (Commissione Disciplinare) doveva considerare tale intesa «congrua». E così ieri, dopo il primo respingimento da parte del presidente Sergio Artico del patteggiamento proposto nella giornata di mercoledì, anziché procedere a quello che si riteneva probabile – una nuova formulazione dell’intesa da sottoporre ancora una volta al vaglio della Disciplinare - Antonio Conte (e la Juventus) ha deciso di andare a processo. Per carità, una decisione che va assolutamente rispettata, frutto di una determinazione che rispecchia lo stato d’animo di un uomo che si ritiene innocente. Una scelta, però, che contrasta con il tentativo di trovare in precedenza un accordo, sfumato per un paio di mesi in più e centomila euro in meno. Senza contare che meno pubblicità all’intesa - fatta passare come un atto esclusivamente da ratificare – avrebbe certamente agevolato la fumata bianca. E invece, con la decisione di rinunciare al patteggiamento, Conte ha accettato di essere processato.

La mano pesante di Stefano Palazzi non si è fatta attendere. Al termine di un'arringa brevissima – nella quale ha spiegato di non credere all’acredine tra il tecnico e il suo grande accusatore, Filippo Carobbio, e nemmeno alle testimonianze dello spogliatoio del Siena perché «l'eventuale conferma da parte di qualunque dei soggetti, avrebbe inevitabilmente comportato un'ammissione di responsabilità personale» - il procuratore ha chiesto 15 mesi di squalifica per l'allenatore (e per il suo vice, Angelo Alessio). Richiesta che dopo i 3 mesi e 200mila euro pattuiti qualche giorno fa (per la doppia omessa denuncia nelle gare contro Novara e AlbinoLeffe) è stata considerata un affronto non solo al tecnico ma all’intero mondo Juventus. Non si sono fatte attendere, dunque, la replica dei legali, presenti in aula, e del club.

Se le parole del presidente Andrea Agnelli (che costeranno presumibilmente il deferimento) sono state durissime, non da meno è stata la difesa dell’avvocato Antonio De Renzis. Difficilmente in un processo di giustizia sportiva si era assistito ad un discorso così accorato, arricchito da momenti di pathos, toni a volte troppo forti e j’accuse così diretti nei confronti della Procura Federale (con tanto di dito indice puntato verso Palazzi): «Signor procuratore, la scivolata del patteggiamento, alla fine, l'ho apprezzata poco perché avevamo raggiunto un accordo con lei e lei sa che non era un'ammissione di colpa. Se lei pensa che questi onorevoli signori possano motivare le nostre colpe attraverso i patteggiamenti degli altri, siamo proprio fuori strada. Le ripeto che non me l'aspettavo». In precedenza l’avvocato era stato un fiume in piena: «Non abbiamo riscontri, c'è la parola di una sola persona, non c'è un'intercettazione, un de relato, un passaggio di soldi, non c'è niente. Quando vi raccontiamo di acredini personali non ci prestate attenzione. Ma voi veramente credete a Carobbio che dice di essere contento di non assistere alla nascita della figlia, perché così capisce che Conte ha considerazione di lui? Mi spiegate poi perché questa rivelazione che il tecnico avrebbe fatto allo spogliatoio, il 19 gennaio Carobbio non se la ricorda ma inizia a riportarla solamente il 29 febbraio davanti alla Procura Federale? E le 29 telefonate con Ilievski effettuate con una scheda egiziana in ritiro, quando diceva di aver interrotto i rapporti, perché non gli avete chiesto nulla? Perché?».

Più pacato ma non per questo meno incisivo, il legale Luigi Chiappero: «La Procura afferma che Carobbio non è portatore di un interesse: 20 mesi, più i 4 ricevuti ieri, sono la dimostrazione che si sbaglia. Voi avete raccolto testimonianze di tutti i giocatori che hanno riferito cosa è avvenuto in quella famosa riunione. Vale la parola di uno e non di 20? Gervasoni e Carobbio danno versioni contrastanti ma entrambi sono ritenuti credibili. Vi consiglio di prendere spunto dalla Cassazione che dice che l'assoluzione non presuppone la certezza dell'innocenza ma la mera incertezza della colpevolezza. Su Novara-Siena, un allenatore che a 20 minuti dalla fine sul 2-2 cambia due punte con altri due attaccanti, è uno che vuole pareggiare? Questo è il comportamento di uno che vuole vincere, non patteggiare, salvo la volontà di un avvocato che se ha la testa sulle spalle lo consiglia sempre. Ma 3 mesi sì, non 4, non 5, perché io Conte, ho una faccia».

E oggi, concluso il filone di Cremona (ieri ultimate le difese dei soggetti rinviati a giudizio: tra questi Ruben Garlini ha patteggiato 9 mesi) tocca a Leonardo Bonucci e Simone Pepe. Dopo quanto accaduto ieri, sembra da escludere ogni possibilità di patteggiamento. Ma come la vicenda-Conte ha insegnato, i ribaltoni sono sempre dietro l’angolo.

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LA SOCIETà

Se è stop di un anno

il tecnico si dimetterà

Si parla di Prandelli per sostituirlo, la società nega. Agnelli e Figc ai ferri corti

La Federazione pronta a deferire il presidente bianconero per le sue accuse

di LUCA PASQUARETTA (Il Messaggero 03-08-2012)

TORINO - La Juventus attacca: «E' un sistema dittatoriale». La Figc risponde: «Parole inaccettabili». E medita di deferire Andrea Agnelli. Insomma, amici mai. E' guerra totale. Di nervi. Di comunicati e di dichiarazioni al veleno. Il banco è saltato. E ieri sono volati gli stracci quando Conte ha deciso di non patteggiare, andando a giudizio, e il procuratore federale ha chiesto 15 mesi di squalifica. La settimana prossima, quando la Juventus sarà a Pechino a giocarsi la Supercoppa italiana contro il Napoli, arriverà la sentenza. In corso Galileo Ferraris non hanno dubbi: avanti con Conte, che potrebbe dimettersi se la condanna sarà superiore all'anno. Per la Juventus allenerà anche se non andrà in panchina, dove a Massimo Carrera potrebbe essere affiancato il tecnico della Primavera, Marco Baroni. Per ora non sono contemplati piani B. Solo voci. Come quella di Prandelli, smentita con forza dalla Juventus. Insomma sarà guerra totale. E se necessario non è escluso un altro ricorso alla giustizia ordinaria come nel caso del maxi risarcimento da 443 milioni richiesto alla Figc nell'ambito di Calciopoli.

Andrea Agnelli è un fiume in piena. La sua dichiarazione affidata al sito ufficiale è un attacco frontale. Durissimo. «Constato che la Figc e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale - si leggeva ieri nella nota - Per molto tempo e con grande senso di responsabilità abbiamo mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle istituzioni e ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco». Poi l'affondo. «Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi - era scritto - Questo è paradossale e non può essere accettato. La decisione della Commissione Disciplinare, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Figc». E i veleni. «Rilevo nuovamente l'incapacità di interpretare le moderne esigenze del professionismo di alto livello. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità».

La Juventus non abbandonerà nessuno. Anche Stellini che ha patteggiato, rimarrà al suo posto: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere, con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio». Infine un accenno al campo. «Sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l'obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013». Anche senza Conte in panchina. Nel tardo pomeriggio è arrivata la risposta di Abete: «La Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l'indipendenza e l'autonomia della giustizia sportiva: le valutazioni di Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica e contrastano con le dichiarazioni rilasciate lo scorso 26 luglio». La guerra è appena iniziata.

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LE RIVELAZIONI

Almeno sei partite truccate

Masiello coinvolge Ranocchia

di VINCENZO DAMIANI (Il Messaggero 03-08-2012)

BARI – Le nuove rivelazioni di Andrea Masiello provocheranno un altro terremoto nel calcio italiano. E probabilmente lo sconvolgimento delle classifiche dei prossimi campionati di serie A e B. Il terzino destro dell’Atalanta, ex Bari, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva e arrestato lo scorso aprile su richiesta della Procura barese, nei giorni scorsi è stato interrogato nuovamente dal pm Ciro Angelillis e dai carabinieri e ha confermato quanto già rivelato al procuratore federale Stefano Palazzi, aggiungendo ulteriori particolari. Ma soprattutto facendo altri nomi di calciatori che avrebbero accettato di combinare almeno 6-7 partite di calcio.

La Procura barese, che era pronta a chiudere l’inchiesta, ora indaga ad ampio raggio, anche sui tornei 2007-2008. L’indagine e le confessioni del «pentito» ruotano sempre attorno al club pugliese, questa volta però non al Bari di Ventura e poi di Mutti, ma alla squadra delle meraviglie che con Antonio Conte in panchina stravinse il campionato di serie B.

Tra i giocatori tirati in ballo da Masiello c’è Andrea Ranocchia, oggi il centrale difensivo dell’Inter, indagato per frode sportiva, sarà interrogato dai carabinieri e dal pm Angelillis.

Sarà ascoltato anche l’ausiliario «tuttofare» Angelo Iacovelli, amico dei calciatori del Bari: secondo Andrea Masiello, sarebbe stato quest’ultimo, già indagato dalla Procura di Cremona, ad organizzare la combine di Salernitana-Bari del 2009, finita 3 a 2 per i campani, alla quale avrebbe partecipato Ranocchia (autore dell’ultimo gol), stando sempre alle confessioni dell’atalantino. In campo, quel giorno, c’erano il portiere Nicola Santoni (indagato a Cremona) e Stefano Guberti, accusato sempre da Masiello per la partita Bari-Sampdoria del 2011. Sia Guberti che Santoni potrebbero essere ascoltati dalla magistratura, così come la prossima settimana saranno convocati altri calciatori del Bari di Conte. Gli inquirenti pugliesi hanno acceso i riflettori su Bari-Treviso (0 a 1) del torneo di serie B 2007-2008, Piacenza-Bari (2 a 2) e Bari-Treviso (1 a 4) dell’anno successivo e su Parma-Bari (1 a 2) del penultimo torneo di A.

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MISTER A MUSO DURO

No al patteggiamento

Conte rischia 15 mesi

Il tecnico rifiuta il nuovo accordo: prevista per l’8 la

sentenza di primo grado. Il club: «Sistema dittatoriale»

di MARCO CAPIZZI (Libero 03-08-2012)

è guerra totale tra la Juventus e la Figc. Il punto di non ritorno è ovviamente la vicenda Conte culminata nella giornata di ieri con la richiesta del procuratore Palazzi di una condanna di 15 mesi nei confronti del tecnico bianconero e del suo vice Angelo Alessio. Già, perché dopo il convulso mercoledì, ieri non c’è stato nessun accordo per un nuovo patteggiamento tra Conte e la Procura, di qui la decisione di andare a processo forse già maturata nella nottata di ieri. Palazzi ha potuto dunque formulare le richieste di condanna: 12 mesi per l’omessa denuncia di Novara-Siena, più tre mesi per la reiterazione di reato in AlbinoLeffe-Siena. Una richiesta decisamente superiore rispetto ai 3 mesi con ammenda che Palazzi aveva patteggiato con i legali di Conte e poi ritenuti «non congrui» dalla Commissione disciplinare.

SIGNORA FURIOSA

La reazione della società bianconera è stata durissima, con un comunicato sul sito della squadra, firmato dal presidente Andrea Agnelli che accusa l’intero sistema: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale - poiché continua Agnelli - le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». Poi arriva la stoccata che sancisce l’attacco finale: «Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità».

Parole pesanti a cui seguono il pieno sostegno ai tesserati indagati «in tutti i gradi di giudizio». In tardo pomeriggio è poi arrivata la conferma definitiva che a tratti sorprende: «Qualsiasi sia il risultato del processo, Antonio Conte rimarrà il tecnico della Juventus». Quindi nessun piano b, nessuna alternativa al tecnico che ha fatto tornare alla vittoria la squadra bianconera.

ARRINGHE E CONTRADDIZIONI

A seguito delle richieste di Palazzi, poi, ci sono state le arringhe dei legali di Conte, i quali hanno dovuto dimostrare l’innocenza del loro assistito. Le argomentazioni usate sono quelle volte a minare la credibilità di Carobbio e a mostrare le contraddizioni dell’ex giocatore del Siena: non ci si spiega perché il grande pentito-accusatore il 19 gennaio non fa il nome di Conte alla procura di Cremona, mentre lo fa il 29 febbraio davanti alla procura federale.

L’avvocato De Renzis nella sua arringa si è rivolto a Palazzi con parole molto dure, vista la richiesta del procuratore Figc: «Signor procuratore, la scivolata del patteggiamento, alla fine, l’ho apprezzata poco perché avevamo raggiunto un accordo con lei e lei sa che non è un’ammissione di colpa. Se lei pensa che questi onorevoli signori possano motivare le nostre colpe attraverso i patteggiamenti degli altri siamo proprio fuori strada e le dico che non me l’aspettavo».

Oggi si aprirà anche il filone di Bari (in cui sono indagati Bonucci e Pepe), entro l’8 o il 9 agosto molto probabilmente si avrà la sentenza di primo grado sull’affare Conte. Il secondo grado sarà tra il 17 e il 20. Difficilmente, comunque vada, questa guerra Juve-Figc si chiuderà lì.

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Commento

Scommessopoli?

No, è un duello

tra Juve e Figc

di FABRIZIO BIASIN (Libero 03-08-2012)

Si può essere juventini, interisti, milanisti, ostrogoti, visigoti, idioti, ricchi, pezzenti, belli e bruttarelli, ma quello che sta accadendo nell’ex ostello della gioventù a Roma («della Juventus!?» diceva l’immenso Verdone in “Un sacco bello”) deve far drizzare le orecchie a tutti quanti.

Antonio Conte non è simpatico neanche ai parenti stretti, forse sapeva della presunta combine in Novara-Siena o forse no, di sicuro sta passando un guaio giudiziario grottesco. L’ordinamento sportivo dice: «Se Tizio accusa Caio di aver messo le mani nella marmellata è Caio che deve dimostrare di non avere le dita appiccicose». L’esatto opposto della giustizia ordinaria. La cosa avrebbe un senso se chi si deve difendere avesse il tempo per produrre prove. Il calcio, però, non ammette rallentamenti. Conte nonostante tutto aveva pensato di combattere per dimostrare la sua innocenza, i legali gli hanno consigliato di patteggiare, lui ha accettato pur sapendo che si sarebbe preso del truffatore, la procura l’ha messo spalle al muro: sarà processo. Nessuno sa come finirà la faccenda, di sicuro abbiamo capito che siamo allo scontro totale: non è più “Conte contro giustizia sportiva” è “Juve contro Figc”. La squadra campione d’Italia, il club che dovrebbe più degli altri rappresentare la Federazione è in guerra col Palazzo: prima ha chiesto la restituzione dei titoli ’05 e ’06, poi ha è arrivata la richiesta di risarcimento per 444 milioni. La Federazione ha lasciato correre e ora ha il coltello dalla parte del manico. Sta succedendo qualcosa di spaventoso davanti agli occhi di tutti: juventini, interisti e ostrogoti. Conte forse è colpevole e pagherà, quelli coinvolti con lui o hanno patteggiato o son stati ignorati. Qualcuno spieghi perché, nel frattempo magari vinciamo un altro Mondiale, ma quelle sono cose che accadono per caso. Nell’ex ostello, invece, nulla accade per caso. Vengono i brividi.

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La stangata

è arrivata

Per Conte un anno e tre mesi

Guerra tra Agnellie la Figc

Dopo il rifiuto di un patteggiamento a sei mesi Palazzi alza la

pena. Agnelli: sistema dittatoriale. Abete valuta il deferimento

di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 03-08-2012)

DOPO IL PUNTO PER LA DISCIPLINARE, ANTONIO CONTE ATTACCA E SCENDE A RETE. DRITTO A PROCESSO, E CON LUI ANCHE LA JUVENTUS, COSTRETTA AD ACCOMPAGNARLO MALGRADO AL CLUB BIANCONERO NON VENGA CONTESTATO NULLA. è un gioco di ruolo, carta dopo carta, asso dopo asso, si è finiti in un vicolo cieco. E in pochi minuti scoppia il finimondo. Preso atto che Conte non sarebbe tornato indietro (nonostante le pressioni per arrivare a un accordo di buonsenso che per la Disciplinare sarebbe stato 6 mesi di squalifica) Palazzi alza la posta in palio - dai 7 mesi stabiliti come base di partenza e poi a scendere - e chiede per il tecnico (e con lui anche il suo vice, Angelo Alessio) un anno e 3 mesi di squalifica per due omesse denunce con reiterazione. La Juventus risponde con un comunicato che alza il sipario sulle speranze di pace con la Figc dopo Calciopoli.

Andrea Agnelli parla di «giustizia sportiva fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale», di un «non motivato rifiuto al patteggiamento, testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo» e quindi di una «giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità». Ruvido, come la risposta che pochi minuti dopo serve in carta vetrata il presidente federale Giancarlo Abete: «La Figc e i suoi organi – recita il contro comunicato di via Allegri - operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della giustizia sportiva così come disciplinata dall’Ordinamento Sportivo Nazionale: le valutazioni del Presidente della Juventus Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica. Contrastano peraltro con le dichiarazioni (rilasciate in data 26 luglio attraverso il sito della Società) nelle quali la naturale amarezza per i deferimenti già intervenuti era - nelle parole dello stesso Agnelli - “mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio”».

Non ci sono altre parole da aggiungere, è guerra totale, con rischio (seppur al momento l'ipotesi sembra azzardata) di un deferimento dello stesso Agnelli innanzi agli organi federali. Manco a dirlo, gli equilibri si spezzano proprio quando il grande paciere Gianni Petrucci è a Londra con ben altri crucci per la testa che non i soliti litigi calcistici. In tutto questo, Antonio Conte va dritto al processo, rischia il tutto o niente, ma la società è con lui e il suo vice Alessio, non li mollerà anzi «li sosterrà in tutti i gradi di giudizio – prosegue Agnelli - sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma l'obiettivo è di confermarci vincenti a maggio 2013». Il percorso del tecnico però potrebbe avere conseguenze disastrose, addirittura una squalifica fino a novembre 2013 nel caso in cui non riuscirà a persuadere la giustizia sportiva nei prossimi due gradi di giudizio. A dirlo solo due giorni fa sembrava fantascienza, tutto pareva intavolato e pronto per una exit strategy facile. Troppo per la Disciplinare, che mercoledì aveva respinto Conte e i 3 mesi e 200mila euro pattuiti con Palazzi, e ieri si è vista tornare i suoi avvocati dal summit notturno di Torino. Non per patteggiare di nuovo, ma per dichiarare guerra al torinese Sergio Artico e chiedere il proscioglimento dell'allenatore: «Questo non è un processo ma uno scontro puro», incalza l'avvocato di Conte, Antonio De Rensis, un'arringa imprevista, per lui la bocciatura del patteggiamento è una «scivolata».

Il processo è chiuso, le sentenze attorno al 7-8 agosto. Oggi parte il filone barese con Bonucci e Pepe, ancora la Juve a difendersi, e ancora una volta per accuse di presunti fatti accaduti lontano da Torino. Più che una scivolata, una beffa.

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La Juve senza tecnico

In pole Blanc, Benitez

o una soluzione interna

La società bianconera sta valutando il ricorso al Tnas

e punta a una riduzione della pena per il tecnico

...Gli allenatori delle giovanili Massimo

Carrera o Marco Baroni per la fase transitoria

di MASSIMO DE MARZI (l'Unità 03-08-2012)

E ADESSO SONO GUAI.UN ANNO E TRE MESI DI STOP PER IL TECNICO BIANCONERO SONO UNA AUTENTICA MANNAIA. Il verdetto, atteso tra l’8 e il 9 agosto, prima della Supercoppa in programma a Pechino, porterebbe Conte a guardare il prossimo campionato seduto comodamente in poltrona. E questo pone degli interrogativi. Il primo e il più grande è questo: chi sarà a guidare i bianconeri per la prossima stagione?

La società ieri ha mostrato i muscoli, dichiarandosi pronta a combattere contro «il sistema dittatoriale». Andrea Agnelli lo ha detto con grande chiarezza: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere, con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio. Sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l'obiettivo di confermarci vincenti a maggio del 2013».

Sarà anche vero che la Juve non ha mai pensato ad un piano B, come disse lo stesso Agnelli nel giorno della presentazione delle nuove maglie, ma nessuno dentro la società aveva minimamente pensato che Conte potesse essere fermato per più di tre o quattro mesi. Se la squalifica del tecnico fosse di un anno o addirittura superiore ai dodici mesi, è impensabile che la Juve non prenda in considerazione la possibilità di affidarsi ad una nuova guida tecnica. Anche se tecnicamente Conte può dirigere gli allenamenti dal lunedì al sabato e poi solo la domenica sarebbe squalificato, dovendo accomodarsi in tribuna durante le partite. Situazione che si ripeterebbe anche in Europa e qui qualche problema in più potrebbe sorgere, perché è difficile immaginare che Platini e i vertici dell’Uefa tollererebbero una situazione del genere.

Per questo, considerando che anche il vice Angelo Alessio rischia un lungo stop, la Juve debba prendere in considerazione di affidare ad un altro tecnico la guida della squadra per la stagione 2012-2013. Non sono molti i nomi appetibili e liberi sul mercato: Da Torino fanno circolare il nome dell’ex allenatore dei Blues Laurent Blanc o quello di Benitez. Ma è anche possibili immaginare, nell’ipotesi di un contratto annuale, a Giampiero Gasperini, cresciuto nel vivaio bianconero e allenatore stimato (malgrado il flop dell’anno scorso nell’Inter), ma rappresenterebbe una seconda scelta.

Questo scenario, però, non tiene conto delle parole di Agnelli che ha dichiarato guerra aperta alla Figc. L’alternativa, allora, potrebbe essere un’altra. La Juventus starebbe valutando un ricorso al Tnas (il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport) al quale chiederà una riduzione della pena. Non è detto che il Tnas l’accordi, ma è molto probabile. Seguendo questa strada la Juve potrebbe anche tenersi Conte come allenatore della settimana e mandare in panchina uno degli allenatori della giovanili: Marco Baroni o Massimo Carrera.

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TUTTOSPORT 03-08-2012

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SCOMMESSOPOLI SI VA A PROCESSO

Palazzi alza il tiro: 15 mesi

E’ lo stop chiesto per Conte, che ha rifiutato di patteggiare

Le arringhe dei legali: «Ci sono solo le parole di Carobbio.

Se sul 2-2 il tecnico cambia 2 punte vuole il pari o vincere?»

di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-08-2012)

ROMA. Si poteva chiudere con cinque mesi di squalifica, questo brutto tiramolla nel frullatore della giustizia sportiva per Antonio Conte . Ha scelto la strada di riprendersi per intero la sua dignità di individuo che non pensa al meno peggio, ma che chiede ai suoi avvocati di difendere il sentirsi innocente. Il procuratore Stefano Palazzi , con uno dei suoi giri di valzer (incompresi anche dalla Disciplinare, che lui loda “di maniera” e ampollosamente), chiede per l’omissione di denuncia doppia imputata a Conte un anno e tre mesi di squalifica. Stessa pena richiesta per il fedelissimo Angelo Alessio , il vice, praticamente mai nominato dal Carobbio di turno ma colpevole alla stessa maniera. Un giro di valzer perché Palazzi passa da quello che la Disciplinare considerava un semi-perdonismo con tre mesi e 200 mila euro da patteggiare, ad una richiesta pesante che non può che condizionare in peggio il lavoro dei giudici. Dopo la notte dei pensieri, l’arrivo dei legali - senza l’avvocato Briamonte , ancora furibondo per il niet di Artico ai 3 mesi pattuiti venerdì 27 in Figc - De Rensis e Chiappero per chiudere come leggerete il dibattimento di questo processo sul caso Siena e Grosseto, l’abbocco per capire se un patteggiamento a 4 mesi con 100 mila euro era praticabile, all’opposizione che dai 6 che avrebbe preteso la Disciplinare si sarebbe arrivato a chiudere un accordo a 5 mesi e 200 mila euro, la decisione di rispettare la volontà di Antonio Conte. E aprire ufficialmente la seconda guerra mondiale tra Juventus e Figc. L’aria che tira nella Disciplinare? 9-10 mesi di squalifica per Conte e Alessio, questi sono convinti che Carobbio sia oro colato? Ma il cammino verso la sentenza definitiva del Tnas (il Tar per le squalifiche è diventato tabù dopo la sentenza della Consulta numero 49/2011) è ancora lungo. La guerra è cominciata, però: comunicato di Agnelli , durissimo, e conferma dell’allenatore anche con eventuale maxisqualifica; risposta della Figc che preannuncia un deferimento. Il tutto nella certezza che i giudici che decidono, quelli che chiedono - ondivagamente - le pene sono in prorogatio: attivi, ma con le domande di conferma in mano a Commissione di Garanzia e Figc. Incertezza dei giudici, prima che dei giudizi? I tempi? Beh, sentenze previste tra 8 e 10 agosto. E mentre riparte il processo bis con Bonucci e Pepe , oggi Moggi attende la decisione del Tar sulla sospensione della sua radiazione e Giraudo tenta la stessa strada. Controparte, la Figc?

SCONTRO Un’arringa che non avrebbero pensato mai di fare, arrivati nel primissimo pomeriggio, gli avvocati De Rensis e Chiappero hanno dato vita a uno show in difesa di Conte e Alessio, durato circa due ore. «Questo non è un processo ma uno scontro puro», accusa De Rensis. Per lui la bocciatura del patteggiamento è una «scivolata». Poi fa leva sulla credibilità di Carobbio: «Non c’è un’intercettazione, un de relato, un passaggio di soldi, non c’è niente se non la sua parola. Carobbio è credibile, ma non è il solo». De Rensis preme sulle 29 telefonate di Carobbio (smentite a Cremona dal pentito) a Ilievski , prima, durante e dopo Novara-Siena: «Carobbio è una buccia di banana, c’è un silenzio che parla: le telefonate in ritiro con Ilievski. Il 10 luglio non poteva dire niente lì, e nessuno glielo ha chiesto. Sarebbe stata la prima cosa che gli avrei chiesto».

VINCENTE Con maggiore forza chiede l’assoluzione Chiappero, facendo leva sulle 23 testimonianze giurate del Siena che scagionerebbero Conte: «Non è da poco uno contro tutti, anche Sestu e Larrondo hanno dichiarato le stesse cose che hanno dichiarato gli altri a noi. Copiate dalla Cassazione quando dice che l’assoluzione non presuppone la certezza dell’innocenza ma la mera incertezza della colpevolezza. Su Novara-Siena, uno che a 20 minuti dalla fine sul 2-2 cambia due punte con due punte, è uno che vuole pareggiare? Questo è il comportamento di uno che vuole vincere, non patteggiare, salvo la volontà di un avvocato che se ha la testa sulle spalle lo consiglia sempre. Ma 3 mesi sì, non 4, non 5, perché io Conte ho una faccia». Infine la chiosa: «Se l’Italia è arrivata seconda all’Europeo, è merito di chi è riuscito a creare un gruppo solido e unito».

SFOGO CAMILLI In mattinata il patteggiamento di Garlini (3 anni e 9 mesi con impegno di non impugnazione), poi lo sfogo di Piero Camilli in difesa del suo Grosseto, per il quale Palazzi ha chiesto la retrocessione in Lega Pro e -3 punti: «Veder piangere mio figlio dopo le richieste avanzate dal procuratore Palazzi mi ha fatto male: né io né la mia famiglia meritiamo questo. Iaconi ? Un uomo dalla dubbia moralità...».

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La sentenza attesa tra l’8 e il 10 agosto

Se venisse giudicato colpevole il tecnico bianconero potrebbe ricorrere alla Corte di Giustizia e poi eventualmente trattare l’accordo con la Federcalcio al Tnas

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-08-2012)

ROMA. Ha osato Antonio Conte , o tutto o niente. Fino a due giorni fa si speculava sul suo ritorno, ora sarebbe meglio pensare a quando la sua condanna. Già, a processo, e senza via d’uscita. Proscioglimento? Resta una speranza, affascinante ma poco realistica. Soprattutto dopo la strigliata della Disciplinare a Palazzi e al suo (loro) accordo «non congruo». Dopo tanto chiasso, ci mancherebbe che finisca tutto in una bolla di sapone. No, la Disciplinare lo condannerà. E ormai patteggiare non si può, c’era tempo fino alla chiusura del dibattimento. Da quando la Commissione si è ritirata in camera di consiglio, l’ipotesi dell’accordo con Palazzi svanisce. Dovrà attendere la sentenza Conte, e prima di conoscere gli esiti delle arringhe degli avvocati Chiappero e De Rensis, dovrà contare i giorni.

I TEMPI

La Figc ha ordinato di fare in fretta, ma è altrettanto vero che prima andrà estinto il filone barese al via stamane. Da ieri sera però, ad esclusione di Artico e del suo vice Franchini , gli altri membri della Disciplinare sono riuniti in camera di consiglio per valutare le posizioni ancora aperte. Sono sedici (14 tesserati più i club di Grosseto e Novara), compresi Conte e il suo vice Angelo Alessio , uniti nel destino. La Commissione si riunirà poi domenica sera, chiuso anche il filone di Bari, per fare il punto e scrivere le sentenze definitive di primo grado, previste tra mercoledì 8 e venerdì 10 agosto. Tempi strettissimi per rispettare l’inizio dei campionati.

I GRADI DI GIUDIZIO

Comunque vada, Conte non potrà guidare la Juve in Supercoppa. Ma sicuramente farà ricorso in Corte di Giustizia, dove i tempi in questo caso rischiano di allungarsi oltre Ferragosto. Il 16 sarebbe la data indicata come papabile dalla Corte presieduta da Mastrandrea , con i processi (sempre sdoppiati tra Cremona e Bari?) che potrebbero anche estinguersi in un solo giorno ciascuno per arrivare a sentenza attorno al 20 agosto. La terza via sarà il ricorso al Tnas. È quello a cui punta anche Conte che, sperando di limare di mesi la condanna iniziale, arriverà a trattare face-to-face con la Figc. L’avvocato Chiappero (Juventus) con l’avvocato Medugno (Figc): gli esiti potrebbero portare a un accordo finalmente «congruo» una volta aggirata la morsa dei giudici. Il Tnas, davanti all’ok di entrambe le parti, non potrebbe opporsi. E il giudizio arriverebbe molto presto: scongiurato infatti il pericolo che il Tnas si esprima alle lunghe, il sigillo sono le eventuali retrocessioni di Grosseto e Lecce da valutare. Prima del giudizio del terzo grado i campionati rischiano di restare bloccati a causa della richiesta di sospensiva dei club condannati.

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OGGI IL VIA ALLE UDIENZE DEL FILONE BARESE

Bonucci e Pepe,

sarà battaglia in aula

Il difensore punta alla derubricazione da illecito a omessa denuncia, posizione defilata per l’esterno

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-08-2012)

ROMA. Conte e Alessio “in”, Bonucci e Pepe anche: niente patteggiamento, avanti tutta. Certo che quelle parole del presidente Andrea Agnelli li avranno lasciati a riflettere per tutta la notte, considerato che per il patron il patteggiamento sarebbe «la strada per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria». Ma salvo colpi di coda, il percorso di Bonucci e Pepe non si concluderà oggi o domani perché sono convinti che la strada migliore (in questo caso) sia quella di andare fino a sentenza, sicuri del proscioglimento.

LE SPERANZE Su Pepe infatti c’è un’omessa denuncia in Udinese-Bari basata su una presunta risposta al telefono (peraltro con netto rifiuto) e smentita dai diretti interessati Salvatore Masiello , Parisi e Belmonte . «Bonucci mi disse se si può fare ci sto», l’accusa pesante che invece coinvolge Bonucci per la stessa partita. Certo fino alla nausea che non ha commesso il fatto, e nemmeno sapeva. Anche qui, qualcuno potrebbe consigliare a Leo di fare la stessa cosa, patteggiare. Candidamente, lo stesso Luigi Chiappero (che oggi affiancherà il legale del difensore, Gian Pietro Bianchi ), ieri ha ammesso che «se un avvocato ha la testa sulle spalle lo consiglia sempre». Ma Chiappero parla anche di condizioni, che se per Conte si fermavano ai tre mesi di squalifica, per i due giocatori potrebbero essere anche più basse. Dipende soprattutto dalle speranze che si hanno di portare a casa la vittoria. Pepe e Bonucci sono sicuri del proscioglimento, tanto che i legali stanno preparando le carte per la difesa di oggi e Chiappero ieri ha smentito ancora l’ipotesi patteggiamento. Ci sono però delle condizioni, la questione Pepe-Bonucci è tutta da valutare in corso d’opera. La prima speranza del difensore è quella di finire alla pari con il compagno di squadra: derubricazione da illecito a omessa denuncia. È difficile, ma possibile. Palazzi lo ha già fatto con Larrondo e potrebbe fare altrettanto con Bonucci. Da oggi Bonucci sarà con le orecchie tese a un’eventuale proposta. Altrimenti largo alle contraddizioni di Masiello, alle parole di Carella , Giacobbe e Iacovelli , e per Pepe al fatto che Salvatore Masiello abbia già negato la telefonata del presunto accordo.

SEI CLUB COINVOLTI Il filone barese parte oggi alle 9.30: 6 club e 19 tesserati a giudizio, ma per gli altri i patteggiamenti pioveranno come i saldi. Non per il Lecce, che rischia la retrocessione in Lega Pro, e per l’ex patron Semeraro che rischia la radiazione. Per il derby Giuseppe Vives rischia tre anni e mezzo, anche se promette una difesa con i fuochi d’artificio con possibile testimonianza (scritta?) del fratello. Il Bologna rischia tre punti (patteggia?), l’Udinese una multa, il Bari ha sei gare al vaglio ma si costituirà parte lesa contando di ridurre al minimo la pena come l’AlbinoLeffe. Tra gli altri tesserati, sale l’attesa per Portanova (illecito) e Di Vaio (omessa denuncia), mentre molti ex baresi potrebbero patteggiare. Certo Andrea Masiello, probabili Belmonte , Bentivoglio , Padelli e Parisi . Ardua la scalata per Stefano Guberti (rischia tre anni e mezzo), per omessa denuncia a giudizio anche Angelozzi , Mutti e Sanfelice . Intanto la procura di Bari continua negli interrogatori: oggi è il turno di Ranocchia .

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SCOMMESSOPOLI LA DECISIONE

Agnelli si tiene stretto Conte

La Juve conferma il tecnico a prescindere da quale sarà l’esito del processo

Per Pechino in salita le chance di Carrera. In caso di stangata, possibile l’arrivo di un nuovo vice.

La solidarietà di Ventura: «Spero ne esca presto»

di GIANNI LOVATO & MARINA SALVETTI (TUTTOSPORT 03-08-2012)

TORINO. La Juve non abbandona i suoi uomini, figuriamoci i suoi monumenti. Perché guidando una squadra reduce da un doppio disastro alla conquista del primo scudetto del dopo Calciopoli, oltretutto senza la macchia di una sola sconfitta in campionato, “Antonio Conte il capitano” ha conquistato esattamente quella dimensione. Conte per il popolo juventino è un pezzo grande di storia bianconera. E di pagine da scrivere ne ha ancora molte. Nel presente e nel futuro (prossimo), dal momento che Andrea Agnelli ha deciso di confermare il “suo allenatore” a prescindere dall’esito della vicenda processuale chiamata opportunamente Scommessopoli (in effetti capire la linea strategica della Figc ormai è una scommessa...). Ma in fondo di questo Agnelli non si cura. Conte può considerarsi confermato se verrà squalificato per tre mesi, per sei, per nove, per i quindici chiesti ieri da Stefano Palazzi . Punto. Non ci sarà una soluzione B, una corsa ad aggiudicarsi i servizi di Cesare Prandelli , Laurent Blanc , Rafa Benitez , addirittura quelli di Alessandro Del Piero (o quelli a mezzo servizio di Fabio Capello ...). Tutti nomi circolati nella convulsa giornata di ieri. Insieme alla voce, completamente destituita di fondamento, di possibili dimissioni del tecnico in caso di squalifica pesante.

LA CONVENIENZA La decisione di Agnelli è destinata a trovare i consensi pressoché unanimi della tifoseria e allo stesso tempo farà molto discutere. A ragionarci bene però non si può che condividerla. Non è solo una questione di cameratismo, di amicizia, di difesa del fortino dagli attacchi esterni (la Juve ormai si sente assediata dalle istituzioni e su questo punto qualche interrogativo dovrà, a freddo, porselo). La questione è che abbandonando al proprio destino il miglior allenatore dell’ultima generazione, e magari non solo di quella, al danno si aggiungerebbe la beffa. Perché a fine pena, che comunque non sarà certo un ergastolo (e che non implica limitazioni al lavoro settimanale), ci sarebbe la corsa ad aggiudicarsi i servizi di Conte da parte di chi oggi assiste divertito alla finestra. E il diretto interessato avrebbe tutti i diritti di scegliere un’altra sponda. Oltretutto non è detto che con l’eventuale sostituto possa nascere spontaneo il feeling e magari di qui a qualche mese la Juve si ritroverebbe a essere di nuovo in cerca di un allenatore. Meglio, molto meglio, aspettare, maturando dei crediti nei confronti del proprio tecnico e dando l’immagine, peraltro veritiera, di un gruppo dove, appunto, nessuno viene abbandonato.

FUORI I SECONDI I veri interrogativi che la dirigenza si è posta ieri, nel corso di una lunga riunione pomeridiana, vertono su chi siederà in panchina a cominciare dalla Supercoppa italiana in programma a Pechino. Le quotazioni di Massimo Carrera sono in forte ascesa: il collaboratore di campo può essere promosso ad allenatore in seconda e guidare la squadra contro il Napoli. Nei giorni scorsi è circolato insistentemente anche il nome dell’allenatore della Primavera Marco Baroni il quale, però, al momento non è stato allertato per aggregarsi con la squadra che partirà domenica mattina da Napoli per la Cina. La decisione finale verrà presa oggi. Questo nell’immediato, mentre nel caso in cui dalla Disciplinare arrivasse una stangata per Conte, i vertici bianconeri potrebbero valutare un profilo più esperto per l’interim in panchina.

RIVALE-AMICO Intanto a Conte è arrivata la solidarietà da parte dell’altra metà del cielo torinese, quello granata. «Mi spiace per Conte, è un amico. e poi mi metto nei suoi panni... Spero che esca da questa vicenda al più presto». Così parlò Giampiero Ventura . Il derby d’andata è programmato per il 2 dicembre, se la Disciplinare non sconfesserà del tutto il Palazzi/1, il tecnico granata verrà accontentato.

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CRESCE LA RABBIA

Tifosi contro Figc

Protesta in piazza

di ELVIRA ERBI’ & FABIO RIVA (TUTTOSPORT 03-08-2012)

TORINO. Tifosi in rivolta. Tifosi più arrabbiati che mai. Tifosi pronti a tutto per la Vecchia Signora. Sì, a scendere in piazza contro la Figc, ormai il nemico pubblico numero uno. Da calciopoli in avanti, il calcio in bianconero prende colore, il colore della passione militante. Dalle associazioni ai club, dalle curve ai bar, tutti scandalizzati per quella che è ritenuta «una persecuzione ai danni della Juve. Che è tornata e dà fastidio». I rappresentanti delle curve stanno meditando il da farsi. A breve sarà diramato un comunicato di pieno sostegno a Conte e sarà indicata la data utile per una grande manifestazione di piazza, a Roma, probabilmente in concomitanza con una giornata cruciale del processo, l’8 agosto. Tutti uniti, tutti a raccolta. Pure i siti Internet più importanti e radicati non perdono tempo. Immediata la reazione di Vecchia.Signora.com che ha sottolineato: «Preso atto delle richieste formulate dal procuratore federale, nel ribadire la ferma convinzione sulla buona fede e la professionalità dell’allenatore della Juve, Conte e dei giocatori Simone Pepe e Leonardo Bonucci, informiamo che sono già iniziati i contatti con i gruppi organizzati e le associazioni bianconere per muoversi civilmente, ma incisivamente, in merito a questa vicenda». Dura la reazione di giùlemanidallajuve.com, che ne ha per tutti sottolineando che «assistiamo all’ennesimo schiaffo da parte della federazione con il rigetto del sia pur assurdo patteggiamento senza aver commesso il fatto». Ma non solo, perché i singoli tifosi esprimono poi rabbia e incredulità su Facebook, su Twitter, sui siti di Juve e di Tuttosport: uniti, compatti, al grido di Antonio Con... te.

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SCOMMESSOPOLI GUERRA CON IL PALAZZO

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Agnelli duro: «Tutelate esclusivamente chi gli illeciti li ha commessi». Rischia il deferimento

di ELVIRA ERBI’ (TUTTOSPORT 03-08-2012)

TORINO. La guerra dei comunicati. Che è un po’ come quella dei Roses. E (ri)scoppia perché i contendenti sono costretti, da anni, dal 2006, a convivere sotto lo stesso tetto visto che nessuno dei due può (vuole) andare altrove. La Juve da una parte, la Federcalcio dall’altra: contrapposizione innaturale, eppure reale. «Dittatori e vetusti», esplode Andrea Agnelli a capo di due giornate lunari, con i patti saltati e Antonio Conte spedito a giudizio. «Valutazioni non accettabili», ribatte piccata la Figc.

ORGOGLIO GOBBO L’astio affonda nel recente passato, si sa. E l’avvento alla presidenza di un uomo forte, profondamente juventino, riporta in primo piano l’orgoglio “gobbo”, con annessi e connessi. La storia degli scudetti revocati, certo. I ricorsi, ovvio. Il rimbrotto per la lentezza della macchina giudicante, chiaro. La causa indetta dal club che minaccia di far saltare il banco: 444 milioni di danni chiesti via Tar, per la precisione 443 milioni 725 mila e 200 euro. Fallirebbe la federazione pallonara.

BERSAGLIO Uno stillicidio senza fine, dal maggio 2010 in avanti, con cadenza ad arte, ogniqualvolta si allentava la “tensione”. Fino al massimo, al top registrato ieri pomeriggio. La goccia che fa traboccare il vaso. Comicia il sito della Juventus, con la dichiarazione del numero uno: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale». Un colpo dritto al bersaglio grosso. Ahi, fa male, eccome. Ma non basta, si entra nel vivo: «Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». Sintetizzando: il pentito Carobbio protetto e garantito con 4 mesi di squalifica, bandito l’accordo (appunto, stabilito dalle due parti, liberamente) di 3 mesi più ammenda per il tecnico bianconero che finisce così a processo. E qui il gancio al mento: «La decisione della Commissione Disciplinare Nazionale della Figc, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera. Rilevo nuovamente l’incapacità di interpretare le moderne esigenze del professionismo di alto livello. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità».

DIRITTO DI CRITICA Clic. Clic. Ancora, clic. Sul sito della Federcalcio appare, concisa e velenosa, la risposta del palazzo (non di Palazzi, eh). «La Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della giustizia sportiva così come disciplinata dall’ordinamento sportivo nazionale: le valutazioni del presidente Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica. Contrastano peraltro con le dichiarazioni (rilasciate in data 26 luglio attraverso il sito della società) nelle quali la naturale amarezza per i deferimenti già intervenuti era - nelle parole dello stesso Agnelli - “mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio”». Ricapitolando: rapporti ai minimi termini. Il decidere di non decidere sugli scudetti contesi, i ricorsi, le stelle, la scritta “30 sul campo”, il caso Conte-Bonucci-Pepe-Alessio-Stellini deferiti, il patto che va a gambe all’aria: tutto fa brodo. Fino al testo pesante, di ieri, e il rischio deferimento per Agnelli. La guerra dei Roses (Juve e Figc, sotto lo stesso tetto, ahi loro) continua...

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Conte non patteggia

«Ora dategli 15 mesi»

Si va allo scontro: Palazzi chiede una squalifica dura

Salta la Supercoppa. Sebbene il tecnico chieda l’assoluzione la Disciplinare può dargli 9-10 mesi

Nuvole su Conte anche a Bari: verrà interrogato come persona informata sul suo ex club

di ALBERTO ABBATE (CorSport 03-08-2012)

ROMA – E' un pugile moribondo, non andrà mai al tappeto. Conte non patteggia, non s'arrende e risale sul ring. La guerra è solo all’alba: «Antonio vuole sempre vincere, mi stava appiccicando al muro quando gli ho chiesto di patteggiare. Adesso torneremo a Torino con l'innocenza sua e del secondo Alessio» , giura Chiappero, legale bianconero. Palazzi stavolta sferra un gancio micidiale, una nuova richiesta: non più 7 mesi, ma un anno e tre mesi, in continuazione. La Disciplinare potrebbe ridurre la squalifica a 9-10 mesi con la sentenza. Arriverà prima del 10 agosto, gli toglierà la gioia di quella Supercoppa sudata, a Pechino. «Questa non è giustizia, è uno scontro puro - tuona l'avvocato De Rensis – perché la scivolata sul patteggiamento proprio non ce l'aspettavamo. Tuttavia, se ora pensate che riformuleremo le nostre colpe sui patteggiamenti degli altri, siete fuori strada» . Il dibattimento è chiuso, non c’è più il bivio.

CONTE NON PATTEGGIA - La via bianconera era chiara alle prime ore dell'alba. Dopo il summit della notte, nuovo incontro a Torino per decidere le sorti di Alessio e Conte. Assente l’avvocato Briamonte, dopo la rottura con gli altri legali. Un silenzio assordante a Roma, alle 9.30 iniziava il secondo giorno del processo sportivo. Quindi il sussulto, un mezzogiorno di fuoco: a tarda mattina, dalla Juve spifferavano i primi sussurri della strategia. Una battaglia quasi forzata, una volta trapelate le intenzioni della Disciplinare di non accettare richieste al di sotto di 5-6 mesi di squalifica per il tecnico bianconero. Un ultimo tentativo alle 14, quando De Rensis e Chiappero irrompevano all'ex Ostello della Gioventù. Colloqui fitti con i procuratori federali nella hall. Inutili.

UN ANNO E TRE MESI - Conte non patteggia. E non ci sono più carezze. Ore 15.45, rombo di tuono: « Per il tecnico bianconero e Alessio chiediamo 1 anno e 3 mesi , in continuazione» . Arriva lo schiaffo di Palazzi: «La tesi difensiva basata sul risentimento di Carobbio non regge. E tra l’altro lo stesso collaboratore Stellini, con la sua dichiarazione, ammette quanto successo nella gara Albinoleffe-Siena» . Autogol mercoledì dei legali bianconeri. De Rensis reagisce a gran voce: «Conte sarebbe stato un demente a fare un discorso davanti a 25 persone nello spogliatoio delegittimando la sua storia. E le nostre testimonianze prodotte, se non sono deferiti, sono testimoni. Pure Salvini (gip di Cremona, ndr) dice che Carobbio non è del tutto trasparente. Nel ritiro, prima di Novara-Siena fa 29 chiamate a Ilievski da una scheda egiziana. Non gli è stata fatta nessuna domanda dalla Procura Federale. Com’è possibile che sia illibato solo col Siena? Nel deferimento c’è un silenzio che parla» .

OMBRE DA BARI - Chiede il proscioglimento la Juve, il legale Chiappero s’appella alla bandiera: «Se l’Italia è arrivata seconda all’Europeo lo deve a Conte, che ha creato un gruppo solido e unito. Dice la Cassazione, la condanna presuppone la certezza della colpevolezza, invece l’assoluzione la mera incertezza della colpevolezza» . Eppure nel dubbio, Conte potrebbe presto essere ascoltato - a oggi come “persona informata sui fatti” - pure a Bari, dove sono state riaperte le indagini, dopo le nuove confessioni di Masiello e Micolucci. Spifferi su Piacenza-Bari e Salernitana-Bari di fine maggio 2009. In entrambe difendeva la porta un “incerto” Nicola Santoni (che sostituiva Gillet), in formazione Parisi, Masiello, Guberti e Ranocchia, che verrà ascoltato oggi. In panchina Antonio Conte. Il Procuratore Laudati sta indagando su ogni sfaccettatura di quel Bari. E ci sono parecchie nuvole nere in lontananza. Un’altra pioggia di fango.

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INIZIA IL PROCESSO SUL FILONE BARI

Tocca a Bonucci e Pepe

Lecce, incombe la Lega Pro

di ALBERTO ABBATE (CorSport 03-08-2012)

ROMA - Effetto Larrondo: derubricazione dell’illecito a omessa denuncia. Non ci crede affatto Bonucci, ma la speranza c’è. Solo così mediterebbe su un eventuale patteggiamento. Oggi si presenterà a processo, insieme al compagno Pepe. Deferiti per la stessa gara (Udinese-Bari), sull’esterno bianconero pesa però “solo” un’omessa denuncia: il club friulano rischia un’ammenda. Se la beccherà pure la Samp: patteggerà 1 punto e 30mila euro, per l’illecito di Guberti. Guardingo il Bologna (2 punti), ma sereno. Inquieto il Bari (rischia 12 punti, cerca un accordo sui 6), disperato il Lecce, a un passo dalla Lega Pro. E’ la situazione più critica del giudizio sul filone di Bari, che si aprirà oggi e si chiuderà domani: lunedì 6 agosto la camera di consiglio, la Disciplinare emetterà l’8-9 tutte le sentenze. Comprese quelle del troncone di Cremona. Ieri s’è chiuso il dibattimento, fra le lacrime di Camilli, presidente del Grosseto: «Ho visto mio figlio piangere, non sono un delinquente».

BONUCCI - Ci sarà un intero ex Bari (6 illeciti) - c’è pure il ds Angelozzi per omessa denuncia - ad essere giudicato: dai due Masiello a Parisi, finendo per Bonucci. I legali del difensore bianconero produrranno oggi un documento per escludere indagini della magistratura a carico del loro assistito. Poi, lo difenderanno in ambito sportivo. Rischia 3 anni di squalifica. Non patteggerà e non vuole chinarsi neppure Pepe.

LECCE E LE ALTRE - Disperato, il Lecce. Responsabilità diretta per l’ex presidente Semeraro: Palazzi - come per il Grosseto - chiederà la retrocessione e forse tre punti. Dovrà difenderlo l’avvocato Grassani, che tutelerà pure il Bologna: i rossoblù non sono orientati a patteggiare per i “reati” di Portanova e Di Vaio. Entro il 10 agosto, le sentenze. Il 17 agosto il secondo grado davanti alla Corte di Giustizia. Poi si andrà al Tnas: «Il dubbio pro reo non può valere solo per Conte», hanno ribadito ieri molti legali. Più che una difesa.

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Agnelli-Figc

un conflitto

senza fine

Il presidente bianconero parla di «sistema dittatoriale» e attacca: «Fuori da ogni logica

di diritto e di correttezza sostanziale». E ora a Via Allegri si valuta l’ipotesi deferimento

di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 03-08-2012)

TORINO - E' guerra tra Juventus e Figc. Il presidente Andrea Agnelli denuncia un «sistema dittatoriale» , la Federazione ribatte e valuta il deferimento: gli estremi ci sono, la remora è evitare ulteriori tensioni. I rapporti tra la società di corso Ferraris e l'organo di governo del calcio italiano sono incrinati ormai da un paio d'anni: i confini erano tracciati dall'esposto del 10 maggio 2010 per la revoca dello scudetto assegnato all'Inter e dalla querelle freschissima sul numero degli scudetti, in mezzo la richiesta di risarcimento (444 milioni di euro) per i presunti danni subiti da Calciopoli. Ad inasprire i toni, adesso, la decisione della Corte di respingere la richiesta di patteggiamento di Antonio Conte, già definita a caldo dalla Juve «un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società» . Ieri la scelta di non trattare ulteriori accordi e le parole durissime del presidente: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale. Per molto tempo e con grande senso di responsabilità la Juventus e i suoi tesserati hanno mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle Istituzioni e rispetto ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco ai suoi danni e ai danni dei suoi tesserati. Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato».

INADEGUATEZZA - Agnelli difende Conte - come gli altri bianconeri coinvolti, tutti per altro in relazione a vicende antecedenti il loro arrivo a Torino - e attacca in particolare la giustizia sportiva: «La decisione della Commissione Disciplinare Nazionale della Figc, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera. Rilevo nuovamente l'incapacità di interpretare le moderne esigenze del professionismo di alto livello. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità. La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere, con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio».

VALUTAZIONI - La chiosa riporta al calcio giocato ( «Sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l'obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013» ), intanto la battaglia diventa incandescente: «La Figc e i suoi Organi - replica la Federazione - operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l'indipendenza e l'autonomia della Giustizia Sportiva così come disciplinata dall'Ordinamento Sportivo Nazionale: le valutazioni del Presidente della Juventus Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica. Contrastano peraltro con le dichiarazioni (rilasciate in data 26 luglio attraverso il sito della Società) n elle quali la naturale amarezza per i deferimenti già intervenuti era - nelle parole dello stesso Agnelli - “mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio”».

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Juve decisa:

Conte resterà

Squalificato? In panchina Carrera o Baroni

Riunioni febbrili ma la linea del club per ora non cambia:

avanti con lui anche se lo stop sarà lungo

di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 03-08-2012)

TORINO - Una giornata lunghissima: riunioni, strategie, confronti. Antonio Conte e il presidente Andrea Agnelli si ritrovano presto in corso Ferraris: ci sono anche gli avvocati Michele Briamonte, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis, un ultimo punto prima di decollare per Roma.

SINCERITA' - La scelta di affrontare il processo, senza imbastire nuovi accordi, non è semplice però è condivisa: già il primo patteggiamento era una forzatura, un compromesso per uscire dall'impasse, adesso non ci sono più le basi perché la richiesta respinta fa rabbia e l'allenatore, in particolare, vuole con forza il giudizio, convinto di poter dimostrare la propria estraneità. Attorno a mezzoggiorno Chiappero e De Rensis lasciano la sede diretti all'aeroporto, Conte esce poco più tardi per preparare l'allenamento del pomeriggio, il presidente soltanto alle tre - il tempo di un tramezzino e un espresso - prima di dettare dichiarazioni di fuoco contro il sistema calcio e la giustizia sportiva. Comunque finisca, la Juventus si farà promotrice della riforma: i codici - ripetono - sono antiquati, s'impone una normativa adeguata al pallone business e non soltanto gioco. Affiorano anche riflessioni diverse: la Juve difende con sincerità i suoi tesserati, ma è ammissibile, in astratto, che un club rischi di perdere un calciatore su cui ha investito per vicende legate al passato? Non è necessario colmare il vuoto studiando una forma di tutela, anche banale come una fideiussione?

FERMEZZA - Riflessioni giuste, in verità non prioritarie. Adesso il problema è la spada di damocle che pende sulla testa dell'allenatore dello scudetto. La richiesta del procuratore Stefano Palazzi, un anno e tre mesi, mette i brividi: Conte, deciso e quasi ostinato nel volere il processo, è sicuro di demolire le accuse, ma cosa accadrebbe se dovesse arrivare una squalifica, di sicuro più lunga dei tre mesi che aveva patteggiato? La Juve non vacilla, non cambia idea, non si scompone: Agnelli elude il tema nelle dichiarazioni affidate al sito ufficiale, ma la scelta di corso Ferraris è chiara: avanti comunque con Antonio, anche se dovesse prendere il massimo della pena. La determinazione bianconera rimpicciolisce le valutazioni pur legittime sull'opportunità: si può davvero affrontare, nell'eventualità, un'intera stagione agonistica con un tecnico di facciata sulle distinte e un titolare operativo a Vinovo ma relegato le domeniche (e i mercoledì di Coppa) in tribuna? E quanto peserebbe l'assenza a bordo campo di un motivatore sanguigno come Conte? E chi potrebbe arrivare, d'altro canto, con Fabio Capello Ct della Russia e Cesare Prandelli inchiodato alla Nazionale? Interrogativi spazzati via dalla fermezza di Andrea Agnelli, espressa pubblicamente più volte e sottoscritta da John Elkann.

PROGETTO - Ieri si era anche diffusa la voce di possibili dimissioni ponderate di Conte in caso di squalifica particolarmente dura. Non una resa, ma un gesto rivolto alla società per consentirle di decidere senza imbarazzi il futuro. In realtà, l'allenatore ha ironizzato sul punto - con la forza d'ironizzare che può avere un uomo finito nello scandalo scommesse per un'accusa isolata, deciso nell'urlare la sua innocenza ma spinto ad accettare un accordo pur di tirarsi fuori e adesso di nuovo nel bailamme -: andrà avanti malgrado tutto, desideroso di completare il progetto Juve. Pronti Massimo Carrera, già suo collaboratore tecnico, o Marco Baroni, allenatore della Primavera: siederanno in panca, in un interregno più o meno lungo, ma lui rimarrà il condottiero.

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Il Sole 24ORE 03-08-2012

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a più tardi

Ne abbiamo di materiale oggi, eh?

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Calcio e tribunali

Il garantismo da curva Sud che trasforma i

casi gravi della giustizia sportiva in casi fatui

di PIERO VIETTI (IL FOGLIO 03-08-2012)

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Piero Vietti è torinista e ci tiene a dirlo nel suo profilo Twitter. Un articolo, il suo, scritto in curva Maratona.

http://es.twitter.com/pierovietti

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Non ho ancora capito se i giornali si sono accorti della smentita cinese

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La superpotenza compra star straniere per il suo campionato.

E ora il 15% dell’Inter. Una partita all’attacco. Alla conquista del calcio mondiale

Il pallone cinese

L’ultimo affare è stato l’acquisto di una ricca quota dell’Inter. Ma prima i nuovi nababbi del pianeta si erano già accaparrati alcuni tra i giocatori e allenatori più famosi. A suon di renminbi, la valuta locale che comincia a far gola ai signori del pallone Perché lo sport può diventare un veicolo di “simpatia” per una potenza emergente con problemi di immagine

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Dopo gli oligarchi russi e gli emiri arabi, è la volta di Pechino che lancia l’assalto ai big

La domanda-beffa di Wenger: “Voi che siete 1,4 miliardi, perché non avete campioni?”

di GIAMPAOLO VISETTI (la Repubblica 03-08-2012)

Gli eredi di Mao Zedong entrano nel tempio reale del capitalismo europeo, simbolo della ricchezza coniugata in affari privati e spettacolo pubblico: il pallone, la sola sfera che, se presa a calci, proietta direttamente nel cuore del potere. E così la Cina comincia a mordicchiare anche la torta più ambita, e ultimamente carente di zuccheri, del Vecchio Continente: il football, collante estremo della polverizzata società occidentale e treno ad altissima velocità per la simpatia di potenze emergenti con spiccati problemi d’immagine.

E non è un caso se la “missione-calcio” di Pechino, oltre la Grande Muraglia e in stile parimenti grande, esordisce sul palcoscenico di Milano, emblema dell’alta moda e della finanza in rotta, secondo le piazze dell’Estremo Oriente. All’Inter di Massimo Moratti andranno tra i 200 e i 350 milioni di euro, 55 di denaro fresco al netto dei debiti, l’impegno a costruire il nuovo stadio meneghino entro il 2017 e la promessa di trasformare la società, attraverso lo sponsor Pirelli, nel club più sognato da oltre un sesto della popolazione del pianeta. A fianco degli azionisti ci sono la China Railway Construction Corporation e la Qsl Sport Ltd., colossi delle costruzioni e del business sportivo sotto solido controllo della Città Proibita. Il pacchetto prevede quote tra il 15 e il 20% della squadra nerazzurra, presto il 40% e la licenza per vendere il prodotto-Inter, dalle partite al merchandising, nel mercato dei consumi più ricco e in espansione del mondo. Il denaro della seconda economia del mondo, vettore del futuro, in cambio del softpower nell’universo che ha dominato gli ultimi secoli, scrigno del passato. Ma soprattutto il grande affare del presente tra Cina e Italia, culle dei più vasti e influenti imperi della storia.

Il nuovo calcio che si tinge di giallo, ma vestito del profetico rosso vivo della nuova divisa morattiana e del vermiglio della bandiera con le cinque stelle, non si limita però a una boccata d’ossigeno nei polmoni asfittici di una zona-euro che non può più permettersi di lucidare i gioielli di famiglia. Conferma piuttosto che la finanziarizzazione del pallone proietta lo show oltre lo sport e al di fuori della portata di tycoon che fanno i conti ancora in moneta unica. E sancisce le nuove ambizioni globali della Cina, impegnata a conquistare il mondo senza sprecare una cartuccia, ma innaffiandolo con il profumo intramontabile del renminbi, valuta di riserva del dopo-dollaro.

Dopo gli oligarchi russi che hanno pasteggiato con il glorioso calcio inglese, gli sceicchi arabi che a quello hanno aggiunto i brindisi di Parigi, i magnati americani che non hanno resistito alla nostalgia per Roma, tocca dunque ai mandarini comunisti di Pechino, decisi a trasformare la Cina nell’Europa di questo secolo. Perché il Dragone, a differenza di Mosca, Dubai e New York, al dio-calcio non chiede solo il passaporto per il salotto buono dell’alta società irresistibilmente attratta verso il basso: irrompe nello stadio per trascinare le sue casse in casa propria, a beneficio della Borsa e del partito. Un progetto avviato da lontano, con lo scandalo-tangenti che ha decapitato il calcio-giallo, e che segue la “via cinese” anche nel pallone: acquistare campioni, assumere maestri, aprire scuole, ingaggiare top-club, produrre scarpe e magliette, inaugurare shoppingcentre, organizzare finali, vincere le aste per i match in tivù e infine infilare un piede nella sfera degli altri per importare il rito più seguito dagli umani. Obbiettivo? Guadagnare una montagna di soldi, rendere gloria universale alla grande Cina e garantire stabilità alla patria, ossia blindare il potere dell’unico partito comunista di successo nella storia.

Un’impresa titanica, in una nazione che si paralizza per il ping-pong e per il badminton, per il basket e per il kung-fu, per i tuffi e ora pure il tennis, ma che ancora pensa il calcio come un pugno di borghesi in mutande che rincorrono un grumo di cuoio gonfiato. Ma pure un «grande balzo in avanti» che, già in pochi anni, dona la certezza che non ci lascerà scampo. Primo tentativo nel 2002: Pechino affidò i brocchi della nazionale al guru Bora Milutinovic, conquistò la prima fase finale dei Mondiali e incassò, con nove gol in tre partite, la figuraccia più scottante del nuovo millennio. Il salto di qualità dopo il 2008, a Olimpiadi colossali ancora calde. La nuova generazione dei leader post-maoisti, risvegliati liberisti, comprese all’improvviso l’effetto-sport, il miracolo della passione planetaria per un gioco, i suoi bilanci e il dovere contemporaneo, per chi ambisce a governare il mondo, di presentare lo show che sintetizza bellezza, ricchezza e propaganda. Era il 2011 e nella classifica Fifa la nazionale cinese compariva al 73° posto, tra Malawi e Zambia, il punto più basso di un mandarino in qualunque graduatoria. Per questo la domanda di Arsen Wenger, mago dell’Arsenal, umiliò Pechino peggio di uno schiaffo: «Perché – chiese – siete un miliardo e quattrocento milioni, avete oltre un milione di milionari, ma non avete un Pelè, un Maradona, oppure un Messi?».

Sono passati pochi mesi, qualche processo, alcuni scandali, molte condanne e il nuovo calcio «made in China» esibisce vertici politici nuovi di zecca. Ma soprattutto, sull’esempio di Giappone e Corea del Sud, grazie ai primi esperimenti di Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri, per restare in Italia, presenta al mondo i suoi giovani capitalisti di Stato e i due traguardi dei suoi prossimi leader dell’autoritarismo dell’Est più corteggiato dalla democrazia dell’Ovest: diventare la prima potenza anche nel calcio e organizzare prima possibile i Mondiali dell’azzardo più sportivo del pianeta. Come? Semplice: pagando. E’ tirando la mano fuori dalla tasca, all’occidentale, che la scorsa estate in Cina hanno zampettato sotto il monsone le star di Barcellona e Real Madrid, oltre ai primi club di Sua Maestà. Quest’anno poi, l’esagerazione: l’iridato Marcello Lippi, undici milioni di euro a stagione, è atterrato a Guangzhuo, l’ex ct dell’Argentina Batista ha raggiunto a Shanghai (il Chelsea dell’Asia) Didier Drogba e Nicolas Anelka, mentre si giura che per Maradona in panchina e Del Piero in campo, sedotti da riso e tè verde, è questione di tempo e yuan. In luglio “squadrette” come Manchester City, Manchester United, Arsenal, Bayern Monaco e Wolfsburg, hanno interrotto i ritiri per allietare le serate torride del nuovo ceto medio cinese che sostiene la nobiltà britannica venduta agli emiri. Il Liverpool è sfuggito per un soffio, la Supercoppa di Spagna, dal 2013, no. L’11 agosto, controvoglia e a corto di sponsor, Juventus e Napoli si contenderanno invece la Supercoppa italiana nel Nido d’Uccello disegnato dal dissidente Ai Weiwei. La macchine della Fiat e il cinema di De Laurentis, uniti dalla speranza che il contratto-capestro firmato dalla Figc, tre finali in cinque anni nella capitale della Cina, si riveli infine la medicina universale per prodotti in cerca di clienti.

A Pechino si narra che i Sensi e Unicredit, a Roma, ancora si mangino le mani per aver preferito i dollari di Pallotta ai renminbi del fondo sovrano cinese, capace di assicurare budget da favola al brasiliano Fluminense e stipendio record a Dario Conca, campioncino misterioso da 26 milioni di euro. Gli ultimi colpi si chiamano Cleo e Muriquì, Lucas Barrios, ma la stampa di partito già si esalta alla prospettiva di aste mai viste per il viale del tramonto di Messi, Ronaldo, Robben e Buffon, convocati nella Cina capitale globale del pallone. L’ordine è trapiantare anche il soccer nel rinato Impero di Mezzo, come una multinazionale o una Borsa qualsiasi, come il cacao, trasferire Londra, Madrid e Milano a Pechino, Shanghai e Shenzhen, passare dalla cucitura del pallone al commercio del calcio, come compete a chi regna sulla terra. Poi verranno i Mondiali, Pelè si chiamerà Yang e Maradona Ming. Non finirà come negli States, aggrappati al declino delle giacche di Beckham, e in piazza Tianamen toccherà sfilare anche a Mourinho. Proprio alla guida dell’Inter di Eto’o, tre anni fa, nel Nido d’Uccello giurò di sapere perché la Cina nel calcio non aveva mai vinto niente. Non sapeva che il signor Fengchao Meng stava per comprarsi un pezzo della sua squadra del triplete. Mai avrebbe scommesso che i principi rossi, puntando su una sfera, stanno arrivando sul tetto del mondo che non si chiama Everest.

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L’intervista

Damiano Tommasi, il primo atleta italiano a giocare in quel campionato

“La palla rotola verso Oriente

un giorno vorrei tornare lì”

di FRANCESCO SAVERIO INTORCIA (la Repubblica 03-08-2012)

Tre anni prima che i cinesi sbarcassero in Serie A, un italiano aveva esportato il pallone a Tianjin, due ore e mezza da Pechino. Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma e della Nazionale, oggi presidente dell’Assocalciatori, è stato il primo italiano a giocare in Cina. Nel 2009 accettò l’offerta del Teda, vi restò quasi un anno, aprì con due soci una scuola calcio (Tommasi Pretti Seeber Sports Culture & Exchange Co.), di cui adesso non si occupa più. Si è preso il soprannome di Marco Polo del calcio e ha raccontato la sua esperienza in un libro, “Mal di Cina”.

Tommasi, ha visto: i cinesi prendono l’Inter.

«Piano, hanno comprato solo una percentuale, non hanno certo assunto il controllo del club, che resta italiano. E poi diciamo che me l’aspettavo».

In che senso?

«Questa è la naturale conseguenza di un processo economico globale. Il baricentro dell’economia si sposta verso l’Asia e paesi come la Cina investono in molti settori della nostra produzione. Che ora lo facciano anche nel calcio, è quasi inevitabile».

Il successo del soccer in Cina però è relativamente recente. Il professionismo è stato introdotto nel 1994.

«Ma l’interesse c’è sempre stato, quello che è mutato negli ultimi anni è la voglia di questo paese di passare da spettatore a protagonista. La Cina ha deciso di cambiare marcia e l’ha fatto. La nazionale nel 2002 ha partecipato per la prima volta alla fase finale di un Mondiale. Le Olimpiadi del 2008 hanno sancito la supremazia sia nell’organizzazione che poi nel medagliere. È chiaro che adesso ci sia la voglia di raggiungere gli stessi risultati nel calcio. Però non basta imitare un modello, servono anche le competenze e quelle le abbiamo noi. Vale per lo sport e non solo».

E infatti in Cina sono arrivati Lippi, Drogba, Anelka.

«C’è bisogno di grandi personaggi per alimentare aspettative e interesse intorno al movimento. Il calcio locale sta crescendo ma deve ancora fare strada. Al momento, i club italiani restano i più amati dai cinesi. E questo spiega la voglia di investire da noi».

Gli americani hanno comprato la Roma, i cinesi entrano nell’Inter, Berlusconi tratta con russi e arabi. È in atto una rivoluzione fra i padroni del pallone, scompare la figura del mecenate legato al territorio.

«È cambiato il calcio, è diventato un’impresa sempre più poco sportiva e molto economica. Ci sono ricavi importanti che allettano gli investitori stranieri e in Italia sta solo arrivando adesso un processo che ha già investito altri campionati, dall’Inghilterra alla Spagna».

È un bene o un male?

«Da una parte è un bene che investitori stranieri rischino capitali in Italia: vuol dire che il nostro calcio ha ancora fascino. In questo senso, è positivo anche che Pechino voglia la Supercoppa. Dall’altra, l’ingresso di capitali esteri testimonia le difficoltà più grandi delle nostre imprese. Però attenzione: il calcio non è fatto solo di capitali. Serve programmazione, cultura sportiva, una dirigenza preparata. E in questo penso che i magnati stranieri non abbiano le capacità di noi italiani».

Lei ha parlato di mal di Cina. Cos’è?

«Si fa fatica a non restare affascinati da quel paese, c’è un’energia particolare, percepisci la voglia di nuovo. L’impatto non è facile, ma l’accoglienza è stata stupenda e poi mi hanno considerato come uno che potesse insegnare qualcosa. Vorrei tornare, non lo nascondo ».

Prima o poi i cinesi alzeranno una Coppa del mondo?

«Sono tenaci e determinati, abituati a fare le cose in grande e raggiungere gli obiettivi. Ma ci vorrà ancora tempo».

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Calcio & finanza. Dopo l'accordo chiuso da Moratti, ora si guarda al Milan che potrebbe interessare a gruppi asiatici o russi

Pista cinese anche per

l'altra metà di Milano

I SOLDI ESTERI SUL PALLONE

I grandi gruppi finanziari arabi sembrano preferire i club francesi e inglesi

In Italia As Roma e Lecco gli investimenti più recenti

di CARLO FESTA (Il Sole 24ORE 03-08-2012)

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Mentre una parte di Milano gongola per l'ingresso di investitori cinesi nel capitale del club nerazzurro (con una quota attorno al 15%) e per l'impegno a costruire il nuovo stadio di proprietà con la China Railway Construction, l'altra metà del capoluogo lombardo è in ansia per il futuro del Milan.

L'intervista al presidente e azionista Silvio Berlusconi di qualche giorno fa è stata abbastanza chiara: i rossoneri punteranno in futuro, dopo le cessioni di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva al Paris Saint Germain, a investire sui giovani pur mantenendo la stessa leadership calcistica in Italia. A chiedere una politica del rigore sarebbe anche il financial fair play che scatterà dalla prossima stagione.

Berlusconi ha anche aperto le porte a possibili investitori stranieri. Ed è su queste parole che sono scattate in questi giorni le possibili ipotesi sul futuro del Milan.

In realtà, è ormai da diverso tempo che Inter e Milan guardano a potenziali investitori. Così mentre Massimo Moratti trattava con investitori cinesi, anche in casa rossonera non si stava esattamente fermi.

Non è un segreto che la Fininvest, che controlla il Milan, non ritenga i rossoneri un asset imprescindibile: soprattutto in un momento come l'attuale dove le corazzate del Biscione (da Mediaset e Mondadori) sono in affanno. Ma è altrettanto noto che il Milan resta da sempre prerogativa di Silvio Berlusconi e della sua famiglia, dopo l'ingresso in società della figlia Barbara.

Negli ultimi due anni, in effetti, intorno al club sono state portati avanti discussioni informali con potenziali investitori. L'ultimo a muoversi, secondo indiscrezioni, sarebbe stato l'imprenditore Tarak Ben Ammar, vicino a Silvio Berlusconi e uomo di grandi relazioni con gli investitori del Medio Oriente. Tuttavia la pista araba sembra poco probabile nell'attuale momento. Gli investitori di Abu Dhabi hanno infatti già comprato il Manchester City, i reali del Qatar si sono indirizzati sul Paris Saint Germain, mentre i gruppi finanziari di Dubai in questo momento sembrano i meno ricchi per investimenti di questo tipo. Infine altri Paesi dell'area come il Kuwait e il piccolo Oman non sembrano interessati al tema.

Per il Milan resterebbe quindi la pista russa (come è noto l'ex premier è vicino al presidente russo Valdimir Putin) come pure quella asiatica. Alcuni investitori cinesi nei mesi scorsi, grazie all'intermediazione di una banca d'affari internazionale, avrebbero infatti preso in esame anche il dossier rossonero. Il vero nodo resta la valutazione del club guidato da Adriano Galliani. Silvio Berlusconi ha infatti ricordato più volte quanto speso dalla sua famiglia dal 1986: un miliardo di euro.

Inoltre per ora l'Italia calcistica sembra poco attraente per gli investitori stranieri, che vogliono garanzie su stadi di proprietà oltre che su marketing e merchandising. Per ora, tra i nostri confini, si ricordano pochi casi di investitori esteri. C'è la storica relazione dei libici di Lafico con la Juventus, fino al caso più recente ed eclatante con l'ingresso di un gruppo di investitori americani nella As Roma dopo la conclusione di una lunga trattativa con la famiglia Sensi e UniCredit, banca esposta con il gruppo Italpetroli. C'è poi il caso curioso e bizzarro del Calcio Lecco, visto che il club lombardo è finito da poco sotto la proprietà dell' italo-americano, Joseph Cala, presidente della Cala Corp, quotata a Wall Street.

Chi sarà il prossimo a tentare gli stranieri? Dopo l'affare concluso da Moratti, sembra facile pensare al Milan. Per ora Silvio Berlusconi ha pensato a sistemare i bilanci del club rossonero. Una buona mossa per attrarre possibili (anche se per ora lontani) investitori.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 03-08-2012)

Pugno duro o colpo di spugna?

La Figc si metta d'accordo

"So tutto, so tutto" dice sibillino Gianni Petrucci, presidente del Coni. E' a Londra, ai Giochi: ha lasciato incustodito anche il suo Comune, San Felice Circeo, ma si tiene informato su tutte le questioni italiane che riguardano lo sport. Sino a fine febbraio d'altronde è lui il presidente dello sport, e vuole esercitare le sue funzioni nel migliore dei modi. Per questo, dopo lo scontro terribile fra Juve e Figc, ha parlato con Andrea Agnelli, cosa peraltro che fa abitualmente visti gli ottimi rapporti fra i due, e con Giancarlo Petrucci, presidente che stima e difende (forse un po' troppo in qualche occasione). Il pasticciaccio brutto del patteggiamento saltato e ora della richiesta di condanna di Conte da parte di Palazzi scatena reazioni indignate, comunicati di fuoco, una guerra fra Juve e Figc che sembrava avviata verso la tregua. Vero che pende ancora davanti al Tar la richiesta di danni del club bianconero per Calciopoli, quei 444 milioni di euro che metterebbero in ginocchio la Figc. Ma la diplomazia "petrucciana" aveva portato a smussare i toni, a riavvicinare le parti dopo un duello infinito (lo scudetto 2006, Calciopoli, la terza stella, i mille ricorsi...).

Ora sarà dura: Agnelli verrà deferito per quel comunicato di fuoco, e chissà che fine faranno Conte (perché 3 mesi sono una cosa, quindici un'altra) e Bonucci. E la Juve si ritroverebbe a cercare adesso un tecnico, in piena stagione (l'11 si gioca a Pechino per la Supercoppa) e anche un nuovo difensore. Un caos che si poteva e doveva evitare: Carobbio era stato interrogato il 29 febbraio, perché ad esempio si è aspettato così tanto a sentire Conte? Aveva diritto di difendersi prima, anche se Palazzi tiene in grade conto i pentiti. Ma la giustizia sportiva, purtroppo, è questa: la Juve, toccata nel vivo, lo scopre solo adesso. Prima le stava bene. Se avesse patteggiato i tre mesi, non avrebbe detto nulla. Ma Abete, da tempo, avrebbe dovuto avviare una riforma: e questa è una colpa. Ha aspettato troppo. E l'arroganza dei club, nel frattempo, è pericolosamente cresciuta. Petrucci aveva tentato un improbabile tavolo della pace: fu un fallimento.

Ora sarà difficile, il problema è che la Figc si sarebbe dovuta muovere a primavera avviando un piano dettagliato per riformare tutto il sistema, senza aspettare gli assist del Coni. La Superprocura così non funziona: bisogna tornare all'Ufficio Indagini di una volta. Ci sono troppe lentezze nelle inchieste e anche nelle sentenze, organici inadeguati e 007 sottopagati (40 euro a missione). Stefano Palazzi potrà restare al suo posto o sarà dirottato in qualche commissione giudicante tipo la Cgf (corte giustizia federale)? E poi bisogna mettersi d'accordo: pugno duro, tolleranza zero o (mezzo) colpo di spugna? Così, si fanno solo nemici. Non bisogna guardare in faccia a nessuno. Piccoli o grandi club che siano. Abete deve scegliere: lo faccia, ma in fretta. In autunno lo riconfermano per altri quattro anni alla guida della Federcalcio: di cose da fare ne ha tante. Troppe.

"Oh che bel castello marcondiro ndiro ndello,

oh che bel castello marcondiro ndiro ndà"

"Il mio è ancora più bello marcondiro ndiro ndello,

il mio è ancora più bello marcondiro ndiro ndà"

"E noi lo ruberemo marcondiro ndiro ndello,

e noi lo ruberemo marcondiro ndiro ndà"

"E noi lo rifaremo marcondiro ndiro ndello,

e noi lo rifaremo marcondiro ndiro ndà"

"E noi lo bruceremo marcondiro ndiro ndello,

e noi lo bruceremo marcondiro ndiro ndà"

"E noi lo spegneremo marcondiro ndiro ndello,

e noi lo spegneremo marcondiro ndiro ndà"

"Sparerem cannoni marcondiro ndiro ndello,

Sparerem cannoni marcondiro ndiro ndà"

"Spareremo i razzi marcondiro ndiro ndello,

Spareremo i razzi marcondiro ndiro ndà"

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Conte, Juventus, giustizia sportiva,

Figc, media: cronaca di un pasticcio

annunciato nel marasma italiano

di OLIVIERO BEHA (tiscali: socialnews 03-08-2012)

Vorrei provare a squarciare il velo di confusione e ipocrisia che avvolge il fattaccio Conte-Juventus-giustizia sportiva-Figc-media: sono pressoché certo che non vi è stata raccontata la verità, o voi non l'avete voluta intendere. Il tifoso juventino perché si sente ormai perpetuamente "fregato", dopo la vicenda di "Calciopoli" fatta passare per "Moggiopoli" come se tutto ruotasse solo intorno a Moggi e alla Juve, defenestrati 6 anni fa e ancora in cerca di giustizia. I tifosi anti-juventini perché ritenendosi a loro volta "fregati" da tanti episodi sospetti del passato (due a caso, il gol di Turone nel 1982, annullato, che scippò lo scudetto alla Roma per darlo alla Juve e quel rigore su Ronaldo del 1998 che decise un Juve-Inter con modalità analoghe e titolo sempre a casa Fiat), non vogliono minimamente distinguere il grano dal loglio.

Quando tre mesi fa viene fuori, dopo un anno di polemiche su "Scommettopoli", la vicenda Conte, coinvolto come allenatore del Siena in una delle ramificazioni dello scandalo, il presidente della Juventus appena scudettata e con pieno merito, Andrea Agnelli, difende il suo allenatore "senza se e senza ma". E' innocente, decide Agnelli per tutti, quindi è e rimarrà il tecnico juventino. Primo fondamentale errore. Bastava che dicesse come è giusto che fino a prova del contrario sarebbe valsa la presunzione di innocenza (per lui come per chiunque), per assumere una posizione seria e garantista: non garantista di Conte, ma della ricerca della verità e quindi della giustizia.

Perché con tanta arroganza e prosopopea l'Agnelli jr ha preso quella posizione anticipando qualunque verdetto? E' chiaro. Sentendosi depauperato in "Calciopoli" degli scudetti precedenti dalla gestione maldestra e iniqua della giustizia sportiva all'insegna del solito procuratore federale, Palazzi, pensava che la "ragion di stato" potesse impedire a priori altre conseguenze negative per la Juve. Che, lo ripeto per non essere frainteso (disciplina sportiva molto praticata nei miei confronti e in generale), non c'entra nulla con tale scandalo, se non per il fatto che Conte è oggi in panchina per quel club. Quindi Agnelli non è stato né logico né rispettoso (delle prerogative dell'istituzione giustizia sportiva, per risibile e inattendibile che sia) né tantomeno "prudente". Adesso sbraita e se la prende in saccoccia. Giustamente, mi pare: pensi ai suoi errori di comportamento.

Perché nel frattempo lo scandalo Conte, le partite accomodate, la responsabilità del medesimo sulla panchina del Siena -secondo le deposizioni di un suo calciatore "pentito", Carobbio, ritenute validissime dagli inquirenti – in bilico tra illecito sportivo e omessa denucia, si è allargato a dismisura. Allargamento che per chiunque conosca l'ambiente, e quindi anche per Andrea Agnelli, Marotta e compagnia cantante, juventina o di qualunque club, era tutt'altro che imprevedibile. Di qui l'atteggiamento di Antonio Conte, che spalleggiato dal suo presidente prima di qualunque interrogatorio, indagine, eventuale deferimento ed eventuale sentenza ha escluso ogni forma di patteggiamento: se lo spalleggiava uno come Agnelli, il minimo che potesse fare il suo famoso dipendente era dirsi estraneo "totalmente". Senonché le indagini hanno preso una brutta piega, e le certezze di Agnelli, Conte e compagnia cantante o non cantante (nel senso di non ammettente...) si sono via via sgretolate. Così che il patteggiamento di cui si parlava da giorni evitando la grana grossa e forse definitiva dell'illecito (apparentemente tanto più prefigurabile...) per circoscrivere il tutto all'omessa denuncia ha finito per sembrare la soluzione più ovvia, più accettabile, più "democristiana": tre mesi, e 200 mila euro di multa, da pagare da parte di Conte cioè della Juve, alla faccia della conclamata innocenza.

Una sorta di compromesso all'insegna della compravendita, anticipato alla stampa urbi et orbi dallo stesso Palazzi, organo accusatorio. Il tutto faceva sembrare la decisione dell'organo giudicante, la Commissione Disciplinare presieduta da Artico, una pura formalità. Questo fino a tre giorni fa, per tutti, da Conte alla Juve, da Palazzi alla Figc evidentemente in contatto e "collusi" o d'accordo su formula, mesi di squalifica e multa, passando per i media che ne hanno fatto ovviamente una notiziona, guardandosi bene dal valutarne il merito.

E invece in un rigurgito di dignità e di autonomia Artico e la Disciplinare che ti fanno? Si svegliano, e danno segnali di esistenza: ci siamo anche noi, e questo patteggiamento deciso sui giornali non ci va bene per niente, altrimenti fatevi tutto da voi come avete del resto sempre fatto (l'ultima nota è mia). Respinto "quel" patteggiamento ritenuto da un lato sproporzionato alla colpa e dall'altro "annunciato rovinosamente" prima del giudizio, Palazzi ha completato l'opera: dopo aver "patteggiato" sui giornali quei 3 mesi ne ha chiesti 15 di squalifica, come a dire "avevo scherzato".

Adesso, invece che invocare un salutare "tutti a casa" per Figc, Palazzi ecc. (meno Artico e Commissione, in questo caso specifico), e chiedere verità su Conte e sugli altri coinvolti, lo scandalo viene commentato dai tifosi di qua e di là senza entrare nel merito. Per questo la vicenda è una cartina di tornasole del pasticcio nazionale, del sistema-Italia sempre più insalvabile nel marasma: e adesso forza con le paturnie degli juventini, e con le contropaturnie degli altri, allegramente, verso il baratro...

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Juventus e Federazione, che teatrino

Tra il torbido del calcioscommesse, la squalifica richiesta per Antonio Conte, i 30 scudetti sul campo e quello di cartone del 2006, il tifoso italiano chiede solo un po' di tregua.

di GIAN PAOLO ORMEZZANO (FamigliaCristiana.it 03-08-2012)

Chissà se i veri appassionati di calcio, nel senso di gioco e non di perenne teatrino dei nostri difetti enfatizzati, esasperati, enucleati del tutto dal concetto vero e sano di sport, riusciranno, un anno o l’altro, un secolo o l’altro, un millennio o l’altro, a concedersi una vacanza nella pineta del buon senso, dell’onestà, della non partigianeria, ad andare ad abitare la faccia buona del satellite Tifo, dove si pratica l’amore per i propri colori e non l’odio per tutto ciò che non sta in sintonia con questo amore? Siamo assolutamente pessimisti, e quello che sta accadendo tra la federazione e la Juventus a proposito di Antonio Conte ci rafforza “maledettamente” in questo pessimismo.

Dovrebbe essere chiaro che non è possibile che tutta la ragione stia da una parte, tutto il torto dall’altra. Che se il club bianconero a Torino ha deciso, magari senza l’accordo pieno di Conte, restio a riconoscersi comunque colpevole, di andare verso il patteggiamento, qualcuno a Roma doveva averlo consigliato di fare così. Che però alla Juventus hanno creduto di poter imporre loro le condizioni del patteggiamento, istituto che sino a prova contraria è però modulato dal giudice, non dall’imputato. Che la giustizia federale, offesa, ha reagito chiedendo per Conte una pena forte, che magari al via del procedimento non si sognava di chiedere. Che la Juventus non può continuare a dirsi bersaglio di tutte le ingiustizie (e perché non chiedersi casomai il perché?), come fa dal 2006, quasi fosse un club piccolo e nero e non la società più amata e incoronata e spesso riverita d’Italia. Che la federazione dovrebbe rimarginare la prima ferita, quella dello scudetto 2006 assegnato troppo frettolosamente all’Inter.

Che però è assurdo e provocatorio l’atteggiamento della Juventus che si attribuisce trenta scudetti ignorando una giustizia federale che essendo umana non è perfetta, ma che in mille altre occasioni della sua lunga storia le ha fatto comodo accettare. Come è possibile pensare che si possa anzi debba andare avanti così, che da Torino si minacci una marcia su Roma, che a Roma prima si prospetti indulgenza poi si eserciti severità eccessiva? Che il resto del nostro calcio assista a questo teatrino senza volere anche per sé una parte, e importante, per sporca o sporcante che possa essere? Che appassionati “naturali” e appassionati drogati o sfruttati (anche dalla politica) non usino presto o tardi le tensioni per le loro bieche strategie? E come è possibile dirsi o almeno pensarsi sportivi perché si sa cogliere il bello dei Giochi olimpici e poi perdersi nelle pochezze, nelle miserie di questo calcio?

E se non ce la fa il Coni a fermare la rissa, ce la deve fare il governo (Monti potrebbe riprendere la parola), o si rischiano intrusioni forti e magari non competenti e quindi deleterie? Non abbiamo certezze, non presumiamo di sapere bene cosa fare. Semplicemente, e pensando che anche la stampa sportiva abbia le sue colpe, vogliamo confessare la nostra debolezza e intanto dire che non crediamo più a nulla se non alla magia: per cui nel calcio magicamente i dirigenti ed i tifosi ragionino, nel mondo delle scommesse magicamente si fermino i signori del crimine della truffa, nelle stanze dei bottoni magicamente si pensi alle asole e non alle pressioni sui bottoni stessi (ché poi se fossimo bottoni ci offenderemmo per l’accostamento con i pomelli che, premuti, scatenano le guerre).

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La Calciopoli eterna di Agnelli

di STEFANO OLIVARI dal blog GUERIN SPORTIVO.it 03-08-2012

Calciopoli per sempre. Andrea Agnelli e tutti noi usiamo la vicenda Conte-calcioscommesse come se fosse un capitolo, nemmeno conclusivo, di una storia che parte da lontanissimo. Precisamente dal 1994, quando Umberto Agnelli padre di Andrea affidò la Juventus a Giraudo e Moggi: due personaggi che al conteggio attuale risultano essere stati radiati dal calcio, per tacere della giustizia ordinaria (che al momento non gli ha detto bene, comunque). E’ uno schema mentale, quello della Calciopoli eterna, che fa comodo ai media, per evidenti motivi (pro Juve o contro Juve, l’importante è cliccare o stare attaccati al televisore, mentre i dati di vendita dei giornali danno indicazioni diverse), ma anche alla stessa Juventus che può così fare la parte della ‘creditrice’ di qualcosa nei confronti di una Figc sotto scacco e che si era coperta di ridicolo nella vicenda della maglia tarocca. Antonio Conte è una vittima, non nel senso che con le accuse di Carobbio non c’entri niente (non lo sappiamo), ma in quello che gli è stato impedito dalla Juventus di difendersi come avrebbe voluto, andando in giudizio alla ricerca dell’assoluzione che lo avrebbe restituito al calcio senza la macchia che un patteggiamento, un qualsiasi patteggiamento (per i giuristi in canottiera e anguria alla mano non è un’ammissione di colpa, ma il messaggio è di sicuro questo) gli avrebbe lasciato. Il patteggiamento concordato con Palazzi, incredibilmente contestato da un gruppo di tifosi juventini, era stato troppo light anche rispetto a quello pur morbido che in molti (anche noi) avevano previsto:un errore strategico della Juventus ma anche di Palazzi, con l’istanza respinta dalla Disciplinare per evidente non congruità (con casi analoghi). Risultato: senza patteggiamento la richiesta di Palazzi è ‘dovuta’ essere di 15 mesi, 6 per ogni omessa denuncia pi 3 per la reiterazione del reato. Insomma, questo ‘sistema dittatoriale’ (per usare l’arrogante espressione di Agnelli, che pensa di vivere nell’Italia degli anni Settanta) della Figc è stato quasi costretto a questa richiesta. Che però, al di là delle drammatizzazioni strumentali (sempre nell’ottica ‘creditizia’), non deve preoccupare più di tanto la Juventus. Visto che tutto è trattabile, Conte se la può cavare con 4 mesi di (relativo, visto che dalla tribuna potrà telefonare o far telefonare a Baroni) stop. A meno che, appunto, non convinca Agnelli che sia meglio il processo e quindi il muro contro muro. Certo è che Calciopoli non finirà mai, fra chi ritiene di essere stato l’unico capro espiatorio di un sistema marcio a ogni livello (la Juventus), chi ritiene che uno scudetto a tavolino sia niente in confronto a dodici anni di Moggi e Giraudo (l’Inter) e chi è obbligato ad avere una posizione ambigua (il Milan), visto che è riuscito a stare ad alto livello sia nel pre che nel post. Siccome si parla dell’80% del tifo italiano, è evidente che questo argomento tiri più del calciomercato finto.

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Juve, guarisci dalla sindrome di calciopoli

di SIMONE ETERNO dal blog PALLONATE (EUROSPORT.COM 03-08-2012)

Se non fossimo in Italia, qualcuno ci prenderebbe per pazzi. Andrea Agnelli, la Juventus, la giustizia sportiva. E chi più ne ha più ne metta. In un agosto povero di mercato e ricco, come al solito, di polemiche, giusto quello che ci mancava era un scontro testa a testa, di nuovo, tra Juventus e FIGC.

Stiamo per entrare in un argomento altamente delicato e, come tale, cercheremo di farlo nella maniera più chiara possibile. Perché tante sono le opinioni ma tanta è, ahinoi, l'ignoranza sull'argomento in questione.

IL PROCESSO - Partiamo con ordine e facciamolo dal principio. Il fatto è questo. C'è un pentito, Carobbio, che sulla base delle inchieste della procura di Cremona, è ritenuto credibile dal procuratore federale della FIGC Stefano Palazzi. Palazzi, dopo aver sentito la testimonianza di Conte, decide che l'allenatore della Juventus non è indagato per illecito sportivo (e qui ci va quasi leggero vista la testimonianza di Carobbio), ma lo accusa soltanto di omessa denuncia per due gare: Novara-Siena (1-1) e Albinoleffe-Siena (finita con la vittoria dei bergamaschi). Per ognuna delle due gare in questione, Conte, rischia il massimo di 1 anno. 1+1 fa 2. Due anni, quindi, sarebbe il massimo della pena che Conte potrebbe prendere in termini di legge.

L'INCREDIBILE - I legali di Conte (e della Juventus), consapevoli della delicatezza della posizione ma, soprattutto, del fatto (è fondamentale ripeterlo) che la testimonianza di Carobbio sia ritenuta altamente credibile e che di fatto su questa si basi tutto il processo, consigliano (e convincono) uno scettico Conte a patteggiare. Conte chiede 3 mesi in tutto e un'ammenda di 200 mila euro. Palazzi, procuratore federale, ritiene il patteggiamento congruo ma, a decidere, non è lui, bensì la commissione disciplinare della FIGC che, nella figura del presidente Sergio Artico, rifiuta clamorosamente (non succede praticamente mai!) il patteggiamento.

Apriti cielo. E' qui che nasce il clamoroso incendio che continuerà a bruciare, da qui alla prossime settimane, il già torrido clima dell'estate italiana.

ATTACCO RAGIONATO? - Sì perché la Juventus, nella figura di Andrea Agnelli, probabilmente affetto ancora dalla sindrome di Calciopoli (e questo è comprensibile), percepisce il fiuto di Artico e della FIGC come l'ennesimo affronto al club di Corso Galileo Ferraris. Quello meno comprensibile però è perché la Juventus si scaldi così tanto. Conte, Stellini, Alessio, Stellini, Bonucci e chi più ne ha più ne metta, sono accusati di fatti che con la Juventus non hanno nulla a che fare. Gli illeciti (o presunti tali), risalgono ai tempi in cui questi attuali tesserati bianconeri facevano parte di altre società (per la precisione Siena e Bari). Agnelli però la vede come una questione di principio e, per dirla con parole povere, la prende sul personale; quindi anziché riformulare un nuovo patteggiamento - magari di 4 mesi - e andare probabilmente incontro alla chiusura definitiva della questione (per farvi capire il Siena aveva chiesto un primo patteggiamento di -5 punti di penalizzazione, gli è stato rifiutato, ha chiesto un -6, è stato accettato...), sceglie lo scontro. Niente patteggiamento. Si attacca a testa bassa. Si va al processo. E con buone probabilità si perderà Conte per un anno perché a quel punto, Palazzi, che per lavoro deve formulare una richiesta di pena, per Conte si attesta sui 15 mesi (a fronte dei 24 massimi che avrebbe potuto chiedere!).

QUANTO RISCHIA CONTE? - Posto che sulla testimonianza di Gervasoni e Carobbio si basa tutto questo filone e che questi due pentiti, meglio ribadirlo una terza volta, sono ritenuti credibili, Conte è praticamente spacciato. Con i tre gradi di giudizio l'allenatore della Juventus probabilmente riuscirà a limare la pena ma la Juventus, comunque, ha altissime probabilità di perdere il proprio allenatore più a lungo di quanto non avrebbe fatto patteggiando.

(IN)GIUSTIZIA SPORTIVA - Se la decisione di Agnelli, il comunicato stampa e l'attacco del presidente della Juventus sono francamente discutibili oltre che autolesionisti, c'è da sottolineare anche la scandalosa situazione della giustizia sportiva italiana che, probabilmente gelosa dei colpi di spugna di quella ordinaria, cerca di imitarla e superarla. Sì perché al termine di questa vergognosa pagina del calcio italiano, agli occhi della gente, la situazione potrebbe essere questa. C'è un reo confesso, Carobbio, che pentendosi e collaborando dopo aver fatto le più becere schifezze, se ne uscirà con una squalifica di 4 mesi e un ammenda. C'è poi chi invece, non denunciando ciò che ha visto, si troverà a star fermo come minimo 8-10 mesi. Un po' come dare 4 mesi a un assassino e 8 al negoziante che gli ha venduto la pistola. Per fare il verso a un famoso spot di una casa sportiva: Italy, impossibile is nothing.

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La Giustizia Emotiva

di IVAN ZAZZARONI dal blog Il calcio è un cartone animato per adulti (Deejay.it 03-08-2012)

Com’è possibile passare in meno di ventiquattr’ore – e in assenza di nuovi elementi – da un patteggiamento di 3 mesi più 200mila euro alla richiesta di 15 mesi di stop?

O era sbagliato il primo, o è folle la seconda. Di solito il patteggiamento riduce la pena della metà o giù di lì e sappiamo tutti che per un’omessa denuncia il minimo è sei mesi (nel caso di Conte si parla di due). Ma allora, rigettato l’accordo dalla Disciplinare, perché mai Palazzi ha formulato una richiesta che quintuplica la punizione sommando in qualche modo i sei mesi della prima omissione ai sei della seconda con l’aggiunta di tre (44 gatti in fila per sei…)?

Siamo di nuovo alle prese con la Giustizia Emotiva? Già sei anni fa la rapidità imposta dalle scadenze del campionato e le tensioni e confusioni del momento portarono a sentenze in seguito dimostratesi più che discutibili.

Sono convinto che la Figc in questa caso non c’entri – nessun condizionamento, dunque – anche perché il procuratore gode di un’autonomia illimitata, la stessa garantita al giudice sportivo Tosel: il problema, ora, è ottenere la risposta alla domanda iniziale.

Un errore Palazzi l’ha certamente commesso: o patteggiando una miseria o, in un secondo tempo, inseguendo sommariamente la congruità perduta.

Una previsione? Questa brutta storia si chiuderà con 6, 7 mesi di squalifica. Ma la discussione sulla “qualità” della GS non si fermerà e il clima del nostro calcio non perderà quel senso di irrespirabilità che l’accompagna dal 2006.

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Masiello: una punizione esemplare

di DINO AMENDUNI (ilFattoQuotidiano.it 03-08-2012)

Scrivo un post di pancia e da profano, con tutti i limiti che l’emotività e l’ignoranza portano in dote a un testo scritto.

Andrea Masiello è stato squalificato per due anni e due mesi (patteggiamento) per aver partecipato alla compravendita del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2009. Una partecipazione abbastanza significativa, dato che lo stesso Masiello ha realizzato volutamente un autogol, necessario al raggiungimento dell’obiettivo truffaldino.

Sono profano perché non conosco la giustizia sportiva né mi sto applicando particolarmente per conoscerla meglio di così (a differenza dei poveri tifosi della Juventus, che in queste settimana stanno manifestando tutta la loro competenza). Sono profano perché non conosco le carte del processo. Sono profano perché non so se Masiello ha ricevuto il massimo della pena. Ma da profano sento di dire che questa sentenza è stata esemplare.

Esemplare perché il messaggio che arriva agli sportivi è fin troppo chiaro: la gamma di illeciti che puoi fare evitando la radiazione e dunque la fine della tua carriera è molto ampia. Anche se vendi una partita, anche se quella partita è il derby (non è un aggravante dal punto di vista giudiziario, ma certamente lo è dal punto di vista sportivo), anche se ti sei personalmente arricchito da questa operazione puoi cavartela con un patteggiamento e poco più di due anni di squalifica.

È un messaggio deprimente, che arriva a tutti, agli esperti ai profani, agli agonisti e ai dilettanti, e che non contribuisce certamente a creare le condizioni per cui ci si possa sentire sicuri che certi fatti, anche in un futuro prossimo, non accadano più in futuro.

Se gli appassionati più innamorati non rinunceranno a seguire la propria squadra del cuore, qualsiasi cosa succeda, lo stesso non accadrà per i profani, che al fastidio della sentenza forse si ritroveranno a confrontarsi con uno spiacevole retropensiero: ogniqualvolta il mondo del calcio è stato obbligato ad affrontare uno scandalo (quasi ogni anno, in verità) sembra scattare un concorso di tutte le parti chiamate in causa finalizzato a minimizzare l’impatto di quello scandalo sull’opinione pubblica e sul funzionamento del sistema-calcio.

Ma se i profani si disamorano delle vicende calcistiche, smettono di comprare i biglietti per lo stadio, gli abbonamenti alla pay-tv, il merchandising. E la macchina, piano piano, rallenta fino a fermarsi.

Forse è il momento di non aver paura di dare punizioni esemplari (ma esemplari per davvero) a chi sbaglia. Il colpo, a caldo, sarà certamente molto più duro, ma probabilmente si potrà tornare ad aver fiducia in questo meraviglioso gioco che scalda i sentimenti di tantissimi italiani. Sentimenti che andrebbero rispettati. Anche se profani.

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Quando la giustizia sportiva riesce a negare evidenze ed a giustificare,

anzi avallare inconsistenze, c'è poco da fare... se non la guerra.

A meno che tutti quei giudici non siano anti-juventini cronici.

W Lotitus!

___

Corriere della Sera - Roma 11-07-2012

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