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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Gazza Connection

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IL COMMENTO

La comproprietà

uso solo italiano

Causa tante liti

ma serve a tutti

di CARLO LAUDISA (GaSport 19-06-2012)

Quella della compartecipazione è un'usanza tutta nostra e ogni anno

offre emozioni e ripicche. Quest'anno di più. Un po' per necessità a causa

dei pochi denari in giro. molto per la rivalità tra le grandi. In mezzo c'è

sempre la Juve. Con l'Inter e il Milan co-protagoniste di un film all'insegna

dei dispetti. E' dura scoprire chi ha scagliato la prima pietra. Impossibile,

quindi, indicare un colpevole. Ma nessuno si sta risparmiando.

Aggiungiamoci che proprio sabato scorso Beppe Marotta, a. d. della società

campione d'Italia, si è lamentato dell'intromissione nerazzurra su Giovinco.

Evidentemente non si è limitato alle rimostranze con toni moraleggianti. Sotto

traccia la dirigenza juventina s'è mossa subito per restituire il favore ai

nerazzurri sul fronte Ranocchia e Destro, mentre ha sconfinato in casa

rossonera per l'affare-Acerbi. Un gioco al rialzo che difficilmente porterà i

bianconeri a centrare tutti questi obiettivi, ma di sicuro sta gettando

scompiglio in campo avverso.

Ieri da Palazzo Saras e da via Turati non sono giunte repliche, ma il

nervosismo è palese. E ciascuno ha le sue ragioni. A casa Moratti da sempre

il mercato è occasione di scontro con gli juventini. Invece il Milan da sempre

alleato ha scoperto solo a gennaio gli sconfinamenti bianconeri. Il primo

incidente diplomatico è riferito all'inserimento da Torino su Carlitos Tevez.

Poi, Andrea Agnelli si chiariscono. Ma ora siamo punto e a capo con Acerbi

su cui i rossoneri vantano una promessa di Preziosi. Intanto il prezzo sta

aumentando e le lusinghe di Marotta potrebbero cambiare facilmente le carte

in tavola. Lo stesso discorso va fatto per l'Inter con Mattia Destro. E anche in

questo caso c'è il Genoa a fare da arbitro. Una situazione scomoda per tutti

che ha il clou proprio questa settimana. Una volta evitate le buste di venerdì

per chi ci riuscirà, poi, si tornerà alle sfide più classiche. Resta, però,

l'anomalia delle comproprietà. In nessun altro Paese esiste questa

consuetudine che crea pure complicazioni patrimoniali. Solo 3 mesi fa è stata

disinnescata una costosa contesa con l'Erario. Molti vorrebbero abolirla. Ma

alla fine resiste. Forse perché alla lunga ci guadagnano tutti. Nonostante i

dispetti.

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TempiSupplementari

di ALBERTO CERRUTI

(GaSport 19-06-2012)

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GaSport 19-06-2012

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GaSport 19-06-2012

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«Pentiti credibili»

Prima stangata

a club e tesserati

Dalla Disciplinare squalifiche e penalizzazioni

Pescara e Padova -2, Novara e Reggina -4

di MAURIZIO GALDI (GaSport 19-06-2012)

«Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio sono credibili». Al di là della sentenza

della Disciplinare sul primo procedimento di quest'anno sul calcioscommesse,

è questo l'aspetto che emerge leggendo le 80 pagine del comunicato ufficiale.

E non poteva essere diversamente. Confermate le nostre anticipazioni

della vigilia. Ci sono quattro prosciolti, quattro radiati, due derubricati, ventuno

società sanzionate (tra decisioni e patteggiamenti) con la conferma dei due

punti di penalizzazione per l'Atalanta in A. Per il resto sanzioni pesanti tra

i tre e i quattro anni con una sola sorpresa: per Marco Paoloni era stata

chiesta una squalifica di sei mesi, ma la Disciplinare ha detto «quattro anni».

Le certezze Oltre alla credibilità di Gervasoni e Carobbio, la Disciplinare

(presidente Sergio Artico, vicepresidente vicario Claudio Franchini,

componenti Riccardo Andriani, Valentino Fedeli e Andrea Morsillo) ha

anche confermato che per Padova-Atalanta c'è stata una combine per il

pareggio e per questo Santoni è stato sanzionato con la radiazione e Doni

e l'Atalanta hanno patteggiato. Altra certezza è la responsabilità oggettiva

in caso di associazione che «trasmigra» anche col nuovo tesseramento e

questo ha portato alle sanzioni per Siena, Sampdoria e Spezia per le «colpe»

di Carobbio (la prima e la terza) e Bertani (la seconda), anche se la sua

posizione è stata stralciata.

Prosciolti o derubricati Quattro tesserati: Shala e Coser (che

rispondevano di illecito), Consonni e Sarri (deferiti per omessa denuncia).

Due posizioni derubricate: Vincenzo Santoruvo (da illecito a slealtà) è

sanzionato con sei giornate di squalifica per i fatti di Frosinone-Grosseto,

e quella di Eduardo Catinali (da illecito a omessa denuncia e scommesse)

sanzionato con nove mesi di squalifica (sei per la prima e tre per le seconde

senza neanche l'aggravante delle ammende perché fatti commessi prima

dell'entrata in vigore delle modifiche al Codice di giustizia sportiva).

Le società Le posizioni più pesanti erano a carico di AlbinoLeffe e Piacenza,

ma la Disciplinare ha saputo equilibrare durezza e permanenza in vita delle

società: 15 punti alla prima e 11 alla seconda che potrebbero non

comprometterne il futuro rispettivamente in Prima e Seconda divisione. Il

lavoro dell'avvocato Di Cintio ha favorito anche la riduzione della sanzione

del Novara da sei a quattro punti. E possono essere soddisfatti anche i legali

di Ancona (da -10 a -8) e della Reggina (da -6 a -4). Molto arrabbiati invece

a Pescara e a Padova dove le posizioni, rispettivamente, di Nicco e Italiano

hanno penalizzato di due punti i club.

L'appello Ora per i difensori (ma anche per la Procura federale) scattano

i termini di presentazione degli appelli. La segreteria della Corte di giustizia

federale sarà aperta per i prossimi quattro giorni per i depositi. I prosciolti

potrebbero essere appellati dalla Procura, ma anche i derubricati e per questo

solo venerdì si saprà quanti avranno effettivamente fatto appello. Poi ci

saranno ulteriori due giorni per le «controdeduzioni». La Corte di giustizia

federale a sezioni unite dovrebbe essere convocata tra il 2 e il 3 luglio.

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LE REAZIONI QUASI TUTTE LE SOCIETA’ PREPARANO IL RICORSO, ANCHE L’ALBINOLEFFE CONTRO IL -15

Petrucci: «Sarà un'estate difficile»

Il presidente del Coni guarda ai prossimi processi

L'ira del Pescara, Novara soddisfatto

art.non firmato (GaSport 19-06-2012)

C'è chi annuncia «immediato ricorso», chi invece accetta la sentenza, chi

si dichiara convinto che «alla fine giustizia sarà fatta». E poi c'è il commento

del presidente del Coni, molto preoccupato per un'estate che si preannuncia

«caldissima». Non si sono fatte attendere le reazioni ai verdetti emessi ieri

mattina dalla Disciplinare. Importanti le parole di Gianni Petrucci. Queste:

«Pene leggere sul calcioscommesse? Non è una interpretazione giusta, chi

ha giudicato ha gli atti, la cultura e l'esperienza per darle. Le società dicono

che è stata più pesante di quello che pensavano ma è la logica di ogni

sentenza. Tolleranza zero e radiazione, sono parole che lasciano il tempo che

trovano. Sarà una estate molto impegnativa per il calcio italiano. La realtà è

che abbiamo trovato magistrati molto bravi e preparati».

Ricorso quasi per tutti Di certo non vuol sentir parlare di «pene leggere»

il Pescara. Il presidente Daniele Sebastiani è categorico: «Non ci aspettavamo

questa decisione. Ci aspettavamo anzi di essere prosciolti. Inoltreremo subito

appello perché siamo convinti di non avere fatto nulla. Se ci sarà bisogno,

fino al Coni». Più distensivo il commento di Massimo De Salvo, patron del

Novara. «Lo sconto? Sono soddisfatto perché risulta evidente che la

Disciplinare ha valutato positivamente le nostre azioni volte a scongiurare

eventuali illeciti. Mi pare evidente che la nostra linea difensiva sia stata

compresa e valutata. Ora vedremo se in secondo grado potremo avere ulteriori

apprezzamenti». Ricorso immediato dell'AlbinoLeffe, nonostante i 15 punti dati

rispetto ai 29 richiesti da Palazzi. In un comunicato il club sottolinea: «Pur

avendo apprezzato la motivazione in cui è evidenziato che il club è stato

danneggiato dal comportamento illecito dei propri tesserati, la società

ritiene troppo severa la penalizzazione». Anche il Padova ha preannunciato il

ricorso dopo il -2. «Aspettiamo di avere in mano l'intera documentazione — ha

detto il presidente Cestaro —. Studieremo bene le carte e poi faremo ricorso.

Conosciamo da tempo Vincenzo Italiano come uomo e come giocatore e

crediamo fermamente nella sua buona fede». Anche molti giocatori

squalificati, attraverso gli avvocati, preparano le armi in vista del ricorso. «Le

sentenze non vanno commentate, ma solo condivise» ha dichiarato infine

Piero Gnudi, ministro per lo Sport.

___

Giustizia a doppia faccia

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 19-06-2012)

L’OUTING, gli azzurri non lo fanno, con buona pace di Cecchi Paone. Lo

fa, invece, la Disciplinare, ma per motivare la bocciatura in massa di

tesi avverse dei difensori. I tapini volevano confronti in aula coi pentiti

Carobbio e Gervasoni, ma i giudici di prime cure tagliano corto (ma quale

contraddittorio d’Egitto!) e ammettono: «Gran parte delle difese dei deferiti

sollevano eccezioni e propongono istanze sulla base di un presupposto

erroneo. Pretenderebbero infatti di applicare al procedimento sportivo norme

e principi propri dell’ordinamento penale. Nel processo penale, fondato

sul sistema accusatorio, la prova si forma nel dibattimento. Al contrario nel

procedimento sportivo ha valore pieno di prova quanto acquisito nella fase

delle indagini o prima ancora dell’apertura di esse (ad esempio, i rapporti

arbitrali che godono perfino di fede privilegiata) o da indagini svolte in altro

tipo di procedimento (gli atti inviati dall’Autorità Giudiziaria)». A parte l’italiano,

opinabile, senza se e senza ma dimostra la dichiarazione di “dipendenza”

della giustizia sportiva da quella penale (solo nella fase accusatoria, però)

e l’inutilità dei processi sportivi. Che assolvono solo in caso di errore di

persona per tutelare i pentiti, che una volta erano panda, oggi si affollano

facendo di conto e di sconto. Calciopoli per costoro - e alla faccia del

Tavolo Coni di dicembre - è stata un successo.

___

l'opinione

PENTIRSI PAGA MA

DICONO SOLO VERITA’?

di ETTORE INTORCIA (CorSport 19-06-2012)

Patteggiare o farsi giudicare, due strategie difensive che sono anche scelte

di vita. Sì, perché chi ha collaborato con la Procura Federale ha ottenuto

sanzioni lievi e può immaginare un futuro nel calcio, gli altri no, anche per

motivi anagrafici. Collaborare premia, la Figc lo aveva promesso. Ma oggi

paga di più “pentirsi”. Vuotare il sacco, accusarsi e accusare gli altri,

raccontare di tutto e di più. Ammettere di aver taroccato partite e tirato su

anche un bel gruzzolino grazie alle scommesse (a proposito, il malloppo

dov’è?). Il “pentitismo” ha scritto, nel bene e nel male, la storia

giudiziaria di questo Paese: è servito a sconfiggere il terrorismo, è servito

a istruire il maxiprocesso contro Cosa Nostra. Il calcio l’ha scoperto in

ritardo: Micolucci ha aperto la strada un anno fa, questa volta hanno

cantato tutti. Gervasoni e Carobbio, principalmente. Tutti ritenuti credibili.

Eppure il dubbio è legittimo: siamo sicuri che dicano sempre la verità,

tutta la verità? Parlano per un sincero pentimento o solo per incassare lo

sconto, a costo di tirare in ballo chi non c’entra? Resta una certezza: l’idea

di poter rivedere Gervasoni e Carobbio in campo fra 20 mesi è francamente

imbarazzante, anche per la Figc che ha tirato le orecchie a Procura e

Disciplinare. Rischia di passare il messaggio sbagliato: truffate pure i

tifosi, tanto basta pentirsi. O almeno, farlo credere.

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Manca il tempo per il processo ai big della serie A

Arianna Ravelli - Corsera -19-06-2012

Non ancora archiviata la prima tappa stagionale di processi al calcio (quelle di ieri erano le sentenze di primo grado, ma la prossima settimana si terrà il secondo davanti alla Corte di giustizia federale) è già il caso di pensare a quello che verrà. Tanto per cambiare, il processo in arrivo sarà maxi e i tempi saranno ultra-mini. Sempre che siano sufficienti. Come si sa, dalle procure di Bari e Cremona è stato fornito alla giustizia sportiva il materiale (e altro potrebbe arrivare) per il salto di qualità, che porta dritto al cuore della serie A e dei suoi protagonisti, da Stefano Mauri (Lazio), a Omar Milanetto (all’epoca dei fatti al Genoa), da Stefano Guberti (all’epoca Sampdoria) ad Antonio Conte — accusato dal «collaboratore» Filippo Carobbio —, e che dovrà prima o poi essere sentito dalla Procura federale per chiarire la propria posizione. L’allenatore della Juve sarà in buona compagnia. Sono centodieci i tesserati da ascoltare (che si sommano ai circa quaranta già passati per gli uffici della Federcalcio): verosimilmente le audizioni cominceranno il 2 luglio. Gli uomini di Stefano Palazzi dovranno fare gli straordinari per riuscire a sentire tutti in quindici giorni. Poi Palazzi dovrà decidere i deferimenti, e infine si celebreranno i processi. Le sentenze di ieri — per avere un riferimento — sono arrivate un mese abbondante dopo i deferimenti (9 maggio). Adesso, di fronte a un processo più corposo, si chiede di fare prima. È comunque impossibile che si arrivi a sentenza entro il 2 agosto, quando l’Inter dovrà scendere in campo per i preliminari di Europa League: ma se si dovesse scoprire, in seguito a un’eventuale penalizzazione della Lazio, che l’Inter i preliminari non li doveva giocare? Soluzione non c’è. Di più. L’Italia potrebbe anche perdere una squadra nelle Coppe. Perché è vero che l’Europa League potrebbe iniziare con la Lazio iscritta come partecipante e la squadra essere poi eventualmente sanzionata in corsa, ma se fosse eliminata per la questione etica, a quel punto la Roma (prima esclusa) non potrebbe essere ripescata. Un bel pasticcio. Non è finita. Ci sarà comunque da correre anche per rispettare l’altra scadenza, quella del 10 agosto, data attorno alla quale vanno stilati i calendari perché il 26, a meno di clamorosi slittamenti al momento non in preventivo, inizia il campionato. In sostanza, neanche un mese per processare la serie A e cercare di chiarire uno degli scandali più gravi che ha colpito il calcio di casa nostra. E c’è chi pensa di rinviare tutto a settembre…

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Stangata su giocatori e club

"Carobbio, pentito attendibile"

Matteo Pinci - La Repubblica - 19-06-2012

Più che per i nomi coinvolti, la prima sentenza sportiva del processo al calcioscommesse, interessa per ciò che rappresenta. Un verdetto timone a tutti gli effetti, quello emesso dalla Commissione Disciplinare (Cnd) in merito al lavoro della procura di Cremona. E che orienterà, inevitabilmente, le altre sentenze dell’estate, quando a giudizio finirà una fetta dell’attuale serie A. L’ipotesi accusatoria del procuratore Federale Palazzi, in sede di giudizio, ha tenuto saldamente. Soprattutto nella credibilità, riconosciuta dalla commissione presieduta da Artico, dei due grandi accusatori Gervasoni e Carobbio. Definiti, nella stesura delle determinazioni, «credibili e coerenti». È senza dubbio questo l’elemento di maggior rilievo che emerge dalla lettura delle 80 pagine redatte dalla Cnd e controfirmate dal presidente federale Abete. Soprattutto perché fa tremare, oltre ai 21 club sanzionati e ai 52 tra giocatori e dirigenti colpiti, società e tesserati del secondo filone dell’indagine di Cremona, contro cui – ad esempio – lo stesso Carobbio ha puntato l’indice. A partire dall’allenatore della Juventus Antonio Conte e dal presidente del Siena Massimo Mezzaroma. Ovviamente da verificare se il presupposto reggerà anche nel secondo grado, di fronte alla Corte di Giustizia Federale. Ma in attesa che i tesserati indagati nel secondo filone di Cremona, e in quelli di Bari e Napoli, vengano ascoltati dalla Procura Federale, la Disciplinare ha fornito la prima linea guida. Quasi un avviso ai naviganti: in fondo, i limiti della giustizia sportiva impongono di punire di fronte a indizi univoci e concordanti. Anche per questo, il messaggio evidente è che gli organi giudicanti siano disposti ad alleggerire le sanzioni per chi scelga di mostrarsi collaborativo. Lo dimostrano le richieste di patteggiamento accolte dalla procura e riconosciute dalla Disciplinare, che premiano chi ha scelto di patteggiare, come il Grosseto (6 punti per 8 partite alterate), e di collaborare, come gli stessi Carobbio e Gervasoni, 20 mesi a testa, ma anche Cristiano Doni, 2 anni anche se in aggiunta ai 3 e mezzo già ricevuti, e con l’unica eccezione di Paoloni. Pugno duro, invece, nei confronti dei tesserati andati a giudizio, e per molti dei quali sono state rispettate alla lettera le richieste di Palazzi: si passa dai 5 anni con preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria Figc inflitta a Sartor e Zamperini, Mario Cassano e Santoni, fino ai 3 anni e 6 mesi di Ventola. Decisamente più morbida la mano con i club. Verso chi come il Novara ha scelto una forma collaborativa attiva, sottoscrivendo un accordo con Federbet per il controllo dei flussi anomali: da 6 a 4 punti di penalizzazione. Ma soprattutto verso Albinoleffe e Piacenza: da -27 a -15 il primo, da -19 a -11 il secondo, per uno sconto complessivo di 20 punti. È la fine, o quasi, della responsabilità oggettiva che decade almeno quando la squadra è penalizzata dal comportamento illecito dei propri tesserati. Non facile spiegarlo al Pescara, unico club di serie A penalizzato in questo processo (oltre all’Atalanata), per 2 punti. Perplessità anche per Sampdoria, Siena e Spezia, multate – 50 mila euro per le prime due, 30 mila l’altra – per i tesseramenti di Bertani e Carobbio, responsabili sì, ma con altre maglie. Impossibile, però, provare che fossero usciti dall’associazione. Anche di questo si discuterà nel secondo grado: due giorni per presentare i ricorsi, altri due per chiedere gli atti e depositare le motivazioni. Il via al processo all’inizio della prossima settimana, ma non durerà più di due giorni. Con un centinaio di persone ancora da ascoltare e almeno un altro processo sportivo da imbastire, i tempi sono strettissimi.

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SCOMMESSE: CONTE, È ALLARME ROSSO

Carobbio credibile: il tecnico rischia

PAOLO ZILIANI - sportmediat.it -19-06-2012

Come butta, per l’allenatore della Juventus Antonio Conte, alla vigilia del processo-2 del calcioscommesse che lunedì 18 giugno ha chiuso il suo primo atto con le sentenze della Disciplinare? Sono successe cose che possono tranquillizzarlo? Oppure cose che devono allarmarlo? Per quanto incredibile possa sembrare, visto che Conte è l’allenatore della Juventus, la squadra campione d’Italia, e non un pinco pallo qualsiasi, non c’è nessuno - in televisione, sui giornali - che provi a dire qualcosa sulla sua (delicatissima) posizione. Conte è indagato per fatti successi un anno fa, quando allenava il Siena, e per la Procura di Cremona (che gli ha perquisito la casa) grava su di lui l’accusa, non leggera, di “associazione per delinquere”.

E insomma, va be’ che il meccanismo della negazione, in campo psicologico, è un classico, e quello della rimozione pure: ma fare finta di non vedere quel che sta succedendo, fingendo che non sia successo nulla, nel processo-scommesse chiusosi lunedì con le sentenze di primo grado, ci sembra sbagliato.

Come giustamente sottolinea oggi, martedì 19, “La giornalaccio rosa dello Sport”, nel processo-1 del calcioscommesse chiusosi lunedì è successa una cosa importantissima: i due super-pentiti Gervasoni e Carobbio, implicati in decine di casi di partite combinate, sono stati ritenuti credibili dai giudici. E di conseguenza è stato ritenuto credibile l’impianto accusatorio di Palazzi, basato essenzialmente sulle confessioni dei due giocatori in questione. In virtù di questo convincimento, i giudici hanno comminato sanzioni durissime a carico della stragrande maggioranza dei tesserati e dei club coinvolti nel procedimento, più lievi a chi ha preferito scegliere la strada del patteggiamento.

Direte, che c’entra Conte? Risposta: Conte c’entra moltissimo perché ad accusarlo è proprio uno dei due super-pentiti ritenuti credibili dai giudici, e cioè Carobbio, suo giocatore ai tempi del Siena. Seguiteci. Per la combine della partita di Coppa Italia Chievo-Novara 2-2, nella quale vennero coinvolti giocatori del Novara anche di primo piano come il portiere Fontana e gli attaccanti Ventola e Bertani, le accuse del super-pentito Gervasoni sono state ritenute veritiere. E i giocatori di cui sopra sono stati duramente sanzionati: Fontana e Ventola sono stati squalificati, entrambi, per 3 anni e mezzo (in pratica la loro carriera è finita), mentre la posizione di Bertani, uno dei calciatori finiti in galera, è stata stralciata: sul suo conto il giudizio arriverà al termine del processo-2, quello che vedrà alla sbarra proprio Conte e il suo staff. Procedimento in cui si parlerà appunto di Novara-Siena del 30 aprile 2011, gara per cui – come racconta Carobbio – venne raggiunto tra i due club l’accordo per il pareggio.

Ma perché Conte deve preoccuparsi dopo le prime sentenze del processo-scommesse atto 1? Secondo noi per almeno quattro buoni motivi.

Punto 1, il suo accusatore, Carobbio, viene ritenuto dai giudici della Disciplinare credibile: se così non fosse, nel processo-1 ci sarebbero state assoluzioni a pioggia mentre invece sono arrivate solo condanne, alcune pesantissime. Difficile pensare che per le accuse sul conto di Conte, all’improvviso, Carobbio venga ritenuto inattendibile: sarebbe un colpo alla credibilità dell’intero lavoro svolto fin qui dalla Procura e alle sentenze emesse lunedì.

Punto 2, l’accusa che Carobbio muove al suo ex allenatore è un’accusa pesante: secondo Carobbio, Conte avrebbe detto ai giocatori, in sede di riunione tecnica (cui partecipavano allenatore, vice-allenatore, preparatore dei portieri e collaboratore tecnico), nei giorni precedenti Novara-Siena, di stare tranquilli perché col Novara c’era già l’accordo per il pareggio. Conte deve dunque difendersi dalla gravissima accusa di illecito, tra l’altro portato a termine e “consumato” (la partita finì 2-2, pari e scommessa over), e non semplicemente di omessa denuncia, reato che porterebbe a sanzioni più lievi. E per un illecito, specie se consumato, la sanzione è pesantissima e i 3 anni e mezzo inflitti a Ventola e Fontana del Novara – tanto per rimanere in tema – sono lì a dimostrarlo.

Punto 3, lo staff tecnico del Siena è sotto accusa anche per la combine di Albinoleffe-Siena 1-0 (fine campionato, Siena già promosso, Albinoleffe che deve salvarsi). Secondo Carobbio, alla fine di Siena-Albinoleffe partita d’andata (8 gennaio 2011) il vice di Conte, Stellini, avrebbe invitato Carobbio e Terzi del Siena ad accordarsi con i giocatori dell’Albinoleffe sulla partita di ritorno: nel senso che la vittoria sarebbe stata lasciata alla squadra in quel momento bisognosa di punti in classifica (in questo caso, capitò all’Albinoleffe). Carobbio parlò con Garlini, Terzi con Bombardini. E alla vigilia della partita, giocata il 29 maggio 2011, ci fu un incontro al Park Hotel dove alloggiava il Siena, a Stezzano (Bg), cui parteciparono i giocatori dell’Albinoleffe Sala, Passoni e il collaboratore tecnico Poloni: incontro nel quale venne raggiunta l’intesa perché il Siena perdesse la partita 1-0. Ebbene, a parte la precisa e dettagliata ricostruzione della combine fatta da Carobbio, va detto che Stellini, vice di Conte, interrogato dai magistrati, alla domanda: “Carobbio aveva o ha dei motivi per avercela con voi componenti dello staff tecnico?”, ha risposto di no. Possibile si sia inventato tutto, quindi? Così, per niente? Ed è credibile che mentre alcuni di questi tesserati hanno già patteggiato le loro pene (Passoni 1 anno e 2 mesi, Poloni 1 anno, Carobbio 1 anno e 8 mesi) si vada poi all’assoluzione “per non aver commesso il fatto” per l’intero staff tecnico del Siena? Beh, sarebbe quantomeno stupefacente.

Punto 4, Conte fin da subito ha scelto la strada dell’attacco ai giudici, che gli hanno perquisito la casa, lo accusano di associazione a delinquere e non tengono conto del suo passato di “specchiata onestà” (parole di Conte). Tattica quantomeno discutibile. Dev’essersene accorto il suo avvocato, De Renzis, che il 5 giugno – pochi giorni dopo la perquisizione - si è precipitato a Cremona e dopo aver incontrato i magistrati ha dichiarato: “C’è grande rispetto per il lavoro della Procura e una grande sintonia”. Non si era capito.

A questo punto, in attesa che inizi il processo-2, quello che farà più scalpore per la presenza sul banco degli accusati di Conte, Bonucci, Mauri, Milanetto e via dicendo, gli scenari – per quanto riguarda l’allenatore della Juve - sono tre.

Scenario 1. Carobbio si è inventato tutto e Conte vuole giustamente dimostrare la sua totale innocenza: quindi non patteggia e affronta il processo nella convinzione di uscirne immacolato.

Scenario 2. Carobbio ha detto la verità e Conte, per timore d’incorrere in sanzioni pesantissime, abbassa la cresta e patteggia una pena che potrebbe attestarsi attorno ai 15-18 mesi di squalifica.

Scenario 3. Carobbio ha detto la verità ma Conte non patteggia e affronta il giudizio della Disciplinare: il rischio, nel caso venga ritenuto colpevole, è che incorra in una squalifica per illecito assai pesante, di certo non inferiore ai 3 anni.

Morale della favola: qualcuno pensa sia forse il caso di parlarne? Non foss’altro per preparare i tifosi della Juventus al possibile stop che la giustizia sportiva potrebbe imporre all’allenatore dell’ultimo scudetto? Noi pensiamo di sì. Perché a Conte, naturalmente, auguriamo di uscire dalla vicenda a ciuffo alto. Ma di certo, viste le premesse, non ci meraviglieremmo se la stagione prossima, sulla panchina della Juventus, sedesse qualcun altro.

Magari Capello.

http://www.sportmedi...rme-rosso.shtml

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Calciopoli cinese, condanne esemplari per gli ex vertici della federazione

Mazzette, arbitri venduti (e puntualmente comprati), dirigenti federali corrotti, convocazioni in nazionale pagate fior di yen: è quanto accadeva nel sistema calcistico della Cina, nei giorni scorsi decapitato dalle decisioni dei giudici. Nei guai anche l'ex capitano della nazionale

di China Files per il Fatto | Simone Pieranni - 19giugno 2012

Dieci, sette, cinque, sei. Sono anni di carcere che la Cina ha comminato nei giorni scorsi a dirigenti ed ex calciatori. In mezzo tante mazzette e soldi derivanti da partite truccate nell’ambito di un’indagine partita due anni fa che si è conclusa all’inizio di questo mese. I protagonisti non se la sono certo cavata con un paio di notti in gattabuia e qualche spavento o resoconti surreali di carte telefoniche finite nelle mani sbagliate. Le condanne infatti sono fioccate, come si dice delle occasioni da goal in una partita: dieci anni e mezzo per gli ex capi del calcio cinese e per l’ex capitano della nazionale del Celeste Impero, nell’ambito di una ventina di condanne che ha fatto fuori l’ex intellighenzia del fallimentare corso calcistico cinese.

Un anno fa un calciatore straniero che ha giocato una stagione in una compagine del campionato nazionale cinese, raccontava le ragioni per le quali era finito in panchina: “Non pago il mister”, aveva raccontato. Una situazione paradossale confermata qualche mese prima dallo scandalo che aveva coinvolto la nazionale cinese. Ferma ad un ranking mondiale vergognoso (oggi è in posizione 73, Haiti, per dire è in settantunesima posizione), si era scoperto che i calciatori compravano le convocazioni, pagando dirigenti e allenatori. All’epoca erano venuto fuori anche le cifre: fino a 200 mila yuan, oltre 20 mila euro, per essere convocati in nazionale. Con 10 mila euro circa, invece, si poteva partecipare ai raduni per mettersi in evidenza, ottenere qualche contatto buono per sponsor e future comparsate. All’epoca la CCTV decise a suo modo di sottolineare l’imbarazzo, non trasmettendo in diretta l’atteso derby con il Giappone (conclusosi poi 1-1).

Nel 2010 lo scandalo era scoppiato in tutto il suo spessore nazionale, facendo addirittura intervenire la politica. Il boss al centro della ragnatela della Calciopoli cinese era Nan Yong, ex capo dellaChinese Football Association, arrestato insieme ad altri due alti funzionari della federazione, il 15 gennaio del 2010. Nan Yong, 49 anni venne licenziato in tronco, subito. Era accusato di essersi intascato i soldi provenienti dalla britannica Iphox, uno dei vecchi sponsor del campionato di calcio cinese. Nella Calciopoli italiana legata alla banda Moggi, ci si ricorda, forse chissà, di Beppe Pisanu: quando era ministro aveva chiamato Moggi per chiedere qualche favore per aiutare la sua squadra, la Torres. Nan Yong – come scrisse all’epoca l’Oriental Morning Post – si era preso circa 500 mila yuan, 50 mila euro, solo per assicurare una promozione ad un club del nord, salito magicamente di categoria. Dai suoi interrogatori, inoltre, emerse lo scandalo delle convocazioni in nazionale a pagamento.

Prima ancora dei vertici e di alcuni giocatori, di mazzette e del giro di scommesse, lo scandalo aveva coinvolto anche gli arbitri del Celeste Impero. Una Banda dei Quattro in chiave calcistica: Wang Xin, Wang Po, Ding Zhe e Yang Xu ovvero coloro che orchestrarono i match truccati, attraverso arbitri comprati e scommesse su siti esteri. Succedeva così, come ben sappiamo: le squadre si accordavano per il risultato finale, scommettevano su siti stranieri e se l’accordo tra giocatori e dirigenti veniva considerato a rischio, bastava fare shopping tra la lista di arbitri. “Un arbitro costa circa 7 mila dollari”, aveva urlato Song Weiping, uno dei proprietari di un team di calcio cinese. Secondo il presidente, nove arbitri su dieci del campionato erano corrotti. “E se non li paghi tu, li pagano gli altri”.

Ieri si è concluso uno dei capitoli più amari del calcio cinese, che prova faticosamente, anche a colpi di miliardi, a ricostruirsi un’immagine internazionale degna di nota. Nei processi Nan Yong, ex capo del calcio cinese è stato condannato a dieci anni e mezzo per aver ricevuto mazzette pari a quasi 1 milione e mezzo di yuan (circa 235 mila dollari). Il suo predecessore, Xie Yalong, e Wei Shaohui, l’ex capitano della squadra nazionale, hanno ricevuto la stessa pena, con l’accusa aver accettato tangenti. In tutto, 24 persone sono state trovate colpevoli. Wei Di, capo attuale del calcio cinese che ha contribuito a sviluppare le indagini, ha dichiarato che il paese potrebbe aver bisogno di lavorare con l’Interpol in futuro per mantenere pulito il calcio cinese.

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Ora pensiamo ai nostri biscotti

Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 19-06-2012

C'è questa ingombrante partita doppia, adesso, per il calcio italiano sopravvissuto ai biscotti immaginari in un paese lontano e alle prese con i biscotti concretissimi in casa sua. Una pura coincidenza, certo: il verdetto dei campi polacchi, così pulito e limpido sia pure nella sua drammaticità tutta sportiva, arrivato poche ore dopo i verdetti del processo bis sulle scommesse, così pieno di dubbi, interpretazioni e soprattutto precarietà. Una coincidenza dovuta alla settimana abbondante che si sono presi i giudici della Figc per scrivere una sentenza coerente con principi però non scritti e sulla cui coerenza - paradossalmente - ci sarebbe ancora tantissimo da dire: come conciliare, per dirne una, la tolleranza zero invocata da Abete e in un primo tempo anche dall'oggi pentito Petrucci con gli sconti generosi ai collaboratori? Come presentarsi, per dirne un'altra, all'appuntamento con le iscrizioni delle squadre alle Coppe con squadre, giocatori e allenatori ripuliti da peccati che secondo Platini - che della tolleranza zero, lui sì, continua a riempirsi la bocca - ne sancirebbero l'espulsione dalla famiglia europea? E soprattutto, per dire la più importante, come fare in tempo senza forzare procedure, diritti, legalità che mettano al riparo il calcio da anni di ricorsi in ogni tipo di tribunale?

C'è un filo, ora nascosto dall'entusiasmo sofferto che la Nazionale ha saputo riconquistarsi, che lega le partite di calcio a quelle del tribunale federale. C'è come una speranza non confessata ma piuttosto vistosa che l'onda alta dei risultati sportivi sommerga quella maleodorante dei risultati penali, e che sopra la cresta spumeggiante dei risultati il nostro calcio si rifaccia ancora una volta una verginità, dimostri di essere vero e puro alla faccia dei falsi e degi sporchi. E' una speranza umana, certo, e in fondo ai tifosi, i venti milioni di tifosi incollati ieri alla tv, questo importa: soffrire, sudare, spremersi, divorarsi le unghie e scoppiare poi di gioia alla fine, come dopo quell'ultimo memorabile minuto di Italia-Irlanda, tutti ad aspettare il fischio finale di un'altra partita, un purissimo minuto di concentrato di sport. E chissene frega delle scommesse, ora godiamocela.

L'abbiamo già visto questo film, pure pochi anni fa, quando sul carro dei vincitori di Berlino saltò anche chi prometteva un nuovo inizio per tutto e per tutti, un inizio da campioni del mondo. Molte di quelle facce sorridenti ci hanno accompagnato in questi anni, alcune sono le stesse da cui abbiamo sentito parlare di anticorpi e medicine, pulizia e giustizia, una volta costretti dall'evidenza del nuovo scandalo a togliere la testa dalla sabbia. Imparare le lezioni non è mai stato un punto di forza del nostro sport, d'altra parte siamo in Italia, è un discorso lungo che riguarda un po' tutti. Ora non c'è tempo, ci sono i quarti che incombono, sarà magnifico soffrire e sperare ancora. Sperare di vincere, accidenti, certo. Ma stavolta tutte le partite.

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Gazza Connection

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PARTITE CONCORDATE: IL FRANCESE CHE HA GIOCATO IN ITALIA RACCONTA LA COMBINE

Bravo, ex Parma: «Quando ci accordammo

per il pari» e la Juventus vinse lo scudetto

Retroscena del campionato 1996/97: «Potevamo vincere,

mi dissero di lasciar stare». E i ducali chiusero l'anno a -2

della Redazione CORRIERE.it 19-06-2012

Le partite truccate per favorire un giro di scommesse? Lo scandalo non

turba affatto l'ex centrocampista del Parma e della Nazionale francese Daniel

Bravo (con i crociati nella stagione 1996-1997). In un'intervista alla versione

francese di Yahoo Sport (per il blog di Pierre Ménès), l'attuale commentatore

televisivo di Canal+ ha svelato di un accordo di cui è venuto a conoscenza

proprio durante il suo soggiorno in Serie A, e che riguardava il suo Parma:

«Non ho mai concordato il risultato di un incontro, però ne ho subito uno.

All'ultima partita importante avremmo potuto giocarci il titolo con il Parma,

ma di fatto non avremmo mai potuto vincere. Allora all'intervallo ci siamo

accordati per un pareggio, in perfetto accordo».

«SIETE PAZZI!» - Bravo, però, non era d'accordo, e pur parlando al plurale,

forse pensando anche a Lilian Thuram, con lui in crociato, spiega: «Non

capivamo, dicevamo: "Siete pazzi, possiamo vincere!", ma gli altri: "Siamo

in Italia, qui, lasciate stare". E l'arbitro (Collina, ndr), era caldo». Il nome

della Juventus non viene mai fatto né da Bravo né da Ménès, però il

Parma quell'anno terminò la stagione al secondo posto, a 63 punti. Due

in meno della Juventus campione. Gli ultimi tre incontri dei ducali furono,

nell'ordine, contro Juventus, Bologna e Verona. Contro emiliani e veneti

arrivarono due successi, contro i bianconeri fu invece 1-1 (lo stesso

risultato dell'intervallo, autorete di Zidane dopo 29', pareggio di Amoruso su

rigore al 43'). Al momento del calcio d'inizio il Parma aveva sei punti di ritardo

dai bianconeri, con ancora tre incontri da disputare. Bravo rimase in panchina,

Thuram, invece, giocò tutti i 90'.

___

IL CASO L’EX CENTROCAMPISTA DEGLI EMILIANI HA RACCONTATO LA SUA VERITA’ DOPO 15 ANNI

Juve-Parma con Moggi e Sogliano a bordo campo

Secondo Bravo ci fu un accordo nell'intervallo, la Ġazzetta nel '97 la raccontò così...

di ANDREA SCHIANCHI (GaSport 20-06-2012)

A 15 anni di distanza Daniel Bravo, ex centrocampista del Parma, racconta in

un'intervista a Yahoo Sport di una gara combinata. «Non ho mai concordato

il risultato di un incontro, però ne ho subito uno. All'ultima partita importante

avremmo potuto giocarci il titolo con il Parma, ma di fatto non avremmo

mai potuto vincere. Allora all'intervallo ci siamo accordati per un pareggio,

in perfetto accordo. Io dissi ai miei compagni: voi siete matti, possiamo

vincere. Mi risposero: stà buono, in Italia si fa così». Bravo non nomina

mai la partita, ma quando parla di «ultima partita importante» è chiaro il

riferimento alla gara Parma-Juve, giocata il 18 maggio 1997, allo stadio

Delle Alpi di Torino, trentaduesima giornata.

Come andò La Juve di Lippi era prima in classifica con 6 punti di

vantaggio sul Parma guidato da Ancelotti. La sfida, a tre giornate dalla

fine, si preannunciava decisiva. Al 30' del primo tempo il Parma passò

in vantaggio: calcio d'angolo di Chiesa, intervento maldestro di Zidane

e pallone alle spalle di Peruzzi. L'1-0 per gli emiliani durò 10 minuti. Al 40'

Vieri venne lanciato e Cannavaro, con un robusto colpo di spalla, lo

spedì a terra. L'arbitro Collina fischiò il rigore, Ancelotti s'infuriò e fu

espulso. L'1-1 dal dischetto lo realizzò Amoruso. E così si chiuse il

primo tempo.

Strane presenze Nell'intervallo si consumò quello che oggi Daniel Bravo

definisce «pareggio combinato». Non sappiamo i discorsi che si fecero negli

spogliatoi, non sappiamo chi parlò e chi rimase zitto. Sappiamo però che la

ripresa praticamente non si giocò. L'1-1 stava bene sia alla Juve, che si

avvicinava allo scudetto, sia al Parma che consolidava il secondo posto e

teneva a distanza l'Inter. Quel secondo tempo al Delle Alpi si disputò tra i

fischi del pubblico che chiedeva alla Juve di spingere sull'acceleratore.

Vicino al tunnel degli spogliatoi, per tutti i 45' della ripresa, stazionarono

il d.g. bianconero Luciano Moggi e il d.s. del Parma Riccardo Sogliano. A

molti quelle presenze parvero una sorta di garanzia per l'andamento della

gara.

I commenti La Ġazzetta titolò così: «Juve-Parma vince la paura».

E nel sommario si scriveva: «Due gol nel primo tempo, poi non si gioca

più. Dopo l'autorete di Zidane e il rigore di Amoruso, nessuno ha avuto il

coraggio di rischiare. Così la gara che già nella prima parte non era stata

bellissima è diventata irritante. Un tacito accordo di non belligeranza tra i

fischi dei tifosi». Lo stesso avvocato Agnelli sbottò: «Secondo tempo

indecente». Lodovico Maradei, allora prima firma della Ġazzetta, spiegò:

«La ragion di stato è prevalsa e ha fatto scempio dei diritti del pubblico,

del desiderio di tanti di vedere una gran bella partita, visto che erano

in campo le prime della classe... Coincidenza d'interessi nella divisione dei

punti e peggio per i terzi interessati. Comportamento magari riprovevole

sul piano sportivo,ma non su quello regolamentare perché non c'è intesa

preventiva, nasce spontanea sul campo».

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___

la Repubblica 20-06-2012

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___

SCANDALO PERENNE

CHI LO DICE È BRAVO

L’ex calciatore del Parma rivela: “Nel ‘97 ci

siamo accordati per un pareggio con la Juve”

di MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 20-06-2012)

Del piccolo principe, a Parma, ricordano la principessa. L’essenziale non era

invisibile agli occhi, ma domenicalmente riproposto, per le più morbose

fantasie tifose, dagli schermi Rai. Il marito Daniel Bravo in panchina ed Eva

la bionda, a giocare di doppio senso a Quelli che il calcio. Fabio Fazio la

presentava come la bellissima moglie del dipendente in scarpini di quel Tanzi

che a tempo perso faceva stampava titoli fasulli e lei monetizzava inarcando

le ciglia: “Grazie, grazie, speriamo che mon chéri, almeno oggi, giochi

qualche minuto”. Non accadde quasi mai perché nella città delle ipocrisie

velate, l’allenatore Ancelotti, non puntò mai su nero o rosso. Non c’era

dolore né passione nella comparsata di Bravo, solo oblìo e cattiva coscienza

che ieri, a 15 anni dal suo addio, hanno riportato a galla un frammento di

memoria molto contemporanea.

DICE, l’ex ragazzo prodigio che a 19 anni esordì in Nazionale battendo

l’Italia, i record e l’eterna riserva di Zoff, Ivano Bordon, che il suo Parma,

nella corsa scudetto 1997, non fece tutto quello che sarebbe servito

per vincere un campionato concluso al secondo posto a due punti dalla

Juve. Un traguardo mai raggiunto (né prima né dopo) che avrebbe potuto

tramutarsi in trionfo. “Non ho mai concordato il risultato di un incontro, però

ho subito una combine. All'ultima partita importante avremmo potuto giocarci

il titolo, ma di fatto non avremmo mai potuto vincere. Allora all'intervallo ci

siamo accordati per un pareggio, in perfetta serenità”. Nelle ultime giornate

il Parma vinse contro Verona e Bologna e pareggiò a Torino con la squadra

di Lippi per 1-1. Al vantaggio emiliano (harakiri di Zidane) rimediò un generoso

rigore assegnato da Collina per fallo su Vieri, realizzato da Amoruso a un

Buffon non ancora torinese. Nel giorno dell’imbarazzante decisione della

Lega (sì alla scritta “30 sul campo”) in cui alla consolidata attitudine pilatesca

(no alle tre stelle) si impianta un commovente tempismo, Bravo ci racconta

una storia che già conoscevamo. Il film delle omissioni consumate al riparo

degli spogliatoi: “Non capivamo”. (Forse parla di Thuram, ndr). “Gli

dicevamo possiamo vincere, siete pazzi” o sempre nella confessione dell’ex

talento del Monaco, la stenografia della derisione internazionale, delle

regole non scritte, del pregiudizio che qualche radice, forse, deve pur averla:

“Siamo in Italia, lasciate stare”. E Bravo, che amava il calcio come Camus

ma non ne aveva le categorie: “Non c’è destino che non si pieghi con il

disprezzo”, lasciò stare.

SPALANCANDO senza coraggio scenari ormai insondabili e quindi,

spiace osservare, con relativa credibilità. Per sospettare che il pallone

a sud del Brennero somigli a Venezia nei giorni di Scirocco non c’era

bisogno di Bravo. Odore di laguna. Da 32 anni. Puzza di combine. Di

comprati, venduti e messi all’asta. Figurine scollate dall’album che da tre

decenni, con stanchezza proporzionale allo stupore, le inchieste sbattono

in prima pagina per poi ritrovarne curricula e fotografie con qualche ruga

in più, non appena superato l’uragano. Bisognerebbe liberarsi prima di

diventare balene spiaggiate nell’isola del dubbio. Ci si arenò l’ex juventino

Fabian O’Neill, lievitato a 120 chili e improvvisamente memore, tra un mojito

e un’alba, di certi pareggi ,organizzati in presa diretta alzando entrambe le

braccia e non ne evase Sandro Melli, ex di tutto un po’ che rimembrando

Perugia-Milan 1-2 dell’estate ’99 (scudetto all’ultimo soffio per il Milan di

Zaccheroni) rifiutò di entrare nell’ultima mezz’ora con un laconico: “I miei

dirigenti sanno il perché ”. Zeman, in situazione analoga, si girò di spalle

davanti alla farsa di un Lecce-Parma balneare. Il brasiliano Tuta,

devastatore di un evangelico pareggio tra Venezia e Bari venne insultato

nel tunnel “Che ċazzo fai? Sţronzo” e messo sul diretto per Rio. La fine è

più che nota. Eva Bravo oggi canta, è ancora bella e sembra Carla Bruni.

Daniel riscalda il risaputo. In vacanza, pare, non andranno a Parma.

“Siamo in Italia. Lasciate stare”.

___

LA RIVELAZIONE

Bravo: a Parma concordammo un pari

art.non firmato (Il Messaggero 20-06-2012)

Ci mancavano le rivelazioni a distanza di Daniel Bravo, ex centrocampista del

Parma e della Nazionale francese. In un'intervista alla versione transalpina

del portale web Yahoo Sport, l’ex calciatore e attuale commentatore di Canal +,

ha svelato un accordo tra due squadre di cui è venuto a conoscenza durante

esperienza in Italia, nella stagione 1996/97, e che riguardava proprio il suo

Parma. «Non ho mai concordato il risultato di un incontro, però ne ho subito

uno», dice. E poi racconta il particolare, senza mai citare la squadra

avversaria. «All'ultima partita importante potevamo giocarci il titolo, ma di

fatto non avremmo mai potuto vincere. Allora all'intervallo ci siamo ritrovati

per un pareggio, in perfetto accordo. Non capivo, dicevo: «Siete pazzi,

possiamo vincere!», ma gli altri: «Siamo in Italia, qui, lasciate stare».

Il Parma, club molto competitivo guidato da Callisto Tanzi in quel periodo,

nella stagione in questione terminò al secondo posto, a 63 punti, a due

punti dalla Juventus, che le aveva conteso lo scudetto fino all’ultimo.

Gli ultimi tre incontri dei ducali furono contro Juventus, Bologna e Verona.

Nelle due sfide con emiliani e veneti il Parma ottenne due successi, contro

i bianconeri fu invece 1-1 (lo stesso risultato dell'intervallo, autorete di

Zidane dopo 29', pareggio di Amoruso su rigore al 43'). Al momento del

calcio d'inizio il Parma aveva sei punti di ritardo dai bianconeri, con ancora

tre incontri da disputare. Bravo rimase in panchina, Thuram, invece, giocò

tutti i 90'.Non si finisce mai.

___

E adesso Palazzi potrebbe aprire

un fasciolo su Juve-Parma del '97.

Malgrado la prescrizione

Nessun rischio per società e tesserati, però ci sono i precedenti di Calciopoli-bis e Doni. Vale

la pena perdere tempo per vicende non processabili? Rimosso il video dell'intervista a Bravo

di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA Sport 20-06-2012)

Le confessioni choc di Daniel Bravo su una presunta combine

in Juventus-Parma del maggio 1997 rischiano di mettere la Figc

davanti a un bivio di difficile soluzione. Non esiste alcuna possibilità

che le accuse - peraltro tutte da dimostrare - portino ad alcun

strascico in sede di giustizia penale. Copre tutto la prescrizione

essendo trascorsi quindici anni dai fatti raccontati dall'ex

parmense in un'intervista al canale francese di Yahoo. Quindi niente

penalizzazioni e niente squalifiche. Nulla di nulla.

Eppure i ritagli di giornale che raccontano le parole del francese e

ricostruiscono quanto avvenuto allo stadio Delle Alpi quel 18 maggio

1997 rischiano comunque di finire sul tavolo del procuratore federale

Palazzi chiamato a decidere sull'opportunità o meno di un intervento. E'

la seconda volta nel giro di pochi mesi che accade. Già a gennaio la

questione si era posta dopo l'intervista-confessione rilasciata

da Cristiano Doni a 'La Ġazzetta dello Sport' nella quale l'ex capitano

bergamasco finito nella bufera offriva rivelazioni su Atalanta-Pistoiese

di Coppa Italia dell'agosto 2000.

Storia vecchia di dodici anni sulla quale la giustizia sportiva aveva tentato

di fare luce con squalifiche in primo grado (un anno per Gallo, Zauri,

Siviglia, Aglietti e l'attuale tecnico del Milan Allegri, sei mesi per

Banchelli) e proscioglimenti davanti alla corte d'Appello. "Il risultato fu

concordato? Sì, è così. Non posso continuare a dire diversamente.

E se qualcuno vorrà altre spiegazioni sono pronto a darle" rispondeva

Doni al giornalista.

Era il 28 gennaio scorso. Seguirono smentite seccate da parte di Allegri

e degli altri protagonisti tirati nuovamente in ballo e una domanda fuori

verbale nell'interrogatorio reso da Doni il 29 febbraio. "Lei sarebbe disposto

a parlare anche di Atalanta-Pistoiese del 2000?" la richiesta degli investigatori

della Figc: "Perché? Non è prescritta?" la risposta di Doni. Poi non se ne è

saputo più nulla. Allegri e gli altri non sono stati chiamati come ipotizzato in

quesi giorni e la Procura federale è stata travolta dalle carte provenienti da

Cremona.

Del resto sarebbe stato tempo perso essendo caduto tutto in

prescrizione esattamente come lo sarebbe convocare Bravo per

parlare di Juventus-Parma del 1997 e farsi chiarire alcuni punti oscuri

di una partita che, come ricostruito da 'La Ġazzetta dello Sport' visse in

realtà solo un tempo prima di scivolare via nella noia e con qualche fischio

alla presenza - a bordo campo - di Moggi e Sogliano. Gara finita 1-1

(autorete Zidane e rigore Amoruso tutto nel primo tempo) e che lasciò la

Juventus a +6 sul Parma di Ancelotti a due giornate dal termine in una

classifica che alla fine vide trionfare i bianconeri con due lunghezze di

vantaggio sulla squadra di Ancelotti.

Circostanze che appaiono sospette solo oggi alla luce delle rivelazioni

dell'ex centrocampista del Parma ("All'intervallo ci siamo accordati per un

pareggio... Dissi ai miei compagni 'Siete mattia, possiamo vincere'. Mi

risposero: 'Sta buono, in Italia si fa così'") e che potrebbero al massimo

finire in un libro di storia non avendo la giustizia sportiva alcuna

possibilità di perseguire gli eventuli responsabili.

Il bivio, però, si propone davanti a Palazzi perché dall'estate scorsa

esiste il precedente della relazione del pm sportivo sulle

telefonate di Facchetti e gli atti emersi nel processo di Napoli

nel cosiddetto filone di Calciopoli-bis. Allora Palazzi scelse di

sentire Moratti e gli altri e alla fine scrisse le 72 pagine che rappresentano

il caposaldo delle rivendicazioni juventino sullo scudetto 2006. Ipotizzò

per l'Inter il deferimento (impossibile per avvenuta prescrizione) per illecito

sportivo chiarendo anche come nell'estate 2006 l'analoga richiesta era

caduta per tutti i club coinvolti. Si augurò che l'Inter rinunciasse alla

prescrizione e vergò un documento di rara durezza su Facchetti.

Qualcuno già all'epoca obiettò che si trattava di tempo sprecato

e di un'indagine che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare perché

evidentemente destinata a chiudersi con la prescrizione. L'avvocato

Catalanotti, legale del Brescia, arrivò addirittura ad impugnare il

documento davanti all'Alta Corte del Coni chiedendone l'annullamento

perché "abnorme". Chi aveva ragione? Palazzi a ricostruire comunque

una vicenda evidentemente non più processabile o chi lo riteneva un

lavoro inutile? Il problema si ripropone oggi con Bravo e le sue rivelazioni.

Se vale il principio dell'etica che "non cade in prescrizione" come vuole

Abete l'approfondimento è d'obbligo. Ma il tempo stringe e i processi

sul calcioscommesse da istruire (forse anche un quarto in autunno) non

permettono distrazioni. Ultima annotazione: il video dell'intervista a Bravo

è stato rimosso poche ore dopo la pubblicazione.

------------------------------

Le rivelazioni di Bravo

BLOG JUVENTINOVERO.COM Martedì 19 Giugno 2012

Daniel Bravo, ex del Parma, nel corso di un'intervista (video tratto da

Yahoo.com sopra...) ha dichiarato che nel campionato 1996/97 una

partita importante del Parma sarebbe stata aggiustata con accordo per il

pareggio. Bravo, come si sente dal video, non dice né di quale partita si

tratti né tanto meno in quale giornata di quel campionato si sia disputata.

Bravo non cita mai la Juventus, ma i giornali italiani (ed il Corriere su tutti)

sono certi che quella partita sia stata Juventus-Parma del 18 maggio 1997

finita 1-1. Chissà perché? E chissà perché non potrebbe essere quella

precedente Parma-Milan finita 1-1? E chissà perché quel che dice Bravo

non merita nemmeno il beneficio del dubbio? E perché se qualcuno fa

rivelazioni contro la Juventus sembra non interessare a nessuno se vi siano

o meno riscontri e prove a supporto?

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Palazzi non si ferma

E spunta l'ipotesi

di un terzo processo

Oggi la Procura riparte: nel mirino c'è Bari-Livorno

Ad agosto le sentenze sulla A, ma non sarà l'ultimo atto

di MAURIZIO GALDI (GaSport 20-06-2012)

Sembra che il primo procedimento dell'anno sul calcioscommesse stia già

andando in archivio. Oggi riprendono le audizioni (obiettivo su Bari-Livorno

di Coppa Italia), l'appello alla Corte di giustizia federale dovrebbe

cominciare a luglio, ma già l'attenzione di tutti si sta allargando al secondo

procedimento, quello che riguarda i club di Serie A, e addirittura c'è già chi

pensa a un terzo procedimento a stagione cominciata. Insomma ce ne è per

tutti i gusti.

L'appello Cominciamo dall'appello che oggi molti degli avvocati presenteranno

alla segreteria della Corte di giustizia federale (Cgf). Non dovrebbero essere

molti quelli che hanno chiesto gli atti, ma comunque la segreteria per loro

resterà aperta fino a venerdì sera. Poi sarà necessario concedere alla Procura

di prendere visione delle memorie e predisporre eventuali controrepliche

(stessa procedura anche per le difese). Insomma solo martedì 26 la Cgf avrà

a disposizione l'intera documentazione. Calcolando che il 29 a Roma è festa

(Santi Pietro e Paolo), tutto dovrebbe ricominciare dopo il lungo weekend. In

tre giorni comunque si dovrebbe chiudere con dispositivo entro il 9 e

motivazioni entro 30 giorni per eventuali ricorsi al Tnas del Coni.

Audizioni Intanto la parte «investigativa» della Procura federale continua

le audizioni. Le convocazioni di oggi e dei prossimi giorni mette nel mirino

Bari-Livorno di Coppa Italia, la partita dalla quale è scattata l'inchiesta di

Bari. Chi combinò la partita? È questo il quesito più importante. Secondo le

voci che circolavano nei giorni successivi alla gara (e dopo la denuncia

dell'operatore austriaco Sks365), il Bari sarebbe stato inconsapevole.

Insomma, una combine fatta dal solo Livorno e l'ipotesi era suffragata dal

fatto che le giocate erano tutte fatte in Toscana. La Procura di Bari, però,

ha scoperto elementi diversi: dalle «celle» telefoniche dello stadio San Nicola

di Bari — durante l'intervallo della partita — sono partite numerose

telefonate a cellulari di persone vicine al clan Parisi (clan della città di

Bari) che vivono in Toscana. Come avevano saputo e da chi che la

partita era stata combinata?

Ipotesi riciclaggio Per questo Bari lavora anche su un'ipotesi di riciclaggio

nei confronti — al momento — di ignoti. È probabile che in qualche verbale

secretato sia emersa qualche circostanza che oggi la Procura federale è

chiamata a verificare. Che la combine fosse stata fatta dalle due squadre?

Ecco, quindi, che dopo aver sentito i calciatori del Bari, da oggi ampio

spazio a quelli del Livorno: Biagio Pagano, Andrea Luci, Jurgen Prutsch,

Simone Salviato, tutti vestivano la maglia amaranto in quella partita.

Bisogna anche verificare se ulteriori audizioni (quelle dei calciatori del Bari)

non abbiano portato nuovi elementi a supporto delle ipotesi investigative.

Terzo procedimento Riuscirà Palazzi a chiudere le audizioni e fare

i deferimenti entro la fine di luglio? Qualche dubbio sinceramente c'è.

In realtà la Procura federale deve ancora avere a disposizione

molta documentazione (manca buona parte delle ultima indagini di

Cremona), mancano i riscontri sull'inchiesta di Bari relative al derby

Bari-Lecce. Il pm Angelillis, rientrato da un breve periodo di vacanza,

deve sentire ancora qualcuno prima di poter arrivare alla fine delle indagini

del primo filone (non dimentichiamoci che mancano ancora alcune partite

delle ultima giocate dal Bari nella stagione della retrocessione). Poi Palazzi

deve convocare il Siena, il Grosseto (dopo le dichiarazioni di Turati e Joelson

a Cremona che tirano in ballo il presidente Camilli), il Lecce (in particolare

l'ex presidente Pierandrea Semeraro), insomma c'è da credere che il secondo

procedimento dell'anno lasci ancora molto da fare (ci sono da giudicare anche

i tesserati stralciati il 31 maggio). Ecco che si parla di un procedimento bis

i primi di agosto (appelli dopo Ferragosto) e di un ter. Ormai a campionato

partito. Con buona pace di classifiche e di iscrizioni alla Coppe europee.

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IL TECNICO DELLA JUVE

Conte spiega: «Le accuse?

Pesanti, ma sono sereno»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 20-06-2012)

«L'accusa è pesante, ma resto sereno». Così Antonio Conte ritorna a parlare

della vicenda che lo vede coinvolto nel calcioscommesse dopo le accuse del

pentito Carobbio per due gare del 2011 (contro Novara e AlbinoLeffe) quando

allenava il Siena. Il tecnico della Juve si è confidato con il settimanale Chi

(oggi in edicola) e ha spiegato il suo stato d'animo: «La serenità mi viene

dal sapere quello che ho fatto. Stanno indagando dei magistrati che sanno

fare molto bene il loro lavoro e sicuramente sapranno valutare al meglio

la situazione. Sono convinto che la verità verrà presto a galla. Intanto, in

attesa della conclusione delle indagini, dal 12 luglio andrò in ritiro con la

Juventus a Chatillon».

La famiglia Conte ha ribadito il suo credo calcistico: «Penso che chi mi ha

conosciuto come giocatore e tecnico sappia benissimo chi sono. A volte

posso essere duro, difficile, però mi sono sempre comportato con onestà e

lealtà in ogni situazione. E comunque sono giorni di grande delusione».

L'intervista è anche l'occasione per parlare della sua famiglia: «Mi devo ancora

sposare con Elisabetta. Sono 8 anni che stiamo insieme, presto convoleremo

a nozze. Ho al mio fianco una grande donna, che cerca sempre di capirmi.

L'altra donna della mia vita è mia figlia Vittoria: comincia a capire che papà

quando non vince ènervoso».

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Si giocava Juve-Parma e nei pressi dello spogliatoio stazionavano Moggi, dg della Juve, e Sogliano, ds del Parma.

STRANO! MOLTO STRANO!

E chi ci doveva essere?

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CHI | 27 GIUGNO 2012

Antonio Conte

SO QUEL

CHE HO FATTO

per questo

non ho paura

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 20-06-2012)

Calcioscommesse, i club

possono salvare le Coppe

Contrordine: non è assolutamente automatico che una squadra deferita

(e, attenzione, anche condannata!) per il calcioscommesse venga esclusa

dall'Europa. Decide l'Uefa: in un primo tempo si pensava che le nuove

norme, che parlano di un coinvolgimento diretto o indiretto in casi illecito,

portassero ad una esclusione automatica dalle Coppe europee. Una decisione

estremamente pesante e anche illogica. Lo scorso anno la Federazione turca

segnalò all'Uefa che il Fenerbhace era stato coinvolto in un caso di illecito:

il club fu escluso dalle Coppe ma poi, al processo in Turchia, venne assolto.

Assurdo. Adesso, nel corso dei loro blitz (vincenti) in Polonia, Giancarlo

Abete e Antonello Valentini, presidente e direttore generale della Figc,

hanno potuto chiarire con Michel Platini, amico del calcio italiano, come

stanno esattamente le cose. E non sembrano così drammatiche. La Figc il

10 giugno scorso ha mandato all'Uefa, come da regolamento, l'elenco

delle italiane qualificate per le Coppe. Si tratta, come noto, di Juventus,

Milan e Udinese in Champions League; Napoli, Lazio e Inter in Europa

League. Ora è prevista l'indagine di Palazzi e c. e il secondo processo

per il calcioscomesse: potrebbero essere coinvolte due squadre (Lazio e

Napoli) qualificate per l'Europa. La data limite è il 20 luglio, quando

l'Uefa terrà il primo sorteggio che riguarda i club impegnati nei preliminari

(l'Udinese, l'Inter che deve giocare già il 2 agosto...). Se entro quella data

non sarà concluso il processo sportivo, ed è certo, Lazio e Napoli saranno

sorteggiate e non più sostituibili (la prima che ne avrebbe diritto sarebbe

la Roma).

Successivamente, in caso di deferimento dei due club, l'Uefa aprirebbe una

istruttoria e deciderebbe cosa fare. In caso di esclusione di un club ad una

Coppa già in corso di svolgimento, non subentrerebbe un'altra italiana e

resteremmo con una squadra (o due) in meno. Ma non è assolutamente detto

che anche nell'eventualità (tutta da verificare, al momento) che Lazio e Napoli

venissero condannate ad una penalizzazione (1 o 2 punti, da scontare nel

prossimo campionato) l'Uefa deciderebbe di escluderle dalle Coppe. Potrebbe

tenerle lo stesso in campo. Insomma, l'Europa non è a rischio come si pensava

sino a poco tempo fa. L'Uefa vedrà di applicare la norma in maniera

"intelligente", anche per la stima che ha per il calcio italiano e del suo

presidente Abete, che è uno dei vice di Platini. Resta (vedi Spy Calcio del 19

giugno) il problema dei tempi. Quando finirà il prossimo processo? Mancano

ancora carte da Cremona e Bari e tantissimi interrogatori, è durissima farcela

per il prossimo 10 agosto. Non è affatto escluso (ma la Figc spera di evitarlo)

che l'inizio del campionato venga spostato a settembre. Il problema vero è

che qui non si tratta di quei quattro "sfigatelli" di cui parlava Prandelli.

Lo scandalo ha messo radici in campionati interi, coinvolgendo centinaia di

persone. E non finisce qui: si sussurra di un altro blitz (con arresti?) a

Cremona verso i primi di luglio ed è scontato ormai che ci sarà un terzo

processo sportivo durante la prossima stagione, verso l'autunno, poi ci sarà

anche il quarto, il quinto processo... Si andrà avanti per anni. Forse sino al

2014. Si finirà quando si riuscirà a rompere il muro di omertà e il calciatore,

o l'allenatore, che fa finta di nulla e si gira dall'altra parte pagherà

salato, mettendo a repentaglio la carriera. Solo così si riuscirà a mettere un

freno. Forse. Per chiudere ancora sulla giustizia sportiva: è arrivato il

deferimento di Radu (Lazio) per il saluto fascista. Episodio successo il 7

aprile, più di due mesi fa. Deve essere stata un'indagine molto complessa. . .

Aspettiamo adesso di sapere che è successo in Genoa-Siena. Data, 22 aprile.

Ma forse ci siamo.

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Dopo aver letto le ultime 4 pagine di questo topic ho deciso di diventare musulmano, imbottirmi di tritolo e inviare a cena molti di questi signori per una serata....esplosiva .asd

"Oh Signore per i miei cari pace salute e prosperita', per i miei amici serenita', per i miei nemici il paradiso...

SUBITO!"

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E adesso Palazzi potrebbe aprire un fascicolo su Juve-Parma del '97. Malgrado la prescrizione

Nessun rischio per società e tesserati, però ci sono i precedenti di Calciopoli-bis e Doni. Vale la pena perdere tempo per vicende non processabili? Rimosso il video dell'intervista a Bravo

Giovanni Capuano - panorama.it -20-06-2012

Le confessioni choc di Daniel Bravo su una presunta combine in Juventus-Parma del maggio 1997 rischiano di mettere la Figc davanti a un bivio di difficile soluzione. Non esiste alcuna possibilità che le accuse - peraltro tutte da dimostrare - portino ad alcun strascico in sede di giustizia penale. Copre tutto la prescrizione essendo trascorsi quindici anni dai fatti raccontati dall'ex parmense in un'intervista al canale francese di Yahoo. Quindi niente penalizzazioni e niente squalifiche. Nulla di nulla.

Eppure i ritagli di giornale che raccontano le parole del francese e ricostruiscono quanto avvenuto allo stadioDelle Alpi quel 18 maggio 1997 rischiano comunque di finire sul tavolo del procuratore federale Palazzi chiamato a decidere sull'opportunità o meno di un intervento. E' la seconda volta nel giro di pochi mesi che accade. Già a gennaio la questione si era posta dopo l'intervista-confessione rilasciata da Cristiano Doni a 'La giornalaccio rosa dello Sport' nella quale l'ex capitano bergamasco finito nella bufera offriva rivelazioni su Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia dell'agosto 2000.

Storia vecchia di dodici anni sulla quale la giustizia sportiva aveva tentato di fare luce con squalifiche in primo grado (un anno per Gallo, Zauri, Siviglia, Aglietti e l'attuale tecnico del Milan Allegri, sei mesi per Banchelli) e proscioglimenti davanti alla corte d'Appello. "Il risultato fu concordato? Sì, è così. Non posso continuare a dire diversamente. E se qualcuno vorrà altre spiegazioni sono pronto a darle" rispondeva Doni al giornalista.

Era il 28 gennaio scorso. Seguirono smentite seccate da parte di Allegri e degli altri protagonisti tirati nuovamente in ballo e una domanda fuori verbale nell'interrogatorio reso da Doni il 29 febbraio. "Lei sarebbe disposto a parlare anche di Atalanta-Pistoiese del 2000?" la richiesta degli investigatori della Figc: "Perché? Non è prescritta?" la risposta di Doni. Poi non se ne è saputo più nulla. Allegri e gli altri non sono stati chiamati come ipotizzato in quesi giorni e la Procura federale è stata travolta dalle carte provenienti da Cremona.

Del resto sarebbe stato tempo perso essendo caduto tutto in prescrizione esattamente come lo sarebbe convocare Bravo per parlare di Juventus-Parma del 1997 e farsi chiarire alcuni punti oscuri di una partita che, come ricostruito da 'La giornalaccio rosa dello Sport' visse in realtà solo un tempo prima di scivolare via nella noia e con qualche fischio alla presenza - a bordo campo - di Moggi e Sogliano. Gara finita 1-1 (autorete Zidane e rigore Amoruso tutto nel primo tempo) e che lasciò la Juventus a +6 sul Parma di Ancelotti a due giornate dal termine in una classifica che alla fine vide trionfare i bianconeri con due lunghezze di vantaggio sulla squadra di Ancelotti.

Circostanze che appaiono sospette solo oggi alla luce delle rivelazioni dell'ex centrocampista del Parma ("All'intervallo ci siamo accordati per un pareggio... Dissi ai miei compagni 'Siete mattia, possiamo vincere'. Mi risposero: 'Sta buono, in Italia si fa così'") e che potrebbero al massimo finire in un libro di storia non avendo la giustizia sportiva alcuna possibilità di perseguire gli eventuli responsabili.

Il bivio, però, si propone davanti a Palazzi perché dall'estate scorsa esiste il precedente della relazione del pm sportivo sulle telefonate di Facchetti e gli atti emersi nel processo di Napoli nel cosiddetto filone di Calciopoli-bis. Allora Palazzi scelse di sentire Moratti e gli altri e alla fine scrisse le 72 pagine che rappresentano il caposaldo delle rivendicazioni juventino sullo scudetto 2006. Ipotizzò per l'Inter il deferimento (impossibile per avvenuta prescrizione) per illecito sportivo chiarendo anche come nell'estate 2006 l'analoga richiesta era caduta per tutti i club coinvolti. Si augurò che l'Inter rinunciasse alla prescrizione e vergò un documento di rara durezza su Facchetti.

Qualcuno già all'epoca obiettò che si trattava di tempo sprecato e di un'indagine che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare perché evidentemente destinata a chiudersi con la prescrizione. L'avvocato Catalanotti, legale del Brescia, arrivò addirittura ad impugnare il documento davanti all'Alta Corte del Coni chiedendone l'annullamento perché "abnorme". Chi aveva ragione? Palazzi a ricostruire comunque una vicenda evidentemente non più processabile o chi lo riteneva un lavoro inutile? Il problema si ripropone oggi con Bravo e le sue rivelazioni.

Se vale il principio dell'etica che "non cade in prescrizione" come vuole Abete l'approfondimento è d'obbligo. Ma il tempo stringe e i processi sul calcioscommesse da istruire (forse anche un quarto in autunno) non permettono distrazioni. Ultima annotazione: il video dell'intervista a Bravo è stato rimosso poche ore dopo la pubblicazione.

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Gazza Connection

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Si indaga su Bari-Livorno:

dietro tutto il clan Parisi

di MAURIZIO GALDI (GaSport 21-06-2012)

La Procura federale comincia a sollevare il velo su Bari-Livorno di

Coppa Italia. Una netta vittoria dei pugliesi (4-1), con corollario di denuncia

per truffa presentata dal bookmaker austriaco Sks365. La Procura della

Repubblica di Bari è partita proprio da quella partita per avvalorare

l'ipotesi di riciclaggio: una serie di telefonate partite dallo stadio San Nicola

di Bari verso cellulari in Toscana dove fu rilevato il maggior numero di

giocate. Dietro tutto questo il clan Parisi, secondo i magistrati baresi, che

avrebbero architettato tutto o che avrebbero «approfittato» di una

combine già organizzata.

Lunghi interrogatori Cosa hanno in mano gli inquirenti baresi?

Sicuramente molto più di quello che al momento è noto. Proprio la tenacia con

la quale è passata a operare la Procura federale fa ritenere che anche loro

abbiano in mano qualcosa di più della sola denuncia. I carabinieri di Bari al

tempo avevano anche sequestrato molti tagliandi di scommesse, molti dei

quali mai incassati dopo la richiesta della documentazione antiriciclaggio. Ieri

in via Po sono stati sentiti i calciatori del Livorno Andrea Luci, Jurgen Prutsch

e Simone Salviato. Doveva essere sentito anche Pagano, ma è stato

impossibilitato a venire per una indisposizione. Oggi sarà ascoltato il

portiere Alfonso De Lucia, ma al momento i calciatori avrebbero dichiarato di

non aver mai avuto sentore della combine.

Caso Siena Intanto nei prossimi giorni la Procura federale dovrebbe

cominciare a convocare i calciatori del Siena, l'ex tecnico Antonio Conte e il

presidente Massimo Mezzaroma. C'è grande attesa sulla deposizione

di Ferdinando Coppola. Lui potrebbe confermare quanto fatto mettere a

verbale da Filippo Carobbio. Una collaborazione potrebbe addirittura ridurre

al minimo la sua eventuale sanzione per omessa denuncia, ma al contempo

metterebbe nei guai il Siena. Carobbio parla di un Coppola «sbiancato in volto»

al rientro negli spogliatoi dopo un colloquio con una persona molto vicina alla

proprietà del Siena e frequentatore di ritiri e spogliatoio. Una proposta a

«perdere» Siena-Varese che l'intera squadra rifiutò. Carobbio dice esplicitamente

che «questa persona gli aveva detto che il presidente intendeva scommettere

o aveva scommesso sulla nostra sconfitta. Intendo riferirmi al presidente

Mezzaroma». Le dichiarazioni di Coppola sarebbero molto attese anche dalla

Procura di Cremona.

Appelli Intanto da ambienti vicini agli avvocati che in questi giorni stanno

depositando le memorie di appello, trapela che la Corte di giustizia federale

a sezioni unite (presidente Gerardo Mastrandrea) si dovrebbe riunire il 2 o il

3 luglio.

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Riciclaggio: Palazzi

fa partire i deferimenti

di MAURIZIO GALDI (GaSport 21-06-2012)

Veramente complimenti allo staff guidato da Stefano Palazzi e alla Procura

federale. Spesso arrivano critiche sull'ufficio inquirente della Figc per la

lunghezza dei tempi, ma chiudere tante delicate inchieste è dura. Mentre si

lavora a pieno ritmo sul calcioscommesse, ieri la Procura ha ufficializzato un

altro centinaio di deferimenti. Potremmo facilmente definire l'inchiesta

«agentopoli» visto che si tratta di violazioni del regolamento agenti e alla

fine, tra patteggiamenti e sentenza, inibizioni e ammende per tutti. Ma mentre

una ottantina di posizioni si risolverà così, uno dei due deferimenti nasce da

un'inchiesta della Procura di Milano.

Associazione L'ipotesi di reato avanzata dalla Procura di Milano

per una serie di imprenditori è quella di «associazione per delinquere

transnazionale finalizzata al riciclaggio, all'emissione di fatture per

operazioni inesistenti ed a reati tributari». Dall'inchiesta partita nel 2009

sono emerse ipotesi di illecito amministrativo nei confronti dell'agente

dei calciatori Tullio Tinti e di altri soggetti tra i quali il presidente della

Reggina Lillo Foti. Nei loro confronti il deferimento è «pesante». Il

Procuratore federale ipotizza il reato associativo, disciplinato dall'articolo

9 del Codice di giustizia sportiva (novità introdotta dopo lo scandalo di

Calciopoli), con l'aggravante per Tinti di esserne il promotore.

Altre posizioni Nello stesso deferimento ma con posizioni minori per la

sola violazione del regolamento agenti sono inseriti i nomi di Rosella

Sensi, Adriano Galliani, Giuseppe Marotta (Marotta per la Samp:

solita disinformazione, ndt). In totale si tratta di 19 società tra serie A, B e

Lega Pro. Il deferimento per sole violazione al regolamento agenti riguarda

nove club (nel loro caso la responsabilità è diretta), 37 agenti, 24 dirigenti; il

deferimento che parla dell'associazione riguarda dieci società (responsabilità

diretta), i relativi dirigenti, otto agenti e sette calciatori.

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ilConsiglio di ENRICA SPERONI (GaSport 21-06-2012)

BUFFON COL «BONUS AGLI SPAGNOLI»

HA DETTO LA SOLITA FRASE DI TROPPO

Irlanda-Italia è finita da pochi minuti e gli azzurri festeggiano il passaggio

ai quarti. Gigi Buffon, stremato il giusto per la partita e per l'attesa del

risultato di Spagna-Croazia, si presenta al microfono Rai. Come spesso

accade le sue parole non passano inosservate. E come qualche volta

accade pronuncia una frase di troppo. Che pesa e può fare danni, al di

là di tutte le buone intenzioni. «Sapevo che gli spagnoli avrebbero fatto

il loro dovere, un grande grazie. Gli spagnoli hanno maturato un bonus

con noi, ricordatevelo, anche se io non sarò più in Nazionale». Accidenti,

Gigi. Bastava fermarsi al grazie.

Peccato non potergli aver chiesto: cosa intende per bonus? Che cosa

dovremmo fare per sdebitarci? Dobbiamo promettere che in un'occasione

analoga saremo leali e giocheremo anche noi per vincere? Ma è la prima

regola dello sport, che bisogno c'è del promemoria? Siamo malati. Vediamo

complotti ovunque e ci piace passare per furbi. Ma solo la nostra è furbizia,

quella degli altri — nel dizionario dei sinonimi fatto in casa — è scorrettezza.

La Spagna ha giocato per vincere, ha fatto quello che doveva. E così la

Croazia. Senza calcoli di convenienza, senza obbedire al detto «Meglio due

feriti che un morto». Che poi alla resa dei conti è anche falso, perché il morto

c'é sempre, cambia solo l'indirizzo per chi vuole andare al funerale.

Certe volte le parole scavalcano Buffon come un pallone dal rimbalzo maligno.

Ed è un peccato perché il nostro capitano in campo è uno spettacolo e non solo

quando si piazza in porta. Basta guardarlo al testa o croce di inizio partita, ai

sorrisi col capitano avversario, alla stretta di mano con l'arbitro e i guardalinee,

all'applauso per l'attaccante cui ha appena negato un gol, al fine gara consumato

a passo lento tra abbracci e chiacchiere con compagni e rivali. Una bella pubblicità

per lo sport. Ci basta questo per apprezzarlo.

Non servono altri bonus.

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Nella mano di Bonucci che censura

Balotelli c’è l’essenza dei bulli buoni

I nostri malacarne devoti al principio di autorità (solidale e sfacciata) hanno molto da insegnare allo Spiegel

di ALESSANDRO GIULI (IL FOGLIO.it 21-06-2012)

Lo Spiegel ha torto marcio, quando si augura che l’ormai nota

istantanea di Leonardo Bonucci e Mario Balotelli non diventi il

dagherrotipo-padre degli Europei, la foto sigillo di quella che solo ai

teutonici (e ai loro pallidi seguaci anche italiani) può apparire come

una brutta sceneggiata di rancori mal sopiti e scomposti. La verità è

all’opposto: il gesto di Bonucci era, sì, un modo per proteggere da se

stesso l’ombroso Balotelli dopo il suo gol all’Irlanda, era al contempo

l’affermazione nitida del principio d’autorità. Autorità solidale e sfacciata,

corporale, quasi amorevole nella sua gagliardìa. Diremmo perfino

legionaria, “fiumana”, se il richiamo al comandante D’Annunzio non

rischiasse una immeritata diluizione nel cratere di miserie omosolidali e

omofobiche rovesciato sui calciatori italiani negli ultimi giorni.

Non conta soltanto il fatto anagrafico – Bonucci è di tre anni più

grande, come ha fatto ben notare Fabrizio Roncone sul Corriere di

ieri – né si può risolvere la questione con l’anzianità della militanza

in Nazionale. C’è dell’altro, e questo altro interpella sia l’efficacia

volontaristica di Bonucci, che non è mai passato per “buono” (ha

fama di scommettitore accarezzato da inchieste) ma si è messo al servizio

di un obiettivo giusto; sia l’inattesa capacità di sottomissione da parte del

purosangue Balotelli: uno che, se abbiamo decifrato a dovere il tipo, le mani

in faccia non se le farebbe mettere nemmeno da una delle sue sgallettate

in vena di smancerie. Invece è successo, e l’allenatore Cesare Prandelli ha

così già trovato una risposta alla sua sollecitazione retorica – Balotelli

deve accettare le critiche e capire che nessuno ce l’ha con lui –, l’ha

trovata negli occhi fondi e stralunati con cui l’infantile gigante nero ha

accettato di farsi silenziare per pochi lunghissimi secondi. E in

mondovisione.

In fondo è una questione di gerarchia tribale, oltreché di convenienze:

delle due teste matte all’opera nella circostanza, una ha avuto il naturale

bisogno d’essere messa sotto tutela dalla compagna meno fragile. In

quel frangente Bonucci rappresentava l’anima del gruppo (o del clan),

si potrebbe dire secondo i canoni di un vecchio linguaggio ancorato

all’etnologia, incarnava una sorta di Io totemico nel quale palpitavano tutti i

vaƒƒanculo strozzati nella gola dei colleghi in squadra, tutti gli scappellotti che

Prandelli e il capitano Gigi Buffon hanno dovuto o voluto evitare di

elargire all’indisciplinato Balotelli. Insomma tutte le rimozioni provocate dal

timore di apparire in controtendenza rispetto al senso comune (cioè razzistelli

e tendenzialmente discriminatori, secondo lo schematismo egemone) o di

dover ingaggiare con Balotelli una zuffa spettacolare.

Lo Spiegel ha torto perché non c’è nulla di più umano di una pulsione

sub umana tradita, esibita in pubblico ma contemporaneamente messa in

sicurezza. La mano sinistra di Bonucci incollata alla bocca di Balotelli, il

braccio destro a cingergli il collo in una posa a metà tra l’abbraccio e lo

strangolamento, le labbra semiserrate a sussurrare minacce amichevoli: è

l’essenza del miglior mondo pallonaro, il segnacolo di una passionalità

popolare messa in scena da bulli buoni in cerca di gloria. Sappiamo fin troppo

bene che i tedeschi prediligono la propria inespressività robotica. Ovvero che,

essendo loro dei sognatori romantici (calco negativo dei poeti incompresi,

Hölderlin a parte), quando si tratta di mediterranei rissosi pretendono per lo

meno di godersi la nobiltà epica dei titani verseggiati da Omero. Ma il piè

veloce Achille, Menelao possente nel grido di guerra e il magnanimo Ettore

hanno smesso di gareggiare da molti secoli. E poi la collezione intera dello

Spiegel non vale mezzo rigo di appunti manoscritti di uno Schliemann.

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C’è dell’altro, e questo altro interpella sia l’efficacia

volontaristica di Bonucci, che non è mai passato per “buono” (ha

fama di scommettitore accarezzato da inchieste) .canna

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Il ruolo di Balotelli nello sviluppo

culturale della società italiana

di ANDREA MARIUZZO dal blog A MENTE FREDDA (LINKIESTA 20-06-2012)

In Italia abbiamo problemi nelle relazioni con qualunque tipo di

minoranza etnica, linguistica, di orientamento sessuale. Questo non si

percepisce solo dai (sempre troppo frequenti) casi di violenza fisica o

psicologica e di aperta discriminazione che puntualmente avvengono

ricevendo condanne di maniera senza che nemmeno si tenti di risolvere

qualcosa. Non si percepisce da legislazioni che creano di fatto diverse

classi di cittadini nel godimento dei diritti civili, costringendo gli italiani

figli di genitori stranieri alla richiesta del permesso di soggiorno (e al

cronico ritardo che permette a queste persone di restare in Italia, ma

non di uscirne a piacimento) oppure obbligando una coppia convivente

a complicati e costosi atti notarili per una sistemazione dell'asse ereditario

che in altri casi avviene pressoché gratis, in comune, con il matrimonio.

No. A rendere più chiaro quanto diffusa sia la difficoltà di

relazione dell'italiano "medio" (inteso proprio in senso statistico) con

le minoranze di ogni tipo è proprio l'atteggiamento di chi a tutto ciò si

oppone. Troppo spesso si pensa di opporre a queste inammissibili frizioni

una inutile dose di "buoni sentimenti" che sono segno più che altro di

impotenza culturale. Avete mai visto una serie televisiva italiana in cui un

nero o un immigrato di qualunque tipo sia un criminale? Dico ovviamente

un criminale vero, non un poveraccio dal cuore d'oro sfruttato da chi è

più potente di lui. Avete mai visto gay antipatici? Transessuali con un ruolo

apertamente negativo? Io no. Ed è un problema, perché esistono neri

criminali, gay malvagi, ecc. , come in qualunque tipologia umana, e solo

quando siamo in grado di pensare tutto il male possibile di chi se lo merita

senza farci inibire dalla sua condizione di appartenente a una minoranza,

allora si è giunti alla piena integrazione.

Ecco perché Mario Balotelli gioca un ruolo di primo piano,

oserei dire storico, nello sviluppo della nostra coscienza

collettiva. Perché per insultarlo non servono gli assurdi e insulsi cori

razzisti di cui nel corso del tempo si sono rese protagoniste varie tifoserie,

tra cui purtroppo quella bianconera a cui mi sento vicino. Perché di lui

finalmente si può dire che è un cretino, una testa di c***o fuori dal campo

e anche dentro, visto che se non lo tengono al guinzaglio spacca la faccia

a tutti i difensori avversari a gomitate senza motivo, e che oltretutto gioca

bene solo quando ne ha voglia ed è molto sopravvalutato, senza alcun

bisogno di essere razzisti, semplicemente perché è così. E il fatto che abbia

segnato un bel goal (ma anche piuttosto fortunoso) contro l'Irlanda

(e umiliarli è sempre cosa buona

e giusta), ma non sposta di un millimetro quello che si può pensare di lui.

Da storico, quindi, non posso che dirti grazie, Mario, perché

questo è il contributo più grande che tu possa dare al mio e tuo paese

per renderlo migliore, e un giorno, quando il tuo non eccezionale valore

sportivo sarà stato in gran parte dimenticato, di te spero resti soprattutto

questo duraturo risultato.

(p.s.: spero che nessuno prenda questo post più sul serio del necessario)

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30 sì, 3 stelle no: tutti contenti.

Ma perché?

di ALVARO MORETTI dal blog Filo spinato (TUTTOSPORT.com 21-06-2012)

E’ quanto meno tortuoso il ragionamento con cui le istituzioni calcistiche

italiane (Lega e Figc) approvino la scritta “30 sul campo” e non tollerino,

invece, le tre stelle sulla maglia della Juventus. Qualcuno dovrebbe spiegare

- con parole semplici – la differenza dal punto di vista sostanziale. E tutto

sommato anche da quello formale, perché scrivere 30 o mettere 3 stelle,

dato per scontato che 30 indica il numero degli scudetti e che 30 scudetti

valgono tre stelle. Perché il 30 non dà fastidio e le tre stelle fanno

venire l’orticaria ai burocrati del pallone? Forse perché viene specificato

“sul campo” che può suonare come un distinguo o come l’incipit di un

concetto più lungo, del tipo “30 sul campo, ma 28 in Federazione”?

Ma gli scudetti, di solito, è sul campo che si vincono ed è sul campo,

fisicamente, che si assegnano con la consegna della coppa al capitano

della squadra vincitrice. Scrivere “30 sul campo” è come scrivere “30” e

basta, almeno per chi considera il calcio ancora uno sport che si pratica,

per l’appunto, su un prato d’erba 110X60 denominato comunemente

“campo”. Dal 2006 in poi, ovvero dallo scempio giuridico che è stato il

processo sportivo di Calciopoli, abbiamo sentito ripetere da giocatori

juventini e non che quella Juventus, stagioni ‘04-‘05 e ‘05-‘06, era

nettamente la più forte. Non c’è stato un solo calciatore che abbia

avuto il coraggio di affermare il contrario o quello per dire che, senza

Moggi e i suoi presunti reati, quegli scudetti sarebbero stati vinti dal

Milan o dall’Inter.

Oggi, permettere alla Juventus di scrivere “30 sul campo” sotto il logo

della società suona quasi come una parziale ammissione di colpa da

parte delle istituzioni calcistiche, che di fronte alle nuove verità di

Calciopoli hanno saputo esprimere una relazione (quella di Palazzi, che

sta per compiere un anno) e due imbarazzate e imbarazzanti dichiarazioni

di incompetenza. In Italia siamo abituati, forse appassionati, al compromesso,

che non è mica sempre una brutta parola, e qui ci troviamo di fronte a

un bellissimo esemplare. Un modo per far passare un po’ di tempo e acqua

sotto i ponti, utili a scolorire la rabbia di chi è ancora convinto di aver assistito

a un’ingiustizia e aspetta che qualcuno si prenda il mal di pancia anche solo

di ammetterlo. Tanto, l’abbiamo capito, sulle maglie e sugli albi d’oro si può

scrivere ciò che si vuole.

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ilConsiglio di ENRICA SPERONI (GaSport 21-06-2012)

BUFFON COL «BONUS AGLI SPAGNOLI»

HA DETTO LA SOLITA FRASE DI TROPPO

Irlanda-Italia è finita da pochi minuti e gli azzurri festeggiano il passaggio

ai quarti. Gigi Buffon, stremato il giusto per la partita e per l'attesa del

risultato di Spagna-Croazia, si presenta al microfono Rai. Come spesso

accade le sue parole non passano inosservate. E come qualche volta

accade pronuncia una frase di troppo. Che pesa e può fare danni, al di

là di tutte le buone intenzioni. «Sapevo che gli spagnoli avrebbero fatto

il loro dovere, un grande grazie. Gli spagnoli hanno maturato un bonus

con noi, ricordatevelo, anche se io non sarò più in Nazionale». Accidenti,

Gigi. Bastava fermarsi al grazie.

Peccato non potergli aver chiesto: cosa intende per bonus? Che cosa

dovremmo fare per sdebitarci? Dobbiamo promettere che in un'occasione

analoga saremo leali e giocheremo anche noi per vincere? Ma è la prima

regola dello sport, che bisogno c'è del promemoria? Siamo malati. Vediamo

complotti ovunque e ci piace passare per furbi. Ma solo la nostra è furbizia,

quella degli altri — nel dizionario dei sinonimi fatto in casa — è scorrettezza.

La Spagna ha giocato per vincere, ha fatto quello che doveva. E così la

Croazia. Senza calcoli di convenienza, senza obbedire al detto «Meglio due

feriti che un morto». Che poi alla resa dei conti è anche falso, perché il morto

c'é sempre, cambia solo l'indirizzo per chi vuole andare al funerale.

Certe volte le parole scavalcano Buffon come un pallone dal rimbalzo maligno.

Ed è un peccato perché il nostro capitano in campo è uno spettacolo e non solo

quando si piazza in porta. Basta guardarlo al testa o croce di inizio partita, ai

sorrisi col capitano avversario, alla stretta di mano con l'arbitro e i guardalinee,

all'applauso per l'attaccante cui ha appena negato un gol, al fine gara consumato

a passo lento tra abbracci e chiacchiere con compagni e rivali. Una bella pubblicità

per lo sport. Ci basta questo per apprezzarlo.

Non servono altri bonus.

Buffon poteva ferarsi al grazie.

Lei, invece, poteva fermarsi prima di scrivere un articolo all'apparenza inutile ma che ha delle finalità ben precise, come al solito.

Insomma, un articolo di troppo.

Modificato da totojuve

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Mi pare che...

Le solite mezze verità

a proposito dei «ladroni»

di LUCIANO MOGGI (Libero 22-06-2012)

Dopo una non breve assenza è riapparso “Palazzo di vetro”. Non se ne

sentiva il bisogno, né di Maurizio Galdi, missing anche lui. “Palazzo di vetro”

è tornato per dispensare qualche verità magari inattesa, mantenendo intera

la sacca dei veleni. Dobbiamo meravigliarci? Nell’ultima “vetrata” il Nostro, al

secolo Ruggiero Palombo, scopre che «la breve inchiesta sull’“Operazione

Ladroni” condotta da Borrelli con interrogatorio di Moratti, conclusasi nel

2007 con l’archiviazione di Palazzi, meritava maggiore attenzione e un epilogo

meno frettoloso ». Alla buon’ora! È comunque un’ammissione importante. La

verità è lenta per chi non la vuol vedere ma quando diventa imperiosa anche

“Palazzo di vetro” non può disconoscerla. Il Nostro però ci tiene a fare due

osservazioni, entrambe contorte.

Contorsioni

La prima: «Non bastassero le 72 pagine della postuma inchiesta Palazzi sulle

sopraggiunte intercettazioni Inter (estate 2011), la vicenda Telecom conferma

che lo scudetto 2006 non andava assegnato». Fossimo in Palazzi faremmo

intanto gli scongiuri. «Postumo» può stare anche per tardivo, ma abitualmente

è inteso per ciò che appare dopo il decesso. Aggettivo diciamo non allegro.

L’inchiesta qui riferita è quella che accertò l’illecito sportivo dell’Inter e dei

suoi dirigenti, violato l’articolo 6. Troppo poco dire che essa e la vicenda

Telecom confermano che lo scudetto 2006 non andava assegnato. Ne

deriva che non andava sottratto alla Juve, che dovrebbe essere riaperto

il processo sportivo togliendo all’Inter ciò che gli è stato dato e sanzionare

la società nerazzurra: altro che prescrizione. Sulla seconda osservazione,

debbo ricordare che in tempi non sospetti avevo parlato di spionaggio

industriale ai nostri danni, ma in quel caso il pateracchio preconfezionato

disperdeva la mia voce. Dice dunque Palombo che «l’Inter sia pure

illegalmente cercava nel 2002-2003 quel che la Procura di Napoli ha poi trovato

nel 2005-2006». È evidente che “Palazzo di vetro” tenta di annacquare il tutto,

ma c’è qualcosa di più importante: Palombo dica che cosa la Procura di Napoli

avrebbe trovato. Il punto fermo è che il campionato non è risultato alterato e il

sorteggio era regolare: è scritto così nelle motivazioni della sentenza penale,

così come concluso anche dalla Corte Federale. E non voglio pensare che

Palombo voglia fermarsi alle accuse della Procura, alle quali può credere

solo il suo autore Narducci, rimasto senza vergogna al 2006, come se il

processo di primo grado e il lungo dibattimento non si fossero svolti.

Narducci è un primo attore. Sentendosi stretto nella toga, ha provato a

cercare un più lucroso posto al sole in politica, cominciando dalla giunta di

Napoli. Tutto già finito. Formalmente si è dimesso, in realtà De Magistris

l’ha tagliato («Non prendiamo lezioni di legalità da nessuno, neanche da

Narducci»). Ha fatto come un mio amico che cadde da cavallo: «Tanto

volevo scendere». Narducci così ha chiesto al Csm il rientro in magistratura:

non sarà a Napoli, lo vietano le norme, né a Salerno, dovrà cambiare

Regione.

Vaso di Pandora

Le dichiarazioni di Tavaroli hanno scoperchiato il vaso di Pandora dei

dossier illegali fatti a danno della Juve, quindi del dr. Giraudo e del

sottoscritto, di De Santis e di molti altri, anche nell’ambito familiare.

Ed è proprio il “Dossier Ladroni” a testimoniare come fossero infondate

le accuse alla Juve e ai suoi dirigenti. Vi si legge infatti che «non risultano

comportamenti scorretti». In tempi non sospetti ebbi a dire che con le

schede, che vollero definire «riservate» per dare la sensazione del mistero

(che poi riservate non sono affatto perché intercettabili ed intercettate, come

le italiane), tentavamo di difenderci da quello spionaggio per quanto concerne

il settore commerciale e il mercato giocatori. I pm (Narducci) invece vollero

infondere l’alone del sospetto, che fa anche più presa sull’opinione pubblica

anziché, ad esempio, ordinare una perquisizione a Coverciano durante

un ritiro arbitrale, magari alle 5 del mattino per prendere gli arbitri nel sonno

(così come fatto per le abitazioni di tutti gli indagati), facendosi consegnare le

schede. Non lo fecero volutamente (visto lo scarso risultato ottenuto nella

perquisizione delle abitazioni) preferendo creare il cosiddetto “mistero delle

sim svizzere” e creando anche due griglie “arbitri amici” e “arbitri nemici”.

Peccato per Narducci, perché facendo la somma la Juve ottenne più punti

con gli arbitri cosiddetti nemici.

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Joined: 01-Jun-2005
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Buffon poteva ferarsi al grazie.

Lei, invece, poteva fermarsi prima di scrivere un articolo all'apparenza inutile ma che ha delle finalità ben precise, come al solito.

Insomma, un articolo di troppo.

Ricordo un girone di qualificazione champions.

Ricordo una Juventus di Lippi già qualificata battere non mi ricordo chi e permettere al Manchester United di passare il turno come seconda. E ricordo un Ferguson dire in maniera ancora più esplicita lo stesso concetto detto da Buffon.

Di queste dichiarazioni ne è pieno il mondo del calcio perché.

Però se lo dice Buffon bisogna mettere i puntini sulle "i".

E in un articolo apparentemente di elogi lo si invita sostanzialmente e mafiosamente a stare zitto.

Ormai abbiamo imparato a conoscerli e più li osserviamo più ci confermano che la nostra analisi e le nostre valutazioni sono corrette.

C'è una strategia (una linea editoriale) ben precisa che trova espressione in articoli "tattici". Nessun attacco frontale ma anzi tanto miele in cui nascondere la pillola di veleno e il messaggio da inculcare al loro lettore tipo.

Appunto, il loro lettore tipo, ovvero il prototipo del soggetto oggetto dell'orientamento di cui al postulato Monti.

Uno schema per nulla nuovo se un acuto (e libero) osservatore di media scrive (in relazione a Repubblica, ma è lo stesso schema): "Il vero, autentico core business del gruppo capitanato da Carlo De Benedetti risiede nella cifra “antropologica”, nell’aver forgiato un prototipo di «cittadino-lettore»(la definizione è presa dal sito ufficiale) che coincidesse in larga misura con la «classe dirigente in senso lato» (la definizione è di Scalfari). Qualcosa di più di una linea editoriale e anche di più di un’impronta culturale: sinestesia allo stato puro. Tutte le sfere sensoriali sono state attivate e orientate simultaneamente sul fuso del “ceto medio riflessivo”: il libro che devi avere-l’autore che devi conoscere-i viaggi che devi fare-i sapori che devi assaporare. Repubblica ha vinto con i suoi editori, con i suoi titoli, con i suoi valenti giornalisti. E ha vinto con gli inserti, il packaging, la biblioteca numerata, l’enciclopedia, la raccolta, i memorabilia, gli Affari e la Finanza, la Domenica e il Venerdì, la Musica e la Salute, Trova Roma e Tutto Milano, le Donne, Slow food e il Gambero rosso."

Insomma, non vi sognate proprio che questo sia un articolo isolato, casuale, libera riflessione. E' premeditato e, ancor peggio, inserito in una più complessiva strategia. Che poi è una strategia per forgiare il lettore sportivo e continuare a far passare che da qualche parte ci sono i puri e da qualche altra parte quelli brutti sporchi e cattivi.

Modificato da antobros66

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Joined: 30-Aug-2006
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Nuovi prezzi - Aumenti tra il 29 e il 42%

Primi scricchiolii Juve-tifosi

Il caro abbonamenti fa rabbia

G.B. Olivero - Gasport -22-06-2012

Nonostante lo scudetto e i primi acquisti, quella dei tifosi della Juve è un'estate un po' meno allegra del previsto. Prima la polemica sulla nuova maglia (la decisione di affidare l'orgoglio gobbo al messaggio «30 sul campo» da esporre sotto lo stemma del club non ha conquistato il popolo bianconero, che si è diviso in vari partiti: chi voleva le tre stelle, chi è contrario alla cancellazione delle altre due, chi ritiene ridicola la scelta di mettere in vendita magliette diverse da quelle indossate dai giocatori, chi è d'accordo con la società) e adesso la questione-abbonamenti. Con un duro comunicato gli ultrà hanno preso posizione contro l'aumento dei prezzi: «Cara dirigenza, questa non ce l'aspettavamo davvero». Sotto accusa soprattutto il 29% per i rinnovi e il 42% per le nuove tessere in curva «in un periodo di estrema difficoltà per la situazione economica generale... La stangata fa pensare che si voglia eliminare il ceto popolare, l'operaio, la massa, in poche parole il cuore storico del tifo bianconero. Noi non siamo clienti, noi siamo la Juve». La società spiega la crescita dei prezzi con l'aumento dell'Iva ma gli ultrà (che si rivolgono direttamente ad Andrea Agnelli: «da lei non ce l'aspettavamo, siamo ancor più delusi e feriti») replicano che Milan e Inter non hanno fatto ricadere l'imposta sui tifosi. La campagna della Juve ha uno slogan accattivante: «Abbiamo ancora fame». Un assist per i tifosi arrabbiati: «Ce ne siamo accorti». Al punto da rivolgersi ad alcuni avvocati per valutare se è tutto regolare o se ci sono gli estremi per una causa.

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Joined: 14-Jun-2008
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Abete: «Nessuno slittamento

E sulle coppe decide la Uefa»

«Impensabile far cominciare in ritardo i campionati». Caso Salerno:

approvata la norma transitoria sull’artcolo 16 bis, via libera a Lotito

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 23-06-2012)

ROMA. Partiamo dalle cose turche, perché potrebbero interessare anche noi. La

Uefa ha accolto il Fenerbahce nella prossima Champions League, nonostante il

coinvolgimento del suo presidente Aziz Yildirim (ora agli arresti) in uno

scandalo di gare truccate. Ciò offre l’assist per alcune valutazioni sui club

italiani (come Lazio e Napoli), qualificati nelle coppe ma coinvolti in

Scommessopoli. La Figc sembra confidare in valutazioni simili, e ieri anche il

presidente federale Giancarlo Abete , a margine del Consiglio Federale, ha sì

escluso di «aver mai parlato con Platini delle società da iscrivere alle coppe

europee», ma ha anche confermato che lo scorso 15 giugno la Uefa ha accolto le

nostre squadre, anche se le potrebbe squalificare “sub judice”. C’è, però, un

passaggio: «La Uefa - dice Abete - fa valutazioni diverse tra illecito diretto

o indiretto». È lo stesso ragionamento del segretario Uefa, Gianni Infantino ,

quando osserva: «La penalizzazione porta all’esclusione dalle coppe, a meno

che il club non dimostri alla Disciplinare la sua completa e totale

estraneità». Ma nell’anomalia del Calcioscommesse, spesso i club sono

penalizzati per responsabilità oggettiva perché vittime dei giocatori

«infedeli». Servirebbe una motivazione “morbida” della Disciplinare per

salvare dall’euro-esclusione? I tempi del processo sono lunghi, ma sull’inizio

regolare dei campionati Abete sbarra: «Slittamento? Non è prevedibile». Il

secondo grado del processo bis parte il 2 luglio, e Palazzi lunedì potrebbe

rendere noti nuovi nomi da interrogare. Anche eccellenti, perché Abete ha

spiegato: «Da Cremona sono arrivati nuovi documenti. . . ».

OK SALERNO Approvata ieri dal Consiglio Federale una norma transitoria di 6

mesi per discutere della modifica dell’articolo 16 bis delle Noif, che vieta

di possedere due club professionistici. Interessato Lotito , proprietario sia

della Lazio che del Salerno, che comunque potrà essere iscritta in Seconda

Divisione. Il caso dei campani è particolare (squadra acquistata in Dilettanti

e poi promossa in Pro), mentre per il resto «troveremo una soluzione tecnica»,

dice Abete. L’Aic chiede le seconde squadre in Lega Pro, che invece è

disponibile alla sola compartecipazione. Abete ha anche sollecitato Serie A e

Aic a trovare l’accordo sul Contratto Collettivo che scade il 30 giugno:

«Bisogna accelerare i tempi, dalla prossima settimana inizieremo le nostre

riflessioni».

___

ABETE PASSA IL PALLONE A PLATINI

Scommesse: l’Uefa ammette il Fenerbahce

Svolta per Lazio e Napoli

di FABRIZIO PATANIA (CorSport 23-06-2012)

ROMA - La prima notizia, che introduce il tema, rimbalza da Istanbul. L’Uefa

ha autorizzato il Fenerbahce a partecipare alla prossima edizione della

Champions League: il suo presidente Aziz Yildirim è stato arrestato ed è

implicato in uno scandalo di partite truccate. E’ già qualcosa più di

un’indicazione. L’altra riflessione emerge dalle parole di Giancarlo Abete a

margine del Consiglio Federale. «Non lavoriamo sulle ipotesi e non parliamo a

monte dei contenuti e delle sentenze che eventualmente verranno fuori dagli

organi di giustizia sportiva. Qui non ci sono ancora stati i deferimenti» ha

spiegato il numero uno della Federcalcio in relazione alla partecipazione dei

club italiani alle prossime Coppe (segnatamente Lazio e Napoli per l’Europa

League) se dovessero essere coinvolti tra poche settimane nel processo

sportivo. «Ho visto Platini a Cracovia nei giorni scorsi, ma non ne abbiamo

parlato» ha aggiunto, facendo capire molto.

TEMPI - La posizione della Federcalcio è chiara. Una linea di estrema

prudenza. Ci sono cinque filoni diversi di inchieste da tre diverse Procure

(Cremona, Napoli, Bari) e i tempi della giustizia sportiva, a causa del numero

dei tesserati coinvolti e di un lavoro delicatissimo da completare, si sono

allungati. Si arriverà a Ferragosto, forse anche dopo. Il 20 luglio Juventus,

Milan e Udinese verranno iscritte alla Champions; Lazio e Napoli all’Europa

League. E’ discrezione della Federcalcio segnalare all’Uefa eventuali

comportamenti illeciti dei suoi club. Può procedere l’Uefa autonomamente e

anche in corsa, decidendo un’esclusione a competizione iniziata. Ma di solito,

hanno fatto osservare in via Allegri, i casi di esclusione di club dalle

competizioni europee sono stati decisi sulla base degli illeciti con

responsabilità diretta o indiretta, non per responsabilità oggettiva (oggi

sarebbe l’ipotesi legata a Lazio e Napoli: rischiano penalizzazioni per

comportamenti dei propri tesserati). L’aria che tira non è drammatica: il solo

deferimento non dovrebbe far scattare l’esclusione. E la sensazione concreta è

che la Federcalcio abbia restituito il pallone a Platini. In tempi recenti, il

francese aveva spiegato che si sarebbe rimesso, in tema di scandali scommesse,

alle indicazioni delle federazioni. Il palleggio sta continuando. Oggi parlare

di esclusione dalle Coppe è almeno prematuro, per non dire ipotesi poco

concreta. Le eventuali sanzioni decise in primo grado dalla Disciplinare e in

appello alla Corte di Giustizia Federale diventeranno afflittive per il

prossimo campionato. Si naviga a vista, si procede tappa dopo tappa in base ai

documenti forniti dalle Procure. Non si possono aspettare i processi penali:

oggi a Napoli è ancora in corso il secondo grado con rito abbreviato di

calciopoli. E sono passati sei anni dal 2006. Abete non metterà pressioni agli

organi di giustizia, i tempi si stanno allungando verso Ferragosto, ma non

spaventano la Federcalcio: l’eventualità dello slittamento della partenza del

campionato, ma forse solo di una settimana, verrà presa in esame più avanti,

non ora.

EXTRACOMUNITARI - Nella riunione di ieri, oltre alla presa d'atto della

decisione (sostenuta dalla Figc) della Giunta del Coni di anticipare i termini

delle assemblee elettive degli organi direttivi e all'approvazione del

bilancio consuntivo del 2011, il consiglio (i rappresentanti

dell'Assocalciatori si sono astenuti) ha rinnovato anche per la prossima

stagione la possibilità di tesserare due extracomunitari, con le stesse

modalità già utilizzate nel campionato appena concluso. E proprio alla Lega di

Serie A e all'Aic, Abete ha rivolto il suo invito a trovare presto un accordo

per il contratto collettivo in scadenza il 30 giugno. «È necessaria

un'accelerazione», ha ammonito. «Se al 30 giugno non c'è un contratto firmato

siamo già in una situazione atipica, perchè l'accordo collettivo non può

dipendere da una convenzione di natura commerciale su una situazione scaduta

da due anni». Lo scontro tra società e sindacato verte ancora sulla materia

dei diritti di immagine legati ai contratti.

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