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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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IL MATTINO 17-05-2012

aay3vatO.jpg

non ci facciamo mancare nulla

finito campionato

comincia tribunale

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la Repubblica, oggi, è l'unico tra i grandi quotidiani non sportivi a

non dedicare l'articolo ad hoc per l'inaugurazione del J-Museum,

a parte un trafiletto nell'edizione nazionale e questo pezzo del

noto giornalista non juventino E.Gamba.

Nell'edizione online c'è un asettico documento di un altro

giornalista non juventino.

___

Il Toro a un passo dalla promozione, la Juve che

sogna la doppietta con la Coppa Italia: domenica

potrebbero esserci due feste. Un incrocio pericoloso

La grande

Torino

Torna il vecchio derby

una città nel pallone

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 17-05-2012)

Ieri la Juventus ha inaugurato il suo nuovo museo – J Museum – dentro il suo

nuovo stadio, allungando un´altra solida radice nella terra di una città che

probabilmente non è mai stata tanto bianconera come oggi e proprio nell´epoca

in cui, e magari non è un caso, la Fiat non è mai stata così poco torinese.

«Ma per Torino il nostro scudetto è stato importante come per tante città

dell´Italia e del mondo» dice John Elkann parlando piuttosto di una Juve

globale, come se il derby che sta per tornare fosse soltanto una parentesi di

provincialismo. Sia come sia, Torino sta vivendo giorni di eccitazione e anche

di tensione: la Juve la sta attanagliando coi suoi trionfi (dopo lo scudetto,

domenica può arrivare la Coppa Italia), il Toro la sta risvegliando con una

promozione oramai praticamente certa: l´avverbio lo toglierà proprio domenica

se, all´ora di pranzo, batterà il Modena. Tra tre giorni, dunque, potrebbe

succedere qualcosa di mai accaduto: due feste in un giorno solo, ma in questi

casi una somma di euforie non dà un risultato scontato (felicità doppia)

perché rischia di scoprire il nervo di una rivalità che non può essere sfogata

nei derby. Dove i granata non segnano un gol da dieci anni, ed è il decennio

che ha cambiato il tessuto calcistico di una città che resta profondamente del

Toro, ma non tra i bambini della scuola dell´obbligo: i granata hanno regalato

generazioni di tifosi ai cugini. «Io sono molto contento che il Toro torni in

A», dice Agnelli. «E spero che tornino gli anni in cui gli scudetti erano una

cosa tra di noi», ma è uno di quegli auguri formali, come dire "cento di

questi giorni" a un ottantenne che festeggia il compleanno. In ogni caso,

domenica sarà un giorno pericoloso, la Juve aveva suggerito alla Lega di B di

provare a spostare la partita dei granata ma la Questura non l´ha ritenuto

opportuno, anche perché i biglietti per l´Olimpico sono già stati quasi tutti

venduti. In compenso, il centro sarà zuppo di polizia. «L´ideale sarebbe che

il Toro venisse in serie A domani» dice Buffon, che, da ex ultrà, conosce

certi rischi: domani i granata potrebbero venire promossi a tavolino se l´Alta

Corte gli restituirà la vittoria a tavolino col Padova, nella famosa partita

del black out. Sarebbe un dispetto: quelli del Toro vogliono riprendersi le

piazze, le strade.

Alla Juve, quelli del Toro non invidiano gli scudetti né le stelle. Invidiano

lo stadio di proprietà, quelle radici a loro recise. Pensano al sostegno che

la città ha dato alla costruzione del nuovo stadio e lo confrontano con gli

scandalosi monconi del vecchio Filadelfia. Pensano che il loro museo se lo

sono fatti da sé ma hanno dovuto emigrare in cintura, a Grugliasco.

S´innervosiscono non perché la Juve compra i top player, ma perché strappa al

Toro precario dottori, massaggiatori, fisioterapisti, magazzinieri, tecnici

delle giovanili, cioè quel tessuto sociale che era la ricchezza granata e che

adesso smotta verso l´altra sponda del Po. «Quando arrivai» ricorda Giampiero

Ventura, artefice della rifondazione, «la gente mi chiese: ridacci l´orgoglio

di tirare fuori le bandiere. Questo obiettivo lo abbiamo raggiunto. Il

prossimo dev´essere di andare alla Juvestadium con la possibilità di vincere,

sennò tornare in A non avrebbe senso». E il derby resterebbe soltanto una

parentesi di provincialismo, una domenica in cortile.

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CLASSIFICA ESPN

Barcellona, un calcio all'austerity

Per gli stipendi spesi 217 milioni di euro.

di LUCA PISAPIA (Lettera 43 | 17 Maggio 2012)

Altro che crisi economica. L'America dello sport è la Spagna dell'austerity.

Il Paese dominato dalla crisi economica e che vanta un poco invidiabile tasso

di disoccupazione intorno al 24% ospita infatti le due squadre con il monte

stipendi più alto del mondo.

Il Barcellona paga addirittura 217 milioni di euro per i suoi giocatori, con

una media di 8,7 milioni a calciatore. Il Real Madrid, invece, campione di

Spagna con 100 punti in classifica, primato europeo per le massime divisione

calcistiche, ne elargisce 'solo' 195 milioni, per una media di 7,8 milioni.

LAKERS PRIMA DELL'NBA. A sorprendere nella classifica stilata da Espn

è il dominio del calcio che si scopre pagare stipendi più alti perfino di Nba (i

Los Angeles Lakers sono quinti) e del baseball Mlb (i New York Yankees sono

sesti), visto che alle spalle di Barça e Real Madrid ci sono altri due club

calcistici: il Manchester City (185 milioni) e il Chelsea (170).

E se non bastasse, il Milan (153 milioni) è settimo, seguito da Bayern Monaco

(170) e Inter (decimo con 142,5), preceduto solo dai Philadelphia Phillies (Mlb).

NELLA TOP20 DOMINA IL CALCIO. Considerando le prime 20 posizioni, le

squadre di calcio sono ben 10, seguite da sei franchigie Nba e quattro di Mlb.

Per l'hockey Usa si deve scorrere la graduatoria fino al 72esimo posto

(Buffalo Sabres) e per il football Nfl si deve arrivare alla 75esima

posizione (Pittsburgh Steelers).

La Juventus campione d'Italia ha un monte stipendi di 117,4 milioni di euro

Il calcio non conosce austerity e continua la sua rapidissima ascesa: tutte le

squadre pagano stipendi più alti rispetto alla stagione 2010-11, come dimostra

la ricerca di Espn. E anche in Italia, nonostante i tagli richiesti dall'Unione

europea e imposti dal premier Mario Monti, le società continuano a spendere.

Se Milan e Inter sono nella top 10, la Juventus neocampione d'Italia è al

25esimo posto con un monte stipendi di 117,4 milioni di dollari (la media è di

4,7 milioni), mentre la Roma occupa la 47esima posizione (97,4 milioni con la

media salariale di 3,9 milioni).

FRATTURA TRA LE BIG E LE PICCOLE. A sancire una frattura che

sembra irrecuperabile, almeno a livello economico, tra le big e il resto

del campionato, è necessario scorrere la classifica di Espn addirittura fino al

143esimo posto per trovare la Fiorentina (51,3 milioni di monte stipendi e 2

di media), al 158esimo per la Lazio (48,1 e 1,9), al 168esimo per il Genoa

(45,2 e 1,8) e al 176esimo per il Napoli (41,7 e 1, 67). Curioso che l’ottava

squadra italiana (183ma nella graduatoria) sia la Sampdoria, che nella

classifica della stagione appena conclusa ha giocato in serie B.

L'UDINESE È NELLA 196ESIMA POSIZIONE. Per trovare traccia

dell’Udinese (26,4 milioni e 1,05 come media salariale) bisogna scendere

alla 196esima posizione a dimostrazione che anche nel calcio moderno la

pianificazione, la conoscenza e l’abilità nello scoprire giovani talenti sconosciuti

contano più della disponibilità economica. E nellaprossima stagione i friuliani

affronteranno in Champions league società con un monte stipendi quasi 10

volte superiore al loro.

In Germania i club sono attenti alla spesa e puntano sul risparmio

A livello europeo è interessante notare come la locomotiva tedesca, paladina

dell’austerity, rispecchi la sua politica economica anche nel pallone. Escluse

Bayern Monaco, Borussia Dortmund e Schalke 04 (le prime due si contendono

da anni titoli nazionali e internazionali, la terza è lautamente sponsorizzata

dal colosso russo Gazprom), le squadre della Bundesliga si concentrano tutte

intorno alla centesima posizione: sintomo di un campionato equilibrato dal

punto di vista economico-sportivo e di una gestione delle risorse improntata

al risparmio.

IN SPAGNA LE PICCOLE TAGLIANO. La godereccia Spagna invece, per

poter vivere al di sopra delle proprie possibilità, si è dedicata a operazioni

di maquillage finanziario che ora stanno mostrando la corda.

Resistono solo Real Madrid e Barcellona, società che da tempo hanno

abbandonato la penisola iberica e giocano sui mercati mondiali, e crollano le

altre. La terza squadra della Liga nella classifica di Espn è il Valencia, al

71esimo posto, con numeri che non sfiorano la metà della di testa. E Le altre

ancora più lontane, segno che qualcuno almeno pensa all'austerity.

IN PREMIER LEAGUE I SALARI LIEVITANO. Continuano a crescere

esponenzialmente invece le squadre inglesi: ben cinque delle prime 20 di

questa classifica partecipano alla Premier league. I motivi da ricercare

nelle proprietà straniere di tutti i cinque club (Manchester United e Liverpool

americani, Arsenal diviso tra America e Russia, Manchester City di Abu Dhabi

e Chelsea russo), in un campionato che da anni gioca partite di cartello a

mezzogiorno per combaciare con il prime time televisivo dell’Est asiatico e,

forse, nell’economia di un Paese che ha scelto di non volere l’euro e la sua crisi.

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QUANTI SCUDETTI HA LA JUVE?

A casa mia le sentenze si scontano

Accettarle è tutto un altro sport

di FRED PERRI (TEMPI | 23 maggio 2012)

Il campionato di serie A è finito e qualcuno mi chiede se mi riposo.

“Assoreta” è la mia risposta. Ma questa è un’altra storia. Qui intendo fare

due riflessioni, una tecnica, una civile. La Juventus ha vinto meritatamente,

da imbattuta. Ha offerto il miglior calcio con una squadra, qualitativamente,

inferiore a molte altre che ha battuto.

Il gioco, il collettivo, il calcio. Adoro tutto ciò. Sono contro le squadre che

si reggono sul Fenomeno, i partiti ad personam, i consessi umani dove le

facce contano più delle idee. La Juventus ha mandato in gol 20 giocatori,

un primato incredibile, e il suo cannoniere, Matri, ha segnato per l’ultima

volta a febbraio. E lasciate stare il gol (non visto) di Muntari, non siate ridicoli.

Detto questo veniamo al caso del giorno, gli scudetti della Juve (28;

30; 23 secondo il giapponese Zeman, per cui la guerra non è mai finita)

e le conseguenti stelle da mettere qui e là. Non entro nello specifico, il

dibattito mi appassiona come quello sul buco nell’ozono. Però voglio

chiosare questa affermazione, spesso udita: le sentenze si accettano. Eh

no, ’sto piffero. Le sentenze si scontano. Io resto libero di pensarla come

voglio, ritenere di aver subito una condanna ingiusta e ribadire a squarciagola

la mia innocenza, affermando che i giudici hanno giudicato male e, almeno a

casa mia (nel mio stadio di proprietà), appendere stelle e stelline come mi pare.

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Mi pare che...

Se Mazzarri rinuncia a Lavezzi

consegna la Tim Cup alla Juve

di LUCIANO MOGGI (Libero 18-05-2012)

E domenica, all’Olimpico di Roma, finale di Coppa Italia tra la Juve e il

Napoli. La squadra torinese ha vinto il campionato contro ogni pronostico e si

presenta da favorita per il trofeo. Scenderà in campo con la solita voglia di

vincere, praticando quel gioco intenso e corale che le ha permesso di

chiudereimbattuta. A Conte l’arduo lavoro psicologico per evitare rilassamenti

dovuti alla festa tricolore: un lavoro tra i più difficili ma che Antonio,

memore del passato, può portare a termine. A Del Piero l’ultimo palcoscenico,

ma la filosofia del tecnico è il gruppo. E il gruppo sta dando pieno

affidamento.

Doppia gioia?

Normale che la Juve punti a vincere anche la Coppa. E non solo perché

l’appetito vien mangiando, ma perché è forse l’occasione migliore per provarci

tenendo conto delle condizioni della squadra. Napoli permettendo, ovviamente.

Un Napoli che è in un curioso bivio: la vittoria può esaltare una stagione

incompiuta, la sconfitta può lasciare l’amaro in bocca e niente in mano.

Mazzarri sembra tentato a lasciare in panchina Lavezzi, errore gravissimo: i

napoletani devono affrontare un avversario agguerrito e assetato di vittoria.

Il gioco di rimessa, di cui l’argentino è un maestro, sarà il tema d’obbligo

per gli azzurri. Partita comunque aperta, con più di qualche chance a favore

della Juve.

A Monaco si assegna domani invece la Champions League, con attori che non

erano proprio quelli previsti. Il Bayern ci poteva stare, il Chelsea e Di

Matteo appartengono alla palla rotonda, quando fa le bizze. I tedeschi sono

favoriti.

Sono passate quasi sotto silenzio un paio di notizie venute fuori

dall’assemblea Telecom. Ne parliamo qui perché riguardano nomi noti anche al

calcio. E anche per una certa consonanza con Moratti e l’Inter: se vogliamo,

sembra una compagnia di giro. Un po’ qui e un po’ lì: Tronchetti Provera

vicepresidente dell’Inter e Moratti nel cda dell’epoca di Telecom, una coppia

all’apparenza inossidabile. Mettiamoci anche Carlo Buora, meno conosciuto, ma

anche lui ex Telecom ed ex Inter, vicepresidente nerazzurro negli anni a

cavallo del 2006.

Il presidente di Telecom, Franco Bernabè, ha reso noto che il Cda del 9

gennaio ha deciso un atto interruttivo di prescrizione, propedeutico

all’esercizio di un’azione di responsabilità nei confronti di Buora e di un

altro ex dirigente, Riccardo Ruggiero, quest’ultimo per la scabrosa vicenda

delle sim false (avete letto bene, false, altro che estere). La vicenda che

coinvolge Buora è quella ben nota della Security: spionaggio e dossieraggio

illegale, operati dalla struttura capeggiata da Giuliano Tavaroli. Un giudice

di Milano ha voluto vederci chiaro e la Telecom ha chiesto di costituirsi

parte civile. Il Gup di Milano - come ricordato dallo stesso Bernabè - ha

ritenuto che la Direzione Security non abbia agito «all’insaputa delle altre

funzioni aziendali e dei vertici di Pirelli prima e di Telecom Italia poi,

coincidenti nelle stesse persone».

Nel processo in corso a Milano è coinvolto anche Marco Tronchetti Provera, a

carico del quale però non sarà avviata alcuna azione di responsabilità (per

intervenuta prescrizione). Se qualcuno vuole cercare consonanze, potrebbe

riandare all’analogo salvataggio che ha evitato all’Inter e a Moratti il

processo per illecito sportivo con conseguente probabile retrocessione della

squadra. Piuttosto, vediamo come se l’è cavata Tronchetti Provera.

Tecnicamente si salva per aver dato le dimissioni un anno prima di Buora. Ma

se il tempo è trascorso invano, la colpa sarà anche di chi l’ha fatto

scorrere. È quello che hanno pensato alcuni azionisti di Telecom che hanno

chiesto un’azione di responsabilità nei confronti dell’attuale Cda «per aver

lasciato cadere i tempi di legge utili per promuovere l’azione di

responsabilità nei confronti dell’ex presidente Tronchetti Provera». La

proposta non è passata. Miracoli di chi conosce a menadito i meccanismi di

società e i tempi di prescrizione.

Un passo indietro

Facendo un passo indietro di 2 anni, andiamo al blog “Camillo” dell’ottimo

Christian Rocca quando sotto il titolo “C’è un giudice a Milano”, così

scrisse: «Un giudice di Milano ha stabilito che i dossier illegali Telecom

(caso Tavaroli) - compresi quelli su mezza serie A, calciatori, dirigenti e

arbitri di calcio - non erano iniziative private di tre spioni fuori controllo,

ma erano stati commissionati dal gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera e

Carlo Buora. Ma guarda un po’ che combinazione!».

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Calcio & finanza. Le merchant bank tornano a farsi sotto per proporre soci di minoranza

Fininvest, banche in fila per il Milan

di CARLO FESTA (il Sole 24 ORE 18-05-2012)

Un miliardo di euro. È questa la cifra che è nella mente di Silvio Berlusconi

per l'Ac Milan. Sono le risorse iniettate dalla sua famiglia per investire nel

club rossonero negli ultimi 26 anni, dall'acquisizione (il 20 febbraio 1986)

ad oggi: capitali che la holding Fininvest ha dovuto tirare fuori dal cilindro

ogni anno per comprare i giocatori e coprire le perdite della società

calcistica. Da questa cifra bisogna partire per capire il futuro del Milan.

Al dossier, grazie ad alcune banche che hanno lavorato in passato per

Fininvest (come Bnp Paribas e Hsbc), si sono avvicinati potenziali investitori

stranieri: corteggiamenti ai quali la Fininvest, guidata da Pasquale

Cannatelli, malgrado le smentite, non è insensibile. Un socio di minoranza non

sarebbe sgradito. Qualche tempo fa il club era entrato nel radar di gruppi

mediorientali, area dove il Milan ha un certo appeal (la compagnia aerea

Emirates di Dubai è sponsor dei rossoneri). Più recentemente, avrebbero

esaminato il dossier investitori cinesi, Paese per il quale il Milan

rappresenta la massima espressione del calcio italiano.

Ma la realtà dei fatti, più che in generiche manifestazioni d'interesse, sta

nei numeri. Quindi in quel miliardo che continua a restare nella mente di

Silvio Berlusconi per la sua creatura, malgrado il mondo nell'ultimo anno e

mezzo sia cambiato. La valutazione dei rossoneri, per l'ex-premier, non può

infatti discostarsi molto: tanto che qualche tempo fa si era parlato di 750

milioni. Ma con il fair play finanziario imposto dall'Uefa al calcio, il Milan

dovrà stare attento ai bilanci. E la stessa Fininvest deve confrontarsi con le

sue controllate, un tempo galline dalle uova d'oro, ora in difficoltà. A

cominciare da Mediaset, con il titolo ai minimi in Borsa e i profitti in calo

dell'85% nel primo trimestre.

Il dibattito sembra aperto in famiglia. Tra i figli, Marina e Piersilvio

sembrano poco interessati alle vicende calcistiche, mentre Barbara rimane la

più accanita sostenitrice della passione del padre. Venerdì scorso, ad Arcore,

c'è stata una cena tra Silvio Berlusconi, Adriano Galliani e l'allenatore

Massimiliano Allegri. Tuttavia la campagna acquisti (tra i possibili obiettivi

Tevez o Mario Balotelli) è alle porte. E un partner azionario (sulla scia di

quanto fatto dalla Lafico con la Juventus) potrebbe essere gradito.

Ora Fininvest si trova di fronte a una riflessione: sarà ancora possibile

continuare a coprire le perdite dei rossoneri a fine anno? O meglio trovare un

partner? Di sicuro con una mega-valutazione non c'è investitore, né cinese né

arabo, disposto a strapagare una minoranza. Diverso, però, sarebbe se le

pretese scendessero. Ma, come fanno notare ambienti vicini alla Fininvest, il

Milan è qualcosa che esula dal business della holding. È terreno di Silvio

Berlusconi e sarà lui ad avere l'ultima parola sulla vicenda.

___

CorSera 18-05-2012

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Scommesse L’allenatore scudettato tirato in ballo per due partite ai tempi del Siena

«Conte d'accordo su due combine»

Il «pentito» Carobbio accusa

«Il tecnico disse: state tranquilli»

di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 18-05-2012)

MILANO — Si chiama riunione tecnica: qualche ora prima della partita, i

giocatori e l'allenatore si ritrovano per parlare di schemi, atteggiamento in

campo, compiti difensivi, diagonali. Ma per Filippo Carobbio — ex

centrocampista di AlbinoLeffe, Grosseto, Siena e uno dei principali «pentiti»

nell'inchiesta sul calcioscommesse —, nella riunione tecnica del Siena, prima

della gara col Novara, finita 2-2, si parlò di combine. È questo racconto —

rilasciato da Carobbio davanti alla Procura federale il 29 febbraio — la base

del j'accuse contro Antonio Conte, ora l'allenatore della Juventus fresca di

scudetto. Che sarebbe stato consapevole e consenziente — secondo Carobbio —

di due «tarocchi», quello con il Novara e quello con l'AlbinoLeffe. Per ora

contro Conte ci sono solo le parole di Carobbio. Nessun altro dei giocatori

del Siena presenti quel giorno (tra cui Terzi, Ficagna e Vitiello) ha

confermato. Ma Carobbio è considerato affidabile dalla Procura di Cremona.

Se fosse creduto anche dai federali, Conte rischierebbe più dell'anno di

squalifica per omessa denuncia: per Carobbio, non solo sapeva, ma ha

anche partecipato. Ci sono gli estremi per individuare un illecito. E, in

questi casi, si parla anche di tre anni di stop. Ma, dato che non girano soldi,

né scommesse clandestine, non c'è nessun reato penale.

La riunione tecnica

Leggiamo le parole di Carobbio. «In Novara-Siena del 3/4/2011 ci fu un accordo

per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la

riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato,

soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara; lo stesso

allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in

quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio». In questo

passaggio Carobbio lascia intendere che Conte avesse informazioni dirette. Poi

prosegue: «Non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek venne

nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello. Credo che quello sia stato

il primo contatto, ma poi l'accordo è stato comunicato a tutti, visto che,

come precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con

l'allenatore». Poi Carobbio, a domanda della Procura, spiega nel dettaglio:

«Alla riunione tecnica partecipavano l'allenatore, il vice allenatore, il

preparatore dei portieri e il collaboratore tecnico».

La seconda partita

Non è finita qui. Carobbio coinvolge tutta la dirigenza del Siena — e di

conseguenza anche i vertici societari — pure per la seconda partita, con

l'AlbinoLeffe a Bergamo (finita 1-0). «Al termine della gara Siena-AlbinoLeffe

dell'8/1/2011, l'allenatore in seconda Stellini chiese a me e Terzi di

contattare qualcuno dell'AlbinoLeffe per prendere accordi sulla partita di

ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse avuto maggiormente

bisogno. Ne parlai con Garlini, un senatore dell'AlbinoLeffe e Terzi ne parlò

con Bombardini: entrambi mostrarono la loro disponibilità. Nel tardo

pomeriggio, o in serata del giorno prima della gara del 29/5/2011 ci fu un

ulteriore incontro fuori dal nostro albergo dove vennero Luigi Sala, Dario

Passoni e Mirko Poloni, quest'ultimo collaboratore tecnico dell'AlbinoLeffe,

che si incontrarono con me, Nando Coppola e un altro. Ci accordammo di

concedere i punti all'AlbinoLeffe che ne aveva bisogno per andare

matematicamente al playout, ma chiedemmo di limitare la vittoria a un solo gol

di scarto (...). Preciso che in settimana si parlò molto in società tra

calciatori, allenatore e società, dell'accordo raggiunto con l'AlbinoLeffe, in

quanto alcuni avrebbero voluto tentare di vincere, nella speranza di arrivare

primi e conseguire il premio ‘‘primo posto'' (qualora l'Atalanta non avesse

vinto), poi alla fine fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare

il risultato all'AlbinoLeffe». Sembrerebbe già tutto chiaro, ma Carobbio lo

specifica ulteriormente: «È evidente che, poiché tutte le componenti tecniche

partecipavano a tali discorsi, la società ne fosse al corrente. Ricordo,

peraltro, nel caso, di averne anche parlato con Daniele Fagiano, che è un

dirigente, braccio destro di Perinetti».

Prassi consolidata

D'altronde, questo, per Carobbio, non è un fatto né isolato né raro. «Com'è

noto agli addetti ai lavori, nel mondo del calcio la maggior parte delle

ultime gare di campionato sono combinate e non solo dai calciatori, ma anche

dalle società». Si tratta di «una prassi consolidata». Per questo Carobbio si

sente «parte di un meccanismo molto più grande di me». Che rischia di

stritolare anche l'allenatore che ha appena vinto lo scudetto.

___

Dai verbali di interrogatorio alla Procura federale, spunta il nome dell’allenatore neo campione d’Italia con la Juve

«Ecco perché Conte sapeva tutto»

Carobbio: Col Novara aveva detto di stare tranquilli perché c’era un accordo per il pareggio»

«Del Novara si parlò alle riunioni tecniche. E fu Stellini a chiedere a me e a Terzi di parlare con quelli dell’Albinoleffe...»

Gervasoni precisa la vigilia di Lazio-Genoa «A Formello andarono Zamperini e Ilievski con Gegic e videro Mauri»

di EDMONDO PINNA (CorSport 18-05-2012)

ROMA - Filippo Carobbio mette nei guai Antonio Conte. Le sue dichiarazioni,

rese lo scorso 29 febbraio al vice procuratore Carlo Loli Piccolomini, al

sostituto Giuseppe Quartarone ed ai collaboratori della Procura federale,

Antonella Arpini e Ettore Licheri, rendono estremamente delicata la posizione

dell’allenatore neo campione d’Italia con la Juventus. Carobbio racconta ai

federali, in due occasioni in particolare, di come: a) fosse lo stesso Conte

ad aver detto alla squadra di «stare tranquilli» , visto che era stato

raggiunto «l’accordo con il Novara per il pareggio» : b) l’allenatore in

seconda, Stellini (ora alla Juventus con Conte) gli chiese (con Terzi) di

parlare con quelli dell’Albinoleffe «per prendere accordi sulla partita di

ritorno» , così che, visto che si sarebbe trattato dell’ultima giornata, i

punti li avrebbe presi «chi ne avesse avuto maggiormente bisogno» . Accordo

che, secondo Carobbio, non solo ci fu ma del quale erano tutti a conoscenza.

Tanto che, visto che qualcuno del Siena non era inizialmente favorevole a

cedere la vittoria, poi alla fine fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore,

di lasciare il risultato all’Albinoleffe» . Un verbale che farà discutere,

Antonio Conte dovrà spiegare queste circostanze davanti agli investigatori

federali quando sarà ascoltato da Stefano Palazzi (subito dopo la finale di

coppa Italia). Un eventuale deferimento scatterebbe per il terzo processo,

quello di luglio.

NOVARA-SIENA - Racconta tante cose Carobbio, in otto pagine di verbale.

Racconta che «in Novara-Siena ci fu un accordo per far finire la gara in

parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi

eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di

comportarsi di conseguenza durante la gara; lo stesso allenatore, Antonio

Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo

raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio» . Un accordo che Carobbio

corrobora con particolari: «Drascek venne nel nostro albergo in ritiro e parlò

con Vitiello; credo che quello sia stato il primo contatto, ma poi l’accordo è

stato comunicato a tutti visto che, come precisato, se ne parlò anche durante

la riunione tecnica con l’allenatore» .

LA COMBINE CON L’ALBINOLEFFE - E poi, ancora, qualche riga dopo, parlando

delle due partite fra il Siena e l’Albinoleffe, nelle quali l’andata servì per

preparare il ritorno: «Al termine della gara Siena-Albinoleffe dell’8 gennaio

2011, l’allenatore in seconda, Stellini chiese a me e a Terzi di contattare

qualcuno dell’Albinoleffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in

modo da lasciare i punti a chi ne avesse avuto maggiormente bisogno (. . . )

prima della gara Albinoleffe-Siena del 29 maggio, ci fu un ulteriore incontro

fuori dal nostro albergo del ritiro (...) ci accordammo di concedere i punti

all’Albinoleffe che ne aveva bisogno per andare matematicamente ai play out,

ma chiedemmo di limitare la vittoria ad un solo goal di scarto, possibilmente

1-0, sia per cercare di mantenere la miglior difesa, sia per evitare clamori

su risultati troppo eclatanti; preciso che in settimana si parlò molto in

società tra calciatori, allenatore e società dell’accordo raggiunto con

l’Albinoleffe, in quanto alcuni avrebbero voluto tentare di vincere, nella

speranza di arrivare primi e conseguire il premio “primo posto” (qualora

l’Atalanta non avesse vinto), poi alla fine fummo tutti d’accordo, squadra ed

allenatore, di lasciare il risultato all’Albinoleffe» . Alcune circostanze che

portarono all’accordo vengono confermate anche da Passoni ( «ricordo che il

giorno prima della gara mi recai all’albergo dove era in ritiro il Siena con i

miei compagni Luigi Sala e Ruben Garlini e al tecnico Mirko Poloni. Non mi

ricordo chi dei tre mi disse che saremmo andati li per conoscere l’esito della

gara in favore dell’Albinoleffe» ), Garlini e Poloni (entrambi parlano

dell’incontro all’albergo del Siena). E questo, per la Procura sportiva, è una

prova regina.

CIRCOSTANZIATO - Parla, molto, anche Carlo Gervasoni, l’altro grande

accusatore di questo secondo filone sulle scommesse. Dodici pagine di verbale,

una giornata a rispondere alle domande degli inquirenti della Federcalcio. Fra

le tante situazioni che l’ex difensore di Cremonese e Piacenza riferisce, c’è

quella che riguarda Lazio-Genoa. La storia è nota, ma il Gerva, davanti agli

007, tratteggia tutto con maggiore precisione: «a Formello (Gegic, ndr) era

andato con Zamperini l’Ilievsky e che avevano incontrato Mauri, credo

direttamente all’interno o all’esterno del centro sportivo, dove il duo

Zamperini-Ilievsky era interessato a conoscere cosa i giocatori della Lazio

fossero disposti a fare. Successivamente, Gegic mi disse che i due, Zamperini

e Ilievsky, si erano incontrati prima con Mauri a Formello e successivamente

con Milanetto» .

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Conte, guai grossi

Carobbio a verbale

«A Siena ci disse:

accordo col Novara»

Rivelate a Palazzi due combine: l'altra riguarda

l'1-0 dell'AlbinoLeffe concordato già all'andata

«Io discussi in campo prima del match con Bertani e Gheller del Novara»

di FRANCESCO CENITI & ROBERTO PELUCCHI (GaSport 18-05-2012)

Sono accuse molto pesanti quelle contenute nel verbale di Filippo Carobbio.

Accuse che chiamano in causa Antonio Conte, allenatore campione d'Italia con

la Juventus. Accuse che se ritenute credibili portano dritto a un capo

d'imputazione da brividi: doppio illecito. Non una «banale» omessa denuncia,

come si pensava dalle indiscrezioni filtrate dopo l'interrogatorio del

centrocampista davanti agli 007 di Palazzi e ripetute in seguito al pm di

Cremona, Roberto Di Martino. Verbali secretati a lungo proprio per la

delicatezza dei temi trattati. Carobbio punta il dito sul suo ex tecnico

(Conte) ai tempi del Siena. Stiamo parlando, quindi, di due episodi riferiti

alla passata stagione e questo mette al riparo da qualsiasi sorpresa la

Juventus. Comunque vada a finire questa brutta storia, nessuno potrà muovere

il minimo sospetto sulla società che ha appena trionfato in campionato. Resta

un grosso punto interrogativo sull'allenatore che ha dato un'impronta decisiva

alla squadra. E' probabile che la vicenda si trascini a livello sportivo

(difficile fare ipotesi sulla portata che sarà data dalla magistratura

ordinaria) quantomeno in un processo, dopo un'audizione nella quale Conte

potrà confutare le accuse. Quali? Scendiamo nei dettagli. Le partite

incriminate sono: Novara-Siena 2-2 e AlbinoLeffe-Siena 1-0.

Gli accordi La prima chiamata in causa arriva per la sfida disputata il 30

aprile 2011. Carobbio fa mettere a verbale: «Ci fu un accordo per il pareggio

e in effetti ne parlammo durante la riunione tecnica. Eravamo tutti

consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarci di

conseguenza durante la sfida. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci disse

che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il

Novara. Non sono certo su chi si accordò per primo, ma Drascek venne nel

nostro ritiro e ne parlò con Vitiello. Quello è stato il contatto iniziale, ma

poi fu comunicato all'intera squadra e io ne discussi in campo prima del match

con Bertani e Gheller, giocatori del Novara». Ancora più dettagliata e grave è

la ricostruzione che porta, secondo Carobbio, al secondo illecito. Ultima

sfida del campionato di B, il Siena già promosso è ospite dell'AlbinoLeffe in

piena lotta per non retrocedere. Racconta il giocatore: «Al termine di

Siena-AlbinoLeffe dell'8 gennaio 2011, l'allenatore in seconda, Stellini,

chiese a me e a Terzi di contattare qualcuno degli avversari per prendere

accordi sulla partita del ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse

maggiormente bisogno. Ne parlai con Garlini, un senatore dell'AlbinoLeffe, e

Terzi che contattò Bombardini, entrambi mostrarono la loro disponibilità. Nel

tardo pomeriggio, o in serata, del giorno prima della gara AlbinoLeffe-Siena

del 29 maggio, ci fu un ulteriore incontro fuori dal nostro albergo del ritiro

al Park hotel di Stizzano, in provincia di Bergamo. Vennero Sala, Passoni e

Poloni, quest'ultimo collaboratore tecnico dell'AlbinoLeffe, che

s'incontrarono con me, Nando Coppola e un altro del Siena che non ricordo. In

quell'occasione ci accordammo per dare i punti all'AlbinoLeffe che ne aveva

bisogno per andare matematicamente ai playout, ma chiedemmo di limitare la

sconfitta a un solo gol di scarto, possibilmente 1-0. Sia per cercare di

mantenere la miglior difesa, sia per evitare clamori per un risultato

eclatante. In settimana si parlò molto tra società, calciatori e allenatore

sull'accordo raggiunto. Qualcuno voleva vincere, nella speranza di arrivare

primi e conseguire il premio previsto. Ma alla fine fummo tutti d'accordo,

squadra e allenatore, nel lasciare la vittoria all'AlbinoLeffe».

Il ruolo della società Carobbio punta il dito anche sulla dirigenza

del Siena. A domanda precisa risponde: «Alla riunione tecnica partecipavano

l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il collaboratore. E'

evidente che la società fosse al corrente degli accordi. Tutte le componenti

partecipavano a questi discorsi. Ricordo di averne anche parlato con Daniele

Faggiano, che è un dirigente, braccio destro di Perinetti». Accuse

pesantissime. Serveranno altri riscontri. La Procura li sta già cercando.

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«Voglio abbattere il muro di omertà»

Il pentito Carobbio ritenuto credibile: «Meccanismo più grande di me, prassi gli accordi tra club»

Le sue rivelazioni in molti passaggi coincidono con quelle raccontate da Gervasoni

Stellini: «Dissi a Carobbio che era un deficiente. Lui mi rispose di non avermi coinvolto»

di FRANCESCO CENITI & ROBERTO PELUCCHI (GaSport 18-05-2012)

Filippo Carobbio è ritenuto credibile. Credibile per la Procura di Cremona,

credibile per la Procura federale. Le sue deposizioni, in molti passaggi, si

sovrappongono a quelle dell'amico Carlo Gervasoni, e hanno costretto alcuni

accusati a uscire allo scoperto. Il centrocampista dello Spezia non è

considerato un romanziere, insomma. Viene visto come un calciatore che ha

commesso gravi reati, penali e sportivi, ma che nel momento in cui è finito in

carcere ha deciso di raccontare tutto. Carobbio, sia a Cremona, sia a Roma, ha

fatto molti nomi, citato numerose partite probabilmente combinate, e per

ciascun nome e per ciascuna partita ha cercato di fornire gli elementi che

potessero permettere agli inquirenti di ottenere le verifiche. Alcune tutt'ora

in corso. Il suo pentimento è ritenuto reale, e sarebbero le frasi messe al

termine dell'audizione davanti alla Procura federale il 29 febbraio a

confermarlo: «Ogni precisazione resa in questa sede risulta finalizzata ad

un'assunzione di responsabilità e tesa a far emergere una prassi sportiva

consolidata che conferma come gli episodi di illecito sportivo contestatami si

sviluppano su una prassi di accordi anche di società. Con le mie dichiarazioni

voglio, inoltre, rompere il muro di omertà che ho visto consolidarsi anche

durante l'indagine che mi ha coinvolto, specificando che mi sento parte di un

meccanismo molto più grande di me e sono molto dispiaciuto di tutto quanto è

successo anche perché comprendo di aver contribuito, mio malgrado, a non dare

credibilità al mondo del calcio che è sempre stata e rimane la mia ragione di

vita». Così fan molti e molti devono pagare, dunque.

Parole pesanti E' evidente che le parole di Carobbio sono dei macigni nei

confronti delle persone tirate in ballo, a vario titolo. Lo si capisce dal

numero di tesserati deferiti e dal tipo di reato che viene contestato alla

maggior parte di loro (illecito sportivo, minimo tre anni di squalifica) che

la Procura federale crede a Gervasoni e Carobbio e non crede, quasi mai, alle

versioni fornite da chi nega su tutta la linea o tende ad ammettere il minimo

indispensabile. Ora bisogna vedere se anche i giudici la penseranno in questo

modo. Tutta la parte relativa al Siena è stata stralciata e farà parte della

seconda ondata di deferimenti. Però, l'audizione di alcuni suoi tesserati

contribuisce a formare le migliaia di atti del processo che si aprirà alla

fine del mese. In attesa che venga ascoltato Antonio Conte, vale la pena di

soffermarsi sulle parole del suo collaboratore Cristian Stellini, ascoltato

l'8 marzo. Stellini ha ovviamente cercato di smontare, punto per punto, le

tesi di Carobbio, così come hanno fatto il responsabile dell'area tecnica

Giorgio Perinetti e il direttore sportivo Daniele Faggiano.

L'sms di Carobbio Stellini, in particolare, ha escluso che nelle riunioni

tecniche che hanno preceduto AlbinoLeffe-Siena della passata stagione si sia

mai discusso della possibilità di favorire i bergamaschi. E ha negato di aver

chiesto a Carobbio o ad altri di contattare i giocatori dell'AlbinoLeffe, al

termine della partita di andata, per prendere già accordi sul match di

ritorno. Ha aggiunto, però, che non crede «che Carobbio possa avere motivi di

acredine nei miei confronti». Stellini ha raccontato di essersi sentito al

telefono con Carobbio quando quest'ultimo ha lasciato gli arresti domiciliari.

«Dissi che la mia opinione per lui era che era un deficiente perché era una

colpa essere amico di soggetti come Gervasoni e/o gli "zingari". Lui si è

giustificato ammettendo di aver sbagliato e mi ha detto che avrebbero dovuto

pagare anche gli altri. In seguito, il 5 febbraio 2012, mi inviò il seguente

messaggio sms: "Mi spiace per quello che hanno scritto stamattina, ci sono

rimasto molto male anche perché non ho detto niente che ti può danneggiare, ma

ho solo spiegato la situazione e come al solito i giornalai la mettono giù

come fa più comodo a loro. Un abbraccio Pippo". Io non ho risposto a questo

messaggio e da allora non ci siamo più sentiti con Carobbio e/o la moglie».

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IL CAMPIONE D’ITALIA CONTE

E QUEL PAREGGIO CONCORDATO

TRA NOVARA E SIENA

Il racconto di Carobbio, dello Spezia, alla procura federale

di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 18-05-2012)

C’è un duro risveglio, dopo i festeggiamenti di questi giorni, per

l’allenatore campione d’Italia: “Antonio Conte, quando allenava il Siena, ci

parlò di un accordo per il pareggio”. A dirlo è Filippo Carobbio, calciatore

dello Spezia, che interrogato dalla procura federale racconta i dettagli di

Novara-Siena del 30 aprile 2011 terminata 2-2. Un racconto che può costare al

neo campione d’Italia un processo dinanzi alla procura federale, sia per

omessa denuncia, sia per frode sportiva. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe

risolversi con una squalifica.

“CI FU un accordo per far finire la gara in parità – dice Carobbio – e in

effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica. Eravamo tutti

consapevoli del risultato concordato, soprattutto al come comportarsi di

conseguenza durante la gara”. Ed è a questo punto che Carobbio cita

l’allenatore bianconero: “Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò

che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il

Novara per il pareggio”. Poi racconta l’organizzazione della presunta combine

spiegando che, in definitiva, dell’accordo erano quasi tutti al corrente: “Non

sono certo di chi per primo si accordò, comunque Davide Drascek venne nel

nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello. Credo che quello sia stato il

primo contatto, ma poi l'accordo è stato comunicato a tutti, visto che, come

precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con l'allenatore;

ricordo che, oltre a parlarne con l'intera squadra durante la riunione tecnica,

ne parlai, singolarmente al campo, con Cristian Bertani e Mavillo Gheller del

Novara, prima della partita”. Per l’incontro in questione, e per il ruolo di

Conte, Carobbio fa riferimento ad accordi finalizzati alle scommesse. Nel

verbale di otto pagine cita più volte il clan degli “zingari”, parla delle

mazzette che giravano tra calciatori, ma soprattutto rivela che, giunti alla

fine del campionato, gli incontri truccati sono molti. Ed ecco un passaggio

emblematico sui retroscena del calcio: “Come è noto agli addetti ai lavori,

nel mondo del calcio, la maggior parte delle ultime gare di campionato sono

combinate e non solo dai calciatori, ma anche dalle società; in effetti come è

capitato per Empoli–Grosseto e Ancona–Grosseto gli scommettitori, tipo gli

zingari, intervenivano su partite già combinate”. Carobbio descrive

ulteriormente: “Per esempio, prima della gara Ancona–Grosseto del 30 aprile

2010, ci trovavamo in ritiro punitivo a Norcia e quindi avevamo assoluta

necessità di non perdere la gara e, in proposito, il nostro direttore sportivo,

Andrea Iaconi, incaricò Marco Turati e Inacio Josè Joelson di trattare con i

calciatori dell'Ancona, il primo perché l'anno precedente aveva giocato

proprio ad Ancona e il secondo perché era amico del portiere anconetano,

Angelo Da Costa, entrambi brasiliani. I miei compagni andarono a parlare con

l'Ancona promettendo una somma di denaro in cambio della vittoria; non ricordo

se ero presente quando Iaconi chiese ai miei compagni di andare, ma ero

presente in altre occasioni durante le quali il direttore sportivo discorreva

della circostanza e comunque il fatto mi venne anche ulteriormente confermato

dai diretti interessati. Ricordo peraltro che i miei compagni si recarono ad

Ancona con un'auto messa a disposizione della società.

I calciatori emissari raggiunsero l'accordo con gli avversari, ratificato

dalla società che, tuttavia, prevedeva un pareggio, atteso che l'Ancona non

voleva perdere la gara e quindi non veniva pattuita alcuna somma da

corrispondere. Non singoli calciatori: il ruolo delle società convolte, quindi,

inizia a diventare sempre più ingombrante. E tra i calciatori illustri

menzionati da Carobbio c’è anche Cristina Stellini, ex calciatore della

nazionale (sic), oggi al fianco di Conte nella guida della Juventus: “Al

termine della gara Siena – Albinoleffe dell'8 gennaio 2011, l'allenatore in

seconda, Stellini, chiese a me e Claudio Terzi di contattare qualcuno dell'

Albinoleffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in modo da lasciare

i punti a chi ne avesse avuto maggiormente bisogno”.

E ANCORA : “Ricordo che, la settimana prima di Bari Sampdoria, andai con

Stellini a prendere Iacovelli all'aeroporto di Firenze. Durante il tragitto,

Iacovelli ci comunicò che il Bari era disposto a perdere la partita con la

Sampdoria nella successiva gara di campionato”.

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CALCIOSCOMMESSE I verbali che accusano l’allenatore dello scudetto juventino

«Conte disse: accordo sul pari col Novara»

Il pentito Carobbio, l’anno scorso al Siena col tecnico, lo tira in ballo: «Intesa anche sul ko con l’Albinoleffe»

di GIAN MARCO CHIOCCI & MASSIMO MALPICA (il Giornale 18-05-2012)

Passata la festa, cominciano i dolori. Antonio Conte, l’allenatore della

Juventus, finisce rovinosamente nelle carte della procura federale della Figc

nell’inchiesta sul calcioscommesse. A tirarlo in ballo è Filippo Carobbio, ex

Albinoleffe, Bari, Grosseto e soprattutto Siena, attualmente in forza allo

Spezia, uno dei grandi pentiti del procedimento sportivo avviato dal

procuratore Palazzi. Che scomoda Conte in relazione alla partita del 30 aprile

2011 allorché il mister siedeva su un’altra panchina bianconera, quella del

Siena del presidente Mezzaroma, società già da tempo nel mirino degli

inquirenti sia sportivi che penali di Cremona e Bari.

«È TUTTO CONCORDATO...»

«In Novara-Siena - racconta - ci fu un accordo per far finire la gara in

parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi

eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di

comportarsi di conseguenza durante la gara: lo stesso allenatore, Antonio

Conte, ci rappresentò che potevamo star tranquilli in quanto avevamo raggiunto

l’accordo con il Novara per il pareggio.

Non sono certo - continua Carobbio - chi per primo si accordò, comunque

Drascek (Davide, ex No­vara, ndr) venne nel nostro albergo in ritiro, parlò

con Vitiello (Roberto, difensore del Siena, ndr). Credo che quello sia stato

il primo contatto, ma poi l’accordo è stato comunicato a tutti visto che, come

precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con l’allenatore.

Ricordo che oltre a parlarne con l'intera squadra durante la riunione tecnica,

ne parlai, singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara prima

della partita ». Finì effettivamente in pareggio: 2-2, andò in vantaggio il

Novara, due gol li fece in sequenza il Siena, e poi fu il pareggio. Come da

accordo.

IL VICE DEL MISTER

Ma non è tutto. Carobbio coinvolge pesantemente anche l’attuale assistente di

Conte alla Juventus, Cristian Stellini, un ex giocatore del Bari che si

trasferì a Siena dove divenne assistente tecnico di Conte, che poi se lo portò

dietro alla Juventus dove ricopre l’incarico di collaboratore di campo. La

partita incriminata non è quella con il Novara. Cambia. Le trattative partono

dopo il novantesimo di Siena-Albinoleffe, l’8 gennaio 2011. «Al termine della

partita, l’allenatore in seconda, Stellini, chiese a me e a Terzi di

contattare qualcuno dell’Albinoleffe per prendere accordi sulla partita di

ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse avuto maggiormente

bisogno. Ne parlai con Garlini, un senatore dell’Albinoleffe e Terzi parlò con

Bombardini, entrambi mostrarono la loro disponibilità». Passano un po’ di mesi,

e l’accordo si perfeziona. «Nel tardo pomeriggio, o in serata, del giorno

prima della gara Albinoleffe­Siena del 29 maggio 2011, ci fu un ulteriore

incontro...».

LA FARSA E LA FIRMA A TORINO

L’appuntamento è fuori l’albergo del Siena, al Park hotel di Stezzano(Bergamo)

«dove vennero Luigi Sala (ex Milan poi Albinoleffe, ndr) Dario Passoni

(Albinoleffe, ndr) e Mirko Poloni (vice allenatore Albinoleffe, ndr)».

Quest’ultimo collaboratore tecnico dell’Albinoleffe, «che si incontrarono con

me, Nando Coppola (ex portiere del Siena, ora al Torino, ndr) e un altro

calciatore che ora non ricordo e in quell’occasione ci accordammo di concedere

i punti all’Albinoleffe che ne aveva bisogno per andare matematicamente ai

play out, ma chiedemmo di limitare la vittoria a un solo gol di scarto,

possibilmente 1-0, sia per cercare di mantenere la miglior difesa, sia per

evitare clamori sui risultati troppo eclatanti ». La partita effettivamente

finì com’era previsto che finisse. Ma la cosa clamorosa è che il giorno dopo

il match, Conte va a Torino e firma con la Juve, portandosi dietro pure

Stellini.

«LA SOCIETÀ SAPEVA TUTTO»

Ancora guai per Conte: «Preciso che in settimana- prosegue Carobbio- si parlò

molto in società tra calciatori, allenatore (Conte, ndr) e società

dell’accordo raggiunto con l’Albinoleffe, in quanto alcuni avrebbero voluto

tentare di vincere nella speranza di arrivare primi e conseguire il premio

“primo posto“ (qualora l’Atalanta non avesse vinto) poi alla fine tutti

d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’Albinoleffe

(...). Alla riunione tecnica partecipavano l’allenatore (Conte, ndr), il vice

allenatore (Stellini, ndr), il preparatore dei portieri e il collaboratore

tecnico». Il centrocampista del Siena regala agli organi federali altre

«dritte» su combine alle quali asserisce di non aver partecipato:

Siena-Piacenza («Gervasoni mi riferì che era stata combinata con il

coinvolgimento suo, di Catinali e di Cassano») e Atalanta-Piacenza che gli

zingari nell’ultimo incontro con Carobbio raccontarono «che si apprestavano a

combinare».

LA COMBINE AL PALIO

Carobbio parla anche del Bari e di Iacovelli, il factotum della squadra

pugliese coinvolto nel «sistema-Masiello» dal nome del difensore barese noto

per l’autogol nel derby venduto col Lecce. Anche qui scomoda il vice di Conte

alla Juve, Stellini. «La settimana prima di Bari-Samp andai con Stellini a

prendere Iacovelli all’aeroporto di Firenze, nel tragitto Iacovelli ci

comunicò che il Bari era disposto a perdere la partita con la Samp (. . . ).

Pensai quindi di dargli il numero di Gegic». Dice poi di non sapere nulla

della combine per Palermo-Bari (quella saltata per l’errore di Miccoli dal

dischetto) ma aggiunge che «mentre stavo festeggiando con i compagni a piazza

del Campo la promozione in A del Siena, sui televisori proiettavano

Palermo-Bari e in quell’occasione Stellini mi riferì che era una partita

combinata». Chiosa finale in coda al verbale: «Parlo per denunciare una prassi

sportiva consolidata che conferma come gli episodi di illecito sportivo si

sviluppano su una prassi di accordi anche di società ».

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L’inchiesta L’audizione dell’ex centrocampista

Scommesse

Carobbio inguaia

il Siena e Conte

«Per la partita col Novara

ci fu un accordo per il pari

se ne parlò con l’allenatore»

di STEFANO CARINA (IL MATTINO 18-05-2012)

ROMA. Filippo Carobbio inguaia il Siena e Antonio Conte. Nell’audizione tenuta

in procura federale il 29 febbraio, l'ex centrocampista del Siena riguardo

alla gara contro il Novara (30 aprile 2011) dichiara: «Ci fu un accordo per

far terminare la partita in parità. Ne parlammo anche durante la riunione

tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato,

soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara. Lo stesso

allenatore, Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto

avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio. Non sono certo di

chi per primo si accordò ma poi l’accordo è stato comunicato a tutti, visto

che, come precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con

l’allenatore. Io ne parlai, singolarmente in campo anche con Bertani e Gheller

del Novara, prima della partita».

Carobbio è un fiume in piena e rivela che per Siena-Albinoleffe «l’allenatore

in seconda, Stellini, chiese a me e Terzi di contattare qualcuno

dell’Albinoleffe per prendere accordi sul match di ritorno, in modo da

lasciare i punti a chi ne avesse avuto più bisogno. Parlai insieme a Coppola,

con Sala, Passoni e Poloni, e ci accordammo per concedere loro la vittoria

visto che ne avevano bisogno per accedere ai play out. Chiedemmo, però, di

limitare il passivo a un solo gol di scarto (1-0) sia per cercare di mantenere

la miglior difesa che per evitare clamori su risultati troppo eclatanti.

Preciso che in settimana si parlò molto in società dell’accordo raggiunto con

l’Albinoleffe, in quanto alcuni avrebbero voluto tentare di vincere, nella

speranza di arrivare primi e conseguire il premio ”primo posto”. Alla fine,

però, fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato

all’Albinoleffe. È evidente che la società ne fosse al corrente. Ricordo, tra

l’altro, di averne parlato con il dirigente Fagiano, braccio destro di

Perinetti».

Accuse che qualora venissero confermate, aggravano la posizione del Siena e

cambiano radicalmente anche quella dell’attuale allenatore della Juventus,

Conte. Dopo la finale di coppa Italia di domenica, il procuratore Palazzi lo

chiamerà a deporre (insieme al presidente Mezzaroma).

Per quanto riguarda invece le posizioni dei laziali Mauri e Brocchi,

interrogati entrambi il 13 aprile, quasi tutto era già emerso nei resoconti

dei loro interrogatori. Dalle carte, si evince come Mauri abbia negato di

conoscere «Carobbio, Gervasoni, Ilievski e Gegic». Sulla foto che lo ritrae

con lo «zingaro», spiega di «non ricordare di aver fatto suddetta foto, né

ricordo di aver mai incontrato questa persona, se non come accade in modo del

tutto casuale con altri tifosi». Nega anomalie in Lazio-Genoa e su Lecce-Lazio

conferma solo «di aver visto Zamperini che venne per prendere 2 o 3 biglietti».

Gli inquirenti gli chiedono anche di Lazio-Albinoleffe di coppa Italia ma

Mauri dichiara di non ricordare nemmeno di aver giocato quella gara. Stessa

risposta che fornisce Brocchi al quale gli vengono chieste delucidazioni anche

sulla partita Bologna-Lazio della stagione 2010-11: «Ricordo che ebbi un

alterco con Portanova e Raggi per scontri di gioco. Poi al rientro negli

spogliatoi la tensione crebbe perché i due fecero cenni sgradevoli nei

confronti di mio figlio, che aveva subito un’operazione pochi giorni prima. Ma

poi tutto si risolse con una stretta di mano». Numerose le domande su

Zamperini: «Non si può parlare di amicizia, anche perché abbiamo esigenze di

vita diverse. Lo conobbi grazie a Mauri, l’ho incontrato a Formentera ma di

certo non è mai stato mio ospite».

Le parole sono durissime e rischiano di travolgere ancora di più la

classifica finale della serie A e della serie B.

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I verbali

Carobbio accusa Conte

"Ci disse che c´era l´accordo"

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 18-05-2012)

ROMA - Due episodi raccontati alla procura della Figc dall´ex Siena Filippo

Carobbio accusano Antonio Conte. Novara-Siena del 30 aprile del 2011 è il

primo di due: «Ci fu un accordo per far finire la gara in parità - dice

Carobbio nei verbali -. Ne parlammo anche durante la riunione tecnica (... ) lo

stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli

in quanto avevamo già raggiunto l´accordo con il Novara per il pareggio (. . . )

l´accordo è stato comunicato a tutti (...)». Il secondo episodio è relativo a

Siena-Albinoleffe: «Al termine della gara di andata dell´8 gennaio del 2011,

l´allenatore in seconda Stellini (ora alla Juve ndr) chiese a me e Terzi di

contattare qualcuno dell´Albinoleffe per prendere accordi sulla partita di

ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse avuto maggiormente

bisogno». Alla vigilia di «Albinoleffe-Siena del 29 maggio ci fu un incontro

con Luigi Sala, Dario Passoni (che, a quanto risulta a Repubblica, avrebbe

confermato i dettagli dell´incontro, ndr) e Mirko Poloni (. . . ) in

quell´occasione, ci accordammo di concedere i punti all´Albinoleffe (. . . )

Preciso che in settimana si parlò molto in società, poi alla fine fummo tutti

d´accordo squadra e allenatore, di lasciare il risultato all´Abinoleffe (.. . ).

È evidente che la società ne fosse al corrente».

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CALCIOSCOMMESSE

L’accusa del pentito

“Conte sapeva dell’accordo”

Carobbio: “Ci disse, tutto ok colNovara”. I compagni del Siena smentiscono

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 18-05-2012)

Ora che la data dell’udienza – la prima – del processo scommesse parte I è

stata fissata, dalle seimila pagine d’inchiesta, giudiziaria e sportiva,

emergono passaggi inediti. Così, in attesa che il 31 maggio l’aula del

tribunale dell’Hotel Parco dei Principi apra il proprio dibattimento, gli

investigatori federali stanno lavorando all’agenda degli interrogatori che

entro giugno porteranno ai nuovi rinvii a giudizio. Il primo a sfilare davanti

al pool del pm Stefano Palazzi sarà uno dei due grandi pentiti del

calcioscommesse, Filippo Carobbio. L’ex difensore, fra l’altro del Siena, ha

già raccontato le sue verità alla procura federale il 29 febbraio, un verbale

che ha strattonato al centro dello scandalo club, tesserati, dirigenti.

Carobbio sarà chiamato ad approfondire le sue accuse dirette a colpire anche

Antonio Conte,attuale tecnico della Juve, al Siena nella scorsa stagione,

quella della promozione in A.

Otto sono le pagine del verbale di Carobbio consegnate agli inquirenti della

Figc. Oggi, quel verbale, è sotto i riflettori. «. . . in Novara-Siena del 30

aprile 2011 ci fu un accordo per far finire la gara in parità, in effetti ne

parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli

del risultato concordato, al fine di comportarci di conseguenza durante la

gara; lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare

tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio;

non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek venne nel nostro

albergo in ritiro e parlò con Vitiello; credo che quello sia stato il primo

contatto, ma poi l’accordo è stato comunicato a tutti, visto che se ne parlò

anche durante la riunione tecnica con l’allenatore; ricordo che, oltre a

parlarne con l’intera squadra durante la riunione tecnica, ne parlai,

singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della

partita...».

Carobbio accusa, per il pool di Palazzi le sue parole come quelle di Carlo

Gervasoni (l’altro grande pentito) sono «credibili, molto credibili. . . ». Il

verbale dell’ex difensore senese farà da stella polare ai prossimi

interrogatori della giustizia sportiva, quando gli inquirenti federali saranno

impegnati a cercare riscontri a quanto affermato da Carobbio. La procura vorrà

capire il reale ruolo avuto da Conte perché sottile potrebbe diventare il

confine fra un’accusa per omessa denuncia o qualcosa di più pesante. Riscontri

che, al momento, non sono arrivati dai giocatori, o ex giocatori, del Siena

della passata stagione. «...in relazione a Novara-Siena ricordo che qualche

giorno prima contattai telefonicamente il mio amico Drascek – questo

l’interrogatorio di Vitiello – che sentivo abbastanza di frequente da quando

avevamo giocato insieme a Vicenza e, nell’occasione, ci accordammo che,

qualora con la squadra (il Siena, ndr) fossimo giunti con qualche giorno di

anticipo a Novara, ci saremmo incontrati per un saluto. In effetti giunto a

Novara lo contattai e mi venne a trovare dopo cena e passammo circa un’ora

insieme per parlare di cose personali.... sono certo di non aver sentito dire

da nessuno che la partita dovesse finire in pareggio o che ci fosse un accordo

tra calciatori e società...».

Vitiello così come Ficagna o Terzi, tutti nell’organico del Siena la passata

stagione, hanno negato con fermezza qualsiasi tipo di combine o accordo prima

della sfida fra i toscani e ilNovara durante i rispettivi interrogatori, ma

Carobbio è andato oltre. «...al termine di Siena- AlbinoLeffe dell’8 gennaio

2011, l’allenatore in seconda Stellini chiese a me e a Terzi di contattare

qualcuno dell'AlbinoLeffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in

modo da lasciare i punti a chi ne avesse avuto più bisogno. Ne parlai con

Garlini, senatore dell’AlbinoLeffe e Terzi parlò con Bombardini, entrambi

mostrarono la loro disponibilità. . . . ci accordammo di concedere i punti

all’AlbinoLeffe che ne aveva bisogno per andare matematicamente ai playout, ma

chiedemmo di limitare la vittoria a un solo gol di scarto, possibilmente 1-0

(fu in effetti il risultato finale, ndr), sia per cercare di mantenere la

miglior difesa, sia per evitare clamori su risultati troppo eclatanti. Preciso

che in settimana si parlò molto in società tra calciatori, allenatore e club

dell’accordo raggiunto con l’AlbinoLeffe, poi alla fine fummo tutti

concordi...».

Fra le seimila pagine di atti, spuntano anche nuovi particolari raccontati da

Gervasoni al pool di Palazzi su Lazio-Genoa. «...Zamperini mi disse che c’era

qualcosa in ballo per combinare il risultato di Lazio- Genoa... . appresi che

uno «zingaro » e Zamperini si sarebbero visti a Formello per parlare con i

giocatori della Lazio... nel corso di due conversazioni con Gegic (uno dei

capi degli zingari, ndr) acquisii notizie che a Formello con Zamperini era

andato Ilievsky e che avevano incontrato Mauri, direttamente all’interno o

all’esterno del centro sportivo...»

___

SCOMMESSOPOLI

Conte nei guai

Ecco l’interrogatorio del «pentito» Carobbio: «Il mister ci disse di stare

tranquilli perché avevamo l’accordo col Novara per il pari». Finì 2-2

di GILBERTO BAZOLI (Libero 18-05-2012)

Altre ombre su Antonio Conte e Cristian Stellini, allenatore e suo vice della

Juventus, quando l’uno e l’altro erano a Siena. A coinvolgerli è nuovamente,

nell’interrogatorio del 29 febbraio alla Procura federale, Filippo Carobbio,

uno dei “pentiti” del Calcioscommesse, anche lui ex Siena. «In Novara-Siena

del 30 aprile 2011 - ha fatto mettere a verbale - ci fu un accordo per far

finire la gara in parità. In effetti ne parlammo anche durante la riunione

tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato,

soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara. Lo stesso

allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in

quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio». Continua

Carobbio: «Non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek venne

nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello. Credo che quello sia stato

il 1° contatto, ma poi l’accordo è stato comunicato a tutti visto che, come

precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con l’allenatore».

Sospetti anche su Siena-AlbinoLeffe dell’8 gennaio 2011. «L’allenatore in

seconda, Stellini, chiese a me e a Terzi di contattare qualcuno

dell’AlbinoLeffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in modo da

lasciare i punti a chi ne avesse veramente bisogno ». Carobbio precisa che

«alla riunione tecnica partecipavano l’allenatore, il vice allenatore, il

preparatore dei portieri e il collaboratore tecnico. È evidente che, poiché

tutte le componenti tecniche partecipavano a tali discorsi, la società ne

fosse al corrente». Carobbio parla anche di Palermo-Bari del 7 maggio 2011.

«Preciso che, mentre stavo festeggiando con i compagni a piazza del Campo la

promozione in serie A del Siena, sui televisori proiettavano Palermo-Bari e,

in quell’occasione, Stellini mi riferì che era una partita combinata. Io

rimasi sorpreso, ma non chiesi alcuna spiegazione». Carobbio conclude puntando

il dito contro «una prassi sportiva consolidata che conferma come gli episodi

di illecito sportivo contestatemi si sviluppano su una prassi di accordi anche

di società».

___

SCOMMESSOPOLI: I VERBALI

Carobbio, ecco l’accusa a Conte

Secondo l’ex giocatore del Siena, prima della partita col Novara il tecnico avrebbe detto ai suoi che il pareggio era concordato

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 18-05-2012)

ROMA. Si svela il primo tassello sulle accuse di Filippo Carobbio in

Novara-Siena del 30 aprile 2011. Nel corso della sua audizione in Procura

federale, lo scorso 29 aprile, l’ex Siena ha detto agli 007 federali: «Ci fu

un accordo per far finire la gara in parità, ne parlammo anche durante la

riunione tecnica, e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato.

Lo stesso allenatore, Antonio Conte , ci rappresentò che potevamo stare

tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il

pareggio. Drascek venne nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello ,

credo che quello sia stato il primo contatto. Ma poi l’accordo è stato

comunicato a tutti. Ne parlai singolarmente al campo anche con Bertani e

Gheller del Novara, prima della partita». Sentito il ds del Siena, Faggiano ,

in procura: «Non ho avuto alcun sentore al riguardo. Ma Conte era molto

motivato ad arrivare primo, il suo desiderio era quello di giungere davanti

all’Atalanta che lo aveva esonerato». Mentre Perinetti ha fatto notare che

«era una partita importante, perché vincendo avremmo conseguito la promozione

matematica: escludo situazioni anomale». Insomma, è Carobbio contro tutti.

Ancora su AlbinoLeffe-Siena: «Preciso che in settimana si parlò molto in tra

calciatori, allenatore e società, dell’accordo raggiunto con l’AlbinoLeffe, in

quanto alcuni volevano vincere per raggiungere il premio per il primo posto.

Poi fummo tutti d’accordo. È evidente che la società ne fosse al corrente.

Ricordo di averne parlato anche con Faggiano e il suo braccio destro

Perinetti». All’incontro con gli ex AlbinoLeffe partecipò anche Passoni , che

in procura ha confermato, ma «escludo che si sia parlato di dirigenti (del

Siena, ndr) che fossero a conoscenza di tale accordo». Prossimamente

dovrebbero venir fissate le date delle audizioni per Conte e il presidente

Mezzaroma . Intanto ieri sono state pubblicate dalla Figc le date del primo

processo: 31 maggio e 1 giugno. Poi la Disciplinare si riserverà di fissare il

prosieguo. Sono state contate circa 250 persone tra deferiti, avvocati e terze

parti, difficile dunque che l’udienza si estingua in due giorni. Per questo la

sede indicata per svolgere il “processone” sarebbe l’Hilton di Fiumicino.

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pazzesco, praticamente ora parlano di scommessopoli solo se riescono a scovare qualcosa su conte e solo se é alla vigilia di un match importante.

sono indeciso cmq su chi da gli ordini per attaccare, milan o inter

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IL SOGNO DI ZORO di DIEGO BIANCHI (IL VENERDI DI REPUBBLICA | 18 MAGGIO 2012)

DA TURONE A HOLLANDE,

CERCANDO LO SCUDETTO

DELLA SINISTRA ITALIANA

«Certo che se vincevamo, se facevamo na magnata...». Sull’aereo di ritorno da

Torino, dietro me e mio padre, c’è chi si rammarica con il vicino di posto per

l’occasione persa, sia calcistica che enogastronomica. Dopo un silenzio che sa

d’infinito, il vicino risponde: «Vabbè, comunque amo paregiato, na magnata se

la potemo fa lo stesso». Un nuovo interminabile vuoto precede la definitiva

chiosa del primo dei due: «Ma perché, se perdevamo stasera nse magnava?».

È il 10 maggio 1981 e, fuori, è ormai buio quando la saggezza popolare ci

rende più morbido l’atterraggio a Fiumicino. Siamo due padri e due figli di

ritorno da un sogno spezzato, da un gol in fuorigioco che fuorigioco non era,

un gol che sta per diventare letteratura, romanzo popolare, motivo d'orgoglio

e presa per il C**O, comunque storia. Io, mio padre, il suo amico Roberto e

suo figlio Nicola abbiamo visto dal vivo «il gol di Turone», sotto la pioggia,

distanti dal fattaccio quel che bastava per non percepire in tempo reale il

torto che si subiva, la storia che salutava, la juventinità che ci sorrideva.

Quando arriviamo a casa di Roberto e Nicola siamo stanchi, delusi, affamati, e

soprattutto, senza notizie. Non c’è cellulare per comunicare con chi ha fatto

altro durante il giorno, non c’è Twitter o Facebook che informi, gli unici

amici con cui interagire siamo noi quattro. Il nostro social network acquista

spessore solo quando Fatima, la moglie di Roberto, ci apre la porta di casa e

incurante delle nostre facce appese, salta felice da una stanza all’altra

urlando con mia madre un’unica parola, che è un cognome e, con nostra sorpresa,

non è Turone.

«Mitterand! Mitterand! Mitterand!» scandiscono le donne indicando il

televisore. «Mitterand ha vinto!». È il 10 maggio 1981 quando Mitterand vince

le elezioni francesi, e la Juve vince di fatto il suo ennesimo scudetto. Penso

a quell’indimenticabile giornata di adolescente mentre, a tarda notte di

domenica 6 maggio 2012, cammino per Parigi. Alle mie spalle la Bastille

pericolosamente stracolma di gente per la vittoria di Hollande, nelle orecchie

la Marsigliese e l'Internazionale, negli occhi la figurina del vincitore che,

alle 20 spaccate, viene proclamato tale da una grafica degna di Amici di Maria

De Filippi. Stavolta la storia l’ho vista, a campi invertiti, ma l’ho

riconosciuta, non come a Torino nell’81. E pazienza se in Italia, intanto, la

Juve ha appena vinto lo scudetto. Se tanto mi dà tanto, tra un paio d'anni

dovrebbe toccare alla Roma. Magari con un governo più di sinistra di quanto

non fosse quello Fanfani. Qualcosa in meglio, anche nei ricorsi storici, si

può sempre cambiare.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 18-05-2012)

Calcioscommesse-choc

è la corsa a pentirsi...

Un autentico choc: "voglio abbattere il muro dell'omertà", ha detto il pentito

Filippo Carobbio, 32 anni, che ha lanciato durissime accuse nei confronti dei

suoi ex dirigenti del Siena, coinvolgendo anche Antonio Conte, fresco campione

con la Juventus. C'è subito da dire, per evitare equivoci, che il club

bianconero non è assolutamente sfiorato da queste (brutte) vicende del

calcioscommesse perché si riferiscono a quando Conte allenava il Siena: ma il

problema, per il tecnico, adesso sarà quello di difendersi da accuse che sono

state ritenute "credibili" dalla procura di Cremona, che ha scoperchiato il

pentolone su questo scandalo, e da quella della Figc. Ricordiamo che per la

giustizia sportiva, tocca all'incolpato l'onore onere della prova (ecco, dov'è

la prova? ndt), e questo in alcuni casi (ma non è detto che si riferisca a

questo), complica non poco le cose. Comunque, il pentito Carobbio tira in

ballo il Siena per due gare "taroccate" con il Novara e l'Albinoleffe, due

gare dello scorso torneo di serie B. Coinvolta la dirigenza del club toscano,

Conte e molti calciatori. In caso di responsabilità diretta, il Siena rischia

la retrocessione all'ultimo posto in classifica, l'illecito invece si paga con

tre anni di squalifica. Carobbio, come pentito, avrebbe diritto invece ad uno

sconto di pena. Tutte cose, ovviamente, che ora Palazzi dovrà verificare: dopo

la finale di Coppa Italia, ci sarà un nuovo calendario di audizioni che

dovrebbe chiamare a Roma anche Conte, tantissimi calciatori e lo stesso

presidente del Siena, Mezzaroma che era già stato tirato in ballo (ma da

riferimenti in quel caso piuttosto vaghi, addiritura di terza mano. . . ).

Stavolta invece Carobbio è stato estremamente preciso nella sua ricostruzione

dei fatti: come detto, Palazzi e il suo staff lo ritengono "credibile", ora la

parola toccherà agli incolpati. La procura Figc intanto aspetta ancora le

carte da Bari e Napoli, per poter avviare il secondo troncone dell'inchiesta:

dovrebbe essere questione di giorni, almeno per quanto riguarda Bari. Lì c'è

un altro pentito, Masiello, che coinvolge società e tantissimi tesserati.

Inoltre anche da Cremona, presto, potrebbero esserci novità clamorose. Ma

perché adesso i giocatori si pentono così facilmente? La lista cresce:

Micolucci, Gervasoni, Masiello, Conteh, Ruopolo, Carobbio, Cellini, Tamburini,

Cristante, Gianello, eccetera. Perché tentano di salvare almeno in parte la

loro carriera sportiva, visto che dal punto di vista penale la frode sportiva

non fa molta paura. E poi, di fronte alle registrazioni delle loro

intercettazioni, molti calciatori alla fine devono arrendersi. . .

La nuova inchiesta di Palazzi potrebbe portare al deferimento di molti altri

club, fra cui alcuni di serie A (Genoa, Lazio, Napoli, Lecce, Chievo, Bologna,

Udinese, Parma). Con responsabilità diverse. L'Atalanta è già stata deferita

nel primo filone (ma Palazzi non è riuscito a dimostrare il coinvolgimento

diretto del club, pur avendo "sospetti"), così come Siena e Novara che

potrebbero essere nuovamente incolpati. In serie B, da valutare alcune

posizioni fra cui quelle di Bari (nei guai) e Sampdoria. Intanto, via col

primo processo (22 società accusate, 61 tesserati): si parte il 31 maggio,

udienza anche il primo giugno, poi stop il 2 e 3. Gli avvocati stanno

studiando i deferimenti: quasi trecento pagine, più diecimila di allegati. La

sede della Disciplinare (presidente Artico) dovrebbe essere quella dell'ex

Ostello della gioventù al Foro Italico, davanti all'aula bunker: scartato

l'Olimpico (il 31, tra l'altro, c'è il Golden Gala di atletica), così come

sono stati scartati due hotel, a Roma e Fiumicino. Le sentenze si avranno a

playoff e playout di serie B e La Pro conclusi: quindi, intorno a metà giugno.

Probabile che le penalizzazioni, dovendo essere afflittive, vadano a ricadere

sulla prossima stagione agonistica. Moltissimi anche i casi di omessa

denuncia. Poi, a fine giugno dovrebbe essere conclusa la seconda trance,

quella che tira in ballo nomi eccellenti (vedi appunto Conte) e mezza serie A.

Processi a luglio: ai primi di agosto l'Uefa vuole i nomi delle squadre

iscritte alle Coppe. Sarà un terremoto?

La vergogna di Marassi: 101 Daspo e inchiesta chiusa

L'inchiesta della procura federale sulla "vergogna" di Genoa-Siena del 22

aprile è a buon punto: sono già stati interrogati molti tesserati del Genoa.

C'è da capire chi ha obbligato i calciatori a togliersi la maglia, obbedendo

così al ricatto di alcuni ultrà: sono stati i poliziotti, incapaci di

"governare" la situazione, oppure Preziosi? Intanto, la questura di Genova,

pessima nella gestione dell'ordine pubblico in occasione della gara, ora pare

essersi svegliata: 101 Daspo (da 3 a 5 anni) e 52 denunce. Ma in futuro a

Genova qualcosa dovrà cambiare.

Londra, 221 azzurri qualificati. Ora tocca alle donne pugili...

I qualificati per Londra sono 221: non si arriverà a quota 300 ma ci si

dovrebbe fermare intorno a 290, forse poco oltre. Niente di male: sono molti

in meno rispetto a Pechino 2008 ma di questi tempi è meglio privilegiare la

qualità che la quantità. Le proiezioni danno dall'Italia una trentina di

medaglie, è questo che conta. La possibilità di restare a testa alta nel G 10

mondiale e magari di battere i "cugini" di Francia. Le qualificazioni

olimpiche comunque continuano: presto sapremo se avremo anche una donna pugile

(250 posti totali a disposizione: la grande novità di Londra) poi tocca a

canottaggio, nuoto, ciclismo, tiro a segno, eccetera.

___

la Repubblica SERA 18-05-2012

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Tempo scaduto

Sentiti tutti tranne Conte

Come funziona l'agenda di Palazzi?

Aligi Pontani - repubblica.it -18-05-2012

Decideranno i giudici sportivi se Antonio Conte è davvero colpevole, e quanto castigo meriterà quella colpa: basta aspettare. Ma nel pantano popolato da mostri del calcio italiano, vale la pena di porsi - subito invece - qualche altra domanda: come procede la procura federale che indaga sullo scandalo scommesse? Quali sono i criteri che orientano le azioni del procuratore Palazzi? Qual è la sua strategia inquirente? Su quali basi scrive e detta l'agenda di interrogatori e deferimenti?

Il caso Conte è esemplare. Vediamo. Il giocatore Carobbio, pentito, accusa l'allenatore della squadra in lotta per lo scudetto di essere stato coinvolto in un caso di combine quando allenava il Siena. Palazzi lo apprende in un interrogatorio nel quale il giocatore fornisce dettagli, circostanzia il racconto, cita i testimoni. Palazzi scrive il verbale della deposizione e lo mette agli atti. Poi comincia a cercare riscontri, torchiando tutti i tesserati del Siena coinvolti nella vicenda. Tutti tranne uno. Conte. Lui no, non viene convocato. Nessuno gli chiede: scusi, ci perdoni, la accusano di questo e quest'altro, ci spiega come andarono le cose? No, Conte no. Neppure quando, un mese fa, il suo coinvolgimento trapela sui giornali, e lui reagisce sdegnato parlando di veleni diffusi ad arte per fermare la Juventus.

Ora, qui non si tratta di essere colpevolisti o innocentisti, tantomeno prima ancora che sia stato ipotizzato un processo. Si tratta di capire, però, in nome di quali principi l'ufficio inquirente della federcalcio abbia deciso di non convocare Conte fino ad oggi, 18 maggio. Ha sentito centinaia di persone, Palazzi: squadre intere coivolte nella lotta per la salvezza in serie A e in quella per la promozione in B, dirigenti, pentiti, direttori sportivi. Ha obbedito da bravo soldato all'ordine del generale Abete: fare presto e subito. Ha incardinato i primi processi sportivi per il 31 maggio, ha fatto passare notti da incubo a due terzi delle squadre di B, ha costretto i suoi disgraziati collaboratori a lavorare 48 ore consecutive, per 40 euro lordi al giorno. Però Conte non l'ha chiamato. Quando avrebbe potuto farlo? In un giorno qualsiasi dopo il verbale di Carobbio. Datato 29 febbraio. Settantotto giorni fa. Buon senso, dirà qualcuno, c'era il campionato da far finire. Lo dica alle 22 squadre e ai 61 tesserati deferiti l'8 maggio, nel pieno della fase decisiva dei loro campionati. Per loro non si poteva aspettare, fare presto, era lo slogan di Abete. Fare cosa, però, ancora non si sa.

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Palazzo di Vetro di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 19-05-2012)

CASO CONTE: ACCUSE DA RISCONTRARE

E UNA DIFESA CHE DEVE SCEGLIERE

La prima cosa da dire, dopo il terremoto Carobbio, è che la parte del suo

lungo verbale che chiama in causa Antonio Conte rappresenta un punto di

partenza, e non d'arrivo, della seconda tranche d'inchiesta della Procura

federale. L'attuale allenatore della Juventus deve essere ancora interrogato,

vanno cercati e trovati ulteriori riscontri, bisogna pesare assai bene quanto

è stato fin qui raccolto. Elementi in molti casi di segno contraddittorio, sui

quali la giustizia sportiva dovrà tirare le somme facendo molta attenzione.

Per ora sul caso Conte si possono fissare alcuni punti: 1. Le accuse di

Carobbio sono dirette e pesanti. Producono un salto di qualità nell'ipotesi di

reato sportivo: non più omessa denuncia, ma illecito sportivo. 2. Ancor più

rilevanti sono le accuse di Carobbio nei confronti di Stellini, collaboratore

di Conte a Siena e ora alla Juve. 3. Contro Carobbio parlano cinque suoi

compagni di allora, lo stesso Stellini, e i dirigenti Perinetti e Faggiano.

Tutti smentiscono tutto. 4. A favore di Carobbio parlano invece due

dell'AlbinoLeffe, il tecnico Poloni e il giocatore Passoni, che confermano la

parte del verbale Carobbio che riguarda AlbinoLeffe-Siena. 5. La chiamata a

correo di Conte su questo match è più leggera «In settimana si parlò molto tra

società, calciatori e allenatore sull'accordo raggiunto. . . alla fine fummo

tutti d'accordo, squadra e allenatore, nel lasciare la vittoria

all'AlbinoLeffe» dice Carobbio di quanto non lo sia quella sul 2-2 di

Novara-Siena «Antonio Conte ci disse che potevamo stare tranquilli in quanto

avevamo raggiunto l'accordo con il Novara», parla sempre Carobbio.

I fatti sono questi. Seguono le osservazioni. I «no» e i «sì», le smentite e

le conferme, non si elidono a vicenda. E le conferme «incrociate» pesano

più delle smentite, specie per la giustizia sportiva. In altre parole, le

dichiarazioni che arrivano dai due dell'AlbinoLeffe accreditano le parole di

Carobbio anche al di là del caso specifico e screditano quelli del «non è

successo niente», una strada che può diventare molto pericoloso percorrere

fino in fondo. Di buono, per Conte, c'è però che quelli dell'AlbinoLeffe

confermano il tarocco ma non lo tirano direttamente in ballo. L'unico a farlo,

almeno per ora, è Carobbio.

Non è dato sapere quale sarà la linea difensiva di Conte una volta che

Palazzi lo convocherà per interrogarlo. Si sa invece come si stanno

predisponendo gli organi della giustizia sportiva per i processi che verranno,

a cominciare da quello che inizierà il 31 maggio per 61 tesserati e 22

società: tolleranza zero e pugno di ferro per tutti, con una doppia eccezione,

relativa a quanti intenderanno patteggiare mostrandosi però collaborativi, e a

quanti riusciranno a circoscrivere le loro responsabilità all'omessa denuncia.

Su questo Conte, e tanti altri come lui, dovranno riflettere bene sul da farsi.

p.s. Il meteo prevede piogge intense la prossima settimana su Cremona.

Meglio munirsi di ombrello.

-------

GaSport 19-05-2012

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Scommesse

"Sono finito, ma ho detto la verità

la vergogna è il silenzio degli altri"

Carobbio, il pentito che fa tremare Conte: "Va così da anni"

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 19-05-2012)

Filippo Carobbio è l´uomo del giorno. Anzi, meglio, il ragazzo del giorno.

Perché ha solo 32 anni e sin qui li ha vissuti con la leggerezza del

calciatore di provincia. Dire che era impreparato a tutto questo è dire poco:

questo sono i qualche decina di migliaio di insulti del tipo "Carobbio infame,

per te solo lame" che da ieri mattina girano su Internet. «Ecco perché

preferirei che questa conversazione rimanesse privata. Non è il momento di

parlare. Lo sta già facendo troppa gente, è solo il momento di stare male. In

fondo me lo merito, è giusto così». Carobbio ha la voce scossa. Le sue parole

hanno terremotato le fondamenta di quello che riteneva fosse il suo mondo. E

quel mondo adesso gli sta crollando addosso.

Carobbio, lei ha accusato l´allenatore campione d´Italia. È normale

che tanta gente parli di lei.

«Fa ridere questa cosa. Da calciatore non ho mai avuto molta fama. Ho fatto

una buona carriera ma mi sono fermato alle soglie della celebrità. Adesso

invece parlano di me più che di Messi. Ma io sono un ragazzo normale».

I ragazzi normali non scommettono con gli zingari.

«Nemmeno io, li ho visti una volta e non mi sono piaciuti».

A Palazzi ha detto cose pesanti.

«Pesanti, sì, forse… Però a me piace pensare solamente che mi sono assunto le

mie responsabilità».

Ha fatto il nome di Antonio Conte.

«Quello che avevo da dire su Conte e su tutti gli altri l´ho detto a Palazzi

e al pm. E spero di aver preso la strada giusta».

Ha dubbi?

«Sono colpito di essere l´unico ad aver detto finalmente le cose come

stavano. Mi aspettavo che dopo tutto quello che è venuto fuori sui giornali in

questi ultimi mesi anche gli altri avrebbero deciso di rompere il muro

dell´omertà. E invece non lo hanno fatto… Mi chiedo perché».

Perché?

«Troppi interessi nel calcio. A livello economico, a livello di immagine. E

quindi alla fine tutti tutelano gli interessi. E la verità va a quel paese».

Lei perché ha parlato, invece?

«Ma perché non ho nulla da perdere. Ho 32 anni, la mia carriera è finita.

Almeno così mi sono pulito la coscienza, mi sono tolto un peso. Ho raccontato

come funziona un mondo, il mondo del calcio, che non è come la gente se lo

immagina. Nel calcio le cose vanno avanti così da una vita e tutti, ripeto,

tutti hanno troppo da perdere per cambiare davvero le cose. Personalmente

nell´istante in cui sono uscito dalla stanza di Palazzi sono tornato ad essere

quello che sono sempre stato, un ragazzo trasparente, normale, che giocava a

pallone, non era Maradona, ma faceva con serietà il proprio mestiere. Tutto

qui».

E adesso?

«E adesso passerò i guai. So cosa si dirà, si dirà che ho parlato per

salvarmi il C**O, che sono un furbo. E invece non è così. Il mio C**O, almeno

a livello sportivo, già me lo sono giocato da tempo. Spero solo di non essere

radiato ma è una speranza marginale. Per il resto è chiaro che non ho nulla da

perdere. Sono gli altri, quelli che negano, che giudicano, che stanno zitti…

Sono loro che provano a salvarsi C**O facendomi passare per un furbo. Ma io no

sono un furbo, sono solo uno che a un certo punto ha voluto ricominciare a

guardarsi allo specchio in pace. Davvero, però, lasciate perdere le

interviste. Non è questo il momento di parlare... «.

Magari ha parlato perché Palazzi aveva già in mano prove pesanti.

«Non aveva in mano un granché, a dire il vero… Avrei tranquillamente potuto

dire: "non ne so niente" o "non è vero nulla". No, non è stato per quello,

ripeto ho solo voluto dire basta e provare a cambiare le cose, e magari avere

la possibilità di tornare a fare una vita normale, con mia moglie e i miei due

figli, che sono la cosa più importante del mondo «.

Una vita normale… pensa che sia possibile?

«Non lo so. Io vivo in un paesino piccolo e sognavo di finire sui giornali

per una punizione, non per un verbale. Certo, se mi avessero preso che

spacciavo o che facevo del male ai bambini, avrebbero fatto meno casino».

Come pensa di vivere adesso?

«Non lo so. Spero che non mi radino perché mi piacerebbe restare nel mondo

del calcio, magari insegnare ai bambini a giocare. Per quanto riguarda il

lavoro, non ho idee, forse continuerò a vivere come ho fatto in questi ultimi

mesi».

Cioè?

«Lavoro per una comunità per tossicodipendenti, do una mano. È un modo che ho

per saldare qualche conto con la mia coscienza. Ma è anche un´esperienza

bellissima. Questa gente soffre e tu gli puoi dare una mano».

Ma era davvero così "grosso" il giro?

«Quando sei lì, dopo un po´ ti accorgi che "lo fanno tutti". E allora lo fai

pure tu. Certo se adesso guardo il giornale, e vedo che ci sono stato solo io

a raccontare, mi viene il sospetto che lo facessi solo io, che fosse tutto

un´allucinazione... Eppure se solo qualcuno mi avesse seguito, sarebbe una

rivoluzione».

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-------

Lecce, Lazio e Genoa, le carte dell´accusa

I club verso il processo sportivo. Oggi parla Conte, Juve in attesa

In sospeso il Chievo per la partita con l´Udinese.

Domande della procura sul ruolo di Luca Toni

di ALBERTO ABBATE (la Repubblica 19-05-2012)

Su Conte parla Conte. È questa la linea della Juventus che, dopo aver valutato

nella mattinata di ieri la diffusione di un comunicato, ha deciso di lasciare

al suo allenatore la difesa dopo le accuse di Carobbio: parlerà oggi, solo

dopo la Coppa Italia la società prenderà una posizione ufficiale. A difesa di

Conte si è già schierato "il suo" Siena proprio nelle audizioni davanti a

Palazzi: il dg Perinetti, l´ex ds Faggiano e persino i tre calciatori Terzi,

Vitiello e Ficagna non hanno confermato le "riunioni tecniche" nelle quali si

parlava delle combine di cui riferisce Carobbio. Ma Passoni, Sala e Poloni

ammettono invece l´incontro al Park Hotel (sede del ritiro toscano) con il

"Superpentito", seppur nulla sapendo della "collaborazione" dirigenziale alla

combine di Albinoleffe-Siena. Il presidente del Siena Mezzaroma urla: «Dai

verbali di Carobbio non emerge nessuna responsabilità della società».

Rischierebbe la diretta al prossimo processo sportivo, dove si ritroverà la

serie A: in sospeso Lazio, Genoa, Lecce e Chievo.

A via Po c´è già tanto su cui lavorare. Lecce-Lazio del maggio scorso è una

delle partite centrali dell´inchiesta penale. E Stefano Ferrario, ex difensore

giallorosso (ora al Parma) ha fatto a Palazzi qualche ammissione: «Zamperini,

due giorni prima di Lecce-Lazio, soggiornando all´hotel Tiziano - la stessa

struttura dei nostri ritiri - mi chiamò per un aperitivo e mi disse che

c´erano alcuni amici che volevano mettere dei soldi sulla partita. Interruppi

subito il discorso perché non m´interessavano tali proposte. Era accompagnato

da un suo amico che parlava italiano, non escludo fosse Gegic». Per il

"superpentito" Gervasoni la combine di Lecce-Lazio fu fatta: «Gli Zingari mi

dissero che avevano corrotto i salentini Rosati e Benassi (negano i due

portieri nei verbali, ndr), Mauri e altri giocatori biancocelesti per un over

con due gol di scarto (finì 2-4, ndr). Investirono 400mila euro». Conferme a

Gervasoni arrivano dalla rogatoria del pentito ungherese Horvath, che il

giorno della sfida sarebbe stato presente sugli spalti del Via del Mare.

Stesso discorso per Lazio-Genoa, partita disputata la domenica prima. Dice

Mauri: «Il giorno della gara Zamperini venne a Formello per ritirare due o tre

biglietti». Mauri dice che parlarono di calcio. Ma la procura federale non

capisce perché ci siano stati flussi intensi di telefonate alla fidanzata del

titolare di un centro scommesse. Su quella gara, Gervasoni rivela: «Zamperini

e Ilievski s´incontrarono pure con Milanetto». Che insieme a Dainelli avrebbe

poi ricevuto, sospetta la Procura, il "compenso" durante la festa d´addio al

celibato di quest´ultimo in un hotel. La procura federale incalza su quella

famosa serata con tanto di balletti al Tocqueville. Domande anche su Luca Toni,

compagno di stanza di Dainelli e in possesso di una percentuale dello

stabilimento di Cervia di Antonio Benfenati, già arrestato a dicembre.

Dai verbali genoani però emergono particolari inquietanti sugli addii di

Milanetto e Dainelli: «Il primo credo sia dovuto andare via perché - racconta

Marco Rossi - dopo il derby vinto per 2-1 con la Samp definì "bastardi" i

sostenitori della Nord che lo contestavano». E Dainelli: «Anche io mi

trasferii al Chievo l´ultimo giorno di mercato perché non avevo buoni rapporti

con la Nord. Dopo la sconfitta col Napoli per 6-0, alcuni tifosi vennero nello

spogliatoio dicendo che me ne dovevo andare». Gervasoni parla anche di

Chievo-Udinese: «Michele Cossato mi disse che la gara era manipolata grazie

alle loro conoscenze con alcuni giocatori». Interrogato il capitano Pellissier,

Luciano svela: «Campedelli mi disse che i fratelli Cossato erano persone che

dovevo lasciare stare perché mi sarei fatto solo del male». Il processo sulla

B comincia il 31 maggio al Foro Italico, all´Ostello della gioventù.

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Scommesse L’allenatore della Juventus decide di non commentare le rivelazioni del pentito Carobbio

Conte tace, il Siena:

«Noi non c'entriamo»

di ANDREA ARZILLI (CorSera 19-05-2012)

ROMA — La Juventus tace: no comment da parte di John Elkann, presidente

della Fiat ieri concentrato sulla Mille Miglia, sull'inghippo che rischia di

intossicare la stagione perfetta della sua squadra. «Antonio Conte non solo

sapeva», la verità di Filippo Carobbio che fa avanzare le ombre sul tecnico

della Juve e sul fido Cristian Stellini, suo collaboratore a Torino come a

Siena. Un'accusa articolata su due fronti, Siena-Novara (2-2) e

AlbinoLeffe-Siena (1-0), che i federali ritengono credibile e che porterà

Palazzi a richiamare il pentito Carobbio in via Po prima di dare il primo

appuntamento a Conte e al suo ex presidente Massimo Mezzaroma, ai primi

di giugno. La Juve non ha nulla a che vedere con l'inchiesta, ma potrebbe

ritrovarsi senza un allenatore da mettere in panchina la domenica (e in

Champions League), se per Conte saltasse fuori un deferimento per qualcosa

di più della semplice omessa denuncia.

Silenzio da Torino, in compenso parla Siena, ex città di Conte: «Dal verbale

di Carobbio non sembrano emergere presunte responsabilità del Siena — si

legge nella nota diffusa dal presidente Massimo Mezzaroma — (. . . ). Ritengo

lo scenario completamente inverosimile. Ricordo peraltro la determinazione

maniacale del gruppo dell'anno scorso, tecnici inclusi, nel raggiungere sempre

e in ogni partita la vittoria».

Le rivelazioni dei pentiti sono le ossa a cui gli interrogatori aggiungono

polpa. Sul presunto pareggio combinato tra Novara e Siena c'è il racconto di

Carobbio sulla riunione tecnica con Conte che parla dell'accordo, ma la

circostanza viene smentita in blocco dai giocatori di entrambe le squadre. Più

intricata la questione relativa ad AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011, con

Stellini (indagato anche a Bari per i contatti con Iacovelli) secondo Carobbio

«deus ex machina» della combine: l'incontro all'albergo sede del ritiro del

Siena c'è stato effettivamente, la conferma è di Poloni e Passoni,

vice-allenatore ed ex giocatore dell'AlbinoLeffe: «Ho sentito sia i calciatori

del Siena che dell'AlbinoLeffe che si mettevano d'accordo», dice Poloni.

«Mi recai all'albergo insieme ai compagni Sala, Garlini, e il tecnico Poloni — la

versione di Passoni —. Non mi ricordo chi dei tre mi disse che saremmo andati

lì a concordare l'esito della gara (...). Venne preso l'accordo, anche se non

ricordo se si parlò del risultato esatto». Un gentlemen agreement per Luigi

Sala: «Carobbio disse che non dovevamo preoccuparci in quanto il Siena

non aveva bisogno di punti e quindi non avrebbe giocato alla morte».

A smontare la combine, gli interventi in Procura dei dirigenti senesi

Faggiano e Perinetti: «Escludo situazioni anomale». E dei calciatori Terzi,

Coppola, Vitiello, tutti Conte-boys nel Siena che non ammetteva sconfitta,

come il suo tecnico. Nessun accordo, «il mister voleva sempre vincere».

___

Commento

Minimizzare

non è la soluzione

di IVAN ZAZZARONI (Libero 19-05-2012)

Invitiamo i calciatori a pentirsi e vuotare il sacco e quando finalmente lo

fanno li attacchiamo con ferocia, ma solo se hanno accusato la «persona

sbagliata»: se la prendano con le mezze figure, con gli intermedi, e lascino

in pace gli idoli: gli idoli sono tali in quanto intoccabili.

Filippo Carobbio - e insieme a lui altri due tesserati, Poloni e Passoni -

hanno toccato la madonna pellegrina, Antonio Conte, l’eroe del momento,

l’uomo che dopo sei stagioni di disagi, conflitti, altre intercettazioni,

stravolgimenti, insopportabilità, sconfitte e cambi ha riportato in alto la

squadra più amata e detestata dagli italiani. «Sapeva della combine» ha

raccontato Carobbio agli inquirenti riferendosi a due partite del Siena della

stagione scorsa. Alcuni giornali si sono portati avanti col lavoro anticipando

che Conte rischia dai tre ai cinque anni di squalifica.

Per gli juventini, sembra una maledizione: è evidente che la società e la

squadra non sono, né saranno neppure sfiorate da Scommessopoli, ma

il possibile coinvolgimento del simbolo della rinascita è un colpo basso e

difficilmente assorbibile. «Eppure finirà in una bolla di sapone», si sente

dire. «Conte dimostrerà la sua innocenza, oltretutto altri giocatori di quel

Siena stannosmentendo Carobbio oppure non ricordano». E infine: «Adesso

che la Juve ha rialzato la testa provano a ributtarla giù».

Niente di più falso e fuorviante: l’inchiesta va avanti da oltre un anno, tra

pochi giorni - il primo di giugno - sarà trascorso un anno dai primi arresti,

sedici, e in tutto questo tempo qualcosa di nuovo è effettivamente accaduto:

la prospettiva della sconto di pena (un terzo) ha indotto alcuni calciatori a

parlare. Le notizie pubblicate dai giornali altro non sono che l’effetto della

desecretazione delle deposizioni.

Un proverbio calabrese recita: «A chi mi dà un sorso di mosto glielo rendo di

vino chiaro, a chi mi dà un’ora di disgusto glielo rendo di pianto amaro». Per

chi - come noi - ama il calcio il disgusto non è di un’ora ma di almeno sei

anni. L’ultimo, il più terribile.

Oggi abbiamo bisogno di sapere che Conte non sapeva del biscotto: per

tenere pulita la fedina di un professionista di valore che ha svolto un

lavoro fantastico e anche per restituirci un po’ di fede in uno sport che

non sta facendo nulla per darsi una mano e un futuro. Giuro che mi

piacerebbe poter scrivere: eran tutte balle.

PS. La stagione della gogna, per tutti. «Contro di me un attacco mediatico,

non ho commesso reati, né peccati». (Roberto Formigoni).

___

LA STAMPA 19-05-2012

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Il bilancio Si chiude domani una stagione tormentata

Nicchi & Braschi

una guida insicura

per gli arbitri

Troppi errori gravi in serie A

di FABIO MONTI (CorSera 19-05-2012)

Stefano Braschi, designatore degli arbitri di A dall'estate 2010, ha affidato

le proprie verità di fine stagione a Sky, spiegando che «siamo sulla buona

strada. Potremmo prendere dieci arbitri, chiudere gli occhi e scegliere al

buio: avremo comunque un'ottima squadra e un ottimo risultato». Forse

per questo, ieri, è stato designato per Juve-Napoli, finale di Coppa Italia di

domani, Christian Brighi, 39 anni, avvocato. Non è stato certo il miglior

arbitro della stagione, ma questa designazione diventa una specie di

(rischioso) omaggio alla carriera, visto che il fischietto di Cesena chiuderà

qui, non essendo internazionale.

Fatti salvi impegno e buonafede, che non sono in discussione, il bilancio

dell'annata si chiude in rosso. Hanno impressionato non tanto il numero

degli errori (comunque alto), ma la gravità delle decisioni sbagliate. Il gol

non concesso a Muntari in Milan-Juve 1-1 (24 febbraio) è soltanto il caso

più eclatante di una stagione storta, con risultati che dovrebbero far riflettere,

visto che arbitri e assistenti di serie A costano alla Federcalcio sette

milioni e mezzo di euro. Che non sono pochi, soprattutto in epoca di austerità

nei bilanci federali. Nessuno è infallibile e nessuno chiede agli arbitri di non

sbagliare mai, ma dire che va tutto bene, come ha fatto Braschi 48 ore

fa, non aiuta il movimento a crescere. Per tutto l'anno si è assistito a continue

invasioni di campo da parte di Marcello Nicchi, il presidente dell'Aia, da

mesi già in campagna elettorale: irrefrenabile nelle sue esternazioni, si è

sovrapposto a Braschi in molte occasioni e questo ha dato insicurezza a chi è

andato in campo. In compenso l'interventista Nicchi non ha mai sottolineato

uno degli errori più evidenti della sua presidenza: la divisione fra Can di A

e Can di B, che ha creato una barriera, dove invece dovrebbe esserci

una continua osmosi fra le due categorie. In passato, quando gli arbitri

sbagliavano in serie A, ripartivano dalla B, che rappresentava l'habitat

giusto per ritrovare serenità. Oggi tutto questo non è possibile: chi sbaglia,

resta fuori per un paio di partite e riparte ancora dalla A, perché con appena

20 fischietti non c'è tempo per rifiatare. La divisione fra Can A e Can B

porta anche a poche promozioni e tutte ritardate, rispetto alle abitudini del

resto d'Europa, dove chi ha talento arriva ad arbitrare in serie A a 26-28

anni. Anche così si spiega perché la base produce pochi arbitri interessanti

e il livellamento c'è, ma verso il basso.

Braschi ha parlato di un trio invidiato da tutti, quello composto da Rizzoli

(arbitro principale), Tagliavento e Rocchi (arbitri di porta), che andranno

all'Europeo. Rizzoli ha avuto un'annata sufficiente, ma tutt'altro che

esaltante; Rocchi, designato per l'Olimpiade, è stato molto deludente con

un rendimento al di sotto della sua esperienza; Tagliavento ha imparato

da Braschi soprattutto la suscettibilità, che era una delle qualità più

pronunciate del designatore, quando arbitrava.

La stagione è stata contrassegnata, almeno in partenza, da una

sola raccomandazione: far scendere il numero dei falli a partita. Come

dire: meno si decide e meno si sbaglia. Una tesi singolare, perché, come per

i voti, i fischi non si contano, ma si pesano: ci sono partite nelle quali

si può fischiare poco e altre in cui è necessario fischiare molto. Poi,

dopo Milan-Juve, lo stesso Nicchi è intervenuto annunciando una

improvvisa inversione di tendenza: «Da questo momento mi sono stufato, ci

sarà tolleranza zero su tutto. C'è un regolamento e va rispettato: se un

giocatore protesta è giallo, se protesta tanto è rosso. Se entra a piedi uniti

è rosso. Niente buonsenso o sensibilità. Si fischierà e basta». E lo si è visto

nel caso di Palacio in Udinese-Genoa, espulso per una protesta che non

c'era (arbitro Tagliavento). Nel frattempo c'è stato anche un impoverimento

didattico, con raduni meno rigorosi e più brevi rispetto al passato. Adesso

persino l'Aia spera che si arrivi ai giudici di porta (Nicchi in partenza era

assolutamente contrario). Ma non è chiaro dove si potrebbero reperire

numericamente queste nuove figure, visto che non possono essere utilizzati

in questo ruolo gli assistenti.

-------

Il commento

Ma i guadagni

non aiutano

a sbagliare meno

di PAOLO CASARIN (CorSera 19-05-2012)

Prima di dare un voto ai fischietti di serie A, è necessario chiedersi: sono

al servizio di uno sport che accetta anche i loro errori di valutazione oppure

fanno parte di un'impresa che, producendo intrattenimento votato al profitto,

contesta ogni decisione sbagliata? Due prospettive ben diverse: valutati

nell'ambito dello sport tollerante (e dei sogni) otterrebbero un giudizio

positivo. La realtà, invece, li inserisce nel calcio-business che, anche

quest'anno, ha giudicato negativamente il loro lavoro per i molti errori

commessi. Insomma, un brutto voto. E non è un fatto solo italiano: anche

negli ultimi tre Mondiali gli arbitri migliori sono incappati in errori storici. Non

è bastato il ringiovanimento dei quadri, un allenamento professionale, una

formazione organizzata e nemmeno un legittimo compenso per ottenere

i risultati attesi. Gli arbitri dei primi anni 90 costavano un quinto rispetto a

quelli di oggi; non sono bastate alte retribuzioni per fare dell'arbitro un

giudice infallibile. Negli ultimi 20 anni, la Fifa è intervenuta spesso sulle

regole per rendere più produttivo e spettacolare il gioco: il fuorigioco è

stato stravolto; il gioco del portiere modificato in modo profondo, causando,

in area, un'infinità di situazioni controverse; si è predicata la lotta al

gioco duro, ma si è preferito limitare il rosso per passare a un innocuo

giallo. Non tutte le modifiche, certificate dall'International Board, hanno

dato buoni risultati: le interpretazioni arbitrali sono esplose per numero e

bizzarria. Il lungo percorso di ogni arbitro, superate le iniziali selezioni,

incontra tanti istruttori di diverso livello tecnico: la instabilità

regolamentare si esalta a causa delle personali letture dei formatori.

Non bastassero le regole ballerine, sono fioriti, in Italia, ripetuti inviti a una

gestione della gara orientata al lasciar correre il gioco cancellando falli

evidenti, oppure favorendo l'allargamento dei casi di involontarietà nei

contatti del pallone con il braccio, in area, con forti incrementi del tasso

di incertezza negli arbitri. I fischietti vorrebbero arbitrare meglio, sognano

sempre un bel voto in pagella (sui giornali), ma hanno bisogno di stabilizzare

e ridurre le proposte tecniche, abolendo le libere interpretazioni. Per

esempio, le raccomandazioni severe che l'Uefa ha trasmesso agli arbitri

del prossimo Europeo dureranno nel tempo o finiranno con Euro 2012? Ora si

può dire che un voto negativo a un arbitro è la risultante di tante insufficienze;

per fare passi avanti la filiera regole+interpretazioni+formazione deve

procedere su piani distinti da quelli legati esclusivamente al successo

economico dell'impresa calcio.

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SCOMMESSOPOLI

Conte interrogato a inizio giugno

Carobbio, i dettagli non convincono

La procura riascolterà il giocatore: possibile che l’allenatore sia stato così ingenuo

da parlare di combine nella riunione tecnica? Discordanti i confronti tra giocatori

di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 20-05-2012)

ROMA. «Se e quando sarò chiamato, avrò il piacere di parlare e rispondere, ora

stiamo parlando del nulla». Per il tecnico juventino, forse, ci sarà ancora un

po’ da attendere. Prima dovrebbe toccare al suo accusatore, Carobbio , poi (si

parla dei primi di giugno) gli emissari di Palazzi andranno a far visita al

tecnico campione d’Italia. Il tutto, per rispetto dell’inchiesta, andrà

calendarizzato. La procura federale vuole riascoltare Carobbio perché - a

quanto filtra - non quadrano diversi aspetti della sua confessione shock.

Innanzitutto, le riunioni tecniche in cui Conte avrebbe rivelato i presunti

accordi con Novara prima, con AlbinoLeffe poi. Possibile che Conte fosse così

ingenuo da proferire frasi del tipo «state tranquilli che siamo d’accordo per

il pari» davanti a tutti i suoi giocatori, con lo staff tecnico al completo?

Erano più i rischi di una denuncia da parte di qualche scontento, che non le

glorie. Il sospetto lo hanno avuto anche i federali, quando hanno chiesto a

Perinetti se qualcuno si fosse lamentato di Conte: «Ricordo il caso di Calaiò

e Reginaldo - ha detto il dg - qualche screzio con l’allenatore per il loro

scarso impiego e altri episodi simili per altri atleti». Dunque, andrebbero

sentiti anche Calaiò e Reginaldo. E ancora, nelle riunioni tecniche

partecipavano, oltre a Stellini , D’Urbano , Alessio e Savorani , che

andrebbero ascoltati.

LE DOMANDE A proposito, nel corso delle audizioni, era passata inosservata la

testimonianza dell’ex team manager del Siena, Nazario Pignotti (26 marzo

scorso). A parte una inconsueta domanda sugli accoppiamenti dei giocatori

nelle stanze («Carobbio era talvolta con Mastronunzio , talvolta da solo»),

circa le riunioni tecniche la procura ha soltanto chiesto se vi partecipassero

Stellini, Perinetti e Faggiano . Il tenore delle domande è il seguente, per

tutti: «Le risulta che alle riunioni tecniche partecipassero anche i dirigenti

Perinetti e Faggiano?». Lo hanno chiesto anche a Mastronunzio, quella stagione

al Siena: «No, non mi risulta». Su Novara-Siena, novaresi e senesi negano

all’unisono, su AlbinoLeffe-Siena bisognerà tornare a fare il giro di

confessioni sul presunto incontro tra giocatori delle due squadre al Park

Hotel di Stezzano, e dove - stando a Carobbio - venne sancito l’accordo per la

sconfitta del Siena. Confronti discordanti, perché Poloni e Passoni ammettono

e certo non va sottovalutato, ma Garlini , Sala e gli altri, no. C’è un

dettaglio di non poco conto: nessuno ha mai citato «Conte».

CREMONA TER Qualora dovesse rispondere di un eventuale deferimento, Conte

verrà inserito nel secondo troncone di processo, quello relativo al

Cremona-ter, mixato con le carte di Bari e (forse) Napoli. I federali contano

di estinguere il secondo processo entro i primi di agosto. Intanto si sta per

intavolare il primo processo relativo al Cremona-bis, che partirà con il primo

grado giovedì 31 maggio e venerdì 1° giugno all’ex Ostello della Gioventù di

Roma. Le date non sono casuali, la Disciplinare ha dribblato le semifinali

play-off di serie B per evitare l’accavallamento. Si riprenderà con il

dibattimento il 4 e 5 giugno, poi camera di consiglio e sentenze.

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SULLA MAGLIA PER CELEBRARE LA DECIMA COPPA

In caso di vittoria

la Juve può chiedere

la stella d'argento

Alla Mille Miglia Elkann saluta i tifosi bianconeri con il gesto delle tre dita

di MARCO IARIA (GaSport 20-05-2012)

John Elkann, giusto per tenere caldo l'argomento, ha salutato i tifosi

bianconeri mostrando le tre dita, a indicare i trenta scudetti rivendicati dal

popolo juventino dopo il trionfo di quest'anno. È successo ieri a San Casciano

in Val di Pesa, durante la Mille Miglia, cui il presidente di Exor — azionista

di maggioranza del club — e la moglie Lavinia Borromeo hanno partecipato al

volante di una berlinetta Fiat 8V del 1954. Per capire cosa farà davvero la

Juventus, se cioè andrà fino in fondo all'intenzione di mettere le tre stelle

sulla maglia, bisognerà aspettare. E un crocevia potrebbe essere la partita di

stasera.

Fatto inedito Sì perché in palio c'è la decima Coppa Italia per i bianconeri,

che battendo il Napoli si troverebbero in una condizione unica. Nessuna

squadra, infatti, è arrivata a quota 10, e come fu per lo scudetto del 1958 la

Juventus potrebbe chiedere l'istituzionalizzazione di un distintivo per le

dieci coppe nazionali, da apporre sulle maglie. Un percorso già intrapreso,

mezzo secolo fa, dal papà di Andrea Agnelli, Umberto. La procedura è la

stessa: una richiesta ufficiale a Federcalcio e Lega, e l'avvio di un

dibattito per individuare il simbolo più appropriato. Visto che i dieci

scudetti sono rappresentati da una stella d'oro, le dieci coppe potrebbero

essere celebrate con una stella d'argento. Così la Juve, vincendo oggi, si

ritroverebbe sulla maglia due stelle d'oro e una d'argento. Un qualcosa di

molto vicino alle tre stelle reclamate dalla dirigenza e dalla piazza. Quanto

alla terza stella, quella dorata, la Figc non la consentirà perché i titoli

riconosciuti sono 30 e non 28. La Juve, in alternativa, aveva pensato di

modificare lo stemma, includendovi le tre stelle. Operazione legittima, ma i

tempi paiono troppo stretti.

-------

GaSport 20-05-2012

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A Zeman dobbiamo riconoscenza perché ci riconcilia con il calcio

Sebastiano Vernazza - Gasport - 21-05-2012

Il ritorno di Zeman, nell'anno in cui la Juve ha vinto il suo primo scudetto post Calciopoli: a suo modo, un segnale. La coscienza di Zeman: nessuno come lui ha fustigato il nostro calcio col senno di "prima" (con quello di "poi" sono capaci tutti). Il Boemo snocciolava nomi e magagne quando mla maggioranza stava allineata e coperta. Si è fatto molti nemici, gli juventini lo detestano, ma chi ama il calcio nella sua essenza concepisce Zeman come se fosse Zorro. Zeman è ritornato in A con una squadra bellissima come questo Pescara 2012, duplicato del Foggia zemaniano dei primi anni Novanta. Il boemo si era perso in improbabili avventure. Lo avevamo visto sbarcare in terre straniere, a Istanbul e a Begrado. Avevamo assistito al naufragio di Avellino. C'era stata una fiammata netta, ma la tendenza pareva netta: viale del tramonto, capolinea.

Zeman è risorto nella scorsa stagione, nella sua seconda volta a Foggia, quando mancò di un pelo i playoff per la serie B e dimostrò che il suo fuoco non si era spento. Roba per amatori, però. Seman bisognava andarlo a cercare col lanternino su satellite e digitale terrestre. L'autunno del patriarca. E invece no. A Pescara un'altra primavera. I "tagli" che affettano le difese, gli attacchi furibondi. Unica differenza: la minor propensione al "tafazzismo": a 65 anni ha imparato a difendersi quel tanto che basta per non buttarsi via, in alcuni momenti lo abbiamo visto passare al 4-4-2. La saggezza di chi è consapevole di non aver più tempo da sprecare.

A Zeman ritrovato dobbiamo riconoscenza per molti motivi. Veder giocare il suo Pescara riconcilia col calcio. E' rassicurante sapere che dietro tanta bellezza non c'è trucco e non c'è inganno. Siamo abbastanza convinti che questa squadra sia una proiezione della nazionale del futuro: Verratti, Insigne, Immobile, Caprari, Capuano. La meglio gioventù di oggi tirata su da un allenatore abituata ad inseguire il domani. Zeman è come l'utopia, si sposta sempre più in là e costringe a muoversi..

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La Juve vuole tre stelle? E il Torino otto scudetti...

Gasport - 18-05-2012 - pag. 18

.La Juventus reclama lo scudetto revocato in seguito a Calciopoli? Ebbene, anche il Torino vuole dire la sua. E nel giorno della promozione in A, sul pullman che portava la squadra in trionfo, è sbucato uno scudetto di cartone con scritto 8. Ossia i 7 titoli vinti dal Toro, più quello revocato in seguito al caso Allemandi del 1926-27.

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Juventus coach Antonio Conte accused of match-fixing

by GEOFF BRADFORD (When Saturday Comes | 2012, 21 May)

21 May ~ On Friday the Italian press published extracts from the evidence

given by Filippo Carobbio, one of the principal suspects in the Italian

match-fixing scandal. His testimony could have devastating consequences for

current Juventus coach Antonio Conte. The evidence relates to two matches

played by Siena in Serie B in 2010-11. The first was Novara v Siena, played on

May 1, which finished 2-2. According to Carobbio: "There was an agreement that

the game would be drawn. We all knew about it and how we should bring it

about. Our coach, Antonio Conte, told us during the team meeting prior to the

game not to worry because they had reached an agreement with Novara. "

"At first it involved one of their players and one of ours. But then the

whole team was informed and I talked about it with two Novara players on the

pitch before the match."

The second match was AlbinoLeffe v Siena on May 29, the last game of the

season. I was there and it was obvious at the time that there was something

very suspicious about the game. What Carobbio has to say is startling. The

plan began after the teams had played at Siena in January and Siena won 2-1.

Carobbio says that, at the request of the assistant coach of Siena, he and

another Siena player spoke with two senior AlbinoLeffe players. It was agreed

that in the return game the points would go to whichever team needed them.

Carobbio was probably chosen as he was an ex-AlbinoLeffe player.

When the time came, Siena were already promoted, whereas the points were

still important to AlbinoLeffe. A meeting was held the night before the game

at Siena's hotel. Two AlbinoLeffe players and a member of their coaching staff,

and two Siena players, were present.

It was agreed that AlbinoLeffe would win, but only 1-0, so Siena could

continue to boast the best defensive record in the division. According to

Carobbio, some Siena players said they wanted to win because if they did and

Atalanta did not, they would go up as champions. But in the end they were

persuaded.

It will not have escaped anybody's notice that the reasoning used by the

players is extraordinarily cynical. They did not say they wanted to win

because that is what they should do in every match, but because it would bring

them an extra reward. It is also obvious that we are not dealing with one or

two rogue players but with whole teams who see nothing unusual in their

behaviour. As had apparently been agreed,

. The way the goal was scored tells you everything. The player who

scored it, Paolo Grossi, is now with Siena.

Carobbio adds that all of the coaching staff and some of the club's directors

knew what was going on and offered no objection. If he is believed on both

this match and the one against Novara, it will possibly mean a long suspension

for Conte. If Siena directors were involved, the consequences for the club

might go beyond a points deduction.

Carobbio is said to be considered a credible witness and to be truly

repentant, unlike some other players who have only disclosed what it was

impossible not to reveal. "I want to break the wall of silence, " said

Carobbio. "I feel part of a mechanism that is much bigger than me, and I

realise that I have contributed to football's loss of credibility even though

it has always been the most important thing in my life." He also said that for

years most matches at the end of the season in Italy have been fixed.

This is confirmed in the only interview given to the Italian media by Almir

Gegic, the most wanted man in all this and currently in hiding. He told La

Ġazzetta dello Sport: "We simply exploited a long-established practice which

sees players make agreements among themselves with the collusion of club

presidents. In Italy the end of season is like a bazaar. Everything has its

price. We just bought information. Everybody knew. " Exactly.

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Tre stelle per consolarsi

Ma dove saranno cucite?

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 21-05-2012)

ROMA. Archiviata la delusione per la sconfitta di ieri, la Juventus guarda già

avanti e lo fa continuando a godersi il successo dello scudetto. Il trentesimo

vinto sul campo, solo il 28° per la Federcalcio. Una questione che tornerà a

tormentare i vertici del calcio italiano nelle prossime settimane, quando è

attesa la presentazione della nuova divisa bianconera. Per una volta non è il

colore della seconda maglia (nera, per la cronaca, come quella degli Anni 60,

riproposta per un paio di stagioni negli Anni 90) o lo spessore delle strisce

o la forma del colletto. Stavolta i tifosi vogliono capire dove e come verrà

inserito il simbolo dell’orgoglio juventino: i trenta scudetti che hanno

addirittura acceso John Elkann, “beccato” a fare un eloquente tre con le dita

rivolto ai tifosi juventini durante la Mille Miglia. Insomma tutti vogliono

capire se la Juventus metterà o meno la terza stella.

L’ATTESA Sembra da escludere che la terza eventuale stella compaia accanto

alle due che ora campeggiano sopra lo stemma del club all’altezza del cuore.

Se terza stella sarà non dovrà offendere in modo frontale la Federcalcio, che

attraverso Abete si è già espressa chiaramente per il no. Nei giorni scorsi si

era parlato della modifica del logo della Juventus, nel quale sarebbero

inserite tutte e tre le stelle. Un escamotage che salverebbe la forma (il logo

è proprietà della società, quindi poco sindacabile da parte della Figc),

lasciando inalterata la sostanza (le tre stelle sulla maglia). Naturalmente

esistono altre ipotesi (la fantasia in questi casi si scatena) ed è per questo

che l’attesa cresce.

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L’immagine Sabato a Camp David i Grandi hanno sospeso i colloqui sull’euro per guardare i rigori. Cameron: «Che soddisfazione»

La sconfitta tedesca e la gioia euro-americana

Cosa ci racconta sugli equilibri mondiali il tifo del G8 per la finale di Champions

di MICHELE FARINA (CorSera 21-05-2012)

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David Cameron alza i pugni (forse mostrando un alone di sudore). Angela Merkel

impietrita, le mani appoggiate alle poltrone del Laurel Lodge. José Manuel

Barroso, presidente della Commissione Europea, concentrato. Il russo Medvedev

sorridente (e defilato). L'unico leader seduto, in prima fila ma con aria un

po' annoiata, è il francese François Hollande, che però si liscia il mento

come se non gli dispiacesse quello che va in scena sul maxischermo. Una

sconfitta tedesca (un'altra?) nel corso del G8, sabato pomeriggio in America:

Didier Drogba ha appena insaccato in mondovisione il rigore che dà la vittoria

al Chelsea sul favorito Bayern Monaco.

Il rigore di questi tempi, nel calcio come in economia, non porta bene ai

tedeschi. E' successo anche a Camp David: prima, al tavolo dei colloqui,

proprio il premier britannico Cameron e il presidente Usa Obama hanno premuto

su Frau Merkel, di fatto commissario tecnico di Eurolandia, chiedendo di

apportare cambiamenti importanti allo schema del «solo austerity». Poi, in

diretta tv dall'Allianz Arena, la delegazione tedesca ha visto lo squadrone

macina-gioco di Muller e compagni farsi rimontare da un'incornata estemporanea

del redivivo Drogba, genio e sregolatezza dal Sud del mondo, prima di finire

ko alla lotteria (molto latina) dei penalty.

Le foto sono di Pete Souza, il reporter ufficiale della Casa Bianca che ogni

giorno fa 500-1000 scatti al presidente. Dalla sua faccia concentrata nella

Situation Room, il giorno in cui beccarono Bin Laden, all'ultima finale di

Champions League. Tensione (quasi) simile. «Certo non è stato facile spiegare

a Barack le regole dei rigori — ha poi detto Cameron — Quando ha iniziato a

capire, la partita era finita».

I leader non hanno visto tutto il match: «Stavamo discutendo di euro e debito

pubblico — ha raccontato il premier britannico — quando è arrivata la notizia

dei rigori. Subito Angela è sgattaiolata fuori, io l'ho seguita nella sala

della tv». Altri hanno fatto lo stesso. Alla fine Merkel e Cameron si sono

abbracciati. Stanno 1 a 1: due anni fa, in una pausa del G8 in Canada,

guardarono insieme la Germania asfaltare l'Inghilterra 4 a 1 agli ottavi di

finale del Mondiale sudafricano. Questa volta è la più «sperperona» delle

squadre europee (mille milioni spesi finora dal proprietario che è il russo

Abramovic, e questo spiega la soddisfazione del premier Medvedev confermata

dal gongolante Cameron) a battere la formazione simbolo del morigerato calcio

teutonico.

Niente di personale tra i leader diretti interessati: Cameron tifa per il

modesto Aston Villa, la Merkel è socia onoraria dell'FC Energie Cottbus,

squadretta dell'Est. Per trovare qualcosa di simbolico, in queste foto,

bisogna davvero guardare la faccia di nascosto compiacimento di monsieur

Hollande. La Francia del calcio non brilla (il campionato l'hanno appena vinto

i peones del Montpellier sulle stelle del Paris Saint-Germain). Se la

sconfitta in campo dei tedeschi pigliatutto avrà provocato sicuramente boati

di gioia nei bar di tutta la Grecia, una certa schadenfreude dev'essere

circolata anche tra gli altri europei nei corridoi di Camp David dopo il

rigore sbagliato di Schweinsteiger e quello vincente di Drogba. Dalla Casa

Bianca ammettono che delegati inglesi e tedeschi si sono scambiati anche

parole forti (trash talk) durante la partita, il tutto però stemperato dal

fairplay finale. Come Drogba ha abbracciato Schweinsteiger, così Cameron ha

consolato Frau Merkel. La rivincita, il prossimo appuntamento, è per i

Campionati Europei. E lì ci saranno anche Grecia e Spagna, le nazionali che

hanno vinto le due ultime edizioni, le nazioni che più soffrono la crisi

dell'euro. E il rigore tedesco.

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ANDARE ALLO STADIO SOLO A FAR FESTA

QUEL CHE MONACO HA INSEGNATO A ROMA

di DOMENICO CALCAGNO (CorSera 21-05-2012)

Quando Didier Drogba ha agganciato il piede di Franck Ribéry nel primo tempo

supplementare della finale di Champions League e l'arbitro ha concesso il

calcio di rigore, quasi tutti ci siamo chiesti se avevamo capito bene. Nessun

giocatore del Chelsea è corso verso l'arbitro a protestare, nessuno ha

recitato la parte della vittima colpita da una gravissima ingiustizia. Per le

nostre abitudini un comportamento inconsueto, per alcuni magari stravagante.

Perché se al posto del Chelsea (o del Bayern, perché non sarebbe cambiato

nulla) ci fosse stata una squadra italiana ne avremmo viste di tutti i colori.

E ancora. Alla fine, dopo che i Blues avevano conquistato la loro prima

Champions ai rigori, Drogba interrompeva i baci e gli abbracci ai compagni per

andare a consolare Bastian Schweinsteiger, in lacrime, che aveva tirato sul

palo il pallone che poteva ancora dare una speranza ai tedeschi. Per finire,

all'Allianza Arena, lo stadio del Bayern, pieno per un terzo di tifosi del

Chelsea, non è successo nulla: i tedeschi hanno accettato la sconfitta,

amarissima, gli inglesi hanno festeggiato.

Sia chiaro, anche inglesi e tedeschi hanno avuto i loro bei problemi — e ogni

tanto li hanno ancora — con hooligan e varie teppaglie assortite. Però li

hanno in gran parte risolti. Dalle nostre parti le cose vanno in un'altra

maniera, in campo e fuori. Ieri, per esempio, si giocava Juventus-Napoli,

finale di Coppa Italia, all'Olimpico di Roma. Nell'attesa, un'ora di lavoro (e

tre cariche) per la polizia impegnata a evitare che tifosi juventini e

napoletani venissero a contatto all'altezza del ponte Duca d'Aosta. Poi un po'

di fischi all'inno di Mameli. Si temevano incidenti, da settimane. Perché gli

ultrà si divertono così, a prescindere dai risultati.

A Monaco di Baviera si è visto cosa dev'essere lo sport, sul campo e

tutt'attorno. A Roma non è andata nella stessa maniera (ma poteva andare

peggio). Non è una novità, purtroppo. Ma ogni volta che capita fa pensare e fa

pure abbastanza male. Winston Churchill diceva che gli italiani vanno alla

guerra come fosse la partita di pallone e alla partita di pallone come fosse

la guerra. Sarebbe bello, dopo più di 60 anni, dimostrare, almeno una volta,

che aveva torto.

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calcioscommesse

Laudati consegna gli

atti di Bari a Palazzi

di MAURIZIO GALDI (GaSport 22-05-2012)

Domenica sera insieme all’Olimpico, ieri un incontro per uno scambio di idee,

ma soprattutto di una parte dei documenti dell’inchiesta barese (intanto la

Procura ha dato via libera al patteggiamento dei tre arrestati: Masiello,

Carella e Giacobbe). Parliamo di Antonio Laudati (Procuratore capo di Bari) e

di Stefano Palazzi (Procuratore federale) e dell’inchiesta sul calcioscommesse,

ormai alla fase due. 15 giorni è il tempo stimato dagli «007» federali per

esaminare le carte. Ecco che per la prima volta la Procura federale porterà

contemporaneamente avanti le sue due anime: investigativa ed inquirente. E’

probabile che il lavoro della Procura federale debba sdoppiarsi in occasione

dell’appello alla Corte di giustizia sportiva del primo troncone.

Stefano Palazzi e il suo vice Alfredo Mensitieri sosterranno l’accusa. Carlo

Loli Piccolomini, Marco Squicquero e Giorgio Ricciardi si occuperanno delle

audizioni e degli eventuali deferimenti della seconda ondata a metà luglio. Si

terrà comunque conto anche di quanto potrà arrivare da Cremona e da Napoli

dove dovrebbe chiudere la sua inchiesta il pool «reati da stadio» coordinato

dal Procuratore Giovanni Melillo.

Intanto il presidente della Fifa Blatter ha invitato Simone Farina, il

giocatore del Gubbio che denunciò una tentata combine, al Congresso Mondiale

che si aprirà giovedì a Budapest. Farina ci sarà.

___

Scommessopoli: Palazzi ascolterà

Conte e Carobbio a inizio giugno

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 22-05-2012)

ROMA. Conto alla rovescia per Conte da Palazzi. La stagione s’è chiusa a Roma:

domenica il procuratore federale (con il procuratore aggiunto di Bari, Laudati)

era all’Olimpico ma il tema dell’audizione del tecnico sull’ affaire Carobbio

non era all’ordine del giorno nella sera di Juve-Napoli. In realtà - al

momento - in Procura Figc si stanno preparando per partire con il lavoro

d’indagine e di ascolto dei tesserati per quello che sarà il processo

Scommessopoli 2. In questa tranche anche la vicenda Siena: il 31 maggio e 1°

giugno si parte col primo processo, quello sulla B, e una parte del gruppo di

dodici 007 utilizzati da Palazzi dovrà sostenere l’accusa davanti alla

Disciplinare. Probabile che un altro gruppo - forse rinforzato - faccia

partire le convocazioni, e tra queste quella di Conte e Mezzaroma, ma anche un

Carobbio bis, nella prima decade di giugno. E in quel maxiprocedimento

finiranno anche i file che emergono dalle confessioni di Gervasoni (Lazio,

Lecce, Genoa) e dalle parole di Masiello che hanno fruttato al giocatore ex

Bari l’ok al patteggiamento da parte della Procura penale di Bari. Rimessione

in libertà, dunque, e patteggiamento della pena proposto dall’ex calciatore

del Bari, Masiello (a un anno e dieci mesi di reclusione), e dai suoi due

amici, Gianni Carella e Fabio Giacobbe (ad un anno e cinque mesi ciascuno). I

pareri del pm sono ora all’attenzione del gip Ambrogio Marrone. I tre sono

agli arresti (prima in carcere, poi ai domiciliari) dal 2 aprile con le accuse

di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Gli arresti

furono disposti nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse e, in

particolare, sulle 4 partire di A falsate dei campionati 2009-2010 e

2010-2011: Udinese-Bari, finita 3-3, Bari-Lecce (0-2), Bologna-Bari (0-4) e

Cesena-Bari (1-0).

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GaSport 22-05-2012

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